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Rationes Rerum

Rivista di filologia e storia


4.

Rationes Rerum
Rivista di filologia e storia
Direzione
Leopoldo Gamberale (Sapienza Universit di Roma) Filologia
Eugenio Lanzillotta (Universit di Roma Tor Vergata) Storia
Comitato di direzione
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del Sacro Cuore, Milano); Maria Grazia Bonanno (Universit di Roma Tor Vergata);
Jos Mara Candau Morn (Universidad de Sevilla); Carmen Codoer Merino
(Universidad de Salamanca); Federica Cordano (Universit Statale di Milano);
Virgilio Costa (Universit di Roma Tor Vergata); Carlo Vittorio Di Giovine
(Universit della Basilicata); Massimo Di Marco (Sapienza Universit di Roma);
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of St. Andrews); Robert A. Kaster (Princeton University); Dominique Lenfant
(Universit de Strasbourg); Thomas R. Martin (College of the Holy Cross, Worcester
MA); Attilio Mastino (Universit di Sassari); Alfredo Mario Morelli (Universit
di Cassino); Emore Paoli (Universit di Roma Tor Vergata); Marina Passalacqua
(Sapienza Universit di Roma); Guido Schepens (Katholieke Universiteit, Leuven);
Alfredo Valvo (Universit Cattolica del Sacro Cuore, Brescia)
Comitato di redazione
Virgilio Costa (segretario di redazione, Universit di Roma Tor Vergata); Stefania
Adiletta (Universit di Roma Tor Vergata); Monica Berti (Universitt Leipzig);
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di Roma); Ilaria Sforza (Universit di Roma Tor Vergata)
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o stranieri, di cui almeno uno esterno alla Direzione, al Comitato di direzione e al
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Rationes Rerum
Rivista di filologia e storia

4.
Luglio - Dicembre 2014

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ISBN 978-88-88617-85-5 ~ ISSN 2284-2497
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SOMMARIO
Eugenio Lanzillotta, Un seminario straboniano. . . . . . . . . . pag. 11
Federica Cordano, Dal Mar Nero allAdriatico. Strabone
e le diverse tradizioni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
Gabriella Amiotti, Strabone e lisola che non c . . . . . . . . . 29
Guido Lucarno, Determinismo e possibilismo. Attualit
di Strabone a due millenni dalla sua opera geografica . . . . . . . . . . . 39
Fabrice Bouzid-Adler, Note sur la statue de la reine
perse Artyston (Hrodote 7, 69). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
Rosa Leandra Poerio, Quattro frammenti trascurati
del di Aristodemo di Tebe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69
Alfredo Mario Morelli, La legge di Postumia.
Una lettura di Catull. 27. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103
Anna Pasqualini, Visto da vicino: il divo Augusto
nellintimit. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 127
Carlo Di Giovine, Lessico e metafora in Ovidio.
Lesempio di Tristia 1, 5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 147
Fabio Stok, Il commento di Pomponio Leto alle Bucoliche. . . . . 161
Tiziana Privitera, LAugustus di Birkenfeld
e il primo bimillenario augusteo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 191
Federica Cordano, rec. di M. Castoldi, Alberi di bronzo.
Piante in bronzo e in metalli preziosi nellantica Grecia,
Bari, Edipuglia, 2014. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 215

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rationes rerum

Adrian Robu, rec. di F. Ferraioli, LHekatostys: analisi


della documentazione, Tivoli (Roma), Edizioni TORED, 2012. . . . . 217
Marina Passalacqua, rec. di Priscien. Grammaire. Livre
XVII - Syntaxe, 1; Livres XIV, XV, XVI - Les Invariables,
Paris, Librairie Philosophique J. Vrin, 2013. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 221
Maria Accame, rec. di A. Ingletto - S. Santi, Stefano
Caffari. Memorie di una famiglia della Roma del Quattrocento,
Roma, Societ della Biblioteca Vallicelliana, 2009. . . . . . . . . . . . . 231
Leopoldo Gamberale, rec. di S. Timpanaro - G. Ramires,
Carteggio su Servio (1993-2000), Pisa, Edizioni ETS, 2013 . . . . . . 237
Libri ricevuti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 241
Abstracts . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 243
Indice analitico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 247
Istruzioni per gli autori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 249

Anna Pasqualini

VISTO DA VICINO:
IL DIVO AUGUSTO NELLINTIMIT
Nellintroduzione programmatica alle Vite di Alessandro e Cesare Plutarco si scusava con i suoi lettori per essere stato costretto, data la statura e
la vastit delle opere degli uomini di cui andava scrivendo, a selezionare il
materiale immenso che si trovava dinanzi, e si giustificava con queste parole:
Io non scrivo unopera di storia, ma delle vite; ora, noi ritroviamo
una manifestazione delle virt e dei vizi degli uomini non soltanto
nelle loro azioni pi appariscenti: spesso un breve fatto, una frase,
uno scherzo, rivelano il carattere di un individuo pi di quanto non
facciano battaglie ove caddero diecimila morti1.

dunque in questa prospettiva plutarchea che mi sembrato opportuno delineare, nel quadro delle celebrazioni per il Bimillenario
della morte di Augusto, un ritratto dellimperatore divo, figlio del divo
Cesare, meno aulico, nella convinzione che, sorvolando sugli aspetti
politici e pubblici della sua vita, del resto trattati da una sterminata
Il testo riproduce, con varianti, lintervento letto il 14 maggio 2014 a Palazzo Chigi
in Ariccia (RM) nellambito del ciclo di conferenze per il Bimillenario augusteo organizzato dalla Citt di Ariccia e dallArcheoclub dItalia Aricino-Nemorense.
1
Plut., Alex. 1. Per una sintesi sullorigine e le caratteristiche della biografia greca
cfr. I. Gallo, La biografia greca. Profilo storico e breve antologia di testi, Soveria Mannelli
2005, pp. 9 ss. Per le caratteristiche della biografia romana cfr. G. Brugnoli, Nascita e
sviluppo della biografia romana. Aspetti e problemi, in I. Gallo - L. Nicastri (curr.),
Biografia e autobiografia degli antichi e dei moderni, Napoli 1995, pp. 79-107.

