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LE
RIME
IJ
Gecco Ahgiolieri
EdizionE ComplEla
commEntata
annoata e
GlUNTINIBtrtTIVOQUO
CDITORl
n a
1914
t^<-
-rM
lie
ni me
Dl
CECCD nnSlOLlERI
DOfTlEniCO GIUblOTTI
LIE
BIME
DI
CECCO
flNSIDLIERI
524270
3
GIUNTIM-IU.N TIVOOMO
EDIToKl
1914
Sf
PQ
agi An
f
if-
LETTORE
flLL'ISNfiRO
Nato
intorno
in Siena,
al
dopo
il primo decennio
Suo padre, Angioliero, ru ricco,
Angiolieri, probabilmente,
del Trecento.
avaro, bacchettone
e,
figlio,
corne
a deDari lo
tenne magro
; l'altra
1'
odi fino
al delitto.
Un
giorno,
padre un
al
fia-
uno
imbestial ito,
sputo
addormentato, tent
di sofiocarlo
madr, con
la
le
proprie mani,
Ma
il
figlio
son
pu mentire. Quel
era
1'
Am
boli,
'
il
qneata
buona lana
le taverne,
ni
Ma
e,
po-
perdutamente,
denari, vivi
ge-
ebbe sproporzionatissimi
nitori,
umor
al
bisogno. Di qui
e se, verseg-
giando, la
che
gascia.
Anche
tresco
padre, con
falsari,
ubriaconi e ladri
con
tutti
di l
il
panni e
Maremma,
Fortar-
(il
da Buonconvento,
in
di questi
denari
giuocatori, pederasti,
uno
caso, lo zimbell o
il
Ebbe peramici
lo respinse.
una
aperta campagna, in
in
ed
armatura,
ail'
assedio
Due
giuoc e perde.
si
si
dal-
e d'
un
sa quai bricconata,
esilio,
un
amico.
Am
gli
uomini
una femmina
le
donne, carnalmente
vecchia,
s'accapigli, in ver-
con la propria miseria, col padre, con la madr, con la moglie, con Mino Zeppa (baciapile e
ladro) con 1' amicone e poi nemico Ciampolino,
con var senesi che mise in ridicolo e perfi.no
si,
samente.
In ultimo, carico di
figliuoli,
iv
dizio
la
si
morte,
1'
i,
dib
invocata
commerciare in cuoiami. Ma
mezzo per burla quand' era
mondo.
imrno.
*
Artista,
Circondatolo
di tutti
guittoniani
gianti,
rimatori provenzaleg-
Nuovo
e vi
1*
gli
s'
mente
accosti, e
v'
offeso col
cerete che
il
al
dello
liglio
niiglia a uessuno.
Negli
meno
altri, fra
son
ut
t"
1'
artista, c' ,
in lui
avvertibile,
e V artista
uomo
1'
stiuliata,
pi o
l'uomo
troveremo
ingegnoso
ar-
Ma Cecco
Angio-
lieri,
probabilmente
terebbe
scuola
impacciato
falso,
poeti aristocratici
dlia
del
un
e ridicolo corne
villano
in
Invece
una reggia.
in mezzo a un popolo cresciuto, dopo Montaperti, rapidamente in potenza
politica e in
gato di
pronto
misticismo
di
sensualisme-, e
sempre
lieri,
nacolo e
nella
le vivacit, le volgarit,
le
ci
racconta tutto
amon,
nelle sue
con
pari
noncuranza
e,
artista,
* *
Becchma.
Figliuola d'
vine
un conciatore
scalfcra e
Ma
volgare.
anima, se ne innaraora,
ail'
la prega, la scongiura,
donna, che
la
s'
le sta dietro,
1'
che
assedia,
avvilisce, arrabbia.
si
10
cnmmedie
quando
Cecco intona on oantioo di vittoria Finalmente hacolto
la liore
ch' ella degn di voler/7// donare
;
li
V ha ben
bene
finalmente salito
sull'
arbor
dell'
amore
fi-
nalmente
c
ha oiento
mili' allegi-ezz<>
'1
in
mare
su cuore
so no, picche.
sull'
arbor
1/
amore
dell'
e leccucchiato
il
frutto
addantare;
mento,
11
ma
Becchina,
minuto secondo
con un solo argo-
lo
fredda:
Attorsa
ohiasimo e ricco
e levati
vu
traire
la mari di
ma
Talvolta,
raro, se,
Becchina, clbra sperticatamente l' amante e l'amore. Tal' altra Becchina, dopo il piacere goduto,
si
rivolge
ail'
amante e
Sull' ultimo
la
che ha
una
crescono,
serpe,
di
nanza, nuove
difncolt
letto,
il
corne
giorno in giorno, a
:
di-
saziet, lonta-
sopravvenute
ed
anche,
fanno
carnale
si
si
disamor
Una
estingua
e...
giovinetta e
Un'
rima-
nenti,
non pi che
tre versi.
VIII
Invece
il
Bglia dell'
amoroso
canzoniere
agovol onoiaio
Le
ce
pone se stesso e
sotto
g\'\
occhi.
contrapposto
d'
perfetto,
ail'
oi
vivi e bisticcinnti,
bina,
lia
eonfre-
ii.-l
tuttc
altri
Aleuni, dialogati,
spontanei.
vivaoi,
briosi,
tohi,
on,
alla
di cir-
Poehissimi presenta-
dedicato
oompoeto
a'ali,
Sennonoh, dopo
aii.-he
Corso
l'n
<li
vita.
m'
(\>r/:in
h-<
il
fr,i/itfi>
*it>lc*
medicine ne
un
ni)
la
maschio, anzi
il
h-.isfiguraziono)
poesia (oh'
E
po
se
si
ninl dirt'i
al
ch> (U
non
vie
bellttM
i'
j-iii
non
so' kuciato
ticnunente
;iv;inza OgB.'
QOBK) 0*1
F amore inflammaio
ho sjxirfo por Ifl nw>it>\
>i stri>it/r
pua
che VT90
s)
fosse cA'
l'ii
ix
...
i'
ed
e'
ed
e'
se
va all ferro,
Ma
1'
c'
cW
ancora
qualche
per
naturaliade!!
peggio:
di
tempo, astenuto
Essendosi,
clal
giuoco
pare,
dalle
compagno
malavita
di
saprei
e giuocar e voler lo
si
A
senta
corne tu;
i'
ma
mangiar pernici
mascolino
aggio abbandonate
E
vile,
qui, o
non mentisce,
volte, questo
il
tragico;
ma
degenerato
s'
strangolare;
invoca
ma non
la
mo-
quei
Allora
ineupisce e ra-
da consumare in una
nmano, ed
e fa schifo.
gli
per
clie
gustifiean-
morte
lo fa
da
perche...
si
giura di
volersi
spo-
popolo in
Italia)
poeti
bordellieri, giuocatori e
peggio
il
ma
bet-
senese
il
Boxi
Tutta
Ion.
poesia real/Hca
la
ballata dlia
alla
flfonte
tntte
pallidisce;
le
le
aamente
11
temps de
perfioiale
anima
dell' Angiolieri,
Grosse Biargol
ma
jeunesse
esiste.
a'
si
intrafola
il
Nell'
il
la
la
lu
simili;
tomiglianaa e
cluaione:
11
anima
<li
la
l*
privai
asohlLo vuoto
aoaveaaaoolli
vita
a
la
NelV anima
la
intt riore
la dift'erenza
ira
1*
li
mo-
italiano
spara.
due. Con-
compense
(triste
compense
mentre
iOOant d'
Villon,
<li
madr,
la
angnatiata per
La vdu esteriore
ira
vede
eugUuomini
Miserioordia Divina.
tgiolieri,
nJe.
e
del
materiali, tanto
aniveraale e
demoniaci, sorride,
tenebrosi e
Marin,
mente
violenta
ne' piaoeri
ili
in-
de
gine
improv
Spirito pi eolto,
afeissi
je
mostran pieto-
su
di
im-
natnra pi oomplioata
quanto pi
il
moite
agli
11
aon
<>...
vasta,
te,
p<
ne!
di
>
terna lavacro.
pi.
t,
loro origine.
la
pianl
il.ill'
tristezaa
plains
lette
ael
tutti
ne fanno an mietero.
maie
no
una tristezza
xi
tenerezza
il
de-
ma<lre
iiieflabili,
lo
madrp
scapestrato Angioliori, e la
pure non
santi,
gloria, solo
Uditelo
Si clie
non fa tanto
clie le
piacque
clie
ria
il
veccliio
una lancia
muore
Non
el quai'
Ma
si
un che
fo
Tutte
'1
quaderno
commenti. Veda
l'
il
lettore
mandi da
dlie del'zie
Non mi
al
tremendi
non
par-
o feroci. descrifinte
e,
palinodie,
in ultimo,
(al-
sinceri.
ne
se.
el
chiavato
v' era
Non
zioni
sonetti, e giiidichi e
k>,
morte dare,
tal
quando
con
Medea
al figliuolo
contro al padre
padre, sian
il
immortala infamandoli.
dell' esilio di
Cecco,
ardare'
S'
i'
mondo
XII
Qui dico
giolieri,
ho creduto bene
ti
che
concludo)
(e
le
rime
dell'
An-
So che
pubblico
il
me ne
so che
sar grato;
che l'amante
B.vehina
<li
>>
tipo.
Lano
di...
Io dico
fu
un de-
ma
aggiungo che le rime di questo sperduto senza Batrice, contengono alla tin fine ci
cho
.traverso a' loro occhiali, vedon
professori
generato;
nella
vita,
la vita.
tragioomiehe
corne
ranocchie
modo
sieme rigracidare, a
Quanto
mio,
in-
le rituffo.
*
:
poche parole
BCasd
.ta,
L906,
mag-
primo
rieompaiono, dal
T oltimo, qui.
Sennonoho, montra
limit, ricopiandoli
al-
il
Massera
si
pochi e
ti-
niidi
oambiamenti
plioi
e,
in
tntto
il
resto, le
molte-
sarb
in-
i".
X ITT
dando colore
sapor
Chigiano, le
di vernacolo
quasi
mezzo
quali,
lo sconcio di vederla
colpa
d'
ora di
Son
completamente riuscito ?
Oompletamente, no oerto; perche mi so (e lo
confesso con mezza vergogna) pi che spolveratore
io,
con
ci,
di scaffali, artista.
solo pensarlo
non
ingenuo) presso
dotti, di
scusa.
Anche ho creduto
legitfcimo (essendo
secondo
che
a'
il
mio personale
1'
ordine
cambiare,
criterio, la disposizione
gruppo
argomento un titolo gnrale consistente sempre in parole, versi od emiil
quanti
sonetti,
ho similmente dato un
titolo sug-
gestivo e sintetico.
Infine (ed questo
(1)
1'
XIV
W. Modes,
1908.
di
gina a destra,
1'
pre che
1'
caso, superflue.
nel senso
pretese.
B
si
prsenta
ai lettori
moderni, non
let-
Eoooyi in Cecco Angiolieri un vostro simicon tutti i vostri viz, con tutte le vostre
miserie, con tutte le vostre bassezze borghesi e
le,
plebee.
anni
E^li Btato
nelle l>il>li<>teche
imprigionato
per seicento
e negli archivi
ed esclusi-
a vostra somigliansa, non vide il cielo per grnfolare in un trogolo), ebbe, a vostra differttutm^
due meriti:
1. Di non essere ipocrita.
Di non imputridire totalmente (poicha
la natnra lo fece artista) sotto una stomachevola
epigrafe, corne un avvocato clbre o un dcort
droghiere
DOMKNICO GlULIOTTI.
XV
Bibliografica
ricta
(olici prliicl|inll
riniano.
Anibronano.
XLV.
47.
0. 63.
Riecardiano. 1103.
Perugino. C. 43.
CCCCXLV.
reronese.
Parmene. 1081.
Frilzlonl
Lanii.
Vllaroa.
leruio, Assenzio,
J'r/nr/ii.
1817.
Guasti, 184ti.
Moiwr/
v Mnltcni. IL
305. Bologna,
InittisteUa.
Fava
giolieri. Bibliot.
Scuole, Ital.
xvn
II.
177, 1890.
Cecco
di
Angiolieri e Bar-
Bologna, Zani-
Siena.
chelli, 1893.
ed
ticamente
cri-
Bologna, Zanichelli,
illustrati.
1906.
Opcre
la
consuStarc
Ancona. Cecco Angiolieri da Siena, poeta umorista del secolo decimoterzo. (In Studj di Cri-
seconda
MCMXII).
Zanichelli,
Un
Pirandello.
preteso
XIII. (Nella
poeta umorista
Vita italiana
anno
del sec.
II, v.
VI,
1896).
ri.
(In
Massera.
Modes, 1908).
aprile, 1906).
jy Ancona
1'
moderna
Italia
La
Eoma,
e Bacci.
liana. (Vol. I 2
st.
ita-
Vedi
XIV,
PuOssi.
1).
(Vedi
Italiana,
Giornale Storico
XLLX,
387).
xviii
dlia Letteratura
Vedi
teratura [taliana,
po.
Bibliografioa dlia
126).
(Vedi: Rassegna
[taliana,
tUn-toli.
XV,
XIII,
dlia Letteratu-
60).
Sansoni. (Vedi
faspary, Storia
Vol. 2"
dlia
Cap. XI).
Letteratura
Italiana.
Lo-
Cap.
Il
Duecento.
Vallardi,
Milano.
(Vedi:
BergaUi.
Angiolieri. Torino,
Calansa, 1901.
M<ui:<//(t
22 gennaio 1911).
Autologia di antichi scrittori senesi. Giun-
Cronache
tini -
letterarie
XIX
4t
Lu trouarc
di
Becchina
c h
av
si
E non
di
di lie'
tant'
ch'
MB
si
giorno
pn
di
lucomincia maledicpud'i
1 i
il
avre
bene
t.'ic.
..
Ciniz.
c f/iinihi
d'Amort
Sir.
II.
La
s d
come
m' ha netto
raso', si
Or come nol
le
Non
so; che
or'
t'
'1
d?
~i Gosi
Ma andiam
Che
ti
pian ch'
diparti ?
Tu
abb'
Or
chi
mi rubbi.
i'
sanno
Or va' con Dio
I'
lasciato.
'1
vo' pianger lo
Con animo
rio.
danno.
malanno!
danno con tutto
m' ha morto?-#E che diavol sacc'
'1
el
io?
I.i
uiwt" 6 Cecco
nanti' e
ma,
aria
in
di
Jrrionfo,
scatta
domandando
'1
!<
anche.
4.
ntra V
ili'iv:
ma
il
" raso'
7 " che
lo dimopotrebbe inten("osi mi par che sia, cosi mi par che vada la cosa;
Massera Cosi (cio a rao' di pazzo) mi pare che tu
-
7.
eanunini.
,,
rasoio.
'1
,,
,,
si
che cosa
Nonostaiit.-
non
un
ripetizioui,
lui
sonetto, perch se
|..--<.iiiiu
pure, pelle
'
aifatto dolore.
"
.Si
reo
.,
ai
mule.
lia
luoghi comuni o
>rne, ing"iiiiit,
MOrtQntO,
La diferEnza
ho
poco
Becchina,
in fe' di Di' ch' anche non temo frodo ;
ch in lie' non posso trovar via ne modo,
ne medico mi val ne medicina.
I'
si
di grazia 'n
ma
certo tanto di
ch' essar
Ecco
ch'
i'
'1
lie'
una saracina
'Rodo;
el re
me ne
lodo
non
ha da me a
liei
pon
u'
Ed
fiordaliso,
i'
ma
no, ch'
i'
un
con vert
fosse dal
mondo
piei.
li
'1
ti
diei...
diviso
10
di cio
pni defraudarmi
pargoli
il
re
Erode.
Kssa,
al
contrario di
me
che non
DOH6
piedi,
regina.
Almeno
la ta-
lo
dono
di cuore
'.
tert
,,
!{,..',.> .,
Erode. - !'. ' erro
con sincerit, di cuore.
1)
.,
con
temenza e la paura
ho veggendo madonna in
cotanto temo di lie' innoiare.
si fort' la
ch'
i'
figura,
E non
in
a tanto ch
fin'
Ed
dicon
io
i'
me
non
so' passato.
veggiono andando,
ve' colui
ch'
smemorato
ch' elli
hanno
per che
'n
le
mando
10
Quand"
ma
ia
Ici
sfadOBM
\eli>
cjuiu'
ha
ossa,
tanta
'
disioni,
vanno dicendo
ta indietro a
i'
on
lutte
/.
ora
in
le
maltrattarli,
pi
lo
perch,
insensato,
hanno
srii/i'/ir,',
dubbio,
uni) (ni
i" r
pin
bel smirfti di
Cecco.
