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Prof. G. Ferr
www.conflittodastrada.com
Introduzione:
Quello che viene inteso con il termine difesa personale varia incredibilmente a
seconda dellorecchio e della testa che lo sentono pronunciare.
Di fatto, nella maggior parte dei casi, si ha una visione molto confusa di quello che
sia realmente lo studio e la pratica di questattivit.
La quale, bene chiarirlo subito, partendo e sviluppandosi come risposta ad un
preciso fenomeno (laggressione) non pu assolutamente esimersi dallo studio, anche
e soprattutto teorico, del fenomeno stesso.
Spesso infatti si ritiene che lesperto di difesa personale sia un soggetto che, di fronte
ad unaggressione, esca indenne dallinevitabile rissa che ne consegue, mandando
laggressore allospedale.
Ma questa unimmagine grottesca, entrata nelle nostre menti come modello
storpiato e gonfiato dai film e dai media, di un machismo inutile ed auto deleterio.
La realt ben diversa, e cio il vero esperto di difesa personale colui che, nella
situazione di potenziale pericolo, conosce ed applica tutte le metodologie, i mezzi, le
strategie, per far s che laggressione non passi dalla potenza allatto.
Se, nonostante questo, il fattore di pericolo potenziale dovesse divenire reale, allora
(ma solo allora) reagir con la massima decisione ed efficacia, compatibilmente alle
possibilit che vengono ritenute lecite a livello legale.
In parole povere, se si vuole cominciare unattivit di difesa personale, occorre avere
ben chiaro che questa non pu essere limitata al solo apprendimento di tecniche, ma
deve costruire un bagaglio teorico di conoscenze atte ad evitare la situazione di
pericolo, nonch produrre un parziale adattamento fisico finalizzato allefficienza in
caso di emergenza.
Ad esempio: rischio di infarto, asma, rischi connessi al luogo (se scappi di notte in un
bosco che non conosci), o rischio che laggressore si rifaccia su persone meno adatte
di noi ad affrontare la situazione (se vengo aggredito di sera in un parco, e nelle
vicinanze ci sono solo due bambini che giocano).
Il 24 Gennaio 2006 larticolo 52 ha subto unimportantissima integrazione.
Vengono aggiunti infatti i seguenti commi, inerenti la difesa e tutela della propriet
privata.
"Nei casi previsti dallarticolo 614, primo e secondo comma, sussiste il rapporto di
proporzione di cui al primo comma del presente articolo se taluno legittimamente
presente in uno dei luoghi ivi indicati usa unarma legittimamente detenuta o altro
mezzo idoneo al fine di difendere:
a) la propria o altrui incolumit;
b) i beni propri o altrui, quando non vi desistenza e vi pericolo daggressione.
La disposizione di cui al secondo comma si applica anche nel caso in cui il fatto sia
avvenuto allinterno di ogni altro luogo ove venga esercitata unattivit commerciale,
professionale o imprenditoriale".
Spiegazione: Il rapporto di proporzione cui accenna la prima parte quello della
difesa proporzionata alloffesa. Si afferma quindi che tale proporzione sussiste (e non
decade) anche nel caso in cui il cittadino, allinterno del proprio domicilio, ufficio o
negozio, dovesse far uso di unarma legittimamente detenuta per difendersi.
I due sottopunti per sono cruciali per ben comprendere i limiti di tale possibilit:
Deve esservi una reale minaccia per lincolumit dellaggredito, e laggressore,
invitato a desistere dal tentativo di furto, non intende rinunciare alla sua azione e
minaccia invece laggressione.
Ci significa che non possibile, ad esempio, sparare ad un ladro che mi entra in casa
per il solo fatto che vi entri.
Se per mi entra in casa, io estraggo una pistola regolarmente detenuta, gli intimo di
andarsene e questi mi salta addosso con un coltello, ora per legge posso far fuoco,
mentre prima sarei filato dritto in galera.
Questo provvedimento ha sollevato veri fiumi di discussioni, e molti si sono indignati
definendola una legge da far west.
La mia modesta ma convinta opinione che era un provvedimento necessario da
tempo. La legge infatti non incita a sparare, n alla diffusione di armi, come molti filo
pacifisti abbastanza ottusi (scusate la durezza) vanno sostenendo. Garantisce invece il
diritto di far uso di unarma gi posseduta se una persona viola i limiti della mia
propriet e rappresenta una minaccia, confermando tale ipotesi con lintenzione
manifesta di recare danno ed essere un pericolo.
Io credo che il cittadino abbia diritto di dormire sonni tranquilli. Il delinquente,
invece, il diritto di entrare in casa mia e violentare mia figlia nel sonno e di rubarmi
tutto, non ce lha. E se vuole provare a farlo, giusto che ne paghi le conseguenze.
Ci che da rivedere, al limite, sono le modalit di rilascio del porto darmi, che
spesso destano comprensibili perplessit.
-Forza:
La forza una capacit condizionale facilmente incrementabile in tempi
relativamente brevi . Il suo utilizzo riscontrabile soprattutto nelle prese e nelle
risposte in opposizione allattacco (in quelle ad assorbimento molto meno
influente). Un discreto livello di forza fisica fondamentale.
-Rapidit:
La rapidit la capacit di muovere i propri segmenti corporei in tempi brevissimi
con coordinazione (da non confondere con la velocit, pure importante, che la
capacit di spostare il proprio corpo nello spazio in tempi brevi).
Questa una dote che compensa, in gran parte, la carenza di forza.
