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TRADIZIONE E TRASMISSIONE

DEGLI STORICI GRECI FRAMMENTARI


II

Atti del Terzo Workshop Internazionale


Roma, 24-26 Febbraio 2011

a cura di
Virgilio Costa

Estratto

Francesca Gazzano
Limmagine di Creso nella tradizione post-classica
In margine al silenzio di Xanto

Edizioni TORED
2012
Responsabile editoriale:
Eugenio Lanzillotta

Responsabile grafica e stampa:


Americo Pascucci

Comitato scientifico:
Virgilio Costa
Eugenio Lanzillotta

Il volume stato pubblicato


con i fondi PRIN 2008

ISBN 978-88-88617-63-3

Copyright 2012
Edizioni TORED s.r.l.
Vicolo Prassede, 29
00019 Tivoli (Roma)
www.edizionitored.com
email: toredsrl@libero.it
Francesca Gazzano

Limmagine di Creso nella tradizione post-classica


In margine al silenzio di Xanto*

Uno dei tratti pi singolari e sorprendenti di quel poco che


sopravvissuto dei dello storico locale Xanto 1 appare sen-
za dubbio lassenza di riferimenti ai sovrani lidi di et storica, dei
quali i Greci, se non altro da Erodoto in poi 2, ritenevano di poter
grosso modo ricostruire le vicende nonch la successione cronologica
e dinastica 3; infatti, al di l di ununica, ma problematica, menzio-

*
Sono grata a Giusto Traina per i preziosi suggerimenti in fase di revisione del testo.
1
Trenta frammenti, debitamente raccolti da F. Jacoby, Die Fragmente der
griechischen Historiker (dora innanzi FGrHist), III C, Leiden 1958, n. 765, pp.
750-758, alla cui edizione si far qui riferimento. Per unaggiunta cfr. anche H.J.
Mette, Die Kleinen griechischen Historiker heute, in Lustrum XXI, 1978, p. 38
(n. 765 F2 bis).
2
Sul ruolo chiave della versione erodotea si torner infra; in generale vd. C.
Talamo, Erodoto e le tradizioni sul regno di Lidia, in SStor 7, 1985, pp. 150-161;
M. Lombardo, Erodoto storico dei Lidi, in G. Nenci - O. Reverdin (dd.), Hrodote
et les peuples non grecs (Entretiens Fondation Hardt, XXXV), Genve 1990, pp.
171-203 (con discussione, pp. 204-214).
3
Hdt. I 5-94, su cui vd. lIntroduzione (pp. xcix-cxiv) e il puntuale commento
di D. Asheri, in Erodoto. Le Storie, Libro I: La Lidia e la Persia, Milano 19974;
sui problemi posti dalla cronologia erodotea dei sovrani Lidi vd. e.g. O. Seel,
Herakliden und Mermnaden, in Navicula Chiloniensis. Studia Philologica F. Jacoby oc-
togenario oblata, Leiden 1956, pp. 37-65; H. Kaletsch, Zur lydischen Chronologie,
in Historia VII, 1958, pp. 1-41; H. Herter, Lydische Adelskmpfe, in E. Vogt
(Hrsg.), H. Herter. Kleine Schriften (gi in Wege zur Buchwissenschaft. Freundesgabe
fr V. Burr [Bonner Beitrge zur Bibliotheks- und Bcherkunde, XIV], Bonn
1966, pp. 31-60), Mnchen 1975, pp. 536-563; C. Talamo, La Lidia arcaica, Bolo-
gna 1979; M. Lombardo, Osservazioni cronologiche e storiche sul regno di Sadiatte, in
ASNP s. III, X.2, 1980, pp. 307-362; P. Vannicelli, Erodoto e gli Eraclidi dAsia,
in S. Ribichini (cur.), La questione delle influenze vicino-orientali sulla religione greca:
stato degli studi e prospettive della ricerca. Atti del Colloquio Internazionale (Roma,
74 francesca gazzano
ne di Gige 4 cui secondo la Suda Xanto attribuiva la paternit di
unusanza lidia che per Ateneo, sempre citando Xanto, assegnava
invece al ben pi oscuro re Adramytes5 non v traccia, nella sua
esigua produzione superstite, di notizie o dati su alcun re di Lidia
della cui esistenza si possa essere ragionevolmente certi. Particolar-
mente vistosa, in questo senso, appare lassoluta mancanza di fram-
menti xantii relativi allultimo e pi celebre re di Lidia, il mermnade
Creso, che di contro nella tradizione greca godette di una fortuna
letteraria precoce e considerevole, tanto da assurgere a vera e pro-
pria icona della ricchezza, della regalit e della stessa storia lidia.
Di converso, tutte le informazioni di carattere latamente sto-
rico riconducibili ai concernono soltanto sovrani loca-
li di et mitica o protostorica, altrimenti poco conosciuti, se non
del tutto ignoti: nonostante i meritori sforzi esegetici dei moderni
per individuare nelle loro vicende qualche indizio utile a collocar-
li entro un orizzonte temporale precisabile, anche a grandi linee,
con qualche verosimiglianza6, figure come Atys, Lydos e Torebos7,

20-22 maggio 1999), Roma 2001, pp. 189-194; W. Burkert, Gyges to Croesus:
Historiography between Herodotus and Cuneiform, in A. Panaino - A. Piras (eds.),
Melammu Symposia 4. Proceedings of the Fourth Annual Symposium of the As-
syrian and Babylonian Intellectual Heritage Project (Ravenna, October 13-17,
2001), Milano 2004, pp. 41-54.
4
Suda s.v. [ 9 Adler] (= Xanth., FGrHist 765 F4b).
5
Ath. XII 516d-e (= Xanth., FGrHist 765 F4a): su ci vd. di recente F. Gaz-
zano, I re di Lidia secondo (i trasmissori di) Xanto, in F. Gazzano. - G. Ottone - L.
Santi Amantini (curr.), Ex fragmentis, per fragmenta historiam tradere. Atti della II
Giornata di studi sulla storiografia greca frammentaria (Genova, 8 ottobre 2009),
Tivoli 2011, pp. 33-59 (in partic. pp. 49-51): ivi status quaestionis e bibliografia.
6
E.g. S. Mazzarino, Fra Oriente e Occidente. Ricerche di storia greca arcaica, Fi-
renze 1947 (Milano 19892), pp. 167-182; Seel, Herakliden und Mermnaden, cit., pp.
37-65; Talamo, La Lidia arcaica, cit., passim; Herter, Lydische Adelskmpfe, cit., pp.
536-563; cfr. anche O. Carruba, . La Lidia fra II e I millennio,
in M. Giorgieri et alii (curr.), Licia e Lidia prima dellellenizzazione. Atti del Convegno
internazionale (Roma, 11-12 ottobre 1999), Roma 2003, pp. 145-169.
7
Dion. Hal., AR I 28, 2 (= Xanth., FGrHist 765 F16).
limmagine di creso nella tradizione post-classica 75

Tylon 8, Mopsos/Moxos 9, Kambles 10, Alkimos 11 / Akiamos 12 e


il gi ricordato Adramytes rimangono irrimediabilmente personag-
gi del mito, di un mito per giunta di cui possediamo solo istanta-
nee scollegate. Di questi fantasmi si gi avuto modo di discute-
re in altra sede 13, qui interessa rilevare un altro aspetto: il silenzio
sullepoca successiva, in quanto resta di Xanto, appare infatti cos
assordante da aver addirittura indotto taluno a postulare che egli
terminasse la sua esposizione degli avvenimenti di Lidia prima di
giungere allet storica vera e propria 14; di conseguenza, e conse-
guenza non da poco, la sua opera andrebbe inclusa a buon diritto fra
le mitografie 15, piuttosto che fra le storie locali poco importa qui
se precedenti, contemporanee o successive alla grande storiografia
erodotea. Tale ipotesi, oltre che sullassenza di frammenti certi di
Xanto relativi ai re tanto Eraclidi quanto Mermnadi, si fonda sullin-
terpretazione in senso strettamente cronologico di un noto passo di
Ateneo 16, a dire del quale, secondo Eforo, Xanto avrebbe fornito
ad Erodoto : in questottica, il termine indiche-

8
Plin., HN XXV 14 (= Xanth., FGrHist 765 F3).
9
Ath. VIII 346d-e (= Xanth., FGrHist 765 F17a = Mnaseas, FHG III F32,
p. 155 = fr. 31, p. 86 Cappelletto: Mopsos). Cfr., per la variante Moxos, Nic. Dam.,
FGrHist 90 F16 (= Const. Porph., Exc. de virt. I, p. 338.17 Bttner - Wobst).
10
Ath. X 415c-d (= Xanth., FGrHist 765 F18).
11
Suda, s.v. [ 9 Adler] (= Xanth., FGrHist 765 F19).
12
Steph. Byz. s.v. ( 476, p. 276 Billerbeck) (= Xanth., FGrHist
765 F8); cfr. Nic. Dam., FGrHist 90 F18.
13
Gazzano, I re di Lidia..., cit., pp. 33-59.
14
Cos soprattutto R. Drews, The Greek Accounts of Eastern History, Wa
shington- Cambridge (MA) 1973, pp. 101-102; Id., Herodotus 1.94, the Drought ca.
1200 B.C., and the Origin of the Etruscans, in Historia XLI, 1992, pp. 14-39; lopi-
nione di Drews si fonda soprattutto sulle osservazioni critiche di K. Von Fritz, Die
griechische Geschichtsschreibung, I e I.2 (Anmerkungen), Berlin 1967, rispettivamente
pp. 77-103 e pp. 348-377 (Excurs II: Die des Lyders Xanthos).
15
Cos Drews, Herodotus 1.94..., cit., pp. 30-33 (in partic. p. 32). Merita co-
munque ricordare che Xanto non incluso nella raccolta di R.L. Fowler, Early
Greek Mythography, I, Oxford 2001.
16
Ath. XII 515d-e (= Eph., FGrHist 70 F180 = Xanth., FGrHist 765 T5).
76 francesca gazzano
rebbe semplicemente il punto di partenza del racconto erodoteo sui
Lidi, nel senso che l sulla Lidia sarebbe iniziata
l dove Xanto si era interrotto 17. Nel complesso la congettura non
convince, per motivi di ordine diverso: da un lato, tuttaltro che
certo che abbia in Ateneo (e, a maggior ragione, avesse
in Eforo) il valore di punto dinizio, giacch come altrove si
cercato di mostrare, sulla scorta di autorevoli esegesi18 il termine
indicherebbe piuttosto un debito nei confronti di Xanto, da parte di
Erodoto, di natura pi complessa, concernente soprattutto aspetti
quali limpostazione metodologica 19, o la ricezione di parte delle
fonti su cui basare la narrazione20; per altro verso, si a pi riprese
osservato che la datazione, innegabilmente errata, di Xanto nella
voce bio-bibliografica a lui dedicata dalla Suda 21,
, celerebbe invece una confusione fra la nascita o
il floruit dellautore e lultimo evento descritto nei , la presa
di Sardi ad opera del persiano Ciro 22. Ed inutile rilevare quanto

17
Drews, The Greek Accounts..., cit., p. 102; Id., Herodotus 1.94..., cit., p. 32
nota 63.
18
F. Gazzano, Giudizi antichi e (s)valutazioni moderne a proposito di Xanto di
Lidia, in F. Gazzano - G. Ottone - L. Santi Amantini (curr.), Ingenia Asiatica.
Fortuna e tradizione di storici dAsia Minore. Atti della prima Giornata di Studio
sulla storiografia greca frammentaria (Genova, 31 maggio 2007), Tivoli 2009, pp.
37-42, con discussione delle varie ipotesi e ulteriore bibliografia.
19
In questo senso vd. G. Schepens, Historiographical Problems in Ephorus, in Hi-
storiographia Antiqua. Commentationes Lovanienses in honorem W. Peremans septuage-
narii editae (Symbolae Ser. A VI), Leuven 1977, pp. 103-114 (in partic. p. 110);
cfr. anche G. Parmeggiani, I frammenti di Eforo nei Deipnosophistai di Ateneo, in D.
Lenfant (d.), Athne et les fragments dhistoriens. Actes du Colloque (Strasbourg,
16-18 juin 2005), Paris 2007, pp. 117-137 (in partic. p. 127).
20
Cos, a ragione, C. Carusi, s.v. , in C. Ampolo - U. Fantasia - L.
Porciani (dir.), Lexicon Historiographicum Graecum et Latinum (LHG&L), II, Pisa
2007, pp. 152-155 (in partic. pp. 154-155).
21
Suda s.v. [ 9 Adler] (= Xanth., FGrHist 765 T1).
22
Considerato che la testimonianza della Suda non si pu accogliere la
lettre, visto che da Strabone (I 3, 4 = Xanth., FGrHist 765 F12) si apprende che
limmagine di creso nella tradizione post-classica 77

storicamente congruo fosse questo termine per unopera sulla Lidia,


dal momento che la conquista persiana qualunque ne sia la data
esatta23 sanc (e sanc per sempre) la fine del regno. Infine, opi-
nione largamente condivisa24, e senzaltro condivisibile, che lopera
di Xanto fosse la fonte ultima della sezione lidia delle Storie di Ni-
colao di Damasco, anchesse per noi frammentarie, in cui ricorrono