11
flttesa
E dammi
Assa' potrebb'uom
ma
dir,
a nulla giova
che tutte
so' di cosi
Ma, perch'
ch'
i'
la
mala pruova,
ch'
si
possente che
12
rimuova
pu far corredo.
la
'1
Non pa
mm
miii
lo
tare
mono >li amara qaalla cha l'odia e ordegaa pin neppure d'ano igtuurdo. Egli 8ofY
e giorno e Badt dall'ungoscia e reca nell'aniInoendio cha agli altri oela. Ogni consiglio ohe altri
a Cecco sarebbe inutile. Se Amore non fa il mira-
ma un
li
li!
lutin popolaregca,
" pistolenza
<li
,,
ciateuna strofa.
sciagura
non dirazza
sua schiatta - 12 " traaama non l'ama, ma la frasama : ecco perch non dinpera che Amore la rimova alcun jpoco. - 14 M Ch' al
poaaonto che '1 pu far correndo ,,. Ottima chiusa. Il
la
13
Durzzza
di
cuorz
F aver
chell'
torto e a peccato
mi vuol maie
corne di
lie'
servir molto
mi
cale.
i'
non
'1
sale
14
li
dispiace.
ttunaoie
per divertir!
aile
i.atuiiHiiti.
L8
15
C a
Avegna
z z z
r e
paghi lo
mirare
pi che s' i' fosse del mondo segnore,
che tu mi fai, amor, per tu' onore ?
Si me pur vuoi di te assicurare?
Se
i'
i'
ne prego da parte
non guardar
percli'
uomo
ch quanto Y
si
tu'
ti
te
ch'
cl'
i'
di
minore
maggior affare,
in se umilitade e cortesia
se ci
Non
non
perch'
fa,
i'
possa capere
i'
Amore
sia tuo
so'
si gli
grau riprensione.
'n
16
mnilt, pngl
ocftnpco
compl init-iiti Poi, d' un tratto, per
na cn.lccasillabo, senza lustre, vciamento angio-
Fin. ni tredioetimo
miIi ra/.i.Mii
(
liiiisa,
vamo
uorali e
lieresoo.
l. 5. 6. T.
1. 2, :;.
Probabllmeate, air inl'uori di qualche l'uggevole sguardo, altro non concde Becchina al povero Cecco; e oi "^;1
pftga pi caro che se fosse del
mondo ignore. Onde domamla Questo mi fai tu, amor
mio, per 1' onor tuo ? Cosi vuoi mettermi alla prova per
assicurarti dlia inia fedeltV Se ti piace di volermi parlare (io te ne prego da parte d'Amore) non ti ritenga un
sentiment) di superbia, pensando che io sono da meno
di te. (S' intenda cio
Per la tirchieria di suo padre,
povero in canna al cospetto di Becchina
-
17
Soggezione
proponimEnfa
di ribeilarsi
corracciata
quando
L'
Ma,
e'
s'
si
che
io
non tema
ch'
i'
i'
un
mi morria;
non bastasse,
non celo, anzi palese '1 dico,
Per, se
ond'
corruccio
el su'
i'
18
fico.
iniiainorato
COtto,
ma
la
sempl c
vis'a
dlia propria
/ii
t'ait'
nu'zzn.
tli
mano
12,
1:5.
Per se
il
morrei; onde
se, io
che
Cio
'>
t-T
io
i
19
Tirannia z ingroiifudine
d'
flmore
'1 disamorare
'nnamorato daddivero,
che potrebb' anzi far del bianco nero
parer a quanti n' ha di qua da mare.
Si agra cosa
clii
Ond'
i'
perci
anzi,
s'
i'
non
vi vo'
phi pensare,
portila
Ma
Uio corne
la
vuol portare.
ch
Ch
tutto
'1
tempo
dlia vita
mia
ed
e'
famme pur
20
li
dia
!0
piglia
Diaamorare, a obi
a,
arca.ln,
q oeata passione. Ma di ci
1'
aaoita eoorieai bob mi *ia grato amore; perch se io
potessi, coint' pur troppo non posso, disamorare. Io farei
pi volt-ut icri clic t'iuiui lianiaatflf
giiwvh tutto il
eapo Atto
luitt iuiiuM-i
in
mia
tainpo U'ila
egli,
(I
he Dio non
gli
dia bene,
mi concia
d'Amore
in questa
maniera.
faci l
.
'
" agra
m ente.
pi fera
me, oi
-Ik-
,,
<>
.,
vnole.
8 Faccia Dio, di
ne sia ricono-
Ma amore non me
Jl
Case impassibili
o corne
Min
Pepo accorridore
toccar Tan pur un poco,
di
ardisse di
o corne Migo, ch' tutto d' errore,
ch' e' non morisse di caldo di fuoco.
s'
E sed
e'
fosse
amaro pi che
fle,
Tiraiulo in ballo
t.riniiii
di
adoporando, satiricamente,
como
ripete,
qoindi
l'uiza
'
tollar
,,
togliere.
aUade probabilmeute
nainele
,,
-6 " accorridore
,,
13
edifci
14 " can-
D'Ancona
corriere. Si
-
Studj
dal Massera.
e le note
Preghiera
Anima
se vorra' pu,
Avegna
ch'
i'
non
non
potra' far Y
sia
ammenda.
degno truovare
nente
Per
licita
mer
ch'
Amor comand'
cosa
in chella
lassar di pregare.
di potere
donna che
24
e vuol
che sia
amare
'1
su'
cuor
disia.
aaaggioi dolare
11
Gaaco-
<li
il
p>naiero
che fana
iKU)
uwr
dice
ila
non
te
dopo,
ti
La banda
l'riva
il
par qneata
to,
verra onore
]icnliiai,
'*
.(lu-llu....
Ici
Bada, oh se
voirai
{-
>rt
Femmiua
ora
se
t-
altr-
vuoi
conten tarin
pnoij
DOS potrai.
benda
..
XXI\
Messaggio
Sonetto,
se
e
morto adesso
ch'
i'
ho
d'
'1
far di
buon
20
conviene
si
cuor,
si
lealmente,
mie pne.
4
Otti
ti
,,
fo ambasciatore.
-
10 ancorch
7 "
non mi
ista' di
riesca molto.
27
Carezze
Becchina mia
z schiaffi
Gecco nol
ti
confesso
E cotesto disdico
Chi
fendar?
Gi
dico
so' tu'
i'
vi
I'
fico
fai
'1
Si,
'1
glie lo
ti
Si,
al
se'
t'
se'
di te
foss'
ti
d'
di'
el
28
Il
im
boli.
pi
Ma
priilfi-
La
appaationata
di
i,;i
iii!iiiiciiticabile.
Non
gnre che,
da]
ricordo,
nella
nessun altro
aonetto
in
dell'Angiolieri,
Oa
7
'
" nol
ua
nitVa
..
5 "
si
29
Da
puo'
t'
Pisa
di
tu'
muoia
i'
parente
30
Io mnoin
Dio che io viva un miniito di pi: maori donqae
anima mial Vero che, pex L'allgresse ehe ne nvr quel
^>j;tia
Renei,
1 1
pi r
pelator
parante,
tao
mi
onoia,
<li
il
pensiero dalla
Par qaeeto ti dico che muoio donota: DOS perch io ahhia il pi pie-
faatidio.
ijnis/o,
fine
del Coaco,
eoppieranno
udendo
la notizia
dal ridera.
anima eoo.
'A
detto nel sensodi vita mortale.
,,
Cecco non di quelli che " l'anima col corpo morta tauno ,,. 8 n Appoia ,, annoia, infastidisce. Appoiare ed
appoioso, usano anch' oggi i senesi nello stesso significa1. 5. " parente
ecc, ,,. il padre di Becchina. - 7
*
luoia ,, una iavilla. Cio
un' inezia. 9 M boci al
bosco ,,. Vuol dire semplicemente
Voci " clamantis in
deserto ,,. Come t'a il Massera a dubitare che sia un' eone del gergo ? - 12. 13. 14. Non si sa quali ragioni di odio (eccettuati coloro che nacquero a Pisa) avesse tutta qucsta gente oontro CeooOj ma che c' entra, anche qui, secondo il Massera, il gergo furbesco? 13 " Cosco ,,. Contado vicino a SienaV Vedi Massera op. rit.
:
ni
31
Ferma
di
piccanz
gi
Si che
di
mi
non amar
ed in chesto
se
so'
non
chi
fermo
mi vuol bene,
di piccone.
chi altra
non
si
i <
ato
>
dod
lione,
*.
l'ema.
lii
tempo,
avegna
\" r
la
dtura
meno langue
questa
modo, da qui avau-
,,,11
'>^ui
proponimento
t'a
amure non
1'
<li
i>*'r
divaraamente, *e non
si
ravveJo
un diagraziato.
broppo
i).
-lu
ES
euore ritomato
mai. V onore,
In
cre
gli
Ti'ili-r^li
ritiuv.i
peggio ehe
<.
ohe
i
si
!)i)\i.
il
quando ha ehiaao
M;>
(IrVf
si
Bbollito e
n;ii
ti
se
l'ivr,,
in
mi,'
con
il
mal otta
1
<-l
"
ta
ma'
gaio ritmo e la
Uo toeoano.
Il
'
fermo
.:;
..
maglio (ironioaxttaxi
campestre freacheiM d'un
..
di piooone
..
inovoUabile.
indifferenza
La
che di
me
discredo che,
s' egl'
sapesse
il
non piangesse.
sed
ella
pur
i'
odio
t'
mie' maie,
mi
dicesse.
Ma
34
Prima
lo maltrntt:i\ a,
tlal
mal
d'
amore
ma
invece ha
il
i'resco
'fc.ro
c.ontro
tra' piedi.
simile.
co-
che
35
!n
balia
d'
flmore
si avvilato e
dato a
valle,
s'
lasciato
prendar a
farfalle.
1'
36
ili
lui
demente
(</."
difenderai, b
LO
tnaipettata
cftiiist'.
" dofifesa
,,
//iruri.ssima)
delmio cuore,
ma
ma.... seguiroU' in
dit'esa
13
"
dichiarato vinto.
37
lia
date
le spalle
,,
si
Non
sia.
me
nol
le
Per otto
s' avvilUce e
vedo bene ch' essa non mi vuol
iitppiini per servi toiv; ma sYlla degna&se umiliarsi fino a
.iiiainliuini. non avrebbt a far altro cbe alzare un dito,
poich, per potermi vantai' d'*ssere stato obbediente a
quel dito, mi parrebbfl pooo ronolarmi dalla vetta d' on
monte e se, per taie accidente, morissi, crederei fermamente di salvanni 1' anima. Nota, nel/a tcrziiia, il fOM
verrti
<
terto.
abria
trarriparmi
,,
..
oblio.
" servtto
,,
1
gittarmi dall alto d1 un
ripa.
89
servitore.
monte,
d'
1S
una
Servigi
d'
amare
ch' a 'maginar
quanto
'n tutt'
'
senni
era gi
i'
ch'
i'
ciascun
membro
grid
no' sbigottiamo
40
A render ohiari
tm-
alla
prima
altri
Lnterpoati,
Ailora
groviglio
il
si
avolge
fin!
fnori
(i-
denari) e
ili
parii?
Par
la
A-
lom par
non su
i<>
bri
me,
dire
giaeoh ero
imma-
lai
quanto ero
ba qneeto periodo
e t
e di
aggiori oh
oonaiderare tntt
a
ta
venni a un cosl
io
vedeva dioea:
(.si
Qono
10
racohiuai
mi
de!
>t
int<
il
Tu.
alla lettera:
tooorao ohe
In oonclnaione
Amore
^1>
un mala,
fatl
1> 11
on
altr.>.
china).
'
ii
.,
aapreeeioiM
feiamo
...
.,
ho.
il
ma
..
pure.
41
no' sbigot-
clic de]
malo.
Ma
E'
ho
si
tristo
che ciento
avegna che
ch'
i'
ma
ho tanto
tormento
ben guarir
di
se [un]
di cose ciento
penso morire,
mi fuora abento,
se non di dormi re
morir
non ho abento
'1
e nel dormir
che
cuor
'J
volte el di
momento
di
tormento,
ire
mi
Et
ch'
i'
e via
si ria
so' doglios'
43
via,
K mi tonetto
tuto essere per
int'iiu
1'
UM
artifloiOM
<lfi
<\\\A
riiii:iliiH'/7.i:
ma
ohe avre!d>i'
]><>-
ftbbondft A
gi dette.
" ibento
..
riposo.
momento da concedermi
8.
"
aves.se ecc.
43
DO momento
,,
se
un
Sogni
e realt
Ma
puo' ched
i'
si
so' dolente.
44
molto meglio
il
tempo,
standoej
aomo the
maoversi per
poioh,
propri
;
n:t x
afiari;
i.
.ii.<.
sia
prima
costretto
di
tutto,
b
,
" eattiveggiare
,,
passare
il
tempo?
13 " od ho
mes
di
Oeooo con la
mu te vole
acqua
d'
un thune.
Del lutta
L'
folle
guerrero et inimico,
m' ha
fatto
Garzon
di
tempo
e di saver antico
'n ciel ,
di fallare
E non
Non si
pertanto, ched
sa punt' anz'
i'
46
'1
potre' morire.
i'
'1
migliorare
mett' a
non
calere.
Una
d'
volta
Amure,
proprio
non
t'a
folle
ha
t'iillo,
saggio; ora
td
Ma
int'elice.
chi
gli
rimprovera il
la rgion
ili/ioiio d'
innamorato,
non
ci
clii
vuolt',
il
8ua con-
Chilosa? Potrebbe
amore, morisse. Dunque
migliorare?
gaufre
i-lit',
ilall'
tunto,
lui,
da quell' oreccliio,
sente.
comicti tngtgttOU
Jlfota la
"imai
tna,
in Cecco
non
i/iiisfi/icarsi e la
natn-
finale.
li
OOnflooan
la
vist.i
>.
oosa per
'
nol mira dvitto specchi' ,, non guarda la
suo verso, ossia la vede riflessa in uno spec-
10
il
chio storto.
47
DisprezzG
Lo
mie' cuor
ch'
oda ricordare,
mi fa, non ch' altro, noia Y are,
odo da mie' donna le novelle
non
s'
veggia o ch'
i'
allegra di covelle
i'
anzi
tal
cli
insomma' ha detto
ched
ch'
lie'
accordare
i'
F appressass'
al
Onde
Or
che
i'
i'
mie' donna e
potesse ritornar en
la fare' grattar
con diece
48
ieri
dita,
dille
<li
ooal ciittivo umore, che nou solo nulla lo rallema, ipiumlo sente parlait- lu sua donna, gli d noia
ptrflno l'aria. E non ha torto. Perch sapete, insomma,
rhe cosa
statu oapaec
dirgli Herchina ? Che prima
gli potrebbe avre dlie stelle, ch' essa mai si umiliasae
<;rn,
('
1 i
nd accordargli il permeMO tli accostarsi al suolo dlie pianelle rhe Ici porte In piedi. Ond egU, prima, al solito,
VOmbbc tnorire, poi termina OOH <]uesta minaccia tragioomieaj Or va sonetto, alla mia donna, e dille che se
1
MO
Innamoimto, io le torrei
una striglia da portarle via
Infino al
la
tempo
in
cui
non
la pelle.
ch' a
49
trasse la coda,
Legna
Oncia
sul udcd
Or vegg'
che
se
[gi]
io ben che
non muove
non da cuor
tu caschi d'
ch' forte
'nnamorato.
cotest' errore?
sie'
50
amore
benedetto
di m'ha'dato.
buon
le
dice,
8 d*
in vai modi, ohi oonviato di non eaavre quel che desidera. Herchina gli ri-
dovina
.
il
ttlsvto
" di chel
eompraU
dod
ara,
si
,.
Di... quella
non sar
afiligge.
cosa che,
7 "
non
.,
i.ti
in
t.
51
,,
1'
allora.
MbbeSM
primMa
pi...
Invece, se Cecco
ehbe.
non
Tra
lutii
Sed
ed
i'
i'
e ch'
i'
per ch'
si
'1
possa pruovare,
i'
una corrente
si
'1
Fare
H
ht
lice,
lia
infini iiitcrcssiinti.
u in au quel caso ,, in quella occaaione. - 4 " contnul.lico ,, neg>. - Il " 'n su chel mare " tra le tempeste
dlie passioni amorose. -12 "a portato ,, vicino ad afl'er:\
rar la sponda:
13"
'1
Fare
,,
si sa,
Il
siiua.
53
Faro, cio lo
str. ri
la corrente impetuosis-
flmarE
anfiplatanica
i'
potesse d' amico 'n terzo amico
contare alla mie' donna corne muore
lo cuore meo, stando servidore
S'
liei,
ne
s'
so'
ella
a
'1
liei,
per
me ben
tel
dico,
'1
su'
amore
s'
i'
54
Sa
;'oro alla
fcmioo
quale
il
'"
ridieeeee
OOUM atrocement
a
to, sarebbe
soffro
la
amato.
(i,l
se eio accadesse
custodirebbe
egli
onore
il<'H'
bene
si
converrebbe tramntre
meraldi.
nnandole
prezio-
di
d' lUUI in
maneggiar
un' ultra,
rnbiniin
le
cose pin
come una
maj^a.
"
tel dico
,,
a te lettore, lo dico.
- !
"
lat'
imo.
,,
Boccaccio,
*'
ci
m'
Deoaxneron,
viso
,,
di ci
lll.
sono oonTinto.
Navella IX.
11
5' Ella
se la mie'
Colle...*
ricomprato
Me
non
diciarebbe:
chi
chelF issuto ?