Aumenta abbastanza facilmente con la pratica abituale, e si pu sviluppare anche solo
su gesti specifici. Pi un soggetto rapido, pi possibilit avr di rispondere
efficacemente ad un attacco, ma non solo: fornir allavversario meno tempo per
organizzarsi. Perch unazione sia efficace occorre sapere bene quel che si sta
facendo (vale a dire che il gesto dovrebbe essere automatizzato); una reazione veloce
ma imprecisa porta pi rischi che altro.
-Potenza:
La giusta miscela di forza e rapidit produce potenza.
Mi permetto di far notare che un eccessivo sviluppo della massa muscolare non
equivale ad un alto livello di potenza.
Una persona che pesa 75 chili, allenata, rapida e ben messa, potrebbe, se ha il giusto
grado di potenza, mettere in serie difficolt un colosso di 95 chili dallaltissimo
sviluppo muscolare ma pi lento nei movimenti.
-Mobilit articolare:
Questa capacit importante non tanto per la possibilit di allargare larco di
movimento di alcune tecniche (come i fantomatici calci rotanti, del tutto inutili in
autodifesa), quanto per evitare traumi dovuti ad eccessivo stiramento degli arti
durante alcune applicazioni, oppure per la capacit di divincolarsi ed evadere da una
presa. Una buona mobilit articolare aumenta il controllo e lefficacia delle tecniche.
-Equilibrio:
Un equilibrio corretto ed una buona compostezza nei movimenti sono elementi
essenziali per la riuscita delle tecniche. E possibile migliorare il proprio equilibrio
con esercizi generici o specifici sulla tecnica, aumentando volutamente la difficolt di
esecuzione (ad es. su unasse, bendati, dopo alcuni giri su se stessi, ecc.).
Mi permetto di far notare che tutte le tecniche di proiezione ed, ovviamente, gli
squilibri, fanno riferimento quasi completamente alla capacit di controllo
dellequilibrio (sia il proprio che la capacit di influire su quello delavversario).
-Riflessi
Da non confondere con la rapidit; si intende per riflessi la velocit di reazione.
La stimolazione e lo sviluppo dei riflessi pu avvenire tramite esercizi appositi di
simulazione, ma anche in alcuni gesti della vita quotidiana (ad es. accendere la luce
colpendo il pi rapidamente possibile linterruttore).
I riflessi importanti in combattimento non sono solo quelli visivi, ma anche e
soprattutto quelli tattili, cinestesici ed uditivi.
Naturalmente vi sono persone pi reattive di altre per caratteristiche fisiche proprie,
ma si pu migliorare, e relativamente in fretta. Una buona reattivit spesso
lelemento decisivo nella risposta ad un attacco, sia esso previsto o, ancor peggio,
improvviso.
-Emotivit:
Saper controllare il proprio stato emotivo fondamentale anche pi del conoscere le
tecniche. La gestione della propria ansia elemento imprescindibile per poter
affrontare la situazione a mente lucida e con efficacia.
Un eccessiva agitazione non produrr nulla di buono, ma ancor peggio potrebbero
produrre uneccessiva spavalderia o eccitazione.
Come gi detto, saper mantenere una certa freddezza sarebbe lideale, ma ciascuno
deve applicare la reazione preferibile, in base a due fattori: la persona che si ha di
fronte ma, ancor pi, il proprio profilo caratteriale.
E evidente che una persona pronta di spirito sapr sorprendere e disorientare
laggressore con le sue risposte e la sua parlantina, cos come una persona testarda ed
esplosiva non si far intimidire facilmente da una minaccia mal posta. Ma per quei
soggetti che non hanno queste doti relazionali, o che si trovano, come naturale che
sia, bloccati dalla paura che la situazione di pericolo inevitabilmente genera (solo il
pazzo non ha paura), occorre saper mascherare le proprie emozioni sotto una
recitazione impeccabile, che si pu, almeno in parte, allenare tramite situazioni di
stress, simulate.
Per acquisire una certa consapevolezza della propria capacit di gestire lansia basta
osservare, nella vita quotidiana, quali sono le nostre reazioni e qual il livello di
controllo delle stesse di fronte a situazioni stressanti, che possono essere semplici
come uninterrogazione, o inaspettate e complesse come una frase sgarbata detta da
un negoziante. Come reagisco?
Infine, si possono sviluppare dei meccanismi mentali indotti per tramutare lansia e la
paura, fattori paralizzanti, in rabbia, che pu essere sfogata o tenuta in sordina,
mutandosi cos in uninquietante freddezza.
Il cammino in questo senso lunghissimo e difficile, ma non impossibile.
Va sempre tenuto presente che se mi sto difendendo sono io quello dalla parte della
ragione, e laggressore dalla parte del torto, e questo dovrebbe essere gi sufficiente
ad aumentare la mia determinazione ad uscire vincitore dal confronto psichico (vedi
poi il punto tre: Azione, per comprendere meglio a cosa mi sto riferendo).
SITUAZIONE AMBIENTALE:
La situazione ambientale riunisce in s tutti quei fattori ed elementi della situazione
specifica che le precedenti analisi non hanno ancora considerato.
Nel momento in cui si viene aggrediti, facile che questo tipo di analisi avvenga
prima delle altre, ma non un problema, perch, ve ne accorgerete, in realt gli
aspetti finora affrontati si fondono e completano con quanto segue.
Alcuni fattori da considerare immediatamente qualora si presenti una potenziale
situazione di pericolo sono:
Vie di fuga, numero e caratteristiche fisiche degli aggressori, spazi dazione, distanza
dallaggressore, mezzi a disposizione per fronteggiare laggressore, barriere che
posso frapporre fra me e lui (o loro), presenza o meno di eventuali aiuti.
Devo identificare, in parole povere, le possibilit difensive che lambiente in cui mi
trovo mette a disposizione.
