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Erodoto

di
muse
nove
Le
Herodotus

HARVARD
COLLEGE
LIBRARY

COLLANA
DEGLI

ANTlCHl

STORlCl GRECl

VOLGARIZZATI.

0
LE NOVE

MUSE

DI

ERODOTO
ALICARNASSEO
TRADOTTI ID 1LLUSTRATE

DA ANDREA MUSTOXIDI

CORCIRBSI

TOMO PRTMO

MILANO
DALLA TIPOGRAFIA DI GIO. BATTISTA SONZOONO
I B 2 O.

ziHARVARD
UNIVERSITY)
u
LIBRARY
IOCT 1 1940

V Opera presente protetta dalle vigenti Leggi . essendo)


adempito a quanto esse prescrivono.

. .

AL SIGNOR

DON GAETANO DE CONTI MELZI

PATRIZIO MILANESE

ANDREA MUSTOXIDT

Le nove Muse d Erodoto vengono,


mio signore ed amico , afarvi onore,
e meritamente. Perch se col depor
re la veste ionica hanno perduta la
maggior parte della nativa loro bel
lezza, voi, tentando quasi di confor

tarle, avete esortato un uomo della


loro patria a rendere, se non pi no
bile, cK ei noi poteva, pi nitida al
meno la veste italica, colla quale deb
bono esse ora a'nostri occhi mostrarsi.
E vaglia la dignit ed il nome del
principe e padre della storia,
consueta

cortesia vostra

e la

a supplire

ad ogni mio difetto cos che i pre


senti libri sieno da voi graditi, con
animo eguale

a quello

ve

Tanto

li porgo.

con

spero ;

cui io
e

gi

sembrami vederli non solo collocati,


con certa, dir io,

paterna solleci

tudine nella scelta e preziosa vostra


biblioteca , nu1 sovra tutti i loro com
pagni anzi tenuti da voi in pregio ,
non pel loro valore, che ricco dono

la povert del mio ingegno non sa


offerirvi , ma per
gno della

grata

candida, affezione

essere

contrasse

memoria ,
che

vi

il vostro lontano amico.

e della
conserva

VII

PREFAZIONE.

Primo a traslatre

in

italiano

le greche T/"l""

istorie d'Erodoto si fu Matteo-Maria Boiardo


conte di Scandiano, il cui nome principalmente famoso per l'invenzione del poe
ma intitolato

Orlando

innamorato.

le

traslat egli per fare cosa grata ad Ercole


Duca di Ferrara, al quale pure le dedic,
acciocch la lingua italica sapesse avere , fra
assai altre maggiori , questa ohhligazione pa
rimente a quel principe, che come Dione e
Diodoro , ed altri greci e latini da parec
chi letterati fiorenti nella sua corte ,

cos

per opera sua , e sotto i favori suoi , anche


Erodoto era stato volgarizzato.
Rettamente afferma il Bojardo essere dif- dj"i,
ficile

cosa il seguire

l' idioma altrui con

parole diverse , e il servare insieme

1' or-

TIII
namento e la propriet dei vocaboli , colla
fede del soggetto. Ma questa difficolt, es
sendo comune ed intrinseca a tutte le tra
duzioni,

il

costituirehhe

unicamente

se

condo al suo originale, mentr'egli per altri


difetti inferiore eziandio a varj , che in la
vori consimili s'esercitarono. E veramente
all' animo di chi bene considera questa sua
versione, non pu sorgere che grandissima
meraviglia, scoprendo quanto sia informe,
e dall' originale diversa. Perch posta al pa
ragone di quello, ora ella appare un' epi
tome ed ora un' amplificazione , tante

so

no le parole , e le frasi ed i pensieri che


s' intromettono

in essa arhitrariamente , e

cos

le

frequenti

ommissioni

ed

i tron

camenti che improvvisamente ne guastano


la genuina lezione. Quindi saremmo spesso
tentati

supporre che il Bojardo tradu

cesse , cos di memoria , o ch' egli per fer


vore d'ingegno disadatto ad usare la pazien
za e la diligenza, virt principalissime in un
traduttore, mentre stimava di ragionare con
Erodoto l' abhandonasse , per cavalcare col

suo Orlando fra lo strepito delle armi-, la


gioja de' torneamenti , e la leggiadria delle
amanti. Senza che questo
in modo assai manifesto

volgarizzamento
accusa s

stesso

per adulterino, o vogliamo dire, come non


derivato dalla sua primitiva sorgente. Tut
tavia non affermer gi io francamente che
il Bojardo fosse digiuno d'ogni intelligenza
della greca lingua; e per avventura la stu
di egli anzi nel pi fresco fiore della sua
giovent in Ferrara, sotto la disciplina di
Teodoro Gaza; hens affermo non offerir
ci di ci

nel suo

bastevole

Erodoto

sicura.

testimonianza

Imperciocch ,

quan

tunque non sia segnata l' epoca in cui egli


il

condusse

a compimento ,

certo che

incominci porre ad esso mano, posciach


al

Duca

Ferrara.
nel

Ercole pervenne

E appunto in quel

i474 in Venezia, e

Roma fu
Lorenzo

la

impressa la
Valla ,

potest
torno ,

cio

suhito dipoi

versione

quando

di

latina

il greco

in
di

testo

non usc dai torchj d'Aldo se non se nel


i5oa ,

ossia alcuni anni

dopo la

morte

del Bojardo medesimo. Ora non si ricerca


gran fede per credere aver egli formato il suo
volgarizzamento ,

piuttosto

che

sovra

un

greco manoscritto, sulla latina edizione del


Valla. Di fatto egli puntualmente preme le
vestigie del suo antecessore , sovente ,
l' affinit delle due

lingue ,

si vale

per
delle

parole identiche, ed ha seco i vizj e le virt


comuni. Per la qual cosa l dove, o per
imperfezione del codice, o per altra a noi
ignota cagione, la narrazione latina rimane
mutila , mutila si rimane altres l' italiana ,
quasi pianura che da importune fosse in
terrotta. Laonde (citer il primo e pi no
tahile esempio) nell' italiana versione si de
sidera quasi la quarta parte della Clio, per
ch di essa era egualmente mancante la la
tina , avanti che dalla medica mano di Cor
rado Hereshachio ,

di Arrigo Stefano e di

altri dotti fosse insieme coll'originale emen


data e supplita.
Tali e tanti essendo
cjoas del Bojardo ,

dunque

i difetti

noi non aggiungeremo col-

m*vt l'Haym che la sua lingua ed il suo stile

sieno insoffrihili.

A noi per lo

contrario

rincresce profferire cos dura sentenza, n


dohhiamo chiamare falli dell'autore le im
perizie degli

stampatori ,

parendoci d' al

tronde essere anche questo stile, se non sem


pre felice per la cultura , almeno

talvolta

ahhellito da certe semplici grazie, invigo


rito da frasi vive ed evidenti, e sparso di
vocaholi i quali pure accrescale potrehhero
col

loro

pregio

qualche ricchezza

ghezza all' italiana favella.


allora

questa favella ,

e va

Perciocch

come

vergine

era
che

fra' famigliari e congiunti agevolmente nelle


materne case custodire si poteva, e sola ella
cresceva regina ed erede delle avite facolt,
mentre oggid e parte di queste facolt tolte
le sono , e i primi onori le si contendono,
e tanta

straniera licenza vigorosamente

insidiosamente l' assale , ch' ella difendere


non pu ornai il

hel

l'estrema vigilanza e

suo candore senza


l'ardente amore di

quei pochi , alle cui cure

pietose

stata

dalla patria e dalle muse raccomandata.

XII
Ma per tornare

al

Bojardo,"

se il

gi

detto s' voluto allegare in sua lode , e se


dallo studio consecrato da lui ad Erodoto a
Senofonte ed a Luciano, si vuole ripetere
la gloria ascritta a' suoi componimenti , di
non esserne stato lo splendore oscurato dalla
corruttela del secolo suo, si deve aggiun
gere similmente in sua scusa aver egli intra
presa tale opera allora che infantile ancora
era la condizione

della classica letteratu

ra, e priva dei sussidj di critica e di varia


erudizione , i quali tutti poggiando

sulle

fatiche e sugli sforzi di quei primi hene


meriti, ne servono quasi di grado, su cui,
forse non senza taccia d' ingratitudine , ci
solleviamo sovr' essi pomposamente. Oltrac
ci essendo il volgarizzamento del Bojardo
giaciuto quasi mezzo secolo dopo la mor
te di lui

senza luce

di stampa ,

forza

conchiudere ch' egli o non si curasse mai


di puhhlicarlo, o che puhhlicandolo, l'a
vrehhe con mutamenti e correzioni fatto e
pi pulito

e meno imperfetto. La quale

difesa non si pu non

usare

eziandio

XIII
favore della versione latina di Lorenzo Val- f
la poich fu stampata dopo ch' egli cess "a"
di vivere, cos ch'essendo ella in pi parti .{jk*
ora poco ed ora molta difettosa , ha per d010'
quattrocento anni lasciato agli
Erodoto aperto il campo

studiosi di

a censure, cor

rezioni , e supplementi, e dato finalmente


motivo ai giorni nostri alla nuova ed intera
versione dell' eruditissimo Schweighaeuser.
Ma il pi di tante e s nohili fatiche sareh
he stato o risparmiato o rivolto a non meno
utile divisamento , e g' italiani Bojardo e
Becelli, i francesi Salliat e du-Ryer, e l'in
glese Littlehury (le cui traduzioni perch
formate su quelle del Valla si possono rav
visare , per cos esprimermi ,

quasi nipoti

anzich figliuole d' Erodoto )

si sarehhero

tutti mossi dietro a pi fedele e pi esperta


guida, se la versione latina di Mattia-Maria
T\ 1 '
c

i .
PalroieFalmieri non tosse rimasta , come si rimane sua
7
tradaz.
tuttora, sepolta nella dimenticanza, (i)
Comunque sia , egli non pare che al voi- d0,
garizzamento del Bojardo
meno

al

facessero

nem

suo primo apparire allegro viso

V
i letterati d'ltalia. Di fatto Tommaso Porcacchi non lo inser

nella sua Collana, e

ofi!,* nel I570 promise l'Erodoto tradotto per


80^ Remigio fiorentino (2). Ma n egli poi mai
\oTe"di mantenne la data parola, n mai s' venuto
a discoprire od a sapere , che intorno ad Ero
doto altra fatica spendesse Remigio, eccet*
toch quella posta nel tradurre poche con
cioni r le quali tolte dall'Urania , dalla Cal
liope e dalla Polimnia fanno

parte

orazioni militari ch' egli raccolse da

delle
tutti

gli storici antichi e moderni. Crediamo dun


que che Remigio ideasse ma non compisse
tale versione ; o piuttosto non mai neppure
la ide, poich non si procaccia credenza
l'asserzione d'un uomo, il quale, per usare
le parole del Fontanini , campando a spese
,del Giolito, invent specialmente quella sua
Collana incatenata, affine di vendere tutti i
volgarizzamenti uniti, come se i lettori, in
guisa di ciarlatani o hargelli, avessero do
vuto

portarsela al collo

scherata.

e fare

una

ma

XV
Cos priva la Collana della

pi lucida

delle sue gemme, la traduzione del Boiardo


impressa, per hen cinque volte in non lun
go spazio di tempo , (3), fu la sola
quantunque

non apprezzata

che

per necessa

ria , gl' italiani possedessero per due secoli,


infino a che lo stampatore Ramanzini fog
giando un' altra Collana , v' inser

per se

condo anello una nuova versione

(4) ,

la

attrihuita

quale

viene

universalmente

Giulio-Cesare Becelli , e ne porta il nome


nel frontispizio. Ma del Becelli ella tutta
non , sendo stati i quattro ultimi lihri
colla vita d' Omero recati in italiano

dal

padre Giuliano Ferrari, per annuire ai desiderj

di Giamhatista Biancolini, alle cui

cure e spese molto

deve l' edizione della

raccolta veronese. (5)


Chiama il suo editore questa traduzione fjjjjjj
e molto pi acconcia dell'antica, e molto sta tra.
dario
pi diligente. E noi anche un tale pregio vo- ,*
lentieri le concediamo ; ma non cos com'esso
la chiameremo compita e fedele. ll prefato
Biancolini confessa

essere ella dedotta dal

KVt
latino, e quando egli noi confessasse, tanto
da noi si potrehhe parte a parte provare.
Ma il venire noverando gli errori nei quali
incappato il Becelli, e l'additare quante
volte ,

dove

le

parole

latine

offeriscono

un amhiguo significato , egli non siasi ap


pigliato a quello che

proprio dell'origi

nale, sarebhe opera lunga, invidiosa forse,


-certamente di non picciola noja a me ed
ai leggitori. Migliore consiglio a me dun
que da principio quello pareva, se come gli
ateniesi

col levare dalla nave di Teseo i

legni infradiciati , e col sostituirne de' pi


sodi, perpetua la conservavano, cosi io pure
conservare potessi la non inelegante versio
ne del Becelli , ma per dopo averla monda
delle colpe sue , non donando a lui mag
giore rispetto di quello ch' egli ne ahhia
donato

ad Erodoto. Cosi \

arguisce, io mirava pi

come

a conciliare

vamento agli altri che lode

Ma

il

suo

non

hasta

autore ,

manifestare
conviene

ognuno

me

dando alla scelta delle voci,

stesso.

senso

seguirlo ,

gio

del

riguar

alla giacitu

XVII
ra, ed al numero loro; conviene seco lottan
do, sollevare la minore lingua italiana alla
greca altezza, e quasi agiteti dallo spirito
dell'autore medesimo, conservare quelle fi
gure che in guise diverse , secondo la diversi
t degl'ingegni, esprimendo lo stesso concet
to, e interponendosi fra esso e le parole, for
mano la verace indole di ci *che si chiama
stile. Adunque dopo essermi esercitato al
quanto intorno a si fatta materia mi sono av
veduto , che mentre a qualcuno de' meno
discreti saria piaciuto paragonarmi a quelle
erhe parassite le

quali

ingorde

crescono

sovra tronco straniero, inutile tornava dal


l' altra, per non dire stolta, la mia fatica,
se studiare mi voleva di dare alla languida
narrazione del Becelii possihilmente l' ardi
to, lo schietto, l' efficace di cui ella ha pri
vato Erodoto, e se sperava di far si che agli
italiani

il pi antico storico si mostrasse

come ai greci stringere con nodo di ami


cizia la prosa e la poesia.
Resta per ultimo ch'io ricordi l'Erodoto
italiano stampato prima in Roma pel Desideri
TOMO i.
h

XVIII
l'anno I789 in

due vol. in 4.t0 , e, poi

duz'. nel i8o5 dal Poggiali in tre


doto g vo neUa citt medesima.

volumi, in

Ora poich nelle prefazioni di esso si


data poco

favorevole sentenza

traduzioni del Bojardo e

del

delle due
Becelli , si

soggiunge " ch'essendosi avuto per

fortu

nata combinazione il migliore testo d'Ero


doto greco-latino che adesso esista (quello
del Wesselingio ) , si crede

altres

che la

traduzione fatta su quello sia la migliore ;


quindi si spera che sia per essere la pi
esatta delle altre, e finalmente si afferma,
godere essa per comune consentimento de'
dotti sopra tutte la preminenza.
Ma sia lode alla verit , non solamente
questa non migliore, ma non tampoco
novella

traduzione.

Parecchi

cangiamenti

che praticati si sono sulle prime facce del


primo libro , altri pochi

che

sparsamente

si leggono nel corpo dell'opera, certe in


versioni ridotte a pi piano e corrente or
dine di

parole,

non hastano a

formarla

XIX
punto diversa da

quella del vilipeso Be-

celli :
Stat contra , dicilque tibi tua pagina Jurem.
E non

ostante

colui

che pose mano in

siffatto lavor , chiamato ottimo tradut


tore , e come modestia viene

commenda

ta la^malizia dell' essersi sottratto al puh


hlico

vitupero ,

rimanendosi occulto ; ed

occulto ei pur si rimanga , eh' io , per usare le parole

del nostro

storico ,

ancor

ch mi sappia il suo nome non voglio ma


nifestarlo.
Ma ha costui giovato almeno alla lezione sienole
annod'Erodoto, col trapiantare ne' suoi volumi, ,".ioai
come promette, quasi tutte le eruditissime
note del Larcher ?

Troppo

anche

questa in

nata ha egli confidato nella nostra pigrizia.


Tutte cotali note aumentano di poco assai
le carte del testo; e di esse, alcune rican
tano triviali erudizioncelle ,
alla geografia

tolte

sprezzata edizione

altre spettanti

sono ali' indice

della

veronese, e varie sono

nuove ma nuove affatto. Perch ,

o lettor

mio , senza oltrepassare i confini del primo

XX
lihro, tu verrai a conoscere i Tini di Tra
cia ahitare nell'Arcipelago , l' Attica
nell'Acaja, il fiume Ali aversi

essere

destra i

Malieni i quali ahitano nell' isola di Candia. Troverai inoltre che il misio Olimpo
sorge nella Tessaglia ( che il popolo attico
dello peaniese si vive nella Servia, cjie le
citt doriche Lindo, Jalisso, Camiro, Coo
e Gnido sono inCorene o Assadih, regione
fra la Palestina e l' Arahia, e che la Gnidia posa nel mare ceraunio.

Ed il cerau-

nio mare poi il caspio , e quivi s' innal


zano

gli acroceraunj. Sennonch la merc

sua veggendomi io tolti dagli occhi questi


gioghi

che

maestosi

cingono

l' onda

da

cui si hagna la patria mia, e veggendo al


tres che la Tesprozia ad essa opposi ta, e
che si hagna pur da
ma , per lui la

quell' onda

medesi

Pihazet o Azioth del

l'Egitto, temo forte di non essere anch'io


mio malgrado

suhitamente

trasportato

in

cos estreme regioni , ed ahbandono cote


sto geografico sovvertitore.

Per

tale

modo

le

faticlie

spese

XXI
dagli *sd"!

altri intorno ad Erodoto, ho io giudicate


per amore d' Erodoto
io

stesso ,

dica con giustizia o

ho pi presto

non

so

se

severit. Ma forse

sentito la

necessit d' una

novella versione , che hen valutato il vi


gore necessario per condurla a felice com
pimento, e forse pi timido per deholezza
di

quello

trasferito

che
in

cauto

italiano

per
il

prudenza,

valore

del

ho
testo

greco, non altrimenti di chi il fino e pre


zioso oro reca

in molto e

pesante

rame.

Addurr solo per mia scusa che uno scrit


tore conciso, grave, pieno di nerho rispon
de pi facilmente agli sforzi del suo tra
duttore , e si conforma all'indole de' tem
pi , delle lingue , delle

opinioni

presenti.

Ma una tinta, un'omhra di pi o di meno


hastano sole ad alterare l'ingenuit e l'in
nocenza dello stile d'Erodoto. Senza que
ste qualit egli non pi lo stesso, e con
esse arrischia di non piacere generalmente.
In tale perplessit di giudizj un traduttore
imitandomi si decider per l'inerenza? Non*
h*

XXII
tarder a

riconoscere

che

glio fu modesto ma non

il

suo

accorto,

consi
ch' egli

pur forza assumere una certa nuova agi


lit e disinvoltura, quando la pi scrupo
losa fedelt non mai pu esprimere le na
tive e spontanee grazie dell' autore. E co
me esprimere queste

grazie d' Erodoto in

altra lingua, se acuti retori hanno fra' gre


ci dimostrato

che

erano esse s

delicate

nell' ineffahile loro hellezza e soavit, che


bastava a farle sparire la semplice trasposi
zione d una parola? Nondimeno siccome i
difetti del mio volgarizzamento mi pajono
in gran parte dissimili dai gi notati, repu
to ch'esso possa mostrarsi al puhhlico. Ma
vergognoso si mostra non

gi superbo , e

purch egli non rimanga secondo a' suoi


compagni , si appaga di starsene

eguale e

vicino a quelli, e di nascondersi nel popolo


dei traduttori, lasciando, per cos dire, va
cante la prima sedia insino a tanto che ta
luno pervenga a degnamente occuparla come
perpetuo rappresentante della maest d'E
rodoto fra gl'italiani.

XXIII
Al presente testo ho stimato che non tornasse inutile la giunta di alquante note. Molte, fra gli altri, ne ha scritte il Wesselingio,
e molte il Larcher. In quelle dell'editore
olandese spicca un' erudizione pi classica
e peregrina , ma cos richiedendo la qua
lit del

suo lavoro ,

sono

sparse

samente di minute indagini

copio

grammaticali.

Nelle note del traduttore francese l'erudizio


ne pi ampia, ma la maggior parte di es
sa procede dal Wesselingio ; e trabocca spes
so sopra alieni argomenti , in guisa che non
senza rammarico talvolta si ravvisa nel Lar
cher un critico non sicuro e con s stesso
discorde ; n piace ch'ei si consumi in digres
sioni lunghe , e parlare voglia senza posa,
dove l'occhio e l'animo sono tutti intenti
ad

ascoltare la soavissima musa d' Alicar-

nasso. Laonde io ho tentato di ridurre il


mio

commento

pi hreve de' precedenti,

sehhene abhia racchiuso in esso e quanto


ho spigolato e

trascelto

espositori ,

anche

ed

le

da' pi
mie

valorosi

particolari

osservazioni. Ma perch in siffatti lavori

XX IT
sommamente difficile attenersi ad una giusta
misura, e l'annotatore vien comhattuto dalla
inesperienza degli uni e dalla dottrina degli
altri, cos ingenuamente confesser che io non
ho gi dettato queste postille con serio pro
posito e con sopracciglio erudito, e che ora
saprei accusare me stesso di deficienza, ed ora
di ahhondanza. Quindi dir ai pi discreti
essere elleno quali appunto di mano in ma
no l'occasione o la memoria me le hanno
suggerite , hen conoscendo che l' illustrare
una

narrazione la quale artificiosamente si

ravvolge per tanti anni , fra popoli , costumi


ed argomenti d'ogni specie, opera d'uomi
ni diversi , e in diverse discipline ammae
strati,

di tale

cui sieno per

ventura tutti dischiusi

singolare

i moltiplici

tesori

della sapienza. Ed a coloro, i quali si que


relassero parendo soverchie le mie note e
fastidiose ,

quasi

inutili

ed

importune

frondi che avvolgono e coprono un frutto


vaghissimo ed odoroso, mi sia lecito s fat
tamente rispondere. Maggiore molestia ho io
dovuto sostenere in comporle , che voi non

XXV
proverete

in leggerle , e

stia fosse per

se questa mole

gravarvi, assai , liheratevene

e statevi meco in pace, volgendo

unica

mente e principalmente la vostra attenzio


ne al testo, e disprezzando le note, quasi
turha che forma codazzo ad un cospicuo
personaggio.

XXVI
ANNOTAZIONI ALLA PREFAZIONE-

(t) Di questa traduzione non vede io che il Fahhricio ne fac


cia ricordo uella sua hihlioteca, ac l' Hartes nei supplementi, ne
il Wesselingio , n gli altri editori ed illustratori d'Erodoto. Il Tirahosehi appena la cita ( Storia della Letterat. hal. I. tu., c. t j
sull' autorit di Apostolo Zeno , e questi le dona assai poche parole,
dicendo (Dissert. Voss. , t. t , p. 169) trovarsi essa registrata
nell' indire dei testi a penna della puhhlica lihreria di Torino. Io
l'ho difetti veduta in questa medesima lihreria, ed scritta in mem
hrana nel secolo XV. Stretto dal tempo e da altre mie cure par
ticolari, ho potuto appena percorrendola , conoscere ch'ella , a
mio giudizio , dettata non senza accuratezza , e che meritava mi
gliore fortuna. Ne porger qui un saggio tolto a caso dal 11 Lihro.
Igitur ita Aprie deiecto, Atnasis ex Siuphorurn oppido Saitae regio
ni: ortus, Aegypti imperum obtinuit^ hunc quident primo, proinde
ac popularem paremque, ncque dara stirpe genitum, nulla reverentia habere Aegyptii, inde e1'us prudentia ducti eo illun, honore, quo
antea nano habitus est colere caperuni. Fuere etenim itli et alia
plurima ac pene infinita bona , tum et aureum vas erat , tn quo
Amasi: ipte , atque ipsius conv'wae pedes lavare soliti traduntur.
Id iUe in rem suarn forc praemeditatus, frangit , auroque in Dei statuont conflato , celeberrimo urbis loco Ulan, erigi curat : hanc vero
post ubi summo honore a proficiscentibus civibus haberi intelligit ,
ad concionem vocatis omnibus imaginem Ulant ostentans , in haeo
verba dissentit: Aurum hoc, viri Aegyptii, illud est in quo antea
mrjere et immundos ablucrc pedes pro lihidine restrum quique solebant. Nuno vero illud idem , qunniam Dei in se speciem prae~
beat , quemadmodun, decet et colitis et veneramini. Ita equidem
ego mtne huic me similem duco, quem olim parem atque acquatan
juris vestri ac sortis habuistis. Cadaun, hoc tempore quem regem
me vestrum volueritis , hunc talem virum regio jurc colere atque
obzervare oportet. = Che il Palmieri traducesse le storie d'Ero
doto prima d' ogni altro cosi lo provo. Nel suo proemio diretto
al cardinale Prospero Colonna asserisce ch' ci non si accinse

xxvu
a tale pera' se non perch era stato vinto dall' amore e dalla
gratitudine verso quel porporato, avendo assai trepidato e per l'ine
sperienza dell'et sua , e perch uomini prestanti in amhe le lingue
non avevano ardito assumere si difficile impresa. Ora dalla sua
iscrizione sepolcrale consta (Zeno toc- cit. ) che egli nascesse nel
t4s3 , ed avendo il Colonna cessato di vivere nel 1 4^3 (vedi il Ciacconio), egli di necessit che condotta fosse a termine la traduzio
ne nella decade d'anni corsa fra il t44o ed il t45o. Ma forse per
quella modestia e virt di cui gli storici gli danno lode , tenne il
Palmieri oscura la sua opera , laonde il re Alfonso esort hen pre
sto il Valla a recare Erodoto in latino , e quest' ultima traduzione
meno perfetta e meno degna prevalse sull' altra .
(2) Nella pref. di Ditti e Darete,.
(3) Negli anni t533 , t538 , t53o, t553, t565 in Venezia in 8."
Vedi l'Haym , il Fontanini , il Mazzuchelli, il Tirahoschi , il Baroni.
(4) Verona 1733 in 4 0
(5) Vedi lo stesso Biancnlini Suppl. alla Cronaca di Pier Zagata.
Voi. tt. , parte 11. ed il Mazzuch. Scritt. d' It. alle voci Becelli
e Biancolini.

AVVERTENZA.
Nella presente traduzione s' seguita la partizione
dei periodi dell' edizione dello Schweighaeuser ( Argentorati et Parisiis 1 8 1 6 in 8. ) , c vi si sqno apposti
i numeri marginali acciocch si possa rinvenire il passo
corrispondente all' originale ogni qualvolta esso citato
altrove. Le carte copiate dall' opera del Rennell sul si
stema geografico d'Erodoto , e che primamente addesso
si veggono unite alla narrazione del nostro istorico ,
con quelle altre che s' stimato di aggiungere, ne ren
deranno pi facile l' intelligenza. La sua effigie co
piata da quella che il Visconti ha dedotto da un antico
husto ed ha fatto delineare nell' iconografia greca.

XXV11I
NELLA PRESENTE OPERA SI CONTENGONO

I. / nove libri d'Erodoto coi loro som


mar/ e commenti rispettivi.
II. Dissertazione sulla vita e le opere di
Erodoto.
III. Dissertazioni su varj punti spettanti
la cronologia d'Erodoto, ed espo
sizione del suo sistema in tale ar
gomento.
IV. Vita d' Omero attribuita ad Erodoto.
Note.
V. Tavola geografica, ed altre
dichiarative per

tavole

V intelligenza del

testo.
VI. Indice delle materie.
VII. Indice degli autori citati ed emendati.

LA

CLIO
OVVERO

IL PRIMO LIBRO DELLE ISTORIE


DI
ERODOTO

Erodoto alicarnasseo quanto per investigazione ha


saputo espone cos (1), acciocch n i fatti degli uomini
vadano per forza di tempo smarriti , n geste grandi
c meravigliose , s da' Greci come da' Barbari operate ,
si rimangano scevre di gloria , e colle altre la cagione
per cui infra loro guerreggiarono.
I dotti de' Persiani (2) narrano dunque essere stati 1
autori della discordia i Fenicj ; imperciocch costoro ,
dal mare che rosso s'appella a questo nostro venuti (3),
e posta loro sede nella regione che abitano pur tut
tavia , subitamente si applicarono a lunghe navigazioni ,
e trasportando mercanzie egizie ed assirie , ad altri
luoghi arrivarono, ed anco in Argo. In que' tempi Argo
sovrastava a tutte le citt della contrada oggi detta El
1ade (4). Ora essendo approdati i Fenicj a quest'Argo,
esposero le merci, e il quinto o sesto giorno della lor
giunta , avendole quasi tutte vendute , vennero alla
marina molte donne, e tra le altre la figliuola del re,
la quale chiamano col nome medesimo che i Greci ,
Io d' Inaco (5). E mentre elleno stavano alla poppa della
nave , comperando quelle merci di cui avevano mag
gior vaghezza , i Fenicj animandosi vicendevolmente ,
sovr' esse fecero impeto , e le pi fuggirono , ma Io
con altre rapita fu , e poste che 1' ebbero nella nave

4
quelli partirono verso Egitto veleggiando. Cosi raccon* tano i Persiani , non come i Greci (6) , che Io in
Egitto pervenisse, e che questa fosse delle ingiurie la
prima ; e che dopo certi Greci , de' quali non sanno
riferire i nomi (saranno stati Cretesi) a Tiro di Fenicia
appressatisi , rapissero Europa f1gliuola del re , c in tal
modo rendessero pari per pari. Ma , proseguono , che
di poi i Greci della seconda ingiuria fossero autori.
Posciach condottisi con lunga nave (7) in Ea , citt
della Colchide , ed al fiume Fasi , quinci, spediti gli al
tri affari per cui erano venuti, rapirono Medea figliuola
del re ; ed avendo il Coleo mandato araldo in Grecia ,
a chiedere pena della rapina , ed a ripetere la figliuola,
i Greci risposero , che come da quelli ad essi non era
3 slata pagata pena per Io l' argiva , cos dunque essi a
quelli , non la pagherebbero. Dicono ancora, che dopo,
nella seconda generazione, Alessandro figliuolo di Pria
mo , udite queste cose , volesse procacciarsi di Grecia
per rapina una moglie , stimando del tutto non pagare
pena , attesoch nemmeno gli altri pagata l' avevano.
Che per avendo il medesimo rapita Elena, parve a
Greci, primieramente inviando nunzj, ripetere Elena,
e domandare pena della rapina (8) ; ma quegli rinfac
ciarono agli esponenti tai cose il ratto di Medea , e
come non avendo essi pagate pene , u la richiesta
donna restituita , volessero dagli altri pene ottenere.
4 Insino qua dunque sole rapine si erano reciprocamente
commesse; ma dell'accaduto in appresso furono i Greci
grandemente autori , come quelli che primi cominciarono
a portar guerra in Asia che gli Asiatici in Europa. Peroc

5
ch reputano il rapire femmine essere opera d' uomini
ingiusti, di stolti il porre studio a vendicarsi delle ra
pite , e di saggi il non darsene punto cura , chiaro
essendo che contra loro voglia non sarehhono state
rapite (9). Quindi , dicono i Persiani , non avere essi
Asiatici delle predate donne fatto conto nessuno ; ma i
Greci per ima femmina di Lacedemone grande armata
raccolsero , e poscia trapassati in Asia , la potenza di
Priamo rovinarono , onde d' allora sempre si tennero
per nemica la greca schiatta: sendoch l'Asia e le na
zioni harhare ahitanti in quella , si appropriano i Per
siani , ma da s stimano 1 Europa e la Grecia disgiunte.
In cotale guisa raccontano i Persiani essere le cose 5
avvenute , e per l* eccidio d' Dio trovano l' origine di
loro inimicizia verso i Greci. Ma ai Persiani nel fatto
di Io non acconsentono i Feuicj. Conciossiach di
cono non averla gi essi usando rapina condotta in Egitto , ma ch' ella in Argo giaciutasi col padrone della
nave, poich s'avvide essere gravida, vergognandosi
de' suoi genitori , cos volontaria insieme a' Fenicj na
vigasse, per non farsi palese (10). Tali cose atlunque i
Persiani ed i Fenicj raccontano. Nondimeno intorno ad
esse se cos o altrimenti occorso sia , non vengo io fa
vellando , ma poich io m' ahhia indicato colui che so
essere stato contr' a' Greci d' ingiusti fatti comincialore ,
proceder pi. oltre nel ragionamento, percorrendo egual
mente piccole e grandi citt d'uomini; perciocch delle
grandi in antico, molte sono piccole divenute , ed altre
a mia memoria grandi , piccole erano per 1' avanti. Sa
pendo dunque che l' umana felicit non resta mai salda
in un punto , e le une e le altre del pari ricorder.

G
6

Creso di nazione fu lidio , figliuolo di Aliatte , e


signore delle genti al di qua del fiume Ali , il (pale
scorrendo da mezzogiorno tra i Sirj ed i Paragoni ,
verso vento aquilone riesce nel mare chiamato eusino (n),
Questo Creso , de' harhari il primo che conosciamo ,
soggett alcuni de' Greci a portargli trihuto, albi si
fece amici. Gi' Iottj , e gli Eoli , e i Doriesi che sono
nelT Asia soggett , ed amici si fece i Lacedemoni. Ma
innanzi il suo regnare i Greci tutti erano liheri. Per
ciocch l' esercito de' Cimmerj , quello che venne contra l' Ionia , pi antico di Creso , non sovvert le
7 citt , ma correndo le depred. Il principato poi
eh' era degli F.raclidi , alla stirpe di Creso , nomi
nata dei Mermnadi , in questo modo pervenne. Era
Candaule , che i Greci chiamano Mirsilo , re de' Sardiani, e discendente di Alceo di Ercole. Avvegnach
Agrone di Nino , di Belo, di Alceo, primo degli Eraclidi fu re de' Sardiani , e Candaule di Mirso , ultimo.
Quelli che avanti di Agrone regnarono in tal paese ,
erano oriondi da Lido figliuolo di Ati , dal quale ,
tutto cotesto popolo lidio si nomin, che prima dicevasi de' Meonj. Allevati da costoro , gli Eraclidi i
quali nati erano dalla serva di lardano e da Ercole ,
ottennero t impero per oracolo , e regnarono per venti
due generazioni d' uomini , cinquecento e cinque anni,
g il figliuolo ricevendo dal padre il principato , fino a
Candaule di Mirso. Ora questo Candaule s' innamor
della moglie sua (i?.), e innamorato se la teneva per
la hellissima di tutte le donne. In tale persuasione , a
Gige figliuolo di Dascilo, uno delle sue guardie, eh' e,

7
ragli accetto massimamente, come adJossava le cose pi
gravi , cos eziandio le forme della donna soprammodo
lodava. N guari tempo trascorso , ( triste il fato si
volgeva a Candaule ) egli a Gige disse cos: (t 3) Gige,
mi sembra che raccontandoti delle bellezze della mo
glie , tu non ti persuada, perch gli uomini men fede
porgono alle orecchie, che agli occhi ; fa in modo che
tu la vegga ignuda. E quegli messo un gran grido: pa
drone , disse , e che discorso insano si mai questo,
comandandomi di vedere ignuda la mia padrona? Allo
spogliarsi della tonaca , insieme la donna si spoglia della
vergogna (t4). Ab antico si sono per gli uomini ritro
vate le leggi della onest, e quinci debbesi apprendere.
Una in esse si questa: riguardi ciascuno le cose sue.
10 per me mi persuado essere costei fra tutte le donne
bellissima , e ti chiedo non chiedermi cose illecite. Cos
dicendo quei repugnava , paventando non di ci dan
no gli avvenisse. A cui il re ; fa cuore , o Gige , e
non temere u me , quasi che per tentarti io usi que
sto parlare , n la mia donna , che cagione ti sia di
qualche offesa ; posciach da principio io macchiner
cosi, ch'ella neppure sappia essere stata da te riguar
data. Nella camera dove dormiamo , dietro la porta
che deve aprirsi , ti porr , e quando fia entrato io ,
comparir pure a giacersi la donna mia. Sta presso
all' introito un seggio ; su questo ella spogliandosi una
per una riporr le vesti , e molto chetamente t' offrir
11 destro di riguardarla ; che per quantl' ella ascende
dal seggio al letto , e tu le sarai dopo le spalle , del
poi ti cura, acciocch ella non ti vegga nell' uscir

8
delle porte. Gige dunque non si potendo eansare , era
pronto: e Candaule poich vedeva essere l'ora del co
ricarsi , lo condusse nella camera , ed eccoti anche la mo
glie, la quale entrata, nel riporre delle vesti, da Gige si
contemplava : indi come le fu alle spalle , ascendendo ella
il letto , furtivamente egli si meltea fuori ; ma l' adocchi
la donna mentre egli usciva. Costei intendendo l' operato
del marito , n per la vergogna grid, n mostr d' es
sersi accorta , fermando in mente volersi vendicare di
Candaule ; attesoch appo i Lidj , e appo quasi i ri
manenti harhari , 1* apparire nudo , anco un uomo ad
ohhrohrio estremo conduce. Cosi allora, nulla la donna
manifestando , se ne stava tranquilla , ma non si tosto
fe' giorno , che apprestati coloro dei familiari i quali
a s scorgea fidatissimi , chiam Gige ; e costui pen
sando, ch' ella niente dell' accaduto sapesse , sen venne
all' invito , poich anco prima , quando la regina chia
mava , soleva andarvi. Come fu giunto disse la donna :
ora di due vie che ti si paran dinanzi , o Gige , ti do
la scelta , perch a quella ti volga che pi ti piace ; o
uccidendo Candaule me possiedi e il regno de' Lidj, o tu
stesso incontanente hai cos a morire ( 5) , acciocch in
tutto a Candaule ohhedendo , tu per l' avanti non veggia ci che non devi ; insomma o egli che tai cose
ha meditato forza che muoja , o tu , che me ignuda
vedesti , e cose facesti illecite. A queste parole Gige
dapprima stupefatto restava , poi supplicavala non istringerlo alla necessit di decidersi a cotale scelta ; e
tuttavia non la persuadeva , ma vedevasi veracemente
la necessit innanzi , o di uccidere il suo signore , o

9
di essere egli da altri ucciso. Elegge il camparsi , e
cosi l' interroga : poich mi sforzi ad uccidere il pa
drone mio contra volere, or via ch'io ascolti, in qual
modo lo assaliremo. E quella interrompendo : dal luogo
medesimo, disse, si far l'impelo ov'egli anco mi mo
str ignuda; e sar l'assalto dormendo egli. Cosi ordita
l'insidia, e caduta la notte, poich Gige non si lasciava
lihero , n gli era scampo nessuno , ma hisognava o che
perisse egli stesso , o Candaule , seguit al talamo la
donna , e quella , datogli un pugnale , dietro la porta
medesima lo nasconde. Quindi , mentre Candaule ripo
satamente dormiva, insinuatosi Gige pian piano, e quello
uccise , e la donna si tenne ed il regno . Di costui
anche Archiloco da Paro, che fu verso quel tempo, fa
memoria ne' suoi trimetri giamhi ( 1 6). Occup adun
que egli il regno , ed in esso fu dall' oracolo di Delfo
raffermalo ; perciocch parendo orrihile ai Lidj il caso
di Candaule , e stando in armi , i fautort di Gige ed
i rimanenti Lidj convennero , che se l' oracolo il sen
tenziasse de' Lidj re , esso regnasse ; se no , restituisse
agli Eraclidi il principato. Sentenzi l' oracolo , e Gige
cos regn. Nondimauco tanto disse la Pitia (17) , che
la vendetta degli Eraclidi verrehhe sul quinto discen
dente di Gige ; pur di tal vaticinio n i Lidj , n i re
loro fecero stima alcuna , se prima non si fu adempito.
La signoria per siffatto modo tennero i Mermnadi, pri
vatine gli Eraclidi. E Gige imperando mand in Delfo
donativi non pochi , ma quanti sono i moltissimi d' ar
gento che di lui col stanno , ed oltre l' argento, oro
immenso vi dedic , c tra il resto , eziandio sei aurei
TOMO I.
1*

10
crateri massimamente di menzione degni. Questi , del
peso di trenta talenti ( 1 8) , sono riposti nel tesoro
de' Corinlj , quantunque per vero dire , cotal tesoro
non sia del comune de' Corinlj, ma di Cipselo figliuolo
d'Eczione (19). Cotesto Gige, primo de' barhari che noi
ahhiamo in notizia, a Delfo consacr donala i, dopo
Mida il gordide, re di Frigia. Conciosiach anco Mida
offer il trono reale, degno di essere riguardato , in cui
presedendo tenea ragione. D quale trono la dove i
crateri di Gige; e l'oro e l'argento da Gige offerito,
gigade chiamano i Delfi dal nome del dedicante. E
questi pure (20)', poich imper, mosse l'esercito coutra Milelo e Smirne , e la citt di Colofone prese ; ma
non essendo altra insigne azione da lui uscita , ne'
trentolt' anni elt' egli regn , il lasceremo da cauto ,
5 hastando il gi detto. Ora di Ardi figliuolo di Gige,
che regn dopo il padre, faremo ricordo. Costui espu
gn li Priencsi , ed invase Milelo , e tenendo esso de'
Sardiani lo slato , li Citnmerj rimossi dalle loro con
suetudini d?gli Sciti nomadi , in Asia passarono , e
presero Sardi , eccetto la rocca.
6
Ad Ardi che regn anni quarantanovc , succedette
Sadialte suo figliuolo , e regn anni dodici. A Sadialte
succedette Aliatte. Costui con Classare nipote di Deioce
guerreggi, e co' Medi ; i Cimmerj discacci dall'Asia:
(ai) Smirne prese da Colofone fondata; e Clazomene
invase , donde non si part gi com' egli voleva , ma
con sua grande mina. Altre opere ancora dimostr
regnando , delle quali queste degnissime son di me7 moria. Guerreggi i Milesj , ricevuta avendo dal padre

u
la guerra. Imperciocch spingendosi contra Mileto l'as
sediava in questa guisa. Come erano nella terra adulte
le hiade , allora entro vi cacciava l' esercito , e marciava
al suono di siringhe , celere , e flauto muliehre e vi
rile (22). E pervenendo in Milesia , non diroccava le
campestri fahhriche , non le incendiava , non istrappava
le porte , tutto lasciava ritto per lo paese. Ma quando
gli alheri e le hiade nella terra avea guasti , addietro
si ritirava , perciocch i Milesj il mare tenevano , u
a nulla giovava che quivi l'esercito piantasse sua stan
za. Per il Lidio le fahhriche non diroccava , affinch
Milesj avessero donde avanzarsi per seminare il suolo
e per coltivarlo , ed egli in quei lavori trovasse inva
dendo di che predare. Cos facendo, guerreggi un- ,g
dici anni , ne' quali i Milesj riportarono due grandt
piaghe , in Linteneio loro paese pugnando , e in pian
di Meandro. Ma ne' sei di questi anni undici regnava
sui Lidj ancora Sadialte di Ardi , che pure invade
per quel tempo la Milesia , poich ei fu che mosse la
guerra; e ne' cinque anni seguenti Aliatte suo figliuo
lo guerreggi, il quale avendo dal padre ricevuta la
guerra, siccome ho detto, la prosegui intensamente.
Ed ai Mdesj nessuno degl'Ioni allegger questa guerra, Iy
se non se i soli Olii. Costoro, rendendo la pariglia,
gli ajutavano , poich per lo avanti anco i Milesj ave
vano con quelli di Chio sopportato la guerra contro
gli Eritrei. Ma nel dodicesimo anno, scudo dall'esercito
alla messe appiccato il fuoco, una siffatta cosa occorse.
Come la messe prestamente ardca, violentata dal vento,
assalse il tempio di Minerva cognominata assesia, e

13
questo ardendo , s' incener. Nell' istante non ne fu fatto
conto nessuno , di poi ritornato l' esercito a Sardi ,
inferm Aliatte , e pi lunga divenendogli la malattia ,
mand a Delfo , o d' altri d consigliasse , o a lui cosi
paresse , ad interrogare il Dio circa al male. Ora a que'
messi a Delfo pervenuti neg la Pitia il vaticinio ,
se prima non avessero rialzato il tempio di Minerva ,
per essi in Asseso della regione di Milesia incendiato.
Cos essere succeduto io udii da quelli di Delfo. Ma i
30 Milesj vi aggiungono , che Periandro figliuolo di Cipselo , essendo a Trasihulo , in allora tiranno de' Mile
sj (a3) , congiunto strettamente di ospizio, udito l'ora
colo rendulo ad Aliatte per un nunzio il rivelasse, ac
ciocch quello intendendolo anticipatamente, un qual
che partito sulle presenti cose prendesse. E cos la
21 raccontano i Milesj. Ma ad Aliatte non fu appena ri
ferito il responso , che incontanente egli mand araldo
a Mileto , volendo giurare triegua con Trasihulo e coi
Milesj, per tanto tempo che il tempio potesse riedifi
care. Ora il messo giva a Mileto , e Trasihulo gi
in precedenza fatto avvertilo chiaramente di tutto , e
consapevole di ci che Aliatte fare doveva, totali cose
macchin. Quanto frumento, e suo e privato era nella
citt, tutto insieme nel foro lo ragun, ed i Mdesj
premon, che ad un suo segno tutti hevessero e han22 codiassero vicendevolmente. Il che faceva e prescriveva
Trasihulo , affinch l' araldo sardiano , veggendo gran
mucchio di frumento profuso, e gli uomini nelle delizie,
ne desse l'annunzio ad Aliatte (a/f). E tanto in vero
accadde. Poich avendo l'araldo quelle cose vedute, ed

|3
esposti a Trasihulo i comandi del Lidio , se ne torn
a Sardi , e non per altra cagione , come intendo , che
per questa si compose l'accordo. Imperciocch sperando
Aliatte esservi fortissima carestia in Milclo , e il popolo
triholarsi nell' estremo de' mali , dal ritornato araldo
ud discorsi contrarj a quelli che egli aveva opinalo.
Poco dopo , si rappacificarono con patto di essere ospiti
scamhievoli ed alleati; ed a Minerva due tempj per uno
Aliatte fahhric in Asseso , ed egli surse dal morho. E
cos quanto alla guerra di Abatte co'Milesj e con Tra
sihulo si appartiene.
Periaudro poi, questi che 1' oracolo invi a Trasi
hulo , era figliuolo di Cipselo , e tiranneggiava Corinto.
A lui , dicono i Corintj , e vi consentono i Lcshj , si
offerse in vita un prodigio grandissimo. Arione il metinneo fu portato a Tenaro da un delfino , sendo egli
citaredo a uiuno secondo dell'et sua, ed il primo di
tutti, a nostra notizia, che il ditiramho invent , e no
min e rappresent in Corinto. Questo Arione, avendo
il pi del tempo appo Periaudro consumato , dicono,
desiderasse navigare in Italia e Sicilia , e quinci, gi coll'arte sua guadagnata grande dovizia, volesse a Corinto
tornarsi. E per partirsi da Taranto , non si fidando a
niuno altro pi che a' Corintj , condusse un naviglio
di cotal gente ; ed essi in allo mare tramarono , get
tando fuori Arione , pigliarsi il danaro. Egli , di ci
avvedutosi , li supplicava, e loro versando le ricchezze,
chiedea la vita. Ma non per gli commosse , che anzi
i marinaj g' intimarono o di sua man s'uccidesse per
sortire sepoltura in terra, e saltasse in mare suhita

mente (25). Arioue involto in tale angustia, gli scon


giur , poich loro cos piaceva , di sostenere eh' egli
stante con tutto il suo arredo nel cassero (aG) cantasse,
e compito il canto prometteva distruggere s stesso. Ed
entrata in essi la vaghezza del dovere udire 1' ottimo
dei cantori, dalla poppa si ritirarono alla mezza nave,
ed egli vestitosi di lutto l'arredo, e presa la eetera,
nel cassero stando, il carme ortio percorse (27), e nel
finire del carme gitt in mare s com' era , coll'arredo
tutto . E gli altri per Corinto rinavigarono , e questo ,
dicono, da un delfino raccolto sul dorso, fu a Tcnaro
trasportato : quindi serso prese ct llv arredo la via di
Corinto , c giuntovi il falto narr per intero . Ma Periandro , non porgendo fede , Arioue tenea in custo
dia , no1 lasciando gire in niun luogo , e in solleci
tudine stava de' marina). Ora com' essi vennero , a s
chiamatigli , g' interrog , se qualche nuova di Arioue
dicessero, e quaglino rispondendo, che sano e salvo
per Italia girava , e che in buona fortuna lasciato lo
avevano a Taranto , apparve loro Arioue , qual' era
quando in mare salt, cosicch atterritisi, non seppero
pi, convitili , come negare l'intervenuto (8). Questo i
Corintj ed i Lcshj raccontano; e di Arione \i ha un
voto in bronzo non grande a Tenaro , un uomo se
dente sopra un delfino ('.f)).
Ma Aliali;. il lidio , egli che la guerra a'Milesj rec,
in appresso cess di vivere , regnato avendo anni' cinquanlaselle. E, liberatosi dal morbo, dedic secondo egli
di questo lignaggio in Delfo un cratere argenteo gran
de , ed un sottocratere di ferro giunto , degno da ri

.5
guardarsi fra tutti i doni cltc sono in Delfo, fattura
di Glauco da Cliio , il quale solo di tutti gli uomini
la giuntura del ferro invent (io).
Morto Aliotte, assunse la signoria Creso suo figliuo- '*5
lo , in et d' anni trentacinque, il quale prima degli 2(J
altri Greci assalt gli Efesj. Cltc per questi da lui
assediati , eonsecrarono la citt a Diana , legando dal
tempio una fune alle mura (il). E tra l'antica citt,
che allora s' assediava, ed il tempio , lo spazio di selte
sladj (32). Costoro adunque primi assalt Creso; poi,
parte a parte ciascuno degl' Ioni e degli Eoli , a chi
ima a chi altra colpa apponendo , a quelli , nei quali
maggiori inventare le poteva , maggiori imputandone ,
ed alcuni di essi anco di frivole accagionando. Ma co- 2_
me i Greci che souo in Asia soggett a portargli tri
huto , quindi volgeva in pensiero , eostruito il navilio ,
di porre le mani addosso agl'isolani. Ed essendogli gi
ogni cosa pronta alla costruttura , Biante prieneo (altri
dicono Pitlaco di Mitilene) andato a Sardi , e richiesto
da Creso, se nulla di nuovo vi fosse per Grecia , con
queste parole il fe' cessare dal fahhricare le navi: o
re, gl isolani in una diecimila cavalli comperano , con
animo di lare a Sardi e conica te il pass;>g^io. E Cre
so , sperando che quegli il vero dicesse: dch! gl' Iddii
questo mettano in mente agi' isolani , il venire sopra i
figliuoli dei Lidj co' cavalli. E raccontano che quei
soggiungesse : o re, mi semhra che tu ardentemente li
auguri di cogliere gl'isolani cavalcanti in terraferma, e
convenevole la speranza ; ma che altro credi augurarsi
gl' isolani , non s tosto udirono dovere tu navi contra

i6
loro fabbricare , se non se , dacch avranno salpato ,
cogliere i Lidj in mare , e cos vendicarsi su te pe'
Greci abitanti di terraferma , i quali tu fatti servi ri
tieni ? Moltissimo a Creso piacque la conclusione; e
persuaso , perocch parevagli che quello adeguatamente
parlasse, si rimase dal fabbricare navi, ed in tal modo
cogl' Ioni abitanti le isole contrasse ospizio (33).
a8
Trascorrendo il tempo , furono debellati quasi tutti
coloro che abitano al di qua del fiume Ali , poich
eccetto i Cilici ed i Licj , Creso sotto sua possanza
teneva gli altri tutti, quali sono Lidj(34), Frigj, Misj,
ag Mariandini , Calibi, Paflagoni, Traci, cos i Tini come
i Bitini , Carj, Ioni, Doriesi, Eoli , e Pamfilj. Costoro
adunque avendo Creso debellati , ed aggiunti ai Lidj ,
a Sardi per ricchezze fiorente vennero e gli altri sa
pienti tutti di Grecia (35) , eh' erano a quel tempo ,
secondo che a ciascuno tornava in acconcio , ed anco
Solone , uomo ateniese , il quale create agli Ateniesi
per lor comando le leggi , dieci anni pellegrin, im
barcatosi col p.etesto di osservare nuove cose , onde
non essere sforzato a disciogliere qualcuna delle leggi
che imposte aveva. Imperciocch ci da s fare non
potevano gli stessi Ateniesi, vincolatisi con grandissimt
giuramenti , d' usare per dieci anni le leggi che Solone
3o loro imporrebbe. Adunque per queste cagioni , e per
osservare , lasciata Solone la patria , and in Egitto ad
Amasi , ed eziandio in Sardi a Creso (3fi). E venuto,
eragli Creso nella reggia largo d' ospizio , ma in ap*.
presso, il terzo o quarto giorno , per ordine di lui, i
ministri condussero Solone intorno ai tesori e gli ad

17
citarono il tutto come grande e beato. Per, avendo
egli ogni cosa veduta a suo agio e considerata , distan
dogli Creso: Ospite ateniese (37) , molto a noi di te
ha la fama recato a cagione della sapienza tua e de' tuoi
viaggi , come filosofando discorresti assai terra per
osservare: adesso dunque s' in me acceso desiderio
di dimandarti , se sinora veduto hai tale tra tutti bea
tissimo. E sperando essere egli fra gli uomini beatissi
mo , cos ricercava. Pur Solone in nulla piaggiandolo ,
ma della cosa servendosi come ella era , soggiunge : o
re , Tello ateniese. Il quale detto ammirando Creso ,
chiedeva concitato : e per quale ragione giudichi Tello
essere beatissimo? E quegli replic: a Tello in citt
prosperante erano figliuoli belli ed onesti (38) , e ad
ognuno d' essi vide nascere prole , e tutta a lui starsi
dintorno (3g) ; e altres godendo di comoda facolt,
rispetto a noi , gli sopravvenne di vita splendidissimo
fine . Posciach in una battaglia, che gli Ateniesi
commisero in Eleusine contra i confinanti della citt,
egli correndo in ajuto , e volti in fuga gl' inimici , di
bella morte si mor , laonde gli Ateniesi e con pubbli
che esequie lo seppellirono l dove cadde , e 1' onorarono
grandemente.
Come Solone , aggiungendo molte e beate cose ebbe
a Tello converso l'animo di Creso , questi gli ricer
c quale secondo dopo quello vedesse, stimando per
intero riportarsi almeno le secondarie parti. Rispose :
Cleobi , e Bitone. Costoro, argivi di nasctta, bastante
facolt sostentava , e inoltre tale forza corporale era iu
loro , che entrambi del pari la palma conseguirono de'
TOMO I.
3

i8
certami , e di pi si fa questo racconto. Ricorrendo agli
Argivi la festa di Giunone , doveva ad ogni modo la
madre loro condursi al sacrario dalla coppia de' bovi, n
questi dalle campagne loro venivano a tempo (4o) , e
dal tempo sospinti i giovani , sottentrando essi al giogo ,
il carro tiravano e sul carro andava la loro madre (4 1).
Quarantacinque stadj trasportatala, giunsero al sacra
rio (4s). Ci fatto , e mirati da tutto il popolo alia
solennit concorso ? loro succedette altres ottimo fine
di vita , mostrando in essi il nume come meglio sarebbe
all' uomo il morire piuttosto che il vivere. Perciocch
facendo cerchio gli Argivi, chiamavano beati i giovani
per la gagliardi (.{3); e le Argive , di quelli beata la
madre di tali figliuoli sortita ; e la madre di letizia
ricolma per l' opera e per la lode, stando davanti al
simulacro , prieg che a Cleobi e Bitone suoi figliuo
li , i quali l' avevano grandemente onorata , desse la
Dea quel che ottimo, che all'uomo intravvenga. Dopo
cotale preghiera , compito il sacrifizio ed il banchetto ,
addormentatisi nel tempio stesso i giovani , non pi
sursero , ma in questo fine vennero ritenuti. Gli Ar
givi poi , fatte le immagini di quelli , le dedicarono in
Delfo , come d' uomini eccellentissimi (44).
Solone cosi le seconde parti di felicit distribuiva a
costoro. Ma Creso con veemenza: ospite ateniese, disse,
e la nostra felicit cos al niente tu butti , che neppure
ne hai fatti degni di essere a privati uomini parago
nati ? A cui Solone (45): o Creso, me, cheso la deit
essere tutta invidiosa e perturbatrice, interroghi circa
di umane cose? Nel lungo tempo molte cose vi stanno

19
da vedersi , che taluno vedere uon vorrebbe, e molte pure
da patirsi. N settantanni io pongo all'uomo il limite
della vita (4^). Cotesti settanta rivolgendosi in se me
desimi , danno venticinque migliaja, e dugento giorni,
il mese intercalare non v' inserendo. Cbe se vorr l'uno
dei due anni d' un mese farsi pi lungo , acciocch
concorrano le stagioni riducendosi al giusto , i mesi
intercalari presso gli anni settanta fieno allora trentacinque , e i giorni di rotali mesi , mila cinquanta. Ora
di tutti cotesti giorni , clte negli anni settanta sono
ventisei migliaja dugento e cinquanta , l' un di essi al
l'altro giorno nessuna cosa totalmente simile apporta (4/).
Cos dunque o Creso , l" uomo lutto \ icenda. E tu
a me sembri splendidamente ricco , e re di molte genti,
ma il beato del quale m' interroghi , te ancora uon dico ,
se prima non odo che tu abbia 1' et bellamente fini
ta (48). Perciocch non pi beato chi molte ricchez
ze possiede , di chi abbia il quotidiano , se la fortuna
no1 tragga di tulli beni tornito a bene terminare la vita.
Per molti degli uomini ricchissimi non sono beati ,
molti di mediocre facolt, fortunali sono. Ora il gran
demente ricco , ma non beato , ha preminenza sul
fortunato in due cose sole, laddove questi l'ha in
molte sul ricco e non beato. Posciach quegli a com
pire i desiderj , e a sopportare la gran lesione che gli
cade addosso pi valido ; ma questi in ci il su
pera : la lesione e il desiderio ei non sostiene cou eguale possa dell'altro, ma la felicit gliele caccia lonta
no; che intero di membri, senza infermit, inesperto
dl sciagure . lieto pe' figliuoli . bel1 della persona.

20
Che se inoltre ben finisca i suoi giorni, costui, quello
che tu ricerchi, degno di chiamarsi beato; ma prima
che al fine pervenuto non sia , si deve attendere , n
per anche chiamarlo beato , ma fortunato. Ora che un
uomo , tutti li prefati beni possa comprendere , egli
impossibile , come niuna terra basta a somministrare a
se stessa ogni prodotto, ma l'uno ha, dell'altro abbi
sogna, e quale ne ha pi, essa, ottima. In tale guisa
parimente non v' corpo d' uomo che a s basti ,
perch dta l' un pregio , dell' altro privo ; e quello
che pi di essi perseverer averne , e dappoi ter
miner gradevolmente la vita , costui degno , o re ,
che tal nome da me si riporti. Mirare duopo d' ogni
cosa al fine a cui pu ella riescire: conciossiach Iddio
dopo aver mostrata a molti felicit la travolse dalle radici.
Cos favellando a Creso n il gratificando , n di esso
stima facendo veruna (4)), fu egli rimandato, parendo
essere oltremodo ignorante, come quello che esortava
che trascurati i presenti beni, si riguardasse al fine di
ciascuna cosa (5o).
Dopo la partenza di Solone , grande indignazione di
Dio colse Creso , come si pu congetturare , perch ei
credette s medesimo essere tra tutti gli uomini beatis
simo. Subito dormendo egli un sogno gli soprastette ,
il quale la verit dei mali gli dimostrava , chc sarebbono avvenuti al figliuolo. Avevasi Creso due figliuoli,
dei quali l'uno imperfetto, perciocch muto (5t), l'al
tro tra' coetanei in tutto di gran lunga preminente , il
cui nome era Ati (5a). Ora il sogno significava a
Creso, che perderebbe quest'Ati da una ferrea punta

zr
trafitto, ed ei svegliatosi, e ravvolta seco stesso la
cosa, paventando il sogno, condusse moglie al figliuolo,
e questo gi solito di capitanare i Lidj , non pi egli
inviava in veruna parte a tale ufficio , ma giavellotti
ed aste , e quant' altro di consimile usano gli uomini in
guerra , avendo rimosso dagli appartamenti dei maschj ,
ammucchi nei talami , acciocch niente di appeso sul
figliuolo cadesse. Avendo pertanto egli a mano le nozze 35
del figliuolo, giunge a Sardi un uomo oppresso da
calamit , con mani non pure , di nazione frigio , di
regia schiatta. E presentatosi costui alle case di Creso,
secondo i paesani riti, pregava d' essere purificato e
Creso il purific (53). Ora la purificazione appo i Lidj
quasi tale, quale appo i Greci. Compito da Creso il
legittimo rito , gli domandava donde e chi fosse , dt
cendo: o uomo, echi essendo tu , e daqual luogo di
Frigia venendo , ti sei ai miei focolari seduto suppli
ce? (54) e qual uomo, o donna hai ucciso? A cui egli:
o re , di Gordia di Mida sono figliuolo , e mi nomo
Adrasto; ucciso involontariamente il fratello mio , son
qui , dal padre cacciato , e di tutto privo. E Creso
all' incontro : disceso sei di gente amica , e tra' amici
venuto sei , dove non fallirai di nessun occorrente, ri
manendo appo noi. Per cotale tua disgrazia soppor
tando stccome lievissima molto guadagnerai . E cosi
costui nelle case di Creso traea la vita.
Ma in questo stesso tempo nell'Olimpo di Misia un 36
cignale apparve di smisurata grandezza , il quale sca
gliandosi da cotesto monte, guastava i campestri lavori
dei Misj , ed eglino gi pi volte usciti coutro di esso,

non pur danno non gli facevano , ma essi da lui ne


pativano. Finalmente , venuti a Creso messaggeri dei
Misj , dissero in questa guisa : o re , un cignale di
smisurata grandezza n' comparso per la contrada , il
quale ci guasta i lavori , n per ogui sforzo ce lo
possiamo levare d' intorno. Ora dunque li suppli
chiamo mandare con noi il figliuolo e scelta di giovent
e di veltri per levarci via la mala belva dalla terra
^7 nostra (55). Costoro cos pregarono , e Creso , ricor
dando le parole del sogno , loro rispose: di mio figli
uolo non vogliate far pi menzione; ch io con voi
no1 manderei ; egli novello sposo , ed ora bada alle
nozze; bens fiore di Lidj e quanto alla cacciagione
si attiene con voi invier , e comander a quei che
verranno , che con ogni ardore insieme a voi tolgano
dal paese la fiera. In tal modo rispose : delle quali
parole essendo i Misj gi paghi , ecco entrare il figliuo
lo di Creso , che udito aveva di che coloro prega
vano. E ricusando il padre di mandarlo seco loro : o
padre, disse il giovane, le belle e generose cose erano gi
prima per noi , nelle guerre e nelle caccie andando
acquistare gloria ; adesso da entrambe escluso mi ri
tieni , seuz' avere in me scorto u ignavia nessuna u
pusillanimit. Ed ora con quali occhi poss' io al foro
andando , e dal foro tornando , mostrarmi ? qual cre
der io cos a' cittadini parere ? quale alla novella sposa?
A che uomo creder ella essersi congiunta ? (56) Per
o me tu lascia gire contra la belva , o con ragione mi
persuadi come sia meglio par me questo che cos fassi.
38 E Creso risponde: o figliuolo , non perch ignavia o

*3
altro che d' ingrato in te ahhia scorto , fo' questo, ma
la visione d' un sogno , la quale mentre io dormiva
mi soprastelte , disse1ni clte tu morresti di hreve eli
d' una punta di ferro. Adunque centra tale visione ,
queste nozze ti ho sollecitato , n alle imprese t' in
vio , custodendoti , se forse io possa , mentre ci vivo ,
sottrarli dalla disgrazia (j) ; ch tu mi sei unico,
poich i' altro figliuolo, guasto nell'udito, conto di non
averlo. E il giovane di nuovo : hen io te , o padre ,
scuso, se veduta cotale visione mi custodisci, ma poi
ci che non intendi , e t' oscuro del sogno ,
giusto ch' io ti riveli. Tu d , averti il sogno mani
festato , ch'io da ferrea punta morto sarei; ma al ci
gnale quali mani son mai , qual punta ferrea , di cui
tu tema ? Che se da dente , od altro a questo consi
mile ti avesse detto ch' io morirei , ti converrehhe al
lora far ci che fai ; ma adesso di punta si tratta ; e
poich qui adunque da noi con uomini non si com
mette la pugna , mi lascia. E Creso replica : hai dove
vincermi (58) , o figliuolo , dichiarando il sogno; adun
que siccome da te vinto , cangio sentenza , e per la
caccia ti lascio partire.
Ci detto Creso , fa addimandare il frigio Adrasto , e
questi venuto cos gli parla : Adrasto te percosso da in
arata calamit, la quale non ti rinfaccio, io ho mondalo,
e te nelle mie case accolto ritengo, somministrandoti tutto
il hisogno. Ora dunque , poich devi a me che primo ti
ho heneficato rendere il heneficio, ti priego che tu del
mio figliuolo , il quale a!la caccia si spinge , divenga
custode, acciocch per via malefici ladroni uon escano

24
in vostra o/Tesa (5g). Oltracci , egli pure tuo obbligo
l gire dove puoi riacquistare splendore colle opero ,
attesoch e questo in te ereditario dai padri, e di
4a pi sei di forza dotato. A cui Adrasto : o re , altri
menti io non sarei andato a tale cimento , posciach
n ad uomo afflitto dalla presente calamit convene
vole gire con fortunati coetanei , u io il voglio , e
sovente ho ritenuto me stesso. Ma ora , poich tu in
sti , e conviene gratificarti ( deggio io i benefizj rime
ritare ) sono preparato a ci fare ; ed il figliuolo tuo ,
che custodire mi comandi , aspetta che ti ritorni sano
e, salvo per quanto sta nel custode.
43
Con tai parole avendo questi a Creso risposto , di
poi partirono provveduti di eletta giovent e di cani ,
ed arrivati al monte Olimpo tracciavano la belva , e
trovatala , e stando in cerchio , la saettavano. Or quivi
U ospite, egli che fu. dall' omicidio mondato , Adrasto ,
saettando il cignale, il fallisce, e colge il figliuolo di
Creso , il quale ferito da punta , comp la predizione
del sogtto ((o). Fu chi corse nunzio a Creso, e giunto
a Sardi , gli signific la pugua e la sorte del figliuolo.
44 E Creso della morte del figliuolo conturbato , tanto
pi acerbamente se ne doleva, quanto che da colui gli
era stato ucciso , cui egli , aveva mondato dall' omici
dio (fit). E gravemente crucciandosi della calamit, in
vocava Giove l'espiatore in testimonio di quanto per
l'ospite suo pativa, e Io stesso Iddio nominando, lare
ed amichevole l'invocava; lare, posciach accolto lo stra
niero in sua casa, avea senza saperlo pasciuto l'ucci
sore del figliuolo ; amichevole poi , perch il mandato

25
insieme al figliuolo, come custode, rinvenuto avea nimicissimo. Dopo comparvero i Lidj portanti il cada- 4^
vere , e dietro gli seguia l'uccisore. E costui stante
innanzi al cadavere , consegnava s stesso a Creso, sten
dendo le mani, e pregando che lo scannasse sul morto ,
col dire e la sua prima calamit , e come in aggiunta
avendo fatto perire il suo espiatore (62), non doveva pi
oltre egli vivere. Ci udito Creso, quantunque fosse in
tanto domestico danno, commisera pure Adrasto, e cosi
gli dice : ospite , io lto da te piena la vendetta , poich
te stesso a morte condanni , u tu invero mi sei reo
di cotesto male , se non in quanto involontariamente
Io commettesti , ma non so quale degl'Iddii (63), che
gi prima mi signific le cose che sarehhero avvenute.
Creso dunque seppell com' era convenevole il figliuo
lo suo , ma Adrasto figliuolo di Gordia di Mida ,
l' uccisore del fratello , l' uccisore dell' espiatore (64)
poich tutti intorno al monumento fecero silenzio ,
sentendosi fra quanti uomini conosceva miserahilissi
mo , s stesso scanna sopra la tomha. E Creso due anni
in gran lutto sedette , orhato del figliuolo.
Ma in appresso , il principato d' Astiage di Classare, 46
rovescialo da Ciro di Camhise, e le surgenli cose de'
Persiani , dettero pausa al lutto di Creso ; ed egli en
tr in pensiero, come potesse, pria che s'aggrandissero
i Persiani , reprimerne la crescente potenza, h1 tale
idea dunque suhito f' prova degli oracoli che sono
appo i Greci , e di quello ch' in Lihia , uomini qua
e l mandando , gli uni a Delfo , gli altri ad Ahe
de'Focesi, ed altri a Dodona ; questi si mandavano
TOMO L
2*

appo Amfiarao , ed appo Trofonio (65), e quelli ai


Branchidi di Milesia. E tali souo i greci oracolt , ai
quali invi Creso per vaticinio; in Lihia poi sped altri
a consultare Aminone. Ora tutti qua e l gli mandava
per tentare gli oracoli che cosa sapessero, cosicch se gli
trovasse pensare la verit, novellamente inviando gli
richiedesse se muovere si doveva contra i Persiani. E
47 nello spedire i Lidj a lare prova degli oracoli, or
din che dal giorno della loro mossa da Sardi, nu
merassero i giorni del conseguente tempo , e nel cen
tesimo giorno consultassero gli oracoli (66) , interrogan
doli che facesse allora il re dei Lidj Creso di Aliatte ,
e qualsisia risposta desse ciascuno degli oracoli , scri
vendola , a lui riportassero. Qual cosa dai rimanenti
oracoli si rispondesse niuno riferisce, ma in Delfo, suhitoch entrarono i Lidj nel penetrale per consultare
il Dio , e 1'" interrogarono su ci che loro era stato
ingiunto , la Pitia in tuono esametro disse cos :
Del mar so i fondi , e delle arene il numero ,
Comprendo il muto , e chi non parla ascolto :
V odor to' giunto ai sensi della scabra
Testuggine , che insieme a carni agnine
Entro bronzo si coce , a cui sopposto
pure bronzo , e sovrapposto bronzo (67).
48
Cotale responso della Pitia avendo scritto i Lidj, se
ne andarono ritornandosi a Sardi. E come pure gli altri
attorno mandati appresentandosi , recarono i vaticinj ,
Creso allora svolgendoli parti tamente riguard gli scritti;
e di questi niuno il toccava , ma come quello da Delfo
ud , incontanente X ador e l' accolse , reputandolo

a7
Unico oracolo, conciossiach appunto le cose ch' ei avea
fatte gli ritrovava . Imperocch dopo avere mandali i
consultori qua e l agli oracoli , notato egli il prefisso
giorno cos macchin, escogitando quello che impossihile
era a ritrovarsi ed idearsi. Una testuggine avendo smi
nuzzata ed un agnello , gli cosse insieme egli stesso iu 49
pentola di hronzo, soprappostovi coperchio pure di
hronzo. E tale fu il responso che da Delfo ehhe
Creso : ma in quanto poi alla risposta dell' oracolo
di Amfiarao non ho a dire qual cosa ai Lidj vatici
nasse, dacch compierono nel sacrario le cerimonie
legittime , mentre di questo nuli' altro si racconta ,
se non che Creso d' averselo reput esso pure per ora
colo non mendace.
Dopo ci la deit che sta in Delfo con gran sacrifizj 5o
egli si propiziava. Perocch tre mila animali da sacrificio
d'ogni genere offerse (66); e letti dorati ed argentati,
e fiale auree , e vesti purpuree , e tonache , ammuc
chiata avendo una gran pira , ahhruci , sperando cosi
di guadagnarsi tanto pi il Dio ; ed ai Lidj tutti
prescrisse, che al medesimo sacrificasse ciascuno del
proprio quel che potea. Ora compiuto il sacrificio ,
liquefacendo immenso oro, trasse mezzi quadrelli lunghi
dita ventiquattro , larghi dodici, alti quattro , di nu
mero cento e diciaselte; e di questi quattro d'oro
purgato, ognuno tirante il peso dt un talento e mezzo,
e gli altri d' oro hianco , in peso talenti due (Gg).
Fece anche un effigie di leone d' oro purgato (70) ,
d(4 peso di dieci talenti. Cotesto leone , quaud' ardeva
il delfico tempio (71); cadde dai mezzi quadrelli,

18
perocch su questi reggevasi , ed ora nel tesoro de
Corintj si giace , di peso sei talenti e mezzo , ch tre
51 talenti e mezzo di esso furono consumati. Tutte queste
offerte avendo Creso formate , le mand a Delfo , e
con esse insieme pur le seguenti. Due crateri grandissi
mi , l'uno d'oro l'altro d'argento, dei quali l'aureo
era a destra dell' entrante ael tempio , 1' argenteo a si
nistra. Ma ancora essi furono rimossi nelT incendio del
tempio , e 1' aureo riposto nel tesoro dei Clazomenj ,
del peso d'otto talenti e mezzo (72), e pi mine do
dici ; 1' argenteo nell' angolo dell' atrio del tempio ,
e , capace di seicento anfore (73), si mesce in esso il
vino dai Delfi nelle teofanie (74) ; e dicono i Delfj
essere opera di Teodoro samio , ed io pure lo credo ,
non mi parendo opera fatta a caso. Quattro dolj d'ar
gento' mand parimente che stanno nel tesoro de' Co
rintj (75), e due urne aspersone dedic aurea ed
argentea , e su quella d' oro scritto : dei Lacede
moni , dicendo elleno essere loro dono , e non ret
tamente, posciach esso pure di Creso ; ma certuno
dei Delfj, volendo far cosa grata ai Lacedemoni vi scris
se sopra , del quale comech io sappia il nome , nol
rammenter (76). Bens il fanciullo per la cui mano
scorre l'acqua dei Lacedemoni, non gi n 1' una
n 1' altra urna. Molti altri doni non segnati da nes
suno titolo (77) mand Creso con questi , e getti
d'argento rotondi, e singolarmente un simulacro aureo
di femmina di tre cubiti, che i Delfj dicono essere
immagine della fornaja di Creso (78). Consacr inoltre
52 i monili e le cintole di sua moglie. E questi doni invi

a9
a Delfo. Ad Amfiarao eziandio di cui la virt e fiera
morte udito aveva (79) , sacr uno scudo d' oro tutto ,
e similemente un' asta massiccia tutta d' oro , scndo il
fusto aureo al par delle punte. E V uno e 1' altra fino
all' et mia erano in Tebe riposti nel tempio dell' ismenio Apolline (80).
A quei Lidj che dovevano apportare ai tempj tali
doni Creso ingiunse d' interrogare gli oracoli , se do
vesse Creso contro a' Persiani fare la spedizione , e se
qualche ' amico esercito aggiungersi. I Lidj , venuti
laddove spediti furono, come offersero i doni, consul
tarono gli oracoli dicendo : Creso, de' Lidj e di altri po
poli re , questi reputando essere nel mondo i soli oracoli,
a voi diede condegni doni per quanto avete scoperto,
ed ora vi addimanda , se deggia egli contro a' Persiani
fare la spedizione , e se qualche esercito aggiungersi
collegato. Questi dall' una tanto interrogavano ; e dal
l' altra le sentenze d' entrambi gli oracoli concorsero
in un sol punto col predire a Creso , che ove im
prendesse guerra contro a' Persiani, un grande imperio
discioglierebbe (81), e il consigliavano poi , eh' egli ,
ritrovati i pi potenti de' Greci , ad amici se gli ag
giungesse. Allorch furono riportati tali oracoli, e Creso
gl' intese , oltremodo dei responsi si rallegr ; e inte
ramente sperando eh' egli discioglierebbe l' impero di
Ciro, di nuovo mandando in Pito (82) , don ai Delfj,
informatosi del numero , due stateri d' oro per testa.
E quelli di Delfo in contraccambio diedero a Creso e
ai Lidj il primato della consultazione all' oracolo , e
immunit , e primo luogo nel consesso , e diritto per-

3o
55 pctuo , a chi di loro il volesse , alla cittadinanza d
Delfo (83). Cos presentati i Delfj , Creso consult per
la terza volta P oracolo , posciach sperimentata la ve
racit di quello , se ne abusava. E l' interrogava se di
molta durata gli sarebbe la monarchia ; onde la Pitia
fece questa risposta:
Ma quando fia dei Medi rege un mulo ,
E allor tu Lidio dal pi molle fuggi
Verso l' Ermo ghiaioso , e non ristare (84) ,
N vergognarti di parere ignavo.
5G
All' arrivo di questi versi , Creso molto pi che
degli altri tutti si rallegr , sperando che un mulo in
veruna guisa invece d' un uomo non regnerebbe sui
Medi , e per n egli , n la sua discendenza il prin
cipato mai perderebbe. Di poi investigando pensava
quali fossero i pi possenti de' Greci per acquistar
seli amici , e cos trovava i Lacedemoni e gli Ate
niesi tenere la preminenza , quegli nella dorica ge
nerazione , questi nella ionica. Perciocch erano essi
anticamente li pi distinti , gli uni pelasgica , ellenica
nazione gli altri , c quella non mai usc fuori da' suoi
fini , questa invece fu assai e lungamente errabonda ;
avvegnacch sotto il re Deucalione abitava la terra
FUotide; sotto Doro di Elleno , la contrada sopposta
all'Ossa ed all'Olimpo nomata Istieotide; e dall' Istieotide, quando fu espulsa dai Cadtuei , abitava in Pindo ,
e si domandava Macedna. Di qui poi nuovamente in
Driopide trapass, e dalla Driopide cos nel Peloponneso
venuta , fa dorica appellata (85).
57
Ma quale lingua parlassero i Pclasgi , non poss' io

3i
accertatampnte affermare. Pure se conviene trarre al dire
testimonianza da que' Pelasgi , che sono tuttavta, i quali
sopra de* Tirreni ahitano Crostone citt (86), e gii
erano confinantt agli oggid chiamati Doriesi , allor
quando ahitavano la contrada ora domandata Tessaliotide;
e da quei fra' Pelasgi che Placia e Scilace fondarono
nell' Ellesponto , e ahitarono insieme cogli Ateniesi;
e da quante altre terre pelasgiche il nome permuta
rono; se da questi conviene al dire trarre testimo
nianza, parlavano i Pelasgi harhara lingua (87). Se
dunque era tale tutta la pelasgica geDte , l' attica , es
sendo pelasgica , insieme col suo immedesimarsi negli
Elle ni pure la lingua tramut. Mercecch n i Crestoniali n i Placiani sono somiglianti nella lingua a nes
suno degli attuali loro circonvicini; ma hen somiglianti
sono in Ira loro , e manifestano che il carattere di lin
gua seco portato nel trapassamelo in quelle regioni ,
essi ancora ritengono . Ma la gente ellenica , dacch 58
fu , mai sempre usa la stessa lingua , come a me sem
hra evidentemente; se non che distaccatasi dalla pelasgi
ca , essendo dehole, e da non so che di picciolo dap
prima partendosi, crehhe nella quantit delle molte na
zioni , massimamente per l' incorporarsi ad essa anco di
frequenti altri popoli harhari. Per lo contrario mi sem
hra che la nazione pelusgica , rimanendo harhara , mai
grandemente non crehhe.
Creso dunque udiva di queste genti 1' attica pressa 59
e lacerala da Pisistrato figliuolo d' Ippocrate , in quel
tempo tiranno degli Ateniesi. Imperocch ad Ippocrate,
mentr' era uomo privalo , e spettatore de' certami olim-

33
pici , accadde grande prodigio. Avendo egli col sacri
ficato le ostie , le caldaje poste sovra i treppiedi , es
sendo ripiene di carne e d' acqua , senza foco bollirono ,
e soverchiarono. Ora Chitone il lacedemone, trovando
si per avventura presente , avendo mirato il prodigio ,
consigli Ippocrate primieramente non condursi alle
case moglie prolifica, secondariamente s'egli gi l'aves
se , la rimandasse , e se qualche figliuolo ne possedesse ,
lo rifiutasse (88). Ma dicesi , che a Chilone tai cose
esortante non volle gi attendere Ippocrate , e che in
appresso gli nacque cotesto Pisistrato , il quale nella
sedizione de'littorali e dei pianigiani ateniesi, di quelli
capo essendo Megacle di Alcmeone , di questi Licurgo
di Aristolaide , egli meditando alla tirannide , suscit
terza sedizione. E raccolti sediziosi, e colle parole pro
teggendo i montanari , macchin cos. Avendo ferito
s stesso e i muli, spinse nel foro il cocchio, come se
gl' inimici fuggito avesse , e quasi questi , mentr' egli
si conduceva alla campagna , l' avessero voluto uccidere:
quindi priegava il popolo onde ottenersi qualche guar
dia , come quello che s' era gi prima illustrato nel ge
neralato contFa i Megaresi prendendo Nisea , e dimo
strati aveva altri gran fatti. E il popolo degli Ateniesi
ingannato, diedegli tra' cittadini trascelti tali uomini , i
quali non furono gi gli astati di Pisistrato , i mazzieri
bens , imperocch mazze di legno tenendo , il segui
vano. Insurti costoro insieme a Pisistrato , occuparono
la rocca , e quinci Pisistrato imperava gli Ateniesi ,
e non conturbando le dignit sussistenti , non le leggi
tramutando, sulle cose gi stabilite guidava con bello

33
ed ottimo ordine la citt. Non molto tempo dopo , in 60
un solo pensiero accordatisi i partigiani di Megacle e
que' di Licurgo , lo discacciarono. In tal modo dunque
Pisistrato e tenne primieramente Atene , e la tirannide
non molto ancora radicata perdette. Ma gli scacciatori
suoi di nuovo discordarono in tr-~ 'oro, e Megacle vessato
dalla fazione per ogni handa propose per via di aral
do a Pisistrato , se egli volesse la figliuola sua in mo
glie aversi colla tirannide. Pisistrato accolta 1' offerta , e
convenutosi con questo patto , macchinano pel ritorno
cosa , com' io trovo fuor misura stoltissima , giacch da
antichissimo tempo s distinta dalla harhara razza la
greca per essere e pi destra e maggiormente lontana
dalla fatua credulit , sehhene allora costoro ordiscono
tal frode fra gli Ateniesi, i quali sono detti in sapienza
principali de' Greci. Nel horgo peaniense v'era una don
na , Fia di nome, dell'altezza di quattro cuhiti meno tre
dita, e nel resto hella. Cotesta donna fornita d' armadura
di tutto punto posero entro ad un cocchio, e mostra
tole prima qual figura dovesse assumersi talch deco
rosa apparisse, la guidarono alla citt, premessi araldi
precursori , i quali alla citt venuti handirono quanto
s'era loro ingiunto , cos dicendo : o Ateniesi accettato
di huon animo Pisistrato, cui la stessa Minerva avendo
onoralo massimamente tra gli uomini alla di lei rocca
ritorna. Costoro adunque tai cose qua e l andando
dicevano , e suhito pe' horghi si sparse voce come
Minerva Pisistrato ritorna , e quei della citt persuasi
che la donna si fosse la Dea medesima, adorarono la
mortale, e accolsero Pisistrato.
tomo 1.
3

34
61

Ricuperata Pisistrato la tirannide nel prefato modo,


secondo il convenuto con Megacle ne sposa la figliuola.
Ma e possedendo egli figliuoli adolescenti , e dicendosi
gli Alcmeonidi essere esecrati (89) , egli dalla novella
mente sposata non volendo raccogliersi prole , seco il
legittimamente si congiungeva. E ci dapprima occultava
la donna , ma dappoi , o ne fosse interrogata , od an
che no, lo rivela alla madre sua, e questa al marito,
e stimando costui orrendo il venire cos da Pisistrato
disonorato , nella sua ira incontanente depose l' inimi
cizia coi sediziosi (90). E Pisistrato intendendo le cose
che si facevano contra lui, dal paese del tutto s'allontan,
e pervenuto ad Eretria si consultava coi figliuoli. E
prevalendo la sentenza d'Ippia di riacquistarsi la tirannide,
di hel nuovo qui raccolsero doni dalle citt, le quali
loro erano per lo avanti di qualche henefizio ohhligate,
e molte di esse offerendo di assai danari , i Tehani
furono superiori nel donativo. Di poi, per non parlare
soverchiamente , tempo trascorse , ed ogni cosa si era
loro preparata al ritorno. Imperocch e Argivi stipen
diati arrivavano dal Peloponneso , ed uno di Nasso
per nome Ligdami giunto ad essi volontario ardore img2 nteuso manifestava, recando e danari ed uomini. E mos
sisi , da Eretria nelT anno undecimo , addietro si ri
tornarono , e primamente dell'Attica occuparono Ma
ratona. In questa contrada posti gli alloggiamenti ad
essi si portavano i sediziosi della citt , ed altri dai
horghi confluivano, ai quali era pi cara cosa la tiran
nide che la lihert. E cosi costoro si congregavano. Ma
gli Ateniesi della citt, finch Pisistrato ragunuva i da-

35
nari , e quando poscia Maratona occup , non s da
vano pensiere alcuno , ma poteh riseppero lui da
Maratona moversi sulla citt , cos per difendersi gli
corsero incontra. E costoro con tutte le forze uscivano
verso i ritornanti, e i seguaci di Pisistrato partitisi da
Maratona si dirigevano sulla citt, e strettisi insieme
giunsero sul sacrario della pallenide Minerva, ed av
verse posero le anni. Qui usando divina missione, si
presenta a Pisistrato Amfilito , acarneo (91), uomo in
dovino , e trattosi innanzi gli fa vaticinio in tono esa
metro , cos dieendo :
S' falto il getto , e s' la rete spasa :
E per notte lunar varattsi i tonni.
Quegli invaso dal Dio vaticina cos; e Pisistrato com- 63
preso l'oracolo, e dicendo accettarlo , condusse l'esercito
all' assalto. Gli Ateniesi della citt erano in quel mezzo
rivolti al pranzo, e dopo il pranzo alcuni ai dadi, al
tri al sonno. E Pisistrato co' suoi dando dentro , gli
Ateniesi volge in fuga , e fuggendo costoro , qui Pisi
strato inventa un consiglio astutissimo, acciocch non si
raccogliessero pi gli Ateniesi, ma si rimanessero sban
dati. Fatti a cavallo salire i figliuoli, gl' inviava innan
zi ; e questi raggiugnendo i fuggenti , dicevano quanto
aveva commesso Pisistrato, esortandoli a farsi animo, e
ad andarsi ciascuno a casa. E gli Ateniesi loro obbe- 64
dendo, cos Pisistrato avuta Atene per la terza fiata, radic
la tirannide con ausiliarj molti, e con proventi di danaro,
parte di col raccolti, e parte dal fiume Strimone (92) ,
e presi per istatichi i figliuoli degl' Ateniesi rima
sti saldi al posto , e non fuggiti subitamente , gli n%

36
dusse in Nasso , ( e questa eziandio per guerra ave
va Pisistrato soggiogata, e data a Ligdami ad ammini
strare ) ed oltracci mond . l' isola di Delo , indotto
da' responsi degli oracoli. E mondolla nella guisa se
guente. Per quanto dal sacrario colla vista si domina
va , per tutto questo tratto della contrada , scavati i
cadaveri , gli trasport in altro tratto di Delo (g3). E
Pisistrato per siffatto modo tiranneggiava gli Ateniesi : e
degli Ateniesi altri erano nella pugna caduti , altri con
l'Alcmeonide fuggivano dal patrio suolo.
Creso dunque udiva gli Ateniesi da tali cose allora ri
tenuti , e i Lacedemoni sottratti da grandi mali , gi
in guerra essere superiori ai Tegeati. Poich regnanti
Leone ed Agasicle iu Isparta , i Lacedemoni fortunando
nelle altre guerre , innanzi a' Tegeati soli inciampavano.
Ma prima di questi tempi , erano essi di tutti i Greci
quasi e i pi iniquamente tra loro regolati , ed impra
ticabili a' forestieri , ma poi cos si tradussero a retto
governo. A Licurgo , fra gli Spartani uomo spettabile,
venuto in Delfo all' oracolo , concentrava egli nel san
tuario , incontanente dice la Pitia :
Vieni o Licurgo, al mio si pingue tempio,
Diletto a Giove, e a quanti hanno t Olimpo ? (g4)
M' irt/bso se te Dio saluti , od uomo .
Ma , spero , un Dio sei molto pi , o Licurgo.
Alcuni dicono inoltre che la Pitia gli dettasse eziandio
gli ordini oggid statuiti fra gli Spartani ; ma i medesimi
Lacedemoni affermano che Licurgo , mentr'era tutore di
Leobota , suo nipote per fratello e regnante sugli Spar
tani , portasse da Creta tai leggi (95). Poich, non fu

37
appena tutore , che scambi egli tutte le leggi, e invi
gil che le sue non fossero trasgredite. Di poi, quanto
alla guerra si spetta, e enomotie, le triacade, e sissitie, ed
altres gli efori ed i senatori stabil Licurgo (96). Con 66
tale permutamento eglino si guidarono a retto gover
no; ed a Licurgo defunto avendo fondato un sacrario,
il riveriscono grandemente. Ora (97) , com' proprio
di buon terreno, ed a non.iscarsa copia di gente, creb
bero tostamente, e ben fiorirono; n loro bastava pi
lo starsi in quiete, ma divisando essere migliori degli
Arcadi, consultarono in Delfo su tutta la regione degli
Arcadi ; e la Pitia s fattamente rispose ad essi:
JJ Arcadia chiedi a me ? Troppo mi chiedi .
Io non darolla. A1vadia assai di ghiande
Cibate ha genti, e tu verrai rispinto.
Pur non t' invidio il tutto. La sonante
Al pi Tegea , onde saltare ; e campo
Bello darotli a misurar con fune .
Cotale responso riportato ai Lacedemoni, eglino si a- 67.
stennero degli altri Arcadi , ma affidati all' oracolo in
gannevole recando seco ritorte marciarono contra i Tegeati,
come se dovessero menarli via in ischiavit. Pure ri
masti inferiori nella mischia , quanti di loro presi fu
rono vivi , stretti nelle ritorte , eh' essi medesimi si ave
vano recato, e colla fune misurando il campo dei Tegeati , lavoravano (98). E queste ritorte nelle quali fu
rono avvinti , erano a memoria mia ancora conservate
in Tegea , appese intorno al tempio di Minerva alea (99).
Cos dunque nella prima guerra di continuo sempre
malamente tenzonavano contra i Tegeati ; ma durante

38
l'et di Creso , ed il regno di Anassandride e di Aristone in. Lacedemone , gli Spartani divennero gi supe
riori in questa guisa. Poich ognora in guerra erano
vinti dai Tegttrti, mandando consultori a Delfo interro
garono quale degli Iddj propiziandosi rimarehhero in
guerra superiori ai Tegeati ; e la Pitia loro va
ticin : se le ossa di Oreste figliuolo di Agamennone
riporterete. E come essi rinvenire non potevano l'arca
di Oreste , mandarono di hel nuovo alla volta del Dio ,
tlddimandando in che paese giaceva Oreste. Ed ai con
sultori tai cose interroganti , la Pitia soggiunge :
Haw (T Arcadia nel( aperto campo
Certa Tega , u per possente forza
Spiratt due venti ; e forma avveIsa a forma ,
E danno giace sovra danno. Tiene
Qui t almo suol dAgamennone il figlio ,
Cui trasportando vincerai Tega ( i oo).
Come queste cose parimente udirono i Lacedemoni ,
non meno erano dal ritrovamento lontani , quantunque
per tutto cercassero , sino a tanto che Lica , uno degli
Spartani appellati henemeriti (101), fe' la scoperta. Sono i
henemeriti quelli de' cittadini , che dall' ordine dei cava
lieri sempre i pi anziani escono cinque per ciascun anno.
Ad essi in quell' anno in cui escono della cavalleria,
spediti gli uni qua , gli altri l dal comune degli Spar
tani, posare non lice. Adunque Lica, un di costoro, fe' la
scoperta in Tegea , e la fortuna usando e la scaltrezza.
Imperocch potendosi in quel tempo praticare coi Te
geati , egli entrato in una fucila, riguardava certo ferro
che si hatteva , ed era in ammirazione , veggendo quanto

39
lacevasi. E il maestro accortosi della sua ammirazione,
disse cessando dal lavorio : certo , ospite lacone , se tu
avessi veduto quello che io , molto pi ti meraviglieresti , dove ti d meraviglia la fattura del ferro. Vo
lendo io in questa corte fare un pozzo , m'avvenni sca
vando in un tumulo di sette cuhiti ; ed io , non mi po
tendo credere che giammai nascessero uomini maggiori
dei presenti , l' apersi , e vidi il morto di lunghezza pari
al tumulo (102) , e misuratolo, tornai a ricoprirlo. L'uno
gli raccontava le cose che veduto aveva , e V altro ad
esse ponendo mente , comprendeva che Oreste , giusta il
detto dell' oracolo , era questo . E il comprendeva
cos. Del ferrajo osservando i due mantici , trovava
quelli essere i due venti , la incudine poi ed il mar
tello la forma avversa alla forma , ed il hattuto ferro
il danno sovra il danno giacente , da non so che di
consimile congetturando, che pel male degli uomini s'in
vent il ferro. Tai cose avendo compreso egli , e ritorna
tosi a Sparta , ai Lacedemoni rifer il tutto ; e quelli
compostamente imponendogli accusa , lo shandirono. Co
stui , andato in Tegea , e manifestando al ferrajo la sua,
disgrazia , da lui ricusante voleva torre pigionata la corte ;
ma col tempo persuasolo , ahitolla , e scavato il sepol
cro , e le ossa raccolte , se ne and portandole a Spar
ta ( 1 o3). E d' allora quante volte si sperimentarono vi
cendevolmente , di gran lunga nella guerra i Lacede
moni restarono superiori ; e gi per loro il pi del Pe
loponneso erasi assoggettato.
Tutte queste cose pertanto udendo Creso , invi a
Sparta messaggeri a portar donativi, e chiedere alleanza,

4o
commettendo loro ci che dire era d'uopo ('o/f). E quei
venuti dissero : invi noi Creso il re dei Lidj , e di
altri popoli , cosi dicente : o Lacedemoni , ammonito
per oracolo del Dio d' aggiungermi il Greco ad amico;
voi che m' odo primeggiare tra' Greci , voi dunque, in
vito , secondo 1' oracolo , amico voleud' io divenirvi ed
alleato senza dolo e frode. Creso tali coso per li suoi araldi
annunzi ; ed i Lacedemoni che inteso avevano essi pure
V oracolo dato a Creso , si rallegrarono all' arrivo dei
Lidj , e ferono giuramenti di ospitalit e di alleanza.
Ed eglino per alcuni benefizj a Creso erano dapprima
tenuti , posciach avendo spedito i Lacedemoni a Sar
di a comprare oro , con intendimento d' adoperarlo
in una statua , in cotesta d'Apolline (to5), che tuttavia
sta eretta in Tornace della terra laconica , Creso ad
essi comperanti il di in dono. Adunque i Lacedemoni
e per le antidette cagioni la lega accettarono, e perch
preferendoli egli a tutti i Greci se gli eleggeva in amici.
E dall' una erano pronti alla chiamata , dall' altra for
mato avendo un cratere di bronzo , e di figurine este
riormente riempiendolo intorno al labbro, per grandezza
capace di trecento anfore , glielo inviarono , volendo con
tale dono contraccambiare Creso. Ma questo cratere non
pervenne a Sardi per una delle due cagioni che diver-.'
samente si narrano. Perciocch quinci narrano i La
cedemoni che a Sardi portandosi il cratere , mentre
verso il mare samio si riducea ( 1 06) , i Samj avutane
contezza , con lunghe navi sovraggiungendo , l' intercet
tarono ; ma i Samj stessi quindi narrano , che dap
poich tardarono i portatori del cratere dei Lacedemoni ,

4(
ed udirono Sardi e Creso essere presi , e' vendettero il
cratere in Santo, e privati uomini comperatolo il dedi
carono nel tempio di Giunone ; e forse anche i venditori
dissero , andati in Isparta , che fu loro tolto dai Samj.
E il fatto del cratere avvenne cosi.
Ma Creso sviando dell'oracolo, fece la spedizione in 71
Cappadocia , sperando d' ahhattere Ciro e la persiana
potenza. E apparecclandosi egli a marciare contea i
Persiani , un certo lidio , chiamato Sandani , il quale
reputato saggio anche prima , dacch ehhe profferito
la seguente sentenza ottenne gran nome tra' Lidj , con
sigli Creso s fattamente : o re , contra tali uomini ti
appresti a guerrrggiare , che portano hrache di cuojo, e
di cuojo il restante vestito, e mangiano, non quanto vo
gliono , ma quanto possono, ahitando aspra regione. Ol
tracci, non vino usano, ma acqua heono; n hanno fichi
da ciharsi (107), n nuli' altro di huono. Che se dall'una
tu vincerai, che toglierai loro, se essi non hanno niente?
e dall'altra, se sarai vinto, impara quanti heni tu per
derai. Imperocch quando avranno gustato dei heni no
stri, saranno loro attorno, n gli potremo cacciare. Ora
io rendo grazie agl'iddj, i quali non pongono in mente
ai Persiani il guerreggiare contra i Lidj. Cos dicendo,
non per persuase ' Creso. E veramente i Persiani , avan- 72
ti ch' essi dehellassero i Lidj , nulla si avevano di dilicato , o di huono. I Cappadoci poi dai Greci si appel
lano Siri. Ed erano cotesti Siri, prima del dominio dei
Persiani, sudditi dei Medi, ed allora di Ciro. Imperoc
ch limite dell' impero dei Medi e dei Lidj era il fiume
Ali , il quale dal monte Armenio scorre per li Cilicj ,
tomo 1.
3*

e poi, ha in suo corso a destra i Mantieni, e dall'altra i


Frigj ; e questi oltrepassati, fluendo all' ins (t 08) verso
il vento aquilone , di qua disgiunge i Siri Cappadoci ,
e da sinistra i Pafltgoni. Per tale modo il fiume Ali
divide quasi tutte le parti inferiori dell'Asia, dal mare
opposto a Cipri , insino al ponto eusino. Ed egli la
cervice di tutto cotesto paese ; e nella lunghezza della
via , si consumano cinque giornate da un uomo ben
cinto.
Ma movevasi Creso contra la Cappadocia per questi
motivi; e per cupidit di terra, volendo aggiungerla alla
sua dizione , e massimamente affidato all' oracolo , onde
vendicarsi per Astiage sovra Ciro. Perciocch Astiage
di Ciassare essendo cognato di Creso (109) , e re de'
Medi, da Ciro di Cambise che l'aveva debellato si tenea prigione. E di Creso egli in tal guisa era divenuto
cognato. Una torma di Sciti nomadi alzatasi a rumore,
s'era intrusa nel paese di Media. Signoreggiava in allora
i Medi Ciassare di Fraorte di Deioce ; il quale cotesti
Sciti bene primieramente trattava, come quelli che era
no supplici ; talch tenendoli in gran conto , consegn
loro de' fanciulli perch e nella lingua , e nell' arte
dell'arco gli ammaestrassero. Intromesso alcun tempo, e
sempre uscendo gli Sciti alla caccia , e sempre qualche
cosa portando , occorse pur una volta che essi nulla
predassero. E ritornandosi colle mani vte , Ciassare
{ perciocch egli era , come il dimostr , nella collera
estremo ) assai aspramente e oltre il conveniente trattolli ; e quelli nel patire da Ciassare tai cose , come in
degne di loro reputandole, si consultarono di tagliare a.

43
pezzi uno dei fanciulli appo loro ammaestrati , e appa
recchiandolo , siccome solevano eziandio le fiere appa
recchiare , darlo a Classare , portandolo come se caccia
gione fosse , e datolo, al pi presto recarsi da Aliatte
di Sadiatte in Sardi. E cosi appunto fu eseguito. Il
perch e Gassare e gli astanti convitati gustarono di
queste carni , e gli Sciti , ci fatto , ad Aliatte supplici
si ripararono. In appresso , poich Aliatte non ridava
gli Sciti a Classare che gli richiedea , si guerreggi
fra Lidj e Medi la guerra per anni cinque, nei quali
spesso i Lidj dai Medi vinti furono , e spesso dai Lidj
i Medi , ed una fiata anco attaccarono certa notturna
pugna. La guerra recandosi vicendevolmente con eguale
fortuna, venuti nel sesto anno a conflitto, accadde che
nel fervore della pugna , il giorno di repente si facesse
notte; e questa mutazione del giorno Talete milesio
predisse ai Ionj che avverrehhe a termine preponendo
egli Y anno medesimo in cui appunto ella apparve ( i io);
ed i Lidj ed i Medi poich videro notte surgere invece
di giorno, cessarono dalla pugna, e alquanto pi s'af
frettarono amhedue a comporre la pace ; e lor pa
cieri furono , Siennesi di Cilicia , e Lahineto di Bahi
lonia ; i quali e gli sollecitarono a giurare i patti, e
formarono mutua parentela di matrimonio . Perocch
s' avvisarono che Aliatte desse la figliuola sua Ariene
ad Asliage figbuolo di Gassare; che senza forte neces
sit forti le convenzioni non vogliono rimanersi. I sa
cramenti poi fanno queste nazioni siccome i Greci ; ed
inolu-e , poich le hraccia incidono nella cute , il sangue
si lamhiscono reciprocamente.

44
75

Adunque Ciro avendo dehellato coteslo Astiage ch' era


suo avo materno , il riteneva , per la cagione ch' io nei
posteriori ragionamenti significher. Il che Creso rin
facciando a Ciro, mand agli oracoli , affine d' intendere
se dovesse marciare contra i Persiani ; e venuto il va
ticinio fallace , egli sperando ch' esso fosse in favore
suo, si mosse alla volta della giurisdizione persiana. E come
egli pervenne al fiume Ali, quinci, con1' io dico, per
li ponti sussistenti fe' l' oste passare , ma al dire di
moltissimi Greci gliela fe' passare Talete milesio ( 1 1 1 ).
Conciossiach duhhiando Creso di che guisa valichereh
hero il fiume le schiere , non vi essendo ancora in quel
tempo cotesti ponti , narrasi che Talete presente nel
campo facesse che il fiume, il quale scorreva a mano sinistra
dell'esercito, a desu-a eziandio scorresse , e che operas
se in tal modo. Incominciando al di sopra degli allog
giamenti , cav una cupa fossa, e la condusse in forma
di mezza luna, in guisa che prendesse il gi piantalo
accampamento alle spalle , e per questa fossa il fiume
dall' antico alveo rivolto , ad esso nuovamente , oltrepas
sati gli accampamenti , shoccasse. Cos non fu s tosto
il fiume spartito , divenne valicahile d' amho le parli.
Alcuni altres dicono che il corso antico totalmente
si diseccasse (112). Ma ci io non ammetto; giacch
76 com' essi tornandosi addietro il varcarono ? Creso per
tanto , posciach pass coli' esercito , venne nel luogo
di Cappadocia domandato Pteria , luogo di cotesta regione
fortissimo , quasi all' incontro di Sinope citt giacente
al ponto eusino. Quivi si accamp guastando le posses
sioni dei Siri, e prese la citt ai Pterj , e menogli in

45
ischiavit ; e prese parimente tutti gli ahitati ad essa
dintorno; ed i Siri in nulla colpevoli traport dal pae
se ( 1 1 3). Intanto Ciro ragunato il suo esercito , e pi
gliati tutti gli abitanti tramezzi , andava alla volta di
Creso. Ma prima che avanzare le schiere , avendo inviati
araldi a Ionj , tent che essi da Creso si distaccassero ;
ma gli Ionj non si persuasero ; e Ciro come giunse , e
gli alloggiamenti oppose a Creso, quivi nella regione di
Pteria si sperimentavano con ogni loro possa vicende
volmente ; ma poi attaccata valida pugna , e molti
quinci e quindi caduti , finalmente n gli uni , n gli
alui vittoriosi si separarono , sopravvenendo la notte.
E cosi fattamente gli eserciti tenzonarono entrambi.
Ma Creso incolpando la scarsit delle sue soldatesche, 77
perch 1' esercito suo che pugnato aveva era molto minore
di quello di Ciro , siccome nemmeno Ciro non si pro
vava d'assalirlo il seguente giorno , ritornossi a Sardi ,
volgendo in mente d' invitare gli Egiziani giusta i giu
rati patti , attesoch e con Amasi regnante d' Egitto
colleganza aveva fatta prima che coi Lacedemoni ; e di
chiamare eziandio i Bahilonesi , dacch e con quelli pure
s' era confederato , imperando allora a' Bahilonesi Lahi
neto ; e di avvisare altres i Lacedemoni a comparire
in tempo determinato. E dopo avere questi riuniti , e
le sue milizie ragunate , disegnava , lasciato correre il
verno , insieme colla primavera fare la spedizione conira i
Persiani. Ora egli dall' una tali cose meditando , appena
a Sardi fu giunto , mand araldi alle alleanze , premonendole di ridursi insieme a Sardi nel quinto mese ; e
dall' alu-a il presente esercito , che s' era raffrontato ai

46
Persiani , essendo mercenario , congedandolo per intere
il disperse ; in niuna guisa non si credendo che mai
Ciro , il quale con si egual marte pugnato aveva, contra
78 Sardi si avvanzerehhe. Tali cose seco medesimo divi
sando Creso , il sohhorgo tutto di serpenti si riempiette ,
e quegli apparsi , i cavalli ahhandonando i consueti pa
scoli , givano e li divoravano. E questo veggendo , Cre
so , come era di fatti, il reput portento, e suhitamente
mand consultori agi' interpreti dei Telmessei ( 1 1 4) ; Ma
ai consultori giunti, e chiariti dai Telmessei che cosa si
gnificare volesse il portento, non fu conceduto di ripor
tarne a Creso 1' annunzio ; poich prima che addietro a
Sardi rinavigassero, era Creso gi prigioniere. E i Tel
messei sentenziarono cos , doversi Creso attendere sulla
contrada esercito di aliena favella, e che venuto questo
esercito prostrerehhe i paesani ; dicendo eglino essere il
serpente della terra figliuolo , ed il cavallo , nemico ed
avventizio. I Telmessei tai cose rispondevano a Creso
di gi prigione , nulla ancora quelli sapendosi degli
eventi intorno a Sardi ed a Creso medesimo.
79
Ma Ciro , tosto che Creso si dipartia dopo la pugna
commessa in Pteria, avendo inteso come questi al ritor
no shandare doveva l* esercito , consultando trovava essere
cosa per lui il moversi , quanto pi presto poteva , sopra
Sardi , avanti che una seconda fiata si raccogliesse la
forza dei Lidj . E come il pens , l' esegui cos con
celerit. Spinto l'esercito in Lidia, egli stesso venne
di s nunzio a Creso. Qui Creso caduto in molla per
plessit, per essergli oltre ogni credere le cose avvenute
diverse da quelle eh' egli opinava , tuttavia i Lidj trasse

47
fuori in hattaglia. Ora in cotesto tempo non v'era niuno
popolo in Asia n pi virile, ne pi gagliardo del lidio;
eglino dal cavallo pugnavano, trattavano lunghe aste, ed
erauo ottimi cavalieri. Fu lo scontro nella pianura che sta
avanti la citt sardiana , grande essendo ella e rasa. Per
etsa ed altri fiumi e l' Ilio scorrendo , Y infrangono in
sieme nel maggiore chiamato Ermo , il quale cadendo
dal monte sagrato alla madre dindimena, shocca in mare
verso la citt di Foceea (( i5). Quivi Ciro come vide i Lidj ordinarsi in hattaglia, shigottito dalla cavalleria, cos
fece , per ammonimento di Arpago uomo medo. Quanti
cammelli seguivano il suo esercito portanti vettovaglie e
hagaglie, tutti questi congreg, e loro levando i pesi, so
pra vi mont uomini adorni d'equestre addohho; e poi
ch gli ehhe in tal guisa guerniti gli antepose (1 16) al ri
manente esercito, acciocch percorressero conlra la caval
leria di" Creso; ed all' infanteria comand che seguitasse
i cammelli , e dopo i fanti - schier tutti i cavalli.
Cosi tutti a lui ponendosi in ordinanza , precett loro
che niuno risparmiando , uccidessero , degli altri Lidj
qualunque facesse impedimento , per Creso stesso non
uccidessero nemmeno se nelT atto d' essere pigliato re
sistesse. Cotali furono i suoi precetti. I cammelli poi af
front alla cavalleria , per questa cagione. Dal cavallo
si teme il cammello , e no '1 sostiene n vedendone
l'aspetto, n fiutandone l'odore (* r 7). Adunque quivi
escogit tale scaltrimento, acciocch a Creso riuscisse di
sutile la cavalleria , colla quale pure il Lidio si confidava
di splendere. Ora come si scontrarono in hattaglia, quivi
non appena i cavalli fiutarono i cammelli e gli videro.

