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1
1.1
Contesto storico
Roma
Dopo il superamento del pericolo costituito dalla presenza delle popolazioni galliche a Nord, temporaneamente respinte grazie alla battaglia dell'Aniene, le vittorie
su Volsci ed Equi e gli accordi stipulati con Etruschi e
Latini, Roma pot avviare, nella seconda met del IV
secolo a.C., un intenso processo di espansione verso il
Meridione della penisola italica.[6] La vittoria romana
nelle tre guerre sannitiche (343-341; 326-304; 298-290
a.C.) e nella guerra latina (341-338 a.C.) assicur dunque all'Urbe il controllo di buona parte dell'Italia centromeridionale; le strategie politiche e militari attuate da Roma - quali la fondazione di colonie di diritto latino, la
deduzione di colonie romane e la costruzione della via
Appia - testimoniano la potenza di tale spinta espansionistica verso Sud.[7] L'interesse per il dominio territoriale
non era infatti una semplice prerogativa di alcune famiglie aristocratiche, tra cui la gens Claudia, ma investiva
tutta la scena politica romana, e a esso aderiva l'intero
senato assieme alla plebe.[7] A sollecitare l'avanzata verso Sud erano infatti interessi di tipo economico e culturale; a frenarla contribuiva invece la presenza di una civilt,
quella della Magna Grecia, ad alto livello di organizzazione, militarmente, politicamente e culturalmente capace
di resistere all'espansione romana.[8]
1.1.1
Durante e subito dopo le Guerre sannitiche, Roma mantenne un atteggiamento ambiguo nei confronti dei popoli
italici pi meridionali, i Lucani, che ora appoggi ora
osteggi secondo le convenienze del momento. Intorno al
303 a.C. sigl un trattato con i Lucani, incoraggiandone le
aspirazioni contro Taranto, salvo accordarsi anche con la
stessa citt greca e sostenerne indirettamente la lotta contro gli Italici. Il doppio gioco era motivato dalla volont
di includere comunque i Lucani nella propria rete diplomatica, in quel momento tutta tesa a piegare i Sanniti, ma
senza che veri interessi comuni propiziassero legami pi
forti.[12] Rispetto all'ordinamento che Roma stava dando
alla Penisola, l'assetto dei territori occupati dai Lucani rimase in uno stato uido, basato su semplici alleanze, no
alle guerre puniche.[9]
Non possibile determinare con precisione quali fossero i
rapporti commerciali che univano Roma con i centri della
Magna Grecia, ma risulta probabile una certa compartecipazione di interessi commerciali tra l'Urbe e le citt greche della Campania, testimoniata dall'emissione, a partire
dal 320 a.C., di monete romano-campane.[11] Non tuttavia chiaro se tali intese commerciali siano state il fattore o il prodotto delle guerre sannitiche e dell'espansione
romana verso Meridione, e non dunque possibile determinare quale sia stato l'eettivo peso dei negotiatores
nella politica espansionistica, almeno no alla seconda
1 CONTESTO STORICO
1.2
Magna Grecia
2.3
Le conseguenze
2
2.1
Casus belli
La provocazione dei Romani
L'aiuto accordato da Roma a Thurii fu visto dai Tarantini come un atto compiuto in violazione dell'accordo che
le due citt avevano rmato diversi anni prima: sebbene
le operazioni militari romane fossero state compiute per
via di terra, Thurii gravitava pur sempre sul golfo di Taranto, a nord della linea di demarcazione stabilita presso
il capo Lacinio; Taranto temeva dunque che il suo ruolo
di patronato nei confronti delle altre citt italiche venisse
meno.[34]
3
ta da Postumio,[45] per chiedere la liberazione di coloro che erano stati fatti prigionieri, il rimpatrio dei cittadini aristocratici espulsi da Thurii, la restituzione dei
beni a loro depredati e la consegna di coloro che erano responsabili dell'attacco alle navi romane:[37] dal rispetto di tali condizioni sarebbe dipeso il futuro svolgimento delle relazioni tra le due potenze.[37] I diplomatici romani, giunti a Taranto, furono ricevuti non senza riserve[37] nel teatro da cui i Tarantini avevano scorto le navi attraversare il golfo;[45] il discorso di Postumio, tuttavia, fu ascoltato con scarso interesse da parte
