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Gestire in sicurezza le polveri combustibili

U n a g u i d a st ra t e g i ca p e r l a ca ra t t e r i z z a z i o n e e l a co m p re n s i o n e

Chilworth Vassallo S.r.l.


Pubblicato da Chilworth Vassallo S.r.l.
Via G. Parmigiani, 32 23868 Valmadrera, LECCO
Tel: +39(0)341 583475 Fax: +39(0)341 201240 Email: info@chilworth.it
Sito web: www.chilworth.it
Ringraziamenti: Dr Steve Rowe, Dr Andy Starkie, Mike Weaver.

CONTENUTI
Introduzione
Gestire in sicurezza le polveri combustibili

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Da dove cominciare?
Quali condizioni sono alla base
di un incendio o unesplosione?
Stabilire le Misure di Sicurezza
Cosa gi conoscete delle vostre polveri?

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Valutazione delle propriet esplosive


Analisi desplosivit
STOP! Come si procede poi?

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Analisi di esplosivit di polveri


Screening dellesplosivit di polveri
Sensibilit allinnesco
Limiti dinfiammabilit (Nube di polvere)
Violenza dellesplosione
Casi speciali

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Analisi riguardanti lincendio di polveri

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Analisi di stabilit termica


Screening di stabilit termica
Test per potenziali reazioni
di decomposizione molecolare
Test per potenziali reazioni di ossidazione

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Test specifici raccomandati per tipo di attrezzatura

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Sommario
Screening di pi polveri

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Appendice: Descrizione dei test


A.1 Lapproccio Chilworth ai test
A.2 Test per la classificazione A/B
A.3 Energia minima dinnesco (MIE)
A.4 Minima temperatura dinnesco in nube (MIT)
A.5 Temperatura dinnesco di uno strato (LIT)
A.6 Violenza dellesplosione (Sfera da 20 litri)
A.7 Concentrazione limite di Ossigeno (LOC)
A.8 Concentrazione Minima di Esplosione (MEC)
A.9 Calorimetria a scansione differenziale (DSC)
A.10 Tubo di Carius (10 g)
A.11 Diffusion Cell Screening Test
A.12 Aerated Cell Screening Test
A.13 Air Over Layer Test
A.14 Determinazione delle temperature
di stoccaggio (Basket Test)

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Introduzione

La valutazione dei rischi per luso in sicurezza delle polveri combustibili pu essere molto
pi complicata rispetto a quella dei liquidi infiammabili e dei gas. Questo dovuto al fatto
che la relazione fra le propriet fisiche delle polveri e le necessarie precauzioni per
operare in sicurezza non sono facilmente comprensibili; inoltre, si ha storicamente
maggiore familiarit e sensibilit rispetto al rischio di esplosione derivante dallutilizzo di
gas e vapori.
Molte persone rimangono sorprese nel venire a conoscenza dellesistenza del rischio
dincendio e di esplosione legato alla lavorazione di materiali apparentemente innocui come
lo zucchero a velo, lalluminio in polvere o il paracetamolo. Gli ingegneri di processo,
tuttavia, sono da tempo consapevoli dei pericoli e dei rischi connessi alla lavorazione di
questi materiali, delle misure, delle procedure e della formazione necessaria al fine di
gestire un impianto in sicurezza. Una volta introdotti nuovi materiali, gli ingegneri devono
costantemente mettere in discussione i presupposti di sicurezza e fornire valutazioni del
rischio su come la sostanza (e qualsiasi polvere generata durante la lavorazione o la
miscelazione) deve essere manipolata e immagazzinata. Alla base di ogni valutazione del
rischio deve esserci la comprensione delle propriet fisiche dei materiali trattati.

Lo scopo di questa guida di fornire una solida base per la comprensione delle
problematiche legate allutilizzo di polveri combustibili in ogni settore, con lobiettivo di
aiutare le societ a minimizzare il rischio dincendio e di esplosione.
Nelle pagine seguenti sar descritta una strategia per la valutazione dei rischi dincendio,
di esplosione di polveri e dei rischi dinstabilit termica associati a questi materiali. Questa
metodologia pu essere estesa alla maggior parte delle possibili situazioni presenti in
stabilimento.
La guida comincia spiegando quali situazioni provocano un incendio e quali condizioni
possono presentarsi, sul posto di lavoro, perch questo si converta in unesplosione. In
seguito sono descritti gli interventi da introdurre per rendere sicuro lambiente di lavoro e
quali dati sono necessari per stabilire le misure di sicurezza. Alcuni di tali dati sono gi
esistenti nelle schede di sicurezza (MSDS o SDS) o nei report di test effettuati presso il
sito operativo. Laddove queste informazioni non fossero disponibili, bisogna porre in
essere una strategia adatta a determinare le propriet esplosive dei materiali trattati.
In questa guida viene descritta la strategia sviluppata da Chilworth Global per determinare
le propriet esplosive dei materiali grazie alla decennale esperienza di lavoro nellambito
dellindustria di processo.
I principali test citati nella presente guida sono descritti nel dettaglio nellAppendice
Descrizione dei test.
Questa guida pubblicata da Chilworth ed stata scritta da un team di specialisti nella
sicurezza dei processi.

Gestire in
sicurezza le polveri
combustibili

Incendi di strati, esplosioni e decomposizione di polveri termicamente instabili possono


avere conseguenze drammatiche e catastrofiche nellambiente industriale.
Se non sono accuratamente individuate e valutate, evitando o controllando i rischi, queste
situazioni pericolose possono portare a gravi perdite per la societ produttrice.
Ad esempio:
Perdita di vite umane o lesioni personali,
Perdita o svalutazione di attivit,
Pubblicit negativa,
Perdita di fiducia e di svalutazione delle azioni della societ,
Perdita della capacit di produzione e, potenzialmente, della quota di mercato,
Ammende da parte delle autorit/ Richieste di risarcimento da parte di privati.
Durante un qualsiasi processo produttivo sempre necessario stabilire i pericoli connessi
alla lavorazione. Ci storicamente noto per quanto riguarda la protezione delloperatore
nelluso di macchinari, nel rischio di cadute ecc, ma bisogna tenere conto anche della
presenza di materiali infiammabili o di reazioni chimiche che potrebbero andare fuori
controllo. Questi rischi sono facilmente riconosciuti quando si utilizzano liquidi
infiammabili comuni come metanolo, etanolo o gas infiammabili come propano, butano o
idrogeno.
Cosa si sa, invece, delle nubi di polveri, come quelle formate da ingredienti alimentari
(zucchero, farina, ecc) o prodotti farmaceutici (aspirina, paracetamolo, ecc)? Costituiscono
un pericolo? Probabilmente s, poich oltre il 70% delle polveri trattate nei diversi settori,
sono riconosciute come combustibili.
Al fine di affrontare questa problematica e per garantire condizioni operative sicure per le
imprese che utilizzano o producono tali materiali, lUnione Europea ha attuato norme che
evidenziano la necessit di ottenere dati per la sicurezza dei processi con lo scopo di
completare la valutazione dei rischi obbligatoria. Tali norme includono:
La Direttiva 1998/24/EC (Rischio Chimico, Titolo IX del D.Lgs 81/08).
Le Direttive sulle atmosfere esplosive che includono:

ATEX 137 (1999/92/EC), riguardante i requisiti minimi per la protezione dei


lavoratori esposti al rischio di atmosfere infiammabili.

ATEX 95 (1994/9/EC), riguardante le attrezzature e i sistemi di protezione


destinati ad essere utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva.

N.B.: La presente guida non prende in considerazione argomenti come la salute dei
lavoratori, le questioni ambientali (ad esempio, la tossicit e leco-tossicit) o la scelta
delle attrezzature pi adeguate.

Da dove
cominciare?

Quali condizioni sono alla base di un incendio o unesplosione?


La maggior parte delle persone ha familiarit con il triangolo del fuoco, il quale raffigura
quali componenti devono essere presenti, contemporaneamente, perch si verifichi un
incendio. Il combustibile pu essere un gas (ad esempio etilene), un vapore (ad esempio
metanolo) o una polvere (ad esempio, la farina); lossidante solitamente lossigeno
nellaria, anche se ci sono altri ossidanti efficaci nel sostenere la combustione (come cloro
o di ossido di azoto); linnesco pu essere una scintilla, una fiamma, o temperature
elevate.

Condizioni per lincendio


Ossidante

Innesco

Combustibile

In un incendio, il combustibile e lossidante sono separati e devono essere presenti in


concentrazioni adeguate (cio entro lintervallo di infiammabilit) e linnesco deve avere
energia sufficiente per poter innescare la miscela combustibile/ossidante. La durata di un
incendio, in un ambiente aperto, in genere dettata dal tempo necessario allesaurimento
del combustibile (ovvero la completa ossidazione). Nella combustione di materiali solidi
come il carbone o il legno, la velocit di combustione dettata dai processi di diffusione, i
quali limitano la percentuale di ossigeno che ha accesso al combustibile rimanente. Il
processo di combustione pu variare a seconda delle dimensioni del combustibile.
Se il combustibile intimamente mescolato con lossidante (ad esempio, in una nube di
gas o in una nuvola di polvere finemente suddivisa), la velocit di combustione aumenta
significativamente e il processo di combustione pu essere completo in meno di 10
millisecondi. Questo fenomeno responsabile della marcata differenza tra lincendio di un
granello di carbone e la rapida combustione associata allinnesco di una nuvola di polvere
di carbone.
Se si aggiunge allequazione lingrediente finale ambiente confinato, con combustibile e
ossidante intimamente mescolati, esistono le condizioni per lesplosione, ossia un rapido
rilascio di energia accumulata. Nelle condizioni di ambiente confinato, si possono
raggiungere pressioni elevate tipicamente fino a 10 barg (anche se alcune polveri sono in
grado di raggiungere livelli ancora pi elevati).

Condizioni per lesplosione


Ossidante

Miscela

Combustibile

Ambiente
confinato

Innesco

La gestione in sicurezza di materiali infiammabili (polveri, gas o vapori) ottenuta dalla


prevenzione delle condizioni necessarie per unesplosione o dalla protezione dellimpianto
e del personale o dagli effetti di una tale esplosione.
Linsieme delle soluzioni necessarie per conseguire tali condizioni di sicurezza indicato
come: Misure di Sicurezza.

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Stabilire le Misure di Sicurezza
Al fine di definire le Misure di Sicurezza, adeguate ai processi industriali che potrebbero
potenzialmente generare atmosfere esplosive da polveri, necessario valutare le
caratteristiche della polvere, la modalit di formazione di una nuvola di polvere, la sua
sensibilit allaccensione da parte dellintera gamma di fonti di innesco che possono
esistere, i suoi limiti di esplosione e la classe di esplosivit. I principi base per la
definizione delle Misure di Sicurezza per i rischi da esplosione di polveri includono:
Prevenzione
Prevenzione della formazione di atmosfere infiammabili
Funzionamento al di fuori del campo dinfiammabilit (normalmente al di sotto della
Concentrazione Minima di Esplosivit, MEC)
Funzionamento in un ambiente in cui il tenore di ossigeno inferiore alla
concentrazione pi bassa di ossigeno necessaria per sostenere la combustione
(inertizzazione)
Evitare le sorgenti dinnesco
Conoscenza della sensibilit allinnesco della polvere e garanzia che non esista nel
processo nessuna potenziale fonte con energia sufficiente ad innescare la nube
Protezione
Sfogo dellesplosione
Soppressione dellesplosione
Contenimento dellesplosione
La strategia globale per la valutazione del rischio di esplosione di una polvere riassunta
in Figura 2.

Cosa gi conoscete delle vostre polveri?


