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Universit degli Studi di Palermo

Scuola Politecnica del Mediterraneo


Laurea magistrale in Ingegneria Civile
Anno Accademico 2013/2014
Corso di Tecnica Urbanistica
____________________________________________________________________

Analisi del P.R.G. del Comune di Caccamo

____________________________________________________________________
Docente
Prof. Giuseppe Trombino
Collaboratori

Allievi

Dott. Urb. Andrea Marel Pidal

Francesco Acuto
Antonino Scaffidi Abbate

INDICE

1. Inquadramento territoriale.3
2. Contesto normativo del Piano.4
2.1 Inquadramento

normativo

nazionale

..4
2.2 Inquadramento normativo regionale...5

3. Il P.R.G. del Comune di Caccamo 6


3.1 Iter di formazione del piano .6
3.2 Documenti

costitutivi

del

piano.7
3.3 Ipotesi

del

piano...8
3.4 Obiettivi del piano...

8
3.5 Strategia

del

piano...9
3.6 Zonizzazione. ....9

4. La variante al P.R.G.......15
4.1 Motivazioni
...15
4.2 Scelte urbanistiche e indirizzi.15
4.3 Strategia.
...16
4.4 Nuove

Z.T.O.

...

.17

5. Piani Attuativi....21
6. Valutazione Ambientale Strategica......25
2

6.1 Definizione..
...25
6.2 Inquadramento

normativo..

25
6.3 Procedura secondo il recente regolamento....26
6.4 Contenuti

del

rapporto

ambientale.

....29

1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE
Caccamo ricade nella provincia di Palermo e si raggiunge percorrendo l'autostrada A19 (PA-CT) ed uscendo
allo svincolo di Termini Imerese. Dista da Palermo e da Termini Imerese rispettivamente 50 Km. e 10 km. La
stazione ferroviaria di riferimento quella di Termini Imerese. Il centro abitato sito nella Valle del Fiume
San Leonardo, alle pendici del Monte San Calogero (Eurako), ad una altitudine di 521 mt. s.l.m., tra il fiume
San Leonardo ed il fiume Torto. Il territorio comunale ha una estensione di 18780 ettari e confina con i
comuni di Trabia, Termini Imerese, Sciara, Aliminusa, Montemaggiore Belsito, Roccapalumba, Ciminna,
Ventimiglia di Sicilia, Baucina, Altavilla Milicia, Casteldaccia, Cerda, Sclafani Bagni ed Alia.
L'altimetria varia dalle aree di montagna con rilievi di altezza superiore a 1.000 metri s.l.m. quali Monte S.
Calogero e Pizzo Trigna, alle zone di alta e bassa collina. Le aree vallive si adagiano lungo i fiumi Torto e S.
Leonardo. Il territorio comunale, di notevole estensione, si estende dal Monte Rosamarina a Nord al Vallone
Rogiura a Sud, in prossimit dell'abitato di Alia, dal Pizzo della Trigna e da Cozzo Acquapietra, a breve
distanza da Ventimiglia ad Ovest, all'abitato di Montemaggiore Belsito ad Est

Figura 1.1 Inquadramento nazionale e regionale. Fonte: Wikipedia

Figura 1.2 Mappa dei comuni confinanti. Fonte: Sito internet del Comune di Caccamo

2. CONTESTO NORMATIVO DEL PIANO


2.1 Inquadramento normativo nazionale
Legge urbanistica nazionale del 17 agosto 1942 no 1150
Legge 6 agosto 1967, n. 765
Decreto Interministeriale 2 aprile 1968, n. 1444
Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267
.

P.T.C.

Strumenti di
Pianificazion
e
P.R.G.