dell'uditorio, pi attento alla correttezza della lingua greca parlata dall'ambasciatore romano che alla sostanza del
messaggio.[37][45] Vittime di risate di scherno da parte dei
Tarantini, che si prendevano gioco dell'eloquio scorretto e delle loro toghe dalle fasce purpuree,[37][44] gli ambasciatori furono condotti fuori dal teatro; nel momento in cui ne stavano uscendo, tuttavia, un uomo chiamato Filonide,[46] in preda all'ubriachezza,[47] si sollev la
veste e orin sulla toga degli ambasciatori con l'intento
di oltraggiarli.[2][37][40][47][48][49] A tale atto, che ledeva il
diritto all'inviolabilit degli ambasciatori, Postumio reag
tentando di suscitare lo sdegno della folla dei Tarantini
verso il concittadino; tuttavia, accortosi che tutti coloro
che erano presenti nel teatro sembravano aver apprezzato l'atto di Filonide,[50] li apostrof, secondo Appiano di
Alessandria, promettendo loro che avrebbero pulito con il
sangue la toga sporcata da Filonide,[37] o dicendo, secondo la testimonianza di Dionisio di Alicarnasso, Ridete
nch potete, Tarantini, ridete! In futuro dovrete a lungo versare lacrime!".[51] Detto ci,[40][52] gli ambasciatori lasciarono dunque la citt di Taranto per rientrare in
Roma,[53] dove Postumio mostr ai concittadini la toga
sporcata da Filonide.[37]
3 FORZE IN CAMPO
Particolare
del piatto risalente al III secolo a.C. rinvenuto nella Tomba 233 (IV) della necropoli delle Macchie. Il piatto
stato probabilmente creato in occasione del trionfo di
Curio Dentato su Pirro, re dell'Epiro, nel 275 a.C. e
ragura un elefante da guerra seguito da un elefantino.
Considerando i rinforzi che Pirro ottenne[59] , egli si pose a capo di un esercito di 31500 soldati e 22 elefanti.
3.000 uomini furono lasciati a presidio di Taranto, quindi le unit eettive che si scontrarono coi Romani nella
battaglia di Eraclea, stando a Plutarco, furono 28500 e gli
Scullard scrive che se Pirro non avesse aderito alla richie- elefanti 22.
sta dei Tarantini, il dissidio tra Taranto e Roma si sarebbe
risolto facilmente e velocemente.[1] E invece fu la guerra.
3.1.1 Epiro
Il re epirota sbarc in Italia nel 280 a.C. con circa 25.500
uomini e 20 elefanti[4][5][60] :
20.000 opliti addestrati alla formazione a falange
3.000 cavalieri (comprendenti truppe provenienti
dalla Tessaglia)
2.000 arcieri greci
Forze in campo
5
adularono e convinsero il re d'Epiro a giungere in soccorso degli Italioti, fu l'oerta di porsi generale di 350.000
armati e 20.000 cavalieri.[63][64] I rinforzi eettivamente
giunti sono:
3.000 uomini e 2 elefanti (con pochi cavalieri) dai
Messapi.[60]
3.1.3
Macedonia e Grecia
Dopo aver lasciato l'Epiro, Pirro avanz richieste di aiuti militari a vari sovrani ellenistici, in quanto l'Epiro era
un regno montanaro e da solo non aveva sucienti mezzi
per condurre una lunga e dispendiosa campagna contro
Roma. Chiese aiuti ad Antioco I (re del regno seleucide)
e ad Antigono II Gonata (glio di Demetrio I Poliorcete),
nonch al re di Macedonia, Tolomeo Cerauno, al quale
chiese sostegno nanziario e marittimo. Pirro aveva trascorso alcuni anni ad Alessandria d'Egitto con il cognato
Tolomeo II, che gli promise aiuti militari. Analogamente,
Pirro reclut anche altre forze mercenarie, tra cui i cavalieri di Tessaglia[67] e i frombolieri di Rodi[68] . In Italia
godette del supporto di Lucani, Messapi, Sanniti,[60][69]
Apuli e Campani.[69]
Dopo aver atteso l'arrivo delle restanti navi, Pirro lasci
a Taranto un presidio di 3.000 uomini con il suo dato
ambasciatore Cinea[62] e si spost verso sud, accampandosi nei pressi di Heraclea con un esercito forte di circa
25.500 uomini.[70] .