Xanto pot osservare e studiare le conseguenze di una grande siccit verificatasi


allepoca di Artaserse I (464-425 a.C.), F. Creuzer (Historicorum Graecorum an-
tiquissimorum fragmenta, Heidelberg 1806, pp. 135-38) proponeva la correzione di
in , con riferimento alla spedizione di Serse del 480 a.C., mentre
T.S. Brown (Aristodicus of Cyme and the Branchidae, in AJPh 99, 1978, pp. 69
e 73), preferiva pensare alla (parziale) conquista di Sardi da parte dei rivoltosi
della Ionia, nel 498 a.C. Tuttavia, lipotesi pi accreditata, e qui seguita, quella
di E. Rohde, in den Biographica des Suidas. Beitrge zu einer Geschichte der
literarhistorischen Forschung der Griechen, in RhM 33, 1878, pp. 206-207 (= Id.,
Kleine Schriften, I, Tbingen - Leipzig 1901, p. 164). Nello stesso senso, vd. anche
L. Pearson, Early Ionian Historians, Oxford 1939, pp. 115-116; H. Herter, s.v.
Xanthos (25), der Lyder, in RE IX A2, 1967, col. 1354; K. Meister, s.v. Xanthus
(2), in OCD3, 1996, p. 1627; A. Mehl, Xanto il Lido, i suoi Lydiak e la Lidia, in
Giorgieri et alii (curr.), Licia e Lidia..., cit., pp. 239-266, in partic. p. 244.
23
La datazione tradizionale al 547/6 a.C., desunta dalla Cronaca di Nabonido,
stata da tempo rimessa in discussione sulla base di nuove letture del testo babi-
lonese: vd. e.g. R. Rollinger, The Median Empire, the End of Urartu and Cyrus
the Great Campaign in 547 BC (Nabonidus Chronicle II 16), in AncWestEast7,
2009, pp. 51-65.
24
Inclini, pur con posizioni differenziate, a ipotizzare una dipendenza diret-
ta di Nicolao da Xanto sono F. Jacoby, FGrHist II C, Komm., Berlin 1926, p.
233; R. Laqueur, s.v. Nikolaos (20) von Damaskos, in RE XVII.1, 1936, coll.
362424, spec. 375, 387 ss.; Pearson, Early Ionian Historians, cit., pp. 122-123;
S. Mazzarino, Fra Oriente e Occidente, cit., pp. 167, 170172, 179; H. Diller,
Zwei Erzhlungen des lyders Xanthos, in H.J. Newiger - H. Seyfert (Hrsg.), H.
Diller, Kleine Schriften zur antiken Literatur, Mnchen 1971, pp. 451-463 (gi
in Navicula Chiloniensis, cit., pp. 66-78), in relazione a Nic. Dam., FGrHist 90
FF 44 e 47; B.Z. Wacholder, Nicolaus of Damascus, Berkeley - Los Angeles
1962, p. 67; Herter, s.v. Xanthos, cit., coll. 1357 e 1373; H. Parke, Croesus and
Delphi, in GRBS 25.3, 1984, pp. 226-227. Contra, in particolare, von Fritz,
Die griechische Geschichtsschreibung, cit., pp. 77-103 e pp. 348-377.
78 francesca gazzano
anche episodi e aneddoti concernenti i principali re mermnadi 25.
Resta difficile capire se Nicolao abbia utilizzato i e in quale
misura, sia perch di questi ultimi in et ellenistica sarebbero state
redatte epitomi o riedizioni 26, sia perch Nicolao non era un mero
compilatore, ma rileggeva e interpretava le sue fonti con libert
e per proprie finalit 27, nondimeno le consonanze fra i frammenti
mitistorici di entrambi, laddove il confronto possibile, appaiono
assai significative: vista la rarit delle notizie riportate, improbabi-
le che tali somiglianze fossero soltanto frutto di coincidenza fortuita.
In sostanza, considerato che gli episodi descritti da Nicolao non
trovano di fatto corrispondenza nel pur ricco dedicato ai Lidi
da Erodoto, destinato a divenire vulgata 28, non pare sia in assolu-
to consigliabile escludere a priori leventualit di una derivazione da
Xanto delle notizie lidie o almeno della loro sostanza presenti
nei frammenti di Nicolao, ivi comprese quelle riguardanti lo spatium

25
Nic. Dam., FGrHist 90 F44 (= Const. Porph., Exc. de ins. p. 10, 32 De
Boor). Sui frammenti di Nicolao, oltre a M. Toher, On the Use of Nicolaus
Historical Fragments, in ClAnt 8.1, 1989, pp. 159-172, vd. soprattutto gli
studi di E. Parmentier-Morin, La Lydie, Hrodote et Nicolas de Damas, in Kte-
ma 20, 1995, pp. 85-94; Ead., Le fragments de Denys dHalicarnasse attribus
Nicolas de Damas. Recherches sur la composition des Excerpta constantiniens, in
S. Pittia (sous la direction de), Fragments dhistoriens grecs. Autour de Denys
dHalicarnasse (Collection de lcole Franaise de Rome, 298), Rome 2002,
pp. 461-479 (cfr. infra, nota 27).
26
Sul problema cfr. F. Gazzano, I di Xanto nella tradizione letteraria:
osservazioni preliminari, in E. Lanzillotta - V. Costa - G. Ottone (curr.), Tradizione
e trasmissione degli storici greci frammentari. In ricordo di Silvio Accame. Atti del II
Workshop Internazionale (Roma 16-18 febbraio 2006), Tivoli 2009, pp. 346-350,
con bibliografia precedente.
27
Su Nicolao, le sue fonti e il suo metodo storiografico vd. ora le valide os-
servazioni di E. Parmentier, Nicolas de Damas. Histoires, Recueil de coutumes, Vie
dAuguste, Autobiographie. Textes traduits et commentes par E.P. et F.P. Barone,
Paris 2011, spec. pp. XXI-XXVIII, XXXV-XLVIII (Introduction), e le note di com-
mento ai FF 15-18, 22, 44-47, 62-65, 68, 85.
28
Vd. Talamo, Erodoto e le tradizioni..., cit., pp. 150-161.
limmagine di creso nella tradizione post-classica 79

historicum della monarchia lidia29. Peraltro, bene ribadire, si tratta


pur sempre di osservazioni ad alto tasso congetturale, poich evi-
dente che se risulta gi problematico discernere (meglio, forse, indo-
vinare) le ragioni della conservazione di un frammento nello speci-
fico, di un frammento di Xanto in un autore di cui possiamo ancora
leggere lopera, o conoscere lintento, assai arduo, per non dire im-
possibile, stabilire le coordinate del rapporto fra due lacerti isolati di
opere pervenute entrambe in frammenti, senza tenere in debito con-
to le innumerevoli variabili che poterono influire sulla conservazione
di ognuno di essi, variabili su cui non necessario insistere, perch
ciascuno, credo, ne ha piena (e rassegnata) consapevolezza.
In ragione di tali difficolt, si vorrebbe qui provare ad affrontare
lincognita del silenzio di Xanto sui Mermnadi e in particolare su
Creso ponendosi da una prospettiva differente, anche se non meno
ipotetica; partendo dal presupposto che le motivazioni addotte per
negare che i giungessero a descrivere lepoca di Creso appa-
iono nel complesso deboli, e accogliendo, pur con la massima cautela,
lipotesi della derivazione da Xanto dei materiali lidi storici presenti
in Nicolao Damasceno, ci si pu chiedere se leventuale testimonian-
za del Lido sui Mermnadi, e su Creso, fosse stata del tutto o quasi
obliterata perch ex post giudicata eterodossa, o magari insignificante,
o invece ripetitiva, rispetto a una saga sul sovrano e sul suo ruolo sto-
rico gi in s articolata, consolidata e autorevole, quale senza dubbio
quella offerta, in ambito storiografico, da Erodoto. Detto altrimenti,
ci si pu chiedere se sia sopravvissuta nella tradizione qualche notizia
su Creso svincolata dalla vulgata erodotea e, nel caso, quali ne siano
le caratteristiche. A tal fine, le osservazioni che seguono si propongo-
no di sondare, per il momento solo come prima ricognizione, quale

29
Ben pi deciso Mehl, Xanto il Lido..., cit., pp. 239-259, che attribuisce aper-
tamente a Xanto le informazioni sui Mermnadi presenti nei frammenti di Nico-
lao. Pi prudente M. Dorati, Adramys (intorno a Xanto di Lidia, F4 Jacoby), in F.
Benedetti - S. Grandolini (curr.), Studi di filologia e tradizione greca in memoria di
Aristide Colonna, I, Napoli 2003, pp. 313-329, spec. pp. 314-315.
80 francesca gazzano
immagine di Creso emerga dalle fonti greche successive alla grande
storiografia di Erodoto, nel tentativo di enucleare le principali linee
di tendenza sottese alla rivisitazione del suo personaggio e alla ripresa
della sua vicenda30. In proposito, merita comunque precisare che non
sono, n vogliono essere, obiettivi di questa indagine n il ricostruire
la figura storica di Creso e le reali circostanze del suo regno, n tan-
to meno il ritrovare il Creso di Xanto ch davvero questultima
sarebbe pretesa insieme arbitraria e sciocca; piuttosto, e pi modesta-
mente, unanalisi di questo genere potrebbe contribuire, al limite, sol-
tanto a immaginare le ragioni della sua scomparsa. A ogni modo, una
tale linea dindagine consente di prescindere dalla vexata quaestio di
quale rapporto intercorresse fra Xanto ed Erodoto e dalla stessa even-
tualit che i , se composti prima delle Storie, potessero essere
stati utilizzati per il lidio31: non v dubbio infatti che gli autori
successivi si richiamassero alla versione resa popolare da Erodoto, in-
dipendentemente dalle fonti da lui impiegate.
Naturalmente, dato di fatto che il re Creso non fa la sua com-
parsa nella letteratura e nella cultura greca con il ,
come dimostrano tanto larte vascolare, quanto la poesia; tuttavia,
le attestazioni iconografiche e letterarie di Creso anteriori alla nar-
razione erodotea, se da un lato comprovano ulteriormente limpatto
che la vicenda di questo sovrano ebbe sul mondo ellenico, dallaltro

30
Le fonti letterarie su Creso sono in buona parte raccolte da J.G. Pedley, An-
cient Literary Sources on Sardis (Archaeological Explorations of Sardis, Mono-
graph 2), Cambridge (MA) 1972 (= Pedley, ALSS), nn. 66-126, pp. 2544; vd.
anche Id., Sardis in the Age of Croesus, Norman 1968; cfr. anche la rassegna, ancora
tutto sommato utile, di P. Soedel, De fabellis ad Croesum pertinentibus quaestiones
selectae, Diss. Gttingen 1911. Per un precedente studio sulla fortuna letteraria di
Creso fino a Boccaccio, che omette per tutta la tradizione bizantina, vd. H.H.
Law, Croesus: From Herodotus to Boccaccio, in CJ XLIII, 1948, pp. 456-462; per
let dellUmanesimo cfr. J. Sols, La primera Hecatstica de Filelfo (Ms. Laur. Acq.
Don. 323 f. 74v), in Maia 46, 1994, pp. 75-92.
31
Sul controverso rapporto cronologico Xanto/Erodoto cfr. F. Gazzano, I
di Xanto..., cit., pp. 346-350.
limmagine di creso nella tradizione post-classica 81

si addensano per quel che dato conoscere 32 su uno specifico


episodio del suo bios e del suo regno, quello, certo fondamentale e
drammatico, della sua sorte dopo la caduta di Sardi, vale a dire sul-
la celebre scena del rogo 33: cos la notissima anfora di Myson 34,
che raffigura Creso (Kroesos) assiso in trono sulla pira, nellatto di
compiere una libagione, mentre un attendente, identificato come
Euthymos, appicca il fuoco; cos anche, parrebbe, lhydria corinzia
ascritta al Pittore di Leningrado i cui quattro frammenti restituisco-
no limmagine, peraltro assai incompleta, di un personaggio, da mol-
ti identificato con Creso 35, con abbigliamento orientale e scettro,
circondato dalle fiamme, nonch quelle altrettanto incomplete
di un suonatore di aulos e di un individuo, anchegli in abiti di foggia
anellenica, che porta una mano alla fronte, in segno di lutto o di
disperazione36. Cos infine, quanto alla poesia, spicca in particolare