80

48
che si voltavano addietro , e s la speranza di Creso
giacque. Non pertanto non s' avvilirono quindi i Lidj ,
ma poich s' avvidero del fatto , dai cavalli halzando ,
pedoni co' Persiani pugnarono, finch caduti molti di entramhi , i Lidj furono volti in fuga, e chiusi nelle mura,
si assediarono da' Persiani.
81
Da questi dunque era piantato l' assedio , e Creso ,
stimando the per lungo tempo gli durerehhe, invi
dalle mura altri nuuzj alle alleanze: perciocch que' primi
qua e l s' erano inviati.- ad indicare anticipatamente la
riunione in Sardi pel quinto mese, ma costoro egli spe
diva a chiedere il pi presto assistenza per Creso asse
diato. Adunque ed alle altre alleanze ne mand , ed ai
82 Lacedemoni parimente. Ma agli Spartani pure circa quel
medesimo tempo era accaduta discordia cogli Argivi
pel luogo addimandato Tirea. Imperocch questa Tirea,
spettante alla dizione dell' Argolide , i Lacedemoni in
tercisala se la tennero. Ora il paese anche sino a Malea
e verso occidente era degli Argivi , tanto quello , ch'
in terraferma , come l' isola citereia , e le rimanenti
delle isole (11 8). Ma gli Argivi soccorrendo al proprio
territorio che da loro veniva diviso , convennero quivi
a parlamento, e patteggiarono che trecento d'ogni parte
pugnassero, e quale delle due superasse, fosse di quella il
paese, e che la moltitudine dell'esercito l'una e l'altra
in patria si ritornasse , n si restasse mentre quei ten
zonavano , acciocch coll'essere presenti gli accampamenti
gli altri vedendo i suoi inferiori non corressero al
l' ajuto. Di ci dunque accordali , si dipartirono ; e
i rimasti scelti d' entramhi si raffrontarono ; i quali

49
combattendo , e pari prodezza manifestando , restarono
di seicento uomini tre; degli Argivi Alcenore e Cromio ;
dei Lacedemoni , Otriadc ; e vi restarono costoro per
la notte sopravveniente. I due degli Argivi , come gi
vincitori , correvano ad Argo ; e de' Lacedemoni Otriade , spogliati i cadaveri degli Argivi , e trasportate le
armi al suo accampamento , s tenea saldo al posto. D
.li seguente ambedue gli eserciti comparvero informan
dosi, e dapprima gli uni e gli altri alienitavano avere vinto,
quelli dicendo , come dei suoi erano pi i sopravvissuti ,
questi , dimostrando fuggiaschi gli altri e fermo il loro ,
e spogliatore dei cadaveri argivi ; finalmente dalla con
tesa corsero alle armi , e cadendo molti quinci e quindi ,
vinsero i lacedemoni. Da quel tempo tosandosi il capo
gli Argivi , quando per 1' avanti essere dovevano chio
mati , fecero legge ed imprecazione che non prima
nessun Argivo nudrisse la chioma, n le donne portassero
oro , se Tirca non fosse redenta. Per lo contrario , i
Lacedemoni posero legge di lasciarsi d'allora le chiome,
dove prima se le tondevan.0 (i 19). Ma l'unico de' trecento
campato, Otriade , raccontasi, che vergognandosi di ritor
nare a Sparta, essendogli periti i commilitoni , l in Tirea
a s stesso die morte ( 1 20). In tale termine essendo le cose
degli Spartani , venne il sardiano araldo, pregando d'ajuto
per Creso assediato , e quelli , ci non ostante , poich
udirono l'araldo, si accingevano al soccorso, e gi erano
in punto , e gi apparecchiate stavano le navi , quand' ecco altro annunzio essere espugnato il muro de'
Lidj , e Creso tenersi vivo prigione. Cos i Lacede
moni , dolendosi della gravezza del caso , soprastettero .
TOMO I.
4

5o
Ma Sardi fu in cotale modo espugnatt. Posciach il
g quartodecimo giorno volgevasi a Creso assediato, Ciro
mandando de' cavalcanti per 1' oste sua , fe' bandire ,
che premj concederebbe a colui il ptale primo salisse
sulle mura. Dopo ci , sperimentandosi l'esercito, sic
come non vi riusciva , allora gli altri ormai posandosi ,
im uomo mardo, di nome Ircadc , tent di astendere da
quella parte della rocca a cui ninna guardia s' era disposta ,
perciocch di col non v'era tema che mai si prendesse ,
sendo dirupata da quel canto la rocca ed inespugnabile ;
per quivi soltanto neppure Melete, gi re de' Sardiani ,
avea portato il leone , quello che la concubina partorito
gli avea , allorch i Telmcssci giudicarono, che il leone
portandosi intorno le mura , Sardi sarebbe invincibile.
Ora Melete avendolo portato in giro pel restante delle
mura , l dove era espugnabile il sito della rocca , di
questo come d' inespugnabile? , e dirupato non cur.
E desso dal lato della citt rivolto verso il Tmolo.
Adunque cotesto Ircade mardo , vedendo il giorno avanti
discendere da questo luogo della rocca certo lidio per
un elmo che gli era rotolato dall' alto , e riportarselo ,
sel not e chiuse nell' animo. Allora poi egli sali , e
dietro lui altri Persiani salirono ; e venendo olu.e fre
quenti , cos Sardi presero , e la citt tutta si saccheg
giava (121).
85
Ma allo stesso Creso questo avvenne. Aveva egli il
figliuolo , di cui anco prima s' fatto menzione , nel
rimanente valido , muto per. Adunque nella passata
felice sua condizione , Creso per lui aveva il tutto posto
mt opera, e altre cose immaginandosi , ed anco a Delfo

5i!
mand per esso a consultare ; e la Pitia gli rispose in
questa sentenza :
O lidia stirpe , regttator di molti ,
Al sommo stolto Creso , C implorato
Suono cotanto , del loquente figlio
Non voler tu per la magione udire :
Meglio fora per te eh' ei resti muto.
Parler prima in non beato giorno.
Ora prendendosi le mura , certo Persiano giva ad uc
cidere per iscambio Creso , e Creso veggendoselo gi
sopra , per la presente calamit non se ne curava ,
essendogli indifferente il morire trafitto. Ma questo
figliuolo , il mutolo , come vide 1' assalente persiano ,
pel timore e pel danno gitt la voce , e disse : o uo
mo , non uccidere Creso. Ci costui proffer per la pri
ma volta , e poscia per tutto il tempo di sua vita par
l (122). I Persiani dunque e di Sardi s'impadronirono, e
presero vivo lo stesso Creso , il quale dopo avere regnato
anni quattordici , e quattordici giorni essere stato asse
diato , secondo 1' oracolo aveva dato fine al suo grande
impero. E presolo i Persiani il condussero a Ciro , il
quale , ammassata una gran pira , vi fece sopra salire
Creso avvinto in ritorte , ed appo lui sette e sette
figliuoli de' Lidj , volgendo in mente o di offerire cotali primizie a qualcuno degl' Iddj , o volendo anco
adempiere un voto , oppure , informato che Creso era
uomo pio, il sovrappose alla pira, con animo divedere
se qualche nume lo liberasse acciocch vivo non fosse,
abbruciato. E cosi si dice che questi facesse ; ma che
a Creso, stante sulla pira, venisse in mente , ancorch

5a
fosse in cotanta miseria , il detto a lui da Solone , come
per divina ispirazione , niuuo essere de' viventi heato.
Ora come questo gli si affacci , in s ritornato e so
spirando dopo profondo silenzio, tre volte nomin Solone;
e uditolo Ciro , comand agl'interpreti che interrogas
sero Ovso chi si fosse costui eh' egli invocava , e
quelli accostatisi l'interrogarono; e Creso primieramente
alle domande guardava il silenzio , ma poi , facendosegli
forza , disse : tale cui preferirei a grandi ricchezze , ac
ciocch con tutti i re venisse a colloquio (ia3). E come
egli oscuramente loro parlava , di nuovo 1' interrogavano
sul gi detto , C instando quelli , ed importunandolo ,
disse come venne da prima Solone ateniese , e contem
plata ogni sua ricchezza , avevala slimata un nulla ; tali
cose avendogli detto , che tutte a lui riuscirono l
dove quegli disse, non pi a lui solo dicendole , che a
tutto 1' umano genere , e massimamente a coloro che
s stessi reputano heali. Ci Creso mentovava , e della
pira gi accesa hruciavano d' ogn' intorno le estremit.
Ma Ciro udite dagl' interpreti le cose dette da Cre
so , pentendosi , e pensando ch' egli pure essendo uo
mo , un alux uomo a lui non inferiore in felicit
dava vivo al fuoco , ed inoltre temendo il divino
castigo , e considerando che nulla v' era di stahile
Ira gli uomini , comanda che tostamente sia estinta
l' ardente fiamma , e Creso disceso ne sia , e gli
altri che erano con Creso ; c quelli, cui ci fu in
giunto provandosi , non poteano pi il fuoco attu
tare. Ora dicesi dai Lidj , che Creso conoscendo il
pentimento di Ciro , come vedeva ogn' uomo intento ad

53
ammorzare il fuoco , e non poterlo pi contenere , esclamasse , invocando Apolline, che se mai d'alcun dono
l'avesse gratificato , gli venisse vicino, e dal presente
male lo liberasse. E mentre lagrimando invocava il
Dio , ecco dal sereno e tranquillo cielo concorrere d
repente nuvole , e tempesta scoppiare , e piovere
acqua alla dirotta, ed estinguere la pira (ta4). Cos
avvedendosi Ciro che Creso era e caro agli Iddii ed
uomo dabbene , discesolo dalla pira , in tal modo lo
interrog : o Creso, e quale uomo te persuase ad assalire
la mia terra , e nemico a me costituirti invece che
amico ? E quegli : o re , ci ho io fatto per tua buona
ventura e per mia mala ventura , e n' autore il
Dio de' Greci , che m' enfi all' impresa , perciocch
nessuno cosi demente , il quale elegga la guerra
anzi che la pace ; ch in questa dai figliuoli i padri
sono seppelliti , in quella i figliuoli da' padri : ma cosi
ai numi forse piacque che accadesse.
Tali cose egli disse , e Ciro discioltolo se1 pose a sedere 88
a canto , e in grandissima osservanza il teneva, e ri
guardandolo , ed egli e tutt i , quanti gli stavano d' in
torno, lo ammiravano (t2 5). Ma quegli, unto raccolto
in suo pensiero, tacevasi ; poscia rivoltosi e vedendo li
Persiani devastanti la citt de' Lidj , disse: o re debbo
dirti ci che io sento, o piuttosto tacere nel presente
tempo ? E Ciro incorandolo, gl' ingiunse dire quanto
pensava ; e quegli cos l' interrog : e questa gran turba,
che mai opera con tanto ardore ? e Ciro : depreda la
tua citt e dissipa le tue ricchezze. E Creso : n la mia
citt depreda , n le mie ricchezze , posciach nulla pi

54
cli ci mi appartiene , ma asportano e menano via il
ttto. Alle quali parole Ciro pose cura , e fatti ritirare
gli alni , intetTog Creso , cosa in que' fatti per lui
vedesse. Poich , rispose , gli Iddii a te servo mi die
dero reputo giusto se alcun clt veggo di pi che si
gnificai. I Persiani per natura petulanti sono poveri;
laonde se tu sofferi che rapiscano e ritengano grandi
ricchezze , egli da presumere che da loro questo a
te ne venga , che qualunque di essi pi ne riterr ,
tu il deggia aspettare ribelle. Ora dunque fa cosi ,
se ti piace quello che dico : in tutte le porte poni a
custodi de' tuoi astati , i quali tolgano agli asportanti le
ricchezze dicendo lot'o, essere necessario che di esse ren
dano le decime a Giove , e tu non te gl' inimicherai
togliendo per forza le dovizie , e quelli , conscj far tu
cose giuste , le faranno di buona voglia. Ci udendo
Ciro , assai ne gioiva , come quello che reputava ot
timo 1' ammonimento: quindi lodatolo molto , e coman
dando agli astati di adempiere ci che Creso avea consi
gliato , cos gli disse: Creso, chiedi da re, che da te
pende onde compiere ottimi fatti e parole , quel dono
quale vuoi che a te tostamente si faccia (126). E Creso:
0 signore , mi farai cosa grata all' estremo , concedendo,
che il Dio de' Greci , lui eh' io tra gli Iddii ho som
mamente onorato , io interroghi mandandogli queste ri
torte , s' egli si abbia per legge l' ingannare i suoi bene
meriti. E Ciro , iutetTog di che il pregava accusando
il Dio, e Creso da capo tutti i suoi pensieri gli espose , e
1 responsi degli oracoli , e i donativi massimamente , e
come enftato dall' oracolo , mosse guerra a' Persiani ;

55
e ci dicendo , discendeva di hel nuovo alla preghiera ,
che permesso gli fosse rinfacciare tai cose alla Deit.
E Ciro ridendo rispose : e questo impetra da me , o
Creso , e quanto altro di volta in volta t'ahhisognasse.
Creso ci udito , mandando alcuni de' Lidj in Delfo ,
lor comand , che ponendo sulla soglia del tempio
le ritorte , domandassero se non si vergognasse un
poco di aver cogli oracoli eccitato Creso a movere
guerra a' Persiani , come se dare fine dovesse alla po
tenza di Ciro , dalla quale gli veuivano cosi C1tte pri
mizie , mostrando le ritorte ; e con ci domandassero
pure , se era legge appo g' Iddii de' Greci 1' essere 9 1
ingrati. Ora arrivati i Lidj e i comandi esposti , rac
contasi , che la Pitia cos rispose : anco al Dio im
possihile fuggirei la destinata sorte ; per Creso ha
pagato il peccalo del quinto progenitore (ia7) , il
quale sondo uno degli astali degli Eraclidi, secondando
frotlc femminile- , uccise il proprio signore , e tenne di
quello la dignit a lui in modo alcuno non ispettante.
E quantunque Apolline si studiasse che al tempo de'
figliuoli di Creso accadesse la calamit di Sardi , e
non vivente Creso , non fu ei da tanto da trarre a s
i destini , ma quanto questi concedettero ei procur ,
e d favor , poich tre anni differ 1' espugnazione di
Sardi ; e ci sappia pur Creso , come egli fu preso questi
anni pi tardi del destinato, e in secondo , che lui ahhru
ciattte ajut; rispetto poi al dato oracolo , non rettamente
rimprovera Creso il Dio , poich gli prediceva Apolline ,
ch' ove portasse guerra a' Persiani un grande imperio
discioglierehhe , laonde, volendosi consigliare rettamente,

56
doveva egli domandare altres , di quale , se del suo im
pero detto si fosse, o di quello di Ciro; ma non avendo
egli compreso il detto, n fatta novella richiesta, s accusi
colpevole ; e quello che all' ultimo consultore disse
Apollo intomo al mulo, neppure questo (128) com
prese , poich era Ciro cotale mulo , come quegli
che nasceva da due di diversa gente , e di madre mi
gliore , e di padre di pi hassa condizione , mentre
1 una era 'di Media , e figliuola di Astiaste de' Medi
re , l' altro persiano e da quelli signoreggiato , e quan
tunque in tutto inferiore fosse , nondimeno aveva la sua
padrona sposata. Queste cose a' Lidj rispose la Pitia ,
e quelli ritornarono in Sardi e a Creso le riportarono ,
ed egli uditele conobbe sua essere la colpa, e non del
Dio. E circa all' impero di Creso, ed alla prima suggezione dell' Ionia avvenne cos.
Di Creso vi sono eziandio molti altri doni in Grecia,
e non i mentovati soltanto. Imperocch v'ha in Tebe
de' Beoti un aureo tripode , il quale ei dedic ad Apol
line 1' ismenio ; in Efeso vi sono le giovenche auree ,
ed il pi delle colonne : nel tempio di Minerva pronea
in Delfo uno scudo aureo e grande ( 1 ig). Questi anco
sino all'et mia erano avanzati , ma i rimanenti doni
sparirono. Quelli poi che consacr Creso appo i Branchidi de' Milesj , come odo , eguali furono in peso , e
simili ai posti in Delfo. E i doni in Delfo e nel tempio
di Amfiarao erano domestici, e delle paterne facolt
primizia ; ma gli altri uscirono della sostanza d'uomo
nemico, il quale avanti il regnare di lui gli si costitu
avversario , studiandosi con Pantaleone che a questi

57
toccasse il principato de' Litlj. Era Pantaleone figlinolo di
Aliatte , e fratello di Creso, ma non per madre, per
ciocch Creso era nato ad Aliatte da una donna caria , e
Pantaleone da una ionia (t3o). Posciach dunque, con
cedente il padre , Creso tenne il principato , 1' uomo
che contr' operato gli aveva , strascinando egli sopra uno
scardasso il dilani ( 1 3 1 ) , e la sostanza di esso , gi prima
votata agl' Iddii, allora nel mentovato modo consacr ne'
prefati luoghi. E intorno ai donativi tanto sia detto.
Meraviglie la terra lidia veramente non ha com'altri c
paesi, perch se ne scriva , salvo che gli aurei minuz
zoli , che sono gi volti dal Tmolo (t3a). Un'opera
bens ne offerisce sovrammodo grandissima , dalle opere
degli Egizj e de' Babilonesi in fitari. Quivi il sepolcro
di Aliatte padre di Creso, la cui base sono gran pietre,
ed il resto ammasso di terra. E lo formarono i mer
catini , e gli artefici manuali , e le fanciulle che fanno
traffico di s stesse. I termini essendo cinque , ancora
sino all' et mia , soprastavano al sommo del sepolcro ,
e in essi , le iscrizioni scolpite indicavano ci che
ciascuno aveva fatto, ed appariva dalla misura essere
grandissima 1' opera delle fanciulle. Imperocch le figliuole
del popolo dei Lidj si prostituiscono tutte , raccogliendosi
la dote: e ci fanno finch si maritano; e si collocano
da s medesime. Il circuito del sepolcro stadj sei e
jugeri due; la larghezza jugeri tredici (i33) : ed un
lago grande rasenta il sepolcro , il quale dicono i Lidj
essere di perenne onda, e si chiama gigeo ( 1 3/(). Ed
esso tale.
I Lidj usano istituti consimili , a quei de' Greci tolto
TOMO I.
4*

58
che le figliuole prostituiscono. Primi essi tra gli uomi
ni , che noi conosciamo, si servirono di mone la d'oro
e d'argento coniato, e primi si fecero rivenduglioli ( 1 35).
Dicono inoltre i medesimi Lidj , che i giuochi in uso
tuttavia appo loro ed appo i Greci , sieno un loro tro
vato, e che quando gl' inventarono , mandassero pure
coloni in Tirrenia ; cosi circa, a queste cose narrando.
Sotto il re Ali figliuolo di Mane , forte carestia di vitto
per tutta Lidia si sparse , ed i Lidj dapprincipio se ne
passarono sostenendola ; ma poi come non cessava il
male , cercarono rimedio , escogitandone chi uno e chi
altro. Allora dunque s' invent e dei dadi , e degli aliossi , e della palla , e di tutti gli altri giuochi le specie ,
fuorch quella de'sassetli; poich di questi l'invenzione
non si appropriano i Lidj ( 1 36). E inventatili contra la
fame , fecero in tal modo. L' uno de' giorni tutto intero
giocavano, per non fare rtchiesta di cibo, e l'altro cibavansi , cessando da' giuochi ; e in questa guisa se la
passarono anni diciotto. Mt poich il malore non dava
sosta , bettsi gli violentava vie pi , cos il re loro , di
visi in due parti i Lidj tutti , la dimoranza dell' una , e
la uscita dell'altra dalla contrada, mise alla sorte, e a
quella parte cui sarebbe toccato il restarsi , il re pre
pose s stesso , e all' altra , che parure doveva , il figliuo
lo per nome Tirreno ( 1 37). Ora coloro, cui tocc
l' uscire del paese , a Smirne discesero , e l procac
ciatisi navilj , e sopvappostovi quanto era ad essi op
portuno pel navigare ( 1 38) , proseguirono in cerca
di vitto e terra , insino a tanto che oltrapassate molte
nazioni , pervennero agli Umbri , e quivi si J>brica-

h
rono citt, le quali ahitano sino al di d'oggi. Ed allora,
i;t vece di Lidj , mutata l' appellazione a cagione del
figliuolo del Re che gli aveva guidati , e da lui deri
vando d soprannome , Tirreni si domandarono. E cosi i
Lidj da' Persiani si ridussero in servit.
Ora ne richiede il discorso chi si fosse questo Ciro 95
H quale ahhatt V impero di Creso , ed in che guisa i
Persiani dominarono l' Asia. Come adunque narrano
alcuni Persiani , quelli che suhlimare non vogliono le
cose di Ciro , ma dire il discorso qual' , cosi scriver,
hench io sappia indicare intorno a Ciro u-e altre maniere
di racconto. Gi gli Assit j signoreggiavano 1' Asia su
periore per anni cinquecento e venti , quando primi
cominciarono da essi i Medi a distacca si , e costoro
pugnando cogli Assirj per la lihert , divennero uomini
generosi , e scossa la servit , si liherarono. Dopo loro,
e le altre nazioni fecrro lo stesso de' Medi. E vivendo
tutti pel continente (i3()) colle proprie leggi , in tal
modo di hel nuovo sotto la potest di un solo perven
nero. Tra i Medi nacque un uomo sapiente , per nome
Deioce , che figliuolo era di Fraorte. Cotesto Deioce,
invaghitosi del principato , cos faceva. Ahitando i Medi
per horghi , egli essendo anco per 1' avanti spettahile
nel suo . pure vie pi alquanto e con maggiore ardore
dedicandosi alla giustizia la esercitava. E quantunque
per tutta la Media vi fosse iniquit molta , ci ei faceva,
hen sapendo che al giusto l' ingiusto nemico. Ora i
Medi del horgo suo , veggendo i costumi di lui , lo
'leggevano a loro giudice , ed egli come quello che

6o
vagheggiava il principato, retto era e giusto. E ct fa
cendo , non poca lode otteneva appo i popolani suoi ,
talmente che que' degli altri horghi intendendo , come
Deioce era l' uomo unico giudicante secondo il retto ,
essi che primamente succumhevano ad ingiuste sentenze ,
allora, poich ci udirono, lieti concorrevano a Deioce,
per farsi giudicare , e finalmente a niun altro si rimet
tevano. Ma divenendo sempre maggiore il concorso ,
perch intendevano U giudizj riuscire verso la verit ,
conoscendo Deioce su lui il tutto posare , non pi vo
leva sedere l dove prima presedendo giudicava , e ne
g di pi giudicare , poich non gli era vantaggioso ,
trascurate le proprie , per l' intero giorno giudicare le
cose de' vicini (i4)- Che per la rapina e l' iniquit
vie pi che per lo avanti spandendost per li horghi , i
Medi si ragunarono , e conferirono tra loro , ragionando
della presente somma delle cose. E come io penso, prin
cipalmente dicevano gli amici di Deioce : per certo usan
do il presente modo , non pi potremo il paese ahitare ;
su via , stahiliamoci un re , e cos e il paese sar a huo
ne leggi regolato , e noi volgendoci alle opere non saremo
dall' iniquit messi sossopra. Tali cose per avventura
quelli dicendo , li persuadono a lasciarsi signoreggiare.
E suhitamente proponendosi chi mai si costituirehhero
rege , era Deioce molto da ogni uomo e proposto
e commendalo , fino a che acconsentirono che egli fosse
re. E questi impose ad essi , che casa gli si edifi
casse degna della reale dignit , e di astate guardie il
munissero. Ci fanno i Medi : conciossiach gli edificano
case ampie e forti , nel luogo eh' ei disegn , e guardie

6i
gli permettono eleggersi da tutti i Medi. Laonde , poi
ch egli si tenne l' impero , obblig i Medi a farsi una
citt , ed essa tutelando d' intorno , meno curarsi delle
altre. Della qual cosa pure persuasi i Medi , fabbric
egli mura ampie e valide , quelle che ora chiamansi
Ecbatana, un cerchio stante nelT altro. E tal l'arte usa
ta in queste mura , che 1' un cerchio dell' altro pi
alto nelli soli propugnacoli , e ad essere cosi , in certa
guisa , soccorre il sito eziandio , sendo collina ; nondimanco fu maggiore l' industria , perch i cerchi tutti
essendo insieme sette , entro 1' ultimo stanno la reggia
e i tesori. E di essi il massimo muro in grandezza
quasi eguale al cerchio di Atene (1^O ; e del primo
cerchio i propugnacoli sono bianchi, del secondo neri,
del terzo purpurei , del quarto turchini , e del quinto
colore di sandracca. Cos tutti i propugnacoli de' cerchj
sono fioriti di colori ; ma gli ultimi due, l'uno inargentali,
l'altro dorati ha i propugnacoli.
Di tai cose Deioce s , e l' intorno delle sue case gg
mun , e al rimanente popolo poi comand che abitasse
circa il muro. Il tutto edificato , primo Deioce si fu che
stabil quest' ordine : al re non entri nessuno , ma ogni
cosa per messaggeri si faccia , acciocch da niuno si
vegga il se ; ed inoltre : il ridere e lo sputare al suo
cospetto sia turpitudine per qualunque (t42). Cos s
stesso rendea venerando , perch no1 vedendo i suoi
coetanei , gi a lui insieme educati , di casato non peg
gtore , e di prodezza non inferiori , non se ne dolessero
e 1' insidiassero , ma diverso anzi loro paresse non lo
vedendo. Poich egli ebbe ordinate tali cose , e a 1 co

rafferm l'impero, fu severo nel servare la "giustizia, e


i cittadini scrivendo le liti, a lui entro le inviavano, ed
esso giudicandole , le rimandava fuori. E cos faceva
intorno a' giudizj. Le altre cose poi in tal modo egli
si ordin : se intendeva alcuno avere praticato ingiuria ,
costui chiamato, gastigava con pena condegna di ciascun
delitto ; e gli esploratori e gli ascoltatori erano per tutta
la terra cui egli imperava.
Deioce dunque contrasse la nazione dei Medi in una
sola , e imper ad essa. Della qual nazione, sono tante
le genti : Buse, Paretaceni, Strucate, Arisanti, Budj , Magi.
E tante sono de' Medi le genti. Di Deioce nacque figliuolo
Fraorte, il quale, dopo la morte del padre che aveva
regnato cinquantntr anni , assunse l'impero; ed assuntolo,
non gli hast regnare sui soli Medi , ma movendo guerra
ai Persiani, questi primi assali , e primi fece soggetii
ai Medi. Quindi , avendo egli due tali nazioni , ed am
hedue gagliarde , dehell l'Asia , da uno sopra altro po
polo passando , fino a che si mosse contra gli Assirj, e
degli Assirj contra quelli che tenevano Ninive (i4^) 1
quali avevano signoreggiato prima su tutti , ma allora iso
lati erano per 1' ahhandono degli alleati , per altro da
s henestanti. Fraorte movendosi contro costoro, avendo
regnato ventidue anni , peri egli , ed il pi del sua
esercito.
Morto Fraorte , Classare suo figliuolo e di Deioce
nipote, gli succedette. Costui dicesi che anco molto pi.
prode fosse de' progenitori , e primo distinse in coorti
le genti nelT Asia , e primo ordin che parte a parte
stessero gli astati , i saettatovi , i cavalieri , i quali per

63
lo avanti tutti erano del pari promiscuamente confusi ,
( 1 44)- Costui quello che hattagli co' Lidj, quando
a' comhattenti il giorno mulossi in notte ( 1 4^) , e che
l' Asia di sopra al fiume Ali ridusse sotto di s. Egli
raccolti tutti i signoreggiati da lui , marci sopra Ninive ,
vendicando il padre , ed espugnare volendo questa citt.
Ma vinto avendo nel conflitto gli Assirj , mentre cingeva
d' assedio Ninive , sorvenne un esercito grande di Sciti ,
condotti dal re loro Madie figliuolo di Prototia , i quali
cacciando i Cimmerj dall' Europa, entrarono nell'Asia,
inseguendo i ruggitivi , e cos nella regione di Media ,
pervennero
Ora dal lago Meotide al fiume Fasi
ed a' Colchi sono trenta giornate di cammino per un
viandante hen cinto; e dalla Colchide non multo tratto
si sormonta per giungere nella Media , ma v' La sola
una nazione interposta , i Saspiri , la quale oltrepassala
si nella Media ( 1 47)- ^a gli Sciti di col gi non
entrarono, hen si volsero per la via .superiore, mollo
pi lunga , avendo a destra il monte Caucaso (i4$)Quivi i Medi cogli Sciti commessa hattaglia , ed avuta
la peggio, perdettero l'impero; e gli Suiti l'Asia tutta
occuparono. Quinci givano verso Egitto , ma poich
furono nella Palestina Siria , Psammitico re d'Egitto
incontrandoli con doni e suppliche gli storn dal pro
gredire pi oltre ; e quelli , nel ritornarsi vennero in
Ascalona citt di Siria ( i /\g) , dove il pi degli Sciti
uscendo fuori innocuo, alcuni pochi rimasti addietro,
spogliarono il sacrario della celeste Venere. questo
sacrario , cme io indagando ritrovo, di tutti quanti gli
altri di tale Dea il pi antico , conciossiach e quello

64
che in Cipro di qak ebl>e origine , come dicono gE
stessi Cipriani , e il sacrario eh' in Citera, i Fenicj
innalzarono, ehe uomini sono di questa Siria (i5o). Agli
Scoi spogliatori del sacrario in Ascalona , ed ai loro di
scendenti in perpetuo scagli la Dea il femminile morbo,
in guisa che gli Sciti eziandio asseriscono perci quelli
infermare , e vedersi appo loro da chiunque vassi alla
regione scitica per che modo patiscano , que'che chiamali
106 dagli Sciti sono enarei (t5t). Adunque per venti e otto
anni imperarono l'Asia gli Sciti, e il tutto per la loro vio
lenza e sprezzo era sossopra. Imperocch senza i tributi ,
da ciascuno riscuotevano ci che a ciascuno imponevano ,
e senza il tributo , rapivano cavalcando d' intorno quel
che ognuno si aveva. Ma i pi \ di costoro Gassare e i
Medi, ricevutigli ad ospizio e ben ubbriacatigli trucida
rono ; e cos i Medi ricuperarono l' impero , e domina
rono quanto tenevano anco prima , e Ninive presero ,
( come la presero in ala.i ragionamenti il far mani
festo ) (t5a) e gli Assirj si fecero mancipi, eccetto la
regione di Babilonia. Dopo queste cose, Gassare avendo
regnato quaranta quattr' anni , computandosi quelli che
imperarono gli Sciti, cess di vivere.
Raccolse Astiage, il figliuolo di Gassare, la signoria.
Nacque a questi una figliuola , a cui egli il nome im
pose di Mandane. Ora parve ad Astiage in sogno ch'essa
tanta urina spargesse , da riempiere la citt sua , ed inondare pur l'Asia tutta (t 53). Ed esponendo alli Magi
interpreti dei sogni la visione , s' impaur , intendendo
da essi ogni cosa paratamente. In appresso , questa Man
dane, essendo gi matura al matrimonio egli a veruno

(Vj
de' Medi degni di lui non d in isposa , temendo la
visione , ma la d ad un persiano , il cui nome era Camhise , ch'ei ritrovava di huon casato , e di quieta in
dole , e nel resto il reputava molto inferiore d' un me
diocre Medo. Ora ahitando Mandane con Camhise , ad 1 08
Asliage si offerse nel primo anno altra visione. Parevagli ebe dalle vergogne di questa figliuola pullulasse
una vite , e ehe la vite adomhrasse l'Asia tutta. Ci egli
avendo veduto e riferito agi' intetpreti de' sogni , riebiam di Persia la figliuola ehe gi eia vicina al parto ,
e giunta la custodiva , con animo di struggere il nato
da lei , perocch i magi interpreti della visione, a lui
significavano , ebe il parto della figliuola regnerehhe
in sua vece. Di ci dunque guardandosi Astiage, come
Ciro nacque , chiamato a s Arpago , uomo a lui con
giunto . e fidatissimo tra' Medi , e amministratore di
tutte le cose sue , cos gli disse : o Arpago , 1' affare
che a te commetto , non negligere menomamente , n
me ingannare, n coll'appigliarli ad afori, volere al fin dei
fini nelle tue stesse arti inciampare; piglia il fanciullo cui
Mandane partor : e portandolo in tua casa , Y uc
cidi : di poi il seppellisci nel modo che tu vorrai . E
quegli : o re , soggiunge , n alu-e volte mai vedesti in
quest' uomo nulla d' ingrato , e ci guarderemo anco per
l' avvenire di peccare in niente verso di te ; ma se t'
caro che cos si faccia , egli dovere , per quanto in
me sta , il servirti con ogni industria. Cos avendo rispo- I oe
sto Arpago , come gli fu consegnato il fantolino adorno
degli ornamenti di morte , se ne andava piangendo a
casa, e giuntovi alla moglie sua svel tutto il ragionar
tomo i.
.
5

66
mento tenutogli da Astiage. E quella a lui rivolta: ora,
dice , che hai tu dunqne in mente di fare ? ed egli :
non gi il comando di Astiage , che se impazzasse od
infuriasse peggio di quel che infuria presentemente ,
non io al suo parere m' aggiunger , n io a tale uc
cisione sar ministro ; e per molte ragioni non fi a ch'io
l' uccida ; e perch m' parente il fanciullo , e perch
Astiage gi vecchio , e senza maschile prole ; e se lui
morto , voglia l' impero ascendere in cotesta figliuola ,
della quale il parto egli ora uccide per me , che altro
quinci mi resta se non il maggiore de' pericoli? tuttavia
alla mia sicurezza f 1 54) importa che questo fanciullo si
muoja , ma importa che alcuno di "quei di Astiage , e
j io non de' miei ne divenga l' uccisore. Disse , e suhitamente
un messaggero invi a quello de' hifolchi di Astiage,
ch' ei sapeva pascere per pascoli opportunissimi . e per
monti ripieni di fiere. Di costui il nome era Mitrida
te , e teneva in moglie una sua conserva , domandata
Cin , secondo la lingua de' Greci , ma secondo quella
de' Medi Spac , mercecch la cagna chiamano i Medi
spaca (i 55). Le falde poi de' monti, dove i pascoli
de' hovi avea cotesto hifolco , sono ad aquilone di
Echatana , e verso il ponto eusino; perciocch la re
gione di Media da questa parte volta ai Saspiri as
sai montuosa , ed alta e di selve opaca ; ma nel ri
manente tutta piana. Adunque dopo che il hifolco ,
con molta sollecitudine chiamato , sen venne , Arpago gli
parl cosi : ti comanda Astiage che questo fanciullino
pigliando, il deponga nel pi deserto de' monti , accioc
ch tostamente perisca , e oltrecci a dirti m' impose ,

67
che se non l' ucciderai , ma ne avrai in qualunque
modo cura, perirai di pessima morte, e a me . s'
ingiunto vederlo esposto. Tali cose udite il hifolco , 1 1 1
assunto il fanciullo , per la via medesima ritorna ,
e giugne al hovile. Ma a costui eziandio la moglie
che di giorno in giorno era sul punto di partorire ,
allora per divino volere partor , mentre il hifolco alla
citt se ne giva , onde stavano 1' un dell' altro in pen
siero , questi temendo pel parto della moglie , e la moglie,
perch l' uomo suo era stato da Arpago insolitamente ,
chiamato. Ma poich ritornato comparve , la moglie ,
quasi non pi sperato veggendolo , il chiese prima ,
perch tanto sollecitamente Aipago chiamato l' avesse ;
a cui egli : o moglie , giunto alla citt ho veduto ed
ho udito quel che mai veduto non avessi , n mai av
venuto fosse a' padroni nostri ! La casa tutta di Ar
pago era dominata dal pianto: io atterrito , vi entrava,
e non appena entrato , veggo un fanciullo nel mezzo po
sto , palpitante e vagiente , ornato d' oro , e di variate
vesti. Arpago come mi vide , mi comand che pigliato
al pi presto il fanciullo me ne andassi portandolo , e
il deponessi nel luogo de' monti pi dalle fiere infe
stato , dicendo essere Astiage colui che ci mi addos
sava , molti mali minacciandomi ov' io noi facessi ; ed
io pigliatolo , il portava , stimando ch' esso di alcuni de'
domestici fosse , perch non avrei mai sospettato donde
egli era ; e stupia veggendo e questi d' oro e di vesti
adorno , e di pi il pianto manifesto in casa di Ar
pago. Ma di repente intendo per via tutto il discorso
da un famiglio , il quale scartandomi fuor di citt , mi

6S
consegn il bambino, cio questi essere figliuolo di Manda
ne di Astiage , e di Cambisc di Ciro , e Astiage coman2 darne 1' uccisione ; ed ora eccolo qui. Cos in parlando il
bifolco discopertolo , il mostrava ; ed ella , come vide
il bambino , ebe grande era e bello , lagrimando , e le
ginocchia del marito abbracciando, supplicava, che a nes
suno patto lo esponesse , ma quegli diceva non potere fare
altrimenti , perocch sopnaweroebbono gli esploratori di
Arpago ad osservare , ed egli perirebbe miseramente ,
ove non adempiesse i comandi. E non persuadendo il
marito, dice di nuovo la donna cos: poich non posso
dunque persuaderti a non esporlo, e tu fa in tal guisa,
quando sia di assoluta necessit che esposto si vegga :
anch' io ho partorito , ma partorito ho un morto ; questo
recando esponi ; ed il pargoletto della figliuola di Astiage siccome nostro alimentiamo. Cos n tu sarai colto of
fendendo i padroni , n noi male ci saremmo consigliati
dacch e il morto sortir sepoltura , e il superstite la
* vita non perder. Parve al bifolco , che nel presente
caso la donna molto bene parlasse , e tostamente ci
fece. Il fanciullo cui a morte recato aveva , questo alla
moglie consegna , ed il suo eh' era estinto , prese e
mise nel vase in cui l' altro aveva portato , e orna
tolo di tutto l'ornamento dell'altro bambino, portan
dolo nel pi deserto de' monti, lo espose. Come poi
apparve il terzo giorno sulT esposto fanciullo , il bifolco
andossene alla citt , lasciando a custode col certo
de' pastori a lui soggetti; ( 1 56) e venuto in casa di
Arpago , disse essere pronto di mostrare il cadavere del
fanciullo , ed Arpago spedite le pi fedeli cfelle sue

69
guardie , vide per mezzo di queste , e seppell del bt
folco il figliuolo. Quello fu seppellito , e lui, che po
scia fu chiamato Ciro, la donna del bifolco avendo
raccolto il nutriva , imponendogli certo altro nome, non
gi quello di Ciro.
Ma quando il fanciullo toccava il decimo anno , tale co
sa a lui accaduta il fece palese. Giocava egli in cotesto
villaggio dov'erano parimente gli armenti prefati, e gio
cava con altri coetanei sulla via , e i fanciulli nel giuoco
scelsero a loro re costui che aveva Y appellazione di
figliuolo del bifolco. Ed egli di essi dtstribuiva gli uni
ad edificare case, gli aliti ad essere guardia della per
sona sua, qualcuno ad essere occhio del re , ad altro dava
1' onore d' introdurre i messaggi' , cos a ciascuno suo
uffizio assegnando ( 1 5 7). Ora uno di cotesti fanciulli in
sieme giocanti , figliuolo essendo di Artembare , uomo
spettabile tra' Medi , non ademp i comandi suoi , il perch
Ciro ingiunse agli altri garzoni , che il pigliassero in
mezzo , ed obbedendo i garzoni , Ciro molto aspra
mente il tratt flagellandolo ( 58). Ma non fu appena
rilasciato , eh' ei per avere patite cose indegne di s
se ne crucciava vie pi , e disceso nella citt querelossi al padre di quanto aveva incontrato da Ciro,
non gi da Ciro , che non avea per anco tal nome T
ma dal figliuolo del bifolco di Astiage. Ed Artembare,
cos irato com'era, venuto ad Astiage, e seco menando
il figliuolo , insopportabili cose narrava avere patite,
dicendo: o re dal tuo servo figliuolo d'un bifolco sia
mo in tale modo ingiuriati , e mostrava del giovanetto
le spalle. Ci avendo udito e veduto Astiage , volen

do vendicare il figliuolo pev onore di Artembare , man


d chiamare il bifolco ed il fanciullo , e come ambe
due s' appresentarono , Astiage guatando Ciro disse : tu
dunque , di cotale padre nato , ti sei ardito il figliuolo
di questi che appo me principale, trattare con tanta
contumelia ? E Ciro rispose: o signore, io a costui
ho fatto con giustizia tai cose, poich i fanciulli del
villaggio, tra quali egli pur s' era , giocando mi costitui
rono a loro re , stimando esser io assai idoneo a quest' ufficio. Ora gli altri fanciulli i comandi adempievano,
e costui n ascoltava , n di nulla parea curarsi ; sino a
tanto che ne ha riportata la pena. Se dunque io per
tal cagione sono degno di qualche male, eccomi a te
dinnanzi. Mentre il giovanetto cos parlava, insinuavasi in
Astiage il riconoscimento di quello , e parevagli 1' aria del
volto avvicinarsi alla sua , ed essere la risposta ed il gesto
libero olu.e 1' umile condizione , e convenire il tempo
dell' esposizione coll' et del fanciullo. Dalle quali cose
atterrito , egli buona pezza rimase senza voce ; ma final
mente a mala pena riavutosi , volendo mandare fuori
Artembare , per aversi il solo bifolco e porlo alla prova :
Artembare , disse , io far s che tu e il figliuol tuo
non abbiate menomamente a lagnarvi. Cos Astiage con
geda dall'una Artembare , e dall' altra i famigli guida
rono Ciro per suo comando nelle interne stanze. Poich
il bifolco fu lasciato solo , l'interrog Astiage donde avesse avuto il garzone , e chi si fosse colui che glielo
aveva rimesso ; e quei rispondeva averlo ei generato , e
starsi ancora appo lui quella che partorito l'aveva. Ma
Astiage gli soggiunse che non bene si consigliava, de

7
siderando ridursi a gran tormenti ; e in cosi dire fe'
segno agli astati che lo pigliassero. Ora mentre ai tor
menti si conduceva , quei dichiar cosi la cosa qual era ,
e dal principio cominciando progrediva veracemente , e
discendeva alle suppliche , ed implorava che gli fosse
dal re dato il perdono. Astiage del bifolco che aveva
confessato la verit ne fe' ancora minore conto , ma con
Arpago grandemente sdegnato , impose agli astati che
gliel chiamassero ; e come questi comparve , Astiage l' in
terrog: Arpago di quale morte perire facesti il nato di
mia figliuola ch'io t'ho rimesso? Arpago, come vide en
tro il bifolco , non si volse a mendace strada , per non
incappare convinto; ma disse cos: o re, poich ricevetti
l'infante , meco stesso pensava mirando al com'io potessi
e la tua mente eseguire, e senza colpa serbandomi verso
te, non divenire carnefice u della tua figliuola n di te
stesso. Per cos faccio. Chiamato codesto bifolco, gli
consegno il bambino , dicendo averne tu ordinata 1' uc
cisione , e s dicendo , io non mentiva , che tale era il
comando tuo ; ma gliel consegnai in modo che gli fu
per me ordinato d' esporlo in deserto monte , e di
restarsi dappresso a custodirlo finch quello cessasse
di vivere ; minacciando costui d' ogni pena , se ci non
recasse a compimento. Ma poich eseguendo egli i co
mandi , spir il bambino, io inviati i fidatissimi degli
eunuchi, e il vidi per mezzo loro e il seppellii. Cos pass,
o re , la cosa , e tale fato pali il fanciullo.
Arpago dunque svel il diritto discorso , ma Astiage
nascondendo l'ira che ci covava pel fatto, primieramente
gli raccont di nuovo la cosa quale 1' aveva udita dal

7a
bifolco , e dopo avergliela ripetuta, scendea narran
do , come il fanciullo sopravviveva , e come l' accaduto
s'era volto in buon punto , perocch, proseguia egli, del
fatto a cotesto fanciullo io ne sentia grande trav aglio,
e l'offesa recata alla mia figliuola , io non leggermente
mi comportava. Ora dunque essendosi in bene la for
tuna mutata, e manda il figliuolo tuo al novellamente
capitato garzone , e tu stesso , poich deggio pel salva
mento del fanciullo sacrificare ag' Iddii , ai quali tale
onore si pertiene , vienmi a cena. Ci udito Atpago , prosternatosi al re , e seco medesimo congratulan
dosi che il fallo gli era passato in bene, e veniva a cena
invitato, se ne and a casa; ed entratovi, tostamente chia
m a s l'unico suo figltuolo, di anni tredici al1'incirca, or
dinandogli d'andare ad Astiage , e fare quanto quello gli
comandasse. E egli soprammodo lieto narr alla moglie
l' evento. Ora Astiage , come gli giunse il figliuolo di
Arpago , lo scann , e tagliandolo membro a membro ,
delle carni parte ne arrosti e parte ne less , e bene
apparecchiatele le aveva in pronto. Ma poich sorvenne
1' ora della cena, e gli altri convitati si ridussero, ed Ar
pago, ai rimanenti, ed allo stesso Astiage furono poste in
nanzi mense cariche di carni d' agnello , ma ad Arpago
quelle tutte del figliuolo suo , ecccttoch il capo e le
estremit delle mani e de' piedi. Queste poi separata
mente giacevano coperte in un canesuo ( 1 5tj). Ma
quando Arpago parve saziato di quel pasto abbastanza ,
Astiage l' interrog se egli si era dilettato un po' del
convito , e rispondendo Arpago; anzi moltissimo ; coloro
cui n' era data l' meumbenza recarono la testa del

73
figliuolo coperta, e le mani ed i piedi, e stando
davanti ad Arpago gl' ingiunsero di scoprire , e pren
derei quel che voleva , ed egli obbedendo e discoprendo,
vide le reliquie del figliuolo e mirandolo non per si
abbattette, ma rimase in s stesso 5 ed interrogatolo Asliage se conoscesse di quale fiera s' era cibato , que'
disse e di conoscere , e grato essere quanto uh ri' fa
ceva ( 1 60). Cosi rispondendo presi ' i rimasugli delle
carni , se ne and a casa ; e quinci , com' io penso , rac
colto il tutto, seppellire il doveva.
Ad Arpago impose A stinge totale pena ; ma consi
gliandosi intorno a Ciro, chiam que' magi i quali gli
avevano in questo modo il sogno interpretato , e ve
nuti gl' interrog , come gli avessero interpretato la
visione, ed essi lo stesso risposero , dicehdo , che U fan
ciullo dovrebbe regnare se salvo fosse, e non morto prima.
E quegli loro cos risponde : v' il fanciullo, e soprav
vive ; e nella campagna vivendosi i fanciulli del villaggio
lo costituirono re , ed egli tutto quanto fauno i vera
mente re fece appieno , poich e guardie della per
sona , e portinat' , e refercndarj e i rimanenti ufficj
aveva ordinati. Ed ora dunque dove a voi pare che
vadano a riescire siffatte cose? E i magi: se il fanciullo
campa ed ha regnato senza nessuna premeditazione ,
confida perci , ed abbi buon animo ; perocch egli anco
non regner la seconda fiata. E veramente alcuni de'
vaticinj a noi in tenuit si disciolsero , e le conseguenze
de' sogni finalmente riduconsi a certo che di mal formo.
Ed Astiage : Io stesso altres , o magi , sono molto di
quest' opinione , che nominatosi rege il fanciullo , abbia
TOMO I.
5*

7*
il sogno avuto il suo esito, e che cotesto Dtneiuflo non
mi sia pi in niente tremendo. Non pertroto, hene
d' ogni intorno considerando, consigliatemi quel che
per l' avvenire deve rendere sicura e la mia casa e
voi stessi. Al che i magi: o re , ed a noi medesimi
sommamente importa che stia fermo l' impero tuo ,
perciocch si alienerehhe passando in questo fanciullo ,
essendo egli Persiano; e noi essendo Medi , saremmo
ridotti servi , e diverremmo di ntun conto al cospetto
de' Persiani , come quelli che loro siamo stranieri. Ma
lu re stante , per essere cittadino , e noi in parte re
gniamo , e otteniamo da te grandi onori ; per tal gui
sa dunque noi deggiamo onninamente provvedere a te
ed al tuo regno ; ed ora se vedessimo alcuna cosa onde
temere , a te il tutto avremmo predetto ; ma il sogno
avendo percosso su frivolezze, e noi facciamo core , e te
esortiamo a fare altrettanto. Cotesto fanciullo poi tel
manda lungi dagli occhi , ai Perstani ed ai suoi genifi 21 lori. Ci detto Astiage si rallegr, e chiamato Ciro:
o figliuolo , disse, io per V imperfetta visione di un
sogno t' ingiuriava , ma tu al tuo fato sopravvivesti.
Or dunque, vaitene lieto in Persia, ch' io con teco invier conduttori ; e col giunto , padre e madre ritro
verai, non quali sono Mitridate il hifolco , e la donna
sua.
122
Cosi detto Astiage licenzia Ciro. E questo, ritornato
alle case di Catnhise, accolsero i genitori , ed accogliendolo , poich il conohhero , l' ahhracciarono affettuosa
mente, come colui che si credevano essere suhito gi
perito ; e indagando per qual modo fosse campato ,

7*
loro diceva, non avere ci egli conosciuto per l' avanti ,
ma essere stato in grandissimo errore ; bens per via
avere risaputo tu to il suo caso , perciocch egli si
reputava quale figliuolo del bifolco di Astiage , ma poi
viaggio di col facendo , tutto il discorso aveva egli
inteso da' suoi accompagnatori , e raccontava essere
stato nutrito dalla donna del bifolco, e andava conti
nuamente costei lodando, e d' ogni suo discorso la
somma era Cin. Ed i genitori, questo nome assumendo,
acciocch paresse ai Persiani che il fanciullo loro fosse
pi miracolosamente servato, sparsero voce che l'espo
sto Ciro da una cagna fosse stato nutrito, e di quindi
cotesto fama prevalse. Pervenuto poi Ciro a virilit,
ed essendo valentissimo fra' coetanei ed amatissimo ,
Arpago lo stimolava, inviandogli donativi , per desiderio
di vendicarsi d' Astiage ; imperocch non vedeva che
da lui , uomo privato , potesse sopra Astiage cadere
vendetta ; ma veggendo a questa crescergli Ciro , si I
studiava di conciliarselo ajutatore , le calamit di lui alle
sue proprie assimigliando. Inoltre aveva prima anche ci
recato ad effetto. Essendo Astiage acerbo inverso i Medi,
accostandosi Arpago a colloquio con ciascuno de' principali
Medi , gli persuase essere necessario preporsi Ciro al
comando , ed Astiage rimuovere dal regno. Ci dunque
essendogli riuscito , e U.ovandosi in pronto , cos a Ciro
dimorante tra' Persiani, volendo significare Arpago il suo
pensiero , noi poteva altrimenti , attesoch le strade erano
guardate. Laonde questo artificio invent. Acconciata
industri osamente una lepre , e sparatole il ventre , e
uhm pelo svellendo , cosi cora' era , le introdusse una

7d
lettera , scrivendo quello che gli purea ; poi ricucito il
ventre della lepre, e al pi fldato de' suoi famigliari
dando reti , come a cacciatore , il mand a Persiani ,
comandandogli che nel rimettere a Ciro la lepre gli sog
giungesse a viva voce d' aprirla colle proprie mani , e
farlo nessuno presente. Tanto dunque fu eseguito ; e
Ciro ricevuta la lepre , la spar , e trovata in essa la
lettera la pigli e lesse. E la scrittura dicea cos : O
figliuolo di Cambise! te certamente gl' Iddii dall'alto
guardano , poich non mai saresti a tanto di fortuna
venuto. Tu dunque adesso punisci Astiage il tuo ucci
sore , poich secondo il desiderio di costui moristi , ma
per opera degl' Iddii e mia sopravvivi. Il che tutto , io
credo , avere tu dapprima apparato , e ci che intorno
a te praticato si sia , e quello che io da Astiage ho
patito, per non averti ucciso, ma consegnato al bifolco.
Per se vuoi ora il mio consiglio seguire , alla regione
cui Astiage impera , ad essa tutta tu impererai. Persuasi i
Persiani a ribellarsi , marcia alla loro testa contra i
Medi , e od io sia eletto a duce d'Astiage coou.a di
te , o tal altro de' pi spettabili de' Medi , avverr
quanto pensi , perch primi costoro distaccandosi da
lui e a te volgendosi , si proveranno di abbattere
Astiage. Adunque se come qui tutto fosse in pronto fa
quanto ho detto, e il fa celeremente.
Ciro udite tali cose pensava seco medesimo con quale
pi scaltrito modo persuaderebbe i Persiani a ribellarsi ,
e pensando trov essere opport1missimo quello che co
s fece. Avendo egli scritto in un rotolo ci che vo
leva chiau* a conclone i Persiani ; e poi svolgendolo

77
e leggendolo disse che Astiage l' aveva designato a
duce de' Persiani. Ora dunque , o Persiani , prosegui
egli , v' intimo di comparire ciascuno con una falce.
Cosi Ciro peror ai Persiani. Sono poi pi le genti dei
Persiani , delle quali alcune Ciro ne convoc , ed in
dusse a rihellarsi dai Medi. Queste son quelle da cui pen
dono tutti gli altri Persiani. Pasargardi , Marafj , Maspj;
ma i Pasargard sono gli ottimi tra quali v' anco la
schiatta degli Achemenidi , ond'ehhcro origine i re per
siani. Gli altri Persiani sono Pantialci , Derusici, Germanii. E tutti costoro sono aratori. Gli altri poi sono
pastori , cio Daj , Manli , Dropici , Sagartj. Ora poi
ch tutti comparvero tenenti il prefato strumento, quin
di ( poich v' era in Persia un tratto spinoso di
diciotto a venti stadj per ogni verso ) , Ciro co
mand loro che il dishoscassero , ed i Persiani recando
a compimento la proposta fatica , ei lor comand che
si presentassero il seguente giorno tutti mondi. In questo
mezzo ragun Ciro ogni gregge di capre e pecore ,
ogni armento di hovi del padre suo , e gli apparec
chi, come se fosse per accogliere l' esercito de' Per
siani ; e vi aggiunse vino e cihi assai opportuni. Il
giorno dopo venuti i Persiani, ed adagiatili sur un prato,
diede loro lauto convito ; ma poich surscro dal praneo , Ciro g' interrog quale preferissero delle due , le
cose del giorno avanti , o le presenti ; ed essi risposero,
essere tra quelle grande distanza , perciocch il giorno
precedente era stato tutto affanno per loro, e il presente
tutto hene. Ciro accogliendo tal detto , loro denud
per intero il consiglio suo , cosi favellando : O uomini

78
persiani , tali sono le cose vostre. Volendo a me accon
sentire , e questi ed infiniti altri beni vi godrete, i quali
non si hanno ninna servile fatica ; no1 volendo poi ,
vi avrete fatiche innumerabili , a quella di jeri consimile.
Ora dunque, me ascoltando , fatevi liberi , poich io penso
per divina ventura essere nato a condurvi nelle mani
cotesti beni ; e vi giudico uomini ai Medi non peggiori ,
n in altre cose , n in virt bellica ; il che cos essendo ,
distaccatevi da Astiage immantinente.
127
I Persiani dunque i quali anco prima male tolleravano
1' essere imperati dai Medi , ora appigliandosi ad un
protettore, di buona voglta si liberavano; ma Astiage
come intese tanto operarsi dr Ciro , per un nunzio
il chiam a s , e Ciro intim al nunzio di riportare ,
che prima ei verrebbe di quello che Astiage st sso non
si vorrebbe. Il che avendo udito Astiage , arm lutti
i Medi , e come se Dio gli avesse offesa la mente ,
loro prepose Arpago a duce , ponendo in obblio le
cose eh' egli a quello avea fatte. Poich dunque i Me
di marciarono ed attaccarono coi Persiani la mischia,
alcuni di essi , quanti non erano del consiglio parteci
pi, combattevano , altri disertavano ai Persiani , ma i pi
:I28 erano ignavi a bella posta e fuggivano . Discioltosi
turpemente l'esercito medo , Astiage n' ebbe appena
la novella che dtsse , minacciando Ciro : ma nemmeno
Ciro cos si godr. Ci detto, primieramente que' ma
gi interpreti de' sogni che 1' avevano persuado a' rila
sciare Ciro fe' sospendere ai pali; (161) di poi arm
i Medi gi rimasti nella citt , giovani e vecchi , e con
ducendo fuori costoro , e affrontandosi co' Persiani, eb-

79
be la peggio ; ed esso stesso fu preso vivo , e i Medi che
aveva fuori condotti perdette. Ora essendo prigione Astia- 1 29
ge , stando Arpago alla sua presenza ne godeva , e il
mordeva , ed altri pungenti motti dicendogli , alludendo
anco alla cena in cui l' avea delle carni del figliuolo
cihato, 1* interrog , che gli paresse la servit in con
fronto del regno. Ma Astiage guatandolo , l' interrog
a vicenda , se sua facesse 1' opera di Ciro; e Arpago
dicendo avere egli scritto , e quindi essere sua giusta
mente la cosa , Astiage diedegli a divedere ch' egli era
inettissimo ed ingiustissimo tra tutti gli uomini ; inet
tissimo , poich potendo egli re divenire , seppure le
presenti cose state erano da lui operate , ad un altro
aveva conferito il dominio; ingiustissimo poi, perch
per cjuella cena aveva i Medi in servit trascinato, avve
gnach se conveniva assolutamente che ad un altro si
desse l* impero , e ch' ei pi noi tenesse , pi giusto
era porre tal hene intorno a qualcuno de' Medi , di quel
lo che a' Persiani ; ma ora i Medi di tale colpa inno
centi essere da padroni dtvenuti servi ; ed i Persiani
gi prima servi de' Medi , ora esserne divenuti i pa
droni (162).
Adunque Astiage, avendo regnato anni trentacinque, cos fu rimosso dal regno, e i Medi per l'acer
hit sua soggiacquero ai Persiani, dacch signoreggia
rono P Asia al di sopra del fiume Ali , per cento e
ventotto anni, eccettone quelli ne' quali ehhero gli Sciti
l' impero. Ma nel susseguente tempo costoro del gi fatto
pentironsi , e si rihellarono da Dario ( 1
; ma rihel
latisi, furono novellamente soggiogati essendo stati vinti

'

8o
in hattaglia. I Persiani e Ciro rihellatisi sotto Astia ge,
signoreggiarono l' Asia d' allora in poi, e Ciro, niun al
tro male facendo ad Astiage, fino tanto che quegli vis
se, il tenne appo s (i6,f). Ciro per tal modo nato ed
allevato regn, e dopo questi fatti ei soggiog Cre
so della ingiuria cominciatore , come ho dapprima nar
rato ; e cos soggiogatolo egli su tutta l' Asia imper.
r3 1
Ora so usarsi da' Persiani tali istituti. Non islimano
lecito erigere simulacri , e templi ed are, anzi impu
tano di stoltezza quelli che cos fanno , perch, come
mi pare , non giudicarono alla guisa de' Greci essere
g' Lldii di umana forma. Costoro sogliono , salendo so
pra le pi alte vette de' monti, ostie a Giove sacrifica
re, Giove chiamando tutto l' orhe del cielo. Sacrifica
no inoltre al sole ed alla luna , alla terra , al fuoco
all'acqua ed ai venti, ed a questi unicamente fanno sa
crificio sin da principio ( c 65). Quindi appresero a sa
crificare anco ad Urania , ammaestrati dagli Assirj e
dagli Arahi. A Venere poi gli Assirj danno il no
me di Militta, di Alitta gli Arahi , di Mitra i PerI32 siani (166). Il sacrificio dei Persiani ai prefati Iddii
s' cos statuito : n are fanno , n fuoco accendono do
vendo sacrificare , non usano lihamenti , non tihia ,
non hende , non orzo e sale , ma chi a qualcuno degli
Iddii vuole sacrificare , adducendo l' animale in luogo
mondo invoca il Dio, portando la tiara inghirlandala
specialmente di mirto (167). Al sacrificante non
lecito per s solo in particolare pregare beni , ma fa
voti che a tutti i Persiani ed al re hene accada,
attesoch in tutti i Persiani egli pure compreso. Ma

8t
poich ha la vittima per membri sminuzzato e ne ha
lessato le carni, fa loro un letto della pi molle
erba , e singolarmente di trifoglio , e sovr esso pone
tutte le carni. Cos quivi tai cose disposte , un uomo
mago astante vi canta certa generazione degli Iddii, quale
eglino dicono essere incantagione , avvegnach senza
mago non possono fare legittimo sacrificio (168). Pas*
sato breve tempo , il sacrificante si piglia le carni , e
ne usa come meglio gli sembra. Tra tutti i giorni repu- 1 33
tano d' onore degno massimamente quello in cui cia
scuno nato , ed in questo giudicano convenevole T im
bandire maggiore mensa che negli altri ; e in esso i pi
ricchi fra loro imbandiscono bue e cavallo e cammel
lo ed asino interi , arrostiti ne' forni ; ma i poveri mi
nuto gregge. Usano poche vivande, pospasti assai , e
non insieme. E per i Persiani dicono , che i Greci
cibandosi cessano coll' avere fame , perciocch dopo la
cena non si porta loro null' altro che vaglia ; che se
fosse ad essi posta innanzi qualche cosa, non cessereb
bero di mangiare. Il vino appetiscono assai, n loro
lecito vomitare, od orinare in presenza altmi. Cosi ap
po loro si osserva. Ne1l' inebbriarsi sogliono deliberare
delle cose pi serie , e ci che piacque ai deliberanti,
ad essi il giorno dopo digiuni si propone dal padrone
della casa nella quale hanno deliberato , e se a lor pia
ce anche digiuni, cos la fanno, se non piace, la lascia
no (tfit)). E quanto digiuni hanno prima deliberato, inebbriandosi riconoscono. Abbattendosi scambievolmente per i34
le vie , da ci puote taluno riconoscere se quelli che
6 incontrano sono eguali; perch in vece del mutuo
TOMO I.
6

82
salutare si baciano alla bocca. Che se l' uno tal
poco inferiore , si baciano le gote; e se di molto
pi bassa nascita, prostrandosi inchina l'altro. Ono
rano fra tutti , quelli che abitano ad essi vicino ;
nondimeno dopo s stessi ; in secondo i secondi , e poi
onorano gli altri per ordine progredendo. In minimo
onore tengono quei che abitano pi lontano da loro ,
stimando s stessi essere tra gli uomini di gran lunga
onninamente i migliori , e gli altri giusta il prefato
ordine partecipare di virt; ma coloro che da essi so
no pi rimoti essere i peggiori. Sotto 1' impero de'
Medi, le une sulle altre genti imperavano, ma su
tutte i Medi, e su quelle che ad essi abitavano dappros
so , c queste sui confinanti i quali poi dominavano
su pi prossimaui. E secondo tale ordine anche f
Persiani rendono onore. Poich progredisce questa
1 35 nazione imperando e tutelando. Ai forestieri istituti
s' accostano i Persiani pi d' ogni popolo ; conciossiach e il vestimento de' Medi , avendolo reputato pi leg
giadro del proprio, portano, e nelle guerre s' adattano
gli usberghi egiztani } e conosciute 1 varie volutt s'in
dustriano di procacciarsele. Inoltre ammaestrati da' Gre
ci, amano i fanciulli (170). Ciascuno d'essi sposa molte
vergini , ma pi sono ancora que' che posseggono di
;136 molte concubine (17 !) Prodezza dopo la virt bellica
. stimano il mostrare molti figliuoli , e a chi pi ne mo
stra , manda doni il re in ogni anno ; poich pensano
nella moltitudine stare la forza (172). Ammaestrano
i fanciulli, incominciando dal quinto sino al ventesimo
anno, in sole tre cose, cavalcare, e tirare d'arco, ed esse

83
re veritieri (173); e prima che il fanciullo giunga al
quinto anno non si conduce al cospetto del padre , ma
appo le femmine tragge la vita ; e ci si fa, acciocch
se more mentre si ralleva , nessuno dolore trafigga il
padre.
Lodo invero cotale costume , e questo anco lodo , che 1 3 7
per una colpa neppure lo stesso re uccida chi si
sia , n veruno degli altri Persiani imponga per una
colpa a' famigliari irreparahile patimento. Bens consi
derando egli se trovi pi e maggiori essere le ingiurie
che i prestati uffizj , adopera cos lo sdegno. Affermano
non avere mai nessuno ucciso il padre o la madre, ma
che quanti vi sono stati di tale fatta , egli , dicono ,
di tutta necessit che ricercando si trovino , o supposti
o adulterini; conciossiacch dicono non essere prohahile
che il veramente padre dal proprio figliuolo sia mor
to (174)- Quante cose non loro lecito fare, neppure 1 38
dirle lecito. Vergognosissimo si reputa appo loro il
mentire ; in secondo l' essere dehitore , e per molte
altre cagioni , e per la necessit massimamente in cui,
allegano , trovarsi il dehitore di dire pure qualche hugia.
Se alcuno de' cittadini da lepra o da morfea tocco ,
costui alla citt non discende , n si mischia agli altri
Persiani , perocch dicono che per qualche peccato
verso il sole , ci gli sia accaduto ; ed ogni forestiere ,
preso da colali malori , cacciano dal paese; e molti
eziandio le hianche colomhe , la stessa colpa adducendo (175). In fiume n urinano, n sputano, n le
mani mondano , n nuli' altro tollerano ehe si faccia ,
ma i fiumi venerano massimamente (176). E questo 1 39

4
pure occorre a' Persiani, ad essi occulto , a noi non gi ;
i nomi loro essendo al corpo ed alla maest corri
spondenti , terminano tutti nella medesima lettera , che
i Doriesi chiamano sam e sigma gl' Ioni (177). In
questa , troverai investigando , finire i nomi de' Persiani ,
non alcuni s , altri no, ma tutti egualmente. Tali cose,
con certezza conosciute , posso io dire intorno ad essi.
Le seguenti poi come occulte si dicono , e non chiara
mente , circa a chi muore , cio non essere sepolto il
cadavere d' un Persiano , se prima non sia da cane , o
da augello lacerato. I magi so certo che cosi fanno, poi
ch manifestamente lo fanno. Ora dunque i Persiani av
volto il cadavere nella cera il sotterrano (178) ; ma i
magi molto differiscono e dagli altri uomini , e dai sacer
doti di Egitto , poich questi non si conlaminano coll' uc
cidere nessuno animale se non quanti sacrificano ; laddove
i magi gli uccidono tutti di propria mano , toltone il
cane e l' uomo ; anzi a nobile fatica si arrecano 1' uc
cidere egualmente serpenti e formiche, e gli altri rettili
e volatili. Ma sia di quest' uso come s' dapprincipio
statuito. Ora ritomo al primo ragionamento.
Gl' Ioni e gli Eolj , non s tosto i Lidj furono
debellati da' Persiani , inviarono messaggieri a Sardi a
Ciro , volendo obbedirgli agli stessi patti che a Creso
erano soggetti ; ed egli udite le loro proposte narr ad
essi questo racconto : un flautista , diss' egli , veggendo
de' pesci nel mare , suonava, stimando eh' uscirebbono a
terra ; ma frustrato nella speranza sua , prese la ragna
od acchiappata gran torma de' pesci gli trasse fuori ; e
veggendoli palpitare disse loro: oh ! cessate di saltarmi ,

85
giacch me suonante uscire non volevate saltando, (179)
Ciro tal racconto agl' Ioni ed agli Eolj perci disse ,
attesoch dapprima gi' Ioni da lui stesso per messaggieri richiesti a distaccarsi da Creso , non obbedivano ; ma allora a cose fatte , erano pronti ad obbedire
a Ciro ; ond' egli, commosso da sdegno, loro parlava co
s. Gl'Ioni udendo riferirsi queste cose alle itl, si cin
gevano di mura parti lamente, e si convocavano nel Panionio , gli altri tutti , salvo che i Milesj ; poich con
soli costoro aveva Ciro giurato accordo, alle medesime
condizioni che il Lidio ; ma ai rimanenti parve di
comune consiglio mandare nunzj in Isparta , i quali
chiedessero per gl'Ioni ajuto. Ora cotesti Ioni, dei quali
pure il Panionio sortirono in quanto al cielo ed alle
stagioni (180) tra tutti gli uomini che ne son conti
d' edificare citt in regione bellissima ; imperocch n
le parti al di sopra di essa possono alla Ionia pa
ragonarsi, n le inferiori, n le volte all'oriente, n le
volte all' occaso ; quelle, dal freddo essendo e dall' umido
oppresse, queste, dal caldo e dalla stccit. La stessa lin*.
gua costoro non usano , ma quattro modi d' inflessio
ni (181). Di essi la prima citt, Mileto, giace verso mezzegiorno; quindi Mio e Priene , le quali sono situate in
Caria , e servonsi in fra loro d' un dialetto medesi
mo (182) Queste poi sono nella Lidia: Efeso, Colofone,
Lebcdo, T o , Clazomene, Focea , le quali citt alle
prefate nella lingua niente convengono , ma tra loro
bens sono unisone. Ancora tre citt ioniche restano ,
delle quali due sono poste in isole , Samo e Chio ,
ed una nel continente fondata, cio Eritre. I Chii

86
e gli Eritrei usano Io stesso dialetto , ma i Samj uno
ne hanno da s soli. Cosi quattro specie di lingua si
formano.
43
Di questi Ioni dunque i Milesj erano al coperto
di temenza , giurati avendo i patti; e agh isolani non so
prastava spavento nessuno , perciocch n i Fenicj an
cora erano sudditi de' Persiani , n i Persiani mede
simi attendevano alle opere marinaresche. Si separarono
poi costoro dagli altri Ioni non per altro se non perch
debole essendo allora tutta la greca stirpe, oltremodo
debolissima e di minimo conto era la ionica tra tutte
le nazioni , conciossiach da Atene in fuori , non v'era
verun altra citt notabile. Il perch e gli altri Ioni
e gli Ateniesi, ne schifarono il nome, non volendo essere
Ioni ( 1 83) appellati ; anzi anche oggid mi veggo i pi fra
essi vergognarsi di tale nome. Ma coteste dodici citt
e del nome si compiacevano, e sacrario eressero da s
stesse , cui il nome imposero di Paniouio, e delibera
rono non lare di quello partecipe nessuno degli altri
Ioni; n questi eziandio pregarono di esserne fatti par1^4 tecipi , se non se gli Smirnei. Siccome i Doriesi della
regione ora Pentapoli , gi Esapoli chiamata, si guar
dano dall' ammettere nullo de' convicini Doriesi (t84)
nel sacrario triopico; e anzi anco quelli de' loro che
empj furono verso il sacrario, esclusero della partecipa
zione (t85). Poich nel certame del triopio Apolline (t86)
ponevano ai vincitori anticamente tripodi di bronzo ,
e questi , chi gli otteneva non doveva portar via
dal sacrario , ma quivi al Dio dedicarli (187). Adun
que un uomo alicarnasseo , del quale U nome era

7
Agasice , avendo vinto , sprezz la legge, e portatosi
il tripode alle sue case, a un chiodo il sospese. Per
questa colpa le cinque citt , Lindo , Ialisso , Camiro, Coo, e Cnido esclusero dalla partecipazione
la sesta citt Alicarnasso. E cos questi imposero a i^
quelli tale pena. Dodici citt poi a me pare che gl' Io
ni costituissero, e non volessero pi ammetterne, per
siffatta cagione, che quando anco abitavano nel Pelopon
neso, dodici erano parimente le loro regioni, sicco
me ora degli Achei, espulsori degl' Ioni, dodici elleno
sono eziandio. Pellene la prima verso Sicionc , di poi ,
Egira , ed Ege , in cui il Crati fiume che sempre
scorre, dal quale il fiume in Italia trasse il nome (188) ,
e Bura , ed Ehce dove gl' Ioni si rifuggirono , supe
rati in battaglia dagli Achei , ed Egio, e Ripe, e Patre, e Fare, ed Oleno, in cui Piro ampio fiume , e
Dime, e i Triteei , i quali soli di costoro abitano den
tro terra. Queste dodici regioni ora sono degli Achei ^g
e gi erano degl'Ioni (189). Laonde altres gl'Ioni
dodici citt si formarono, ma, che questi pi Ioni
sieno degli altri Ioni , o di certa migliore schiatta , il
dirlo fora grande follia , quando sono essi in non picciola porzione Abanti di Euhea, i quali nulla della Io
nia , neppure il nome , partecipano , e Minj orcomenj (190) vi si sono frammescolati , e Cadmei, e Driopi, e Focesi disgiuntisi dai lor popolani, e Molossi (191)
ed Arcadi pelasghi, e Doriesi cpidaurj, ed altre nazio
ni molte vi si sono frammescolate. Quelli poi fra loro
che dal pritaneo degli Ateniesi si mossero (192), e s
reputano essere di nascita generosissimi tra ^li Ioni ,

88
costoro non menarono mogli nella colonia, ma si eb
bero le Carie delle quali uccisero i genitori . E per
tale uccisione coteste donne , s' imposero legge , sca
gliando imprecazioni a s stesse, ed alle figliuole pur
la trasmisero , di non mai cibarsi insieme ai mariti,
n mai per nome chiamare il proprio marito , percioc
ch questi avevano ad esse uccisi e i padri, e i mariti , e
i figliuoli , e poscia ci fatto , con elleno coabitavano. E
t^ tali cose erano accadute in Mileto (193). Re poi si co
stituirono gli uni Licj , da Glauco d' Ippoloco originarj ( 1 g4) , gli altri Cauconj pilj , da Codro di Melan
te nati ( 1 96) , ed altri anco da entrambe le schiatte.
Ma costoro al nome si attengono alquanto pi degli
altri Ioni. Ma sieno eglino anco Ioni di pura na
scita , non pertanto son tutti Ioni , quanti derivarono
da Atene, e le apaturie feste celebrano (196); e le
celebrano lutti all' eccezione degli Efcsj e de' Colofo
nj , perocch costoro soli tra gl' Ioni non celebrano
le apaturie , e ci per colpa di certo omicidio. Il Panionio
1^8 P01 luogo sacro di Micale , rivolto a settentrione ,
serbato , per comune consiglio , dagl' Ioni a Nettuno eli
conio ( 1 97) ; e Micale promontorio di terra ferma che
verso vento ponente tende a Samo, in cui convocan
dosi gl' Ioni dalle citt, celebravano la festa, alla qua
le il nome imposero di Panionia (98). N alle so
le feste degl' Ioni ci accade, ma a tutte di tutti i Gre
ci egualmente, il finire in una lettera medesima, siccome
i nomi dei Persiani (199). E queste sono le citt ionie.
Ma le eoliche sono : Ctima , 1' appellata friconide (200).
Larisse, Neotico, Temno, Cilla, Notio, Egiroessa, Pi

89
tane, Egee, Mirina, Grinia. Queste sono degli Eolj
le undtci citt antiche; imperocch una, Smirne, fife
d.igl' Ioni distaccala ; ed erano pure elleno le dodi*
ci in terra ferma. Cotesti Eoj sortirono per edificar
vi un paese migliore degl' Ioni ; ma non pari per' la
temperie delle stagioni. Smirne poi in ale guisa perdete 1 5e
tero gli Eolj. Accolsero eg ino degli uomini di Colo
fone vinti in sedizione, e shallati dalla patria. In appres
so , questi fuggiaschi dei Colofonj osservato il giorno
che gli Smintci fuori delle mura celehravano la festa a
Dionisio, serrando le porte, tennero la citt; e correndo
all' ajuto gli Eolj tutti , ordirono accordo , che gi' Io- c
ni restituendo i mohili, gli Eol| ahhandonassero ' Smir
ne (201). Ci operando gli Smirnei , le undici citt
se gli spartirono , e li fecero de' suoi cittadini. Adun I 5 1
que coteste sono le continentali eoliche citt, eccello
le ahitate neh" Ida, le quali stanno dalle altre disgiunte.
Di quelle poi che hanno l' isole , cinque citt sono in
Lesho, poich la sesta in Lesho ahitata, Arisha, ridus
sero in iscliiavim i Metimnei , sehhene lor consangui
nei. In Tencdo si ahita una citt , e nelle chiama
te Ecatonnesi alU''una (aoa). Per i Leshj e i Tenedj ,
siccome Ioni che le isole tengono , nulla temevano ;
ma alle rimanenti citt piacque con sentimento comune
seguire g' Ioni , l dove questi gli guidassero
Come pervennero in Isparta i messaggieri degl' Ioni , e ,fj2
degli Eolj { perocch tai cose operavansi con celerit ) ,
scelsero per comune oratore il foceese eli nome Pitermo ;
ed egli avvoltosi un purpureo pallio, acciocch risa
lendolo gli Spartani in maggiore numero convenissero,
tomo 1.
6*

9
presentatosi all'udt'e1m , diceva molte parole , pregando
di assistenza. Ma i Lacedemoni punto non ascoltava
no, e piacque loro di non assistere gl' Ioni. Cos quelli
se ne partirono; e i Lacedemoni ributtando i messag
gi degl' Ioni , non ostante mandarono degli uomini con una
nave a cinquanta remi, per esploratori, come io reputo,
delle cose di Ciro e della Ionia. E venuti costoro in Fc
ceea , mandarono a Sardi il pi ragguarJevole tra lo
ro , per nome Ladine , apportatore a Ciro del detto
dei Lacedemoni : non danneggiasse egli di terra greca
nessuna citt , mentre non sarebbono essi stati cogli occbi
chiusi. Ci dettosi dall' araldo, narrasi che Ciro inter
rogasse gli astanti Greci, quali uomini essendo i Lace
demoni , e di quanta moltitudine , a lui tai cose inti
mavano ; e che di ci informato, dicesse all' araldo
spartano: non ho mai temuto uomini tali, che hanno
luogo patente nel mezzo della citt , in cui ragunandosi , scambievolmente giurando s' ingannano , a'
quali, se avr salute, non sui casi degl'Ioni avverr il
cianciare , ma sui domestici. Queste parole Ciro scagli
su tutti i Greci, poich possedendosi mercati, compra
usano e vendita, mentre essi Persiani usare non soglio
no mercato veruno , n v' ha appo loro onninamente
piazza venale. Di poi avendo confidtto la custodia di
Sardi a Tabalo uomo persiano, e il trasporto dell'o
ro di Creso e degli altri Lidj a Pactia uomo lidio ,
egli s'invi per Ecbatana , conducendo con s Creso , e
non si curando punto d'ire primieramente contra gl'Io
ni. Imperocch Babilonia e la nazione battiiana , erangli
d'impedimento, e i Saci, e gli Egizj; e meditava

91
contro questi moversi egli stesso, ma contra gl' Io
ni mandare altro capitano. Pur come Ciro si parti da <j
Sardi , Paclia ribell i Lidj da Tabalo e da Ciro , e
disceso al mare , come quello che aveva tutto l' oro di
Sardi , assoldava ajuto , e gli uomini del littoralc persua
deva a militare seco lui ; avanzatosi poi sopra Surd as
sediava Tabalo che nella rocca si stava chiuso.
Queste cose intendendo Ciro per via, a Creso parl nel 1 55
seguente modo: O Creso , quale mi sar la fine di tali
fatti? non cesseranno i Lidj , siccome pare, di porgere
agli altri ed a s stessi travaglio ? Penso, se ottima cosa
non sia condurli via schiavi , poich mi sembra ora aver
10 fatto a simigliama di chi ucciso il padre ne rispar
mia i figliuoli (io?). Cos io pure te che ai Lidj eri
alcun che pi che ptdre preso conduco , e ad essi Lidj
la citt consegnai , e poscia mi meraviglio se a me si
ribellino ? L' uno quanto si aveva in mente diceva ; e
1' altro temendo che Sardi non sovvertisse, (ao4) sog
giunse in tal guisa : o re , convenevolmente hai parla
to ; nondimanco' non adoperare in tutto il tuo sdegno,
n svellere un antica citt , la quale incolpabile e dei
primi, e dei presenti fatti; perciocch i primi io gli ho
commessi , ed io sulla mia testa ne porto il peso, e
dei presenti Pactia il reo, cui tu Sardi confidasti.
Costui a te paghi il fio : ma ai Lidj concedendo per
dono , lai cose ad essi imponi , acciocch n si ribel
lino, n tu gli abbia a temere. Invia loro ad interdire
11 possedere anni belliche , ed ordina che tonache
addossino sotto le vestimenta , e coturni si allaccino (ao).
Intima inoltre ad essi di ammaestrate i fauciuUi a tocr

9*
cafe la ..tetra , ed a cantare, ed a mercantare ; e pre
stamente, o re, donne scambio d'uomini gli vedrai di
venuti , cos che non avrai menomamente pi da temere
56 cje si ribellino. Creso tai cose gli suggeriva trovando ,
eh' esse erano da preferirsi per li Lidj all' essere venduti
schiavi , ben sapendo che se non proponesse pretesto
opportuno , no1 persuaderebbe a mulare consig io ;
- temeva altres , che i Lidj un qualche giorno poi , ove
dal presente danno evadessero , col ribellarsi dai Per
siani non fossero estinti. Ciro dilettatosi dell' ammoni
mento , e ammansata l'ira, disse pers1)adersi ; e chia
mato a s Mazare uomo medo gli ordin di prescri57 vere ai Lidj quanto Creso gli aveva sottoposto. E pa
rimenti , che togliesse schiavi gli altri tutti , i quali co'
Lidj contra Sardi avevano militato, ma lo ' stesso Pactia
ad ogni modo vivo gli conducesse. Egli dati per via
questi ordini , procedette alle sedi de' Persiani. Ma
Pactia informato essere vicino l' esercito che su lui
marciava , atterrito se ne and (uggendo a Cime; e
Mazare il medo spinta a Sardi quanta parte dell' esercito di Ciro allora aveva con seco , come non
trov pi Pactia e i compagni in Sardi , primiera
mente i Lidj costrinse ad eseguire i precetti di Ciro,
e di quel comando fu conseguenza che i Lidj tutto
la ragione del vivere cangiarono. Mazare poscia invi
messi a Cime , intimando che gli si consegnasse Pa
ctia ; ma i Cimei risolvettero , di riportarsi per consiglio
al Dio eh' ne' Branchidi ; mercecch era col un
oracolo ab antico costituito, del quale e gli Ioni tutti
58 e gli Eolj solevano fare uso. E cotesto luogo in Mile

93
sia sopra porto Panormo. Mandati i Cimei dunque
consultori ai Branchicli , interrogavano , che cosa facen
do eglino intomo a Pactia pi sarebbe riuscita grata
agl' Iddii. Ed ag1' interroganti cos , fu per responso da
to : Pactia ai Persiani si consegnasse : il che riferito
ai Cimoi , come 1' udirono , si preparavano a renderlo ;
ma mentre col si preparava la moltitudine, Aristodico
figliuolo d' Eraclide , uomo fra i cittadini spettabile ,
contenne i Cimei dal fare questo, non porgendo fede
ali' oracolo , e stimando non parlare veracemente i con
sultori ; sino a che andarono una seconda fiata per in
trrrogare intorno a Pactia altri consultori , tra' quali
Aristodico v'era eziandio. Evenuti a'Branchidi, consul
t fra tulti Aristodico, cosi domandando: o re, venne appo
noi supplichevole Pactia il lidio , fuggendo la violenta
morte che da' Persiani gli soprastava. E quelli il ripetono,
ai Cimei intimando di restituirlo. E noi paventando la
potenza , de' Persiani non abbiamo sinora ardito di ren
dere il supplicante , se prima da te a noi non sia
manifesto indubitatamente quale delle due cose fare
eleggiamo. Si questi interrogava , e quegli di nuovo
apriva loro lo stesso oracolo , comandando che Pactia
ai Persiani si rimettesse. Contracci Aristodico a bello
studio si mise a fare in tal m do. Andando dintor
no al tempio, disturbava i passeri, e quanti altri
generi di uccelh nidificavano nel tempio , e in fa
cendo egli tal cosa , narrasi che dall' adito uscisse vo
ce portantesi verso Aristodico, cos dicente : o il pi
empio degli uomini, eh' mai questo che tu fare ar
disci? i miei supplichevoli dal tempio depredi (9.06)?

94
e dicesi eh' Aristodico, non dubbiando, a ci rispon
desse : o re , tu in siffatta guisa i supplichevoli ajuti ,
ed ai .Cimei comandi poi che il supplichevole consegni
no ? e che il Dio novellamente soggiungesse : s il co
mando, acciocch voi commettendo empiet, pi presto
periate , onde in avvenire per la restituzione dei sup60 plichevoli non venghiate all' oracolo (207). Le quali
cose Ior riferite come i Cimei udirono, non volendo
n col renderlo perire , n col ritenerlo appo s ve
nire assediati , lo spediscono a Mitilene; ma i Mitilenei a Mazare , che per messaggi richiedea Paclia, s'ap
parecchiavano di consegnarlo , per non so qutnta mer
cede , ch dire non la poss' io con sicurezza , non essen
dosi il patto recato ad effetto . Conciossiach i Cimei ,
come intesero operarsi dai Mitilenei queste cose , inviato
un navilio a Lesbo , di l trasportano Pactia a Chio,
c quinci dal sacrario di Minerva tutelare della cit
t (208) strappato dai Chii fu consegnato ; e il
consegnarono 1 Chii ottenendo per mercede Aurneo
(209). E questo Atarneo un territorio di Misia , a
Lesbo opposito. Cosi dunque i Persiani ricevuto Pa
ctia il tenevano in custodia, volendo appresentarlo a Ci
ro. Ma d' allora , per non poco tempo , nessuno de' Chii
n spargeva granelli d'orzo di cotesto Atanteo a ve
runo degf Iddii (2 1 o) , n focaecie coceva della biada
di col, e da tutti i sacrificj si rimoveva ogni prodotto
di quel paese. I Chii dunque consegnarono Pactia , e
^ 1 Mazare poscia marci contra coloro che uniti a questo ave
vano assediato Tabalo. E i Prienesi men via schiavi; e fe'
scorreria su tutto il piano meandrio , dandolo in preda

95
alle soldatesche , e il simile contra Magnesia oper.
Quindi subito per malattia fin la vita.
Costui morto, Arpago scese erede del capitanato, 162
anch' egli di nazione medo, lo stesso che dal re de' Me
di Astiage ad empia mensa fu convitato , e che a Ciro
prest l'opera sua per l' acquisto del regno. Cotest' uomo
da Ciro allora eletto a duce , come giunse nella Io
nia, prendeva le citt per via di rialzi di terra, poich co
stretti gli abitanti a chiudersi nelle mura, quindi am
mucchiati i rialzi dinnanzi ad esse l'espugnava. E della
Ionia prima assal Foceea (211). #
Questi Foceesi primi tra Greci intrapresero lun- i63
ghe navigazioni , ed Adria e la Tirrenia e l' Iberia
e Tartesso costoro sono quelli che bene rendettero
manifesti (2 1 2). Navigavano eglino non con navi riton
de , ma di cinquanta remi , e venuti a Tartesso cari
divennero al re di Tartesso per nome Argantouio, il
quale ottant' anni regn su Tartesso , e cento e venti
ne visse (21 3). A cotest' uomo i Foceesi divennero tanto
rari , ch'essi esortava dapprima a lasciare la Ionia, ed
alitare della sua regione quale parte volessero ; e po
scia, come a ci non gli persuadelte, udendo da' Foceesi
quanto si fosse l' incremento del Medo , die loro dana
ri , acciocch di muro cingessero la citt , e gli diede
senza risparmio. Il perch anco il circuito del muro
di non pochi stadj , e tutto esso di pietre grandi
e ben congegnate. E il muro dei Foceesi fu in siffat
to modo compiuto. Ma Arpago , come mosse l'esercito,
e gli assediava, porse queste condizioni: bastargli, se i
Foceesi volessero demolire un propugnacolo solo del

96
muro, e consecrare un'abitazione (ar4), e i Foceesi,
sdegnando la servit , dissero , volere un giorno per con
sigliarsi, e poi risponderebbero; ma chiedevano che men
tre si consigliavano egli dilungasse 1' oste dal muro. Ed
Arpago disse": ben conoscere ci che stavano per fare,
e nondimeno concedere loro il tempo per consigliarsi.
Adunque in quella cht; Arpago l' esercito allontanava
dal muro, i Foceesi dedotti al mare i navilj a cinquanta
remi, ponendo entravi i figliuoli e le mogli, e la sup
pellettile tutta, e simulacri eziandio dei sacrarj, e gli
altri doni, ed eccetto ci che bromo o pietra o pittu
ra era, tutto il rimanente sovrapposto, ed essi entran
dovi , navigarono verso Chio; e Foccea deserta d'uo
mini tennero i Persiani (n5). Ma i Foceesi, poich
i Chii , non volevano vendere ad essi che ne offeri
vano il prezzo le isole chiamate Enusse , temendo che
quelle non si riducessero emporio, e per la loro isola
fosse chiusa, si diressero per Cimo (a t fi). Imperocch
in Cimo veni' anni avanti di questi fatti , alzata ave
vano per vaticinio la citt appellata Alalia (tt 7). Trat
tante Argantonio era gi di questa vita passato ; e di
rigendosi eglino per Cimo , prima rinnavigando a Foceea, trucidarono il presidio de' Persiani, che avevano
ricevuta da Arpago la citt in custodia ; quindi com' ebbero ci operato, fecero atroci imprecazioni su chi
di loro abbandonasse 1' armata, ed inoltre , anche una
massa di rovente ferro gittarono nel fondo del mare,
e giurarono non prima tornarsi a Foccea che questa
massa su comparisse (a 18). Sennonch nell' andarsi eglino alla volta di Cimo, oltre la met dei" cittadini

.
97
fu presa da desiderio e pietA della citt sua , e del
le consuetudini del paese, onde violato il giuramen
to, navigarono addietro a Foceea. Ma quelli infra loro iQG
che serbarono il giuramento , salpando dalle Enusse ,
continuarono il corso , e poich pervennero a Cimo ,
abitarono in comune per anni cinque co' primi anda
ti col, ed eressero sacrarj. Ma perch a sacco ed a
preda ponevano tutu i convicini , si mossero contra
loro unanimamente Tirreni e Cartaginesi , con ses
santa navi entrambi. (219). Ed i Foceesi essi pure
empiuti i navilj , i quali anco erano sessanta di nume
ro , gl' incontrarono pel mare chiamato sardonio. At
taccata la navale mischia , certa vittoria cadmea tocc
ai Foceesi (aio), perocch le quaranta delle loro na
vi furono sfracellate , e le venti sopravanzate , torte
ne'rosU.i, rimasero inutili. Ad Alalia quindi ritornati, le
varono li figliuoli e le donne, e dell' altra facolt quan
ta le navi potevano loro condurre, e poscia, lasciando
Cimo , navigarono a Regio. Ma degli uomini che si jg^
trovarono sulle disfatte navi, ben pi che ad essi ne
tocc in sorte ai Cartaginesi ed ai Tirreni , e questi
traendoli fuori, gli lapidarono (121). In appresso acca
de agli Agillei che quanti passavano dal luogo dove gia
cevansi i lapidati Foceesi divenivano storti e mutili ed
apopletici , egualmente pecore , giumenti , ed uomini. Il
perch gli Agillei (2 2 a) mandarono a Delfo, volendo ri
mediare al reato ; e la Pitia lor comand dt fare ci che
adesso gli Agillei compiscono ancora. Imperocch a quelli
rendono grandi onori funerali, e certame statuito d'ignu
di ed equestre. Fra Foceesi cotesti perirono con tale deTOMO L
7

168

169

tjo
,

9
Stino; ma que' che si rifuggirono a Regio , quinci par
titisi , fondarono quella citt della terra d' Enotria , la
quale ora Iela si noma; e la fondarono , da un uomo
possidoniate ammaestrati (aa3), che la Pitia aveva vati
cinato dover essi edificare tempio a Cimo l'eroe, non
citt nell'isola (224). Ed intorno a Foceea nella Ionia tanto accade. A queste consimili coie anco i Tej
operarono. Imperocch avendo co' rialti di terra espugnato Arpago il loro muro , eglino entrando tutti
ne' navilj , passarono in Tracia , e col edificarono la
citt d' Abdera , quella che prima di questi fatli il
clazomenio Timesio fond , c non abitolla (22 5) : ma
da' Traci discacciato , ora dai Tej d' Abdera ha onori
da eroe. (226).
Costoro dunque soli degT Ioni la servit non soste
nendo , abbandonarono le patrie. Pur gli altri Ioni ,
fuorch i Milesj , fra pugne giunsero ad Arpago , al paro
di quelli che esularono; ed uomini furono prodi, ciascu
no pugnando per la sua terra. Ma superati c presi ,
tutti rimanevansi partitamente nella propria regione, ed
i comandi eseguivano. Bene i Milesj , come ho gi rac
contato di sopra, avendo collo stesso Ciro giurato patii,
se la passavano in quiete. In cotale modo la Ionia per
la seconda volta fu fatta serva (227). Ma come Arpago
soggett gl'Ioni che sono in terra ferma , gl' Ioni che
hanno le isole paventando il medesimo , spontanei si
diedero a Ciro. Travagliati gl'Ioni da siffatti mali, e
convocandosi niente di meno nel Panionio , odo che
si appalesasse da Biante uomo di Priene una sentenza
utilissima , alla quale obbedendo, eglino avrebbero pro

99
sperato tra tutti i Greci massimamente. Egli esortava, che
con armata comune salpando gl' lonj , navigassero a
Sardinia , e poscia una citt fabbricassero di tutti gl' Ioni ,
e cps allontanandosi dalla servit, avrebbero prosperato,
abitando la massima di tutte le isole , (228) e ad altre
imperando: laddove, se nella Ionia rimanessero, di
ceva , non vedervi pi libert. Tale era la sentenza di
Biante da Priene proposta agl' Ioni gi rumati ; ma
fu anco ottima quella che prima che la Ionia fossesi
rumata propose Talete uomo milesio , il quale era fe
nicio d'origine (229). Costui esortava gl'Ioni a costituirsi
un consiglio , e questo in Teo , perocch Teo era il
mezzo della Ionia , e che le altre citt da loro abitate
niente meno si governassero colle proprie leggi , co
ino se fossero borghi. (23o). Cosi coteste Sentenze fu
rono da que' due proposte.
Arpago soggiogata la Ionia port guerra a' Carj ,
Cauni , e Licj , couducendo seco e Ioni ed Eolj. Di
costoro i Carj sono passati dalle isole in terraferma.
Posciach essendo anticamente sopposti a Minosse, e
chiamandosi Lelegi , teneano le isole , non pagando ve
rmt tributo , per quanto anch' io posso a s remoto
tempo pervenire coll' udito. Ma eglino , come Minos
se ne abbisognava , gli empivano le navi , attesoch
mentre Minosse molta terra soggiogava , e prospe
rava in guerra , era la gente caria fra le genti tutte
verso quel tempo medesimo ragguardevolissima di gran
lunga ; e da essa uscirono tre invenzioni , le quali usarono i Greci (a3t). E veramente il legare le cre
ste sugli chni , fu mostrato dai Carj , come lo scolpire

!0O
sugli scudi le insegne. E primi costoro furono a for
mare giuggie agli scudi , ch per lo innanzi senza giuggie'
portavansi da tutti coloro i quali di scudi solevano
far uso, e li reggevano con soalti di cuoio, sospesi intorno
alla cervice ed al sinistro omero (a3a). Ma poscia lun
go tempo trapassato , furono i Carj dai Doriesi e dagl' Ioni cacciati dalle isole , e per tale guisa vennero in
terraferma. Che cos ai Carj succedesse raccontano i
Cretensi ; ahhench i Carj stessi in ci a costoro non acconsentino , ma s stessi reputano indigeni di terra
ferma , (a33) e portanti sempre quel nome medesimo
che presentemente. Inoltre additano in Milasa , un
sacrario vetusto di Giove cario (a34) , del quale e
Misj e Lidj partecipano , come quelli che ai Carj so
no germani ; perciocch Lido e Miso diconsi essere di
Caro fratelli; e per ne sono partecipi; ma non gi il so
no quanti appartenendo poi ad altra gente , sortirono la
172 stessa favella dei Carj. Ma i Cauni, a me semhra, che
indigeni sieno ; non pertanto eglino affermano essere
di Creta, e od essi avvicinarono la loro lingua a quel
la della nazione caria , ovvero la propria i Carj a quella
della nazione caunia ; poich ci non poss' io con cer
tezza distinguere. (a35) Istituti usano molto discrepanti
da quelli degli altri uomini , e de' Carj. Conciossiach
egli a loro assai hello secondo 1' et e 1* amicizia il
convenire in frotta a here , ed uomini , e donne e fan
ciulli. Avendo eretti sacrar] a Dei forestieri , poscia
mutando sentenza , loro parve solamente usare Dei patrj , e vestendo le armi tutti , i Cauni giovani e vec
chi , ferendo con aste l' aere , progredirono sino ai con

fini calindic , e dissero cacciare g' Iddi forestieri. E


costoro usano siffatti costumi. Ma i Licj dapprincipio, ori
ginarono da Creta ; avvegnach , i barbari teneano Creta
tutta in antico. (2 36) Contendendo poi in Creta del
regno i figliuoli d' Europa, Sarpcdone e Minosse , come
Minosse rest superiore nella fazione, cacci lo stesso Sarpedoue e i fautori di lui. Questi espulsi, vennero in Asia
nella terra Miliade; perocch quel paese cui ora i Licj abitano, esso anticamente era Miliade, e i Milj allora Soli
mi si chiamavano. A costoro alquanto dunque Sarpedone
imper , ed eglino si domandavano col nome che gii.
portarono , e col quale oggi son pure i Licj domandali
dai convicini, cio Termili. Ma come da Atene, Lieo di
Pandione , anch' esso scacciato dal fratello Egeo , per
venne a' Termili appo Sarpedone, cos dal nome di Lico , si appellarono col tempo Licj. D' istituti parte Cretensi e parte Carj si servono ; ma hanno quest' uno
di proprio , per cui non concordano a veruno altro
degli uomini ; nominano s stessi dalle madri , e non
gi dai padri , cosicch taluno dali' altro interrogato
chi sia egli, si numerer dalla madre, e della madre
memorer le madri (a37) , e se inoltre una donna cit
tadina mariterassi a servo, ingenui si stimeranno i figliuo
li ," ma se uomo cittadino, c sia eziandio il primario tra
essi , ha donna forestiera o concubina , i figliuoli saranno
esclusi dagli onori.
Adunque i Carj non avendo operata nessun azione
splendida furono da Arptgo fatti servi: n solo essi
Carj non ne operarono , ma nemmeno quanti Greci
abitano cotesto paese. Ed abitano altri eziandio, e gli

102
Cnidj coloni dei Lacedemoni , la cui regione volta
al mare chiamato triopio, e comincia dalla penisola di
Bibassia, essendo tutta la Gnidia , da poca in fuori,
cinta all'onda (a38) ; mercecch la parte di essa verso
vento borea , dal golfo ceramico si chiude , e quella verso
austro , dal mare dove sono Sime e Rodi. Laonde questo
breve spazio , eh' quanto cinque stadj all' incirca ,
scavarono gli Cnidj, intanto che Arpago debellava la Ionia,
volendo ridurre isola la propria regione , stando essa
tutta al di qua , poich l dove la regione cnidia in terra
ferma ftuisce , ivi l' istmo che scavavano. Ora mentre
gli Cnidj lavoravano con molta mano , pareva , che pi del
convenevole , e per divino potere gli operaj fossero
feriti e nelle altre parti del corpo e negli occhi mas
simamente, al frangersi della pietra. Quindi inviarono
consultori a Delfo , richiedendo chi fosse il loro av
versario ; e la Pitia , come narrano gli stessi Cnidj ,
risponde loro in tuono trimetro cos :
Non tentate torriar (istmo , o cavarlo :
Piacendo a Giove , un isola ivi fora.
La Pitia avendo pronunziate tali parole , gli Cnidj ,
desistettero dallo scavo ; e ad Arpago sopravveniente coll' esercito , senza pugna , se stessi ritnessero. V' erano
poi i Pedasi abitatori dentro terra sopra Alicarnasso.
Appo costoro , come ad essi ed a'convicitti imminente
qualche cosa importuna, la sacerdotessa di Minerva
germina una barba prolissa (a3g) ; e ci loro occorso
tre fiate. Questi soli degli uomini di Caria resistettero
ad Arpago buona pezza , e gli porsero molta molestia ,
munendo di muro il monte che s'appella Lic1a. Pure

io3
i Pedas col tempo furono espugnati. Ma come Arpago nel csantio piano spinse i' esercito , i Licj , uscendo
fuori , e pugnando pochi contra molli , si segnalarono con
valorose prove. Tuttavolta superati , e nel corpo della
citt rinchiusi , congregarono nella rocca le donne , i
figliuoli, le preziose cose, ed i servi, e quindi a tutta
questa rocca sopposero il fuoco , acciocch si ah
hruciasse. Ci fatto , e strettisi vicendevolmente con
orrendi giuramenti , usciti fuore , morirono gli Csantj
tutti pugnando (24)- Dei presenti Licj che si dicono
Csantj , toltone ottanta fuochi , i pi sono avventi zj ; e
cotesti ottanta fuochi erano allora per ventura lontani ,
e cosi si mantennero. In colale modo dunque Arpago
tenne Csanto , e in guisa consimile anche Cauno tenne,
poich dai Cauni s' imitarono in maggior parte i Licj.
Le parti inferiori dell'Asia poneva Arpago a soqqua
dro , e le superiori di essa lo stesso Ciro , ogni popolo
dehellando , e ninno ommettendo. Delle quali geste le
pi trasander, e quelle che maggiore travaglio gli
porsero , e sono pi degne di ricordanza , queste sole
mentover.
Ciro poich ehbe in suo podere tutta quella terra
ferma si gitt sugli Assirj. Ora d'Assiria le altre citt so
no molte e grandi , ma la rinomatissima e la fortissima ,
e in cui dopo l' ahhattimento di Ninive la reggia fu sta
hilita , era Bahilonia. Essa tale. La citt giace in lar
ga pianura, ed ha di grandezza per ciascuno fronte, poich
ella quadrangolare , cento e venti stadj. Questi stadj ,
del circuito della citt si compongono tutti in quattrocentottanta (a41)- Cotanta la grandezza della citt

to4
babilonica. Fu poi olla adorna come ninn' altra delle
citt a noi conte. Una fossa primamente profonda e
d'acqua ripiena vi corre intorno ; dappoi , un muro che
cinquanta cubiti regali in ispessezza , ed in altezza
dugento. Ora il cubito regale del comune tre dita
1 79 maggiore. Importa inoltre il dichiarare , in che la terra
cavata dalla fossa si consumasse , ed il muro di qual
guisa si formasse. Scavando la fossa foggiavano in
sieme in quadrelli la terra estratta dalla fossa , e
dedotti bastanti quadrelli , li cossero nelle fornaci.
Quinci per malta servendosi di asfalto Jervente , e
per trenta righe di quadrelli stipando frammezzo can
nicci , costruirono primieramente le labbra della fos
sa , secondariamente lo stesso muro in pari modo,
e su del muro appo gli orli vi edificarono casipole
d' una sola faccia (atf2) , ^e une rivolte alle altre , e il
medio fra le casipole lasciarono per giro ad una qua
driga. Porte stanno attorno al muro cento , di bronzo
tutte , colle imposte e sovrapporti egualmente di bronzo.
"V'ha un'altra citt distante da Babilonia otto giornate
di cammino. Is il nome di essa. Quivi ha un
fiume non gtande. Is anco del fiume il nome ;
e sbocca in suo corso nell' Eufrate. Adunque codesto
fiume Is rende su insieme all' onda molli grumi di
asfalto , donde fu trasportato poi 1' asfalto pel muro di
3o Babilonia. Fu pertanto Babilonia cos murata. Due sono
le sezioni della citt; poich il mezzo di essa trapassa
un fiume, il cui nome Eufrate. Fluisce dagli Armeni ,
grande essendo e profondo , e rapido , e mette esso
foce nel mare rosso. Entrambi i muri dunque condu-

10$
cono le loro hraccia al fiume ; di quinci per le curvature
uua sponda di quadrelli cotti si stende appo l'uno e l'al
tro lahhro del fiume. La citt medesima poi , che piena
di case a tre ed a quattro piani, ba le strade tagliata
diritte , cos le altre , come le traversali che danno al fiu
me ; e in capo di ciascuna strada, nella sponda che
appo il fiume , s' aprono porticelle tante di numero ,
quante le vie, ed erano anch'esse di hronzo, e portanti
eziandio sul medesimo fiume. Cotesto muro come la 181
lorica (a43): altro muro per entro vi corre intorno , mol
to pi dehole del primo , per pi stretto. In amho le
sezioni della citt v' era un recinto nel mezzo ; in
questo stava la reggia, di circuito grande e valido, in
quello il sacrario di Giove Belo con porte di hronzo ,
ancora sussistente insino all' et mia, due stadj per
ogni verso , e quadrangolare. Nel mezzo poi del sacrano
v' costrutta solida torre e lunga e larga uno stadio,
e su questa torre altra torre s' alza , e su questa pur
altra , fino ad otto torri , e la salita ad esse si fa estrinseca mente aggirandosi , conducendo ella a tutte le
torri ; a certo mezzo poi della salita evvi alhergo e vi
sono hanchi da riposo , in cui sedendo riposano colo
ro che sagliono (a44)- Nell' estrema torre tempio so
prasta ampio , e nel tempio letto vi giace grande ,
hene apparato , e dappresso aurea mensa gli posta.
Statua veruna qui entro non eretta , n alcuno de
gli uomini vi pernotta . se non se una sola donna
delle paesane , quale il Dio se la sceglie tra tutte ,
come riferiscono i Caldei , che sono sacerdoti di cote
sto Dio. Ed i medesimi raccontano, a me con tuttoci i8a
tomo 1.
7*

to6
non sembrano tai cose credibili , entrare nel tempio lo
stesso Iddio , e riposare sul letto , siccome in Tebe
d' Egitto , nella stessa guisa , secondo che narrano gli
Egizj (245): imperciocch parimente col dorme nel
tempio di Giove il tebano una donna. Ed ambedue
coteste diconsi non venire con alcuno degli uomini in
consuetudine. N altrimenti in Patare di Licia la latidica sacerdotessa del Dio , ogni volta eh' ella vi sia ,
giacch non sempre v ha qui Y oracolo (4^) , non
1 83 sola le notti si chiude nel tempio. Nel sacrario eh
in Babilonia v' ha eziandio un altro tempio inferior
mente , ed entrovi grande ed aureo simulacro di Giove
sedente , cui posta dappresso grande aurea mensa , e
lo sgabello ed il trono pur d' oro. E , come dicono i
Caldei, fatti furono questi lavori con ottocento aurei
talenti. Fuori poi del tempio sta mt aureo altare , te ve
ne sta un altro grande dove si sacrflcano le pecore
d' intera et ; conciossiacch sull' altare d' oro non
lecito sacrificare se non se soli lattanti , e sul maggiore
altare abbruciano parimente ogni anno i Caldei mille
talenti d olibano , allorquando celebrano la festa a co
testo Iddio. Nello stesso sacro tenere v' era anco in
quel tempo una statua di dodici cubiti , d' oro massic
cio. Non la ho gi veduta, ma ci che da' Caldei rac
contasi , tanto racconto. A cotesta statua instdiando Da
rio d' Istaspe , non si ard prenderla : ma Serse di Dario
la prese , e il sacerdote uccise che proibiva il rimo
verla. E cos quel sacrario fu adorno; e sono pari
menti in esso molti doni particolari.
s84
Di questa Babilonia , molti re gi vi furono , dei

