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Lezione 3 (27 ott)


I. Note sul logos in Eraclito. Il dialogo argomentativo in san Paolo
II. Riepilogo delle lezioni precedenti e alcuni aspetti del ragionamento
I.
1. La comunanza del logos secondo Eraclito
i. Lettura dei seguenti frammenti (ed. Diels Kranz): (1) Il comprendere comune a tutti (fr. 113);
(2) Si deve seguire ci che comune; ma sebbene il ragionamento sia comune, i pi vivono come se
possedessero una comprensione propria delle cose (fr. 2); (3) Per gli svegli il mondo uno e
comune, mentre fra i dormienti ognuno si rivolge a un mondo suo proprio (fr. 89).
ii. Nei frammenti citati abbiamo evidenziato in corsivo le parole pi ricorrenti: laggettivo
comune e il suo contrario, proprio. Si noti come laggettivo comune sia attribuito in 1 e 2
allatto mentale del comprendere, oppure anche alla facolt dellintelligenza e della ragione,
mentre in 3 comune attribuito al mondo. Quindi, a tutti gli uomini per natura, appartengono
ugualmente il pensiero (il comprendere, etc.) e il mondo. Seguendo la similitudine di pensiero e
veglia suggerita da 3, lappartenenza ad uno stesso mondo implica luso di una stessa ragione, uso
che in 2 identificato con latto per cui gli uomini sviluppano uno stesso ragionamento (si suppone
in base a fonti e regole comuni) per giungere ad una stessa comprensione delle cose. Luso della
ragione da cui dipende lappartenenza ad uno stesso mondo pu essere tuttavia sospeso, cos
com possibile dormire e sognare. In tal caso, o la ragione non si usa affatto o la si usa non gi per
conoscere il mondo ma per inventarne un altro, secondo leggi soggettive e arbitrarie.
2. Lettura di un passo di san Paolo (Rm, cap. 3; cfr. 1 Cor, capp. 6 e 10) ove riconoscibile
lesternazione di un dialogo interiore che sviluppa un ragionamento. In questo passo possiamo
notare una serie piuttosto lunga di domande e risposte che si sviluppano in maniera serrata una
dallaltra: ad una domanda, che esprime una certa obiezione ossia un certo problema, fornita una
risposta; ma questa risposta fa emergere a sua volta un nuovo problema, che presentato con
unaltra domanda. Possiamo riconoscere in questo passo sia un ragionamento interiore di Paolo
che nel sostenere una tesi (la possibilit di salvezza anche per i pagani) ha dovuto cogliere e
affrontare tutte le difficolt che laffermazione di questa tesi comportava (difficolt oggettive
inerenti al problema e difficolt di comprensione di un interlocutore a cui Paolo avrebbe voluto
proporre la sua tesi), sia come un dialogo che egli ha effettivamente sostenuto con qualcuno.
II.
1. Riepilogo degli argomenti precedentemente svolti
i. Dimensioni della logica: 1) come competenza naturale del ragionamento; 2) come arte, cio come
tecnica che guida il ragionamento nella vita quotidiana o nel contesto specifico di una certa
disciplina (es. logica giuridica); 3) la logica come scienza, cio come trattazione che studia
sistematicamente e ad un altro grado di astrazione i principi e i modelli del ragionamento corretto.

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ii. Caratteristiche della logica come scienza: 1) il carattere formale: la logica non si occupa direttamente
del contenuto delle proposizioni e dei ragionamenti, n della loro verit, ma della loro tipologia e
struttura corretta, cos come le regole della grammatica non determinano quali enunciati sono veri
o sensati, ma quali enunciati sono grammaticalmente corretti. 2) il carattere normativo: la logica non
descrive la configurazione empirica dei ragionamenti, eventualmente secondo le delimitazioni
particolari relative ai soggetti, ai tempi e ai luoghi (ci spetta alla psicologia); invece, la logica
prescrive delle leggi universali e necessarie cui la mente umana deve attenersi nel condurre un
ragionamento per preservare almeno la sua correttezza formale.
iii. Delimitazione degli enunciati logicamente rilevanti. La logica come scienza considera
esclusivamente gli enunciati suscettibili di essere valutati come veri o come falsi: questi sono gli
enunciati dichiarativi, cio gli enunciati che propongono una descrizione del mondo. Sono perci
tralasciati altri tipi di enunciati, come quelli interrogativi (le domande), imperativi (i comandi),
deprecativi (le richieste o preghiere) o espressivi (le manifestazioni verbali di sentimenti o
desideri).
iv. Distinzioni lessicali intorno ai termini logicamente rilevanti: in senso rigoroso, 1) i termini (a)
giudizio, (b) proposizione, (c) enunciato significano rispettivamente (a) un atto mentale (il
giudicare che qualcosa qualcosa), (b) il contenuto concettuale del giudizio (ci che pensato nel
giudizio), (b) la verbalizzazione e lespressione linguistica di una proposizione. Ad esempio: (a)
stavo pensando che il gatto sul tavolo; (c) ti dico che il gatto e sul tavolo; (b) se pensi e dici il
gatto sul tavolo stai pensando e dicendo la stessa cosa di quanto pensato e detto con the cat is
on the table. 2) (a) Ragionamento designa latto mentale realizzato nel compiere un passaggio
da una proposizione ad unaltra proposizione, ossia uninferenza. (b) Argomento il contenuto
oggettivo del ragionamento, ossia le proposizioni di cui questo composto e la struttura che
realizza. La logica si occupa di proposizioni e argomenti, poich la verit e la validit del pensiero,
e i principi formali che le garantiscono (le leggi logiche, ad esempio il principio di non
contraddizione), non sono relative ai soggetti pensanti e al linguaggio.
2. Validit dellargomento e verit delle proposizioni
i. Si dianzi notata linterdipendenza tra argomenti e proposizioni: largomento il rapporto
oggettivo tra le proposizioni che rappresentano le premesse di un ragionamento (le ragioni
addotte a sostegno di una tesi che si vuole dimostrare o avvalorare) e la proposizione che ne deriva
legittimamente come conclusione. Occorre per rilevare anche le loro profonde differenze. Un
aspetto notevole a tale riguardo il fatto che, almeno in logica, proposizioni e argomenti hanno
criteri di valutazione diversi: largomento valutato rispetto alla sua validit, mentre la
proposizione valutata rispetto alla sua verit. Evidentemente largomento migliore quello che
genera conclusioni vere da premesse vere; tuttavia, possono esserci argomenti validi formati da
proposizioni false. Questa considerazione permette di cogliere il carattere formale della logica.