32
Ben poco, p.es., si ricava dalla menzione di Creso da parte dellefesino Ippo-
natte (F107, 22 Degani = 104, 22 West2): sul giambografo e su questo frammento,
oltre alledizione di E. Degani (Hipponax. Testimonia et Fragmenta, Stutgardiae-
Lipsiae 19912), vd. Id., Studi su Ipponatte, Bari 1984, e ora M. Ornaghi, Sincro-
nismi giambici: Archiloco, Ipponatte e lo smembramento di Semonide, in AOFL 2,
2010, pp. 18-88, in partic. 63-68 (http://annali.unife.it/lettere/2010vol2/ornaghi.
pdf), con bibliografia precedente. Sulle connessioni fra Ipponatte e la Lidia vd.
anche A. Rizza, Ipponatte e i Lidii: note sul framm. 7 Degani, in 3, 2001,
pp. 7-14. Per lallusione a Creso da parte di Pindaro (Pyth. I 94) cfr. infra, nota 44.
33
Importanti considerazioni in merito in A. Duplouy, Le bcher de Crsus.
Exploitation et transformation dune tradition iconographique et textuelle travers le
Ve sicle, in RFIC 128, 2000, pp. 21-37. Per altre versioni, successive a quella
erodotea nelle redazioni pervenute, cfr. infra, pp. 100-102.
34
Louvre G 197 (ca. 490-480 a.C.) = J.D. Beazley, Attic Red Figure Vase
Painters, Oxford 19632 (= ARV2), p. 238 n.1; Paralipomena, p. 349; Addenda2, p.
201. Cfr. http://www.beazley.ox.ac.uk/index.htm.
35
Cos gi J.D. Beazley, Hydria-Fragments in Corinth, in Hesperia 24, 1955, pp.
85-88; cfr. Id., ARV2, p. 571 n. 74, seguito dalla maggioranza degli studiosi: non cos
N.G.L. Hammond - W.G. Moon, Illustrations of Early Tragedy at Athens, in AJA
82, 1978, pp. 377-88, i quali ritengono che il personaggio rappresentato fosse Dario.
36
Corinth T1144 (I met V sec. a.C.) = ARV2, p. 571 n. 74; Paralipomena, p.
390; Addenda2, p. 261. Cfr. anche online: http://www.beazley.ox.ac.uk/index.htm.
82 francesca gazzano
la visione del rogo di Creso offerta da Bacchilide nel III Epinicio, ce-
lebrante la vittoria olimpica di Ierone di Siracusa nel 468 a.C.37: in
questo componimento, in cui la vicenda del salvataggio in extremis
del re lido sembra fungere da modello e da auspicio per laltrettan-
to (e ricco)38 Ierone, Creso sconfitto sale volontariamente
sulla pira con moglie e figlie per fuggire la schiavit 39, ma dopo

Che il soggetto fosse tratto da una tragedia perduta riguardante la sorte dellultimo
re di Lidia era opinione di D.L. Page, An early tragedy on the fall of Croesus?, in
PCPhS VIII, 1962, pp. 47-49; cfr. B. Snell, Gyges und Kroisos als Tragdien-
Figuren, in ZPE XII, 1973, pp. 197-205; E. Hall, Inventing the Barbarian. Greek
Self-Definition through Tragedy, Oxford 1991, p. 65 e nota 37. Lipotesi si fonda
soprattutto sulla presenza dellauleta. In via ipotetica, e posto che lhydria raffiguri
davvero Creso, si potrebbe per congetturare che la presenza dellauleta inten-
desse sottolineare ulteriormente il carattere lidio della scena, dal momento che
proprio ai Lidi era associata dai Greci linvenzione del nomos Lydios, modalit mu-
sicale dolente e malinconica, particolarmente adatta alle cerimonie funebri: vd.
p. es. M.L. West, Ancient Greek Music, Oxford 1992, pp. 329-336; J.C. Franklin,
A Feast of Music. The Greco-Lydian Musical Movement on the Assyrian Periphery,
in B.J. Collins - M. Bachvarova - I. Rutherford (eds.), Anatolian Interfaces: Hit-
tites, Greeks and Their Neighbors, Oxford 2007, pp. 193-203.
37
Vd. B. Gentili, Bacchilide. Studi, Urbino 1958, pp. 84-91; sulla datazione
vd. H. Maehler, Die Lieder des Bakchylides, I.2, Leiden 1982, pp. 32-35. Su
questo epinicio, e sulla funzione dellevocazione di Creso si accumulata una
cospicua bibliografia: vd. e.g. D.F. Bright, The myths of Bacchylides III, in CF
XXX, 1976, pp. 174-190; A. Carson, The Burners: A Reading of Bacchylides
Third Epinician Ode, in Phoenix 38.2, 1984, pp. 111-119; A. Lamedica, Leu-
sebeia di Creso. Bacchilide 3, in SCO XXXVII, 1987, pp. 141-153; G. Tarditi,
La gratitudine degli dei: l di Ierone e la vicenda del vecchio Creso (Bacch. Epin.
3), in RFIC 117.2, 1989, pp. 276-285; D. Arnson Svarlien, Reversal of Imag-
ery and Values in Bacchylides 3 and 5, in QUCC n.s. 50.2, 1995, pp. 35-45; L.
Belloni, L di due sovrani secondo Bacchilide: Creso e Ierone nel terzo epinicio,
in L. Belloni - V. Citti - L. de Finis (curr.), Dalla lirica al teatro: nel ricordo di M.
Untersteiner 1899/1999. Atti del Convegno Internazionale di studio (Trento,
2527 febbraio 1999), Trento 1999, pp. 47-58; A. Capra, Immortalit, letizia o
gloria poetica?: lEpinicio 3 di Bacchilide, in SCO XLVII.1, 1999, pp. 159-174.
38
Sulla necessit di distinguere generosit e pietas nel Creso di Bacchilide si ve-
dano le osservazioni di Lamedica, Leusebeia di Creso..., cit., pp. 145-146 e nota 16.
39
Bacchyl., Epin. III 20-21.
limmagine di creso nella tradizione post-classica 83

aver rimproverato agli dei la mancanza di gratitudine40, salvato dal


congiunto intervento di Zeus e Apollo, il quale lo trasporta imme-
diatamente, insieme alla famiglia, nella terra degli Iperborei.
Come stato a pi riprese rilevato, le testimonianze di Myson e
Bacchilide41, pur fra loro e da Erodoto assai diverse per tipologia,
finalit e funzione, mostrano nondimeno che la figura di Creso nella
prima met del V secolo non soltanto aveva assunto valore emble-
matico per i Greci, ma era da questi valutata in modo simpatetico42,
vuoi per la sua nei confronti dellApollo delfico 43, come
Bacchilide e gi prima di lui, Pindaro44 sono espliciti nellindica-

40
La domanda-protesta di Creso, ; (v. 38), centrale nel
componimento, ed stata variamente spiegata: vd. da ultimo Capra, Immortalit,
letizia..., cit., pp. 161-165; ivi bibliografia precedente.
41
Lhydria del Pittore di Leningrado parrebbe offrire unimmagine differente da
quella dellanfora di Myson, giacch in questultima Creso abbigliato alla greca,
mentre nella prima evidente la connotazione marcatamente orientale (e perci
barbara) dei personaggi, sia nelle vesti, sia negli atteggiamenti; ci alluderebbe a
una visione assai critica del re lido, la responsabilit della quale andrebbe ascritta
allautore della presunta tragedia perduta su Creso: cos Hall, Inventing the Bar-
barian, cit., p. 65 nota 37. Si potrebbe per osservare che lunica versione del rogo
di Creso che presenti una qualche assonanza con i frammenti dellhydria in realt
quella trasmessa da Nicolao (FGrHist 90 F68 = Const. Porph., Exc. de virt. I, p.
345.19 Bttner - Wobst), in cui sottolineata la disperazione dei Lidi (assente in
tutte le altre fonti) e dove abbondano i tratti orientali, tratti che indicherebbero
un substrato narrativo epicorico risalente a Xanto (vd. infra, p. 101): il Pittore po-
trebbe aver voluto rappresentare un Creso s orientale, ma non necessariamente
barbaro. Comunque sia, considerato che non affatto certo che il soggetto fosse
Creso sul rogo, pare pi prudente non speculare oltre e soprattutto non trarre
conclusioni da questo, pur affascinante, testimone.
42
Che Creso incarnasse un modello apprezzato dallaristocrazia greca (o, pi
esattamente, ateniese) del V sec. a.C. mostrato da A. Duplouy, Lutilisation de la
figure de Crsus dans lidologie aristocratique athnienne. Solon, Alcmon, Miltiade et
le dernier roi de Lydie, in AC 68, 1999, pp. 1-22.
43
Vd. oltre, pp. 8990, 96 ss.
44
Pind., Pyth. I 88-94, il quale sempre in riferimento a Ierone, destinata-
rio dellode (470 a.C.) presenta Creso come modello da emulare, lodandone la
(v. 94): vd. E. Cingano, in B. Gentili et alii, Pindaro. Le Pitiche,
84 francesca gazzano
re, vuoi per il suo ruolo storico di prima vittima dellespansionismo
persiano, come lascia intendere la (condivisibile) lettura, da parte
di John Boardman 45, dellanfora di Myson. Inoltre, bench queste
rappresentazioni presentino differenze, anche sensibili, rispetto al
racconto erodoteo 46, non sono del tutto inconciliabili con esso,
come si vedr a breve; in sintesi, comunque, ai fini di questa ricerca
merita soprattutto rilevare che nella letteratura successiva almeno
in quanto di essa pervenuto non figurano riproposizioni del rogo
di Creso ispirate direttamente a queste fonti pre-erodotee, in parti-
colare, sintende, alla versione poetica dellusignolo di Ceo.
Quanto appunto alla narrazione erodotea, alla luce di unabbon-
dante messe di studi 47, superfluo insistere ancora sullimportanza