Qualora non riuscissi ad identificare vie di fuga (cosa che non auguro ad alcuno),
dovr saper identificare molto in fretta se vi sono, a portata, oggetti che posso
utilizzare come armi improprie, e soprattutto identificare quali tecniche risultino
adatte in relazione agli spazi di cui dispongo.
In virt del tipo di ambiente devo essere in grado di stabilire quali strategie difensive
posso applicare.
Preliminarmente, per, vero anche il contrario.
Intendo dire che, se ho la possibilit di scegliere, bene preventivare quali ambienti
siano pi o meno adatti ad affrontare unipotetica aggressione, e scegliere la
situazione pi conveniente.
Se, ad esempio, per raggiungere casa devo scegliere fra lattraversare un parco senza
lampioni, o allungare il tragitto seguendo un marciapiede illuminato, ad una certa ora
della notte sceglier la seconda ipotesi, presumibilmente
Spesso abbiamo a che fare con luoghi nei quali non ci sentiamo affatto sicuri. Potersi
fermare per un momento a pensare a cosa si potrebbe fare in caso di aggressione
aumenta considerevolmente la nostra preparazione allevento stesso.
Il passo immediatamente successivo alla raccolta rapida di informazioni consiste nel
saper scegliere le strategie pi adatte alla situazione, e, se la situazione si dovesse
aggravare, selezionare le tecniche pi adatte fra quelle che ho nel mio bagaglio di
conoscenze.
La situazione ambientale influenza e modifica le nostre possibilit di azione in
maniera preponderante.
Lo stesso aggressore, con la stessa arma in mano, non potr essere affrontato nello
stesso modo se mi trovo in mezzo ad una piazza con poca gente, su una scala della
metropolitana in mezzo alla folla, nel prato di un parco al buio, in un parcheggio con
la nebbia.
La scelta delle tecniche include inoltre il saper discernere lordine di azione in caso di
aggressione da parte di pi individui.
Se vengo aggredito da tre persone, delle quali una ha in mano un bastone, laltra
apparentemente nulla, la terza un coltello, su chi agir prima? Chi il pi vicino? Da
quali angoli probabilmente giunger lattacco? Quali spazi ho a disposizione?
Porsi frequentemente queste domande anche solo in chiave ipotetica relativamente ai
luoghi dove quotidianamente mi trovo a transitare, aumenta il mio livello di
preparazione allaggressione e diminuisce considerevolmente le possibilit di essere
colti di sorpresa.
Non solo, ma limita anche di molto linsorgere dellansia e la conseguente paura
paralizzante. Potersi afferrare a degli schemi mentali gi pensati, a dei patterns
dazione gi ideati, pu essere in certi casi il fattore che fa la differenza fra
limpotenza e la capacit di agire.
Consapevolezza:
La consapevolezza una caratteristica che si costruisce lontano dal momento di
aggressione. Per questo motivo lho posta in un secondo momento nella scala di
priorit delle competenze da raggiungere.
Per altri istruttori, questo punto andrebbe invece posto come prima condizione per
affrontare unaggressione.
La consapevolezza identifica infatti le tipologie di aggressione e le caratteristiche
proprie di ciascun caso, nonch una conoscenza di base della realt sociale in cui ci si
trova, e dei conseguenti rischi coi quali pi probabile avere a che fare.
Senza queste conoscenze, difficilmente si potr scegliere, e quindi applicare, una
corretta strategia dazione per evitare ed al limite fronteggiare laggressore.
Nellidentificare i diversi tipi di aggressione dobbiamo innanzitutto stabilire (e
riconoscere) i differenti livelli di pericolosit dellaggressione stessa.
TIPOLOGIE DI AGGRESSIONE:
LITI CON CONOSCENTI:
Generalmente presentano un basso livello di pericolosit (a meno che non rientrino
nelle situazioni di violenza familiare o a sfondo sessuale, ma in quel caso le
classificheremo nel successivo punto di aggressioni maniacali).
Il controllo del proprio stato emotivo fondamentale, ragionare pacatamente spesso
serve ad evitare lo scontro, laggressivit in genere controllata da forti freni
inibitori.
Nella maggior parte dei casi se si arriva ad uno scontro si tratta di un duello
ritualizzato. Lapplicazione di tecniche di self-defence fuori luogo, a meno che
non si cerchi unimmobilizzazione non dolorosa dellavversario per invitarlo a
calmarsi.
LITI CON SCONOSCIUTI:
Possono incorrere in seguito ad incidenti (in auto spesso e volentieri, purtroppo).
Il livello di pericolosit medio, poich la carica nervosa spinge sulla mancanza di
freni inibitori.
Occorre disinnescare la rabbia generata dal diverbio. Questo generalmente si realizza
nellutilizzo di un tono pacato e conciliante.
A meno che laggressore non sia del tipo che approfitta dellinferiorit della
vittima, imponendosi.
Il classico esempio quello delluomo grande e grosso che, in un incidente dauto
con una ragazza, scende paonazzo e nervoso urlando ed insultando. In tal caso,
occorre che il tono sia deciso, determinato e sicuro. Latteggiamento sottinteso deve
essere: Adesso cerchiamo di risolvere la cosa, ma non si azzardi a fare il prepotente
con me perch finisce male.
AGGRESSIONI DI TEPPISTI:
Il livello di pericolosit medio-alto, infatti il timore di perdere la faccia di fronte ai
compagni rinforza laggressivit dei singoli.
In genere proprio per dimostrare la propria superiorit che gruppi di questo genere
disturbano leventuale vittima.