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ii. Distribuzione dei casi di validit e verit (cfr. infra lo schema)1
1. Validit del ragionamento e verit di tutte le proposizioni che lo compongono
Es. I mammiferi hanno i polmoni / Le balene sono mammiferi / Le balene hanno i
polmoni

Validit del ragionamento e falsit di tutte le proposizioni che lo compongono

2.

Es. Tutti i quadrupedi hanno le ali / I ragni sono quadrupedi / I ragni hanno le ali

3. Ragionamento non valido e verit di tutte le proposizioni che lo compongono (la


conclusione vera per accidente, cio non in virt delle premesse: cfr. a) e b)
Es. a) Se possedessi loro di Fort Knox sarei ricco / Non lo possiedo / Dunque non sono
ricco (il che in effetti pu essere vero, ma non per le ragioni addotte)
b) Se Bill Gates possedesse loro di Fort Knox sarebbe ricco / Non lo possiede / Dunque
non ricco (e invece lo )

4. Ragionamento valido con premesse false e conclusione vera


Es. Tutti i pesci sono mammiferi / Le balene sono pesci / Le balene sono mammiferi

5. Ragionamento non valido con premesse false e conclusione vera


Es. Tutti i mammiferi hanno le ali / Le balene hanno le ali / Le balene sono mammiferi

6. Ragionamento non valido e falsit di tutte le proposizioni che lo compongono


Es. Tutti i mammiferi hanno le ali / Le balene hanno le ali / Tutti i mammiferi sono
balene

Schema
Argomento

Premessa 1

Premessa 2

Conclusione

Valido

Vera

Vera

Vera

Valido

Falsa

Falsa

Falsa

Non valido

Vera

Vera

a. Vera / b. Falsa

Valido

Falsa

Falsa

Vera

Non valido

Falsa

Falsa

Vera

Non valido

Falsa

Falsa

Falsa

Caso

Cfr. I. M. Copi et al., Introduction to Logic, Pearson, Edinburgh Gate et al. 2014, pp. 29-32.

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3. Quattro tipi di argomento: (i.) deduzione (dimostrazione o confutazione), (ii.) induzione o
argomentazione, (iii) fallacia2.
i. La deduzione o dimostrazione largomento che procede in maniera necessaria da proposizioni
assunte come vere ad una proposizione vera (supposta la verit delle assunzioni). il tipo di
argomento privilegiato nelle scienze formali come la matematica, per il suo rigore e quindi per la
sua certezza. Ad esempio, ogni argomento riducibile alla forma Se A allora B, e B, conduce
necessariamente ad affermare B. La deduzione o dimostrazione della falsit di una proposizione si
chiama confutazione.
ii. Linduzione o argomentazione largomento che inferisce o giustifica una conclusione derivandola
in maniera corretta ma non necessaria da premesse vere o verosimili (es. da ipotesi ragionevoli o
da una raccolta di fatti relativamente adeguata, ma non completa). il tipo di argomento
privilegiato nelle scienze empiriche e nel discorso quotidiano. La qualit epistemica di questi
ragionamenti la probabilit (che pu essere maggiore o minore). Ad esempio, a) Se la ricchezza
determina la felicit e Carlo ricco, allora Carlo felice. Il ragionamento procede una premessa
controversa o discutibile; b) Poich in Italia stata abrogata lobbligatoriet delle vaccinazioni,
proprio per questo aumentano le malattie infettive. Il nesso inferenziale non risulta necessario,
poich potrebbero esservi altre cause, eventualmente insieme a questa.
iii. La fallacia un errore di ragionamento: il ragionamento appare corretto ma a ben vedere non lo
; oppure, il ragionamento presentato ingannevolmente come corretto pur non essendolo (in
questultimo caso si usa anche il termine di sofisma). Ad esempio, Se sono a Roma sono nel
Lazio. Sono nel Lazio, perci sono a Roma. Ma potrei essere a Frascati, essendo fuori Roma
eppure nel Lazio. In tal caso, si commette la fallacia di affermazione del conseguente: non c
una implicazione reversibile tra i due membri dellinferenza (Roma, Lazio), poich il primo
incluso nel secondo ma non il suo unico elemento (se lo fosse, allora largomento sarebbe valido).

Cfr. G. Boniolo, P. Vidali, Strumenti per ragionare, Bruno Mondadori, Milano 2011, capp. 1 e 10.

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