Ma Amor
ne
sia
fare;
56
gl faceese
V onore
di
cho
vanduti stil porto. Ma in qaali muni caduto Eeaa
lui giorato lull altare, lie, se lo v.
-i
<rto, non
degnerebbe aammeno di domandare: Chi quello ohe
portano alla eepoltora? Ma so ella pu farlo, Amore non
si diparta da lei. Ogni volta ohe ooeeta iperanaa da
lui
si dilegna, oio >^ni volta che pensa 8i non poter vincere
r odio <li Beochina, eente ohe il auto gli aitraafbflna in
nno lafolamento. Del resto se ella 1' odiasse quanto Siena
t> lia
Oolle, egli orede ohe aaprebbe, al *uo cospetto, tanto
rlo
nmiliarai, che
il
duro oaore
>li
doYrebbe,
lei
alla
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ammollirai.
si
eonetti:
fe ai
XXX
XI. Vil
LXXXIY
BMmdaado
'
Chi
" Chi
qnello che
[2
<<
,,
g' e n ft tn'odiaaee
-uto
Dunque Becchina
1
ohell iaauto ?
tatof
no-
rit.,
,,
dev<>
do-
inu-ndersi
(iiiuli
!'
tori,
Colla, natta
quai
ta
Siena,
antini*Benthroglio,
1918, pagina 9
57
I-Mi-
Dialaga melancanicn
Deh
bastat',
in verit, ch tutt'
Certo,
Amore
ha bel posare
Or
se
s'
'1
mie' pensier
58
di grosso,
tella.
lie
netto
10,
nia <
il'
iu
ir-mia.
potrebbe
poUaatrino
trarripara
..
reggere
buttarai di sotto da
1
tclla
.,
ragioni
non
prendila.
59
ti
poaao
fiai
rimanore.
5e mi
Se
di
ascoltasse
Becchina
'1
non pu
'1
sol levante,
si
Ma
ed
ch'
s'
i'
i'
le
dire'
com'
i'
60
ita.
Ma
larle in
8
casse
-
14
'1
ita
,,
si.
61
Que!
visa!
E'
ch'
conciedetli
i'
degn
ch' elhi
di
prondar 1a flore
volermi donare
di
quando
la
e chi dicesse
te ne'
'nganna Amore
si
non
dica
Ch'
ell'
ch' al
cosi
ritorna di
~-
ha
Cecco,
'1
lie'
'1
'nnamorato,
tu sonetto mente.
non
cosl vivente
62
Ho
uviito
iiilfic,
il
nia stutu
iito
in
fui aoi
da un amox* ban
aha para
i>i
aobila dal
aapraaao
'
" pontutc
pantimanti.
.,
abaUa
aampiioa deideri<.
cmdamante
ultrove.
" conciedetti
:l
,,
tra-
l,
r>,
clie Di'
diraostrar lo suo potere - si Mtrana coaa l'ar ebb' in taiMltO ... - !> " balda incnte tV-ima volonta (di non amare).
12.
18. 14.
E una
(|iianta inulincmiia
tcrzina inagnifica.
qoato amore
69
Quanta grazia,
Flicita
altamente 'nnamorato,
alla merci d' una donna e d' amore,
ch' e' non al mondo re ne iraperadore
so' si
eu' voless' io gi
ch'
i'
amo
cambiar mie'
stato:
ha donato
dunque chi
ben si pu
ha
di tal
donna servidore
buon pianeto
nato.
Et
ella
si
mi
'1
die'
compir
mi
fa sano,
64
ira
tutto, dcidera.
"
pianeta.
te.
'n
-
13 " se Dio
mi
t'a
sano
65
.,
se io
un buon
aman-
,,
non muoio.
Sull'
arbnr
ha ciento
d'
dell'
flmnrE
acqua
mili' allegrezze
'1
ch'
ha
in mare,,
mie' cuore
procura pi ch'
Ch'
e,
Romani
'1
Sud are.
i'
ched
a'
i'
sali'
sull'
arbor
dell'
amore
Ma
i'
ho a
de' avire.
66
gioire;
ho 'nteso
campnne
Etaonate
a'
tr<
La fortana, dopo
si
lungo aasedio,
COU
Un
la
hiii'ia in resta
il'
tagenoita, infnwnn ><l avvivaim tutto il sonetto.
I verai cho accennano alla salita, alla discesa ed alla tenimpadita ri aaoaaa ail' arbor dell' amore, se.^uiti
da qnelT agro-dolce considerazione tinale, non si possono
leggere senza riso.
niisto di li;ilda e
i
1.2-
avi'va detto:
me
'n
cuore
,,. -
3. 4.
pi vantaggiosa che ai
la mia minoro
Romani il Su-
dario.
il
sione
!...)
concessa.
67
Becchina
Frat' flngiolie're
e....
non
e sta' che
si
li
direi
Et veggendo
da
lie'
Avvegna
ch'
la veggi
va',
che
si
sii
occiso
so' diviso
si
chiama dolore.
non ho mistiere
mi tolla
che mi fa frat' Angioliere.
di ci
ch'
Pi
pur chel
ancor
di
li
rupp' un bicchiere
68
Dopo
salita
la
sull'
Beccliina
il
amariasima ironia) di veder cosa cbe lo rallegri non abliia lusogno, bastando a ci la sua convivenza col padre.
Qnindi, con un hrusco passaggio: Pid ch' ore mille stare' 'n su la colla . Cio: Pi volentieri che viver con
mille ore di seguito sulla tortura. E se non ho
Solamente per avergli rotto,
dix cosi, nditfl
lui stnrt'i
ragione di
diecj amii
ta.
un
l)icchiero,
dirmi.
/;
primo spvnto,
il
hettone,
terribili snintti.
MtmtM
1J
l<tt<
veechto e
oontro
pelle dura,
Vrreumo
end
ratura.
colla
l'une,
con
la quale
si
al
pazicn-
mani di dietro e poi si alzava da terra e si laakbandonato al proprio peso. 14 " non molla ,, non
te le
rallenta. Molire,
in
ira
ili
(;9
LDdi
eu' 'n
grado
flmDPe
d'
dell'
Amor
dir maie,
me non
che
io
ma
'n dirne
gi
per
non
li
dia;
ben non
ci vo'
metter sale.
Anche ha
che 'n cui
fosse colu'
Amore,
degna di voler errare,
ch' anco fosse '1 peggiore,
cotale vertude Y
e'
di reio 'n
e
e
70
\\i
la
verso in
mosaa arguta
ici.
siino.
1
oi
rare
,,
,,
aggrada.
4 " no
,,
non
71
gli.
1"
Iodi d'
filtre
Qualunque ben
si fa
fimore
naturalmente
nascie
ch
essare valente.
Ancor
fa pi, ch'
e'
nol truova
si
brutto
Ch'
uomo
e la bont senz'
Or
vertate.
senza dimorare
'nnamorati e 'nnamorate
e di lor che Becchina ti fa fare.
a
va', sonetto,
tutti
distruttof
ha bontate
stare
An.
lif
ci6 freddo
t.
impersonalissimo, se ne
togli
1'
ultima
,,
dunque tu puoi
7:;
.,
dire.
11
dunque, se or ora ho
flmorE farebbe
felice
il
Diavaia
in tutt'
Ed
medesmo
si
<
1'
'n
sempiterno
che no
'1
Il
ma
qui
j'i
c'
1*
improuta angiolieresca.
tutto
il
Dice
tempo
Chi non
dlia
propria
che
santi,
sappiate
si
al
che
non debba aver mai pace, questi non sentirebbe pi pena
in eterno e la sua vita sarebbe pi gioiosa che non il girovago, senza casa ne tetto, quando finisce l' inverno ed
Inoominoia la buona stagiono.
hiavolo,
" a santo
rende
il
1'
,,
in cbiesa.
PP. 387
che
non
e sg.
:.
li.
h.
D' Ancona,
ma
Lo
solo da
stesso
concetto
S. Teresa,
come
da Gt
lice: "Se io parlo dell' amore mi sembra d' insuitarlo, tanto le mie parole sono lontane dalla realt. Sappiate soltanto che se una sola goccia di quello che con-
nota
il
anche da
Ct'r.
Ecclesiastico,
S. Caterina
tiene il mio cuore, cadesse nell' inferno, 1' inferno sarebbe traslormato in paradiso ,,. Vedi: " Ernest Hello, Phy-
-11"
rubaldo
et
,,
75
Cie,
Libraires-Editeur-*,
povero.
in
babbo,
di
che
ti
pruoui,
gastigarmi 7
d' aquilini,
tre bagattini
potresti anzi,
perch'
ched
i'
so'
ella sia
s'
i'
fermo
un
Saracini ?
non
sia occiso;
'n chest'
oppenione
terren paradiso.
76
Becchina
|Mc inutile
lie
Fmf
drati a
corne
<
Angiollttt, sfhihnr, a
mteto
wtaggior
&spttto
<W
facile
(i]>i'ti/o
nr la
farta tahtft
AToidoaao e Montegiovi. ,, Due Ca9telli nel terVal d' Orcia. Vedi per il primo, Repetti,
ritorio senese, in
PP.
sen.
I.
18U3. P. 200.
'
la
1
1.
bagattini
,,
reoavano
105-8.
Per
4 " Aquilini
impronta
il
secondo,
,,
monete
i'
1'
non
sia
occiso
,,
t'acilmente.
e, se io
-
11.
19,
non
18,
Medio
I.
PP. 31
e eeg.).
77
II
pudore
Becchin' amor,
a rispetto ch' i'
i'
t'
di
ti
Becchina
solev' odiare
amo
or di
bon cuore
si
rimossa,
78
ente
Cecco non
ni
l'
nno
I
.".l
Dante, n
e ail' ait ra
c-liina
Batrice.
Quindi,
Paradiso;
anauala
dlia
femmina per
naa naturalissima
il
maschio.
Da
ci6,
l'in
na.
'
a rispetto ah1 i' t' amo ,, in proporzione di quel
8
che ora t' amo. - 7 8 Nel codico sono qui riportati i versi
8 e 4, ma il Massera nella sua edizione, giustamente, H
soppresse. E certissimo che i due versi a cui si riferisce
la terzina che vien dopo, sono andati perduti. Intatti
Cecco, rispondendo a Becchina, accenna ad esorhitanti
ie che la donna accampa per acconsentire a la>
" servire ...
-
79
Hon possumus!
Pogna
Bocchezzan lo mare
Dunque che
val
s'
i'
ne
so' gastigato ?
80
pi
Il
avre
il
10
dUonore
liassa in-ica.
KM)
non
vit h
.lai
tapore
Mguita
perci
e coatumato,
>
h dire: Al cuore
oha
ohi
pa
n'
non
dotami, e sappita
non viioU
il
si
panirio.
comauda
Kl
il
ci okt
quella
'
1*
li
cuor,, sottintendi
il
pentimento.
81
Lntan dagli
S'
i'
mi ricordo ben,
i'
occhi....
fu' d'
amore
el
fuor
cli
donna e segnore
isperanza di ben mi dava assai,
e poi, in fine, per piet di cuore
di
lie'
mi don
ci ch'
i'
disiai.
disamor ed
io ancora.
'n
piacimento
82
DM
nasse
prendovan diletto V un
la leJ
peroh
1'
no
momento
s'
l'altra disamorassero.
dtll 1 al-
allonta-
Quaato
u Segnore
n
maggiore
ma
sto,
efficacia,
Non
per
comodo
dlia rima,
ma
per
tignore ha qualche cosa di potente e di sacro. Del rel' iperbole la figura retorica degl' innamorati.
83
ds
d fi a
L'
uom non pu
ne
ond'
i'
via,
potr fare,
che non m' accolga pi malinconia;
ch' i' posso dir che per la mie' follia
i' ho perduto assai buon sollazzare.
e di guardarmi,
s' io
'1
Ond'
che
i'
m' allegro
'n di di vita
84
1/
la
sua sor-
di
oi che destinato.
r.'i
eonfbrt*.
il
mio
ond'
i'
mi credo
,,
nu'giio.
85
La pera
E' fu gi
di si
i'
me
la
sua cera.
Ma
Ch non
sare' a cosi
mala posta
gran ragione
pur a lui costa.
egli
su,
86
prio
pez
1'
unor
iiol
tempo
In ooi il
senti va
totalmente felice
malvagia ide di
tnanglu d' una pera (allusione ann
tradimento t'atto a Becchina oon un' altra donna e da
Becchina acoperto?) la quale meglio sarebbe atato che gli
tatto fogo, ond' egli non avesse potuto ingollaro
il
l)ocfimo. Cosl non si tiovorebbe ora a qnesti terri, Ma
il noatro Cecco , a vol te, un po' filosofo
percio conclud niuliconicamente
Nonoatante tutto, certo, giuato
che, clii tanto sciocco da farai del maie, ne debba sotfrire le conaeguenze.
;
" di
buon aapetto
me
buone
mal punto.
87
la
Risposte velennsE
sei
se'
fe'.
te.
i'
sa'
i'
ti
Tu non
ch'
di'
muoia?
i'
bene.
i'
tel
io
Tu
li
tien' el cuore.
88
Cocco vuol
rifar
probabllmente,
|i;
ma
pa6e,
la
Bei
itre
Ina
'
essendo, o,
arrabbiata par
1'
u-
1 i
parole.
L'arte de] poeta, , qui, perfetta. Beeehina, qnetta indiavolata ragana popolana, do] la vediamo viva, scaltra
v linguncciuta corne se 1' avessimo davanti.
1
11
" tradito
siinuni
!i>
ne vegno
gi
mi
,,
..
,,
traditore
che
mi sar
ironicamente
3 "
V
giecchito ,, umile - 4
G " non calmar, ch' i'
Non roar
di
;iio
,,
ti
venga
il
oalmanni, che
8 " ti veng'
fistolo,
S9
ti
il
can-
stregi.
Pati
Sed
candizioni
i'
'nnamorato
consigliare,
mie' peccato.
Perch'
maggio
eh'
chella che
Ma
s'
i'
ho
m' ha
Amor
d'
araor
di
modo mi
v'
si
amare
spaurato.
rinnamorarmi,
accordarei:
'n prim'
dovesse
di chella che
assicurarmi
Se no,
sofferto per
prendesse
in chesto
ch'
i'
su'
lo 'nfera' a
fa sei,
spregio tornarmi.
90
Tratuio
"
dugtasae
;
l'
di pigliuro
-
,,
4 " unqtta
prendeasi
,,
acegliere
di
,,
mai
aottintt'iuli
7 "
la
3 " pugnasse
mnggio
decisione
,,
-
,,
in-
accordarei
,,
91
Ricordi angasciosi
i'
Che
non
so' tante,
bocca, et altro
e fu di Giugno vinti di
anno
nom
ail'
nessuno:
intrante
99
>n
ohe
>
mole
oontenere
Bibbia.
la
talora
qaando ripaaaa a d
oome faooo
cielo,
in
fornaoe
>;iiiiio)
Le
i
ili
dette En on (tante
altro
nomo no
le 9telle del
ta! cibo
inlla
dette mai.
cib accadde U
l'i
Btcchina
lo sod-
93
Biustificazinnz
Da Giuda
in fuor
neuno sciagurato
ch' a mille
di tal ch'
miglia
ha
tutto
'1
cuor avviluppato
Ed
e'
non
fu
si leal
Ma
la falsa
sempre
San Giovanni
i'
le so' stato!
natura femminile
perci ched
Eva
di lor chello
stile.
di
94
comicamente ingegnoso.
Intatti trova
il
modo
li
Mo, peroh,
me, non
lia
"
Da
v.Miutn
ml maggioi
i!al
pin*,
Giuda....
,,
mondo.
al
HDU
ella
responsabile
i|iiasi
ingiustizia, punirla.
Cio, dall'
uomo
L' int'clirit
di
pi infelice che
Giuda consisto
riniurso
l'i>
in
einpia
Cristo. 7. 8
,
La comparazione
irriverente
11
per la
tradito
'
non essendo
quel
costume
95
,<
chello
da cui
Innamarafa a sala
corne ed
Ed
or
che di
e
'1
il
non ha pi speme ne
vedermi tranat' a un
diavol m' ha di
disio
fosso;
fatto si
lie'
grosso
s'
or
un tempo m' ha
lasciat'
andare,
disamorato
sapr un poco allor pi che mi fare.
s'
i'
veggio
'1
di ch'
96
sia
i'
Non
8.
cosa
4
'1
-.
le stesse cose.
Gianni Aluni, Laucano, Carabba. P. 23 versi B. 6. 7) trunat' a un fosso ,, vuol dire aemplicemente portato alla sepoltura. (Vedi Bullett dlia soc. dant. it. N.
S. XI IJMJ.J, P, 896] - 7 " grosso stupido - 10 " peri
col
avr allora pi
la testa
a posto.
1'
seminai
un'
ha
altr'
ricnlto
Lassa
la vita
Ch'
i'
da puo' che
'1
tolta
i'
i'
me
Neun'
altra
speranza ho che
di morte,
mi pu guarire,
pena mia dura e forte.
Cosi sarebb' a
me
vita
'1
morire,
mi
98
fur' porte)
'1
fuggire.