'7
quali nei ragionamenti delle cose assirie far memo
ria , che ed il muro adornarono ed i sacrarj , e
vi lurono ancora fra gli altrt due femmine. E l' una
che prima regn , alla seconda fu anteriore di cinque
generazioni , e si appell Semiramide. Costei alz ar
gini per la pianura che degni sono di spettacolo , av
vegnach per lo avanti soleva il fiume per la pianura
tutta mareggiare. L' altra che dopo costei ehhe la si- 1 85
gnoria, il cui nome era Nitocri , fu della prima regina
pi prudente , e lasci monumenti ch' io mentover , co
me pure osservando gi grande il principato de' Medi r e
non mai quietarsi , ma aver eglino le cttta espugnate , e
fra esse anco Ninive , si premun a tutto suo potere. E
primieramente il fiume Eufrate , che passa pel mezzo
della citt, il quale per lo avanti era diritto in suo corso,
avendo ella scavate fosse al di sopra , te cosi tortuoso ,
ch' esso tre volte in certo horgo d'Assiria si vien
fluendo. Del horgo a cui viene l' Eufrate , Ardericca
il nome : ed oggid parimente coloro che si portano
dal nostro mare in Bahilonia , quando discendono per
l' Eufrate , tre volte si accostano a questo medesimo
horgo , e in tre giornate (247). Tale ella rendette il
fiume , e inoltre del fiume ad amho i lahhri ammuc
chi argine di meraviglia degno , per quanto alla gran
dezza ed altezza. E molto al di sopra di Bahilonia
cav il letto del lago , alcun poco divergente dal fiu
me , e in profondit il cav sino a che Y acqua vi
scaturisse , ed il circuito fece in larghezza stadj quattrocenventi. La terra che di mano in mano cavavasi
da questa fossa , consumava spargendola appo i mar-

1o8
gini del fiume ; e compito Io scavo , e condotte pietre
lastric in giro il lago. Ella faceva ambedue queste opere,
e il fiume tortuoso , e lo scavo tutto palude , acciocch il
fiume fosse pi leuto, frangendosi per molte flessioni, e
le navigazioni a Babilonia fossero tortuose, e quei che
dalle navigazioni scendessero, si ricevesse il lungo circuito
del lago. E tali opere essa fece nella parte della regione
dove era l'ingresso, e la via pi breve dalla Media,
acciocch i Medi non si frammischiassero ed apparassero
le cose sue. Con tali ingegni ella dal profondo si cin
se , e da essi pure quest' aggiunta form (248). Due
essendo le sezioni della citt , ed il mezzo occupan
done il fiume , come voleva qualchcduno trapassare , sot
to i re precedenti , dall' una all' altra parte , gli con
veniva passare con navilio ; il che a mio credere cosa
era fastidiosa. Ma costei anco a ci provvide. Poich
avendo ella scavato il letto al lago , lasci dall' opera
medesima quest'altro monumento. Tagli pietre lunghts
sime , e come l' ebbe pronte , e fu scavato il luogo ,
rivolse ella tutto il corso del fiume al luogo che
scavato aveva , e mentre questo si empiva , e l' antico
alveo si disseccava , ella dall' una i labbri del fiume per
entro la citt , e le discese che dalle porticene menano
al fiume , riedific con quadrelli cotti nella stessa guisa
che il muro , e dall' altra , quasi nel mezzo della citt
colle pietre che aveva scavate , costrussc un ponte ,
concatenando le pietre con ferro e piombo ; c stendeva
su quello , come il giorno s apria , legni quadrangolari ,
sopra i quali transitavano i Babilonesi ; ma eglino poi
levavano via le notti cotesti legni , acciocch durante

iog
le tenebre non passassero eglino qu e l per derubar
si vicendevolmente. Ma poich lo scavamento si ridusse
dal fiume lago pieno , e fu recata a perfezione la fabbri
ca del ponte, il fiume Eufrate all' antico corso ricondusse
dal lago , e cos lo scavamento facendosi palude , parve
che si facesse opportunamente , ed ai cittadini fu il ponte
costruito. La regtna medesima anco questo certo inganno
macchin. Sul sommo della porta pi frequentata della
citt (>49) edific a s stessa sepolcro sublime , e scolp
poi sul sepolcro lettere cosi dicenti : se qualcuno de'
re di Babilonia , che dopo me verranno , scarsegger di
danaro , esso aprendo il sepolcro , prenda quanto da
naro vuole : e se non ne scarsegger non 1' apra altri
menti, poich non sar per lo meglio. Questo sepolcro
era immoto, sino che a Dario pervenne il regno. Ma a
Dario incomportabile parea e di coteste porte non va
lersi , e il danaro riposto che pur 1' invitava , non si
pigliare. E delle porte' punto non si valeva egli , per
ch passando t'ammezzo a quelle , gli sarebbe stato il
cadavere sopra del capo. Aperto il sepolcro, danaro non
ritrov , il cadavere bens e parole che dicevano: se
tu di danaro non fosti insaziabile e di vituperoso gua
dagno , le arche de' morti non avresti aperto. Questa
regina tale dicono essere stata.
Ora Ciro marciava contra il figliuolo di cotesta
donna, il quale dal padre teneva il nome di Labineto,
e l' impero degli Assirj. Marcia il grau re e con vet
tovaglie bene allestite in sua casa e con bestiami ; ed
acqua inoltre seco conduce dal fiume Coaspe , corrente
appo Susa, della quale sola il re beve , e non di verun

110
altro Cume. Moltissime carrette mttlari da quattro ruote
portano in vasi argentei 1' acqua bollita di questo Coa
spe, e seguono sempre il re per ovunque si muova (a5o).
Ciro dunque progredendo sopra Babilonia , s' appress
al fiume Ginde , il quale ha le sorgenti ne' Matiani
monti , cor-e per li Dardanei , e metti; foce nel Tigri ,
altro fiume che fluendo allato ad Opi citt sbocca nel
189 mare rosso. Ora mentre Ciro tentava di passare cotesto
fiume Ginde, poich con navi era valicabile, quivi certuno
de' sacri cavalti candidi , entrato nel fiume per baldan
za (a5 1), si provava di guadarlo, e quello ravvolgen
dolo ne' suoi vortici sommerso correndo il rapi. Som
mamente Ciro s' adir deli' insulto del fiume , e il
minacci che cos impotente il farebbe , che di poi
anco le donne agevolmente , non si bagnando neppure
il ginocchio , il passerebbono. E dopo la minaccia ,
ommessa la spedizione contro Babilonia , divise in due
1' esercito , e divisolo , disegn , ' tirate diritte a corda
per ogni margine del Ginde cento ed ottanta fosse ad
ogni guisa rivolte , e distribuendo 1' esercito gli ordin
di scavare. Tale moltitudine lavorante, fu compita l'opera :
ma si consum non pertanto quivi nel lavoro tutu la
190 state (a 5 2). Come del fiume Ginde Ciro si vendic in
tercettandolo in trecento e sessanta fosse , e la seconda
primavera gi cominciava a rilucere , cosi si m jssc verso
Babilonia , e i Babilonesi condotto fuori 1' esercito lo
aspettavano. Poich egli si appress alla citt , seco s' af
frontarono i Babilonesi , e superati in battaglia , si ri
chiusero nella citt. Ma bene scorgendo anco per l' avanti
che Ciro non saria cheto , anzi il veggendo ogni na

111
zione egualmente aggredire, avevano eglino ammassato
viveri per anni moltissimi. Quindi dell' assedio non si
prendevano nessuna cura ; ma Caro era in perplessit ,
attesoch lungo tempo gi era scorso , e nulla pi
oltre gli affari progredivano. Adunque, o ch'altri esso
dubitante ammonisse , o eh' egli da s intendesse co
sa far si dovesse, fece cosi: Disposta tutta la solda
tesca all'ingresso del fiume, dove esso entra nella citt,
ed altri uomini eziandio disposti dietro la cttt , dove
il fiume da questa esce, premon egli l'esercito che
quando vedesse farsi valicabile V alveo , s' introduces
se per quella via nella citt. Cos avendoli disposti ,
e a ci esortati , esso si mosse colla parte disutile
dell'esercito, e venuto al Jago, le cose fatte dalla re
gina de' BabiIonesi intorno al fiume ed intorno al
lago, fece par similemente Ciro ; poich conducendo
per la fossa il fiume nel lago , il quale gi era
palude , rendette varcabile l' antico alveo , ritiratosi il
fiume. Il che fatto, i Persiani, i quali erano a questo
effetto disposti , a seconda del corso del fiume Eufra
te , quasi abbassatosi a mezza coscia d' uomo , en
trarono in Babilonia. Ben vero che se ci presen
tito avessero , o avveduti si fossero i Babilonesi di
quanto operava Ciro , non avrebbero patito che en
trassero i Persiani nella citt , n sarebbero mala
mente periti; poith chiudendo tutte le porticelle por
tanti al fiume, ed essi salendo sulle sponde lunghesso
i labbri del fiume , gli avrebbono pigliati siccome
in nassa ; ma ora inopinatamente loro apparvero i
Persiani , e per la grandezza della citt , come dagli

igi

Iti
abitanti suoi si racconta , mentre quelli che intorno
alle estreme parti della citt erano presi , noi sapevano
gli altri Babilonesi che abitavano il mezzo della citt ,
ma , celebrando eglino per avventura una festa (a53) ,
hallavano in quel tempo , e s' immergevano nelle deli
zie , fino a che pur troppo il seppero. E cos Babilonia
primieramente fu presa.
Ma la potenza dei Babilonesi con molte altre prove,
ed anco con quest'tma, manifester quanto ella sia. Al
gran re per gli alimenti di lui e dell' esercito , oltre il
tributo , distribuita la terra tutta , quanta egli impera.
Ora de' dodici mesi , de' quali si compone l' anno , i
quattro mesi lo pasce la regione babilonica , e gli altri
otto tutta la rimanente Asia. Cosi la regione assiria
equipara in potenza la terza parte dell'Asia ; e la pre
sidenza di cotesta regione , che i Persiani satrapia
chiamano , di tutte le presidenze ben pi prestante ,
percioceb a Tritantecme figliuol d' Artabaso , dal re
tenente questo distretto , ne provenia ogni giorno un'
art tba cohna di danaro ; e 1' artaba , misura persiana ,
capace tre ebenice attiche pi del mediamo atti
co (2 54). Inoltre quivi erano per suo proprio uso ec
cetto i bellici , ottocento cavalli da razza e sedici mi
la sottoposte cavalle, posciacch ciascuno di cotesti ma
schi copriva venti cavalle. Di cani indiani poi tale mol
titudine si nutria, che quattro gran borghi nella pianura,
essendo immuni degli altri tributi , erano destinati di
somministrar a' cani le vivande (255). E tutti que
sti averi si possedeva il Preside di Babilonia. Nella terra
degli Assirj piove poco ; c la radice del frumento si

n3
nutre cosi \ il seminato cresce dal fiume irrigato, ed ar
riva il frumento a maturita, non come in Egitto, poich
il fiume col sormonta i campi , ma colle mani e co'
mazzacavalli irrigato. Perocch la regione babilonica ,
come tutta Y egizia , in fosse tagliata , e la maggior
delle fosse rivolta verso sole vernale , navigabile ;
dall'Eufrate entra in altro fiume, nel Tigri, presso cui
era edificata la citt di Ninive. E questo di tutti i paesi tg3
che noi abbiamo conosciuto, l'ottimo di gran lunga a ger
mogliare il frutto di Cerere , avvegnach gli altri alberi
non tenta nemmeno di produrre , n fico , n vite, n uli
vo; ma di germogliare tl cereale frutto cos buono , che
in ogni dove sovra ti dugento rende , e quando s stesso
sorpassa in bont, oltre il trecento germoglia (2 56). E le
foglie quivi de' frumenti e degli orzi , arrivano facil
mente a quattro dita di larghezza; ma dui miglio e dal
sesamo a quanta grandezza surga un arbore , ancorch
il sappia , no1 vorr memorare , bene intendendo che
a' non pervenuti nella regione babilonica, anco le pre
fate biade giungeranno sommamente incredibili. D' olio
non si servono punto , se non di quello che spremono
dal sesamo ; ed hanno eglino palme che spuntano per
tutta la pianura , le pi di esse fruttifere , donde si
tanno e pane e vino e mele, e le curano alla guisa dei
fichi , e con altre diligenze, e col legare anco il frutto
delle palme che i Greci chiamano maschie, intorno alle
palme ghiandifere, acciocch insinuandovisi il moschcrino maturi la ghianda , n cada dalla palma il fruito ;
perocch le palme maschie portano moscherini nel
frutto appunto siccome i caprifichi (a 5 7).
TOMO 1.
8

Ma quella che fra tutte le maraviglie di cotesto re


gione, dopo la citt medesima, per me massima , vengo
ad esporre. I loro naviglj i quali a seconda del fiume
si recano a Babilonia , circolari sono e tutti di cuojo.
Poich appo gli Armeni, che abitano sopra gli Assirj ,
hanno di reciso salice formato le coste , stendono circa
esse per coprirle pelli estrinsecamente a guisa di fondo ,
n poppa distinguendo , n prora , ma a maniera di
scudo , foggiando circolare il naviglio. E di strame riem
piendo tutto cotesto naviglio, il lasciano portare dal fiu
me , avendolo caricato di merci ; e massimamente orci
conducono gi pieni di vino di dattili (258). Dirigesi poi
da due pali , e da due uomini in piedi stanti , de' quali
l' uno a s dentro tira il palo , l' altro fuori lo spinge ;
e si fanno assai grandi codesti naviglj , ed anco minori ,
e i massimi di essi hanno sino alla somma di cinque
mila talenti, ed in ciascun naviglio vi sta un asino vivo,
e ne' maggiori pitt. Ora dunque poich navigando giun
gono a Babilonia , e spacciano il carico, e le coste del
naviglio e lo strame tutto hanno messo all' incanto , le pel
li une sulle altre imponendo sugli asini , questi cacciano
di ritorno agli Armeni ; attesoch contra il fiume non
egli possibile in niun modo navigare per la rapidit
sua ; e per appunto non formansi di legni ma di pelli
i naviglj. E poich essi cacciando gli asini giungono
addietro agli Armeni, fanno nella stessa maniera altri
naviglj. E tali son i loro naviglj. Cotesto vestimento
poi usano : tonaca talare di lino , e sovr' essa altra to
naca vestono di lana , e s' avvolgono mantelletto bianco, avendo calzari del paese, consimili a' zoccoli de'Beotj (a5g).

n5
Nutrendosi la chioma, cingono con mitre la testa (260),
e d'odorifero unguento spargono tutto il corpo. Ciascu
no ha sigillo , e bastone lavorato , e nella cima d' ogni
bastone sta foggiato o pomo, o rosa , o giglio, od aquila,
od altro che , poich senza insegna non loro lecito
tenere bastone. E stffatta la cultura di essi intorno
al cotpo.
Tali istituti sono in tra loro stabiliti ; e quest' uno ,
secondo l' opinione nostra , sapientissimo, il quale odo
usare an' he gli Eneti de^li Illirj ('6t). Per ciascun borgo
una volta d' ogni anno cos facevano. Quando le vergini
giungevano a maturit di nozze , queste com' erano
tutte congregate , in un luogo adducevano insieme. In
torno ad esse stava turba d' uomini. D banditore al
zandole ad una ad una le vendeva, primamente la beltissima di tutte , dopo , come questa, trovato molt' oro,
era venduta , altra ne incantava , seconda dopo quella in
bellezza. E si vendevano per consorti. Adunque quanti opulenti fra i Babilonesi erano nubili, essi coll' offerire pi
degli altri si comperavano le pi vaghe; ma quanti della
plebe erano nubili , costoro non abbisognando punto di
vaghe forme , il danaro si pigliavano e le pi brutte
vergini. Imperciocch il banditore come aveva vendendole
trascorso le pi vistose delle vergini , levava la pi sfor
mata , o se taluna v' era fra esse difettosa , e questa eziandio incantava , chi volesse , col manco oro possibile,
menarla in moglie , fino a che si consegnava a colui
che del manco era contento. L'oro dunque si ricavava
dalle belle vergini ;. e cos le leggiadre collocavano le
brutte e le difettose. Lecito non era a nessuno il collo

,i6
care a suo modo la propria figliuola; n via condurre
senza malleveria la comperata vergine, ma doveva dare
mallevadore che se l'avrebbe tenuta per moglie: e cosi
seco la conduceva. E se non si conveniano, legge v' era
che 1' oro si riportasse. Lecito era altres il comperarne al
venuto da altro casale, volendo egli (2G2). Questa bellis
sima usanza era gi appo loro ; ma non persever ella
sino nd ora , e certa tale altra ne hanno recentemente
rinvenuta, acciocch n alle figliuole fatta venisse ingiusti
zia , n fossero menate ad altra citt. Imperocch volti
essi per 1' espugnazione in misero stato , e i loro averi
distrutti , chi si sia della plebe se penuria la vita , pro97 siiluisce la femminea prole (a63). Hanno parimente que
sta seconda sapiente usanza eglino statuita: gh ammala
ti in piazza esportano, poich non si servono di medici.
Adunque al ma1ato accostandosi , il consigliano intomo
al morbo , se alcuno o si abbia pure quello stesso pa
tito, che travaglia il malato , od altri ne abbia veduto
patire. Cosi accostandosi gli consigliano , ed ammoni
scono quante cose a s fatte ciasetmo da male eguale si liber , od altri vide liberarsi. Oltrepassare il
malato in silenzio ad essi non lecito , se prima non
98 abbia interrogato qual morbo il molesti (364). Il loro
seppellire nel mele , e i compianti sono consimili a
quelli che s'usano in Egitto. Quantunque volte l'uomo
babilonese si mescola alla donna sua , siede fra ardente
aroma , e dall' alu.a parte la donna fa eziandio il me
desimo. Al levare dell' alba , si lavano ambedue , poich
vase nessuno non fia che tocchino , se prima non si
sienp lavati. Lo stesso fanno medesimamente gli Arabi.

"7
La turpissima delle usanze che hanno i Babilonesi si
questa. Debbe ogni donna del paese seduta nel sacrario
di Venere , una volta in vita congiungersi ad uomo fo
restiere (265). Ma molte, non si degnando frammischiarsi
alle altre , come quelle che superbiscono per la ric
chezza, tirate dalle mute in coperti cocchj , st ittnosi da
vanti al sacrario; servidorame le segue molto, e le pi
fauno ci. Nella porzione di terreno dicato a Venere ,
il capo cinto di corona di funicelle , siedono molte
donne (266) ; e le une vengono , e le altre vanno ;
perocch diritti a corda vi sono transiti di vie d' ogni guisa fra le donne , per cui passando i forestieri
se le trascelgono. Di quinci, poich la donna siede, non
prima alle sue case ritorna, che taluno de' forestieri gittatole danaro nelle ginocchia, non siasi con lei mescolato
fuori del sacrario , e deve , gettandoglielo , dire quello
tanto : t' invoco propizia la Dea Militta ; perocch Militta Venere dagli Assirj chiamala. Il denaro sia pur
menomo , ella noi ributter ; che ci non lecito , di
venendo sacro cotesto denaro. Il primo a gittarlo ella
segue, n sdegna nessuno, c posciach s' congiunta,
adempiuto 1' obbligo colla Dea , ritorna a casa ; ma quinci
poi non tanto mai le daresti , da poterla ottenere. Quante
poi di bellezza sono vestite e di grandezza , si dipar
tono tostamente ; ma quante di esse sono deformi ,
lunga stagione attendono , non potendo soddisfare alla
legge , e perci alcune vi restano il tempo di tre e
quattro anni. In certo luogo di Cipri avvi un uso con
simile a questo (267). E tali sono gl' istituti da' Babi
lonesi stabiliti. V hanno di essi tre trib che d' altro non

11^
si cibano se non di pesci , de' quali, poich gli han predati
e diseccati al sole, cos fonno. Gli pongono entro unmortajo, e trituratigli co' pistolli , gli crihrano per un pan
nolino; e chi ne vuole , o di essi formatane pasta se gli
tiene, o a guisa di pane gli coce.
so i
Come a Ciro anco tal gente fu sottopposta , desi
der egli eziandio di ridurre a s i Masstgeli. Questa
nazione e grande dicesi essere e gagliarda , ahitante
verso aurora e sole orienti; , oltre il fiume Arasse , di
contro agli uomini Issedoni. V hanno alcuni che afferao2 mano parimente scitica essere questa nazione. E l'Aras
se da chi maggiore e da chi minore si dice essere dell' Istro, e trovarsi in esso isole frequenti , a Lesho quasi pari
per grandezza , ed in quelle uomini , i quali la state si
alimentano di radici che sharhicano d' ogni sorta, e le
frutta raccolte dagli alheri mature ripongono in serho
per nutrimento, e di esse si cihano la vernata. Altri alheri
narrasi aver eglino ritrovati , portanti certe tali frutta , le
quali , poich essi a frotte convengono nello stesso luogo ,
ed acceso hanno il fuoco , sedendo d' intorno a cerchio
gettano sul fuoco , e odorando del hruciantesi frutto ,
s'inehhriano coli' odore , siccome i Greci col vino , e pi
ne gettano di quel frntto , pi s' inehhriano , insino a
che si levano a saltare , ed al cantare arrivano (aC8).
Di costoro tale dicesi essere la maniera del vivere. L'A
rasse poi scorre dalli Matiani , onde il Ginde , quello che
in trecen:o e sessanta fosse fu spartito da Ciro , e vo
mita per quaranta hocche , per le quali tutte da una in
fuori si scarica in paludi e pantani; e narrasi ahi
tare quivi uomini che si pascono di crudi pesci, e u

"9
sano vestimenti di pelli di foche. Quell'unica hocca del
l' Arasse corre per un tratto mondo al Caspio mare , il
quale da per s , non si mescolando coli' altro mare ;
imperciocch e quello tutto che navigano i Greci , e il
mare fuori delle colonne, il chiamato atlantico, e il rosso,
imo solo ; ma aluo il Caspio e da per s (269) ; 2o3
avendo di lunghezza quindici giornate di navigazione con
un naviglio che vada a remi , e di larghezza, dov' di
s stesso pi largo , otto giornate (270). E le parti di
questo mare , che portano ad espero distende il Cau
caso , il quale di tutti i monti in vastit grandissimo,
ed in grandezza altissimo. Nazioni molte e varie in s
contiene il Caucaso , e di esse le pi sostentano la vita
da selve selvagge, nelle quali narrasi eziandio esservi al
beri che foglie offeriscono di tale apparenza , le quali trita
te ed infuse nell'acqua, si adoperano a dipingere figure sul
Vestimento ; e le figure per lavatura non ismarriscono ,
ma invecchiano coli' altra lana , come se intessutc vi fos
sero dapprincipio (271). Il concuhito di questi uomini, si
soggiunge , essere patente alla guisa de' hruti. Le parti ao4
poi di cotesto mare chiamato Caspio , rivolte ad espe
ro , il Caucaso sharra, e quelle ad aurora e sole na
scente , accoglie una pianura d' immensa ampiezza a
vista d' occhio ; di quella pianura ampia non piccola
porzione ne partecipano i Massageti, contr' ai quali Ciro
agognava di fare la spedizione. Imperciocch grandi e
molte erano le cagioni che l'enfiavano e lo slimolavano.
E primieramente la sua nascita , per cui si riputava d'es
sere qualche cosa pi che uomo , e secondariamente, la
felicit conseguita nelle guerre, poich l dove Ciro diriz-

*20
zasse le armi , a quel popolo niuno ingegno valeva
per evitarlo.
ao5
Era allora una donna regina de' Massageti , mortole
il marito. Tomiri n' era il nome. A costei inviando
Ciro , I' impalmava colle parole volendo averla in mo
glie ; ma Tomiri intendendo eh' ei non desiava sposare
lei, ma il regno de' Massageti gli disdisse l'accesso. Dopo
ci Ciro , come l' inganno non gli progredia , spintosi
all' Arasse , manifestamente faceva contro a' Massageti
la spedizione , ponti congiungentlo sul fiume pel pas
saggio dell' esercito , e torri costruendo sui navigli che
206 U.aghettavano per lo fiume. Ora essendo egli occupato in
questa fatica , Tomiri inviato un' araldo diceva cos : o
re de' Medi, cessa d'affrettare le cose che affretti , poi
ch non sai s' elleno opportunamente per te saranno
compiute. E cessando, regna su' tuoi , e noi sopporla
di vedere regnanti su quelli a' quali regniamo. Che se
non vorrai far uso di questi ammonimenti, ma ogni altra
cosa pi anteponi alla quiete , e se tu sommamente de
sideri venire co' Massageti ad esperimento , or via , il
travaglio che tu sostieni, col congiugnere il fiume, la6cia, e quando noi ci saremo ritirati tre giornate di cam
mino dal fiume , tu trapassa al paese nostro , o se nel
vostro ne vuoi piuttosto tu accogliere , fa il simigliante.
Queste cose udite Ciro , convoc i primati de' Persiani ,
e ragunatili loro le propose , consultandosi quale delle
20j due farebbe. Di tutti, in un punto collimavano le sen
tenze , esortando eglino che Tomiri e l' esercito di lei
si ricevesse nel paese , ma presente il lidio Creso , e
hiasimando questa sentenza , una ne espose contraria alla

tat
gi proposta, cosi parlando: o re , io ti ho detto anco
prima , poich mi ti ha dato Giove , debbo il fallo
eh' io veggo in tua casa , stornarlo secondo mia forza ,
avvegnach i miei ingrati patimenti , ammaestramenti
mi si son fatti (27 2). Se te reputi immortale , ed impe
rare ad esercito non diverso , non fa d' uopo eh' io ti
dichiari le mie sentenze ; ma se hai conosciuto che tu
eziandio sei uomo, e che imperi ad altri consimili , pri
mieramente bada a quel circolo delle umane cose ,
il quale roteandosi , non lascia sempre i medesimi
prosperare ; per intorno al proposito io ho sentenza
contraria a costoro. Se vorremmo i nemici accettare
nel paese, v'ha in ci per te tale pericolo. Superato,
perderai anco tutto l'impero , manifesto essendo, che vin
centi i Massageti , essi non si fuggiranno gi addietro ,
ma sui tuoi regni si spingeranno ; e se tu vinci , uon
vincerai tanto , quanto se trapassando alla loro terra , e
vincendo i Massageti , gl' inseguirai fuggitivi. Laonde
questo contrapporr a quello ; che vittorioso degli avversarj diritto ti spingerai al regno di Tomiri. E senza
il gi esposto , turpe sarebbe e non comportabile , che
Ciro di Cambise , cedendo ad una femmina , si ritirasse
dal paese. Ora dunque a me pare, che trapassando , tanto
s' avanzi quanto quelli si ritireranno , e quinci cosi fa
cendo , si tenti di superarli. Perciocch , come odo , i
Massageti sono inesperti de'beni persiani , e non godono
di gran comodi. A cotesti uomini dunque , sminuzzate
e acconciate senza risparmio di molte pecore, s' imban
disca vivanda nel nostro alloggiamento , e di pi, crateri
senza risparmio di vino pretto , e cibi di ogni sorte. Ci
tomo 1.
8*

122
fatto, e lasciata ivi la parte peggiore dell' esercito , co' ri
manenti di nuovo al finme si retroceda , poxh , s' io
in mia sentenza non erro , quei , reggendosi cose huo
ne in ahhondanza , ad esse si volgeranno , e a no1
quindi rester il segnalarci con grandi opere.
ao8
Queste erano le opposte sentente ; e Ciro ahhandodonata la prima , ed ahhracciando quella di Creso , pre
nunzio a Tomiri di reux>cederc , perch egli saria per
trapassare contr' essa : e quella retrocedeva , come s' era
primamcn'e impegnata. Ora Ciro avendo rimesso Creso tra
le mani di Camhise suo figliuolo, a cui parimente dava
il regno , e assai raccomandandogli d' onorarlo e hene
trattarlo , se il passaggio contra i Massageti non riuscisse a
retto fine ; dacch ehhe e dati questi ordini , e costoro ri
mandati in Persia , esso valic il fiume , e con esso l'eser209 cito suo. Traghettato l'Arasse , gli si offerse la prima notte,
dormendo egli nella regione de' Massageti , tale vi
sione. Ciro credeva vedersi in sogno il pi anziano dei
figliuoli d' Istaspe , avente ali sugli omeri , e di queste
coli' una l'Asia, coli' altra l'Europa adomhrare. D'Istaspe
d'Areame , del lignaggio degli Achemenidi , era Dario
figliuolo maggiore, allora dell'et d'anni venti all' in
circa. Ed era egli stato in Persia lasciato , poich non
aveva per anche l'et idonea alla milizia (273).
Ciro dunque svegliatosi dava ragione a si stesso
della visione , e come quella gli pareva di gran mo
mento , chiamato Istaspe , e presolo a parte : Ltaspe ,
disse , s' cello il tuo figliuolo insidiando a me ed al
regno mio. Di che guisa ci ahhia sicuramente saputo ,
io tel significher. Gi' Iddi di me hanno cura , e mi

123
dimostrano tutte le cose che mi sovrastano. Per dor
mendo la passata notte , ho veduto il maggiore de' tuoi
figltuoli avente ;Ji su^li omeri, e di esse coli' una l' Asia , coli'. .lira 1' Europa adomhrare (aj/f). Non v' ha inge
gno per negare che questa visione non mostri ch' egli
m' insidii. Tu dunque ai pi presto ritorna in Persia ,
e fa s che quando io dehellati cotesti paesi verr col ,
mi ponga avanti il figliuolo perch ei sia esaminato. Ciro aiO
credendo che Bario 1' insidiasse cos parl. Ma il ge
nio gli pronosticava, ch'egli col dovrehhe finire la vita,
e che il regno suo sarehhe passato a Dario. Quindi Istaspe cos gli soggiunge : O re , non sia uomo di gene
razione persiana colui che a te trami insidie , e se v' ha
incontanente muoja , perch tu di servi bai fatto liheri i
Persiani , e da signoreggiati dagli altri , signori di tutti.
Che se alcuna visione ti annunzia il figliuol mio meditare
novit contra te, io tel consegno, perch tu ne faccia quel
che ti piace. In tale modo avendo risposto Istaspe , ripas
sato l'Arasse , si condusse in Persia , con animo di ser
hare a Ciro Dario suo figliuolo.
Ciro avanzatosi dall' Arasse una giornata di viaggio , 2 , t
comp l'ammonimento di Creso. Di poi , esso col fiore del
l' esercito de' Persiani retrocedendo all' Arasse , e lascian
do la parte disuttle delle sue genti, sopravvenne la ter
za (276) parte dell' oste de'Massageti , ed uccise i limasti
dell' esercito di Ciro mentre quelli si difendevano. E
reggendo apprestato il pasto , poich fecero mancipj gli
avversarj , sdraiatisi vivandarono , ed empitesi dt ciho e
vino s' immersero nel sonno. Ma i Persiani sopravve
nienti molti ne uccisero , e molti pi ne fecero prigio-

ia4
ni, e cogli altri anro il figliuolo della regina Tomiri, du
ce de' Massageti , il cui nome era Spargapise. E questa ,
udito l'intervenuto all'esercito ed al figliuolo, mandando
2 araldo a Ciro, gli disse in tale guisa : O insaziabile di san
gue Ciro , non ti gonfiare del fatto , se il devi al frutto
della vite , del quale voi empiendovi impazzite co
si , che nello scendervi in corpo , straboccate in parole
malvage : con tal veleno , ingannando il figliuolo mio il
pigliaste non gi in battaglia , come a prodi conviensi.
Ora accogli il consiglio da me che ti esorto. Rendimi
il figliuolo , e da questo paese vattene impune , d' avere
la terza parte dell' esercito de' Massageti malamente in
giuriato. Che se ci non farai , ti giuro per lo Sole , so
vrano signore de' Massageti , eh' io per quanto tu ne
3 sia insaziabile , di sangue ti sazicr (276). Ciro di cotali parole , che riferite gli furono , non ne fece conto
nessuno. Ma della regina Tomiri il figliuolo , Spnrgapie , posciach ebbe digerito il vino , e conobbe in
quale calamit si trovava , preg Ciro d' essere disciol
to , e fu esaudito. Ma non appena egli fu disciolto , e
delle sue mani padrone , che uccise s stesso. E in tal
4 modo costui fin di vivere. Tomiri , non le essendo por
to ascolto da Ciro , ragunata ogni sua forza , venne
a giornata con lui. Cotesto conflitto , di quanti mai si
commisero fra genti barbare, giudico che fosse il pi fe
roce , perocch anco intendo essere accaduto si fattamente.
Prima , narrasi , ch'essi di qualche spazio distanti si saet
tarono scambievolmente, indi, dacch ebbero spese tutte
le saette^ corsero colle lance e co' pugnali alla mischia , e
per guari tempo stettero fermi combattendo, n gli uni

ia5
volendo cedere n gli altri. Finalmente i Massageti rima
sero superiori , e quivi allora il pi del persiano eser
cito per , e Ciro stesso fu morto , avendo in tutto re
gnato anni ventinove. Tomiri empito di sangue un otre,
cerc tra gli uccisi Persiani il cadavere di Ciro, e come
ux>vollo, ne tuff la testa nell' otre (277), e soprastando
al morto il vituperava con queste parole : tu , me
viva e di te vincitrice perire facesti , prendendo con
dolo il figliuolo mio ; ed io te , secondo che ho mi
nacciato, sazier di sangue. Di quanto intorno la fine
di Ciro si racconta in molte e varie guise , la presente
narrazione a me parsa la pi verisimile (278).
I Massageti hanno vestimento e vivere simile a quello 2
degli Sciti. Cavalieri pugnano e pedoni , ch e nell' uno e nell' altro sono valenti. Arcieri ed astati , costu
mano di portare bipenni (279). Oro e rame usano in ogni
cosa ; perocch in quanto si spetta alle aste , alla punta
delle saette , ed alle bipenni non usano se non se rame ;
ma quanto alla testa si pertiene , ai cingoli , alle fasce
delle ascelle, ornano d'oro. Similmente intorno al petto dei
cavalli cingono loriche di rame ; ma d' oro sono le re
dini , i morsi e le bardature (280). Ferro ed argento
non usano punto; ch di ci non v' ha il minimo che
nel paese loro. Il rame poi e V oro v' immenso in co
pia. Di tali istituti si servono. Ciascuno sposa una 2
donna ; ma di quest usano in comune , avvegnacch
ci che dicono i Greci farsi dallo Scita, non sono gi
gli Sciti che il fanno , bens i Massageti. Quando il
Massageta sia tocco di desiderio per una donna, appeso
il turcasso davanti al carro , con essa si mischia senza

altro rispetto. Per essi non e preposto nessun limite all'e


t , ma alloraquando mto diviene vecchio , tutti i pros
simi convenendo lo sagriflcano , e con esso altro gregge
e lessate le carni banchettano. Ci essi stimano beatissi
mo ; e mtegli che finisce per malattia noi mangiano ,
ma il sotterrano , reputando disgrazia , che non sia per
venuto al sacrificio. Nulla seminano , ma di bestiame
vivono e di pesci , e questi in copia grandissima pro
vengono loro dal fiume Arasse. Di latte son bevitori.
Unico fra gl Iddii onorano il sole , al quale sagri ficano
cavalli ; e la ragione del sagrificio questa. Al velocis
simo degl' Iddii tribuiscono il velocissimo de' mortali (v8i).

FINE DEL PRIMO LIBRO.

SOMMARIO

DEL

PBIMO

LIBRO.

-Proposimesto dell autore nello scrivere queste istorie


Cagioni antichissime dell' inimicizia Jr Greci e Barbari
I Fenicj pongono la loro sede alle spiaggie del mediter
raneo Argo citt Ratto d' Io , d' Europa , di Medea ,
di Elcna ( t - 5 ) Primo de' barbari Creso si fa tributar}
i Greci d' Asia ( 6 ) Spedizione de' Cimmerj anteriore a
questi fatti Primi re di Lidia discendenti da Ali
Succedono gli Eraclidi da Agrone sino a Candaule ( 7 )
Candaule s' innamora di sua moglie. Obbliga Gige a ve
derla nuda. Gtge forzato da questa uccide Candatde , e in
s, e nella stirpe dei Mermnadi trasferisce la signoria. -
Archiloco da Paro ( 8 - 1 a ) Viene Gige confermato
re dall' oracolo di Delfo. Mida di Gordio re di Frigia.
Gige combatte i Milesj c g/I Smirnei. Espugna Colo
fone ( 1 3 1 4 ) Ardi figliuolo di Gige. Espugna Priene.
Invade Mileto. Lui regnante i Cimmerj cacciati d' Europa
dagli Sciti pigliano Sardi ( 1 5 ) Sadiatte incomincia la
guerra coi Milesj. Aliotte suo figliuolo la continua. ,

128
Fa guerra coi Medi. / Cimmerj discaccia dalT Asia. ',
Prende Smirne. 1nvade Clazomene. Di che guisa fa
la guerra ai Mdesj , e varia fortuna , e durata di questa
guerra. / Chii soli soccorrono i Mdesj gi da loro aju
tati cantra gli Eritrei. Incendio del tempio di Minerva
in Asseso. Malattia di Aliatte. llesponso datogli dalla
Pitia da lui consultata. Astuzia di Trasibulo tiranno di
Mileto. Con esso Alitte compone la pace ( 16.22)
Trasibulo amico dt Periandro tiranno di Corinto. At ione
inventore del ditirambo , e suo miracoloso salvamento.
Sua statua in Tenaro. Doni da Alialle spediti a Del
fo ( 23 - 3/} ) Glauco inventore della giuntura del fer
ro ( 2 5 ) Creso figliuolo f Alialle. Assaltagli Efe.
sj. Questi salvano la citt loro consecrandola a Diana.
Creso fa suoi tributari gli Ioni e gli Eo1j d' Asia. Biante
o Pittaco il distoglie dal fare la spedizione contro gT iso
lani alla quale si preparava ( 26 - 27 ) Doma tutta
T Asia insino all' Ali (28) Sardi fiorente per le ricehezze. Come altri sapienti viene anco Solone. Sua
legislazione e suo pellegrinaggio. Suo colloquio con Creso
sulla felicit e sulla variet de' casi umani. Tello ,
Cleobi , Bitone da lui detti beati ( a<j - 33. Sogno di
Creso circa Ali il maggiore de suoi due figliuoli. Gli con
duce moglie (34 ) Arrivo di Adrasto di Frigia , e sua espiazione fatta da Creso (35) Cinghiale apparso nel
misio olimpio. / Misj pregano Creso di soccorso. //
re nega dapprima d' inviare il ftgliuolo alla caccia , quindi
da lui persuaso il lascia partire con Adrasto. Adrasto
uccide il figliuolo di Creso , e s uccide ( 36 . f\S )
Lutto di Creso Creso in pensiero de progressi della
potenza persiana esplora gli oracoli di Libia , Delfo , Abe ,

Dodona , e quei di Amfiurao , di Tro/uuio , e de Branchi.


di. Come li mette alla prova. Responso della Pitia.
L'oracolo di Delfo, e quello d Amfiarao si riconoscono da
Creso per veraci. ( 46 - 5o ) Si propizia il Dio eh'
in Delfo. Teodoro samio artefice. Quai doni invia
a Delfo , quali ad Amftarao ( 5t - 5 a ) Interroga i
due oracoli se deggia moversi conti' a Persiani. Concorde
ed ambiguo responso d'entrambi (53 . 54 ) - Dono di
Creso ai Del/] , e di questi ai Lidj. Egli consulta no
vellamente sulla durata del suo impero. Terzo responso
della Pitia (55) Creso, cvs ammonito dagli oracoli,
cerca di conciliarsi amici i pi potenti de Greci. Gli
ritrova ne' Lacedemoni e negli Ateniesi, quelli di stirpe
ellenica , questi di pelasgica. Varie peregrinazioni degli
Elleni (56) Lingua de' Pelasghi e suoi avanzi. Gli
Ateniesi coli' immedesimarsi negli Elleni mutan la lingua.
Perch pi crescessero gli Elleni, e meno i Pelasghi (,Sj58) Pisistrato tiranno d'Atene. Prodigio apparso a
Ippocrate suo genitore. Chitone spartano. Diede a
questi un consiglio. Atene in due fazioni divisa , del
l' una essendo capo Megacle, dell' altra Licurgo. Pisitrato
ne suscita una terza. Con che astuzia occupa Atene.
tiranno lodevole ( 69 ) Caccialo d Atene s' accorda
con Megacle e ne sposa la figliuola. Con altra astuzia
ritorna in Atene' ( 60 ) S'inimica Megacle e s' allontana
da Atene. Va in Eretria. Si consulta co' figliuoli.
Prevale la sentenza d Ippia , che si debba ricuperare la tiran
nide. (61) Raccolti soccorsi, Pisistrato occupa Maratona.
Vaticinio d' Amfilito (63). Pisistrato vince gli Ateniesi, e
per la terza fiata esercita la tirannide. Come la raf
ferma ( 63 ) ffasso soggetta e la concede a Ligdami.
ToMO
9

<i3o
Monda Delo Megacle profugo co"suoi partigiani (64) Licurgo spartano Oracolo di Delfo a lui dato. Sue istitu
zioni. Morto onorato siccome eroe ( 65 - 66 ) 0racolo dato ai Lacedemoni per la guerra co Tegeati.
L' amministrano infelicemente. Altro oracolo per le
ossa di Oreste. Come Lica le discopre in Tegea e le
reca in Isparta. / Lacedemoni vincono i Tegeati, e si
impadroniscono della maggior parte del Peloponneso ( 67 68 ) Creso manda doni ai Lacedemoni , e contrae seco
loro alleanza. Questi , gi a lui anteriormente obbligali ,
gli mandano un cratere , che viene intercettato dai Samj
( 69 - 70 ). Sandani invano tenta di dissuadere Creso a
non muovere guerra a' Persiani (71) Cappadocia , pri
ma ai Aledi allora a Ciro soggetta , divisa pel fiume Ali
dalla Lidia ( 72 ) Questa Creso vuole conquistare e
vendicare insieme Astiage suo cognato , a cui Ciro aveva
tolto il regno. Con tale parentela Labineto e Siennesi
avevano composto la pace fra Aliotte e Ciassare nella guerra
fatta a cagione di certi fuggiaschi Sciti durante la quale
accadde l' eclisse predetto da Talete (
) Creso
passa l'Ali per opera di Talete (75) S'accampa
nella regione de' Pterj , ne piglia la citt , e gli conduce via
schiavi. Pugna d incerta vittoria fra Creso e Ciro (76)
Con quale consiglio Creso si chiude in Sardi Manda
araldi per a/uto ad Amasi (t Egit to , a Labineto d' Assiria
ed ai Lacedemoni. Congeda i mercenarj ( 77 ) Por
tenti avvenuti nel sobborgo di Sardi. Sono consultati
gl' interpreti Telmissei ( 78 ) Ciro segue Creso con
celerit -Battaglia innanzi Sardi. Con che strata
gemma Ciro riesce vincitore Valore dei Lidj ( 79 80 ) ,
Creso assediato manda ad affrettare i soccorsi degli allea

131
ti. (81 ) Gli Spartani in discordia cogli Argivi per Tirea.
onde deciderla Trecento sono eletti per ciascuna landa.
Cadono tutti trucidati salvo che Otriade. Sua vittoria e
ftne. Gli Argivi sono superali dagli Spartani. Legge
contraria che entrambi s impongono par nutrirsi e reci
dere la chioma ( 82 ) Si annunzia agli Spartani la
presa di Sardi e di Creso , mentre si preparavano all' ajuto
( Hi ) Ciro ordina la scalata di Sardi. lreade mor
do ascende primo il muro. Antichi fati di quel muro.
Melete uno degli anticht re di Lidia. Sardi pre
sa { 84 ) Figliuolo muto di Creso. Predizione del
l' oracolo intorno ad esso. Parla improvvisamente men
tre un Perslano vuole uccidere il padre suo ( 85 ) Cre
so con altri Lidj fra ceppi posto sul rogo. Si ricorda
il detto di Solone ed invoca questo sapiente. Ciro pen
titosi vuol far discendere dal rogo Creso , che viene da Apollo miracolosamente salvato (86) Richiesta che gli
fa Ciro sulla cagione della guerra, e sua risposta (87)
L'onora assai Ciro , e Creso veggendo saccheggiarsi Sardi
gli porge utili ammonimenti ( 88 - 89 ) Creso impetra
da Ciro di rinfacciare la Deit eh' in Delfo pc' suoi
dannosi consigli. Ragione e risposta che questa gli
rende (90 - 91 ) Si memorano altri doni di Creso ai
templi greci , e il supplicio da lui imposto ad un fautore
di Pantaleone suo fratello, che aspirava al regno (92)
Gran tumulo d' Aliotte. Le figlie dei Lidj meretrici.
Palude gigea ( g3 ) Istituti dei Ltdj. Primi essi co
niano moneta , e inventano i giuochi per alleviamento dellafa
me sotto il re Ali di Mane. Tirreno suo figliuolo conduce
in Umbria una colonia ( g4 ) Durala dell impero assirio (g5) / Medi primi da esso si ribellano, Op-,

13a
pressi sono dal disordine. Con quali uffcj ed arti Deioce"
si fa eleggere re , e con quali istituti rafferma la dignit.
Fonda Ecbatana. Vat] popoli di Media (96-101) Fraor.
te succede a Dsioce. 1 Persiani ed altre genti aggiunge al
suo impero. Assale gli Assirj , e perisce ( 102) Clas
sare suo figlio re de Medi distingue ed ordina le milizie.
Fa guerra ai Lu1). Mentre assedia R'inive gli Scitifanno
un irruzione nell' Asia , e la dominano vinti i Medi.
Progredendo per T Egitto Psammatico gli persuade a retro
cedere. Alcuni di essi spogliano il tempio di Venere
in Ascalona , e la Dea gli affligge col femminile morbo
( to3-to5) Gli Sciti sono cacciati dall' Asia, e i
Medi ne ricoverano T impero , e pigliano Ninive (106)
Asliage re dei Medi. Questi atterrito da una visione , sposa
la figliuola Mandane a Cambise persiano. La chiama
a s , gravida , attento da un altro sogno , onde uccidere
il parto. Lo consegna a tale effetto ad Atpago (107.
109. Questi usando un medio consiglio lo d a Mi
tridate btfolco, perch lo esponga ne' gioghi de monti (110)
Mitridate persuaso dalla moglie , a cui narra il caso ,
espone il suo figliuolo gi morto, e Ciro educa invece di quello
( 1 1 1 . 1 13 ) Ctro d' anni dieci eletto re per giuoco dai
compagni. Fa flagellare per colpa di disobbedienza un
fanciullo nobile. Questi si querela al padre suo Artem.
bare, ed Artembare si querela ad Asliage ( 1 14) Asliage
fa a se venire il bifolco e Ciro. Interroga questi che
gli risponde con animo generoso. Riconoscimento di Ciro
c confessione del bifolco (t15-tt6) Arpago chiamato
dal re. Come si scusa del Jatto (117) Astiage
dissimula Tira, e fa a s venire il figliuolo di Arpago , e
.questa invita a cena (118) Fa imbandire ad Arpago

i33
le earni del figliuolo. Arpago scopre la sua ealamit ,
e adula il re (119) Astiage si consulta co' magi , e
it persuade che abbia il fato della visione ottenuto il suo
compimento ( 1 20 ) Ciro inviato in Persia a' suoi
genitori ( 121 ) da essi accolto con gran letizia.
Fama sparsa del suo nutrimento per opera d' una ca
gna ( taa ) Arpago differita la vendetta , stimola Ciro ,
gi fatto adtdto , ad occupare il regno delt avo. Sue pra*
tiche a tale oggetto Con quale astuzia fa pervenire a
Ciro una lettera ( 123- 124) Con quale astuzia pur
Ciro induce i Persiani a ribellarsi dai Medi. Varj
popoli di Persia ( 135- 126) Arpago duce de' Medi
e loro sconfttta (127) Astiage condanna a morte i
magi interpreti de' sogni. Esce egli stesso in battaglia ,
ed vinto e preso (128) Arpago insulta con motteggi
Astiage. Saggia risposta di questi ( 1 29 ) Dura In
dell' impero de' Medi. / Persiani padroni dell' Asia su
periore. Ciro risparmia Astiage ( t3o) Dei riti, sacri
ftci, costumi, nomi, e della sepoltura de Persiani (t3t.t4o)
Gli Ioni, tranne i Milesj gi collegati a Ciro, e gli
Eolf gli offrono amicizia e patti di soggezione. Come
e perch Ciro la rifiutasse. Narra loro un apologo.
Essi muniscono le citt , e mandano a chiedere assistenza
a Sparta ( t^t ) podici citt della Ionia. Loro sito e
variet di lingue ( 1 /( 2 ) Condizione debole degl' Ioni
( t43 ) Esapoli dorica. Alicarnasso una delle .
citt esclusa dalla partecipazione del tempio triopico che gode
tt1 in comune (
In quante parti la regione posseduta
dagl' Ioni nel Peloponneso fosse divisa; e in quante quella a.
bitata dagli Achei che gli espulsero ( t45) Mescolanza
delle origini e re degl'lonit che formarono le dodici citt ( t46)

i34
Panionio loco sacrv e Festa panionia. Quello comune
agl' Ioni, e questa insieme celebrata (
Feste greche.
In che lettere tutte finiscano ( t/(8 ) Eoliche cttt nel
continente (tfo) Smirne loro tolta da Colofoni. Le
citt eoliche , aT Itla non sono con esse congiunte. Al
tre citt eoliche nell' isole. Agi Ioni gli Eoli per timore
di Ciro si congiungono ( 1 5o- 1 5 1 ) / Lacedemoni ne
gano ad essi ajuto ; non ostante 'che cosa intimano a Ciro ;
e qual si fosse la sua risposta Ciro confida a Tabu
lo Sardi, e foro a Pactia ( t5a.t53) A quali popoli
Ciro medita portare la guerra egli stesso. Farla agli
Ioni pensa con altri duci ( 1 54 ) Pactia ribella i L
di. Creso interrogato da Ciro sulla ribellione dei Lidi t
che cosa consiglia ( t 5 5 ^ Ctro manda Mazare medo in
lidia per eseguire il consiglio di Creso ( 1 56 ) Come
i Lidi mutassero la ragione del vivere loro. Pactiafugge
a Cime ( 1 5 7 ) / Cimei consultano due volte l'oracolo
eh' ne' Branchidi se deggiano restituirlo. Risposta data
ad essi e ad Aristodico loro cittadino ( i58- !:19 )
Mandano Pactia in Mitilene , c poi a Chio. / Cini ,
ottenendo per mercede Atarneo territorio , rimettono Paetia
a Persiani ( 160 ) Mazare continua la guerra cantra
i ribelli, e muore ( 161 ) Arpago gli succede. As.
salisce la citt della lonia , e prima Foceea (1 63 ) Na
vigazioni dei Foceesi. Amicizia e liberalit ad essi usata
tla Argantonio re di Tartesso ( 16I ) / Foceesi dalla
citt partono co'figliuoli , e le mogli , e le suppellettili.
Navigano a Chio. Si dtrigono a Cimo , ma prima ri
tornano a Foceea , e trucidano il presidio nemico. Im
precazioni per chi abbandonasse 1 armata. Una parte
le viola, l'altra perviene a Cimo ( 16^. tGS ) , Dopa

1 35
cinque anni , attaccata una navale mischia co' Cartaginesi e
Tirreni si recano a Regio ( 1 66 ) // terreno degli Agiilei contaminato dai lapidati Foceesi come si monda. /
Foceesi Jondano Ida. Cimo eroe ( 167 ) Arpago espugna Teo. / Tei fondano Abdera. Timesio eroe
( 168 ) Arpago soggetta gli Ioni di terraferma. G/'isolani piegano spontanei alla servit ( 169 ) Consiglio
dato da Mante e da Talete agl' Ioni ( 1 70 ) Arpago
guerreggia i Carj , i Cauni e i Licj. / Carj gi iso
lani ubbtdirono a Minosse. Lelegi detti. Tre loro
invenzioni. Altra opinione sulla loro origine. Miso,
Lido e Caro tre fratelli ( 1 7 1 ) Origine. Lingua.
Istituii dei Cauni ( 172 ) / licj gi Termiti con Sarpedone loro duce passano in Asia. Da Lieo dt Pandione
hanno tl nome. Loro istituti. Dalle madri e non dai
padri numerano la stirpe ( tj ) Gli Cnidj , soggiogata
la Caria da Arpago, tentano tagliare l'istmo. fi si op
pone la Pitia ( 1 74 ) Valore de' Pedasei. laro sa
cerdotessa di Mtnerva ( 17$ ) Arpago tiene Csanto e
Canno , poich gli abitanti cadono tulli generosamente pu
gnando , ed incediando le citt loro ( 1 76 ^ Ciro doma
le parli superiori delF Asia.
Grandezza, bellez
za, fosse, muro, porte di Babilonia. Eufrate che la
divide per mezzo. Sue case e vie. Muro interno.
Reggia. Sacrario e tempio di Giove Belo ( 178- 1 83 _J
Semiramide alza gli argini alt Eufrate ( 184 ) P/itocr
rende il ftume tortuoso , e gli scava un lago ( i85 ) Le
sponde dentro alla citt munisce di mattoni , e la citt
congiunge con ponte ( 186 ) Costruisce a s un se
polcro con una iscrizione ingannevole , e delude Dario che
lo apre ( 187^ Ciro marcia cantra Labineto re degli

i3fi
Assirj. Acqua del fiume Coaspe ( 188) Ctro inter
cetta in cento sessanta rivi il fiume.Giade ( 189 ) Finti
in battaglia i Babilonesi , invano gli assedia ( 190 ) De
rivato l' Eufrate del lago opprime gli incauti babilonesi
( 191 ) Potenza e fertilit della regione babilonica. t
Razza de cavalli. Cani indiani. Irrigazione de' campi
( 192 . tq3. Navigli dalt Armenia in Babilonia venienti
0 loro struttura ( 194 ) Cultura del corpo dei Babilo
nesi ( 195 ) Legge sulla vendita delle donzelle ( 196 )
Altra legge sulT esposizione dei malati ( 197 ) Sepoltura ,
lutti ed altri inslituti ( 198 ) Legge turpissima del culto
di Militla ( 199 ) Tre trib dei Babilonesi non vivono
ehe di pesci ( 200 ) Ciro ti prepara contro i Massage.
ti (201 ) Arasse fiume. Sue isole. Genere di
vita ed alberi degF isolani ( 202 ) Mar Caspio. ,
Monte Caucaso, e tenore di vita de' suoi abitanti ( 2o3 )
Sito dei Massageti. Perch Ciro mosse ad essi guerra.
( 204 ) Ciro tenta invano d' ingannare Tomiri. Si
prepara di passare l' Arasse ( 20 5 ) Scelta che gli offre
Tomiri (206) Ciro Segue il consiglio di Creso , e passa
T Arasse. Rimanda prima il figlio Cumbise con Creso
in Persia (207) Sogno di Ciro intorno a Dario figlio
d' lstaspe ( 2o3 210) Con che astuzia uccide la terza parte dei Massageti, e piglia Spargapise figlio di To
miri (211) Minacce di Tomiri (212) Spargapise
si uccide ( 2 1 5 ) Acerrima pugna. Tomiri vincitrice
insulta il cadavere di Ciro (2t4) Ornamenti dei Mas.
sngeti. Abbondanza tf oro e di rame nlla loro regio1te ( 2t5-2t6).

Annotazioni al primo libro d' Erodoto.

(t) / s elle indagini di Erodoto alicarttasseo t esposizione ( o il droostramento ) questa. Cosi si tradurrehhe pi esattamente; ma an
cora l' autore non campeggiando primo come nell' originale , ho
stimato di restituire al nominativo le prime parole , e farlo can
giare piuttosto di caso che di luogo. Per tale modo ahhiamo :
Ecateo milesio narra cos', e, Tucidide ateniese descrisse ec. Pure
qui manca la posa , n questo periodo , offre pi quella sempticit
citata in esempio da Demetrio Falcreo, la quale si forma quando una
particella sia molto lunga, c uell' ultimo ritorni in s stessa. Questo
cominciamento della narrazione di Erodoto inserito nei lihri rettorici d' Aristotele e di Demetrio , tradotto dal Caro c dal Segni ,
non hene dall' uno , e assai male dall' altro. E ci sia detto per
ricordare le difficolt dte continuamente comhattono i traduttori.
(t) Vuole il Larcher che si traduca: i Persiani pi dotti nelle rstorie $ pure il vocaholo Xlyns na "n* ampia significazione , e qui
Erodoto parla, cred'io, de'celchratori degli antichi fatti, o storici si
fossero o poeti. E quando egli dice gli Eliopolitani essere ttiyvsff,'xt
Xe-/t,rXrt, , e non avere avuto gli Sciti, eccettoch Anacarsis altro
Bifu fiiysst -, non intende certamente parlare d'uomini soltanto
eruditi nella stpria , ma in ogni sorta d' ammaestramento.
(3) Cio il mare mediterraneo. " Che vuol dire con queste parole
il padte della storia sul hel principio dell' opera sua f Dal mar
rosso entrarono nel nostro. E' parehhe che i Fepicj si fossero im
harcati al golfo di Suez , che giunti allo stretto di Bahel-Mandel ,
avessero costeggiata l'Etiopia, passata la Linea, girato il capo delle
Tempeste , oggi capo di Buona Speranza , rimontata da lungi la
sola via , ch'i fra i' Africa e l' America , ripassata la Linea , c che
entrassero dall'Oceano nel Mediterraneo , per le colonne d'Ercole, il
che sarehhe stato un viaggio d' oltre quattro mila delle nostre gran
leghe marine , in un tempo ip cui la navigazione eta ncll' infanzia.
TOMO I.

i38
Per tal maniera il Voltaire ( Question sur f Encyel. ) deride Erodoto di cui dod intende la lingua. Ma perch non hasta 1' inpegno
a dare ragione , hene gli prova il Larcher che lo storico non dica
tis ri 81 ri A.et , ma iwi cio vennero per terra
alla spiaggia fatte da circa dugento o trecento leghe, e poscia si ap
plicarono subito a lunghe navigazioni.
(j) Parla d' Argo il peloponnesiaco il testo latino ha: quae
Graecia nane nominatur. Quantunque 1' uso di rendere Grecia per
AAier sia /"ovantemente prevalso, qui si voleva lasciare: Eliade:
servendo il nome quasi nota di tempo. Cosi Erodoto stesso altrove :
nella terra g' Pelasgia, ora detta Eliade. E il nome di Grecia fu
anteriore a quello di Eliade , n lo troviamo usato in significato
generico , se non se dai Latini a cagione de' Graii o Greci gente
tessalica che negli antichi tempi pass in Italia. In tale guisa
dalla parte anche noi Greci appellando il tutto , Franchi chiamiamo
i popoli dell' occidente , non esclusi quelli dell' estrema Italia. Di
pi all' et d' Inaco non era imposto a' Greci tutti un cognome
solo; per Omero li chiama Danai, Argivi, Achei. Pi tardi t'ap
pellazione di Eliade si ampli dalla Ftiotide, e varcando anche il
mare nohilit le regioni d' Asia, di Lihia, e d' Italia.
(5) Vogliono certi commentatori che laso fosse il genitore d' Io y
e che le parole : d' Inaco : aggiunte sieno da qualche copista o sapu
tello. Ma s'ingannano : Plutarco riferisce cosi il testo d' Erodoto ; ed
Escltilo, e gli altri tragici (Apol. I. II. c. s.) e Teocrito e PausaDia pi ancora dicono Io essere figliuola d' Inaco. N qui il no
me d' Inaco vi aggiunto oziosamente , come s' stimato dal Lar
cher ; perch se Erodoto tace il nome del padre di Europa e di
Medea , qui egli vuole distinguere quest' Io dalla figliuola di Criaso ,
e dall'altra Io che nata era da Prometeo.
(6) Altri testi leggono: non come i Fenici.
(7) Perch era di cinquanta remi.
(8) . . . Spedito a domandarti. Col forte Menelao qua penne
un tempo. Ambasciadore Ulisse. Cosi Antenore ad Elena ap
presso Omero nel terto dell' Iliade traduzione del Monti.
(9) Qui Plutarco , s' egli pur 1' autore del trattato sulla mali
gnit d'Erodoto, comincia cavillando le sue censure. Si sdegna
dunque col nostro storico che suhito spieghi la sua sentenza in
torno la impresa hellissima e massima de' Greci , affermando che

i39
commettessero una stoltezza col prendere guerra contro Troja per
una femmina trista , e soggiunge , potersi dire per conseguenza che
anco gl* Iddii stoltamente facessero castigaudo gli Spartani per la
violenza usata a Leuttri contra le figliuole di Scedaso . e Ajace
dello stupro di Cassandra. Quindi rammentando come in potere
del nemico vivi cadettero guerrieri intrepidi , c vive cadano hel
ve feroci , conchiude che Erodoto accusa le donne che sforzate
furono, e difende coloro che le hanno rapite. Ora si risponda.
Primo: il dire che lo, Medea , Eleua , se non l'avessero voluto
non sarehhero state rapite , s' accorda con quello che narrano i
Greci medesimi. I rapitori pochi essendo e deholi , non avreb
hero potuto usare T aperta forza , ma chiamarono in loro soc
corso le insidie amorose , in guisa che le donne li seguirono di
huon grado. Ne perci Erodoto stahilisce per massima generale che
nessuna donna , od uomo, rapire non si possa violentemente. Secondo :
Stolti gi non furono g' Iddii nel punire i soli autori delle colpe ,
hens1 stolta si pu chiamare una guerra , ancorch ahhia dato ca
gione ad azioni gloriose, quando per un solo colpevole, sono mille
anime travvoltc all'arco, e pi citt distrutte. Terzo: Erodoto n difende
i harhari , n accusa i Greci , hens1 riferisce quello che dicevano i
dotti de' Persiani , ai quali conveniva fare ricadere sui Grecita cagio
ne dell' antica inimicizia. Ma che tale non fosse la sua opinione si
deduce anzi da quanto narra nel secondo hhro intorno la guerra di
Troja , e da quanto poco dopo prudentemente soggiunge : nondi
meno intorno a ci se cos o altrimenti occorso sia non vengo to
favellando.
(to) Plutarco si degna che Erodoto, o com'egli ironicamento
lo chiama questo vai ntuomo , gravi di utenzegna i Feuicj perch Io
la quale fu dai harhari tutti onorata con divino culto , ed ha il suo
nome lasciato a molti mari e seni spaziosi , e somministrato prin
cipio e fonte a regali ed illustri famiglie , non pu essersi data in
preda a mercatanti stranieri, a Si pu credere che Erodoto an
teriore d' alcuni secoli a Plutarco hen ahhia raccolto dagli scritti
o dalla hocca dei Fenicj medesimi una tale tradizione ; n avrehhe
falsamente citata la loro testimonianza , sapendo ch' egli sarehhe
stato immantinente redarguito. E perch poi questa smania di of
fendere la memoria d' Io ? Per attirarsi lo sdegno delle famiglie e
de' popoli che traevano gloria da essa f Questo riguardo non

doveva ami contenere Erodoto ? Ma ponendo egli semplicemente


per amore di verit il racconto dei Fenicj , si protesta che non
vuole dare la sua sementa. Anzi ai Fenicj per liherarsi dall' accusa
della rapina importava affermare che Io si fosse posta da si stessa
in hraccio ad uno di loro. Le origini inoltre degli Udii e degli eroi
sono quasi tutte macchiate di stmili impudicizie ; e meglio e cre
dere un tale raccnto di quello che Io rapita fosse da Giove , e
che trasmutata in vacca passasse ampio spatio di mare.
(n) Reca Dionigi d' Alicarnasso (della composizione delle parole ,
Set. IP.) in esempio questo passo, e si studia di sconvolgerlo va
riamente , e dargli pitt forme, per dimostrarne che nessuna e mi*
gliore dell' originale , perch pi vigore si ha la disposizione che la
scelta de le pat ole. Anche Ermogene (delle forme orat. I. I. c. 3)
cita il medesimo passo come esempio della figura detta di purit o
rettitudine , per cui coll' uso del primo caso chiara si rende e per
spicua l'orazione.
(t2) Nissia chiamavasi questa regina dei Lidj ; ma Erodoto sepur
merita credenza Tolomeo Efestione ( Fazio BUI. p. $86 ) ne evit
il nome siccome odioso, perch Plesiroo suo amicissimo, invaghitosi
di certa Nissia , e da lei repulso , s' appese ad un laccio. Giovanni
Zcze pone questo racconto in versi , se versi dire si possono quelle
sue scipitezze. (Chi/. I. II. ). E da notarsi che Erodoto dice es
sersi Gige innamorato della moglie , stante la servile ohhedienza a
cui erano in Oriente condannate le donne.
Questo discorso n' riportato da Dionisio (Scz. ITI.) come
esempio dell' artifizio dell' ottimo scrittore, quando colla sola strut
tura cagiona grazia, e fa hella la locuzione, ahhench le cose e le
parole sieno tenui ed ahhiette. Esso non porge argomento suhlime ,
n idoneo ad elegante parlare, anzi ha un non so che di umile e
pericoloso, e s'accosta, pi al turpe che all' onesto , ma viene esposto
cosi destramente che quelle cose sono pi helle ad udirsi che a ve
dersi. E perch taluno non duhiti che quella soavit producasi dal
dialetto ionico . ha Dionisio permutato in attico il discorso senza ag
giungervi nessun ornamento. Egli strano eomc Mos corenense
{Progymn I. TU. exempl. 2) notando Erodoto di falsit, e dicendo
di trasandarc altre narrazioni pone la censura in opera contra questa.
E dopo averla riferita con serio proposito, secondo la versione Iatina
-Cosi soggiunge. 1* Itaque, ut diximus, hunc Lydorum fuisse regent 3

'4,
id a ventate non est alienum,et ahaliis quoque scriptorihus traditur.
lllud tamen piane inccrtum est , quod ait, Candaule ardentissimo
amore roniugis suae fuisse devietum. Vis enim amoris tune homi
nes maxime pcrcellit , et incitat . cum puledra repente species occorrit : secus vero afBciuntur erga illam quacum iam diu matrimouii federe iuncti sunt : ita ut diuturnitate temporis minuatur amorir
copia. Age insuper quatn quis amat, semper occulte apud se adser
vata einsque lihitum perpetuo servitio mancipatus exercet ? videlicet
ut instaurct augeatque amoris fomitem , eoque adfectus ohlectamento demulsus suaviter tranquilleque vitam deg&t.Est autemprorsus improhahile aliquem contrario more utt , atque puhlica uxoris
illusione odium atque discordiam confiare. Praesertim quum feminae
cuique, nedum illustri reginae, ltaud ingratius morte sit detracta veste
conspici . Questi raziocinj pi o meno possono valere per cervelli
sani; e cos't Caligola parimente mostrava la sua Cesonia, dicendo;
amcis vero etim nudam.
(t4) Plutarco (dell'ascoltare) semhra lodare questa massima quando
afferma che nella maniera che la donna, come dice Erodoto, insieme
colla veste pone gi la vergogna cosi ceni giovani col vestire fanciul
lesco insieme lasciano la vergogna e la paura. Altrove poi la hiasima
e non vuole che Erodoto ahhia hen detto , (dei precetti conjugali )
poich invece della veste la donna dahhene si mette intorno la ver
gogna. Ma soggiungeremo: la vergogna si depone colla veste quando
v' colpa 5 e qui Gige volendo distorre Candaule dallo stolto suo
desiderio fa del marito e della moglie una sola persona, e la colpa
di quello impone opportunamente su questa. Meglio ragiona Plutarco
(quest. conv.) quaudo cita questo fatto di Gige per provare che gli
amanti dandosi ad intendere d' avere posto il loro amore in soggetti
virtuosi e gentili vogliono anco darlo ad intendere a tutti.
(15) La donna gli dice per atterrirlo, cosi ti conviene morire, mo
strandogli i servi fidati ch'erano pronti, cio tenendo flagelli, nappi
di tossico, coltelli ed altri strumenti di morte.
(16) Alcuni editori reputano che questo passo sia intruso. Ma io
fo ammetto, perch suole Erodoto valersi nella Bua narrazione della
testimonianza de' poeti , dai quali si compone il maggiore numero
degli scrittori che fl precedettero. E ArchiloCo fu presso i Greci di
gran nome onde anco Strahonc talvolta si ptesidia della sua autorit
Di lui ancora ahhiamo un verso che dice presso a poco cosi t
A ms non col dell' opulente Gige ,

.4,
(17) Secondo un'altra storia Gige ( Plot. quest. greche) si rihelli
apertamente e col soccorso che Arseli gli rec da Milassa uccise il
re Candaule.
v
(18) Erodoto computa (/. Ili) l'oro tredici volte pi dell' ar
gento. Per conseguenza 3o talenti d'oro equivalgono a 390 d'argento.
Il talento d' argento essendo dunque valutato dal dotto ahate Rarthelcmy , 5v)oo lire di Francia i 390 talenti vagliono 2,106.000 lire.
(Lurcher) . Del resto dalla maggiore o minore quantit de' metalli ,
dalle diversit de' hisogni , dalla rarit o dalla copia delle cose,
misurandoci la moneta , questi calcoli non possono essere, mai sicuri.
(19) Tesori si dicevano quelle stante o cappelle fatte costruite
dai principi o dai popoli, nelle quali si deponevano le ricchezze consecrate al Dio. Cipsclo una ne aveva edif,cata in Delfo, e da lui
essa fu nominata. Sia iCotintj atendo spenta la tirannia, instarono
che posta fosse sotto il nome della ritta loro. Il che dai Delfi, co
ra' era convenevole, fu conceduto (Plut. Perch la Pitia non renda
pi Ut risposte) . Suppongo che Gige e gli altri re o popoli che non
avevano tesori inscritti del proprio nome , preferissero di deporre i
donativi in quelli de' loro amici.
(a0) Aristomene e Teoclo incitando i Messeni a comhattere all'ul
timo sangue , reca loro a memoria l'insigne azione degli Smirnei ,
1 quati con la virt e prontezza dell' animo rihuttarono Gige e i Lidj
che avevano occupata la citt loro ( Paus. Mest ). Questi valorosi
fatti vennero celehrati con versi elegiaci da Mimnerno (Paus. Beozia) .
(21) Con che astuzia sterminasse Aliane, i Cimmerj raccontasi da
Polieno ( l. II. 2. ) .
\
(22) Secondo Aulo Gellio N. A. I. XI. egli pare che Aliatte eoa
lusso harharico conducesse nel suo esercito concinentes Jistulatores
et fidicines , atqw. fetnnas ctian, tibicinas. Altri vuole che tihie
virili sieno quelle di suono grave , e muliehri di pi acuto e
pi molle suono. Non decido ; ma inclino pi al sentimento di Gel
lio, pensando non solo al genere della musica dei Lidj, ma al loro
uso di privare i giovanetti della speranza d' essere padri. Si aggiunga
venir notato che da Omero e conceduto il flauto come strumento
harharo ai Troiani si, non ai Greci , e che troviamo appresso , varj
antichi spesse volte rammemorate le fanciulle sonatrici di flauto.
La traduzione conserva l'incertezza del testo.
(23) Di quest'amicizia fra Trasihulo e Periaudro vedi Erodoto
stesso nel I. V.

'43
(a4) (Polien. I. VI. %- 47 ) Tino stratagemma consimile usato ad
Aliatte ne si rammenta da Diogene Laerzio. Ma forse per errore di
memoria lo attrthuisce egli a Biante, e in favore di Priene. Tauto i.t
stimo e per la minore autorit del nome di Diogene, e perch Priene
era gi stata prima espugnata da Ardi. Die' egli dunque che Biante
fatti uscire dalla citt due muli ingrassati , gli cacci espressamente
negli alloggiamenti nemici. Stup1 il re veggendoli , ed avvisandosi
che in Priene vi fosse grande ahhondanza, volendo sciogliere l'asse
dio , vi mand un nunzio , onde Biante raccolti .mucchi di sahhia e
sopra tpargendovi frumento glieli mostr , loch riportatosi dal messo
al re , questi coi Prienesi fe' pace.
(25) Necessario rito pel riposo delle anime de' trapassati , era il
piaugerli ed il seppellirli. Ascolta quel che dice Elpenore ad Ulisse
presso Omero.
(26) i'Ja,X,x- Questa voce non esprime propriamente il cassero,
ma o t hanchi dei rematori o il hanco su cui poggia l' alhero. Non
intendo che sia il summae puppis foro accennato da Aulo Geli io nel
tradurre il presente passo di Erodoto.
(27) tftot ef 9-o: cio un modo o legge di melodia alta e spiegata;
il che vuole accennarsi perch uno meglio si raffiguri il coraggio
mostrato da Arione in tanto pericolo. Quindi anche Gelito: Carmen
quid orthium dicunt , voce, sublatissima cantavit.
(28) Erodoto pone in hocca de'Leshj e de' Corimj questo miracolo
eh' egli ha inserito come ahhellimento nella sua narrazione. Pi au
tori ne parlano. Cui non dietns Hylat , inter delphinas Ariorj? Zeze
deducendo dal nostro storico il racconto lo spiega come allegorico ,
che pirati fenicj cio con nave , la quale aveva per insegna uu del
fino compassionando Arione, il salvassero, e io conducessero a
Tenaro (Chil. I. 17. ).
(29) Questa statua si conservava sino al tempo di Pausania ( T.ac . ) .
(3o) Il Reiskio vuole che lavoro s1^Atrr sia quello che chiama
rono coelatum o stoellatum i latini. Veramente io non so se per coelatum si deggia intendere un lavoro per cui diversi metalli sono in
fissi in altro , o se anche qualunque metallo intagtiato o cesellato.
II Laroher parimente pensa che quest' arte di Glauco non altro de
noti che il damaschinare, e cita Ateneo (Dipnosof. I. V. c. 3) il quale
afferma avere egli stesso veduto questo sottocratere degno in fatti di
essere riguardato per le figurine , insetti , e pianticelle in esso intn

'44
gitate. E noi indotti da quost' autorit ahbiamo gi ahhracciata l'o
pinione del Larcher (Lettera sui cavalli di yen.) Ma troppo fa
cilmente , come giudicarono i compilatori della hihlioteca universale
ehe si stampa in Ginevra, (feb. tBtf, p. 32t ) e quelli della hihlio
teca italiana (tom. HI p. ?t5): Ansi i primi ne citano l'interpretazione
di San Gemiamo Glaucus priinus ferri inter te glutiuum exeogitavit ,
ed aggiungono l'osservazione di Pausania ( Fuc. cap. XII). Dice
dunque questo autore , che dei donativi mandati a Delfo dai re
di Lidia null' altro pi rimaneva a suo tempo, che la ferrea hase
del cratere di Aliane. Essa e opera di Glauco da Chio , il quale fu
1' inventore dell'arte di giugnere (o saldare) il ferro. Ciascuna la
mina della hase unita all'altra non con perni o chiodi , ma sola
mente per via di colla ( o saldatura ) che tiene connesse il ferro. E
si legga quel che soggiunge Pausania, descrivendo questo cratere, per
conchiudere che meritevole esso era d'ammirazione. Anche Plutarco
ne fa menzione (Della cestaz, degli oracoli).
(3t) Un tal fattosi conferma da Polieno (Strat. I. VI ) e da Eliano
(Var. in. I. li.) Pindaro nipote per sorella di Creso teneva allora
la signoria d'Efeso. E richiedendo questo la citt, c quello ri
cusando di consegnarla , Creso l' assedi. Frattanto una delle torri
che fu poi nominata la proditrice rovin, e Pindaro, veggeudo il
pericolo, persuase gli Efesj che legassero dalle porte e dalle mura
funi alle colonne del tempio, come se volessero che tutta la citt
fosso sacra alla Dea. Creso in onore di Diana risparmi gli Efesj , e
lasciandogli liheri , strinse lega con esso loro.
(3a) Questa distanza confermata aaco da Senofonte uomo di quel
paese ( Am. di Abr. ed Anzia l. /. ) . I sette stadj souo presso a
poco sette ottavi di miglio. Diciamo presso a poco perch diversi
erano gli stadj , il che importa a sapersi per la retta intelligenza di
Erodoto.
(33) Polieno (Strat. I. aS.)
(3'|) Come i Lidj , dicono alcuni, se sovr'essi aveva Creso da' suoi
maggiori ereditato l'impero ? Adunque questa voce si deve togliere dal
testo Ma hene osserva lo Schvvcighacuser che qui non si parla dei
popoli vinti , ma dei posseduti da Creso.
(35) Ora torna in campo Ptutarco, e trova il nodo nel giunco. Egli
non tollera che Solone sia chiamato sofista. Tale il vocaholo greco
che noi ahhiamo voltato sapiente. Prima Dotiamo che Erodoto

manifestando in tutto questo discorso grande riverenza verso Soto


ne, nou s' servito certamente di tale epiteto che in huon signiftcato.
Sotista egli chiama altrove Pitagora e chiunque fu illustre per fama
in Grecia. Pindaro ed Eschilo nominarono sofisti i musici ed i cantori,
perch la musica era strettamente congiunta all'antica sapienza., softsta
detto da Massimo tirio l'innocente Anacreonte, e da Eschine cost si
appella Socrate, il pi vigoroso nemico di quelli che noi poscia ahhia
mo dimandato sofisti. Si potriano aggiungere gli esempi cavati da Pla
tone, e da Senofonte. E notano i commentatori chea Soloue fu pure
dato tale titolo da Isocrate, da Temistio , da Demostene. E il primo
di questi , netla parte del discorso della permutazione per me gi
edita la prima volta , noverando i grandi uomini che operarono tanto
cose ad utilit della patria , soggiunge che ninno di questi pose in
non cale l'eloquenza, ma tanto applicarono ad essa la mente, che
Solone fu cognominato uno de' sette sofisti , ed ehhe questo coguom
ai presente da voi, o Ateniesi, schernito^ e chiamato in giudtzio. Duuqoe il nome perdette coll' andare degli anni la sua prisca dignit. Quel
la maniera di studio che si chiamava sapienza, e consisteva ( sono pa
role di Plutarco medesimo nelta vita di Temistocle ) nell'ahilit di
sapere hen governare le cose civili, e in un' attiva ed operosa pru
denza, fu conservata da coloro che seguitarono , quasi per successio
ne, la setta instituita da Solone. Ma quelli che vennero dopo , avendo
mescolata tale maniera colle arti e declamazioni del foro , ed aven
dola fatta passare dalle operazioni ad un semplice esercizio di paro
le, e, quel ch' peggio, permutandola per dauaro , furono chiama
ti sofisti. Il perch questo vocaholo vuoisi variamente intendere
secondo le varie et; e contra Plutarco opporre Plutarco stesso,
quando sofisti denomina Chilonc e gli altri di quel numero in cui
era pure Solone. (Della moltiplicit degli amici).
(36) In quanto all'ahhoccamento avuto da Solone con Creso, alcuni
si avvisano di provare per cronologia, essere ci cosa falsa. Cosi Plu
tarco nella vita di quel sapiente. Pi moderni, e fra gli altri il Bruckero,
il Menagio, ed il Freret portarono la stessa opinione. A noi pare po
ter affermare il contrario, dopo avere recato qualche luce su tale pro
posito j ma di ci altrove ragioneremo.
(37) Platone, Aristotele, Plutarco, e Luciano, fra gli altri, ri
cordano questo discorso.
TOMO I.
to

;t46
(38) Luciano invrrte l'ordtne dei gradi di felicit, e pospoua
Tello a Cleohi e Buone ( Nei Contemplanti.)
Eosque omnes supcrttita ha il Iatino; ed il greco: txI/tx irfxfttuturX li verho trxfxfttvu significa: rimanersi vicino. Quindi ,
iu certo eptgramma di Carfilide, un estinto vuole la sua tomha scevra di duolo, per avere dato nozte a'suoi figliuoli, e addormentato
spesso nei suo serto la loro prole. L'er lo contraria in Omero il vecchio Fenice, ricordando le sue autiche afflizioni ad Achille, cost si
esprime: ... .I1 genitore , - Mi maledisse, ed invoc sui mio
Capo le orrende Eumenidi , pregando =: Che mai concessa non mi
fosse il porre = Sui suo ginocchio un figlio mio..-. ( Vers. del cav.
Monti). Patetico il sentimento di quell'epitaffio corcirese iu cui Cal
liope piange intorno al sepolcro del ftgliuolo Alessandro , dacch lo
poso sotterra immaturo e setna prole.
(4o) Riporta Plutarco nella vita di Solone tutto questo passo ,
ancorch con pi hrevit; e per le parole ti tltrpt fittf ttt r xyf
8xf ty/raure it t'ft) sostiLuisce rit /t ^fxvtitlnt, ch' quanto
dire
attritiv t . 1I che noto perch dove it Pompei traduce, che
d'ora in ora soffermando si andavano^ conveniva sptegarn, che tarda
vano ad arrivare. Cost l1olieoo : Kftrte t E' .A Ah'* irvp.fsxx*t
fifxtfvtttlnt,
(4r) Di questo generoso atto parla infra gli altri Cicerone nelle Tusculaue. La madre non potea mancare dalla solennit, essendo sacer
dotessa. Ella si nominava Cidippe, o, secoudo Buida , Teano.
(Ja) Se i giovani tirarono per lo spazio di quarantacinque stadj
il carro, conviene credere che la festa si celehrasse fuori della citt.
Ci si deduce anche dalla voce trxttfyvfts- Noi Greci conserviamo
col nome pure il rito, e iu aperta campagna convengono le genti
da pi luoghi della provincia , a celehrare la festa con danze , a
musiche e conviti.
(J3) Altrt leggono ytvftm per f|mt Cio: heati chiamavano i
giovani per la pietosa loro cura. Ma oltrecch fxf1nt detto pi
copra, qui si loda la forza loro., pel hell' uso in che l' adoperarono.
(44)
P1 illustre tempio d' Argo , iu quello d'Apollo licio, erano
scolpiti in marmo Cleohi e Bitone che tiravano il carro sul quale era la
madre, e la conducevauo al tempio. (Paus. Corint. e XX.) Questo
fatto effigiato anche sovra un marmo puhhlicato dal Begero (Spie.
Ani. p. l'\6. ).

i/f7
(45) Plutarco si sdegna che Erodoto in persona di Solone spar
lando degl'iddi, oltre l'empiet si faccia conoscere maligno. Certo
qttell' affetto che non pu patire 1' altrui felicit, dehb1 essere lon
tano dall'ente per eccellenza superiore ed ottimo. Ma perch mai
Erodoto avrehhe con oltraggiose sentenze verso la divinit . mac
chiato un discorso che nel rimanente , come si esprime altrove lo
stesso Plutarco, hen convenevole a' costumi di Solone, e hen degno
della magnanimit e sapienza sua? Q%ut che deriva da ptht'pv ,
potrehhe, anzich l' invidia , denotare quella eterna legge distruggitrice delle cose di quaggiuso , ovvero equivalendo , come notano
i grammatici, a xo cio indebolisco , impedisco, modero, ver
rehhe a dire che la deit non consente , come Erodoto si spiega
nel vtt lihro, che a se stessa il troppo alto sapere, e la costante
felicit, mentre accorcia le cose eminenti , c l' umana arroganza.
E hene osserva il Geinoz che il S.t~r del nostro autore e propria
mente quella cagione invisihile eli avvenimenti imprevisti, di danni
inevitahili che percuotono anche i pi virtuosi, quel destino per cui
le scene risonavano de' lamenti degli croi, e funestate erano dalla
loro sciagure, E per non citare i latini , come l' invidiste deos di
Virgilio , e un passo di Livio dove Furio Camillo ricorda che
l' invidia degl' iddii essere potrehhe contraria alla romana fortuna ,
Euripide non esclama forse essere molto perturhamento nelle cose
divine ed umane? Eschilo parlando dei cugini delle figlie di Dardano dice , che a' loro corpi iddio porter invidia ; e Pindaro si au
gura che noi conturhi l'invidia de' numi; oude di qua il proverhio
$S.t*tfct to Scttpcirro*. La qua) sentenza anche riprovata da
Aristotele ( Metaf. L. I. c. a ) quasi fosse comune ai poeti. Ma
non gi soltanto propria dei poeti , chiamando Nicia, appresso Tu
cidide, pi degni i suoi soldati della misericordia che dell'invidia
della divinit. Il perch Erodoto o non va accusato , o accusare
si dehhono con lui tanti altri , o piuttosto ch' essi l' inferma mente
dell' uomo che concede le sue passioni alla divinit, e osa com
prendere nel suo ristretto linguaggio l'incomprensihile. Per tale
modo il dio degli Ehrei rappresentato geloso, e vendicatore, o
gli uomini vengono meno per la sua ira , e sono conturhati dal suo
corruccio. Che pi? La difesa d'Erodoto contra Plutarco viene fatta da
Plutarco medesimo , quando afferma di Paolo Emilio che ragguar
devole mostravasi per le imprese; n ' era persona dahhene cae

i48
pl' invidiasse tanta gloria. Se non che v' ha, prosegue egli, cer
tamente un qualche nume , ufficio del quale si il diminuire le
grandi e smoderate felicit , e mescolare l'umana vita in maniera che
Paolo delle cose dipendenti dagli uomini non ne aveva giammai
temuta veruna, e che in quanto a ci che spetta agli Dei, temuta
sempre aveva la fortuna, come in fedelissima cosa, e facilissima alla
mutazione.
(46) /giorni nostri non snno che di settanC anni. Cos't il salmista;
n pi lungo termine pone Aristotile, apppovaudo l'opinione di certi
poeti che divisero l' et per numero settenario. E il suo discepolo
Dante afferma, nel convito, che il mezzo della vita degli uomini per
fettamente naturati sia nel trentacinquesimo anno.
(4;) Il presente passo ha esercitato il computo e la dottrina di molti
critici. E noi parimente portiamo un nuovo parere sovr'esso: l'e
sporremo in trattando della cronologia d' Erodoto.
(48) Hanno spesso gli antichi amato ripetere questa massima di po
polare ma vera filosofia , sul travaglio, sulla vanit ed instabilit della
-vita , sulla halia ch'esercita sovr' essa la sorte , sulle tempeste che
quasi contra nave surgono a comhatterla dopo il prospero vento , cos
che la heatitudine e incerta come la puhhlicazione della vittoria e la
corona , per chi sta tuttavia nell' agone. Per Omero finse quei due
dolj l'uno del hene , l' altro del male. E hasta per le molte citazioni,
questa tolta dal hel principio delle Trachinie. Semenza invero
fra mortali antica. Che dell'unnt tu non sai, pria ch' ci si
mora. Se fia la vita avventurosa o ria. ( Traduz. del IScllotti ) .
(4p) Altri seguendo diversa lezione voltano; haec dicentem Croesus
nec munrrc ullo donavit ec .
(50) Esopo con servile animo allora disse : o Solone , e' fa duopo
e non parlare mai coi re, o dire solamente quelle cose che sieno loro
gratissime. E Solone : anzi , o non mai parlare con essi , o loro dire .
quelle cose, che ottime sieno. (Pluf).
(51) Qui i commentatori spendono alcune parole sulla voce r.x(p;,
esaminando se denoti tmtto o sordo. Ma essa avendo l'uno e l'altro
significato, hen si conviene in ogni caso al figliuolo di Creso ch'era
muto perch sordo sin dalla nascita.
(52) Agatone chiamato da Tolomeo d' Efestione (loc. cit.) questo
figlio di Creso. Ma Ati il chiama anche Diodoro, e veggiamo essere
tale il nome di due altri re di Lidia.

49
(53) Questi riti sono peculiarmente descritti da Apollonio (Arg. I.
IV). L' espiatore scannava un porcellino ancora lattarne, e nel
sangue di esso intingeva le mani degli espiami , ( forse per lavarle
dalla macchia che supponevasi avere questi contratta nell' uccisione.)
Indi con altre aspersioni s'invocava l'ajuto di Giove l'espiatore, e
innanzi all'ara si ahhruciavano focacce ed altre misture raddolcenti,
e si facevano voti sohrj , perch il vino non v'entrava onde placare
le Erinni , le quali se ne astenevano , come quelle che dovevano
essere sempre vigilanti.
(5.|) Cosi ho parafrasato la voce ixt'rruf, poich chi supplicava
sedeva silenzioso sul focolare, come Giasone e Medea in casa di
Circe , Ulisse in casa di Alcinoo , Temistocle in quella di Adme
to. Ed uno che gi fu re potente a dt nostri , e guerriero fortissimo
travolto all'estremo grado dell'infelicit scrisse, je vienz corntne Te
mistocle nf asseoir au foyer du p, upie angtais. La trista situazione
d' Adrasto ne ricorda quei versi di Omero : Come avviene talor, se
un' infelice Beo del sangue d'alcun, del patrio ruolo. Fugge
in altro paese^ e ad un possente S'appresentand*
E sono
da notarsi due cose. Fuggendo altrove il reo se non erapit't inseguito
dalla legge patria , nondimeno anche in terra straniera aveva duopo
d'essere mondato dalla religione. Gli antichi accordavano ospi
talit ed ajuto all' uomo in generale non alla persona , riserhandosi
poscia di domandare chi si fosse, e donde venisse lo straniero.
(55) Il soccorso richiesto dai Misj , ne rammenta il molto nerho
di cacciatori, c di cani che dalle vicine citt raccolse Meleagro contra il cinghiale che nei campi d' Eneo, secondo il poeta. Tutte
atterrava col fulmineo dente z=r Le fruttifere piante.
(56) Stata almeno fossato consorte ad uomo =r Pi valoroso. Elena
lamentandosi di Paride.
(5^) Forse si potria da queste parole dedurre un sentimento pist
dilicato; invigilo se sulla stessa mia vita (cio se col sacrificio di essa)
io potessi rubarti al destino. Ed ancora tra gli affettuosi augurj noi
Greci sogliamo ai nostri cari profferire questo: Recida iddio i miei
giorni, e te gli conceda per anni.
(.r>8) Fili aliquatenus me vincis. Il latino.
(59) Osserva qui la gentilezza di Creso, che accomuna la salvezza,
(li Adrasto a quella del figliuolo.
(60) Mutando i nomi, Acini le Tazio ha trasportato questa narrazione
ttti primo de' suoi amatorj .

i5o
(6:) Tolomeo ad altro motivo riferisce tale uccisione. Ma non
occorre addurre qui i frivoli suoi racconti.
(6"a) Creso, dice il Larcher , nnn Ati aveva espiato Adrasto. Questo
diritto era proprio unicamente del re ; forse il confid al figliuolo
in occasione delle nozze , ed Erodoto altrove nomina Creso , come
si attrihuisce ad un generale la vittoria riportata da* suoi luogote
nenti. A dire il vero queste sono mere ciance Non si accorge egli
che il dolore e la gratitudine e il sangue fanno che Adrasto riguardi
come una sola persona il padre ed il figliuolo ?
(63) La confessione de' propri falli, osserva Ermogene (Del Met.
c. 3a.) serve a se di scusa . e di conforto agli offesi. Omero an
che m ci maestro, ed Erodoto l'ha imitato. Elena s 'incolpa din
nanzi a Trojani , e li desta a compassione. Quindi non altrimenti
che Creso ad Adrasto , Priamo le dice. .... Alcuna IVon
hai colpa tu meo, ma gli Dei = Che contro mi destar le lagrimose Arme de1 Greci,
(04) Rene nota Ermogene come questa ripetizione dia garho e vi
gore al discorso.
(65) Idemquc ( Athenienses et Lacedemonii ) de rebus majoribus
semper aut Delphis oraculum , ant ab Hammone , aut a Dodone
petebaut. Cicerone. L' oracolo di Amfiaro era in Oropo , e quello
di Trofonio parimente in Beozia.
(66) Il centesimo giorno: affine di concedere tempo che ad un punto
e i messi consultassero gli oracoli , nelle estreme parti di Grecia e
nelle arene di Lihia e Creso ponesse ad effetto quanto aveva ideato
per provarli. Inoltre non mi ricorda il dove io m'ahhia letto che non
sempre , ma solo in certe epoche determinate dava l' oracolo di Delfo
le sue risposte.
(67) Parecchi scrittori riferiscono tale responso. Ciriaco l' anco
nitano il lesse sino dal 1 4^6 in Delfo, e lo inser1 nelle sue iscrizioni.
Vedesi anche nel tesoro del Muratori; ma questi non rammentandosi
ch'era stato riferito da Erodoto , il lasci deturpato da alcuni er
rori , n si arrischi di spiegarne il mistico senso. Dall' essersi trovati
questi versi incisi iu un marmo , deducesi c I' esattezza d' Erodoto ,
e I' uso che si aveva in Delfo , e nelle altre parti di Grecia di con
servare tali memorie. Cosi sovra una tavola marmorea scoperta in
Itaca, e puhhlicata dal Paciaudi, fra' monumenti peloponnesiaci, si
trova un' iscrizione che sta nelle istorie di Senofonte. = Luciano si

i5i
congratula con Apollo d' avere avuto l' odorato si acuto ; altrimenti
ii Lidio se ne sarehhe ito, facendosi heffe del Dio=: Ghe l'oracolo
di Delfo, godesse fra tutti in Grecia la fama del piu veridico lo dice
anche Strahone nel IX. hhro.
(08) I ventiduemila hovi e le cento e ventimila pecore scannata
da Salomone nella festa della dedicazione del tempio e de' taherna
coli , rendono pi credihile questo sacrifizio di Creso.
(69) Di tali doni , e di altri fatti spettanti al primo lihro di
Erodoto tiene discorso uno scrittore italiano in certo suo nuovo opu
scolo sull' oracolo di Delfo. La riverenza che per altri motivi si me
rita il suo nome, ne induce a pregarlo di rileggere aueutamente quanto
ha egli esposto , di fare parte a parte un paragoue tra il suo e il
racconto dello storico , e di mostrarci poi con una nuova edizione ,
come sia vero quel detto che le seconde cure sono le ptu saptenti
Narra Diodoro sicelo che in progresso di tempo fatl lo capitano dei
Focesi volendo pagare lo stipendio a* soldati levasse non pochi doni
dal tempio , e fra gli altri questi dedicati da Creso. Erano, cont' egli
dice, 120 mattoni d' oro, ciascuno del peso di due talenti ( 3 egti ne
aggiunge a quelli annoverati con pi diligenza da Erodoto ) ; 36o
fiale d' oro del peso di due mine per ciascuna ; la statua d' un
lione e d* una donna del peso di trenta talenti d'oro ; onde tutte que
ste cose che si guastarono, per coniare moneta, insieme ridotte a conto
d'argento, facevano il numero di 4 mila talenti d' argento = ( ,Bibl.
Ist. L XV. ) = Il Saint-Croix ( Des mneiens Gnuv. fc'de'ratij
p. 280) trova delle difficolt nei calcoli di Diodoro, e se il risultato
b giusto , secondo lui , le valutazioni precedenti , sono false , o il
testo dello storico corrotto. Imperocch si legge che diversi vasi
d' oro , e due figure dello stesso metallo , valessero trenta taleuti
d'oro, e si valutano quattro mila d' argento. La proporzione dun
que dell'oro all'argento, sarehhe stata come uno a cento e treutatre,
il che fuori d'ogni verisimiglianza. Ma qui il Saint Croi* prende un
ahhaglio. Il testo dice che il leone e la fornaja pesavano 3o talenti .
Vi si aggiungano poi le 720 mine che dettero i vasetti d' oro , e si
avranno ancora 12 talenti. Poi altri 21J0 talenti dei mattoni d'oro ,
il che ne fa in tutto 282. Allora la proporzione dell'oro all'argento
viene ad essere non pi d'uno a t33 ma d' uno al 14. Erodoto
la stahilisce altrove dall' uno al t3. Forse ai tempi de' quali parla
Diodoro essa era stata alterata dalle necessit della guerra j oda al

f?5a
tre circostanze ignote , o forse co quei doni di Creso , altri di
minore importanza erano stati da Fatilo convertiti in moneta. Tutti
i doni del re di Lidia, secondo il Barthlemy (Voy. Anach. No
tes T. Ili ) equivalevano a 2t, 109, 140 franchi; ma l'uomo
dotto procede con massima inesattezza nel presente computo. Ci
apparir dal suo catalogo e dalle nostre osservazioni.
I. Sei gran crateri pesanti 3o talenti rt? oro.
Chiama crateri i quattro dolj e le due urue, e ne stahilisce il
prezzo, sehhene non se ne sappia n il peso, n la capacit.
li. 117 Mattoni a" oro del peso di a3a talenti.
Qui ai quattro d'oro purgato, concede egli il quarto meno cltc
ai 1 1 3 mezzi quadrelli d'oro hianco
ni. Un teone d'oro del peso di 10 talenti.
IV. Una statua d'oro pesante 8 talenti.
Erodoto non determina il peso di questa statua ; ma se il volume
del leone, quando s'incendi il tempio, si ridusse a sei talenti e mez
zo, pesando poi esso insieme colla donna, quando fu guastato da Faillo
trenta talenti , questa per cousegueuza doveva equivalere a a3 e
mezzo.
V . Un cratere tt oro del peso di otto talenti e 4* mine .
VI. 36o Fiale auree ricordate da Diodoro.
Tralascia il gran cratere che conteneva 600 anfore.
(69) Avendo questo passo dato motivo a varie opinioni , importa
a noi l' esaminarle partitamente , per non sentirci accagionare di
"quella colpa assai comune a tutti gli annotatori, cio essere larghi di
parole e di erudizioni ne' passi facili ed ovvj dei loro autori , e sal
tarne a pie pari i difficili. E prima diremo che il traduttore latino
cosi esprime le dimensioni di questi quadrelli: ' |tu. Azr tTx , rpt.
TtiXxrtrTx, r*Xxnrrxl*. palmarum sex in longitudine1rt, trium palma.
rum in latitudinem , crassitie palmari. I latini avevano la palma mag
giore e la minore, e come afferma San Girolamo l'una era detta pal
ma, e l'altra palmus, vocaholo che non trovo registrato nel lessico
del Forcellini. Ma se il vocaholo amhiguo appo i latini, per pal
mo non intendono i moderni che quanto spazio si distende dal
dito grosso al mignolo , ci che denota la misura ne' passati e ne'
presenti tempi detta da' Greci spitame. Adunque ho tradotto : mezzi
quadrelti, lunghi dita aj, larghi ta, alti 45 perch la paletta, mi
sura della quale qui si serve Erodoto, si componeva di quattro dita

i53
oerenti, ed equivaleva al gronio , toc* che noi greci ancora usiamo
10 signiftcato di pugno. Fra questi mezzi quadrelli donati da Creso
ne veggiamo quatn o d'oro (ino pesanti tre mezzi talenti , e dna
d'oro hianco pesanti talenti due. Non si pu sapporre che Erosota
ignorasse essere l'oro il pi pesante de' metalli, ma qui staudo al
nudo o primitivo significato delle parole , si crederehhe che I' oro
fino pesasse un quarto meno dell' oro hianco , cio di lega. Il che k
assurdo. Seguendo l' interpretazione di Lorenzo Valla e di Emilio
Porto cretense , il Larcher vorrehhe intendere come se il testo de
notasse una grandezza comparativa, cio: che li quattro mezzi qua
drelli erano lunghi sei palmi e li n3 non pi che tre; ir) mt* rie
fsixftltfa . . ttt f rx Gfit%ltltfet tongiores quidam , breviores
vero ec . Ma qui si parla chiaramente della triplice dimensione, e vi
si sottintende rX'.uf* o fttf% , come prima del Barthlemy che ci
tasi autore di tale ohhiezione, ha gi dimostrato il Pauctou ( lUetr.
c. 1v ) . Tutti dunque i quadrelli erano pari in forma e grandezza.
Or come si scioglie la difficolt? Per oro xwt<t&tt 1I Salmasio ,
1I Niclas, loSpanhemio, ai quali anche acconsente il Larcher, inten
dono l'oro che si ritrova in natura puro e perfetto, non deturpato
dalla mistura di metalli pi vili , e che quindi non ha avuto il hi
sogno d'essere affinato col mezzo del fuoco. Ma penso che trovare
non si possa oro cosi puro nelle minieie che non ahhia in s qual
che particella d' argento. Al contrario intenderemo noi per quell' oro
vergine, l'oro che in s contiene altre particelle metalliche eterogenee,
e quindi di minor peso, e di colore pi hiondo in confronto dell'oro
purgato? Ma questo sarehhe il solo caso in cui l'oro purgato detto
hianco. Oltracci ottimamente mostrano lo Schweighaeuser e l'Eckhel
( Dcctr. num. vet. cap. Vu. ) cogli esempi degli scrittori, e coll'
autorit della grammatica , checch alni ne dica, che u a-tp&tS, non
formato dall' a privativa aggiunta a npS-tf ond' esso equivalga
ad xrvfot , od ivrifsast , od ivrtQvtts , ma si compone hens
dalla particella srs, ed
e quiudi denota percoctut , decoctu.
N Erodoto avrehhe fatto particolare menzione di quattro mezzi qua
drelli , e dato ad essi il primo e distiuto luogn , se al confronto li
1 1 3 fossero stati di minore valore. Ancora impariamo dallo stesso storico che questi quadrelli e le statue, furono formate d'oro liquefatto,
dunque non intatto dal fuoco. E se servirono i quadrelli d' oro hianco
di hase al leone d'oro schietto, o awtQO-tf , naturale il exedera
inferiore di qualit quello a qucst' oro. E come oro per eccellenza
TOMO I.
1O *

i54
appare anche ricordato nel 11 lihro delle presenti storie. = Ma pro
seguendo nel Dotro esame, se 1' 010 dei quattro mezzi quadrelli
fc oro come noi diciamo di ventiquattro carati , rinnoveremo certe
disputazioni gi messe in campo sono alcuni anni , col dire che
gli antichi ehbero cognizione del platino? lo non credo che allora
si sia recato innanzi questo passo d' Erodoto. Bens 1' erudito ca
valiere Lamherti ha stimato ( Poligr. tomo /, anno t8ta, pag.
16 ) che per uscire di tante difficolt non vi fosse che quest' unica
via; e al parer suo lo storico ha voluto per oro hianco significare
il platino, che appunto dai moderni fu appellato col nome di
oro hianco. Ma se il platino per la sua specifica gravit pio. pe
sante dell' oro , esso non lo certamente un quarto pi , e ln
sarehhe nel presente raso , senza aggiungere che altre cose pur
ne resterehhero a dimostrare per non duhitare pi della cognizione
che avere potevano gli antichi di quel metallo. Il Paueton ( toc.
cit. ) ha supposto alterato il testo, e voleva che si leggesse rpt*
itftlt viXa.ilm, o rprtt * tA7, cio tre talenti. Il Valla, o
seguendo altro testo , o per arte , tradusse due talenti e mezzo , ed
alla sua spiegazione si accordano lo Stefano, il Gronovio, il Wesselingio. Ma il testo vi si opponeva. Pi felicemente lo Schweighaeuser concilia questo con quella , merc la semplicissima mutazione:
Tftrof ifirrcrXx/et , ch' quanto a dire due talenti e mezzo.
Allora si sciolgono tutte queste incertezze, e 1'oro azn^S.es , sar
oro schietto, e il hianco, oro colla mescolanza d'argento. Ma
io dico ; quest' oro hianco di Creso , nominato da Erodoto non
altro che 1' elettro. Era 1' elettro, come afferma Plinio , composto
di quattro quinti d'oro e d' uno d' argento ; e secondo Servio di
tre parti d' oro e d' una d' argento ; quindi Platone il colloca pel
pregio fra 1' oro e I' argento. Sofocle ci parla dell' elettro sardico ,
ed Erodoto il chiama oro hianco, forte per non confonderlo coll'amhra alla quale ei da nel n lil,ro un tale nome. La quale amhra fu
per avventura cosi chiamata dalla sua somiglianza all' oro pallido
hianco ; il che da avvertirsi per non credere che presso Omero
ed Esiodo altro intendere si deggia per elettro se non se una com
posizione metallica. Avendosi le dimensioni ed il peso delle due
specie dei quadrelli donati da Creso , potrehhero i chimici stahilire
in che proporzione l'oro vi fosse misto all'argento, e si potrehhe
anche aggiungere qualche luce intorno al valore dei talenti.
(70) Forse come nota tl C.renzer (Itist, fragm, p. to3) in me
moria del leone di cui parla Erodoto stesso nel lih. t, $ 84.