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anna pasqualini

schiera di studiosi2, e privilegiando, invece, i tratti pi intimi e riposti


della sua esistenza, sia possibile accostarsi con maggiore sintonia a un
uomo morto duemila anni fa, ma ancora percepibile nella sua realt quotidiana, palpitante di sentimenti.
Attingendo in massima parte a quanto scrive Svetonio3 che, com
noto, avendo avuto accesso diretto alle opere dellimperatore (opuscoli,
lettere e documenti)4, pot arricchire la biografia del principe con dettagli
sulla sua vita quotidiana, di cui costituisce la fonte quasi esclusiva, iniziamo subito dal suo aspetto fisico per visualizzare meglio il personaggio e
poterci accostare a lui quasi come se fosse vivo; la selva infinita di statue
e ritratti5, elaborata lungo larco della sua lunga vita, a dire il vero abbastanza omogenea; essa ci restituisce limmagine di un uomo eternamente
giovane, cristallizzato nella gravitas e nella compostezza, da accostare nella fattispecie alle parole di Svetonio sullargomento6:
Forma fuit eximia et per omnes aetatis gradus venustissima, quamquam
et omnis lenocinii neglegens (...) Vultu erat vel in sermone vel tacitus adeo
Per una recente rassegna sulle tematiche dellet augustea cfr. F. Hurlet - A. Dalla
Rosa, Un quindicennio di ricerche su Augusto: un bilancio storiografico, SCO 55, 2009,
pp. 169-231; cfr. anche E. La Rocca et alii (curr.), Augusto. Catalogo della Mostra, Milano
2013 (cit. dora in poi Augusto 2013), su cui mi permetto di rinviare a A. Pasqualini, Lideologia augustea e la sua immagine: osservazioni a margine della Mostra Augusto alle Scuderie del Quirinale (Roma 18.10.2013 - 9.2.2014), RaRe 2, 2013, pp. 235-246. Viceversa, la
bibliografia sulla vita privata del principe quasi inesistente: si segnalano un opuscoletto di
F. Casetti, Augusto Ottaviano intimo, Roma 1937, 26 pp. (non vidi) e larticolo di R. Gelsomino, Il greco ed i grecismi di Augusto. La vita privata, Maia n.s., 11, 1959, pp. 120-131.
3
Ovviamente nella vita, che la pi estesa e ricca tra quelle dedicate ai Caesares. Cfr.
ora lottima edizione di P. Ramondetti, Svetonio, Le vite dei Cesari, trad. di I. Lana, Torino
2008 (cit. dora in poi Ramondetti, Aug.), cui bisogna ormai fare riferimento per lampio
commento e la bibliografia. Le traduzioni italiane riportate nel testo sono di Italo Lana.
4
E. Malcovati, Augusto fonte di Svetonio, in W. Kraus - A. Primmer - H.
Schwabl (Hrsgg.), Latinitt und alte Kirche: Festschrift fr Rudolf Hanslik zum 70.
Geburtstag, WS 8, 1977, pp. 187-195.
5
P. Zanker, La costruzione dellimmagine di Augusto, in Augusto 2013, pp. 153-159.
6
F. Stok, Ritratti fisiognomici in Svetonio, in Gallo - Nicastri (curr.), Biografia
e autobiografia, pp. 109-135 (in part. 129-130); Augusto ebbe anche un sosia, su cui fece
una battuta (Macr., Sat. 2, 4, 20).
2

visto da vicino: il divo augusto nellintimit

129

tranquillo serenoque (...) Oculos habuit claros ac nitidos, quibus etiam


existimari volebat inesse quiddam divini vigoris, gaudebatque, si qui sibi
acrius contuenti quasi ad fulgorem solis vultum summitteret7.

La descrizione svetoniana degli occhi di Augusto, precisata da un accenno di Plinio8, e specialmente quellaccenno al fulgore dello sguardo,
trova riscontro nella ritrattistica; basti pensare alla straordinaria testa di
Meroe, in cui gli occhi sono resi con vividezza inquietante9.
Quanto al resto, la perfezione della figura augustea, che ammiriamo
nei musei di tutto il mondo, radicalmente ridimensionata dal biografo
quando elenca i difetti e le debolezze delluomo:
dentes raros et exiguos et scabros; capillum leviter inflexum et subflavum;
supercilia coniuncta; mediocres aures; nasum et a summo eminentiorem et ab imo
deductiorem; colorem inter aquilum candidumque; staturam brevem (quam
tamen Iulius Marathus libertus10 et a memoria eius quinque pedum et dodrantis
fuisse tradit), sed quae commoditate et aequitate membrorum occuleretur, ut non
nisi ex comparatione astantis alicuius procerioris intellegi posset11.
Svet., Aug. 79: Era di una bellezza straordinaria, il cui fascino rest immutato
nel corso di tutte le et della sua vita, nonostante egli non ricorresse al bench minimo
artificio (...) Aveva in volto unespressione (...) tranquilla e serena, sia quando parlava sia
quando taceva (...) I suoi occhi erano luminosi e brillanti, e voleva anche si credesse presente in essi una sorta di energia divina, ed era contento se, quando guardava qualcuno
con una certa intensit, costui abbassava lo sguardo come davanti al fulgore del sole.
8
Plin., Nat. 11, 143: Divo Augusto equorum modo glauci (sc. oculi) fuere, superque hominem albicantis magnitudinis, quam ob causam diligentius spectari eos iracunde ferebant. Il
divo Augusto ebbe occhi grigio-azzurri come quelli dei cavalli, in cui il bianco era maggiore
rispetto allumano, per cui si diceva che non amava essere guardato troppo attentamente.
9
Augusto 2013, II 13, p. 162 (M. Cadario).
10
Di questo liberto di Augusto non si sa nulla; scrisse forse una biografia dellimperatore, da cui attinse Svetonio. Cfr. H. Bardon, La littrature latine inconnue, II: Lpoque
impriale, Paris 1956, p. 98; J. Gascou, Sutone historien, Roma 1984, pp. 209; 461.
11
Svet., Aug. 79: Aveva i denti radi, piccoli e maltenuti; i capelli lievemente ondulati e tendenti al biondo; le sopracciglia che si congiungevano; le orecchie di grandezza media; il naso un po sporgente in alto e un po rientrato in basso; il colorito tra
il bruno e il bianco; la statura bassa, che per, a quanto riferisce il suo liberto Giulio
Marato, sarebbe stata di cinque piedi e tre quarti m. 1,70, in realt non poco per
7

130

anna pasqualini

Corpore traditur maculoso dispersis per pectus atque alvum genetivis notis
in modum et ordinem ac numerum stellarum caelestis ursae, sed et callis
quibusdam ex prurigine corporis adsiduoque et vehementi strigilis usu
plurifariam concretis ad impetiginis formam12.

Un ritratto poco lusinghiero di un fisico che dobbiamo immaginare segnato dalla malattia. generalmente noto, infatti, che Augusto non godette
di buona salute, come non manca di sottolineare Svetonio in pi punti:
Graves et periculosas valitudines per omnem vitam aliquot expertus est (...)
Quasdam et anniversarias ac tempore certo recurrentes experiebatur; nam
sub natalem suum plerumque languebat; et initio veris praecordiorum
inflatione temptabatur, austrinis autem tempestatibus gravedine. Quare
quassato corpore neque frigora neque aestus facile tolerabat13.
Coxendice et femore et crure sinistro non perinde valebat, ut saepe etiam
inclaudicaret; sed remedio harenarum atque harundinum confirmabatur.
Dextrae quoque manus digitum salutarem tam imbecillum interdum
lepoca ma dissimulata dallelegante proporzione delle membra, cosicch la si poteva
notare soltanto facendo il confronto con qualcuno pi alto che gli stesse ritto accanto.
12
Svet., Aug. 80: Si racconta che avesse il corpo chiazzato da macchie congenite disseminate sul petto e sul ventre sicuramente efelidi (...) ma anche da alcune callosit,
che gli si erano sviluppate in pi punti assumendo laspetto dellimpetigine uneruzione
cutanea bollosa in sguito al prurito e alluso continuo ed energico dello strigile.
13
Svet., Aug. 81: Per tutta la vita and soggetto a una serie di gravi e pericolose
malattie; (...) a certe malattie andava soggetto tutti gli anni, perch gli tornavano a epoche fisse; per esempio, allavvicinarsi del compleanno generalmente si sentiva senza forze;
e allinizio della primavera veniva colto da infiammazione intestinale, e da raffreddore
quando soffiava laustro. Perci, cos indebolito nel fisico, non sopportava facilmente n
il freddo n il caldo. Augusto anche ammalato amministrava la giustizia (Svet., Aug.
33). Il popolo di Roma gettava monetine nel lacus Curtius per la sua salute (Svet., Aug.
57) e lo stesso Augusto menziona i vota pro valetudine sua nelle Res Gestae 9: [Vota pro
valetudine mea suscipi per cons[ules et sacerdotes qu[in]to qu[oque anno senatus decrevit.
Ex iis] votis s[ae]pe fecerunt vivo m[e ludos aliquotiens sace]rdo[tu]m quattuor amplissima
colle[gia, aliquotiens consules. Pr]iva[t]im etiam et municipatim univer[si cives unanimite]r con[tinente]r apud omnia pulvinaria pro vale[tu]din[e mea s]upp[licaverunt]. Sulle
precarie condizioni di salute di Augusto cfr. anche Cass. Dio 52, 10, 1; 53, 25, 7; 30, 1-2.

visto da vicino: il divo augusto nellintimit

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sentiebat, ut torpentem contractumque frigore vix cornei circuli supplemento


scripturae admoveret. Questus est et de vesica, cuius dolore calculis demum
per urinam eiectis levabatur14.