3.2
Repubblica romana
A questo esercito consolare andrebbe aggiunto un contingente di 4.000 armati, inviato a Reggio nel 280 a.C., a
protezione della citt alleata.[32][33]
Per un totale di circa 20.000 uomini, all'incirca pari
all'entit dell'esercito di Pirro.
Dopo aver lasciato l'Epiro, Pirro avanz richieste di aiuti militari a vari sovrani ellenistici, in quanto l'Epiro era
un regno montanaro e da solo non aveva sucienti mezzi
per condurre una lunga e dispendiosa campagna contro
Roma. Chiese aiuti ad Antioco I (re del regno seleucide)
2 legioni di cittadini romani e 2 Alae di Socii (alleati
e ad Antigono II Gonata (glio di Demetrio I Poliorcete),
italici, che erano posti alle ali dello schieramento),
nonch
al re di Macedonia, Tolomeo Cerauno, al quale
composte ciascuna da 4.200/5.000 fanti[71] per un
chiese
sostegno
nanziario e marittimo. Il re dell'Egitto
totale di 16.800 / 20.000 fanti;[72][73]
Tolomeo II promise l'invio di una forza di 4.000 soldati,
600 cavalieri legionari[71] e 1.800 alleati,[74] pari a 5.000 cavalieri e 50 elefanti da guerra[78][79] destinata a
2.400 complessivi.[73]
difendere l'Epiro durante la campagna dItalia. Analoga-
I Romani avevano previsto l'imminente arrivo di Pirro e campo 4.000 armati[3] dei 25.000 iniziali:[5] troppe permobilitarono otto legioni. Queste comprendevano circa dite per il contingente epirota, che dicilmente poteva
ottenere rinforzi al contrario di Roma che poteva reclu80.000 soldati[83] divisi in quattro armate[84] :
tare in fretta nuove truppe; ma, fortunatamente per Pirro,
la prima armata, comandata da Barbula, si stanzi queste perdite vennero rimpiazzate dai soldati di Lucani,
a Venosa per impedire ai Sanniti e ai Lucani di Bruzi e Messapi, assieme ad alcuni rinforzi mandati dalle citt greche (Crotone, Locri Epizeri) che alla notizia
congiungersi con le truppe di Pirro;
della vittoria decisero di unirsi a lui.
la seconda armata fu schierata a protezione di Roma
nell'eventualit che Pirro tentasse di attaccarla;
4.2.1 Tentativi di ribellioni di Pirro tra gli alleati
dei Romani
la terza armata, comandata dal console Tiberio Coruncanio, aveva il compito di attaccare gli Etruschi
Dopo la battaglia, sembr nalmente cementarsi
per scongiurare che si alleassero con Pirro[85] ;
quell'intesa tra Greci ed Italici in funzione antiromana,
la quarta armata, comandata da Publio Valerio Le- che parte dell'aristocrazia tarentina si augurava da
vino, avrebbe dovuto attaccare Taranto ed invadere tempo.[4] Rinforzi provenienti dalla Lucania e dal
Sannio si unirono all'esercito di Pirro. Anche i Bruzi si
la Lucania.
ribellarono.[4][86] Le citt greche d'Italia si allearono con
Difatti, Levino invase la Lucania ed intercett Pirro nei Pirro e a Locri fu cacciata la guarnigione romana. Una
sembra si veric nella stessa Crotone
pressi di Heraclea, citt alleata dei Tarentini, con l'intento scelta analoga
[4]
poco
dopo.
A
Reggio Calabria, ultima posizione della
di bloccare la sua avanzata verso sud, scongiurando in
costa
jonica
ancora
controllata da Roma, il pretore
questo modo una sua alleanza con le colonie greche di
campano
Decio
Vibullio,
che comandava la guarnigione
Calabria. Pirro si dispose alla battaglia organizzando una
cittadina,
massacr
una
parte
degli abitanti[87] , cacci
"falange articolata con divisioni di fanteria leggera fra i
della citt,
falangiti, per renderla pi mobile sul collinoso territorio i restanti e si proclam amministratore
[88][89]
.
ribellandosi
all'autorit
di
Roma
italiano, e gli elefanti a sostegno della fanteria.