Milano 1995, pp. 19-23 (Introduzione), 362-363 (comm. ad loc.). Sui rapporti fra
questo componimento pindarico e il terzo epinicio di Bacchilide vd. e.g. G. Ar-
righetti, Poeti eruditi e biografi. Momenti della riflessione dei Greci sulla letteratura,
Pisa 1987, pp. 110-113, 135-139; Tarditi, La gratitudine degli dei..., cit. pp. 280-281;
Capra, Immortalit, letizia..., cit., pp. 167-172, con ulteriori rimandi bibliografici.
45
J. Boardman, Herakles, Theseus and Amazons, in D. Kurtz - B. Sparks (eds.),
The Eye of Greece. Studies in the Art of Athens, Cambridge 1982, pp. 1-28, spec.
pp. 15-16. La lettura di Boardman accolta da Duplouy, Le bcher de Crsus...,
cit., pp. 23-25.
46
Sul confronto Bacchilide/Erodoto vd. C. Segal, Croesus on the pyre. Herodo-
tus and Bacchylides, in WS N.F. V, 1971, pp. 39-51; G. Nagy, Pindars Homer:
the Lyric Possession of an Epic Past, Baltimore 1990, pp. 215-313; G. Crane, The
prosperity of tyrants: Bacchylides, Herodotus, and the contest for legitimacy, in Are-
thusa 29.1, 1996, pp. 57-85; L. Kurke, Coins, Bodies, Games and Gold: the Politics
of Meaning in Archaic Greece, Princeton 1999, pp. 130-171; Duplouy, Le bcher de
Crsus..., cit., pp. 26-37, con ulteriore bibliografia.
47
Il lidio, e in particolare le vicende di Creso, sono stati oggetto di innume-
revoli studi: fondamentale per la valutazione storica Lombardo, Erodoto storico dei
Lidi, cit., pp. 171-203, il debito nei confronti del quale apparir evidente; vd. anche
il ricco commento di Asheri, in Erodoto. Le Storie I, cit., pp. 278-323. Fra gli studi
particolari (spesso tuttavia di carattere pi letterario che storico) oltre a F. Hell-
mann, Herodots Kroisos-Logos, Berlin 1934 (su cui ora L. Belloni, Levento di Creso:
il racconto di Erodoto secondo Hellmann, in Aevum(ant) 9, 1996, pp. 1148) vd.
e.g. M. Miller, The Herodotean Croesus, in Klio XLI, 1963, pp. 5894; H.R. Im-
limmagine di creso nella tradizione post-classica 85

fondamentale che la presentazione della storia lidia e il ritratto di


Creso tracciato dallo storico di Alicarnasso rivestono nelleconomia
delle Storie, di cui costituiscono insieme lintroduzione generale e la
chiave di lettura complessiva: il lidio, che poggiava soprattutto
su tradizioni prevalentemente greche48, appare infatti letteralmente
imperniato sulle vicissitudini personali e sul ruolo politico dellul-
timo sovrano mermnade, raffigurato nel duplice, ambiguo ruolo di
primo re barbaro a commettere ingiustizia contro i Greci e insieme
primo alleato e amico degli stessi 49. Pi in generale, comunque,
lintera vicenda dei Lidi ad essere presentata da Erodoto in chiave
in buona parte assimilativa rispetto alla grecit, e della fondatezza
di questa presentazione sul piano storico non v motivo di dubita-
re, considerata linnegabile osmosi a livello culturale attestata dalle
fonti archeologiche e letterarie, almeno per quanto riguarda lepoca
in questione50; nelle Storie, di fatto, Creso sembra incarnare un mo-

merwahr, Form and Thought in Herodotus, Cleveland 1966, pp. 8189; M.E. White,
Herodotus starting-point, in Phoenix XXIII, 1969, pp. 39-48; A. Heuss, Motive
von Herodots lydischen Logos, in Hermes CI, 1973, pp. 385-419; A.C. Sheffield,
Herodotus portrait of Croesus. A study in historical artistry, Diss. Stanford Univ., 1973;
J.A.S. Evans, What happened to Croesus?, in CJ LXXIV, 1978, pp. 34-40; Tala-
mo, Erodoto e le tradizioni..., cit., pp. 150-161; M.R. Christ, Herodotean Kings and
Historical Inquiry, in ClAnt 13.2, 1994, pp. 167-202, in partic. pp. 189193; S.
West, Croesus second reprieve and other tales of the Persian court, in CQ n.s. 53.2,
2003, pp. 416-437; J. Kindt, Delphic oracle stories and the beginning of historiography:
Herodotus Croesus logos, in CPh 101.1, 2006, pp. 34-51.
48
Lombardo, Erodoto storico dei Lidi, cit., pp. 181-190. Diversamente, a fonti
locali e ufficiali lidie pensava Talamo, La Lidia arcaica, cit., passim; Ead., Erodoto
e le tradizioni..., cit., pp. 150-161.
49
Vd. Lombardo, Erodoto storico dei Lidi, cit., pp. 195-201.
50
Vd. e.g. Mazzarino, Fra Oriente e Occidente, cit., pp. 192-199; G.M.A.
Hanfmann, Sardis from Prehistoric to Roman Times, Cambridge (MA) 1983, in
partic. pp. 87-90; C.H. Greenewalt Jr., When a Mighty Empire was Destroyed:
the Common Man at the Fall of Sardis, ca. 546 B.C., in PAPhS 136.2, 1992,
pp. 247-271; Lombardo, Erodoto storico dei Lidi, cit., pp. 177-181; M. Munn,
The Mother of the Gods, Athens and the Tyranny of Asia, Berkeley - Los Angeles-
London 2006, spec. pp. 96-177.
86 francesca gazzano
dello di regalit che, pur assoluta e orientale, e perci in s estranea
alla forma mentis ellenica, nondimeno si era rivelata, sia sul piano
storico-politico, sia su quello culturale e religioso, non del tutto in-
compatibile con essa51 a differenza, si potrebbe chiosare, di quanto
avvenne invece con la monarchia persiana, percepita come del tutto
aliena alla mentalit greca, anche perch impermeabile alla pene-
trazione della sua cultura e dei suoi valori.
La parabola di Creso in Erodoto, dunque, appare intrinsecamente
connessa con quella dei rapporti fra Grecia e Oriente, se non altro
perch la guerra fra Lidi e Persiani, di cui Creso risulta il principa-
le se non unico responsabile 52, e la sua sconfitta ad opera di Ciro,
spalancarono ai Greci dAsia le porte dellindigesta sottomissione
ai Persiani53: linteresse erodoteo per la figura di Creso non si esau-
risce perci nellesemplarit della sua vicenda sotto il profilo etico-
religioso54, o drammatico55, o didascalico56 (tutti aspetti comunque

51
Cfr., nello stesso senso, C. Pelling, Educating Croesus: talking and learning in
Herodotus Lydian logos, in ClAnt 25.1, 2006, pp. 141-177. Sulla Lidia in Ero-
doto vd. anche J.M. Balcer, Herodotus, the early state, and Lydia, in Historia
XLIII.2, 1994, pp. 246-249.
52
Hdt. I 73, 1; cfr. 53, 2; 71, 1; 75, 2; 87, 3; 130, 3: vd. Heuss, Motive von
Herodots..., cit., pp. 396-414.
53
Vd. in proposito V. La Bua, Gli Ioni e il conflitto lidio-persiano, in MGR V,
1977, pp. 1-64; C. Talamo, Nota sui rapporti tra la Lidia e le citt greche dAsia da
Gige a Creso, in AIIN XXX, 1983, pp. 9-37; Lombardo, Erodoto storico dei Lidi,
cit., pp. 195-203.
54
Sul colloquio di Creso con Solone e sul rapporto con Delfi vd. oltre, pp.
8990, 96 ss.
55
Sul carattere tragico del personaggio e della vicenda cfr. e.g. N. Levin,
Croesus as ideal tragic hero, in CB XXXV, 1960, pp. 33-34; L.A. Thompson,
Tragic and humorous elements in Herodotus, in Phrontisterion V, 1967, pp. 62-69;
Segal, Croesus on the pyre..., cit., pp. 39-51; Belloni, L di due sovrani..., cit.,
pp. 47-58; L. Bottin, La tragedia di Creso, in G. Avezz (cur.), . Tra-
dizione e interpretazione del dramma attico, Padova 1999, pp. 5-39; C.C. Chiasson,
Herodotus use of Attic tragedy in the Lydian logos, in ClAnt 22.1, 2003, pp. 5-35.
56
Vd. in merito G. Schneeweiss, Kroisos und Solon. Die Frage nach dem Glck,
in A. Patzer (Hrsg.), Apophoreta fr U. Hlscher, Bonn 1975, pp. 161-187; H.P.
limmagine di creso nella tradizione post-classica 87

presenti, va da s), perch la sua tragedia fu storicamente anche la


tragedia delle poleis microasiatiche, alle cui tradizioni locali si deve
probabilmente parte non irrilevante delle informazioni confluite
nel racconto delle Storie: si noti, incidentalmente, che Tucidide era
esplicito nellattribuire alla conquista persiana della Lidia la fine
dell degli Ioni dAsia 57. In questo senso, peraltro, la pro-
spettiva di Erodoto si rivela la medesima che, seguendo Boardman,
avrebbe informato la composizione dellanfora di Myson, in cui il
destino di Creso appariva intimamente connesso a quello dei Greci
tutti, impegnati poco pi di un cinquantennio dopo la sua fine
a difendere la propria libert contro lo stesso nemico58.
Tuttavia, al di l dei singoli episodi erodotei, che meriterebbero
senzaltro una discussione qui fuori luogo basti pensare alla pre-
sunta contraddizione, sovente rilevata, fra il carattere aggressivo e
imperialistico della politica intrapresa da Creso, nei primi anni di
regno, nei confronti delle citt della costa asiatica e il suo successivo
e dichiarato filellenismo 59 , conta per sottolineare che la pro-
spettiva ellenica/ellenocentrica e in parte delfica 60 attraverso cui

Stahl, Learning through suffering? Croesus conversations in the history of Herodotus,


in YClS XXIV, 1975, pp. 1-36; P. Oliva, Die Geschichte von Kroisos und Solon,
1975, ora in I. Lisov (ed.), Opera Minora, I, Ostrava 2007, pp. 323-328; P.W.
Sage, Solon, Croesus, and the theme of the ideal life, Diss. Baltimore 1985; S.O.
Shapiro, Learning through suffering: human wisdom in Herodotus, in CJ LXXXIX,
1993-1994, pp. 349-355; Ead., Herodotus and Solon, in ClAnt 15.2, 1996, pp.
348-364; D. Ferreira Leo, Aspectos de formao da noo de Europa na Antiguida-
de. 2, Slon e Creso: fases da evoluo de um paradigma, in Humanitas (Coimbra)
52, 2000, pp. 27-52; C. Pelling, Educating Croesus..., cit., pp. 141-177.
57
Thuc. I 16, 1.
58
Che questa prospettiva fosse destinata nei secoli a una certa fortuna mo-
stra Giustino (Epit. I 7, 9), a dire del quale la sconfitta di Creso nel primo scontro
con i Persiani avrebbe indotto i Greci tutti a inviare truppe quasi a estinguere un
incendio comune (trad. L. Santi Amantini).
59
Su questo problema vd. in partic. Lombardo, Erodoto storico dei Lidi, cit., pp.
181ss., spec. pp. 193-199, con discussione delle diverse posizioni.
60
Che tradizioni ufficiali e apologetiche delfiche fossero alla base del racconto
era opinione di J. Defradas, Les thmes de la propagande delphique, Paris 1954, pp.
88 francesca gazzano
viene filtrata e riproposta la vicenda da parte di Erodoto (e gi delle
sue fonti) appare scoperta e senzaltro preponderante, ma niente af-
fatto esclusiva. Infatti, allinterpretatio graeca non pu non rimontare
lattenzione, continua e costante, sia per limmensa ricchezza di Cre-
so, manifestazione di potenza ma anche di 61, sia per i rapporti
da lui intessuti con il mondo ellenico oltre i confini dellAsia, dalle
relazioni politico/militari (lalleanza con Sparta62, i legami con espo-
nenti delle aristocrazie cittadine 63), allambito etico-culturale, ben
rappresentato dallavvicendarsi, alla sua corte, dei principali sapienti
e intellettuali greci 64, fra cui spicca lemblematico e cronologica-

208-228; vd. anche H.I. Flower, Herodotus and Delphic traditions about Croesus, in
M.A. Flower - M. Toher (eds.), Georgica. Studies in honour of G. Cawkwell (BICS
Suppl. 58), London 1991, pp. 57-77. Tuttavia, rispetto alla tradizione schiettamen-
te delfica presente nellepinicio di Bacchilide, la narrazione erodotea introduce al-
meno un elemento innovativo, vale a dire la triplice invocazione, da parte di Creso
sulla pira, del nome di Solone, che costituisce il vero punto di svolta della vicenda
(cfr. J.S. Romm, Herodotus, New Haven 1998, p. 64). Vd. anche, con altre osserva-
zioni, Duplouy, Le bcher de Crsus..., cit., pp. 29-32: ivi ulteriore bibliografia.
61
Lo si deduce soprattutto dal colloquio con Solone (Hdt. I 29-33), ma non
mancano altrove indizi: vd. Crane, The prosperity of tyrants..., cit., pp. 57-85. Per
una descrizione erodotea dei tesori della reggia di Creso cfr. VI 125 (episodio di
Alcmeone). La ricchezza, specialmente aurea, di Creso divenne com noto pro-
verbiale: vd. le fonti raccolte in Pedley, ALSS, nn. 73-83, pp. 27-30. Sui donativi
vd. infra, nota 67. Per una lettura in termini economici del legame Creso-Delfi
vd. Kurke, Coins, Bodies, Games..., cit., pp. 130-171.
62
Hdt. I 69-70: sulla storicit di questa alleanza, talvolta messa in discussione
(L. Moretti, Sparta alla met del VI secolo, in RFIC 26, 1948, pp. 213-222), vd.
La Bua, Gli Ioni e il conflitto..., cit., pp. 40-43; Asheri, in Erodoto. Le Storie I, cit.,
p. 312; G. Panessa, Philiai. Lamicizia nelle relazioni interstatali dei Greci, I: Dalle
origini alla fine della guerra del Peloponneso, Pisa 1999, n. 24, pp. 78-79.
63
Vd. Duplouy, Lutilisation de la figure de Crsus..., cit., pp. 1-22.
64
Hdt. I 29, 1: (...)
; in particolare: I 27 (Biante/Pittaco); 29-33 (Solone); 74-75; 170, 3
(Talete). Su queste testimonianze vd. Asheri, in Erodoto. Le Storie I, cit., pp.
279-280. La tradizione successiva, oltre a riprendere i nomi erodotei, aggiungeva
altri interlocutori illustri del sovrano, quali Anacarsi (Diod. IX 26; D.L. I 105)
ed Esopo (Plut., Sol. 28; Conv. sept. sap. 150a; De sera 556f; Phot. s.v.
limmagine di creso nella tradizione post-classica 89

mente poco plausibile colloquio con Solone 65, alla sfera religiosa.
Su questo versante, in particolare, si addensano le notizie, tutte mol-
to famose: il test indiscriminato degli oracoli dei Greci66, gli straor-
dinari donativi a Delfi e ad altri santuari67, lossessiva consultazione
della Pizia e lambiguit dei suoi responsi 68, anche in connessione
alla vicenda del figlio muto69, e poi il salvataggio in extremis grazie