Due sono gli atteggiamenti da poter tenere, ma devono essere calibrati con estrema
attenzione.
Il primo un atteggiamento remissivo. Si devono ignorare completamente le
provocazioni, sia verbali (immancabili, e che sempre precedono lapproccio) sia
fisiche, almeno finch non sono pericolose (spinte, coppini, eccetera).
Generalmente, dopo essere soddisfatti della paura inflitta, i teppisti lasceranno
perdere concludendo con una serie di insulti mentre se ne vanno.
E umiliante, certo, ma preferibile ad una coltellata.
Il secondo atteggiamento opposto. Non ci si deve lasciare sottomettere. Ma questo
deve essere fatto mostrando assoluta sicurezza di s, non spavalderia, la quale invece
innescherebbe un ritorno a reazione dellaggressivit degli assalitori per orgoglio
ferito, venendo colta come accettazione della loro provocazione.
Lelevato numero degli aggressori un fattore di pericolosit da tenere ben presente.
Evitare al massimo di arrivare al conflitto (anche se, devo dire, questo consiglio va
applicato sempre, e mi auguro che ormai la cosa sia chiara).
Due piccole note: diffidate dellet degli aggressori. Un gruppo di tre, quattro
ragazzini molto piccoli spesso spalleggiato da qualcuno pi grosso e pericoloso che
facilmente giunge di l a poco. Inoltre, per le ragazze, laggressione pu avere uno
sfondo sessuale. In tal caso il livello di pericolosit massimo, e la remissivit da
abolire, ma lo vedremo in seguito nel caso specifico.
AGGRESSIONI A SCOPO DI RAPINA:
Sono di alta pericolosit fintantoch il bene in nostro possesso.
Accontentare laggressore in genere il modo migliore per uscirne indenni
fisicamente.
Tenete sempre presente che, specie se laggressore armato, egli ha gi valutato
lopportunit di fare del male, e questo gioca pesantemente a sfavore dellopportunit
di applicare tecniche. E pronto a reagire.
Questo genere di aggressioni pi facile evitarle che affrontarle, con le opportune
attenzioni (vedi paragrafo Azione, FUGA).
AGGRESSIONI DI PERSONE IN STATO DI ALTERAZIONE
CAUSATO DA SOSTANZE ESTERNE:
Per sostanze esterne si intende, ad esempio, alcool, droga, eccetera.
Il livello di pericolosit alto. Mancano freni inibitori, e la percezione dolorifica
molto ridotta. La forza applicata massima da parte dellaggressore.
Lunico punto a favore , in alcuni casi, il fatto che lazione sia confusa, poco
coordinata, per la mancanza di lucidit che la sostanza provoca.
Difficilmente si riesce a calmare laggressore. Facilmente si fugge, invece.
AGGRESSIONI DI MALVIVENTI
FINALIZZATE A CREARE UN DANNO ALLA PERSONA:
Purtroppo avvengono anche queste, e le motivazioni possono essere diverse: vendetta
personale, ritorsione (vedi annotazione sui ragazzini con grandi che spalleggiano),
stupro, e perfino conflitti razziali.
Livello di pericolosit, ovviamente, altissimo.
Generalmente questo tipo di aggressione non lascia molte scelte.
Spaventa dirlo, ma se la minaccia molto seria per lincolumit personale (e nel caso
dello stupro lo sempre), occorre reagire con la massima decisione.
AGGRESSIONI VIOLENTE DI MANIACI
SPINTI DA ALTERAZIONI PSICHICHE:
Queste aggressioni rappresentano il massimo livello di pericolosit.
Possiamo distinguere due tipologie di aggressore in questambito: i soggetti in preda
a raptus, in particolare nei soggetti affetti da quello che definito disturbo esplosivo
intermittente e i soggetti affetti da disturbo delirante (paranoia) . Nel primo caso,
la forza massima, ma laggressore non ha dominio di s, e spesso addirittura
spaventato dalla sua stessa azione. Talvolta un tono calmo e conciliante pu servire a
calmare chi in preda ad un raptus di violenza, ma non bisogna dimenticare che i
soggetti in questo stato perdono ogni scrupolo, e la loro azione rivolta a creare il
maggior danno possibile; inoltre leccitazione (o lagitazione) psicologica che
accompagna questo tipo di aggressione aumenta notevolmente la forza e
linsensibilit al dolore di questi individui.
Nei casi estremi occorre reagire con la massima determinazione per riuscire a
sopravvivere.
Nel secondo caso, invece, siamo di fronte al massimo pericolo. Le reali intenzioni del
soggetto sono spesso celate da un comportamento allapparenza normale, la volont
di creare danno non segue percorsi razionali: il filo logico che porta allaggressione si
sviluppa lungo percorsi plausibili bench del tutto inverosimili. La mente resta lucida
e la volont piena, ed quindi impossibile qualsiasi tentativo di negoziazione. Stiamo
parlando, fra gli altri, anche di alcune tipologie di serial killer.
In ogni caso, come sottolineato da alcuni criminologi, la distinzione maggiore nel
livello di pericolosit di individui con alterazioni psichiche non risiede nella natura
della patologia presente, ma nel quanto, ed in che modo, la personalit dellindividuo
compromessa dalla patologia stessa. Comunque, ai fini della Difesa Personale, il
livello di pericolosit di queste aggressioni forse il pi alto. Per fortuna anche
piuttosto raro imbattervisi.