1 55
(71) Sull'incendio ili questo tempio vedi lih. 11 , 5 18o.
(7a) D'un c,atere di eguale capacit parla Erodoto nel quarto
lihro.
(;3) L' sotfora detta ancora metrete conteneva 108 lihbre di
acqua.
(74 Vocaholo che significa apparizione di Dio , conservato in
neutro plurale da noi greci per denotare quella festa che gli altri
cristiani con voce pur greca e consimile chiamano epifania.
(75) Sozomeno ne insegna che le urne aspersotte ctano poste
all' ingresso del tempio , e che cosi si nominavano perch il sacer
dote hagnava in esse i rami coi quali spruzzava gli entrami. E ser
vivano anche a' devoti per purificarsi dopo i sacrine] , onde per esse,
secondo Isidoro, erano i tempj appellati deluf,ra da diluendo.
(76) Se crediamo alle inezie di Tolomeo d'Efestione ( Folio Bibl.
Cod. xC ) costui si chiamava Eto.
(77) f^o" m* piace seguendo il consiglio dello Schweighaeuser
tradurre la voce i*/mux, non potendosi intendete certamente fra
i doni non insign, il simulacro aureo di tre cuhiti che su
hito viene ricotdato. Ho soggiunto poi getti et argento per la
primitiva origine del vocaholo , come si ha io Omero ( Iliade
xxtn, 56). Il Iatino ha guttos argenteos. Forse %,ufta, lo stesso
che <svf vaso in cui si facevano le of, 1 sacri lihamenti, e per
avventura questi qui commemorati , non sono se non se le trecento
fiale d' oro del peso di due mine per ciascheduna , cio di dodici
talenti in tutto , annoverate da Diodoro fra le offerte di Creso.
(78) L'imagine della fornaja pesava, giusta l'asserzione di Dio
doro , otto talenti , e fu cogli altri doni di Creso fatta fondere da
Fatilo capitano de' Foccesi per hattere moneta , e pagare gli stipeudj
a' soldati. Creso dedic una tale immagine ( Plut. Trattato del per
ch la Pitia non renda pi le risposte in veni ) non per insultare
al tempio ma per giusta cagione ed onorata. Dicesi che Aliane me
nasse una seconda moglie , e che avendo ella degli altri figliuoli ,
macchinasse contro di Creso. Il perch diede alla fornaja del ve
leno , e le comand che mescolatolo col pane l'offerisse al figliastro;
ma la fornaja svel occultamente a Creso il funesto consiglio , e pia
insieme e scellerata , pose innanzi a' figliuoli della manigtta quel
pane; laonde Creso divenuto re, pigliando come per testimonio il
Dio, volle lodevolmente rendere alla douna le dehite grazie.

i56
(79) Fu Amfiarao assorhito col carro e coi cavalli da tma voragine
ehe gli si aperse sotto i piedi. Il dono chc gli manda Creso hea
si conviene ad un vate guerriero.
(80) 8i deduce da questo passo che Amfiarao fosse onorato a Te
he nel tempio d'Apollo. Veggasi il lihro vttt, $ t34(81) L'oracolo e addotto in metro da Aristotele (Ret. I. 111,0. 5),
da Eusehio , da Teodoreto e da Suida. Erodoto invece lo immedesima
io prosa nella sua narrazione. Il verso tale:
Kftlets A Avu tf,Xfits , fttyitn ifX'1' *rA,
Creso d' Ali varcando ohra il coufiue D" un gran regno vedr
t ultimo fine ; come traduce il Caro. Cicerone (De Divin. ti, 56)
lo ha voltato in Latino. Crasus Halym penetrarn magnam perverta
opum vim. E per la sua amhiguit molto a proposito lo paragona a
quelr altro. Aio te Mucida Romanns vincere posse. Ma non a pro
posito come a me semhra , egli poscia soggiunge : cur auten, hot
crvdam unquam editum Crasso ? aut fferodotum cur veraciorem cht
can, Ennio ? non rninus potuit ille de Crosso quam de Pyrrho fn
gere Eunius ? Certamente le ragioni colle quali egli comhatte Ennio
non valgono contra Erodoto , cio che Apollo non parl mai Iatino ,
che non Tu udita per Grecia questa sorte , o chela Pitia avesse de
sistito dal rendere le risposte io versi. Erodoto scriveva al cospetto
di tutti i Greci, n avrehhe finto simile oracolo senza timore di
peccare di sacrilegio, e gli altri che il ripetono in versi, mentr'egli
l' accenna in prosa , attestano tutti indirettamente a favore della
veracit sua. E niente proihisce il pensare, come appunto in questo
caso osserva Aristotele, che non sapendo il Dio cosa dirsi, e volen
do pur dire , si stesse at tifiziosameute sulle generali. Per la quale
amhiguit hello I' udire con quanta cinica haldanza Enomao sca
glia i suoi rimproveri ad Apollo. (Eus. Prep. Ev. I. v., c. at.)
(82) Pito antico nome di Delfo. = Due stateri d'oro fanno
quarantasei lire soldi sedici della moneta di Francia. Larcher. Il
venir notando ad ogni passo l'equivalente delle misure antiche e dei
pesi e delle monete ne ohhligherehhe a soverchie ripetiziont. Meglio
k dunque comprendere il tutto in una tavola apposita. Fra' messi
spediti dal Ve a Delfo v'era anche Esopo acciocch per Creso splen
didamente ad Apolline sacrificasse , e donasse ai Delfi quattro mine
per testa ( Plut . Drt tardo castigo di Dio . )
(83) Questa prerogative medesime sono del pari concedute da altre

,57
naziont a' loro amici, nome agli Ateniesi dai Rizantiui e dai Pcrimj ,
agli Gnidj dai Corciresi , e nelle iscrizioni che ne sono rimaste dai
Delfi stessi, ai Beoti di Tanagra, a Dicearco cittadino di Laodicea,
a Filippo di Caliamo.
(84) Si noti il contrario che offrono queste due immagini di
un ptede dUicatn , e di suolo ghiadoso. La pi morhida e delicata
donna, dice il Deuteronomio, la quale non si sarehhe pure atten
tata di posare la pianta del piede in terra. = Penso che il f,umt
Ermo traesse il nome dal letto sassoso su cui scorreva.
(85) Il Gronovio ( nella sua edizione di Erodoto _) ed il Geinoz
(Tom. xtr. Ment, de VAcad. des inscript. et belic1 lettre} ) vor
rehhero qui invertere il senso , e riferire la ferma dimora agli Elleni ,
e il molto vagare ai Pelasgi. Ma nemmeno gli Elleni stettero fermi;
e il successivo contesto conduce questi Elleni-Doriesi qua e l fin
tantoch si stahilirono nel Peloponneso. Certamente anche i Pelasgi
furono errahondi , ma osserva il Wesseliogio che qui non si parla
dell'intera nazione, hens1 di quei Pelasgi che posero la loro sede
m Attica, donde poi non uscirono; mentre gli Elleui , come affer
ma Leshonace, furono ora espulsi ed ora espulsori. Quindi nella
risposta dell' amhasciatore ateniese si vantano dinnanzi a Gelone
(Erod. lib. vttt ) come popolo antichissimo, e il solo tra' Greci
che non ha cangiato paese; e quindi anche quel loro epiteto di
autoctoni che quanto dire nati nel suolo medesimo da loro ahitato.
E sehhene allorch la grammatica procede chiaramente , non si
ahhia d' uopo d' autorit , nondimeno anche Stefano il hizantino
(foce Dorion ) intende questo passo cosi come lo ahhiamo esposto.
Ridicola poi l'opinione di coloro (Wessel. Dissert. Herod.
p. ',6 Bruining in Actis Soc . Traiect. t. t1. p. t6o, t.ttt,p. 8to)
i quali vogliono considerare tutta la narrazione inclusa fra i numeri 56
e 69 straniera al testo ed intrusa quasi arhitrariamente da qualcha
ingegnoso scoliaste. I pi dei codici la conservano, e se in alcuni
ella manca, pare che questo difetto sia fatto a hello studio , onde
lasciare correre senza interruzione il discorso che risguarda Creso.
Che s'ella non vi condotta spontaneamente, e s'ella fa deviare
l' animo dalla stotta del re di Lidia, ricordiamoci che in Erodoto
sono assai frequenti queste transizioni, cosi che ov'esse si togliessero,
ci che far si pu0 senza nuocere all' intrinseco ordine della storia ,
il volume di questa diverrehhe minora , e si dovrehhe nientemeno cho

i58
privarla d'uno de' pi hei documenti dell'antica sapienza, voglio dire
del secondo lihro. Del resto Dionisio, Plutarco, Ateneo, Stefano ,
Pausanta attrihuiscono ad Erodoto tutti questi periodi, ed importa
che non gli sieno contesi, perch sovr'essi ha il suo fondamento una
Don minor porzione delle origini greche. Il presente passo ha dato
cagione di dotte dissertazioni al Getnoz sullodato , al De-la-Nauze ,
al Gihert. (Vedi i tomi xtr, xVt , xxm , r jrvr, delle gi citate
memorie accademiche ) . L'origine pclasgica degli Ateniesi toc
cata anche nel 11 , % 5t e vu 9} di queste istorie, ed ricordata
similmente da Scimmnochio. Il Larcher crede che non si possa
sostenere una tale opinione, e pensa di avere solidamente confutato
Erodoto. (Chrnnol. dpHerod. p. a6t. ) In parte gli risponde il
Clavier nella sua Digressione sui Pelasgi aggiunta alla versione di
Apollodoro, e forse aucora altre autorit si potriano invocare in
difesa dell'asserzione del nostro storico. Per me credo in fatto di
cose greche pi ad un greco che ad un francese , e trattan
dosi di cose antiche pi ad un antico che ad un moderno. Con i
pochi avanzi che ne sono pervenuti della greca erudizione , e dopo
il corso di due mila anni , come mai possiamo noi ardire di stahi
lire nelle angustie de' nostri gahinetti , fatti contrarj a quelli che
vivi e in movimento , ed in aperta luce furono veduti da' contem
poranei ?
(86) Grande disputa qui insorta fra i dotti se questi Crestoniati ahltassero in Ttacia, se fossero gli stessi che i Crestoniei
commemorati altrove da Erodoto , se lasciandoli nella regione me
desima convenga loro mutare il nome, se finalmente seguendo l'o
pinione di Dionisio d' Altcarnasso siano in Umhria, e non pi in
Tracia, se invece di Crestionati si deggiono appellar Crotoniati.
Anche sul nome e sulla posizione dei Placieni muove il Maffei
(Ragton, dettatali primit vi) questioni inutili , e pi per sottigliezza
d'ingegno che per appoggio del vero. A noi non pare che siauo da
lasciarsi da canto tutte queste opinioni; hens1 che torni pi oppor
tuno l' esaminarle nell' indice geografico.
(87) Prr la harhara lingua che parlavano i Pelasgi intenderemo noi
una lingua affatto diversa dalla greca ; oppure tale che avesse con que
sta qualche affinit? Cosi il poeta chiama i Carj , di harhara favella,
senza ch'essi fossero harhari, e solo perch, giusta la sentenza di Stra
hene, avevano una maniera di parlare mescolata di voce greche, ma

i5g
rozza e impedita. Nondimeno chiamando Erodoto (J. u ) la lin
gua egizia rispetto ai Pe'asgt harhara , perch non intrsa da loro ,
semhra roler qui denotare una maniera di favellare affano di
versa dalla greca. Questo passo d'Erodoto lo scoglio contra cui
vengono a rompersi tutte le congetture e tutti gli sforzi degli eruditi,
che s' ingegnano d' indovinare e stahilire quale st fosse l'idioma pelasgico. Se un Erodoto che pure ascolt tale idioma il dice di
verso dal greco , chi vorr altrimenti decidere ? L' amichita ha
anch' ella i suoi confini, cinti dalla caligine dei tempi, oltrei quali
non pi dato di penetrare. L'umana curiosit spiotasi ad essi, e
forza che alfine si arresti. Anche Tucidide (/A. tv) ne assicura che
le nazioni insieme miste che ahitavano in Ttacia parlavano due lingue.
Un moderno inglese ( Herbert Marsh) nell'opera intitolata Horaa
Pelusgicae , pretende che i Pelasgi parlassero eolico , e che quest' eolico fosse il pi antico dialetto di Grecia. Una tale i lea
non nuova. Ella ha il suo fondamento su quanto ha detto
Strahone , cio che primieramente i Pelasgi si mescolassero in
Tessaglia cogli Eolj. Ma diremo noi arditamente con quest' inglese
che Erodoto ahhia affermato che gli Ateniesi ohhliarr.no la loro lin
gua in un attimo per appararne una nuova, e chiameremo quest'as
serzione stranissima, e fenomeno di cui ta storia non offre altro esem
pio ? Doveva questo giudice prima considerare che Erodoto non dis
se avere in un suhito gli Ateniesi ohhliata la lingua loro , ma averla
tramutata dacch s' incorporarono agli El leni , il i he sara accaduto
certamente a poco a poco , e vi avr contrihuto la moltitudine
de' Greci che fino da 'pi remoti tempi, al dire di Tucidide, si ri
parava in Atene come in luogo stahile e sicuro, ('osi per converso
accaduto a' Siciliani nella cui hocca oggid invano si cercherehhero
le vestigie della greca favella. Ad Erodoto pare che acconsenta pa
rimente Platone nel Cratilo dove dice che gli Ateniesi parlavano
anticamente una harhara lingua .
(88) Tutto questo racconto si pu ampliare, avvalorare, e porre
a confronto con quanto hanno scritto sul proposito medesimo, Plu
tarco nella vita di Solone, e gli autori citatt dal Meursio nella vita
pur di Solone, e in quella di Pisistrato.
(fg) Cilone aspirando alla tirannia cerc d' occupare la rocca di
Atene , ma non essendo riuscito nel suo pensiero , si rifuggi suppli
chevolmente. a Minerva co' suoi partigiani. Mugacle arconte li per

i6o
suase di presentarsi in giudizio, ed eglino in andando tenevano nn
filo attaccato al simulacro d,-Ila dea. Ma come furono vicini al tem
pio delle Furie, il filo si ruppe da per s stesso; onde Megacle e i
suoi colleglti fingendo d'argomentare che la dea ricusasse proteg
gerli, si scagli sopra di loro, e gli uccise miseramente. Il perch gli
autori di quest'omicidio furono detti esecrati, e tenuti da ciascuno in
orrore ( Erod. I. p, Tacici. I t, Plut. Vita di Solone).
(90) Torna Plutarco a sdegnarsi con Erodoto ( Trattato della
malignit ) come se accusasse di rihellione, gli Alcmeonidi i quali si
mostrarono uomini valorosi, e liherarono la patria dalla tirannide,
perch dice ch'essi richiamarono Pisistrato dall'esilio, e di poi pat
teggiate le nozze I' aiutarono a tornarsene a casa, n lo cacciarono se
non perch Megacle si adir seco lui per l'oltraggio fatto alla figlino
la. Ma Plutarco doveva addurre contra Erodoto una qualche
testimonianza. Erodoto si mostra sempre nemico dei nemici della
lihert , n egli voleva adulare la razza dei Pisistratidi gi espulsa
ai suoi tempi , tempi nei quali erano anzi gli Ateniesi fieri custodi
della loro indipendenza. Plutarco medesimo (nella vita di Solone)
ed altri storici con lui affermano , che Megacle fosse l' uccisore di
Cilone , e il capo d' una fazione. Non meraviglia dunque , se in
lui prevalesse V idea del parttcolare suo interesse , quando vedeva
di non potere procurare il hene puhhlico , o piuttosto stringere
P uno all' altro. Erodoto anzi lungi dal calunniarlo pare che il
voglia scusare , dicendo che si accost a l'isistrato posciacch si
vide vessato e stancato per ogni handa dalla sua propria fazione. *
Gli Alcmeonidi veramente furono una stirpe valorosa , ma la lode
che lor si deve, per fatti posteriori a quesii di Megacle, e nessun
pi giusto verso di quella quanto Erodoto. Difatti nel tv lihro si
rallegra a descriverceli veementi nemici dei tiranni, e di aver eglino
sempre o fuggiti questi o cacciati , e in somma li giudica liheratori
d'Atene pi presto che Armodio ed Aristogitone. Muove finalmente
sdegno il vedere come il preteso Plutarco adulteri il testo d'Ero
doto per esporlo al ghigno altrui ; perch l dove lo storico dice :
e ct rivela la fanciulla alla madre : egli sostituisce : o mammuccia
vedi , Pisistrato meco non s' accoppia in modo legittimo.
(91) Il testo ha d' Acarnanla. Certo d'ogni luogo di Grecia
essere potevano gli indovini; ed anzi Erodoto e Tucidide nominano
anche degli indovini acarnani. Ma seguo la correztone proposta

i6i
dal Larcher, o leggo A*ctftt,t P A*lft ; c perch I' in*
dovino Amfitito si presenta a Pisistrato presso Atene, e perch Cle
mente ( Stram. L1.) il chiama ateniese, e perch infine Socrate
appresso Platone ( nel Teag. ) il dice suo conterraneo.
(92) Nell' Attica v' erano le miniere del Laurio e di Torico ; ed
il paese fra lo Strimone ed il Nesto era anche ferace iu metalli.
(o3) Tucidide altres1 asserisce ( l. n1, to5 ) che Pisistrato pur
gasse tauto spazio di Delo quanto se ne poteva vedere dal sacrario,
e soggiunge, che gli Ateniesi purgarono in progresso di tempo il
rimanente dell' isola, sharazzandola di tutte le sepolture, e facendo
un hando che ninno quivi si lasciasse morire , e che ninna donna
vi partorisse; ma che gli uni e le altre si trasportassero nella vicina
isola di Renea ; poich Delo era consecrata ad Apollo , n la di
gnit dell' immortalita, per servirmi dell'espressione di Diodoro,
essere doveva offesa dalla mortalit.
(94) M' parso che qui fosse meglio aegiungere un pun1 ) interro
gativo. GI' intelligenti dell'antica poesia vedranno sparsi i modi o
merici in questi oracoli Il presente accennato anche da Plutarco
( vita di Licurgo ) , e da lui si chiama celehre, rome altrove ( can
tra Cololi ) ci fa sapete ch' esso era inserito in Ispana fra le iscri
zioni autentiche.
(9S) Vogliono gli eruditi che qui sia il testo manifestamente cor
rotto. II Marsham ( Canon. Chronol. p.
) consiglia che con
lievo trasposizione si scriva : mcntr' era tutore di suo nipote, sotto
il regno di LeoboIa. Il Larcher avvalorando la sua opinione con
quella del Wesstlingio ha adottato da prima quest'emendazione; di
poi pentitosi, perch vi osta secondo lui la ragione de' tempi, segue il parere del Bouhicr ( Recherches et Distert. sur Herod. p.
t5o ), e sostituisce: quando fu tutore di suo nipote Cardio, o Carilao. Non diversa la sentenza del Meursio (de regno Laced. e. x)
Ma l' ingenuit della lezione comprovata da Pausanta che la riferisce
concorde a quella dei codici (/. 111 , c. a). Resta dunque da esaminar
si se si possa dare colpa ad Erodoto d'avere turhato l'ordine dei
tempi ; se veramente sia da questi necessitata la proposta correzione.
= Che Licurgo andasse a Creta, ed osservate le maniere di quel go
verno, trasportasse il meglio in Isparta si sa pure per altri, e segnaTOMO I.

6a
tamente per Platarco e Strahone. Questi anzi parla largamente dell
due legislazioni cltc Platone chiama fraterne, ed Aristotele dimostra
convenire esse in fra loro. Vengasi parimente ci che il Meusio ha
detto nella sua Creta , il Cragio nella sua Repuhhtica de' Lacedemo
ni, e pi modernamente il Saiut-Croix nel trattato della Legislazio
ne di Minosse.
(96) L'enomotie, cos't appellate da giuramenti oud' erano stretti
coloro che le componevano, e le triacadi, che dal numero dei trenta
trassero il primo loro nome, erano ordini militari; le sisfitie poi ossia
puhhlici couviti , avevano per oggetto di mantenere la frugaltt e la
temperanza. Senofonte ( Detta Repub. de'. Lacedrm- ) attri
huisce egualmente a Ltcurgo l' instituzione del sonato e degli efori,
ma ad altri scrittori piace pi credere che il secondo di questi
magistrati sia stato creato dal re Teopompo. Intorno a ci parlano
il Cragio nella citata opera , il Larcher nelle sue note, ed il Barthlemy con particolare proposito nel viaggio d'Anacarsis ( t nota al e.
45, /. u. )
Dice Euripide che i Lacedemoni avevano molta terra da
arare, ma non facile da lavorarsi; ed Omero chiama concava quella
regione perch incoronata da montia lussimi.
(98) 11 secondo ed il terzo di tali vetsi sono riportati pure da
Pausania ( /. vut c. s.) onde provare coir autorit della Pitia che
il diuturno ciho degli Arcadi erano le ghiande, ma di quella specie
che si raccoglie dagli eschj , e che Pelasgo il trov perch si a
stencsscrO gli uomini dal mangiare incautamente erhe, foglie e radici,
ch' erano molte volte nocive e mortali. =3 I Lacedemoni , ingannati
dall' amhiguo oracolo, si mossero la prima volta a danno de'Tegeati
sotto la condotta di Cardio loro re. Venuti gli eserciti alle mani , e
facendo d'amhe le parti molte prove valorose e degne di memoria,
dicesi che le donne, le quali .s' erano imhoscate soito un poggio,
uscite dall' aguato volgessero in fuga i Lacedemoni. Lo stesso Cardio
vi rimase prigione, ma poscia, essendo stato liherato senza riscat
to, diede un giuramento ai Tegeati , che non mantenne, cio che
non pi contra di loro moverehhe i Lacedemoni. Le femmine, frale
quali v'era Marpessa nominatala vedova, che sorpass tutte le altre
in ardire, rendettero da s particolarmente azioni di grazie, n vol
lero fare partecipi gli uomini delle carni sagriicate. E per i Tegeati
eressero la statua di Marte che per le donne fu nominata Ginecotea.

t63
( Paus. I. Ut, t. 5 , Vttt, c. 4& ), Differisce da questo racconto
quello di Polieno ( Snat. I. cit. c. 8), o uon comprende che parte dei
fatti di una tale spedizione, quella cio che ad uno scrittore di militari
astuzie tornava acconcia pel suo argomento. I Lacedemoni, secondo lui,
rovinando 'l'egea, Alne (forse Meo) re di Arcadia mand quanti si
trovavano di florida et ad un luogo che dominava il campo nemico,
comandando loro che su questo facessero impeto a mezza notte.
Quanti poi erano vecchi e hamhini volle che nel medesimo tempo
accendessero gran fuochi avanti la citt. Gl' inimici stupefatti alla
vista del fuoco , volgevano gli occhi ad esso , e quelli che eransi
fermati io alto, scagliandosi sui sprovvisti, molti ne ammazzarono,
e molti ancora ne fecero prigioni. E cosi ehhe compimento l'oracolo .
(90J Ancora all' et di Pausania si vedevano appese tali ritorte,
salvo quante n' erano state consumate dal tempo. ( /. vttt c.4")
(10o) Stefano il hizantino riporta eziandio questo e il precedente
oracolo ( voce Tvgea ) , e tutto il racconto si ripete da Pausania
(/. 1n c. 5. ).
(101) Siffatti cavalieri son detti con greca voce agatoergi.
(toa) Che eminente fosse la statura di Oreste, si deduce altres
da Sofocle il quale dice nell' Elettra ... e chiuso il cenere infe
tice. Di si grande persona m picciol urna. La statura ordinaria
degli uomini e di tre cuhiti ; ma sconsideratamente da Aulo Gelli
si chiama Erodoto ( Noct. attic. ttt c. 10) homo fabulator , perch
parla dei sette cuhiti della statura d' Oreste. Nuu si vuole porre a
carico del nostro storico il racconto del ferrajo , e s'egli riferisce la
religiosa tradizione dei Lacedemoni , mostra di rispettarla non gi
di assentire ad essa. N io voglio difendere simile tradizione col
tenere per vero quanto si dice di ossa umane d' estrema gran
dezza scoperte in varie epoche ed in varie parti ; u le dar,
per appoggio l' autorit del Deuteronomio nel quale si legge che
la ferrea lettiera d' Og re di Basan era lunga nove cuhiti e larga
quattro. Dico solamente che i popoli sogliono, venerando gli antichi
eroi, raffigurarli d'una statura maggiore delle comuni. Cosi Te
seo in una pittura d' Ereolano ( tav. 5. ) dipinto di gigantesca
figura , e notano gli espositori ch' ella era alta al dire di Filostrato ,
dieci cuhiti e pi. Cosi un uomo di Misia, assicurava Pausania ( /.
1, c. 35 ) , che il mare avendo aperto dalla parte del lido il monu
mento d' AjacC, ei ne vide il cadavero , e per far giudicare della

i64
grandezza di quello diceva che la rotella del ginocchio era al pari
d'un disco di cui si servono gli atieti fanciulli. Cosi finalmente i
Greci d'oggid si compiacciono assai spesso dipingere i loro santi di
aovr' umana e portentosa dimensione. La religione e 1' ammirazione
trasportava all' apparenza fisica la grandezza morale, e a queste dut
ragioni s'aggiungeva la falsa ma pure speciosa opinione chela natura
vada ognor decrescendo. La quale opinione prevalse non solo nell'
animo degl'idioti e volgari ma in quello pure de' sapienti. E hasti
per tutti Lucrezio: Jamque adeo affecta estaetas, effoetaque tellut
=: Vix anima/ia parva creat, quac curreta creavit Sacchr, deditque
fcrarum ingentta carponr parta. Ed io spesso ho udiro il popolo
del contado di Corcira , qualora esso vuole esprimere un uomo di
helle ed alte forme, tutte comprendere queste idee nelle parole: che
Elteno ! Quindi 1' omerico Nestot e vantandosi d' essere stato nelle
pugne compagno d' uomini forti soggiunge : Ma di quanti mortali
or crea la terra. JViun potria pareggiarli ; e quindi quel sasso
gt'ttato da Enea non si sarehhe potuto maneggiare da due uomini
dell' et del poeta . E tutto questo , ancorch non senza prolissit ,
sia detto per mostrare ch' Erodoto parlando della statura d' Oreste
non inventa favole ma espone i racconti de' Lacedemoni , e quasi
autore drammatico induce in iscena il ferrajo per interlocutore ,
anzi questi mitiga e spiega tuna la meraviglia con tali parole: e
non mi potendo mai credere che giammai nascessero uomini mag
giori dei presenti , apersi il tumulo. Che Oreste morisse in Arcadia
si ha anche da Strahone ( /. xtrt) e da Stefano ( voce Oreste ) .
Tegea poi, dov' ei fu collocato, era stata fondata da Tegeate uno dei
suoi progenitori.
(to3) Fatali erano queste ossa e garanti della vittoria al posses
sore. Ci pure s'appoggia sulle opinioni religiose de'Greci. Tutta
1' azione d' una tragedia di Sofocle si ravvolge sull' importanza che
i l'ehani pongono nel trarre Edipo ai confini loro per non restarsi
privi della sua tomda , e sul tenace proponimento dell' infelice re
di morirsi in Colono , acciocch: il suo corpo recato da lui in do
no a Teseo sia per gli Ateniesi contro ai vicini invece Di molti
scudi , e Ai assoldate lance. A quest'oracolo dato a Lacedemoni
per le ossa d' Oreste nota Fausania (7. m c. 3) che fu simile l'altro
poi dato agli Ateniesi accioerh di Sciro riportassero le reliquie di
Teseo ; aiutatemi diceva il dio che non avrehhero potuto pigliare l' i

i65
Sola. E ri mone fu quello , che eoa pari accortezza le ritrov,
cosi prese Sciro. E qui si osservi che Plutarco ricordando il
medesimo fatto ( vite di Teseo e di Cim. ) differisce da Pausania
affermando che Cimone non discoperse il deposito di Teseo , c
non ne trasport le ossa , se non se dopo essersi insignorito di
Sciro.
(104) I Messenj fra le altre accuse davano anche questa ai La
cedemoni loro emuli , che primi essi per li doni mandati da
Creso giurassero amicizia coi harhari , laonde egli ridusse in servit
e altri Greci d' Asia , e quanti Doriesi ahitano nella terraferma di
Caria. ( Paus. I. .tv c. 7 ). Ma secondo la narrazione d'Erodoto
i doni di Creso furono inviati poscia eh' ci fece quelle conquiste ,
a i Lacedemoni si prepararono ad ajutarlo se non se nel momento
ch'ei lungi dal potere offendere nessun greco pericolava di perdere
1' impero. Oicesi che fra gli uomini de'quali il re di Lidia si valse
in questa sua urgenza vi fosse un efesio per nome Eurihate. Costui
simulando di andare a Delfo , dovea recarsi nel Peloponneso con
gran denari per assoldare milizie contra i Persiani , ma invece pre
sentatosi a Ciro gli rimesse le somme, e gli scopri tutti i segreti con
sigli di Creso. Cosi divenuto il suo nome turpemente famoso in
Grecia, quando volevasi vituperare taluno per la malizia chiamavasi
Eurihate ( Diod. in Coltect. Const. Suida voce Eurib. )
(105) Si vedeva questa statua in Tornace ancora sino ai tempi
di Pausania (/ ttt , c. a) ed era consecrata all'Apollo detto pitaeo. Afferma Ateneo (Dipnosnf. I. v1 c. 4) che l'oro fu donato
da Creso per servirsene nella statua di Apollo amiclco. Questa
discrepanza fra lui ed Erodoto facilmente si concilia colle parole
di Pausatiia, perch die' egli che Creso diede l'oro per l'Apuli*
ch'era in Tornace, ma i Lacedemoni l'usarono in ornamento di quella
d' Amicle ch'era idolo pi chiaro e pi venerato.
(toft) Un tale cratere fu cagione d'inimicizia fra' Lacedemoni e
Samj. Vedi il 1. ttt. $ \~ di questi lihri.
(107) Anche Senofonte (Crrnp. t. 1, $ 1) ne insegna che ciho era
ai Persiani il pane, vivanda il nasturzio, e per here portavano un
ase col quale cavavano 1' acqua del lume. = Tale tenore di vita
hene si conveniva ad uomini liheri e guerrieri, e ad esso erano co
stretti dall' asprezza del loro suolo. Quest' asp ozza espressa da
Sandatti a Creso cl dtre che appresso loro Boa nascono fichi, na.

iC6
null' altro di huouo , come se non ri fosse ( us qut le parole di Giu
liano Epist. a4 ) ff'" frutti altro che gli vincesse in hont , e come
se i popoli appo cui non cresce simile frutto potessero assolutamente
mancare di qualche hene. Ateneo altres1 cita un tal passo (Diptto~
sof. I. ut ) dove tesse le lodi del fico, il quale per vero dire in
quei paesi pregno di cost nettareo succo , e domanda si mite clima
per prosperare, che la terra priva di esso hen si pu considerare
come poro favorita dalla natura.
(108) L'acqua va naturalmente per la sua china , ma qui s' intende
eh' essa vada dal mezzod1 verso il polo artico il quale pi ele
vato. Poco dopo soggiunge Erodoto che nella lunghezza della via si
consumano cinque giornate da un uomo spedito, o com'egli il chiama,
hen cinto. Forse con questa idea dissero i latini praecinctus. E an
che oggid1 in Grecia i viandanti sogliono cingersi strcttamente alla
met del corpo , stimando cosi d' essere e pi snelli e pi pronti.
(109) La traduzione latina ha: Croesi adfinem.
(no) Nel campo dell'antichit questa ecclissi un termine che
distingue e divide i confini dei tempi. Giover parlarne dove la cro
nologia di Erodoto ne offrir argomenlo ad un trattato particolare.
Ct n) Apollodoro Capretso Diog. Laer. l.xxxrttt ) , lo scoliaste di
Aristofane ( nelle Ntw. v. 180 ) , Luciano ( nelT lppia ) confer
mano la cosa medesima ; e quest'ultimo aggiunge (ci che pare ah
hastanza mirahile ) , che Talete senza sussidio di macchine , ma
eoll' unica forza del suo ingegno iu una sola notte scavasse il canale
per cui si divertirono le acque del fiume.
(u) Il Larcher ha reso visihile il modo con cui Talete fece passare
l'esercito lidio, ideando una figura che ora s' pur da noi qui in
serita , per agevolare l' intelligenza a' lettori dal racconto dello storico.

(u3) Colla voce j$rtinwrof propriamente s'intende quel rmoverc


dalla sua terra una popolazione, c trasportarla in aliena e rimota
regione affine di stringerla a nuove necessit, e poterla pi sicuramente
opprimere. All'et mia lo scaltro e crudele Alt ha rinnovato in va
rie parti d'Epiro questi esempj, ed ha levato dalle natie sedi i vinti
cerne fanciulli che si strappano dalla materna mammelle.
(n 4) Telmessus in Carin est; qua in urbe excel/it haruspieum
disciplina- (Ct0. de Div. I. 1 , %. 41.)
( 1 1 5) Cihele.
(t,C) Quibus ita instructis pracepl ut caetcras copias praeirent.
Cosi la traduzione latina.
(117) Turhasi facilmente la cavalleria nemica o con forme o
con romori inusitati; come fece Creso (leggi Ciro) che oppose i
cammelli ai cavalli degli avversa ,-j , e Pirro oppose alla cavalleria
romana i lionfanti l'aspetto de' quali la turh e la disordin .
(Machiav. dell'arte delta guerra, l. tr). Aderisce altres1 Senofonte
che Ciro urtando l'inimico usasse di quest'artificio, ( drop. I. r1
e l- r1r ) e soggiunge egli pure che i cavalli non potevano sofferire
la presenza de' cammelli , e che spaventati gli uni fuggivano, gli al
tri saltavano, ed altri si rovesciavano addosso vicendevolmente. Per
ch, secondo lo storico ateniese, questa l'usanza de' cavalli alla
presenza de' cammelli ; che cento di quelli non sostengono di vedere
uno di questi. Polieno ( Strat. I. n1, c. 6 ) replica lo stesso. Con
Aristotele (lst. degli anim. I. r1 c. a), anche Eliano ( Ist. de
gli anim. l. 111, e. , l- xr , c . 3G) , c Plinio ( Hist. I. v1tt,
c. 18 J parlano di questa antipatia del cammello e del cavallo , ma
siccome dice Eliano che dopo quella pugna fra Creso e Ciro , nu
trono i Persiani cavalli e cammelli per assuefarli e togliere loto col
comune ciho la paura , cosi conviene credere che quest' avversione
gi esistentt in natura ora sia cessata per uso; poich si veggono
frammisti ia levante viaggiare e convivere cammelli e cavalli.
(118} Tirea all'occaso dell'Argolide era una piazza di somma im
portanza pe' Lacedemoni. Essa giaceva nel paese de'Cinuroi originarj d'Argo. Al tempo del re Eoh estrato quelli espulsero dalle loro
sedi quanti tra questi erano in et di portare arme , adducendo per
cagione che i ladroni del paese danneggiavano il contado degli Ar
givi parenti de' Lacedemoni , e che i rimanenti facevano alla sco
perta scorrerie in quel territorio. Non molti anni dopo otto LahoU

68
i Lacedemoni per la prima volta si risolsero di movere guerra agli
Argivi , incolpandolt che volessero possedere la regione cinurea gi
presa dai Lacedemoni , e che sollecitassero le convicine naztoni a
questi soggetto di rihellarsi. Nella quale guerra dicono che non fa
fatta cosa alcuna degna di memoria ne dall'una parte n dall'altra.
( Paus. I. m , c. a. )
(119) Platone rammenta questa legge colle parole seguenti di So
crate a Fedone: giurerei all'usanza degli Argivi che nou lascerei
crescere le chiome innanzi ch non vincessi la ragione di Simia , c
di Cchete 1, e Plutarco conferma che dopo la sconfitta quel popolo
per lutto si radesse la lesta (Vita di Lisandro) . Ma al contraria
secondo altri i Lacedemani non nutrirono gi le chiome perch fos
sero esultanti di st prospero falto. Bens1 i Bacchiadi semhrando dimessi
e deformi per essersi raduto il capo quando fuggitono da Corinto
in Lacedemonia gli stessi Lacedemoni posero studio di nutrirsi la zat
tera. Che se invece si propende all'autorit di Senofonte ( Rcpub . da'
Laced.) fu anche questa una costumanza introdotta da Licurgo, il qua
le dicca, a quel che si racconta, che la chioma rendeva pi decorose
le helle persone, e le hrutte piu spaventevoli. N potevano essere
chiomati che gli uomini ingenui e cittadini. Come gli Argivi ed
i Lacedemoni, cosi i Tegeati ed i Fineati, il cui fatto poscia i Komani
usurparono nella loro istoria ( Plut. Parall. ) commiscro la ven
tura della guerra in una hattaglia da tre per tre.
(120) Secondoch narra Crisermo nel terzo lihro delle cose pelo
ponnesiache appresso Plutarco (Parai. ) era Otriade capitano dei
Lacedemoni, e Tersandro degli Argivi. Mentre Agenore (leggi Alcenore) e Cromio portavaao la novella della vittoria, Otriade, ch'era
aucora vivo e tutto sparso di ferite, districandosi alla meglio da' ca
daveri , raccolse gli scudi de' nemici , e drizzonne un trofeo in segno
della vittoria riportata dai Lacedemoni sugli Argivi , e scrivendovi
sopra col suo stesso sangue Io dedic a Giove tutore dei trofei , e
quindi suhito spir. Lo storico Teseo appresso Stoheo (Sertn, vtl)
Snida (voce Otriade) narrano con poca diversit un tale fatto il
quale anche degnamente celehrato con epigrammi da Dioscoride,
Simonide, Cheremone, Nicandro ed altri. Prosegue Crisermo cha
essendo incerta la vittoria, e nata nuova dissensione, gli Amlizioni
andati sopra luogo sentenziarono a favore de' Lacedemoni. Ma non
pare che gli Argivi a siffatta decisione s'accomodassero. Perch (di

169
loro nuli formarono monumento della vittoria le corone di palata
dette tireatiche, che si portavano dai presidenti ne' giuochi de'
fanciulli ignudi [Ateneo Dipnot, i. xv , c. 6). Gli Argivi dall'al
tra credendo di avere avuto il meglio della hattaglia , mandarono
a Delfo ( Paus. I. x, c. 11) un'opera di Antifauc lor cittadino,
un cavallo di hronzo, a similitudine di quello di legno. Essendo
dunque la vittoria cost contrastata, erano di continuo Argivi e
Lacedemoni alle mani per Tirea ed Amena ( Tucid. itb. e, cap.
4c ) ;'-e in progresso di tempor, nella guerra peloponnestaca,
venuti a parlamento, i primi richiesero che si rimettesse la cau
sa del territorio cinurio a qualche citt od a qualche privato,
e i secondi non volevano che nemmeno se ne ragionasse. Final
mente gli amhasciadori degli Argivi persuasero i Lacedemoni a con
cedere una tregua per auni cinquanta , ma ch* egli fosse lecito ad.
amhedue il provocarsi alla guerra per il detto territorio, siccome per
lo avanti allorquando si spartirono con opinione di essere stati vin
citori. = Otriade , al dire del Larcher , vedevasi nel teatro di
Argo in iscultura ucciso per mano di Prilao figliuolo d'Alcenore,
e perci il dotto annotatore osserva che l'amore della patria s,
hello e lodevole degenera talvolta in ispirito di fazione e traveste
la verit. E pe> da notarsi che i huoni testi di Pausania ( lib\
/t, c. ao ) dal quale ha egli tratto questa notizia, leggono Otuada
non Otriade , e se vi si leggesse anche Otriade si potria supporre
che questi fosse un altro valoroso il quale o per discendenza chiamavasi Otriade , 0 pcj qualcuna delle consuete cagioni che ren
dono comune a pi persone in un solo luogo lo stesso nome. E mi
persuade anche a ci il vedere che Pansania il nomina semplice
mente ; ch ove quello fosse I' Otriade gloriosamente morto in Ti
rea, non avrehhe prohahilmente trasandato lo storico di ricordare cir
costanza tauto notahile. = Acciocch i Lacedemoni , esclama Plu
sarco, fossero feriti dalla .malignit di Erodoto non meno che gli Ate
niesi lo furono pel racconto intorno gli Alcmeonidi, vedi com' egli cer
ca d'infamare il per essi sommamente ammirato ed onorato Otriade.
Si racconta , die' egli, che Otriade rimasso solo fra' trecento , vergo
gnando di tornare a Sparta, poich periti gli erano i commilitoni, si
uccidesse in Tirea da s medesimo. Ora avendo egli detto pi sopra
che incerta fosse la vittoria dall'uno e dall' altro canto , qui colla
vergogna d'Otriade fa arguire che i Lacedemoni avessero la peggio,
TOMO 1.
II *

'7
perch egli era vergogna al vinto il vivere, e hellissimo al vincitore
il sopravvivere. Questo raziocinio mi pare assai strano. Se fra trecento
deletti uno rimane vivo , si dir perci vilt il favore del caso ? e
s'egli per liherarsi da questo sospetto, che l'avrehhe coperto in
Ispana di perpetua infamia, non vuole sopravanzare all' eccidio de*
compagni , non ne viene di conseguenza che la sua patria sia ri
masta inferiore nella guerra. Pantita ritorn salvo nella citt sua
dopo il conflitto delle Termopile, e poscia per essere in ohhrohrio
si strangol; conchiuderemo dunque che li trecento generosi capi
tanati da: Leonida furono vinti c fugati dai Persiani ?
(Iat) Uu leone partorito da una donna caso troppo ridicolo, e ne
ricorda quel Pulicane dei reali di Francia, ai quali assai somigliano
le storie lidie, che nacque d'una nohile donna e li' un cane. Ma
diremo noi per ci col Larcher che Erodoto sia superstiziosissimo
ed ignorantissimo della storia naturale ? L'accusa assai grossolana,
e la colpa tutta ricade su chi crede che Erodoto credesse queSte fole
spacciate dai Lidj. S' ei pur merita un hiasimo si di averle de
gnate di memoria Gli assediati secondo Senofonte, (drop. I. vu,
c. n) il cui racconto differisce in certe circostanze da quello d'Ero
doto, furono guidati ad occupare la rocca da un Persiano ch' era
stato servo d'uno di quei soldati del presidio, ed aveva imparato
la strada di catare al fiume, e ritornare su ~ Ctesia, che cogli stessi
nomi par quasi sempre scrivere u,ua storia diversa dalla storia d'E
rodoto , narra che Ciro per consiglio d' Eharas prendesse Sardi con
un'astuzia. E quest'astuzia si vede appena accennata da quel favolo
so scrittore nel ristretto delle di lui istorie conservateci nella hihliote
ca di Fozio. Penso che da Ctesia l' insulso Zcze (Chil. f. 89) traesse
lo stesso racconto, e il traesse Polieno, ma questi pi ampiamente,
e in siffatta guisa ( Str. I. nt, c. 6). Ciro all'assedio di Sardi
fahhric molte pertiche all' altezza del muro , e vi sovrappose simu
lacri con harha e veste persica , con faretra sulle spalle , e con gli
archi in mano. Poi gli coudusse fuori la notte , e gli dispose in,
modo che sovrastessero le mura della rocca. All'apparire del giorno
assali la parte supcriore della citt , e l' esercito di Creso valorosa
mente sostenne l'assalto. Ma alcuni rivolgendosi addietro , e rimi
rando di lontano i simulacri, alzarono il grido, e tutti furano colti
di paura, come se gi fosse presa U rocca dai Persiani, onde
aperte le porte qua e l ne andarono in fuga. Polieno mede

171
simo, nel medesimo lihro ( c. ri), seguendo una divrsa tradizio
ne, espone anche in altro modo la presa dei Sardi. Ciro giurata la
tregua con Creso lev I* esercito , ma sopravvenuta la notte , su
hito ritorn cootra Sardi, e improvvisamente accostando le scale,
diede l'assalto alle mura, e s' impadroni della citt. Creso nondimanco
ancora teneva la rocca, aspettando l'ajuto di Grecia, onde Ciro
mise in ceppi i famigliari degli assediati , e poscia fece handire
per un araldo che se gli dessero la rocca , egli i famigliari resti
tuirehhe , ma non volendogliela dare faria tutti questi impiccare , e
quelli affine di salvarli si arrendettero , non volendo pi seguire la
vana speranza di Creso in aspettare i greci soccorsi. = La halza
Stessa per cui Ireade era salito , fu anche in tempi posteriori sprez
zata e senza guardia , per la conftdenza che si suole porre ne' ripati
naturali. Quindi per essa Antioco prese Sardi , modiaute l'ajuto e
('industria di Lagora cretesc. (Polio, istorie l. vu) Melete fu il
predecessore di Candaule, e il penultimo dei re di Lidia del lignag
gio d'Ercole, e imper anni dodici ( Eus. Chron. I. 1 , e l. tt ) .
(tla) Non mancano esempj di sordi muti che ottenuta l'insperata,
guarigione delle orecchie inferme divennero poi atti a favellare. Mi
che un muto e sordo sino dalla nascita, rompa la voce improvvisa
mente, e profferisca si notahili parole, questo uno fra gli altri portanti
delle storie di Lidia. = Anche da Senofonte (drop. I. n1) sap
piamo che Creso ehhe due figliuoli, < che non senti da essi alle
grezza alcuna, perch l'uno virtuosissimo, era mancato nel fiore
dell'et sua, e l'altro rimase sempre mutolo. La pazienza mi ah
handona mentre sto per notare tutti i miracoli riferiti da Ctesia su
tale proposito , e come e quanto essenzialmente nella narrazione dei
fatti esso differisca da Erodoto.
(ta3) Forse questa interpretazione semhra la pi convenienfe ^
altri vorrehhero intendere: tale cui preferirei per tutti i re a grandi
ricchezze acciocch con essi venisse a colloquio : ovvero : tale il cui
colloquio preferirei alle grandi ricchezze di tutti i re.
A guisa di favola tragica e sparso di maggiori portenti espone questo avvenimento Niccol damasceno. (Ex*erpt. ex Collect.
Constant. Aug. p. 4^4)- Diodoro (Excerpt.) segue il racconto
d! Erodoto.
(t25) Priamo si pose Meravigliando a contemplar d'Achille ~
Le divine sembianze, e quale a quanto = Il portamento. Stupe

172
fatto ci pure ~ Sul Dardanide eroe tenea le luci = Fisse il Pclide,
e il venerando volto =: PT ammirava , e it parlar pieno di senno.
( Iliade e. xxr ). Oltre l'infelicit sua anche i vincoli del san
gue parevano intercedere per Creso la venerazione del Suo vincitore.
(126) Croese , quoniam hoc tiki instiuuum est, ut viri regis
bene facta dictaque exequaris , pete ecc. La traduzione latina. ==
Tralascio che quello stesso Erodoto il quale afferma che Creso fu
nomo pazzo , horioso , e ridicolo in ogni cosa , conchiuda che fatto
prigione di Ciro divenisse maestro e consigliere a lui che. di prudenza
virt e grandezza di mente tenne al sommo il primato fra i re del
mondo . Cosi Plutarco nel trattato della malignita. Ove si
iolga la presunzione in cui era Creso d'essere felice perch ricchis
simo, il carattere di quel re diversamente dipinto da Erodoto.
Le sventure, com'egli stesso confessa a Ciro, l'ammaestrarono.; e
Ciro gli domanda appresso Senofonte (drop. I. Vtt) qualche con
siglio, e udito quello che diceva Creso , ammir la tranquillit del
l' animo suo ; e da indi innanzi dovunque egli andasse lo conduceva
seco , o perch egli stimasse di trarre qualche utile dalla sua con
versazione , ovvero perch a questo modo stimasse di a,sicurarsi
meglio. E Diodora (JZxcerpt. p. 553,) asserisce che per lo spento
ro^o Ciro credendo Creso uomo pio , e volgendo in mente la ri
sposta di Solone condusse seco onorevolmente Creso, e il fe' parte
cipe del suo consiglio reputandolo uomo sapiente come quello che
aveva conversato con tanto savj e dotti uomini. Finalmente il vero
Plutarco ( nella vita di Solone ) dice che veggendo Ciro confermato
Del caso di Creso il parlar del filosofo non solamente 'lihrer il re di
Lidia ma continu sempre ad onorarlo sin che visse 5 e cost Solone
ehhe la gloria d'avere con un solo ragionamento salvato l'uno ed
ammaestrato l'altro di questi due re.
(127) CioCige, comprendendosi iu queste cinque generazioni i due
estremi Gige e Creso, dai quali includesi Ardi, Aliane, Sndiatte.
(ru8) Qui il etnico Enomao ( Eut. Prep ev. tx ,
redarguisce
Apolline come vano e mendace. Mulo dicono gl' italiani anche
il nato da non legittimo matrimonio, forse perch d'ordinario uno
<le' genitori di condizione inferiore a quella dell'altro, come lo
l'asino alla cavalla o viceversa. Per Ciro qui chiamato mulo o
semiasino , superando 1a nohilt della madre quella di Camhisc
padre di lui.

.73
(129) Era questo tempio in Delfo t'impetto a quel d'Apollo
t * onde Minerva' ehhe perci il nome di pronea. Erodoto com
memora ancora questo tempio nell' ottavo de' suoi lihri. Lo scu
do d' oro donato a Pallade da Creso, dicevano i DelG al tempo
di. Pausania ( /. X , c. 5 ) che fu ruhato da Filamelo.
(160) Prohahilmente questa donna ionia era la matrigna di Creso
della quale ahhiamo toccato pi sopra. Sereno ( appresso Stobeo
Serm. xiv ) parla d'un fratello col quale Creso volle dividere la
potest regia.

(t3t) Noi ahhiamo seguito coi nostri predecessori la leggiera emen


dazione di ix x*pv per t'w K,xfm'i*. Cos risulta che Creso
non gi trasse all' officina d' un follone il suo nemico per ucciderlo,
ma il facesse hens stracciare con uno strumento ferreo, addentato,
simile agli scardassi dei quali si servono i folloni o lanajuoli per
cavare la superflua lanugine. Ma forse si pu anche lasciare il testo
com' esisteva , tanto pi che non diversamente viene riferito da Plu
tarco ( Della Malign. ) , e vi si pu sottintendere quanto per mag
giore chiarezza aggiunge l' Amyot nella sua versione : Le tirant era
la boutique d' un foulon , le fit tant carder coups de cardes et
de peignes de cardeur , au' il en mourut. Qui lo stesso Plutarco
osserva che Creso non avendo fatto alcun' altra cosa che lodevole
fosse sennonch 1' onorare con magnifici doni gl' iddii , anche in
ci si mostr estremamente scellerato , perch dilani questo fautore
di Pantaleone , e da' suoi heni poscia cav le offerte che invi ai
templi. Dio certo non patteggia coi rihaldi, n hisogna sperare
empiamente di ammansare, la sua ira , o di stornarla dalla nostra
testa con doni , quasi ei fosse avaro e partecipare potesse de'nostri
inonesti guadagni. Ma in quanto a Creso io noi trovo pi. colpevole
di qualunque principe che punisce chi tenta rapirgli lo scettro,
e poscia per preservarsi dalla taccia d' ingordigia , riftutando pef se
i heni del reo, gli converte a puhhlico uso.
(t3a) Si portavan gi quest'auree sahhie dal Pattolo che scende
dal monte Tutolo.
( 1 33) Gige al riferire di Clearco (Aten. Dipn. I. x1n-e. 4) am
tanto anche mprta una sua concuhina, che raccolti tutti i Lidj impose
loro di fare un monumento il quale poi fu detto della cortigiana, ed
era cos alto che, per tutto il tratto che cingesi dal Tmolo era esso
patente dovunque ognuno volgesse lo sguardo. Ottimameale opina

174
il Larcher che questo (osse lo stosso cLe il tumulo d' Aliatte ; ami
potera confermare la sua congettura coli' autorit positiva di Stra
hene ( lib . xm ) . Pensa inoltre che dall' essere questo tumulo ia
gran parte costruito a spese delle cortigiane , e dal non potersi al
zare che da un potente principe procedetse il racconto di Gige e
dell' amante sua. Ma forse anche l'esser vicino al lago Gigeo .die
de occasione al racconto medesimo. Il Chlander (fiagg. neW Asia
minore t. 11 , p) dice che ancora esiste un tal monumento.
Le pioggie hanno smosso insensihilmente i mucehj di terra in guisa
ch'essi coprono oggi tutta l'opera di pietra, la quale secondo tutte le
apparenze era altre volte alla scoperta per esser vista. Ed egli
semhra che parte dell'altezza si sia scemata, e che la hase sia di
venuta -pi larga , ma meno facile a distinguersi che prima. Perch
noi, prosegue il Chlander, non eravamo preparati a misurare questa
tomhn, esortiamo i viaggiatori che la visiteranno, ad accertarsi delle
sue proporzioni , ed a paragonarle colle conservateci da Erodoto.
Strahene anch' esso dicendoci che la tomha di Aliane sorgeva fra
le tomhe degli altri re di Lidia , riferisce il presente passo del no
stro isterico. ~ Il Gronovio pensa che si dehha leggere : 1/ circuito
di ttadj tei , la lunghezza di jugeri due : I traduttori francesi del
sullodato viaggio ( note alla pag. t93 ) propongono invece: l'altez
za di jugeri due. Ma non si deve qui duhitare dell' integrit del
testo come nota lo Schwcighacuscr, se ci f,guriamo ohlunga la figura
della hase del monumento, e quindi se per larghezza intendiamo la
misura dei lati pi lunghi.
(t34l Al Larcher pare che il lago Gigeo possa essere stato cosi
chiamato anche da Gige ftgliuolo di Candaule ( Tav. grog, alla foce
Gygc); ma il nome del lago pi autico del re, ed perci com
memorato da Omero nella Beozia. Merita forse che si ricordi la
favela secondo la quale esso assunse la sua appellazione dal centimano Gige ? ( Scoliaste di IVteandro ) .
( 1 35) La voce xktrnXos qu1 mostra il Larcher che significare vo
glia rivendugliolo , e che il Gnguct non la intese ( De Corig. des lot1
ecc. {. 1, p. a73) quando afferm che i Lidj primi stahilissero nel
paese loro le osterie.
(t3G) L'invenzione dei giuochi, secondo Ateneo (/. , e. t5 ),
malamente si attrihuisce da Erodoto al popolo lidio, poich erano essi
in uso dai tempi critici. Qui torna e torner spesso opportuno il

,75
ripetere ch'Erodoto espone il racconto altrui non la sua sentenza :
dicono i Lidj ^ ma n auche t' e anacronismo, perch Ati regn
prima della guerra trojana. Del giuoco degli aliossi e della palla si
trova menatone nei poemi omerici, ma non cos di quello dei dadi.
L' invenzione di simili giuochi per ingannare la fame durante lo spa
zio di diciotto anni ha dell'incredihile; ma i Greci non ne la
sciarono l' onore ai Lidj , e per la stessa ragione vollero che ritro
vati fossero da Palamede sotto Troja (Eust. comm. al 11 deW Ilia
de). Il giuoco dei sassetti, che cosi ho non so se hene o male tradotto
il vocaholo sctmi , e descritto da Polluce e da altri (Meurs. de
l.uds Gracor.); e i Lidj non se lo appropriando concordavano in
direttamente coi Greci scrittori che riconoscevano per autore anche
di tale giuoco il medesimo Palamede. M taceremo che molti antichi
trassero l'etimologia del nome lurius non da lusus ma da tydut.
(137) A noi manca il tempo, il desiderio e la dottrina per esa
minare questo punto delle pi antiche origini italiche. Il Buonarroti
sospett che i Tirreni derivassero dall' Egitto, il Maffci dalla terra
di Canaan : Cananei pure o Feaicj gli credette il Mazzcchi ( Vedi
Lanzi Saggto di lingua etrusco (. /, p. 17). Il Freret d come
falsi questi sistemi e la venuta dei Lidj in Italia , e suppone che
i primi Tirreni sieno i Roti ahitanti gi del Trentino (Hitt. de l'..tcad. t. xvttt , p. g5 ). Il Larcttcr risponde opportunamente alle
ohiezioni che il Freret muove contra il racconto d'Erodoto, o piut
tosto centra il racconto dei Lidj. Ma lasciando i modemi le cui
congetture pro e contra tornano forse assai vane , Dionisio d' Ali
carnasso ( Aut. rom. I. 1 1 si oppone al suo concittadino perch
('santo lidio, storico se altri il fu mai dilieentissimo , non nomina
alcun Tirreuo principe dei Lidj , n alcuna colonia di Meonj che si
sia recata in Italia. Inoltre dic'egli ehe i Tirreni , la cui etimologia
ripete da fonte diversa , non somigliavano ne nel parlare ai. Lidj ,
u tenevano i medesimi iddii, n pari le leggi e i costumi. Ognuno
vede che il silenzio di Csanto una prova assai dehole ; segnata
mente perch Erodoto segut la tradizione o del popolo 0 degli storici
della stessa Lidia , n la seconda ragione vale molto dopo i tempi
che corsero dalla fondazione di quella colonia insino a Dionisio. E
parendomi puerile forse il recare al confronto di cosi remota epoca
1' autorit del Bianchini (lst. univ. p. 556 ) che per lo contrario si
ingegna a suo modo di trovare i contrassegni dell' arrivo dei Lidj

1 76
in Italia nei monumenti , nelle arti, nei costumi, sacrine) e spetta
coti, mi contenter di osservare che l'arrivo de' Tirreni in Umhria
tenuto per vero dal comune. consentimento degli scrittori. Strado
ne , Plutarco, Vellejo , Giustino, Valerio, per tacere di poeti
quali sono Virgilio ed Orazio, ne somministrerehhero le autorit
necessarie in appoggio della narrazione esposta da Erodoto. Ma
haster per lutti un passo di Tacito ( Ann. lib.x1l, $. 65 1.
Lo storico dopo aver detto che undici citt d' Asia gareggiando
con pari amhizione ma con forze dispari all' onore d' ediftcare il
tempio a Tiherio, soggiunge che avendo mandato gli oratori, per
allegare ciascuna i suoi meriti , il giudizio hatteva tra Sardiani e
gli Smirnci. E quei , prosegue egli , lessero un decreto di Etruria ,
che gli provava di nostro sangue ; che Tirreno , e Lido , ftgliuoli
del re Ati si spartirono la genie moltiplicata. Lido rimase in sua
terra: a Tirreno tocc a procacciarsi -paese; e l'uno e l'altro
pose a sua gente , suo nome; quegli in Asia , qusti in Italia. In
sorno al tempo ed all'.origine di questo Tirreno capitano della
colonia variano gli sct ittori. Alcuni il dicono f,gliuolo di Ercole e
di Oufalc , altri nato di Telefo e venuto in Italia dopo la presa di
Troja ( Dian. ifAlicar. Ant. rom. I. /). Strattone ( Geog. I
il chiama figliuolo d' Ati e in ci concorda con Erodoto. = Ma
qtu-sto Ati era egti uno dei discendenti d' Ercole e di Onfale come
vuole il geografo? Per me noi credo. Lido che dette il suo no
me ai Lidj , i quali prima si chiamavan Meonj, era figliuolo di Ati
e fratello di questo Tirreno che si rec in Italia. Ora da Erodoto
stesso sappiamo nel hel principio delle presenti storie che il regno tenevasi dalla discendenza di Lido avanti ch' esso agli Eraclidi pervenisse;
e pervenne loro nella persona di Agrode pronipote di Alceo figliuolo
d'Ercole. Confermasi pure in certa guisa da Dionisio ( l. c.) la
maggiore antichit di Ati l dove dice ch'esso era. quinto da Giove,
e si viene cos a toccare l'epoca d' un ' antichissimo passaggio di
Meonj in Italia accennato da Plinio .( Hist. I. m , e. 19).
(t38) Smyrnant desceadisse , et constructis navibus , impositisque
suppellectiibus quaecumque ad usum commoda httbuisscnt.
(t39) Una maggiore durata danno altri storici all'impero degli Assirj in Asia ; ma di ci converr parlare nel Trattato della cro
nologia. ( testa gnidio appresso Diodoro (/. //), poich quel ristretto
che delle storie di lui ne ha conservato Fozio non comincia se non

,75
daAstiage, segue un altro racconto affatto diverso sul nome, la cht'
rata e le circostanze dei re di Media. Ora per quanto poca sia la
credenza che meriia Ctesia, nondimeno forza confessare che tama
diversit rende incerto il Vettore, e sparge gran duhhj sulla veracit
dell' autica storia. A questo proposito si pu consultare la memoria
del Bougaioville. ( T. xnt , Hist. de l' Acad.) In essa il dotto
accademico espone in hrevc i due diversi racconti , annoverando gli
autri che ammettono quello di Erodoto, e gli altri che il contun
dono cui racconto di Ctesia , e propone una nuova ipotcsi, colla
quale provasi di conciliarli entramhi senza confonderli. Dioduro
citando hrcvemente il presente passo d' Erodoto, incappa in due in
avvertenze; poich dice che questo storico scrive che i Medi ten
nero l'impero soli cinquecento anni, e che il primo re che elessero,
fosse Classare.
(t4r) A Dcioce che pone come ad usura la sua giustizia per gua
dagnare la tirannia, si contrapponga la generosit di Solone, il quale,
composte le discordie e stahilite le leggi, rifiuto sempre l'assoluto
dominio, quantunque tutti il persuadessero a volerlo assumere.
Al pari di Ueioce auche Teseo raccolse in una citt sola i diversi po
poli , ma dove il harharo si cinse di case forti, e si tolse alla vista
de' cittadini , l'ateniese , lasciata la potest reale, pieg alla plehe,
e invit tutti alla stessa, condizione d' eguaglianza. Plutarco
( Detla malig'tU ) il quale si studia di trovare huoni i tristi per
trovare tristo il huon Erodoto, afferma ch' ei calunniasse Deioce
che col mezzo della virt e della giustizia acquist il regno; poich
sentenzia che questi non fosse tale per natura, ma per finzione. Vera
mente se tanto Erodoto nou asserisce alla scoperta , hen si pu de
durlo dalle sue parole ; ma tale la natura dell' uomo ch' ella
mal tollera l' ohhedienza , ed ingorda di comando. Plutarco
come ne prova il contrario p Come senz'astuzia pu mai un uomo
sorgere non primo soltanto o padrone de' suoi eguali , ma loro ti
ranno t Polieno , deducendo il racconto da uno scrittore pi antico
(Strat. I. vtt, c. t) aderisce ad Erodoto, affermando che Deioce
si acquistasse fama c henevolenza appresso di tutti , e soggiunge che
scelti ceni ajuti, con essi si empi nottetempo la sua torre di sassi, c
il giorno la mostr ai Medi, quasi per loro cagione ci patito aves
se, e stato fosse al pericolo della morte, perch giudicava le loro liti,
laonde la moltitudine sdegnata gli assegn per sicurezza della sua pcrTOMO I.
ia

sona la rocca tl' Echatana e guardie , e ordin che gli si desse il


vivere dei denari sacri. E cost Dcioce di gtudice si fece 1 iranno.
(t/jt) Di circa dugeuto stadj era composto il circuito d'Atene. Vedi
il Meursio (Auic. Luci, l. n1, e. 4 )
(142) I Persiani reputavano anch' essi al tempo di Senofonte cosa
sotza lo sputare in puhhlico ( drop. I. 1 ). Come dell' impero dei
Medi, cosi di tutte queste arti si fecero eredi i re di Persia, aftine
di rendere il loro potere fermo , temuto, e venerahile.
(143) Vuole lo storico comprendere con pi larga significazione soti
il nome di Assirj anche i Bahilonesi ; onde altri erano gli Assirj
che tenevano Punive Co come dice il testo Nino), ed altri quelli
che possedevano Bahilonia.
(1 44) A1 coraggio forte stimolo la vergogna , e alla vergogna
l' emulazione; ni l'emulazione si pu meglio destare di quando cia
scuno non per s solo comhatte soltamo, ma perla schiera, di cui
fa parte . cosicch l'un compagno coll' altro, l' una coll' altra curia
potgeudosi vicendevole ajuto , fassi agevolmente palese al capitano e
all'esercito qual siasi il prode e quale il vile. Con saggio consiglio
dunque Ciassare distinse in varj ordini quetli che prtma pugnavano
promiscuamente confusi , e venne a togliere il tumulto che spesso
pi che il nemico cagione di terrore e di fuga. = Ascolta i saggi
avvisi che Nesore d ad Agamennone nel secondo dell'Iliade.
(145) Bene il lettore si ricorder, essersi favellato pi sopra di
tal eclisse . 74' Egli osservahile che Erodoto per denotarla, non
usi il nome che I' proprio , ma le parole : il giorno mutossi in
notte .
C14G) I1 nostro storico ha fatto un cenno di questa scorrctia nel
presente lihro J. t5 , e pi distintamente nel tr, . 11. Strahone
( /. 1. ) anch' esso ne parla , ma appena , e nel suo testo , forse
per errore de' copisti. Madie chiamato re de' Cimmerj e non de
gli Sciti.
(147) Col verho sormontare mostra lo storico quello che dice pi
sotto al paragrafo 110, essere cio la regione de' Saspiri montuosa.
(148) Erodoto ricorda questi fatti anche nel vu lthro.
(149) Valendosi dell' autorit d' Erodoto , riferisce san Gerolamo
la stessa incursione (Epitaph. Fabiolae) , ma erra ponendola ai tempi
di Dario, e dicendo che non pi di vent' anni conservarono gli
Sciti la signoria d' Asia.

i77
(,5o) Non altri prima che gli Assirj, al dir di Pausania (/. / ,
c. t4 ) , adorarono la celeste Venere , e da essi i Pafj di Cipro ri
cevettero il culto come anche i Fenicj di Palestina, i quali poi il re
carono a Citera. Che gli Assirj adorassero Venere sutto il nome
di Militta , lo afferma Erodoto nel presente lthro $ 1 3 1 e 199, ma
per che modo , nota il Wesselingio , gli Assirj si remoti dal mare
potevano far partecipi della loro religione quelli di Cipro ? Questa
Venere Urania era dai Siri chiamata Derecto. (Diodoro lib. u,
cap. 4. )
( ' 5 1 ) Non hene intendo l'artificio della frase; agli spogliatori
del sacrario mand la dea il femminino morbo ; ma certo e che
Longino (del Sub. sez. xxvut) la cita come esempio inimitahile
di amplificazione la quale d maggiore grandezza al concetto. Intorno
poi al morho femminile degli Sciti assai s' quistionato. Veggasi la
nota al 5 47 del 1V lihro.
(t52) Opinano gli eruditi per questo passo, e per un altro al pa
ragrafo 184 del lihro medesimo, ch' Erodoto scrivesse anche le istorie
assirie e che esse ne siano state tolte dal tempo, lo porto una di
versa sementa , e cerchci di provarla nel Discorso sulla vita e le
opere del nostro autore.
( 1 53) Nelle storie orientali e specialmente nelle persiane, appajo
no assai di frequente siffatte visioni , onde anche Eschilo nella sua
tragedia se n' opportunamente prevalso come di fonte di meraviglia
poetica. Di questo sogno e dell'altro, di cui hen presto si parler,
prima di Erodoto ne aveva tenuto discorso Caronte di Lampsaco.
( Tert1d de Anima %- xlvt) .
( 1 54l Piacque agli storici di Roma adornare l'origine del suo fon
datore con meraviglie in gran parte consimili a quelle che accom
pagnarono la nascita , e la fortuna di Ciro. E sehhene questi fu
posteriore a Romolo, nondimeno chi duhita che i latini scrittori
non venissero dopo gli asiatici? c= Non far di altri capi di na
zione ueppur parola. E' pare , dir col Machiavelli (Vita di
Otstruccio ) , a quelli che lo considerano cosa meravigliosa , che
tutti coloro o la maggior parte d' essi, che hanno in questo mondo
operato grandissime cose , e intra gli altri della loro et sieno stati ec
cellenti, ahhiano avuto il principio e il nascimento loro hasso ed oscu
ro, ovvero dalla fortuna fuora di ogni modo travagliato: perch tutti
o e' sono stati esposti alle fiere, o eglino hanuo avuto s vile padre,

che vergognatisi di quello , si souo latti flgliuoli di Giove , o di


qualche altro iddio. Quati sicuo stati questi, sendone a ciasche
duno noti molti, sarehhe cosa a replicare fastidiosa, c poco ac
cetta a chi leggesse; perci come superflua la ometteremo. Credo
hene che questo nasca, che volendo la fortuna dimostrare al mondo
di essere quella che faccia gli uomini grandi e non la prudenza ,
comincia a dimostrare le sue forze in tempo che la prudenza non
ci possa avere alcuna parte , anzi da lei si ahhia a riconoscere il
tutto. Penserei piuttosto che ora i popoli, ora i re inventarono
tali favole , e che trovar vollero gli uni scusa alla servitu, gli altri
al comando , supponendo che i numi divenuti halj , tutori e com
pagni di questi predestinati fanciulli, per la via de' pericoli gli con
ducessero al trono.
( 1 55) Agli eruditi non riesce scoprire fra le reliquie della lingua
persiana, seppure ella fu la stessa (he quella de' Medi, un tale vo
caholo . Il Lefcvre assicura che gl'lrcani, popolo gi soggetto ai
Persiani, chiamino ancora Spac il cane. Vi si accosta la voce sabac
de' Russi. Del rimanente vedasi la sohriet di Erodoto no' suoi
racconti. Cagna , dir;* egli , era il nome della donna ; onde poi si
divulg la favola che Ciro fosse allattato da una cagna. Trago
che ha derivato tutto il racconto dal nostro storico , si compiace
di Mantmettere altri ornamenti o di suo proprio arhitrio o tolti da
ltri . Cujtu precibtts fatigatus pastor , reversus in sylvam , invenn
puta infante! eanem feminam , parvulo ubera preebrntem , et
ferit alitibusque defendentem - Mutut et ipse misericordia , qua
motam etiam cunem fiderat , puerurn defer1 ad stabula, eadem cane
anxic prosequcitte [Just. l. t , c. t\. )
(156) La io ce Trtijitms spiegata propastor dal l1orto nel
suo lessico, o come altri voltano subbubulcus. Direi piuttosto un
di quei pastori che guardando e cacciando gli armenti andavano
iuDHtui a Mitridate, il quale di tutti ne teneva il governo.
(157) Erano l'occhio e l'orecchio del re certi satrapi od eu
nuchi , pel cui mezzo il monarca osservava ed ascoltava le cose ;
ministri insomma della tirannia sempre vicile e sempre sospettosa ,
ch'escludendo la verit dalla corte, e resala timida, o muta od
inutile, cerca di sorprenderla dov' ella si occulta per trarre motivo
di nuove colpe e di nuove ingiustizie. Questo titolo d' occhio
del re spesso si trova ricordato dagli scrittori greci , e s'accorda

79
con quanto ha detto pi sopra Erodoto parlando di Deioce : e (rli
Esploratori, e gli ascottatori erano per tutta la terra, cui egli impera
va. = Ciro come sogliono fare i fanciulli che imitano i pi vecchi,
distrihuiva gli ufficj a modo di Te , ed a certi de' compagni impo
neva l'edificare case, perch fra giuochi puerili si comprende, Ae
dificare casas , plostello adiungerc mures , = Iutiere par impar .
( 1 58) Si volta cosi questo passo nella traduzione Iatina: aspera
admodum Cy rus tractavit puerum. Affaticandosi i Persiani (secondo
che narra Senofonte ( drop. l. t) a fare che i cittadini divengano
uomini da hene, volevano che i fanciulli attendessero ad imparare
gli effetti della giustizia , e i maestri consumavano gran parte del
giorno nel dare giudizio sulle loro contese, e sulle colpe loro.
(59) Erra Seneca ( De ira tib. ttt) Dell'attrihuire st atroce
vendetta ad un consiglio dato da Arpago ad Astiage, e nel dire
che pi figliuoli e non gi uno , t'ossero imhanditi in quella cena
tiestea .
( 1G0) Si turha ogni animo a questa risposta , n si riconcilia un
poco con Arpago se non pensando che in lui pi pot il desiderio
della vendetta , che la piet verso il misero suo ftgliuolo. I fatti po
steriori spiegano la vera cagione del suo tranquillo contegno in si
funesto momento, e il liherano dal sospetto di avere raffrenato l'ira
per orrihile adulazione. Pi schifosamente vile si mostra quel Persaspe
al cospetto di Camhise ( l. ttt ) quando questo crudele e frenetico
gli trafigge il cuore del figliuolo. Alla storia d' Arpago assai somi
glia una riferita dal Larcher , n io voglio tacerla per mostrare che
in ogni terra la tirannia commette i delitti medesimi , ed maestra
egualmente di poltroneria ai soggetti. Edgar, re d'Inghilterra,
avendo ucciso Ethelwold nella selva di Harewoud, il figlio di questo
signore arriv tantosto , ed il re additandogli il corpo del suo ge
nitore, gli domand che gli paresse di quella cacciagione? E il gio
vane gli rispose senza turharsi , che ci che piaceva al re non po
teva spiaccre a lui.
(161) E da avvenirsi acci che non si traduca impalare come ha
gi fatto il Rollio, perci giustamente da altri redarguito, che la pa
rola infKt XeTttat denota un supplizio, per cui il colpevole veniva so
speso iu aria ad un palo o ad una croce. = Due fatti d'armi ehhero
dunque i Medi con Ciro ; e nel secondo urei Astiage, egli stesso iu
persona e fu vinto in Passargada, al dire di Strahene (/. xv) dove

i8o
Ciro per ricordanza della vittoria eresse una citt ed un palagio. =:
Da Diodoro (Excerpta ec. p. 553 ) si potria forse dedurre ch*
Astiagc anche assistette alla prima hattaglia. Ed egli volto io turpe
fuga s'adir cnntra i soldati, e i duci cacci, e in luogo loro altri
ne Sostitu1 , e scann gli autori della sconfitta , pensando che il lor
supplizio fosse ai rimanenti stimolo di valore nella pugna impe
rocch egti era crudele per natura e implacahile. Ma l' eserctto ,
invece di atterrirsi per tanta severit , detestando e la violenza e
l'inumanit di lui, agogu a mutazioni, laonde a schiere concor
rendo i soldati, e lenendo tumultuosi colloquj , tutti si confortarono
a vicenda a vendicare la morte de' compagni. Racconta Plutarco
( Della virt delle dorme ) che nella prima di queste hattaglie fug
gendo i Persiani verso la citt, era loro rosi addosso il nemico, che
;;i stavano amhedue per eutrarc insieme , quando correndo in
contra le donne ed alzandosi i pepli , sclamarono : dove , o tristi ,
fuggite ? Credete forse ritornarvi qui dentro ( mostravano i ventri ) ,
donde una volta, n'usciste ? Vergognandosi i Persiani a tale vista
e a tali parole, e dando colpa a s stessi , si rivolsero , e rinno
vando la zuffa , disordinarono il nemico ; il perch si fece poi una
legge da Ciro, che all' entrare del re di Persia nella citt, si donasse
ad ogni donna un pezzo d'oro. Il Larcher ha egli pure rallegrato
le sue note con questa narrazione di Plutarco , ma duhita se deggia
applicarla alla prima o alla seconda hattaglia. Trogo che riferisce
il medesimo fatto, ne 'a decidere per la prima ( I. /, e. *}) (162) Giustifica Antigone apresso Eschilo il fratello suo dicendo
che pel sofferto male ei rendeva male, e l' araldo risponde, che non
contra uno, ma contra tutti volgevasi quell' operare. Ma pur sem
pre cosi, che spesso le colpe dei principi si puniscono sull'innocente
popolo , e che la puhhlica vendetta piglia le mosse da private
cagioni .
(163) Notahile questo passo, perch serve a mostrarci in quale
epoca attendesse Erodoto ancora a scrivere le sue stotie. Si rihel
larono i Medi durante il regno di Dario Noto, il primo anno dell'
olimpiade nonagesima terza ( Sennf. Stor. greche l. 1, c. 2)
Altre discussioni si deggiono fare sulla durata dell' impero dei
Medi.
(164) Astiage vinto trov in Ciro, come osserva Trogo, un nipote,
non un vincitore. Ma Isocrate ( Oraz. per Evapora) donde mai

trasse egli solo la no'.i1ia , che Ciro facesse morire il suo avo ma
terno ?
*
(165^ Lasceremo qui per amore di hrevit quanto intorno alla
religione dei Persiani scrissero gli altri antichi, e specialmente Strahone che nel xv de'suoi lihri, ora segue Erodoto, ed ora aggiunge
altre circostanze che dal nostro storico sono passate sotto silenzio.
I curiosi possouo consultare su tale proposito principalmentc il Brissonio de Regio Persarut principato libri tres , e l' Hydc de Veterum
Persarum et Parthorum et Mednrvtn Religione. Il culto che i
Persiani porgevano a tutto l'orhe del cielo, e l'adorare in esso
ia diviniia mi ricorda certi versi di Euripide citati da Clemeute
alessandrino, e cosi degnamente tradotti in Iatino da un altro sommo
filosofo Fides sublime J'ustm, , immoderatum athera , Qui ten
nero terram circumjectu amplectitur : tunc summum habeto di
mmt , hunc perhtbeto Jovem. Cicerone (/. 11 de nat- Deor. )
Dicendo Erodoto che i Persiani appellavano il giro celeste, Giove,
segue egli l'usanza de'Grcci che danno i nomi dc'loro iddii a quelli
degli strnnieri, e qui vuol denotare il massimo degli iddii, alla foggia
di Dante che chiam sommo Giove, lui che fu per noi crocifisso. Del
resto e' pare che i Persiani portassero la s'essa savia opinion che
i Germani , i quali reputavano che il rinchtudere dentro a mura gli
iddii o figurarli uomini discordasse dalle grandezze celesti e da
quell'incomprensihilit che adoravano.
(166) Qui da avvertire per l' imperfezione o semplicit dell'
ortografia italiana, la quale nuoce talvolta alla cognizione delle ami
che etimologie , the mitra vocabolo scritto col l non col th. Cosi
si riconosce la distinzione che passa fra il nome di Mitra dato a
Venere madre e tutricc de' casti amori , e quello di Mithra imposto
al Sole forse in et posteriore all'et d'Erodoto. Intorno a tale
nome , cagione di duhhj fra gli eruditi , veggasi principalmente il
Frcret (Obsen,. sur les ftes relig. de l' anne persalme, et eu pnrticulier sur cellrs de Mithra Hist. de V acad. t. xvt ). Osserver
che i Persiani davano al sole il nome di Ciro.
(167) Un tale rito si vede anche accennato da Senofonte (Cirop.
I. tl1)- Ciro inghirlandato si pone a sacrificare, e i principi gli
stanno d' intorno parimente colle ghirlande in testa. E la vittima
pure era inghirlandata. (Strab. I. xv)
{168) I magi erano sapienti che per discendenza esercitavano il

ita
sacerdozio. Chi pi hrama sapere intorno ad essi , legga quanto ne
scrissero il Brissonio e l'Hyde. Quest'ultimo (p. 99) riportando
tutti i paragrafi d'Erodoto che parlano de' Persiani, si avvisa di
movergli contra certe censure, le quali a dir vero mostrano pi au
dacia che dottrina. E di esse una si la seguente dicendo Ero
doto cantare il mago nei sacrificj certa teogonia, non s' potuto aste
nere dalla frase greca, ma l'ha male applicata, ed ha contraddetto
a s stesso, poich pi sopra parlando dei Persiani aveva affermato
eos non existimare deos ab hominibut genito* ; quindi come essi
cantavano le loro lodi e preci agli iddii, Erodoto inettamente le no
mina teogonia. Ma con pace del dottore Hyde , al quale altro non
domandtamo se non ch* un po' pi di rispetto pel huono Erodoto ,
poteva qursto istorico aver asserito che i Persiani stimavano non
essere gli iddii generati dagli uomtni , e nondimeno cantare essi
certa teogonia , in cui si facesse manifesto rome un dio fosse nato
non da un uomo , ma da un altro dio. Ma torna inutile anche
questa difesa. Perch non afferm gi Erodoto che i Persiani cre
dessero gli iddii ab homubus genito* , hens1 che non fossero d' utnana forma, tate essendo come ha dichiarato lo Sianlcjo ( Note
ai Pers. V Esch'lo") il significato della voce xr&f*wQv*s. E ap
punto perch lor non .concedevano la nostra caduca figura, non eri
gevano ad essi simulacri , in ci concordando coi Giudei, i quali in
ttlligunt prqfanos, secondo Tacito, qui Deum imaginet mortalibta
materiis in species hominum effingunt,
(169) Perch il vino fomite all'ardire, e la sohriet invigorisce
il raziocinio, i Persiani volevano forse che le loro azioni partecipas
sero dei vantaggi proprj all' uno ed all' altro stato. Cosi anche i
Germani , al dire di Tacito , solevano consultare a tavola del far
paci private , parentadi , lor priucipi della pace e della guerraSe Erodoto ha prima asserito che i Persiani non hevevano che
acqua , ed ora invece dichiara che assai appetivano il vino , non
per questo egli si contraddice. Avanti le conquiste di Ciro erano
essi poveri ed ahitatori di aspra regione , poscia per l' ampiezza e
per l' insolenza del comando , e per la mescolanza de' costumi lidj
e medi , diedero hando alia parsimonia e continenza , e si avvolsero
in ugni specie di lautezza e hhidine. E per tali da pi scrittori ci so
no rappresentati. = Baster Senofonte per tutti. Le leggi persiane,
die' egli, vietavano portare le anfore a' conviti, poich stimavano

t83
che quanto meno si hcesse (auto pi stessero sani il corpo e l' in
telletto : dura ancora 1' usanza ; nondimeno fanno si largo here che
se non portano entro le anfore , vengono essi fuori portati , not)
potendosi reggere in piedi. Giusta lo stesso storico ( drop. I. vttt )
Ciro avvezz i suoi gentiluomini a non isputare mai o nettarsi il naso
in presenza altrui, per farli stimare da' vassalli, quasi fossero uomini
d' altra natura.
(170) Or qui si riprende Erodoto da Plutarco, perch i Greci fac
cia maestri di si sozzo amore, mentre i Persiani prima che vedessero
le greche marine , castravano i fanciulli.
(171) Nella citata opera del Brissonio trover il lettore, con copia
d'erudizione esempj , ed autorit in confermazione di quanto su
questo e sugli altri particolari si narra da Erodoto .
(172) E di qua la gloria che i Persiani ponevano nel numero
grande de'loro armati, i quali nondimanco furono sconfini da pochi
Greci, perch la forza non ist nella moltitudine, ma nel valore , ed
il valore non si genera nell'animo degli schiavi. Del resto ella e
savia massima de' huoni governi il procurare e coltivare l'incre
mento del popolo ; e quindi essi ai di nostri ancora sogliono con
cedere privilegj ed immunit ai padri di molti figliuoli.
(173) Da Senofonte {drop. I. 1) principalmente impariamo, quali
fossero gli esercizj assegnati a' fanciulli dai sedici a' diciasette anni ,
dopo il qual tempo pervenivano, secondo lui, alla giovent. Ari
stotele ( Polit. I. vttt ) considera come tirannica la compagnia che
era tra padri e figliuoli in Persia , perch questi venivano riguardati
siccome servi. == Valerio Massimo ( /. tt, e. 6) trova anch'egli
lodevole il costume, per cui i figliuoli non si presentavano al padre,
se non avevano sette anni finiti, acciocch se essi morivano , egli con
pi pacato animo ne sostenesse la perdita. E qui vedendosi chia
ramente imitato il greco autore dal latino, consiglierei che il passo
si emendasse in modo che invece di quam septimum implevissent
annum, si leggesse: quam quintum ec. , se aucltc Strahoue (/. xv)
non discordasse da Erodoto, dicendo che la prole non era vista dal
genitore fino al quarto anno.
( 1 74 ) 11 legislatore d'Atene richiesto da nn tale, perch non avesse
statuito un supplizio contra il parricidio, rispose, perch egli non
poteva credere cltc mai commettere si potesse tanto delitto. E
quel padre di nome irrognito , di cui parla Valerio (Ub. V , c. 9)
TOMO I.

13 *

:l84
avendo presentite che il figliuolo gl' insidiasse la vita , n potendosi
persuadere che il suo vero sangue si movesse a si estrema sceleratezza , chiamata da parte la moglie la supplic , a non volergli pi
ohre celare il vero, ma gli dicesse Ve illum adolescentem subiecitsct , sive ex alio comcptsset .
(175) D'animo servile ed ahhietto era indizio il dire hugia- laonde i
Persiani e ammaestravano i fanciulli alla verit, e reputavano turpe
cosa il pigliare danaro a prestito , perch il dehitore si trovava
sforzato di mentire = Plutarco ( Che non convien dare n torre
a prestito ) afferma che i Persiani consideravano per secondo errore
l'essere hugiardo, e per primo l'essere dehitore. Ma qui la me
moria gli ha fallito , o appositamente inverte l' ordine delle cose
secondo ch' egli suol fare per adattarlo meglio al suo argomento
I Persiani, come scrisse Ctesia, chiamavano Pisagas i leprosi , i quali
assai si ahhorrivano , ed anche oggid1 si ahhorriscono in Oriente.
Perci appunto, dice Plutarco [Delle Quest. conv. lib. tV ) , che
i Giudei fuggissero la carne di porco, perch pi di tutti gli altri
barhari avevano in odio le macchie delle mmhra, e la lepra. Wort
ostante l'ahhominio dei Persiaui per un tale morho , il re loro
Artaserse spos Atossa Senz' aver punto a schifo la morfea che
]e si stendeva per tutto il corpo ; sennonch questa fu in lui la
minor colpa , essendo Atossa anche sua figliuola. Ma egli era re, e
anzi che hadare alle opinioni ed alle leggi, riguardava s stesso come
legge da Dio data ai Persiani. (Plut. Vita di Artas- )
(176) Onoravausi i fiumi forse anche per cagione di mondezza,
servendo l' acqua ai quotidiani nsi della vita. Ed Esiodo , pel
rispetto dovuto a questi doni della deit, (Opere e giorni v. 755),
vieta l'urinare nei fonti, c nell'alveo dei fiumi.
(177) La sentenza d' Erodoto contraddetta da certi dotti mo
derni, e da certi ahhracciata. L'autorit degli uni serve di contrap
peso a quella degli altri , ma la hilancia propende tutta pei se
condi , quando si pensa alle mutazioni perpetue , alle quali vanno
soggette le lingue, e all'et e sapienza del nostro storico, che poteva
conoscere quanto affermava , ed affermato non l' avrehhe senza pie
nissima cogniztone.
('78) Orrenda rosa reputavano i Persiani che il fuoco, il quale
veneravano come iddio , si pascesse di umani cadaveri ; e per gli
interravano avvolti nella cera , afftnch pi lungamente si con

I 85
servassero. Cicerone (Tuscul- lib- 1, . 45) , ripete, fra gli
altri , siffatte cose , e il rito che secondo esso ed Erodoto s' os
servava unicamente pel cadavere del mago, fu poi esteso su tutti
i morti persiani , i quali n erano in urna chiusi , ne da terra co
perti : ma essendo ahhandonati pasto alle fiere ed agli augelli , si
traeva indizio della santit de' loro costumi , dalla maggiore o mi
nore prestezza con cui venivano divorati. Chi pi ne desidera
su tal proposito , legga le opere del Brissouio e dell' Hyde.
(179) Riferito questo apologo da Aftonio ed inserito fra gli altri esopiani. Esso del genere misto , ed il primo che leggasi in prosa. Esio
do, Archiloco , e pi altri poeti misero in versi alcune delle favola
d'Esopo, ma siamo incerti se questi le scrivesse , o le dichiarasse a
viva voce. Da Erodoto esso e chiamato nell' Euterpe A oyo *oio'?, e nn
tal vocaholo mi semhra denotare, piuttosto che un autore di favole, una
scrittore in prosa. Cos difatti anche nel medesimo lihro appellato
lo storico Ecateo, perch allora gli scrittori si distinguevano in due
gran classi, in quella pi antica e pi numerosa de' poeti ( ftxtrotr,tt'y
e nell'altra de' prosatori. Ciro, secondo l'uso orientale, parlando
figuratamente, ripete un'apologo, il quale o correndo per le hocche)
di tutti e facendo parte della popolare sapienza fu con altri raccolta
da Esopo, o fu piuttosto inventato da lui, che fiori in Lidia e nell'
et di Ciro medesimo.
(180) Egli con leggerissima mutazione di segno non di suono che
ad fiatii, dei montt , gli editori sostuiscono *>> delle stagiont,
e ne risulta un significato pi hello, e pi coerente a quanto si ri
pete in seguito dallo storico.
(181) Erodoto accenna cos quattro specie, forme, proprieta
diverse di lingua.
(182) Ai due dialetti primigeni della greca lingua dehhono l'origina
loro due altri, cio l'eolico al dorico , l'ionicb all'antico attico. E
da questi ne uscirono altri. Secondo il nostro autore quattro l'ionica
ne produsse, i quali, giusta la divisione di lui, si potrehhero distin
guere coll' aggiunto di cario, lidio, chio, samio. Altre mescolanza
parimente vi furono nei dialetti della greca lingua, come a cagion
d' esempio , quella dell' ionico coll' eolico e dorico , che fu detto
dialetto asiatico o di Cilicia. Che se si considera per che modo
gemi raccolte da pi parti di Grecia componevano le colonie , e se
si pctua alle alterazioni cltc patire dovevano vicendevolmente nelle

ri 86
loro forme di favellare i coloni e gl'indigeni immedesimandosi : se
alle molte ed indipendenti forme di governo, non parr strana as
serzione quella per cui diremo che le minime variet dei dialetti
di Grecia esser dovevano infinite. Di qua forse gl'idiotismi che so
no cosi frequenti nelle iscrizioni.
(83) Fra gli Ateniesi e gl'ioni esser poteva comune l'origine, ma
non comune la gloria; perch quelli furono splendido esempio a' po
poli liheri , e questi divennero ausiliarj e servi dei harhari. Non mi
meraviglio dunque se gli Ateniesi arrossissero d' essere chiamati
Ioni, checch ne dica Plutarco, il quale poi confessa negli apoftegmi,
quanto anche altri scrittori ne riteriscono , cio che gl' Ioni venis
sero riguardati quai vili schiavi.
(84) Fu chiamata Pentapoli la regione, o per meglio esprimermi,
la lega delle cinque citt che qui sotto sono ricordate, ed Essapoli
prima fu detta, perch vi si comprendeva per sesta Alicarnasso.
(185) E da intendersi la partecipazione dei sacrificj e delle altre
cose spettanti al culto.
(186) Triopio qui nominato Apolline dal promontorio, in cui
era situato il suo sacrario ( Tucid. I. vttt).
(187) Tenevasi pago il vincitore della sua gloria, e lasciava nel
tempio il tripode su cui si scriveva il nome della trih vincitrice ,
e del corago che fatta aveva la spesa de' giuochi. Ma i Doriesi
non si raccoglievano unicamente per motivo di religione e di alle
grezza. Eglino avendo costruito a spese comuni il tempio d' Apol
line, intorno ad esso si ragunavano colle mogli e coi figliuoli in ceni
determinati tempi , e compiti i sacrifici , le feste , i certami equestri,
ginnici e musicali, onorati gl' iddii con comuni doni, e gli altri
uflcj di reciproca cortesia in fra loro soddisfatti , allora sedevano i
giudici, e delle offese recate a taluna della citt giudicavano , e con
comune consiglio si decideva della mutua concordia, e del guerreg
giare contro ai harhari (Dion. alc. delle Ant. rom. I. tV, % a5).
(188) Osservano le stesse cose e lo stesso ordine di esposiziona
Strahone ( l. vttt ) , e Pausania ( nel libro suW Acaja ) .
(189) La colonia degl'Ioni parti dall'Attica, e recatasi nel Pelo
ponneso ahit il paese che si chiam Ionia invece di Egialea. Col
progresso del tempo gli Achei, cacciati d'Argo e di Lacedemone dai
Doriesi, si ritirarono in Egialea, dove volentieri furono ricevuti dagl'
Ioni , perch gli uni e gli altri comune avevano 1' origine , essendo

8y
Ione ti atci d' Acheo , ed amhedue figliuoli di Csuto. Ma nati fra
loro sospetti e dissensioni, corsero alle armi, e gl'Ioni vinti ahhan
donarono il paese agli Achei, che da loro fu detto Acaja , nome
che poscia prevalse. Gl'Ioni di nuovo dunque tornarono in Attica ,
donde collaudare del tempo partirono, componendo la maggior parte
di quell' esercito che sotto la condotta di Neleo figliuolo di Codro
si reco in Asia, e sulle marine della Caria e della Lidia edific le
dodici citt, dividendosi gl'Ioni in altrettante parti quant' erano quelle
che gi tenevano nel Peloponneso. Pi distesamente di queste cose
discorrono Pausania (loc. cit. ) e Strahone (/, v1li ) , s l'uno che
I' altro ampliando e seguendo quanto qui narra Erodoto. = Vitruvio (l. tr , cap. tl dice che non dodici, ma tredici citt, o come
egli le nomina , tredici colonie fondarono gli Ateniesi in Asia, e alle
gi mentovate da Erodoto e dagli altri aggiunge Melite. La sua
autorit di poco momento, essendo contraddetta non che da Erodoto
dagli altri scrittori: erra poi affermando altres1 che Ione figliuolo di
Csuto e Creusa , fosse il sommo condottiere della spedizioue. Ione
mori in Attica prima di questi fatti, i quali avvennero sotto la con
dotta di Meteo, di Androclo, e degli altri figliuoli di Codro.
(190) Appresso Pausania (loc. cit.) e Strah. (/. xr) , leggesi di
stintamente quali fossero i Greci che si unirono agi' Ioni , quali i
loro capitani, e quale la fortuna di quell'impresa.
(191) Bene queste parole d'Erodoto Quxits iwaxr/mn dispiegano
coll' ajuto di Pausania Phocenses a rciujuu divulsi, perch'egli dice
che in quel passaggio ncll' Asia ehhero parte anche i Focesi ec
cetto i Delfi.
(192} Bisognava che la colonia si provvedesse d'armi, di grano e
di fuoco tolto dal pritaneo della sua metropoli , e se per avven
tura quel fuoco si spegneva , non potevasi riaccendere se non dalla
lampada che perpetuamente ardeva nel pritaneo della citt donde
era originaria la colonia.
(19)) A Plutarco piace mordere Erodoto anche per questo sem
plice e si chiaro racconto. Pausania il conferma, soggiungendo che
voltatisi i popoli della spedizione chi ad una e chi ad altra delle
citt marittime, Neteo e coloro ch' erano con esso lui si resero pa
droni di Milcto , ed uccisero tutti i masrhj, fuorch quelli che fug
gendo si poterono salvare dalla presa citt.

i88
(194) Nella sesta rapsodia dell'Iliade fa principalmente Omero
menzione di questo Glauco re dei Licj .
(195) Dalla handa di madre erano costoro ateniesi , e da quella
di padre, originarj da Pilo in Messenia (Paus. loc. cit.).
(196) Opportunamente ha il Meursio (Grecie Feriatae, l: 1.)
raccolto quanto si appartiene a questa solenne festa degli Ateniesi.
Gl'Ioni dovevano celehrarla, io credo, con tanto maggior diligenza,
quanto che i loro duci e principi discendevano da quel Melanto ,
grazie al cui inganno conseguirono gli Ateniesi la vittoria che porse
ntotivo all'istituzione d' una tale festa.
(197) Nettuno onoravasi dagl'Inni fin da quando essi erano nel Pe
loponneso , ed eliconio il chiamavano dalla citt d' Elice dov' esso
aveva un tempio santissimo. Cacciati dagli Achei e ridottisi in At
tica, quindi cercando fortuna sulle marine d'Asia, ne trasferirono
il culto, e gli eressero altari dinnanzi a Mileto ed in Teo (Paut.
I. TU, c. 29 ) .
(t(>8) Alcuni presumono che il poeta nel xx. dell'Iliade (v. 43)
alluda a queste feste parlando del toro che mugge allorch tratto
al re eliconio; ed altri, che ahhia inteso parlare dei sacrifirj che si
celehravano in Elice. Duravano tali riti sino all'et di Straltone
( /. rm ) appresso il quale pi cose veder si possano su questo
proposito. S' impari anche da Diodoro ( l.xv ) a qual ruina la di
vina vendetta ahhia sprofondato Elice pel disprezzo che questa citt
us ai deputati degl' Ioni Perci che spetta alle adunanze nel
Panionio, si consulti il Saint-Croix ( C. V - des ano- Gouv. fider.)
(199) Tocca quest'avvertenza i confini d'una puerile esattezza.
(200) Osserva che pi citt avevano siffatto nome di Cuma. Pero
lo storico distingue questa coll' aggiunto di friconide che le die
dero gli Eolj , dal monte Fricio in Locride, dove ahitarono per molto
tempo , e donde partirono per fondarla (Strah. I. xtt ).
(201) Anche Pausania recita -queste cose (/ vu , c. 5 ), e Strahone ( /. xtv) viene a togliere ai Colofoni la colpa d' ingratitudine
e di tradimento, rischiarando la storia cos't. Smirne era una certa
par1e della citt di Efeso. Gli ahitanti di l se ne andarono iu un
luogo ch' era occupato dai Lelcgi , e scacciandoli vi edificarono un1
altra citt che da quella parte d'Efeso dissero Smirne; ma essendo
essi pure stati cacciati dagli Eolj , fuggirono a Colofone , ed uscen
do poscia fuori con quelli di Colofone , ripigliarono la propria citt.

89
(203) Mi pareva chc questo Home volesse denotare Cento-isole ,
e che il cento fosse qui posto per accennare un numero indefinito.
Ma Strahone decide il contrario. Nello stretto ch' tra l' Asia e
Lesho , die' egli, sono circa venti isolette, hench Timostene voglia
che siano quaranta. E con nome composto si chiamano Ecatonnesi ,
il che altro non viene a dire che isole d' Apollo , nume il quale
con varj nomi fino a T.encdo tenuto per tutta quella marina in
massima riverenza ( /. xtr).
(ao3) Iniqua sentenza che nn antico poeta esprime cos: Stolto
chi il padre uccide , e i figli serba.
(ao4) Cio che non menasse e trasportasse altrove gli ahitanti.
(2o5) Operando queste stesse arti, Serse dom i Bahilonesi [Plut.
apof. 6 ) ed Aristodemo i Cumani (Dionis. Aut. R. lib. Vu ,
c. 8). E secondo la sentenza di Tacito : Romano* certe vohtptatibus
plus adversus subjectos , q'uam armis valuisse . Polieno (/. Vtt, c. 6)
e Giustino ( t , c. .) ) ripetono parimente che Ciro spegnesse
ogni virile spirito nei Lidj , in guisa che di tutti i harhari furono
nell'avvenire inutilUsimi in guerra, essendo prima hellicosissimi.
(ao6) Con pietosa cura aneora in Grecia sono rispettati gli uccelli
che annidano nei tempj , cosi che deguo di hiasimo si reputerehhe
colui che ardisse sturhare quegl' innocenti ospiti nel loro asilo.
(207) Ottimo e giusto si mostra .l'oracolo ; che ella e colpa l'essere
in forse , se si deggia o no praticare la virt. Per il Dio oppresse
con grave pena l' uomo che and a consultarlo se dovesse o no re
stituire agli eredi certo deposito che gli era stato confidato.
(208) Reputa il Larcher , sull'appoggio di varj esempj, che sia
meglio tradurre: Minerva tutelare della cittadella.
(209) Calunnia ella questa, secondo Plutarco, perch i Cimei ed
i Mitelenei non patteggiarono di rendere per prezzo Pactia ai Per
siani a Bravo ! cost prosegue egli , tu non sai quanta si fosse la
mercede, e poi nel tempo istesso, quasi se il fatto fosse palese, scagli
l'infamia sopra una greca citt. Quindi riportando il passo di
Erodoto in cui si narra come e per quale ricompensa i Chii conse
gnassero ai Persiani il supplichevole, contrappone ad esso un altro
del lampsaceno Caronte , storico pi amico che facendo menzione
di Pactia non incolpa per tanta tristizia n Miti linei , n Chii. Ma
rispondiamo. Non gi vero che Erodoto dica che i Cimei voles
sero vendere I'actia. Ei ce li mostra comhattuti dal timore della

potenza persiana, e dalla riverenza delle leggi dell'ospitalit, e conchinde che prevalendo questa su quella vigilarono e provvedettero
anzi alla salvezza del supplichevole. Accenua egli poi la perfidia
de' Mitilenei e de' Chii; ma se falso fu questo fatto, dunque ha
Erodoto iuventati anche gli altrt che da quello dipendono. Pur
non scriveva egli in mezzo ad uomini, la cui et era poco disante
dai fatti medesimi ? L'adulazione, 1' amor del guadagno, od altri
parziali rispetti inducono talvolta no scrittore a coprire col silen
zio le ignominie d'un popolo; l'inventarle a proprio heneplacito
non solo indizio di hasso animo, ma di stolto consiglio , perch tutto
il danno ricade sulla gloria e sulla pace dell'autore. Si osservi an
cora che la fine del racconto volgesi a favore dei Chii, perch spesso
dal pentimento ne ridonda una lode ch' maggiore del hiasimo, di
cui taluno stato colpito per 1' errore commesso. Dunque la nostra
credenza dovrehhe rimanersi sospesa fra la narrazione di Erodoto e
quella di Caronte, quando fossero opposte. Ma opposte non sono
a dispetto del cosi detto Plutarco , il quale verhalmente riferisce il
passo dello scrittore di Lampasco. Eccolo. Faetia avendo inteso che
l'esercito persico si avvicinava, se ne fuggi primieramente a Mitilene, dopo a Chio , e ivi da Ciro fu fatto prigione . Ora como
Ciro che nou aveva in sua potest Chio , n forze navali per co
stringere gl' isolani a rendergli Pactia, l'avrehhe preso, se quelli
non l'avessero strappato dal suo asilo? Pausania ahhia egli dedotto
il racconto da Erodoto stesso o da altri, conferma ( l. tv , e. 35 )
che il paese d' Atarnco fu la mercede ch'ehhero i Chii dal Medo
per avergli dato in mano Paetia il lor supplichevote.
(aro) I Greci stimando l' orzo essere la pi antica hiada, davano
ton quello priucipio ai sacrificj , come il davano i Romani col farro,
timando invece questo essere preziosissimo ed antichissimo frutto
\ Dionisio d'Atic. Ant. Rom. I tt, . 25). E spargevansi sulla
testa della vittima dai Greci i granelli dell' orzo interi, come dai La
tini si spargevano quelli del farro , ma macinati , onde immotar
secondo che spiega Festo , est , mola , id est , farre molito et sale
hostiam perspersam sacrare. Il che sia detto per avvertire, che
impropriamente dal pi dei traduttori , quando parlano dei sacrifici
greci, si usano le parole farro e immolare.
(au) Rischiano spesso d'esser confusi Foceci e Focosi, quiudi
ahhiamo voluto conservare ai primi la ionica loro appellazione.

1g1
(sta) Erri chi per quell' Adria intende il paese, altri il mare.
Nel sesto Lo stesso storico chiama ionio tutto il golfo, ma nel quarta
rammenta il mar d' Adria , e denota la parte del mare da cui era
hagnata la contrada di tale nome.
(n3) Si considera da Plinio come fatto certissimo (Hist. I. vu,
c. 48 ) che Argantonio vivesse anni cento e venti , n quest' et
incredihile. Cicerone (De Sencet. ) e Valeria Massimo (lib. rtl1,
t3. 4) asseriscono la stessa cosa. Anacreoute invece cant che
quel re vivesse anni cento e cinquanta , e Appiano incautamen
te gli crede f lib. vt, eap. tf)- Quindi rettamente Luciano os
serva (net Longevi) che taluno riguardava si lunga vita come fa
volosa, ma non rettamente ei si vale dell'autorit d'Erodoto a del
poeta di Teo , come se tutti e due fossero concordi nel racconto.
Silio italico spingendo pi oltre la meraviglia protrae fino al trecen
tesimo anno l'et di Argantonio ( l. 1li, c. 498 )
(st.'l) E oscuro questo passo, per la distanza de' tempi e per
l' ignoranza di certi usi- Dovevano forse i Foceesi ahhattere come
vinti un propugnacolo, e consecrare al re come servi un'ahitazione.
(at5) Gli ahitanti di Suiti e di Parga hanno a di nostri rinnovato
cosi nohile esempio, e palpitando ancora il cuor nostro porge a
quei generosi il trihuto dell' ammirazione e del dolore (216) La Corsica.
(217) Diodoro ( l. v, t3 ) dice hrevemente lo stesso ; ma Calar!
nomina ei la citt non Alalia. Si meravigliano a ragione gli espositori
che Erodoto non faccia menzione di Marsiglia edificata dai Foceesi
poscia che ahhandonarono la patria per sottrarsi dal dominio per
siano.
(218) Forse o per imitare i Foceesi, 0 per seguire un patrio rito
anche Aristide nella guerra persiana fatti giurare gli altri Greci intor
no alle convenzioni dell'alleanza, e fatte le imprecazioni contra chi
violasse il giuramento, git1 roventi masse di ferro nel mare.
(219) I Tirreni ed i Cartaginesi erano stretti da'trattati di com
mercio (Arist. Polit, I. ttf, e. 6) s ed i primi dopo la ritirata
dei Foceesi si fecero padroni di Cimo che lor pag trihuti di miele,
cera e pece. ( Diod. I. t1.)
(220) questa un' espressione proverhiale, dedotta dai casi tehani. E chi dice cadmea la vittoria ch' egualmente perniziosa ai
comhattenti , come il fu ad Eteocle e Polinice che morirono duelTOMO I.

l3

land0 , o quella ch' d' esito incerto e di pari danno : cosi i setta
assalendo Tehe morirono , ma la citt fu poi presa dai loro figliuoli.
Altri invece dichiarano essere cadmea la vittoria in cui i vincitori
periscono in maggior numero, ovvero quella per cui tutta la cala
mit si rovescia sul vincitore , mentre il vinto non ha pericolo
per la grandezza del suo impero. Egli pare che I' espressione di
Erodoto sia appropriata ai Foceesi secondo questi ultimi significati.
(a2t) Ossia : ben pi che ai Cartaginesi ne tocc in sorte ai Tirreni.
(122) Erano gli Agiltei un popolo tirreno.
(223) Di questa foudazione di Jela o Velia fa menzione anche
Ammiano Marcellino (/. xv, c. 9).
(a1j) Cosi mi semhra che deggiasi intendere questo passo; ed
edificarono il tempio non in Jela , come pensa il Larclter, ma in
Cimo cogli altri de' quali parla Erodoto al $ 166. I profughi Foceesi
avevano forse seco recato nell' isola chiamata dagli ahitanti Corsica
il nome ed il culto di Cirno uno de' greci eroi (Diod. I. r).
(Qa5) Come Timesia uomo spettahile si attirasse dai Clazomenj
grand'odio volendo che ogni osa puhhlica passasse fra le sue mani,
e com' ci conoscendo non potere pi vivere in patria andasse a far
casa altrove, il narra fra gli altri Plutarco nel trattato delle cose
civili. Ma lo sciame delle api. secoudoch disse l'oracolo, fu hen pre
sto occupato dalle vespe, cio dai Traci che cacciarono i greci coloni.
(226) A si gloriosa comitiva si aggiunse anche Anacreonte.
(227) Perch era stata prima assoggettata da Creso.
(228) Veramente la pi grande delle isole del mediterraneo la
Sicilia. Ma su quest' appellazione vedi le osservazioni dello Spanhemio a Callimaco, t. 11, p. 337.
(aJ9) Plutarco accusa Erodoto d'aver fatto Talete d'origine har
hara dicendolo fenicio anzi che greco. Ai tempi d'Erodoto splen
deva sull' intera Grecia tanta luce di lettere, che essa ne si sarehhe
accresciuta col darle Talete, n scemata col toglierglielo. Diligente il
nostro storico seguendo il suo costume espone la verit. Duris, De
mocrito, Platone, asserirono lo stesso, e al dir di quest'ultimo,
discendeva Talete dalla famiglia dei T'elidi , fenicj nohilissimi del
sangue di Cadmo e di Agenore ( Diog. Laer. I. 1). Secondo al
cuni Talete era con Nileo venuto in Mileto, e quivi era stato ascritto
alla cittadinanza , secondo altri egli era originario fenicio e nato in
Mileto. A che dunque s'infastidisce Plutarco? Ma tale si la sorte

I93d'Erodoto d'essere ferito con false accuse. Quindi Igino ( Pnet.