Nel valutare i pericoli legati allinfiammabilit o allinstabilit termica di eventuali
combustibili in polvere, il punto di partenza pi appropriato valutare ci che gi noto
del materiale. Alcune informazioni possono essere ottenute da:
Scheda di sicurezza dei materiali (MSDS o SDS)
Solitamente riportano i dati sulle propriet fisico-chimiche come: punto di fusione,
punto di ebollizione, temperatura di eventuali decomposizioni, capacit di
ossidazione, propriet esplosive e infiammabilit. Le schede di sicurezza contengono
la maggior parte delle informazioni riguardo linfiammabilit di gas e vapori; non
cos per le propriet delle polveri.
Anche se una polvere indicata come non infiammabile pu ugualmente essere in
grado di formare unatmosfera esplosiva quando dispersa in nube. Tale affermazione
spesso motivo di confusione poich le polveri possono essere infiammabili sia sotto
forma di strato di polvere sia di nube di polvere.
Valutazione della struttura e della formula chimica
Il comportamento esplosivo (in termini di detonazione o potenziale rapida
deflagrazione) generalmente limitato a determinati gruppi funzionali energetici
(come azoturi, nitro composti, perossidi, ecc.). La presenza di uno qualsiasi di tali
gruppi un forte indizio che il materiale presenter instabilit termica. In termini di
rischi di esplosione di polvere, ci si aspetta che qualsiasi polvere organica (vale a dire
qualsiasi polvere contenente carbonio e idrogeno) sia potenzialmente infiammabile.
Anche le polveri fini di alcuni metalli (alluminio, zinco, ecc. ) possono generare
unesplosione.
In questa guida proposta una strategia per determinare lesplosivit di polveri, il rischio
di incendio e le caratteristiche di stabilit termica delle polveri. Il punto di partenza
valutare se la polvere presenta caratteristiche esplosive (ad esempio, essere in grado di
detonare o deflagrare rapidamente). Qualsiasi materiale di questo tipo deve essere
identificato nella primissima fase di valutazione e deve essere soggetto a rigorose
considerazioni di sicurezza.

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La valutazione preliminare delle propriet esplosive pu (e dovrebbe) essere intrapresa
prima dellinizio della produzione su larga scala.

Valutazione
delle propriet
esplosive

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Valutazione delle propriet
esplosive
Esame dei gruppi funzionali
Test su piccola scala
Bilancio 02 /Calcoli CHETAH
Non Esplosivo

Figura 1:
Strategia di
sicurezza di
processo
nellutilizzo di
polveri

Potenzialmente
Esplosivo

STOP!

Esplosivo

Analisi di esplosivit

Analisi di incendio
Non Esplosivo

Esplosivo

Analisi di esplosivit
Screening DSC
Test di sensibilit UN

Analisi della stabilit termica

Un diagramma di flusso per la valutazione delle propriet esplosive riportato in figura 1.


I metodi di screening iniziale sono indicati nel riquadro 1 e comprendono:
Lesame della struttura molecolare, con particolare attenzione ai gruppi funzionali
noti per generare comportamento esplosivo (ad esempio, nitro-, perossi-, clorato-,
azide, ecc),
Calcoli termodinamici e previsioni (come bilancio di ossigeno, CHETAH
[software per valutazioni delle termodinamiche e per lenergia di rilascio], ecc), e / o
Screening del materiale su piccola scala.
In primo luogo, non necessario che lo screening su piccola scala sia molto preciso. Di
solito sufficiente provare una piccola quantit di materiale in un tubo di accensione o su
una spatola e scaldare rapidamente il materiale per valutarne qualitativamente la
potenziale decomposizione. Al fine di proteggere il personale e le attrezzature di
laboratorio tutti i campioni di polvere destinati a qualunque tipo di test per la
determinazione delle propriet del materiale devono essere prima sottoposti a questo tipo
di analisi su piccola scala.

Analisi desplosivit
Se il materiale potenzialmente esplosivo (vale a dire, se uno qualsiasi dei metodi di cui
sopra indica un potenziale pericolo di esplosione), sar richiesto un esame pi dettagliato
delle propriet esplosive (Riquadro 2). Si comincia da unanalisi della stabilit termica
usando la Calorimetria a scansione differenziale (DSC). Se i risultati della DSC indicano
unenergia di decomposizione > 500 J/g, dovrebbero essere condotti test di sensibilit di
esplosione, come indicato nella Trasportation of Dangerous Goods Recommendations
delle Nazioni Unite (UN), per confermare che il materiale non sia troppo sensibile per
essere gestito nelle normali condizioni di lavorazione.
Per il trasporto e la classificazione, pu essere necessario condurre dei test per valutare
la gravit di una deflagrazione o di una rapida detonazione. Anche questi test sono
normalmente effettuati utilizzando i metodi raccomandati dal regolamento sopra citato.

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STOP! Come si procede poi?
Se un materiale mostra rilevanti propriet esplosive, non deve essere necessariamente
eliminato dal processo di lavorazione nella vostra azienda ma possono essere considerate
le seguenti opzioni:
Subappalto della sintesi e della manipolazione ad una parte terza specializzata per
le fasi pericolose del processo;
Lavorazione della sostanza pericolosa in una forma sufficientemente diluita in modo
che le sue propriet esplosive siano ridotte ad un livello accettabile;
Considerare sostanze alternative o sintesi chimiche che non comprendano composti
esplosivi.
A condizione che il materiale non sia eccessivamente sensibile (o in grado di detonare), si
pu procedere con successivi test di sicurezza, come la stabilit termica e lanalisi di
esplosivit.
Anche se un materiale non classificato come esplosivo, pu comunque presentare il
rischio di esplosione di polvere o dincendio.

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In primo luogo (cfr. riquadro 3), la domanda cruciale cui rispondere Pu la polvere
formare una nube?. Che non va interpretato come La polvere forma una nube nel luogo
di lavoro o allinterno delle attrezzature?

Analisi
di esplosivit
di polveri

Screening esplosivit polveri


Pu la polvere formare una nube?

No

Figura 2:
Strategia per test di
esplosivit di polveri

Screening esplosivit polveri


Test A/B

Non infiammabile
in forma di nube

Fine dellanalisi
di esplosivit
Considerare
il rischio di incendio
Considerare lanalisi
di stabilit termica

Infiammabile

Limiti di infiammabilit
LOC
MEC (uso limitato)

Sensibilit allinnesco
MIE (entrambi i metodi IEC)
MIT
LIT

Forza dellesplosione
Pmax
Kst

Misure di sicurezza
Evitare gli inneschi
Misure di sicurezza
Evitare latmosfera
infiammabile
Inertizzare

Misure di sicurezza
Contenimento
Sfogo
Soppressione dellesplosione

Nelle normali operazioni, non ci si aspetta che la polvere formi una nube. Tuttavia, se
possibile che la polvere formi una nube infiammabile devono essere scelte e applicate
delle Misure di Sicurezza che riducano al minimo il rischio di esplosione di polveri.
Alcune operazioni, come lessiccamento tramite spray dryer, il carico di polveri in
reattori/tramogge/sacchi/contenitori, il trasporto pneumatico, la macinazione e la
miscelazione, ecc, comportano di per s la formazione di nubi di polvere. In altre
operazioni, invece, la nube di polvere pu formarsi a causa di anomalie di funzionamento.
Un esempio potrebbe essere la polvere che si accumula in strati e, a causa di un
malfunzionamento, forma una nube.
Se la polvere non spolvera (per esempio, sufficientemente bagnata da acqua o solventi2
in modo che non possa materialmente formare una nube di polvere in qualunque fase sia
normale che in circostanze anomale prevedibili) non esiste pericolo di esplosione di
polvere. In questo caso, possono essere inutili ulteriori valutazioni.
La dimensione delle particelle ha un impatto enorme sullinfiammabilit, la sensibilit e la
forza delle esplosioni di nubi di polvere. Come valore indicativo, al di sotto di 500 m le
particelle devono essere considerate come combustibili. Lavorando granuli o pellets,
necessario considerare la possibilit che si formino fini per attrito. Anche se solo una
piccola percentuale in peso di una polvere fine, questa potrebbe essere sufficiente per
costituire un grave rischio di esplosione di polvere. Se il grosso del materiale
movimentato e trasferito, il fine rimarr sospeso per molto tempo dopo che le particelle
pi grandi si sono depositate. E fondamentale che questaspetto venga considerato nella
valutazione dei pericoli di esplosione da polveri. Tutte le prove devono essere eseguite sui
materiali pi fini che possono accumularsi nellimpianto. Testare campioni non
rappresentativi compromette, indubbiamente, la validit dei dati.

Screening dellesplosivit di polveri

2 Per polveri umide di solventi devono essere

considerate le propriet di infiammabilit del


solvente (anche se la polvere non pu
formare una nube). comunque necessario
specificare dei principi di sicurezza per
latmosfera infiammabile. I dati della polvere
vanno richiesti per i processi in cui la polvere
viene poi essiccata e pu essere in grado di
formare una nuvola.

Se una polvere in grado di formare una nube infiammabile ci sono numerosi modi di
protezione dellimpianto e del personale. Per determinare se una polvere infiammabile
quando dispersa in nube o in strato (cfr. riquadro 4) si soliti eseguire il Test A/B (rif.
appendice A.2), grazie al quale un materiale pu essere classificato come gruppo A
(infiammabile), o gruppo B (non infiammabile). Tuttavia, si pu prevedere con un
ragionevole grado di fiducia che la maggior parte dei materiali organici sia infiammabile.
Per tale motivo alcune volte non necessario eseguire il test A/B (per miscele di polveri
combustibili e materiali inerti questa ipotesi non necessariamente vera e il test deve
essere condotto).

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Se si decide di non effettuare il test A/B si pu comunque confermare lipotesi di
infiammabilit eseguendo il test per la determinazione dellenergia minima di innesco
(MIE, vedi appendice A.3). I dati di questo test sono solitamente usati come parte del
processo di valutazione della sicurezza per lidentificazione di potenziali sorgenti di
innesco, in particolare scariche elettrostatiche e scintille meccaniche (vedi Figura 3).
Nelle fasi iniziali del test della MIE se ci si accerta che il materiale non pu essere
innescato con una scarica di notevole energia, la procedura prevede di tornare al test A/B.
Se dopo il test completo, il materiale si rivela del gruppo B3 (vale a dire non infiammabile
in nube), non sono necessari ulteriori test sulla nube di polvere; sar comunque
necessario prendere in considerazione la stabilit termica e il rischio di incendio.

Sensibilit allinnesco
Se il risultato del test A/B positivo (ossia il campione infiammabile) significa che
stata determinata la facilit con cui la polvere viene innescata (cfr. riquadro 5, figura 2). Le
potenziali fonti di innesco possono includere scariche elettrostatiche, scintille meccaniche
(macinazione / attrito) o superfici calde.
Lenergia minima di accensione (MIE) un parametro importante in sede di valutazione
dei pericoli per innesco elettrostatico o da impatto meccanico. Ci sono due modi per
determinare la MIE - il metodo puramente capacitivo o quello con laggiunta di un
induttore nel circuito (metodo induttivo). Il metodo induttivo si avvale di un induttore di 1
mH inserito nel circuito per ottenere una maggior durata della scarica e meglio
rappresentare i fenomeni di tipo meccanico. Le norme EN 13821/ IEC 61241-2-3 per la
determinazione della MIE di miscele polvere/aria consentono luso di entrambe le opzioni
a seconda dellutilizzo dei dati.
Generalmente, il metodo induttivo produce MIE inferiori rispetto al metodo capacitivo. La
MIE determinata con il metodo induttivo pu essere utilizzata in combinazione con la
minima temperatura di accensione della nube (MIT, vedi appendice A.4) per determinare i
rischi associati a vari tipi di scintilla da impatto derivanti da azioni meccaniche. Invece, il
metodo puramente capacitivo deve essere utilizzato per la valutazione del pericolo da
scariche elettrostatiche. Il metodo MIE utilizzato deve essere specificato e concordato
prima dellinizio del test.
Linterpretazione dei dati della MIE critica nella scelta delle Misure di Sicurezza. La
Figura 3 stabilisce le precauzioni generalmente accettate che possono essere impiegate
sulla base della sola energia di combustione.
Figura 3:
Guida alle Precauzioni
elettrostatiche per Polveri (da
BS5958-1 (1991) - ormai obsoleta)

MIE (mJ)
500

Bassa sensibilit di innesco. Quando lenergia di innesco a questo


livello o inferiore mettere a terra limpianto.

100

Quando lenergia di innesco a questo livello o inferiore prendere in


considerazione la messa a terra del personale.

25

La maggior parte degli inneschi inferiore a questo livello. Deve essere


considerato il rischio di scariche elettrostatiche da nubi di polveri.

10

Alta sensibilit allinnesco. Prendere le precauzioni sopra elencate e


considerare restrizioni nelluso di materiali fortemente resistivi
(plastiche). Deve essere considerato il rischio elettrostatico per
polveri molto isolanti.

3 si classifica gruppo B se il materiale non

pu essere innescato da unelevata scarica di


energia, un filo incandescente o una
superficie calda fino a 1000 C.

Altissima sensibilit di innesco. Quando lenergia di innesco a questo


livello o inferiore devono essere prese le stesse precauzioni di liquidi
infiammabili e gas.