Azione:
Finalmente si entra nel vivo del discorso. Finora infatti abbiamo analizzato i diversi
fattori legati allaggressione. Le fasi precedenti ci permettono, se opportunamente
sviluppate, di sapere quali complicazioni legali posso avere se il mio intervento non
attentamente misurato, chi laggressore, come agisce, dove, quando, che mezzi usa,
su quali doti personali posso fare affidamento e quali no, valutare la situazione nello
specifico, e quantaltro. Ma ancora non abbiamo risposto alla domanda fondamentale:
Che cosa devo fare?
Lazione si sviluppa su tre punti fondamentali, da attuare nellordine proposto, perch
luno si inserisce solo se il precedente fallisce nel suo intento.
1) FUGA:
E la prima soluzione da ricercare.
La migliore soluzione, quando possibile; si evita infatti di compromettere la propria
incolumit, soprattutto quando la situazione potrebbe far prevedere un attacco armato
o di numerosi aggressori.
La fuga non affatto un atto di codardia, ma una saggia strategia, e, tanto per essere
chiari, lunica che mi eviti, fra laltro, complicanze legali oltre che fisiche. In alcuni
casi, fuggire lunico modo che abbiamo per salvarci. Non sempre possibile, meno
ancora facile. Per poter effettuare una buona strategia di fuga devo essere molto
preparato quanto a consapevolezza e stima delle circostanze, possedere una buona
tecnica, velocit e resistenza, nonch unopportuna prontezza a cogliere lattimo in
cui questa via di salvezza diventa possibile, prima che sia tardi per poterla tentare.
2A) NEGOZIAZIONE:
E la prima strategia del confronto verbale contro laggressore, per evitare che si
arrivi allaggressione fisica.
Altrimenti chiamata dissuasione o convincimento, questa fase prevede limpossibilit
di una fuga, precedentemente valutata.
Si applica un tentativo di negoziazione quando laggressore in uno stato di
agitazione psico-fisica, quando arrabbiato, frustrato, confuso, intossicato o
sofferente per un problema psicologico.
La negoziazione consiste in un appropriato utilizzo delle tecniche e strategie
comunicative per sedare una situazione esplosiva, specialmente se generata da
alterazione emotiva.
Queste tecniche, dette di de-escalation, sono spesso sviluppate ed usate da figure
professionali che hanno a che fare con personalit incostanti, capricciose, e con
potenziali distruttivi (infermieri/e con pazienti disturbati psichicamente, membri delle
forze dellordine che intervengono in liti domestiche, e simili).
Lobiettivo quello di entrare in relazione con laggressore, cercando di capire le
ragioni della sua agitazione per ridurne limpulso violento.
Per i soggetti che hanno una certa sicurezza di s, questa strategia abbastanza
naturale, si tratta semplicemente di rafforzare la propria determinazione a non
accettare il giogo di paura su cui conta il nostro avversario.
Per soggetti timidi, invece, questa determinazione pi difficile da trovare. Un buon
suggerimento quello di pensare con repellenza alla propria immagine perdente e
sottomessa, e pensare alle conseguenze che questo tipo di comportamento
produrrebbe. Umiliarsi mentalmente per non lasciarsi umiliare realmente. Complesso,
certo, ma devo aggrapparmi a tutto pur di non permettere al mio aggressore di
condurre la situazione al posto mio.
E esattamente questo che devo fare, spezzare il suo schema mentale, rompere la
strategia sulla quale sta facendo forza. Questo pu avvenire anche con una terza
strategia.
2C) DISORIENTARE:
Esistono persone che, per uninnata prontezza di spirito, sono dei veri maestri in
questo tipo di tattica. Si tratta di rompere completamente la strategia dattacco
dellaggressore proferendo frasi completamente a sproposito e distanti dal discorso
che laggressore cerca di fare. In genere segue unimmediata fuga, dissimulata o
palese, approfittando del vero e proprio stordimento che la cosa genera. Non affatto
facile applicare questa strategia, ma il risultato, per chi ne capace, davvero
efficace, e talora addirittura divertente.
Per capire la differenza fra le diverse strategie, far un esempio applicando tutte e tre
le soluzioni.
Cammino per strada, quando mi si para davanti una coppia di ragazzi con voglia di
attaccar briga.
Nel primo caso, cio se voglio applicare la negoziazione, alzer le mani in segno di
calma, user un tono amichevole, chieder quale sia il problema e se non sia
possibile risolverlo in modo pacifico. Naturalmente le mani alzate in segno di calma
sono in realt una guardia mascherata, che mi torner piuttosto utile se la mia
strategia risultasse inefficace.
Nel secondo caso, applicando quindi lassertivit, mi fermo, guardo fisso negli occhi
entrambi e a voce bassa ma molto decisa dico che hanno fermato la persona sbagliata
nel momento sbagliato, perch ho avuto una giornata pesante e lultima cosa che
voglio che mi si disturbi; quindi adesso me ne vado e non gli conviene provare a
fermarmi (ovviamente il linguaggio sar molto pi colorito, ma non mi sembra il caso
di precisare in questa sede). Se non si sufficientemente determinati e convinti (in
rari casi anche rabbiosi), non si pu nemmeno sperare di sostenere una parte del
genere. Peggio ancora se il mio atteggiamento denota presunzione o superiorit. In
quel caso infatti scatener una rissa anche se inizialmente poteva essere evitabile.
Terzo metodo: disorientare. Prendiamo la stessa situazione, ma, come vedo i due
ragazzi avvicinarsi ed aprir bocca, dico: Grazie, ma non ho tempo, arrivederci. E
affretto il passo con fare nervoso, ignorando tutto ci che mi urleranno dietro ed
accertandomi che non mi seguano, nel qual caso devo essere pronto a reagire, il che
potrebbe anche voler dire tornare al secondo metodo, se ne sono in grado.