>tia
na si gode
morto cho
le
tara
gli
braccia * un
gi sul
tiniliiutiito
l'orae,
Q
li
s'
i'
ili
altro,
volto, gli
poieb gli fu
la
il
mo-
me ne
-
che
raccontato
ad uno condannato
danni pace
vorrrbbe
99
Tutta inutile
Se
io
donna
non foss'
e la mie'
lo
s' ella
del
non so'
ch' i' non
(i'
si
degnasse udire,
mondo
la peggiore,
sicuro di morire
ma
i'
i'
n'
quando
io
100
Il
concetto
primi
dei
antiplatonioo
ascoltasse
,,.
Mu
,,
lu
" odiemlomi
otto
del
versi identico
sonetto
e nella torzina
dal titolo
tlel
sonetto
a quello
" Amo" Se
mi
rhiusa rianima.
,,
udendomi
,,
19 " Ch'
poich, sotto
101
il
i'
n'
ho udito
La
notte e...
il
giorno
la notte
dicendo:
ben ciento
mill' ore,
Ed
'1
dolore.
che
si
m' alleggia
i'
'n
e che, di volo,
si
tosto
men
vada,
102
In l'onclustone: Di notte
maie
e di giorno peggi<>.
il
Di
mette
La
lui.
iiu-nte resa,
4t
_'
mi travollo
pigollo
nui' di,
lof
,,
in
,,
mi
sene.se,
redrollo? ,,
"
alleggia
si
,,
rivoltolo
vuol
far
3 " bigollo
trottola
mai giorno
alleggerisce
dire:
103
,,
anche
6 " sar
Maladetto sia
or e
1'
'1
I'
anima....
punt' e
'1
giorno
semana
'1
ed
d'
ma
E
altro
medesimo
gi
104
v.'.nr
'
questo
meglio
105
e a
c u
p a
Avegna ched
che
ch'
le fa
udendol
dir si
me
'1
babbo
ne rido e gabbo.
106
haliilinontc aooidendo
1'
ma
intruso,
a dall'
antica amante,
insensatamente
ci ride
sopra e motteg^ia.
4 M che menasse ,, che traesse seco. 4 M or ,, oro beno 'nvestito ,, mi sta bene, mi sta il dovere.
m'
107
Purgafario
in
terra
Qualunqu'
sed
e'
facca
n'
si
quai sia
la
d'
un
altr'
uomo
'nnamorata
s' ella
Potrebbono gi
dir
Tu
corne
1'
sai ?
ho pruovato
ch per ma sciagura una n' amai
li
rispondare' che
1-
108
<;iu.la,
anche se fosse
binamorat* d an
don
teeca
si
gli
il
a
i
ait
t
il
11
}iii
au
Ioju
ohfl
" (riuda
grandi-
e' ella
no
,,
da Cecco corne
l'anima pi rea. - 5
Altrove fu considerato
inidioe,
secca
,,
se
qui corne
non
gli fa seccare.
mente,
rucolato
pulmoni).
,,
torturato
sulla tortura.
Da M
13 " rata
o,
pi
verrucola
,,
urli,
al
grida.
precisamente,
,,
109
-B"
cuore
e,
-
curata
,,
special-
14 " ver-
scarrucolato
carrucola.
Dialoga tragicamica
ti
toise spento?
a neun
modo
di farlo morire.
s'
110
" Da qua:
') ;
mni l'a, ti maritasti. non ho
un momaato di basa ., Beeehii
moltO di pi. Parohi non li..i
[o Vomi che tu toffrissi
" Sapendo
li'Viii.i dal mondo obi a t.> mi tolae? ,, Cecco
gioia che lia goduta gU vannta da te, e, dcraqae,
<ht> in lui, ormai, qualche co9a di t.-. n >n mi dA il
" ho capito.... Ka aappi che se,
d' oocidarlo ...
Orft, m mi dmiassi, con tutte le sue ricchezze, una
nvtit.i
tu
Troia, aon
Shattra
>.
la
.
totto
Jeolo
>.'-
drigal, la ooppatoia
donna,
<<<<>.
lia
111
Rincara
di
carne
Chella eu'
e ch'
ch
s'
i'
i'
mi
le dess'
venduta
averne bado;
diee ch'
i'
un marco
d'
or trebuta,
Ed
i',
coin'
uomo
Di' sa corne
perch'
i'
'1
non ho
112
mi aembra, la volga Cecco per Becchina e vi> non tu mai ne danteaco u petrarchesco, dopo la
]>ri)iti~i(t oft'erta ed accettata e il matrimonio dlia donna,
la uua parte a' fatto venalit, dalF altra lussuria. Tra
<iuis due motivi, le rime di Cecco, per la bella popolana,
netto giustifica pienamente,
ri
ta
Se
titolo.
Ici
1'
amore
di
hanno termine.
la
rabbio.
marco
1<.
la
11.
d' or
Ed
trebuta
io,
,,
il
,,
tributo d'
un marco
d' oro.
un
,,
9.
diacorao.
113
di
cambiar
Scalfrezz
si
mi
ferio
ficca.
disse:
Rispuosi:
no Ghella
t'
disse:
impicca!
mi
Attorsa,.
114
1 un MtpolftTOfO
V altro (dicei
nnsia. chr
HOO
fui preso
|M)tci
l'are
meno
di
partira.
ca
,,
cavelle V
torci
mi
un
il
,,
dorso) di
minuta
cio
,,
,,
ktOttio,
Bti i'eri la
un
fantasia
tal ca|)riccio
**
una
tal tic-
piada, vattt'iif
torno subito
(il
forio
6 " non a\
non avresti tu piali-he cosa?. - 7 " att<
tal
..
uno spinoso
10 "
I'
capriccio
14 " quta
,,
115
intatta.
una mostra
le feci
di
11 " caporic-
In
q u a ti
che ciascun di da
mi
lu' so'
fa mie' padre,
maladetto.
madr
si ch'
i'
da puo'
non potenza;
lo
ch'
lassa per la
i'
so la su' malavoglienza.
vedendo
lie'
diell'
un
saluto
Gecco,
va',
116
che
si'
fenduto
bftbbo,
11
)mdr.' t'^ni
la nmtlre,
a Cecco, corao
che stringe
la rete
giorno
lo maletlice;
tordo
il
Becchina
gli
alla siepe: Il
chiede
cose
Maometto stesso non potrebbe fornirln; amore lo ta invaghire di donne tanto rapaci
che par che siiin nate dal famoso ladro Gaetto; e la madr dolente di non potergli fare tutto quel maie che
si
do
1'
una spada
" Malcommetto ,, Maometto. Cecco scrive, seconetimologia popolare del suo tempo, "Malcommetto ,,
pensi
ail'
odio
si spiega quando si
fondatore dell' Islami-
etimologia che
cristiano
per
il
smo. Intorno ai poteri magici e diabolici che alcune leggende occidental! attribuivano a Maometto, vedi " La
Leggenda
di
Maometto
in occidente
,,
in Stud di Critica
e Storia letteraria di Alessandro D' Ancona, seconda edizione. Bologna, Zanichelli, 1912.
ladro, forse leggendario.
\Y<li
8 " Gaetto
,,
clbre
levolenza verso di
lui.
117
Ma
Un
sala
'I
non che
denaro,
far cottardita,
E non
ne
ch'
i'
Ma
solo
fo
'1
le
mort' a
una
volta,
118
mossa
Dalla
del sonetto
in
s'
lovina che
Becchiim,
eomprarti
nom
1)
tort
ii
mo
mai
ua
1'
avn'i
na
tristo
il
la
io
tutte
mila
<she
le
al
ampia
" cottardita
,,
,,
far
Iuiil-
dagli
cosl
,,
E un verso singhiozzato,
due cupe terzine. 11 mio
fraterno amico Federigo Tozzi, nella prefazione alla sua
bellissima " Antologia di antichi aorittori senesi ,, (Giun..
so, che
Siena 1913), dice di questo verinferiore a tutti gli altri e arVuol dire che quando lo lesse la
" poeticamente
119
Saggezza
F m' ho onde
Di
gio'
mi
vesto, di noia
e ci bench' 'n
i'
era
mi spoglio
si forte
temente,
ch' a tutte
ma
120
Le consldcnizioni e la decisione
mente da persoua di giudizio Dice
di
Cecco sono
punto punto
ragiono, debbo darmi pace, tanto pin ehc n' bo bon d'onde. Dal momento cho eyli il nuOYO amante) stato con
lei, io non devo pi oltre addolorarmi. Ogni tristezza svadanqoe da me; e sebbene sia proprio dell'amore il
ginooax anooti lu-uui tiri, voglio credere che tutto ci6 sia
aooadnto par il mio meglio. Quindi ben posso salutare
(quasi con lo stesso rispetto che us6 1' angiolo alla Ma*
donna) Booohina, corne a ringraziarla di avermi (col suo
!
tradimento) aperti
gli occhi
Se
io
ed impedito
di batter nello
matrimonio
del quale ero si spaventato,
che mai non mi useiva dalla mente e battevo i denti dal
scoglio
del
vo'.... pigliar
1'
8 - "
anvco
e'
,,
in meglio.
,,
moglie
egli.
vero
6 " e
ci,
7 " teco
,,
tecum.
il
11 "
mi dardellavo
preso
,,
fi-
guratamente dal dardo che, quando s' piantato nel segno, non resta immoto d' un subito, ma continua per
quuh he tempo ad oscillare. 11 " a dente a dente ,, battendo
denti corne uno che preso da gran teeddo - 13
M '1 Gaudento ,, 11 padre di Cecco, cavalire dell' ordine
dei frati di Maria o frati Gaudenti.
i
I-Jl
La
Credenzia
sia
ma
s p
si
'1
n a
ch'
i'
Gh non
or chel
me
tempo
ne duole.
ch' essar suole,
ma
e se la lesse
si
seppe niente:
122
:'i
volta. <>ra, per grazia di Dio, non gli sta pin titta nel
cuore quella sptna die punge coine lo viole odorano. Spina clic vicn diiamata Amore. Ma chi le pose un tal nome
tristi effet ti cbe da quella derivano;
non conobbe tutti
o se gli conobbe, t'u corne non gli conoscesse. Essa, afferma Cecco, crudele spina senza rosa, e tu, sonetto, puoi
din leahnente corne punga poich il mio caso lo dimoi
stra cbiaro.
tal
nome
tore, detto
1"
"
non
lease la chiosa
per antonomasia di
sera.
uomo
sua morte
hol' morto,
i'
Ma
'nnanzi ch'
gi
ch'
i'
vencesse la battaglia
Ma
pur, in fine,
ch'
i'
non
ne campai e
valse
una
paglia;
124
Araore e
125
Libert
cerf
che
i'
non
me ne
so'
s'
'1
megliore.
ch tutto
quai'
d'
126
il
guai e
8'
miseria,
illude
i
giogo
il'
d'
Amore,
essor Libero e
gesitori, lu moglie,
dimaatica tutti g\
i'elice. Ma per poco
falsi ami.:,
gli
moi
altri
:
La
viz
<
1-27
Danf
fllighier
II
Mariscalco
par un gallo
et
una
gallina.
dove vedrai
di che
per
Et
io
al
buon
le
donne
e le donzelle
'1
me ne
contar novelle
e per 'sto
modo
'1
fregiar la pelle.
130
Lungo
i.
XIV wmplimentc
qiuJolM
pfflciale
angioino, bellimbn*
Dante, vedi I sonetti di Cecco AngioMassara, pagina 164, 65, 66, 67 e D'Ancona, Studi di Critica e Storia letteraria, seconda ediz.,
p;un> prima, pagine 186, 187 e 256, 256 .
lieri
edit dal
" trovare
" Mariscalco ,, titolo di
M cantare - 2
- 3 " di ricalco ,, di oricalco, d'oro
mescolato con rame, non oro schietto - 4 " zucar caffettino ,, zucchero di Caffa - 4 " salina ,, sale - 6 " balco ,, palco - 7 " girifalco ,, falcone reale - 13 " re Carlo ,,
1
dignit militare
il
lo concero io.
131
14 "
il
fregiar la pelle
t>
fl
Dante
filighieri
I.
che tu lo
a se medesmo chesto
tu' trovare.
il
la
sonetto di Dante,
ul-
grossolana critica di
il lospiro ch'esce dal mio core; iataWfcatbi Dnora cb l'aaoN - piaagts* mette ia , pur .hu lo tira.
Qaaad'tgli giuato l:i, dov* el dsira, - vede una donna che riceve onore t>
Km* *i. cho per lo suo splendore - lo pwagrlao ipiriio la mira. Vedela tal, cho qoaaiM H mi ridice, - io non lo 'ntendo, st rarla sottile al cor dolcnto cho lo t'a pnrlare. - So lo ch'el parla di quella fentile, -
pero che
-.iicssn
ncoida
dOBM
Mit
are.
\itii
prio sonetto.
M.,
ooom questi
versi
capitarono in
mano
all'Angio-
supponibile, dice il Massera, che Dante inviandoli, secondo il costume del tempo, a quasi tutti i rimatoi
d'amure toscani, non dimenticasse il bizzarro senese,
atitfiodi'ntcmente conosciuto, il quale, con ben simulata
lieri V
uinilt,
ri.s|i.)se
ail'
di
l'iillo.
133
II.
Dant' Alighier,
mi
s'
i'
so'
buon begolardo,
s'
s'
i'
cimo
s'
i'
gentilesco e tu messer
t'
avvieni
s'
i'
so'
sboccato e tu poco
t'
affreni
tu
s'
tien
'1
panno, e tu
romano,
vi fregbi
e tu
'1
cardo
;
lombardo.
134
cogliere
raroo
al
Ma
detta.
rodargaitOTC
il
Dante,
vere di
<li
t'arne allegva
ven-
in
re di
o
m Cecco
il
Angiolior, tu mi piri un
DmHo
si
(pne
ma
doliberar,
Or pensi
che
incontinonti sfrone
sia dal
di lilos
lia
Perranta
lia
kl
i-he
Tu mi
con Dante
pari piu
mi
mi
,f
Begolardo
..
<
lii
di
Mlemente
sjlta, tosto
3 "
e lor
sol lo
corne polodr
Ba'ardo,
tante ven*
non
soi
rue. -
da meno, tu
,,
s' io
135
t'
avvioni
messere.
,,
se io
8 "
ho modi gentili tu
so' fatto
s' i'
romano
ti
e tu
metti a fare
lombardo
,,
il
No-
aggettivi "
loro
136
"
i'
n'
SpaccDnate
amo
ben se per
lu'
gioco e canto
non rgna
'n
138
di
aon
la sbarchi
men
pnssi
ben leggeramente
facilmente.
139
,,
che
io
Pep fuggir
malincania
la
quai consuma
E ancor
la
usurare
persona mia.
ha maggiore ricadia
che sempre mi convene 'nnamorare
di tal che tanto s' intende d' amare
quanto Min Zeppa dell' astorlomia.
Ch'
i'
n'
ci
che
Ed
s'
or n'
amo una
anni vecchie.
di bellezze tante,
140
Li malin. -onia
gli costa
;i
cara
fiii* iinni
oke
qui'lla
ma
ai:i;t
gli sian
OM
"
la sgrazata
ziata
di
pigliare a
mia
mi
,.
lestia
ritlucf ail'
eataaa,
arte
dell'
prestito.
olemosina.
l'acilisslnio dlie
due l'orecchie, ae
da quanto gelata,
cinque polpastrelli dello
feagliata tutt' e
sarebbe buona,
i
usurare
4 "
-
,,
5 M ricadia
Vedi sopra.
141
la
,,
persona
noia,
mo-
un movimento
Tarte disgra-
consuma
La pi gran
trislezza
Per
me
'1
in si
lo dico, ch'
i'
laggio provato,
amor si misse
mal tempo, che gi mai non visse
142
<hi
imiiuii oreto pu ben dire d' esser venuto al raon<li<e per se, avendo con la maledizinm eddoei
e per il suo cor tristo che,
donc pur trop]
mlnto in bella d'einore, sotto L'inflaeeo d'una cattiv;i
i
" Or se ne vada
,,
143
5e
si
patzsse mrir
di
dalore....
MegliD nelPInferriD
Se
si
'n
son V un
d'
essi,
anim' e carn'
el
sed
e'
non mi
port
Lucifer maggiore;
avegna
non
in tanto che se si
compisse
146
Fia
ninia.
lu''
('
non
to
se di ilolore
aventura,
-lie
potesse morire.
si
tottc
le
pcne,
non n^uagliano il minore dei simi nuili. Onegli vorrebbe esser non nato o insensibile, non ti
'
alcun rinu'dio, se non nella folle speranza che si
dell* int'erno,
d'
coinpia alline
la
uomini, sulla
la
si
sentisse
,,
147
Pensiero asco
Quand'
si
i'
un
fiorentino
disperato
ch'
corne
'1
ammendi
148
du' ritorte.
s'
11110
n<l
un
si
B,
ehe,
lu
solo, tutto
il
corne dice
ilissiina,
KMtrar
1.
il
y'
J.
E bench
essa sia
:t.
I.
pessima e gran-
nino da Ogni
ia,
il
una
sola, lo risa-
niait'.
la
vita ga-
(d.
Del Prte,
solo nato
s.