Astron. I. t1 ) per cagione affatto contraria sentenzia che Talete fu
di origine fenicio, non milesio , come dice Erodoto.
(a3o) Quasi per formare una confederazione , o per imitare ci
che oper Teseo il quale, levati da ogni luogo i pritanei, i cousigli,
ed i magistrati, fece in Atene un pritaneo, ed un cousiglio solo,
forntrne a tutti, e istitu1 il sacrificio panateneo pur a tutti comune.
(a3t) Tucidide, seguito da Isocrate e Lihanio , non pare essere
concorde col nostro istorico , perch asserisce che Minosse ridusse
in suo potere l' isole Cicladi , ed in molte di esse guid pel primo
delle colonie , e scacciatine i Carj , ne fece signori i suoi proprj
figliuoli (l. /). Ma forse il re di Creta non espulse i Carj , che da
alcune isole, e lasciando loro le rimanenti, si content di tenere il
supremo dominio. Omero distingue i Carj dai Lelegi , e cos Strahone ( l. xltt) il quale riconosce questi per ahitatori del parte fra
terra , e della marina che i Carj poscia occuparono ( lib. xir).
Forse i due popoli incorporandosi in un solo , tennero amhedue i
nomi. Ma hench molte cose si fossero dette dei Carj , il geografo
conchiude che la sentenza di Erodoto era universalmente reputata
pi vera.
(a3a) Quassundo la cresta caria , recita Alceo : or via imbrac
ciamo t'ansa dello scudo, lavoro dei Carj, canta Anacrconte; (Stra
tone l. c. ) E riguardo ai cimieri coi quali adornavano i Carj i loro
elmi , erano chiamati galli. ( Polieno Strat . I. vtt , = J'iut. vita,
di Art- ) Rispetto agli usi ed alle parti dello scudo per rischiara
mento del presente passo vedi il Cariofilo ( De vetcrum Clypeis ) .
(233) Caria sequitur. Habitatores incerto originis alii indigenas ,
sunt qui Pelasgos ; quidam Cretas existimaut (Pomp. Mel. lib. 1 ).
(a34) Queste cose si confermano eziandio da Strahone (/. xtv) .
(235) Dell' indole del linguaggio dei Carj parla accuratamente il
geografo nel sullodato lihro.
(a36) Canta il poeta nel xtx dell' Ulissea che in Creta vi fosse
varia e mischiata favella, e che in essa ahitassero e Achei, e puri
Creti , e Cidouii, e Doriesi partiti in tre , _e Pelasgi.
(l37) Coloro, secoudo Strahone (/. xtr), i quali dicono essere
s1ati i Licj prima chiamati Solimi, e poi Termili dai venuti di Creta
insieme con Sarpedone, c poscia Licj da Lieo figliuol di Pandioue,
il quale cacciato di casa fu da Sarpedone ricevuto a par1e della

'94
signoria , non s' accordano con Omero. Meglio sentenzia citi dice
essere i Milj quei che sono appellati Solimi dal poeta. = Ripeto
no anche Nicol di Damasco e Stoheo che avessero i Licj V uso
d'imporre ai figliuoli il materno nome, e Plutarco {delia virar delle
donne) ai Csantj piccola parte della Licia l'attrihuisce. Sogliono
pure oggid certi popoli harhari tenete in vigore tale costumanza: ma
forse per la confusione delle razze e per I' incertezza dei genitori.
(233) Leg,fO, come opinano dottissimi interpreti, Bibastia per Biblttia. Essi poi esiiano sulta vera intelligenza del presente passo.
Non ho sott' occhio una carta cosi esatta da poter decidere , se del
tutto falsa , oppure prohahile sarehhe la congettura per coi si di
cesse essere la Cnidia una penisola rispetto al continente , e peni
sola parimente la Bihassia rispetto alla Cnidia.
(a3g) Enomao ( Etu. Prep. Er. i. V , c. 26) rimprovera acer
hamente anche per questo suo oracolo il dio al quale gli stolti Cnidj
non porsero fede che per divenire servi degli stranieri. = Strahone
riferisce altres il prodigio che in caso di soprastante avversit nasces
se la harha alla sacerdotessa di Minerva in Pedaso, ma cautorsi mu
nisce dell' autorit di Erodoto ( /. xttt J. Pi asseverantemente afferma
Aristotele, (Jss. degli anim. I. tt, e. 11) che peli non ispuntano
nel mento alle donne, fuorch a quelle io cui si arresta il loro me
struo , o alle sacerdotesse di Caria per indixio dell' avvenire. Del
Testo questo racconto uon del tutto improhahile. Non v' ha cred'
io nessuno che non ahhia veduto qualche donna il cui mento fossa
omhreggiato di harha, sia, come notano i medici, per viziatura delle
parti genitali, o per cessazione de' fiori, o per soverchia castit.
(' io) O perch la memoria degli antichi fatti serve di stimolo a
rinnovarne 1' esempio , o perch 1' amore della lihert infiamma pi
particolarmente certi popoli, tre volte gli Csantj per non venir servi
si ammazzarono spontaneamente 1' un l'altro fra le fiamme e le ro
vine della citt loro , quando questa fu assediata io varj tempi da
Arpago, da Alessandro, e da Bruto. ( App. Delta Guerra civ. I. tr)
(tjt) Se si volessero riferire tutte le sentenze degli scrittoti in
torno la grandezza . il circuito, la posizione di Bahilonia , e l'al
tezza e la costruzione de' suoi muri , questa nota si convertirehhe
in dissertazione. Fra gli antichi oltre Erodoto ne parlano Ctesia ,
Strahone , Diodoro , Filostrato , Quinto Curzio , Plinio , Solino ed
altri ancora. Si aggiungano gli annotatori. Poi vengono i viaggiatori

i95
da Pietro della Valle insino al Riche ed al Raymond. Fra gli ertrditi hanno specialmente discusso e dilatato quesi' argomento il
Paueton (Bietr. cap. tt ) , il Freret ( Etsais sur les mimres longues des arte. seet. trois art. n. Hitt, de fAcad. t. XxtV "} ,
il D'Anville ( Mem. sur la posit. de Babyl. Hist. de t Acad.
t. xxvnr') , il Larcher (Annotazioni ad Erod. t. 1, p. {St e
seg. ) , ed il Renueli ( The Geogr. syst. of Herod. seet. xtr).
(a42) Non si pu intendere con altri traduttori ed interpreti che
T aggiunto di ftvtix.vXx dato a queste casipole o torri esprimere
deggia un solo piano o una sola camera. Piuttosto qui lo storico ac
cenna ch' esse non contenevano nessun cortile , e non avevano che
una facciata. Cosi nel 11 , 5 126 parlando della piramide: rr
teri t *at sxmrrst, A* ucci ifttrtts xXtfytv. 1 viag
giatori trovano ancora in It od Hit le fontane d' asfalto 'ricordate
da Erodoto.
(243) Con pi ardita figura il nostro storico chiama lorica a di
rittura questo muro , cio mostra che formava esso la principale
difesa .
(2^4) Crede il Rennell ( 77e Geogr. Syst. of Herod. sect. xtV ,
p. 35cj) che Erodoto descriva la hase della torre come un cuho
solido d'uno stadio sul quale s'ergono sette torri. Ora non pu
egli formarsi l' idea d' un edificio perpendicolare alto cinquecento
piedi. Quinii v' ha o errore nel testo, 0 lo storico incappato in
un errore grossolano. Si deve dunque scrivere lunghezza e lar
ghezza, e non lunghezza ed altezza. Ma cosi dicendo il Rennell e
stato per un istante o trascurato, o ingannato; e la sua emenda
zione torna inutile , poich drdatti nel testo greco si legge lunghezza
e larghezza.
(a4'5) A Giove da loro tenuto in grandissima riverenza , si con
sacra una vergine hellissima e di famiglia nohilissima. Cos Strahone con quel che segue nel 1. svttr
,
(sj6) Solo nei sei mesi invernali Apollo il patareo rendeva gli
oracoli suoi.
(24t) Le parole al di sopra hanno riguardo a Bahilonia , e le
altre ti nostro mare al mare egeo , ma perch da esso non s' entra
nell' Eufrate, si deve supporre che lo storico favelli di coloro i quali
sharcavano dal mare medesimo alla parte meno lontana delt' Eufrate
per guadagna Io al pi pretto possihile, e discendere per esso u

i96
Bahilonia. Affine d' intendere poi di che guisa i navigli nel loro
viaggio , a cagione delle tortuosita del fiume , tre volte s' incontras
sero in Ardericca, ahhiamo noi qui sottoposta la figura ideata dal
Larcher, e dal medesimo inserita nelle sue note.

(248) Cos', questa regina previdente , non pens el,' ella insegnava
ai nemici il come prendere la citt sua , poich nel lago da lei
scavato Ciro rivolse l'Eufrate, e s'apri il passaggio. (Bosmet DifC
tur CHist. u/nV. )

'97
(249) Denotano i Greci le porte sempre io plurale , perch esse
avevano un doppio arco I' uno per l'uscita e l' altro per l'entrata,
(25o) Per queste delicatezze dei re di Persia nelle hevande e nei
cihi vedi il Brissonio ( de Regno Pen. 1. t , /,. 59 ) .
(a5t) Intendi il cavallo ed il cavaliere.
(a5a) Questo gastigo imposto al Ginde pare dapprima ridicolo ;
ma forse Ciro gli di quella pena per necessit ; cio cerc di ren
derlo cosi guadahile all'esercito. Ma forse anche ci meditava d'allora
rendersi padrone di Bahilonia col volgere il corso dell' Eufrate , e
giacch il tardare non nuoceva nullamente alla sua impresa, essen
do quella citt provveduta di vittovaglia , volle dapprima coll' in
tersecare il Ginde far si che il suo esercito si esercitasse a quei
lavori ch* ei preparava in suo consiglio con migliore proffitto.
Nondimeno il gi detto esser potrehhe una frivola congettura. I de
spoti vogliono nella loro insolenza venire ohhediti (ino dalle cose
inanimate ; e potrei citare esempj di gastighi che essi hanno tal
volta imposto a ci che non era atto a sentirli.
(a53) Senofonte ( drop l. vtt ) , e Geremia ( lt ) sono concor
di in tale particolare cou Erodoto. Veggasi anche Bolieno (Strat.
l. nt e. 6). E Aristotele ( Pelit. I. ut, e. 1 ) dice che questa
Bahilonia aveva piu apparenza di nazione che di citt, cosi che es
sendo ella presa da tre giorni , una certa parte non ne aveva ancora
sentito nulla.
(a54) Bahilonia e il resto dell' Assiria dava ai tempi di Dario al
regio erario mille talenti argentei e cinquecento eunuchi (Erod. I. 111).
(a55) Per questi cani indiani vedi gli annotatori di Plinio al lih.
vtlt , cap. 4o.
(a56) Conferma Strahone (/. xrr) che nel paese di Bahilonia
l' orzo rendeva il trecento per uno. Plinio ( /. xvnr , c. 17 ) dica
invece che il grano non rendeva ool che il cento per uno; ma atteso
ch soggiunge che due volte si semiua , cosi a me pare che som
mando insieme le due raccolte si possa conciliare I' uno coll' altro
autore, e togliere alla narrazione d'Erodoto quanto ella si ha d'in
credihile in apparenza.
(207) Vedi eziandio Strahone (/. xv1) il quale ne dice che in una
canzone persiana s' annoveravano trecento e sessanta utilit della
palma. Teofrasto nota che il fiore della palma maschia faccia
sul frutto della palma femmina lo stesso effetto che il moscherino

98
del caprifico sul fico. E la semenza del greco hotanico dee preva
lere su quella dello storico , perocch , giusta I' asserzione dei mo
derni osservatori, il (iure maschio del dattero, portato sulla femmi
na vi fa sviluppare il frutto ed ti suo grano per una vera fecon
datone del germe di questo grano ; al contrario nel fico il germe
del grano attaccato dagli insetti che vi depongono le loro ova ;
ed il loro morso affretta solamente la maturit del frutto, senza
rendere il grano proprio a riprodurre la sua specie. Per questo pas
so d' Erodoto si osserva come sia antica la cognizione della diffe
renza dei sessi nelle piante , e I' uso in Grecia della caprificazione
che segnatamente fu descritta da Tournefort il quale I' ha veduta
praticare nelle isole dell' Arcipelago.
(j58) Questi vasi orecchiuti che Erodoto chiama /tkh si usano
ancora tra noi.
(a59) I calzari dei Beoti si chiamavano crupezia , ed avevano la
forma d' un coturno hasso . Erano essi di legno ; ma hasta aver ri
guardo solo alla materia e non alla forma loro per chiamarli zoc
coli come ahhiatn fatto ?
(a6o) Mitre cio bende. Strahone che segue in questa parte pun
tualmente Erodoto dice nondimeno che i Bahilonesi portavano corti
i capelli.
(261) Usa Erodoto le parole gli Encti degli Miri per denotare che
quel popolo ahitava anche ncH'Illirio, o vuol egli dire ch'essi ave
vano la lor sede da quelle hande rispetto ai Greci?
(a6a) Tre uomini dahhene , principali di ciascuna trih , condu
cevano in puhhlico le zitelle, e pel mezzo del handitore le ponevano
all'incanto (Strab. I. xvt ).
(a63) Non diversamente facevano i Lidj , come s' e Ietto nei su
periori paragrafi del presente lihro.
(?6j) Lo stesso con quel che vien dopo confermato da Strahone.
(!65) Bella festa invero , e hella devozione I esclama il Voltaire
( Ph.il. de CHst. p. 63 ) , vedere mercanti di camelli e cavalli
che concorrono in una chiesa, e poi smontano dalle lor cavalcature
per giacersi dinnanzi all' altare colle donne principali della citt.
Tale infamia pu star ella nel carattere d'un popolo incivilito ? Coma
possihile che i magistrati d' una grande citt del mondo ahhiano
stahilito tale regolamento f che i mariti ahhiano acconsentito di pro
stituire le mogli loro? Ci che non sta in natura non mai vero.

199
Al faceto filosofo risponde ad hoc il Larclter, e la somma della sua
risposta questa : N le donne aspettavano il forestiere nel tem
pio, ne in esso accadevano : carnali accoppiamenti; ma hens fuori
nella porzione di terreno a Venere sacro. Quei di Eliopoli in
Fenicia prostituivano egualmente le loro donne siuo a che Costantino
ahol la costumanza , distruggendo eziandio il tempio di Venere che
si vedeva in Aface presso tl Lihano ed in cui si commettevano disor
dini consimili. A bieca, distante cento miglia da Cartagine, si ripetet)
lo stesso. Finalmente la superstizione essendosi mescolata a quest'
oso, non reputarono i magistrati che l' aholirlo fosse agevole cesa.
Strahone replica le parole d'Erodoto al quale come a testimonio ocu
lare si vuole prestar piena fede} e Jeremia, nella lettera che manda
a quelli che avevano ad essere menati in Bahilonia , dice che ivi le
donne , intorniate di funicelle, seggono per le strade, e fanno suf
fumigi , e quando alcuna di loro allettata da qualche passante
giaciuta con lui , rimprovera alla sua compagna elr' ella non e stata
reputata degna com' essa , e che la sua funicella non stata rotta.
( Baruch, c. rt. ) Descrive parimente Quinto Curzio ( /. V, $ 5 )
quanta e quale si fosse la corrasione de' costumi in Bahilonia.
(af<6) Usano i greci scriitori la parola <r*ftry% in significato di
funicella: ma qui forse equivale per nastro, bindello, o per meglio
dire , vale lo stesso che cordelta voce ch' diminutivo di corda , ed
insieme esprime i (li di refe o seta intrecciati.
(267) Che le donzelle meretrteassero in Cipri si conferma da Ate
neo nel 1. zt ; e tale costumanza fu quivi forse portata dai Fenicj.
Del resto non devono fare meraviglia tali lihidini in uu'isrda eltcera
totta cousecrata a Venere.
(a6S) Meriterehhe quest' erha d' essere ancora discoperta e nomi
nata dai viaggtatori e dai hotanici.
(169) L'opinione d'Erodoto concorda col fatto. Strahene vi s
oppone. Veggasi fra gli altri il Bonamy: Reflcxionr gnratrs sur
les cartes giographiques des anciens (Hitt, de C Acad. des inscript.
I. xV1. )
(17o) La maggior lunghezza di questo mare e da mezzod a set
tentrione .
(171) Possiamo dunque sospettare che il detto popolo per simili
tinture non ignorasse l'uso dei mordenti.
(271) Dura ancora tra Greci questo proverhio r* mmBnMml*
TOMO L
* t3

400
ftudift*!* , e d vaghezza all'espressione la consonanza delle parole
1e |uali uon sono diverse fra loro che per una sola lettera.
(27^) Militando il re stesso chi avrehhe potuto rimanerli in riposo,
se il sesso o l'et non gliel' avesse impedito?
(27^) Cost Atossa vede in soguo due donne che Serse aggioga al
Suo carro , e l'una la Persia 1'attra la Grecia ( Esrhilo nei Pers.)
(275) Strahone ( l. xt.) seguendo il racconto di Ctcsia narra che
Ciro usasse questo stratagemma coutra i Saci , non conrra i Massa
ggi. Tuttavia pu tl geogtafo aver confusi gli uni cogli altri . avendo
detto prima che gli Sciti pi orientali si chiamavano Massageti e
Saci.
(276) Tengono, dice Strahone, i Massageti il Sole per unico iddio.
(277) Mi ricorda questo gastigo dato da Tomiri a Ciro, il hollore
vermiglio nel quale caccia Dante i tianni.
(278) Quindi Ctesia, Senofonte, Strahone, Luciano narrano la ftne
di Ciro diversamente. Erudoto professa qui di seguire il racconto che
gli parso pi verisimile, e salva s stesso da ogni accusa avendo
gi dichiarato che non gli erano ignote tre altre specie di racconti
su questo proposito.
(279: La scure di cui si servivano i Massageti nomata sagaris
da Erodoto, e di tale arma a due tagli segnatamente si servivano
le Amaroni.
(28o) Sttahone ha copiato nel lih. xt tutta la descrizione che ne
fa Erodoto dei costumi dei Massageti.
(281) Anche i Persiani adorando il Sole gli sacravano come i Mas
sageti per vittima il cavallo, ed Ovidio ( /. 1 Fastor. ) nel rammen
tare questo rito , semhra che ahhia voluto imitare 1' espressione di
Erodoto. Dlfatti il latino poeta dice cosi: Plncat equo Prrsit
radiis Hjpcriona cinctum : Ne detur celeri vidima tarda Dea.

ao3

F\ N i T O eh' ebbe Ciro di vivere , assunse il regno


Cambise, che da Ciro era nato e da Cassandme di
Famaspe figliuola , alla quale premorta , Ciro medesimo
fece grande lutto , e prescrisse agli altri tutti ai quali
imperava , che lutto grande facessero. Di questa donna e
di Ciro essendo figliuolo Cambise, gl'Ioni e gli Eolj
reputava come servi paterni , e come mosse la spedi
zione con tra 1' Egitto , prese seco gli altri tutu su cui
regnava , ed anco i Greci che teneva sotto la sua potest.
GliEgizj, avanti che Psammitico fosse re loro, stimavansi generati i primieri tra tutti gli uomini; ma poscia
che Psammitico regnando volle conoscere quali fossero
i pt antichi , d' allora opinano , che i Frgj prima
di essi, ed essi prima degli altri venissero procreati.
Imperocch Psammitico investigando quali nascessero
primi tra gli uomini , come non potea nullamente ve
nirne a capo, adoper cotesta industria. Due pargoletti
neonati di umile gente rimesse ad un pastore , accioc
ch nelle greggi gli rallevasse di cotale guisa. Gli co
mand che niuno incontra loro niuua voce mandasse ,
ma che da s soli si giacessero in deserto tugurio, e
si adducessero ad essi capre a cert'ora, e poich si fos
sero 'empiuti di latte, egli il rimanente compisse. Queste
cose faceva e comandava Psammitico , volendo udire quale

ato4
prima voce i fanciulli avrebbero mandato fuori dopo
gli informi vagiti; il che di fatti anco accadde. Perch
corso il tempo di due anni dacch tanto praticava d
pastore, aprendo egli la porta, ed entrando, gli anda
rono incontra ambo fanciulli , e bccs esclamavano ,
stendendo le mani. Il che dapprima udendo st tacque
il pastore , ma sovente egli venendo , e ponendo mente
come la parola frequentemente si ripetea , cos portone
avviso al padrone, per comando di questo, condusse al
suo cospetto i fanciulli. Uditigli dunque anco lo stesso
Psammitico , s' inform quali uomini alcuna cosa chiamano
becs, ed informandosi , trov i Frigj cosi chiamare il
pane. Per tale modo gli Egizj concedettero , librata
siffatta cosa , ai Frigj 1' essere pi antichi di loro. Cosi
essere avvenuto io udii dai sacerdoti di Vulcano in
Memfi. Ma i Greci dicono altre molte vanit, e sin
golarmente che Psammitico tagliando la lingua a certe
donne , fe' da queste nutrire i fanciulli. E tali cose
mi dicevano intorno al nutrimento de' fanciulli (t).
Alire pure spettanti all' Egitto ho in Memfi intese, ve
nuto a colloquio co' sacerdoti di Vulcano ; ed altres a
Tebe perci mi volsi e ad Eliopoll, volendo cono
scere se concordi fossero ne' discorsi che si narrano in
Memfi. Poich gli Eliopolitani si dicono essere gli eru
ditissimi degli Egizj. Ma quanto di divino fra le narra
zioni ho ascoltato , non ho io in animo di esporre , dai
nomi in fuori soltanto , stimando sapersi intorno a ci
10 stesso da tutti gli uomini , e quello che ne memorer,
11 memorer costrettovi dal racconto (2).
Quanto poi si spetta alle cose umane , questo di

*o5
cevano consenzienti in fra loro ; avere gli Egizj primi
degli uomini ritrovato l' anno , distribuendo in esso il
tempo in dodici parti , e dicevano avere ci ritrovato
dagli astri. E si regolano tanto pi sapientemente de'
Greci , a mio parere , in quanto che i Greci per ogni
terzo anno inducono l' intercalare , a motivo delle sta
gioni , ma gli Egizj facendosi di trenta giorni i dodici
mesi , aggiungono a ciascun anno cinque giorni oltre il
numero , e il circolo delle stagioni girando , al punto
medesimo loro ritorna (3). I nomi dei dodici Iddii dice
vano aver gli Egizj istituito , e da essi i Greci ricevuto ,
e avere eglino i primi attribuito ag1' Iddii are, simula
cri e tempj e animali in pietra scolpiti. E di tali cose
essersi la maggior parte fatta in simile guisa, me1 dimo
stravano nelle opere. Primo tra gli uomini afferma
vano aver in Egitto regnato Mene (4) , e cbe sotto lui,
fuorch il distretto tebaico , tutto 1' Egitto era palude ;
e che di questo nulla emergeva di quanto ora al di qu
del lago Meri , al quale vi sono dal mare sette giornate
di navigazione salendo per lo fiume. E bene a me pareva 3
che raccontassero intorno al paese. Poich anche a
chiunque avanti non ne abbia udito , manifesto solo
al vederlo , quando in lui pur sia fior di giudizio, che
l' Egitto a cui i Greci navigano , terra aggiunta agli Egizj , e dono del fiume ; e che le parti altres al di
sopra di questo Iago, sino a tre giorni di navigazione,
quantunque nulla pi mi dicessero quelli intorno ad esse,
sono parimente consimili. Imperocch del paese d'Egitto
tale la natura. Primieramente navigando ad esso se 6
sarai anche distante da terra un giornp di via, ca-;

2o6
lando gi lo scandaglio , alzerai limo , e puF sarai ad
undici orgie di altezza , il che manifesta a tanto essere
giunta la deposizione della terra. La lunghezza del
medesimo Egitto appo il mare di sessanta scheni ,
secondo che noi distinguiamo essere 1' Egitto dal golfo
Plintineto sino al lago Serbonis , appo il quale porge
il Casio monte (5). Da questo lago dunque sono i
sessanta scheni ; poich quanti sono poveri di terra
misurano il paese per orgie , quanti poi meno poveri
sono di essa , per stadj ; e quelli che molta ne hanno,
per parasange ; e quelli che amplissima ne posseggono ,
per scheni. Ora il parasanga vale trenta stadj , e cia
scuno scheno , il quale misura egizia, sessanta stadj.
Quindi F Egitto lunghesso il maro , fora tremila e sei
cento stadj. Di quinci e sino ad Eliopoli nell' interno
della terra, l'Egitto largo, e tutto acclive, irriguo e
limoso. La via ad Eliopoli dal mare andando all' ins,
quasi pari in lunghezza alla via che da Atene porta
dall' ara dei dodici Iddii a Pisa ed al tempio di Giove
olimpio , giacch chi computasse queste vie troverebbe
appena certo piccolo divario , perch non sieno eguali
in lunghezza , cio quindici stadj e non pi. Poich
quella che da Alene mena a Pisa , manca di quin
dici stadj onde non essere di mille e cinquecento , e
questa dal mare ad Eliopoli , si compie in trle nume
ro (6). Da Eliopoli ascendendo, l'Egitto angusto, perch
dall' una parte si protende il monte d' Arabia , che da
orsa va a mezzogiorno ed a noto , sempre in . su
tendendo al mare chiamato rosso. In esso vi sono le
petraje , donde furono tagliate le pietre per le piramidi

di Memfi ; ed ivi mancando piega il monte ai luoghi


gi per noi detti ; e da tal lato la massima sua lun
ghezza , avendo io appreso essere due mesi di cammino
da oriente verso occidente; e le estremit sue ad oriente
produrre olibano. E questo monte tale. Ma dalla parte
d' Egitto verso Libia , altro monte di vivo sasso si
stende , in cui sono le piramidi , ingombro di sab
bione, sporgente nello stesso modo che il monte arabico
dalla banda che porta verso mezzod. Adunque da Eliopoli in poi , non pi molto il terreno , che si reputa
Egitto , ma angusto per giornate quattro di na
vigazione contt' acqua. L' interposto a' prefati monti
terra piana; e l dove strettissimo, m' parso, di stadj
circa dugento e non oltre, dal monte arabico sino
al chiamato Ubico. Quinci di nuovo l' Egitto s' allarga.
E cotesta la natura di tale paese. Da Eliopoli poi a
Tebe v' la navigazione di nove giorni contr' acqua, e di
cammino stadj quatfro mila ottocento e sessanta , cio
scheni ottantuno. Sommandosi questi stadj dell' Egitto,
sono lunghesso il mare, come da me s' gi detto su
periormente , tre mila seicento ; ma quanto vi sia poi dal
mare sino entro terra a Tebe , il significher : sono sei
mila e cento e venti stadj; e da Tebe alla citt chia
mata Elefantina stadj mille e ottocento (7).
Di questo paese dunque test mentovato la parte mag
giore , come i sacerdoti narravano , ed a me parimente
pareva, stata aggiunta agli Egizj. Imperocch il fram
mezzo a' detti monti posti sovra Memfi parevami es
sere gi stato seno di mare , come ci eh' in
tomo ad Ilio, e Teutrania, ed Efeso, e la pianura

208
del Meandro, in quella guisa che lice queste pic
cole alle grandi cose conferire; poich de' fiumi i quali
hanno colmato siffatti paesi , niuno per la grossezza con
una delle cinque hocche del Nilo degno pur d'essere
comparato. Sonovi ancora altri fiumi non grandi al pari
del Nilo , i quali compirono grandi effetti. E di essi
i nomi potrei riferire, ed altri e non ultimo, quello
dell' Acheloo , il quale scorrendo per 1' Acarnania , e
shoccando nel mare, ha gi ridott la met delle isole
Echinadi terraferma (8). nella regione d'Arahia, non
lungi dall' Egitto , un seno di mare che s' interna dal
mare nomato rosso, cos lungo e stretto, com'io il ven
go esponendo. La lunghezza della sua navigazione , co
minciando a partire dall' intimo recesso sino all' aperto
mare , tanta che si consumano quaranta giorni an
dando a remi; ma la larghezza, dov' maggiore il seno ,
mezza giornata di navigazione , e flusso in esso e ri
flusso succede per ogni giorno. Altro golfo simile io
stimo essere stato una volta l'Egitto; questo dal mare
horeale entrante in Etiopia , quello , l' arahico di cui
parler, portantesi in Siria, e quasi perforandosi scam
bievolmente gl'intimi loro recessi, piccolo spazio di paese
lasciandovi interposto. Che se il Nilo dunque volesse il
corso rivolgere a questo arahico seno , chi impedisce
che scorrendovi lo stesso fiume noi colmi entro venti
mila anni ? poich io penso che anco entro dieci mila
il possa colmare. Come nel tempo dunque trapassato
prima del nascer mio, colmato non si saria golfo anche
molto maggiore di questo , da cotanto fiume e cos ope
roso (9)? Tali cose dunque intorno all'Egitto, e a chi

209
Je dice le credo , e per me stesso ben esiltno tali elleno
essere, veggendo F Egitto porgersi in fuori della terra
adjacente , e conchiglie apparire ne' monti , e fiorirvi
salsedine , cosi che ella anco le piramidi corroda , e
sabbione aversi questo solo monte d'Egitto, eh' sopra
Mcmfi. Inoltre , n al confinante paese d' Arabia si
mile l'Egitto, n alla Libia, n eziandio alla Siria,
(poich la spiaggia d'Arabia abitano i Sirj); ma esso
di terra negra ; e non tenentesi insieme , come quella
eh' limo e proluvie, portata d'Etiopia gi dal fiume.
E la libica terra veduta abbiamo pi rossa e pi are
nosa , e F arabica e la siriaca pi argillosa ed alquanto
sassosa (to).
Questo gran testimonio mi adducevano inoltre i sacer
doti circa il paese , . cio che sotto il re Meri , come il
fiume venia solo ad otto cubiti, inaffiava l'Egitto al di qua
di Memfi ; n Meri era ancora novecento anni defun
to , quand' io udiva tali cose da' sacerdoti. Ed ora. se
non sale per lo meno il fiume a quindici o sedici cu
biti , non innonda il paese (11). Ed a me pare, che
se questa regione cosi proporzionalmente surge sem
pre in altezza , ed ha altrettanto accrescimento , non
pi spandendosi sovr' essa il Nilo , , quelli degli Egizj i
quali al di qua del lago Meri abitano cogli altri luoghi
anco il chiamato Delta , proveranno , nel restante del
perpetuo tempo , ci eh' essi dicevano dovere quando
mai provare i Greci. Perch udendo eglino piove
re in tutta la greca terra , ma non tnai essere ella
da fiumi inaffiata , siccome la sua , dissero che i Gre
ci una volta falliti di grande speranza , .rimarrebbero
tomo i.
t4

1 IO
malamente affamati. La quale parola voleva dire, che se
a loro non piacesse piovere il Dio, ma invece colla sic
cit molestarli , perirehhero per fame i Greci , poi
ch non sanno nullanlente dove pi rivolgersi per ac
qua , se non se al solo Giove. E queste cose rettamen
te a' Greci dissero gli Egizj. Ma or via, qual sia la con
dizione anche de' medesimi Egizj io pur dir. Se, come
ho gi esposto , il paese al di qu di Memfi , poich
questo quello che cresce, volesse loro crescere ad al
tezza proporzionata al trascorso tempo , e che altro
resta agli Egizj che quivi ahitano , se non la fame ,
quando n piover nel paese loro , n il fiume sar
tale da soperchiare i poderi ? Perciocch al presente co
storo soli tra tutti gli uomini e tra i rimanenti tEgizj ,
senza la hench minima fatica, raccolgono il frutto della
terra, come quelli che non han travaglj per fendere
solchi celi' aratro , o sarchiare , od altro operare di ci
per cui intorno alla messe gli altri uomini s' affaticano ;
ma poscia che il fiume spontaneo loro sopravvenendo,
ha irrigato i poderi, ed irrigatili si ritira, allora semi
nando ciascuno il suo podere, intromette in esso de'porci ; e dacch ha conculcata co' porci la semente , quin
ci attende la messe , e hattuto da' porci stessi il grano ,
cos via se la reca (12).
Che se noi volessimo intorno all'Egitto fare uso delle
sentenze degl' Ioni , i quali affermano il solo Delta es
sere Egitto, e consistere questo lungo il mare, dalla spe
cola chiamata di Perseo, sino alle Tarichee di Pelusio, il
che lo spazio di quaranta scheni, e dal mare poi dentro
terra, dicono, procedere esso fino alla citt di Cercasoro,

a1 1
verso la quale si divide il Nilo, per correre a Pelusio ed
a Canobo, e soggiungono, il restante dell'Egitto parte
alla Libia spettarsi, parte all'Arabia, allora dimostrere
mo , valendoci di questo ragionamento , non aver prima
avuta terra gli Egizj; se il Delta, come dicono gli stes
si Egizj , ed a me pare , terra ognora gi recata , e
nuovamente per cosi dire apparsa. Adunque se loro
non esisteva niuna regione, a che si vane cure, creden
dosi nati primi fra gli uomini? n importava tampoco
il venire all'esperienza de' fanciulli, per conoscere quale
prima lingua parlassero. Non pertanto nemmen'io credo
essere gli Egizj nati insieme al chiamato dagl'Ioni Delta,
bens esser eglino sempre stati dacch v' umana gene
razione. Ma crescendo il paese, rimasero molti di loro
nella prisca dimora , e molti a mano a mano disce
sero. E per anticamente Egitto appellavasi la Tebaide , il cui circuito di stadj sei mila cento e ven
ti (13). Laonde se noi rettamente intorno a queste 16
cose sentiamo , gl' Ioni non bene opinano dell' Egitto ;
ma se la sentenza degl' Ioni retta , dimostro i Greci
e gl' Ioni non saper computare ; perciocch dicendo
eglino essere della terra tutta tre le parti, Europa, Asia,
e Libia, per quarta loro conveniva in aggiunta noverarn
il Delta d' Egitto , qualora n all' Asia , n alla Libia
appartenga. Perocch il Nilo , secondo tal ragionare ,
non quello che l'Asia termina e la Libia; ch frangen
dosi esso m. due circa l'acume di cotesto Delta, verrebbe
la contrada ad essere fra 1' Asia e la Libia. Ma 1' opinione degl' Ioni rigettiamo ; e noi anco intorno a ci
cos diciamo. Egitto tutto cotesto tratto, dagli Egizj

i12
abitato , come Cilicin , quello che da' Cilicj , Assiria ,
quello che dagli Assirj. Limite all'Asia ed alla Libia,
rettamente parlando , non conosciamo altro se non se
i fini degli Egizj. Che se vorremmo valerci dell' opi
nato da' Greci, reputeremmo tutto l'Egitto, dalle Catadupe incominciando e dalla citt di Elefantina , in due
dividersi, ed aversi le entrambe appellazioni , e quella
parte appartenersi alla Libia, questa all'Asia; poich il
Nilo cominciando dalle Catadupe, scorre al mare, sepa
rando in mezzo 1' Egitto. E sino alla citt di Cercasoro corre uno il Nilo, ma dopo questa citt, si dirama
in tre vie , e 1' una verso aurora si volge , e chiamasi
bocca Pelusia , 1' altra delle vie si tiene verso espero ,
ed essa si domanda bocca Canobica ; ma la via diritta
del Nilo questa. Dall'alto portandosi, perviene all' apiece del Delta ; quindi , scindendo in mezzo il Delta ,
riesce al mare , porgendo a tal via porzione non pic
cola d' onda, n meno rinomata, la quale si domanda
Scbennitica bocca. V ha ancora altre due bocche, le
quali dividonsi dalla Sebinnitica , e portansi al mare ,
ed una di esse giace col nome di Saitica, l' altra di
Mendesia; poich la bocca Bolbitina e la Bucolica non
sono bocche naturali , ma scavate ( 1 4). Alla mia opinione ,
8 che tanto sia 1' Egitto quanto io 1' ho dimostro col ra
gionamento, rende testimonianza anche l'oracolo dato da
Ammonc, il quale ho inteso dopo avere gi chiarita la
* mia sentenza intorno all'Egitto. Conciossiach quelli della
citt di Marce ed Apis, abitatori dei confini di Egitto
verso Libia , reputandosi Libj , e non Egizj , gravati
dalle sacre osservanze del culto, per desiderio che lor non

2 t3
fossero vietate le carni vaccine , mandarono ad Ammone,
col dire , non esservi nulla di comune tra loro e gli
Egizj; abitare essi fuori del Delta, n con questi essere
concordi, e volere che fosse loro lecito il gustare d'o
gni cosi. Ma la deit non gli lasci ci fare dicendo :
Egitto esser quello cui il Nilo sormontando inonda ; ed
Egizj essere coloro , che abitando al di qua della citt
di Elefantina, beono di questo fiume (t 5). Tale risposta
fu lor data dall' oracolo. Ora il Nilo, qualora ingrossa , non
solo sopravviene s1d Delta , ma eziandio sul tenere che
dicesi libico e sull' arabico , in alcune parti d'ambedue
per due giornate di cammino , e anco pi o meno di tanto.
Intorno la natura del fiume , nulla n da' sacerdoti ,
n da niun altro ho potuto imparare. Pur era io desi
deroso d'intendere da loro, perch ingrossando , discenda
il Nilo dal principiare del solstizio estivo , fino a
cento giorni , ed approssimatosi al numero di questi
giorni , retroceda abbandonando 1' alveo, cos che scarso
si mantenga , per tutto il verno , sino al nuovo solstizio
estivo. Di tali cose niuna dunque ho potuto apprendere
da veruno degli Egizj , mentre investigava da essi quale
forza si abbia il Nilo , ond' essere di natura agli altri
fiumi contraria. Volend' io conoscere le antedette cose ,
gl' interrogava , ed altresi perch solo di tutti i fiu
mi non somministri aure spiranti (t(5). Ma alcuni de'
Greci , presumendo divenire insigni per sapienza, ten
nero intorno a quest' acqua tre diverse sentenze ; dello
quali due non degno neppure di ricordanza , se non
in quanto io le voglia solamente accennare. E l una li
esse dice i venti annuali essere cagione del cresci

214
mento del fiume, proibendo al Nilo lo scorrere al mare.
Ma pi volte i venti annuali non hanno per anco spi
rato , e il Nilo opera lo stesso. Senza che , ove gli an
nuali venti ne fossero la cagione , converrebbe che gli
altri fiumi , quanti agli annuali venti hanno avverso il
eorso , lo stesso patissero che il Nilo , e tanto mag
giormente ancora , in quanto che minori essendo , of
frono pi debole correntia. Eppure sono in Siria molti
fiumi , e molti in Libia , i quali niente patiscono di ci
dte il Nilo (17). L'altra sentenza chiude minore dottrina
della prefata, ma per dire cosi , ella pi mirabile.
Ella afferma che osso ci faccia perch scorre dall' Oceauo, e 1' Oceano scorrere d'intorno alla terra tutta (18).
La terza sentenza, s' la pi speciosa, massimamente
fallace, poich nulla essa pur dice , affermando il Nilo
correre da liquefatta neve (19). Questo dalla Libia per
mezzo gli Etiopi scorrendo , entra in Egitto. Ora di che
guisa mai fluirebbe da neve , se da' caldissimi a' pi
freddi luoghi si volgea (ao)? Ma molte sono le ragioni
dalle quali l' uomo un po' atto a giudicare intorno a
tali cose possa dedurre , non essere menomamente pro
babile eh' esso fiume dalle nevi discorra. E prima e
massima testimonianza n' esibiscono i venti , i quali
spirano caldi da quelle regioni , secondariamente , il
paese che si mantiene ognora senza pioggia , e senza
ghiaccio, poich egli di tutta necessit che sulla caduta
neve, piobba dopo cinque giorni; cos se nevicasse, pio
verebbe altres in quei paesi (at). E per terzo, gli
uomini sono negri per l' arsura , c per tutto l' anno
i nibbj e le rondini non cessano di starvi , e le gru

a;5
fuggendo il verno surgente della terra scitica , si ripa
rano per isvernare a questi luoghi. Ove adunque nevi
casse anco un tantino in cotesta terra , per cui scorre ,
e donde comincia a scorrere il Nilo , nulla avverrebbe
di tutto ci, come necessit ne convince. Quegli poi che
dell'Oceano disse, riducendo la favola all'occulto non si
pu convincere , attesoch io non conosco alcun fiume che
Oceano sia. Omero poi , o altro de' poeti pi antichi ,
cred' io, inventando il nome l'introdusse nella poesia (a a).
Ma se importa ch'io dopo aver biasimato le sentenze
proposte dagli altri , una ne palesi intomo a si oscu
re cose, dir perch a me paja aumentarsi nella stata
il Nilo. Nella stagione fredda essendo da' verni cacciato
il sole dell' antico corso , viene per le parti superiori
alla Libia. .Cos con breve spiegazione il tutto dotto;
perocch la regione cui pi s' avvicina questo Dio , e
su cui egli , esser dee convenevolmente oltremisura
sitibonda di acque , e le correntie delle fiumane del
paese si deggiono inaridire. Ma per ispiegare con pi
ampio ragionamento la cosa , ella cos. Il sole tra
passando per l'alto della Libia, opera questo. Attesoch
in ogni tempo per quei paesi sereno l'aere, e la re
gione calda, non vi spirando venti freddi, trapassando
esso opera , quello che anco 1' estate suole operare ,
quando va al mezzo del cielo. Perocch a s atttnte
1' acqua , e attrattala , la rovescia ne' superiori paesi , e
raccogliendola i venti, e dissipandola, la liquefanuo. Quin.
di convenevolmente i venti da quel paese spiranti , noto
e libeccio , venti sono fuormisura tra tutti piovosissimi;
abbench a me paja che non per intero 1' acqua an

3t6
nuale, ogni volta al Nilo sia rimandata dal sole, ma ne
ritenga anco intorno a se. L'inverno mitigando, recede
il sole di nuovo nel mezzo del cielo , e similmente
quinci attrae di tutti i fiumi. Essi, dapprima, molt'acqua
piovana scudosi mescolata seco loro per la pioggia che
cade sulla terra e la solca , scorrono grandi ; ma nella
state , abbandonati dalle pioggie e attratti dal sole ,
impotenti sono. Il perch il Nilo essendo senza pioggie,
ma attratto dal sole , unico de' fiumi convenevolmente
in questo tempo scorre molto pi tenue di s stesso
che non nella state, perciocch allora con tutte le altre
acque del pari attratto , ma nel verno esso solo tanto
patisce. Cosi ho stimato essere autore di queste cose il
26 sole (2 3). Autore egli pure, secondo l'opinione mia,
che 1' aere in questa regione sia secco, poich esso arde
ci per cui fa il passaggio. Quindi che la slate domi
na perpetua nelT alto della Libia. Che se il sito delle
stagioni si cangiasse , e l dove ora stanno nel cielo
borea e verno , fosse la stazione di noto e di mezzo
giorno , e dove ora si stabilito noto , ivi borea stesse ,
se tali fossero le cose , il sole cacciato dal mezzo del
cielo da verno e da borea , andrebbe sulle parti supe
riori d' Europa , come ora viene su quelle di Libia. E
trapassando per tutta Europa , credo , farebbe all' Istro
27 ci che opera al Nilo. Intorno all' aura che da esso
non spira , porto questa sentenza , essere consentaneo
che da fervidi paesi punto non spiri ; 1' aura da corto
che di frigido amando spirare. (a4)
Queste cose sieno adunque come sono , e come furo28 no da principio. Ma del Nilo i fonti nessuno degli Egizj,

ai7
u de'Lihj, n de' Greci, coi quali son' io venuto a collo-quio, professava d'aver conosciuto, se non se in Egitto,
'nella citt di Sai lo scriha dei sacri tesori di Minerva (a 5).
Costui parcvami che scherzasse, dicendomi ei conoscerli
ccertatamente. E diceva : cos : Esservi due monti i quali
finiscono le cime in acume , giacenti fra Siene citt
della Tehaide , ed Elefantina ; ed essere de' monti t
homi, dell'uno Crofi , Mofi dell' alu-o , e le fonti del
Nilo , le quali sono senza fondo , fluire dal mezzo di
tali monti; e la met dell' acqua , -scorrere verso Egitto,
e vento horea , e l' altra met , verso Etiopia , e vento
noto (26). Ora che senza fondo sieno i fonti , diceva
egli , averne fatto sperimento Psanimitico re d' Egitto ,
poich esso intrecciata una corda di molte migliaja
d' orgie , quivi la cal , e non pervenne al fondo.
Cosi lo scriha , se pure pass la cosa qual' ei diceva ,
mi dichiarava ; e come io giudico , per certi impetuosi
vortici , e per la ripercussione dell' acqua , la quale fe
rendo col i monti, non lascia al calato scandaglio toccare
il fondo (27). N da persona ho potuto nulla pi intende
re; ma quant' altro per lunghissimo tratto ho conosciuto,
venendo io stesso sino alia citt d' Elefantina , l' ho io
veduto; di l pi oltre, per udita, indagando, il tengo*
Ascendendo dalla citt d' Elefantina , v' ha un Iutlgo
erto; e di quinci legato siccome hove d' amho le parti
il- naviglio , conviene viaggiare. Che se si rompe la
fune , ritorna il naviglio portato dalla forza della cor
rente. Ha tale luogo quattro giorni di navigazione.
Quivi tortuoso il Nilo , come il Meandro ; e so
no dodici questi scheni , tra* quali conviene in siffatto
TOMO 1.
t/y*

3o

uiB
modo navigare ; indi arrivi ad un campo liscio , in cui
un' isola circondata dal Nilo (28). Tacompso il
nome di essa. Le parti all' ins d'Elefantina, e la met
dell' isola abitano gli Etiopi , e 1' altra met , gli Egizj.
Contiguo all' isola un gran lago , il cui giro pascono
i nomadi Etiopi. Questo attraversato , uscirai al corso del
Nilo , che sgorga in cotesto lago ; e di poi sbarcando ,
farai lunghesso il fiume viaggio di quaranta giorni ;
imperocch nel Nilo sorgono acuti scogli , e vi sono
molti massi , pe' quali navigare non lice. Trapassato
ne' quaranta "giorni questo tratto , e di nuovo salendo
in altro naviglio , dodici giorni navigherai ; e poscia
verrai ad una grande citt , il cui nome Meroe (29).
Questa citt dicesi essere metropoli degli altri Etiopi, e
quegli che stanno in essa , venerano soli degli Iddii
Giove e Libero , ma questi onorano grandemente (3o).
Hanno quivi pure stabilito un oracolo di Giove , e muo
vono guerra quando loro il comanda per oracolo co
testo deit, e l dove ella intima (31). Navigando da
questa citt , giungerai per altro eguale tempo ai Transfugi , per quanto da Elefantina venisti alla metropoli
degli Etiopi. Di questi Transfugi il nome Asmac , la
quale parola secondo la greca lingua vale , gli assistenti
a mano sinistra del re (32). Costoro erano dei guerrieri
egizj dugento e quaranta mila , e ai predetti Etiopi
disertarono per siffatta cagione. Sotto il re Psammitico
nella citt d' Elefantina v' erano collocati presidj d' in
contro gli Etiopi , e in Dafni pelusiaca altri d' incontro
gli Arabi ed i Sirj , ed altri in Marea d' incontro alla
Libia ; ed ancora insino all' et mia , i Persiani hanno

''9
ne' medesimi luoghi guardie , dove appunto erano sotto
Psammitico , poich e Elefantina guerniscono i Persiani
e Dafni. Adunque a cotesti Eg2j , che presidiavano
da tre anni , nessuno veniva a dare la muta , ed essi
consigliandosi , unanimemente da Psammitico tutti diser
tando , se ne andarono in Etiopia. Informato di ci
Psammitico, gl' insegni; e come li raggiunse, gli orava
con molte parole , e gli dissuadeva a non abbandonare
gli Iddii patrj , e figli e mogli ; ma narrasi , che taluno
mostrando i genitali dicesse , dove quelli fossero , sareb
bero loro e figliuoli e donne (33). Costoro , poich per
vennero in Etiopia, rimessero s stessi al re di Etiopia,
ed egli cosi gli rimuner. Comand loro che cacciaseero certi Etiopi , che seco lui erano in contesa , e ne
abitassero la terra. Ed essi l accasatisi fra gli Etiopi ,
divennero gli Etiopi pi mansueti , apparando i co
stumi egiziani (34).
Sino dunque a quattro mesi di navigazione e di 3 l
via, si conosce il Nilo, oltre il corso suo per l'Egitto;
poich sommando si trovano consumati tanti mesi da chi
a cotesti Transfgi si reca da Elefantina ; ed esso scorre
da espero e da sole occaso. Ci eh' poi , niuno il
pu chiaramente raccontare, perocch quel paese 3 a
deserto per 1' arsura. Bens questo ho inteso da uo
mini cirenei , i quali dicevano essere iti all' oracolo
di Aminone , e aver confabulato con Etearco re de
gli Ammonj. Narravano eglino esser per avventura
caduti da altri discorsi a cianciare intorno al Nilo ,
e come nessuno sapeane i fonti , e che Etearco sog
giungesse, essere appo lui venuti una f1ata certi Na-

820
samoni. Questo fpopclo lihico-, ed ahita la Sirte e non^
grande spazio del paese ad oriente della Si1ne (35).Ora giunti i Nasamoni , ed interrogati , se si aves
sero qualche cosa di pi da narrare de' deserti di Li
hia , riferirono , che appo loro' gi vi furono certi tali
figliuoli petulanti d' uomini potenti , i quali pervenuti,
a virilit , fra le altre frivolezze , s' idearono di scegliere
a sorte cinque dei loro , per perlustrare i deserti di
Lihia , e vedere forse alcun ch di pi che coloro i
quali vedute ne avevano le lontanissime parti. Perocch il
trailo di Lihia appo il mare horeale , incominciando
dall' Egitto sino al promontorio Soloes , dove termina
la Lihia , si ahita per intero dai Lihj , e da questi in
varie genti , eccetto quanto tengono Greci e Fenicj. Ma,
nelle parti superiori oltre la marina piaggia, e i popoli
che ahitano lunghesso il mare, in queste parti superiori,
io dico , la Lihia dalle fiere occupata ; e all' ins
delle fiere sahhione e siccit orrihile , e per ogni
dove deserto (36). Adunque quei giovani mandati dai
loro coetanei , hene d' acqua provveduti e di* vittuaglie , andarono primieramente per lo ahitato, e que
sto trapassando , arrivarono al paese delle fiere , e di
quinci , trascorsero il deserto , facendo viaggio coutra
vento zefiro , e varcato molto terreno arenoso , e
ci in molti giorni , videro alla fine alheri germogliati
nella pianura, ed accostatisi , gustarono frutta che da
quelli pendevano , e mentre ne gustavano , sopravvenero loro uomini piccoli, minori della mezzana statura,
i quali prendendoli , seco se li menarono ; ma n di
quelli punto i Nasamoni, n dei Nasamoni coteste gui-

ani
de intendevano la lingua. E 4i condussero per paludi
grandissime, le quali trascorsa, pervennero ad una citt
in cui tutti erano in grandezza pari alle guide , e dinegro colore; e dallato alla citt correva fiume grande,
e vi correva da sera a sole oriente , ed in esso ap
parivano crocodili (37). Per fin qui si dichiarato il 33
ragionamento dell' ammonio Etearco ; se non che egli
aggiungeva, essere, come dissero i Cirenei, ritornati i
Nasamoni , e che quelli uomini ai quali pervennero erano
tutti stregoni. Ma cotesto fiume che appo loro scorreva,
anco Etearco congetturava essere il Nilo , ed eziandio
cos il raziocinio nel persuade (38). E veramente dalla
Lihia il Nilo scorre, la Lihia per mezzo tagliando,
e come io argomento , traendo testimonianza dalle cose
note per le ignote , si muove esso per eguale misura di
paese , quanto l'Istro. Imperocch il fiume Istro comin
ciando da' Celti e dalla citt*di Pirene, scorre dividendo
in due 1' Europa ; e i Celti sono fuori delle colonne
d' Ercole , e finitimi de' Cinesj , che ultimi ahitano
tra coloro i quali verso occaso stanno in Europa (3g).
E l' Islro shoccando nel mare del ponto Eusino, scorsa
1' Europa tutta , finisce l dove ahitano l' Istria i coloni
dei Milesj. E perciocch l' Istro si volge per paesi ahi- 34
tati si conosce da molli; ma circa i fonti del Nilo, non
v' ha, chi dire ne sappia, attesoch disahitata e deserta
la Lihia , per cui esso fluisce. Ora del corso di lui,
s' detto, per quanto si pu indagando pi lungi perve
nire. Esso esce in Egitto, e l'Egitto giace quasi all'op
posto della montana Cilicia, e di quinci, a Sinope del
ponte Eusino v'ha cinque giornate di diritta via per uomo

ben cinto (fa) , e Sinope si giace di contro all' Istro ,


dove esso mette sua foce in mare. Cosi il Nilo percor
rente per tutta Libia reputo eguale all' latro. Ma del
Nilo tanto sia detto.
35
Verr ora intorno all' Egitto stendendo il ragiona
mento , perciocch e meraviglie ha in gran numero
pi d' ogni altra regione , ed opere n' esibisce di mag
giore conto che qualsivoglia paese. Il perch di esso
pi copiosamente si parler. Gli Egizj e per lo cielo
eh' appo loro diverso, e per lo fiume di altra natura
che gli altri fiumi non sono, cosi pure nel pi d' ogni
cosa differendo dai restanti uomini , statuito hanno
costumi e leggi. Appo loro le femmine frequentano le
venali piazze , ed hanno botteghe , e gli uomini , in
casa stando, tessono; e tessono gli altri, facendo correre
sopra la trama, gli Egizj, sotto. I pesi dagli uomini si
portano sulla testa, e dalle 'donne sopra le spalle; ori
nano le donne, diritte, e gli uomini, rannicchiati. In casa
scaricano il corpo , e si cibano fuori nelle strade, adducendo , che le cose sconcie , ma necessarie , si deggiano
fare in nascosto, e le nonisconcie, palesemente. Nessuna
donna esercita sacerdozio d' iddio o iddia; ma gli uomini ,
C di quelli, e di queste tutte son sacerdoti. Nutrire i geni
tori non hanno i figliuoli , no1 volendo, obbligo alcuno ,
F hanno bens assolutamente le figliuole , quantunque esse
36 nol vogliano (40. I sacerdoti degl'Iddii altrove nutron
la chioma, e in Egitto, si radono. Appo i rimanenti uo
mini legge tendersi i capelli ne' funerali de' pi pro
pinqui; e gli Egizj dopo la morte dei loro lasciano crescere
i peli della testa e del mento , quando prima sono rasi (4a).

Gli altri uomini separatamente dagli animali menano la


vita, e la vita degli Egizj insieme agli animali (4^). Di
frumento e di orzo vivono gli altri ; per gli Egizj chi so
stenta con queste biade la vita, in massimo vitupero;
ma pane si formano di olira , che taluni chiamano
zea (44) , ed impastano quello co'picdi, ed il loto , ed
il letame levano colle mani; serbano gli altri come nac
quero il virile membro , eccetto quanti da costoro fu
rono ammaestrati , e gli Egizj se1 circoncidono, (45).
Ciascun uomo ha due vesti , ed una qualunque donna ;
delle vele gli anelli e le funi , dagli altri si legano al di
fuori , e dagli Egizj al di denudo. Vergano la scrittura,
e computano i calcoli, i Greci, portando la mano da sini.r.
stra a destra , e gli Egizj, da desU.a a sinisU.a, e facen
do ci dicono andare essi alla diritta , ed i Greci a
sinistra (46). Due sorti di lettere usano , delle quali le
une sacre , le altre chiamano popolari (47). Religiosi es
sendo soverchiamente pi che tutti gli altri uomini , si
vagliono di tali costumi. Beono da tazze di bronzo ,
forbendole ogni giorno , n 1' uno il fa s , l' altro no ,
ma il fanno universalmente. Vestiti Uni portano , di
fresco sempre lavati , e ci curano massimamente ; e
le vergogne circoncidono per cagion di mondezza , pre
ferendo anzi l'essere netti che vie pi decori. I sacerdoti
radono tutto il corpo ogni terzo giorno , acciocch n
pidocchio n verun altro ch di sordido s'insinui in color,
i quali degl'Iddii sono ministri (48). Solo un vestimento
lino portano i sacerdoti, e calzati di biblo; altra veste,
altri calzati loro assumere non lecito; due volte per
ciascun giorno si lavano con acqua fredda e due per eia

cuna notte ; ed altre cerimonie compiscono , per cosi


dire , infinite (49). Ma partecipano anco di beni non
pochi , perocch nulla dei domestici averi essi consumano
o spendono ; ma per loro si cuocono i sacri cibi ,
e carni bovine , e certa quantit d' oche proviene in ab
bondanza a ciascuno quotidianamente. Ad essi si d ezian
dio vino di vite (5o). Non loro permesso il pascersi di
pesci ; e fave neppur una seminano gli Ejizj nella' pro
pria terra , e quelle che per s nascono non mangiano .
n cotte le gustano; e i sacerdoti , nemmeno sostengono
di vederle, reputando ch'esso sia legume non puro (5t).
Non uno il sacerdote per ogni Iddio , ma molti sono,
dei quali uno il sommo; e quando tale di essi muore ,
gli sostituito il figliuolo (52). I bovi masch1 stimano
essere di Epafo , e per gli disaminano in siffatta guisa.
Se anco un sol pelo negro veggasi sovr'esso non si reputa
mondo, e ne fa l'esame certuno de' sacerdoti a ci appo
sitamente ordinato , stando 1' animale ritto e supino ;
cavandogli fuora la lingua esplora, se monda sia de'scgni
prescritti, i quali in altro ragionamento dir (53). Guarda
bene eziandio i peli drlla coda , se secondo natura gli
sieno spuntati ; e quando di tutte queste cose sia mon
do , il contrassegna coll' avvogliergli del biblo intorno
le corna ; quindi terra da sigillo impiastratagli sopra vt
imprime l' anello. E cosi via lo conducono. A chi non
segnato il sagrifica pena la morte. In tal modo la
bestia, esaminata (5{). Il sacrificio poi cosi istituito.
Innanzi all' ara conducendo su cui sacrificano il con
trassegnato animale , la pira accendono ; dipoi sovra
l'ara libando rimpetto all'ostia , ed invocando il nume,

la scannano , e scannatala , le tagliano la testa. Il cor


po dell' animale poi scorticano. Scagnate su quella testa
molte imprecazioni la portano tlove sia piazza , e dove
risiedano greci mercatanti , e a questi la vendono quelli
che la recano in piazza, ma dove Greci non vi sieno
la gittano nel fiume. E maledicono le teste con lai
parole : che se egli deve avvenire alcun male ad essi
sacrificami o insieme a tutto l' Egitto , su quella te
sta si converta. Rispetto alle teste delle vittime , ed al
lihamento del vino , tutti gli Egizj ad ogni sacrificio
egualmente si vagliouo degli stessi istituti , e di questo
istituto ne viene, che alcuno degli Egizj non guster testa
di nessun' altro animale. Ma lo sventramento delle vit
time , e 1' ahhruciamento , diverso secondo i diversi sacrificj statuito. Quale poi pensano essere la massima
deit, e quale massima festa le celehrano , ora verr a
dire. Dopo avere anticipatamente per Isis digiunato,
e dopo avere supplicato , sagrificano il hue , e scortica
tolo, gli cavano tutto il ventricolo, e lasciami le viscere
nel coipo , e l' adipe. Troncano poi le coscie estreme ,
ed i lomhi , e le spalle , ed il collo ; e ci fatto ,
il restante del coipo del hove riempiono di puri pani ,
e di miele, d'uva passa, di fichi, d'olihano, di mirra,
e di altri aromi (55). Di questi riempitolo , l' ahhruciano ,
spandendo olio in gran copia; ma prima del sacrificio
digiunano , e in ardendo la vittima , hattolisi tutti ; e
dacch hanno finito , si pongono davanti per hanchetto
i rimasugli delle vittime (56). Adunque dagli Egizj tulli
sacrificattsi i mondi hovi maschj ed i vitelli ; le femmi
ne non loro lecito sacrificare, ma esse sono sacre ad
TOMO i.
15

226
Isis ; quindi statua d' Isis , essendo muliebre , ha
corna bovine , quale i Greci dipingono Io ; e per
gli Egizj tutti egualmente venerano le giovenche di
grande lunga pi d' ogni altro animale. Il perch n
uomo egizio , rt donna , bacerebbe in bocca alcun
greco , n di coltello d' uomo greco si servirebbe , n
di spiedi , n di pentole ; e carne di mondo bove non
gusterebbe , da greco coltello tagliata. I buoi che muojono, seppelliscono cos. Gettano nel fiume le femmine,
e i maschj ciascuno interra ne' suoi sobborghi ; l' una
delle corna od anco ambedue lasciando sopravanzare, per
segnale. E poich s' infracidito il bove , e lo statuito tem
po si avvicina, ad ogni citt arriva una bari dall' isola chia
mata Prosopitis. Questa nel Delta , ed ha di circuito
scheni nove. In tale isola Prosopitis vi sono altre fre
quenti citt, e quella donde vengono le bari per levare
le ossa de' bovi. Il nome della citt Atarbechis , e in
essa eretto un sacrario dicato a Venere. Da questa
citt molti vanno vagando in altre , e scavate le ossa ,
se le recano via , e le seppelliscono tutte in un luogo.
A quel modo che i buoi, cos le altre bestie morte sep
pelliscono , imperocch ci s' per loro ordinato anche
intorno a queste , che neppur queste essi uccidono (57).
Quanti a 'Giove tebaico costituito hanno sacrario, o del
distretto sono di Tebe , tutti costoro delle pecore astenen
dosi, capre sacrificano, conciossiach non tutti gli stessi
Iddii si venerano dagli Egizj egualmente, salvoch Isis,
ed Osiris , il quale dicono essere Dioniso. Ora questi
due venerano essi egualmente. Ma quanti posseggouo il
sacrario di Mendes, o sono del distretto mendesio, co

227
storo astenendosi delle capre , sacrificano pecore. Ed i
Tehani , e quanti per essi delle pecore si astengono ,
dicono essere loro stata imposta questa legge per tal
motivo. Ercole voleva ad ogni modo vedere Giove , e
questi non voleva da quello essere veduto ; alla fine
poich Ercole assiduamente pregava , s' immagin Giove
scorticare un ariete , e protendendo la tagliata testa del
l' ariete , e vestendo il vello , cosi dimostrarsi (58).
Quindi d' allora gli Egizj formano la statua di Giove
colla faccia d' ariete , e gli Ammonj ad esempio degli
Egizj , essendo coloni degli Egizj e degli Etiopi , e ser
vendosi del linguaggio di amhedue misto. Ed a me pare
che gli Ammonj si fecero anco il nome da cotesta ap
pellazione; poich Ammn dagli Egizj chiamasi Giove. I
Tehani dunque non sacrificano gli arieti, ma per questo fi
reputano sacri. Nondimeno in una sola giornata dell' anno,
nella festa d1 Giove , scannando e scorticando un ariete ,
del vello ne vestono il simulacro di Giove , e poi ad
esso conducono altro simulacro, quello d'Ercole, e ci
fatto , tutti coloro che stanno dintorno al sacrario si
percuotono per 1' ariete , e poscia in sacra arca lo sep
pelliscono (59).
Circa Ercole ho poi udito questo discorso: essere egli,
de' dodici Iddii ; ma dell'altro Ercole, che i Greci cono
scono, in niuna parte dell'Egitto ne ho potuto intendere.
E veramente che non da' Greci ricevessero gli Egizj il
nome d' Ercole , ma i Greci piuttosto dagli Egizj , e dei
Greci coloro che al generato d'Amfilrione posero il nome
di Ercole , hommi molte altre testimonianze che cos
sia, e quest'uua eziandio, che di cotesto Ercole amLe

228
due i genitori , AmGtrione e Alcmenft, traeano l'origine
cluJl' Egitto ; e perch inoltre gli Egizj allegano di non co
noscere i nomi n di Nettuno, n de'Dioscori, e cosi n tali
iddii ammisero tra gli altri iddii. Che se dai Greci aves
sero ricevuto l' appellazione di qualche nume , essi non
poco , ma singolarmente ne avrehhero serhata la memo
ria , poich ed allora le navigazioni si usavano , ed alcuni
de' Greci erano naviganti. Il perch m' ergo a credere ,
che di questi iddii sarehhero pervenuti anche pi i nomi
a notizia degli Egizj, che quello d'Ercole. Ma v' appo
gli Egizj certo Ercole antico iddio, e com'essi dicono,
sono diciassette mila anni sino al regno d'Atnasis , dac
ch gli Iddii da otto divennero dodici , de' quali uno
stimnno Eroole. E volendo io intorno a queste cose chia
ramente sapere alcun cit da coloro cui erano a co
gnizione , navigai eziandio a Tiro di Fenicia , avendo
inteso esservi col un sacrario dicato ad Ercole , e il
vidi riccamente adorno di molti donativi , fra' quali due
colonne vi erano , 1' una d' oro purissimo , l' altra di
pietra smeraldo, le notti lampante mirahilmente (fio). E
venuto io a colloquio co' sacerdoti del Dio , chiedeva
(ptanto tempo fosse dacch il sacrario erasi edificato ;
ma neppure costoro ritrovai concordi ai Greci ; imperoc
ch dicevano che insieme a Tiro era stato eziandio fon
dato il sacrario del Dio , ed essere anni duemila e trecen
to, dacch ahttano Tiro. Vidi anche in Tiro esservi al
tro sacrario di Ercole, avente il soprannome di tasio; e
quindi andai pure a Taso, ed in essa trovai un sacrario
d' Ercole . stahilito da'Fcniej , i quali navigando in cerca
d'Europa, Taso fahhricarouo. E tai cose parimente sono

329
anteriori cinque generazioni ti' uomini al nascimento in
Grecia d' Ercole d' Amfitrione. Per siffatte investigazioni
dunque chiaro si mostra Ercole essere antico iddio , e mi
semhrano rettissimamente fare que' Greci , i quali si
posseggono due templi eretti ad Ercole ; e all' uno ,
come immortale , col cognome d' olimpio sacrificano ; e
all' altro , come ad eroe , celehrano onori funerali (61). 4^
Molte altre cose pur dicono i Greci inconsideratamente;
e scempia parimente questa loro favola, che raccontano
intorno ad Ercole, cio che venuto in Egitto, l'incoro
nassero gli Egizj , e processionalmente il conducessero co
me per sacrificarlo a Giove, e ch'esso 'da prima si sfesse
quieto , poscia l mentre innanzi all' ara il sacrifizio in-"
cominciavano , egli a sua fortezza rivoltosi , tutti gli uc
cidesse. Nondimanco a me semhrano , cos dicendo, del
l' indole degli Egizj e dogi' istituti essere i Greci total
mente inesperti , imperocch a coloro non santo nem
meno il sacrificare hestie , se non se pecore , e maschi
hovi, e vitelli, quanti sono mondi, ed oche; come dunque
avrehhero uomini sacrificato? Ed inoltre tmo essendo Er
cole, ed ancor uomo, cont' essi pur dicono, indie guisa
sarehhe stato valido ad uccidere molte migliaja? Ma in
torno a queste cose sia con noi che tanto dicemmo , la
henevolenza degli Iddii e degli eroi (62).
Le capre e gl' irclti perci non si sacrificano da quegli ^6
Egizj gi detti, perch i Mcndesj computano Pane fra
uno degli otto Iddii , i quali otto Iddii dicono essere stati
prima de' dodici ; e dipingono e scolpiscono i pittori e
gli statuari, il simulacro di Pane , quale i Greci , con
volto caprino , e con gamhe e coscie d' irco , non gi

23o
punto tale stimandolo , ma simile anzi agli altri iddi.
Il perch poi esso cos dipingano , mi pi grato il
non ridirlo. Venerano tutte le capre i Mcndesj , e pi.
che le femmine i mascltj , e di questi i guardiani ot
tengono maggiori onori ; e uno v ha singolarmente di
tali animali , pel quale quando ei muore , per tutto il
distretto mendesio s' impone lutto. Chiamasi l'. irco e
Pane in lingua egiziaca meudese. In esso distretto, oc
corse, a mio ricordo, questo prodigio. Ad una donna si
congiunse patentemente un irco, e ci venne a notizia de
gli uomini (63). 11 porco poi reputano gli Egizj essere hdva immonda, e, se alcun d'essi co' suoi vestiti toccher
porco in passando, con quelli entra nel fiume, e vi s'im
merge ; e i guardiani de' porci , ancorch Egizj indi
geni , soli tra tutti non entrano in nessun sacrario di
Egitto; n alcuno vuole a loro le figliuole sposare , n
di quelli le figliuole condurre a moglie , ma i porcari
s danno e si ricevono in moglie le proprie figliuole
scambievolmente (64). Quindi agli altri Iddi non giu
dicano di sacrificare porci gli Egizj. Alla Luna ed a
Dioniso soltanto , nel medesimo tempo , nel medesimo
plenilunio , sacrificano i porci, e ne mangiano le carni.
Perch poi i porci si ahhorriscano nelle altre feste , e si
sacrifichino in questa, v'ha intorno a ci la ragione che
gli Egizj adducono, la quale, comech io la sappia m'''
pi decente il non dire. Il sacrificio de' porci alla Luna
si fa cosi : il sacrificante dacch ha scannata la vittima ,
insieme unendo l'estrema coda, e la milza, e l'omento,
ricopre con tutto l'adipe che sta nelT ahdomc della he
stia, e poscia vi accende il fuoco. Delle residue carni si

a3 1
cihano nel plenilunio in cui fecero il sacrificio , ma iu
niun altro giorno pi ne gusterehhero. Di essi i poveri,
per esilit di avere, foggiando porci di pasta, e cocen- '
doli, sacrificano (65). A Dtoniso, nel vespro della festa,
scannando ciascheduno un porco davanti le porte , lo
d a portare via a colui de' guardiani che venduto lo ave
va. Il restante della festa di Dioniso celehrano gli Egizj ,
pressoch in tutto al pari de' Greci , salvo i cori (66). Ma
invece de'Falli, hanno essi altro inventato: statue quasi
cuhitali che muovonsi con nervi, le quali si recano at
torno per li villaggi da donne che ne agitano il memhro ,
non guari pi minore del rimanente corpo. Precede il
flauto , e quelle seguono cantando Dioniso. Ora perch
maggiore ahhia il memhro, e solo del corpo il mova si
riferisce circa ci sacra ragione. Pertanto parmi che Melampo di Amiteone non fosse di tale sacrifizio ignaro, bens
esperto; perciocch egli Melampo che il nome espose
di Dioniso, e il sacrificio e la processione del fallo; sen
nonch non tutta comprendendo accertatamente la cosa
manifestolla ; ma i savj che dopo lui vennero , maggior
mente la manifestarono. Adunque del fallo che a Dioni
so si conduce in processione , Melampo si fu apportatore,
e da lui ammaestrati fanno i Greci quello che fanno. Ora
10 affermo Melampo essere stato uomo sapiente, ed avere
1l vaticinio acquistato, ed introdotte in Grecia molte altre
cose d'Egitto da lui conosciute , e quelle eziandio intor
no a Dioniso, poco di esse immutando (67). Perch non
dir coincidere a caso quanto si fa al Dio in Egitto con
ci che si fa da' Greci , che allora sarehhe coevo questo
agli altri costumi de' Greci, e non nuovamente introdot

i3
to (G8). N dir nemmeno che gli Egizj pigliassero da'
Greci o questo od altro qualsisia rito. A me pare mas
simamente che Melampo le cose spettanti a Dioniso udis
se da Cadmo di Tiro , e dai venuti con quello di Fenicia
al paese ora chiamato Beozia. E quasi parimente tutti
i nomi degl' Iddii vennero dall' Egitto in Grecia. Per
ciocch io indagando ritrovo essere eglino giunti da' bar
bari , e reputo massimamente che d' Egitto venissero ;
mentre dai nomi di Nettuno , e de' Dioscori in fuori ,
come ho gi prima detto, e di Giunone, di Vesta, di
Temi , delle Grazie , delle Nereidi , e degli altri Iddii
i nomi gi sono stati ognora nella regione degli Egizj.
Dico ci che dicono gli stessi Egizj. Ma degl' Iddii dei
allegano non conoscere i nomi , questi a me pare
che dai Pelasghi fossero nominati, eccetto il nome di Net
tuno , avendo di questo Iddio avuta contezza dai Libj.
Imperocch da principio verun popolo mai non posse
dette , se non se i soli Libj , il nome di Nettuno , ed
essi sempre onorano cotesto Iddio (69). Gli Egizj poi
non venerano n anche nessun eroe.
Queste cose dunque , e quelle altre inoltre che io
dir, i Greci tennero dagli Egizj. Il fare poi i simulacri
di Mercurio col membro ritto , non l' impararono dagli
Egizj , 1na da' Pelasghi ; primi di tutti i Greci ci as
sumendo gli Ateniesi , e da costoro gli altri. Imperoc
ch cogli Ateniesi, gi in allora annoverati fra' Greci ,
abitarono il paese i Pelasghi , onde anche cominciarono
ad essere reputati Greci. Chiunque iniziato ne' mi
steri de'Cabiri che i Samotraci celebrano, assunti aven
doli da' Pelasghi , costui intende ci eh' io dico . (70).

a33
Conciossiacch la Samotracia abttavano primamente co
testi Pelasghi, i quali poscia coabitarono cogli Ateniesi,
e da essi assunsero i Samotraci i misteri. Adunque i si
mulacri di Mercurio col membro ritto , primi de' Greci
fecero gli Ateniesi , ammaestrati dai Pelasgbi , ed i Pela
sghi dissero intorno a ci un sacro sermone, cbe si spie
ga nei misteri di Samotracia. Sacrificavano ogni offerta 52.
primieramente i Pelasgbi , orando gli iddii , com' io per
udita appresi in Dodona, n nome a nessuno di essi , n
cognome imponevano, poich non ne avevano tnai inteso.
Ma li appellarono theoi da ci, perch posero in ordine le
cose tutte, e tenevano d'ogni distribuzione il governo (71)'
Indi, frappostosi molto tempo, conobbero essi i nomi de
gli altri iddii venuti dall'Egitto, e molto pi tardi quello
conobbero di Dioniso ; e alquanto poscia , consultarono
intorno a tali nomi 1' oracolo eh' in Dodona , merceo
ch reputasi questo oracolo fra quelli di Grecia essere 53
antichissimo , ed in que' tempi era V unico. Adunque
in Dodona consultando i Pelasgbi , se assumerebbero
i nomi da' barbari pervenuti , sentenzi 1' oracolo che
e ne valessero , e d' allora sacrificavano , valendosi dei
nomi degl' iddii ; e da' Pelasgbi quindi li accolsero i
Greci. Dove poi nascesse ciascuno degl'iddii, o se tutti
sempre erano , e quali per forme si fossero e per aspetto,
noi sapevano , per cosi dire , fi, 10 jer 1 altro ; perocch
Esiodo ed Omero, quattrocento anni e non pj, com' io
stimo, sono d'et a me pi antichi. E costoro sono quelli
che portarono a' Greci la generazione degl' iddii , e dierono ag' iddii i cognomi , e ne distribuirono gli onori e gli
attributi , e ne disegnarono le figure. Ma i poeti che diTOMO i.
i5 *

34
consi nati prima di questi uomini, nacquero poscia di loro,
come a me pare. E le prime di tali cose narrate sono
dalle sacerdotesse dodonee; le posteriori, spettanti Esiodo
ed Omero , io le dico (71).
54
Ma degli oracoli , di quello ch' tra Greci , e di
quello che in Lihia, riferiscono gli Egizj questo rac
conto. Mi dissero i sacerdoti di Giove tehano , che due
donne ministre sacre, furono di Tehe condotte via da'Fenicj , ed avere eglino udito che l'una fosse in Lihia ven
duta , 1' altra in Grecia ; ed essere queste donne le prime
che eressero nei prefati popoli gli oracoli; ed io inter
rogandoli, donde s di certo sapessero ci che dicevano , mi
soggiunsero che fatta da loro grande ricerca di cotoste
donne, non mai le potevano ritrovare, ma che in seguito
55 intesero intorno ad esse quello, che mi riferivano. Tali
cose io udiva da' sacerdoti di Tehe. Queste,altre poi di
cono le profetesse dei Dodonei: che due negre colomhe
volassero da Tehe d'Egitto, e l'una in Lihia , l'altra ap
po loro venisse , e che questa posata sur un eschio con
voce umana dicesse : quivi doversi stahilire l' oracolo
di Giove ; ed essi supponendo divino essere quanto
quella loro annunziava , il posero ad effetto. Ma la co
lomha gita in Lihia , dicono avere comandato ai Lihj di
istituire l'oracolo di Ammone, ch desso pur di Giove.
Tanto mi dicevano le sac a'dotesse de' Dodonei, delle quali
la pi vecchia chiamavasi Promenia , la mezzana Timarete , e la pi giovane Nicandra ; e acconsentivano ad
esse gli altri Dodonei che stanno dintorno al tempio.
ti 6 Ora io di tali cose porto quest' opinione. Se veramente
i Fenicj via condussero le sacre donne , e l' una di

a35
esse in Lihia vendettero , l* altra in Grecia , a me pare
che cotesta donna l'osse venduta nella parte dell' oggi
Eliade prima Pelasgia chiamata , ch' de' Tesproti ; e
per , col servendo, erigesse sotto uno spontaneo eschio,
sacrario a Giove , com' era consentaneo , ch' ella gi
stata ministra in Tehe nel sacrario di Giove , quivi, dove
venuta era, serhasse di lui la memoria; e poscia, l'oracolo
istituisse , dacch comprese la lingua d' Eliade , e dicesse
che la sorella era stata venduta in Lihia dagli stessi Fenicj
i quali lei pure venduta avevano. Colomhe poi , a me
semhra, che (pteste femmine si appellassero dai Dodonei,
perciocch erano harhare , e a lor pareva ch'elleno man
dassero suono simile a quello degli augelli ; e nar
rano che col tempo poi la colomha voce umana mandasse,
dacch la parlata delle donne fu da loro intesa ; ma
sino a tanto che harharamente favellava , pareva che
proferisse suoni a modo di augello (7 3). E certo di
che guisa una colomha avrehhe voce umana profferta ?
e dicendo negra la colomha , significano che la donna
era egiziana. L' indovinamento poi e in Tehe egizia
e in Dodona si rende consimilmente. E l' indovinare per
via di vittima anche venuto dall'Egitto. (^4)
Le sacre e solenni radunanze , e le processioni , e le
supplicazioni istituirono primi tra gli uomini gli Egizj ,
e da essi , le appresero i Greci. E di ci , m' ho questa
testimonianza. Quelle appajono in uso da molto tempo ;
e le greche si formarono novellamente. Le sacre adunanze
appo gli Egizj non si celehrano una volta per anno, ma
con frequenza ; e precipuamente e con singolare studio
mila citt di Buhastis , in onore di Diana. Secondaria-^

a36
mente nella citt di Busiris, per Isis, giacch in tal citta
v' ha un gran sacrario d' Isis. S' erge questa citt d' Egitto in mezzo al Delta ; ed Isis , giusta la greca
lingua , Cerere. Terzo in Sais citt festeggiano a Mi
nerva con sacre adunanze. Quarto in Eliopoli al Sole.
Quinto nella citt di Buto a Latona. Sesto nella citt di
60 Papremis a Marte. Ma nella citt di Buhastis poich vt
si conducono , cos fanno. Navigano insieme uomini e
donne , e gran moltitudine d' entramhi in ogni naviglio;
e delle donne alcune tengono crotali , e li percuotono ,
mentre alcuni uomini flauteggiano, per tutto il corso della
navigazione, e le donne egli uomini rimanenti cantano,
e le mani hattono , e poich navigando attingono a
qualch' altra citt , tirato il naviglio a terra , cosi fan
no. Alcune delle donne fanno quanto ho detto ; altre ,
con clamori , motteggiano le donne che sono in quella
citt; altre saltano ; altre ritte si alzano le vesti; cosi
facendo appo ogni citt fiumale. Ma poich vengono a
Buhastis , festeggiano, offerendo grandi sacrifici; e si con
suma in tale festa vino di vite in maggior copia , che
non iu tutto il restante anno. Ogni uomo, ogni donna vi
concorre , eccettoch i fanciulli , e a detta de' paesani ,
sino a settecento mila. E cosi quivi fanno (76). In
Busiris citt come poi celehrino ad Isis la festa , s'
gi da me raccontato. Imperocch si percuotono dopo il
sacriBcio tutti e tutte , e hen sono molte migliaja. Per
ch poi si percuotano, non m' santo il narrare. Tulli poi
che sono Carj ahitanti in Egitto, questi tanto pi an
cora fanno tai cose , in quanto che si tagliano eziandio
caa coltelli le fronti , e con ci si manifestano fore-

a37
stieri e non Egizj. Iu Sais citt, poich si sono congre- 6a
gati al sacrifcio , in certa notte 'a cielo scoperto , tutti
ardono molte lucerne dintorno alle case, e le lucerne sono
vasellini pieni di sale ed olio , ne' quali sta a galla il
lucignuolo , che arde tutta la notte. E della festa il
nome, Accensione delle lucerne. Ma quelli degli Egizj
che non intervengono a tale ragunanza, osservando la
noti e del sacrificio, accendono essi pure tutti le lucerne ;
cos non hrucia in Sais sola , ma per l' universo Egitto.
Perch poi luce ed onore sortito ahhia cotesta notte, si
tiene intorno a ci un sacro racconto (76). Ma ad Elio- Gj
poli venendo ed a Euto soltanto celehrano sacrificj ,
ed in Papremi, e sacrificj e cerimonie celehrano, siccome
altrove. Quivi poich il sole piega al tramonto , alcuni
pochi de' sacerdoti si affacendano dintorno al simulacro,
e i molti , tenendo clave di legno , stanno all' ingresso
del sacrario. Altri poi che adempiono i voti, pi di mille
uomini, ciascuno tenente un legno, stanno in frotta nel
le opposte parti. Il simulacro , ch' in un tempietto
dt legno dorato , trasportano il giorno avanti in altra
sacra stanza : quindi i pochi lasciati intorno al simulacro,
tirano un carro a quattro ruote , conducente il tempio ,
e il simulacro ch' nel tempio ; ma costoro non si lascia
no entrare dagli stanti ai vestiholi , e i votanti , ajutando il Dio , percuotono questi che si difendono. Qui
forte hattaglia di legni si attacca , e le teste scamhievol
mente si rompono, e come io credo, molti anco muojono
delle ferite , quantunque gli Egizj affermino che nessuno
muoja. Ora , come dicono i paesani , questa festiva adu- G4
nanza perci fu stahilita. Ahitava in quel sacrario la

a38
madre di Marte , e Marte altrove educato , gi fatto
adulto, vi venne, volendo colla madre confabulare , ed
i ministri della madre , come quelli che non lo ave
vano prima veduto, non gli concessero l'approssimarsi ,
ma il ributtarono : ed egli conducendo nomini d' altra
citt, tratt aspramente i ministri, ed entr alla madre,.
e di quinci dicono essere istituita tale battitura nella
festa sacra a Marte (77).
Parimente il non giacersi con donne nei sacrarj, e il non
entrare in essi sorgendo dalle donne, se non se lavato,
son essi i primi che a precetto religioso ridussero, per
ciocch quasi tutti gli altri uomini , salvo che gli Egizj
ed i Greci, si accoppiano nei sacrarj, e sorgendo dalle
mogli , entrano non lavati nel sacrario , stimando essere
gli uomini siccome gli altri bruti ; poich gli altri bru
ti veggonsi e i generi degli uccelli coire ne' tempj
degl' iddii , e nelle porzioni di terreno a questi dicato.
Che se al dio ci grato non fosse , neppure i bruti il
farebbero, e cos protestando costoro, fanno quello che
a me non piace.
65
Gli Egizj minutamente e nelle altre sacre cose , e in
queste professano religiosa osservanza. Essendo 1' Egitto
confinante alla Libia , non per ci di fiere abbonde
vole , e quelle che vi sono , tutte si considerano sacre,
e le uue si allevano insieme agli stessi uomini, e le altre
no. Ora a io volessi dichiarare il perch sono sacre ,
scenderei col discorso alle sante cose , le qualt mas
simamente fuggo di ricordare , e quelle di esse che
pure ho toccato superficialmente , stretto da necessit
le ho dette. V'ha uua legge intorno alle fiere, che ci

a3g
porta. Curatori per l'alimento di quelle, e per ciascuno ge
nere paratamente si prepongono maschi , e femmine de
gli Egizj, de' quali il figliuolo raccoglie l'onore dal padre,
e ognuno de' ctttadini compie ad esse questi voti. Sup
plicando al dio, cui la fiera, radono o tutta la testa
de' fanciulli , o la met, o la terza parte di essa , e contrappesano ai crini nella bilancia tanto denaro quanto il
peso che tirano i crini , e alla curatrice il danno delle fie
re; e questa in iscambio sminuzzando pesce, somministra
pasto alle fiere. Tale dunque il nutrimento ad esse as
segnato. Chi poi taluna di queste fiere ammazza , se
volontario, ha pena la morte, se involontario, paga la
multa , quella che i sacerdoti gl' imporranno ; e chi
ibis , od astore ammazza volontario , o involontario ,
gli forza il morire (78). Molte essendo le fiere , che
insieme agli uomini si allevano , vie pi eziandio ne
verrebbero, s'egli non accadesse questo ai gatti. Quando
le femmine hanno partorito, non pi s'accostano a'maschi,
e questi , cercando congiungersi ad esse, no1 possono. La
onde cos s'ingegnano. Rapiscono dalle femmine i parti, e
sottrattili, gli ammazzano, ma ammazzatigli non se li man
giano; e quelle essendo private di parti, ed altri deside
randone , perci se ne vengono a' maschi , poich la fiera
amante di prole. Che se alcun incendio nasce, sono i
gatti compresi da divini accidenti. Imperciocch gli Egizj
a certe distanze tengono guardia ai gatti , negligendo
di spegnere l' incendio , e i gatti insinuandosi, e saltando
sopra gli uomini , sbalzano nel fuoco , e ci accaduto ,
sono gli Egizj da lutti grandissimi occupati. E in quelle
case , in cui il gatto muore spontaneamente , gl' in-

quilini tulli radonsi le ciglia soltanto; ma tutto il cor


po , e la testa si radono coloro appo cui il cane
morto (79). Si adducono i gatti morti a Bubaslis dove
in sacre celle si seppelliscono imhalsamati; i cani poi
ciascuno seppellisce nella citt sua entro arche sacre, e
del pari che i cani si seppelliscono g' icneumoni ; ma i
sorci ragnini , e gli astori traggono alla citt di Buto ;
e le ihis poi, essendo sacre, ad Ermopoli. Gli orsi, che
rari sono, ed i lupi, che non sono di gran lunga maggiori
delle volpi, seppelliscono col, dove gli trovano giacenti.
La natura poi del crocodilo tale. I quattro mesi pi in
vernali niente mangia, ed essendo quadrupede, egli ter
restre e palustre. Partorisce in terra le ova, eie schiude,
e dimora il pi del giorno nell' asciutto , ma la notte
tutta nel fiume ; perocch V onda pi calda del se
reno cielo, e della rugiada. Di tutti gli animali da noi
conosciuti, cotesto di minimo diviene grandissimo, giac
ch ova partorisce non molto maggiori di quelle delle
oche ; ed il pulcino esce a proporzione dell' ovo , ma
crescendo poi perviene sino a diciassette cuhiti , e pi
ancora. Ed ha occhi di porco , denti grandi e sporgenti,
e condecenti al corpo ; lingua solo tra le fiere ei non ha ;
n l' inferiore mascella muove , ma egli solo eziandio
fra le fiere la mascella superiore accosta all' inferiore.
Ha eziandio unghie forti , e pelle squammosa , infrangi
hile sul dorso ; cieco neh' acqua , nell' aere perspicacis
simo ; e come quello che nell' acqua cerca il vitto , la
hocca internamente porta tutta piena di mignatte. Gli
altri uccelli e fiere egli insegue ; ma al trochilo
pacifico , perch di lui si giova. Attesocch quando

4t
a terra esce dell' acqua II crocodilo , e poi spalanca la
bocca , il che egli suol fare sempre rivolto a zefiro ,
allora il trochilo insinuandosi nella bocca di lui , ingoja
le mignatte; e quello giovato se ne compiace, e nulI amente nuoce al trochilo. Ad alcuni degli Egizj sono 69
sacri i crocodill, ad altri no, ma questi gli trattano come
nemici. Coloro poi che abitano intomo a Tebe, ed al lago
Meris, anche massimamente gli hanno per sacri, e cia
scuno si alimenta tra tutti un crocodilo , ammaestrato
ad essere mansueto, mettendogli ornamenti di pietre fu
se, e di oro nelle orecchie, e catenelle intorno ai piedi
anteriori, e cibi dandogli appositi e de' sacrificj, e trat
tandolo in guisa che viva lautamente (77); e quando mor
to imbalsamandolo , lo seppelliscono in sacre arche. Gli
abitanti poi dei dintorni della citt di Elefantina, anche
li mangiano , non li reputando sacri. Crocodili non si
chiamano , ma campse , e crocodili furono nominati
dagl'Ioni, i quali ne assomigliarono la figura alle lucertole,
che appo loro nascono per le siepi (78). Le guise di 70
predarli molte sono, e varie; ma quella che a me sem
bra degnissima di ricordo, questa descrivo. Il cacciatore
poich ha inserito circa 1' amo un tergo di porco , lo
lascia andare in mezzo al fiume , ed egli sulla spon
da tenendo una porcellina viva , la percuote. Sentita la
voce il crocodilo , se ne viene a seconda della voce , e
scontrandosi nel tergo , l' ingoja , e quelli tirano , e
poich tratto a terra , prima di tutto il cacciatore gli
impiastra gli occhi di fango x e ci fatto maneggia il re
sto assai facilmente , ma con fatica se tanto non fa. Gl' ip- 7 |j
popotami sono sacri al distretto papremite, ma sacri non
TOMO I.
16

24
sono agli altri Egizj (79). La qualit d' aspetto eh' essi
offeriscono tale. L' animale quadrupede , ha il pie
de bipartito, unghie ha di bove, simo , ha le chiome
equine , mostra denti sporgenti , coda ha di cavallo
voce : di grandezza quanto il maggior bove ; e la pelle
sua s densa , che ridotta a cuojo si foggiano d' essa,
pulite aste. Nascono parimente lontre nel fiume , che
quelli reputano sacre. Ed inoltre tengono per sacri ,
fra tutti i pesci , il chiamato squammoso , e l' anguilla.
E questi animali del Nilo dicono essere sacri , e tra gli
augelli 1' ocavolpc (80).
V ha altres un altro augello sacro , il cui nome
fenice. Io non 1' ho mai veduto , se non se in pittura,
perch eziandio a loro raro apparisce , ogni cinquecento
anni, come dicono gli Eliopolitani; ed allora, dicono, esso
apparire che il padre gli morto. Che se consimile alla
pittura, tanto e tale. Delle penne parte ne ha auree, parte
rosse, ed pi che ad altro similissimo ad aquila nel con
torno e nella grandezza. E dicono , ci che a me non pare
credibile, che questo per, tal modo s'ingegni; cio mo
versi dall' Ar.bia , recare il padre involuto in mirra al
tempio del Sole, e seppellirlo nel detto tempio. E il por
ta cos. Primieramente impasta di mirra un uovo , quan
to egli lo possa reggere , poi si prova reggerlo , e pro
vatosi , incava l'uovo, e riponendo in esso il padre, con
alua mirra ricopre quella parte dell'uovo per cui incavan
do , inserto ha il padre , e giacente entravi il padre , ne
risulta lo stesso peso. Cos, involuto , il reca in Egitto
al tempio del Sole. Tali cose dicesi che faccia questo
augello.

a43
Ma intomo a Tebe , vi sono sacri serpenti , che agli
uomini non recano nocumento alcuno. Piccoli essendo
in grandezza, portano due corna, che spuntano dall' estremit della testa; e morti, sono seppelliti nel tempio
di Giove, poich a tale iddio gli dicono sacri. V'ha un
luogo d'Arabia, quasi corcato all'opposto della citt di Bu
io. Ot a io venni pur in cotesto luogo per informarmi degli
alati serpenti ; e giunto , vidi ossa di serpenti , e spine ,
in quantit a raccontarsi impossibile. V erano cumuli e
grandi, e minori di spine, e menomi ancora, e assai in
numero. Cotesto luogo in cui le spine erano profuse ,
tale. V ha un ingresso da monti angusti ad una pia
nura ampia , e questa pianura contigua alla pianura
egiziana. E fama , che colla primavera volino dall'A
rabia in Egitto alati serpenti; e che le ibis, augelli, scon
trandoli neh" ingresso di cotale contrada , non consen
tano il passaggio ai serpenti , ma gli uccidano. Per la
quale opera , dicono gli Arabi , onorarsi le ibis gran
demente dagli Egizj ; ed acconsentono gli Egizj altres
d' onorare per ci cotesti augelli. La forma poi dell' ibis
la seguente : negra cupamente tutta , coscie porta
di grue, ha il rostro massimamente adunco, e in gran
dezza quanto la crecola (81). E delle negre, pugnanti
contra i serpenti , tale 1' aspetto. Ma di quelle che
pi versano tra' piedi degli uomini , perciocch di due
sorti sono le ibis , nuda la testa , e la gola tutta ,
bianche sono le penne , toltene quelle della testa, della
cervice , delle cime delle ali , e dell' estrema groppa.
Questo tutto eh' io ho detto, di densa negrezza; ma
nelle gambe e nel rostro sono simili alle altre. Dei se1v

M4
penti poi la forma , quale quella delle idre ; ma ali
portano non pennute , hens assai consimili a quelle
del pipistrello. E tanto sia detto intorno alle sacre
bestie (82).
Di cotesti Egizj, quelli che abitano intorno la seminata
Egitto, esercitandosi massimamente tra tutti gli uomini a
cpnservare le memorie , eruditissimi sono di gran lunga
tra quelli dei quali son io venuto a cognizione. Questa
maniera di vita usano. Si purgano tre giorni consecutivi
per ciascun mese, cercando cogli emetici la sanit, e coi
clisteri , perch reputano generarsi tutte le malattie agli
uomini dai cihi onde si nutrono. Per allro gli Egizj do
po i Lihj sono sanissimi tra tutti gli uomini, a cagione,
come a me pare , della temperie del cielo , perciocch
non si mutano le stagioni; e certo agli uomini proven
gono le malattie precipuamente dalle mutazioni, s delle
altre cose, come in ispezialit delle stagioni. Mangiano pa
ni , che di scandella fanno, e ch'essi chiamano cillestis ;
usano vino spremuto dall'orzo, poich viti non vi sono nella
contrada (83). De' pesci, parte seccati al sole mangiano
crudi , e parte serhati nella salamoja (84). Degli uccelli le
quaglie, le anitre, e i piccoli fra gli uccellini, mangiano
crudi , avendoli prima conditi col sale. Degli altri uc
celli o pesci quanti sono appo loro , fuori che quelli
che reputano sacri , mangiano i rimanenti lessati ed arro
stiti. Ne' conviti degli opulenti un uomo , quando la cena
finita, porta nella hara un morto foggiato in legno,
e diligentemente imitato colla pittura e coli' opera , di
grandezza in tutto , quanto un cuhito , o due ; e mostrandolo a ciascuno de' commensali, dice: in questo mi

at{3
rando , bevi e godi : poich morto tale sarai. E ci
fanno ne' conviti (85).
Usando i patrj istituti , niuno altro ne aggiungo- jq
no (86); e tra gli altri istituti degni di commemorazio
ne , hanno parimente il Lino , cantilena la quale ivi
cantasi come in Fenicia , ed in Cipro , ed altrove ; e
secondo i popoli ha vario il nome , pure concorda con
quella che cantano i Greci e Lino appellano (87). Il per
ch e d'altre e molte cose che sono in Egitto mi mera
viglio , e di quest' una , donde il Lino essi ebbero, ap
parendo che 1 abbiano gi perpetuamente cantato. Egi
zianamente il Lino chiamato Manero. E dissero gli Egizj che Manero fosse il figliuolo nato unico al primo
regnante d'Egitto, e che morto immaturo, sia con que
ste lamentevoli cantilene, onorato dagli Egizj , e cotesto
primo e solo canto aver essi avuto. Inoltre anche in 80
quest' altro gli Egizj co' soli Lacedemoni de' Greci con
vengono. I loro giovani scontrandosi a' pi vecchi , do
nano il lato della strada c piegano , e al sopravvenire di
questi , surgono dalla sedia. (88) Ma in ci che segue
non convengono gi con nessuno degli altri Greci. In
vece di salutarsi scambievolmente nelle vie, s'inchinano,
abbassando la mano sino al ginocchio. Si vestono di 81
tonache di lino , frappate intorno le coscie , le quali
chiamano calassiris ; sopra esse portano vesti candide di
lana che non si al1 acciano ; n co' panni di lana en
trano ne' sacrarj , n con questi si seppelliscono , perciocch non saria cosa santa. Tali usi combinano coi
chiamati orfici e bacchici che sono egiziani e pittagoJtci ; perch a chi partecipa di questi misteri, pure

46

^a

vie'ato l'essere sepolto in panni di lana; ed intomo a


ci st adduce una sacra ragione.
Queste altre cose hanno parimente inventate gli Egizj.