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Se le polveri hanno una MIE elevata possibile mettere in atto leliminazione delle fonti di
innesco come unica Misura di Sicurezza, a patto che siano ottenuti dati supplementari
riguardanti: la temperatura minima di innesco (MIT), la temperatura minima di innesco in strato
(LIT, vedere appendice A.5) e a patto che sia intrapresa unapprofondita valutazione del rischio.
Se la MIE di una polvere molto bassa (in genere inferiore a 25 mJ), si devono fare
ulteriori considerazioni basate sulla misurazione di altre propriet elettrostatiche della
polvere. I tre principali parametri da analizzare sono:
Resistivit volumetrica della polvere - d unindicazione di quanto sia conduttiva o isolante
una polvere. Pu anche essere utilizzata per la scelta delle apparecchiature elettriche.
Tempo di decadimento della carica - una misura di quanto tempo impiega la carica
elettrostatica per disperdersi fino ad arrivare a livelli di sicurezza ed usata con la
resistivit e la caricabilit per una valutazione complessiva del pericolo elettrostatico.
Caricabilit - individua quanto facilmente una polvere pu accumulare cariche
elettrostatiche. Fornisce dati sulla magnitudo e polarit della carica elettrostatica quando
la polvere trasportata attraverso materiali standard come acciaio e tubi di plastica.
utile per lidentificazione di scenari che potrebbero portare alla presenza di fonti dinnesco
durante operazioni di trasporto. Le informazioni possono anche essere utilizzate per
risolvere problemi legati al trasporto come: polvere che sincolla, scarsa aderenza o
miscelazione a causa di uneccessiva generazione di carica elettrostatica.
Bisogna sempre conoscere la sensibilit allinnesco per le operazioni di movimentazione
della polvere sia allinterno dellimpianto che nel luogo di lavoro. Solo questi dati
permetteranno lidentificazione di tutte le fonti di innesco che sono in grado di innescare
la nube e le precauzioni da adottare di conseguenza. Cos come per la MIE, anche la
sensibilit di innesco da superfici calde (comprese le apparecchiature meccaniche ed
elettriche), deve essere determinata. Sono due i test da eseguire per valutare la sensibilit
di innesco da superfici calde: la temperatura minima di innesco (MIT) di una nube di
polvere e la temperatura di innesco (LIT) di uno strato di polvere (solitamente 5 mm).
Come richiesto dalle ultime normative europee sono necessari entrambi i test per
specificare la massima temperatura superficiale delle custodie per impianti elettrici e non
elettrici che possono essere utilizzati in zone potenzialmente pericolose.
Se una sostanza risulta essere sensibile allinnesco (cio bassi valori di MIE, MIT o LIT),
evitare la presenza di fonti di innesco potrebbe non essere accettabile come unica Misura
di Sicurezza. In questo caso, vanno identificate e ridotte al minimo le fonti di innesco, per
quanto possibile, ma possono essere necessarie alcune ulteriori forme di prevenzione o
protezione dallesplosione.

Limiti dinfiammabilit (Nube di polvere)


Se evitare le fonti di innesco non riduce il rischio di unesplosione ad un livello
sufficientemente basso o accettabile, sono obbligatorie Misure di Sicurezza alternative.
Innanzitutto deve essere studiato un metodo di prevenzione delle esplosioni (cfr. Riquadro
6 della figura 2). In genere, ci implica di lavorare al di fuori dei limiti di infiammabilit
della polvere o in presenza di unatmosfera inertizzata o parzialmente inertizzata.
Per le polveri, particolarmente difficile lavorare al di fuori dei limiti di concentrazione
infiammabile, a causa della possibilit di formare strati in grado di rigenerare una nube e
della non uniformit di concentrazione allinterno della nuvola di polvere. Il limite inferiore
dinfiammabilit della polvere o la Concentrazione minima esplosiva (MEC) quindi da
ritenersi di uso limitato per la maggior parte delle situazioni pratiche. Tuttavia, per
processi che formano polveri in stato stazionario, pu essere applicata una ventilazione
per garantire che le concentrazioni di polvere siano al di sotto della MEC.
Lavorare con unatmosfera povera di ossigeno il modo pi tradizionale per evitare la
presenza o la formazione di atmosfere infiammabili. Questa opzione applicabile solo a
casi in ambiente confinato (ad esempio linterno dei serbatoi), dove il livello di ossigeno
pu essere facilmente controllato e sorvegliato. Quando si utilizza questa Misura di
Sicurezza, necessario stabilire la concentrazione limite di ossigeno (LOC) al di sotto
della quale una nuvola di polvere diventa non infiammabile. Se non si in possesso di
questo dato, devono essere scelti e garantiti livelli di ossigeno molto bassi. Questi dati
sono di solito ottenuti utilizzando la sfera da 20 litri.

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Violenza dellesplosione
Qualora le azioni preventive non possano essere utilizzate come Misure di Sicurezza,
necessaria una protezione specifica sulle attrezzature e sugli impianti contro le esplosioni
di polveri.
Le protezioni dalle esplosioni possono essere conseguite mediante:
Contenimento le apparecchiature devono avere una resistenza adeguata per
impedirne la rottura in caso di esplosione.
Sfogo della pressione di esplosione - un pannello cedevole di dimensioni adeguate
permette di evitare, in caso di esplosione, il formarsi di una sovrappressione
allinterno delle apparecchiature.
Soppressione delle esplosioni - un sistema di protezione che rileva e attenua
lesplosione prima che venga raggiunta una pressione pericolosa.
Per qualunque tra questi casi proposti come Misura di Sicurezza,devono essere calcolati
i parametri chiave per la progettazione, usando i dati della violenza dellesplosione (cfr.
riquadro 7 della Figura 2).
Il test della Sfera da 20 lt fornisce i dati della violenza dellesplosione compresi: la
pressione massima di esplosione (Pmax) e la velocit di aumento della pressione (dP / dt),
i dati sono poi espressi come costante di esplosione (Kst). La pressione massima di
esplosione utilizzata per il caso del contenimento, il Kst utilizzato per calcoli di sfogo
della pressione di esplosione o per progettare un sistema di sovrapressione.
sempre necessario un mezzo per prevenire la propagazione di esplosione (ad esempio,
valvole di sezionamento) come misura di protezione contro le esplosioni tra apparecchi
connessi.

Casi speciali
Ci sono alcune situazioni che complicano la valutazione dei rischi da esplosione di polvere.
Queste includono luso di polveri bagnate da solventi e di polveri che di solito hanno
elevate dimensioni (ad esempio, granuli, pastiglie, compresse, ecc.). Di seguito potrete
trovare, in breve, la strategia di analisi di tali materiali.
Polveri bagnate da solventi
Per una polvere bagnata da solvente, la strategia di analisi dipender dalle caratteristiche del
solvente e dalla natura fisica della polvere. Se presente una quantit di solvente tale da non
permettere la formazione di una nube di polvere, prevarranno le propriet dei liquidi infiammabili e
il test di esplosivit delle polveri sar necessario solo nel caso di utilizzo della polvere secca. Deve,
quindi, essere valutata linfiammabilit del solvente nelle condizioni di processo e se necessario
devono essere applicate delle adeguate Misure di Sicurezza relative ad esso.
Nota: Anche se la polvere bagnata da solvente non in grado di formare una nube di
polvere, durante il processo di lavorazione potrebbe asciugarsi attraverso levaporazione
del solvente per cause naturali (specialmente se viene lavorata a temperature elevate),
avendo cos, in alcune parti del processo, della polvere secca.
Se una polvere bagnata da solvente comunque in grado di formare una nube di polvere,
vengono proposte le seguenti modifiche alla normale procedura per sole polveri:
La MIE da prendere in considerazione deve essere quella del componente pi
sensibile, (normalmente il solvente). Se la polvere viene successivamente essiccata,
deve essere determinata la MIE della polvere e deve essere utilizzata per le fasi in
cui presente il materiale secco.
Devono essere determinate la MIT e la LIT della polvere secca e i risultati devono
essere confrontati con la temperatura di auto accensione del solvente (AIT) - il valore
limite per determinare la massima temperatura superficiale di apparecchi o involucri
deve essere la pi bassa temperatura alla quale pu avvenire linnesco.
Devono essere determinate la LOC e la violenza di esplosione (Pmax e Kst) per la
polvere bagnata e poi confrontati con quelle della polvere secca.

15
Materiali con particelle di grosse dimensioni e Miscele
Molti materiali sia che si tratti di materie prime, prodotti intermedi o prodotti finiti sono
trattati sotto forma di granuli piuttosto che come polvere fine. In questi casi diventa
particolarmente importante la domanda pu il materiale formare una nuvola di polvere?.
La propensione a formare una nube di polvere si basa sulla:
Friabilit della polvere, ossia quanto facilmente il materiale forma della polvere fine
a causa dellattrito.
Concentrazione di polvere fine allinterno del materiale. E sufficiente una piccola
percentuale di polvere fine per formare una nube di grosse dimensioni. La parte pi
fine, inoltre, persiste in aria quando la polvere versata, trasportata o smossa.
Accumulo di polvere fine in una determinata zona dellimpianto a causa di particolari
lavorazioni.
Probabilit che nel corso del trattamento si possa generare una polvere fine.
Se la polvere fine esiste o si pu formare facilmente, bisogna seguire il normale percorso
per la valutazione dei rischi di esplosione delle polveri. Se, invece, si certi che la polvere
fine non si pu accumulare in tutte le condizioni di lavorazione previste, non sar
necessaria unulteriore valutazione dei rischi per esplosione di polveri (a condizione che il
materiale pi grossolano non sia risultato essere una polvere esplosiva).
Gli standard dei test di esplosivit delle polveri stabiliscono quale deve essere la
dimensione massima delle particelle di materiale da testare. Ad esempio, il metodo EN
per la determinazione della MIE stabilisce che il test deve essere effettuato su polveri con
diametro di particelle inferiore a 63 m. In molti casi, ci richiede una qualche forma di
preparazione (riduzione delle dimensioni delle particelle) prima di eseguire la prova. Ci
pu comportare la macinazione seguita da setacciatura per dare la giusta dimensione alle
particelle. Anche se questo relativamente semplice per i singoli componenti in polvere,
tali procedure, se applicate a miscele, possono portare alla separazione dei vari
componenti. Si potrebbe cos testare un campione non rappresentativo. Per questo motivo,
la riduzione delle dimensioni delle particelle per le miscele di polveri richiede attente
considerazioni.

Carico di polveri allinterno di atmosfere infiammabili


Quando si caricano polveri allinterno di atmosfere infiammabili (ad esempio, si svuotano
sacchetti, IBCs o FIBCs in reattori pieni di solvente), normalmente predomina la
sensibilit di innesco elettrostatico del solvente. Anche se il solvente viene utilizzato al di
sotto del suo flash point o al di sotto del livello di infiammabilit (LFL), possono essere
influenzate le propriet di innesco della nube di polvere. Quando, invece, la polvere non
influenzata dai vapori del solvente, saranno necessari i valori di innesco della nube (MIE,
MIT & LIT) per determinare il rischio di innesco.
Anche quando il contenitore ricevente pre-inertizzato, la concentrazione di ossigeno pu
aumentare rapidamente durante il carico manuale della polvere. Lavorare al di sotto del
LOC non pertanto considerata una Misura di Sicurezza accettabile, a meno che non
siano utilizzate speciali procedure di carico della polvere che garantiscano che latmosfera
allinterno del contenitore rimanga inerte. Tali misure possono prevedere luso di un
sistema di carico con due valvole, in cui la polvere inertizzata prima del carico.
Per ulteriori informazioni sul rischio durante il carico di polveri, vi rimandiamo al
documento A guide to Process Safety di Chilworth.

16

Analisi
riguardanti
lincendio di
polveri

Bisogna valutare la capacit di propagazione di una fiamma da uno strato di polvere


specialmente nel caso in cui linnesco provenga da una precisa fonte. Le propriet
combustibili del materiale sono valutate in laboratorio utilizzando una delle seguenti
prove:
Test sul comportamento della polvere alla combustione secondo Verein Deutscher
Ingenieure (VDI)
Questa prova effettuata sia a temperatura ambiente (20C) sia ad elevata temperatura
(100 C) e fornisce lindicazione (attraverso lassegnazione di una classe di reazione al
fuoco (CC o in tedesco BZ) da 1 a 6) di quanto una zona calda localizzata si propagher per
tutta una determinata massa di polvere. Questo il test pi appropriato per applicazioni di
sicurezza di processo.
Tabella con la Classe di reazione al fuoco

Tabella 1

Burning Number (BZ)


1 - nessun innesco
2 - innesco ma rapido spegnimento
3 - bruciature isolate
4 - propagazione senza fiamma
5 - propagazione con fiamma
6 - incendio

Fire Train Test

Test EN e UN sullinfiammabilit dei solidi (velocit di combustione).