,,
149
Le
risa
in
pegrm
un
un
giorno,
me
E
ch'
pare in un sogno
dico fra
i'
me
stesso:
me ne
vergogno.
Dio volesse
i'
mi pogno
chiunca ridesse!
150
mai
le
potr
rit irait
mm
somma
in nltre parole
il
in sogno, sorrise
dice
ma
vergogna ancora
se ne
io
e,
fra se,
che desidero
"
la rescossa
la riscossione.
,,
,,
il
4 " per pi
1'
ho
">
'
*n
d*l
riso,
dalla gioia.
l'al-
un giorno
tri' r.
,,
l'-
lnnoeenti
in
S.
Agoatino
161
di Siena).
S'
i'
fosse foco,
ardare' el
i'
mondo;
i'
s'
i'
fosse acqua,
s'
i'
s'
i'
s'
i'
1'
annegharei;
ch
tutt'
s'
tutti
S'
s'
i'
i'
cristian' imbrigharei;
similemente
S'
i'
fare'
da mie' madr.
torre' le
le
da mie' padre
da lui
donne giovan'
i'
so' e fui,
e leggiadre
15^2
altrui.
1*
(|uuh>
il
nome
il
di
'.
j > i 1 1
'-lutta....
Il
ninaccioao, quasi
Modem,
_'
Apzile L906]
a^neato non riso che si cuod uinorista che maschera il proA me, sembra, al contrario, che
io tlolore.
Davvero
<
lissinii),
Non
imita
cosl
in
e voglia
apparenza, lo
me
disgrada, - ed
emmi a nuia
monde.
Or dunquo cho
ti
piaoc
I'
ti
nspomlo
Quando
l'un
e spiace tutto
-
altro ispessa-
1"
mento ngghi:ula. M fini vedor colpi di spnd;i - aluni nel viso, e navi andare a fondo
e piaccrehbemi un Nron seconde- e ch' ogni bella donna fosse lada. - o sol mnlim -.>nia m aggrada forte
ftlolto mi spiace tlItg'MI e sollazzo
<>
tutM di vorrei seguiro un pazzo. - E farmi piacena di pianto corto tutti <nielli ammazzar ch* i' ammazzo - nel lier pensicr l dov' T trov.
:
morte.
il
ti
Ceooo,
ipr
l,
nel son-
153
oontro
la
mescolino....
L a n a
I.
di bella
ognuno
stesse
si
some
donne
di bisanti,
ch'
e'
volesse,
uom
vincesse
si
Gh
abbo trovato
ben
tanto pi quanto
co' la bellezza,
se
li
li
averria;
biamo rassegnarci a
domita.
giolieri
non
d'amieizia
ma
ora dob-
un
so-
inutile cavillare
si
sincre,
pi o
meno
lubrico e ripugnante.
156
si
9
-
Lan
>|i.'l
Siint'
Andra
.'lli>
,n
gioetre dal
si sa,
Toppo
_'.
fra
furo accorte
si
,,
le
,,
d.i
gai
furono,
avvenutn
Di Lano, corabattente e morto nella detta battaglia, nar" Ricordandosi del suo misero stato e
ra il Boccaccio
parendogli graviaaima cosa a sostenere la povert, siccocdlui eh era uso d' esser ricchissimo, si mise int'r.i
oemici, fini quali, com' egli per avventura desiderava,
tu aooiao. - 5 " bisanti ,, monete cosi dette da Bisanzio
qui, per nioneta d'oro. - 8 u dandoli rocchi e cavalier in:
:i
(vicari o legati
,,
M cavalieri ,, sono denominazioni medievali
alooai dei pezzi che servivano al gioco degli scacchi.
-sera). - 9 " ritropia ,, o elitropia, la famosa gemma
nanti
,,
dal " re
di
,,)
Giomata
\I11.
N'ovella III)
,,
157
II.
Giugiale di quaresima
ail'
uscita
mandorle novelle
mandar
ch'
i'
gennaio
amo
lui corne la
Amor comanda
ched
di
i'
ed e'
ed e'
e vo a
va
vorre'
i'
e'
calamita
naturaltade
ma non
non
si
poria;
ci ch'
158
mentiria.
Anche
qui,
come
pu
<;
Lano a
cui
troppo, gignifiofttiTft)
e paio
si
come
e si vedo bene,
vorrebbe far
calamita
al ferro
hiaramente.
appftriaoe
MVftdcc Nai<> .. Hho ai
Itft&o o un cieco o uno scemo ben conosciuto in Siena
ai ti iu]>i dol poeta. Cosi si spiegherebbe benissimo tutto
il
che verrebbe a dire " E del mio amore, o meglio
Iclla mia manifestazione d'amore per Lano, se ne potrebbe avvedere un cieco, uno scemo. E molto meno proba-
ed
e'
,,
se ne potrebbe
WM
un Caio.
"va
158
,,
s'
ap-
Una
brutia rspcsta
ha
'1
Sed
e'
nol fece,
i'
mi pongo a giacere
160
domsada
ritto
un
Eatto
t.ili
Ix'llis.-uino
i-oloro clie
giovane
oangiamenti
ifllu
sono amanti
Eaooia,
hanno
se
abbia
speranza
N>i
rispoudono
qoale dinanzi a
il
da
lui,
<largli
<ii
i. nii
batto in terni, e tanto piango e sospiro che,
Quattro giorni, credo sar n.l i-ain posante
A....
e,
in certo
commento,
Ira
un sonetto di Shakespeare
donna tu tbsti primamente creato, tinch
natura mentre ti plasmava, s' innainor6 follemente di te
e con un' aggiunta che ti fece mi defraud di te, poich
ti aggiunse una cosa per me inutile.
Ma poich essa t' arm6 pel godimento dlie donne, sia
mio T araor tuo e sia l'uso del tuo amore la loro delizia !!
strofe d'
Ad
esser
161
il
I'
so'
ben ferma
so'
di
uom
ma
di
non
ma non
fle
hai ragione.
Da
Per
la
quai cosa
non
i'
credare' 'nsanire
gran penitenza
con essa avendo grandissimi guai.
se tu
n' avessi
162
quanto vero il vangelo, sono ben fermo (ben iinon amare un uorao (corne te) che, senza raotivo, mi si mostra crudele. E questo lo dico senza paura
di dovermi smentire. Io dunque non ti servir pi ne ti
aar t'edele poicb tu di dolce mi rendi amaro. Il cbe
(se ti aggrada) fallu pure, ma non bai alcuna ragione di
farlu. E poicb conosco 1' ingratitudine che tu, ricredendoti, usi verso di me, voglio cessare di servirti. Ma se tu,
per tal cosa, non ne avessi pentimento e insieme dolore,
Io,
aoluto) di
io crederci di
diventar pazzo.
4 - " cagione
senno
,,
motivo.
163
12 " insanire
,,
perdere
il
Corsa
Corzana
di
I.
Un
tutto
Onde
a chesto posto
Ch
so' chell'
me
n'
Amor m' ha
uom
mondo
ha
arrivato.
164
Il
Corso di
Corzano,
di
cui
di
giovane,
Cecco piace
parla
si
di
qui e nel
st' erba.
" otriaca
,,
Vedi nota a
,,
chi
p. 00.
tolto
ma
a me,
si.)
165
14 " chi
ha colpa
di
me
n'ha
queste mie
medesimo non
sod-
IL
In taie che
d'
amor
vi passi
'1
cuore
men
e si vi pregi vie
e corne tosco
e facciavi
li
mugghiare a
vil
torso,
amore,
tutte V ore
mugghia bue od
orso,
E, se
si
un
en'
siate in
mal
non
fosse ch'
direi e vie
al vostro gaio
i'
non
so' lasciato,
pi fieramente,
compagno
avvenente
166
Cecco
di bestiale lussuria.
Ama
cosi grandemente che non pu6 dirne tutto quel gran maie
che vorrebbe. Ce n' abbastanza, mi sembra, per attirarsi
Ht] i-apo, corne
gli
abitanti di
Sodoma
li
siate in
amore
Gomorra, una
,,
in
amore, siate
non
latra
167
lei
,,
5'
i'
veggia
'I
di
sia 'n
5iena
ribandita....
I.
Se Dio m'
s'
i'
aiti,
veggio
se dato m'
a soffrire
'1
aile
sant guagnele,
di sia 'n
foss' entro
mi parr
Siena ribandito,
occhio col dito,
1'
e miele;
latt'
che pietade
n'
Ma
elli
che babb' ed
i'
dimoro
sarem' in accordanza.
170
<
argomenti per impossibilia usati spesso e voda Cecco e probabilmente non vuol signiticare che
questo: tanto facile clu; altri possa levarei a compassione di me cancellando il bando, quanto che io e mio
dai tanti
lentieri
i-.i
esilio
mi
|iarrt.'bbe
oro.
171
n.
ist'
possomi;
so.
i'
non pera 'n taie stato qua:
ch lo tuo consiglio i' chero 'n f,
ch l 'nd' i' venni possa reddir l.
Si ch'
non
faccio se
172
non
dire:
Ohml
E vidente che anche qoMti vorsi, corne gli altri, t"urono srritti d Cecco nell' esilio. Qui egli si raccomanda
al un ivmico pregamlolo d o.nsigliarlo sul modo di pot
tornare
--
_'
patria.
in
nii
poMO
pOMOm)
modo aiutanni V
..
in ((imlclif
i
,.
non
ti
posso
il
il
diinini,
,,
potresti
ora
tu,
G " non
tao consiglio
onde venni.
mi angustia
in
5 " mo'
anzi
ti
penaiero (di
173
"
cio al lEvare, a!
mangiare
I*
sia corcato:
e al
dormire
Ma
Ancor
che
1'
uom
poeta.
176
qaeato
1 1
dbilfl ila
necessario che
tori,
itrangoli.
1*
orlo,
a
i
qtiattrin!, se
Ha
ohi
si
ha
tanto
credi-
un
ticchi
lo staio
non
mo-
ilir
Cecco per
tuttavia su ciascuna
se) picchi
denaro
il
fa
talmente ingentilire, che diventa buono, sapiente ecortfse. E se egli, Cecco, scherza, prega Dio che lo levi dal
mondo.
miohi.
Per me.
7 " nente
men
picchi
..
Questo
pic-
,,
(istrumento
dnnque ana
,,
nmno
uopo
firoda (esercitata
ro
ail'
in
con
specialmente
la tortura
12
sulle
Era
monete
" mercenna-
di vile a tiare.
177
19
misEria
dlia
Effefti
'1
nome ho
da F
la via,,
gi quasi dimentieato
m' ha
cuor si agghiacciatc*
che se mi fosse fatta villania,
dal pi agevol villanel che sia,
di me non avrebb' altro che '1 peccato.
altra parte
Ancor m' ha
ch
che
tal
s'
Ond'
che
si
'1
i'
s'
fatto vie pi
soleva usar
i'
1'
'1
pur miro
sozzo gioco:
meco a
si li
diletto
paio
un
fuoco.
vo' chesto
uom
178
nnnto
scegliere tra
lo sguattero,
anche
Non
niiserabile) osa
il
non avre
il
le
tasche vuote,
l'are
lo sguattero.
179
fimore e miseria
so' si
dlia
persona no,
ma
traluco,
dell'
avre
Ed mmi
eh'
i'
Ma non
che
per
s'
me
i'
ci
ha
forza; ch'
so'
i'
sare' 'n
Ma
'nnamorato
com' pi struggo pi
di voler far di
nuovo
far
capitale.
180
maie
so' avviato
si
fatto traspanntt
i|ii;isi
tantn
ma
bft
glinool.
<li
che
qu.ittrini,
pi da dare
meno
d'
cl
una pa-
lia
" listuco
MBabuM,
pianta
,,
t'estuca,
dlia
pagliucola
famiglia
dlie
8 " sanbuco
capitbgliacee
leggerissimo, tutt'
,,
il
anima
181
fingustie
non
Dio pruovare
che del poco voler fare assai;
e se tu mi domandi
come '1 sai ?
perch 'n denar mi veggio menomare
chi nol sa
lasci
Non
Ch
'1
men
tre volte
'1
di
veggio avvenire
i'
sia corcato,
mangiare e
ci al levare, al
182
al
dormire.
iiorno gli
!
" che
,,
che tortura
,,
vato ci
\>nire
,,
,,
se io voglio
12 " che
che almeno
'1
al
cio.
183
'1
di
'1
veggio av-
Prndigalit
non
fu pro' Tristano.
'nfra le genti
ch' alquanti
me
di chelli fo si
ne vegnon uncicati,
gran manicatura,
184
Montra
pochi
btagt
<>
pi
tfli
vengon mono
gli
ancorch
qualch'
corne vino
che con-
denari,
<-^li
(lue parti
vil*
<li
come fiUUM
pri'ti
" mi dnno
qnaleno
,,
qm'it'llo
.,
eapidiaaixni
meno
,,
t'rati.
mi vengon meno
8 "
56
Due
"
acac-
la
coda tra
le
gambe
muso basso
il
1'
occhio
mente guardingo.
Taie,
quando
povero,
1S5
Uecchia saria
li
pomi
E' dolci
e ci ch'
per
lu'
elli
Un
li paion amari,
ode e vede li disgrato
ritornan
or chest'
'1
lato.
li
corles' avari
Ghed
ch fa per
lu' la
morte e no'
la vita.
18G
J'
e se lo rigira
lui
gli
il'
paiono ainari
adevole
lebbroso.
non
solo,
ma
'
sgrato
,,
Cari
..
avari
diaaggradavole,
'
malatto
faetidioeo
lebbroso - 6 u di,,
8 " or chest' '1 se-
ool
*.!
*-
Ici
si
za.
t'a
Forse
un modo
dire
di
od un
immagine
una
inaz-
Cecco
quali usano taldi
tVno
o di legno legata
187
Quzl giorriD
e vivo
uom
per
or m' uccide
'1 mondo mi
i' n' ho tutto
ed ogne cosa mi va a ragione,
e so' vie pi ardito ch' un leone
ben tegno fol' chi da se li divide.
e quand'
ride,
Ma
s'
ben
a chi
i'
veggio ma'
'1
di ch'
i'
ne raggiunga
Il
gno
Cecco
gione e prega
di
in saccoccia, rende
e lo fa viver disperato
vano ogni
corne
chi in
disepri-
188
ohiudere
oome un timvntino,
non
vago
di costosi
purr vero
gli
di
Ballodati denari
I*
- "
Ogne mie' 'ntendimento mi recide ,, - taglial'ali
^ni mio deaiderio - 2 " cavaglione ,, scarsella, tadelle bruche - 8 " matto ,, bnpaaito dal dolore - 5
quand i' n' ho tutto '1 mondo mi ride ,,. Richiama,
11
antiteticamente, alla
memoria
il
:
nia s' i' veggio ma' '1 di ch' i' ne raggiunga ,,.
limo: quasi \{ desse dietro e quelli continuamente
sco
io
- 10" pi
u saviomago,,
i;li
io
mi
di
1"
Merlino
,,.
Il
Furioso
'
(Itl
pi sapiente
..
,,.
Nacque, secondo
le
connubio
intVivdo
1608
11
mi,
i.
vuticinia
paon che glie li portin via gavasse parro Horentino ,,. Ironicamente. Altra
1*
aquilino i.moneta,
qnila,
tu to
il
et praedicationes,
ma
come
trentun
si
di-<st<,
1'
sordidi
aquilino
ooo
1'
,,.
impnmta
Poich
dtdl'a-
189
mia
borsa.
Begattelle
non
alquante ch'
corne di calzamento e
se
d'
Di ben vestire
i'
i'
d'
non metto
cura,
armadura.
non
conto, segnori,
nulla appo
la
stanza
gli altri
190
maggiori.
I>mi
fornito
>li
de!
Di
Primavt Ta. lu
lfsiuaii
191
Miseria z PilDsnfia
F ho
ch'
si
si
poco
non
di chel ch'
so chi
'1
i'
potesse
vorrei,
menomare
s'
i'
gocciola
si ch'
che,
i'
s' i
andass'
d'
al
mar non
credarei
so'
rio,
tempo
1'
uom
Ma
selvaggio.
ch'
i'
192
Il
si
poco
di
(|iit'l
chc djttidMC*
Ma
clie
nossuno potrebbe
OU
proprio tonnento
come
il
gione. Tanto
<|iitd
per
lui,
uno
il
Massera: "
Non
troverei
,,
uno
7.8
clu>
Dieu
non
potrei scendere
,,
Cio:
La sfortuna mi ha
messo tanto
in terra,
milmente, Guido dlie Colonne o Mazzeo di Riccio da Mesun giorno viene che val pi di cento ,, (Vedi Massera, note ai sonetti di Cecco, op. cit. p. L28).
sina: "
193
13
Uita milifare
si fatto
ma
Ma
mi
la quai
La
ma
lancia
'1
non
vi conto,
ch m' tolta
mi vanno
'n gola, e gi
194
dnno
volta.
Qneato sonetto
(clio ci
t'acesse
us.,
Turri. in Maienniia.
_*.
1.
">.
1.
1'
anno
1281.