A quale degl' iddii appartenga ciascun mese e giorno ,


quale ventura aver si debba ognuno che in certo tale
giorno nato ; e come finir : e quale egli sar : delle
quali cose fecero uso que' Greci che attesero alla poesia.
Di prodigj piu essi ne hanno inventati che tutti gli altri
uomini , perch succedendo un prodigio ne serbano
in iscritto l'esito, e quando poscia ne succede altro con^3 simile, credono dovere avvenire un'eguale riuscita. L'indovinamento cos tra essi stabilito. A nessuno degli
nomini tal arte attribuita , ma a eerte divinit , im
perocch quivi 1' oracolo di Ercole , e di Apollo ,
e di Minerva , e di Diana , e di Marte , e di Giove , e
quello che in massimo onore tengono tra tutti , l' oracolo
di Latona , che nella citt di Buti ; n gl' indovinamenti sono di un modo appo loro stabiliti , ma diver
samente. La medicina poi cos tra loro distribuita.
84 Per ogni malattia e non pi , v' ha il medico : quindi
il tutto pieno di medici, perocch questi si professano
medici degl' occhi , que' della testa , gli uni de' denti ,
gli altri del ventre , e gli altri de' mah occulti. (89)
85
'I lamenti funerali e le sepolture loro sono queste.
Quando muore un uomo de' famigliari , del quale fac
ciano qualche stima , le femmine tutte di quella casa
s' impiastricciano di fango il capo ed anche il volto.
Quindi lasciato il morto nelle case , esse vagando per
la citt , si ]ercuotono succinte, e mostrano le mam
melle ; e con esse vanno le parenti tutte. E dall' altra

*47
gli uomini si percuotono , succinti essi pure , e dac
ch hanno ci fatto, portano cos ad imhalsamare il ca
davere ; perocch vi sono appo loro gli appositamen
te stahiliti , i quali hanno tal arte. Questi , quando
loro si portato il cadavere , ai portanti mostrano
esempj di cadaveri di legno imitati colla pittura , e
quella che tra esse imhalsamatura diligentissima , dicoessere di tale , il cui nome santa cosa io non repu
to narrare su tal materia. La seconda pur mostrano a
questa inferiore, e pi tenue in prezzo, e la terza a tcnuissimo. Ci esposto , chieggono a quelli , per quale
modo vogliano che loro sia apparecchiato il morto , e
quelli , convenuti del prezzo , se ne partono , e questi
restando a casa , con maggiore studio l* imhalsamano
cosi. Primieramente per le narici estraggono fuori il 8S
cervello , parte con un curvo ferro , e parte infon
dendovi farmachi; poscia, con pietra etiopica acuta, spa
rando appo il casso , cavano di col tutto d ventricolo ,
ed esso spurgando , ed astergendo con vino di palma ,
di hel nuovo vi spargono lintiami triti , poi empiendo
il ventre di mirra pretta trita , e di cassia , e degli
altri aromi , eccetto che d' olibano , il cuciscono in
sieme novellamente. Ci fatto , disseccano col nutro il
morto , lasciandovelo entro ascoso giorni settanta ; poi
ch pi di questi non lice disseccarlo (90) ; e quando i
settanta giorni trascorsero , lavando il morto , ne av
volgono tutto il corpo in istriscie tagliate da 1m lenzuo
lo di hisso, unto il di sotto da gomma , della quale molto
gli Egizj si servono in vece di colla; quinci ricevendolo
i parenti , si fanno un tipo d' lunata effigie , e fattolo ,

Bj

'88

$9

qo

*48
v' anniechiano il cadavere ; e cosi includendolo , lo ser
bano quasi tesoro nella camera sepolcrale, mettendolo
diritto alla parete. Per simile fatta sontuosamente preparano i morti. M.t quelli che vogliono mezzane cose ,
vitando il lusso, cos preparano. Poich hanno Bei cli
steri infuso olio cedrini, ne riempiono il ventricolo
del morto , n questo incidendo , n estraendo gl' inte
stini ; ma dal sedere facendo entro fluire il tutto , e
impedendo al lavacro la vta di retroctjdere , disseccano
il morto ne' giorni determinati, e nell'ultimo estraggono
dal ventre il cedrino olio, dapprima intromesso, e que
sto ha ttnta forza , che eoa seco gl' intestini e le viscere
mai.erate conduce fuori. Le carni poi macera il natro ,
e lasciami al morto la pelle sola , c le ossa, e dacch han
no fatto cos, tale il cadavere restituiscono, e nulla pi adoperano. La terza imbalsamat1mt questa , con cui si pre
parano gl'inferiori in averi. Facendo discorrere una purga
nel ventricolo, disseccano il morto per li settanta giorni e
dopo il danno a portare via. Ma le donne degli uomini
spettabili , e quante donne vi sieno bellissime, e tenute
in alto conto, poich son morte, non le danno subita
mente a imbalsamare , ma dopo tre o quattro giorni le
rimettono all' imbalsamatore , e ci fanno a motivo che
gl' imbalsamatori non giacciano colle donne , atteso che
dicono che ne fu un tale sorpreso sopra il recente ca
davere d' una donna , e fu accusato dal compagno nelV arte. Che se alcuno o di essi Egizj , o forestiere egualmcnte, dal crocodilo rapito , o per lo stesso fiu
me appaja morto , a quelli della citt dov' butta
to , necessario onninamente che imbalsamandolo , e

=49
pi1\ vagamente ornandolo , il seppelliscono ne' sacri
depositi; n lecito, che il tocchi alcuno de' con
giunti , o degli amici , se non se gli stessi sacer
doti del Nilo , i quali , maneggiandolo come pi che
umano cadavere, il seppelliscono (91).
Rifuggono d' usare gl' istituti de' Greci ; e per dire
il tutto sommariamente , non usano un solo degl' isti
tuti di niun popolo. E ci osservano gli altri Egizj;
ma v' ha Chemmi citt grande del distretto tebaico ,
vicino a Neapoli. In cotesta citt v' un sacrario qua
drangolare di Perseo figliuolo di D tnae , con palme
to dintorono. I propilei poi del sacrario sono di pietre
assai grandi , e su questi stanno due simulacri grandi
di pietra. In tale chiostra v' ha un tempio , e in esso
posta una statua a Perseo. Questi Chemmiti dicono appa
rire loro Perseo sovente per la regione, e sovente nel1' interno del sacrario , e trovarsi col un sandalo cal
zato da lui della grandezza di due cubiti , e spandersi ,
quando egli appare , 1' abbondanza per T universo Egitto.
E cosi raccontano. Perseo poi in tale modo onorano greca
mente: Hanno statuito un ludo d'ignudi d'otrni maniera
di certame, per premj offerendo animali, e manti, e velli.
E interrogandoli io perch soltanto ad essi Perseo solesse
apparire, e perch, discrepando dagli altri Egizj, avesse
ro statuito ludi d'ignudi, mi dicevano: originare Perseo
dalla loro citt; imperocch Danao e Linceo , essendo
chemmiti, navigarono ad Eliade; e da costoro facendo la
genealogia, discendevano a Perseo, e soggiungevano, che
egli venuto in Egitto, per la ragione medesima che i Greci
dicono, per portare di Libia la testa della Gorgone , appo
TOMo I.
16 *

a5o
loro anche giungesse , e tutti riconoscesse i suoi con*
giunti, e giunto fosse in Egitto non ignaro del nome
di Chemmi , ammaestrato dalla' madre : 1' agone poi
ignudo celebrare eglino per suo comando (92).
Tutti quest' istituti sono in vigore appo gli Egizj
abitanti al di sopra delle paludi ; e coloro che abita
no alle paludi , si servono degl' istituti medesimi che i
rimanenti Egizj, e nelle altre cose, e nel coabitare cia
scuno di essi con una sola moglie, al pari de' Greci (p,3).
Del resto per inopia dt vitto hanno eglino ritrovato
questi altri ajuti. Quando il fiume cresciuto , ed hat
per li campi mareggiato, nascono nell'acqua molti gigli,t
che gli Egizj chiamano loto. Questi , poich gli hanno!
falciati , diseccano al sole ; dipoi ci eh' nel mezzo del
loto , Mtniassimo al papavero , pestano , e si fanno pani
di esso, cotti al foco. La radice di questo loto eziandio
mangiabile , a meraviglia dolce , ed essendo rotonda ,
adegua in grandezza la mela (c)4). Vi sono parimente
altri gigli somiglianti alle rose , che nel flume pi. na
scono , de' quali il frutto chiuso in altro calice che
pullula appo la radice, similissimo nell' apparenza al favo
delle vespe. In esso frequenti bacche si contengono , grosse
quanto nocciuoli d' oliva , e si mangiano queste e lepere
e secche (p5). Il biblo , quello che annualmeute nasce ,
svelgono dalle paludi , indi ne recidono la sommita , e
la convertono a qualche altro uso (96); e il disotto, che
resta quanto un cubito, mangiano, e vendono: ma coloro
che vogliono far' uso di biblo assai buono, l'arrostiscono
in ardente forno, e cos se ne cibano (97). Non pertanto
alcuni di essi vivono di soli pesci, i quali, posciacch

5i
glt hanno predati e sventrati , disseccano al sole , e s
disseccati li mangiano (98).
I pesci gregali , quasi non nascono ne' 6umi , ma si 93
nutrono negli stagni, e fanno coc. Penetrata in loro la
smania del generare , nuotano i't frotte al mare. Duci
precedono i maschi , spargendo il seme ; e le femmine
che seguono , l' ingojano , e di esso concepiscono ; e
dacch divengono pregne in mare, rinu. tano addietro,
ciascuna specie alle sedi sue ; n pi i maschi , ma le
femmine sono le guidatrici ; e precedendo questo a tor
ma, fanno ci che quelli ftcevano , imperocch ad ora
ad ora spargono i granelli delle uova, ed i maschj se
guendo gT inghiottono (99). E cotesti granelli sono
pesci , attesoch de' granelli superstiti e non ingojati ,
nascono i pesci , che poscia si nutrono per gli stagni.
Ora quanti fra essi si predano mentre nuotano al
mare , appajono attriti a sinistra della testa ; ma quanti
poi sono predati nella tornata , la parte destra hanno
attrita ; e ci patiscono , per tale motivo. Tenendosi
a terra da sinistra discendono al mare , e risalendo
si tengono al lato opposto , appoggiandosi e radendo
quanto pi possono, per non fallire la via a cagione della
corrente. Perocch quando il Nilo comincia ad ingros
sare, cominciano a riempirsi, prima le cavit della terra,
e le pozzanghere , che sono appo il fiume , percorrenrendovi l'onda di esso, e rattoch questi luoghi si riem
piono , anche il tutto in un attimo pieno di pescio
lini. Donde poi essi verisimilmente nascano , a me pare
di comprenderlo. Conciossiach il precedente anno ,
quando il Nilo cala, i pesci che gi deposero nella mel-

i5a
ma le uova, se ne partono insieme all'ultima acqua, e
poich , nel girare del tempo , esuhera di hel nuovo
1'. acqua , nascono subitamente da quelle uova i pesci. E
questo succede intorno ai pesci.
Quegli Fgizj ebe abitano circa alle paludi si servono
d'olio spremuto dal fratto de' rcini, che gli Egizj chia
mano Vili. E il fanno in tale modo. Alle lahhra de' fiu
mi e degli stagni seminano questi Ticini , che in Grecia
nascono spontaneamente salvatichi. E seminati nell'Egit
to , portano, vero, molto frutto, ma graveolente. Ora
dacch hanno spiccato il frutto , gli uni ammaccandolo
lo spremono, gli altri friggendolo il cuocono , e ci che
gocciola da esso raccolgono. Ed grasso, e non meno del
l' olio opportuno alle lucerne, se non che sparge ingrato
odore (too). Contra le zanzare poi, le quali sono infinite,
usano siffatte industrie. A quelli che ahitano al di sopra
delle paludi giovano le toni, nelle quali ascendendo dor
mono , poich i venti rattengono le zanzare dal volare
in alto ; ma quelli che ahitano circa le paludi , invece
delle toni, adoperano questa difesa. Ogn' uomo si pos
siede una rete con cw' il giorno preda i pesci ; e della
stessa si vale la notte nel letto su cui riposa. Spande
intorno al Ietto la rete , di poi soltentrando , dorme da
quella coperto ; ch se dormisse avvolto ne' vestimenti
o ne' lenzuoli , per questi il morderehhero le zanzare ;
ma per le reti nemmeno tentano di ci fare.
Le loro navi da carico sono formate di spina, alhe
ro di cui la figura similissima al loto cireneo , e la
lagritra gomma (101). Adunque tagliando legni di
tale spina , lunghi cjuanto due cuhiti , li compongono

a53
a
di mattoni , cos fabbricando il naviglio. Con
cavicrbj st essi e lunghi connettono i legni bicuhitali , e
poich gli hanno por tale modo uniti , vi stendono nella
superficie dei panconi trasversali , n usano coste ; e
le commessure internamente otturano con biblo. Si fan
no un timone solo , e questo trapassa per la carena.
L'albero di che si vagliono di spina, e le vele sono di
biblo. Questi naviglj non possono andare eontr'acqua, se
non insorga validamente un prospero vento, ma si tira
no da terra riva riva. A seconda poi sono cosi diretti.
V ha un graticcio di tamarisco , a guisa di porta , cocito con vimini di canne, e v'ha una pietra forata all'
incirca del peso di due talenti. E la porta legata ad una
fune davanti al naviglio si lascia menare via dal fiume, .
mentre il sasso legato pure ad altra fune sta dietro. La
porta dunque per l'impeto dell'acqua velocemente progre
disce, e tragge la bari , che tale il nome di qu i naviglj ,
e il sasso tirato da tergo , essendo al fondo , regge il
corso. Di cotali naviglj ne hanno grandissima copia , e
taluni conducono il peso di molte migliaja di talenti (102).
Allorch il Nilo inonda la regione , solo le citt ap- 97
pajono sopravanzare , quasi a somiglianza delle isole
del mare Egeo ; poich il restante dell' Egitto diviene
pelago , e sorgono le sole citt ( 1 o3 ). E quando ci
interviene } non pi navigano per gli alvei del fiume .
ma per mezzo alla campagna. Ora chi da Naucrate sale
a Memfi, fa la navigazione' appresso le stesse piramidi,
che altrimenti si fa accanto all' apice del Delta , e ac
canto alla citt di Cercasoro: e dal mare e da Canobo
navigando a Naucrate per la campagna, verrai verso la citt

d'Antilla, e a quella che ha il nome di Arcandro. Di queste, la citt di Antilla, ch' insigne, assegnata distinta
mente per gli calzari della moglie di colui che di volta
in volta regna in Egitto , e ci si osserva dacch
1' Egitto sotto la podest de' Persiani ( 1 04 ). L' alu.a
citt poi a me sembra aversi il nome del genero di Dajtao , Arcandro da Ftia , figliuolo d' Acheo ; e per
chiamasi citt d' Arcandro; ovvero tale altro Arcandro
vi fu eziandio; che egizio il nome non certamente (1o5).
99
Finora ho detto quanto io ho veduto , opinato , ed
investigato , ma d' ora in poi , verr esponendo i ra
gionamenti degli Egizj , secondo che gli ho uditi , ag
giungendovi altres alcuna cosa per me veduta. Quel
, Menes , il quale primo regn in Egitto (tofi), dicevano
i sacerdoti , che munisse d' argini anche Memfi ; impe
rocch il fiume tutto correva allato al monte sabbionoso
Verso la Libia. Ma Menes, da circa cento stadj all' ins
di Memfi, otturando il braccio volto a mezzod, inaridi
il prisco alveo , e per un canale condusse il fiume a cor
rere nel mezzo de' monti. Ed anche oggid sotto i Per
stani , questo braccio del Nilo , il quale corre contenuto
a forza, s' invigila con grande custodia , e per ciascuno
anno si assiepa d' argini. Che se rompendo il fiume
voglia da quella parte traboccare , pericola Memfi tutta
d'essere sommersa (107). Ora come questo Menes,
che fu il primo re , ebbe ridotto a terra 1' otturato
braccio , in esso edific la citt , la quale ora si
chiama Memfi ; ( poich \ anche la Memfi posta
nelle anguste parti d' Egitto) e fuori di essa scav un
lago dintorno , derivato dal fiume , verso borea e verso

9^

a55
espero; attesoch il lato verso aurora dal. medjjgiroo Nilo
si serra. In essa inoltre celi
ri eresse il sacrario di V1d
carto, eh grande, e degnissimo di menzione. Dopo co- 100
stui , i sacerdoti mi computavano dal libro la serie di
altri trecento e trenta nomi di re , e in cotante gene
razioni d' uomini , erano dicioito etiopi , ed una donna
indigena, e gli altri tutti egizj; e la donna che, regn,
ebbe lo stesso nome che quella di Babilonia , cio Nitocris (108). Costei, mi dicevano, avere vendicato il fra
tello, che dagli Egizj, sui quali esso imperava, era stato
morto ; sendoch questi , uccisolo , conferirono a lei la
signoria , ed ella per vendicarlo fece perire molti Egizj
dolosamente , perciocch edific una stanza lunghissima,
sotterranea, in appart nza come opera nuova (109) f
ma altro macchinando in mente ; e invitati a ban
chetto molti degli Egizj ch'ella sapeva precipuamente
autori dell' uccisione , mentre si cibavano mand loro
addosso il fiume per un grande canale occulto. N
pi mi narrarono di costei , eccettoch avendo ella
ci fatto , si gitt in una stanza ripiena di cenere ,
affine di sottrarsi alla vendetta ( 110). Degli altri re, 10 li
non mi riferivano atto alcuno memorabile , o nulla
di splendido , salvo che di Meris , che tra essi fu
l'ultimo , il quale ben lasci per monumento i propilei
di Vulcano rivolti verso vento borea ; e scav un lago ,
del quale il giro di tanti sladj quanti io poscia di- .
chiarir; e le piramidi in esso costrasse , di cui la gran
dezza ricorder insieme col lago medesimo. Ora costui
dicono che tante opere formasse, ma nessuna nessun
degli altri.

i&6
02

Tutti dunque costoro lasciando da parte , far me


moria di lui che fu re dopo essi , per nome Sesostri. Ei
primo, dicevano i sacerdoti , partitosi con lunghe navi
dal golfo arabico , quelli soggiog che abitano appo il
mare rosso, finch navigando pi oltre, venne ad uu ma
re non pi navigabile a cagione delie secche ; e quinci ,
come tn Egitto fu ritornato, secondo il racconto de' sacerdoti , assunto un grande esercito il condusse per la
terraferma, debellando ogni nazione che gli porgeva im
pedimento (nt). E quando fra esse ne tnoontrava di
gagliarde, ed acerrime amanti di libert , egli nelle re
gioni loro piantava colonne che indicavano coll' iscrizio
ne e il nome suo, e delia patria, e come colla sua for
za le aveva soggiogale ; ma a quelle delle quali senza
battaglia e facilmente otteneva le citt , scrtveva ad esse
nelle colonne quanto avea scritto alle genti che si erano
rate virilmente , e di pi vi facea scolpire anche
le vergogne muliebri , volendo rendere manifesto che
03 erano imbelli (1ta). Cosi facendo scorrea la terraferma,
fino a che , dall' Asia trapassato in Europa , soggiog
gli Sciti ed i Traci ; che questi a me sembrano i pi
estremt ai quali venisse l' egizio esercito ; perch nel
paese loro si veggono innalzate le colonne , ma non
pi olu.e. Quindi rivoltosi , tornava addietro : ma ap
pressatosi al fiume Fasi , non posso accertatamele
affermare 1' avvenuto di poi , cio se lo stesso Sesostri ,
disgiunta dall' esercito suo una porzione , quanta ella si
fosse la lasciasse col ad abitare la regione, o se alcuni
de' soldati annojati del suo vagare , ivi intorno al Fasi
04 si rimanessero (n3). Perciocch i Colchi pajono essere

Egizj, e il dico, avendolo da prima 'per me compreso,


che da altri udito. E come a ci posi cura , gl' inter
rogai entrambi; e i Colchi si ricordavano pi. degli Egi
zj , che gli Egizj dei Colchi ; nondimeno dicevano gli
Egizj , eh' eglino reputavano i Colchi essere parte dell'
esercito di Sesostri ( 1 1 4). Ed io hollo congetturato, e per
ch essi sono di fosco colore e di crespi capelli , sebbene
nulla ci monta, essendovi altri popoli simili; e preci
puamente perch soli di tutti gli uomini i Colchi , gli
Egiziani e gli Etiopi si circoncidono da remoti tempi.
Ed i Fcnicj ed i Siri che sono in Palestina , confessa
no eglino stessi avere apparato ci dagli Egizj; ma i Stt'|
che circa il Termodonte abitano ed il Partenio fiu
me, e i Macroni che sono confinanti a costoro, dicono
che da' Colchi novellamente 1' appresero , poich questi
sono tra gli uomini i soli circoncisi ; e mostrano farlo
imitando gli Egizj. Ma fra gli stessi Egizj e gli Etio
pi , non saprei dire quali dei due 1' imparassero da
gli altri , atteso che e' pare rito antichissimo. Pure che
gli altri l'apprendessero in trattando coll' Egitto, me
ne viene porta anche quesla grande testimonianza; ed ,
che quanti Fenicj vivono in Grecia, non pi. imitano gli
Egizj in ci che si pertiene alle parti genitali, ed a co
loro che nascono non le circoncidono ( 1 1 5). Ma or via
altro dir ancora intorno ai Colchi , come sieno simili
agli Egizj. Questi, e gli Egizj lavorano soli il lino ad uno
stesso modo , e la vita e la lingua hanno vicendevolmen
te consimile. Ora il lino colchico dai Greci si appella
sardonico , e quello che proviene dall' Egitto chiamasi
egizio (116). Delle colonne poi che il re d'Egitto SesoTOMO I.
17

258
stri stabiliva per le regioni, il maggior numero non vetlesi pi permanente, bens alcune ne ho io vedute sussi
stere nella Siria Palestina, e in esse le prefate iscrizioni v'e
rano incise, e le donnesche vergogne (117). Vi sono ezian
dio dintorno all'Ionia due figure di quest'uomo scolpi
te sui massi , una l dove dalla campagna efesia si va
a Focea , e 1' altra dove da Sardi vassi a Smirna ; ed
in ambedue evvi sculto un uomo della grandezza di
quattro cubiti e mezzo , che colla destra mano tiene
un' asta , e gli archi colla sinistra , ed ha il resto dell'
armudura corrispondente si all'egizia come all'etiopica;
,e da un' omero all' altro porta scolpite pel petto sacre
lettere egizie, cosi dicenti: Io questa regione cogli omeri
miei hommi acquistata (11 8). Ora chi e donde egli sia ,
qui non dichiara , ma altrove I' ha dichiarato ; e pa
recchi che le hanno mirate , e congetturano che sieno
le immagini di Memnone , si allontanano grandemente
dal vero.
Cotesto egizio Sesostri , al dire de' sacerdoti , retro
cedendo , e conducendo seco molti uomini di quelle
genti delle quali aveva soggiogate le regioni , poich
nel ritorno si ridusse a Dafne pelusiaca, fu co'figlinoU
invitato ad ospizio dal fratello suo , alla cui fede aveva
Sesostri commesso l' Egitto. Ma questo fratello ammuc
chiata dintorno alla casa materia combustibile , soppose
il fuoco; e il rege , come se ne avvide, tostamente colla
moglie si consigli , perocch anche la moglie aveva
seco condotto , e costei il persuase , che essendo sei i
loro figliuoli , stesine due sulla pira , e fattili ponte
all'incendio, eglino passassero su quelli e si preservassero.

i5a
Il che oper Sesostri; e i due de' figliuoli furono ahhrac
ciati in tal modo; ma i rimanenti insieme col padre si
trassero a salvamento ( 1 1 9). Ritornato Sesostri in Egitto, 108
e vendicatosi del fratello , si servi in siffatto uso della
moltitudine ch' egli condusse dalle soggiogate contrade.
Le pietre d'immane grandezza, sotto un tale re traspor
tate al sacrario di Vulcano , da questi cattivi si tira
rono ; e le fosse tutte che adesso si veggono per
1' Egitto , questi sforzati scavarono ; e cos a loro mal
grado l' Egitto , ch' era tutto per lo avanti cavalcahile e
carreggiahile, ora di tali comodi privo; poich da quel
tempo l'Egitto, gi piano tutto, pi non si puote, n
con cavalli camminare, n con carri, cagione le fosse, che
moltiplica sono, e volte per ogni verso (120). Si tagli
poi dal re il paese pel seguente motivo. Quanti Egizj
non possedeano citt vicino al fiume , ma fra terra ,
costoro quando il fiume si ritirava, penuriando d'acqua,
si valevano di pi salmastre hevande , attinte dai poz
zi. E per fu partito l'Egitto. E dicevano che questo re oq
distrihuisse la regione a tutti gli Egizj , a ciascuno dando
a sorte un eguale quadralo , e quinci formasse i proVenti, imponendo il trihuto da soddisfarsi per ciascun
anno. Che se il fiume sminuiva la sortita porzione a ta
luno , costui andando al re , significava l' accaduto ; ed
il re inviava quei che vedessero e misurassero di
quanto s'era menomato il campo, acciocch per l'av
venire proporzionalmente pagato fosse l' imposto trihuto.
Ed a me pare che di qua trovatasi la geometria, perve
nisse in Grecia , poich il polo , e il gnomone , e le do
dici parti del giorno dai Bahilonesi impararono i

*6o
no Greci (i 21). Solo costui dei re egizj signoreggi l'Etio
pia , e lasci in memoria davanti al tempio di Vulcano ,
statue marmoree , due di trenta cuhiti , cio la sua c
della moglie; e quelle dei quattro figliuoli, ciascheduna
di venti cuhiti (iaa)- Iunanzi adesse volle , dopo lungo
tempo , Dario il persiano porre la sua statua , ma noi
sofferse il sacerdote di Vulcano , dicendo, ch' egli non
aveva operato geste quali l' egizio Sesostri , perocch
Sesostri avea dehellato non minore numero di nazioni
ch'egli, ed inoltre gli Sciti; ma Dario non era stato va
lente a sottomettere gli Sciti , e per non essere giusto
che davanti a' monumenti da quello consecrati , si ponesse
chi non lo aveva sopravanzato colle opere. A tale in
genua lihert , raccontano , che Dario concedesse per
dono (ia3).
111
Morto Sesostri , dicevano , che Feron suo figliuolo
gli succedesse nel regno , e che costui non intrapren
desse spedizione alcuna , ma gli accadesse di divenire
cieco , per tale cagione. Scendendo allora copiosissimo
il fiume all' altezza di diciotto cuhiti , come sormont i
campi, facendo impeto il vento, divenne il fiume fluttuo
so. Ora cotesto re dicono che in sua petulanza , presa
un' asta la scagliasse nel mezzo de' gorghi del fiume , e
che poscia infermandosegli suhito gli occhi, ei perdesse
la vista. E per dieci anni fu cieco ; ma 1' undecimo anno gli venne un oracolo dalla citt di Buio ,
che gli annunziava essere spirato il tempo della pena,
e ch' ei tornerehhe a vedere , lavandosi gli occhi con
urina di donna, la quale non avesse avuto consuetudine
che col solo marito, e di altri uomini fosse inesperta. Ora

egli primamente prov quella di sua moglie , poi non


ricuperando la vista, successivamente fe' esperienza delle
altre tutte ; e veggendo finalmente , congreg in una
citt , in quella ch' oggi si chiama Eritre-holos (ia4),
ogni donna che aveva provata , eccetto lei per la cui
urina tornava a vedere e soppostovi il fuoco, tutte le
ahhracci insieme colla citt stessa. Ma quella per la cui
urina riehhe egli la veduta , costei condusse in mo
glie (ia5). Liheratosi dunque dal malore degli occhi,
per tutti li sacrarj pi notahili offerse doni , e ci ch'
degno massimamente di menzione , dedic opere mira
hili nel sacrano del Sole , due ohelischi marmorei , e
l'uno e l'altro d'un pezzo, di lunghezza ciascuno egual
mente cuhiti cento , e di larghezza cuhiti otto
A costui dicono che nel regno succedesse un uomo 1 1 a
memfite , che in greca lingua chiamasi Proteo , del
quale presentemente in Memfi la porzione di ter
reno sacro, hella molto e hene adorna, giacente a noto
del tempio di Vulcano. Dintorno a cotesto tenere ahi
tano i Fenicj Tirj, e tutto il luogo appellasi, Alloggia
mento de' Tirj. In questo tenere di Proteo , v' il sa
crario detto di Venere ospite, e congetturo che tale n3
sacrario sia di Elena figliuola di Tindaro , e perch ho
udito dire che Elena gi dimorasse appo Proteo , e
pel soprannome di Venere ospite , conciossiacch fra
quanti sacrarj vi sono di Venere , nessuno ha dell'
ospite il soprannome. E di vero i sacerdoti, a me, che
gli richiedea delle cose spettanti ad Elena , narravano
essere accaduto s fattamente. Alessandro avendo di Sparfa rapita Eiena , navigava a casa ; ma come Ai neh" E-

a6a
geo, violenti venti il sospinsero nel mare egizio (127),
e di qua ( poich il soffio non mitigava ) approda all'E
gitto , e dell' Egitto alla bocca del Nilo ora detta Canobica , ed alle Tarichee. Sul lido v' era il sacrario di
Ercole , che ancora . Il servo di qualsiasi uomo, che
ad esso rifugge, e d s stesso al nume, ove voglia es
sere marcato di sacre slimate, non pi lecito toccare.
Questa legge qual ella fu da principio, tale manliensi insino all'eia mia. Adunque certi servi d' Alessandro , da
lui si staccarono, conosciuta la legge del sacrario; e se
dendo supplici alla deit , accusavano Alessandro , vo
lendogli nuocere, coll' esporre tutto il fatto per Elena, e
l'ingiuria praticata a Menelao; e ci denunziavano ai sa
cerdoti, ed al custode di quella foce, nomato Toni. Tali
cose udite Toni, invi prestissimamente a Memfi a Pro
teo un annunzio cosi dicente : Arriv qui un fore
stiere , di nazione teucro , il quale commise in Grecia
un esecrando fatto , poich sedotta la moglie dell' ospite suo , e lei conducendo via con molte ampie ric
chezze, qua se ne venne, dai venti alla tua terra gittato.
Il lasceremo dunque di qua sciogliere illeso, o piuttosto
gli leveremo quello con che egli venuto? E Proteo
di rimando a queste parole disse. Un tale uomo, qual'ei
si sia, che cosi empie ingiurie ha una fiata commesse all'
ospite suo, voi il pigliate, e me1 conducete, acciocch io
intenda che cosa mi sapr dire. Ci udito Toni, piglia
Alessandro, e ritiene le navi di lui; quindi il conduce a
Memfi , ed Elena con esso lui , e le ricchezze , ed inoltre i
supplichevoli. Quivi tutti arrivati , Proteo richiese ad
Alessandro , chi fosse , e donde ei navigasse ; e questi gli

63
ricord la stirpe sua , e il nome disse della patria , e
il corso espose e il donde di sua navigazione. Po
scia Proteo l' interrog , dove avesse avuta Elena , e
deviando Alessandro nel discorso , e non favellando la
verit , i gi fatti supplici il redarguivano , esponendo
per ordine tutta l'ingiustizia. Finalmente Proteo pronun- 1 15
zio questa sentenza: Se io, disse, non reputassi impor
tare molto il non uccidere nessuno de' peregrini , quanti
sospinti da' venti vennero alla mia terra , io ti avrei
punito per quel greco , al quale , o iniqissimo tra gli
uomini , tu commettesti , dacch ti ha accolto ospital
mente, azione scelleratissima. Alla moglie dell'ospite tuo
ti sei appressato , e tanto non ti hastato , ma eccitata
dalle tue frodi , e rapita te ne sei ito tenendola. E
nemmeno questo solo ti hastato, ma predala la casa
dell' ospite tuo , qua venisti. Ora perch reputo di gran
momento il non uccidere stranieri , io non sopporter
che tu di qu via conduca questa donna e le ric
chezze ; hens ci io serher all' ospite greco , finch
venendo egli stesso voglia portarsele ; ma a te, ed ai
compagni del tuo navigare intimo che in tre giorni
dalla mia terra veleggiate ad altra , se no vi tratter
come nemici.
E tale dicono i sacerdoti che fosse la venuta di Elena 1 16
a Proteo. Ed a me semhra che anche Omero udisse
questo racconto; ma non era decoroso per l' epopeja
egualmente che V altro del quale s' servito ; per il
lasci , comecch dichiarasse che questo pure gli era
noto. E ci manifesto dal modo, secondo il quale ha
poetato nell' Iliade gli errori di Alessandro , senza mai

364
ritrattarsi altrove , cio come questi se ne partisse con
ducendo Elena , e come vagando per altre parti ap
prodasse anche a Sidone di Fenicia. E ci ricor
da nella prodezza di Diomede , dicendo coi versi
cos (ra8) :
Ove di pepli istoriati un serbo
Tenea , lavor delle fenicie donne
Che Paride solcando il vasto mare
Da Sidon conducea , quando la figlia
Di Tindaro rapio. (129)
E ne fa ricordo anche nell' Odissea in questi versi :
Tai la nata di Giove utili avea
Farmachi , dono a lei di Polidanna
Sposa egizia di Toni , ove la terra
Ferace porta assai piante , e frammiste
U utili molte , a perniziose molte.
E queste altre parole pure a Telemaco volge Me
nelao :
Me desioso del ritorno , ancora
In Egitto tenean gli Dei , clt offerto
Lor non . aveva t ecatombe intgre. (i3o)
In questi versi dichiara il poeta T ch' erano a sua no
tizia gli errori di Alessandro in Egitto ; scndoch la
Siria confina all' Egitto , ed i Fenicj , dei quali Si
done , ahitano nella Siria. Secondo tali versi , e da
tale passo , non poco , anzi assai chiaro si rende , che
li Ciprj versi , nou sieno d'Omero, ma d'alcun altro;
.poich ne' Ciprj versi si dice, che Alessandro giunse nel
terzo giorno da Sparta ad Ilio , con vento prospero e
mare tranquillo , mentre nell' Iliade dice il poeta che

quello vagasse in condurla (t3o). Ma ad Omero, ed


ai Ciprj versi , porgiamo un addio.
Ora interrogando io i sacerdoti, se vano fosse o no il 118
racconto de' Greci su quanto accadde intorno ad Ilio ,
ecco ci che mi soggiunsero, affermando di averlo rilevato
dal medesimo Menelao. D ,po il ratto di Elena vennealla terra teucra un numeroso esercito di Greci, per soc
correre Menelao. Disceso 1 esercito a terra ed accam
patosi invi ad Ilio nunzj, e con essi vi and Mene
lao stesso ( 1 3 t ). Costoro, poich entrarono nel muro,
ripeterono Elena colle ricchezze rubate nell' andarsi
da Alessandro , e richiesero il risarcimento delie in
giurie. Ma i Teucri allora e poscia , con giuramento
e senza , costantemente dicevano di non aversi n
Elena , n le domandate ricchezze ; bens esistere tutto
questo in Egitto; e per non essere giusto ch'eglino sog
giacessero a pagare il fio, di quanto si tene da Proteo
re egiziano. Il perch i Greci stimandosi derisi da
quelli, tanto assediarono la citt, che la presero, e
presala, come Elena non comparia , ed udivano repli
carsi lo stesso discorso , cosi finalmente i Greci credendo
alla prima narrazione , inviarono a Proteo il medesimo
Menelao. Venuto Menelao in Egitto, navig a Memfi , 119
ed esposta la verit delle cose , ottenne insigni doni
ospitali, e riebbe Elena illesa, ed oltre a ci, tutte le
ricchezze sue. Ma ancorch tutto questo ei sortisse ,
nonpertanto Menelao si comport da uomo iniquo verso
gli Egizj; imperocch essendo egli sulle mosse era trat
tenuto dalle bonaccie ; e come il ritardo lungamente
durava , pens di iare una scellerata cosa. Prese due
TOMO I.
ij *

a66
fanciulli di que' popolani , e gli scann; e poscia di
vulgatosi questo suo fatto , egli odialo e scacciato , se
ne and fuggendo colle navi verso Lihia (i3a). Da indi
dove si volgesse, non sapeauo pi dirlo gli Egizj (i 33) ;
e delle cose dette affermavano di conoscere le une per
indagine , ed esporre le altre con certa scienza per essere
i ao appo loro accadute. E ci mi dicevano i sacerdoti d'Egitto;
ed io altres acconsento a qnm:o m' hanno narrato in
torno ad Elena, cosi soggiungendo. Se Elena fosse stata
in Dio, certo ai Greci l'avrehhero renduta , volendo Alessandro o non volendo, perocch u Priamo, n gli altri
congiunti di lui, avevano si offeso il giudizio, che volessero
pericolare essi co' loro corpi, e coi figliuoli, e colla citt,
acciocch Alessandro con Elena si godesse. Che se eziandio
ne' primi anni avessero cosi opinalo, dopo che molti al
tri Trojani, ogni qualvolta attaccavano mischia co'Creci ,
perivano , e dello stesso Priamo due o tre od anche
pi figlinoli morivano ad ogni pugna ( seppure dire si
deve alcuna delle cose onde giovati si sono gli epici) io
credo, che in accadendo tai latti, quando parimente lo
stesso Priamo avesse sposata Elena , 1' avrehhero eglino
ridata agli Achei , affine di liherarsi da' presenti mali.
Inoltre nemmeno il regno spettava ad Alessandro , cosi
che da lui pendesse per la vecchiaja di Priamo la som
ma delle, cose , hens1 Ettore ch'era maggiore d'anni, e
assai pi prode di lui, doveva succedere alla morie di
Priamo, n gli convenia condiscendere all'ingiusto fra
tello, segnatamente che per cagione di quello, e a s in
particolare, e a tulli gli altri Trojani, accadevano mali
grandissimi. Ma n avevano Elena per renderla, n ad

267
essi che il vero dicevano porgevasi fede da' Greci , cos,
se io devo palesare la mia opinione , disponendo il nume ,
che coloro distrutti con totale eccidio , facessero chiaro
agli uomini , che alle grandi ingiurie , grandi scendono
anche le pene dagli Udii. E tanto , giusta il mio pa
rere , sia detto.
A Proteo affermavano che succedesse nella signoria
Rampsinito, il quale per suo monumento lasci i propilei
del sacrario di Vulcano che riguardano ad occaso. Rimpetto poi ai propilei eresse due statue, che hanno venticinque
cubiti di grandezza ; delle quali la posta ver. o borea gli Egizj chiamano estate , e inverno quella ch' verso noto ; e
la per essi chiamata estate, inchinano, e bene trattano, ed
alla chiamata inverno, fanno U contrario. A questo re pro
venne grande ricchezza di denaro , s che nessuno det re
successori pot superarlo, n venirgli da presso; e volen
do custodire in sicuro i denari , fe' edificare una camera
di pietra, della quale uno de' muri riferiva alla parte ester
na della casa. Ora 1' operajo, insidiando il denaro, cos
macchin. Una pietra apparecchi tra le altre, che si po
tesse da due uomini ed anche da uno smuovere agevol
mente del muro. Come la camera fu compiuta , il re te
saurizz iu essa i denari ; ma volto alcun tempo , 1' edificatore toccando la fine della vita , chiam a s
i fighuoli , ch due ne aveva , e ad essi espose con
quale artifizio costruendo il tesoro del re provveduto
avesse all' opulento lor vivere. Chiaramente dunque
ad essi spiegato U tutto circa lo smuovere della pie
tra , diede le misure di quella , soggiungendo che
ov' eglino tai cose osservassero , sarebbono i cantar

2f8
linghi de' reali denari. Questi termin la vita , ed i
figliuoli suoi non dtfferirono il lavorio ; poich avvi
cinandosi alla reggia , nottetempo , e la pietra ritro
vando ne1l' edificio , facilmente la maneggiarono , e
di denari ne asportarono molti. Ora per avventura il
re aprendo la camera , stup , nel vedere i vasi del
denaro scemati , n avea cui incolpare , essendo in
tatti i sigilli, e chrusa la camera. Ma e due e tre vol
te aprendo , e sempre veggendo sminuito il danaro ,
poich i ladri non cessavano di predare , egli fece cosi.
Ordin che si formassero de' lacciuoli, e questi si pones
sero d' intorno a'vasi, entro ai quali era il denaro. Ven
nero i ladri , come per 1' avanti , e 1' uno di essi den
tro sbalzando , nell' appressarei al vaso , incapp diret
tamente nel laccio. Ma non conobbe egli appena in che
male trovavasi, che chiamato il fratello, e a lui manife
stando il presente caso , ingtunse a quello di saltar den
tro subitamente, e mozzargli il capo, acciocch quan
do fosse veduto e riconosciuto , non cagionasse ezian
dio la perdita di lui. E a questi parve che ben par
lasse , e persuaso tanto esegu ; indi adattata di bel
nuovo la pietra, se ne and a cast, portandosi la testa
del germano. Come fe' giorno , entrando il re nella
stanza, smarrissi, in vedere nel laccio il corpo del ladro
decollato , e la stanza illesa, e senza ch'ella si avesse o
ingresso od uscita ninna. In tale perplessit, fece ei cos.
Il cadavero del ladro appese al muro , e col apposti cu
stodi, lor comand, che se alcuno vedessero che il com
piangesse o commiserasse , costui preso il conducesse
ro a lui. Intanto che il cadavere era appeso, la madre

269
ci malamente pazientava , e tenuto discorso col fi
gliuolo superstite gl' intim che s' ingegnasse del come
meglio potesse sciogliere il corpo del fratello , e a
lei recarlo , altrimenti se ci negligesse , ella minac
ciava di andarsi al re , e di accusarlo d' averne egli i'
denari. La madre per tale modo aspramente accolse
il campato figliuolo , e costui molte ragioni dicendole ,
non la persuase. Quindi questo artifizio escogit. Ac
conciando degli asini , gli caric di otri pieni di vino ,
e poscia se li cacci innanzi , e come fu dov' erano i
custodi dell' apjeso cadavere , tirando due o tre dei
colli dei penduli otri gli sciolse ; e allo scorrere del
vino , egli la testa battevasi schiamazzando grande
mente , quasi non sapesse a quale degli asini prima
volgersi. Ma i custodi come videro scorrere in copia il
vino , concorsero sulla strada con vasi , e raccogliendo
il vino che si spargeva , il facevano proprio guadagno ;
e costui a tutti dicea villania , fingendo collera. Pure i
custodi consolandolo , simul eoi tempo d' ammansar
si , e di allentare la collera ; finalmente gli asini
spingendo fuor di via, acconciavagli di bel nuovo; ma
qui facendo molti discorsi in fra loro , e taluno pure
motteggiandolo, e movendolo a riso, egli per sopra pi
don loro uno degli otri; e coloro, l, cos com'erano,
sdrajatisi non pensarono che al bere , e a pigliare lui
per mano e ad esortarlo di rimanersi , e che seco loro
leesse. E certamente egli si lasci persuadere, e restossi.
Ora siccome nel bere cortesemente lo salutavano, egli loro
diede in giunta ancora un' a iro di quegli otri, e i custo
di tracannando, s ubbriacarono a pi non posso, finch

270

'

vinti dal sonno, l dove bevevano, s'addormentarono. Ma


1' altro , a notte inoltrata disciolse il corpo del fratello ,
e radette per beffa le destre guancte a tutti i custo
di (t34). Sovrapposto poi il cadavere agli asini, gh
ricacei verso casa , adempiuti i comandi della madre.
D re , all' annunzio , eh' eta stato rubato il cadavere
del ladro , ne senti gran pena ; e volendo ritrovare ad
ogni modo chi si fosse il macchinatore di tali cose ,
dicono , facesse questo eh' io gi non credo. La fi
gliuola sua pose a sedere in un meretricio , comandan
dole eh' ella accogltesse tutti egualmente , ma prima del
diletto, sforzasse ognuno a narrarle quale fatto avesse
in vita commesso e pi astuto e pirt empio, e dove taluno
narrasse l'avvenuto intorno al ladro, costui essa pigliasse,
n il lasciasse andar fuori. Mentre adempiva la fanciulla
i comandi $cl padre, intese il ladro perch ci si ope
rasse , e volendo in astuzia superare il rege , s fece.
Dall' omero d' un recentemente morto dispicc il brac
cio , e se ne and tenendoselo sotto il mantello. Cos
entrato alla figliuola del re , ed interrogato siccome gli
altri, ricord, che la maggiore scelleraggine allora com
messa aveva , quando mozz il capo al fratello preso
dal laccio nel tesoro del re ; e la maggiore astuzia ,
quando imbriacali i custodi , disriolse il cadavero dell'
appeso fratello. E quella , ci udendo , il pigli , ma il
ladro nelle tenebre le avea proteso il braccio del mor
to , ed ella presolo il riteneva , credendosi strignere
il braccio di lui medesimo; ed il 1 tdro intanto da lei
ritirandosi, us ito delle porte, se ne fugg. Come pari
mente al re queste cose furono riferite, rimase egli

2^1
attonito dello scaltrimento e dell' audacia dell' uomo ;
e finalmente mand per ogni citt a bandire che gli
accordava l' impunit , e gran doni gli prometteva , se
al suo cospetto venisse ; e il ladro , porgendo fede ,
portossi a lui , e Rampsinito 1' ammir grandemente , e
la stessa figliuola in matrimonio gli concedette , come
a quello che ne sapea pi di tutti gli uomini , poich
dicono prevalere gli Egizj agli altri , e costui agli
Egizj (i35).
In appresso , narravano , che questo re discendesse
vivo gi dove i Greci reputano essere 1' inferno ; e
l insieme con Cerere giuocasse ai dadi (t36); e ta
lora la vincesse , talora le restasse inferiore ; e quindi
in su tornasse , riportando da quella in dono un aureo
mantile. E dalla discesa di Rampsinito , al suo ritorno ,
dicevano gli Egizj osservare una festa, la quale ho an
cor io veduta celebrarsi dai medesimi sino all' et mia ;
nondimeno se essi festeggino per altro che , o per la
cagione antedetta, no1 posso io dire. I sacerdoti vestono
uno dei loro d' un pallio , eh' eglino hanno tessuto nel
giorno stesso festivo , indi gli bendano gli occhi (t 37),
e adducendolo cos alla via che porta al sacrario di Ce
rere , essi tornano addietro. Questo sacerdote , bendato
gli occhi , dicono che da due lupi si guida al sacra
rio di Cerere , distante venti stadj dalla citt , e che
novellamente addietro allo stesso luogo dai lupi sia ri
condotto. Di tali racconti degli Egizj si vaglia colui
al quale sembrano probabili , eh' io per tutta la narra
zione mi sono proposto , di scrivere quanto da cia
scuno ho udito. Raccontano gli Egizj che Cerere e

272
Dioniso tengano il principato de luoghi inferni. Pri
mi eziandio furono gli Egizj ad affer1tare questo dog
ma , che 1' anima dell' uomo immortale , ed entrare
ella, struggendosi il corpo, in altro animale che allora
nasce, e poich ha percorso per tulli li terrestri , e
marini , e volanti animali entrare ancora nel corpo
d' uomo nuovamente nato e fornire questo suo giro
in tre mille anni. Di tale sentenza si servirono cer
ti Greci , gli uni prima , gli altri dopo, come se fosse
loro propria , de' quali io so i nomi ma non gli scrivo. (i38)
Sino al re Rampsinito dicevano esservi stata in Egitto
ogni eccellenza di leggi, e fiorila grande abbondanza ;
ma che dopo di lui , regn Cbeope, e che questi si
spinse ad ogni nequizia (t3j,). Conciossiacl> serrato
avendo tutti i sacrarj , interdisse primamente i sacrificj ;.
indi , comand che tutti gli Egizj a lui lavorassero ; e
agli uni assegn il trarre pietre delle cave che sono nel
monte arabico insino al Nilo : agli altri impose che
traghettando sui navigli per lo fiume le pietre, le rice
vessero , e le traessero al monte nomato libico. Lavo
ravano cos mutandosi per ogni trimestre da cento migliaja d' uomini , e del tempo in cui fu il popolo s
macerato, anni dieci s'impiegarono nel lastricare la stra
da per cui vennero tratte le pietre. Questa strada
opera , a mio parere , non di molto interiore alla pi
ramide , perciocch lunga stad cinque , larga dteci
orgie , ed Ita, l dove alttssima, otto orgie, ed di
pulita pietra e adorna d'animali intagliati. Dieci anni
dunque furono spesi per essa, e per le stanze sotterranee

273
nel colle sopra il quale stanno le piramidi, ch'ei destin
per suo sepolcro in un' isola , introducendovi una fossa
del Nilo. Ma nel costruire cotesta piramide vi oorse il
tempo d' anni venti. Ogni sua fronte , essendo ella qua
drangolare , di otto jugeri , e l' altezza pari. Pulite
sono le sue pietre e artatamente congegnate, e niuna
minore di trenta piedi. Ora questa piramide fu fahhrica- I25
ta a modo di gradi, che alcuni nomano merli, altri al
tarini (i4), e poich tale primamente la fecero, alzavano
li rimanenti sassi con macchine formate di hrevi legni;
dal suolo levandoli alla prima serie de' gradi; e com*
era ad essa salito il sasso , ponevasi in un' altra mac
china , che stava sulla prima sene ; e da questa alla
seconda si traeva sopra altra macchina; perocch quant' erano le serie de' gradi , altrettante erano anche le
macchine, ovvero, acciocch amhedue i racconti siano da
noi esposti , trasferivano di serie in serie , la stessa mac
china essendo ella m1a e facile a portarvisi, quando ne '
avevano liherato il sasso. Le parti superiori di essa
piramide furono perfezionate prima; quindi le seguenti,
e Analmente vennero compiute le prossime al suolo ed
ime (141)- ^er lettere egizie si significa nella pirami
de quanto in ravani , cipolle , ed aglj siasi pegli ope
ra) consumato ; e come io hen mi ricordo ci che diceami l'interprete, il quale leggeva le lettere, la som
ma fu di mille e seicento talenti d' argento. Che se la
cosa cosi , quanto eziandio convenevolmente credia
mo che fosse speso nel ferro di che si valsero pel
lavoro , e ne' cihi , e nelle vesti de' lavoratori ? e se
tanto fu il tempo quant' io ho detto nell' edificare l'otomo l.
18

a74
pera, altro non poco, come a me pare, se ne impieg
per tagliare e condurre le pietre , e per aprire la fossa
26 sotterra (t42). Anzi dicono che venisse Cbeope a tale
malvagit , che fallendo a lui il denaro , ordin alla fi
gliuola sua di sedere in un postribolo, e guadagnarsi cer
ta somma di moneta. Quant' essa si fosse non mi fu detto,
bens dicevano che costei guadagnasse la somma impostale
dal padre, e si pensasse di lasciare anch' ella del proprio 1m
monumento, onde richiedesse a ciascuno che a lei entra
va, in dono una pieUa idonea all'opera; e narravano che
di coteste pietre, fosse edificata la piramide , quella delle
tre che stassi in mezzo, opposta alla grande piramide, e che
27 ha pet' ogni faccia, un intero jugero e mezzo. Dicevano
gli Egizj che questo Cheope regnasse anni cinquanta ;
e lui morto , il regno pervenisse al fratello suo Che
fren; e costui usasse gli stessi modi dell'altro, s nel re
stante, come nel fare una piramide, la quale nondimeno
non adegua la fraterna nelle misure; poich noi eziandio
le abbiamo misurate. N le soggiaci 0110 stanze sotterra ,
n ad essa scorre fossa derivata del Nilo, come nell'al
tra, perch l'onda accerchia per un canale murato l' isola in cui dicono che il medesimo Cheope sia sepolto.
Ma Chefren avendone vestito il primo ordine di pietra
etiopica vergolata , la costrusse allato alla maggior pira
mide , tenendola ad essa nella grandezza quaranta piedi
28 pi bassa ( 1 43). Ambedue stanno sullo stesso colle, alto
cento piedi in circa. Chefren dicono che regnasse anni
cinquanta sei ; e cos computano questi cento e sei anni ,
nei quali gli Egizj furono in ogni male, n i chiusi sacrarj si apersero per cotanto tempo. Tali re per odio

27''
gli Egizj non vogliono tampoco nominarli , ed an
che le piramidi chiamano dal pastore Filitione , il
quale per quella stagione pascea verso que' luoghi il
bestiame.
,
Dopo costui , dicevano , che regnasse in Egitto
Micerino , figliuolo di Cheope , e eh' egli si mostrasse
dissonante alle azioni d.J padre , ed aprisse i sacrarj ,
ed al popolo trinc1ato neh" estremo de' mali conce
desse di volgersi alle opere ed ai sacrificj , e fra tutti
i re egli giustissimo giudicasse le loro liti. Laonde ,
di quanti gi furono re degli Egizj , questo predicano
sommamente , perch in fra le altre cose e retti erano
i giudizj suoi, ed a chi Iagnavasi della sentenza, donan
do del proprio il mandava tutto contento (t44). Sendo
Micerino si mite coi cittadini , e a ci dando opera ,
principio dei mali suoi fu la morte della figliuola ,
la quale era 1' unica prole della sua casa. Per tale ac
cidente oltre misura dolendosi , e volendo in modo
vie pi distinto che gli altri seppellire la figliuola ,
fece foggiare una vacca di legno incavata , e poscia in
doratala , dentro vi seppell questa morta figliuola.
Una tale vacca non fu gi occultata , ma ancora sino
all'et mia era palese , e stava nella citt di Sai, nella
reggia, in una camera apparatt. Appo quella profumi di
ogni sorta si abbruciano per tutto il giorno; ed ogni notte
perpetuamente le arde daccanto una lucerna. Presso a
cotesta vacca in altra camera stanno le immagini delle
concubine di Micerino , come narravano i sacerdoti
della citt di Sai. E veramente stitttnovi de' colossi di
legno , di numero venti all' incirca , formati ignudi ;

276
ma di chi sieno , non so io dire , se non ci che st
3 1 narra. Alcuni e della prefata vacca , e de' colossi ten
gono tale ragionamento , cio che Micerino s' innamor
della figliuola sua , e poscia seco lei si congiunse vio
lentemente, e quindi dicono che la fanciulla per doglia
si strangol , ch' egli la seppell in questa vacca , e che
la madre di lei tronc le mani alle cameriere , le quali
avevano tradita al padre la figliuola, e cosi avere le imma
gini di esse ora patito quello che le vive patirono. Ma
tanto dicono , cred' io , cianciando , e rispetto al rima
nente , e rispetto eziandio alle mani de' colossi , attesocch questi , come noi pure vedevamo , perdettero
per vetust di tempo le mani , le quali anzi appa
rivano giacenti ai piedi dei simulacri , insino a' miei
3 a giorni. La vacca nel restante del corpo si ricopre d'un
purpureo pallio , ma la cervice e la testa mostra in
dorate con oro assai denso , e fra le corna vi so
vrasta imitato il circolo del sole. N la vacca ritta ,
ma posa sulle ginocchia ; di grandezza quanto una gran
vacca viva ; e si porta fuori della camera una fiata per
ciascun anno. Perocch quando gli Egizj si percuo
tono pel nume che a me in tale cosa non lecito no
minare (i45), allora parimente traggono in luce la vac
ca , e dicono aver ella in morendo pregato il padre suo
Micerino, che una volta ogn' anno le fosse dato di ve33 dere il sole. Dopo la calamit della figliuola , narrano
che al medesimo re questo accadesse. Dalla citt di
Buto gli venne un oracolo , cOm' egli soli sei anni cam
perehhe, e che nel settimo gli conveniva morire. Il che
mal pazientemente sostenendo , mand egli all' oracolo

277.
per rimproverare la deit, rinfacciandole che il padre
suo e lo zio, serrando i sacravj, e non si curando degl' iddii , anzi anche gli uomini distruggendo , non per
tanto erano vivuti assai tempo ; ed egli che pio era ,
cos tostamente dovesse morire. Allora gli venne dall' ora
colo questo secondo responso: per anche a lui il corso
della vita accelerarsi , perch fatto non aveva quello
che uopo era il fare , conciossiacch l' Egitto doveva
per cento e cinquanta anni essere da malori travaglia
to , e ci i due re predecessori suoi avevano inteso ,
ma non gi egli (1 46). Il che udendo Micerino, com'e
gli era cos sentenziato , fatte molte lucerne , al cadere
della notte , accendendole , heveva e dilettavasi , n di
sostando n notte , per paludi e per hoschi vagando ,
e per dove imparava che fossero recessi voluttuosissimi,
hi queste cose s' industriava , volendo ei l' oracolo con
vincere di mendacia , cos che dodici gli anni divenis
sero invece di sei; delle notti facendo giorni ( 1 47)Anche costui lasci una piramide molto minore della
paterna , tre jugeri manco venti piedi per ogni faccia ,
essendo quadrangolare , e di pietra etiopica insino alla
met (t48). Essa, dicono alcuni Greci, che sia di Rodope donna cortigiana (i49), m* non rettamente; at
tesoch costoro mi semhrano non avere notizia nem
meno chi si fosse la Rodope di cui parlano ; altrimenti
a costei non riferirehhero la costruzione della men
zionata piramide , in cui migliaja innumerevoli di ta
lenti , per cos esprimermi , si sono consumate : senza
che pare che n anche sapessero come nel regno di
Amasi , e non di costui , fior la Rodope ; imperocch

ben molti anni dopo di questi re che di se lasciarono


le ptvfatc piramidi , fu la Rodope , di nazione trace ,
ancella di latttnone figliuolo d'Efestopolio , uomo samio,
e consona d'Esopo autore di favole (t So); poich que
sti pur fu servo di Iadmone , come consta singolarmente
da ci , che avendo pi fiate bandito i Delfi per co
mando dell' oracolo, se alcun volesse ripetere la pena per
la vita d' Esopo , nessun altro si present , e la ripet
un figliuolo del figliuolo di Iadmone , Iadmone ancor
esso nomato. E cosi fu Esopo servo di Iadmone (t5i).
1 35 Ma Bodope and in Egitto, portatavi da Csanto samio;
e venutavi per far guadagno, fu con gran denaro reden
ta da mt uomo mitilcneo, da Carasso figliuolo di Scama udronimo, e fratello di Saffo la poetessa. Cosi Rodope
dunque lu liberata , e rimase in Egitto , ed essendo
molto galante, somme ricchezze acquist per una Ro, ma non tante che a tale piramide potessero
ascendere. E cerio la decima delle facolt di lei po
lendosi conoscere anche al di d' oggi da chiunque il
voglia , duopo non che tesori se le , attrtbuiscano.
Imperocch Rodope desider lasciare un monumento di
s in Grecia , e fece tale opera che non accadde mai
che altri inventasse, ed in sacrario offerisse, e per me
moria sua ella in Delfo la dedic. Adunque fatti della
decima delle sue ricchezze molti spiedi ferrei atti ad infil
zarvi interi bovi, e lauti quanti n'era capace la decima,
gli mand a Delfo, dove insino al di d'oggi si veggono
ammucchiati , dopo 1' ara che i Chii dedicarono , e
rimpetto del tempio medesimo (132). E sogliono in
Naucratc dimorare cortigiane venuste assai , perciocch ,

279
e costei, a cui si volge il presente ragionamento , di
venne cos famosa che tutti i Greci appresero di Re
dope il nome ; e un altra eziandio dopo costei per
nome Archidice fu per la Grecia decantata , sehhene
meno della precedente ehhe fama ne' croochj ( 1 53).
Ma Carasso come liher Rodopc , e ritorn in Mitilene , assai da Saffo ne' versi fu morso con amari det
ti ( 1 54)- Ed ora intorno a Rodope ahhia posa il di
scorso.
Dopo Micerino , dicevano i sacerdoti , Asichi essere
stato re dell' Egitto ( 1 5 5) , il quale fece i propilei
al sacrario di Vulcano , che risguardano il sole na
scente, e sono hellissimi e grandissimi. Imperocch an
che gli altri propilei hanno tutti figure scolpite, ed in
terminato prospetto di edificj , ma questi in ci li
superano di gran lunga. Sotto tale regnante , essendo
nei commerej grand' inopia di denaro , dicevano , che
per legge agli Egizj si promulgasse : che non potesse
pigliare a prestanza se non se quegli il quale dava in
pegno il cadavere del padre ; e di pi che a simile legge
si aggiungesse questa, che chi credeva il denaro fosse
padrone di tutta la cella sepolcrale del dehitore , e a
chi ipotecava il detto pegno fosse imposta la pena che
non volendo restituire il denaro , non potesse n egli
medesimo morendo sortire sepoltura nel paterno se
polcro o in altro quale si fosse , n seppellirvi nem
meno nessun altro de' suoi defunti (i 56). Desideroso
eziandio cotesto re di superare i re d' Egitto suoi pre
decessori , lasci per suo monumento una piramide
fatta di mattoni , in cui sono lettere sculte iu pietra

aSo
che cos dicono : Non mi sprezzare paragonandomi
alle lapidee piramidi , perocch su quelle io tanto
prevalgo , quanto Giove su gli altri Iddii. Toccando
il fondo del lago con un palo , e raccogliendo loto
quanto al palo si apprendeva , di esso formarono
mattoni, e cos me costruirono. Tali opere costui fece.
liy
Dopo costui dicono che regnasse un cieco della citt
d' Anisi , pure Anisi nomato , e che lui regnante
si spingesse contra l'Egitto molta mano d'Etiopi, e de
gli Etiopi il re Sahacon ; e che questo cieco fuggendo
si sottraesse nelle paludi, e l'etiope signoreggiasse l'E
gitto per anni cinquanta, durante i quali egli operasse
in tal modo : ei non volle che niuno degli Egizj per
fallo che commettesse fosse morto; ma secondo la
gravezza del delitto sentenziava ciascuno ad ammon
ticchiare della terra dinanzi alla citt natia del delin
quente ; e cosi le citt divenivano anche pi alte ,
perocch primamente , i terrati erano stati fatti da co
loro che avevano cavate le fosse sotto il re Sesostri ;
e di poi vie pi alte divennero sotto l'etiope (iS^).
Ma fra le altre citt d' Egitto , delle quali ordinossi
che il suolo fosse esaltato, massimamente si alz la citt
di Buhastis , in cui v' eziandio il sacrario di Buhastis
degnissimo di memoria. Imperocch sonovi altri e pi
ampli e pi sontuosi sacrarj , ma veruno maggior
mente gradevole all' aspetto che questo. E Buhastis ,
I 38 secondo la greca lingua , suona Diana. Ora il suo sa
crario di tale forma. Salvo 1' ingresso , il rimanente
isola , giacch vi s internano fosse del Nilo le quali
vicedevolmente non si mischiano, ma ciascuna s'interna

8t
insino all' ingresso del sacrario , e scorrendo all' intorno
F una di qua , l' altra di l , ha ciascheduna cento
piedi di larghezza , e d' alberi ombreggiata. I propi
lei surgono a dioci orgie di altezza , e adorni sono di
figure di sei cubiti , degne di ricordanza. E stando il
sacrario nel mezzo della citt , rimirasi per ogni dove ,
da chi fa il giro ; , imperocch essendo la citt alzata
per K lerrati , il sacrario non fu rimosso , ma quale
fu da principio fatto , cosi esso visibile. Gli corre
una cinta intorno sculta di figure ; e v' al di dentro
un bosco d' alberi grandissimi , piantato ctrca al gran
tempio , in cui sta il simulacro. La larghezza e la
lunghezza del sacrario , per ogni verso di uno sta
dio ; ed all' ingresso , ha una via di quasi tre stadj
lastricata di pietra , la quale pel foro portasi Verso
oriente , ed ha sino a quattro jugeri di larghezza , con
alberi dall' una banda e dall' altra che s' alzano a cielo ,
ed essa conduce al sacrario di Mercurio. E il sa
crario di Diana si fatto. Finalmente la partita dell'
Etiope dicono che perci accadesse : apparsagli in so
gno una .visione , se ne and via fuggendo. E pare
va a lui che un uomo soprastandogli , il consigliasse
di adunare tutti i sacerdoti d' Egitto , e tagliarli per
mezzo. Ora mirando cotale visione , egli "disse , stimare
che questo fosse un pretesto che gl' iddii gli dimo
stravano, acciocch empiamente diportandosi sulle co
se sacre , ricevesse un qualche male o dagF iddii o
dagli uomini; non di manco ch'ei ci non farebbe; ma
giacch gli era trascorso il tempo , quanto , giusta il
vaticinio ei doveva imperare sulT Egitto , se ne usciTOMO i.
18 *

rehhe. Imperocch, mentre egli era in Etiopia, gli ora


coli dei quali usano gli Etiopi (i 58), avevano a lui ma
nifestato , ch' ei dovea signoreggiare 1' Egitto per anni
cinquanta. Adunque perch era cessato il tempo ante
detto , e lui atterr la visione del sogno' , Sahacon - se
ne parti dell' Egitto spontaneamente. Ora non s tosto
1' Etiope se ne part , che di hel nuovo , dicono , che
imperasse il cieco , venendo dalle paludi , dove da cinquant' anni ahitava un' isola rialzata con cenere e con
terra ; attesoch all' arrivo di quegli Egizj che gli por
tavano frumento , secondo che ciascuno era stato tas
sato all' insaputa deh" Etiope, ei loro imponeva che col
dono gli adducessero cenere parimente. Quest' isola
niuno pot mai rinvenirla pria di Amirteo , ma per
pi che settecento anni i re che precedettero Amirteo,
atti non furono a discoprirla. Il nome di tale isola
Elh, ed di grandezza dieci stadj per ogni parte (i59).
Dopo costui , narrano , che regnasse il sacerdote
di Vulcano , per nome Setos. Questi non fece nessun
conto dei guerrieri degli Egizj , dispreizandoli come se
punto di essi mai non dovesse ahhisognare ; e al
tre ingiurie commise ad essi ; e . tolse loro eziandio
i campi ; ch sotto i precedenti re , a ciascuno erano
stati conceduti in porzione dodici campi di cento cu
hiti. Ma di poi , avendo Sanacarih re degli Arahi e
degli Assirj spinto contra l' Egitto una grande oste ,
n alcuno volendo dei guerrieri Egizj correre alla di
fesa , allora il sacerdote ridotto in angustia , entrando
nel penetrale, innanzi al simulacro si compianse di quan
to pericolava patire. Cos lagnandosi fu sorpreso dal

a83
tonno , e parvegli nella visione che soprastando a lui il
Dio , l'esortasse a far cuore , ch nulla d'ingrato avria
patito andando incontro all'esercito degli Arabi , per
ciocch ei gli manderebbe ausiliarj. Inanimito da questi
sogni , ed assunti quegli Egizj che il vollero segui
tare , pose gli alloggiamenti in Pelusio ; poich col
l'ingresso al paese. Niuno de' guerrieri il segui , bens
uomini mercatanti , arteGci manuali , e mercatini il se
guirono ; e posciacch quivi vennero , la notte sopra
de' loro avversarj si sparse una quantit di sorci cam
pestri , i quali ne corrosero e le fareU.e , e gli archi ,
e le guiggie inoltre degli scudi , talch il giorno
dopo quelli fuggendo , ignudi d' armi , in non piccolo
numero perirono. Ed ora questo re sta scolpito in mar
mo nel sacrario di Vulcano , tenente sulla mano un
sorcio , e dicendo coll' iscrizione. Chi mira in me
sia pio. (160) n
Il ftn qui del discorso , gli Egizj ed i sacerdoti mel
narravano , dimostrando , che dal primo re , a codesto
sacerdote di Vulcano che ultimo regn , erano state
trecento e quarantuna generazioni d' uomini , e in esse
altrettanti sommi sacerdoti ed altrettanti re (161). E
trecento generazioni equivalgono a dieci mila anni ;
perocch tre generazioni d' uomini , sono anni cento ;
le quarant' una" delle rimanenti generazioni , eh' erano
sopra le trecento , rendono anni mille trecento e qua
ranta. Cosi in undici mila anni e trecento e quaranta,
dicevano non esservi stato alcun iddio in forma umana,
e n prima n dopo , dicevano , esservi stato ne' susse
guenti re egizj verun altro consimile. E in siffatto tem

284
po affermavano che quattro fiate il sole fuori delle sedi
sue nascesse, e dove ora tramonta, di l due volte surgesse , e dove ora surge quivi due volte tramontasse ,
e non per questo nessuna delle cose d' Egitto essersi
mutata , u quelle che dalla terra , n quelle che dal
fiume si producono , n ci che a' morhi , n ci che
alle morti si attiene (162). Ad Ecateo scrittore di sto
rie, il quale in Tehe connumerando la sua genealogia,
risaliva ad un iddio per far da esso come da sestodeci
mo progenitore pendere la catena della propria schiatta,
praticarono prima i sacerdoti di Giove lo stesso che a
me , sehhen' io non descrivessi la mia genealogia ( 1 63).
Introducendone essi nel penetrale , ch' grande , nume
ravano , mostrandoli ', tanti colossi di legno quanti ne
dissero , poich ciascun sommo sacerdote nel suo vivente
statuisce quivi la propria immagine. A me s numerando
dunque e additando m' indicarono i sacerdoti , che cia
scuno di quelli era figliuolo del padre suo, dall' imma
gine del prossimamente morto percorrendo per tutte ,
fine a tanto che tulte me le dimostrarono. Ma ad Eca
teo che formava la sua genealogia , e la faceva risalire
all' iddio , decimo sesto progenitore , esposero per via
di numero una contraria genealogia , non ammetten
dogli , che da iddio si generi uomo , e gii si opposero
cos , col dire che ciascun de' colossi era Piromi da
Piromi nato , insino a tanto che g' indicarono i trecen
to e quarantacinque colossi , Piromi figliuolo di Pi
romi , n l' origine di quelli riferirono a iddio o ad
eroe. E Piromi secondo la greca lingua significa onesto
e huono. Adunque mi dimostravano essere tutti stati

a85
tali , coloro de' quali erano le immagini , ma molta
distanti dagl' iddii ; e prima di cotesti uomini , narrava
no, che gl' iddii furono dell' Egitto principi , abitando
insieme cogli uomini , e che uno fra essi sempre tenne
il dominio ; e che ultimo sull'Egitto regn Oros fi
gliuolo d' Osiris , il quale i Greci nomano Apolline , e
che costui data fine alla potenza di Tifone , regn ul
timo in Egitto. Osiris poi in greca lingua Dio
niso ( 1 64).
Ma appo i Greci , fra gl' iddii si reputano novissimi
Ercole , e Dioniso , e Pan ; appo gli Egizj invece Pan
antichissimo , e degli otto che diconsi i primi iddii ;
Ercole dei secondi , che si dicono i dodici ; e Dio
niso dei terzi , che dai dodici iddii sono stati generati.
Da Ercole sino ad Amasis re quanti anni dicano gli
Egizj essere , 1' ho chiarito superiormente. Ma da Pan ,
dicono essere ancor pi anni, e meno da Dioniso, abbench da questi ad Amasis re ne contino quindici
mila. E tali cose affermano gli Egizj di sapere accu
ratamente , sempre computando , e sempre notando
per iscritto gli anni. Pur da Dioniso che dicesi nato
da Semcle di Cadmo , sono insino a me mille e sei
cento anni all' incirca ; da Ercole di Alcmena quasi novecent' anni ; da Pan di Penelope ( poich da questa
e da Mercurio dicono i Greci essere nato Pan) meno
anni sono che dalla guerra trojana , e al pi ottocento
insino a me (i 65). Di entrambi questi racconti ognuno
adotti quello che pi il persuade , eh' io ho gi dichia
rato intorno ad essi la mia sentenza. Perocch se anche
tali iddii fossero stati gi conspicui in Grecia , ed ivi

286
avessero invecchiato , siccome Ercole nato da Amfi*
trione , e Dioniso figliuolo di Semele , e Pan generato
da Penelope, potria forse dire qualcuno, che questi altri
nati uomini, ebbero i nomi di quegli iddii che preesi
stettero. Ora, asseriscono i Greci , Dioniso non si tosto
nacque, che sel cuci Giove alla coscia, ed il port a Nisa
eh' sopra Egitto in Etiopia ; ed intorno a Pan , non
hanno che dire dove fosse nutrito poscia che nacque.
Laonde per me manifesto , che i Greci udirono pio.
tardi il nome di costoro , che quello degli altri iddii ;
e dal tempo che gli udirono , da quello ne contano
la nativit.
[yj
Ma tali cose le dicono i soli Egizj. Quante poi e g1i
altri uomini e gli Egizj, consentendo agli altri , dicono,
che siano accadute per questa regione , cos io le rac
conter, e ad esse ne aggiunger qualcuna eh' io pari
mente ho veduta. Dopo il regno del sacerdote di Vul
cano, ricuperata gli Egizj la libert , perch tali non
erano da vivere nessuu tempo senza re , si statuirono
dodici re, distribuendo l'intero Egitto in dodici porzio
ni. Costoro strettisi con matrimonj in vicendevole pa
rentela , regnavano , avendosi imposte leggi tali , che
1' uno non ruinasse 1' altro ; n quegli cercasse di avere
nulla pi di questi , e fossero amicissimi. E per siffat
ta cagione stabilirono simili leggi, e validamente ad esse
si attennero ; poich sul bel principio subito che oc
cuparono la signoria , era stato loro vaticinato , che
quale fra essi libasse con fiala di bronzo nel sacrario
di Vulcano , quegli regnerebbe su tutto 1' Egitto ,
48 giaoch in ogni sacrario convenivano. E piacque loro

287
eziandio di lasciare un comune monumento ; laonde per
tale decreto , edificarono il labirinto , poco al di so
pra del lago di Meris posto assai presso la citt che ha
il nome da' crocodili (166) , il quale io ho gi veduto
maggiore che non sua fama. Imperocch se taluno
ponesse mente ai lavori de' Greci , gli apparirebbero di
fatica inferiori e di spesa a questo labirinto; sebbene
memorabile anche sia il tempio di Efeso , e quello eh'
in Samo. E v' erano pur le piramidi altres maggiori
della fama , ciascuna delle quali equivale da per s a
molte delle stesse magne opere greche; eppure anche
le piramidi soverchia il labirinto ; perch ha esso do
dici cortili cinti di loggiati , colle porte mutuamente
opposte , sei rivolte verso borea , sei verso noto e con
tigue ; ed uno stesso muro estrinsecamente le chiude
dintorno. Duplici sono in quello le stanze , altre sot
terranee, altre sovr'esse sublimi, e tremila in numero;
in ciascuna parte mille e cinquecento. E le sublimi
delle stanze per noi stessi vedemmo attraversandole., e
come spettatori ne tenghiamo discorso; ma le sotterranee
ne sono note per udita, perciocch gli Egizj a ci pre
posti , non volevano a niun patto mostrarle , dicendo
col essere i sepolcri dei re che questo labirinto edifi
carono , e quelli dei sacri crocodili. Cos intorno le
inferiori stanze riferiamo quanto abbiamo raccolto coli'
udito ; ma le superiori , pi che umane opere noi stessi
vedemmo; attesoch le uscite pei loggiati, e gli anfrat
ti pei cortili essendo diversissimi , ne offerivano infinito
stupore, al passare dal cortile alle stanze, e dalle stane alle pastade , e in altri loggiati dalle pastade (167),

ed in altri cortili dalle stanze. Il tetto di esse tutte


di pietra, come le pareti , e le pareti piene sono d' in
tagli. Ogni cortile si gira da colonne di marmo bian
chissimo artatamente congegnato ; e all' angolo in cui
finisce il labirinto , stassi una piramide di quaranta orgie in cui sono scolpite grandi figure , e ad essa si va
per istrada sotterranea ( 1 68).
49
Ma avvegnach tal sia questo labirinto, nondimeno
porge anche maggiore meraviglia il Iago chiamato Me
rio , allato del quale il labirinto medesimo fu edificato.
La misura del circuito di esso sono stadj U"e mila sei
cento , ovvero sessanta scheni , quanti ne ha 1' Egitto
stesso appo il mare. Giace il lago per lungo verso borea
e noto, ed ha in profondit, dov' profondissimo, cin
quanta orgie. Ch' esso sia poi fatto a mano e cavato ,
da s il dimostra ; poich quasi nel mezzo del lago stansi
due piramidi , ciascuna delle quali emerge cinquanta
orgie , ed altrettanto il costruito sottacqua ; e sovra
entrambe posto un colosso di pietra, sedente in trono.
Cos le piramidi sono di cento orgie , e le cento orgie
fanno giusto uno stadio di sei jugeri, misurandosi l'or
gia sei piedi, e quattro cubiti; il piede essendo quattro
paleste , e il cubito paleste sei. L' acqua del lago non
nativa, poich quivi il paese fortemente arido; ma
dal Nilo dedotta per una fossa , e corre sei mesi
entro al lago, e sei altri di bel nuovo al Nilo (169). E
mentre eh' essa discorre fuori , allora per quel semestre
rende al regio errarlo ciascun giorno un talento d' ar
gento per li pesci ; quando poi t acqua nel lago
5 rientra, venti mine (170). Dicevano i paesani riuscire

289
questo lago di sotterra sino alla Sirte eh' in Lihia ,
volgendosi ad espero dentro terra appo d monte eh'
sopra Menni. Ma poich io non vedeva in niuna parte
la terra che fu smossa di tale scavo, cosi curioso come
io n' era , richiesi agli ahitanti pi vicini al lago , do
ve fosse il cavaticcio , ed eglino mi dissero che fu
portato via ; e facilmente mi persuasero ; perciocch io
aveva pur udito U racconto di altro fatto a questo con
simile, intervenuto in Ninive citt degli Assirj. Conciossiacch le ricchezze di Sardana palio re di Ninive essendo
immense , e custodendosi in sotterrimi tesori , certi
ladri meditarono di ruharle ; adunque calcolando le
distanze , e dalle loro case cominciando , scavarono sino
alla reggia ; e la terra tratta dal cavamente , come appa
riva la notte , portavano al Tigri , fiume che corre
presso Ninive , fintanto che fecero quanto volevano. In
egnal modo ho udito che fosse parimente compito lo
scavo del lago ch' in Egitto , sennonch questo non
fu fatto di notte , ma durante il giorno , perch gli
Egizj portavano la scavata terra nel Nilo , e questo
ricevendola, dovea dissiparla. E cos un tal lago dicesi
essere stato scavato.
Ora i dodici re comportavausi con giustizia ; ma col
tempo accadde che avendo eglino sacrificato nel sacrario
di Vulcano , mentre dovevano lihare nelT ultimo di
della festa , il sommo sacerdote in porgendo le auree
fiale colle quali soleano lihare, fallisse il numero, e ne
porgesse undici ad essi ch' erano dodici. Quivi Psammitico, che ultimo stava tra quelli, non si avendo fiala,
levatosi l'elmo, ch'era di hronzo, il soppose e lih; ma,
TOMO !..
19

ago
gli altri re parimente portavano 1' elmo , e allora an
che il teneano (171)- Psammitico dunque non usando
alcuna frodolenta intenzione, soppose l'elmo; ma quelli
ponendo mente al fatto da Psammitico , e insieme al
l'oracolo, il quale aveva loro vaticinato, che qual di essi
lihasse con fiala di hronzo , costui solo sarehhe re dell'
Egitto , cosi ricordandosi del presagio , non per giu
dicarono giusto che Psammitico fosse morto , poich
investigando ritrovavano che egli ci fatto aveva senza
premeditalo consiglio ; hens lor parve di relegarlo alle
paludi , dinudato della maggior parte di sua potenza ,
acciocch non gli fosse lecito moversi dalle paludi , e
5a meschiarsi nelle cose del rimanente Egitto. Cotesto
Psammitico, gi anteriormente fuggendo dall'etiope Sahacon , il quale ucciso gli aveva il padre suo Necos ,
s'era ricovrato in Siria; poscia, quando l'Etiope per la
visione del sogno se ne part , era stato ricondotto da que
gli Egizj che ahitano il distretto saitico , ed ora regnan
do veniva egli forzato dagli undici re, a cagione dell' el
mo , di ritirarsi per la seconda fiata alle paludi. Pure
hen conoscendo quanto fosse vituperalo da loro , medita
va vendetta conta gli espulsori. Il perch inviato avendo
alla citt di But per consultare l' oracolo di Latona ,
tenuto dagli Egizj per infallihile , gli torn per respon
so , come la vendetta gli verrebhe dal mare all'apparire
d' uomini di hronzo. Nondimanco assai incredihile ei
reputava, che uomini di hronzo gli Venissero per ausiliarj ; ma non mollo tempo trascorse , che Ioni uo
mini e Carj , navigando per fare preda , furono loro
malgrado sospinti ad approdare in Egitto; e scendendo

agii
egKno a terra, armati di bronzo, un certo Egizio, che
non prima aveva veduto uomini armati di bronzo ,
andatosi a Psammitico gli annunzi , come uomini di
bronzo usciti dal mare predavano la campagna. Allora
egli intendendo che 1' oracolo era adempiuto , amiche
volmente accolse e gl'Ioni ed i Carj , e con gran pro
messe gli persuase a seguire sue parti. Cos persua
sigli , cogli Egizj , eh' erano del suo sentimento , e
cogli ausiliarj, disfece i re (172).
Impadronitosi Psammitico dell' intero Egitto , fece a
Vulcano in Memfl i propilei , quei rivolti verso il vento
noto ( 1 7 3) ; e rimpetto a' propilei , fabbric ad Apis
un' aula , in cui quando esso appare nutrito , cinta
tutta d' un peristilio , e di figure ripiena ; ma in vece
di colonne neh" aula sono sopposti colossi di dodici
cubiti. Apis poi nella lingua de' Greci Epafos. Ora
agl' Ioni ed agli alu.i che prestato gli avevano l' opera
loro , concedette Psammitico ad abitare campi fra s
opposti , il mezzo occupandone il Nilo , ai quali fu
posto il nome di Alloggiamenti. Ed a costoro diede
coi campi , tutte le altre cose parimente che promes
se aveva ; e confid ancora de' fanciulli egizj , per
essere nella greca lingua istruiti ; e da questi che la
lingua appararono nacquero gli interpreti i quali al
presente sono in Egitto. E gl' Ioni ed i Carj per
lungo tempo abitarono i detti luoghi , che sono ver
so al mase , poco all' ingi della citt di Bubastis ,
sulla bocca del Nilo chiamala Pelusia. Ma il re Amasis nel conseguente tempo gli lev via , e di quinci
gli pose ad abitare in Memfi , facendoli sua custodia.

aga
contra gli Egizj. Abitando costoro in Egitto , cosi noi
Greci avendo commercio con essi, tutto che accadde in
Egitto , dal regno di Psammitico e poi , accertatamente sappiamo. Imperocch eglino primi d' aliena lingua
posero sede in Egitto ; ed in que' luoghi , donde levati
furono , insino a' miei giorni erano ancora i canali
pe' quali le navi si traevano al mare, ed i ruderi de
gli edificj. In questa guisa dunque Psammitico tenne
1' Egitto.
^55
Dell'oracolo eh' in Egitto ho gia fatto spesso men
zione ; ed ancora , perch n' degno , terr di esso
discorso. Quest' oracolo egizio un sacrario di Latona ,
eretto in una grande citt , sopra la bocca del Nilo
che si chiama Sebennitica , per cui si sale dal mare
al fiume. Il nome di tale citt, dove stassi l'oracolo,
But , come superiormente s' gi per noi riferito.
E v' ha in questa But eziandio il sacrario di Apolline
e di Diana. Il tempio poi di Latona , in cui 1' ora
celo , come esso grande , cos anche i propilei ha
dell' altezza di dieci orgie. Ma delle cose che ivi si
veggono , quella che m'' ha porto maggiore meraviglia ,
io esporr. in questo sacro tenere il tempio di La
tona, fatto di una pietra sola in lunghezza ed altezza,
ed ogni parete eguale a queste dimensioni , e cia
scuna di quaranta cubiti. E per coperto del tetto
vi sopraggiace altra pietra , che oltre il tetto si sporge
3 56 quattro cubiti. Cos dunque di quanto intorno a quel
sacrano si vede , per me meravigliosissimo il tem
pio , ed in secondo , Y isola chiamata Chemmis , posta
in lago profondo e largo appo il sacrario di But.

I
i

293
E dicesi dagli Egizj essere quest' isola natante. Io non
l' ho gi veduta n natante , n mossa ; ed ho stu
pito udendo , che esser vi possa un' isola natante ve
racemente (174). In ^ssa sta il gran tempio di Apollo , in cui tre are sono erette ; e quivi da per s
nascono spesse palme , ed altri alberi molti , s frut
tiferi, come sterili. E questa ragione allegano gli Egizj,
nel dire eh' essa natante. Latona una degli otto numi
che primi furono , abitando in But citt , dov' quest'
oracolo, ricevette da Isis in deposito Apolline, ed il sal
v occultandolo nell'isola, che ora dicesi natante, e che
per l' avanti tale non era, allorquando vi sopravvenne Ti
fone, il quale desideroso di rinvenire il figliuolo d'Osiris,
per ogni dove il cercava. Imperocch dicono che Apol
line e Diana generati sieno da Dioniso e da Isis , e
che Latona ne fosse la nutt'ice e la salvatrice ; essendo
Apolline egizianamente chiamato Oros ; Cerere, Isis;
Diana , Buhastis ; e da simile narrazione , e non d' al
tra , tra gli anteriori poeti il solo Eschilo d' Euforione
rapi quel eh' io dir. Conciossiacch poet egli che
Diana figliuola fosse di Dioniso , e che perci 1' isola
divenisse natante. E cosi queste cose raccontano (175).
Psammitico regn in Egitto anni cinquanta quattro , 1 5 7
per ventinove de' quali tenne piantato l'assedio ad Azotos , citt grande di Siria , finch espugnolla. Cotesta
Azotos tra tutte le citt che ne son conte , per pi
lungo tempo assediata resistette (176). Di Psammitico fu 1 58
figliuolo Necos , il quale similmente imper sull' Egitto.
Costui primo pose mano alla fossa che porta al mare
rosso, la quale Dario il persiano secondariamente scav.

394
Ha essa in lunghezza quattro giornate di navigazione ,
e la larghezza tanta chc due triremi vi possano vo
gare al pati. Dal Nilo 1' acqua si deriva in essa ; e si
deriva poco all' ins di Bubastis citt , appo Patumos
citt d' Arabia (177). Nel mare rosso ella mette sua
foce. Il cavamente ebbe principio nella parte dell'egizia
pianura che confina all' Arabia , e al disopra della pia
nura contiguo il monte che tende verso Memfi , e
nel quale sono le cave delle pietre. Alle falde di questo
monte dunque fu la fossa per lungo condotta da espero
ad aurora , e quindi procedendo per le fauci del
monte , portasi da esso verso mezzod e vento noto
al golfo arabico. La via pi breve e pi accorciata dal
mare boreale all' australe , che medesimamente si chia
ma rosso, si fa varcando il monte Casio, il quale limita
V Egitto e la Siria. Da esso al golfo arabico vi sono
precisamente mille stadj. E questa la brevissima via.
Ma la fossa tanto pi lunga , quanto pi tortuosa ;
e nel cavarla sotto Necos vi perirono cento e venti
mila Egiziani. Pur nel mezzo della fatica Necos 1' ab
bandon , ch gli fece impedimento questo oracolo :
egli al barbaro apprestare tale opera ; e barbari gli
Egizj chiamano quelli tutti che non parlano la loro
09 lingua (178). Pertanto Necos desistendo della fossa si
rivolse alle militari spedizioni ; e furono fatte triremi ,
altre nel mare boreale , altre nel golfo arabico sul
mare rosso , talch ancora patenti sono i canali don
de al mare si dedussero. E di queste se ne serviva
all' uopo. Venuto Necos eziandio con pedestre esercito
a conflitto in Magdolo co' Sirj gli vinse , e dopo la

ig5
battaglia espugn Caditis eh' grande citt della Si
ria (t 79). E la veste eh' egli si trov avere indosso nel
far quest' imprese , dedic ad Apolline , mandandola
ai Branchidi de'Milesi (180). Poscia, regnato avendo in
tutto anni sedici , fin di vivere , al figliuolo Psammis
lasciando la signoria.
Ora sotto questo re Psammis vennero in Egitto al
cuni nunzj degli Elei , vantandosi d' avere soli tra gli
uomini la pi giusta e la pi bella maniera di certame
statuita in Olimpia; e pensando che neppure gli Egizj ,
i sapientissimi degli uomini , potrebbero ritrovare nulla
da apponervi. Come giunsero gli Elei , ed esposero la
cagione di lor venuta , il re allora convoc que' degli
Egizj eh' erano in voce di sapientissimi. Cosi gli Egizj
essendosi ragunati, udirono dagli Elei raccontarsi quan
to quelli avevano reputato convenevole di fare intorno al
certame; e poich ebbero il tutto esposto, dissero essere
eglino venuti per apprendere altres se avessero gli Egizj
da inventare alcun che di pi giusto. Ora questi fatto
consiglio, interrogarono gli Elei, se ammessi fossero nel
certame i loro cittadim; e quelli dissero che a qua
lunque e de' loro e degli altri Greci il voleva , era
lecito il gareggiare egualmente. E gli Egizj rispo
sero ; eh' eglino cosi statuendo , dal giusto totalmente
aberravano, poich non vi potea essere modo, che al
combattente cittadino non s'accostassero , facendo al pe
regrino ingiustizia ; che per se statuire desideravano
giustamente , ed a tal fine erano in Egitto venuti , gli
esortavano di proporre il certame a stranieri adeti , e

a9G
non ammettere niuno degli Elei. di tanto furono
dagli Egizj ammoniti gli Elei ( 1 8 1 ).
161
Mi Psammis dopo avere soli sei anni regnato, e
fatta una spedizione contra 1' Etiopia , suhito dopo si
mori ; ed Apries suo figliuolo gli succedette. Costui ,
dopo Psammitico proavo suo , fu fortunatissimo tra i
re che il precedettero pei venticinque anni del prin
cipato. Nel qual tempo e mosse l' esercito contra Sid"ue , e col re tirio venne a navale conflitto (182).
M-t poich era destinato ch ei fosse da' mali oppresso ,
questi gii sursero dall' occasione ch' io con pi ampiez
za ne' ragtonamenti sulla Lihia, e mezzanamente in que
sto , mentover (tg3). Imperocch Apries mandato un
esercito contra i Cirenei, esso [tati grandissima strage ;
e gli Egiz) di ero incolpandolo , gli si rihellarono ,
stimando che con premedttazione Apries mandali gli
avesse a manifesto danno , acciocch essi distrutti , egli al restante degli Egizj pi sicuramente imperasse.
Laonde ci gravemente sopportando si questi tornati ,
come gli amici di quelli che erano periti , a dirittura
162 si rihellarono. Il che udendo Apries invia Amasis ad
essi affine di chetarli con parole. Questi venuto contenea gli Egizj , ma nel dir loro a non fare , certo
Egizio postosegli dopo le spalle, gli cinse il capo d'un
elmo ; e ci eseguito, disse , che gliel cingeva, accioc
ch regnasse ; n il fatto accadde a mal suo grado ,
come poscia egli stesso il chiar. Perocch costitui
to re da' rihelli Egizj si preparava condurli contra Apries ; ed Apries ci0 udendo mand ad Amasis un uo
mo spettahile fra quegli Egizj che gli stavano dintorno,

*97
per nome Patarbemis , comandandogli che vivo Araasts
gli conducesse. Patarbemis giuntovi chiamava a s Ama
si , il quale essendo per avventura a cavallo, alzata la
coscia, mand un vento, e questo gli disse che ripor
tasse ad Apries. E tuttavia facendogli istanza Patar
bemis , affinch al re che il chiedeva venisse , quei
rispose , che gi dapprima egli apparecchiavasi a ci
fare , e per Apries non gli datia colpa , poich ed
egli comparirebbe , ed altri ancor condurebbe. Pa- i63
tarbemis dalle parole intendendo il pensiero , e gi pa
rato veggendolo , se ne part studiosamente , volendo
al pi presto significare al rege quanto facevasi. Ma
tornato eh' ei fu ad Apries senza condurgli Amasis ,
quegli non ascoltando ragione, anzi turbato dall'ira,
comand che fossero a lui mozze le orecchie ed il
naso. I rimanenti Egizj , quei eh' erano ancora del suo
sentimento , veggendo un loro uomo. spettabilissimo
cos vituperosamente maltrattato , senzaS punto indu
giare , disertarono agli altri , e si dettero ad Amasis.
Anche ci udendo Apries , arm gli ausiliarj , e si
mosse contra gli Egizj , perciocch aveva intorno a s
di Carj e Ioni trenta mila ausiliarj. La reggia , grande e mirabile , era nella citt di Sais ; ed Apries co'
suoi contra gli Egizj , ed Amasis pure co' suoi contra
gli stranieri andava , quando entrambi si ridussero
presso Momenti , e qui gli uni dovevano fare esperi-^
mento degli altri.
Sono sette i lignaggi degli Egizj; e di essi gli 1fti .g,j
chiamansi sacerdoti, gU altri guerrieri , altri bifolchi, altri
TOMO I.
'V 19 *

=9*
porcari, altri mercadanti , altri interpreti, altri noc
chieri. ( 1 84). E tanti sono i lignaggi degli Egizj , ai
quali i nomi sono imposti dalle arti. Ma dei guerrieri
loro , questi si domandano Calasiries , e quelli Ermotibies , e procedono dalle prefetture seguenti : impe
rocch tutto l' Egitto distribuito in nomi o pre165 fetture (t&5). E le prefetture degli Ermotibies sono :
la Busirite , la Saite , la Chemmite , la Papremite ,
1' isola chiamata Prosopitis , e la met di Nato. E di
queste prefetture sono gli Ermotibies , ed ascendo
no , quando n' massimo il numero , fino a cento
e sessanta mila ; e di essi nessuno ha appresa alcun'
166 arte meccanica , ma vacano alla milizia. Dei Calasiries
poi sono tali le prefetture : La Tebana , la Buba
stite , 1' Aftite , la Tanite , la Mendesia , la Sebennite ,
1' Atribite, la Farbetite , la Tmuite , 1' Onufite , 1' Anisio , la Miecforite. Quest' ultima prefettura sta in iso
la , rimpetto alla citt di Bubastis. Siffatte sono le
prefetture dei Calasiries , i quali ascendono al mas
simo a dugento e cinquanta mila uomini , e ad essi
neppure lecito in arte nessuna esercitarsi , ma le
cose belliche trattano unicamente , il figliuolo al padre
I67 succedendo. Se anche questo dagli Egizj apprendessero
i Greci , no1 posso sicuramente giudicare , veggendo e
Traci e Sciti e Persiani e Lidj , e quasi i barbari
tutti , stimare meno onorevoli fra' cittadini quelli che
imparano le arti , ed i discendenti loro ; mentre re
putano coloro che si astengono dalle opere manuali
essere generosi , e massimamente quelli che si appli
cano alla guerra. E questo dunque l' appresero i Gre

%
399
ci tutti , e singolarmente i Lacedemoni , sennonch
i Corintj manco sprezzano gli artefici manuali. A cote- 1QQ
sii guerrieri soli tra gli Egizj , da' sacerdoti in fuori ,
sono assortiti i premj seguenti : dodici campi scelti a
ciascuno , immuni di tributi , ed il campo di cento
cubiti egizj per ogni lato ; e il cubito egizio s' incon
tra essere eguale al samio. E tanto a tutti era assortito;
ma questo fruivano essi in giro , e non sempre i me
desimi. Mille Calasiries , ed altrettanti Ermotibies ,
erano ogn anno guardie del re ; ed a costoro oltre i
campi , altre cose si tribuivano per ciascun giorno ;
un peso di cinque mine di pane cotto a testa , due
mine di carne di bove , e quattro arustere di vino.
Questo si dava alle guardie reali mutatentisi di volta
in volta.
Poich dunque si mossero incontra , Ap1ies condu- 1 6g
cendo gli ajuti , ed Amasis tutti gli Egizj , e con
vennero alla citt di Momemfi , appicarono il conflitto ;
ed i forastieri pugnarono validamente , ma . essendo
molto inferiori in numero , per furono vinti. E di
cesi che Apries fosse in tale opinione , che neppure
un iddio qualunque gli potesse togliere il regno ,
parendogli avere cos fermamente stabilito s stesso ;
eppure allora combattendo fu superato , e preso vivo ,
fu condotto alla citt di Sais , nelle case che prima
erano sue , ed allora gi reggia di Amasis ( 1 86). Quivi
per alquanto tempo nei reali alberghi era alimentato, e
bene Amasis il trattava; ma finalmente questi dagli Egizj essendo rinfacciato che giustamente non operasse ,
alimentando il loro e suo mmicissimo , cosi egli con-

3oo
segn Apries agli Egizj ; e questi il soffocarono , e
quindi lo seppellirono ne' palerai sepolcri i quali sono
nel sacrario di Minerva , assai vicino al penetrale , a
mano sinistra di chi entra. Ed i Saiti dentro al sa
crano seppellirono tutti quei re che originarono di
tale prefettura. Il perch anco il monumento di Amasis , pi lontano dal penetrale che non si quello
c1' Apries c de' progenitori di lui. Ora v' nel cortile
del sacrario parimente una gran pastada di pietra, om
brata di colonne imitanti gli arbori della palma , con
altre sontuosit ; e ' dentro la pastada vi sono due uicchie con duplice porta , e nella nicchia v' il repo170 sitorio (187). Anche i sepolcri di lui del quale in tale
occasione mi saria sacrilegio confessare il nome , so
no in Sais , nel sacrario di Minerva , dopo il tem
pio , contigui a tutta la parete di Minerva (188) ;
e nel sacro terreno stanno grandi obelischi di pietra ;
e v' ha dappresso un lago , col bacino incrostato di
pieU.e, e ben lavorato in pro, di grandezza, come parevami , quanto il lago chiamato in Delo il Forma-di,171 ruota (189). In quel lago fanno di notte la rappresen
tazione delle passioni di lui ; e gli Egizj le chiamano
misterj ; ma intorno ad esse quantunque mi sappia as
sai o^ni particolarit , sar non pertanto bello il tace
re (190). Ed intorno i riti di Cerere , cui i Greci
chiamano tesmoforie , di essi che ben conosco sar
eziandio bello il tacere , se non quanto fia santo il
dirne. Le figliuole di Dinao si furon quelle che cotesti
riti dall' Egitto apportarono , e ne ammaestrarono le
pelasgiche donne ; ma poscia essendo da Doriesi messo

3ot
tutto il Peloponneso a soqquadro , si perdettero i riti ,
e gli Arcadi rimastisi nel Peloponneso e non forzati a
migrare , soli li conservarono.
. ,
Cosi levato di mezzo Apries regn Amasis, della pre
fettura ' Saite , e della citt il cui nome Siuf. E pri
mamente gli Egizj sprezzavano Amasis , n punto il
tenevano in grande stima , attesoch egli era stato per
lo avanti plebeo, e di non illustre casato; ma di
poi egli colla scaltrezza e non stoltamente li trasse a
se. Con altre infinite preziosit , aveva un aureo lavapiede , in cui esso Amasis e tutti i convitati di volta
in volta mondavansi i piedi. Adunque egli frantolo , di
esso ne form il simulacro d' un nume , e 1' eresse in
luogo della citt opportunissimo ; e gli Egizj frequen
tando davanti al simulacro , il veneravano grandemente.
Ora Amasis poich intese ci che facevasi da' cittadini .
convocati gli Egizj, svel la cosa, dicendo, che dal ca
tino entro cui primamente gli Egizj vomitavano, piscia
vano, ed i piedi lavavansi (191), s'era fatto il simulacro
ch'eglino allora grandemente veneravano. Che per, pro
segu a dire, era a lui similmente intervenuto che al lavapiede; perch se per lo avanti era stato plebeo, non
dimeno era al presente re loro ; ed intimava che lui
onorassero e rispettassero. Per questo modo a s u.asse
gli Egizj , si che giusto reputarono il servirlo. Nella
disposizione delle facende sue teneva costui tal uso.
Dall' albeggiare, insino a quando il foro pieno, ammi
nistrava attentamente gli affari che gli si offerivano ; di
poi , beveva . e motteggiava i convitati , e frivolo era e
faceto. Del che gravandosi gli amici suoi , l' ammoniva

3oa
no, dicendo cosi: O re, non rettamente ti contieni bm>
tando te stesso troppo al basso; perocch dovrestt tu se
dendo venerabile in venerabile trono, per tutto jl giorno
gli affari amministrare , e cosi gli Egizj saprebbero che
da un uomo grande sono imperati , e tu otterresti
fama migliore ; ma ora tu non fai punto cose da re.
A' quali esso rispose. Coloro che degli archi usano ,
quando ad essi occorre il servirsene , gli tendono ; e
poich se ne sono serviu , gli allentano ; che se fos
sero perpetuamente tesi , si romperebbero , in guisa
che pi non servirebbero al bisogno. Tale altres la
condizione dell' uomo (192). S' egli vorr sempre a
serie cose intendere , n abbandonare una parte di s
alla giocondit , senz' avvedersene diverr o furioso , o
stupido. Il che ben io sapendo , a ciascuna cosa la sua
porzione distribuisco (tgS). Questo agli amici rispose.
7 4 Di fatti dicesi che Amasis anche quando era privato ,
fosse amatore del bere e dei motti, e uomo onninamente
spensierato , e che quando fra il bere , ed i piaceri gli
falliva il necessario , girando qua e l rubasse ; e quelli
che gli affermavano aver esso i loro denari , conduce
vano lui negante all' oracolo del luogo , e spesso dagli
oracoli era convinto, e spesso anche se ne esimeva*
Ma poich tenne il regno fece cos. Quanti degli
iddii lo avevano lasciato libero dall' accusa di furto ,
di questi non curava i sacrarj , n dava nulla pel ri
facimento , n andandovi sacrificava , come di niente
fossero degni , possedendosi mendaci oracoli; ma quanti
l' avevano costretto come rubalore , questi come fossero

3o3
veracemente iddii , ed offerissero non mendaci oracoli ,
curava massimamente.
Ed egli primamente in Sais costru a Minerva i mi- 17
rabili propilei , tutti gli altri di molto soperchiando in
altezza ed ampiezza , tanto per la mole , come per la
qualit delle pietre. Inoltre dedic colossi grandi ed al
tissime andros&tgi , e fe' portare altre pietre di so
vrannaturale misura per rifacimento deglt edificj ; e di
esse parte ne fe' condurre dalle cave che sono incontra
a Memfi, e parte, le smisurate, dalla citt d'Elefantina,
distante da Sais buone venti giornate di navigazione.
Ma ci che tra queste cose non meno , anzi precipuamamente ammiro , si 1' edifizio d' un solo sasso che
fe' recare dalla citt di Elefantina. E questo per tre
anni recarono due mila conduttori ai quali fu tale
cura commessa, ed erano essi tutti nocchieri (194). Di
siffatto edifizio la lunghezza esteriormente sono cubiti
ventuno , la larghezza quattordici r 1' altezza otto. Que
ste sono esteriormente le misure dell' edifizio d' un
pezzo , ma al di dentro lungo diciotto cubiti , e
venti dita , largo dodici cubiti , ed alto ctnque. Esso
posa nell' ingresso del sacrario ; perocch dicono che
dentro al sacrario non fu tirato per tale cagione.
L' arebitetto suo , mentre 1' edifizio si traeva r sospir ,
come quello che per la molta stagione consumata ,
era infastidito dell'opera: ed Amasis di ci male augu
rando , no1 lasci trarre pi oltre ; ma alcuni dico
no che cert' uomo di quelli che lo sollevavano colle
vetie rimanesse sott' esso schiacciato , e quindi non fu
dentro promosso. Amasis dico parimente in tutti gli 13

3o4
altri insigni sacrarj opere per la grandezza mirahili ; e
singolarmente in Memfi il colosso che innanzi al sacra
rio di Vulcano , giace supino , del quale la lun
ghezza , piedi settantacinque ; e sopra il medesimo pa
vimento stanno due colossi di pietra etiopica , cia
scuno de* quali ha venti piedi di grandezza ; 1' uno
da questo , e 1' altro da quel lato del colosso maggiore.
Ve n'ha anche un altro in Sais, fatto ad eguale forma
e misura , giacente nel modo stesso che qul di Memfl.
E parimente del sacrario d' Isis itt Memfi , che gran
de e ragguardevolissimo , fu Amasis V edificatore.
Dicesi che sotto il re Amasis massimamente l* Egitto
prosperasse , s nelle cose che dal fiume alla regione
provengono, s nelle altre che dalla regione agli uo
mini ,. e che tutte le citt in esso ahitate allora fossero
ventimila (195). Di questa legge fu Amasis agli Egizj
latore ; che qualunque Egizio dovesse ogn' anno di
mostrare al prefetto donde vivea ; e chi ci non fa
cesse , o non provasse sua vita onesta , fosse colla
morte punito. Solone l' ateniese assumendo dagli Egi
zj simile legge , agli Ateniesi l* impose , ed eglino ne
usano perpetuamente , essendo ella irreprensihile leg
ge (196). Fattosi Amasis amico de' Greci, a parecchi di
tal nazione fu largo di cortesie ; ed inoltre ai vegnenti
in Egitto concesse ad ahitare la citt di Naucrate , e a
quelli fra loro che non volessero dimorarvi , ma col
navigassero, concedette luoghi per erigere are, e sacra
re paramenti di terreno agli iddii. E il massimo loro
sacrario ch' rinomatissimo, e frequentatissimo, ed ap
pellasi l' Ellenio , eoa comune consiglio lo stahilirono le

3o5
citt seguenti: degl'Ioni, Chio, Teo, Focea , Clazomene ; de' Doriesi , Rodi , Gnido , Alicarnasso , e Faseli ; degli Eolj , la sola citt dei Mitilenei. Di esse
dunque tal sacrario, e queste le citt sono che som
ministrano i Presidenti del commercio. Quante altre
citt poi partecipare ne vogliono , presumono di cosa
che punto loro non si appartiene. Separatamente' poi gli
Egineti di per s dedicarono un sacrario a Giove , ed
un' altro i Samj , a Giunone ; ed i Milesj , uno ad
Apolline. Anticamente V unica Naucrate era emporio 179
in Egitto , n niun altro v' era. Che se taluno ad altra
qualunque bocca del Nilo entrava , gli era forza giu
rare , esservi venuto mal suo grado , e prestato il giu
ramento , andare colla nave medesima alla bocca Canobica , o se noi poteva per gli avversi venti , gli
abbisognava condurre i carichi sulle bari intorno al
Delta , sino a che pervenisse a Naucrate. Cos Naucrate 1 80
si onorava. Quando poi gli Amfittioni diedero ad
impresa 1' edificare per trecento talenti il tempio eh'
ora in Delfo , perocch 1' antico che era col s' ab
bruci per fortuito caso , essendo stato imposto a'
Delfi di somministrare la quarta parte della somma ,
eglino vagando di citt in citt , doni addomandavano (196). E cos facendo non pochi ne riportarono
dall' Egitto , attesocch Amasis dette loro mille talenti
di allume ; e i Greci che abitano in Egitto venti mi
ne (197).
Amasis contrasse ancora amicizia ed alleanza co' 181
Cirenei ; e giudic parimente di condurre moglie di
col , sia che desiderato avesse greca donna , o altri
TOMO I.
20

3o6
menti sia per henevolenza verso i Cirenei. Spos dun
que, gli uni dicono, la figliuola di Batto, gli altri, la
figliuola di Arcesilao , e i terzi dicono , quella di Critohulo , uomo fra' cittadini spettahile , della quale
era il nome Ladice (198). Ora quand' Amasis con essa
ponevasi a letto, non era atto a godersela, e non per
tanto usava colle altre donne. E poich ci spesso gli
accaddeva , disse Amasis a codesta Ladice : donna , tu
contra me adoperasti veneficj ; laonde non ti varr
nessun ingegno , perch tu malamente non muoja , o
pessima fra le donne. E Ladice negando , non per
pi manso facevasi Amasis ; il perch ella nel suo ani
mo si vot a Venere , che se quella notte potesse
Amasis seco congiungersi , non le rimaneva altro
scampo nella disgrazia , le manderehhe in Cirene una
statua. E suhitamente dopo il voto , Amasis us seco ,
e di poi, quante volte a lei andava ; e 1' am inseguito
ardentemente. E Ladice pag il voto alla Dea , poich
fatta la statua invidia a Cirene , ed essa fino a' miei
giorni si preservava, rivolta verso il di fuori della citt
de' Cirenei. Questa Ladice , dacch Camhise s' impa
dron dell' Egitto , ed intese da lei chi si fosse , riman-.
l8it d egli illesa a Cirene. Doni dedic Amasis parimente
in Grecia (199) ; in Cirene la statua indorata di Mi
nerva , e l' immagine sua imitata colla pittura ; ed a
Minerva ch' in Lindo due statue di pietra , e una
. corazza di lino degna d' essere veduta (aoo). Inoltre a
Giunone in Samo invi due immagini di s stesso
acuite in legno, le quali erano ritte nel grande tempio ancora insino all' et mia , dietro le porte. E a

3o7
fiamo invi i cloni in grazia dell' ospitalit stretta fra
lui e Policrate di Eace ; in Lindo , non per motivo
di nessun ufficio ospitale , ma perch dicesi che il
sacrario di Minerva in Lindo edificarono le figliuole
di Danao , quando col approdarono , fuggendo dai
figliuoli d' Egitto. Questi sono i doni che Amasi de
dic ; e primo egli altres di tutti prese Cipro , e la
costrinse a pagargli tributo.

FINE DEL LIBRO SECONDO.

309

SOMMARIO

DEL SECONDO LIBRO.

Camb1se nato da Ciro e da Cassandone assume V im


pero paterno. Apparecchia la spedizione d' Egitto (t)
Gli Egizj si stimavano i primi natt fra gli uomini. Come
Psommitico s' industria di scoprire il vero. Gli Egizj ce
dono l' onore dell antichit ai Frigj (a) Da' sacerdoti
di Falcano in Memfi , e dagli Eliopulitam dertva Erodoto
i suoi racconti. iSua cautela nell esporli (Z) Gli Egizi
trovano primi Vanno, e la sua divisione, i nomi degli
iddii, le are , i simulacri, e lo scolpire in pietra gli ani
mali (4) Menes primo re Jra gli uomini. Lui regnante,
fuorch il distretto tebaico , tutto l Egitto era palude. Quanto
al di qua del lago di Meris formato dalle deposizioni
del Nilo (5) Lunghezza e larghezza dell'Egitto (6-9)
La terra fra i monti arabico e libico era un seno di
mare come T arabico- Argomenti per provarlo (10 12)
A quale altezza giungesse il iWo regnando Menes , a quale
nell' et dt Erodoto. Pericolo a cui sono esposti gli E.
gizj , se il Dtllo non pi innonda 1 campi loro , e vantaggi

Sio
che ritraggono da quest' innondazone
Si com
batte la sentenza degt Ioni che il solo Delta chiamano Egit'
10 ( 1 5- 1 6) Circoscrizione del vero Egitto. Il Nilo ter
mine dell' Asia e della Libia. Sue sette bocche ( 1 7-18)
Singolare natura del Nilo. Tre sentenze sul crescimento
di questo fiume. Soluzione. Sentenza (l' Erodoto
(19-36) Perch non spiri aure il Nilo (37) Sui
fonti ignoti. Racconto intorno ad essi fatto ad Erodo
to (28) Corso del Nilo oltre Elefantina. Tacompso
isola. Meroe citt. Automoli, o soldati egizj tran
sfughi agli Etiopi. Pel loro paese da occidente scorre
11 Nilo (a6-3t) Ci eh' oltre ignoto. Narrazione
dei Cirenei, e di Eteareo re degli Ammoni, del progresso
fatto entro le interiori parti di Libia da certi giovani Nar
samoni , finch pervennero ad un fiume che si congettura
essere il Nilo (3 a 33) Paragone del Nilo coli' lstro.
Suo corso (34) Costumi degli Egizj , e come siano di
versi da quelli degli altri popoli. Loro osservanze reli
giose. Privilegi de' sacerdoti (35-37) / bovi stimano
essere di Epafo. Come li esaminano , e li sacrificano
(38-4o) Le vacche sono consecrate ad Isis. Perch gli
Egizj abbiano a schifo i Greci. Interrano i bovi e le be
stie morte nell'isola Prosopilis (fii) Non tutti gli stessi
iddii si venerano dagli Egizj egualmente , salvo Isis ed
Osiris. Perch i Tebani si astengano dalle pecore , e
Giove rappresentano colla faccia d'ariete (4) Ercole
antico iddio degli Egizj. Da essi ricevono i Greci il no
me d'Ercole. Diverso quest' Ercole dal figliuulo d' Amfitrione. Sacrar1 d' Ercole in Tiro ed in Taso. Al
tro t olimpio Ercole appresso i Greci, altro l' eroe. As
surde favole tessute da' Greci intorno ad Ercole (43-45)

3u
1 Mendesj si astengono dalle capre. Computano Pan
fra uno degli antichi otto tddi. 1l rappresentano con
volto caprino e gambe di becco (l\6) Il porco e i suoi
guardiani sono tenuti per immondi dagli Egizj. - // sacrificano una volta alV anno alla Luna ed a Bacco.
Come per essi tal sacrificio si compia. I riti egizj spet
tanti a Bacco insegnati con molte altre cose ai Greci , da
Melampo che le apprese da Cadmo (47~4g) i GnH
ci , parte dagli Egizi e parte dai Pelasghi ricevettero il no
me degl'iddii. Quello di Nettuno solamente ebbero dai
lbj. Non portesi dagli Egizj culto agli eroi (So) -
/ Pelasghi abitano in Samotracia Cose sacre de' Cabi*
ri (S) Agli iddi i Pelasghi non imposero dapprima nes
sun nome. Come adottarono i nomi degli Egizj. Esio
do ed Omero quando fiorirono. Inventarono la teogo
nia (53) Origine dei due oracoli di Giove , cio delf ammonio e del dodoneo (54-57) Gli Egizj primi
istituiscono le processioni , le supplicazioni , e le sacre ra
dunanze (So) Celebrano con diversi riti in diverse epo
che e ptuli le feste ai loro numi. In Bubastis a Dia
na. In Busiris ad Isis. In Sais a Minerva. In
Eliopoli al Sole. In Buio a Latuna- In Papremis
a Marte (5g-63) Castit degli Egizj e dei Greci nei sa
crar/ (64) Beligiose osservanze degli Egizj per certe
bestie , e principalmente pei gatti (65 66) Sepolture
delle bestte morte (6j) Natura del crocodilo. Come
si pigli. Non tutti gli Egizj il reputano sacro. (68 70)
Dove sia sacro. Sua descrizione (71) La lontra , lo
squammoso , l' anguilla, t ocavolpe tenuti per sacri (72)
Penice e sua favola (j3) Serpenti alati (74-75)
Ibis descritta. E di due spezie (76) Gli abitanti

3l9
della seminata Egitto eruditissimi sovra tutti. Con qual
cura si conservano in alltte- Loro cibi e bevande.
Fra i conviti ricordano la morte (77-78) Manero anti
ca cantilena degli Egizi dat Greci appellata Lino (79J
Veccht onorati dagli Egizj e dai Lacedemoni. Scam
bievoli saluti (80) Vestiti. Conformit degt istituti
orfici e bacchici cogli egtzj e pitagortci intorno i vestili
dt lana (81) Osservanza del giorno natalizio e dei prodigj per pronosticare il futuro (8i) Ai soli numi attrtbui
scono gli Egizi l mdovinamento. Oracolo di Lalona in
But(&3) Per ogni malattia v'ha un medico (84) La
mentifunerali. Triplice maniera d imbalsamare (8S-88J
1 corpi delle donne nobtli e belle perch subito non si dieno
ad imbalsamare (89) Si considera come sacro il cadavere
d' uomo rapilo dal crocodilo , o sommerso nelfiume (90)
Gli Egizj evitano d usare gl' istituti de' Greci. / soli
Chemtmti con ludi onorano grecamente Perseo. Sacra
rio ed origine di quest'eroe (91) Istituti degli Egizj
abitanti al di sopra delle paludi. Dal loto e dal biblo
traggono il vitto. Descrizione di queste piante. Vi
vono anche di pesci (32) Pesci gregali come gene
rino (9.3) Olio di ricino (g4) Difesa contro le zan
zare ($5) Materia, struttura , e corso delle navi egi
zie (96-87) Antilla ed Arcandropoli citt (c$) An
tica storia d Egitto. Menes primo re edifica Memfi ,
scava un lago, erige un sacrario a Vulcano (99.) Tre
cento e trenta re tengono dopo lui la signoria , fra quali
diciotto etiopi, ed una donna. Questa per nome Nitocri ven
dica l' uccisione delfratello , e a s stessa d morte (100)
Meris t ultimo di quei re. Edifica i propilei di Vul
cano , e le piramidi. Scava un lago fto 1 J Sesostri-

3t3
Scorre conquistando il continente. Dall' Asia trapassa
in Europa, e giunge in Tracia. (tot-to3) / Colchi
originano da una porzione dell'esercito di Sesostri ( to4)
Circoncisione appo gli Egizj , gli Etiopi , ed i popoli
che da questi 1' appresero , fra' quali i Colchi. ~ Col.
chi ed Egizi ncl un modo lavorano il lino , ed hanno
la vita e la lingua consimile (10S) Colonne e figure
poste da Sesostri (106) Suo ritorno in Egitto. Tra*
dimento del fratello. Sesostri come scampasse ( to.[)
Puntsce il fratello. Lavori ai quali condanna i prigio
ni. Taglia l'Egitto in fosse, e perch (108) Distri
buisce i terreni. Modo con cui impone i tributi. Ori'
gine della geometria. 1 Greci imparano la geometria
dagli Egizj; il polo, il gnomone, e la divisione del gior
no t dai Babilonesi (tog) Solo degli Egizi Sesostri
impera sugli Etiopi. Colossi posti innanzi al sacrario
di Vulcano. Chi, e perch , vietasse a Dario l'anteporre
ad essi la propria statua (no) Feron suo figliuolo
gli succede. Perch divenisse cieco. Favolosa rtcuperazione della sua vista. Dedica due obelischi nel sa
crario del Sole (ili) Proteo re. Gli sacro un ter
ritorio. In esso , che conteneva gli alloggiamenti dei Tir/ ,
era un tempio di Venere ospite. Congettura Erodoto
che questo sia conscrato ad Elena (m) Narrazione
de sacerdoti circa l' arrivo d1 Elena e di Paride in Egitto.
Sono sospinti dai venti alla foce Canobica / servi
di Paride T accusano ricovrandosi nel sacrario di Ercole.
Toni , custode della joce , ne d avviso a Proteo Proteo
fa venire al suo cospetto Elena, Paride, i supplichevoli.
Questi convinto cacciato dall' Egitto, e quella da Pro
teo colle ricchezze ritenuta per essere restituita a Menezouo t
ae *

1 /, ;

3i4
ao (ti3-ii5) Omero mostra nell'Iliade e nell Vdistea che non ignorasse un tuie racconto (116) I Ctprj
carmi non son d Ometo (ttj) Racconto de' sacerdoti
d'Egitto diverso dall' omerico , intorno air espugnazione di
Ilio (n9) Menelao empiamente retribuisce agli Egizj
i ricevuti beneficj (119) Ragioni per le quali Erodoto
stima che Elena non fosse mai in Ilio (120^ Rampsinito succede a Proteo. Costruisce i propilei di Vul
cano. Alza due gran simulacri, l'uno dell Estate , l' al
tro dell Inverno. Rtcchissimo fra tutti i re fa alzare
un edificio per custod,re i tesuri. Maravigliose astuzie
d'un ladro figliuolo dell architetto , che finisce col divenire
genero del re (121) Rampsinito discende vivo alV in
ferno. Giuoca quivi i dadi con Cerere- Doni che
ne riporta. Festa degli Egizj a Cerere. Rito e por
tenti di questa festa (133) Cerere e Bacco hanno il
principato dell inferno Opinione degli Egizj sull im
mortalit dell anima , e sulla metempsicosi. Da essi
appresero questo damma i Greci , che se ne fanno au~
tori (t23) Cheops re empio e oppressore. Forma una
grande e stupenda strada. Costruisce la gran pirami
de. Artificio , tempo , spesa , e operai impiegati nel
costruirla (u4 12 5) Prostttuisce la figliuola per avere
i denari necessarj al compimento dell- opera. Lafigliuola
pure col traffico del proprio corpo fabbrica un'altra pira
mtde (126) Chefren re e fratello di Cheops costruisce
una terza piramide Esso pure si comporta empiamen
te (sj) Gli Egizj per odio verso questi due re, di
cono le piramidi opera del pastore Filitis (128) laceri
no figliuolo di Cheops re giusto e liberale Gli muore
l unica figlia , e la seppellisce in una vacca di legno.