; Zenob. 5, 16; Suda s.v. [ 119 Adler]): per una rassegna


delle testimonianze vd. Pedley, ALSS, nn. 93-96, pp. 32-33.
65
Hdt. I 27-29: sulle difficolt cronologiche dellincontro vd. lo status quaestionis
di Asheri, in Erodoto. Le Storie I, cit., pp. 281-282. Si tratta di uno dei colloqui pi
celebri delle Storie, e continua a suscitare linteresse degli studiosi: oltre alla biblio-
grafia citata supra, nota 56, vd. p. es. T. Krisscher, Solon und Kroisos, in WS 77,
1964, pp. 174-177; M. Lloyd, Cleobis and Biton (Herodotus 1, 31), in Hermes
115.1, 1987, pp. 22-28; T.S. Brown, Solon and Croesus (Hdt. 1.29), in AHB III,
1989, pp. 1-4; C.C. Chiasson, Myth, Ritual and Authorial Control in Herodotus Story
of Cleobis and Biton (Hist. 1, 31), in AJPh 126.1, 2005, pp. 41-64.
66
Hdt. I 46, 2 - 49: vd. in generale Asheri, in Erodoto. Le Storie I, cit., p. 291.
Pi specifici M. Dobson, Herodotus 1.47.1 and the Hymn to Hermes: a solution to
the test oracle, in AJPh C, 1979, pp. 349-359; E. Barker, Paging the oracle: inter-
pretation, identity and performance in Herodotus history, in G&R 53.1, 2006, pp.
1-28. Cfr. anche le valutazioni di Christ, Herodotean Kings..., cit., pp. 189-193;
Kindt, Delphic oracle stories..., cit., pp. 37-39.
67
Hdt. I 50-51 (Delfi); 49, 52 (Anfiarao). Per doni ad altri templi e santuari
greci vd. I 92: Apollo Ismenio di Tebe, Artemision di Efeso, Atena Pronaia di
Delfi; Apollo dei Branchidi a Mileto. Sui donativi di Creso a Delfi vd. in par-
ticolare Parke, Croesus and Delphi, cit., pp. 209-232; D.R. Blackman - J.F.A.
Sawyer, Croesus craters at Delphi, in OJA 19.3, 2000, pp. 319-321; M. Ker-
schner, Lydische Weihungen in griechischen Heiligtmern, in A. Naso (cur.), Stra-
nieri e non cittadini nei santuari greci. Atti del convegno internazionale (SUSMA,
2), Firenze 2006, pp. 253291.
68
Erodoto (I 55, 1) sottolinea leccesso del ricorso di Creso alloracolo. Per la
rassegna delle consultazioni vd. H.W. Parke - D.E.W. Wormell, The Delphic Ora-
cle, II, Oxford 1956, nn. 51-56, pp. 22-26; vd. anche J.E. Fontenrose, The Delphic
Oracle: its responses and operations with a catalogue of responses, Berkeley - Los Ange-
les- London 1978, pp. 111-115; cfr. Pedley, ALSS, nn. 97-102, pp. 33-35.
69
Hdt. I 34 e 85. Lepisodio del figlio muto presente, ma con uno svolgi-
mento molto diverso, anche in Nic. Dam., FGrHist 90 F68. Vd. infra, nota 100.
90 francesca gazzano
allintervento provvidenziale di Apollo70, nonch il tardivo ricono-
scimento tanto della lezione soloniana quanto dei ripetuti errori in-
terpretativi, da cui discendono infine la catarsi, sul duplice binario
dellilluminazione religiosa e sapienziale, e la trasformazione del re
vinto in saggio consigliere del vincitore e poi del suo erede71.
Se questa lossatura portante, non mancano tuttavia segmenti,
storici e aneddotici, del di Creso che, a prescindere dalla loro
provenienza (pu darsi comunque greca), rivelano sia un punto di
vista meno orientato sia un valore meno esemplare. Fra i primi pos-
siamo senzaltro includere la descrizione della campagna militare di
Creso contro Ciro al di l dellHalys, con la battaglia campale in
Cappadocia, presso Pteria 72, e il resoconto degli eventi che culmi-
narono nellassedio e nella caduta di Sardi73, fra i secondi linserto
iper-tragico74, tutto interno al mondo lidio, delluccisione invo-
lontaria ad opera del frigio Adrasto del primogenito di Creso75, e

Per uninterpretazione particolare della vicenda (il figlio minore di Creso sarebbe
stato affetto da autismo) vd. T.A. Sebeok - E. Brady, The two sons of Croesus. A
myth about communication in Herodotus, in QUCC n.s. 30.1, 1979, pp. 7-20.
70
Hdt. I 87, 1 (cfr. 90-91 per laccusa di Creso ad Apollo e la risposta di Delfi).
Bacchilide (Epin. III 55-61) attribuisce la salvezza di Creso allintervento con-
giunto di Zeus che scatena il temporale e di Apollo, che trasporta Creso fra gli
Iperborei. Per la versione di Nicolao Damasceno vd. oltre, p. 101.
71
Su Creso come consigliere di Ciro e Cambise vd. Hdt. I 88, 2 - 90, 1;
155-156; 207; III 14, 11; 34, 5; 36, 1-6. Sullinattendibilit di tale tradizione vd.
di recente West, Croesus second reprieve..., cit., pp. 416-437.
72
Hdt. I 75-77, 1, con il commento di Asheri, in Erodoto. Le Storie I, cit.,
pp. 316-317. SullHalys come frontiera naturale della Lidia vd. Hdt. I 6, 1 e
soprattutto 72, 2-3. Sullincerta identificazione della localit di Pteria vd. ora
Ch. Tuplin, Medes in Media, Mesopotamia and Anatolia: Empire, Hegemony,
Domination or Illusion?, in Ancient West & East 3.2, 2004, pp. 223-251, in
partic. pp. 238-243, 247-248.
73
Hdt. I 78-80 (ritirata di Creso e battaglia nella piana di Sardi); 81, 84-85
(assedio e conquista di Sardi), 86-87 (rogo e salvamento miracoloso).
74
Chiasson, Herodotus use of Attic tragedy..., cit., p. 13.
75
Hdt. I 35-45: su questo episodio vd. Chiasson, Herodotus use of Attic tra-
gedy..., cit., pp. 8-19, con bibliografia precedente; I.J.F. De Jong, Narratologia e
limmagine di creso nella tradizione post-classica 91

il dialogo fra il re e il saggio lido Sandanis76. Tutti questi episodi


esulano dal rapporto diretto fra il sovrano e i Greci, concernendo
in concreto i soli Lidi: attendibili o fittizi che siano, essi rivelano in
ogni caso la straordinaria polisemia e la ricchezza tematica e croma-
tica del ritratto erodoteo dellultimo re di Lidia.
Se dal racconto delle Storie si passa alla disamina della figura di
Creso nelle fonti successive, due notazioni preliminari simpongono:
per un verso, la quasi completa assenza di notizie che non trovino
un riscontro, almeno parziale, nella trattazione di Erodoto77; per un
altro, il coagularsi dellinteresse della tradizione soltanto intorno ad
alcuni momenti della sua vicenda, con la conseguente formazione
di una cospicua e durevole, ancorch piuttosto monocorde, raffigu-
razione, la quale appare nondimeno suscettibile di interpretazioni
differenziate. Quanto al primo aspetto, da una prima schedatura del-
la documentazione, che comunque ancora pi che provvisoria, e
della quale ritengo per il momento prematuro discutere, emerge che
le informazioni letterarie su Creso non note da Erodoto si dividono
in linea di massima in tre categorie: particolari riferiti a personaggi
della sua cerchia familiare (per esempio la moglie e le figlie men-
zionate da Bacchilide 78, la figlia Nanis ricordata da Partenio 79, il

storiografia: il racconto di Atys e Adrasto in Erodoto 1, 34-45, in QUCC n.s. 80,


2005, pp. 87-96; cfr. anche, in prospettiva storico-religiosa, J.N. Bremmer, Greek
religion and culture, the Bible, and the ancient Near East, Oxford 2004, pp. 268-270.
76
Hdt. I 71: cfr. infra, nota 89.
77
Sebbene non esaustiva, la rassegna di Pedley, ALSS, pp. 25-42, rende lidea
dellinflusso della narrazione erodotea sulla tradizione posteriore.
78
Bacchyl., Epin. III 23-62: in Erodoto (I 51, 5) solo la vaga notizia della de-
dica a Delfi, da parte di Creso, delle collane e delle cinture della moglie. Secondo
Ctesia (FGrHist 688 F9 4 = Phot., Bibl. 72 p. 36b Henry) la moglie di Creso si
sarebbe data la morte volontariamente durante lassedio di Sardi, gettandosi dalle
mura della cittadella, alla notizia delluccisione del figlio, mentre in Senofonte
(Cyr. VII 2, 28) sembra essere sopravvissuta.
79
Parth., Narr. am. XXII, che menzionava come proprie fonti il ditiram-
bografo Licimnio di Chio (PMG 772) ed Ermesianatte (FGrHist 691 F1 = fr. 5
Lightfoot): su questa tradizione, attestata anche in un frammento del cosiddetto
92 francesca gazzano
fratello o zio Adramys / Adramytes eponimo di Adramytteion
menzionato da pi fonti80), vicende della sua giovinezza, prima
dellascesa al trono, note da Nicolao di Damasco81, da Eliano e dal
lessico Suda82, infine allusioni o riferimenti ad episodi del suo re-
gno, quale soprattutto il caso, divenuto addirittura proverbiale fra i
Greci, del tradimento perpetrato ai suoi danni da un certo Euribato
di Efeso, che inviato nel Peloponneso con molte ricchezze per sol-
lecitare gli alleati disert a favore del persiano Ciro, rivelandogli
fra laltro i piani del re. Lepisodio, ricordato da Eforo83, da Diodo-
ro84 e da fonti lessicografiche85, presenta spunti dinteresse, giacch