Soffriva anche di reumatismi, per curare i quali frequentava in grande


semplicit le localit marine e le celebri Acque Albule15.
Nel 23 a.C. fu in punto di morte. Conosciamo alcune pratiche mediche a cui fu sottoposto dal suo medico di fiducia, quellAntonio Musa16
che gli salv la vita, imponendogli, tanto per fare qualche esempio, bagni
gelati e lassunzione a fini terapeutici della lattuga17.
Per quanto attiene alla cura della persona, a stare alle notizie di Svetonio, Augusto tantam infirmitatem magna cura tuebatur, in primis lavandi
raritate (unguebatur enim saepius) e, comunque, come ogni buon romano,
si tratteneva nei balnea ove sudava al calore di una fiamma e si rinfrescava
con acqua tiepida18; Svetonio precisa che:
in capite comendo tam incuriosus, ut raptim compluribus simul tonsoribus
operam daret ac modo tonderet modo raderet barbam eoque ipso tempore
aut legeret aliquid aut etiam scriberet19.
Svet., Aug. 80: Aveva poca forza nellanca, nella coscia e nella gamba sinistra,
cos che spesso zoppicava perfino; ma se le irrobustiva ricorrendo a sabbiature e a stecche
ortopediche. Talvolta si sentiva anche lindice della mano destra cos debole, che a stento,
quandesso perdeva la sensibilit e rimaneva rattrappito per il freddo, poteva utilizzarlo per
scrivere pur con il rinforzo di un cerchietto di corno. Si lamentava anche di dolori alla vescica, dai quali si sentiva sollevato soltanto dopo leliminazione di calcoli attraverso lurina.
15
Svet., Aug. 82, 2.
16
Su Antonio Musa fonti in PIR2 I p. 165 n. 853. Cfr. G. Marasco, I medici di
corte nellimpero romano: prosopografia e ruolo culturale, Prometheus 24, 1998, pp.
243-263; Id., I medici di corte nella societ imperiale, Chiron 20, 1998, pp. 267-285.
17
Plin., Nat. 19, 128; 25, 77; 29, 6; 38, 139; Cass. Dio 53, 30.
18
Svet., Aug. 82.
19
Svet., Aug. 79: Di curarsi i capelli si dava cos poco pensiero che impegnava in
gran fretta pi barbieri contemporaneamente, e si faceva ora tagliare (con le forbici) ora
radere (con il rasoio) la barba, e perfino in quei momenti o leggeva qualcosa o addirittura
scriveva. La notizia confermata da Plinio (Nat. 7, 211): Divus Augustus cultris semper
usus est, e da Cassio Dione (48, 34, 3), il quale afferma che Augusto si tagli la prima
14

132

anna pasqualini

La passione dei Romani per la depilazione20 non sembra aver posseduto Augusto pi di tanto, non tanto comunque quanto suo padre
Cesare21; egli, a detta di Svetonio, si limitava a bruciacchiarsi le gambe
con una noce infuocata per renderne pi morbidi i peli, una pratica,
peraltro, ritenuta poco virile22.
La preoccupazione per laspetto e la dignit estetica del volto lo accompagn fino alla morte:
Supremo die identidem exquirens, an iam de se tumultus foris esset, petito
speculo, capillum sibi comi ac malas labantes corrigi praecepit23.

Un vezzo legato alla concezione della vita come una rappresentazione teatrale, che egli sottoline con i celebri versi
, / 24.
Della cura della persona fa parte ovviamente labbigliamento; anche
in questo settore sono stati tramandati dettagli interessanti:
barba nel 39 a.C. con grandi cerimonie e festeggiamenti, e poi aggiunge: In seguito egli
tenne il mento liscio come gli altri Romani.
20
Sulluso, comune a uomini e a donne, di depilarsi il corpo cfr. P. Virgili, Acconciature e maquillage (Vita e costumi dei Romani antichi, 7), Roma 1989, p. 15. Per i tormenti della depilazione cfr. la lettera gustosissima di Seneca (56, 1-2): Pensa al depilatore
che emette continuamente una voce esile ed acuta, perch pi facilmente venga percepita,
e sta solo zitto mentre strappa i peli delle ascelle e costringe un altro a strillare in vece sua.
21
Svet., Iul. 45.
22
Svet., Aug. 68.
23
Svet., Aug. 99, 1: Lultimo giorno il 19 Agosto del 14 d.C. mentre ripetutamente domandava se fuori cera gi tumulto per causa sua, chiesto uno specchio
si fece acconciare i capelli e mettere a posto le guance cascanti. singolare la preoccupazione in extremis di Augusto per il decorum, che peraltro lo aveva accompagnato tutta
la vita; sullargomento cfr. C. Franco, Limperatore pronto a morire: ancora su Suet.
Aug. 99, 1, Lexis 5-6, 1990, pp. 197-201; D. Wardle, A Perfect Sendoff: Suetonius and
the Dying Art of Augustus (Suetonius, Aug. 99), Mnemosyne 60, 2007, pp. 443-463.
24
Svet., ibid.: Poich abbiamo recitato benissimo, fateci un applauso e tutti insieme congedateci con gioia. Sui versi, forse la chiusa di un mimo, cfr. R. Gelsomino, Il
greco ed i grecismi di Augusto, p. 124. Sulla morte di Augusto cfr. Vell. Pat. 2, 123; Tac.,
Ann. 1, 5; Cass. Dio 56, 30, 2, su cui M.A. Giua, Augusto nel libro 56 della Storia Romana di Cassio Dione, Athenaeum 61, 1983, pp. 439-456, e infra note 65 e 67.

visto da vicino: il divo augusto nellintimit

133

Veste non temere alia quam domestica usus est, ab sorore et uxore et filia
neptibusque confecta; togis neque restrictis neque fusis, clavo nec lato nec
angusto, calciamentis altiusculis, ut procerior quam erat videretur25.
Previdente e ordinato, forensia autem et calceos numquam non intra
cubiculum habuit ad subitos repentinosque casus parata26.