Con questo test si possono definire i materiali analizzati come altamente infiammabili
secondo il metodo EN o secondo la classificazione per il trasporto come Classe 4.1, o
come solidi altamente infiammabili in base al metodo di test UN. I dati possono anche
essere utilizzati per applicazioni di sicurezza di processo, ma non forniscono la stessa
quantit dinformazioni del test VDI. I test con metodologia EN e UN sono eseguiti soltanto
a temperatura ambiente; i dati che forniscono sono principalmente per scopi normativi.
Queste prove possono costituire una parte importante della valutazione del rischio e i
risultati possono portare alla progettazione di un sistema di estinzione dincendio per
mitigare i rischi derivanti da un materiale ad alto rischio dinfiammabilit.

17

Analisi di
stabilit
termica

Nella sezione precedente, sono state prese in considerazione le caratteristiche


dinfiammabilit delle nubi e degli strati di polvere. Se, invece, i materiali devono essere
lavorati a elevate temperature, occorre prestare particolare attenzione ai problemi legati
allo stoccaggio o allessiccamento delle polveri.
I dati sulla stabilit termica delle polveri sono utilizzati per definire i limiti di temperatura
durante lessiccamento o nelle lavorazioni ad alta temperatura. La valutazione dei rischi
deve contenere dati raccolti sperimentalmente al fine di confermare le Misure di
Sicurezza proposte per lessiccamento e lo stoccaggio per evitare pericolose esotermie
provocate dallauto-riscaldamento o dallauto-reazione.
Effetti esotermici riguardanti grandi quantit di polveri lavorate e stoccate sono
normalmente il risultato di:
Decomposizione molecolare: il materiale si decompone, a livello molecolare, spesso
generando calore e prodotti di decomposizione volatili e/o incondensabili. Questa
auto-reazione non richiede agenti esterni ed in genere non influenzata dalle
condizioni dellambiente circostante se non dalla temperatura.
Ossidazione con conseguente auto-riscaldamento: in questo caso il materiale
reagisce con lossigeno presente nellaria in maniera esotermica. Questa non
unauto-reazione e richiede un ossidante per sostenere la reazione. Questo tipo di
processo dipende principalmente da fattori esterni come la dimensione delle
particelle del materiale, la geometria del serbatoio di processo e la disponibilit
daria. In definitiva, la reazione porta generalmente allincendio o alla combustione
(con fiamma) della polvere. Le polveri sono particolarmente sensibili a questo tipo di
reazione a causa delle dimensioni ridotte delle particelle e dellalto rapporto di
superficie su volume.
Nota: Entrambe queste forme di auto-riscaldamento non devono essere confuse con la
decomposizione biologica che si presenta nello stoccaggio di grandi volumi di biomasse.
Nel valutare i rischi legati allinstabilit termica, devono essere esaminate le specifiche
operazioni di lavorazione per verificare se possono presentarsi uno o entrambi i
meccanismi di reazione sopra descritti. Tale informazione utile per la scelta del metodo
di test migliore per ottenere i dati necessari.

Screening di stabilit termica


Per esser sicuri di scegliere il giusto approccio nei test, esistono due domande da porsi
per decidere se devono essere esaminate le propriet di decomposizione molecolare,
ossidazione o entrambe. Nello specifico: il materiale ha un basso punto di fusione (di
solito <200C)? Oppure: il materiale viene lavorato ad elevate temperature in ambiente
inerte? Se la risposta si per una di queste domande, allora necessaria solo lanalisi
riguardante la decomposizione molecolare.
Se il materiale ha un alto punto di fusione ed lavorato in aria o in presenza di un
ossidante, specialmente nel caso di errore o guasto durante il processo, devono essere
esaminate le propriet ossidanti. Va osservato che, in questultimo caso, anche se il
materiale presenta tendenza alla decomposizione molecolare durante i test, questi effetti
saranno identificati e caratterizzati tramite i test di ossidazione. Non vale il caso opposto.
Per esempio, eventuali ossidazioni non possono essere rilevate tramite i test di
decomposizione molecolare a causa della limitata disponibilit di aria.
Lapproccio globale per la valutazione della stabilit termica delle polveri rappresentato
nella figura 4. La strategia utilizzata analizzata dettagliatamente nelle sezioni seguenti.

18
Figura 4:
Strategia per la valutazione della
stabilit termica delle polveri

Analisi della stabilit termica

Screening per reazioni di


decomposizione
DSC o DTA (es. Carius)

Test dettagliati
ARC
Calorimetria adiabatica

8
Screening di stabilit termica
Punto di fusione <200C oppure
Essicamento in condizioni di
inertizzazione?

10

No

Screening per reazioni di


ossidazione
Screening DCT / ACT / AOL

Test dettagliati
DCT / ACT / AOL isotermici

Stoccaggio su larga scala


(o essicamento)
Basket Test

11

12

13

Test per potenziali reazioni di decomposizione molecolare


Screening
I metodi per la Calorimetria a scansione differenziale (DSC) o lAnalisi termica differenziale
(DTA) sono utilizzati per identificare fenomeni di decomposizione di liquidi, solidi o miscele
(si veda riquadro 9 figura 4). Questi metodi utilizzano piccole quantit, bassa disponibilit
daria e sono adatti solo per gli studi di decomposizione e auto-reazione. I test preliminari
richiedono lapplicazione di un sostanziale margine di sicurezza (per esempio: 50C per il
tubo di Carius (DTA) e fino a 100C per la DSC).
La DSC fornisce i dati di temperatura on set (T0) e di calore di reazione (Hdec), ma
non fornisce nessuna informazione sulleventuale formazione di gas;
Il metodo DTA fornisce informazioni sulla formazione di gas e sulla temperatura di
inizio, ma non quantifica pienamente lentit di un evento esotermico, se non
differenziando tra eventi di minore e maggiore attivit.
Se la temperatura di inizio di una reazione esotermica o di formazione di gas ricavata
tramite uno di questi test (corretta con lappropriato margine di sicurezza) al di sotto
della temperatura massima di lavorazione o di esposizione del materiale (Tmax), sar
necessario un test pi dettagliato. Invece, ci si pu fermare a questo livello se la
temperatura dinizio , con un adeguato margine, al di sopra della Tmax.
Test dettagliato
Nel caso fosse necessaria, unanalisi pi specifica, si ricorrerebbe alla calorimetria
adiabatica (si veda il riquadro 10 della figura 4). Sono disponibili una vasta gamma di
calorimetri che possono essere utilizzati per le analisi di stabilit termica. Il metodo di
analisi pi comune comprende lARC e il Dewar adiabatico. I margini di sicurezza richiesti
per questi metodi vanno da 10C (per il metodo pi preciso) a 30C (per lARC test). Pu
anche essere utilizzato il metodo UN per determinare la SADT (Self Accelerating
Decomposition Temperature) di un materiale. Tale approccio non richiede un margine di
sicurezza, in quanto, i test simulano direttamente le condizioni termodinamiche di
contenitori o imballi nelle dimensioni originarie.

19
Test per potenziali reazioni di ossidazione
Screening
Quando un materiale esposto ad elevate temperature in presenza di aria, sono richiesti
dei test specifici per valutarne il potenziale di ossidazione (si vedano riquadri 11 e 12 della
figura 4).I test di decomposizione descritti nella sezione precedente non sono adatti per
ricavare le propriet di ossidazione, in quanto possono fornire dati non esatti e non sicuri
a questo scopo.
Uno o pi dei tre seguenti test sono impiegati quando si ricerca il potenziale di
ossidazione:
Bulk Powder Test (Diffusion Cell DCT): il test utilizzato quando le polveri sono
lavorate o stoccate in bulk e i dati sono applicabili fino a volumi di 1 m3. In questo
test, il campione viene riscaldato secondo uno specifico profilo di temperatura e
laria viene lasciata diffondere naturalmente attraverso la polvere simulando le
condizioni di una polvere stoccata in un silo o alla base di uno spray dryer sporco.
Aerated Cell Test (ACT): un test specifico per polveri soggette ad essiccamento in
cui un flusso daria preriscaldato viene fatto fluire attraverso il materiale. LACT pu
essere utilizzato, per esempio, per le operazioni di essiccamento a letto fluido o
essiccamento rotativo. Gli effetti delle variazioni della disponibilit daria possono
alterare la temperatura dinizio di ossidazione termica di +/- 50 C da quella della
DCT. Tale differenza pu avere effetti rilevanti sulla sicurezza di unoperazione di
essiccamento.
Air Over Layer (AOL): questo test comporta lesame della stabilit termica di un
sottile strato di polvere in presenza daria. I dati possono essere applicati alle
operazioni di essiccamento statico (essiccatore ad arelle), alla parte superiore degli
spray driers o agli strati di polvere accumulati nei condotti o in altre parti
dellimpianto.
Per tutti i test sopra descritti si raccomanda uno screening iniziale che consiste
nellaumentare la temperatura del campione a velocit costante da temperatura ambiente
a 400C. Se la temperatura dinizio decomposizione stimata si avvicina alla temperatura di
essiccamento, per esempio entro i 50C o minore di 200C, sono necessari ulteriori test.
In prima istanza, ci consiste in una serie di test isotermi (il campione viene mantenuto ad
una temperatura costante) che determinano con maggiore precisione la temperatura
minima a partire dalla quale si possono verificare fenomeni significativi di auto
riscaldamento. La durata dei test deve essere uguale o maggiore alla durata di
esposizione prevista nel processo su larga scala.
Anche con i test isotermi, i risultati sono soggetti a restrizioni sul volume (solo fino a 1 m3)
e richiedono un adeguato margine di sicurezza tra 20 e 50C.
Essiccamento o stoccaggio su larga scala
In determinate circostanze, come ad esempio la lavorazione o lo stoccaggio di grandi
quantit di materiale, sar necessario determinare le temperature e i tempi per uno
stoccaggio sicuro. Questi valori sono determinati utilizzando il basket test isotermo
(Figura 4 riquadro 13). Questa serie di test impiega tre cesti in rete metallica di diverso
volume. La temperatura minima dinizio e la massima temperatura alla quale non si
osservano reazioni sono determinate con una bassa tolleranza (di solito 3C). I dati per le
tre diverse misure sono visualizzati graficamente e possono essere estrapolati tenendo
conto della massa e della forma del contenitore per lo stoccaggio su scala industriale. Si
possono ottenere le temperature di lavoro e i tempi massimi di stoccaggio per qualsiasi
dimensione di contenitore.

20

Test specifici
raccomandati per
tipo di attrezzatura
Tabella 2:
Test sulle esplosioni di polveri
richiesti per specifiche operazioni

La sezione precedente spiega come i dati dei test sulle polveri possono essere applicati
alla valutazione dei rischi per le pi generali operazioni di lavorazione. Un approccio
alternativo consiste nellindividuazione delle informazioni generalmente richieste per
operazioni specifiche. La tabella 2 fornisce una visione dei pi comuni tipi di operazioni e
apparecchiature di processo presenti negli ambienti di produzione dove le polveri
potrebbero presentarsi in nube. Non tutti i test suggeriti possono essere richiesti per una
singola operazione. La scelta dei dati dipender dalle Misure di Sicurezza definite.

Descrizione del processo

Test richiesti
MIE

MIT

LIT

Carico di serbatoi/reattori

Scarico di serbatoi/reattori

Miscelazione

Sgranulazione

Macinatura

Compattazione

Compressione

Riempimento capsule

Granulazione

Essiccamento statico

Essiccamento a microonde

Essiccamento a letto fluido

Essiccamento flash o ring

Spray Drying

Spray coating

Trasporto pneumatico

Filtri

Stoccaggio (silos, ecc.)

20 litri

LOC

Thermal

La tabella sopra riportata non deve essere applicata in maniera acritica, anche allinterno
di uno specifico processo, vi sono diversi modi di operare, per ciascuno necessario
applicare diverse Misure di Sicurezza. Questo potrebbe comportare lutilizzo di un
diverso protocollo per i test rispetto a quello esposto sopra.
Come gi discusso precedentemente, il tipo di test di stabilit termica richiesto, dipender
molto dal tipo di essiccatore impiegato e dalle condizioni ambientali. La tabella 3 mostra i
tipi di test di stabilit termica che possono essere richiesti per i diversi processi di
essiccamento.
Tabella 3:
Test sulla stabilit termica
richiesti per specifiche
operazioni di essiccamento

Tipo di essiccatore
Spray

Air Over Layer Aerated Cell


S

Letto fluido

Vuoto

Diffusion cell

DSC

Statico

Flash or Ring

Nota: la tabella sopra mostra i tipi di test che possono essere richiesti. Tuttavia, a seconda
delle condizioni delle apparecchiature, alcuni test non possono essere selezionati. Per
esempio, in un piccolo essiccatore statico dove lo spessore della polvere < 15 mm e non
si prevedono propriet esplosive, si pu effettuare solo lAir Over Layer test. Per spessori
pi elevati invece preferibile il Bulk Powder Test (Diffusion Cell) rispetto allAir Over
Layer Test.