<li
razza di struzzo. ]<eich, maglia
ferrnno par femuao ho faito d' un corsetto (coraasa] il mio cibo ,,. Viml dire, scherzosamente, cbe
al modo degli struzzi lui mangiato il ferro; ossia, che ha
VandutO, a un po' per volta. tlltto il t'erro dlia corazza per
conij iramri da uiangiare. - 5 u e so' si fatto che non mi
vicu poaso ,, - e son divenuto taie, per la fam, che ormai noaatlTI puzzo di cibi, pessimi o andati a maie, mi
voluto
Ma non ci sarebbe da stupirsi m
stomaa.
diiv. tnvece, qnaat' altra ooaa: " Tanto patisco la fam
che onnai. non mangiando, non mi vien pi nemmeno
puf/> da qaalla pacte.... che precisamente 1' opposto
dlia booca - 7. 8 e che per mangiare ho venduti anche i
pauui. lo dite il latto. da tutti risaputo, che non ho pi
ne iiiduiiunti n niiattrini. 9. " gorgiera ,, annatura che
aopre la gola - 10 " m' ha a dar ber ,, vendendola - 12
M che m" tulta ,, dal nemico V o da qualche compagno
d' aima pi aliamato di lui V - 18 " il tavolaccio scudo
t'uiuc
(livtiiiitu
par maglia
>
18
Pi
<
ivelliera
mi vanuo
clic
'n gola e gi
angiolieresca,
195
Mi
u data
da anzi
'I
dl
Enfin*
al
ciel
stellato
Miserie z astid
La
stremit
i'
'1
su' garrir
198
lu
ehe.
accoppiare
meacolare la tra-
li
1.
!..
ii
ihiiinio
la
7. 8.
'n
me
11
dira
fin al
suolo
che
<l<i(".
oaaerva
il
il
a creder
o per
domare
1'
indole ba-
dice d'
19
su' garrir
an
lo atretto di
L99
La maglie
masserizia
e la
I.
E par
ch' ella
quando me
me
franga
dice: - fa
d'
osso in osso
ben mas^arizia,
se
gittat'
un
fosso.
e pi
mi spiace che
'1
piovar
Ma
d'
inverno.
secondo
200
44
te ?
Or mogl'
t'
vo' coin'
i'
odio
'1
godeir
urda-
h.-
ayesse sposato Becchina. Questa che lia tolta, lo tien cortHsiuio a denari e, non contenta, jua-^i ppr ischemo, gli
canta su tutti
toni
che
tiri
risparuiiare.
Per Cecco
bal
tempo
,,
44
gittat' a
44
e pi mi s])iace
ione
11
un fosso ,, Vedl DOtfl al sonetto a P. 9(>
che il piovar d' inveruo ,. Rende a
-
il
factidio e la uoia
di
Coco
12.
18.
Fumiu. (iilViisissiuii durautn tutto il lledio Ere j^li aforismi dlia clbre scuola modica sahu-nitaua. Il Massera
ne riporta quattro; ma io mi limito a questo solo clic mi
ambra il pi vieino al concetto espresso da Cecco:
rittu exultaaa lacit ut tua floreat aetas
,,.
II
di volerla fare,
ch'
e
quando penso
i'
'1
Assa' potrebb'
E non
vi
ch, corne
'1
vi giuro.
donna ventura.
202
Qaando
Inutile.
ati
aato con
mani
le
bnoatfl.
economia! Ti provi, o
hai
subito
o fuor d' acqua; e t' aftliggi e t'arcapo nel muro tanto ti metti contro
alla tua propria natura! Qaesto, ia sostnn/a, dire Cecco;
iggiunge: Dal gi detto, ne driva, (<> mn vi paia udire un enigma, lu o, corne fu pura 1' ostia consacrata
che trangugiui. apoaando, cosi ho avuto fortuna nella mia
donna. Ossia La mia disgrazia, per essermi ammogliato
e dareati
r.ililii
il
COD
iiiui
grande quanto
tant.)
B
rn'
uom nnovo
maro
1'
s'
'n
mare
affilia
.,
d' intorno,
non
..
,,
'
nii
pigli
corne chi
atlligge.
*Y.\
il
capogiro
non
B " co-
mai stato in
dolce meta
La
Quando
mie'
che non
s'
non ha
nel
che lungo
cosi
ha
mondo
liei
laido vasello
si
non paresse un
diletto;
'1
non cerne
col burattello
Ma
ch' ella
che di
non
liscio
smisurato,
uom
E me ha
se
un
rifassi d'
che non
null' altra
di lie'
ho
ecc'
204
ha
litigiosa e
menda
"
i'attibello
belletto
3 " vasello
,,
il
Massera,
ha " visello, ,,
maniera 4 " che
u tin ch' ella non
di Cecco,
205
Il
conscIatorE
Gh
el
si
poria tenere
la lingua e
'1
palato?
E non
206
Questo
un anno intero
di
tutti
un
',
pi che altro,
pi>'
di
i*i
dlia
dcliziosa
moglie
Non
donne,
ii
gua
,,.
Non
si
il corpo
" la lin-
pre avre
il
palato
'1
^li
lo tiene a
non pi giuoco,
che
'
ooai
smivtto
che dimostra
irormut
Si
c/ie
secolo
t
se
sct'lti
"il vin
tutto
'1
dl
ml
mal
latino
miei
vizi,
ml
" mi son
non vorria
il
rif'aci nn'iiti
,,
mi
vino, che
hitiiio
fa itare
in
,,
il
vin coniunc
bonaooia;
il
XV:
il
di/fuso.
vini
"
rari,
18.14 M cbe
fo pero an
posto di tutti gli altri
-
i"
non ne
errore, sproposito
907
dica:
data
li
sia
d'una lancial
Ci a mie* padre.
Tre cdse
le quali
ma
ch'
Trarli
un
man
deiia' di
man
Pasqua che
saria pi agro,
d la mancia,
che far pigliar la gru a un bozzagro
la
di
si
210
vt
Mlio; 06
o sul
Pre< iii-.ii- di
un
poeti,
Primate
ta]
lia' Salinilaiic.
Cecco
in <|iiesti
tre
amori
fu, tra
nia^nns trulatur et muximus versilieator et velox ,, e clic una voltt M arcusatus fuit archiepiscopo suo de tribut, scilicet de opre venereo, idest de luxuria. et de ludo et de taberna ,.
7 mi tbrado ,, mi
gtMM traitant
et
ro
l'.ia
nui)
magro ,,
Itmmento t'atto
10 "si
di dennri
di
penne
Ottodatt
il
11
" logro
,.
di cuoio a
logoro.
modo
di
una specie
di
falco
il
'ia.
-211
quandD
Quai
mar sar
'1
sicco
e'
volta
ma
pi spesso
ciel fu caeciato
egli al
non ho
di
se d' alcun
uom mi
fosse richiamato.
ch' aspetto
ed
e'
212
sano
foroa
si
I>ia-
la
giorno
in
ni.)
.
kanto tano
!i>'
8, 4.
1'
e vecchieaimo,
il
mare;
credeva da talnni,
si
volo soffrisse
le stesse
Arturo Graf,
11
potaaae
'
.'
11
se d aloon nom mi tusse riohiamato ., se avessi fatto
abiamara in giadiaio qualcuno. - 9 " che traggo on mie'
h io mi paaoo l'un deaiderio
pamiar oh' molto
!
inolto viino
-
Si
L9
;i
questo verso,
Ua provate a
si
mu tare, come
l'ha',
Si
Dio
avre
dovunque.
terza persona
e
ho fatto io, la
in seconda persona
un rooatiyo,
t'alto,
Maaaara
e a tare
ne rsulta:
redretc
Cio: Cosl
La diaperasiona,
odio e la bestemmia s' intrecciano, e tutto il verso, inaatanando, acquista una terribilit triplicata. - 1_\
M Noi pregavam
Vcili Messer Battista dell' Ottonaio
1' int'erno e '1 cielo ognora - che
'1 padre
ci togli.
pin si potesse - godeiv ad ira 1 noetra posta fuo1'
ra.
(Canti
earnasi ialoschi,
con prefazione
213
di
Oliudu
"
imborratura
paterna
ma
i'
credo che
fie
pur com'
i'
volo.
cader, ch'
si
'1
padre
meo
Vedete ben
Vedendol P
si
disse
E'
s'
i'
altr' ier
214
Ringraaierebbe
U
pi ohe ioo
I>i'>
p;il i-.
ma
volare.
\i
(lia
'
6 "
ne
di
Diolo
soliilissinwi.
..
6 " da lusto
,;
famoao per
,,
dr cozzo
la
-
,,
il
che non ba
1'
Cecco....!
il
scuola di
Ml
Scienza medica
stomaca
di
sfruzzo
frieri,
a'
Dunque,
chest'
uom
che sa cotanto ed
che corne struzzo '1
corne
si
ferr'
216
morir potrebbe.
'nnaturato,
ismaltirebbe
Lo ttomaoo
i'iuino
un
la
<li
diaperaaioaa
Oeoeo,
di
Coma potrabbe
' innatarato
morire,
da
rire oome gli truuri ? E ohiaro dun<|ue che sar pi i'acilr al diagraaiato Oeeco di ritnnmre in gracia di t'
na, di tritar OOSM farina il dianiantc, ili vcder pOTOli
noitto
ohe
'
,,
gaodenti,
di
'
iiu-arnato.
ro.
mi
icri
..
Lndietro
Dei Colombini. Pa
(iovanni
Oolombi&i
Il
trni febbre
grammatico \isnuto
volgare. Scrisae
avo
M contina
Donato
oirca
del
la
,,
.;
continua,
Elio Donato lu
1
sottini
ut Terenzio e Virgilio,
aimo tampo nello scuolc.
insegn a Iloma nell' anno B56. 8. Girolamo tu suo diNe! Ifedio Kv<>,
An qnaad ai temp nostri, la
panda Donato lu sinonimo di grannnatica.
>
i,
-217
di
chelT oppEniDne
I* ho un padre si compressionato,
che s' e' gollasse pur pe?ze bagnate,
si F avrebb' anzi ismaltite e gittate
ch' un altro bella carne di castrato;
ed
era
i'
che,
s'
i,
si
lavato,
'
derrate
di fichi, si
il
sciocco e
si
'1
Tutto
'1
so'
guf ebber da
iu' la
compressione.
218
E da
cii
il
berna
'l'l
Battetegli in K"' u dl
bagnato e
ut un' altro bella e inorbi<:
terao;
Volgttre,
DM
1"
l
<.
in
<
Ttn
nio'lo,
le
smalca-
<li
]it'r^->iialiiicntf.
|>;ir
>|iuisi
H'I'lnl'
iart-
ttialmente irragionevole;
/'ni'
Qodenttf
B " lavato
iliianuit"
mato con
..
in
Dio.
..
(11
ma
oke
be-
vii'cliio
il
,,
lawato
veritete
vorit.
ik
pw
ia
o
medesmo con De'
eeamo, semplice,
di
-
ftjae)
il
di
).
7,
'ssar
U9
me, d
lui
Morte, merci, se
ch'
i'
'1
i'
che tu uccida
me
Ch'
i'
non ne
ti
e se tu uccidi me,
ch'
elli
si cotale:
o lo 'ncoiato.
vita e
i'
ne guadagno,
di
pne;
220
Morte, mi reeoomando: su
i,
prendi
be
porche tu
io
rieolra,
ti
la
ti
mia
propongo,
dod
btiona la
incootenente
<-ln>
t'
qoeUo
tua
io ai
.-.ilt>
<l
li-
oome
allegro va Siena,
6 " Manganeggiato
,,
rioobJ ai bagni
percosso col
de lanriar pitre
.urrra.
struiu.
'li
Petriolo.
mangano, antico
M quant' ha
<>
int'atti
dire:
un lndro
niazi iraneesi
il
Lo chiama
"al Bagno
11
ai
Bagni
di
Petriolo,
li
ehi de
moneta
,,
ecc.
12]
Se
i'
'n
bocca
predicar del
'1
i'
non
potre' far
buon
si
frate Pagliaio,
ch'
un
fil
di
rocca
pi che non fa
e quegli
ci
'1
'1
1'
usurier
Ch
la
ch' ella
denaio;
s'
el
morte paura ha
morrebbe
di morire,
i'
so' sicuro
sia
Ma
un buffone di
ba tanto inge-
gno, ha un lato, nella sua originalit, cosi inspiegabilmente simpatico che ci appaghiamo dell' artista e rinunziamo a scrutare 1' uomo nel pi profondo dell' anima
dove non troveremmo forse che un groviglio inestricabile
d'
222
liante
il
,-
ili
cattivi
non
ali
ta<ri
cui
in
amlani'-
il'
si
1'
1'
to
taftpaati
eh-mento predomi-
dolore.
atr Pagliaio
lui
lii.'viti
dj
pare,
era,
..
non che
sa se
t'a
fortissimo
aooiai
un clbre predicatore.
Di
^liaresi ed appartenoe, sembra, ail' ordine domenicano B " locca ,, ama, desidera - 6 " 1' usurier ,, 1' usuraio 7 " vaio ,, I cavalieri di santa Maria, ossia i frati Gau-
ili-iiti,
gnello. Masserai
sono stiaonlinari.
1".
!>.
pelli di vaio,
II.
13.
12.
14.
ma
soltanto d' a-
in
Ma
ci forse
feembilfl raoohio,
pi
forte
di
col t'atto lu
ha
il
hiio
il
cuoio cosl
rvirabba all'ammalato
si
dlia
spiega
m-
gnerebbe che
il
La prima
-r/ina
ili
i|iicsto
sonetto
po
alla
si
..
(Vadi
Rime
di
Piero de*
Fzr un fascD
El pessimo e
a
il
'1
rii
"
respeo
i'
porto
padre meo
far vivar pi che Botadeo,
diritta
e di ei,
ragione
di
buon
al
di,
mi
so' accorto.
S'
cliss'
i'
glie
io,
si
mi
ma
direbbe:
Vivo
'1
dovresti mangiare!
hiill'
intonazione gnrale
non padiv
li;t
s<>netto
lt-l
si
ippttO in
davauti
1"
OtH' anima an
io
nno
d'
a riziii,
frpocrUU
prfigjndiratfa
ai
uniur nero;
nel
sempra
oflboftjtOi di gioia. in Oeooo lutte 1" qualit ohe il Godente aborre, nel Godente tatte le <iualitache Cecco
ba. Il oonfiitto dunque inevitabUe.
prodigalit,
e biaogno,
'
Botadeo ., Giovanni Botadeo. Cosi lu chiamato,
Medio Evo, 1' Ebreo Errante, Questi, secondo la legnia, respinse brutalmente dall uscio dlia propria casa
!n\ affranto sotto il peso dlia croce, lungo la via
de! OalVario, gli avova domandatO il permesso di riposarsi
un istante. Per questo ma!va<;io rifiuto. fu maledetto da
Crinto e rondannato a vivere etcniamcnte, errando, senza
posa, intorno al mondo. - (> " raspeo ,, vino fatto coi raspi, vino stretto - 7 " ch n'ha ben ciento cogna '1 can
giudeo ,, ch n' ha pure un ntinaio di recipienti pieni,
quel giudeo cane. " Can giudeo ,, cio crudelmente avaro
QOme un ebreo. - !. 10. 11. Se gli avessi chiesto un fiasco
:5
j;.
Ma
io gli
chiesi
il
raspeo
._>._>;,
16
Tra
Non
incudiriE z
l'
il
martello
o ver ch'
1'
egli
ch'
i'
a chesti,
di
Per
i'
ch'
la mie'
i'
odo,
or cosi vanno
le
cose al mie'
modo
) niio padre, che ha (notate beno) circa ottanauni ed ancor fresco e robustissimo, niangia dell' oro
mut ha appiccicata con la pece 1' anima. La quale di Augurargli, a costui dal quale non mi lecito parte
tire, ch' io possa far dimora fuori del suo corpo. ,, Imperiucht' io credo e vi giuro che il vecchio ha la maledizione addosso, non avendo egli mai creduto al disopra del
tetto. E corne se questo fastidio di veder sano e vegeto
:
t'
uol
2 " che babbo spesso non inangi dell' oro ,,. Forse
dire
Vlsto che 1' oro la sua unica brama, dov.:
anche mangiarlo
nioraviglioso.
sto, corne
pm
al
un toro
tetto
...
La sua
fede
un ipocrita perch
fa
il
...