3i5
Ornamento , e culto rcmluto a questa vacca. Favoloso
racconto intorno la morte della figliuola ili Micerino , e
i dodici colossi delle sue concubine. Annuale esposi
zione della vacca (tag-l3a) L'oracolo annunzia a
ilicerino che avrebbe corta vita. Come questi s'industria
di eludere la fatale sentenza (t33) Lascia per memoria
una piramide , che falsamente si crede costruita da Ro,
dope Rodope cortigiana , conserva di Esopo , e serva
di Iadmone Per l'ucciso Esopo i Delfi pagano la mul
ta ad un altro lodtnone discendente del primo. Rodope
portata in Egitto da Csanto , ed riscattata da Carasso. La decima delle sue ricchezze converte in cetii
spiedi, che manda per offerta a Delfo. In Naucrate le
cortigiane han fama per la bellezza. Dopo Rodope fu
Jamosa Archidice Rodupe amata da Carasso- Per
ci Saffo di lui sorella il morde ne' versi ( t3l\ t36j Asichis re- Costruisce dei propilei a Vulcano. Sua kgge
per chi pigliava a prestilo. Erige una piramide (i36)
Anisis re cieco cacciato dall' etiope Sabacos
che regna in Egitto anni 5o- Questi non punisce colla
morte i delitti , ma fa innalzare il suolo delle citt.
Pi di tutte innalzata Rubasts. Descrizione del suo
sacrario
t38) Sabacoi attetrito da una visio
ne spontaneamente parte dall'Egitto. // cieco riassume
il regno ritornando dalt isola Elbb. Quest' isola rima
ne occulta insino ad Amirteo fi3g-t4oJ Selos re,
disprezza i guerrieri egizj. Sanacarib re degli Arabi e
degli Assirj assale l' Egitto. Il suo esercito consu
mato per divino miracolo presso Pelusio 040 ^a Menes a Setos corrono 34 1 generazioni , ossia anni tl 345.
In questo frattempo nessun iddio apparisce in forma urna

3i6
na. . Due volte il sole nasce fuori cIelle consuete sue
sedi
Ecateo storico che si gloriava discendere
da un iddio confutato dai sacerdoti. Mostrano essi
ad Ecateo e ad Erodoto 345 colossi di Piromi (t43)
Gli idclii regnano in Egitto prima degli uomini. Ultimi
di quelli Oros (Apollo) figliuolo di Osiris (Bacco) che
d fine alla potenza di Tiftne ft44j Pl,n uno
primi iddii. Ercole uno dei secondi. Bacco dei ter
zi. Tutti quesf iddii pi antichi di quelli che presso i
Greci portano il medesimo nome. Opinione d' Erodoto
e degli Egizi sulV origine di queste deit greche (t 4i)
Incomincia la storia pi certa delV Egitto. Dodici
re dopo Setos tengono V Egitto , e sei dividono in dodici
parti. Con quali patti stringono amicizia per timore
d'un oracolo (tfij) Insieme edificano il labirinto.
Descrizione di questa fabbrica maraviglosa , e della pira
mide che gli allato (tlfi) /<a?o di Meris anche pi
maraviglioso. Grandezza, sito, altezza sua, e piramtdi che
da esso emergono , e proventi che ne ricava il reale errario (t4{)) Dove riesca. La terra da esso cavata fu
gittata nel fiume. Lo stesso fecero i ladri del tesoro di
Sardanapallo in Ninive (1S0) Il temuto oracolo si adem
pie. Gli undici mandano Psammitico in esilio nelle
paludi (t5t) Fuggendo prima da Sabacos che gli aveva
ucciso il padre , era egli stato ricondotto da quei della
regione Saitica. Consulta V oracolo di Latona in But. e
secondo la predizione coll ajuto degV Ioni e dei Carj ri
cupera il regno , e l' occupa egli solo
Erige dei
propilei a Vulcano , ed un aula ad Apis. Iletribuiscc
g Ioni ed i Carj con campi , donde poscia Amasis gli tra
sporlo in Memfi per sua custodia. Psammitico affida

3,7
ad essi J#' fanciulli per istruirli nella greca lingua. Di
qua hanno orgine g interpreti. Da questa epoca co
noscono i Greci chiaramente le cose aV Egitto ( t 53 - 1 54 )
Butb citt, Sacrarj di pollo , di Diana , di Latona.
Tempio di Latona una sol pietra. Lago in cui
Chemmi isola natante. Favola del salvamento <f Osi
ris. Eschilo ha imitato i racconti egiziani (i 55 1 56)
Azotos citt di Siria presa da Psammitico dopo 28 anni
d'assedio
JSecos suo figliuolo. Questo re in
comincia la fossa dal Nilo al mar rosso (t58) Desiste
da tale lavoro e fabbrica navi. Vince i Sirj in Magdolo Piglia Caditis citt della Siria. Manda doni
ai liranchidi ( 1 5g) Psammis suo figliuolo gli succe
de. Gli Elei gl' inviano dei nunzj per esporre le leg
gi da essi istituite sui giuochi. Fa la spedizione con
tro gli Etiopi (160) Apries succede al padre suo
Psammis. Move guerra a Sidone, e combatte Tiro per
mare. Il suo esercito sconfitto dai Cirenei , e gli
Egizi gli si ribellano. Manda Amasis per quietarli , e
questi viene dichiarato re. Apries maltratta indegnamente
Patarbemis uomo di grande conto , e i rimanenti Egizi
adirati passano dalla parte di Amasis. Arma Apries i
Carj e gl' Ioni suoi ausiliarj. Gli eserciti si fermano
innanzi alla citt di Momemfi (161-164J In sette stirpi
od ordini si dividono gli Egizj. / Calasiries e gli Ermotibies compongono V ordine militare Loro distretti e
numero (t65 166) Gli ordini militari quasi appo tutte
le genti pi stimati degli artefici Fra i Greci pi i
Lacedemoni e meno i Corintj disprezzano gli artefici (1 67)
Esenzioni , doni e stpendj conceduti dagli Egtzj agli
ordini militari ( 168) Apries vinto , e preso. Prima

3i8
trattato benignamente da Amasis , ma poi strango
lato (169) ; Sepolture reali nel sacrario di Minerva del
distretto Saitico. Quivi pure il sepolcro di tale iddio di
cui si celebrano i misterj. / sacri rtti di Cerere le fi
gliuole di Danao recarono dall Egitto nel Peloponne
so (170-171) Amasia re con quale scaltrimento conci
liasi dagli Egizj quella stima che gli negavano per la bassa
sua nascita (172) Come distribuisse le ore della vita ,
e quale risposta desse a chi perci il riprendeva (173)
Uomo privato era dedtto al bere , ai piaceri , n si astenne
dai furti ; divenuto re quali iddii , ricordando il suo primo
stato , negligesse , quali onorasse (1 74) Fa i propilei a
Minerva in Sais , e vi aggiunge altre opere. On edifizio
(f un sol sasso ch' ei fa condurre da Elefantina viene collo
cato neW ingresso dell antedetto sacrario
Orna
altri sacrar/' Amasis, e singolarmente quello dt Vulcano con
dei colossi. Edifica il sacrario d' Isis (t]6) Vbert
delr Egitto ai suoi tempi. Prescrive una legge per cui
ciascuno doveva provare di che vivesse. Essa fu tmi
tata da Solone (tjj) Ama i Greci. Permette loro
l'abitare Naucrate- Loro tempj e prefetti dei mer
cati (178) Anticamente la sola Naucrate era r emporio
dell Egitto (179,) Liberalit d' Amasis ai Greci per la
tiedificazione del tempio di Delfo (180) Sua ami
cizia coi Cirenei- Conduce in moglie una donna di lor
gente per nome Ladice. Avventura di Ladice, e suo voto
a Cenere (181) Manda Amasis doni ai tempj di Cire
ne e di Grecia. Quali specialmente ne manda in Lindo
ed in Samo- Sua amicizia con Policrate. Primo
egli prende Cipro e la fa tributaria (182).
riM DEL SOMMAR1O.

3ig

Annotazioni al secondo libro b' Erodoto.

( t ) VJTLt Egizj cercando quali fossero i pi antichi uomini , non


ammettevano l' opinione di que' filosofi che reputavano il mondo
senza principio, incorruttihile, ed ahitato ah eterno. Diodoro,
nel primo lihro delle sue istorie , n' espone la dottrina di quel po
polo su questo particolare , e gli argomenti coi quali esso si stu
diava di provare che dalla sua terra umida e lotosa , percossa dai
raggi solari, ed enfiata e fermentata, si schiudessero gli animali tutti,
e gli uomini. = Ognuuo sente come sia frivola l'indagine di Psammitico per conoscere ci che occulto, quasi se le lingue formate
si fossero in un attimo, e fossero non frutto di necessit c di arte,
ma una primitiva facolt naturale ; ni. si ha d' uopo di far osser
vare che qufi hamhini gridarono becos , imitando il helato delle
capre loro nutrici.
(2) Questa cautela d' Erodoto si vuol derivare non solamente
dalla sua* venerazione per le cose sacre, ma forse anche perch i
sacerdoti d' Egitto noi misero a parte di quella segreta sapienza che
formava la principale pane del loro ministero , se non a condizione
ch' egli non l'avrehhe divulgata ai profani.
(3) Intorno alla divisione dell' anno greco veggasi ci che Solone
dice a Creso nella Clio. Per ci che spetta all'anno degli Egizj, ed
alla sua divisione ne toccher favellare nel nostro Trattato sulla
Cronologia d'Erodoto.
(4) Perch prima , al dtre de' sacerdoti , regnarono iu Egitto i
numi.

320
(5t Nel descrvere l'Egitto ha Diodoro avuto innanzi agli occhi
come esemplare questa uarraziooe d'Erodoto.
(6) Mi persuade I' osservazione del Larcher, cio che pi sopra
on si parli di privati possedimenti, hens1 di paesi interi , pei quali,
secondo la maggiore o minore estensione, gli ahitatori usavauo varie
misure. Quindt dei Greci lo stadio, dei Persiani la patasanga , e
degli Egizj era misura lo scheuo. L' ara dui dodici iddii s'er
geva in Atene nel foro ; il che sia detto per mostrare come gli an
tichi nel misurare lo spazio interposto fra una citt ed altro luo
go , non pigliavano le mosse dal cerchio delle mura, o dalla porta,
hens dal fero , e da taluno de' principali e sacri edificj. Cos per
le citt d'Italia, la cattedrale risguardata qual principio o termina
della via.
(7) Se cos piacer al nostro lettore potr consultare su questo
argomento quanto per noi verr detto nella tavola geografica.
(8) Una tal opinione fra gli antichi ampiamente spiegata da
Polihio nel tv lihro delle sue istorie, e da Strahone nel primo delta
geografia .
(9) Quest'opinione che attrihuisce al Nilo l'avere colmato un
golfo del Mediterraneo, la cui posizione ora si occupa dal Delta,
ahhracciata da tatti gli antichi, fra i quali risplende Aristotele (Me
tter. I. r , c. t4), e dal pi dei moderni. Essa poggia sopra una,
tradizione gia confermata nel V secolo prima della nostr'era.
(10) O come chi dicesse; sassosa al di sotto. L'osservazione
di Erodoto concorda con quella dei moderni naturalisti intorno alta
formazione di varj paesi che offrono i fenomeni medesimi , e le re
liquie dell'antico soggiorno del mare. - - Vedi su tale proposito:
Gtrard Description de In Valle des ftarmcns et consequences
gotogiques qui resultent. Vol. 11 , de J'Hist. nat. de la Descrpt.
de l EIypte , ou Recueil des ohserf. qui ont t Jaiies en Egypte
pendant P expedition de C arme francaise .
(11) Il terreno dell'Egitto non certamente cresciuto da Erodoto
sino a noi colla proporzione che da lui viene supposta. Anche nel
l'et di Pliuio si riguardava come estrema la turgenza del fiume
quando saliva a sedici cuhiti. Giunto ai dodici, secondo l'elegante
espressione di questo storico (/. r, e- 9), l' Egitto soffriva fame,
i tredici aveva scarsezza , ai quattordici ilarit , ai quindici sicu
rezza, a sedici delizia. Perci ingegnosamente il Itilo e rappreselt

tato io una statua circondata da sedici puttiui , ehe sono il simholo


della sua escrescenza (Risconti Museo Pio Clem. Tav. xxxvtu .)
Gli antichi , i geografi del medio evo , gli autori arahi , i viaggia
tori > compresi Shaw e Pococke, non hanno mai messa in duhhio
I' esaltazione del suolo d'Egitto. S' tentato dunque di sciogliere
unicamente il prohlema di quanto si fosse esaltato il suolo mede
simo entro due epoche determinate. Ma al Frerct piacque contrad
dire a questi fatti ( De l'accroisscment ou eltvation du sol de CE*
gjpte pur le delordement du Nil , t. xvt Ment, de P Acad. des
Jnscript. ) ; e poich quest'erudito rispinse indietro di tanti secoli
un' opinione nata da fedele ed antichissima tradizione , e api
provata da una serie di costanti osservazioni , Bailly , Pattcton ,
Delisle, Larcher seguirono la sua autorit. Secondo essi le leggi
generali della natura furono inerti o diverse in Egitto , perch la
permanenza del suolo allo stesso livello , farehhe supporre che il
Nilo non fosse in quel paese autore degli stessi effetti, i quali altrove
ono sempre cagionati dagli altri f,umi. Se non che tali fatti dovevano
essere comprovati dagli idraulici e dai geologi. Il Girard prescrive
I' aumento medio del suolo dell' Egitto presso a poco a o"> , 126
per secolo , e dopo le sue diligenti osservazioni si viene a conchiu
dere , che Erodoto non s' gi ingannato affermando essere l'Egitto
un dono del Nilo. ( Okservat. sur la ValUe de V Egypte et sur
l'exhuussement seculaire du sol ttni la rcouvre t,- t1. Hist- nat. ,
Descript. de l'Egypte. ) Beusi diciamo col fisico sullodato , a
scanso d' altre quistioni e d* inutili indagini , che Erodoto afferman
do potere il paese surgere net progresso di tempo sempre in altezza
con egttal proporzione di quella con cui era cresciuto dal re Meris
fino all' eta sua , fa una conclusione la quale semhra naturale , e
nondimeno egli s' lasciato ingannare da false apparenze Ed effet
tivamente se le stesse deposizioni di limo alzano il suolo d' Egitto',
le stesse cause alzano il letto del Nilo,' in guisa che la profon
dit di questo f,ume al di sotto della pianura , dev' essere presso a
poco la stessa , e la sua esuheranza deve presso poco coprire la
stessa estensione di terreno.
t
(ta) Nel Delta non piove punto durante la state , c quasi mai
durante l'inverno. La pioggia noll' also Egitto un prodigio (Coulelle Obs. meteorol. faites au Kaire. Hist. 'nat. t. 1t, Descrip!. )
Quindi le hiade non vi potrehhero crescere senza il heneficio del Nilo
TOMO i.
ai

che porge ad esse il necessario nutrimento. Si noti anche como


Erodoto, sdegnato, per cosi dire, del vanto che gli Egizj meuavano
d' essere stati i prediletti della natura , faccia sospettare possihili
per essi pure quei mali ch' eglino minacciavano ai suoi Greci. =3
Diodoro altres ne accenna ( l. t ) che senza spesa e patimenti
1' agricoltura si amministra dagli Egizj , e che pel trahoccamento del
Nilo ne seguiva tale fecondit che hastava seminarvi e mettervi le
greggi affinch queste affondassero coi piedi il terreno. Ma si serve
gli nel narrare simili operazioni della voce generale greggi o pecore,
quindi i critici nel testo d' Erodoto vorrehhero sostituire hovi in
vece di porci, perch i porci sono animali voraci, e pi presto atti
a divorare che a conculcare il grano. Non dimanco lo stesso che
Erodoto ripetono Plinio ( Hitt. I. xvm , c. 18 ) ed Eudosso
appresso Eliano (Ist. degli An. I. x, c. 16) , e Plutarco ( Quest.
Conv. I. v , e, 5 ) aggiungendo questi altre circostanze , e adducendo che gli Eg zj non sacrificavano i porci, n di essi cihavansi ,
perch co' loro piedi e col loro grifo calcando e volgendo sossopra
il terreno, rendevano 1' ufficio d' aratro, e preservavano le hiade dal
l' ingordigia degli uccelli.
(13) Tutto il rimanente oltre questo distretto essendo palude co
me s' detto al . {.
(14) Per ci che spetta a tali hocche vedi nella Tavola geografica
r articolo Nilo.
(15) Frase omerica. = La profonda beventi onda eT Asepo.
(16) Non gi il solo Nito che cresca in quel tempo in cui gli
altri fiumi sogliono decrescere. Partecipano di questa propriet anche
certi fiumi dell'Affrica e dell'India. Cariando Diodoro della que
stione intorno all' inturgidire del Nilo (/. /.) accusa alcuni scrittori
d'avere declinato a favolose asserzioni, ed altri incolpa d'ignoranza
di luoghi , ed altri di nen aver avuto ardimento a tenerne discorso,
quantunque fossero soliti a cianciare d'ogni torrente. Rispetto ad
Erodoto, egli dice, che diligeutissimo quant'altri mai in molte cose,
ed istruito nelle storie diverse , cerc vero di rendere conto di
simili fatti, ma avviluppossi nelle diverse sentenze. Dalla narrazio
ne d'Erodoto risulta tuttavia il contrario. Egli espone le altrui
sentenze nettamente, e le contraddice colle ragioni delle quali poi
si prevale Diodoro medesimo , e finisce col manifestare la sua quale
ella si sia.

(.7) Intendi non gli etesj che spirano da ponente, ma quelli che
dall' aquilone. La prima di queste opinioni era di Talete milesio ,
ed c anche riferita hrevemente fra gli altri da Plutarco e da Dio
doro, e poeticamente da Lucrezio nel vt del suo poema. Dio
doro inoltre la comhatte colle ragioni di Erodoto , ma espone que
ste cou minore evidenza. A tali ragioni sono d aggiungersi quelle
che ne vengono insinuate dal Fracastoro : ( Dtscorso intorno il
ereseimeiHo del Nilo) t. L'etesie cominciano quando gl il crescimemo diJ Nilo alla fine. =: a. Le onde del mare vedendosi ma
nifestamente essere spinte contra il fiume , non arrederehhe tanto
duhitare di causa che si vedrehhe dagli Egizj. = 3. Il crescimento
si farehhe dal gin e andrehhe ali' ins , al contrario di ci che y
vede. = 4- Ultimamente, le acque del Nilo ariano chiare, e non
sorhide e lotose , il che essendo , d segno che quella torhidezza,
proceda da acque che per molto terreno portano un grasso e tor
hido loto.
(18) Era questa l'opinione di Eutimene il marsigliese, ( Plut.
delle opinioni de'JUns. I. 1r, e. l ) o piuttosto, come dice Dio^
doro (l. 1j , dei sacerdoti d' Egitto. Eglino affermavano che il Nilo
venisse dall' Oceano che circonda la terra , sciogliendo duhhj per
duhhj , e adducendo per fede ragionamenti che da s stessi han hi
sogno di fede.
t
(19) D' Anassagora il fisico era tale sentenza , e seguilla il sup
discepolo Euripide nel principio della tragedia l' tleua , e in un
frammento dell' Archelao.
(20) Diodoro s'oppone anch' egli a questo parere, traendo la
sua testimonianza dai calori eccessivi d'Etiopia, e soggiungendo
che dato anche che in Etiopia nevicasse , ogni fiume accresciuto
per nevi spira aura frigida e fa I' acre grosso , ma intorno al
Nilo n s' innalzano nehhie, n frigide aure spirano , n l' aere si
addensa.
(at) Non credo che quest' osservazione meteorologica sia punto
vera. Lucano il quale pure esamina le varie quistioni del perch
il Nilo si sollevi e dilaghi, mir alle parole di Erodoto: Vana fides
veterum , Nilo quod creteat in ama , = Mthiopum prodesse nives :
Non Arctos in illis. Montibus aut Boreas: testis tihi Sole perusti Ipse color populi, calidique vapor ibus Austri. (Phar. x , v.
3 19 ). Del resto fanno in Etiopia piogge e tempeste, dice il

3a4
Fracastoro , e dove si fanno i ,lue estremi per maggiore o minore
freddezza , si deve fare anche il mezzo .
(2t) n Reca maraviglia che Erodoto ahhia duhitato dell' esisten
za dell' Oceano dopo ci che ne ha detto Omero .
Semhra
che le cognizioni d' Omero in geografia fossero pi estese di quel
le d'Erodoto . Cos il Larcher. Ma Erodoto non duhita gi
dell' esistenza dell' Oceano ; gli semhra solo vedere adomhrato il
Milo sodo il nome d' Oceano. Ahhiamo notato pi sopra che se
condo alcuni il Nilo derivava dall' Oceano , o mare ester|o , divenuto in quelle vicinanze dolce. Diodoro ( Iti. ) , nota che Omero
chiam il Nilo Oceano , perch per suo proprio nome appellato
Oceano dagli Egiziani. Non so a qual passo del poeta ahhia avuto
riguardo Diodoro. Bens nell'Ulissea egli canta the la nave la
sciata la corrente del fiume Oceano scorse 1' onda del mare ; ma
spiegasi ih tal caso da Orate appresso Strahone (/. t.), che per quel
fiume s'intende l'Oceano istesso , e per la corrente, una parte del
mare medesimo. L'esame di tali parole ne condurrehhe a lunghe
digressioni. Ma a me pare che nel principio del terzo lihro dell'
Iliade il Nilo sia raffigurato nel nome Oceano. Le gru , dice Ero
doto, fuggendo il verno surgente della terra scitica, si riparano per
svernare a questi luoghi . Le gru , asserisce Aristotile , fuggono
dai campi scitici alle paludi niliaehe , e da .estremi ad estremi si
conducono. J Pigmei , secondo alcuni, sono circa le paludi poste
sovra 1' Egitto. Si possono ora confrontare tutti questi racconti
con quel che dice il poeta: che quando le gru fuggono il verno,
e r immensa pioggia volano alle correnti dell' Oceano , senza du
hitare che in quell' Oceano non sia adomhrato il Nilo?
(23) Con questi versi espone Lucano (loc. cit. ) l'opinione
d' Erodoto Nec non Oceano pasci , Phabumquc polumque
:= Credimus : hunc , calidi tetigtt cum brachia Cancri Sol
rapit , atque tmda! plus quam quod digerat aer , =: TolUtur : hoc
noctes referunt , Niloque refundunt. Erodoto altres il
primo che ahhia intraveduto la ragione della formazione delle
sorgenti , la quale non stata confermata che nello scorso se
colo dai calcoli di Mariotte , e di cui Cartesio aveva data una
spiegazione ingegnosa , ma poco verisimile . ( Andriossy Memoire sur le lac Menxalch. Etat mod. tom. I. Descript.
de P Egypte ).=:Il sole , al dire degli stoici , essendo fuoco ha

3a5
hisogno d' alimento , e il riceve dall' Oceano ; ma il filosofo ( Meteor. lib. tt , cap. a ) deride come assurda una tale opinione. =
Timeo il matematico ( Plin. Hist. I. re. to ) , Diogene l'apolloniate portavano lo stesso parere che Erodoto , il quale cos't da
Diodoro confutato : Se it sole nel tempo invernale tirasse a se
l'umore del Milo, sarehhe conveniente che tirasse qualche umore an
che dagli altri fiumi di Lihia ,' e ne ahhassasse il corso ; il che non
si osservando accadere in parte alcuna di Lihia , deve comprendersi
che 1' istorico poco consideratamente ahhia circa queste cose parlato.
E i fiumi della Grecia non crescono nell'inverno, perch il sole sia
pi lontano, ma per la frequenza delle cadenti piogge. Continua
poi Diodoro ad epilogare le altre opinioni de' Greci intorno all' escrescenza del fiume, da Erodoto tacciute, o come men degne, o
perch messe in campo dopo 1' et sua. Tali sono quelle di Demo
crito d'Ahdera, di Eforo, dei filosofi di Memfi, d'Enopide di Chio,
che s'accosta ad Erodoto, e di Agatarchide pur di Chio, alle quali
si possono aggiungere tutte le altre che si leggono nei hrani tolti dai
varj autori che parlano dell' incremento del Nilo , e che sono in
seriti nella fine dell' edizione del Wesselingio. Ma fra tutte queste
opinioni, dice Diodoro, quella d'Agatarchide assai s' approssim alla
verit. Imperciocch egli riferisce che ne' monti d' Etiopia ogni an
no cadono piogge copiosissime dal solstizio estivo sino all' equino
zio autunnale , onde avviene ragionevolmente che il Milo si ahhassa
in inverno , stagione in cui non ha altr' acqua , che quella che gli
prestano le sue fonti sole, e nella state cresce e si gonfia , perch
alle naturali sue acque si aggiungono le piogge. E veramente or pi
non si duhita che cagione dell' ingrossamento del Nilo non sieuu le
piogge cadute regolarmente e in ahhondanza nell' Ahissiuia. Senten
za pura d'Agatarchide quella medesima di Callistene che la tolse
da Aristotele, e Aristotele da Trasialce, e tutti poi da Omero, tal
mente che il poeta conohhe prima una cagione dai seguenti scrittori
o travolta o ignorata , chiamando egli il Nilo nel tv dell' Ulissea
Tr/*7f o accresciuto dalla pioggia ( Stra.. I. t ) .
(a4) Aura in greco ci che spira da luoghi umidi ed acquosi :
att/tot & 1 soffio od agitazione dell'aria stessa. Che il Nilo aure
non spiri anche da Diodoro si afferma , da Plinio , e pi ampia
mente n' spiegata la cagione da Tcofrasto ( introno ai venti
f 349).

326
(a5) Ossia il custode dei vasi ed arredi ed altre suppellettili , a
il tesoriere delle rendite de' sacerdoti , e non gi l'interprete delle
sacre scritture , come altri vuole.
(a6) Vedi l'articolo Ntlo nella Tavola geografica. L'assurdit di
simile racconto si deduce anche dall' essere I' Etiopia un terreno
che ognora sale.
(27) Non senza gran torto e qui Erodoto accusato da Strahone
( /. xru. ) di avere con meraviglie ajutato il suo discorso quasi
fosse canto , rnmo, dolcetta. Narra il nostro istorico il racconto
del sacerdote che meritava d' essere riferito , perch il solo ch' egti
diligentissimo pot intendere intorno all' origine del Nilo ; e nell' esporlo cautamente si premunisce col dire : = Costui parevanti che
scherzasse . Cos lo scriba . seppure passi la cosa quaV ei diceva ,
mi dichiarava. Aristide anch' esso come quello che sui descritti
luoghi personalmente si condusse , esamiua e giudica il presente
pass di Erodoto.
(28 1 Non vedi tu , o amico , come (Erodoto ) presa seco la tua
anima , la guida pei luoghi , mutando in vista l' udito ? - Cosi
Longino ( del suhl. sez. xxV1 ) citando questo passo.
(29) Notano qui i commentatori che Luciano nel 11 della vera
istoria , imnasse Erodoto cosi : E quando tu avrai navigato
oltre queste, allora arriverai al gran continente, opposto a quello
che voi ahitate. Ivi dopo avere patito assai, e trascorso varie genti,
e peregrtnato tra uomini insocievoli , col tempo perverrai all'altro
continente . Il paragoue non calza. Erodoto si volge al lettore
e scr-o il conduce ; Luciano interrompe il suo racconto , e induce
R;,damanto , e si fa da lui accennare i paesi pei quali egli dovea
passate
(30) Egli semhra che ai tempi di Strahone (/. xv11) avesse la
reltgtone degli ahitanti di Meroe patiti dei cangiamenti, perch allora,
secondo quel geografo , oltre un certo harharo iddio avevano in ve
nerazione Ercole, Pan, Isis. Eguale culto professavano , come af
ferma Diodoro, parte di quelli che ahitavano sopra Meroe (/. tu),
sennonch al harharo iddio egli sostituisce Giove. Da costoro forse
il culto in seguito si propag in Meroe.
(31) Il principale ordine dei sacerdoti deputati al culto e servigio
degl'iddii, esercitava tama insolente autorit in Meroe che fino al
re comandava la morte , e ne creava un altro in suo luogo . E

32J
quello era si semplice che credeva non esser convenevole ad un
mortale il disprezzare la volont degl' immortali , e si uccideva di
huon grado. ( Diod. I. Vt. Strab. I. xvn. )
(32) O come dica il greco Automoli , usato alla foggia di nome
proprie. che equivale a transfughi .
(33) Non altrimenti Caterina Sforza moglie del Signor di Forl
lasciati i figliuoli in ostaggio ai congiurati, quando questi minac
ciavano di scannarglieli sotto i suoi occhi ov' ella non desse la
rocca di Ravaldino in cui erasi ritirata, alzate le gonne mostr
ch' ella aveva seco il modo a farne degli altri. ( Mach. I. mt
delle ist. fior. )
t
(34) Di tale fatto de'guerrieri egizj fa un oscura allusione Aristo
tele nella rettorica (/. m e. 16); e ne parlano anche Plutarco (del
l' Esilio ) e Diodoro ( / I ): ma quest' ultimo storico differisce in
certe circostanze da Erodoto. Die' egli che mentre conduceva Psammitico l' esercito in Siria , preferendo egli i mercenarj e meno
onorando i suoi, quelli ordin dalla parte destra, ej;li Egiziani
dalla sinistra della falange. ( Perci forse venne loro il nome di
Asmac , il quale secondo Erodoto significava gli assistenti a mano
sinistra del re ). Adunque gli Egiziani punti di questa precedenza,
raccoltisi in numero pi di dugento mila ( dugento quaranta dice
Erodoto) si rihellarono, e se ne andarono alla volta dell'Etiopia,
per procacciarsi nuove sedi. Il re mand primieramente alcuni
de' duci acciocch gli pregassero di desistere da quell' ingiuria e
anch' egli , poich costoro non avevano fatto profitto alcuno , and
lor dietro colle navi, e accompagnato dagli amici. Ed avendogli ri
trovati che progredivano lungo il Milo , e che gi cominciavano a
salire le montagne dell' Egitto , gli pn.gava che volessero mutare
animo , e ohe volessero rammentarsi , i lor tempj , le patrie , le
mogli, e i figlinoli. Ma essi allora tutti alzando un grido, e percotendo colle as'e gli scudi , risposero , che finch possedevano
armi , sarehhe loro agevole il trovarsi la patria : e alzandosi le
tonache , e mostrando le parti genitali dissero che queste avendo
non eran per mancare loro u mogli n figliuoli. Con tale magna
nimit disprezzaudo essi quelle cose che dagli altri si reputsa mas
sime s' impossessarono della migliore parte d'Etiopia , e tra loro
colle sorti divisi molti terreni , quivi si fermarono ad ahitare ; e
Psammitico ehhe di ci non mediocre dispiacere. Chi pi desidera

3aS
m questo particolare vegga quanto ne dice PFIeeretl nella' rat
Dissertazione De M/tttum .fgyptiorum in JElhopiam migratione
et enlnniis ibi conditis (t. xtt. Corntn. Soc. Gotting.)
(35) I Nasamoni ahitavano la parte verso noto. ( Dio.
(36) Si direhhe che Plutarco mirasse a queste parole di Erodoto
quando scrisse nel principio della vita di Teseo. Siccome fanno ,
gli storici nelle descrizioni geografiche , i quali sopprimendo all' estreme parti delle lor tavole i paesi , che sono loro ignoti , notano
in alcuni siti del margine, che le cose al di l souo arene secche,
e ferine, o torhida palude ecc. ( Trad. del Pompei ).
(>) Lasciando daccanto i favolosi Pigmei , anche i viaggiatori
moderni ricordano trovarsi ne' confini d'Etiopia uomini neri, vello
si, e di statura hrevissima.
n Non m' ignoto che Erodoto at
trihuisce ai Xasamoui l'accurata cognizione del medestmo fiume; ma
in ci n ai Lihj si pu credere, ne allo scrittore che non d alcuna
dimostrazione. Cost Diodoro nel primo lihro = La difesa d'Erodoto
si fa da queste sue parole: Ci cK poi, nuno il pu chiaramente
raccontare Bonti questo ho inteso da uomini Cirenei} e i Cirenei
riferivano i racconti di Etearco , ed Etearco quelli dei Nasamoni ,
e i iNasamoui lungi dall' attrihuirsi una vera cognizione, ripetevano
quanto loro avevano detto certi lor giovani curiosi e audaci. = Credo
che non manchi esempio di huono scrittore , ancorch non riportato
dalla Crusca , il quale ahhia usato il vocaholo crocodilo per cocco
drillo. In ogni modo non mi si dar hiasimo,, se invece che ser
virmi d' una storpiatura , ho voluto conservare anche per ragione
della sua etimologia , a un tal vocaholo la greca sua forma , come
ella gli k stata conservata dalle altre lingue.
(38) Notahile questo passo per la descrizione di quel paese, e
per la geografia degli antichi tempi, ma esso pure come raggio che
si porta al centro, ne porger argomento di esame nella Tavola
geografica .
(3o) I Cinesj o Cineti , secondo lo storico, sono gli estremi popoli
dell'Europa, verso l'occaso, e non i Celti come vuole il Bellanger ,
( Essais de Crit. etc. p. a8j ) il quale perci a torto censura la
Mattinire d'avere affermato altrettanto.
Ci" Ragiona Erodoto dell' Istro pi ampiamente nel tv lihro.
(4>) Consentono a quanto pi sopra dice Erodoto, questi versi

di Sofocle: ' Come in tutto conforme ordini e mdi rr Han d'E


gitto at costume : Ivi tessendo , Gli uomini ttttftHo , e yan te don
ne intorno Procacciando di vitto. (Edrpo 'a Colert, v 35t. )
Egli sotto questo passo dui tragico che il suo espositore adduce
1' automa di Nimfodoro lo storico, il quale a vero dire ripete
quasi le parole d'Erodoto , sennonch aggiunge che simile permu..
tasione di costumi fra i due sessi ehhe origine da un comando di
Sesostri ; imperocch questi veggendo il paese popolato oltremo
do , e temendo che gli ahitanti si rihellassero , cerc di renderli
effeminati. = Pomponio Mela (De Situ Orbis l. t , c. 9 ) cam
hiando ordine a questi periodi di Erodoto, non tralascia di tradurli,
C\) Tanto ei dice, confrontando principalmente gli Egizj coi Greci,
i sacerdoti de' quali, come anche oggid , studiosamente nutrivano
chioma e harha, e cost si rendevano pi venerahili.
({3) Un pi ristretto senso d il Larcher a queste parole , cioe:
gli' altri popoti pigliano il cibo separatumente dagli animali, e gh
Egizj si cibano cogli animali.
(34) Era la zea di due specie; la prima d'un sol grano (triticutn
monococum ) ossia spella comune , e la seconda a doppio granello
( triticum spelta ). ( Dioscor. tib. tt , c. 80, e scg. Mattioti
/. ivi. Stapel ams. al lib. Vttt, c. 9 delf lst. delle piante
di Tenfr. Frucastor. Opere t. t. Fram. ). Ma non par questo
si pu accordare ed appuntare il nome e l qualit di spalta all'
olira. A prima giunta pare che l'una e l'altra sieno insieme confuse
da Erodoto ; quando da Teofrasto e da Dioscoride e da Plinio im
pariamo essere l' olira diversa dalla tea ; tuttavia soggiungendo il
secondo di questi autori che 1' olira una specie di zea , si vede
chiaramente perch il nostro storico ahhia detto fare gli Egizj il
pane d'olir che alcuni chiamano zea. Adunque si deduce non gi
ch' egli reputasse l'olira e la zea nomi d'una sola hiada, hens che
alcuni ancora al di lui tempo nel nomo generico di zea' chiude-'
vano 1' olira che n' era una specie. Marcello Vergerio ha creduto
l'olira essere la segala, senr' aver considerato che Plinio differen
temente scrisse dell' olira e della segala, ond' ei non a torto *
riprovato dal Mattioli. Gaza, Ermolao, Ruellio , ed altri uo,.
miui dottissimi , come per una hocca , dicono 1' olira essere la siii
gine, e fauno Plinio medesimo autore dell'errore, quando egli come
di due cose divetse ne tratta. Forse la somiglianza dei nomi olirn
TOMO I.

i *

33o
ed orira aveva indotto Turanio a credere 1' olira non altro che il
riso ( Plinio l. xm ) , opinione alla quale inclinano fra i moderni
lo Shaw (Voy. t. tt, p. 171) !' Goguet (Orig. des loix 1. 1, p. 336),
ed il Paucton ( Metr. c. x), quantunque Teofrasto , Dioscoride
e Plinio ne parlino come di due grani di gran lunga diversi. Pi
Jecito in simili materie il divinare , e il duhitare che 1' affermare ,
specialmente a chi e inesperto, com' io mi sono, d'ogni studio ho
tanico. Ho pensato nulladimeno che 1' olira esser potesse la scan
della ( hordeum distichum ) , e per. in altro passo di questo stesso
lihro ho cos't tradotto un tal vocaholo. Non perci m' arrischio
concludere nulla di positivo , perch so ch' altri vogliono esse
re la scandella quel nitidissimo farro gallico che Plinio chiama ,
sandala. E Plinio stesso pare accrescere la confusione; perch al
principio del capitolo vm del lihro accennato, distingue 1'olira dall'
arinca , ed alla fine cosi si esprime: Si fa dell' arinca un dolcis
simo pane ; ed pi spessa che il farro , ed ha maggiore spica ed
pi pesante. E rado che un modio del suo grano non pesi sedici
lihhre. In Grecia difficilmente si monda, ed perci che si d ai
cavalli secondo che dice Omero (nel v e nel xvm dell' Iliade).
Ma in Egitto si monda facilmente ; e questa quella che chiamano
olira, ed feconda. Nondimeno perch anche al cap. t5 del lihro
xxtt torna Plinio a chiamarla arinca si pu credere ch'egli nel primo
dei tre passi accennati ahhia voluto intendere che l'olira in Gallia si nomasse arinca. Dioscoride conferma che dell'olira si facesse
pane e polta come della zea , ahhench nutrisca manco di questa.
E tale specie di pane chiamavasi cillestis , ed era di forma acumi
nata. Tuttavia, pare che Nicondro tiatireno citato da Ateneo ( Dipnosof. I. nt, c 29 ) , e Diodoro ( /. t ) contraddicano Erodoto , il
quale afferma che appunto dell' olir si alimentavano gli Egizj per
ch reputavano vituperevole cosa il servirsi del grano e dell' orzo.
Imperocch dice Nicandro che il cillestis fosse fatto d'orzo, e Dio
doro che gli Egizj precisamente si nutrissero di frumento ed orzo.
Fra le due opposte autorit converrehhe propendere per Erodoto ,
quando col volgere degli anni non si fosse mutata usanza. Inoltre
egli verisimile secondo l'osservazione d'un moderno scrittore (Raf
fermau Delille Hist. des plantes cultivces eu Egypte. Itist. nat.
t. H, Descript. de V Egypte ) che come una provincta si nu
tria di cihi vietati ad altra, ed onorava animali d'altra non onorati,

33 r
cosi parimente non a tutte ma a certe parti cV Egitto fosse interdetto
l'uso delle hiade indicate. Non pertanto si pu sciogliere il duhhio
anehe col dire ehe e l'autore citato da Ateneo, c Diodoro parlassero
genericamente; poich l'olira pu appartenere all'orzo ed al fru
mento. Di fatti Esichio dice esser ella di una media natura fra il
frumento c l'orzo; e Teofrasto e Plinio la pongono fra i graui si
mili al frumento , e la nominano genere di esso.
(45) Vedi la nota n5.
(4ti) Le reliquie degli antichi caratteri egizj confermano quello che
qui si afferma da Erodoto. Vedi CrtVius Recueil cC Autiq . t t,
(47) Diodoro parimente ( /. t , e. 85 = /. m, e. 3) ricono
sce in Egitto due specie di lettere ; quelle che si dicevano sacre ,
e quelle che appartenevano alla comune istruzione. In entramhe i
sacerdoti ammaestravano i figliuoli , e delle seconde usava anche
la gente del volgo , almeno la destinata alle arti , dove i caratteri
ch' erano detti sacri risethavano per se i sacerdoti , e ne trasmet
tevano l'intelligenza dal padre al figliuolo. Alla sentenza di Erodoto e di Diodoro stimano taluni che sia diversa quella di Cle
mente d'Alessandria ( Stront. I. V), perch egli asserisce che gli
Egizj avevano una triplice ragione di lettere , l' epistolograf,ca cio
od opportuna ai vulgari e comuni usi , la sacerdotale , della quale
valevansi i sacri scrihi, e la icroglifica. Lo Schmidl (De Sacerdot.
et Sacrif. Mgypt. ) ed il YVarhurton '( The Divine Legatinn of
Moses ) esposero variamente la loro opinione su questo argomento ;
ma non ho potuto consultare ne l'una opera ne l'altra, mentre che
scrivo. Tuttavia non ttovo io discorde Clemente da Erodoto e
da Diodoro. Questi due scrittori parlano unicamente di caratteri
alfahetici, o segni delle parole, e Clemente vi aggiunge anche le imma
gini delle idee o vogliamo dire gli ieroglifici. Ma gli ieroglifici non si
deggiono confondere colle lettere sacre. Il loro stesso nome denota
ch'essi erano scolpiti, nou iscritti; e mentre quelle si scrivevano da
destra a sinistra , questi si veggono ancora espressi nei monumenti
ora da destra a sinistra , ora da sinistra a destra , ora a modo di
colonne. Adunque non si possono comprendere nelle lettere sacre.
Anzi Diodoro precisamente li nomina, e da quelle li distingue; e se
in Erodoto non troviamo la parola ieroglifici, certamente egli allude
ad essi in pi luoghi di questo lihro, quando parla dei tipi o ftgure
scolpite sulle colonne.

33*
(48) Gli Ehrei assai usi e riti imitarono degli Egizj , come ne ins
tarono parimente i Greci , e da ci e non da altra cagione dehhonsi
dedurre quelle somigliarne, quali e epante esse sieno, che si riscon
trano fra cene cerimonie e tradizioni religiose greche ed ehree .
Gli Egizj ripulivano ciascun giorno le loro tane di hromo, e Marco
dice ( cap. ru , 4 ) ne' ,u0 Evangelo : vi sono eziandio molte cose
the. hanno ricevuto (i Giudei) da osservare, lavamenti di coppe ,
tV orduoli, di vasellamcnti di rame, e di U-ttiere. ~ Notano alcuni
che la circoncisione fosse in uso solo appresso i sacerdoti egizj , e,
checch altri asserisca in contrario , sicuramente per motivo di
mondezza e salute. Con questa opinione ella praticata anehe da
altri popoli , c l' autorit de' medici e dei viaggiatori vi accon
sente. Ed il Signore (_Ifum. cap. mt") parl a Mois dicen
do: Prendi i Leviti d' iufta i ftgliuoli d'Israel e purificagli. E fa
loro cosi per puriftcarli : spruzzagli d' acqua di purgamento . e
facciano passare il rasojo sopra tutta la loro carne , e lavino i loro
vestimenti e purifichinsi . Quindi illegittimo era il ministero di
quel sacerdote giudeo ( Maimou. de Suppcl. templi c. Jx ) nella
cui carne o ves'.e trovavansi polvere o insetti.
(49) Iddio comandando che si facciano i vestiti ed i paramenti
ad Aaron ed a' sacerdoti dice cosi : Fa ancora la tonaca di fino
lino trapunta : fa parimente la henda di ftno lino. Fa loro ancora
della calze line . = Ed ordinando al profeta [Etcch. c. xlu1)
di ristahilire e riformare tutto l'ordine de' ministri sacri, secondo le
regole date per Mois: Or quando entreranno nelle porte del cor
tile di dentro sieno vestiti di panni lini, e non ahhiano addosso lana
alcuna . = Se Plinio afferma il cotone essere gratissimo ai sacer
doti egizj ( /. xtx , c. 1 ) nou si pu dedurre che Erodoto pigli il
cotone per lino , tanto piu eh* ci distingue quest' ultimo dal hisso
il quale, giusta il parere d'alcuni, altro non che il cotone.
Plutarco parla pi chiaramente esponendo il motivo pe: quale si
preferiva dai sacerdoti quella specie di vestito. Perch il sa
cerdote d' Isis , dio' egli , ponga gi i capelli, e vestiti porti di
lino, taluni non si curano di saperlo, altri pensano che per re
ligione verso le pecore cost dalla lana si astengano come dalla
carne, e si radano i capelli per lutto, o portino vesti di lino a ca
gione del colore che ha il fiore del lino . simigliante al colore del
l' eierc che ahhraccia I' universo . Nondimeno di tutte queste cosa

33?
una la vera cagione , cio non esser lecito , come dice Platone ,
clte il puro si tocchi dall'impuro: ora niun superfluo del nutrimento
casto e puro; e dal superfluo si germinano lane, peli, crini,
unghie, oude saria ridicolo che gl' Isiaci per castit si radessero
egualmente tutto il corpo, e poi vestissero lane di pecora. Il lino
veramente nasce dalla terra immortale, e rende frutto a mangiar*
acconcio , e somministra tenue e mondo vestito , che non pesa a
chi di esso se ne ricopre, ed atto ad ogni stagione, e non fa na
scere menomamente, come dicono , pidocchi. = li perch si legge
nel 'decorso di questo lihro che nell' accostarsi alle cose sacre , e
nelle sepolture avevano riguardo gli Egizj di far uso delle vesti di
lana , e che tali riti concordavano con quelli che si chiamavano
orfici e hacchici i quali erano egizj e pitagorici. = Secondo Porfirio
( dell' Astin. ecc. I. tT , $ 7 ) non due ma tre fiate per giorno si
lavavano i sacerdoti con acqua fredda: al sorgere dal letto, innanzi
al pranzo , e suhito prima di coricarsi. Si consulti anche lo stesso
autore intorno ad alcune delle altre infinite cerimonie che Erodoto
passa sotto silenzio .
(5o) Volendo Isis , narra Diodoro ( /. 1 ) , indurre i sacerdoti
coll' allettativo di lor propria utilit a rendere un culto ad Osiris ,
lor diede a godere immune la terza parte della terra , onde far po
tessero tutto ci che si esige dal ministero degli iddii e dalle sacre
funzioni. Tanto per verit sar stato inventato da' sacerdoti per
rendere intangihili i loro possedimenti; dei quali eziandio parla la
Genesi (c. 47)' Ed anche i sacerdoti ehrei per comando divina
mangiavano le offerte di panatica , ed i sacrificj per lo peccato e>
per la colpa , e le primizie di tutti i primi frutti d' ogni cosa , e
tutte le offerte. Parimente al sacerdote voi darete le primizie ( cosi
segue la sacra legge ) delle vostre paste , per far riposare la hene
dizione sopra le cose vostre. = Vino di vite, dice lo storico, per
distinguerlo dal vino d' orzo. E cominciarono i sacerdoti a farne
uso dai tempi e ad imitazione di Psamutitico , poich prima sacri
ficando agl' iddii noi hevevano , e non l' adoperavano per le ragioni
accennate da Ptutarco nel trattato d' Isis ed Osiris.
(5t ) I pitagorici che come altrove accenna Erodoto tolsero molti ri
cordi dagli Egizj, ahhorrivaflo al par di questi le fave ed i pescj ; c
le prime, fra le altre cagioni che si adducono, perch essendo ven
tose partecipavano assai delle cose animate ; o perch gonfiavano

334
quasi pi la mente che il ventre , s procacciaselo sogni torhidi ,
toglievano a quella la tranquillit necessaria per l'acquisto del vero.
Dell' idio che gli Kgizj poi avevano ai pesci parla Plutarco nel
sullodato trattato. Tutti gli Egizj non si guardavano dal ciho di
ciascun pesce del mare , ma di qualcuno solamente , e variamente
secondo i varj paesi ; ma i sacerdoti non ne gustavano di sorta al
cuna. A nove giorni del mese mangiava ogni Egizio in faccia della
porta di casa sua mt pesce arrostito , e i sacerdoti lo ahhruciavano ,
e la cagione manifesta e pronta che si adduceva era l' essere il pe
sce ciho non necessario ma soverchio. E non entrava ne' sacrifici
per ragioni morati e giovevoli , o per leggiadria presa dall' istoria
e dalla natura delle cose. Perch credevano essi che il mare fosse
generato dal fuoco , e separato come fosse non parte del mondo
od elemento, ma purgaztone corrotta ed inferma; e reputavano
Tifone essere il mare, e il sale chiamavano schiuma di Tifone, n
qucsto ponevano in tavola, ufr salutavano i nocchieri, ed il pesce
era simholo che signiftcava l'odio. Altre ragioni sacre e sonili sono
poi riferite da Plutarco per chi non fosse gi infastidito dalle
test citate.
(5a) Anche le altre arti e gli altri uflrj in Egitto si tramanda
vano secondo la divisione delle classi da padre in figliuolo ; e cos1
dalla trih di Levi , e specialmente dalla prosapia d' Aaron sce
glievano gli Ehrei i lor sacerdoti.
(53) L ttt , 5 4;- = " Gli Egizj credendo che Tifone fosse di
color rosso, per non sacriftcavano he hove rosso, e con tanta dili
genza l' esaminavano che se avesse pure un sol pelo hianco o nero ,
allora stimavano cire non si dovesse sacrificare ; perch non huo
no per sacrificio quello che grato agli iddii ; anzi il contrario
QPiut. <C Isis ecc. ) Cosi anche gli Ehrei stimavano inetta al
sacrificio la vacca rossa quando uno o due soli peli avesse o hian
chi o neri.
(54) L' intaglio del sigillo con cui la vittima venia notata era un
uomo inginocchioni con le mani di dietro, ed una spada alla gola
( Plut. toc. cit- ) Le maledizioni sulla testa dell' animale , perch
sovr'essa si convertisse ogni danno che fosse per accadere all'Egitto,
e il gittarla al fiume, ricordano quel comando espresso nel Levitioo.
E posi Aaron (e. xvt , le sue due mani sopra il rapo dei hecco
vivo, e faccia sopra esso confessione di tutte le iniquit de' ftgliuoli

335
d' Israel , c di tutti i misfatti loro , secondo tolti i loro peccati ; e
metta quelli sopra 'I capo di quel hecco , e mandinlo nel deserto
per man d' un uomo apposta ; e quel hecco porter sopra se tutte
le loro iniquit in terra solitaria.
(55) Si pu vedere ci ehe nota lo Schweighacuser intorno alla
vatia lezione del presente passo.
(56) Si hattevano gli Egizj i giorni solenni come per lamentarsi
della morte dei loro iddii ; onde acconciamente lor disse Senofane
fisico : se questi sono iddii non vogliate piangerli ; ma se uomini
non fate loro sacrificio ( Plut. delta Superst. ).
(57) La cagione naturale per cui le vacche non si sacrificavano
in Egitto era la rarit de' huoi in quella contrada , e si volevano
per la perpetuit della razza serhar le femmine. Anche la Genesi
(cap. xLUt ) rammenta che gli Egizj reputavano convito profano
quello nel quale fossero seduti essi insieme cogli Ehrei. N meno
schifano gli Ehrei oggid1 dal cauto loro gli utensili e le vivande dei
Cristiani. = A tarhceh i cio citt di Venere.
(53) Mancto sehennita credeva che colla veoe Amnn ( con una
m scrivono il pi dei greci scrittori tal nome che appo Erodoto
Itggesi con due) si venisse a significare il nascosto ed il nascondi
mento ; ma Ecateo ahderita diceva , che gli Egizj si valevano di
questa parola chiamandosi vicendevolmente , perciocch ella vo
cativa ; e pensando eglino che il sommo iddio e l' univetso siano
una cosa istessa , quasi occulto c nascost,; , quando I' invocavano
e lo pregavano che loro si manifestasse , il dicevano Amn ~
( Plut. cP Isis eco- ) Questo raccouto si connette colla favola
accennata da Erodoto ; ma essa poi maravigliosamente coincide
con ci che si legge nel capitolo xxxm dell'Esodo. Mos instando
perch il Signore gli si volesse mostrare, il Siguore gli disse: Tu
non puoi veder la mia faccia: perciocch l' nomo non mi pu ve
dere: poi gli disse, ecco un luogo appresso di me: fermati adunque
sopra quel sasso. E quando la mia gloria passer, io ti metter
nella huca del sasso , e ti coprir colla mia mano , finch' io sia
passato. Poi rimover la mia mano, e tu mi vedrai di dietro: ma
la mia faccia non si pu vedere. Dalla favola egiziana un'altra
n' derivata che da Servio si riferisce ( in firg. Aen. I. tV )
ed la seguente : Ercole 0 Bacco conducendo l' esercito io India ,
*i senti per li deserti di Lihia stimolato da grandissima scte, e im

336
plor V ajuto di Giove. Ora questi gli mostr un ariete, e Cacce
seguendolo pervenne ad un luogo nel quale l'ariete percosse il ter
reno ed una- fonte ne maturi, per lo che Giove fu dall'arena nomato
Aunnone , ed un tempio gli fu ivi alzato ed un simulacro colla
corna d' ariete. Chi pi desidera su questo particolare vegga il
Iahlonski (P.nuh. ,Egypt. I. 1, c. a.) =
(59) La voce rxef qui e usata da Erodoto per vello di pecora :
quindi a torto I' etimologo afferma che essa non denoti se non che
la pelle di capra , e arrogantemente condanna Simonide d' averla
adoperata per esprimere il vello di Coleo.
(Co) Splendeva, convien credere, questa pietra col favore dei lu
mi accesi nel tempio in onore del dio ; ma non si da smeraldo del
quale formare si possa una colonna per piccola ch'ella sia. Pensa
il Goguet ( Ori/f. des Loix t. 11 , pag. ta4 ) , ed altri hanno
eziandio ahhracciala, la sua congettura, che questa rolonua d'altro
Bot) fosse se non se di vetro color di smeraldo, e che per essere
concava contenesse delle faci' le quali nottetempo la facevano parer
luminosa. Quindi co/ichiude che Erodoto la chiamasse smeraldo , o
per amore di quel mirahile a cui inclinavano i Greci, o per l'ar
tificio dei sacerdoti che ingannato l'avevano. E Cuna e l' altra
supposizione mi semhra priva di ragionevole fondamento , e indegna
detla diltgenza del nostro isterico. Diciamo piuttosto che con quel
vocabolo smeraldo intender si deggia un* altra sostanza diversa da
quetla che appresso i moderni gode di tal nome, e che secondo
l'avviso di Ptinio si stendeva anticamente a dodici generi I /. xxxvn ).
Teofaso ( Delle pietre, p. a56 ) parlando della colonua medesi
ma la chiama falsa smeraldo , e perch Plinio dice che questo si
trovava in Cipro, e Cipro era feconda di mtniere in rame , si pu
duhitare che la colonna fosse dt malachite , o di que' cristalli
tinti in verde dal metallo, e che somigliano agli smeraldi. (Vedi
De f.amtay Miner. des anciens , (. /, p. t/\6. )
(61) Consente ad Erodoto anche Macrohio nei Saturnali dove dice
che gli Egizj venerano Ercole con sacratissima ed augustissima re
ligione, e gli porgono culto al di l d' ogni memoria , che presso
loro sia lontanissima , come mancante di principio. E Cicerone
d a quell'antico Ercole per padre il Nilo ( De nat. Denr- l. tn ) ;
onde penso che per ci appunto l'etimologista e Tolomeo Efestioue,
gli dieno il nome di INilo. Pi chiaramente Diodoro (lib. 1.) ne

337
dice che i Greci si appropriavano i nohilissimi eroi, e gl'iddii dell'Egitto, c di Ercole soggiunge ch'egli fu egizio, e che essendo uo
mo valorosissimo corse gran pane del mondo , e pose anche una
colonna in Lihia; e che di queste cose si s'udiarono gli Eg2j di pren
dere da' Greci il testimonio. Imperciocch siccome tutti asserivano
che Ercole ajut gl'iddii contra i giganti, cosi non potevano mini
mamente i gtganti essere usciti della terra in quell' ct , che dice
vano i Greci essere nato Ercole, cio nella generazione prossima alla
guerra trojana, ma piuttosto erano nati, come gti Egizj asserivano,
nel principio dell'umana generazione, dal quale contavano gli Egizj
pi di dieci mila anni sino all'et di Diodoro, dove dalla guerra di
Troja meno di mille dugento. Similmente non potevano convenirsi
che all' antico Ercole la clava e la pelle di leone, perch a quel
tempo non essendosi ancora trovate le armi , gli uomini si difende
vano dagli assalitori coi hastoni , e si coprivano colle pelli de
gli animali. E questo eglino appellavano figliuolo di Giove , non
affermando con certezza di qual madre nascesse; ma quello che
nacque d' Alcmena dieci mila atini dopo , ehhe nel nascimento suo
il nome di Alceo , e di poi il nome di Ercole , non per cagione
della gloria che si acquist da Giunone , sihhene perch avendo
emulato l'antico Ercole ne eredit la gloria, e l'appellazione. Ed a
quanto dicevauo costoro concordava la fama la quale per tradizione
viveva da remoto tempo appresso i Greci, cio% che Ercole purgasse
da' mostri la terra , il che per niun conto non poteva quadrare a
colui che nacque in tempi vicini a' Trojani, quando allora la mag
gior parte del mondo era addomesticata dall' agricoltura , e le cit
t erano piene d' ahitatori, c gli uomini si erano ragunati insieme
per ogni luogo. Tali cose dunque competevano all'antico Ercole e ad
epoca in cui gli uomini erano dalla moltitudine delle fiere molestati,
e massimamente in Egitto dove ancora la regione superiore deserta
e ferina. Ed verisimile che di essa come di sua patria sentisse
Ercole compassione, e purgasse dalle helve la terra, e la desse ai
coltivatori , e pel henefizio sortisse da essi onori eguali ai divini.
Anche Pausania ( l. V ) scrisse d'un antico Ercole anteriore al
diluvio di Deucalione. Diodoro par contraddire Erodoto per ci
che spetta l'ahhonimento degli Egizj a'sacrificj umani, poich as
serisce che gli antichi re usavano di uccidere nei sacriticj uomini
di pelo rosso alla sepoltura d' Osiris, essendo di tal colore Tifone
TOMO 1.
22

338
che tolse ad Osiris la vita ; e da questa erodale usanza deduce lo
storico il trovarsi tra gli Egiziani pochi uomini di color rosso, e la
favola di Busiris che si diffuse tra' Greci, perch questa parola non
denota gi un re, hens1 il sepolcro d'Osiris. Ma questo, seppure
ero, si vuole riferire ad un fatto particolare , e a tempi anteriori
all' Ercole figliuolo di Alcmena , facendoci fede Diodoro stesso che
gli Egizj avevano in orrore quella specie di sacrine]. Imperocch
egli dice che quando si portava il cadavere di qualcuno ad imhal
samare , l' incisore , che a quest' effetto apriva Unto di carne quant*
era dalla legge permesso , si poneva poi suhito a correre a pi non
posso , e gli altri che stavano dintorno il seguivano, scagliandogli
cassi e maledizioni , stimando essi che odioso fosse chiunque recasse
violenza o ferita , o minimo male ad un corpo della stessa natura.
(62) Si noti la cauta devozione di Erodoto verso gli iddii, o piut
tosto verso i credenti. A questa frase di lui mir Eliodoro nel nono
degli Etiopici , quando esponendo il perch si rendano divini onori
al Nilo, desidera che quanto ha egli detto, sia detto con huona pace
di alcuni savj naturalisti e teologi, i quali non discoprono a* profani
gli occulti sentimenti che vi sono entro sparsi, ma l'insegnano
gotto specie di favola , e chiaramente gli aprono a coloro che sono
introdotti ne' sacrar] , e sono iniziati ne' mister]. E finisce A noi
sia poi propizio il nume , e le pi arcane cose siano riverite eoa
alto silenzio.
(63) Anche da Omero negl'inni Pan chiamato capripede, hicorne
squallido, = Forse la mia domanda poco vereconda, ma pur la fa
r : possono gli animali congiungersi alle femmine della nostra specie?
Erodoto d per certo l' accoppiamento nel distretto mendesio d'un
irco con una donna. Mi pare che Plutarco mostri miglior sen
no allorch osserva che piaceri soli , e soavi amori degli animali
sono quelli che gustano in fra loro : onde non meraviglia alcuna
se il hecco mendesio rinchiuso con molte donne helle, non si vol
t loro mai, ma s'accost pi volentieri alle capre. ( Nell'opu
scolo se gli animali partecipano di ragione ). Tuttavia anche Stra
hone ( /. in1 ) ripete la cosa medesima , hench si fonda egli
unicamente sull'autorit d'un poeta, cio di Pindaro, che cosi dice:
D' Mend,s nel dirupo appresso il mare = Corno estremo del JSilo ,
u' Usile capre I maritt, s'accoppiano alle donne. , E per simili
laidezze forse trasse motivo il santo legislatore di prescrivere :

39
( Leva. e. xm1 , e- a3 ) Non presentisi la donna ad alcuna
hestia per farsi coprire; ci conftsione . Pane poi presiedendo
ai carnali accoppiamenti, egli semhra che perci si raffigurasse colle
coscie e colle gamhe di capro, perch quest'animale salacissimo,
e si onorava di culto divino veggendosi nelle sue parti generatrici
il simholo di tutto il nascimento d' ogni animale ( Diod- l. 1 ).
(64) Ognun sa che anche le leggi giudaiche dichiarano immondo
il porco. Gli Egizj noi sacrificavano , al dir d' Eudosso appresso
Eliano ( Ist. degli attitt. I. x, e. tG ) , poich se ne servivano
pegli usi dell'agricoltura,' ma meglio credere con Plutarco ( Trau
cT fsis. ecc. ) che noi sac rificassero per la ragione medesima per la
quale non si cihavano della carne di esso. Difatti giudicavano gli
Egizj che perch il porco coiva principalmente nel mancare di lu
na, il suo latte facesse fiorire lepra e scahrezze sul corpo di cui na
heveva. Sacrificandolo a luna piena , e cangiandolo allegavano poi
questa ragione : Tifone seguitando un porco a luna piena ritrov
l'arca di legno, nella quale giaceva il corpo d'Osiris, e stracciollo.
Ma questo da tutti non si credeva, ed era stimato come cosa fra
molte altre male intesa.
(65) Altres1 in Grecia i poveri che non potevano sacrificare vi
ro il hove ne fingevano un d, farina ( Suida foce /3*s tSStftef).
Cost 1 Ciziceni menzionati da Lncullo non avendo la vacca nera da
sacriftcare a Proserpina, ne formarono una di pasta , e presentarono
questa diuauzi all' altare. f Plut. vita di Lucullo. )
(66) Certi codici portano jrAir %tc eccetto i cori, altri eoa
poca variet di scrittura ma con molta di significato irP,i %t,fvr
eccetto i porci , e ciascuna di queste lezioni ha i suoi seguaci. Pur
solevano i Greci sacrificare ne* Baccanali i porci come gli sa
crif,cavano gl' Egizj , mentre ignoriamo se questi facessero uso
dei cori in tale solennit. Aggiungo che quantunque %otrtt ed ir
ahhiano lo stesso significato, Erodoto non pertanto si serve ne'superioti periodi del secondo vocaholo.
(67) A questa processione del Fallo danno Clemente alessandri
no ed Arnohio un'origine che per rispetto dovuto all' ouest , sar
anche a noi hello il tacere. Piuttosto quella riferiremo che ne viene
esposta da Diodoro (/. I) , e da Plutarco (trattato d'Itis ed Osir). Tifone avendo gittato nel fiume i genitali di Osiris, questi soli
Xsis di tutte le memhra di lui noa ritrov, perciocch etano sta'i

3^o
inghiottiti da enti pesci che poi furono maledettr dagli Egizj. Non
dimeno volle Isis che anche i genitali avessero gli onori divini , e
fahhric il Fallo ad immagine di quelli, e istitu riti, e li rese cosi
degni di venerazione; quindi anche i Greci com' ehhero dagli ligizj
i riti sacri di Bacco, cio Osiris, e re solennit dell' orgie, parimen
ti nei misterj , nell' iniziazioni e ne' sacrifirj usarono di quella parte
del corpo virile. = Di Melammo parla Omero nel1' Ulissea , e su
lui scrisse Esiodo un poema che and smarrite. Il pi volte citato
Diodoro ricorda anch' esso il viaggio di Mclampo io Egitto , e di
quanto quivi stantio apprese e trasport in Grecia. = Per dtlucidazione
del presente passo d'Erodoto merita d'essere consultata la memoria
del Freret Rrchcrchrs sur le culte de Bacchus parmi les Grecs
(t. lutt Rist. de l'Accad. des Inscript.) Stima il Larcher
che Melampo fosse non contemporaneo ma posteriore a Cadmo , e
che quiudi non potesse udire da questi le cose spettanti a Bacco.
Vorrehhe dunque emendare il testo in guisa che si dicesse avete
Melampo udite quelle cose dai discendenti di Cadmo. Tutti i co
dici vi si oppongono unanimemente , ed una stranezza il supporre
che essi copiati sieno da un solo esemplare nel quale si ahhia (m
messa la voce <t*>1),t. Con migliore opportunit dunque mostreTemo che la ragione dei tempi non osta alla comune lezione.
(f!8) Si affannano gli eruditi sul pi opportuno senso di questo
periodo. Vcggansi le note del Wesselingin , del Larcher, dello
Schweighacuser. Non sappiamo te l' adottato da noi sia il mi
gliore.
(69) Vedi /. tv , $ 188.
(7o) Quattro erano gli spiriti o diviniti che sotto il nome di
Cahir! erano onorati in Samotracia, cio: Acsicres o Cerere, Acsiochersa o Proserpina , Acsiochersos o Plutone, e finalmente Casmiro
o Mercurio. Si consulti 1' opera del Stinte-Croix sui Misterj. =
Ma anche su questi misterj di Samotracia osserva Erodoto una re
ligiosa reticenza. Pi tardi Apollonio si astenne eziandio di parlarne
Bel primo dell' Argonautica . Stnch In sera pe '/ voler d? Or
feo = 7'occar la spiaggia delta tracia Sattn CK' or Samotracia
detta, isola sacra = Del grande Atlante alta Jigliuola Elettra =
E questo affine che le recuite leggi Del sacm apprese venerando
culto ~ Merc le blande inizialr forme Pe '/ Jiero navigar mare
pr salvi =: Potesser: Basti: t' non dir pt oltre Di questi or

34 t
cani; e tu medcsma in pace Egualmente rimanti, isola, e voi
Di questa ahitator, spirti divini, = Acquai toccar quelti misterj in
sorte : A noi non questi cantar permesso ( Vers . del Elaugini ).
E Pausanta parecchj secoli pi tardi ( nella Beozia ) passando sotta
silenzio chi si fossero i Cahiri , e con che cerimonie si celehrassero i
riti a loro ed alla madre , chiede perci perdono a quegli uomini
che desideravano di udirlo. r= Le statue di Mercurio si figurarono poi
in attitudine poco decente: quod , come dice Cicerone, | De natura
Deorum l. ttt, . B9 ) adspectu Proserpina cnmmntus sit.
(71) La voce dedotta da $ cioe
a.7* lrbf x rttSt.
Platone ( nel Cratito ) invece la fa derivare trrr t St7 dal
correre , perch i primi degli uomini stimarono quelli per iddii che
molti de' harhari ancora tali stimano, sole, luna, stelle, ed astri,
e cielo , e questi veggendo sempre in corso , ed in perpetuo moto ,
gli chiamarono .9,tf. plutarco, ma forse troppo puerilmente, trae
il nome $.v,r dalle due prime lettere dei due vocaholi Btart
gente S.'tut corrente. ( Trattato cf Isis ecc. )
(72) Il presente passo e veramente classico per denotare l' inter,vallo corso fra noi e l'et di Esiodo e di Omero, pressoch tutti gli
antichi, per quanto Gelito aveva letto (N. A. I. xvn , c. a), con
correvano nella sentenza d' Erodoto , che i due poeti convivessero e
cantassero insieme ; e come piii vera ella anche pi dai moder
ni seguita. Erodoto nomina inoltre Esiodo prima d'Omero, co
me il nomtnano Platone , Ermesianatte , Aristofane , Cicerone ed
altri, e rinforza cos't le ragioni per le quali inclinano i critici a
credere il poeta d' Ascra anteriore a quello di Chio (Vedi Lanzi
della vita ed opere di Esiodo ) .
(73) E nel v lihro dice lo storico che i Trogloditi etiopi seronsi d' una lingua a niun' altra simile , stridendo essi a guisa di
pipistrelli.
(74) Servio all'Egloga tx di Virgilio nota cosi: thessalica lingua
peliades et columbas et vaticinatrices mulieres dici. Sull'oracolo
dodoneo giover consultare quanto esposero il De-Brosses ( Mem,
des Jnscripl . Uh. xxxv ) , e 1' Heyne ( Excursus I1 ad Iliadis
lib. .trt. )
(75) Pare che queste strane allegrezze sieno effigiate in una spe
cie di pietra di paragone inserita dal Caylus nel primo tomo delle
sue antichit p. 3.

34*
(76) Nei riti ehraici avvi qualche cosa di simile a questa festa
dell' accensione dulie lucerne. E la solenniss'ma delle feste cinesi ,
al dire del padre Bartoli (Cltin. Ut. t. t, p. 55) quella della lu
na onde incomincia il loro nuovo anno. Questa suole continuare sino
al plenilunio ; e termina nella festa , che chiamano delle lanterne ,
per le hizzarre foggie, che ognuno ne inventa. e se ne fa una gran
de e allegtissima luminaria, dentro e di fuori le case. Cou queste
due nazioni semhrano aver cospirato l' altre pi famose di Frigia e
d'Italia; e veggansi gli argomenti che ne tragge il Bianchini (Storia
Univ. p. 1 44 , )
(77) Ahhiamo anche noi dato, se forse non la pi vera, almeno la
pi onesta interpretazione alle parole rr, miniA n,M/Nt/ifJ .
(^8) A. ciascuno genere degli animali che sortito aveva venerazione
appresso gli Egizj , era consecrato un tenitorio che loro dar potesse
provento sufficiente per la cura e per l'alimento. E facendo gli
Egizj ad alcuno degli iddii qualche voto pe' figliuoli salvati dulia
malattia, recidendo i capelli di questi, davano a peso d'oro l'equi
valente moneta a' curatori degli animali. Questi curatori allora ta
gliando pezzi di carne chiamavano a gran voce volanti sparvieri
sinch questi pigliavano il nutrimento : ed a' gatti ed agl'ieneumoni
ponevano innanzi pane iuzuppato nel latte, o pesei del Nilo sminuz
zati, e colla voce e colle moine gli allettavano a ciharsi. Nella stessa
maniera alimentavano le altre hestie ognuna secondo il suo gusto ;
n queste funzioni si facevano di nascosto; per lo contrario in puh
hlico , come di cosa che sommamente onorava le deit. E i cura
tori ornati di particolare segno giravano per la citt e pe' campi ,
onde ciascuno di lontano vedesse a quali hestie essi avevano dedi
cato il loro ministero, e da tutti fossero inchinati e onorati. Mo
rendo poi l'animale era avvoltolato in uua sindone, e con grande
ululato i suoi ministri hattendosi il petto , il portavano a condire ,
con olio cedrino ed altro che fosse atto a dare conservazione e
fragranza al corpo, e il seppellivano nelle sacre celle; il perch an
che oggid trovausi dai viaggiatori per l'Egitto mummie non solo di
uomini , ma d' animali ancora. Sarehhe lungo il ridit e tutti gli
onori e le delicatezze che godevano varie hestie in quella contrada.
Ma il tutto descritto paratamente da Diodoro nel primo de' suoi
lihri. Che s' egli duhita di avere ragionato pi di quello che fosse
necessario su tal proposito, la culpa in noi sarehhe maggiore. Potr

343
dunque quasi commento ad Erodoto, paragonare il lettore la nar
razione dello storico siciliano , con quanto dice Plutarco nel suo
trattato d' Isis ed Osiris , perch essendo mirahile e sopra ogni
credere il culto che gli Egizj porgevano agli animali, nasce una
grande perplessit a chi si fa ad investigare le vere cagioni. Ma
forse si conchiuder che non erano queste cose pazze nella loro
origine e degne di riso; e fuggendo insieme la superstizione e l'em
piet , condotti per diritto sentiero dalla ragione e dalla religione ,
verremo a scoprire fra gli arcani, e a conoscere come si deve, la
sapienza prima , o la gratitudine , o la politica , o l' utilit che
dettarono simili usanze.
("9) La voce eluro di cui si serve Erodoto denota propriamente
il gatto selvaggio ( felis catus ) , il cui colore varia dacch s'
fatto domestico , ma nello stato naturale grigio hruno con onde
pi cupe. = Le parole : che se alcun incendio nasce sono i
gatti compresi da divini accidenti , dal Gesner ( Hitt. anim. t 1,
p. 3a't) si volgono cosi: Si quando incendiaru contigerit, feles in
furorem aguntur : poich come egli osserva, St7 trpiyu.* non
aliud sit guam Starfttf et i t&frmtru. .r :
etiam Srccvftarrrr
exponunt , ut interpreteris rem miram circa fetes accidere = Aristo
tele , Plinio, e Prospero Alpino che soggiorn in Egitto, conferma
no quanto asserisce qui Erodoio sugli animali di quella contrada.
(77) P. a4 Aristotile, Diodoro, Plinio, per tacere di tauti
altri , hanno , descrivendo il crocodilo , quasi copiato le parole di
Erodoto, che fu tra gli antichi il primo a tenerne discorso. Leggonsi negli Annalcs du Musie tChist. nat. t. tx , t. X, f. xt ;
le Observations del sig. Geoffroy sur les habitudes attribues par
Herodote aux crocodites du Nil. Non m' occorso di poterle consul
tare. Ammirando noi hens la diligenza dello storico nel rappresen
tarci quell' animale, voglionsi nondimeno accennare due errori ch'egli
ha comuni con altri antichi, non escluso Aristotele, i quali o furono
ingannati dall'autorit di lui, o con lui s' ingannarono per opinione
popolare o per falsa apparenza. E il primo si che solo il crocodilo
tra le fiere non ahhia lingua; il secondo, che non muova l'inferiore
mascella, e che ad essa accosti la superiore. Ma ha lingua il cro
codilo; sennonch essa carnosa, piatta, e quasi fino alle estremit
aderente alla mascella inferiore ; e questa mascella prolungandosi
dietro il cranio semhra che la superiore sia mohile , mentre non si

344
muove che con totta la testa. Della mansuetudine del cvocodtlo
parla anche Plutarco nel Trattato della sagacit degli auimali. Im
perocch, die' egli, i crocodili non solamente conoscono la voce
dei sacerdoti che li chiamano , ma pazientano d' essere palpati , ed
eziandio spalancando la hocca si lasciano colle mani purgare i denti,
e nettare con un pannolino. E Fitino uomo dahhene ritornato dalla
peregrinazione fatta in Egitto raccontava di aver veduto nella citt
di Anteo una vecchiarella che dormiva con un crocodilo , il quale
mollemente le si stava coricato dappresso. = Piacevole altres
quanto di s stesso racconta Strahone ( /. xvu ), cioe d' esser egli
venuto ad Arsinoe citt che gi aveva il nome dei crocodili, e che
commemorata da Erodoto. Or quivi il crocodilo era in grande
venerazione e sacrato, ed era in un lago da sna posta nodrito, man
sueto ai sacerdoti; e si alimentava di pane-, carne e vino, portatigli
sempre da' forestieri che andavano a vederlo. L' ospite dunque di
Strahone, ch'era uomo tra gli spettahili, mostrandogli le cerimonie,
and seco al lago portando della sua cena una stiacciateli , della
carne arrostita e un fiasco di vino melato. Trovarono tl crocodilo
giacersi al margine del lago, ed appressandosegli i sacerdoti, alcuni
di loro gli apersero la hocca, un altro gli pose dentro la stiacciata ,
e poi la carne, indi gl'infuse il vino, ed esso mettendosi dentro al
lago, pass dall'altra handa. Ed essendo venuto un altro forestiere
che gli portava pure le primizie eglino pigliandole andarono correndo
a cercare il crocodilo, e trovatolo gli diedero medesimamente quello
che avevan portato. Ma in Tentira, e nella citt d' Apolline, dice
altrove questo geografo , fuori dell'uso degli altri Egizj, il crocodilo
disonorato, e tenuto per la pi odiosa di tutte le fiere, percioc
ch sehhene dai rimanenti sia conosciuta la malvagit sua, e quanto
egli sia pernizioso all' umana generazione , il venerano nondimeno e
si guardano di mangiarne ; ma i gi nomati il vanno cercando e
distruggendo. E cose consimili narra parimente Plutarco nel pi
volte citato opuscolo d' Isis ed Osiris.
(78) Ridicolosamentc dunque i grammatici traggono l'etimologia
del crocodilo dal nome croceo, o dal temere egli t lidi rie; kfin*1.
(79) Veggansi fra le molte descrizioni del cavallo del fiume quelle
di Diodoro , di Achille Tazio, e di Plinio che certamente hanno
avuto in vista questa d' Erodoto.

345
(80) Lo squamoso lepidoto, pare Io stesso che il ciprino, co
me si ha da un passo d'Ateneo, sul quale forse s'appoggi il Linneo
quando chiamollo : cyprinus rubescens niloticus. Altri Io ruote il
pesce detto huoni , o hulti dagli ahitatori del Cairo, altri quello
che col nome di polypteri bichir descritto dal signor Geofroy
de Saint-Hilaire (Descript. de l' Egypte. Hist. nat. tom.
p. 64-) = L'oca-volpe detta dai latini con greca voce chenatopex , perch ha la figura d' oca, e l' astuzia di volpe. E altrimeate appellato questo palmipede anser agypttaca, od oca d'Africa,
( Cwier Regna animai, t 1 , p. 531 J. Non sapend'io s' esso ah
hia un nome presso gl'italiani, l'ho chiamato ocavolpe, ad esem
pio del Ga1a che ha fatto dono ai latini del vocaholo vulpanser ,
per denotare tale specie d' uccello. Della fenice, uccello che
10 stesso Erodoto riconosce per favoloso , parlano pi antichi ; ed
1I Gesner ( de Avibus l. 111 , p. 6a5 ) ha raccolte tutte le loro nar
razioni.
(81) La prima specie d'ihis fu malamente confusa colla cicogna:
essa or detta ibis religiosa : la seconda non hen conosciuta
(Cuvier Regne anim. tom. 1 , pag.
). Di questo duplice ge
nere d'ihis , le candide sono in tutto l' Egitto, tranne che in Pelnsio, e le negre invece non sono in tutto l'Egitto, ma hen in Pelusio (Aristot. In. degli Anim. I. 1x, cap. 27) Il sig. Savigny
( Hist. nat. et mjrth. de l'ibis ) dice ch' essa il tantalus falci
nello* di Linneo , o il courlis tt Italie della maggior parte dei na
turalisti francesi. Esaminando egli le ahitudini naturali , e l' orga
nizzazione delle ihis , coi sussidio anche delle testimonianze de
gli Egizj attuali , nega che questi uccelli seguano , uccidano , di
vorino i serpenti. Ma il principe dei moderni zoologi ( Cuvier
Ment, sur C ibis des ano. Etgypt. Rech. sur les ossem. fossile
t. 1 ) viene al soccorso d'Erodoto; imperocch egli afferma avere
trovato in una delle loro mummie i residui non ancora hen digeriti
della pelle e delle squame dei serpenti. Nondimeno non si deggiono pretermettere dai curiosi gli argomenti dell'accennato sig. Sa
vigny; ma qui sarehhe soverchio il riferirli anche compendiati. =s
Quale sia il nome che all' uccello crei dieno gl* italiani noi so,
ma esso cos't chiamato per onomatopeja. Trovandomi in Caorle , or fa tre anni , ne ho veduto per quelle paludi , ed ho impa
rato dagli ahitanti ch' egli ahhia l' appellazione di crecola appunto
TOMO I.
23 *

346
dal suono ch' esso manda. Mi si dar scasa se dunque ho supplito
a una delle mille deficienze della Crusca con un nome che assai
somiglia al greco.
(82) Le parole : ma di quelle ( ihis ) che pi versano tra' piedi
degli uomini, furono cos't voltate dal Valla : at earum qua pedes
human timiles habrnt. Altri traduttori ed eruditi hanno inetta
mente copiato l' errore . e quindi a torto gli accademici di Francia
{Mem, de tAcad. de France t. tt1 ) conchiudono nel descrivere
. I' ihis : enfin nous avons remarqu que la ,/gure des pieds de l'ibis
blanc n'a aucun rapport avec ce qu' Hrodote en dit , savoir qtCils
sont semblables a ceux de l'homme. := Dei serpenti volanti parlano
le sacre carte , e di questi ai quali fan guerra le ihis, Mela (/. nt,
: I e Cicerone (De Nat. Deor. I. r ) principalmente, aggiungendo
altre diverse particolarit. Plutarco, ( Tratt. et Isis. ecc. ) forse
con pi cautela, gli chiama striscianti; ma convien egli poi annove
rare fra le favole cotesti serpenti alatt ? In certe cose, dice Pausaeia ( /. /x, c. at ) , non hisogna essere in tutto corrente a cre
dere, n anche stare in tutto incredulo per quelle che di rado
avvengono: ed anch' io hench non ahhia mai veduto serpenti con
ale, ne son persuaso nondimanco, poich un uomo di Frigia rec
nella Ionia uno scorpione che aveva 1' ale proprio come le caval
lette. Il signor Cuvier ( Regne animai, tom. n , pag. 3^ ) av
vertendoci che presso gli antichi la parola dragone deuota serpen
te , e che Lucano tolse da Erodoto forse que' suoi dragoni vo
lanti , cosi sentenzia : Les dragons se distinguent au premier
coup d'odi de tous les autres sauriens parce que leurs six premires Jaussescotes , au lieu de se contourner autour de Cabdo
mrn , Ctendent en droite tigne , et soutiennent tute production de
la peau , qui forme une espce d'aile , comparable cellcs des
chauves - souris , mais indpendantes des quatne pieds. Etles soutient
Vanimai camme une purachute , lorsqu'il saute de branche en bran
che , mais elle n'a point asse de force pour choquer Cair , et
Jaire elever le dragon comme un oiseau.
(83) Non usa , scrive Isocrate ( Encomio di Busiris ) , rimedj
pericolosi 1' egizia medicina , ma tali per la sicurezza che si possono
assumere come il quotidiano ciho, e per 1'utitita tali che tutti con
cordano essere sanissimi e hen longevi gli Egizj Anche Diodoro
(/. t) affermando che per prevenire le malattie sogliono gli Egizj me

347
dicarsi col clisterj , colla dieta , col vomito, soggiunge che ripeton
queste cure per varj giorni seguenti , o interponendovi tre e quattro
giorni , essendo essi d' opinione , che nel tornare su d' ogni nu
trimento, la maggior parte sia superflua , e che da ci nascano le
malattie , onde adoperano il metodo indicato come profilatico , e
come atto a preparare giovevolmente la sanita. = Non si deve gi
Supporre che tutto l'Egitto fosse affatto privo di vigne. Strahona
ne addita {l. xvn ) qualche provincia di esso in cui crescevano
tali piante; e Macrohio ( Saturn. I. vtt , e. 8 ) scrive che in
Egitto , regione caldssima , il vino era di fredda qualit. Nondi
meno potrehhesi supporre che questo genere di ctdtura si fosse
ampliato ai tempi de' Tolowtei. Ma nel lihro dei Numeri ( Cap.
xx , t,. 5 ) si ricordano le vigne egiziane; Ellanico (Aten. I. tr
c. a5 ) asserisce che la vigna fu scoperta nel territorio plintineto;
ed Osiris n' era tenuto per l' inventore. Adunque giusta la con
gettura del Dupuy ( Observ. sur quelques traits de V hist. egypt.
Hist. de l'Acad. t. xxxt ) che qui il nostro storico non parli se non
della parte d'Egitto solita a seminarsi, la quale forma l'argomento
del suo discorso,
I sacerdoti facevano uso del vino propriamente
detto ; e quei settecento mila uomini e donne che s' adunavano a
celehrare la festa in Buhastis , hevevano in ale occasione pi vi-,
no che in tutto il restante dell'anno. Ma forse ' importava
d' altronde questo vino , o fatto in Egitto non hastava pel hisogno
dell'anno iutero. Certo che al dire di Dione l'accademico erano
gli Egizj heoni ed amatori del vino, ma per inopia di esso, i poveri
avevano trovato il sollievo del vino fatto d' orzo , come anche
prima d'Erodoto affermarono Ecateo milesio (Aten. Dipn. 1. 1, e
t. x) ed Eschilo nelle Supplici (v. p,58 ) , e tanto ne hevevano gli
Egizj inaino a che cantavano , saltavano , e tutto il resta faceva
no del pari che quelli che si hriacavano col vino. Diodoro (lib. /)
per la suavit dell' odore il chiama di poco inferiore a quello di
vigna ; ed era esso una specie di hirra . Cos Tacito dice dei Ger
mani : potui humor ex hotdeo uut frumento in quondam s imi/itudinem vini corruptus. E Ammiano Marcellino ( /. xxvt ) : est amem
Sabaia ex hordeo vel frumento liavorem conversus , puupertinus in
lllyrico potus I Pannoni parimente traevano dall'orzo e dal miglio
la lor hevanda ( Dinn. Cass. I. xltx). lo Egitto essa si nominava
zito come si ha da Diodoro (loc. cit.), e da Plinio (i. a, cap. ult.)^

348
ma Archiloco, Eschilo, Sofocle il chiamano hrito. Aristotele invece
l'appella pino, soggiungendo che coloro i quali a' inehhriano d'altri
liquori cadono per ogni lato , a desi ra , a sinistra , proni e supini,
ma i hriachi di pino s' inclinano di dietro , e cadono supini , perch
se il vino grava il capo, il pino arreca torpore (Aten. Dipn.
t. 1, e t. x).
(84) Gli Egizj avendo in ahhomioio il sale marino conviene cre
dere che per quest' uso si servissero del sale fossile.
(85) Si direhhe che discepoli (ossero dt questa dottrina Anacreonte e il pi de' poeti antichi , quando dall' idea della prossima
morte traggono motivo a consigliarci di here e godere nei rapidi
istanti che ci rimangono. La virt di Plutarco gli fa mirare un tal
costume diretto al seguente migliore scopo. Questo cadavere ammo
nendo i convitati a ricordarsi che di hreve ancor essi diverrehhero
cosi fatti , hench fosse un commensale nojoso e fuor di tempo ,
tuttavia trovava il suo luogo se non al here e ai piaceri , almeno
a destare gli uomini ad amarsi l' un coll' altro , e aversi cari , a
confortarli che non volessero con azioni triste allungare la vita che
in hreve finisce (Convito dei sette Sapienti) . Avvertiamo che Plu
tarco qui parla d' uno scheletro o cadavere secco , e forse per er
rore di memoria , mentre Erodoto dice che era un simulacro di
morto quello che si portava in giro ne' conviti ; onde malamente
afferma lo Sprengel ( Storia Pram. della Medicina f. t , pag. 99)
che 1' espressione di cui si serve lo storico indica se non uno sche
letro , un cadavere. ~ A Plutarco semhrano concordare Luciano
{del Lutto) , e san Giovanni Damasceno (Oraz, delle im. ) per
ch dicono che usavano gli Egiaj mettere a tavola i loro morti con
esso loro , adagiandoli o sui Ietti o sulle sedie. Ma frse ci s'osava
nei giorni puramente solenni, o dai pi poveri. Certo che taluno
di questi simulacri di legno sopravanzato sino ai giorni nostri ; e
che Plutarco medesimo, nel suo Trattato d'Isis ed Osiris, pare del
tutto d'accordo con Erodoto. L' immagine , die' egli , dell'uomo
morto che si porta nel1' arca intorno ai conviti , non per me
moria degli accidenti d'Osiris, come alcuni suppongono, ma per
esortarsi a valersi e godere delle cose presenti , dovendo essi presto
trovarsi tutti in quello state.
(8fi) La parola tluef qui da alcuni interpretata per cantilena,
"poich legano essi il senso del presente paragrafo coi seguenti. Altri

349
invece , ed io inclino al parer loro , spiegano usanze o istituts. Diffatti nota hene lo Sweighaeuser , che dopo aver detto Erodoto al
J 35 ch' egli allargher il suo discorso per riferire come gli Egitj
ahhiano costumi ed istttuti diversamente stahiliti dagli altri uomini,
procede a dimostrarlo fino al 98. Ma perch procedendo nel suo
discorso disceso dal parlare degli onori che gli Egizi rendevano
agli animali , a descriverne l' indole e la qualit , ripiglia qui il suo
assunto col dire che quel popolo appagandosi degl' istituti patri i ,
altri non ne aggiungeva : e osservando colla solita sua diligenza che
in una cantilena erano gli Egizj concordi coi Greci , coi Giprj , coi
Fenicj , e che in un uso convenivano coi Lacedemoni , suggella il
suo proposito cosi : ma in ci che segue non j' accordano coi Greci $
quindi prosegue fino al % 91 , dove ricordando che i Chemmiti cele
hrano essi soltanto certi ludi greci , premette ancora a quell'eccezio
ne che gli Egizj ricusano di servirsi degl' istituti de' Greci, e che, per
dirlo in hreve, usare non vogliono istituti di verun' altro popolo r
ora in tutti questi passi egli adopera la parola ,{fttf.
(87) Chiama Aristarco il Lino specie particolare d' inno o can
to che aveva un proprio nome come il ditiramho e il peana. E si
derivava tal nome o dallo sposarsi esso al suono della cetra, perch
le corde anticamente non erano di hudella ma di liuo , o dall' es
sersi cantato la prima ftata in occasione della morte di Lino. E fu
questo Lino, figlinolo d' Apolline , che hamhinello ancora venne la
cerato dai cani pastorali. (Eustazio, e Scoi, det Vili, al lib. xvM
dell' 11. ' Omero v. S^o). A simile narrazione consente Conone :
Psamate, dir' egli, figliuola di Crotope concep di Apolline, e parto
rito ch' ehhe ella un hamhino , paventando l' ira del padre suo lo
espose, dopo avergli dato il nome di Lino. Un pastore il raccolse,
e il nutria quasi proprio, quando i cani della gregge lo shranarono,
e si estremo fu il dolore della madre , che non pot pi occultarsi
a Crotope , il quale condannolla a morte come impudica , e come
quella che falsamente accusava Apolline. Ma il dio sdegnato per
l'uccisione dell'amata sua, afflisse di peste gli Argivi, e questi con
sultando di che guisa potessero liherarsi dal male , ehhero per re
sponso che Psamate e Lino placare dovessero. Per la quaj cosa egli
no in fra gli altri onori inviarono fanciulli e donne a deplorare Lino,
e queste negli alterni lamenti che facevano sugli estinti, v'inserivano
anche i proprj urfortuuj , e vicendevolmeute si compiangevano. E tale

35
lamento fu ai decoroso, che poeti in appresso ad ogni genere di
dolorosi canti aggiunsero Lino ( Biblioteca di Fotio cod. CLxxxvt )
Stazio ( Tebaide l. 1 , e l. rt) e Pausania (Uh. t) raccontano
la stessa storia , ma con alcune diversit , e celehrano singolar
mente 1' altero fatto di Coreho. Devesi inoltre avvertire che il
secondo di questi scrittori non ricorda il fanciullo, ne il canto per
nome lino. Bens narra nella Beotia che Lino nato di Urania e di
Amfimaro figliuol di Nettuno, fu nella musica di maggiore riputazione
e fama che tutti gli uomini del suo tempo , e pi di tutti ancora
quelli che vissero prima di lui; e che fu ucciso da Apolline, perch
ardt a lui uguagliarsi nel canto , e dicevano i Tehani essere stato
sepolto appresso di loro , e che da questo discese poi un altro Li
no chiamato 1' ismenio , ma n il primo ne il secondo fecero
versi , o se ne fecero non vennero a notizia dei posteri. Ora dal
duolo dei poeti per la morte di Lino trasse il suo nome la can
tilena. Filocoro le concedeva la medesima origine ( vedi Euttazio e Scoi, del Vili. toc. cit ) differendo solo nel dire che
Apollo accise Lino, perch tolse alla lira le corde di lino, e l'ar
m con quelte fatte di hudella. Eustazio aggiunge che Lino
fu uomo villereccio , inventore d' un canto , e riferisce alcuni de*
versi coi quali i poeti il compiansero. A questi , potremmo altri
aggiungerne , ma citeremo unicamente quelli d' Esiodo : Urania
partor Lino f amabile = Cui quanti son cantori e citaredi = Il
jiiangon tutti nei cont/iti e cori, = Ed al princtpto e al fin
chiamano Lino. Da Lino trasse argomento , come dicevano
gli antichi, anche Orfeo per un poemetto intitolato Sfera. Ed in
memoria de' casi suoi, giusta Pausania ed altri, Omero frale
sculture dello scudo d' Achille fece effigiare da Vulcano eziandio
un garzone che cantava Lino. Ma poich si d a quel passo an
che una diversa spiegazione che ' pi ricevuta , noi il lasceremo
da parte per non cadere in troppe frivolezze. Plutarco ( nel' trat
tato delta Musica ) nomina un Lino calcidese autore di treni o
canti luguhri. Ora costui fu , al dire di Suida , quel primo Lino
(voce Lino") figliuolo di Umttia e di Amfimaro , o com' altri
affermano , di Mercurio e di Urania , ovvero di Apolline e di
Tcrpsicorc. A lui 1' autore medesimo nel mentre che riconosce
uu Lino pi giovine , riferisce quanto Diodoro afferma del Lino
(lib. Ht) da Pausania dtstinto come diverso dal primo, quan-.

35.
tunque Apollodoro il dica figliuolo di Calliote e di Eagro e fra
tello d'Orfeo (Brbliot. gr. lib. , c. 3, lib. 1 , e. 4). Ora que
sto Liuo fu 1' inventore del ritmo e della mlodia, e 1' introduttore
delle lettere fenicie, e il maestro di molti iltustri discepoli, fra qua
li si segnalarono Ercole, Tamiri , ed Orfet. Egli scrisse i fatti del
primo Bacco, ed altre mitologie, che Diororo , dissentendo da Pausania. assicura essere state tramandate li pos'eri. Diogene lacnio
( Vite dei Jlos proem. ) assegna a ruesto stesso Lino figliuolo
d' Urania e di Mercurio poemi sulla gmerazione del mondo , sul
corso del sole e della luna , sul nasomento degli animali e dei
frutti, e giunge fina a riferirci il prime verso. E chiamandolo tehano
ne induce a credere che detto fosse p)i calcidese perch ucciso da
Apolline in Euhea. Per lo contrario Teocrito canta d' Ercoletto ,
che
Al fianco della maire ~ Era educato. 11 vec
chio Lino figlio trz D'Apollo , nduste , e vigilante eroe 9 Erud
nelle lettere il fanciullo. ( Vert del Pagnini. ) Adunque pi
consentaneo alla ragione il supporre che questo Lino o inventasse
o ricevesse dai Fenicj il modo museale che da lui poscia ehhe il
nome ; e semhra rafforzare in certa guisa la mia congettura il chio
satore di Mosco, quando dice che il nome di Lino espresse il la
mento , perch Apolliue amaramente pianse con iterate voci Lino
che fu ucciso da Ercole. Oifatti scrive Diodoro , e a lui tengono
dietro Apollodoro e Suida , che insegnando Lino la cetra ad Ercole,
in un momento d' impazienza percosse il discepolo ch' era tardo
d' ingegno , onde questi adiratosi men al maestro si violente col
po colla cetra che l'uccise. La qual tradizione , non so s'io dica
funesta o ridicola , serve contuttoci a farci conchiudere che i poeti
non avrehhero altrimenti osato di rammemorare con tanta e si
continuata solennit la colpa del Inro iddio , ed a indurci a ri
conoscere agevolmente in quell' Apolline che padre di Lino e il
compiange, adomhrata l'eccellenza di questi nella poesia , e la lode
che i compagni e i successori gli trihutarono. = Pausania per pa
tria jattanza scrive che il duolo della morte di Lino passasse auche
fino in tutte le nazioni harhare, talch anche dagli Egizj fosse fatto
il canto chiamato Lino, ch'essi in loro lingua appellarono Manero.
Pi riserhato Erodoto ammira l' identit di quel modo musicale uei
Greci e negli Egizj , e senza affermare che gli uni il toglicsscro agli
altri , ne fa sapere che con esso gli Egizj piangevano 1' immatura

35a
morte di certo Mane figliuolo unico del primo de' loro regnanti.
Come poi morisse qresto Manero da Plutarco ne viene narrato
( Trattato cC Isis ed ')siris ). Isis cercando 1' arca in cui Tifone
aveva chiuso il corpo i' Osiris, dopo essere andata qua e l piena
d'affanni, la ritrov in thlo presso il re Malcandro, e levatala via,
mont in nave toglieudo seco il maggiore ftgliuolo del re. Suhito
ch'ella si ridusse in una solitudine , aperse l'arca, e viso sovrap
posto a viso, haciava Osirir e il piangeva. Il fanciullo appressandose
le di dietro pian piano, e gtardaudo, fu sentito da Isis, che voltatasi
totta piena d' ira , il mir torvamente , per la qual cosa it fanciullo
non sostenendo lo smisuratt spavento mori. Alcuni altri recitano
diversamente , che egli cadeste in mare ; e nondimeno per cagion
della dea avere ottenuto OLori , perch esso quel Manero che
gli Egizj cantavano nei lorc conviti. Altri vogliono che questo
fanciullo fosse nominato l'a lettino , o Pelusio ,e che la citt fah
hricata dalla dea traesse da lui la denominazione. Ma il Manero
che si cantava diceano essere aato l'inventore della musica. V'e
rano anche di quelli che affermavano questo non essere nome
di nessun uomo, ma certa icmula di dire, colla quale gli Egizj
nella loro favella pregavano here a' convitati ; perch colla voce
Manero replicata spesso significavano che la figura detl'uomo portata
intorno non fosse per memoria dei casi d' Osiris , ma riscaldati
dal vino doversi dare animo a godere del presente , poich essi in
hreve ancora si sarehhero troviti in quello srato. = Esichio
( voce Manero ) , appoggiandosi all' autorit di Clearco , dico che
questo Manero fu un egizio, il primo ad essere nella musica istrui
to dai maghi (o piuttosto dalle muse come emenda il Valesio), e
perci il suo nome correva per le hocche di tutti. Polluce ezian
dio il nomina discepolo delle muse , ed inventore dell' agricol
tura ( Onom. tib. tr, c. 7). Ma egli proprio un imhottare neh
hia il voler trovare concardia ed ordine in cose si disparate.
Erodoto dice che questa cantilena era in uso appresso i Fenicj
ed i Ciprj. Ora pensa il Clerico (annot. ad Esiodo ), e sono
dello stesso parere il Vossio ed altri eruditi , che si chiamasse ella
appunto lino dal fenicio Un o linah che significa compianto ,
utulato , gemito , laonde poi per avventura l' immaginazione de'
Greci cre un Lino, o attrihu il cauto alla morte di quell'eroe.
Alla qual sentenza non mi piace assentire ; perch manifesta

353
mente afferma Erodoto che essa secondo i popoli variava il no
me, e che i solt Greci non gi tutti i popoli, non esclusi gtiEgizj,
come asserisce il Cesarotti ( Annot, all' Iliade l. xml ), I' appel
lavano Lino. Inoltre narrava Ntmfi ( Auneo Uh. x1V ) che i Mariandeni ( erano questi una colonia fenicia ahitante in Bitinia )
cantavano una patria melodia in cui invocavano certo antico lor
Bromo ( altri leggono Bo, imo. o Bormo , o Borho ). Costui fu
figtiuolo un tllustre e ricco uomo, e fu per la hellezza e pel fiore
dell' et sopra gli ai ri di gran lunga prestante. Ora accudendo egli
alle cose sue , e dar volendo da here ai mtdi ori , essendo ito ad
attignere acqua, fu come Ila rapito dalle ninfe e spari, e chieden
dolo gli amici per tutta la regione con melodioso lamento ed invo
cazione , d' allora tutti usavano e conservavano quel modo che dagli
Egizj si chiamava Mauero. Polluce ( O'tom. I. 1V , c. 7 ) dice
che Borimo era figliuolo del re Upi, fratello di lolla, e di Mariaudeno , e che morto nella caccia in tempo di messe , ouoravasi da
gli agricoltori col carme che porta il suo nome. E certo i Mariandeni ehhero fama di attendere maravigliosamente ai canti funerali ,
( Esi,-hin voce Alariundenn ) , e da Eschilo ( nei Pcrs. ) sono per
ci commt-,norati. Polluce al Borimo paragona il Litierse canto dei
Fngj. E fu Litierse ( Polluce l. cit. - - Suida voce Litierse. ) =
Scoi, di Tener. Id. x ) un figliuolo naturale di Alida che ahitava
in Celeue , il quale invitava a hanchetto i passeggeri , indi gli for
zava a mietere ne' suoi campi, e la sera tagliava loro la testa, e il
cadavere ne avvolgeva sotto i covoni. Finalmente fu messo a morte
da Ercole e fu gittato nel fiume Meandro. Quindi nella stagione
della messe per consolazione di Mula cantavano i Frigj il carme in
titolato Litierse. Secondo gli stessi autori i Frigj avevano ricevuta
da esso la cultura , e lo scoliaste di Teocrito ne fa fede che fino
ai suoi tempi i campagnuoli frigj cantassero le lodi di Litierse come
di eccellente mietitore. E v' ha chi afferma che gli stessi canti dei
mietitort si chiamassero Litierse; anzi al dire di Teocrito, che gli
d l'epiteto di divino, Litierse fu l'autore de'canti dei quali il huc
colico ne porge un esempio uel decimo idillio. Che se il M anero si
cantava net conviti , anche nei conviti si cantava il Litierse , come
ha da 1111 frammento di Monandro ; c se il Borimo e il Litierse
erano umili e villesche canzoni, parimente Manero si stimava inven
tore dell'agricoltura, e il Lino, del pati che il Litierse, era canzone
tomo 1.
a3

354
propria degli zappatori e dei rustici (Polluce Ortont. I. tt e. I ).
Dal fin qui detto si conclude che tutte queste melodie presso le di
verse anioni, ora pigltavano il nome ed il tema da un giovane il
lustre che una violenta morte rapito aveva in et immatura ; ora
ques'o stesso giovane per autore di quelle si reputava, ed esse s'in
tonavano cost nelle mense come nei campi. Dalla qual somiglianza
potranno per avventura gli eruditi dedurre conseguenze , o stahilir
per essa certe allegorie. In quanto ai Ciprj io ctedo ehe tale
genere di canto traesse il suo nome da Adone. Imperocch dice
Pausania che Pamfo compose agli Ateniesi i pi antichi inni che
si trovino , e crescendo tuttavia il pianto che si faceva di Lino il
chiamarono Etolino, come te si volesse dire flehile- Lino. E Saffo
leshia avendo imparato dai versi dt Pamfo il nome di Etoltoo ,
mise insieme nei suoi versi Adone ed Etolino. E viene in soc
corso della mia congettura il tenero e delicato canto funehre ste
so da Bione per la morte di Adone nel quale il poeta conservando
certamente la consuetudine dei Ciprj , inserisce ad ogni tratto nei
versi n Ahi pianlo Alone ! e fan reo gti amori. A tale genere di
canti si vuol rapportare anche quello soavissimo con cui il mo
desimo Bione deplorato da Mosco discepolo suo , e che co
mincia dalla voce x'!\,. La qual voce e un avverhio composto
da ahi particella lamentevole e dal nome di Lino, o secondo airi,
di un neutro plurale, e si trova osata fra moh' da Eschilo (Agnm.
v. ta3) . da Sofocle ( Aj. v. 6a5 ), da Callimaco (inno in jipoll.)
Anzi lo stesso Euripide ( Onste t,. t3o/| ) cosi si esprime: Elino ,
principio d morte , dicono i barbari con voce asiatica , quando per
la terra si sparge il sangue dei re. Anche Eustazio definisce il Lino
una lamentevole melodia che si canta con voce gracile ed interrotta;
e cred' io come negl' idillj gi accennati di Dione e di Mosco do
vevaosi in essa ripetere coli' encomio del morto certe frasi hrevis
sitne, o intercalari, non commutahili, perch le convenisse l'ap
petlazione di treno che gli vien data. Vero che si potrehhe
supporre che non fosse sempre il Lino una querimonia , ma va
riasse tono; onde Aristofane nel suo lihro delle dizioni attiche
( Ateneo l. xtv ), notava che Lino ed Elino non erano unica
men e pei lutti , ma cantavausi ancora nelle letizie, al dire d'Eu
ripide. E certo nell'Ercole furente ( v. 3)8), con felice carme
Apollo vocifera Elmo , toccando la hen sonora cetra coll' aurea

355
pletro. F. perci anche Omero, seppure vog'iamo attenerci all'intreptdazione che alcuni danno a quei suoi versi , fa che il garzoue
catni fra gti allegri compagni il Lino in tempo di -vendemmia , e
Plutarco , ed Esiodo I' inducono iu metso ai cori ed ai conviti.
Ma ognun sa che nei cori e nei contiti dei Greci si frammetteva la
religione, e la patria , e la morale , e I' amo e per la lihert, in
gutsa che Bacon mn'avasi in lodatore di Ajace . dt Armodio e di
Aristogitone. N la soave malinconia affatto aliena per gli ani
mi gerriti nelle letizie a cui presiedono la religione, la temperan
za, l'amicizta e il cornan sangue. E chi non ha frequentemente nel
l'' ora della mensa con tenero ed acerho desiderio ridestata la me
moria di mtei suoi cari che la morte o la fortuna gli tiene lontani ?
Ditelo voi esuli figlt della Grecia, quante volte in queste terre stra
niere fra le tazte non ahhiamo noi intonato insieme inni dolenti sulle
sventure della pattia nostra! Ma per le sale rimhomhava ignota la
nostra favella , e il suono cotne non accolto pareva ripercotere pi
lamentevole sui nostri cuori.
(8fi) Lo stesso fra gli altri ripete Plutarco ( Ist. lacon. ) ed
aggiunge a queste due testimonianze d' onore che i giovani porge
vano ai vecchi anche una terza, lo statsi cheti in loro presenza;
per la qual cosa ognuno era padrone uon solamente de' suoi
figliuoli ma di quelli dei rimanenti cittadini , e come dei prop,j ne
aveva cura. = Quante cose imparasse dagli Egtzj Orfeo ne'l dico
Dtodoro ( /. r). Bacco per retrihuztone d'un hen ficio diede a
Tarops il regno di Tracia, e gl' insegn i riti dell' orgie; e questi
gli trasmise ad agro suo figtiuolo , ed Eagro ad Orfeo che da lu
nacque. Ed Orfeo avendo fatto a quei riti assai mutazioni, essi che
da Dioniso erano stati istituiti vennero poi orfici nominati ( Dind.
lib. in. )
(89) Per Ciro richiese ad Amasis un medico pel male d' occhi ,
eom" si ha nel terzo lihro di queste storie. Rtstringendo i medici
lo studio dell'arte loro ad un determinato memhro del corpo, se in
tale particolare erano dotan dt grand* esperienza . dovevano poi igno
rare, quanto conseguenza della cognizione generale di quelle rela
zioni che sussistono fra le varie parti del corpo. = Questi medici
che avevano l'alimento dal comune, applicavano le cure secondo
un regolamento scritto da molti ed antichi illustri medici. Cosi se
guendo quanto prescriveva tl sacro codice , se non valevano a gua-

3.56
rre I' ammalato si rilasciavano innocenti di colpa: ma se operava
no contra il prescritto, suhivano giudizio capitale, avendo pensato
legislatore che pochi colla loro prudenza fossero ani a superare la
cura da lungo tempo osservata , e posta in ordine da o timi p.ofessori ( Diod. I. t). Il che quanto ostasse al progtessn felice dell'
arte , ognuno facilmente se ne avvede.
(90) Il coprirsi di fango o di polvere la testa ed il viso per cagion
di lutto, ed il percuotersi , non era un uso esclusivo degli r'jizj ,
avendo noi frequenti esempj ne' lihri greci ed ehrei.
Le donne
attenenti al morto si percuotevano succmte , cio scoprivano il
petto, e perch le inferiori |rarti non rimanessero nude, si teneva
no alla met del corpo strette le vestimenta con un cingolo. Im
halsamavano gli Egizj , o. per meglio dire diseccavano i cadaveri ,
perciocch non era lecito ai medesimi il dare un morto alle he
stie. Ora posto sotterra sarehhe stato divorato dai vetmi, n si
poteva tampoco ahhruciarlo , perch gli F.gizj opinavano che il
fuoco fosse hestia animata , la quale saziata moriva in compa
gnia della cosa ch'ella aveva divorato. Tale la ragione allega'a
da Erodoto nella Talia. Altri scrittori di minore autorit vogliono
che dagli Egizj si conservassero i morti con tanta diltgenza, poich
credevano che (ino alla durata de' corpi Y anima si stesse unita ad
essi , n a nuovi corpi trasmigrasse , o piuttosto perch durante
l'escrescenza del Nilo non era possihile il seppellirli. Il nostro
storico il primo che ahhia descritto con quanta industria gli Egizj
imhalsamassero i cadaveri ; industria che quasi nuov' anima fa du
rare dopo tante migliaja d' anni le sepolte generazioni per le vaste
e numerose catacomhe d'Egitto. Questa parte importantissima della
narrazione d' Erodoto ha meritato gli studj di parecchi eruditi , e
Scienziati . fra i quali principalmente si distinguono il Caylus ( Da
Embaumcmens des Egyptiens . Hist. de l'Acad. des Inscript.
1. x.xttt ) , il Rouelle ( Sur les Embaumemens des Egyptiens.
ffist. de t'Acad. des Sciences de Paris anno ty5o ) , 1' Heyne
{ Sp'cilegium antiquitatis mumiarum in Commettt. Soc. reg. scient.
Cntt. voi. ut, an. 1780. ) , il Gmelin ( Esperimento nonnulla
curu Mumiis instiiutu )-(t. Ut t an. 1780 atti dr lla stessa soc.
di Gott. ) Ad essi altri si aggiungono , 1' Hadley , Silvestro de Sacy
e il Blumenhach , e singolarmente lo Zocca Quest' ultimo mettendo
a contrihuzione tutti i suoi predecessori, con domina se non op

357
portuna, certamente copiosissima, ha corredato di molte illustrazioni
luna la presente parte del racconto d'Erodoto ch' egli trascrive e
traduce nell'opera sua ( De origine et usu obeliscorum Secnn tV t
caput t ) . Ora dunque invocando la pazienza che ne accompagna
per questa disastrosa via alla quale ci siam messi, non so s'io dica
per amore al'mi , o per nostra mala ventura , avremmo potuto an
dare scegltendo qua e l notizie e schiarimenti. E gia avevamo dato
principio al lavoro quando n' occorso vedere le Notices sur les
Embaumemens des anciens Fgyptiens par P. C. Rouyer. Questa
dissertazione inserita nel tomo 1 delle antichit della grand' opera
della Descrizione delt Eslto non per cos dire che un commento
ad Erodoto , ed una dimostrazione che prova di qual guisa il greco
autore ahhia iu poche lince descritto tutta la teoria degP imhalsamamenti. Non mai forse pi feltcemente le scienze sono venute in soc
corso della filologia siccome in questa dissertazione : ma il compen
diarla sarehhe un frangere la concatenazione di quegli argomeuti e
di quelle nsservazioni che dalla vicendevole unione ricevono fede e
luce, ed il riferi, la per intero sarehhe uno spingere trnpp' oltre i
confini di queste note , le quali hanno gi usurpato gran porzione
di campo, oltre quello che ad esse era stato dapprima conceduto.
Esorteremo dunque i nostri legittori a consultare l'opera del sig.
Royer: e noi ritraendoci ad essa, come viaggiatore alla pianta fron
dosa che incontra in cammino . piglieremo lena e riposo.
(91) E templi e sagrificj aveva il henefico Nilo dai grati Egizj
( Vedi Jahlonski Panth. JEgypt. par. 11 , lib. tV , cap 1 ). =:
Neil' ohhligo delle citt di seppellire i cadaveri huttati dal fiu
me alle sponde di quelle , vede il Goguet adomhrato un politico
regolamento savissimo affinch'esse per timore della considerevole
spesa dell' esequie, invigilassero alla sicurezza del loro territorio.
( Orig. des Loix t. t , p. 53. ) Ma meglio credere che fossero
cos onorati questi cadaveri per cagione del Nilo , e dei crocodili ,
riguardandosi degni di riverenza quegli uomini ai quali le deit
avevano elleno stesse con insolita legge tolta la vita.
(9) Chemmi citt s'interpreta da Diodoto (/. 7) , citt di Pan BS
Della supposta grandezza degli eroi ahhiamo parlato nelle nostre
annotazioni al primo lihro; ma qui si aggiunga che come il sandalo
calzato da Perseo era di due cuhiti , similmente di due cuhiti era
T orma che in Scisia dicevasi essere stata impressa dal piede di

358
Ercole. (Ernd. Ut. tv , 81) = Che tonache e pelli ed animali
si dessero in premio ne' cenami dai Greci, si ha anche da Omero
e da Pindaro.
(g3) Diodoro (l. t) par contraddire ad Erodoto, perocch asserisce
che i sacerdoti prendevano una moglie sola, e gli altri Egizj quante
ne volevano. Cosi nel Levitico e pescriito al pontefice de' Giudei
di non mrnare in moglie che una sola donna e vergine, regolamen
to ancora oggid osservato dai greci sacerdoti. Il Larcher concilia
i due storici coll' arguire che I' uno detla legge, l' altro dell' uso
ahl>ia parlato : e che uso fosse presso il comune degli Etizj di non
valersi , siccome accade altres oggid in Turchia , dell' incomodo
privilegio d'avere pi mogli: ovvero opina che Erodoto parlasse del
l'Egitto paludoso, e Diodoro dell' Egitto superiore. Ma si pu ezian
dio supporre che nell'intervallo di tempo corso fra l'uno e l'altro stotico le usanze si mutassero; o piuttosto che pi concuhine tutti aves
sero, ma che ai sacerdoti non fosse lecito altra tenere che la legit
tima moglie. Diffatti pensando gli Egizj che la moltitudme delle
persone sia di gran giovamento alla felicit e potenza delle citt, non
reputavano hastardi i figliuoli nati da madre comperata a prezzo ,
riguardando eglino ii solo padre come autore della genitura, e
non pi la madre che per quella che dava luogo ed alimento all'
infante. E cred' io perci i sacerdoti non prendessero pi mogli, affi
ne d' attendere meglio a' loro importanti ufftcj , e perch col gran
numero de' figliuoli , che dovevano seguire necessariamente l'arte
paterna , non si divulgasse la misteriosa loro sapienza. Del rima
nente osserver che Diodoro narra al pari che Erodoto come il fi
glinolo di Srsosti non avesse altro se non se una mog'ie.
(91) Parla qui Erodoto non del loto arhore del quale fa men
zione nel tv lihro , ma della pianta acquatica. Di questa pianta
Teofrasto e Dioscoride scrissero , e pi moderni ; ma non importa
allungarci in citazioni dacch provato esser ella la nymphoca otus.
( Ruffencau Delt'ile Flore de CEgjpte p. 3o7 . Desnipt. de fTav
ote. ) = Al dire di Teof.asto ( ht. delle piante t tr) gli Egtzj
per raccogliere i grani del loto imitavano quel che fa la natura per
separarli dal frutto che resta noll' acqua , cio lasciavano che que
sto si putrefacesse , indi traevano i gant lavandoli , e li converti
vano in pane.