21

Sommario

Questo documento ha fornito un approccio metodologico ai test sulle polveri e pu essere


utilizzato come guida per le aziende che devono valutare il rischio di esplosivit delle
polveri, il rischio di incendio e il rischio derivante dallinstabilit termica delle polveri per
ogni operazione industriale. La strategia globale riassunta in figura 5.
1
Valutazione delle propriet esplosive
Esame dei gruppi funzionali
Test su piccola scala
Bilancio 02/ Calcoli CHETAH
Non esplosivo

Esplosivo

Non esplosivo

Potenzialmente
esplosivo

STOP!

Analisi di esplosivit delle polveri


Analisi di incendio

Figura 5:
Strategia di sicurezza per
lutilizzo di polveri

Esplosivo

Analisi di esplosivit
Screening DSC
Test di sensibilit UN

Analisi di stabilit termica

Di seguito riportato, in sintesi, lapproccio raccomandato quando si considerano i test


sulle polveri:
Si inizia con una valutazione delle potenziali propriet esplosive del materiale.
Questa valutazione deve essere completata prima di cominciare ogni lavorazione (o
test) su larga scala.
Dovrebbero essere sviluppate, documentate e tenute aggiornate le Misure di
Sicurezza per tutte le operazioni produttive. Per confermare queste Misure di
Sicurezza necessario ottenere i dati dinfiammabilit, rischio di incendio e/o
instabilit termica per ogni materiale lavorato o stoccato in stabilimento.
Bisogna confermare ladeguatezza delle Misure di Sicurezza gi esistenti per ogni
nuovo materiale introdotto nel processo di lavorazione.
I test devono riprodurre il pi possibile le condizioni dellimpianto (su larga scala).
Mentre molti parametri possono essere ottenuti con test standard, altri potrebbero
richiedere test innovativi o su misura. Chilworth regolarmente sviluppa ed esegue
test specifici per situazioni particolari.

Screening di pi polveri
Le procedure dei test standard, come descritte in questo libro, sono intese come una
guida generale per fornire unaffinata strategia per testare le polveri, sia sotto forma di
nube, di strato o in bulk. Tuttavia, negli impianti multi-prodotto (come ad esempio le
industrie farmaceutiche, alimentari o il ramo della chimica fine) tali test potrebbero
risultare molto dispendiosi in termini economici. In questi casi, potrebbe essere preferibile
procedere con un pi rapido e meno dispendioso screening di diverse di propriet.
Questapproccio pu essere usato per confermare che un nuovo prodotto rientri nei limiti
di progettazione dellimpianto solo per un certo range delle propriet di infiammabilit o di
stabilit termica senza dover effettuare unanalisi dettagliata per ogni propriet.
Chilworth propone due pacchetti di test, molto efficaci in termini economici, creati per
aiutare le aziende che utilizzano un alto numero di polveri:
CHARPTM (Chilworth Hazard and Risk Profile): questo pacchetto si basa sullo
screening di sette propriet fondamentali delle polveri (MIE, MIT, LIT, violenza
dellesplosione, comportamento della combustione, stabilit termica, generazione di
gas infiammabili). I risultati sono visualizzati in forma grafica e di tabella per
consentire una pi facile comprensione dei dati. Il pacchetto inizialmente fornisce
una panoramica generale delle propriet, ma se dovessero risultare caratteristiche
particolarmente pericolose, pu comunque essere effettuato il test per esteso per
ottenere la caratterizzazione dettagliata.

22
DustScreenTM: questo pacchetto altamente personalizzato identifica i parametri di
sicurezza che devono essere noti per sostenere delle specifiche Misure di
Sicurezza. Inizialmente ogni materiale testato per ogni parametro a un prestabilito
livello. Per esempio i test per la determinazione di MIT e LIT sono condotti alla
temperatura corretta per determinare se una polvere adatta per un determinato
macchinario. I materiali che non passano il primo livello vengono analizzati a un
secondo livello e se richiesto anche ad un terzo ed ultimo livello per determinare il
materiale peggiore. DustcreenTM stato sviluppato specificatamente per le
compagnie che usano lo stesso impianto per la lavorazione di diverse polveri.

I laboratori Chilworth offrono un servizio completo per la sicurezza di processo. Il nostro


team di esperti nella sicurezza di processo capace di consigliare e applicare i test pi
adeguati alla particolare situazione richiesta dal cliente. Inoltre, siamo in grado di aiutarvi
a scegliere le Misure di Sicurezza per ogni processo e di sviluppare test su misura per
fornirvi le informazioni necessarie in maniera efficace riducendo i costi.

23

Appendice:
Descrizione
dei test

A.1 Lapproccio Chilworth ai test


Per assicurare la sicurezza nelle lavorazioni e nei processi riguardanti materiali pericolosi,
Chilworth propone numerosi test per la valutazione delle caratteristiche di esplosivit di
polveri, gas e vapori e della stabilit termica di polveri, liquidi e miscele.

Molti clienti non sempre sono a conoscenza dei test o dei dati necessari per risolvere
uno specifico problema di processo. I laboratori Chilworth e il team di consulenti a
vostra disposizione per aiutarvi nella scelta del test pi adeguato e per rispondere
alle vostre domande. La consulenza iniziale (prima del test) cos come la discussione
dei risultati dopo il test, sono gratuite. Chilworth orgogliosa dellalto livello di
assistenza fornita al cliente.

Ogni prova (eccetto quelle fatte su misura e le indagini particolari), effettuata


secondo standard internazionali e procedure operative standard (SOP).

Tutti i test sono eseguiti secondi i principi GPL (Good Laboratory Practice). Questo
rigoroso standard di qualit stato sviluppato per assicurare la riproducibilit, la
conservazione dei risultati, la formazione del personale, la calibrazione e
manutenzione degli strumenti. Chilworth unica nel fornire laccreditamento GPL ai
test per la sicurezza di processo.

I materiali testati devono, per quanto possibile, essere gli stessi utilizzati
nellimpianto. Questo evita di testare materiali con caratteristiche ed impurit diverse
da quelle utilizzate nellimpianto.

Per quanto riguarda i test sullesplosivit delle polveri, gli standard richiedono che la
polvere da testare sia quella pi fine e secca presente in stabilimento. Per
coerenza e per risultati conservativi, le prove sono effettuate su campioni con
contenuto di umidit <10% e, nei casi in cui gli standard lo richiedono, con
dimensione delle particelle inferiore ad un particolare valore (in genere < 63
micron). Le miscele di polveri vengono lavorate con cautela per evitare la
separazione dei materiali (ad esempio mediante setacciatura) e campioni poco
rappresentativi. Nel fornire i campioni per il test, bisogna prestare molta attenzione
per garantire che tutti i campioni siano effettivamente rappresentativi delle
caratteristiche del materiale utilizzato nel processo.

Per molti test, disponibile la versione semplificata. Nei laboratori Chilworth, salvo
che non venga dichiarato specificatamente, i test saranno condotti fedelmente
secondo il metodo standard (ad esempio EN, IEC, ASTM, ecc.). In alcuni casi, i
metodi semplificati possono essere utilizzati per ottenere dati specifici. I limiti di tali
metodi devono essere accettati prima di ottenere i risultati. Quando si confrontano
test e risultati con dati esterni, bisogna ricercare conferma del rispetto del
metodo standard.

Tutti i dati ottenuti dai test sono illustrati al cliente. La consulenza riguarda tutte le
informazioni sui materiali (analisi della dimensione delle particelle, tasso di umidit,
screening termico iniziale ecc.), i risultati ottenuti e la spiegazione dei suggerimenti
forniti nei report.

Chilworth partecipa a molti incontri internazionali per verificare la coerenza dei dati
con altri laboratori. I risultati di tali studi possono essere forniti su richiesta.
Chilworth riconosce limportanza di fornire ai propri clienti le informazioni sui
materiali analizzati che rispondono a specifiche problematiche. Quando non vi sono
test standard per ottenere questi dati, si possono studiare test su misura.

24
A.2 Test per la classificazione A/B
Standard internazionale:
Quantit del campione:
Test alternativi:
Scopo del test:
Metodo del test:

Non esistono standard internazionali per questo test, ma considerato buona tecnica
nel Regno Unito e in Irlanda.
100 g
Sfera da 20 l, tubo di Hartman modificato.
Determinare se una polvere dispersa in nube possa presentare un pericolo di esplosione a
condizioni ambientali e a elevate temperature.
Il test A/B eseguito utilizzando un apparecchio conosciuto come tubo verticale. Si tratta
di un tubo in acrilico di circa 1 litro di volume, montato verticalmente. Il tubo dotato di
un collegamento allaria compressa, per la dispersione della polvere e di due elettrodi di
rame ai quali collegato un trasformatore ad alto voltaggio, utilizzato per creare un arco
continuo tra i due elettrodi.
La procedura del test rispecchia lo scopo di classificazione; in particolare, si utilizzano
tutte le possibili misure per innescare la polvere dispersa nellaria a temperatura e
pressione ambiente. La sequenza del test la seguente:
1. La polvere inizialmente testata nelle condizioni in cui viene ricevuta.
2. Se la polvere non sinnesca, il campione viene setacciato e la frazione fine viene testata
come al punto 1.
3. Se ancora non si osserva linnesco, la polvere viene essiccata in un forno a 105C per
un ora e, quando la polvere si raffreddata, il test viene ripetuto sia sul campione
originale che sulla frazione fine.
4. Se ancora non si osserva linnesco, larco continuo degli elettrodi sostituito da una
resistenza scaldata fino a 1000C, e si testa il campione ottenuto dopo setacciatura ed
essiccamento.
In alcune circostanze il materiale pu essere lavorato a elevata temperatura (sopra ai
110C). In questi casi, se il materiale non esplode dopo aver completato i 4 punti sopra, il
campione essiccato e setacciato poi sottoposto ad un ulteriore test in cui la polvere,
sottoforma di nube, viene fatta cadere in un forno verticale con una temperatura
superficiale di 1000C.
Se eseguendo una delle prove di cui sopra, si osserva, lontano dalla fonte dinnesco, la
propagazione di fiamma attraverso la nube dispersa, la polvere si classifica come Gruppo
A, ossia esplosiva/infiammabile.

Risultati e interpretazioni:

Versione ridotta del test:


Limiti del test:

Se il materiale in forma di nube di polvere risultato essere infiammabile, ed quindi


classificato nel gruppo A, verranno effettuati altri test per garantire che le condizioni
operative siano sicure. Se, invece, il campione risulta essere del gruppo B (non
infiammabile), non verranno effettuati ulteriori test, ma bisogna tenere presente che
devono comunque essere analizzate le propriet relative al rischio di instabilit termica e
di incendio.
Non esiste per questo test una versione ridotta.
Il test non adatto per la classificazione di liquidi e gas. Le fonti di innesco utilizzate nel
test hanno unenergia moderata. raro (ma non impossibile) che le sostanze classificate
nel gruppo B possano essere innescate con una fonte di innesco di maggiore energia. Se
nellimpianto o in un processo possono essere presenti fonti ad elevata energia
(identificate da una attenta analisi dei rischi) potrebbe essere utile effettuare il test della
sfera da 20 litri che utilizza una fonte di accensione con energia superiore (10 kJ).

25
A.3 Energia minima dinnesco (MIE)
Standard internazionale:
Quantit del campione:
Test alternativi:

EN 13821 o IEC 61241-2-3


250 g
VDI Fortschritt - Berichte Reihe 3 : Verfahrenstechnik Nr 134.

Scopo del test:

Determinare la minima energia di una carica elettrostatica o meccanica in grado dinnescare


una polvere dispersa in condizioni ambientali.