Augusto, ovviamente, cos come aveva imposto la toga ai Romani27,


fece uso della divisa nazionale senza eccessi o civetterie, a differenza del
padre Cesare, di cui si notava la tenuta disinvolta e trasgressiva28. La tunica era ornata dal laticlavio, che si vede riprodotto nella statua equestre
in bronzo dal Mare Egeo29. Secondo un anacronistico mos maiorum, le
toghe e le tuniche del principe erano frutto del lavoro al telaio delle donne
di casa, lunico consentito alle matrone, ma, in questo caso imposto, soprattutto alla recalcitrante Giulia, che bella, colta e ricca comera, non se
la sentiva di passare le sue giornate a filare e a tessere30. Nonostante tanto
Svet., Aug. 73: Difficilmente indossava altre vesti che non fossero quelle confezionate in casa, dalle mani della sorella e della moglie e della figlia e delle nipoti; le sue
toghe non erano n attillate n ampie, la striscia di porpora non era n larga n stretta, le
scarpe un po pi alte, perch la sua statura apparisse maggiore di quel che era. Per altri
dettagli sullabbigliamento Macr., Sat. 2, 4, 14.
26
Svet., ibid.: Per le evenienze improvvise ed estemporanee teneva sempre pronti
nella sua stanza da letto gli abiti per uscire e i calzari.
27
Svet., Aug. 40, 5. Labito nazionale fu utilizzato come segno di integrazione
quando, giunti a Capri equipaggio e passeggeri di una nave alessandrina, Augusto distribu toghe e pallii e impose che i Romani vestissero alla greca e, viceversa, i Greci alla
romana (ma solo in quella occasione) (Svet., Aug. 98).
28
Svet., Iul. 45, 3: Si faceva notare, dicono, anche per il modo di vestire: portava infatti il laticlavio con frange che giungevano fino alle mani, e sempre e soltanto
con la cintura, lasciata per di pi piuttosto allentata. Sulla moda dei Romani cfr. N.
Milano, I Romani in passerella. Dal lessico della moda ai pregiudizi sullabbigliamento,
BStudLat 29, 1999, pp. 141-148 con ulteriore bibliografia.
29
Augusto 2013, II 11, p. 161 (M. Cadario).
30
Svet., Aug. 64: Educ la figlia e le nipoti in modo tale da abituarle perfino
a lavorare la lana e da vietare loro di dire o di fare anche solo la minima cosa che non
avvenisse alla luce del sole e che non fosse tale da poter essere riportata negli atti
giornalieri; e per di pi proib loro a tal punto gli incontri con estranei, da scrivere
25

134

anna pasqualini

rigore, neanche il divo Augusto fu privo di civetteria; la sua umana debolezza traspare tutta da quel vezzo di usare calzature rialzate per sembrare
pi alto31: ove si dimostra che nulla cambia sotto il sole.
La scarsa salute sar stata poi la causa del suo infagottarsi per proteggersi dal freddo:
Hieme quaternis cum pingui toga tunicis et subucula et thorace laneo et
feminalibus et tibialibus muniebatur32.

Nonostante ci, forse a causa della carnagione chiara, era insofferente


del sole, tanto da non passeggiare mai, neanche in casa, allo scoperto senza coprirsi il capo con un cappello33.
Quanto agli anelli, altra passione dei Romani34, sappiamo che, accantonate le suggestioni egiziane (Sfinge ed Alessandro Magno) la Sfinge
compare anche sulla sua monetazione35 Augusto fece incidere da Dioscuride, il pi grande orafo dellepoca, un sigillo con la sua effige, con cui
firm e tutti gli imperatori dopo di lui i documenti pubblici e privauna volta a L. Vinicio, un giovane nobile e distinto, che si era comportato in modo
poco riguardoso andando a Baia a salutare sua figlia. Augusto, che dava consigli a
Livia sul modo di vestire e sul comportamento (Cass. Dio 54, 16, 5), aveva da ridire
sullabbigliamento di Giulia (Macr., Sat. 2, 5, 5) e sulle sue acconciature; soprattutto
criticava labitudine della figlia di farsi strappare i capelli bianchi con il pericolo di restare calva (Macr., Sat. 2, 5, 7). Su Giulia, figlia sfortunata e incompresa di Augusto,
cfr. la recente biografia di L. Braccesi, Giulia. La figlia di Augusto, Roma 2012. Per
le donne di Augusto cfr. F. Cenerini, Il ruolo delle donne nel linguaggio del potere di
Augusto, Paideia 68, 2013, pp. 105-129.
31
Svet., Aug. 79, 2.
32
Svet., Aug. 82, 1: Dinverno si proteggeva, in aggiunta a una toga pesante, con
quattro tuniche per volta, e con una sottotunica e un corpetto di lana e fasce avvolte
attorno alle cosce e alla parte inferiore delle gambe.
33
Svet., ibid.
34
Gli anelli non erano solo una passione ma uno status symbol. Cfr. la polemica di
Plinio sul ius anuli aurei (Nat. 33, 8-36) con il commento magistrale di S. Mazzarino,
Limpero romano, I, Roma - Bari 1973, pp. 213 ss.
35
Ancora importante il contributo di S.L. Cesano, La Sfinge sulle monete antiche
e sullanello-sigillo di Augusto, Roma 1926.

visto da vicino: il divo augusto nellintimit

135

ti36, anche se la gi citata statua equestre in bronzo dal mare Egeo37 reca un
anello, sul cui castone inciso un lituo38.
Laccenno al prezioso anello di Dioscuride ci fornisce loccasione per
parlare dello stile di vita del principe; secondo Svetonio, i suoi oppositori lo accusavano di amare eccessivamente le suppellettili preziose e i vasi
corinzi39, e, tuttavia, lo stesso Svetonio a puntualizzare che egli respinse
quelle accuse40, e che anzi vi erano prove tangibili della sua sobriet:
Instrumenti eius et supellectilis parsimonia apparet etiam nunc residuis
lectis atque mensis, quorum pleraque vix privatae elegantiae sint41.

Analogamente le sue abitazioni romane, come del resto quella veliterna , erano aliene dal lusso: la prima, appartenuta alloratore Licinio Calvo,
si trovava sulle pendici del Palatino verso il Foro presso le scale Anulariae43;
la seconda, appartenuta agli Ortensi, era sul Palatino ed era caratterizzata
42

Svet., Aug. 50. Cfr. anche Plin., Nat. 37, 8 e 10. Su Dioscuride cfr. O. Rossbach,
s.v. Dioskurides 16, in RE V.1, 1905, col. 1143. Per il valore politico delle gemme cfr.
G. Sena Chiesa, Il potere delle immagini: gemme politiche e cammei di prestigio,
Paideia 67, 2012, pp. 255 ss.
37
Cfr. supra, nota 29.
38
G. Rocco, Anelli con il lituus su statue bronzee romane, in C. Braidotti - E.
Dettori - E. Lanzillotta (curr.), . Scritti in memoria di Roberto
Pretagostini, Roma 2009, II, pp. 735-747.
39
Svet., Aug. 70, 2: Fu criticato anche in quanto appassionato di arredi costosi e
di vasi di bronzo di Corinto. Sui bronzi di Corinto, importati a Roma come preda di
guerra allepoca di Lucio Mummio, cfr. Plin., Nat. 34, 6-8; Sen., Tranq. 9, 6; De brev.
vit. 12, 2; Plin., Ep. 3, 6. Tiberio tent di calmierarne il prezzo (Svet., Tib. 34, 1). Dei
vasi di Corinto si mostra edotto Trimalcione (Petron. 50).
40
Svet., Aug. 71, 1: E di queste accuse o maldicenze, gli riusc facilissimo respingere
(...) il malanimo nei confronti del suo amore per gli oggetti di lusso, perch, dopo la presa
di Alessandria, non tenne per s nulla dellarredo reale ad eccezione di un solo calice di
murra, e poco dopo, i vasi doro che si usavano tutti i giorni, li fece fondere tutti insieme.
41
Svet., Aug. 73: La sobriet del suo arredamento e dei suoi mobili mostrata dai
letti e dalle mense che si conservano ancora oggi, in quanto la maggior parte di essi sono
di uneleganza a malapena degna di un semplice cittadino.
42
Cfr. infra, note 62-63.
43
E. Papi, s.v. Scalae anulariae, in LTUR IV, 1999, pp. 238-239.
36