Negli ultimi due casi la guardia mascherata non ha senso, perch denoterebbe timore
dellavversario, mentre dobbiamo far trasparire esattamente lidea opposta.
Ci si prepara se laggressore supera la distanza fra me e lui che io reputo pericolosa.
E si interviene dimprovviso e con decisione.
Negoziazione ed assertivit sono, in genere, applicazioni su situazioni differenti, ma
le ho messe nellordine sopra esposto per il fatto che alcune volte la seconda segue la
prima.
Un cambio repentino dalla negoziazione allassertivit opportuno, infatti, nel
momento in cui le mie tecniche di negoziazione illudono laggressore di poter
condurre il gioco sul mio accondiscendere al suo capriccio.
Che sia subito chiaro che non ha capito nulla.
Una adeguata capacit di confronto verbale una delle doti che pu arrivare a
fermare il processo di innesco di una situazione a rischio quando non sia possibile
una fuga. Per quanto possa apparire bizzarro, allenarsi a simulare le reazioni verbali
esercitandosi con amici o compagni (facendo per un lavoro serio, che generi ansia e
agitazione, non risate), pu gi essere un metodo efficace per migliorare la propria
improvvisazione nel momento in cui si dovesse avere a che fare con aggressori reali.
Una domanda che spesso mi viene posta quando tengo corsi agli studenti : quante
risse ho affrontato nella mia vita. La mia risposta genera sconcerto, ma io ne sono
orgoglioso; fino ad oggi nessuna, perch me la sono sempre cavata col confronto
verbale, anche in situazioni veramente rischiose.
Reazione:
Applicazione delle tecniche di self-defence. Ho chiamato questo punto REAZIONE,
e non lho incluso nellazione, proprio perch latto scatenante del conflitto fisico non
deve MAI partire da me, ma essere una risposta ad un attacco deliberato.
Nel momento in cui tutti i miei precedenti tentativi di impedire il conflitto fisico si
fossero rivelati fallimentari (e gi questo indice di scarsa capacit di autodifesa e
dovrebbe farci riflettere), dovr intervenire con la massima prontezza e decisione.
Chiaramente, utilizzer tecniche adatte e precedentemente pensate mentre
temporeggio con la negoziazione e lassertivit, identificate e selezionate grazie
allanalisi ambientale, alla situazione personale contingente, eccetera.
Tutto quanto detto finora rimane come premessa ineludibile per poter effettuare con
propriet ed efficacia la mia risposta fisica.
Maggiore il mio bagaglio tecnico, maggiori saranno le varianti e le possibilit di
applicazione. Tuttavia, prendete quanto segue come regola dogmatica: preferibile
conoscere due tecniche alla perfezione, che trenta tecniche discretamente.
Quando ci si trova in situazioni di pericolo tali da dover proteggere la propria salute o
la propria vita (cio nelle uniche situazioni che giustifichino lutilizzo delle tecniche
studiate), non ci si pu permettere il lusso di tentare.
Quel che si fa lo si deve fare con la massima sicurezza.
E ugualmente non detto che riesca.
Devo sapere perfettamente quello che faccio, ma non posso pensare a quello che sto
facendo; il gesto deve essere automatico e preciso, e se non funziona devo avere
unaltra ipotesi pronta alluso, se voglio cavarmela.
Detto questo, vediamo qualche consiglio pratico per agire nel modo pi efficace
possibile.
-Utilizzo della mano per colpire:
La mano va utilizzata in modo differente a seconda della parte che vado a colpire.
Un pugno in faccia potrebbe rompere tanto il naso del mio aggressore quanto le mie
dita contro il suo zigomo.
Posso colpire di taglio (come in alcuni colpi alla mano dellavversario), con pugno a
martello (tempie, naso, clavicola), con la punta delle dita (occhi, genitali, gola), di
piatto (faccia, genitali), di dorso (tempie, guancia, braccia se a pugno chiuso), con
palmo a dita retratte (di forte impatto da usare su viso, plesso solare), con la parte
anteriore del pugno, o con le prime falangi flesse, mano tesa (gola, organi
delladdome).
-Gomiti:
Il gomito, avendo scarsa superficie, porta ad una maggiore pressione. Lattacco di
gomito, se la distanza stata misurata correttamente, abbastanza preciso e potente.
Si applica per colpire mandibola, collo, plesso solare, fegato. Anche contro parti dure
resiste bene allimpatto; sicuramente meglio di una mano.
-Ginocchia:
Le ginocchia vengono utilizzate solo ed unicamente quando si ha un controllo, anche
parziale, sullavversario, e lequilibrio stabile. Preferibilmente vengono usate per
colpire genitali, tronco, a volte faccia.
-Piedi:
I piedi possono essere usati per colpire genitali, ginocchia, tibia, ma le tecniche di
calcio, specialmente se dirette a bersagli alti, trovano scarsa applicazione in
autodifesa, perch compromettono lequilibrio e sono prevedibili.
ALCUNI TERMINI TECNICI:
Vediamo brevemente qualche concetto chiave e qualche termine di utilizzo comune
in ambito tecnico, per poter comprendere meglio quello che si vedr nella pratica e
chiamare le cose col giusto nome.
-Angoli di attacco:
Sono le direzioni da cui pu provenire un attacco armato. Nel nostro sistema sono
ridotte a cinque, ma alcune scuole ne identificano una ventina.
-Schivare, parare, deviare:
La prima cosa da fare, sempre, identificare larco e langolo di attacco
dellavversario, e portarsene fuori. Si cerca sempre di andare sull esterno
dellavversario, spostandosi con un passo. Andare sullesterno vuol dire riuscire a
trovarsi oltre il braccio dellavversario, lateralmente ad esso, cos che il braccio
dellaltro lato mi raggiunga con difficolt.