Metodo del test:

Il test per la misura dellenergia minima dinnesco (MIE) eseguito utilizzando un


apparecchio conosciuto come tubo verticale. Si tratta di un tubo in acrilico di circa 1 litro di
volume, montato verticalmente. Il tubo dotato di un collegamento allaria compressa, di un
sistema di dispersione della polvere e di due elettrodi di rame tra i quali passa una scarica di
energia nota.
Per misurare la MIE bisogna disperdere pi volte la polvere a diverse concentrazioni,
attraverso una scarica di energia nota. Le concentrazioni della polvere per questo test
devono essere maggiori della Minima Concentrazione di Esplosione (MEC). La scarica di
energia viene diminuita fino a quando non si verifichino ulteriori inneschi del campione. La
scarica pu essere di natura puramente capacitiva, nel caso in cui i dati vengano utilizzati
per esaminare i pericoli elettrostatici, e/o induttiva, tramite un induttore montato nel circuito,
quando i dati sono utilizzati nella valutazione di scariche meccaniche. Di solito le scariche
create con laggiunta dellinduttore sono pi efficaci (determinano una MIE inferiore) rispetto
a quelle puramente capacitative. Il tipo di MIE necessario deve gi essere noto durante la
fase di scelta della metodologia del test.

Risultati e interpretazioni:

Versione ridotta del test:

Lenergia minima dinnesco (espressa in mJ) viene registrata come il pi basso valore di
energia in grado di innescare la nube di polvere (nella sua concentrazione pi idonea
allinnesco). sempre espressa come un intervallo di valori dalla pi alta energia, quando
non vi linnesco, alla pi bassa energia in cui vi linnesco (per esempio 10 25 mJ).
Sono disponibili diverse varianti di questo test:
1. Determinazione completa della MIE entro i limiti di +/- 20% della pi bassa energia
dinnesco;
2. Studio di livelli di sicurezza (esame della MIE solo ai valori limite di 500, 100, 25 e 5 mJ).
3. Come parte del protocollo CHARP (test solo a 100 e 10 mJ).

Limiti del test:

Questo test valido solo per sostanze solide, e non pu essere utilizzato (direttamente) per i
gas e i vapori (per questi materiali comunque disponibile una prova simile). Il risultato
valutato a temperatura ambiente. La MIE pu diminuire drasticamente a temperature elevate
(si possono utilizzare correlazioni per determinare approssimativamente la MIE a
temperature elevate). Solidi contenenti sostanze volatili o solventi infiammabili possono
fornire risultati non affidabili in questo test. In tali casi, dovrebbe essere utilizzata la MIE del
vapore (se infiammabile a temperatura ambiente) poich rappresenta il caso peggiore e il
valore pi realistico.

26
A.4 Minima temperatura dinnesco in nube (MIT)
Standard internazionale:
Quantit del campione:
Test alternativi:
Scopo del test:
Metodo del test:

EN 50821-2-1 o IEC 61241-2-1


200 g
Forno BAM
Determinare la temperatura minima di una superficie calda, in grado di causare un
innesco di una nube di polvere.
Il test della MIT si svolge nel forno Godbert Greenwald. Il forno costituito da un tubo
montato verticalmente, aperto alla base. Una spia visiva montata nella parte alta, a
questa collegato un porta campioni montato orizzontalmente. La polvere viene dispersa
nel forno immettendo un impulso daria compressa tramite il porta campioni nella spia
visiva e poi nel tubo. Il forno montato su un treppiedi, permettendo cos di scorgere
eventuali inneschi dallapertura sottostante. Uno specchio poi sistemato sotto al tubo,
per permettere di vedere allinterno del forno. Il forno scaldato elettricamente a
temperature predeterminate: da temperatura ambiente a 1000C.
Due termocoppie sono collocate sulle pareti del forno per consentire il controllo affidabile
della temperatura. Le termocoppie sono in grado di mantenere la misura della
temperatura sopra ai 500C a 1% e sotto ai 300C 3%. Lapparecchio posto in una
camera da cui possono essere estratti polvere e fumo.
Potrebbe essere necessario preparare il campione secondo uno specifico standard (di
solito < 10% di umidit e <63 micron). La concentrazione di polvere deve essere fatta
variare al fine di raggiungere la concentrazione pi sensibile allinnesco. Il test comincia a
500C e se si osserva linnesco, la temperatura viene diminuita di 20C, fino a 300C. Se si
osserva ancora innesco, si prosegue il test riducendo la temperatura di 10 C finch non
si verifica lassenza dinnesco.

Risultati e interpretazioni:

La minima temperatura dinnesco di una nube di polvere la pi bassa temperatura del


forno alla quale si osserva linnesco, meno 20C per temperature superiori di 300C e
meno 10C per le temperature minori di 300C. Le informazioni ottenute con il test della
MIT sono principalmente usate per garantire che la temperatura superficiale degli
impianti non causi unauto innesco della nube di polvere.
necessario un margine di sicurezza per coprire le incertezze dovute al test fatto su
piccola scala (tipicamente si utilizzano i 2/3 della MIT per definire la massima
temperatura superficiale ammessa per le apparecchiature elettriche).
La MIT di una nube di polvere, uno dei criteri utilizzati per selezionare apparecchiature
elettriche adeguate a operare in ambienti polverosi. Il secondo parametro da prendere in
considerazione per questo scopo il valore della LIT di uno strato di polvere (di solito 5
mm massimo).

Versione ridotta del test:

Sono disponibili diverse versioni ridotte di questo test:


1. Dust Screen ad una determinata temperatura;
2. Test solo per le categorie di temperatura delle apparecchiature elettriche (450, 300,
200 e 135 C)
3. Come parte del protocollo CHARP (solo a 500 e 300 C)

Limiti del test:

Il test solo per sostanze solide e non si applica ai gas e ai vapori.

27
A.5 Temperatura dinnesco di uno strato (LIT)
Standard internazionale:
Quantit del campione:
Test alternativi:
Scopo del test:
Metodo del test:

EN 50821-2-1 o IEC 61241-2-1


300 g
Non ci sono test alternativi
Determinare la temperatura minima di una superficie calda in grado di innescare uno
strato di polvere (5 mm di spessore).
La densit (relativa) di uno strato di polvere calcolata conoscendo il volume del porta
campioni e misurandone il peso prima e dopo averlo riempito con lo strato di polvere.
Lapparecchio (costituito da una piastra calda la cui temperatura pu essere controllata),
disposto lontano da correnti daria, ma in modo che fumi e vapori possano fuoriuscire.
Dopo aver annotato la temperatura dellambiente, il porta campioni di metallo viene
posizionato centralmente sulla piastra calda assieme ad una termocoppia per misurare la
temperatura del campione. Si deposita uno strato di polvere di 5mm nel porta campioni
distribuendolo uniformemente tramite una spatola fino al riempimento totale del
contenitore. Lo strato di polvere poi livellato e tutto il materiale in eccesso viene rimosso
dalla piastra. Viene eseguito uno screening iniziale aumentando la temperatura della
piastra di circa 5Kmin-1 fino ad una temperatura massima di 400C. Tutte le informazioni
sono raccolte mediante un computer.
I dati ottenuti dal computer sono analizzati per determinare una stima del punto dinizio
del test isotermo. Il test prosegue impostando la piastra alla temperatura dinizio
prescelta, e si continua fino a quando non stato accertato che lo strato si innescato
(fiamma visibile) o che si auto-riscaldato senza innesco (incandescenza). Se, dopo trenta
minuti, non vi nessuninnesco o auto-riscaldamento, la prova interrotta e viene ripetuta
ad una temperatura pi elevata. In caso si verifichi innesco o auto-riscaldamento, la prova
ripetuta ad una temperatura pi bassa, se necessario, si prolunga la prova oltre i trenta
minuti. La prova completa solo quando vengono stabilite le temperature di innesco e
non innesco con una differenza di 10 C. Se non avviene linnesco nemmeno a 400 C, le
prove sono ripetute a 200 e 300 C per confermare il risultato di non innesco.

Risultati e interpretazioni:

La LIT definita come la pi bassa temperatura di una superficie calda in grado di


innescare uno strato di polvere di 5 mm. Si considera innescato quando:
a) si osserva una fiamma o incandescenza
b) si misura una temperatura di 450 C
c) si misura un aumento di temperatura di 250 C oltre la temperatura della superficie
riscaldata.
Un margine di sicurezza pari a 75 C viene applicato al valore sperimentale della LIT
quando i dati vengono utilizzati per definire la massima temperatura superficiale di
involucri per apparecchiature elettriche.

Versione ridotta del test:

Esistono diverse versioni ridotte di questa prova:


1. Dust Screen ad una determinata temperatura
2. Test solo per le categorie di temperatura delle apparecchiature elettriche ( 450, 300,
200 e 135 C)
3. Come parte del protocollo CHARP (solo a 400 e 275 C)

Limiti del test:

La prova standard esamina solo strati di 5mm. (Strati di maggior spessore possono
produrre un risultato inferiore).

28
A.6 Violenza dellesplosione (Sfera da 20 litri)
Standard internazionale:
Quantit del campione:
Test alternativi:
Scopo del test:

EN 14034 e manuale operativo Kuhner


750 g
Test con sfera da 1 m3
Misurare la violenza di esplosione di un campione di polvere e definirla come segue:

Pmax

(dP/dt) max La velocit massima di aumento della pressione (bars-1)

Kst

Il valore del Kst equivale alla massima velocit di aumento della


pressione in un contenitore di 1 m3 (barms-1)

Classe St

Classe di esplosivit (adimensionale)

Massima pressione di esplosione (barg)

Metodo del test:

Pmax e (dP/dt)max sono misurati utilizzando una camera sferica da 20 litri in pressione
(questo il minor volume a partire dal quale i risultati di unesplosione possono essere
applicati in maniera affidabile anche alle reali dimensioni dellimpianto). Successivamente
viene calcolato il valore del Kst e definita la Classe St. Il test inizia utilizzando una bassa
concentrazione di polvere e prosegue testando diverse concentrazioni. La sorgente dinnesco
fornita da due cariche chimiche da 5 kJ ciascuna. Per ogni esplosione sono registrati la
pressione e il tempo usando due trasduttori di pressione piezoelettrici collegati a un
computer. La sorgente dinnesco attivata automaticamente 0,06 secondi dopo la
dispersione della polvere nella camera sferica al fine di mantenere un livello di turbolenza
costante e affidabile. Una prima serie di prove in genere testa 7 diverse concentrazioni di
polvere ed seguita da due ulteriori serie focalizzate sulla concentrazione di polvere
ottimale che stata determinata dalla prima serie di prove.

Risultati e interpretazioni:

Nel corso del test nella sfera da 20 litri, sono testate, nella prima serie, un minimo di sette
diverse concentrazioni di polvere, quelle che producono i valori pi elevati di Pmax e dP/dt
max sono ripetute altre due volte fornendo tre tabelle di risultati. Si prepara poi una quarta
tabella che riporta i valori medi per ciascuna concentrazione, testata. I valori finali di Pmax,
dP/dt max e Kst sono calcolati a partire dalla media dei valori massimi ottenuti nelle diverse
serie 1, 2 e 3.
I valori massimi non sono conteggiati perch ogni variazione nella turbolenza o delle cariche
chimiche pu influenzare marginalmente i risultati. Si preferisce mediare i dati delle tre
serie di prove. Il livello di turbolenza scelto conformemente ai dati dei recipienti di scala
industriale.

Versione ridotta del test:

Limiti del test:

DustScreen per individuare il materiale peggiore in un lotto di prodotti;

Test su una singola serie (7 dispersioni) - non raccomandato per scopi di


progettazione;

Come parte del protocollo CHARP (una singola serie, solo 7 dispersioni).

Il test solo per sostanze solide e non pu essere utilizzato (direttamente) per gas e vapori
(anche se disponibile un test simile). La prova effettuata solo in condizioni di temperatura
e pressione ambiente. Miscele ibride (polveri miscelate con gas infiammabili) possono
essere studiate nella sfera da 20 litri con lievi modifiche alla procedura.

29
A.7 Concentrazione limite di Ossigeno (LOC)
Standard internazionale:
Quantit del campione:
Test alternativi:

EN 14034-4 (2005) e Manuale Operativo Kuhner


500 g (o 1000 g se si misura anche la violenza di esplosione)
Test con sfera da 1 m3

Scopo del test:

Determinare la pi alta concentrazione di ossigeno per cui non possibile linnesco di una
nube di polvere a temperatura e pressione ambiente.