136

anna pasqualini

da estrema sobriet44; la terza, definitiva, non pi privata ma pubblica, fu


quella sontuosissima del Palatino con affaccio sul Circo Massimo, di cui
tanto si discusso e scritto45, ma si trattava evidentemente di un palazzo di
rappresentanza che si confaceva al principe ma non alluomo.
Le sue ville suburbane erano parimenti semplici e immerse nel verde; prive
di preziosit architettoniche e di suppellettili di pregio, erano, tuttavia, abbellite da cose antiche e rare, secondo il gusto antiquario del loro proprietario46.
In queste dimore Augusto abit con semplicit, occupando a Roma per
quarantanni la stessa camera da letto, estate e inverno, e studioli appartati47.
Quando era malato, e gli capitava spesso, si trasferiva allEsquilino nella villa
di Mecenate48, per trovare conforto pi che assistenza, che certo non doveva
mancargli in casa, e forse perch lampiezza dei giardini si confaceva alla sua
natura schiva. Tra i luoghi di villeggiatura prediligeva quelli al mare, in particolare Capri, e quelli dei Castelli: Lanuvio, Preneste e Tivoli49 (manca, o
almeno non viene menzionata, Ariccia, che pure era la patria di sua madre).
La vita quotidiana di Augusto, quando non era occupato negli affari
di stato, e ci doveva capitare di rado se egli esprimeva spesso il desiderio
di vivere un ozio onesto, senza impegni, e lamentava il peso dellImpero50,
si svolgeva nella pi banale semplicit: dormiva su un letto basso e non
molto soffice51, non pi di sette ore, dopo aver lavorato a lungo, solo o
in compagnia dei suoi lettori o scribi, sdraiato sul lectus lucubratorius52;
E. Papi, s.v. Domus: C. Licinius Macer Calvus, in LTUR II, 1995, p. 129.
Sul complesso del Palatino e sulle valenze ideologiche degli apparati decorativi
cfr. A. Carandini, La casa di Augusto dai Lupercalia al Natale, Roma - Bari 2008; F.
Coarelli, Palatium. Il Palatino dalle origini allimpero, Roma 2012, pp. 347 ss.
46
Svet., Aug. 73. Ad esempio a Capri si vedevano in bella mostra ossa di giganti
e armi deroi (Svet., ibid.).
47
Svet., Aug. 72.
48
Svet., ibid. Sulla villa di Mecenate R.C. Huber, s.v. Horti Maecenatis, in
LTUR III, 1996, pp. 70-74.
49
Svet., Aug. 72.
50
Su questi aspetti cfr. R. DeglInnocenti Pierini, Magnitudinem exuere: Augusto privato in Seneca brev. vit. 4, 2 ss., Paideia 67, 2012, pp. 107-121.
51
Svet., Aug. 73: Ne toro quidem cubuisse aiunt nisi humili et modice instrato.
52
Svet., Aug. 78.
44

45

visto da vicino: il divo augusto nellintimit

137

aveva sonno leggero e discontinuo e, proprio a causa di ci, gli pesava molto svegliarsi presto la mattina, tanto che, se aveva qualche impegno nelle
prime ore della giornata, si fermava a dormire nei pressi del luogo da raggiungere, usufruendo dellospitalit austera Svetonio parla di caenacula
di qualche familiare o amico53. Anche quando si spostava in lettiga dormicchiava bisognoso qual era di sonno. Non si faceva mancare nemmeno il pisolino dopo pranzo, sdraiandosi cos come si trovava, vestitus
calciatusque, con le gambe scoperte e una mano sugli occhi54; e a proposito
di sonno, si disse che nellimminenza della battaglia di Nuloco contro
Sesto Pompeo (36 a.C.) fu preso da sonno profondissimo, tanto che i suoi
amici dovettero svegliarlo perch desse il segnale55. Tale debolezza gli fu
poi rinfacciata con feroce sarcasmo da M. Antonio56.
Un capitolo importante nella vita di un uomo sono le abitudini alimentari, poich esse sono ottimi indicatori del carattere. Per ci che riguarda Augusto ci soccorrono ancora una volta le preziose note di Svetonio:
Cibi nam ne haec quidem omiserim minimi erat atque vulgaris fere.
Secundarium panem et pisciculos minutos et caseum bibulum manu
pressum et ficos virides biferas maxime appetebat; vescebaturque et ante
cenam quocumque tempore et loco, quo stomachus desiderasset57.
Svet., ibid.
Svet., ibid.
55
Svet., Aug. 16, 1.
56
Svet., Aug. 16, 2: Unde praebitam Antonio materiam putem exprobrandi: ne rectis
quidem oculis eum aspicere potuisse instructam aciem, verum supinum, caelum intuentem,
stupidum cubuisse nec prius surrexisse ac militibus in conspectum venisse quam a M. Agrippa
fugatae sint hostium naves. Ed da questo che, a quanto posso supporre, fu offerto ad
Antonio il pretesto per rinfacciargli che non era stato capace neanche di guardarla in faccia,
unarmata schierata a battaglia, ma stordito (dal sonno) se nera stato steso a pancia in aria,
a guardare il cielo, e non si era alzato n si era fatto vedere dai soldati prima che ci avesse
pensato M. Agrippa a mettere in fuga le navi dei nemici. singolare che M.A. Levi, C.
Suetoni Tranquilli, Divus Augustus, Firenze 1951, p. 19, nota 16 giustifichi il torpore di Augusto con il suo mal di mare. Si noti come Svetonio recepisca e diffonda dicerie provenienti
dalla velenosa acredine di Antonio nei confronti di Ottaviano; sullutilizzo di documenti
antoniani da parte di Svetonio cfr. Gascou, Sutone historien, pp. 177 e 503.
57
Svet., Aug. 76, 1: Quanto al cibo giacch non voglio tralasciare neppure questi particolari , mangiava pochissimo e per lo pi cose semplici. Era ghiotto soprattutto
53

54

138

anna pasqualini

Mangiucchiava anche in vettura pane e datteri e, qualche volta, di ritorno


a casa dopo la Basilica, cio dopo aver amministrato la giustizia, si contentava di unoncia di pane con qualche chicco di uva. Si vantava della sua frugalit
e ne faceva partecipe Tiberio, a cui scriveva lettere di questo singolare tenore:
Ne Iudaeus quidem, mi Tiberi, tam diligenter sabbatis ieiunium servat
quam ego hodie servavi, qui in balineo demum post horam primam noctis
duas buccas manducavi prius quam ungui inciperem58.