Un attacco pu essere schivato, deviato, parato.
Schivare difficile, ma, specie sulla lunga distanza e di fronte ad un attacco armato,
un movimento parziale di schivata accompagna sempre una tecnica difensiva.
Uscire dallattacco dellavversario pu avvenire tramite spostamento diagonale
(come quando ci si porta sullesterno di un diretto), oppure tramite rotazione del
corpo su un piede perno (come nel disarmo da coltello su attacco da angolo cinque).
Deviare un colpo (in gergo si dice assorbire) consigliabile soprattutto quando, per
forza dellavversario o situazione particolare, un tentativo di opposizione diretta
sarebbe pericoloso (come nella seconda porta dentrata su diretto, rispetto alla prima).
Non vi , dunque, unopposizione diretta a contrastare, ma si guida invece lattacco
dalla sua traiettoria originale verso una direzione favorevole alla mia difesa.
La parata, infine, lopposizione diretta, e si applica in tutti i casi in cui possibile
farlo, per proseguire con una proiezione, un controllo, un disarmo (come
nellopposizione al gancio da strada).
-Entrare sullavversario:
Nessuna tecnica si potr mai applicare se non si entra in maniera decisa
sullavversario. Una parata senza una simultanea azione offensiva non mi permette
alcun tipo di sviluppo dellazione.
Devo sempre creare un danno, o almeno un disturbo (in gergo si dice ammorbidire
lavversario) che mi permetta di agire sulleffetto stordente del mio attacco.
-Controllo:
Controllare lavversario significa averne il pieno dominio. Se un controllo ben
effettuato, ogni tentativo di attacco da parte dellaggressore significa peggiorare la
sua situazione. Tutte le tecniche, a meno che non siano attuate per aprire una via di
fuga, devono puntare ad un controllo pieno dellaggressore.
-Proiezioni e squilibri:
Vertono a far finire a terra lavversario.
I principi sui quali si basano sono semplicemente due: generare una coppia di forze
opposte per creare una torsione (vedi proiezione a terra dalla prima porta dentrata su
diretto dellavversario) oppure spostare la verticale del centro di massa al di fuori del
poligono di appoggio, generalmente applicando la forza squilibrante su un punto del
corpo dellavversario che trasmetta il movimento al resto del corpo (come la leva alla
spalla nella reazione a strangolamento frontale con due braccia).
-Leve:
Altrimenti dette chiavi articolari, sono tutte quelle tecniche che utilizzano e
sfruttano, forzandoli, i limiti fisiologici delle escursioni articolari per creare delle
immobilizzazioni o delle prese dolorifiche sullaggressore. Sono essenziali nei
disarmi e nei controlli.
-Prese:
Qualsiasi situazione in cui si catturi il corpo dellaggressore, o parte di esso.
Richiedono una buona dose di forza.
-Disarmi:
Differentemente da quello che si potrebbe pensare come ovvio, non ammissibile
che una tecnica di disarmo si limiti a togliere di mano larma allaggressore. Questo
un lusso che ci si pu permettere molto di rado. Un disarmo efficace deve prevedere
che, oltre a levarla allavversario, larma possa essere utilizzata da chi si difende.
-Atemi:
E una parola giapponese con la quale, nellambito delle discipline di combattimento,
si indica un qualunque colpo offensivo portato nei confronti dellavversario: pugni,
calci, gomitate, ginocchiate, testate. E ci che va eseguito quando si deve entrare
sullaggressore, prima di un controllo.
Un ripasso periodico sotto locchio di un esperto essenziale per mantenere una
tecnica appresa efficace nel tempo, e per correggere eventuali errori o dimenticanze.
Appendice Conclusiva:
Il fenomeno della violenza carnale.
Chiedo preventivamente scusa se dilungo ulteriormente la parte teorica, gi
sufficientemente ricca di elementi, con unappendice, ma il tema trattato talmente
attuale e scottante che non parlarne sarebbe grave mancanza. Inoltre, lelevato
numero di ragazze cui insegno mi spinge a considerare importante fornire degli
elementi (anche se minimi) in merito a questa drammatica realt.
Pregiudizi e realt.
Innanzitutto, liberiamo la testa da alcune idee sbagliate sul fenomeno.
Le vittime potenziali di una violenza sessuale non sono necessariamente donne
giovani e attraenti, ma qualsiasi donna (e a volte anche uomo o ragazzino, non
dimentichiamolo), giovani, vecchie, bambine, casalinghe, donne in carriera,
studentesse, donne sicure di s o donne paurose. Non esiste una categoria molto pi a
rischio di altre da dover essere segnalata, e non esiste una categoria escludibile.
Il fenomeno di violenza non mai desiderato da alcuno, nemmeno se masochista.
La violenza carnale genera un danno fisico e psicologico pesantissimo, le cui
conseguenze si trascinano per anni, e nessuno desidera essere trattato in tal modo.
Non necessario che il luogo dellaggressione sia buio ed isolato. Una violenza
sessuale pu avvenire in qualsiasi momento della giornata, ovunque. Basta osservare
le notizie di cronaca per rendersene conto.
Inoltre, non vero nemmeno che i luoghi allaperto siano meno sicuri di quelli chiusi,
anzi, il 70% delle violenze carnali avviene in locali chiusi (appartamenti, bagni,
cortili, scale dingresso) e in molti casi in automobile, perch linsonorizzazione
elevata, e le grida si sentono solo in prossimit del mezzo.
Spesso si ritiene che lo stupratore sia un estraneo.