227
miraccla
11
Non
si
puo' che
el
Ma
'1
quaderno,
Che non
ma
si
Non
si
disperino
per
1'
stino
eternit.
s'
Ma
diavoli se
ribadito
Cecco
uscito
e credeva di
sappiano che
tuttavia
rovesciato e clie
Elia.
il
dover
dall' lu
rimanere
il
una
torre che
la morte, colui
colui
il cielo,
colui che avrebbe ucciso
che minacciava di viver pi di Botadeo,
toccasse
che mangiava
1'
oro e digeriva
228
corne
gli
struzzi,
I'Yut'
AngiolitM insomtna.
liualtnente, scoiato
lie
dimon
alla
'mni,itt>.
l<>
si
una mla
vorr che
il
vec-
6 "
v riv.ilto
*1
(jiKulcrno
,,
s'
rovesciato
il
libro del
piti ilul
ivi
mondo
in terra a testimoniare
" Leggenda
del
Collezione di
opre
monaci
(Vtdi
indite o rare
1861
2\)
).
dei
al Pai
primi
,.
tre secoli
"
fil
latte
In
I'
a u g
ch'
ch
'1
e-
morditori,
nel vostro stato;
innanzi che
'1
perch'
Ma
si
'1
'1
232
te Intarpatra
pu
ma
la
suoi itaaai
il
maie
Cecco ritornato
loro
11
11
*,
di
DM erroneamen-
ange, non
in
coloro
atii
sono
poveri,
rimaati in baaao,
dovease celebrar
le
ji.ites.se
loro scoppiare
il
tVati
mi-
cuore, tanto
ritornato ricco.
tinuelle
1<
grossa V
1
eh' i' ho aapnto si dioiara e fare - ch' i'
1
ho
>- 1
interpretazione:
Ho
,,
Propongo
mia
parte di ravveduto oon l'iat' Angioliere, che quelinalmente erepando, mi ba lasciato, par testamento,
moite poaaaaaioni dantro e roori dlia citt. - 13 M ciala
sti.
onn muore
,,
siete costretti,
sottintemli:
montre
io
me
dall' invidia.
la
vivere.
233
11
Percb
?a
n d d
la lingua gli
S'
i'
si
lor fa disnore -
dagli
uomin
no,
ma
non
be'
ch'
ma
i'
n'
ho gi usato
rustichi e villani.
234
Il
il
batte
confiteor
o torse
'
il
camufiato in tal
petto e rcita
modo
per esaer
pi ilinvolo?
mil)
235
ma
rusticit e villane.
El
sangue
Ogne
stretta....
ch
'1
vedesse di
'n tra si
nuJl'
uom
congiunti
s'
e puo' che
al latte
intrometta,
si
stretta,
consunti,
236
alla viui di
(loi
i
al lut
lM>i...
9
-
per
le
il.
t>
Fionllando
r.
,.
reciproche percosse
moglie - 8 " e
in tatte ricompon
tempo.
ri
*
to e
ftcollare,
>ungue cavanclo
,,
-
aanguinando
"in
pace
287
1'
uno
tra consorti
,,
l'
tra
altro
ma-
poco stando ,,
contendenti, dopo brve
chE
Ie
piacque
al
Medea,
figliualo
morts darE,
,,
La Madr, Giampolino
Mina Zeppa
si
conteria morir
me
a 'ssessino
e'
in mie' servigio
me
Ch'
Ch
e'
mie'
ch'
ma
i'
madr
figliastro; e ch'
dice, se chel di
i'
batt'
Min credo
240
me non
pare,
acqua a mortaio
fruttare.
<
1 1
* 1
di S. Agostino (tamosissime
oggi,
ma
divine)
.,
nel
Wdi
14 "
Mino
,,
Vedi a pagine
241
_'">l
VIII
VII.
Conlessioni
nelle
il
poeta
lette
a
IX
si rite-
JV).
18
u b e
ed
io le risposi in
una
che
'1
una
ingiuriato e tolto,
da Lucca,
Ch
s'
in
ci
'1
ogne parte
Ma
in
far nol
posso
om,
ch'
un
gli
'1
cieco vede
242
mi
men
traesse,
la preda.
!.
morte del padre non 1' ha reso fela madr lo deruba e che aggiunge ni turto lo scherno. E M il Zeppa ,, amico di
con quell' aria di Santo Volto da Lucca, forse approfitfetado de! pO00 ainiH inaterno e dlia molta baechettoneria dlia vecchia, tira 1' acqua al proprio molino e seml>ra ohe, in omaggio alla morale, si sia preso perfino l'inquanto pare,
lice. Insiste
la
nl dire
che
Nota
4 "
8,
li
il
"
la
preda
..
il
predare, le ruberie.
243
Medicamenti maierni
la
la mattina,
se di chesto
i'
non avesse
quasimente sulla
molto mi loda porri con
e stesse
244
voglia
colla,
le
foglia.
Cecco per dimostraro di che tonero cuore fosse sua madr verso di lui I di quali gi-ntili pensieri e sugger il
fosse capace per mantenerlo sano e guarirlo amiualato,
graziosi <bi e gli efficari rimedi
enuinera comicamento
i
Ma
&li tonsiglia,
secondo
le
madr che
se Cecco li avesse
" crudelmente on sani ,,
E
uns finzione per dire, insomma, che la sua vecchia avrebbe voluto disiarsi di lui. Negli altri due sonetti che se-
di
quali boa
pitai,
sapeva
H sarebbero
la
stati
d' avvele-
narlo e di strangolarlo.
alla
suona
la
pcrwolo). Era un
incorporate
246
el
Ed
ella disse:
e questa
allor
cominciai a
dir:
246
talmente
Donqne Cecco
Mrflno
la
ammalato,
Sua madr
t'avella.
che ha perduto
pre-
simo
nano
par
e le fa oapire,
non
di cenni, di
volerla.
mi sento
nulla non ho nulla
unascenetta tragicomica, disegnata, al solito, maestrevolmente. Mavera od inventata?
Probabilmanta una mezza calunnia; dico mezza, perch,
da vari luoghi del canzoniere angiolieresco, si capisce beoiaaimo che la madr del poeta dev' essere stata tutt'albro oka min peraona per bene.
sul letto a dioa:
hene
4 "
diali
der
ti
Non ho
non heve.
si
!*.
temperato
10,
"
farnggio
,,
,,
composto
di sostanze
",li.
ascolta:
modo
Tu
e questa
cosl
mi<
i-
pruova per-
ter in ogn
11
'
allor
allora la paura
gio,
nii.
,,
mi facesse sapiente.
d'
awelenar-
Su
lo letto
mi stava Y
altra sera
man mi
248
Oeooo, steso eul letto, forse per osservare che cosa sarebbe stata capace di t'argli sua madr, figura di donuire.
Ed MOO v.'.ii' .h. |i!.llu, credendolo davvero addormentato, gli s' accosta piano, guardinga,
in
ttaspare
oui
il.i
ti:itt",
<^li
sali
1'
intenzione
sul lotto,
trangnlarlo.
delittuosa.
1'
t'ac-
d'un
Poi,
l'alfa o s.atnpa.
Ma
dopo,
roba.
roce di
1 1
*-
tolamtntt
9l
10. 11.-
,,
Vuol
nota
dire:
1'
ironia f-
Medea non
tanto
nm
'pianto
glie
m ia
2W
di
Cambiarnentn
di
Musa
e di mie'
ch'
muta
nella poscia
i'
del sonetto
i'
vo' dire,
250
una
per
<j
le loro
' ai u tare
<h<>
tortiiniito
il
povero Cecco.
newono "
lo intese
cautel...
u-l
Ma
ai
dugradu
...
un miglior tasto - 7
che pi m' intressa - 8 " a
ttnno die porta gentil cuore ,, a ciascuno che abbia il
cuore stiisihilo per 1' altrui miseria. (Primo cortese tentutivo) - i> " poxia muta .. ultima terzina - 10. 11. "i'
vi dire tutto ci ch' i' vo' dire - e chi lo "ntende si aie
"
lu-
benedetto
,,.
Con
,,
per
grato
toccare
,,
du.
iiitfiiitt ntlo,...
ri-
torti
intenda).
-2.->l
le
tue!
Mina Zeppa
Quando
Dio
si
si
*1
si
vi
ch' udire
si,
non che
li
po' ciascun,
gli venisse
254
appioppato per
la
mo
itrofe di
" (^uando
dire:
gna.
Dio
<
ma
[ddio,
1'
ml tempio
sentons
cantando
fa il segno
pra&ioha
lo
religiose esce
Quando
si
si
fiooa
on
l'orse
.t-iilit'
Fore
< 1 i
nnocchio ,,.
8 " ritorna gindao
<o
ri-
nonch
<-1ip
corne prima.
un ooohio.
Mono T uccide. O
iuovo Capoccliio. o
di
suoi peooati,
in
ta
che son
ma
flnite la
ridivanta... i/iudeo
aa par
tutti qaelli
ail**
dia
qaando ha
ad
il
vi
gente cho
la
lui
leooo:
ganta
1"
<
lua-
..
Capoochio
ta
..
fui
di
DM
t'alsario.
pagamento
un fiorino d'oro
comburi Capocchiuin .. (Massera) 18 " Uram-a ., Forse secondo ilMasabra, un Haooni - 18 " Di tal d' una mazza,, Chqueut* " mazza ,,
non era ne di legno ne di mtallo.
il
letton lo oapiaoe dal verso che vien dopo - 14 " finoci
t'atto
hio
aneora
ai
..
tic
il
ricordo del
rilialdi
,,
di
eodomil
255
II.
Boccon
ed
i'
Pina
mi
stetti
Min Zeppa
si are
e comincia' ascoltare
Almen
piglia
cosi corne
si
Va
n'
ti
da
me
chesti denari,
piano, amor,
se fosser
va' col
256
l>.>
Poet
M-t
quell'ora
ili
notta In oui
i;
la
awn.i
Pina, Mi 11.
Zeppa
>
cil.-,
dette donna
D
ad
al
lui
tutti)
.,
e cio do-
a girare
int'oiato,
alla Bneetra;
un angolo,
tutt* oreoohi
<
i>er
aensa manifeeto biaogno, cadeva in mulrpnao, dinanzi ail' uscio chiuao d'una
eerta
h ni
parlava con
nascondm-
-so ridendo, si
>.
aaooltare
tosto,
il
oolloqnio.
DOB6
il
on par
ativalini
di
...
mi oonanmo pet
tari.
ohiuda
La
Ma
>*
luron
te
'
fineatra.
la
broaitfc e la
di
Di puo'
commenti.
campana
le tre
B " che
,,
prcdente.
tt
17
III.
Ohim lassa, ben posso dir ch' immiti un turbo, ch' al fuggir par, dico, arpia
!
Deh
or pur fugge e
que' che
essare
si
non guardar
li
mmi
chi sia
ti
un
ichise di via.
258
embra
i-o che
peraixaa mi tu bea adempiuta Ahim, ban poaao
tu iniiti un turbino. poieh nt-I fuggire somhri, dioo, un'ar meglio fuggire, che sentir dire allagente che 11
ri tu flatta onta par la mia tanlanza - Or fuggi donque
-
< 1
lia oolui
i<>
12 " ohe in
ria
,,
Che mi
modo timmi
tal
,,
11.
essare
si
18
Eappa
tot
,,
t'ai.",
14
" un iohiae
..
un
gambe,
eompoeta, on x.
259
x.
in
mi
una rapida mo$9a
Cio: nessuno
IV.
El fuggir di
ogne volare
e Pier Faste' che venne d' oltre mare
i
nimici, si passa
in
una
notte in Siena
a rispetto di
lu',
el su' fuggir si
1'
niente
ch veramente
pu
dir millantare
Dio, dgli tu
non pu
fe'
'1
ond'
ch'
i'
i'
per
un
me non
mi vada
fanciul di culla;
ci
affogar.
260
Or
chi
ti
crulla ?
faggire
Il
ttllo
t'i
li
ehfl
'
una notte,
in
li\
d' oltTC
di
(al fiutoi
qual-
lui, la cui
rapidit
l>;u
il
nodtrudODC
lin
mlnsi da Situa,
Pa\
ia
Ma non
fuggire con
almeno, qualche volta,
potrebbe iRdtin, puta, tra Lodi
gli riesce di
a un
afibgarmi.
ti
spaventi cosi
B Mer Faste' ,, Pietro detto " Fastello . Fu il captipite dlia t'iuniglia senese dei Bandinelli. Verso il
1060 fonda un albex-go pt'i t'orrstieri in Camolla. Intorno
alla leggenda attribuitagli due secoli dopo da Cecco, non
ma
si
sa nulla;
lt>
vtlla
ti
'.'.- l
si
narrata dal
crulla?
..
Or
obi
ti
spaventaV.
261
Decamerone
\\ u
Ol
fin
V.
quai
si
solea far
Zeppa chiamare,
'1
sollazzo, ch'
m' a
me non
se
non
'i
egli
leli
e'
gridare.
tien valente!
si
sia di mie'
donna
dolente.
se
i'
'1
Se tutta la trica che si manipola oltremare (in Orienvernaccino (vin bianco) clie in Genova, fossero radunati nel corpo di Mino soprannominato il Zeppa,
non lo potrebbero tanto infiammare (non potrebbero dargli tanto coraggio) che tuttavia (dinanzi al nemico) non
si mettesse precipitosamente a fuggire verso 1' India. Egli,
te) e tutto il
quando
se la
in
cui si
262
tjuella
sua ribalda
cun
min donna.
lu
poco.
i.>.
In OOnclnaione,
se la gente lo
glj
ma
niente.
n> 'ta
Otri
al
ro
...
dlli!
llli!
pagina
346
Nota
malignit
la
'
il
di
<|i
Cecco
il
gia Ifiao
banal tra
il
si
prandaaaa d'India
'1
eammino
,,.
i.
".st;iti!
..
Vidi
i-,
dugento
,,
Siena,
iS'>t>.
Mil apparteneva
Ladda
eoondo
.,
vorrabbe dira
gl' imballi
Plaoidi.
ai
secondo
il
oognome
da Badda.
Dunque
" cattivi
Massera ed anehe
Plaoidi,
dappoeo,
VI.
ch
com'
e tu,
or
ch'
ti
e'
un matton biscotto
ne saria morto un bue;
uom
una pace
Ch
s'
non
Tu
ma
otto
cotto,
uom non
fue.
tu andaresti con
e
tue;
fu dato d'
ti
non
le
ti
appariresti
gli
occhi chinati
mai
tra gente.
figliuol di chello
acquistato
d'
264
oollo
-]
>
'
Ma
gente.
Bglinolo
ili
tu se'
il
portabandiera degli
abietti, tu se'
n'irl
non
il
Or son giunte
fOMta
parole
no per "
1'
tue
ti
,,
Ora
meriti
giunto
fOtta in fornace.
che, messi
le
Questi mattoni
uno a canto a V
seliciare
,,
le vii>.
il
,,
il
momento che
d Mto motto ,, da
Mattone cotto due
1
(ferretti)
erano qnelli
VII
Se fosse
'I
vie
e'
men
e se
en'
Deo:
disdegna intrare
la vertu di
Ch
s'
e'
mare,
Niccola Pescie
si
poria chiamare.
266
an corpo
in
cosi vile e
"
Oome
de]
gioco
d'
d'
veniva
una eempliee suppoh manoa, credo', qaalonqae documento in
-iato ,, percosso con un manpropito
B " M
6 vie men ohe miniatrello mal n' avria ,..
gano
coite, per il
ne darebbe meno per inteeo d on bnflbne
te a
poai
tirata a
i,
Era
riaate generali, lo
le
Ma
quale
H
1'
Le
venen prendeeae,
be.
gli
>.
'
Qiovan Battiata
i
cola Peaoie
..
il
'aria
oh' a
del giorno
7.
farebbe
meno
qa Je,
ime
sa,
si
ha
ad
a s.
la testa tagliata.
Allude Cecoo
San QiovanniBati
14" N
di
eilia
(Torino 1904).
67
"
Da
te
parto
'I
Ciompcilna
I.
ch' assai
ma
e
ti
dissi:
bene 'ndovino,
non toccar
lo
fuoco
'1
Ma
e se
'n
pregion morrai.
270
oompagno
di
viz
Ici
questi
nui ila
amato e
l>-)i.
dalle
varde
;il
oommedie
oella
:.
..
'li
tell'
eetrema pooeeeit
preea
la
\'
atto
rerde
al
irai
..
quando gin
quel cerchietto di
ara verde cho hanno da pledi, eono qaasi per fini;
ma
lu camlela, con tutto il vi-nl\
anche nu pooo di cuiulcli'
N'iinl dii*e che Ciampolino
oadato nella pi eqnallida niaeria unmaginabUa - 3 " a
mal tuo grado rimarrai del gioco ,, per tbrza, contro la
tua Tolout
.ai di giocare - 4 " Poi t' ban condotto si i dadi de! maso .. Poich cosl ti hanno ridotto
dadi ooi qoal
oopte il punto minore hoIo bruciata tut tu
".
<>
lo
"
gina
1S!)
iax col
il
senno
grosso
Merlino
di
itnpido.
,,
Ma
qoalohe ooaa
di
LO
s>;
u!
Poichi
oppure
\">*o
,,
12
cio
,,
,:
la
,,
forse
" del a
il
971
,,
mia similitudine
sa
10 " disponar
mottoche tu
-
il
atr
'
cio:
tralaeniam, riepanniarti
t'uoco,
,,
i.
11
13
" gittara
in prigion
I.
se tu
seco
'1
vedrai,
Pellegrino.
Gh
ma
se combatti
ben
di
buon
coraggio,
Ma
gi
ti
'1
fuggir
ti
272
sie 'n
'1
grato
vantaggio.
le costole
E poi, semPovero Ciampolino
e ora?
Mme .11 a ora? combattexai? faggirai? Bada, che se tu
t'uggi, se' vituperato! E se invece ti fai coraggio e coml.atti. tarai loilnto. Oh! oh! Ma gia ti vedo tare il
vis.
bianco. E allora ? Rllora vrdo bene che t' cosa pi gra-
cho
ceffo,
lo
pre logghlgnando,
i
<lit(\
g\\
dice
batterti
le
gambe
nelle natiche.
gio
,,
o a dartela a
sciando gli
gambe quando
sei
spalleggiato,
27:J
18
la-
III.