4.2
Pirro aveva appreso che il console Levino sostava a Venosa, impegnato ad assicurare le cure ai feriti e a riorganizzare l'esercito in attesa di rinforzi[90][91] , mentre il
console Coruncanio era impegnato in Etruria. Pertanto
avanz verso Roma con l'intento di spingere i suoi alleati alla ribellione e di sorreggere gli Etruschi contro
Coruncanio.[86] Durante l'avanzata devi su Napoli con
l'intento di prenderla o di indurla a ribellarsi a Roma[92] .
Il tentativo fall e comport una perdita di tempo che gioc a vantaggio dei Romani: quando giunse a Capua la trov gi presidiata da Levino[93] . Prosegu allora verso Roma devastando la zona del Liri e di Fregellae giungendo
cos ad Anagni[3] e forse anche a Preneste.[86] Qui ebbe
4.3
sentore di una manovra a tenaglia progettata dai Romani: gli Etruschi avevano appena concluso la pace, liberando le forze di Coruncanio, che ora stavano muovendo
dal nord dell'Etruria contro di lui.[93] Consapevole di non
disporre di forze sucienti per arontare le armate di
Coruncanio, di Levino e di Barbula, decise di ritirarsi.
Adria
Ancona
Marsiglia
Faro
Aleria
Cere
Roma
Alessio
EPIRO
Taranto
Cagliari
Nora
Saldae
Cadice
Cartagine
GRECIA
Lilibeo
Selinunte
Agrigento
Reggio
Siracusa
Tangeri
Rusaddir
Greci
Cartaginesi
Etruschi
Leptis
Cirene
REGNO DEI
TOLOMEI
4.2.2
Proposta di tregua
Nel corso del 279 a.C. i Romani si scontrarono con Pirro ad Ascoli Satriano, dove furono nuovamente scontti (persero 6.000 uomini) iniggendo tuttavia, in proporzione, perdite talmente alte alla coalizione greco-italicoepirota (3.500 soldati) che Pirro fu costretto a ripiegare per evitare ulteriori scontri coi romani che avrebbero assottigliato ulteriormente le sue forze. Si narra abbia dichiarato, alla ne della battaglia,
, (un'altra vittoria cos
sui Romani e sar perduto). Da questo episodio l'uso del
termine "vittoria di Pirro" (o vittoria pirrica) divenne
proverbiale.
forse in seguito a questi eventi che Romani e
Cartaginesi decisero di stipulare un trattato di alleanza contro il comune nemico epirota. Polibio ci racconta
infatti:
6
piani prevedevano la spartizione dei territori n l
conquistati tra i due gli, Eleno (a cui sarebbe andata la Sicilia) e Alessandro (a cui sarebbe andata
l'Italia).
277 a.C. Ancora Pirro espugn Erice, la pi munita fortezza lo-cartaginese sull'isola, e questo rese quasi
naturale la defezione delle altre citt controllate dai
punici. Cartagine aveva deciso di non difendere citt come Palermo ed Eraclea Minoa, ma concentr i
suoi sforzi su Lilibeo, citt che veniva rifornita via
mare: fu cos possibile ai fenici di sostenere l'assedio
posto da Pirro[97] .
276 a.C. Il re epirota intavol trattative coi cartaginesi.
Per quanto essi fossero gi pronti a venire a patti con
Pirro, e fornirgli denaro e navi quando fossero stati
ripristinati rapporti amichevoli, questi richiese che
tutti i cartaginesi lasciassero l'isola per fare del mare
una linea di conne tra punici e greci. Al loro riuto segu l'assedio infruttuoso di Lilibeo che, unito al
suo comportamento dispotico nei confronti delle colonie siceliote, caus un'ondata di risentimento nei
suoi confronti: Pirro fu costretto ad abbandonare la
Sicilia inseguito dai Cartaginesi ed a tornare in Italia, senza fra l'altro ottenere cospicui rinforzi perch
no a quel momento le citt greche che aveva preteso di proteggere non riuscirono mai a concordarsi
fra di loro per sostenere lo sforzo bellico comune. Il
mancato successo nale produsse uno scollamento
tra Pirro ed i sicelioti ed egli dovette tornare in Italia prendendo come pretesto la richiesta d'aiuto di
Taranto.
NOTE
vastando l'esercito avversario che - oramai - non disponeva pi degli elefanti, tutti eliminati nelle azioni
di guerriglia seguite allo scontro di Ascoli, era stato
logorato da anni di guerra ed era provato nel morale
per gli insuccessi strategici.