Anche qui le statistiche smentiscono. Circa il 70% delle donne violentate affermano
di conoscere il loro aggressore (il padre, il marito, un collega, un vicino).
La maggior parte delle violenze sono pianificate.
Da ultimo, credere che un uomo violenti una donna per soddisfare la propria
sessualit, magari mancante per diversi fattori, una stupida giustificazione ed una
illusione ignorante.
Vi sono modi molto meno rischiosi e scomodi, per un uomo, di sfogare le proprie
voglie. Un uomo che aggredisce per violenza lo fa perch vuole specificatamente
umiliare, sottomettere la sua vittima, dimostrando potere sulla stessa. Un violentatore
applica sempre, infatti, una qualche forma di violenza fisica oltre allatto sessuale.
Le vittime vengono picchiate, afferrate alla gola, strattonate, minacciate con unarma,
indipendentemente dal loro tentativo o meno di reagire.
Reagire o no?
Un altro pregiudizio o idea sbagliata radicata in molte teste che difendersi inutile,
tanto non si pu fare nulla.
Altra filosofia di questo tipo, portata avanti da alcune femministe di una quarantina di
anni fa sosteneva che bisognasse lasciar fare laggressore piuttosto che farsi
ammazzare. Ma i sostenitori di tale filosofia non sapevano che rispondere di fronte a
questa domanda: Chi mi dice che dopo aver ottenuto ci che cerca, un aggressore
non ti uccida ugualmente?.
Osserviamo la realt dei fatti, per rispondere.
Unindagine effettuata su 286 donne che avevano subito aggressioni a sfondo
sessuale rivela che gi una lieve resistenza ha fatto desistere laggressore nel 68,4%
dei casi.
Settanta, fra queste donne, si difesero strenuamente e nell84,3% dei casi hanno
potuto evitare il peggio.
Se una donna reagisce con forza e decisione e fa capire allaggressore che non una
vittima facile n indifesa, nella maggior parte dei casi il violentatore fugge.
Meno di due anni fa, lessi con orrore, su un sito internet dedicato allautodifesa, che
veniva consigliato alle donne di assecondare inizialmente il violentatore, per cercare
in un secondo tempo loccasione propizia per fuggire.
Scrissi un e-mail di fuoco ai responsabili del sito, perch un tale consiglio era da
denuncia alle forze dellordine.
Come abbiamo detto, la violenza premeditata nella stragrande maggioranza dei casi,
il che significa che assecondare laggressore non mi porter mai ad un
miglioramento, ma ad un peggioramento critico delle mie possibilit di salvezza.
Dopo quanto detto sopra, chi salirebbe in macchina con un malintenzionato?
Atteggiamenti preventivi.
Alcuni atteggiamenti, anche involontariamente, scatenano nel potenziale aggressore
lintenzione di passare alle vie di fatto, mal interpretando dei segnali che bisogna
evitare di comunicare.
I consigli che seguono si riferiscono ai casi in cui la violenza avviene ad opera di
conoscenti, ovvero i casi statisticamente pi frequenti. Tengo a precisare che la
coercizione mentale, dovuta per esempio allinfluenza o la sudditanza psicologica che
un aggressore pu esercitare nei confronti della vittima (il padre, il datore di lavoro),
sono tutti fattori che, per legge, rientrano a pieno titolo nelle forme di violenza. La
cosa chiara, per, che il rifiuto deve essere manifesto e palese. Il problema legale,
infatti, che si procede ad unindagine dufficio solo se la vittima inferiore ai
quattordici anni. Altrimenti va denunciata, e il limite entro cui farlo sei mesi
dallaccaduto. La querela irrevocabile (chi interessato ad ulteriori dettagli vada a
leggersi la legge 66/96).
Vediamo allora qualche strategia utile nei confronti di conoscenti.
Come reagire:
Innanzitutto, mostrandovi determinate a rifiutare la condizione di vittima ed oggetto
di persecuzione che laggressore vuole imporre su di voi.
La strategia da adottare in questi casi di assoluta assertivit, mai di negoziazione.
Qualora le avances verbali divenissero fisiche, reagite con la massima violenza e
decisione.
A meno che non spariate ad un uomo disarmato, raro che la vostra difesa sia
eccessiva in questi casi. Colpire i genitali a volte serve altre no, qualcuno li ripara
preventivamente.
Colpite alla gola, agli occhi, alla tempia se potete farlo con forza. Non arrendetevi
mai. Se laggressore dovesse afferrarvi (ipotesi probabilissima) tentate di liberarvi
creando danno, con le tecniche viste a lezione. Utilizzate qualsiasi oggetto possa
tornare utile come arma impropria, e gridate. Innanzitutto vi dar coraggio, e inoltre
si spera sempre che qualcuno intervenga in vostro aiuto (cosa purtroppo rara).
Nei limiti del possibile, fate economia di energie, perch la resistenza da opporre si
protrarr facilmente per diversi minuti.
Tenete presente che leccitazione (spesso di origine chimica per assunzione di
sostanze) e la determinazione a voler operare violenza su di voi, sono fattori che
inibiscono o ritardano la percezione dolorifica. Dovete cercare un danno il pi
incapacitante possibile.
Colpite ripetutamente laggressore finch non molla la presa, e a quel punto scappate.
Se riuscite a mettervi in salvo, chiamate immediatamente aiuto.
Per voi e per laggredito, se il caso.
Da ultimo, vista la massima decisione con la quale opportuno agire, siate sicure,
prima di farlo, che laggressore voglia REALMENTE farvi del male.
Per approfondimenti si consiglia la lettura della tesi:
La violenza sessuale ad opera di immigrati. Realt, percezione, cause, giudizio.
Del sottoscritto.