Metodo del test:

La concentrazione limite di ossigeno (LOC), concentrazione sotto alla quale non possibile
linnesco della polvere dispersa, misurata nella sfera da 20 litri. Questapparecchio
riconosciuto a livello internazionale per determinare la pressione massima di esplosione e
il valore del Kst per polveri, indicato per la misurazione della LOC.
La procedura consiste nella pre-miscelazione di aria e di azoto nel giusto rapporto per
ottenere atmosfere povere di ossigeno di concentrazione nota. Il sistema deve essere
prima calibrato utilizzando un analizzatore di ossigeno. Sono poi eseguite prove di
esplosione per vari livelli (noti) di ossigeno. Va osservato che le sorgenti dinnesco
utilizzate in queste prove sono due cariche chimiche da 1 kJ ciascuna contro i 5 kJ
ciascuna (10 kJ) usati per le misure di violenza di esplosione. Per ogni prova sono
registrati la pressione e il tempo usando due trasduttori di pressione piezoelettrici
collegati a un computer. Il test ha inizio, come per la determinazione della violenza di
esplosione, con una prima serie di prove al 21% di ossigeno (condizioni ambiente) per
ottenere lesplosione pi violenta (concentrazione ottimale di polvere). Il rapporto tra la
concentrazione di polvere e la percentuale di ossigeno viene mantenuto costante mentre si
diminuisce il livello di ossigeno per determinare la LOC. Raggiunta la pi alta
concentrazione di ossigeno a cui non si presenta linnesco, si ripetono i test facendo
variare la concentrazione della polvere. Se si osserva innesco in questa fase del
procedimento, si riduce il livello di ossigeno e la sperimentazione continua secondo
procedura.

Risultati e interpretazioni:

Linnesco rilevato da un aumento di pressione di esplosione > 0,2 barg.


Il valore della LOC non normalmente utilizzato direttamente per la scelta del livello di
inertizzazione poich deve essere applicato un adeguato fattore di sicurezza che tiene
conto della sensibilit, dellaccuratezza e dellaffidabilit del sistema di controllo
dellimpianto.

Versione ridotta del test:


Limiti del test:

Test di screening (a livelli pre-definiti ad es. 10, 12, 14 e 16% di ossigeno)


Il test solo per sostanze solide e non pu essere utilizzato (direttamente) per gas e
vapori (anche se disponibile un test simile). Il test effettuato solo a temperatura e
pressione ambiente.

30
A.8 Concentrazione Minima di Esplosione (MEC)
Standard internazionale:
Quantit del campione:
Test alternativi:
Scopo del test:
Metodo del test:

EN 14034-3 (2005) e Manuale Operativo Kuhner


150 g
Test con sfera da 1 m3
Determinare la minima concentrazione di polvere per la quale possibile linnesco.
La Concentrazione Minima di Esplosione (MEC) misurata nella sfera da 20 litri.
La prova inizia con una concentrazione di polveri relativamente alta (ad esempio,
250 gm-3). Se questa concentrazione di polvere sinnesca usando come fonte di energia
due cariche chimiche da 1 kJ ciascuna, si riduce la concentrazione fino a quando non si
presentano inneschi. Tale condizione deve ripetersi per tre prove consecutive alla stessa
concentrazione. Se, durante le tre prove, si osserva innesco, la concentrazione della
polvere deve essere ulteriormente ridotta e le prove vanno ripetute fino a quando non si
verifica innesco per tutte e tre le dispersioni di polvere a quella determinata
concentrazione.
Landamento della pressione nel tempo registrato tramite trasduttori di pressione
piezoelettrici, accoppiati a un sistema computerizzato di registrazione dei dati per
determinare il valore della massima pressione (Pmax) e della velocit massima di
aumento di pressione (dP/dt)max. La fonte dinnesco si attiva automaticamente dopo 0,06
s dalla dispersione per definire il livello di turbolenza della polvere secondo lo standard.
essenziale per il test che lapparecchio sia tenuto scrupolosamente pulito per evitare
falsi positivi.

Risultati e interpretazioni:

Linnesco rilevato da un aumento di pressione di esplosione > 0,2 barg.


La concentrazione minima desplosione (MEC) talvolta usata durante la progettazione
dimpianti quando il livello daria sufficiente per mantenere la concentrazione della
polvere al di sotto del limite dinfiammabilit. Tuttavia, sono necessarie alcune cautele
nellutilizzare questapproccio in quanto, in realt, le nubi di polvere raramente sono
uniformi e possono facilmente insorgere circostanze normali o anomale in cui si creano
concentrazioni infiammabili localizzate, anche se la concentrazione media della nube di
polvere resta al di sotto della MEC.

Versione ridotta del test:


Limiti del test:

Test di screening (a livelli pre-definiti ad esempio 125, 75, 50, 25 gm-3).


Il test solo per sostanze solide e non pu essere utilizzato (direttamente) per gas e
vapori (anche se disponibile un test simile). Il test effettuato solo a temperatura e
pressione ambiente.

31
A.9 Calorimetria a scansione differenziale (DSC)
Standard internazionale:
Quantit del campione:
Test alternativi:

Esistono molti metodi standard ASTM.


50 mg
-

Scopo del test:

Determina lenergia associata alla decomposizione di un materiale o di una miscela,


potenzialmente per la ricerca di propriet esplosive. Da questo test si possono ottenere
dati semi-quantitativi relativi alla temperatura dinizio decomposizione. Pu essere
eseguita unanalisi cinetica della reazione di decomposizione per lestrapolazione su pi
ampia scala. A causa delle piccole dimensioni del campione, non raccomandato luso di
questa tecnica nello studio delle miscele o di campioni eterogenei per la difficolt di
prelievo di campioni rappresentativi (in questi casi il tubo di Carius una tecnica pi
appropriata).

Metodo del test:

In una cella (costruita in acciaio inossidabile, alluminio o oro) viene caricata una piccola
quantit di campione (in genere 5-20 mg). Per lo studio in cella chiusa, sono pi adatte le
celle ad alta pressione (per evitare perdite per evaporazione). Il campione quindi
riscaldato allinterno della DSC assieme ad un contenitore di riferimento didentica
costruzione. La velocit di riscaldamento nominale compresa tra 1 e 20 Kmin-1 (velocit
di riscaldamento pi elevate forniscono risultati meno precisi di temperatura di inizio).
Qualsiasi attivit esotermica o endotermica misurata attraverso la misurazione del
flusso di calore tra il campione e il riferimento. La quantit di energia liberata o assorbita
dal campione pu essere integrata come misura dellenergia globale di una reazione. I
test possono essere eseguiti in modo isotermo per lo studio di reazioni autocatalitiche o a
diverse velocit di riscaldamento per lestrazione di dati cinetici.

Risultati e interpretazioni:

In genere, si ottiene un grafico della potenza in funzione del tempo. Linterpretazione


condotta dal computer di controllo del sistema che fornisce i dati (sul grafico del test)
riguardanti la temperatura dinizio e lenergia della reazione (solitamente normalizzata a
Jg-1). La temperatura dinizio ottenuta non assoluta (a causa dellelevato fattore phi e
delle perdite di calore del test) ed obbligatorio un fattore di sicurezza. Tipicamente, per
alte velocit di riscaldamento (> 5 Kmin-1), pu essere impiegato un fattore di sicurezza
fino a 100 K. Per questo motivo, il tubo di Carius, usato a pi basse rampe di
riscaldamento e con quantit maggiori di campione, fornisce informazioni pi accurate
sulla temperatura di inizio. Lenergia di decomposizione non richiede tali modifiche, si pu
quindi applicare direttamente. Si possono confrontare i test effettuati in aria e in azoto per
identificare se un evento dovuto a processi ossidativi o a pura decomposizione. Possono
essere estratti i dati cinetici per reazioni di decomposizione basandosi sullanalisi dei
risultati ottenuti da molteplici test. Ogni energia di decomposizione > 800 Jg-1 indica la
potenziale esistenza di propriet esplosive nel materiale.

Versione ridotta del test:


Limiti del test:

Non esistono versioni ridotte di questo test.


I risultati non sono direttamente applicabili (ovvero necessario un margine di sicurezza).
Per le polveri, la mancanza di disponibilit daria pu ostacolare lindividuazione di eventi
di ossidazione. Cambiamenti di pressione (ad esempio generazione di gas) non sono
rivelati da questo metodo. Miscele e composti sono difficili da studiare a causa della
difficolt nel prelevare cos piccole quantit di campione rappresentativo.

32
A.10 Tubo di Carius (10 g)
Standard internazionale:

Quantit del campione:


Test alternativi:
Scopo del test:

Metodo del test:

Risultati e interpretazioni:

Versione ridotta del test:


Limiti del test:

Non si applica nessuna norma, anche se il metodo descritto nelle pubblicazioni ABPI e
IChemE sulla valutazione dei pericoli delle reazioni chimiche ed considerato buona
tecnica.
10 g per test (anche se sono meglio 30 g per consentire la replica del test).
Esistono molti metodi alternativi DTA
Il test stato progettato per fornire una prima indicazione del comportamento termico di
un materiale. Possono essere determinati eventi esotermici, endotermici e generazione di
gas in modo semiquantitativo. La prova pu essere compiuta su un liquido, solido o su una
miscela.
Una piccola quantit di materiale (10 - 15 cm3) viene depositata nel tubo di Carius che
posizionato al centro di un forno, collegato ad un trasduttore di pressione e riscaldato (a
velocit costante, di solito 0,5 Kmin-1) da temperatura ambiente fino a 400 C o fino al
raggiungimento di una pressione di 55 barg allinterno del tubo (fra le due, la condizione
che si verifica prima). Le variazioni di energia sono indicate da deviazioni positive
(esotermia) o negative (endotermia) della differenza di temperatura tra campione e forno.
Vi la possibilit di aggiungere altre sostanze per avviare la reazione e lagitazione.
Loutput contiene tre grafici: il grafico (a) landamento della temperatura e della
pressione in funzione del tempo; il grafico (b) landamento della temperatura al variare
della differenza di temperatura tra il forno e il campione, il grafico (c) landamento del
logaritmo della pressione al variare dellinverso della temperatura assoluta (grafico di
Antoine). La temperatura dinizio di un evento il punto in cui si osserva una deviazione
nella differenza di temperatura (esotermico se verso lalto, endotermico se verso il basso).
Si usa tipicamente un fattore di sicurezza pari a 50 K sulla temperatura di inizio per tener
conto delle alte perdite di calore dellapparecchio. Laltezza (e larghezza) del picco sono
una misura della magnitudo dellevento anche se solo qualitativa e non direttamente
applicabile. Un picco largo indice di una reazione controllata dal trasferimento di massa.
Una deviazione verso lalto dalla linearit nel grafico di Antoine indica linizio della
generazione di gas. La pendenza indicativa della rapidit di produzione di gas. La
pressione residua nel tubo dopo il raffreddamento offre una misura quantitativa dei gas
emessi (pu essere impiegata la spettrometria di massa per valutare la natura del gas).
Non esistono versioni ridotte di questo test.
I risultati non sono direttamente applicabili (ovvero necessario un margine di sicurezza).
Per le polveri, la mancanza di disponibilit di aria pu ostacolare lindividuazione di eventi
di ossidazione.

33
A.11 Diffusion Cell Screening Test
Standard internazionale:
Quantit del campione:
Test alternativi:
Scopo del test:

Metodo del test:

Risultati e interpretazioni:

Il test segue le specifiche del libro IChemE del 1990 Prevenzione degli incendi e delle
esplosioni negli essiccatori pag. 21 - 23 ed considerato buona tecnica.
150 g
Basket Test
Lo scopo di questa prova di simulare le condizioni allinterno di silos o sacchi e sul fondo
di essiccatori dove pu raccogliersi materiale in presenza di diffusione naturale di aria. Se
il calore sviluppato da reazioni della sostanza con lossigeno o dalla decomposizione
esotermica non smaltito abbastanza rapidamente verso lambiente esterno, pu
verificarsi lauto-riscaldamento che conduce allauto-innesco. Si verifica dunque lautoinnesco quando la velocit di sviluppo di calore superiore alla velocit di smaltimento.
Questo test utile come primo screening per le polveri.
Il test eseguito in un forno di 30 litri di volume a temperatura programmabile dotato di
sistema di sfogo di esplosione e di ventola per la ventilazione forzata dellaria. Al centro
del forno si colloca un cilindro di vetro di circa 100 mm daltezza e 50 mm di diametro,
chiuso alla base con un vetro poroso sinterizzato e con la parte superiore aperta per
consentire la diffusione di aria. La temperatura del forno continuamente monitorata
tramite termocoppie adeguatamente posizionate. Si utilizzano quattro termocoppie poste
sul campione per rilevare eventuali attivit esotermiche e individuare la temperatura
dinizio, T0 (punto in cui la temperatura del campione aumenta indipendentemente dalla
temperatura del forno). La temperatura del forno e del campione sono continuamente
registrate mentre si porta la temperatura del forno a 400 C o al punto di fusione del
solido, se inferiore, con una velocit di 0,5 Kmin-1. La prova pu essere eseguita anche in
modo isotermo mantenendo il forno a una temperatura costante stabilita.
Molto spesso avvengono fenomeni di decomposizione esotermica e innesco dello strato di
polvere accanto al processo di auto-riscaldamento a causa dellossidazione atmosferica.
Quando la temperatura di uno strato sufficientemente elevata, si pu raggiungere una
condizione in cui il calore generato dalla reazione esotermica sufficiente per superare le
perdite di calore, e si produce un aumento di temperatura incontrollato. Polvere in massa
o spessi strati sinnescano a una temperatura inferiore rispetto allo stesso materiale in
strati sottili, perch la superficie per unit di massa e, di conseguenza, la velocit di
perdita di calore per unit di massa minore. Poich il fenomeno esotermico comincia
allinterno della polvere, vi pu essere un notevole lasso di tempo prima che diventi visibile
in superficie.
Questo test simula le condizioni presenti allinterno di tramogge, silos, sacchi o essiccatori
(ovvero qualsiasi situazione in cui pu verificarsi la diffusione naturale di aria attraverso
una polvere). Il test pu essere applicato anche alle situazioni in cui il prodotto pu
accumularsi in un processo di essiccamento, creando uno spesso strato per un lungo
periodo. Poich le perdite di calore durante il test sono elevate, si applica un margine di
sicurezza, di solito 50 C, alla temperatura di inizio delle esotermie che stata
determinata tramite il test.