Chronicon Romanum (FGrHist 252 B 6 = IG XIV 1297, su cui vd. M. Haslam,


The Fall of Sardis in the Roman Chronicle, in ZPE LXII, 1986, p. 198) vd. ora
diffusamente J.L. Lightfoot, in Parthenius of Nicaea: Extant Works with Intro-
duction and Commentary, Oxford 20032, pp. 504-507.
80
Nic. Dam., FGrHist 90 F63 (= Const. Porph., Exc. de virt. I, p. 344 Btt-
ner- Wobst); Steph. Byz. s.v. ( 60 pp. 56-57 Billerbeck = Arist. fr.
484 Rose = fr. 473 Gigon); Lyd., Mens. IV 23 (p. 82 Wnsch); Schol. in Hes. Opp.
161 (p. 139 Gaisford): per uno studio puntuale di queste tradizioni vd. Dorati,
Adramys..., cit., pp. 313-329. LAdramys/Adramytes di et mermnadica non da
confondere con lomonimo personaggio (di epoca protostorica, quanto meno) ri-
cordato da Xanto (supra, nota 5). Da parte sua Erodoto (I 92, 3-4) nominava un
fratellastro di Creso di nome Pantaleon, che il futuro sovrano avrebbe eliminato
al momento dellascesa al potere: su questi avvenimenti, e sulle tradizioni relative
vd. Lombardo, Osservazioni cronologiche e storiche..., cit., pp. 307-362.
81
Nic. Dam., FGrHist 90 F65 (= Const. Porph., Exc. de virt. I, p. 343 Bttner-
Wobst), su cui ora Parmentier, in Nicolas de Damas. Histoires..., cit., pp. 116-120.
82
Rispettivamente Ael., VH IV 27, e Suda, s.v. [ 1423 Adler]: sul
lemma vd. ora M.R. Cataudella, Frammenti di storia del regno di Lidia nel lessico
Suda, in G. Vanotti (cur.), Il lessico Suda e gli storici greci in frammenti. Atti dellin-
contro internazionale (Vercelli, 6-7 Novembre 2008), Tivoli 2010, pp. 79-96.
83
Eph., FGrHist 70 F58 (= Harp. s.v. ): Pedley, ALSS, n. 109, p. 36.
Su questo frammento eforeo vd. di recente L. Breglia, Eforo e il modello erodoteo,
in M. Giangiulio (cur.), Erodoto e il modello erodoteo. Formazione e trasmissione
delle tradizioni storiche in Grecia, Trento 2005, pp. 277-314 (in partic. pp. 310-311).
84
Diod. IX 32.
85
Suda s.vv. [ 3715 Adler], [ 3717 Adler],
[ 3718 Adler]; cfr. anche [ 1698 Adler]. Sulle connes-
limmagine di creso nella tradizione post-classica 93

quanto meno bizzarro che lappellativo di Euribato, impiegato


per indicare traditori, voltagabbana, disonesti86, si fosse originato
da una tradizione squisitamente ellenica, quando il responsabile del
tradimento era un greco e la vittima dellinganno un Lido87.
A ogni modo, sar indispensabile ritornare su queste testimonian-
ze in altra sede; passando invece qui alla seconda osservazione, da
rilevare che ben poca fortuna letteraria arrise alle sezioni del di
Creso le quali sembrano rivelare un carattere o unambientazione pi
propriamente lidi: anche tralasciando lepisodio tragico della morte
di Atys per mano di Adrasto88, e il colloquio fra Creso e Sandanis89,
colpisce per il disinteresse della tradizione successiva per la vicen-
da storica fondamentale, la campagna militare contro Ciro. A tal
riguardo, merita osservare che le fonti che accennano alla battaglia
presso Pteria, come Polieno e Giustino, o allassedio di Sardi, come
Senofonte, Ctesia e ancora Polieno, presentano sensibili varianti ri-
spetto alla narrazione erodotea. Infatti, nel caso della campagna in

sioni fra questi lemmi, che dipendono da fonti diverse, vd. L. Prandi, Tipologia
e struttura dei lemmi di argomento greco nella Suda, in G. Zecchini (cur.), Il Lessico
Suda e la memoria del passato a Bisanzio. Atti della giornata di studio (Milano 29
aprile 1998), Bari 1999, pp. 15-16 e nt. 27.
86
E.g. Aeschn. III 137; Dem. XVIII 24, 3; Lucian., Alex. 4.
87
Su questo enigmatico personaggio vd. ora A. Ruberto, Il Gran Re e i Greci:
un dialogo possibile, Bari 2009, pp. 79-80. Lomonimia fra lEuribato in questione
e uno dei due mitici Cercopi, trickster ben noti per i loro imbrogli e catturati da
Eracle (e.g. Suda s.v. [ 3715 Adler]), potrebbe aver contribuito
alla diffusione dellappellativo, ma Diodoro (IX 32) non aveva dubbi sul fatto che
lepiteto rimandasse al traditore di Creso.
88
Vi alludono p.es. Diod. IX 29; Val. Max. I 7, ext. 4; Lucian., Jupp. Conf.
12, Basil., Epist. XXII: per altre attestazioni vd. Law, Croesus..., cit., pp. 458-459.
89
Hdt. I 71. Questo di fatto il solo episodio del erodoteo di Creso non
altrimenti attestato nella tradizione; ci non desta particolare stupore, giacch il
richiamo ai rischi delle imprese militari condotte contro nemici pi primitivi,
qui i Persiani rispetto ai Lidi, costituisce un topos ricorrente nei discorsi dei saggi
consiglieri erodotei (e.g. IV 83; 97, 2-6; 134, 2-3; 207, 6-7; VII 10 2): vd. J.
Cobet, Herodots Exkurse und die Frage der Einheit seines Werkes, Wiesbaden 1971,
pp. 104-117; D. Asheri, in Erodoto. Le Storie I, cit. pp. LII-LIV.
94 francesca gazzano
Cappadocia, secondo Erodoto si sarebbe trattato di uno scontro vio-
lento e dallesito incerto90, per Giustino sarebbe stata una completa
disfatta dei Lidi91, mentre Polieno, cui si deve fra laltro la notizia di
uno stratagemma messo in atto da Creso vestire di armi greche i
combattenti lidi grazie al quale avrebbe sconfitto i Persiani con la
sola vista delle armature e ottenuto una tregua di tre mesi92, ammette
la sconfitta dei Lidi in Cappadocia, ma si concentra su un escamotage
ignoto a Erodoto, un incendio ad hoc fatto appiccare da Creso, che
favor la ritirata delle sue truppe 93. Ancor pi variegate le versioni
extra-erodotee della presa di Sardi: se nel un soldato
di Ciro, il mardo Hyroiades, avrebbe notato una via daccesso in un
punto particolarmente scosceso della rocca94, per Senofonte il Se-
nofonte romanziere della Ciropedia ad aprire la via della cittadella
fortificata sarebbero stati soldati guidati da un Persiano gi schiavo di
un Lido guardiano della rocca95, mentre Ctesia96 (seguito da Polieno

90
Hdt. I 76, 4. notevole che Senofonte nella Ciropedia ometta del tutto
questa prima battaglia e faccia scontrare i due eserciti solo nella piana di Sardi.
Sulla descrizione senofontea della battaglia di Sardi (Cyr. VI 2, 11 - VII 2, 4)
vd. ora V.J. Gray, Xenophons Mirror of Princes. Reading the Reflections, Oxford
2011, pp. 132-142, che ne sottolinea le ascendenze omeriche. Per le fonti sulla
caduta di Sardi vd. Pedley, ALSS, nn. 113-123, pp. 36 e 40.
91
Iust., Epit. I 7, 3-4.
92
Si tratta evidentemente di una riproposizione del topos della superiorit
bellica dei Greci nei confronti dei popoli orientali, tipico della letteratura
greca a partire dal IV sec. a.C.: P. Briant, Histoire et idologie: les Grecs et la
dcadence perse, in Mlanges P. Lvque, II, Paris 1989, pp. 33-47; Id., Histoire
de lempire perse de Cyrus Alexandre, Paris 1996, pp. 615-617, 803-820.
93
Polyaen., Strat. VII 6, 2.
94
Hdt. I 84: un cenno alla versione erodotea si ritrova in Favorino (Fort. 22).
Sul passo erodoteo vd. Asheri, in Erodoto. Le Storie I, cit., p. 319.
95
Xen., Cyr. VII 2, 2-4 (in partic. 3).
96
Ctes., FGrHist 688 F9 4 (= Phot., Bibl. 72 p. 36a9-37a25 Henry), 9a
(=Tzetz., Chil. I 90-103), 9b (Theon., Progymn. 7 p. 118 Spengel), 9c (=Po
lyaen., Strat. VII 6, 10): sulla versione di Ctesia vd. ora le osservazioni di D.
Lenfant, Ctsias de Cnide. La Perse, LInde, autres fragments, Paris 2004, pp.
LXILXIV, 110115, 258-260.
limmagine di creso nella tradizione post-classica 95

e da Frontino 97) attribuiva il merito allidea di Ciro di far costruire


fantocci in legno che, armati e innalzati sopra le mura, dessero lim-
pressione di un accerchiamento; Polieno, per parte sua, menzionava
anche unaltra versione, in cui Creso sarebbe stato tradito dai suoi
uomini, ai quali Ciro avrebbe mostrato i parenti in catene, con la mi-
naccia di ucciderli se i difensori dellacropoli non avessero ceduto le
armi 98. A queste testimonianze si aggiunge infine quella, descritta da
Partenio, della conquista per tradimento, a opera della stessa figlia di
Creso, Nanis 99. Nellinsieme, non ci si sottrae facilmente allimpres-
sione che lo scarso successo di queste sezioni del lidio e lintro-
duzione di cospicue varianti, nel segno del rocambolesco e del roman-
zesco, avessero origine dalla percezione anche per ragioni legate alle
contingenze storiche, dallepoca classica in avanti di una sostanziale
estraneit dei Greci, in primis quelli della madrepatria, agli eventi bel-
lici di un regno da tempo scomparso: se le fonti e forse anche i con-
temporanei di Erodoto potevano ancora misurare linteresse per Creso
sul metro storico dellimportanza che il suo operato aveva avuto per
le sorti del mondo ellenico, dalle coste dellAsia Minore al continente,
negli autori posteriori sembra essere invece privilegiato unicamente il
portato esemplare e didascalico del rapporto fra Creso e la grecit.
Infatti, se si scorrono nel loro insieme le notizie su di lui prevalenti
nella letteratura successiva, anzitutto non si pu non sottolineare una
volta di pi quanto profondo e pervasivo fosse stato linflusso dello-
pera dellAlicarnassio, giacch nella stragrande maggioranza le rivi-
sitazioni di questo personaggio discendono, direttamente o indiretta-
mente, dalla narrazione delle Storie, sia nella selezione dei dati100, sia

97
Polyaen., Strat. VII 6, 10 (= Ctes., FGrHist 688 F9c); Frontin., Str. III 8, 3.
98
Polyaen., Strat. VII 6, 2-3.
99
Vd. supra, nota 79.
100
Si noti, p.es., che mentre abbondano le riprese dellepisodio del figlio muto
di Creso nella versione erodotea (Diod. IX 33, 2; Cic., Div. I 121; Gell. V 9; Val.
Max. V 4, ext. 6; Solin. I 112: per altre attestazioni vd. Pedley, ALSS, n. 90, pp.
3132; A.S. Pease, The Son of Croesus, in CPh 15.2, 1928, pp. 201-202), il diverso
96 francesca gazzano
nella loro lettura complessiva 101; colpisce tuttavia levidente cristal-
lizzazione del ritratto, per il concentrarsi della tradizione solo intorno
ad alcuni specifici aspetti della sua storia, che coincidono inevita-
bilmente con quelli che gi in Erodoto apparivano meglio riflettere
la mentalit ellenica: la proverbiale, ma alla fine vana, ricchezza, il
legame con Delfi, e pi in generale, con gli oracoli greci, ivi compresa
la questione della responsabilit ultima del conflitto con i Persiani,
i colloqui con i sapienti dellEllade, da Biante a Pittaco a Solone, la
scena teatrale del suo salvamento sulla pira (con interessanti alterna-
tive), la rigenerazione e il successivo rapporto con Ciro, in partico-
lare la funzione di wise advisor svolta alla corte persiana.
In questo senso, per non fare che qualche esempio, basti pensa-
re alla trattazione diodorea, che, sebbene purtroppo frammentaria,
sembra non tralasciare nessuno degli episodi clou (i colloqui con i
Saggi e con Solone, il reiterato rapporto con Delfi, la scena del rogo,
il feeling con Ciro) e restituisce unimmagine in buona parte fedele