Pirro, per non cadere prigioniero dei romani, dovette far
ritorno precipitosamente nel suo regno con quanto rimaneva del suo esercito. Taranto rimarr sotto assedio altri
tre anni, capitolando nel 272 a.C. Roma aveva completato
la sottomissione della Magna Grecia.
5 Conseguenze
A causa della scontta Pirro abbandon la campagna
d'Italia e torn in Epiro, dove, non pago del grave prezzo in uomini, denaro e mezzi della sua avventura a Occidente, due anni dopo prepar un'altra spedizione bellica contro Antigono II Gonata: il successo fu facile e Pirro torn a sedersi sul trono macedone, dove mor di l a
poco mentre tentava di conquistare il Peloponneso. Taranto rimase sotto assedio altri tre anni, capitolando nel
272 a.C., e di l a poco tutto il resto dell'Italia meridionale pass nell'orbita dell'Urbe (Reggio fu presa nel 271
a.C.): Roma aveva completato la sottomissione della Magna Grecia e la conquista di tutta l'Italia meridionale. In
seguito alla vittoria romana la citt di Maleventum divenne colonia (268 a.C.[98] ) e ribattezzata Beneventum (da
cui l'odierna Benevento), nome pi adeguato alla felice
circostanza.
L'integrazione della Magna Grecia nel dominio della Repubblica Romana fu l'inizio di varie evoluzioni sociali per
la citt, che accoglieva cos molti pi greci con la loro
4.5 Fine della guerra: la battaglia di cultura che avrebbe in seguito inuenzato la stessa societ romana. Ma mise anche Roma a diretto contatto con
Maleventum
la Sicilia, divisa fra i greci e i cartaginesi, situazione che
Nel frattempo Roma, sempre rifornita abbondantemente avrebbe in seguito condotto alle guerre puniche.
da Cartagine, rioccupava senza colpo ferire tutto il territorio precedentemente perduto in Puglia ed in Lucania.
Sedata denitivamente la ribellione di Oschi e dei Sanniti 6 Note
(la componente stanziata al conne tra le attuali Campania e Puglia), arriv nell'inverno del 276 a.C. a porre nuo- [1] H.H.Scullard, Storia del mondo romano, vol.I, p.177.
vamente sotto assedio Taranto, per terra e questa volta
anche per mare, complice la otta cartaginese. I taran- [2] Eutropio, Breviarium ab Urbe condita, II, 11.
tini invocarono nuovamente l'aiuto di Pirro, che dovette
[3] Piganiol, Le conquiste dei Romani, p.183.
dunque abbandonare la Sicilia e sbarcare in Lucania.
275 a.C. Lo scontro denitivo con Roma avvenne nel
Sannio, a Maleventum (da allora ribattezzata con
il nome di "Beneventum", tramandatosi poi in
Benevento), nella tarda primavera di quest'anno.
L'intento di Pirro era quello di far togliere l'assedio a
Taranto minacciando direttamente Roma. Ma i romani, intuita la strategia dell'epirota, non solo non
tolsero l'assedio a Taranto, bens risposero inviandogli contro tutte le legioni stanziate in Etruria, de-
[46] Tito Livio (II dec. lib.2 cap. VII: Scura quidam Philonides sacra legatorum vestimenta canis impudentis instar
urina respersit
[14] Gabba, p. 8.
[15] Gabba, p. 9.
[69] Floro, I, 18
[70] Plutarco, Vita di Pirro, 15.
[71] Polibio, Storie, VI, 20, 8-9.
[72] Livio (Ab Urbe condita libri, VIII, 8, 14) scrive che le
legioni erano composte da 5.000 fanti e 300 cavalieri
all'epoca della guerra latina.
10
7 BIBLIOGRAFIA
7 Bibliograa
Fonti primarie
Diodoro Siculo, XIX.
Eutropio, Breviarium ab Urbe condita, II.
Livio, Ab Urbe condita libri, IX.
Polibio, Storie, I e III.
Fonti storiograche moderne
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978-88-06-11741-2.
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Howard H. Scullard, Storia del mondo romano,
Milano, Rizzoli, 1992, ISBN 88-17-11903-2.
11
Voci correlate
Repubblica romana
Pirro
Storia di Taranto
Guerre greco-puniche
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