Da
te parto
e se noi
'1
fummo giammai
dritti amici,
quando
si
domando,
tel
usi spesso
i'
Non
in tuo tatino
so che
ti
dici
corne tu
ma
aggio abbandonate
dir
Or
tu se'
Cosi
ti
'1
buon garzon,
chi
274
Cristo
ti
credesse
'1
volesse
t<\
ii
ami.-o.
cUl
HViinti
<|iii
-,
-
mu
i.
mi.'.)
dM
i"
foad siuio
ma
).
Si noti che
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virtuose,
quasi
Cecco,
si
de-
,,
offeso
d' esser
tacciato
si
d'
dato.
uonio
mettiamo
i:
se ho smesso di gavazzare, di giocare e
" voler lo mascolino ,, 1' ho fatto per non di\
povero, intendiamoci, non perch queste tre cose non mi
i
punti sugl'
di...
iano pi
J75
IV.
feci di
me
stesso
un CiampoHno
e se
non mi
e
pur
gi
un bagattino
di chel ch'
i'
non ne manda
mi
si
son fidato
bianca '1 mulino
vi
276
li
lui
tare
il
corne Criato,
miracolo,
di
* 1 i
oredendomi da
lui eaaave
<le'
amato
,,
giocatori
delT Ahbandonata da Siena ,, (Vedi, Federigo Tozzi, Antologia d' antichi scrittori aeneai, Pagina 820, Verso 4.)
>i
trova:
dal
per
per
lui,
in altri termini,
iii.>
<;
giooato
ee,
se
,.
non
*277
tradi-
e di
ciascuno
mi fo
beffe....
n eri
Quando Ner
era
si
che
li
uomin
e di ciascun
Ed usava
li
si
di dir
fiorini,
parean topolini
facea beffe e ciancia.
mala mescianza
miei vicini,
possa venir a
quand' e' son appo me si picciolini,
che mi fuora disnor la loi* usanza.
tutti
Or
per lo su'
senno a
tal
condotto,
Ond'
i'
mettare'
'1
egli
280
bonino
I gii corne
in
moneta
Fnateia
ili
e molta atolida
boria.
Ne
_'
"
laaJaraa
ta
,,.
8l
-
un
1'
31
L'
fl
nd
Stando
lo
Allora mette
mezzo
un ragghio
torna.
corne tono
Cosi
ma
al
al dritto
tocco pare
'1
su' visaggio.
282
in>
>i
la
propria
pi
t<>
gli
ombra
hmghe
stolti
presmi'
pu
corna e ai creds
wv, Alton si <l V aaaeito \-r *altare an
n\ mu, eOM in isrtoncia maniera
oaduto dentro, rioonoeoe, disperatamente ragliando, che
pi asini) di
prima.
la
propria
tntto
il
oorpo,
1*>
tirano gi, e
si
1".
II.
lritto
toOOO
pari'
ramante qaal'
"1
su' riaeggio
,.
ail'
opra appare
Una vecchia
Deh
com'
ell'
rizza,
quando
la
miriam corne
s'
adizza
si
forte sentire
veggendo
si,
gli
Qnetto sonetto
:
rosi
<lnat:>
i-
eom'
s' ella
Maiii'ii.i ,|in>ii.i
I iliiituiiKMitf
(MM
paris.se
't
lu
OU
li
Geooo
imitato
fu
ili
ri'K'r
MrigBVtttBtR
lAyurftta
da Quldo
Oaral-
Etimt di
si
forte
malin* uiia.
CM
MM
OtrtbM
il
OM
d'
nix si
CM
core
tu
-
e pon l>en
e quel
MMmpagMM
dia
avivsti nfuuit
tanto
Matita d un'
'li
Invotto
CM
MB
'
IMN
dlia
morte
RMMd a
HM
dice bibliografloa di
1910,
pagina 94
1 - * Oiampol .,
fone il gi pi volte nominato
" diversamente vizza ,, variamentevizy.it
Oiampolino (liviinque - 3 " si rizza ., si raddrizza sulla persona - 4
viene in passa .. t'a nausea - 7 " s' addizza ,, si eccita
_'
Le due
1'
ira
eht
ti
ta
ridera, e ae sei
1'
an-
traffii
185
Dialngn
Le
ch'
gioi'
i'
amorE
d'
ho recate da Veneza
t'
non vuomi.
a te ha screza,
Ohim,
S' tu
quando
mi facesse
non m'
tu dirlo puomi.
rein a di Greza,
Anzi
ch'
se
perch non mi
'1
pur un speza
araor, tu par'
fistol vienini,
me
i'
parta dal
dimandata
sarai:
tu'
dici,
chi
uscio,
michi
morto tienmi,
'1
fedi,
chi?
286
La
scne Un
Anche qui
in
simile a
<|iia-ii
del sonetto a P.
<|iiella
iiuccia,
poich
ch' io
jL;ioie
ade:
mu)
t'
I<>
s.Tczio;
en
(iiulti
te
vuoi apiirmi,
ni)ii
ho porta te.
ti
Venezia
Meo, che
sol
!,ii
...
E Meo:
il
,,. -
non
nato
mi vedrai nia
" (Miim,
pepe
(ihi-
nie e te
fin
Qoi nvanti
da
(ltin<|iie
" Dell
almeno queste
E la donna ri-
prend)
la
dico, caro
suj|li< -h>-\
dioti
Amor
mio,
Poich tu ha' en
di
dnai
oid,
lu fl'andolo:
Dell
zia e
ferito
ti
domanderanno: Chi ha
Ki-q>ondete
,,
t'erito
costui
Chi
1'
La
ha
ra-
>
tu
Non
Mino Zeppa
Ifeo
tello di
tal
..
al di
il
l'uori
che questo
quale ebbe
nome.
l>87
inl'atti,
Meo
un
sia
i'ra-
fratello di
Un senese
in
filemagna
nobili giardini
Ben puo'
E non avem
quando
no' siam
ben unti
di sevaglia.
agi ohe un
Martini,
t:il
aonese,
etnigrato in
qneeta Martini
en
"Martini
un
..
Kargherita
-
oerragia
<li
bina
T.
S.
CeeOO
givrbi
ficacida
iVadi.-ia
dionale,)
-
8 "
delisie
HKtim
di Cet-.
laofa
Banieri
di
"a
d'
" pnteate
lini
..
bevagna
bevanda
,,
'
,,
Ricasoli e d
dunque, parente,
Magna
..
con
la cervogia,
(nna specia
da caprai)
quali
Barto linicr
Alberto
e,
aile
La buona nsanza
per aaciugaglia,,
dlie
Romaaello ngiolieri
di
alla lontana. di
niania
Non m
Alberto
la
int'oiail' e-
ko
\2
289
19
Lapa
Un
di
Pagna
si smisuratamente,
che sofferire gi nol pu la gente,
veggendol cosi forte vaneare.
e poggiavi
Deh
fatel ritornare
a vergheggiare
s'
i'
non
mi
tien
capo dolente,,
un gran cacare
e se chesto
Ghed
290
un
ait io
Ma
se innanzi
il
1.
pria origine,
ignobili
hollarlo.
la
lia
ri-
pro-
roluto,
Quindi
pin
'
nu r.tiinaio ,, che serve per mercede, plebeo " vaneare ,, invanire - 5 " vergheggiaro ,, ribat
la lana dlie mataraaae
T. s. Poioh tntte
le volte che
non posso trovargli la scusa che mi duole il capo, ni'inlastidisce raccontandomi le sue insopportabili grande zzate
- 10 " puzzo ,, noia,
t'astidio - 11 " Lapo di Pagno ,, chi
fosse incerto
18. 14.
tlalla
guarire,
bruzzo
laggi,
al
bagno
gno
,,
di Pozzuoli,
9I
fil
R.
A.
P.
F.
ci arvai,
F orao di Roma
F son da Lucca, che ddi'? che ffarai?
Che ho cocosse a vender una soma
mercsn
ci liai
Deh che
ti
dea
'1
malan.
fi'
de
la putta
danaio
ed ancor pin, e giugnet' un mellone
ch' a Firenze n' ha' serique a
S.
292
Sou
t'ni.M
*>
modi
dire staccati.
di
Mi
diverti
linguaggi plebei
nella
tumultuosa confusione d' un mercato. Le lottcre maiuool ehfl ho poste a fianco del sonetto, indicano gl' interloentori 0<w)
pi-itoiese
H, romano
F, fiorentino
L. lucchese
A, aretino
P,
S, senese.
e) di
t'
asina oomprai da' barlettai (fabbricanti di barili e biPistoia e la feci tosare - 9. 10. 11. Deh che
gonoioli) in
ti
venga
il
malanno
figliuol d'
Fi-
1'
asino
18 u e
,,
or
293
14 M
si
,,
poich.
si
mi gratta
PEntimenti tardiui
ne
dicier puo':
pentere
'1
Ch, quando F
e'
non
uomo
comincia a cadere,
io
si
mi
gratto.
i'
so'
non ho
al
Or non abbiate a
befi'a
ehesto detto:
Prato a poco, ma
Je plaints
temps de
le
ma
[.lus
mW
'
!'.
altmve
Mm
se j' ousse
bonnes meurs
et
Mais
<|Uo\
(L|
,1.111.1
'
'1
rt&dM
ddit' - j'
je livoie
t
eacM
1'
eseolle,
pittltt,
tet.uio-nt.
peiitore
MODO
comme
peu nue
XXII
..
il
it
\XYI
l'ait
le
le
mauvais entant
euer ne
me
lent.
..
pontiiiicnt.
'1
senn'
di
<li--
sopntvvenuto quand
non c' pi tempo - 4 " a' avveggia ,, si ravveda dove non mi prude si mi grmtto .. mi pnto inutil
- Il " me' ver sonetto
,, pi vero SoneUo.
tro
,,
il
di poi,
il
giudizio
.17
Egnismo
Egli
si
poco
di fede e d'
1*
umana
amore
gente,
Se
fia
e ancor
di se
ci
medesmo
servir F
298
uom
caro.
nismo moraleggiante
noioso in tutt'altri
non
i
ili
pi giovane; la
riuscirebbe firsddo 8
Ma
<*he
OeoOO.
In
'
'
<
li>
ftj
potrebbe di OOma
la tede e
1'
nient.-
amore non
13
"
199
..
("lie si
po-
son pi afFatto
valaaata d' an denaro
vi
,,
dett
Fortuna
Senno non
un
folle
avventurato.
non puo'
300
si
u lui
legge
tare
tt
ritto
<im
ohe
lu dioi dellc
\m-he questo sonetto deve
da Ceooo negli iiitiiui tempi dlia
righfl
rivolge a se
1>>
fcetto oie
vita.
'
tenta
1
-rau s;ivnv ml
'
..
('
i\.:ttal;i,
'
lireVe, liniitata
grande tapera
obi -^a temporaggiera
,.
reputo
il
M\
,,
1'
uomo
" H
aetiiiistu
ecc.
te
ne
tempo opportune
PrEsunzionz
Chi deir
il
su' Castel
ch'offende e dicie:
e
non ha
i'
Per
uomo
di tal pensiere
non
sia lordo
cuor diserto,
ch mal suol arrivar volere 'ngordo.
Ma
'1
ha rotto
Puo' mostri ben ch'
fin ch' altri
e franto
e'
302
suo bigordo
La DMknJa
non si
provi a
forte
il
t'ar
ni
tlebole di
i
iliit
l'eroe.
che
atessa
la
1/ Isabelle
l'aria
Ma
si
ili
mantieae
forte;
se, allora
soltanto
quando
po
1.
2.
ttere
t'a
la
l'accia
si
vigliaechi
<l"
Bnoh
redaridotto pi
avant! e romhatta.
l<>
lo stesso
nippe
che dire: Ghi vuol far l'altrui me5 " E detti di colui son
nel panire
tele di ragno
non ispondono i t'atti - 8 ,, carapagna ., pianura 9 " lordo ,, dice lordo, perch dallo
avre un tal pensiero gli drivera ignominia - 11 " Che
mal suol arriver volere 'ugordo ,, - Poich un desiderio
Hproporzionato aile proprie ibrzo non arriva al segno 13
11
bigordo ,, sorta d' asta che usavasi per armeggiare da San Gimignano, sonetti " E rompere e
( Folgore
tele e
ragne
perch
elle
,,
parole
,,).
:;<>:;
Ggnun per
se
guai
al
dolente che
non
ci
ha ricchezze.
Gh non
ci
ma
si
que'
quai
ci
'1
ha amor ne
ne lialtade
304
Anche sens*
ilati
cronologici
(i
man-
uni)) si
s:,
<1
Tutto
il
resto
inganno
mensogna.
8 " Grogno
Logrono, antica citt dlia vecchia Cachi s' infinge di pi, chi nasconde
sua mal vagi ta sotto la maschera dell' ipocrisia, quegli,
vi dioo, in verit, che stimato il migliore.
stiglia.
la
io
13. 14.
,,
Ma
806
20
JLIPIRElirsrDIIICE
non
riconosciuti
e rifiutati in
I primi due
pur
unanimemente per opra di Cecco
modo
prsen-
lieri
oinqne
pooh
lustri.
zamento del
altri,
sottopongo
(1)
la
al libero
apprez-
lettore.
309
alla Libreria
Dante
veri parenti
i.
Fiorini
madr
e padre e
e figliuoli e figliole.
.*
per oui
t'
Quei
ti
che
si
pu
far nel
i'
el
310
eseguire.
ho parenti
pu ben dire
ardire
tuoi talenti
mondo ne
d'
gli
ombrenti.
II
poea e
la
malinccnia
ii.
tlinconia merci o
Posa
<>r
lu>
fiur?
Nol posso
Che
vai chitando
No' pi avre.
Vivi temporeggiaudo.
E tu vivi in dolere
di spirto.
la
fare.
nioiT.
una.
Non ho assai No, dlie venti
comincia
gi
pi
Or
?
che
E
avrai.
Deo Bisogno
Ai
1'
la festa.
ta,
n'
:;n
MisEria e Ricchczza
I.
Tal
e
si
solea per
dicea bene
me
levare in piede
andiate
ben vegnate
si
siede.
Ch
tal
da povert
stato offenso,
gli venia,
312
>
II.
mondo
Kl
ci
vale o gentilezza,
1'
buon
cotto.
altrui ridotto
Per
rechisi
e in tal
ognun
modo
la
mente
al
petto
cerchi provvedere
effetto.
sed
1'
e'
io
313
III.
d'
argento e
d'
oro
me
s'
allontanato
Ond'
io,
per che
mano, in borsa o a
'n cassa, in
far dimoro.
ch ciaschedun da
me
si
fa ribello.
314 -*
lato
IV.
mi sento si Bmarrito
non ho denar' nella searsella:
me, ohe
qtland' io
io
di
ES
io
parlo
e sento dirmi
i'
i'
perdo
si
E2
quando
in
i'
il
di
oh'
gante
i'
lo
ho
i'
ho denari
son' ardito et
iliuvnzi
'1
in
ahbondanza,
ho di dir baldansa
cerchio o di drieto ho
assai;
c*
1"*
1 1
Bowenga
la
aohiera
oiaaotwo ha sperania
315
V.
I'
Ma
tal fata
aver da
chi
lor,
i'
me
il
volere acuto.
ho bisogno aiuto
frate,
non aver
la
man
forata
ben guardare,
1'
animo
seguace
al
l'
intrata
migliorare,
316
INDICE
.1//'
tgnaro letton
Pag.
bibliografica
Xo
Schiavitu
trovarc bi JGeccbina
....
ut
XVII
Amore
S' ella
antiplatonico
Dialogo melanconico
Se mi ascoltasse ....
Quel viso
....
.
Flicita
Amore
Amore
Amore
farebbe felice
il
Diavolo
ti pruovi
in clie
babbo, di gastigarmi ?
pudore di Beccbina
Il
Non possumus
....
....
La pera
Risposte velenose
Patti e condizioni
Piicordi angosciosi
Giustificazione
Innamorato a solo
seminai e un'
Tutto inutile
La
notte
e...
il
culpa
giorno
1'
anima
Scaltrezza
Ma
solo
Saggezza
La spina
'1
....
...
....
....
......
Purgatorio in terra
Dialogo tragicomico
Rincaro di carne
In quattro
ricolto
Mea
ha
altr'
I'
sua morte
318
Mariscalco
A Dante
Alighieri
n' ntiaio
onate
!''!
faggir
i'i
II.
;i
1"
tJ
..
avalinoonia
la
gras bsbena
Se
io
P*
l.
La
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irir
i:
si
petesse morlr
ferno
fcolorc
in;
I.c
riaa
liinaoce
pegno
in
.
par
_'
ri
'*
Xo masccluic
,,
Amore
miseria
....
" non tu
t.uito
vt.i
flbcdca
(c
f.into pfft
materai
u iper
3Dlo,
Ain Ecppa,
l fcove
non mf pru&e
s\
....
mi gratto
ERRATA
8IENA-TIP. COOPERATIVA
Robarts Library
DUE DATE:
Apr. 28,
1993
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