racconto di Nicolao Damasceno (FGrHist 90 F68 5-6) attestato solo dalla fonte
(Const. Porph., Exc. de virt. I, p. 345.19 Bttner - Wobst) che ha trasmesso il fram-
mento di Nicolao: per i particolari vd. Parmentier, Nicolas de Damas. Histoires...,
cit., pp. 144-147; una versione pi ampia del commento in Ead., Luvre historique
de Nicolas de Damas, Diss. Doct. Univ. Paris X - Nanterre 1998, pp. 317-323.
101
Oltre alle testimonianze discusse infra sono da menzionare possibili allu-
sioni al erodoteo di Creso individuate dai moderni in altre fonti, quali p.es.
Platone (I. Costa, Creso y Soln en el espejo de la Atlntida platnica, in Synthe-
sis 14, 2007, pp. 71-89), Callimaco (Iamb. XIII= 203 Pfeiffer: vd. M. Caval-
li, Callimaco, Giambo XIII (203 Pf), 1-10. Osservazioni sulla possibile presenza di
unallusione al responso delfico 54 PW, in Acme L.1, 1997, pp. 205-211, spec.
pp. 207ss.), Elio Aristide (E. Berardi, Creso, Solone e Alessandro di Cotieo (Elio
Aristide, Epitafio per Alessandro (32K), 28; Erodoto 1, 32, 8-9), in Quaderni
del Dipartimento di Filologia A. Rostagni, 2002, pp. 225-235) ed Ausonio (Lud.
Sept. Sap. 91-92: cfr. E. Badian, Additamenta ausoniana, in AJPh 98, 1977, pp.
139-140). Diversamente, lApocalisse (III 2-3) conserverebbe anche tracce di una
tradizione epicorica: vd. C.J. Hemer, The Sardis letter and the Croesus tradition, in
NTS XIX, 1972, pp. 94-97; Id., The Letters to the Seven Churches of Asia in their
local setting [JSNT Suppl., 11], Sheffield 1986, pp. 131-133).
limmagine di creso nella tradizione post-classica 97

a quella delloriginale102, oppure al profilo quasi caricaturale di


Creso re tronfio, vanesio, arrogante, stolido nella Vita di Solone di
Plutarco103, dove la vicenda dellincontro con il legislatore ateniese
risulta s amplificata ma, nello spirito e negli intendimenti, non si
discosta da quella erodotea, o ancora alle informazioni conserva-
te, sempre sulla visita a Sardi di Solone, da Eliano104 e da Diogene
Laerzio, il quale ultimo, oltre a menzionare vari aneddoti su altri
sapienti alla corte lidia, glissa addirittura sulle parole dellAteniese
definendole , risapute, a inequivocabile riprova della
loro notoriet105. Altrettanto conosciuto e sfruttato il tema della
proverbiale ricchezza di Creso, ben esemplata fra laltro dai grandiosi
donativi aurei e argentei a vari santuari greci, e in specie a Delfi, ri-
cordati fra gli altri da Teopompo, Diodoro, Strabone, Pausania, Plu-
tarco e Ateneo106, ma senza dubbio la tradizione sul suo rapporto

102
Diod. IX 2, 1-4; 12, 2; 22-33; da non sottovalutare il ruolo di Eforo, il
quale sembra aver comunque seguito il racconto erodoteo, aggiungendo dati
pi che modificandone la struttura: vd. soprattutto Breglia, Eforo e il modello
erodoteo, cit., pp. 277-314.
103
Plut., Sol. 27-28, con il commento di L. Piccirilli, in Plutarco. La Vita
di Solone, Milano 19954, pp. 268-270; cfr. De Herod. mal. 858d, dove laccusa di
aver descritto un Creso rivolta invece a Ero-
doto. Sul dialogo plutarcheo fra Solone e Creso vd. F. Frazier, Contribution
ltude de la composition des Vies de Plutarque: llaboration des grandes scnes, in
ANRW II.33.6, 1992, pp. 4487-4535 (in partic. pp. 4499-4505).
104
Ael. fr. 67 Hercher. Cfr. soprattutto L. Prandi, Memorie storiche dei Greci in
Claudio Eliano, Roma 2005, la cui analisi evidenzia lo scarso interesse dellautore
nei confronti dei Lidi e della Lidia, fatta eccezione per Creso, appunto per la sua
connessione con Solone; vd. in partic. pp. 27-28, 92-93.
105
D. L. I 50-51; cfr. 67. Per altri sapienti alla corte di Creso vd. I 25, 38 (Talete),
29 (Talete/Pittaco), 30, 75, 77, 81 (Pittaco) 105 (Anacarsi). Sulla ripresa lettera-
ria dellincontro fra Creso e Solone vd. Pedley, ALSS, nn. 84-87, pp. 30-31; Law,
Croesus..., cit., pp. 457-458, e soprattutto Oliva, Die Geschichte von Kroisos..., cit.,
pp. 323-328. Greenewalt Jr., When a Mighty Empire..., cit., p. 250 nota 8, ricorda
lesistenza di almeno 20 dipinti dei secc. XVII-XVIII dedicati a questo soggetto.
106
Theop., FGrHist 115 F193 (= Ath. VI 231e); Diod. IX 10, 6; XVI 56, 6;
Strabo IX 3, 8; Paus. III 10, 8; X 8, 7; Plut., Sol. 4, 8; De Pyth. or. 401e; Ath. VI
231e-232a, il quale cita, oltre a Teopompo, Fania di Ereso (fr. 11 Wehrli).
98 francesca gazzano
di devozione, appariscente ma in ultima analisi infecondo, per lora-
colo delfico a tornare e ritornare con maggiore insistenza: gli ambi-
gui responsi della Pizia a Creso sono infatti fra quelli in assoluto pi
citati107, specialmente il secondo, se farai guerra ai Persiani distrug-
gerai un grande impero 108, riferito da Erodoto in forma indiretta,
riproposto in versi da Aristotele 109, Diodoro 110, tradotto in latino
da Cicerone111, e ripetuto da una pletora di altre fonti112, sulle quali
ora, per ovvie ragioni, non merita insistere. Preme invece rilevare,
per motivi che vedremo a breve, che l di questi responsi,
a fronte della sincera generosit dei doni di Creso, offre notevoli
spunti polemici alla letteratura apologetica e omiletica cristiana, da
Clemente Alessandrino 113, a Eusebio di Cesarea 114, a Teodoreto
di Kyrrhos 115, allautore del De vita et miraculis sanctae Theclae 116,
che concorda nel condannare non gi Creso, ma loracolo e Apollo
stesso, accusato di essere o millantatore, oppure ingrato per dirla

107
Vd. supra, nota 68. Per una citazione tarda e, sorprendentemente, in senso
favorevole del responso delfico a Creso citato in Hdt. I 47 vd. Origen, C. Cels. II 9.
108
Hdt. I 53: vd. Parke - Wormell, The Delphic Oracle, cit., n. 53, p. 24; Fon-
tenrose, The Delphic Oracle..., cit., n. 67, pp. 113-114.
109
Arist., Rh. 1407a.
110
Diod. VIII 31.
111
Cic., Div. II 56, 115: Croesus Halyn penetrans magnam pervertet opum vim.
112
E.g. Lucian., Jupp. Conf. 14; Jupp. Trag. 20 e 43; Oenom., fr. 5 Hammer-
staedt (= Euseb., PE V 21, 2); Max. Tyr. V 2a, XIII5e; Schol. in Ar. Plut. 8b5;
Schol. in Soph. Tr. 1. Per altre attestazioni vd. Parke - Wormell, The Delphic
Oracle, cit., n. 53, p. 24.
113
Clem. Al., Protr. 43, 3, su cui vd. la recente (2008) Tesi di Dottorato (Univer-
sit di Bologna) di M. Herrero de Juregui, The Protrepticus of Clement of Alexan-
dria. A Commentary, disponibile online: amsdottorato.cib.unibo.it/1117/1/Tesi_Her-
rero_de_Jauregui_Miguel.pdf, spec. pp. 167-168, con bibliografia precedente.
114
Euseb., PE V 20.
115
Theodor., Cur. 10, 26.
116
Migne, PG LXXXV 477-618 (Mir. Thcl. II, Prol.). Vd. ora G. Dagron,
Vie et miracles de sainte Thcle. Texte grec, traduction et commentaire, Socit des
Bollandistes, Bruxelles 1978.
limmagine di creso nella tradizione post-classica 99

con Teodoreto117. Inoltre, sempre in et bizantina, la tradizione dei


rapporti fra Creso e Delfi diviene centrale nella visione della mo-
narchia lidia nella cronografia, a partire dal V-VI sec. d.C., in specie
nellopera di Giovanni Malala118, per il quale il regno di Creso trova
una sua precisa collocazione e una sua valutazione, in chiave palese-
mente critica, nella ricostruzione della successione degli imperi 119:
qui la trattazione dellintera vicenda universale, prevista dal canone
cronografico, conferisce alla prospettiva interpretativa dellautore, in
netto contrasto con la visione predominante nellantichit classica,
una netta predilezione per limpero persiano, sentito da un lato come
predecessore di quello bizantino, dallaltro favorevolmente giudica-
to dalla tradizione ebraica120, e d luogo a una ricostruzione piuttosto
fantasiosa, ma su dati consolidati, della vicenda di Creso. Senza dilun-
garsi nella descrizione, basti rammentare che larrogante (:
VI 5) re dei Lidi confortato dagli oracoli greci, anche qui riportati
verbatim e anche qui ambigui e perci fraintesi dal destinatario muo-
ve guerra a Ciro che, dopo un iniziale scoramento, trova nel profeta

117
Theodor., Cur. 10, 26: ( ) , . Diver-
samente, Cicerone (Div. II 56, 116) rilevava che in ogni caso, qualunque dei
due regni fosse caduto verum oraclum fuisset, mentre lepicureo Diogene di
Enoanda (NF 143 Hammerstaedt - Smith) criticava s loracolo, ma per non
aver dissuaso Creso dallattaccare un regno altrui: J. Hammerstaedt - M.F.
Smith, Diogenes of Oinoanda: the Discoveries of 2008 (NF 142-167), in EA
41, 2008, pp. 1-37, spec. pp. 7-10.
118
Io. Mal., Chronogr. pp. 153-156 Dindorf = VI 5-11 pp. 119-122 Thurn.
119
Cfr. le valide osservazioni sul tema di F. Muccioli, La rappresentazione dei
Parti nelle fonti tra II e I sec. a.C. e la polemica di Livio contro i Levissimi ex Graecis,
in T. Gnoli - F. Muccioli (curr.), Incontri tra culture nellOriente ellenistico e roma-
no. Atti del Convegno di Studi (Ravenna 11-12 marzo 2005), Milano 2007, pp.
87-115, spec. pp. 109 ss., con ampia bibliografia precedente; pi in generale vd.
i saggi in D. Foraboschi - S.M. Pizzetti (curr.), La successione degli imperi e delle
egemonie nelle relazioni internazionali, Milano 2003.
120
Vd. E.M. Jeffreys, The attitude of Byzantine chroniclers toward ancient history,
in Byzantion 49, 1979, pp. 119-138; L.R. Cresci, Exempla storici greci negli encomi
e nella storiografia bizantini del XII secolo, in Rhetorica XXII.2, 2004, pp. 115-145.
100 francesca gazzano
Daniele, chiamato alla sua corte, un interprete fedele e chiaro della
volont del Dio dIsraele, che gli assegna la vittoria. Ciro, ottenuta la
resa di Creso, liberer gli Ebrei e rifonder Gerusalemme121.
Infine, rimanendo nellambito del rapporto Creso/Delfi, non si
pu non accennare alla fortuna della scena culminante, nel racconto
erodoteo122, della parabola umana e storica del sovrano lido, che sul-
la pira giunge finalmente a comprendere la lezione morale di Solone
e, grazie al provvidenziale intervento di Apollo, scampa alla morte,
mettendo quindi la sua nuova saggezza al servizio del re Persiano.
A dire il vero, la reale sorte di Creso problema aperto123, in quanto
sono note anche altre versioni: per Ctesia, egli si sarebbe rifugiato
nel tempio di Apollo e dopo la cattura, comunque ostacolata dal
dio, sarebbe stato onorevolmente relegato a Barene, in Media 124; a
dire di Senofonte sarebbe stato fatto prigioniero nella sua fortezza e,