Al posto delle bevande prendeva del pane inzuppato nellacqua


fresca oppure un pezzetto di cocomero o un torsolo di lattuga oppure
un frutto, fresco o essiccato, di sapore un po simile a quello del vino59.
Augusto non disdegnava un bicchiere di vino, che sorbiva tuttavia con
parsimonia; gli piaceva il vino retico60 e su tutti preferiva il vino di Sezze61, coltivato sopra Forum Appii, forse il vino che impar a gustare da
bambino, visto che pass i primi anni di vita nella villa del nonno, iuxta
Velitras, forse ad Ulubrae62, la stessa che era mta di visita da parte di
turisti, quasi pellegrini per la reverenza del luogo, e in cui non ci si
poteva trattenere, senza essere preda di oscure e terrorizzanti presenze,
o addirittura sbalzati fuori con tutto il letto63.
di pane comune e di pesciolini piccoli e di formaggio di vacca pressato a mano e di fichi
verdi, quelli che maturano due volte lanno; e mangiava anche prima di pranzo, in qualunque momento e luogo in cui il suo stomaco ne avesse necessit.
58
Svet., Aug. 76, 2: Neppure un Giudeo, caro Tiberio, osserva il digiuno del sabato cos scrupolosamente come ho fatto io oggi, che soltanto nel bagno, dopo la prima ora
della notte, ho mandato gi due bocconi prima di cominciare a farmi ungere.
59
Svet., Aug. 77.
60
Svet., ibid.
61
Plin., Nat. 14, 61.
62
Cfr. P. Garofalo, Ulubrae: note di storia e di topografia, in De Agro Pomptino.
Atti della Prima Giornata di Studi sul Territorio di Cisterna (Palazzo Caetani, Sala Zuccari, 15 Marzo 2014), c.d.s.
63
Svet., Aug. 6. Sulle mete turistiche nellantichit cfr. A. Pasqualini, Preistoria
del Grand Tour: turisti e villeggianti a Roma e nella Campagna romana da Enea a
Costanzo II, in M. Formica (cur.), Roma e la Campagna Romana nel Grand Tour. Atti
del Convegno Interdisciplinare (Monte Porzio Catone, 17-18 Maggio 2008), Roma -

visto da vicino: il divo augusto nellintimit

139

Come ogni comune mortale, gli piaceva spiccare fichi dallalbero ; e addirittura, quel vezzo innocente almeno a stare ad una notizia assai dubbia di Cassio Dione65 gli sarebbe costato la vita; lo
storico insinua infatti che la morte di Augusto fu accelerata da Livia66,
allarmata dallavvicinamento del marito ad Agrippa Postumo e impaziente di mettere sul trono Tiberio; la terribile donna, conoscendo
le abitudini dello sposo, avrebbe avvelenato una met dei fichi che
pendevano maturi dalla pianta, lasciandone una met intatta. Lei e
il principe, in una scena da Paradiso Terrestre, ne avrebbero quindi
gustati i frutti, uno da una parte e una dallaltra, e, ovviamente ad Augusto sarebbe toccata quella letale. La notizia, per altro, ha dellinverosimile e sembra provenire da rumores messi in circolazione dallentourage di Agrippina avverso a Livia67.
Quando non dormiva Augusto scriveva, non solo lopera sua maggiore, un vero capolavoro di limpidezza e concisione, quellIndex rerum a se
gestarum, che continu a limare e a correggere per tutti gli anni della sua
vita, ma anche componimenti leggeri in versi: epigrammi che buttava gi
anche durante il bagno; fescennini, poesiole estemporanee di contenuto
salace e altro. Si ciment anche con la tragedia, sebbene preferisse la commedia; compose infatti un Aiace, che, come disse egli stesso mostrando
senso critico e notevole humour, in spongiam incubuit, cio si gett sulla
64

Bari 2009, pp. 29-48 ora in Ead., Latium vetus et adiectum. Ricerche di Storia Religione e
Antiquaria, Tivoli 2013, pp. 367-391.
64
Cfr. supra, nota 57.
65
Cass. Dio 56, 30, 2, su cui cfr. C. Questa, La morte di Augusto secondo Cassio Dione, PdP 14, 1959, pp. 41-55. La medesima insinuazione si trova in Cass. Dio 55, 22, 2 (cfr.
Zon. 10, 38); analoghi sospetti sono riportati da Tac., Ann. 1, 5, 1 e da Plin., Nat. 7, 149-150.
Livia aveva pratica di fichi se una variet di essi prese nome da lei (Plin., Nat. 15, 70).
66
Su Livia Drusilla, personalit complessa e controversa, cfr. A. Fraschetti, Livia, la politica, in Id. (cur.), Roma al femminile, Roma - Bari 1994, pp. 123-151; A. Barrett, La first lady dellimpero, trad. it., Roma 2006.
67
Cfr. in proposito M.P. Charlesworth, Tiberius and the Death of Augustus,
AJPh 44, 1923, pp. 145-157 (in part. 149-150), e P.M. Swan, The Augustan Succession:
An Historical Commentary on Cassius Dios Roman History Books 55-56 (9 B.C. - A.D. 14),
Oxford 2004, p. 303.

140

anna pasqualini

spugna, come leroe protagonista della pice sulla spada, in pratica, si suicid (con laiuto dellautore) a causa della sua bruttezza68.
Il suo pubblico era costituito innanzitutto da familiari69, un uditorio
certamente attento e devoto, pronto ad assecondare i gusti letterari e ad
apprezzare lo stile e le preziosit linguistiche dellillustre congiunto; attento come di fronte a un maestro, poich sappiamo che Augusto ebbe
molto a cuore leducazione letteraria della sua famiglia e la seguiva personalmente. Non cess mai di correggere lo stile dei suoi: il nipote Gaio70, il
figliastro Tiberio71 e la nuora Agrippina72. Da buon pater familias, secondo luso antico, insegn a leggere e a scrivere, anche tramite la stenografia,
ai nipoti, e non solo, poich impart le sue lezioni anche ai figli dei re alleati, che erano ospiti, o meglio, ostaggi di lusso, nella sua casa73. Ai nipoti
impose di imitare la sua scrittura74, spingendoli, potremmo dire, ad essere
dei falsari, se non fosse plausibile pensare che egli si premurasse di utilizzare sostituti di fiducia in caso di gravi impedimenti; scambiava con loro
lettere scritte in codice75, quando bisognava mantenere riservate comunicazioni e disposizioni, un sistema, tramandato nei dettagli da Svetonio76.
Svet., Aug. 85, 2. Svetonio dedica ben cinque capitoli della biografia (85-89)
allattivit letteraria di Augusto, ai suoi gusti e al suo stile. Gli scritti superstiti di Augusto, senza che qui si debba scendere nei particolari, sono raccolti e commentati, dopo
il contributo magistrale di E. Malcovati, Imperatoris Caesaris Augusti Operum fragmenta, Torino 19695, da L. De Biasi - A.M. Ferrero (curr.), Gli atti compiuti e i frammenti delle opere di Cesare Augusto Imperatore, Torino 2003. Ulteriori osservazioni in A.
Schiesaro, Augusto e i poeti, Augusto poeta, in Augusto 2013, pp. 80-84.
69
Svet., Aug. 85.
70
Quint., Inst. 1, 6, 19.
71
Char., Gramm. I p. 209, 12 Keil.
72
Svet., Aug. 86, 3.
73
Svet., Aug. 48. Per i principi stranieri cfr. Ramondetti, Aug., ad locum, nota 4.
74
Svet., Aug. 64, 3.
75
Svet., De vir. ill., fr. 107 p. 137 Reifferscheid.
76
Sia Cesare sia Augusto utilizzarono tale scrittura convenzionale adottando, peraltro, criteri diversi: cfr. Svet., Aug. 88; Cass. Dio 51, 3, 7. Per Cesare cfr. Svet., Iul. 56,
6; Cass. Dio 40, 9, 3. Gellio (NA 17, 9, 1) cita unopera del grammatico Probo intitolata
de occulta litterarum significatione in epistularum C. Caesaris scriptura. Evidentemente il
codice era divenuto oggetto di studio.
68