Coordina e orienta le
attivit in determinate
parti del territorio
nazionale

Pianifica l'attivit
urbanistica sulla
totalit del territorio
comunale

Secondo quanto previsto dalla Legge n. 1150 del 1942 la pianificazione territoriale dovrebbe avvenire
secondo due livelli di pianificazione in scala gerarchica: il Piano Territoriale di Coordinamento e il Piano
Regolatore Generale. Il P.T.C. il livello di pianificazione apicale ed normato dagli art. 5 e 6 della stessa
legge, la sua formazione doveva essere compito del Ministero dei Lavori Pubblici (funzione soppressa
dall'articolo 53 decreto legislativo n. 112 del 1998 e demandata alle Regioni e agli enti locali con lart. 56) e
i suoi contenuti vengono descritti nel comma 2 dellart. 5 e in particolare stabilisce direttive da seguire nel
territorio considerato, in rapporto alle zone da riservare a speciali destinazioni ed a quelle soggette a speciali
vincoli o limitazioni di legge, alle localit da scegliere come sedi di nuovi nuclei edilizi o impianti di
particolare natura ed importanza e alla rete delle principali linee di comunicazione stradali, ferroviarie,
elettriche, navigabili esistenti e in programma. I l d.lgs. n. 267 del 2000 attribuisce alle province il compito di
produrre e adottare i Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali (quindi i P.T.C. riguardanti il territorio
della provincia descritti nellart.15 della legge n. 142 del 1990 e oggi abrogato) , la cui approvazione spetter
alle Regioni.
Il P.R.G. normato dagli art. 7, 8, 9, 10 e 11 della legge n. 1150 del 1942, successivamente modificati e
integrati dagli art. 1, 2, 3 e 4 della legge 765 del 1967, ed il livello intermedio di pianificazione tra quella
apicale e quella attuativa. Esso secondo quanto stabilito dallart. 7 della legge n. 1150 del 1942 (che
corrisponde allart. 1 della l. n. 765 del 1967) deve indicare per tutto il territorio comunale:
1) la rete delle principali vie di comunicazione stradali, ferroviarie e navigabili e dei relativi impianti;
2) la divisione in zone del territorio comunale con la precisazione delle zone destinate allespansione
dellaggregato urbano e la determinazione dei vincoli e dei caratteri da osservare in ciascuna zona;
3) le aree destinate a formare spazi di uso pubblico o sottoposte a speciali servit;
4) le aree da riservare ad edifici pubblici o di uso pubblico nonch ad opere ed impianti di interesse collettivo
o sociale;
5) i vincoli da osservare nelle zone a carattere storico, ambientale, paesistico;
6) le norme per lattuazione del piano.
Lart. 8 della l. n. 1150 del 1942 e s.m.i. prevede lobbligo di tutti i comuni a provvedere alla formazione dei
P.R.G. mentre nellart.9 e 10 vengono descritte le procedure per la pubblicazione e lapprovazione di tali
Piani, compito che spetterebbe al Ministero dei Lavori Pubblici (in Sicilia lapprovazione di competenza
5

regionale). Infine nellart. 11 si stabilisce che i P.R.G. possano avere durata a tempo indeterminato, sebbene a
5 anni dallapprovazione i vincoli sulle espropriazioni e sullinedificabilit perderanno validit se non si sar
provveduto allapprovazione dei piani particolareggiati e di attuazione che riguardano tali vincoli.
Bisogna aggiungere che con il D.M. n.1444 del 1968 si provveduto con 8 articoli alla definizione delle
Zone Territoriali Omogenee, alla definizione degli standard urbanistici e alle limitazioni che ciascuna zona
deve avere per quanto riguarda densit territoriale, altezza degli edifici e distanza tra di essi, contenuti che
tutti i P.R.G. sono tenuti a riportare e rispettare.

2.2 Inquadramento normativo regionale


Legge regionale n.71 del 1978
Legge regionale n.15 del 1991
In Sicilia i criteri di formazione dei piani regolatori generali, liter procedurale e le autorit competenti
riguardo allapprovazione dei suddetti piani, sono normati dagli art. 2, 3, 4 e 6 della L.R. n.71 del 1978
Inoltre con gli 8 articoli della L.R. n. 15 del 1991 sono stati chiarite le proroghe sui termini previsti dalla
precedente legge, lefficacia di una serie di vincoli che gli strumenti urbanistici devono rispettare, gli
obblighi dei comuni rispetto alla formazione dei piani e sulle loro revisioni, sulle opere di urbanizzazione e
sulla tutela del patrimonio paesaggistico e ambientale

3. IL P.R.G. DEL COMUNE DI CACCAMO


3.1 Iter di formazione del Piano
Al fine di descrivere liter di formazione del P.R.G. del Comune di Caccamo si riporta di seguito la
cronistoria relativa agli atti ed agli avvenimenti pi significativi che, fin dalla data di affidamento
dellincarico, si sono succeduti fino allapprovazione definitiva.