121
Cfr. K. Berthelot, La chronique de Malalas et les traditions juives, in J. Beau-
camp (d.), Recherches sur la Chronique de Jean Malalas. Actes du Colloque La
Chronique de Jean Malalas [VIe s. . chr.]: gense et transmission (Aix-en-Pro-
vence, 21-22 mars 2003), Paris 2004, pp. 37-52.
122
Hdt. I 86-87.
123
La sopravvivenza di Creso alla conquista persiana evidente in Erodoto,
in Senofonte, in Ctesia e in Nicolao; qualche dubbio potrebbe desumersi invece
dalla versione bacchilidea, in quanto il miracoloso e immediato trasferimento
di Creso e dei suoi familiari, tutti posti sulla pira, nella terra degli Iperborei po-
trebbe costituire una pia spiegazione della loro definitiva sparizione. Al di l
dei problemi posti dalla Cronaca di Nabonido (cfr. supra, nota 23), che potrebbe
non riferirsi alla conquista della Lidia, i moderni sembrano tuttavia orientati
a negare credito alla tradizione antica: vd. in particolare V. La Bua, Sulla fine
di Creso, in Studi di storia antica offerti dagli allievi a Eugenio Manni, Roma 1976,
pp. 177-192; Evans, What Happened to Croesus?, cit., pp. 34-40; W. Burkert,
Das Ende des Kroisos: Vorstufen einer herodoteischen Geschichtserzhlung, in Chr.
Schublin (Hrsg.), Catalepton. Festschrift fr Bernhard Wyss zum 80. Geburtstag,
Basel 1985, pp. 4-15; West, Croesus second reprieve..., cit., pp. 418-428, i quali
propendono tutti per la morte sul rogo; non cos Briant, Histoire de lempire
perse..., cit., p. 36, che accoglie la versione di Ctesia.
124
Ctes., FGrHist 688 F9 5 = Phot., Bibl. 72 p. 36b Henry; una versione
simile conserva Iust., Epit. I 7, 9.
limmagine di creso nella tradizione post-classica 101

grazie a un breve colloquio chiarificatore delle responsabilit, sareb-


be divenuto consigliere di Ciro senza pire n altre punizioni 125; in
Nicolao, la cui descrizione ha senza dubbio una coloritura orienta-
le pi evidente, Creso sarebbe stato posto sul rogo per volont dei
Persiani, non di Ciro, fra la disperazione dei Lidi, che lo amavano
come un padre, e alla presenza della Sibilla di Efeso126; il Damasce-
no concorda comunque con Erodoto nel ricordare linvocazione a
Solone e lintervento salvifico delluragano mandato da Apollo, che
qui per si combina con lavverarsi di non meglio precisate predi-
zioni di Zoroastro. Detto per inciso, la menzione del celebre profeta
persiano spesso intesa come spia di un substrato narrativo risalente
a Xanto, autore, forse, di 127. Comunque sia, pur nelle loro
varianti, tutti questi racconti condividono con Erodoto la dimen-
sione etico-religiosa come chiave di lettura del destino di Creso,
esplicitata nellintervento divino e nella comprensione della propria
responsabilit nella sconfitta; anche Senofonte, pur fra deviazioni e
indubbie invenzioni, tutto sommato non si discosta nellinterpreta-
zione dal racconto erodoteo128, come emerge soprattutto dal primo

125
Xen., Cyr. VII 2, 2-29: su questa romanzata versione, sul debito nei con-
fronti di Erodoto e sulle variazioni senofontee vd. in particolare E. Lefvre,
Die Frage nach dem . Die Begegnung zwischen Kyros und Kroisos
bei Xenophon, in Hermes 99, 1971, pp. 283-295 [trad. ingl. in V. Gray (ed.),
Xenophon (Oxford Readings in Classical Studies), Oxford - New York 2010, pp.
401-417]; D.L. Gera, Xenophons Cyropaedia: Style, Genre and Literary Tech-
nique, Oxford 1993, pp. 265-280.
126
Nic. Dam., FGrHist 90 F68 (= Const. Porph., Exc. de virt. I, p. 345.19
Bttner - Wobst), su cui Parmentier, Luvre historique..., cit., pp. 317-323;
Ead., Nicolas de Damas. Histoires..., cit., pp. 144-147. Sulla possibilit che lin-
tervento della Sibilla nel racconto di Nicolao dipenda da Xanto vd. Parke,
Croesus and Delphi, cit., pp. 223-232.
127
Clem. Al., Strom. III 11, 1 = Xanth., FGrHist 765 F31; cfr. D.L. I 2 = Xanth.,
FGrHist 765 F32: non questa la sede per discutere la questione; vd. in merito so-
prattutto P. Kingsley, Meetings with Magi: Iranian Themes among the Greeks, from
Xanthus of Lydia to Platos Academy, in JRAS V.2 1995, pp. 173-210.
128
Vd. Gera, Xenophons Cyropaedia..., cit., p. 265.
102 francesca gazzano
dialogo fra un Creso consapevole della propria precedente cecit e
un Ciro che sembra vestire i panni di Solone129.
Una vera e propria summa delle osservazioni che si sono andate
fin qui articolando offerta, e mi avvio a concludere, dalla Suda,
che nel X secolo d.C. raccoglie e riannoda i fili di tutta questa com-
plessa e stratificata tradizione relativa a Creso, nei confronti del
quale dato a prima vista piuttosto inatteso il redattore del les-
sico sembra nutrire una notevole attenzione130. Infatti, nel quadro
dei lemmi che conservano informazioni sullantico regno di Lidia,
il ruolo del protagonista spetta senzaltro a questo sovrano, al quale
sono infatti dedicati ben quattro differenti lemmi onomastici 131,
e alla cui vicenda storica e personale alludono, pi o meno signi-
ficativamente, altre 26 entries 132. Se si considera che le voci di ar-
gomento lidio della Suda sono in tutto circa una novantina 133, la
percentuale dei riferimenti appare, in proporzione, tuttaltro che
trascurabile: per ragioni di spazio, ci si limiter alle sole voci biogra-
fiche. Intanto, gi condizione pi unica che rara la consacrazione
di quattro lemmi nominali a un unico individuo, per di pi relativi
a un sovrano di epoca remota, il cui regno aveva cessato definitiva-
mente di esistere intorno alla met del VI secolo a.C.; in aggiun-
ta, si tratta di voci sia piuttosto corpose, sia chiaramente strut-

129
Cos Lefvre, Die Frage nach dem ..., cit. pp. 283-285. Se-
condo V. Gray, The Framing of Socrates: the Literary Interpretation of Xenophons
Memorabilia (Hermes Einzelschriften, 79), Stuttgart 1998, pp. 194-195, Ciro
richiamerebbe addirittura Socrate.
130
Luso del singolare in riferimento allautore/agli autori del lessico mera-
mente convenzionale.
131
Suda s.vv. [ 2497, 2498, 2499, 2500 Adler]. Ledizione natural-
mente quella di A. Adler, Suidae Lexicon, I-V, Lipsiae 1928-1938.
132
Sulle voci che contengono riferimenti a Lidia e Lidi nella Suda vd. F. Gaz-
zano, Xanto di Lidia nel lessico Suda, in Vanotti (cur.), Il lessico Suda e gli storici
greci..., cit., pp. 97-127, in partic. 97-114 (pp. 108-110 per lanalisi dei lemmi de-
dicati a Creso): le osservazioni che seguono riprendono argomenti ivi affrontati.
133
Salvo errori od omissioni: Gazzano, Xanto di Lidia nel lessico Suda, cit., p. 107.
limmagine di creso nella tradizione post-classica 103

turate allinterno del lessico, giacch non solo non contengono


doppioni o ripetizioni, ma ripercorrono in sintesi, e in opportuno
ordine cronologico, lintera parabola dellepopea di Creso, nella
stessa prospettiva di rise and fall proposta gi da Erodoto e accolta
dalla tradizione successiva. Ne risulta un vero e proprio bios, certo
incompleto, ma comunque organico, esteso e articolato, che offre
fra laltro tradizioni e letture diverse: le prime due voci dipendono
con ogni verosimiglianza dagli Excerpta costantiniani (la prima in
toto erodotea, la seconda risale a Nicolao di Damasco 134), mentre
assai pi difficile risulta stabilire la provenienza della terza e della
quarta. Luna, erodotea anchessa nella sostanza, presenta alcune
affinit con altri lemmi che inducevano la Adler a ipotizzarne la
derivazione comune da un excerptum di Erodoto135; laltra, che de-
scrive Ciro come re degli Assiri e introduce il profeta Daniele come
suo consigliere, ha unimpostazione vicino-orientale e ricorda da
vicino, sia pur con qualche differenza, il passo gi menzionato di
Malala 136. Quanto al contenuto, si pu riassumere rapidamente: il
primo lemma, versione abbreviata di Erodoto I 6, 1-3, contiene la
precisazione dellestensione territoriale del regno di Creso, e ricor-
da la duplice condizione dei Greci nei suoi confronti, taluni assog-

134
Suda s.v. [ 2497, 2498 Adler]: la derivazione di questi lemmi
rispettivamente da Hdt. I 6, 1-3 e da Nic. Dam., FGrHist 90 F65 (= Const.
Porph., Exc. de virt. I, p. 343 Bttner - Wobst): vd. Adler, ad loc.
135
Suda s.v. [ 2499 Adler]: vd. Adler, ad loc. Nel lemma, che
in fine aggiunge una glossa del redattore tratta dalla voce [ 2418
Adler] (da Ael., fr. 67 Hercher), sono riportate, per esempio, ben due varianti
del nome della madre di Kleobis e Biton, assente invece in Erodoto (I 30-32).
Sulla possibile fonte di questo lemma vd. le pertinenti osservazioni di Prandi,
Tipologia e struttura dei lemmi, cit., pp. 20-21.
136
Suda s.v. [ 2500 Adler]: per il raffronto con Malala (Chronogr.
pp. 153-156 Dindorf = VI 5-11, pp. 119-122 Thurn) vd. Adler, ad loc. Quanto
alle divergenze, vd. Prandi, Tipologia e struttura dei lemmi, cit., p. 23 nota 65, che
rileva come nel lemma Ciro sia re degli Assiri, e in Malala sempre re dei Persiani.
Tuttavia K. Berthelot, La chronique de Malalas..., cit., pp. 38-41, osserva che Ma-
lala non distingue fra Assiri, Babilonesi e Persiani, considerandoli meri sinonimi.
104 francesca gazzano
gettati, talaltri alleati. Il secondo, derivato attraverso gli Excerpta
da Nicolao, riguarda un episodio della giovinezza di Creso, la vana
richiesta di denaro per assoldare mercenari al mercante lido Aliatte
e la conclusione positiva della trattativa con lomologo mercante
efesio Pamphaes uno dei pochi aneddoti trditi, come si accen-
nava, assenti nello storico di Alicarnasso137; il terzo corrisponde, lo
si anticipato, a un probabile excerptum di Erodoto e riguarda n
poteva mancare il colloquio con Solone; lultimo presenta la stessa
versione della guerra contro Ciro data da Malala, ripresa successi-
vamente da altri cronografi, come Giorgio Monaco e Giorgio Ce-
dreno138, che configura in filigrana anche una guerra fra gli ambigui
oracoli dei Greci e il veridico e vittorioso Dio dei cristiani.
In breve, nei quattro bioi della Suda sembrano davvero conver-
gere tutte le linee interpretative che sembrato fin qui di poter
individuare nella letteratura su Creso: una visione consona alla
tradizione erodotea, in difficile equilibrio fra oggettiva ricostru-
zione storica, exemplum paradigmatico e interpretatio graeca; una
versione alternativa, con tratti originali e pi orientali, risalente a
Nicolao e forse in ultima analisi a Xanto, ma scarsamente attesta-
ta; una valutazione post-classica, in cui Creso assurge a paradigma
del potente che non in grado di ascoltare i consigli dei saggi n
di interpretare la voce del dio, e, infine, una rivisitazione cristiana,
nella quale il Dio dIsraele guida il re giusto alla vittoria contro i
falsi oracoli pagani. Eppure, se si esclude la tarda revisione bizan-
tina, un elemento sembra agglutinare tutte le altre interpretazioni,
ivi compresa quella proposta da Nicolao: il re Creso, tangibilmente
devoto a Delfi e incuriosito dalla saggezza greca, si era per rivelato
incapace di intendere la voce del dio e linsegnamento dei sapien-
ti, perch s filelleno, ma insieme, e fondamentalmente, barbaro.

137
Nic. Dam., FGrHist 90 F65 (= Const. Porph., Exc. de virt. I, p. 343 Bttner-
Wobst), su cui Parmentier, Nicolas de Damas. Histoires..., cit., pp. 118-120.
138
Rispettivamente Geo. Mon., Chron. I 12 pp. 18-20 De Boor - Wirth; Ce-
dren., Comp. Hist. I pp. 239-251 Bekker.
limmagine di creso nella tradizione post-classica 105

Se cos fosse, non vi sarebbe affatto da stupirsi che una tradizione


su Creso nella versione epicorica di uno storico lido come Xanto,
se mai vi fu, fosse andata presto e irrimediabilmente perduta.

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