visto da vicino: il divo augusto nellintimit

141

Soprattutto Augusto inviava lettere e ne indicava lora del giorno o


della notte in cui erano state spedite77; destinatario privilegiato, a stare
alle parole di Cornelio Nepote78, era Attico, il celebre corrispondente
di Cicerone; il principe scriveva continuamente a tutti, anche su minuzie (sui suoi pasti, come abbiamo visto sopra), oppure su argomenti
delicati come sul ruolo pubblico di Claudio79, in cui esprimeva a Livia
tutto limbarazzo provocato dalla scarsa prestanza fisica e dallapparente imbecillit dello sfortunato rampollo della casa imperiale; tracciava anche bigliettini, forse semplici pizzini, come quelli inviati sempre
a Livia, dove lamentava lasprezza del carattere di Tiberio80. Non di
rado scriveva a Giulia per deplorarne la condotta scandalosa81. Con altri bigliettini, tuttavia, accompagnava doni in denaro alla figlia perch
li sperperasse nel gioco dei dadi durante i conviti82.
A proposito di gioco, in una lettera a Tiberio, Augusto abbandona
la consueta compostezza e si lascia andare: narra, infatti, di aver giocato
geronticos, alla maniera dei vecchi, agli astragali e, ancora, in unaltra misSvet., Aug. 50. Sulle lettere private di Augusto cfr. De Biasi - Ferrero, Gli atti
compiuti, pp. 30-37.
78
Nep., Att. 20, 1: Non solo quando era lontano da Roma non cera occasione
in cui inviasse una lettera a qualcuno dei suoi senza scrivere ad Attico che cosa facesse,
soprattutto che cosa leggesse, in quali luoghi o per quanto a lungo si sarebbe fermato,
ma anche quando era in citt e poteva vedere Attico, anche se con meno frequenza di
quanto volesse, a causa dei suoi innumerevoli impegni, non lasciava passare a caso alcun
giorno senza scrivergli ora per fargli domande su qualche argomento di storia, ora per
sottoporgli qualche problema di poetica, talvolta per gioco per strappargli lettere pi
ampie (trad. A.M. Ferrero).
79
Svet., Claud. 4. I difetti fisici di Claudio dovevano irritare molto Augusto, che non
sopportava la vista degli handicappati (cfr. Svet., Aug. 83). Il giudizio degli storici su Claudio fu impietoso. La sua figura tuttavia stata rivalutata; cfr. in proposito D. Fasolini,
Aggiornamento bibliografico ed epigrafico ragionato sullimperatore Claudio, Milano 2006.
80
Svet., Tib. 51.
81
Plin., Nat. 21, 9. Sul comportamento scandaloso di Giulia, che adescava gli uomini nel Foro presso la statua di Marsia, come una comune prostituta, cfr. Sen., Ben. 6,
32, 1; Cass. Dio 55, 10, 12. Sulle cattive compagnie della figlia Augusto ebbe a ridire in
unaltra lettera: cfr. Macr., Sat. 2, 5, 6.
82
Svet., Aug. 71, 4.
77

142

anna pasqualini

siva, di aver giocato con Druso, fratello minore di Tiberio, con grande
animazione e con poste molto alte nel foro dadaiolo durante le Quinquatrie, feste in onore di Minerva della met di marzo83. Augusto scrive
sulla sua passione per il gioco dei dadi senza nessuno scrupolo, senza vergogna, senza remora alcuna bench il gioco dei dadi fosse consentito solo
durante i Saturnali e vietato per tutto il resto dellanno.
A parte i dadi, sappiamo di altri passatempi di Augusto: il gioco della
palla, passeggiate a piedi e in lettiga; a volte, alla fine del tragitto, si sgranchiva facendo saltelli e corsette, cos come si trovava vestito per la trasferta, avviluppato in una coperta da viaggio o in una sopravveste di pelle84.
Gli piaceva anche pescare con la lenza e giocare alle noci, tipico trastullo
infantile, come un nonno con bambini siriani e mauri di bellaspetto85.
Augusto era, tutto sommato, nella vita privata un uomo piacevole e
tuttaltro che austero, molto diverso nellintimit dal severo e compassato principe dei ritratti ufficiali. Amava la battuta e i conviti. Abbiamo
notizia di molte sue facezie, che divennero argomento di conversazione, e infatti esse compaiono nei colloqui dei Saturnali di Macrobio,
elencati per bocca di Avieno86.
I banchetti di Augusto, a Roma e nelle sue ville (ad esempio a Capri87),
dovevano essere piacevolissimi e pieni di verve. I suoi ospiti, sempre sceltissimi (non ammise mai alla sua tavola liberti ex schiavi, anche ricchissimi), erano invitati a partecipare attivamente alle conversazioni; per animare la festa
non mancavano i soliti musicisti, saltimbanchi di bassa estrazione e aretlogi,
Svet., Aug. 71, 2-3; cfr. Svet., Aug. 70.
Svet., Aug. 83.
85
Svet., ibid. Allesercizio della pesca dedicava anche metafore, Svet., Aug. 26:
quelli che danno la caccia a vantaggi minimi correndo pericoli non minimi, egli li definiva simili a pescatori con lamo doro, della cui perdita, in caso di rottura, non ci sarebbe preda al mondo in grado di compensare il danno.
86
Macr., Sat. 1, 2, 4, 1-31.
87
Svet., Aug. 98, 3: Assistette costantemente agli esercizi degli efebi, dei quali a Capri
cera ancora un discreto numero, secondo unantica consuetudine; ad essi offr anche un banchetto in sua presenza, permettendo loro, anzi esigendo da loro, lassoluta libert di scherzare
e di contendersi i frutti e le leccornie e gli (altri) oggetti (dello stesso genere) che venivano
gettati in dono. Non si astenne, insomma, da nessun tipo di allegro intrattenimento.
83

84

visto da vicino: il divo augusto nellintimit

143

bizzarri narratori di storie mirabolanti dalla morale spicciola88, il che dimostra che il principe non disdegnava i passatempi popolari in sintonia con gli
strati meno sofisticati dellaristocrazia. Durante il convito, seguendo un uso
molto diffuso, metteva allasta, con una vera e propria licitazione, premi a
sorpresa, consistenti in oggetti dei pi disparati, dai preziosissimi a quelli
dinfima qualit, quadri rivolti verso la parete e altre amenit89.
Alle cene partecipavano le signore. Non sappiamo quanta fondatezza
avesse la piccante storiella di Marco Antonio, sempre critico nei confronti
del collega90, il quale obiecit ad Augusto
et feminam consularem e triclinio viri coram in cubiculum abductam,
rursus in convivium rubentibus auriculis incomptiore capillo reductam91.

Linclinazione alladulterio del principe sembrerebbe autentica poich


vi si fa allusione in pi occasioni: essa esplicita in una lettera dello stesso
Antonio, riportata ad verbum da Svetonio, dove, in tono scherzoso e familiare, in un momento di sintonia tra i due, questi, per giustificare la sua
relazione con Cleopatra, allude alle numerose scappatelle di Ottaviano:
Quid te mutavit? quod reginam ineo? uxor mea est? Nunc coepi an abhinc
annos novem? Tu deinde solam Drusillam inis? Ita valeas, uti tu, hanc
epistulam cum leges, non inieris Tertullam aut Terentillam aut Rufillam
aut Salviam Titiseniam aut omnes. An refert, ubi et in qua arrigas?92
Svet., Aug. 74.
Svet., Aug. 75.
90
Sullatteggiamento di Antonio nei confronti di Ottaviano cfr. supra, nota 56; K.
Scott, The Political Propaganda of 44-30 B.C., MAAR 11, 1933, pp. 7-49.
91
Svet., Aug. 69, 1: [Antonio] rinfacci di aver condotto via, dal triclinio del marito e in presenza di lui, la moglie di un ex console, per portarsela in camera da letto e poi
di nuovo ricondurla al banchetto con le orecchie rosse e i capelli piuttosto in disordine.
92
Svet., Aug. 69, 2: Che cos che ti ha cambiato? Che fotto una regina? forse
mia moglie? Ho cominciato adesso o nove anni fa? E tu, fotti solo Drusilla? Stammi
bene, com vero che, quando leggerai questa lettera, non ti sarai gi fottuto Tertulla o
Terentilla o Rufilla o Salvia Titisenia o tutte quante. O ha qualche importanza, dove e in
chi ti si rizza? Sul brano cfr. Ramondetti, Aug. ad locum.
88
89

144

anna pasqualini

Si diceva, inoltre, che Ottaviano cercasse


condiciones (...) per amicos, qui matres familias et adultas aetate virgines
denudarent atque perspicerent, tamquam Toranio mangone vendente93.