(;,"') Questo giglio somigliante alla rosa il loto-rosa5 o it nymphaa

359
nelumbo. Del suo frutto ai delto nella nostra traduzione cV
chiuso in altra calice il quale pullula appo la radice. Allo Schwei
ghaeusrr non riescono chiare quesie parole, e meno anche al Lat
cher che traduce : nn le recuciIle sur une tige qui sart de la rartno
et croit auprs de C autre tige. La prima spiegazione pi sem
plice e pi letterale, e poich essa pu reggere come l'altra . mi
pare sia da preferirsi. Les fruits (dice il citato signor Raffeneau
Delille ) ont poruis par des pduncules separs des petiotes des
feuilles. Il y a dono det supports particuliers pour Ies fruits et
pnur les feuilles- Il y a am1li des involac, t1 distinets p<mr la buse
de chaque sztpport ou tige : ce sont des ecailles radicata qui formem les involucres que l'on voit.
(95) Teofrasto , Diotcoride , e Plinio partitamente ne insegnano a
quanti rarj usi convenissero le foglie, le frutta, ed il legno del papiro.
(96) Il hihlo lo stesso che il papiro , e soggiungendo Erodoto
quello r.he annualmente nasce, pare che il voglia distinguere da un'
altra speoie. E veramente anche pei luoghi paludosi d' Italia cresce
una specie di giunco che gli ahitanti dei dintorni di Vanezia chiama
no pavera. E perch al dire di Crescenzio esso se seccato molto
accoucio a formare i lucignoli , perci cred' io i Veneziani chiamauo
pavera il lucignolo. Il che ho voluto che qui fosse accennato per
corrohorare I' opinione di quei commentatori di Dante , i quali di
chiararono che fosse dal poeta nominata non gi la carta , come
spiega la Crusca , ma il giuoco , ed ora soggiungo il lucignolo propriamen'e, in quella similitudine = Come prec,de innanzi dcW
ardore ~ Per lo papiro suso un color bruno , = Che non nero
ancora , e ' l bianco muore. ( infertso canto xXV. )
(97) Veegausi gli scrittori ritati alla nota 95.
(98) ! canali del IN il o , i laghi, i due mari rendevaoo l'Egitto
assai pescoso, e ancora fa esso di pesci salati gran commercio
con Cipro, con Costantinopolt , colla Siria. Erodo o parla in ap
presso del ricco provento che traeva il tcale errat io dalla pesca
del lago met io.
(99) Con tanta celerit compiono i pesci ' atto venereo , che
esso rimane eziandio occulto a coloro che gli predano. Il perch
divulgarono eglino il racconto che le femmine ingojando it seme dive
nissero pregne. Ma Aristotele chiamando stolto questo racconto,
d il hiasimo di favoloso ad Ltedoto per averlo adottato (Ist. degli

36o
aniin . I. ni, c. 5 ) , e per non aver osservato che ci che passa
per la hocca va nel ventricolo , non nella vulva. E da par suo
ragiona il filosofo. Quindi altrove ne accenna ( lib. r, cap 5,
/. V1, c. 13) che i tmschj iugojano gran parte delle ova sparse
dalle femmine , ed altra ne perisce nell'onda, e che solo si preser
vano quelle ova ihe cadono in luogo convenevole , perch se tutte
si preservassero ogni spezie di pesci sarehhe troppo numerosa. E
fra le superstiti le pi non sono feconde , ma quelle solo su cui il
maschio vi ha pruzzato il vital seme.
(100) Dioscoride anch'esso parla del modo con cui in Gtecia si
soleva far l'olio dei silliciprj o ricini; ed osserva che in Egitto do
ve pi ahhondantemente si usava, facevasi altrimenti, ecom'ei de
scrive. Parimente Plinio lo chiama cibis fiedum , lucernis utile
(lib. xV): e consentono Diodoro (lib. t ) e Strahone ( lib. xvtt )
che gti Egizj se ne servissero in vece del comune olio. Difatti in
tutto quest' Egitto cost fertile, la so'a provincia Arsinoete sosteneva
ulivi : c la forza di queste piante che crescevano negli orti di Ales
sandria si stendeva vero fino a produrre le frutta , ma da esse
non si poteva cavare olio. Perci Platoue col vendere ceri' olio
che col rec , suppl1 alle spese del viaggio ( Plutarco vita di
Soline. ) = Si deduce anche da quanto s' e espost o che I' uso
dell* olio di ricino nelle lucerne non moderna invenzione , come
alcuni hanno preteso spacciare. = Prosegue I' autore a parlare
poi delle difese degli Egizj contra le zanzare; e I' odierno uso
conferma quant' egli ha detto. Perch ( Maillet Descript. de VEffrpte t. tt, p. 1 54 ) ancora , non si temendo in Egitto n piogge,
n nehhie, quivi si dorme sulle terrazze, e le zanzare di rado vo
lano a quell'altezza ; ma le persone distinte dormono sotto certi
padiglioni di fina tela che iu loro lingua chiamano namusi , da
namus che significa mascherino = La rete sparsa dagli Cgizj a
foggia di conopeo o zanzaliere richiama alla memoria quel voluttuoso
letto d' Elio Vero di cui parla Elio Spartiano , ch'era minuto reticulo undqne incluso .
(101) L'acacia questa spina, ed era si grande e si grossa in
Egnto che se ne cavavano travi di dodici cuhiti; e taluna di queste
piante appena si poteva ahhracciare da tre uomini insieme . Teofr.
Jst. delle piante l tv, c. 3). Due specie di essa si distinguono da Teo
frasto, e da Plinio suo copiatore (/. xm , c. 3 ); la candida facile

36i
a marcirsi, e la nera, dara, incorruttihile nell'acqua, e perci uti
lissima alla costruzione dei navigli.
(102) Eschilo pure , nelle Supplici , commemora la bari egizia ,
ed Euripide, nella Ifigenia in Aulide, le harhariche bari. Non
conviene dunque attendere ai grammatici chc ora chtamano la bari
naviglio iouico , ed ora ne derivano il nome da una citt di Per
sia. Ve n'era di grandi e di piccole. Le prime sono come facenti
parte delle armate mentovate da Eschilo nei Persiani. E Properzio,
forse il solo fra Iatini , parlando delle na,vi colle quali Cleopatra
uni: a ad Antonio pugn coutra Augusto : Baridos et coutit rostra
Liburna seqni. Da questa voce bari sarehhe per avventura deri
vata quella di barca f
(103) Questa simili'udtue assai naturale che fa Erodoto , cio
che quando il Nilo innonda la regione , le citt pajooo sopravan
zare come le isole dell'Egeo, piacque a Oioduro (/. /) , a S1, ahone
(/. xvtt ' , ed a Claudiano ( Nilus Eidyl. ), onde di essa si valsero.
(104) Solere aiuul barbaros reges Persurum ac Syrorum plures
urnres habere : his autem uxoribut civitates atlri'merc , hoc modo :
hac civitat muleri rcdimiculum ptabeat : hatc il cnllum ; hac in
crints. Ita populns habent universo! non solum conscios libidini
sua;, verun, etiam admini,tros. ( Cic . I. r , in Verrem. ) = Lo
stesso confermasi da Piatoue, perocch nell'Alcihiade egli fa ricordo
d'un uomo degno di fede, che aveva trascorso per una intera gior
nata un'ampia e fertile regione di Persia nomata dai paesani cintura
della regina, ed un'altra detta acconciatura del capo, e pi fertili luo
ghi che chiamavansi il muliehre ornamento. Chi volesse ancora su tal
proposito maggior numero di d'azioni vegga il Brissonio ( de Regno
Pers. I 1 ) Ateneo ( Dipnosof. I. t ) dice che il reddito di Antilla, era stato gi assegnato dai re cosi egizj come persiani , alle loro
mogli, per le spese della cintura, non gi come accenna Erodoto,
per quelle dei calzari. Noi stiamo col pi diligente e col pi vecchio,
il quale seguito similmente da Stefano il hizantino (voce Aut.).
Inoltre il nostro storico vuole che si osservasse tal uso dacch i
Persiani erano padroni dell'Egitto, ed Ateneo pare indicarlo per pi
antico. Ma pu Ateneo , secondo il Larcher, avere parlato delle
regine di Persia , che dopo la conquista di Cambise , il furono al
tres1 d' Egitto. Certo nondimeno che agli Egizj non erano ignoti si
mili usi , perch Dtodoro ( /. ; ) ne fa fede che il re Meris don
TOMO I.
2 *

36
il provento del eoo lago alla moglie per gli unguenti ed altri ornati.
Ne queste rendite di citt e di regioni si concedevano dal re unica
mente alla moglie sua , ma ad altri ancora , come testimonianza
di henevolenza. Narrasi , dice Plutarco ( Vita di Temist. ) , dalla
maggior parte degli scrittori, che date furono dal re a Temistocle tre
citta perch s'avesse pane . vino . e companatica , le quali furouo
Magnesia , Lampsaco. e Miunte. E INeante ciziceno , e Fauia ve ne
aggiungono due altre Percot , e Palescepsi , perch n' avesse le
vestimento , e gli arnesi da letto.
(to5) Non Arcandro figliuolo di Ftio ma da Ftia. E di l con
dottosi ad Argo col (ratel suo Architele sposarono entramhi due fi
gliuole di Danao ; il primo Scea, e il secondo Autometa ( Paus. lib.
nt , c. . )
(tofi) Approva anche Diodoro (l. ) che Menes fosse il primo
re del paese , ed aggiunge altre cose sul proposito di lui ; ma
ad TJcori , che imper posteriormente , attrihuisce la fondazione di
Memti .
(107) Vedi l'articolo Memfi alla tavola geografica.
(108) Erodoto e Diodoro differiscono fra loro, e vie maggiormente
poi da Maneto e da Giuseppe, che non vanno nemmeno concordi,
nell'ordine , nel numero, nell'et dei re d'Egitto. Fra i moderni
chi ha seguito gli uni, chi gli altri , e chi s' persuaso di conci
liarli. Quanto fastidio dunque riserhato e per noi e pei nostri let
tori , quando dovremo trattare intorno a s oscuro argomento !
(109) Riportando le parole del testo
r Xiyu mi sia
lecito ripetere col Valckenear : mirifica peperit verbum i/tud com
menta: si et ego aberravero 9 peccahitur intra spem venia . Questa
regina chiamata da Gioseffo Nicaula ( Antich. gitul. Lb. vut.
e. 6 , e cita egli l' autorit di Erodoto aggiungendo esser ella quella
medesima che venne a trovare Salomone. Ma cosi dicendo lo scrit
tore giudeo commette pi errori, che sono giustamente riprovati dal
Bochart ( Geng. sacra l. tt , c. 27 ).
(no) Forse qui dir vuole lo storico chela regina preferi di darsi
la morte , anzi che riceverla da' suoi nemici , e con sollecita fine
preserv se stessa da quei crucci c da quelle onte alle quali perico
lava dt soggiacere.
(tn) Diodoro parlando di tal re ( lib. 1) protesta di esporre
le cose pi verisimili e le comprovate dai monumenti , e allarga il
suo discorso oltre i termini ne' quali s' ristretto Erodoto.

363
(nt) Lo stesso replica Diodoro aggiungendo che Sesostri nelle co
lonne poste ne' paesi degli ahitanti , i quali s' erano difesi valente
mente , faceva scolpire le parti del viril sesso.
(n3) Secondo Valerio Fiacco (Argon, u. 48) Sesostri mosse una
prima ed infausta guerra ai Gti , ed atterrito dalla strage de' suoi
fe' ritorno a Tehe, e poi tornato al Fasi il sottomise.
( 1 1 4) Apollonio rodio (Argon. I. tr) rammemorando le colonie
sparse qua e l da Sesostri annovera fra le prime Ea. Ora qui il
suo annotatore soggiunge che Scimno chio , Diodoro , Strahone ,
Valerio Fiacco , Rufo Festo Avieno ammisero la verit di questo
fatto. Non si sa su qual fondamento Plinio (2. xxxm , c. 3 )
voglia invece che Sesostri sia stato dehellato daiColclti. Il Voltaire
pretende che i Colchi sieno derivati dagli schiavi Sciti riscattati
dall' Egitto : stravagante opinione confutata dal Larcher.
(n5) Anche da Pindaro sono i Colchi detti uomini di negro
aspetto. Gioseffo ( cantra Appione ) cita questo passo per dimostrare
che ad Erodoto sconosciuta non era la nazione giudaica , parendo
in certo modo ch' egli ne ahhia fatta parola , poich fra gli ahitanti
della Palestina circoncidevansi i soli Giudei.
(ufi) Perch come ha detto Erodoto pi sopra avevano gli Egizj
una particolare maniera di tessere.
(117) In lettere sacre egizie erano scolpite sulle colonne, come
afferma Diodoro , tali parole : Questa provncia fu prostrata eolle
sue armi , dal Re dei Re , e Signor dei Signori Sesostri.
( 118) lo mi ho acquistata cogli omeri miei questa contrada: diceva
l'iscrizione, n conviene mutarla sostituendo: colle armi mie. Vero
che la mutazione in greco assai lieve , e par suggerita da Dio
doro , hench lo storico parli d'un' altra iscrizione di Sesostri. Ma
qui gli omeri stanno per forza; e noi ahhiamo conservata la figura.
Sofocle nelle Trachinie ha due versi che cosi liheramente sono re
cati in Iatino da Cicerone. O multa dictu graviu , perpessu aspera, =
Quae carpare exantlata atque anima penali. Ma il nostro Bellotti
tenendosi pi presso al testo ha invece. ... Oh quante ardue fa
tiche = E tremende a narrarsi , io con la mano E col tergo
durai'. Risponde poi esattamente all'espressione egizia quella di
Roma che presso Claudiano (Belt. Gild v. 114 ) si duole iu simile
guisa. Ast ego quae terras humeris, pontumque tutegi. Deseror ,
emeritae jaw. proemia nulla sertectae.

364
(ut)) Pi hrevemente racconta Diodoro questo fatto con qualche
particolarit trasandata da Erodoto , cio ch' eccitatosi in un suhito
l'incendio, i ministri e servi del re, come quelli che erano ancora
gravi di vino, porgevano assai lento l'aptto. E Sesostri aitate le mani,
e pregando gl'iddii per la salute de' figtiuoli e della moglie, usct di
meno alle fiamme Laonde in tal modo inopinatamente salvatosi , e
gli altri iddii ono' con offerte, e Vulcano massimamente, repu
tando avere da lui ottenuto la sua salvezza.
(130) E in molti altri luoghi si servi S esost ri dell' opera dei pri
gionieri , e perci in tutti i sacrar] pose I' iscrizione che nessuno
dei paesani vi aveva lavorato. Fece poi scavare per tutto il paese
da lWemfi sino al mare , frequenti canali non solo per la ragione
addotta da Erodoto, ma eziandio, come nota Diodoto, acciocch
facilmente e prestamente si potessero trasportare le hiade , e col
commercio scamhievole i popoli in tutti i modi godere potessero
ahhondantemente di ogni comodo; e fosse munito, ci che fa
la principale sua mira , l' Egitto, contra ogni irruzione nemica , e
difficile ad essere scorso.
(t2t) Variando nell'epoca e nel nome dell'inventore, concor
dano i Greci nel riferire agli Egizj l* origine della geometria. Dio
doro (l. t) nomina come inventore di essa Sasichi anteriore a
Sesostri , e come quello che insegn a* popolani suoi il contemplare
le stelle ed il modo con cui se ne dovevano osservare le posizioni e
le evoluzioni. Anticlide (Ding. Laerz. I. Vut) concedeva l' onore
dell'invenzione di questa scienza a Merla, e del suo perfeziona
mento a Pitagora. Strahone ( iti. in1 ) spiegando quello che
pi hrevemente accenna Erodoto si esprime cos : Fu necessa
rio fare queste divisioni di terreni si diligenti e minute , per la
frequente confusione de' confini di che il Nilo era cagione coi suoi
accrescimenti , levando , aggiungendo , e mutando le forme , e gli
ai ri segnali nascondendo, pei quali si poteva giudicare l'altrui ed
il proprio. Da questo dicono che nacque la geometria.
(122) Lo stesso ripete Diodoro, soggiungendo che le statue era
no d' un solo pezzo .
(ta3) Narra Diodoro che Dario anzi che sdegnarsi , lieto per la
franchezza del sommo sacerdote (cosi ci lo chiama), rispose che si
sarehhe studiato a non rimanere inferiore a Sesostri se un' eguale
vita gli fosse conceduta ; e chiesa poi che si comparassero le gesle

365
fatte da amhedue in pari et , essendo questo il giustissimo esame
della virts. Non si vede, nota il Larcher , che Dario, secondo
Erodoto, sia mai stato in Egitto; e forse gli fu riferita 1' opposi
zione del sacerdote , ed ei il perdon. Aristotele ( Rtt. I. tt ,
cap. tn ) dice che Dario non pass nella Grecia prima che non
avesse preso l' Egitto , e preso che l' ehhe pass. In tal caso pot
il sacerdote opporsi in persona. Ma l'autorit di Aristotele, sog
giunge il Larcher , di poco peso quando si paragona a quella del
nostro storico. Certo, se narrassero lo stesso fatto diversamente,
ma il silenzio dell' uno non vale a distruggere la narrazione positiva
dell'altro. Forse, suppone egli, conviene leggere Serse uel passo
citato della rettorica. Non gi : perch suhito dopo si parla di Ser
se. Ma Diodoro e Polieno mostrano che Dario andasse in Egitto,
e ne sciolgono facilmente il duhhio che nasce in pensando come mai
quel re occupasse il paese gi conquistato da Camhisc. E dice il
primo ( /. / ) che il sesto che diede leggi all'Egitto fu Dario. De
testando costui 1' empiet di Camhisc suo predecessore verso i tempj
degli Egizj , agogn di mostrarsi di henigno costume, e pio verso gli
dei. E conferendo coi sacerdoti, divenne partecipe della loro teo
logia , e dei fatti registrati nei sacri lihri , ed apprese quanto ma
gnanimi fossero stati gli antichi re, e quanto umani verso i sud
diti loro , e quindi si pose ad imitare la vita di quelli Perci
tanta stima consegui egli dagli Egizj che solo di tutti i re fu vivente
chiamato divo .; e morto sorti onorificenze eguali alle accordate a
coloro r Se auticamente eransi mostrati principi d' Egitto rettissimi.
Polieno poi scrive ( Strat. Vtt, c. 7 ) che Dario and in Egitto
col!' esercito perch gli Egizj eransi rihellati a lui , stanchi delle
crudelt contr' essi praticate dal satrapo Oriandro.
(124) Cio zolla-rossa ; ma da Diodovo, forse per errore de' copi
sti , la citt chiamata sacra-zolla.
(o5^ Questo racconto anile, o forse allegorico, non tralasciato
nemmeno da Diodpro ; hens l' ha questi ne' suoi lihri inserito con
qualche piccola diversit ; cio vi si dice che il re divenisse cieco
nel decimo anno , e che la donna incorrotta , fosse moglie d' un or
tolano.
,
(126) E le stesse cose replica Diodoro, colla differenza che il
successore di Sesostri da lui chiamato parimente Sesostri. Ma se
Eeron , equivale a Faraone, ed voce appellativa e significa re.

366
potrehhero forse a costui convenire amhedue i nomi ; e forte il ti
tolo prevalse per non confondersi il secondo , col primo ed illustre
Sesostri. Plinio nomina Nuncoreo il successore e fgliuolo di Sesos'.ri
(/. xu) , tanta la confusione dei nomi dei re egizj , e fra esso e
Proteo pi generazioni d' uomini vi sono frammesse da Diodoro .
(127) Qui il nome di mare egizio si stende su quello che hagna
va la contrada donde traeva il Dome, e le coste adjacenti.
Dal
tempio di Ercole, del quale parla Erodoto , la hocca canopica era
anche detta eracleotica ; e l' Ercole canopeo ricordato dall' ora
colo riferito da Pausania ( /. X. )
(28) Prima che Aristarco e gli altri grammatici d' Alessandria
. dividessero le rapsodie d' Omero , secondo il numero , ed il no
me delle lettere dell' alfaheto , si distinguevano le parti dei poemi
per ci che formava 0 la principale azione, o l'episodio; laonde la
prodezza di Diomede altro non vuole signiftcare se non se il v del
l'Iliade ed una porzione del vt. Dopo Anacreonte e Pindaro, viene
Erodoto fra gli scrittori che fanno menzione d' Omero , e questo
ed altri passi del nostro storico hastano a mostrarci come sieno
mere stravaganze tutte quelle per le quali si prerende che Omero
non ahhia mai esistito, o ch'altri sia l'autore dell'Iliade, ed altri
dell' Ulissea. Da Erodoto ad Omero non erano corsi che quattro
secoli, cio minore tempo che da noi a Dan' e, e lo storico fra'Greci
a Greci scriveva di cose palesi ad essi, u quel corso di anni era
stato interrotto da' nessuna oscurita di harharie.
(t>) Son questi i versi 289 e seguenti del v lihro dell'Iliade ;
ne ahhiamo oV uopo d' avvertire che noi ci siamo anche adesso pre
valsi della versione del cavalier Monti. Ogni orecchio hen costrutto
ed educato all'armonia ed all'eleganza se ne accorge facilmente ; e
vorra piuttosto renderci grazie , che darci hiasimo di pigrizia , per
ch egli sarehhe una soverchia presunzione dopo si nohile poesia
il teotare nuovi esperimenti. La pesante, grande e salda asta dell'
incolpahile Eacide non si pu vihrare che dal solo Achille.
(3o) Ulissea lih. tv , v. 997 e scg. , e 351 e seg. Con simili
versi altri ancora si potrehhero citare inseriti nell' Ulissea. Tali so
no, p. e. , quelli in cui il poeta dice che Filo port ad Elena una
paniera argentea che dielle Alcaudra la consorte di Polilto. il quale
ahitava nell'egizia Tehe. E quegli altri, cio ch' Elena nel vino
. versato ai figliuoli di Ulisse e di Nestore , gitt il nepente ch' ella
aveva ricevuto da Folidauaa.

367
(130) P. a65. Ditte ( /. / ) seppure l'autorit sua esser pu di
qualche momento, vuole anch' egli che Alessandro, rapita Elena, s
lasciasse dal vento condurre a Cig.ro , tudi andasse a Sidone dove
accolto amichevolmente dal re , uccise 1' ospite suo e mise a ruha
il palagio. Le parole d' Erodoto ne fanno nascere gran duhhj sul
la legittimit dell' estratto delle Cipriache attrihuito a Proclo licio.
Imperciocch al contrario iu esso si narra che Alessandro ed tlena
caricate di tesori le navi, salparono nottetempo di Sparta, e che
eccitata ad essi una tempesta da Giunone, Alessandro approdato a
Sidone, prese la citt, c ritornato ad Ilio vi celehr il suo ma
trimonio con Elena. Disse taluno che Omero fosse l' au ore
delle Cipriache , e ch' egli per dote le desse a sua figliuola Arsi
fone la quale spos a Stasino ( Eliatm var. Ist. I. tX , c. t5. ~
Zete Chil. xm v. 658 ) ; ma altri stimavano quel poema pa Lo d
Stasiuo medesimo. Chi poi ne riconosceva per autore un poeta di
Alicarnasso , chi Diogene, chi Egesia salaminio. Aveva esso il suo
cominciamento dalle nozze li l eti e l'eleo , e procedeva sino alla
morte di Palamede, onde si connetteva colla Iliade , e traeva la
sua appellazione da Cipro, sia perch Venere, cui quell'isola appar
teneva , spesso compartva iu iscena , sia perch 1' isola stessa era la
patria di Stasino o di Efesia. Opina Aristotile ( Poet. c. xxm ) con .
Erodoro che Omero non fosse l'autore delle Cipriache; e d anzi
cosi la sua sentenza . Omero pu, die' egli, apparire divino anche
per questa parte rispetto agli altri , perch non mise mano a trattare
iu poesia tutta la guerra, quantunque avesse principio e fine, per
ciocch sarehhe riuscita troppo grande , e da non comprendersi fa
cilmente in uno sguardo , n da modrficarsi nella grandezza in guisa
da trattarla ravviluppata di variet. Ma spiccatane una parte ha
usati molti episottj coi quali distinse la poesia; quando altri fanno
intorno ad una persona, ad un tempo, ad un' azione molte parti,
come fece colui che compose le Cipriache. Adunque dell' Iliade e
dell' Utissea si fa una trr edia por ctascuna o due sole , ma molte
delle Cipriache.
(131) Si conferma questa mandata de' nunzi anche da Omero nel
terzo dell' Iliade. =: Vedi nota 8 alla Clio.
(t3a) Dell'arrivo di Menelao iu Egitto fa menzione anche il poeta
nel tv delt' Ulissea, ma seguendo altre tradizioni , o alterandole come
meglio gli era suggerito dalla sua (amasia. Perciocch non vi arriv

368
il rege suhito dopo presa Troja , ma dopo avere errato otto anni.
Cost Cassandra predicendo, appresso Licofrone , i mali ch'erano
riserhati ai Greci dopo la lahoriosa loro conquista , soggiunge che
Menelao, Vedr la terra ancor, cui fertti rende = 2Ve' mesi estivi
r inondante fiume Che dalle vette cV Etiopia scende. (versione
del Gargiulli ) = Egualmente Euripide nella sua Elcna si vale d'una
finztone ehe concorda pi con quanto esposero i sacerdoti ad Eroduto Perch si suppone che Pallade e Gtunone sdegnate della pre
ferenza che Paride dette a Venere . fece togliere da Mercurio Elena ,
e condurla in serho in Egitto presso al re Proteo , uomo castissimo,
acciocch ella mantenesse incomaminato il suo letto. Paride poi
prese un' immagine aerea intorno la quale comhatterono Teucri e
Greci; e morto intanto Proteo, il figliuolo e successore di lui, Teoclimene ( questo nome se non la traduzione di quello di Rampsinito, fu inventato dal poeta per accomodarlo alla greca armonia)
invaghitosi di Elena la chiedeva in isposa , quando sopravvenne Me
nelao e la ricuper con quelle astuzie che dal tragico sono esposte.
Altri storici narravano eziandio quest' andata di Menelao e di Elena
in Egitto. Toni , secondo essi ( finst. Comm. al l. c. dell' Vtissea
Strab. I. xvu ) fu l'inventore della medicina appresso gli Egizj e die
de onorevole alloggiamento a Menelao, ma veduta Elena se ne inna
mor, e le volle far forza, laonde egli fu ucciso dal marito, e diede
il suo nome a Toni citt a. AnticIMe recava un' antica storia , per
cui quando Elena venia ritenuta da Proteo, ella per desiderio di
Menelao, usci di nascosto dalla citt, e trovata una nave caria,
persuase il padrone per nome Faro a veleggiare con seco in Isparta ,
ma costui rispinto dalla tempesta in Egitto, quivi morso da un ser
pente, mori , dando il suo nome al luogo ove giacque sepolto = Pro
teo , dice Coooue (Biblint. di Fozio , cod. clxx ), era un celehre
indovino d'Egitto. La sua figliuola Teonoe ( tale il nome che le d
anche Euripide , ma Idotea la chiama Omero ) s* innamor del pi
loto della nave di Menelao, che fu sordo alla passione di lei, e gi
il re di Sparta e sua moglie pensavano di confidarsi di hel nuovo
al mare, quando Canopo mort pel morso d'una vipera, e Menelao
gli eresse una tomha nel luogo stesso dove poi fu edificata la citt
che coll' estrema hocca del Nilo ehhe il nome del greco piloto. =
Dione il crisostomo professa d' avere inteso ( orazione iliaca ) da'
sacerdoti d'Egitto che nell'origine e nell'esito la guerra di Troja

369
fosse in tutto diversa da quanto vantavano i Greci , e questi sa
cerdoti gli soggiungevano , con narrazione affatto opposta a quella
che gi avevano fatta ad Erodoto ( seppure la sua non e una
declamazione ) che Menelao partito dal campo , non pi fece ritor
no nel Peloponneso, ma pass tra gli Egiziani, dove menata in
moglie una figtiuola del re, ottenne la prefettura la quale ancora al
tempo di Dione conservava il nome di Menelao, n sarehhe mai stata
appellata cosi, se quell'eroe per vagazioue, o per poco tempo fosse
cola approdato. Diodoro aggiunge [l. t) che Menelao navigando da
Ilio con molti prigioni giunse iu Egitto, ed ivi que'Trpjani gli si ri
hellarono, ed occupato certo luogo, comhatterono seco fino a tanto che
data lor sicurezza edtficarono una citt da essi chiamata col nome del
la patria loro. Tolomeo conferma che Meuelaite si appellasse il nomo
o prefettura, di cui era capo la citt di Canoho ; e fra i latini Pli
nio , Tacito, Amrniano Marcellino, unanimemente danno ad essa
l'origine gi da noi accennata. Aristide ( Ora1. egiz. ) assicura che
Ecateo, e la comune fama portavano essere il nocchiero di Mene
lao la morto dove dette al luogo il suo nome ; nondimeno confessa
avere iuteso egli stesso in Canoho, da uno che non era l'inf,mo dei
sacerdoti, come migliaja d'anni prima che col approdasse l'Atride,
chiamavasi Cauoho il luogo ; ma ad Aristide non suon chiaro il
vocaholo, perch egizio, e difficile ad esprimersi colle lettere de'Gre
ci , i quali certamente dovevano sopprimere le molte ed aspre aspi
razioni degli Egil.j- Conchiude poi che simile voce non altro espri
meva iu nostra lingua se non se aureo suolo, e si d a credere che
gli Egizj sapere dovessero le cose proprie meglio che gli uomini di
Smirne e di Mileto, tanto pi che quelli erano diligenti e dotti nel
conservare le lor memorie. Che il regno di Proteo cadesse ai tempi
della guerra trojana si conferma altres1 da Diodoro ( /- / )- Inge
gnosa la congettura del Perizonio che nomato fosse Proteo dai
Greci perch egli nato nella classe degli ignohili fu il primo d' una
nuova dinastia ( lEgypt. orig. e. vil1). Al dire di Diodoro l'appella
rono Ceti , ;il che in greco significa hestia marina. E poich nar
rasi che conoscesse la scienza dei venti , e si trasmutasse ora in
figura di fiera, ed ora in quella d'alhero, o di fuoco, o di altra
cosa , ci si accomoda con quanto i sacerdoti spacciavano di lui ;
giacch dicevano che dall' assiduo suo conversare cogli astrologi ,
acquistasse il re I' esperienza di quei segreti - D' altronde facilTOMO L

370
mente pu argomentarsi che questa favola delle moltiplici forme
di Proteo sia stata introdotta in Grecia dall' uso praticato per tra
drzione dai principi d' Egitto , perocch., roettevansi per distin
tivi della potest loro, intorno al capo, la pelle col ceffo dei
leoni, e dei tori, e talvolta portavano su quello alheri, e fuoco, e
suffumigi di gratissimo odore, tanto per ornarsi con sovrano decoro,
quanto per creare negli altri stupore e supersttzione. E in tal
racconto si vede chiaramente espresso l'egiziano Proteo, generoso
vecchio , sergente di Nettuno , che sapeva tutti i fondi del mare ,
che in mille semhianti si tramutava , c che vaticin a Menelao
Del tt dell' Ulissea i suoi casi e quelli de' parenti e degli amici.
Ma di ci hasti: ch per intemperanza d' erudzione , mi sono gi
troppo inora aggirato fra le ciance dei greci favoleggiatori , e
quelle de' sacerdoti egiziani. Osserver soltanto che tami e st varj o
st opposti racconti deggiono essere stati principalmente foggiati nelle
epoche dei Tolomei , cio quando i due popolt insieme confusi ,
si sentirono l'uno per le presenti glorie, l' altro prr le passate,
quello pel dominio, questo per la servi u , vieppi accesi da iuvidia nazionale, e da superhia di primeggiare.
(t33) Omero ranta ( Ulissea l. tr ) che Menelao errando venne
in Oipo . e in Fenicia , ed agli Egizj, e che poi giunse agli Etiopi ,
agli Errmhi ed ai Sidonj. Secondo lo stesso poeta eta lo Spar
tano detenuto per venti giorni nell' isola Faro , non ispirando aure
propizie, talch tutte erano consumate e le provvisioni del viag
gio , e le posse degli uomini , quando confortato dalla hene
volenza e dai consigli d' Idotea figliuola di Proteo , felicemente egli
salp , fatte ch'ehhe le sacre ecatomhe e sedata l' ira delle con
trarie divinit. = Plutarco esclama che Erodoto ( Della ma|i
gnit ecc. ) cos't amatore dei harhari che assolvendo Busiris da quei
tact ificj umani , come vien detto, e dall'uccisione degli ospiti suoi,
ed attestando la molta santit e giustizia di tutti gli Egizj, gira ad
dosso sui Greci quest'odio e quest' assassinamento , perocch narra
e il sacrificio che Meuelao fece dei due fanciulli per avere prosperi
i venti, e l'odio che questi si merit dagli Egizj. Ora: prosegue egli,
siffatta istoria da quale egizio sia racconta'a io noi so; anzi si veda
fino ad oggi che molto Meuelao, molto Elma sieno da loro onorati.
Ma rispondiamo. Se Erudo'o superiormente ha detto che gli Egizj
hhorrivano i sacrificj umani, non per questo assolve Busitis, ci' egli

37*
mai non nomina ; e si gi eia noi riferita la sentenza di Diodoro ,
per provare che fosse del tutto favolosa l'esistenza di quell' esecra
to re. Di ci anche conviene perfettamente St,anone nel ITU de'
suoi lihri. Che pi ? Plutarco stesso rapporta coli' autorit di Eudosso che Busiris significava il nome della ciu dov' era riposto il
corpo d' Osiris. Egli e poi assurdo il credere che Erodoto cerchi
con animo premeditato d'oscurare la gloria della sua nazione , per
ch colla consueta sua diligenza r; ferisce i discorsi de' sacerdoti i
quali (oceano tempi cosi incerti e cost favolosi. E non si parla forse
da'poeti greci di umane vi'time uccise per placare i venn f E ac
cade ricordare a Plutarco il sacrificio d' Ifigenia famoso pianto
della acena argiva ? n
Pag. a6; , /. 8 , 5 t2t = Rampsiuito ha da Diodoro il nome di
Remfi ( l. t). Costui, secondo lo storico, per tutto il tempo di
sua vita impieg ogni pensiero ai puhhlici proventi, e ad accumulare
tesori da ogui lato, e pel suo gretto animo, e per la sua avarizia non
ispese la minima somma n in onore degli iddii, ne in henefizio degli
uomini. Perci non come re, ma come huon economo, invece che
la gloria della virt, lasct grandi tesori, pi che nessun altro fra co
loro che I' avevano preceduto. E dicesi che mettesse insieme quat
trocento mila talenti in argento ed oro. = Erodoto tuttavia se; ivo
che hampsiuito eresse due colossi uci propilei di Vulcano , Y ubo
chiamato Estate^ e l'ultr0 Verno^ ma ad ogui modo tale monumento
era assai misero a paragone di cosi immensa ricchezza. Opina lo
Schweighaeuser che Y uno di qnesti colossi stando a settentrione
guardasse a mezzod1, e perci si avesse ottenuta l'appellazione d
Hate, e che all'altro data fosse quella di Verno , perch viceversa
stando a mezzod1 guardava a settentrione. Ma forse con questi co
lossi alludevano parimente gli Egizj a certe loro arcane e religiose
opinioni. Cost impariamo da Plutarco ( Trattato d' Isis ed Osiris)
vere Isis partorito Arpocrate d'intorno il solstizio del verno; per la
qual cosa le offerivano le primizie delle lenticchie nascenti, e solen
nizzavano i giorni del puerperio suhito dopo I' equinozio vernale.
(t34) H radere mezza la harha era gran segno di scherno appo
i popoli d' oriente , e il sarehhe appo noi altres , perch ogni
cosa insolita che colpisce i nostri occhi sempre argomento di riso.
Il re d' Ammon ( Samuele 11, c. 10 f duhitando che gli amhascia
tori mandatigli dal re David fossero venuti per investigare la citt (

372
ed ispiarla e soYYeuirla, fece loro radere metta la barha , la
gliare i vestimenti per lo metro fino alle natiche ; poi gli rimand.
Ed essi fecero sapere la cosa al re David : ed egTT invi loro in
contro ; perciocch quegli uomini erano grandemente confusi. E 'I
re fece loro dire : dimorate in lerico , fiu che la harha vi aia
ricresciuta : poi ve ne ritornerete.
( 35) Carace appresso lo scoliaste d' Aristofane (nelle Nuvole
v. 5o8 ) e Pausania (/. t.T ) , quantunque differiscano fa loro in
certe particolarit , raccontano una storiella di Agamede e Trofonto
la quale si vede manifestamente coniata su questa degli Egiziani.
Vero che i Greci si affrettano di finirla , perch Trofonio ta
glia la testa al fratello, e poi esso inghiottito dalla terra. =
Dalla narraziot* di Erodoto ha derivato il Bandello Ja vigesimaquinta delle sue novelle, che leggesi nella parte prima con in fronte
quest'argomento; mirahile astuzia usata da un ladro rubando ed
ingannando il re dell' Egitto ; ma vi aggiunse alcuni ornamenti
del suo, e fra gli altri che il giovane il quale hevuto non avea ,
sapendo la virt del vino, come vide uhbriacate le guardie , prese
il corpo del fratello, e in luogo di quello vi appicc uno degli otri,
e a casa se ne torn tutto lieto.
(136) Lascio ai dotti ed ingegnosi uomini il penetrare oltre il
velo allegorico che copre questa favola.
(137) Conviene ricordarsi che Cerere equivale ad Isis , e Dio
niso ad Osiris. Perch si facesse il racconto di quei lupi non sa
prei allegare ragione da appagare gli eruditi. Dir solamente che
dovendo Isis insieme col figliuolo suo comhattere contra Tifone ,
venne dall' inferno Osiris so'.to forma di lupo in ajuto della moglie a
del figliuolo ; laoude tolto di mezzo Tifone , si onor dai vincitori
quelr animale che coli' apparir suo era ad essi stato cagione della
vittoria ( Diod. I. ) .
(138) Allude forse a Ferecidc ed a Pitagora , dei quali il nostro
isterico, per amore di patria, o per la fama di cui alloa godevano,
o per quel rispetto che ogn' animo gentile professa sempre verso i
sommi uomini , ne tace esprestamente il nome.
(139) Diodoro porgendo fede ad altre notizie , fra Rampsinito e
Cheops, ch' ei nomina Chemmis o Chemhes , inserisce sette genera
tion! di re ignavi ed ingloriosi.
(140) Vedasi per questa parte ancora un lastricato, e la sua lun

373
l'Httl ' accorda con quella misurata da Erodoto , in guisa che si
deduce essersi con diligenza nei tempi posteriori mantenuta sempre
la via che segnatamente descritta dal Nordest e dal l'ocoke nei
loro viaggi .
(t4t) Vuole per lo contrario Diodoro che tutta l'opera si facesse
coll'ajuto di elevazioni di terra. Il Goguet ( Orig. det Loix p. ttt ec.
I. tt, e. 3 ) si studia invece di mostrare quali fossero le macchine ado
perate a simile costruzione , ed ha illustrata la sua congettura, e la
narrazione d'Erodoto con tavole disegnate ed incise. Merita su tal
proposito anche d' essere letta la dissertazione del prof, ssore Gro
nes ( Scelta d1 opus , letter. scient. Ven. 1812 ) la quale ha per
titolo : Le piramidi tC Egitto provano che gii antichi conoscevano
molto bene la meccanica.
(t4a) Intorno a questi portentosi monumenti contra i quali sem
hra che venga a spezzarsi la fona dei secoli , e che pajono huttati
di getto sulle circostanti arene dalla potentissima mano di un dio ,
s'aduna un popolo di storici, di viaggiatori, di eruditi. Il solo
annoverarli sarehhe opera faticosa ; ma e il loro nome palese, e
i loro volumi sono aperti alla curiosit altrui. Tocca dunque al
lettore, se cosi gli piace, di consultarli; perch volendo noi am
pliare il racconto di Erodoto , ed esaminare e paragonare le descri
zioni , le misure, lo stato delle piramidi nelle diverse epoche, e se
condo i diversi scrittori , che narreremo prima di tutto f Ci pare
d'essere in simile caso come quel segatore di Teocrito che asceso al
selvoso Ida , guata attento , n sa ond' ahhia a dare principio al
sud grande lavoro.
(14I) Quantunque la prima e la seconda piramide fossero dai re chs
le costruirono destinate per proprio sepolcro, accadde per che ne
l'uno n l'altro vi fosse deposto; poich la plehe irritata, e per le
sue penose fatiche, e per. la crudelt e violenza con cui fu trattata,
hestemmiando gli autori , giurava che avrehhe fatti in pezzi i ca
daveri , e turpemente tolti dai sepolcri. Il perch entramhi i re
ordinarono ai parenti in morendo d' essere sepolti in sito ignoto.
( Diod. lib. 1 ). Chi non rider dunque leggendo nella relazione
d' un moderno viaggiatore , che test apertasi una di queste pira
midi vi si trov dentro
che mai t Propriamente la mum
mia del re Chefren.
(44) D* questo passo si deduce che i re d' Egitte come i re

374
greci dei tempi eroici esercitassero il potere giudiziale. Ci si con
te ma altres da Diodoro {Ub. t) Lo stesso storico d lode a
Utcerino per la sua moderazione e liheralit , specialmente rispetto
Ila rena amministraztone della giustizia. Le quali sue virt servono
pare di prova contr'a quanto cianciando gli F.guj narravano iotorno
la cagione della violen a morte della figl uola sua.
(t4'r) Semhra ehe questa vacca sia rappresentata in quella tavola
che adorna I' edisione del Wesselingio ; ma non consento che ad
essa (ccia allusione Plutarco allorcL dice {nel tratt. F Ius ecc.)
che pel lotto della dea mostrassero i sacc doti egixj nn hue dorato
coperto con drappo di hisso nero; perciocch quivi si parla chia
ramente di hue maschio. Pt tosto penso ai profumi che arde
vano intorno a quella vacca , all' immagine del sole che fra le
corna le sovrastava , al traersi essa fuori una volta ogn' anno ,
ed allora m'induco a credere che pi al presente passo d'Erodoto
si riferiscano quelle altre cerimonie di cni parla Plutarco medesimo.
Nel solm ilio del verno conducouo gli Egizj una giovenca sette vol
te d'intorno al tempio; e il girar del sole si nomina ricercamento
d'Osiris, desiderando la dea l' acqua del verno, e tan;e volte gi
rano perch dal solstizio del verno a quetlo detla state sette mesi
di tempo ricerca il sole. Appresso ci accendono ogni giorno al
sole gli odori. La ragione delle quali cose manifester pi a hasso
particolarmente.
(46) Ingiusta sentenza e degna di quelle favolose deit ! Pnnire
nn re perch fu mite e henigno !
( 1 47) Veramente ridicola quest' iudustria di Micerino , o piut
tosto ridicolo e l' inventore del racconto ; come se l' uomo potesse
rihellassi alle leggi della natura che ne ohhliga al souno affine di
riparare e rinfrancare le nostre forze.
(48) La terza piramide inferiore in gran lezza , ma superiore per
1' arte di gran lunga alle altre, non fu , a detta di Diodoro , ter
minata da Micerino perch impedito dalla morte.
(149) Alcuni volevano che tale piramide fosse fatta da Inaro.
Tuttavia altri dicevano elt' essa fosse la sepoltura di Rodope corti
giana {Plinio l. xxxvt), e per temperare la meraviglia cio ch'ella
avesse potuto raccogliere tanta immensa dovizia da costruire una.
piramide, fu detto che fosse alzata a comune spese da certi prefetti di
Provincie che costci amarono { Diod. t. t ). Dt questa seconda opi

75
Dione era certo Apetla ponttco citato da Snida (voee Ttodope). Stra
tone conferma la stessa cosa (I. xvn ) ed aggiunge che favoleggia
vano di pi cost : Mentre Rodope si lavava iu Naucrate, un'aquila
rapt uno de' suoi calzari di mano alla sua fante, e il port a Memfi,
dova stando il re allo scoperto a rendete ragione, l' aquila volan
do sopra al suo capo , glielo lasci cadere in gremho. Egli mosso
dalla novit del caso e dalla hella forma del catzare, mand intor
no a cercare la persona che portato 1' aveva ; e trovata dte fu nella
citt di INaucrate , e a Ini condotta , divenne mogtie sua , e alla
morte da lui ottenne la detta sepoltura. Eliano copia la stessa
favola (Varia Ut. I. xttt , e. 33 ) , ma ne fa sapere che il nomo
def re fosse Psammitico. It Larcher rettamente osserva che fra
la morte di Psarnmitiro , e V assunzione di Amasia all' impero , vi
Corsero quaranta sette anni , e che non puossi per conscguente af
fermare che Rodope fiorisse sotto quel primo re. Rigetta poi come
non fondata la congettura del Perizouio, che due cio fossero le Rodopi , l'una cortigiana e poi moglie di l'sammitico , l'altra cout.erva d' Esopo. Tuttavia noo si potrehhero conciliare queste discre
panze col leggere in Eliano Psammentto invece che Psammitico ?
(150) A questo ladmone toccarono in sorte dunque due servi per
diversi motivi assai iilustri , voglio dire Esopo per l' ingegno , e
Rodope per la hellezza , e la merc loro s' conservata sin oggi la
memoria del nome del padrone.
(151) Liherato da ladmone visse Esopo nella corte di Creso ( Plat.
vita di Unione), e questo re volendo gratificarsi l'oracolo di Apol
line per le cagioni esposte dal nostro storico nel principio della Clio
mand a Delfo Esopo con molto oro. E doveva egli 'pel re splen
didamente sacrificare, e donare altres a' Detfi quattro mine per
testa; ma motteggiandoli Esopo perch non si potendo essi procac
ciare il vivere dal lavoro della terra , aspettassero d' alimentarsi
alle spalle del dio, nacque tra lni e quei del lungo ira e discordia,
onde ei veramente sacrific , ma i denari rimand a Sardi, stiman
do che i De'ft fossero indegni del heneficio. Ed essi macchinando
la morte di Esopo , g'i nascosero nel hagaglio una sacra fiala ,
ed ei non se ne avvedendo gi si moveva per la via di Koeide ,
quando i Delfi arrestatolo , e compostagli un' accusa di sacrilego
furto il precipitarono dalla rupe Iampia. Allora fu che l'inno
cente filosofo raccont ai Delfi la favola dello scarafaggio e del

376
l'aquila; d il inme il lasci invendicato. Imperocch e fama
che Apolline adirato afflisse i Delfi colla sterilir della terra , e
con ogni sorta di tetre infermit , in maniera ch' essi in tntte le
solennit della Grecia puhhlicarono essere pronti a pagare per la
morte di Esopo la multa cui sarehhe spettata. Fiualmrute nella
terza generazione venne Iadmone samio , il quale di stirpe non era
per nulla attenente ad Esopo , ma hen disceso da coloro che il com
perarono a Samo. A costui dunque i Delfi diedero la soddisfazioue ,
e cosi dal malore si liherarono. E questo fu il motivo che la pena
dei sacrileghi si trasferisse dalla rupe Iampia alla Nauplia , e che
si usasse P adagio sangue esopeo per denotare coloro a cui ti era
tolta ingiustamente la vita , ed i colpevoli di delitti che non si po
tevano espiare se non con massima difficolt. ( Aristof. nelle Vespe
v. 1 4^7 ; In Scoi. ivi. Ptut. detla tarda vend. di Dio.
Suida voce Esopo . )
(t52) Ma al tempo di Plutarco pi non esistevano questi spiedi.
Come noi camminavamo oltre il tesoro degli Acanti, e di Brasida,
mostrandoci lo spositore il luogo dove gi gli spiedi ferrei di Rodope
meretrice erano stati ripost! , sdegnandosi Diogeniano disse : vera
mente la Rodope, perch potesse conservare la portata decima del
suo guadagno doveva trovare il luogo in quella citt stessa che uccise
Esopo il conservo di lei . Cosi il filosofo ( nelt' opuscolo perch ta
Pitia non renda le risposte in versi).
(t53) E quest' Archidice cortigiana similmente te traffico di s
atessa in Naucrate, ma a carissuno prezzo ( Eliano Var. ist. I. xtt,
e. 43. )
(t5'|) Saffo poetessa, nei suoi versi , chiamava costei Dorica , e
dtceva che lu amata dal suo fratello Carasso , il quale contluceva
mercanzie di vino leshio a Naucrate. Altri vogliono ch'ella avesse
nome Rodope [Strabone l. xvn). Parimente Suida ( voce Rodope )
di Rodope e Dorica fa usa sola persona. Dunque malamente si av
visa Ateneo ( Diprtos. I. x ) di censurare Erodoto perch non ahhia
distinto in due femmine diverse Rodope e Dorica. Ella ehhe, sup
pongo io, questi due nomi per una causa assai prohahile. Divenuta
sposa di Carasso , il quale anche al dire di Suida , raccolse prole da
lei , pens per avventura di mutarsi il nome , perch il primo gi
troppo divulgato avrehhe ricordato la disonest sua. Cosi quella
Melissuccia, appresso Aristenoto , avendo cangiato nome e vestito, e

377
componendosi alla pudicizia si nomin Pitiade ; laonde: Teltinoe che
doveva vigitarla fu consigliata io tai guisa. , Ti guarda, o amicissima,
di non lasciarti ingannare dalla consuetudine, st (he tu chiami Mclissuccia I' ora Pttiade ; il che per Venere sarehhe a me pure ac
caduto , se Glicera la quate tu' era dappresso non m' avesse di
nascost avvertito col gomito. Ma tornando a Rodope, diremo che
Saffo accusava costei d' avere spogliato Carasso di tutto il denaro che
aveva, e per, come asserisce Erodoto, morse ella il ftatello ne' suoi
versi con amari detti. In ci s' accorda anche Ovidio , perocch nelle
epistole eroiche Saffo scrive a Faone: Arsit inops frater victus me
retrici! amore, Mistaque cum turpi fLamna pudore tutti: Factut
inops, agtli peragit freta carula remo , Quasque male amistt ,
ntuto male quarti opta. ~ Me quoque , qttod monui bene multa Jdeliter , odit , = Hoc unhi iibertas , hot; pia lingua dedit.
( 1 55) Di questo Asichis d'Erodoto tace Diodoro, e per converso
del Boccori di Diodoro tace Erodoto. Lo storico siciliano non parla
nemmeno d'Anisis, ed afferma che Sahacos regnasse sopra l'Egttto
molta et dopo Boccori.
( 1 56) Gli Egizi stimando in hrevissimi limiti circoscritto il vi
vere , apprezzavano pi la memoria che di s lascia la virt dopo
la morte , sicch la casa dei viventi chiamavano alhergo , appunto
perch ahitata da noi per poco; e al contrario dicevano case eterne,
i sepolcri dei defunti , perch infinito tempo si rimane negl' inferi.
Di qua anche le cure poste per costruire i sepolcri e per imhalsa
mare i cadaveri; di qua eziandio la legge da Asichis data acciocch
il cadavere del padre servire dovesse come sacro pegno del dehitore
a colui che gli credeva il danaro ; di qua finalmente l' uso di ne
gare la sepoltura a colui de' figliuoli che noi riscattava, o a chi fos
se accusato di delitti; poich egli era santissimo istituto presso gli
Egizj onorare con maggior fervore i genitori e gli antenati , quando
questi erano trasferiti gi nelle perpetue ahitazioni dei morti. Quindi
sovente accadeva che venuti i nipoti in dovizie, e riuscendo loro di
purgare dalle colpe e dai dehiti i defunti davano ad essi sepoltura
onorevole ( Diod. I. /).
( 5^ ) Diodoro parimente loda Sahacos per la henignit sua, e
trae non duhhio argomrn'o per essa , dall' aver egli aholito la pena
estrema, e invece stahilito con puhhlica utilit che i condannati
lavorassero coi ceppi ai piedi , ad alzare argini , ed a scavare canali.
TOMO 1.

24 *

3?fi
E cos ordinando quel re imit un altro etiope , cio Actisane che
prima aveva signoreggiato l'Egitto. Costai non volendo dannare
a morte i ladroni che infestavano la contrada , e nemmeno lasciarli
del tutto impuniti, fece a quella canaglia tagliare le narici, e la
confin negli estremi del deserto.
(158) Prohahilmente l'oracolo di Giove del quale Erodoto parla
al 5 20 delle presenti istorie.
(159) L'Egitto si rihell sotto Artaserse longimano , ed egli di
nuovo il ridusse sotto il suo po'rre, fuorch le paludi sulle quali
regnava Amirteo ( TncH. l. 1, $ 110 ). Le quali paludi per esser
ampie ed ahitate dai pi hellicosi Egizj servivano ai principi di ri
tiro nei tempi di sventura = Questo passo e per 1' et di Erodoto ,
e per quella dei re d' Egitto , assai notahile e meriter altrove
d'essere esaminato.
(t(to' Veggiamn ordinariamente trasferirsi in Egitto la potest
reale come ereditaria: ma perch in quel paese vatie erano le classi
degli uomini, e fra esse reputavansi per pi nohili quella dei guer
rieri, e quella dei sacerdoti , cosi gli uni distinti pel valore, gli altri
per la sapienza, somministravano i nuovi re quando la linea domi
nante veniva a manrare. E talora i guerrieri prevalsero , talora forse
i sacerdoti: ma il carattere di re era cosi strettamente congiun'o a
quello di sacerdote , ch' ove il principato fosse conceduto ad uomo
non ascritto all' ordine sacro , era mestieri che suhito venisse am
messo , e partecipe si facesse dei segreti arcani. Tanto impariamo
da Platone, da Diodoro, e da Plutarco. Ecco dunque perch si
vede Setos sacerdote di Vulcano succedere ad 4nisis. Ora costui,
per 1' emulazione che sorge fra gli ordini principali, e per l' ignavia ,
dir cos , del convento in cui fu nutrito , sprezz i guerrieri che il
Diaccio sono e la tutela dello stato. E facendo impeto i nemici contra l'Egitto, poco manc che questo soggiogato non fosse. Ma
meutre che Senacherih assedtava Pelusio , e poco gli restava per
espugnarlo, sent che Tarsice re degli Etiopi con molta mano di gente
venuto era in soccorso degli Egiziani, volgendo in animo di tenere
la via del deserto , e di assalire improvviso l' esercito assido. Tur
hatosi pertanto il re, ahhandon l'elusio, e si ritir, senza far nul
la. Tale fu l'inopinato motivo per cai salvossi l'Egitto, al dire di
Gioseffo {Amie. giud. I. x ) , ed a me semhra il racconto assai
prohahile. Ma i giuntatori confratelli di Setos per l' onore del

proprio ceto , e per conservarsi sempre potenti coli' inganno del


popolo , inventarono un miracolo , e dissero che il re-poutefice ri
dono in angustta, lamentossi dinanzi a Vulcano, e il dio I'ajut,
col diffondere nel campo assirio un diluvio di topi che corrosero le
faretre, gli archi, i sostegni degli scudi ai nemici, e questi il giorno
dopo fuggendo inermi, perirono in non piccolo numero. In Isaia leg
giamo pure una narrazione miracolosa ( c. 36 ) intorno allo stesso Senacherih. Questo re dopo aver prese le citt forti della Giudea, mand
a sftdare vetgoguosamente il re Ezechia, ed a sollecitare la citt di
Gerusalemme ad arrendersi, facendosi heffe della conf,denza d'Eze
chia negli Egiziani e nel Signore. Ezechia trafitto da queste minac
ce or con ardenti preghiere , ed il Signore per hocca d Iiaia gli
rispose. n II re degli Assirj non entrer in questa citt, e non vi
tirer dentro alcuna saetta, e non verr all' assalto contr' ad essa
con iecudi , e non far argine alcuno contr' ad essa. Egli se ne ri
torner per la medestma via per la quale venuto, e non entrer
in questa citt, dice il Signore. Ed io sato protettore di questa
citt, per salvarla, per amore di me stesso, e di David mio servi
dore. Ora un Angelo del Signore usct , e percosse centottautacin
que mila uomini nel campo deg'i Assirj , e quando si furono le
vati la mattina , ecco non altro , che corpi morti. E Senacherib
re degli Assirj si parti, e ritorn in Niuive , e vi dimor . Non
segno io le induzioni colle quali il Larcher studiasi di provare che
questi due fatti non sieno che un solo , potch Giuseppe distiuguendo le due spedizioni fa precedere quella contra V Egitto , all'
altra contra Gerusalemme. In ogni modo egli manifesto che la
narrazione de) profeta quasi simile a quella de' sacerdoti egiziani ,
e la riverenza che ne comanda la santit delle scritture ci ohhliga
a credere che da esse gli Egir.j deducesero il favoloso loro rac
conto. Giuseppe pigtia le parole d'Isaia in un senso figurato, e
pensa che gli Assirj perissero di morho pesttleuziale. Cost nei Pa
ralipomeni parlandosi della peste con cui Dio pun1 David , si
dice che spedt un Angelo a Gerusalemme afftne di petcoterla; e
cosi Apollo vihra le sue saette sui Greci, e la peste affligge il cam
po acheo. In tal caso i due fatti possono essere accaduti egual
mente, cio uno di quei contagiosi morhi che sogliono iuvadere gli
eserciti , pu aver fatto strage degli Assirj tanto in Egitto quanto in
Giudea. Del resto i Greci non tralasciarono per le antiche loro nar

3So
ran'oni la favola dei topi," e dittero che i Teucri, colonia cretese,
arrivati ai lidi trojani posero gli allocgiamenti , quando irrompendo
sovr' essi un'immensa quantit di topi, corrose loro i nervi degli
rchi e le coreggie degli scudi, e rendette disutili le armi, laonde
ricordandosi eglino di ceno oracolo fondarono la citt cui diedero
il nome dallo sminto topo, ed onorarono Apollo colt' epiteto di
sminteo ( Ettst. eomm. al l. t dell' Iliaci . ), Nel fmire questa nota
avverttr anche nominarsi da Erodoto Seuacherih come re degli Asairj e degli Arahi : quindi conviene credere che Gioseffo nel citare
il presente pat,so avesse sotto g'i occhi un esemplare poco corretto
del nastro storico , poich malamente il nota d' avere shagliato col
chiamare Seuachenh non re degli Assirj , ma degli Arahi.
(tfn 162) impor'antissimi sono questi due passi perla cronologa
fgitiana : ed il secondo ha esercitato , finn pochi mesi fa . lo studio
dei filologi e dei ftlosofi. Noi non vogltumo guardarli e passar oltre,
ma per (scansare le inutili ripe'izioui ci riserhiamo il ragionare di
essi nel nostto Trattato cronologico.
(63) Qui ai accenua 1' Ecateo milesio del quale le storie sono
andate smarrite.
(164) Di tutta qnesta parte della mitologia egiziana ampiamente,
scrivono DioToro nel primo lihro , e Plutarco nel pi volte citato
opuscolo d' lsis e di Osiris.
(t65) Ecco una nuova fonte d' indagini cronologiche Plutarco
( Trattato della maligni ecc. ) riunisce questo ad altri passi di
Erodo'o . e seco lui acerhamente si duole. Accader che in pi op
portuno luogo gli si formi rispos a.
( 166) Narra Diodoro invece , seppure il suo testo non guasto ,
che suhito dopo partito V Etiope, var il regno per due anni , e la
plehe a tumulti vo'gendosi, e a stragi intestine, dodici de' maggiori
duci convocatisi d' accorrlo in Mcmfi , giurarono e convenzioni di
concordia e fede reciproca, e si crearono re da lo.o stessi. Per quin
dici anni, a norma dei giuramenti e dei patti, amministrarono lo s'a
to , e si mantennero vicendevolmente la fede, e deliherarono di fah
hricarsi uu sepolcro comune, acciocch come in vita con mutua he
nevolenza partecipavano d' eguali onori , cost dopo morte giacendo
in un luogo , da un sol monumento la comune gloria si contenesse
dei seppelliti. = La citt dei crorodili mut poscia il suo nome
in altro , ch' ella con tutta la prefettura di cui era capo , deriv
da Arstoe sorella e sposa di Tolomeo fitadelfo.

38i
(167) Ho conservato ad imitazione del Larcher la greca voce
**tt*i pe mancanza d'un con ispoudente. Quantum intcr amas
drstat, ex eo te. tia d'mpta spatium dutar mtr rrsut, Hic ItCus
apud nnmtullos ;rfe> 3.r f , pud alios nxn.is ntrnmutur. (Vitruvius
de Architectura l. Vt, cap. tO. )
(168) Strahone ( /. xvn ) Mela (/. 1) r Plinio ( /. xxxvt )
ne hanno parimente lasciate le descrizioni del lahiriuto , e meritano
esse Hi paragonarsi fra loro, e poi totte con rjue'le d'Erodoto, onJe
formarsi possihi 'menie un' tdea del magistero con cui fu compi.o
st portentoso edificio. Che se alcune differenze si trovassero fra
questi scrit tori , sar hene riflettere alla distanza delle epoche, e
alla vastit dell' edificio , il quale pu essere stato contemplato da
varj aspetti. Ma nou tralascer per ci d'osservare che quantun
que Eodoto faccia autori del lahirinto i dodici re, tuttavia sem
hra ch'essi non ne costruissero se nou se una sola pare. E rrT in
duco a crederlo per le ragioni seguenti I. Da altri scrittori veggiamo
attrihuirsi quest'opera a pi antichi re come a Petesucco , a 'iitoe,
a Laharis , a Mendes : n tale incertezza si pu spiegare col sup
porre pi lahirinti, perch egl manifesto che uno solo fosse l'e
difizio di simil nome iu Egitto : hens ella si scioglie col die che
parecchi re ahhiano continuata ed ingrandita l' opera medesima.
11 Non pu Diodoro peccare di tama smemorataggine, n trovarsi
in st grande fluttuazione da riferire nello stesso lho la costruzione
del lahitimo, prima a Mendes, e poi ai dodtci re, u riconoscendo
questi per gli edificatori avrehhe supet iormente affetmato , in ci
d' accordo con Plinio, che Dolalo, il quale visse pi et prima di
costoro, tolse dal lahirinto d'Egitto per quello di Creta l'esempio
dell'amhiguit delle vie. degli occorsi e ricorsi inviluppati ed ine
stricahili. III. Plinio ( / xrxVt ) porge sussidio alla mia congettura
dicendo : Qurutquam Herodntus totam opus rrgum esse dt'cit , no
virsi'uU/ne Psammetichi ; dove colle parole totum opus viene indircttamente a consentire che una parte almeno fosse sta'a costruita
dai dodici re. IV. Diodoro alt'edilzto dei re non d il nome di
lahirinto, ma di monumento, e certamente affltte di distinguere l'uno
dall'altro, o vogliano o/re la pane dal tutto. E ques'a parte cost
da Strahone descritta. lNel primo entrare d lla fossa, navigando
ottre per tren a o quaranta statt j , si trova certo lungo piano a
guisa dt tavola, nel quale, uua villa r e un gran palazzo , fatto

38i
da molti re . quaut' erano prima le provincie, perciocch tante nono
le corti contiunate insieme , colle colonnate intorno f iu un ordino
Unte , con una muraglia, avendo innanzi poste le corti , come ad
un piccolo muro- E pi particolarmente Diodoro si esprime .
Era questo monumento di forma quadrata , luogo per ogni verso
uno stadi') , e fatto di hellissimi sassi , e tale per le sculture ed
altri magisteri , che nulla lasciava a' posteri a desiderare. Infatti ,
prosegue egli, tosto che s'era entrati nel ricinto vedevasi una ma
gione con colonne dintorno, quaranta per ogni lato, ed il tetto suo:,
era d'una sola pietra con certi presepi quivi scolpiti, e vaneggiato
di sculture e pitture diverse. Oltracci con singolare indusi i ia altre
pitture esprimevano le memorie della patria d'ogni re, e i templi
e i sacrtt,c j di essa. E con lama larghezza di spesa, e di st gran
mole facevano codesti re la fahhrica del sepolcro, che se la dissen
sione loro non ne avesse impedito il compimento , avrehhe esso di
gran lunga superate tutte le altre fahhriche per l'eccellenza. = Le
reliquie del lahirinto ancora si veggono , colla piramide al loro eatremo angolo. = ( Descript. de1 ruines situces prrs de la pjrram.
al' Haouaruh , considerees camme les resec1 da Labyrinthe , suivit
de la descr. de la pyramide d'El-tahnun. Sect. tlt par Al M. Jo
wtard ct Caristie- Chap. xr/1. Detcript. de l' E^ypt. Autiq.
t.n).
(169) Racconta Diodoro (/. 1) presso a poco le cose medesime d
questo lago , con altre minori particolarit passate in silenzi da
Erodoto ; ed unanime con Strahone ( /. xvtl ) dioe che offerisse
siffatto vantaggio. Non essendo definite te annue escrescenze del
Nilo, e Puhert dei raccolti dipendendo da certa data misura
di esse , il re Meris scav il lago per ricevere le acque ridon
danti , acciocch ne coli' intempestivo afflusso allagando la terra
formassero paludi e stagni , n crescendo meno del hisogno , per
l' inopia delle acque vi fosse penuria di raccolto. Perci dal fiume
apri un canale di comunicazione col lago , lungo ottanta stadj , e
largo tre plctri , ed alle foci furono fatte le chiuse colle quali gli
architetti ora ricevendo il fiume , ora distraeudolo , provvedevano
cosi a tempo opportuno d'acqua gli agricoltori , con molto artificio e
dispendio, perch ad aprire e serrare la fossa non vi volevano meno
d, cinquanta talenti. Il d' Anville (Alen,, sur l'Egypte p t56) ha
creduto ritrovare il lago di Meris nella laguna chiamata Bahr-Baten.

383
Il Gihert Dissert. sur le Lac de Mars ( Hist. de t Acad. des 1rtscript, ete. t xxvttl), seguito dal Larcher ha confutato tale opinione
ed ha cercato l'immenso circuito del lago nel Buhr-Jascf. Altri ten
tativi ha eziandio mossi , ma con minore chiarezza il de-Roy ( /Ment.
sur le lac Muerts =3 Ment, de tnst. Lit. , t. tt). = Gtan lume
ha sparso sullo stesso argomento il sig. E. Jomard ( Mem. tur le
Lac de Morris Descrpt. de FEgj-pte Antiq. Mem. som. t. )
Lo scrittore ha avuto l'intendimento di raccogliere le autorit degli
antichi e paragonarle fra loro , e merce I' attenta oculare ispezione
dei luoghi ha stahilito la concordanza del lago di Mcris cui BtrketQerun , o lago del Faium , perch offre , e solo pu offrire in tutto
I' Egitto I' estensione e la posizione del primo
(170) Il re aveva donata la rendita tratta dai pesci di questo
lago alla moglie, onde le servisse per gli unguenti e l'ornamento;
ed era si ricca la pescagione , che prendeansi ventidue specie di
pesci , e che coloro i quali si occupavano delle salature , e n' era
assai grande il numero, stentavano a hastare al lavoro ( Dind. I t)
Anche ai tempi in cui viaggiavano Paolo Lucas, Vansleh, Granger,
Pococke, era considerevole la pesca del detto lago, ma oggi esso pi
nou ne alimenta , e quindi non pi solcato da nessuna harca pescareccia Gli ahitanti attrihuiscono tale difetto ad una cagione ri
dicola, ma non si potrehhe forse ripeterlo, dice il Jomard, dal
l' insalamento delle acque che ha sempre aumentato, dacch quelle
del Nilo hau cessato d'arrivare nel lago con affluenza? I pesci del
lago nou vi potrehhero vivere , e restano nel Bahr-Jusef , ne oltre
passano l'argine. = Diodoro, Mela e Plinio narrano ancor essi con
Erodoto che questo immenso lago fosse fatto a mano. Ma come mai?
La cosa incredihile. Risponder dunque colle parole del sig. Jo
mard [Dissert. eti- vt ).n Quasi tutti i moderni hanno ripetuto che
esso era opera umana , e s' creduto partilo pi hreve e pi facile
quello d'ammirarlo, anzich spiegarne la possihilit. Nel pi mode
rato calcolo , saria stato necessario togliere via pi di trecento e venti
milliardi di metri cuhi , supponendo solo un circuito di tremila sei
cento piccoli stadj , e cinquanta orgie di .profondit: che se si
suppongono grandi stadj o stadj olimpici , sarehhero allora pi di
mille e cento milliardi di metri cuhi. Mel primo caso era necessario
il lavoro di trecento mila uomini durante settecento quarantanni
incirca, stimando il lavoro d'un uomo quattro metti cuhi, o

384
una mezza tesa per giorno , e nel seconrlo , quello d' un milione di
uomini durante settecento setsant' anni , cio cento venti selte volte
tanto eli opera quanta per costruire la grande piramide. Ove M
supponga che Meris uhhta fatto eseguire questo lavoro duranle quarau1'anui del suo fegno , sarehhe stato d'uopo l'occupare continua
mente diciannove mitioui d'uomiui. Rispetto alla spesa punssi valu
tarla iu parte ron quella della piramide, ch'Erodoto e Plinio fanno
montare a nulle seicento talenti d'argento solamente nei legumi
per alimento degli operaj . Ma il primo osserva che questa era una
dehole porzione della vera spesa. Riduxendola a sei volte tanto , si
eonchiude ehhe che Meris avesse dovuto impiegare una somma
maggiore di novecento hillioni di moneta francese. E dunque con
sentaneo alla ragtone il credere che Erodoto riferisse un' opinione
popolare porgendo credensa alle sue guide. Nondimeno e verisimile
che il re Meris ahhia proftttato della disposizione del terreuo . =
n Occorre, soggiunge lo s'esso autore unitamente al signor Caristie,
( nella dissert. citata nella 168 delle non, e note ) , un pi ma
turo esame sopra il luogo per rischiarare tale difficolt ; ed essa
sparisce allorquando si considera il canale che conducesi da Haoat'ah a Tariveh chiamato oggid1 Buhr-Bcla-ma ( mare o Jiume sen1 acqua). Questo canale stahiliva la comunicazione fra il ramo de
rivato dal Nilo e il gran lago di Meris di cui effettivamente esso
la testa e l'appendice. Ora hasta averlo Veduto per riconoscerlo ro
me opera umana. La descrizione data superiormente dimostra ch*
tato scavato : la sua profondit , la sua forma , U sua direzione ,
la destinazione a cui serhato sin oggi , non lasciano alcun' omhra
su questo punto : quivi dunque c d'uopo cercare l'applicazione del
passo d'Etodo o, e degli altri antichi, i quali attestano che il canale
sia a mauo. Erasi scavato il canale fra il Nilo , e il lago del nomo
Arsinoite, e forse lo stesso lago all'imhoccatura dei canali che si
versano in esso ; e questo lavoro gi da per s considerevolissimo ,
porse occasione a dire che tutto il lago fosse opera dell' uomo. Un'
ohjezionc che iu apparenza offre un altro passo d' Erodoto si muta
in prova. Il lago di Meris volgesi , die' egli, verso horea e no.o.
Tale non la direzione del Birket. Qerun , che va dall' est all' ouestsud-ouest; ma il ramo che va da Haourah a Tmyeh si dirige in
fatti da mezzod a settentrione. Egti e dunque evidente che lo storico
indicasse questa parte del lago. E ci che totalmente dissipa l'osco

383
riti , si e che poco dopo ne soggiunge il Iago dirigersi ali' oc
cidente , nell'interno della contrada, lungo la montagna lihica.
Non aerto che Erodoto ahhia visitato il gran lago, ma la parta
ch'egli veduto ne aveva presso il lahirinto, o la gran fotta, dirige
vasi , e dirigesi ancora oggi dal mezzod1 al settentrione. Bisogna dun
que in certa guisa dividere in due parti il lago Meris degti autichi;
e T una sar l'immenso deposito d'acque ch' esisteva al pt della
catena lihica , in fondo al nomo Arsinoite; l'altra il largo, e vasi*
canale che comunicava col ramo del Nilo chiamato ora Bahr-Jusef',
ramo che s' iutrodusse in questo uomo , poich fu forata la montagua che vietava alle acque di penetrarvi.
(171) Inclina Diodoro a credere siffatto racconto come favola,
ed alua pi prohahile cagione ne adduce (lib. /): cio, cha
Psammitico signoreggiando le parti del littorale somministrasse cari
chi a tutti i negozianti , e massimamente ai greci ed ai feuicj ; col qual
mezzo distraendo i geueri della provincia , ed acquistando gl* im
portati dai Greci, non solo accumul grandi dovizie, ma si fece
eziandio amici i popoli e i principi j per lo che invidiandolo gli altri
re gli mossero guerra .
(172) Psammitico coi Carj comandati da Pigres , e cogl' Ioni pre
se a soldo anche della sente d' Arahia , e piantati gli alloggtamenti
nella corte del tempio d'Isis, cinque stadj lungi da Momemfi , venne)
a giornata cogli undici re, dei quali il pi ragguardevole chiamavasi
Tementes, e ne sorti vincitore. De' suoi colleghi alcuni restarono morti
nell'azione, altri fuggitisi nella Lihia, non pi poterono con Psammitico contendere del regno , dopo averlo insieme con lui tenuto pec
anni quindici (Diod. I. 1. Polietto ttrat, t. vtt, 3). Ora da questo
sussidio che le genti greche porsero a Psammitico , si vuole ripetere
principalmente l' alleanza ch' ci contrasse cogli Ateniesi e cou altri
Greci , e quella sua inclinazione per essi al segno di ammaestrar* i
proprj figliuoli nelle greche discipline.
(173) Forse errando Diodoro disse che il propileo era rivolto al
l'aurora. Di quest'aula o cortile di Apis parla parimente S,rahone
(l.xvtt) : e dice ch'era dinnanzi al chiuso ove il hove veniva nudrito, e in cui v'era un altro chiuso fatto per la madre del hove. la
tale cortile lasciavano andare qualche rolta l' Apis , e specialmente
per mostrarlo ai forestieri ; e si vedeva o per una finestra ch' era.
TOMO I.
a5

386
Del chioso , o di fuori anche rolendo , e poich egli aveva quivi
saltcilato un poco, il tornavano a runettere nella propria stanza.
(74) Che un'isola di pietra pomice, o formata di trouchi d'al
heri sia galleggiante non meravtglia , e la natura e l'arte ne por
gono esempj , perch in tal caso l' isola non pesa pi dell' acqua a
cui sovrasta. Ma n Ecateo (appretto Stefano voce Chemmit) ne
Mela ( /. X , c. 9 ) giungono a persuaderci di porgere lor fede quando
asseriscono che questa Chemmis la quale sostiene e luchi, e selve ,
e tempio grande sacro ad Apotliue, se ne vada ondeggiando pel lago
in halia dei venti . Pi assennato Erodoto , e testimonio oculare si
stupisce ch' esser vi possa un' isola veracemente natante. Forse ehhe
origine la meraviglia dall' essere 1' isola uscita in un suhito dal
fondo delle acque ; e i Greci poi dedussero , come pare , dal rac
conto degli Egizj la palma delia , e 1' isola che libera pel mar
g'va nuotando, n
(>"5) \nticlide affermava che Isis fosse moglie di Bacco; e se
condo l'allegoria egiziana (Piut. Tratt. d'Inr ed Osiris) il Nilo
un flusso d' Osiris , ed il corpo d'Isis non l'universa terra,
ma quella su cui sale il fiume, e la rende feconda. E da questa
nasce Oros. Ed Oros l'aria che circonda, conserva, e nutrisce
ogni cosa. Ed ei fu nutrito da Latona nelle paludi di Buto , per
ciocch specialmente la terra innacquata ed irrigua , manda fuori le
esalazioni che allentano e spengono la siccit. = Anche Pausania
( /. Vttt, c. 37) o copiando Erodoto, di cui si compiace essere
spesso l'imitatore, o dagli scrini ammaestrato dello stesso Eschilo,
dice, che questo poeta manifestasse Diana per figlinola non di Cerere
ma di Latona. E segui Eschilo le opinioni egitiane perch era per set
ta pitagorico ; laonde anche altre fiate allontanandosi dalla comune
credeuza incorse in gravissimi rischj. Ma fatto poscia pi pru
dente , o accomodandosi come solevano usare i tragici a favole
diverse , a misura ch' esse erano pi acconcie al suo soggetto , egli
nei Sette a Tehe ( v. t5o ) invoca Diana qual figliuola di Latona.
= Di questa corrispondeuza fra Oros ed Apolline , Buhastis e
Diana , Osiris e Bacco , Isis e Cerere parlano principalmente Dio
doro e Plutarco. Ma nou voglio rimanermi su tale argomento di
notare quanto forse altri non hanno avvertito, cio che Omero
parimente trasfer le tradizioni d' Isis alla greca Cerere. Isis,
dicevano gli Egiziaui , cercando l' arca in cui era chiuso il corps

387
del marito se De and a Bihlo , dove , secondo che lo spirito
divino della fama le aveva rapportato , era l' arca stata gittata
dall'onda del mare. Quivi ad una fonte sedendosi ella tapina e
lacrimosa , non mut parole con nessuno , e solo salut amore
volmente le damigelle della regina , e ad esse intrecci le chio
me, e da s loro spir da capo a piede meravigliosa fragranza. La
regina vedute le ancelle , e sentendo che i lor capelli e le mem
hra dezzavano tutte amhrosia , entr in gran desiderio di conoscere
la forestiera. In questa maniera fattasi venire Isis dinnanzi , e seco
dimesticatasi, la fe' halia del hamhino suo, ed Isis lo nutr ; ed
invece di mammella gli porse un dito in hocca , e di notte gli ah
hruciava le parti mortali del corpo ; finch la regina avvedutasi ,
ed esclamando al vedere che il hamhino ardeva , fu cos cagione
essa stessa di spogliarlo della divinit. Ora nell'inno a Cerere, se
tuttavia Mao parto d' Omero , si narrano presso a poco le stesse
cose della dea , quando perviene dolente ai lidi di Celeo , e siede
sul pozzo partenio , e le donzelle le si accostano amichevolmente.
Quindi accolta in casa di Metanira , imprende a nutrire il hamhino
di questa, e lo avvolge come tizzo alle fiamme per renderlo immor
tale, finch la madre spiandola prorompe atterrita in gemtti, e
Cerere si sdegna e rimove dal suo seno il fantolino , rendendolo
soggetto all' estremo fato contra il quale ella il voleva assicurare.
(176) Parla Diodoro eziandio d'una spedizione di Psammitico in
Siria, ( l. 1) e all'epoca di essa riferisce la diserzione dei guer
rieri dei quali ha Erodoto fatto memoria nel 157 del presente
lihro .
(177) O piuttosto seguendo la puntuazione del Wesselingio :
l'acqua st deriva poco alV ins di Bubattit citt; ed appo Patumos,
citt aV jtrabia net mure rosso , ella mette sua foce.
(178) Al dire di Aristotele ( Meteor. Ub. 1 , e. 1), Strahone
(Ito. xv11 ) , e Plinio ( /. v1 , a. 29) , il canale per cui si apriva
la comunicazione fra i due mari , ovvero fra il mar rosso ed il
Milo , fu incominciato da Sesostri ; ma Strahone non tace che
alcuni scrittori , fra i quali sono d' annoverarsi Erodoto e Dio
doro, asserirono essere stato il detto canale cavato dal figliuolo di
Psammitico ; hens soggiunge che avendolo costui solamente inco
minciato fini la vita sua. Tutti poi convengono che Dario il conti
nuasse, ma che quando era ormai 1' opera prcssocch terminata . il

388
lasciasse, impaurito ifalla falsa opinione di coloro i quali l'avvisaroDo ch'essendo il mare rosso tre cuhiti pi alto che ncu l' Egitto,
ove si fosse tagtiato l'istmo ch'era di mezzo, il paese sarehhe rimasto
sommerso. Altri dicono non essere stata quella la cagione, ma aver
temuto Dario ch'entrando per la fossa il ma' e rosso non corrom
pesse I' acqua del Nilo la sola che si heve in Egitto. Il secondo
Tolomeo gli diede l'ultimo compimento, ed ottura'o e negletto
poscia questo canale , rivoc a s le cure degli imperatori romani e
dei principi mussulmani. , Veggasi l'estratto della Descrizione iste
rica e topografica deW Egitto di Tah'eddin Ahmed inserita dal Larcher nelle sue note al tv libro aV Erodoto, ~ e veegausi altres1,
Ratire , De la Gographie comparee et de V ancien tat des cotes
de la mer rouge. Descript. de V Egypte t. t. Antiq. Mem. =
J. M. le Pere Mem. sur la Commun, de la mer des Indes la
mcditcrrane = Deseript. de tEqfpte. Etat mod- t. t. )
(170,) Faraone Necos, re d'Egitto, sal con tr' al re degli Assirj .
verso 'l ftume Eufrate : e 'I re losia and incontro a lui : e Faraone
l'uccise in Meghiddo come l'ehhe veduto (He 11, a3 ; Cron.
11, 35. )
(180) Di tale oracolo si parlato replicatamene nel primo lihro;
C Necos l'onor, cred'io, perch era, come s' detto, ammaestra
to nelle diselline de' Greci , e perch aveva ereditato dal padre
l'affetto verso questo popolo. Auzi dai Milesj medesimi i quali sotto
Psawmitico vennero con trenta navi nella foce Bolhitina , e vi si
trattennero ( Strab. l.xvtl), avr imparato Necos a riverire la san
tit del loro oracolo.
(181) Diodoro attrihuisce ad Amasis ( /. /), e Plutarco ( Quest.
piatott ) ad un filosofo il consiglio dato agli Elei di non iscendere
nell'agone; poich colui che ha da pronunziare sentenza, con
venevole che non sia desideroso della vittoria , n contrasti con
coloro sui quali il giudizio deve rivolgersi.
f 182' Secondo Diodoro ( /. 1 ) Apries regn anni ventidue. Egli
con poderose forze di pedoni e navi , si mosse contra Cipro e la
Fenicia, ed espugn Sidone e le altre citt pel terrore del suo nome.
Vinti poi in gran hattaglia i Ciprj ed i Fenicj ritornossi in Egitta
con immensa quantit di hottino. Lo stesso storico tocca , ma hre
vemente , la spedizione di Apries contra i Cirenei , e h rihellione
di Amasis.

39
(183) Nel quarto libro 5 t5g; hench poi quivi non tenga sopra
siffatto proposito lungo ragionamento.
(184) Era veramente il popolo d'Egitto distrihuito in tre ordini
o classi. L' una attendeva alle cose sacre, l'altra alla guerra, c la
tena agli studj di pace, come sono le arti e la cultura delle terre.
Cosi la piet verso gl' iddii e la vigilanza hellica servivano di cu
stodia sicurissima alle opere che supplivano alle generali necessit, e
somministravano i comodi opportuni. ( Isocr. Ene. di Btuiris.
Strab. I. xvn. Diad. I. t , $ 28. ) Ma perch la terza classe in
altre ancora si suddivideva, cosi ucll' annoverare le sue specie, dif
feriscono gli scrittori. Diodoro ( /. / , 5 73 , 74 ) 1a distingue in
agricoltori , pastori ed artefici ; Platone ( nel Timeo ) sostituisce
agli artefici i cacciatori ; Erodoto invece ricorda i hifolchi , i por
cari , i mercatanti, gl'interpreti, ed i nocchieri. Ma la classe degli,
interpreti non ehhe, il suo principio, giusta la narrazione del nostro
istorico 5 1 54 , se non se dal tempo di Psammitico , cio quando
questo re concedendo agli Ioni ed agli altri Greci, che ajutato l'ave
vano , campi ad ahitare , confid loro de' fanciulli rgizj , perch gli
ammaestrassero nella greca favella. E quelli ohhedendolo, dai detti
fanciulli scese successivamente la razza degli interpreti. Ora la regione
degli Egizj essendo tripartita , una porzione delle entrate spettava
al re, l'altra al collegio dei sacerdoti, la terza ai guerrieri. Le
rimanenti classi vivevano di mercede. Ed ogni arte faceva ci che
era suo, nfc sotto pene gravissime l'era dato il distraersi cogli affari
puhhlici, o con pi generi di lavori. Giudicher da per s ogni savio,
se questa divisione stahilendo la reciprocit dei hisogni fra i varj
memhri d' un solo corpo, impedisse l'invidia, e l'avarizia, e pro
ducesse la comunicazione degli affetti che conservano salde e felici
le repuhhliche, o se piuttosto isolasse con mutuo odio coteste parti,
e le une rendesse superhe , 1' altre ahhiette , ed entramhe per la
predestinata lor condizione quasi torpide e inferme. Giudicher
eziandio se l' adoperarsi sempre gli stessi uomini in un' arte co
minciando da fanciulli, e se l'unire alla propria diligenza l'istruzione
de' padri loro , contrihuisse all'eccellenza dell'arte medesima, o
piuttosto se ella rimanesse stazionaria e imperfetta , dacch in co
loro che l' esercitavano era spenta 1' emulazione , e spesso forzata
l'attitudine naturale degl' ingegni.
(t85) La parola prefettura vi si aggiunta per maggior chiarezza
25

390
seguendo Plinio , il qual dice dell' Egitto : dividimi- in prafecturas
oppidorum, quas nomot vocaut. Il nomo era composto dalla citUt
che n' era il capo e dal circondario. Egli semhra che questo voca
holo derivi da tift divido, dtstribuisco, ed oltre la sua etimologia,
anche Diodoro ne lo attesta manifestamente di greca origine tl. t).
Errano dunque coloro che il vogliono egiziano , o lihico. Erodoto
tesso I. t, J 192 I' usa per rendere grecamente quello che i Persiani
esprimevano colla parola satropia- E poich la parola nomo leggesi
nel nostro storico , hene il Goguet la dice greca ; e male , ch' ella
non si fosse usata che dall'et d'Alessandro in poi. ( Origine de1
Loiz t. 17, p. 14. )
(186) L'accorto lettore non trascorrer questi periodi senza notare
con quanta maestria Erodoto approssimi in essi i lieti ai tristi rasi
d'Apries , per farli pi spiccare colla contrariet , e conchiuder che
la semplice esposizione dei fatti desta sempre negli animi maggiore
compassione che tutti gli artificj di stile.
(187) Con duplice porta : o piuttosto : con porta a due imposte.
z= Si noti che qui ed altrove ho usato la voce sacrario per espri
mere ci che i Greci chiamano r ittarI poich egli sarehhe ridicolo
il supporre che tempi s1 contenessero in altri tempj. r itst eia il
sacro ricinto che conteneva luciti , fontane , corte , spauimenti d
terra, alherghi di sacerdoti, ed il tempio (tat,) propriamente det
to. Vedi il primo lihro $ 181 ed il secondo $ 138 di queste storie.
(188) Allude Erodoto al sepolcro d'Osiris, ma anche qui come
altrove , e in ispecialit nel presente lihro, usa le consuete sue re
ligiose reticenze. Intorno alla sepoltura di questi dei parecchi dis
sentivano , perch informati della verit sotto fede di segreto , non
Volevano lasciarla trasparire, attesi i pericoli, sovrastanti a chi la
divulgava. ,, E i sacerdoti ehhero dall'antica tradizione la morte
di Osiris tra le cose arcane. Ma in processo di tempo finalmente
accadde che taluni puhhlicassero , quanto erasi tenuto sempre sotto
alto silenzio,,. Cos Diodoro nel primo de' suoi lihri.
(189) Lo stesso lago commemorato anche da Teognide e da
Callimaco nelle loro poesie.
(190) Questo modo d'esprimersi, fu considerato quasi proverhto,
e come tutto proprio d'Erodoto, onde non s' citato disgiunto dal
nome del suo autore. ( Pluf, perch gli oracoli non rendano l* ri
sposte e*. )

39t
(191) Tale passo non ci porge un' idea assai favorevole della
mondezza degli Egiziani , %' eglino iu una conca medesima vomita
vano, urinavano, e lavavansi i piedi ss L'astuzia d' Amasis e
ricordata anche da Aristotele nella repuhhlica, per dimostrare che
quando uno principe , e quando uno uhhidisce , vi si ricerca dif
ferenza negli ahiti, e nel parlare, e nelle onoranze. Ma Chilone ,
nel convito da Plutarco imhandito ai sette savj , dice a quel messo
d'Amasia ch'esortasse il re a fare suave l'impero e dolce a'sudditt
suoi, poich ci imparando, non avrehhe pi hisogno del lavapiede
per cattivarsi 1' animo degli Egizj , ma tutti 1' uhhidirehhero e 1' amerehhero come uomo dahhene , quantunque egli fosse mille volte
pi odioso ch'egli allora non era.
(192) Diversamente Dionisio il vecchio, a colui che lo interrogava ,
s'egli fosse ozioso, rispose: oh tolga iddio che ci mi avvenga, poich
l'arco, come dicesi , col troppo tendersi, e 1' animo coll' allentarsi
si rompe.
Erodoto si serve anche nel vtt lihro della frase: quan
do it foro pieno; e se ne servono altres Tucidide, Luciano, e Filostrato , per denotare il tempo medio fra 1' alha e il mezzod, o quello
forse che ' accostava piuttosto al secondo che alla prima; perch
il giorno cominciava dallo spuntare del sole , e finiva al tramonto ,
e lo spazio che precedeva il mezzod era come quello che il seguiva,
diviso in sei parti. Queste dodici parti dunque non erano perpe
tuamente e costantemente divise in eguali porzioni siccome le nostre
ore , ma divenivano pt o meno lunghe , secondo la diversit delle
stagioni, e si distinguevano colle azioni pi consuete della vita. Cosi
Omero segna il tempo col sorgere dei giudici dalla loro sedia, e col
pranzo dei lavoratori.
(193) Cio : divido il mio tempo fra ql affari ed i tollazzi.
( Plot, nel vat. Se il vecchio deggia amministrare la repubbli
ca ). La maniera lihera di vita che menava Amasis doveva tanto pi
(piacere agli Egizj , in quanto che i loro re avevano prefisse non
solamente le ore nelle quali dovevano attendere gli affari puhhlici
e giudicare, e adempiere agli ohhlighi della religioue ed essere am
maestrati , ma quelle eziandto in cui era loro lecito camminare, ha
gnarsi , dormire colla moglie , mangiare e alfine compiere qualunque
si fosse faccenda della vita. E in quanto alla mensa, non potevano
ciharsi che di carni volgari , vitelli ed oche, n here pi vino delta
determinata misura affine di non dar luogo a replezione iotempestw

3ga
va ed ehhriet , in guisa che il loro vitto semhrava prescritto anzi
che dal legislatore, da nn espertissimo medico. E se ogni atto della
quotidiana vita dei re era cosi regolato che non era loro conceduto di
governarsi come dettava la volont , si pensi da quale censura fosse
modet ato l'esercizio dell' autorit . Sul quale proposito da consal
tarsi la fine del primo lihro di Diodoro. Ma Amasis non eredit il
trono da" genitori ; egli colla scaltrezza se lo acquist e colle armi ,
e nuovo signore stahil nuore leggi.
( tg4) Opportuna qui riesce la lettura della memoria del Carla*
sur tieux edifiues tVune seu/e pterre transpartt sur le JYit des carrires de fEgypte l'un Snis , Fautre Bntot ( Ilist. de C Aca.
t.xxxt ). L'autore cerca quali industrie necessariamente fossero po
ste in opera per l'esecuzione e pel trasporto di questi edificj d'un so
lo sasso. E prima n'esamina le proporzioni . e le riduce alle misure
moderne, e da questo esame deduce la solidit del masso, e le di
mensioni del vuoto , e per conseguenza quella dell' opera vuotata ,
il che ne fa conoscere presso a poco il peso. Quindi misura il tra
gitto , e rosi rende^ragione del tempo , e della quantit d' uomini,
c delle macchine ch'ei suppone occorse al trasporto; e risalendo al
principio espone le sue idee sulle cave dell'alto Egitto , e sui la
vori fatti in esse. In simili sforzi di meccanica pari alla vastit del
disegno e dell' esecuzione , semhra che gli Egizj ahhiano superato
ogni altro popolo. I Romaui stessi forse non gli eguagliarono; con
tutto ci dopo la caduta del loro impero , la tomha di Teodorico
re dei Goti che sussiste a Ravenna dal V secolo , ne offeriva l'ul
timo esempio di si arditi tentativi , quando un uomo greco, l'infe
lice ed ingegnoso Mat ino Carhuri di Ccfalonia , rendette anche per
questo riguatdo non inferiore 1' et nostra alle antiche , coi mezzi
e coi lavori meccanici da lui mirahilmente inventati per traspor
tare a Pietrohurgo il masso del peso di tre millioni , destinato a
servir di hase alla statua equestre che la seconda Caterina ha inal
zato al primo Pietro.
(rtfi) In queste ventimila citt sparse per 1' Egitto , acciocch il
numero non semhri iperholico , conviene comprendere anche le ca
stella, i casali, ed altri sitfatti mucchi di case. Mela seguendo Ero
doto cosi si esprime: Vigiuti milita urbium Amasi regnante habitarunt , et mme multar lntbitrmt (l. t , c. 9). Plinio ( /. r, c. 9)
conferma che tanto fosse il numero delle citt al tempo di quel

'9*
re, e soggiunge che al suo, hench ignohili nientedimeno vi erano
spesse. E Diodoro ( /. t ) non dissente da questi scrittori. Antica
mente, scriv' egli, era l'Egitto il paese di gran lunga pi popolato
di quante terre del mondo mai fossero cognite, e all'et nostra non
ci pare inferiore a nessun' altra. Ne' passati tempi aveva horghi no
tahili , e citt a pi di diciotto mila , come pu vedersi registrato
nelle anagrafi ; e sotto Tolomeo di Lago se ne annoverarono pi
di trentamila , e tal quantit sussiste ancora al presente. Dicono
poi che tutto il popolo andava in antico a sette millioui di perso
ne , e che ora non va a meno di tre millioni. E Teocrito ( idil.
xnt) sia ch'egli parli delle sole citt dell'Egitto, come vuole
il ('asauhouo , sia che egli ahhia voluto accenuare tutte quanto
le citt dominate da Tolomeo, eziandio fuori d'Egitto, canta cosi:
. . . A molta terra , e mare Ei C imperio distende. Im
mensi campi , E popoli infiniti a lui le biade r= Dalla pioggia di
Giove alimentate Propagats. N gi v' ha terren fecondo
Al
par del basso Egitto , allorch il Nilo V umide zolle a stritolar
vien fuori. N alcun tante ha citt piene d' industri Artieri.
A lui ne surgono trecento = Trentatr mila, e trentanove appres
so ; E il prode Tolomeo su tutta regna. ( Vers. del Pagnitti).
Del resto si consulti lo Tzschuckio ( Noto? Exeg. in Pomp. Al. loc.
cit. = Goguet. Orig. des Loix t. tt, p. 1t.)
(196) Dell'andata di Solonc in Egitto ai tempi di Amasis parla il
nostro storico nel primo lihro, ed egli anzi si condusse nella patria
del re dove fu accolto onorevolmente ( Piat, nel Timeo ). E poich
era fama appresso gli Egizj ch'esso prendesse molte leggi da loro, le
quali poi applic alla sua repuhhlica, conscutaneo ch'egli si gio
vasse anche di quelle dettate da Amasis ospite suo , il quale ve
niva dagli Egizj annoverato come uno dei loro legislatori per aver
fatto regolamenti intorno agli ufficj dei monarchi , e a tutta quanta
l'amministrazione del paese ( Diod. lib. 1). Me si pu dire che
Solone non imitasse la legge di questo re su gli oziosi , perch
Dracone aveva contra loro gi statuita la pena capitale ; poten
dosi invece conoscere dalle parole del nostro storico, che Solone
cerc di prevenire la colpa collo stimolo e colla necessit del
l' industria Cost egli, per servirmi delle parole di Plutarco | Vita
di Solone ) adattando piuttosto le leggi alle cose , che le cose alle
leggi, e riflettendo che il terreno era sufficiente appena a sommi

M
nistrare il sostentamento agli agricoltori non che alimentare potesse
na turha di sfaccendati e di oziosi , fece che le leggi fossero deco
rose ed in credito , ed ordin che V Areopago invigilasse , acciocch
ognuno avesse onde procacciarti il vitto necessario , gastigando chi
non operava. Altres dall'Egitto Solone ( Diod. I. r ) intro
dusse la legge colla quale liher dalla prigionia tutti i cittadini che
erano detenuti per dehiti .
ft9fi) Pag 3o5. Dell' incendio di questo tempio che si attrihuiva
ai l'isistra'idi , ragiona Etoduto nella Clio e nella Terpsicore.
(197) L'allume di Egitto era fra tutti lodatissimo , e dopo gli
venia quello di Melo ( Plin. I. xxxv , e. t5 ).
(198) Altri seguono una diversa letione cioe : la figliuola di Batto
Jglinol') di Arcesilan.
(199) Altrove ricorda lo storico una corazza che Amasis mand
in dono agli Spartani.
(aooj Questa corazza paratamente descritta nel nt lihro-,

FINE DEL TOMO PRIMO.

INDICE
DELLE TAVOLE CONTENUTE IN QUESTO TOMO
E DELLE OPERE DONDE St SONO COP1ATE.

Tav. I. Fronttsptzto della Collana degli antichi Storici Greci.


II. Rttratto d' Erodoto.
( Dali' Iconologie Grecque del Visconti tav. xxr11. )
III. Cleohi e Bitone che tirano il carro su cui eta la madre.
Preghiera della madre a Giunone. Giunone accoglie
i due fratelli partecipi dell' immortaliti - pag. 18
( Dal Spicilegium Antiquitatis del Begero pag.
146-t49- )
' IV. Posizione e contorni dell'antica Bahilonia .
to4
( Dal Geographical System of Herodotus dtl
Rettnelt pag. 335. )

V. Campo di Creso, e canale derivato dall'Ali . . 1G6


( Dair Erodoto del Larcher pati- 34o. )
VI. Giro triplice dell'Eufrate intorno ad Ardericca . t95
(Dallo stesso Erodoto del Larcher p. 4"'l )
VII. Costa ed interno della Lihia cogli Oasi e l' Egitto aoO
( Dal Rennell. ecc. p. 545. )

Vili , Mappa che dimostra la posizione di Memft , ed i can


giamenti nel corso del Nilo
2 54
( Dal Bermell, ecc. p. 49^ )
IX. Giovenca che rappresenta quetla in cui forse fu chiuso
il corpo della figlia di Micerino
276
( Dall' Erodoto del IVesseltngio p . 376 ) '
X. Valle di Suez colle traccie dell' antico canale . 292
(Dal Rennell. ecc. p. 449' )

-a

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