Versione ridotta del test:


Limiti del test:

Non esistono versioni ridotte di questo test.


I risultati non sono direttamente applicabili e richiedono un margine di sicurezza (in
genere 50 C). A causa della natura porosa del fondo della cella del test, non si possono
studiare oltre il punto di fusione campioni che fondono (ci sarebbero fuoriuscite dalla
cella). In questi casi si possono considerare i test alternativi usati per i liquidi.

34
A.12 Aerated Cell Screening Test
Standard internazionale:
Quantit del campione:
Test alternativi:
Scopo del test:

Il test segue le specifiche del libro IChemE del 1990 Prevenzione degli incendi e delle
esplosioni negli essiccatori pag. 16 - 18 ed considerato buona tecnica.
150 g
Non esistono
Lo scopo di questa prova di simulare le condizioni in essiccatori (o situazioni simili), in
cui un flusso daria passa attraverso il materiale (ad esempio essiccatori a letto fluido o
rotativi). Se il calore sviluppato da una reazione della sostanza con lossigeno o da una
decomposizione esotermica non smaltito abbastanza rapidamente verso lambiente
esterno, pu verificarsi lauto-riscaldamento che conduce allauto-innesco. Si verifica
dunque lauto-innesco quando la velocit di sviluppo di calore superiore alla velocit di
smaltimento del calore. Questo test utile come primo screening per le polveri.

Metodo del test:

Il test eseguito in un forno di 30 litri di volume a temperatura programmabile dotato di


sistema di sfogo di esplosione e di ventola per la ventilazione forzata dellaria. Al centro
del forno si colloca un cilindro di vetro di circa 100 mm daltezza e 50 mm di diametro,
chiuso alla base e munito di un coperchio di vetro sinterizzato che consente allaria di
passare verso il basso attraverso la cella. Laria preriscaldata ha una portata di 0,6 lmin-1.
Si utilizzano quattro termocoppie poste sul campione per rilevare eventuali attivit
esotermiche e individuare la temperatura dinizio, T0 (la temperatura alla quale la
temperatura del campione aumenta indipendentemente dalla temperatura del forno). La
temperatura del forno, del flusso daria e del campione vengono continuamente registrate
mentre si porta la temperatura del forno a 400 C o al punto di fusione del solido se
inferiore, con una velocit di 0,5 Kmin-1. La prova pu essere eseguita anche in modo
isotermo mantenendo il forno ad una temperatura costante stabilita.

Risultati e interpretazioni:

Come nel test Diffusion Cell test, la polvere in bulk o in spessi strati, si innescher ad
una temperatura pi bassa rispetto allo stesso materiale in strati sottili, perch la
superficie per unit di massa e, di conseguenza, la velocit di perdita di calore per unit di
massa minore. Dato che linnesco inizia allinterno della polvere, vi pu essere un
notevole lasso di tempo prima che diventi visibile in superficie. Laumento della
disponibilit di aria attraverso il materiale pu anche influenzare la temperatura di inizio
(in positivo o in negativo) e lentit della decomposizione esotermica.
Questo test simula condizioni di processo in cui laria passa attraverso la polvere e pu
fornire una pi rappresentativa temperatura di inizio e unindicazione dellentit della
decomposizione esotermica in queste situazioni. Viene applicato un margine di sicurezza
di solito di 30C alla temperatura di inizio della reazione basato su prove isotermiche di
innesco (per ambienti aerati). Per situazioni statiche, pi appropriato il Diffusion Cell
test. generalmente raccomandato considerare entrambi i test per coprire condizioni di
funzionamento normali e anormali di questi tipi di essiccatori. stata osservata una
differenza fino a 50C per le T0 di alcuni materiali sulla base dei 2 test.

Versione ridotta del test:


Limiti del test:

Non esistono versioni ridotte di questo test.


I risultati non sono direttamente applicabili e necessitano un margine di sicurezza (in
genere 30C). A causa della natura porosa della cella del test, non si possono studiare
oltre il punto di fusione campioni che fondono (ci sarebbero fuoriuscite dalla cella). In
questi casi si possono considerare i test alternativi usati per i liquidi.

35
A.13 Air Over Layer Test
Standard internazionale:
Quantit del campione:
Test alternativi:
Scopo del test:

Il test segue le specifiche del libro IChemE del 1990 Prevenzione degli incendi e delle
esplosioni negli essiccatori pag. 18 - 20 ed considerato buona tecnica
50 g
Non esistono
Lo scopo di questo test quello di simulare le condizioni di essiccatori spray, cross flow,
band e ad arelle in cui un flusso di aria calda passa sopra un sottile strato di materiale. Il
test pu anche essere utilizzato per simulare le condizioni di depositi di materiale sulle
superfici interne di qualsiasi tipo di apparecchiatura operante ad elevata temperatura. Se
il calore sviluppato da una reazione della sostanza con lossigeno o da una
decomposizione esotermica non smaltito abbastanza rapidamente verso lambiente
esterno, pu verificarsi lauto-riscaldamento che conduce allauto-innesco.

Metodo del test:

Questo test effettuato in un forno orizzontale a temperatura programmabile di 70 mm di


diametro e 300 mm di lunghezza. Il campione collocato su un vassoio di metallo (75 mm
x 40 mm x 15 mm) che, una volta riempito, inserito nel forno. Dellaria riscaldata passa
al di sopra e attorno al campione con una velocit di 4,5 mmin-1. Lo spessore dello strato
pu essere quello dellapplicazione industriale fino ad una profondit massima di 25 mm.
Si utilizzano termocoppie per monitorare e registrare la temperatura allinterno del
campione, del forno e del flusso daria mentre si porta la temperatura del forno a 400 C o
al punto di fusione del solido, se inferiore, con una velocit di 0,5 Kmin-1. La prova pu
essere eseguita anche in modo isotermo mantenendo il forno ad una temperatura
costante stabilita.

Risultati e interpretazioni:

La temperatura minima dellambiente per lauto-accensione di uno strato dipende da una


serie di parametri tra cui la natura dello strato, la sua profondit e il tempo di esposizione
al calore. Se questi sono prevedibili, pu essere eseguita una valutazione attendibile del
rischio con il test su piccola scala.
Questo screening non mai utilizzato da solo per fornire le temperature massime di
funzionamento in sicurezza per essiccatori. Tuttavia, utilizzando le informazioni ottenute,
possono essere eseguite una serie di prove isoterme in cui il campione mantenuto a una
temperatura costante e per un periodo superiore alla temperatura e al tempo richiesti
dalloperazione di essiccamento. Se necessario, i test isotermi sono eseguiti a
temperature progressivamente pi basse fino a quando non ha inizio lauto-riscaldamento.
Un margine di sicurezza, in genere 20 C, viene applicato alla temperatura di inizio
reazione basata sul test di accensione isotermo (per situazioni con strati di polvere). Per
situazioni con polveri in bulk, pi appropriato il test Diffusion cell, mentre nei casi in
cui laria attraversa una polvere pi appropriato, il Test Aerated Cell.

Versione ridotta del test:


Limiti del test:

Non esistono versioni ridotte di questo test.


I risultati non sono direttamente applicabili e necessitano un margine di sicurezza (in
genere 20 C). Il contenitore per il test non completamente ermetico e, pertanto, se un
campione pu fondere, non pu essere studiato oltre il suo punto di fusione (ci sarebbero
fuoriuscite dal contenitore). In questi casi si possono considerare i test alternativi usati per
i liquidi. Lo spessore dello strato un parametro critico in questo test e gli strati studiati
devono essere rappresentativi della situazione industriale.

36
A.14 Determinazione delle temperature di stoccaggio (Basket Test)
Standard internazionale:
Quantit del campione:
Test alternativi:

Attualmente in fase di progetto (metodo basato sul lavoro di Cameron e Bowes).


8 kg
Non esistono

Scopo del test:

Determinare la temperatura di stoccaggio, non pericolosa, di una polvere in uno specifico


contenitore con un qualsiasi volume e geometria. Il test consente la diffusione naturale di
aria attraverso il campione e simula quindi le condizioni di stoccaggio su larga scala (ad
esempio in silos). I risultati del test possono essere utilizzati per definire la classificazione
per il trasporto di solidi potenzialmente auto-riscaldanti (ad esempio, Classe UN 4, 4.2).

Metodo del test:

I contenitori per il test sono delle maglie cubiche in acciaio inox. Normalmente sono
utilizzate tre dimensioni di contenitore rispettivamente 25 mm, 50 mm e 100 mm di lato. A
volte, i materiali non si comportano in maniera lineare con il cesto da 25 mm e in questi
casi, le dimensioni tipiche utilizzate sono 50, 75, 100 o addirittura 150 mm di lato.
Inizialmente, si usa il cesto da 50 mm in quanto offre una buona indicazione della
temperatura di inizio con un basso spreco di campione.
Si riempie il contenitore con la sostanza, si misura la densit e si sospende il cesto al
centro di un forno con ventilazione forzata, mantenendolo a temperatura costante per un
determinato periodo (minimo 24 ore). Nel centro del campione e tra il contenitore e le
pareti del forno sono collocate delle termocoppie.
Si osserva quando si verifica laccensione (contrassegnata da un aumento della velocit di
crescita della temperatura oltre quella fornita dal forno) e quando non si ha accensione
(ovvero quando la temperatura sale leggermente ma ad un tasso decrescente rispetto alla
temperatura del forno, prima di abbassarsi fino alla temperatura del forno). La pi alta
temperatura misurata in cui non si ha accensione (Tni) e la pi bassa per cui avviene
laccensione (Ti) devono essere determinate con un piccolo scarto (tipicamente 3 C), in
quanto estrapolando i risultati maggiori differenze di temperatura forniscono errori
maggiori.

Risultati e interpretazioni:

Utilizzando i risultati ottenuti dalla sperimentazione di tutte e tre le dimensioni del


contenitore, si traccia un grafico del log (V/SA), dove V il volume del contenitore e SA
larea della superficie del contenitore in funzione di (1000/T), dove T sia la Tni sia la Ti
espresse in K. Questo dovrebbe produrre 2 linee rette. Si traccia una terza linea (valore
medio) tra le linee della Tni e della Ti e si estrapola questa linea sul grafico per ottenere le
temperature di stoccaggio in sicurezza di un contenitore di forma o dimensione qualsiasi
(a patto che il volume e la superficie siano noti o possano essere calcolati).
Per calcolare il tempo massimo di stoccaggio necessario esaminare i grafici di Ti per le
tre diverse dimensioni di contenitore per ottenere il tempo a disposizione prima dellinizio
dellesotermia (t). Si traccia poi un grafico del ln (t) espresso in secondi in funzione del log
(V/SA). Questo produrr una linea retta che potr essere estrapolata per determinare una
stima del tempo di stoccaggio di un contenitore di forma o dimensione qualsiasi.

Versione ridotta del test:

Esistono molte opzioni tra cui luso di contenitore di dimensioni inferiori e luso di un
margine pi elevato tra le condizioni di accensione e non accensione (ad esempio 5 K,
invece di 3 K). Tutte queste variabili diminuiscono la precisione della misura e accrescono
gli errori di estrapolazione.

Limiti del test:

Il test non applicabile a liquidi e a solidi con basso punto di fusione. Esistono metodi
alternativi pi opportuni per studiare i campioni che si decompongono (o che si ossidano).

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Note

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Note

Chilworth Vassallo S.r.l.


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