Svetonio era convinto, e ce lo tramanda, che per tutta la vita fu


promptus ad virgines vitiandas, tanto che persino Livia gliene procurava
per fargli piacere94. Soprattutto gli piacevano le mogli degli altri, ma la
propaganda riusc a volgere in bene anche questa pessima abitudine:
Adulteria quidem exercuisse ne amici quidem negant, excusantes sane
non libidine, sed ratione commissa, quo facilius consilia adversariorum
per cuiusque mulieres exquireret95.

Accertata fu la relazione con Terenzia, moglie di Mecenate, che comport il pi che comprensibile raffreddamento tra i due96. Era tanto preso
da lei che, oltre alle fughe romantiche fuori Roma, organizz un concorso
di bellezza, una sorta di giudizio di Paride, dove la sua amante era in competizione con la moglie Livia97.
Non gli fu risparmiata neanche la fama di gay e di aver avuto rapporti
intimi con Cesare e Aulio Irzio, a sua volta amante di Cesare98.
Svet., ibid.: [Antonio accusava Augusto di procacciarsi] relazioni amorose tramite gli amici, che dovevano spogliare ed esaminare accuratamente madri di famiglia e
ragazze gi grandi, come se fossero in vendita presso il mercante di schiavi Toranio.
94
Svet., Aug. 71, 1. Secondo Cassio Dione (54, 16, 3-6) la gente ironizz sulle leggi
moralizzatrici di Augusto poich erano noti i suoi rapporti con molte donne.
95
Svet., Aug. 69, 1: Che si sia impegnato nella pratica delladulterio, certo, non lo
negano neppure gli amici, che per lo scusano adducendo a motivo non il piacere sessuale ma il calcolo, finalizzato allo scopo di scoprire pi facilmente i piani dei suoi avversari
tramite le loro rispettive mogli.
96
Cass. Dio 54, 19, 6; 55, 7, 5.
97
Cass. Dio 54, 19, 3. Su Terenzia cfr. E. Stein, s.v. Terentia 96, in RE V A1, 1934,
col. 716; PIR2 VIII, 2009, p. 28, n. 98.
98
Svet., Aug. 68. In seguito cerc di cancellare quegli esordi, se pure ci furono; cfr.
Svet., Aug. 71, 1: Gli riusc facilissimo respingere (laccusa) infamante di omosessualit, con lastensione da tale tipo di rapporti, che caratterizz la sua vita allora e poi.
93

visto da vicino: il divo augusto nellintimit

145

Tra le debolezze di Augusto vi fu anche la superstizione99: aveva paura


dei tuoni e dei fulmini, per proteggersi dai quali portava un amuleto di pelle
di vitello marino cio di foca, che si credeva immune dai fulmini100. Durante i temporali si rifugiava in luoghi chiusi. Se la mattina gli capitava di
mettersi i sandali a rovescio, considerava la sbadataggine un segno di malaugurio101. Non partiva mai per un viaggio il giorno dopo le None102 n iniziava alcunch in quel giorno, che riteneva infausto103. Uno scrupolo simile a
quello sintetizzato nel detto popolare, di gran voga fino a tempi recenti, n
di Venere n di Marte n si sposa, n si parte, e non si d principio allarte.
Da questa breve carrellata sulle abitudini di Augusto, mai indagate a
fondo, emerge chiaramente quanto la personalit del principe fosse assai
pi complessa e articolata di quanto si potrebbe supporre.
Se non avessimo Svetonio e qualche altro accenno di altri scrittori
non sapremmo nulla della vita quotidiana di Augusto, della sua umanit,
dei suoi vizi, delle sue facezie, delle sue debolezze104. Senza le note di coSvetonio le elenca ai capitoli 90 e 92 della biografia.
Svet., Aug. 90. Cfr. Ramondetti, Aug. ad locum, nota 2. Non a caso Augusto
aveva paura dei fulmini; secondo Svetonio (Aug. 29, 3) Augusto consacr il tempio a
Giove Tonante per uno scampato pericolo: durante una marcia notturna al tempo della
spedizione cantabrica (26 a.C.) una folgore aveva sfiorato la sua lettiga e ucciso invece lo
schiavo che precedeva facendo luce. Cfr. anche Cass. Dio 54, 4, 3-4. Il tempio fu uno
dei pi splendidi dellUrbe e aveva a protezione dai fulmini tintinnabula (campanelle)
sulla fronte. Cfr. P. Gros, s.v. Iuppiter Tonans, aedes, in LTUR III, 1996, p. 159 s.
101
Cfr. anche Plin., Nat. 2, 2, 24 in cui si precisa che nel giorno dello scambio di
calzari seditione militari prope afflictus est.
102
La superstizione deriverebbe dal fatto che il vocabolo Nonis poteva scomporsi in
non is non vai. Giochi di parole e voci fortuite divenivano a volte presagi; si ricordi il
celebre cauneas = caue ne eas (Cic., Div. 2, 84) pronunciato da un venditore di fichi, che
fu considerato un avvertimento per altro ignorato da Crasso prima della disastrosa
campagna contro i Parti, in cui il triumviro trov la morte. Tuttavia non chiaro lo scrupolo di Augusto, forse legato ad un episodio personale come nel caso dei fulmini (supra,
nota 100). Cfr. De Biasi - Ferrero, Gli atti compiuti, pp. 264265.
103
Sugli scrupoli legati ai giorni di mercato cfr. Macr., Sat. 1, 15, 22; 16, 5. 21. 24.
28-31. Si ritenevano infausti i giorni successivi alle calende, alle none e alle idi.
104
Gli aspetti negativi della personalit di Augusto emergono da parecchie fonti;
per Seneca cfr. da ultima F.R. Berno, Eccellente ma non troppo: lexemplum di Augusto
99

100

146

anna pasqualini

lore del biografo non avremmo avuto lopportunit di avvicinarci nellintimit a un uomo che ha lasciato scritto di s tutto quello che cera da
sapere, elencando, con asettica precisione e algido rigore, le sue azioni in
guerra e in pace. Inoltre, una fortunata abbondanza di fonti consente allo
storico di tracciare un quadro sufficientemente preciso dellattivit straordinaria di un uomo straordinario. Ma non basta: la scuola delle Annales
e lantropologia sociale hanno ormai orientato le moderne generazioni al
gusto del particolare e del vissuto. Ed questa visione ravvicinata di uomini
illustri, tra cui nella fattispecie Augusto, che conosceremmo a met senza
Svetonio, uno storico tanto moderno quanto ingiustamente sottovalutato,
almeno in passato, che consente a chi ne abbia la curiosit e la voglia di sentirsi ancora in sintonia con un mondo tramontato ma ancora attuale.

in Seneca, in M. Labate - G. Rosati (curr.), La costruzione del mito augusteo, Heidelberg 2013, pp. 181-196. Per Plutarco cfr. V. Casadio, Lira di Augusto (Plut. Mor.
194a-208a), Paideia 67, 2012, pp. 77-89.

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