Nomina dei progettisti per la redazione dell


Adeguamento del Piano Regolatore
Generale e del Regolamento Edilizio del Comune
di Caccamo

Approvazione dello Schema di Massima

Parere del Genio Civile


Adozione del Piano

Arch. Vincenzo Anello, Arch. Claudio Mattarella, Arch.


Napoleone Mirasole Dott. Agronomo Giuseppe Piro e
Dott. Geologo Walter Pratelli con Delibera della Commissione
Straordinaria n.390 del 30.12.1993 (integrata dalla Delibera n.32
del 05.02.1994)
Consegnato allAmministrazione Comunale in data 31 luglio
1997; approvato, il 24 novembre 1998 con Delibera
Commissariale n.86/1998, successivamente rielaborato e
approvato con delibera commissariale n.26 del
8.10.2001
Espresso favorevolmente i sensi dell'art. 13 della legge n. 64/74
con nota prot. n. 21191 del 23 novembre 2001
Da parte della Commissione Straordinaria con delibera n. 35
del 24 novembre 2001
6

Ai sensi dell'art. 3 della legge regionale n. 71 del 27 dicembre


1978
Presentazione di n. 146 osservazioni/opposizioni entro i termini
Osservazioni al piano
di legge e n. 2 fuori termine
Delibere n. 8 del 21 febbraio 2003, n. 16 del 13 marzo 2003, n.
Adozione delle deduzioni alle osservazioni e
24 del 18 marzo 2003, n. 26 del 25 marzo 2003 e n. 35 del 28
opposizioni da parte del Consiglio Comunale
aprile 2003
Con foglio prot. n. 9910 dell'1 agosto 2003 il comune di
Invio della documentazione allAssessorato Caccamo ha trasmesso, ai sensi e per gli effetti dell'art. 4 della
Regionale del Territorio e dellAmbiente
legge regionale n. 71/78, gli atti e gli elaborati relativi al piano
regolatore generale
Viene richiesta la proposta di parere n. 49 dell'1 luglio 2004 con
nota prot. n. 316 dell'1 luglio 2004, dal servizio 3/D.R.U. reso
Parere del C.R.U.
con il voto n. 370 del 27 ottobre 2004 e n. 446 del 23 giugno
2005 con i quali viene espresso parere favorevole.
Da parte del Dirigente Generale del Dipartimento Regionale
Approvazione del Piano
Urbanistica con Decreto 14 novembre 2005.
Pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale
Nella Parte Prima della G.U.R.S. n.10 24 Febbraio 2006
Fonte: Relazione Generale del P.R.G. e G.U.R.S. n.10 del 24 Febbraio 2006
Pubblicazione del Piano

3.2 Documenti costitutivi del Piano


Il Piano Regolatore Generale vigente nel comune di Caccamo, cos per come pubblicato nel sito internet del
comune stesso, consta di 3 elaborati scritti e 24 tavole grafiche e di una successiva Variante composta da altri
3 elaborati scritti e 15 tavole grafiche.
I 3 elaborati sono i documenti previsti dalla L.R. 71/78:

le Norme Tecniche dAttuazione;


il Regolamento Edilizio;
la Relazione Generale del Piano;

pubblicate sia per il P.R.G. vigente, sia per la Variante del 2011.
Le Norme Tecniche dAttuazione sono linsieme di disposizioni o regole destinate a disciplinare
lattuazione del piano urbanistico, che si sostanziano in norme permissive o di divieto o nellindicazione di
procedimenti da seguire nellattuazione del Piano, quindi le regole locali, le prescrizioni, i limiti, i parametri
edilizi e urbanistici, gli standard, le procedure di attuazione e contengono la disciplina delle zone omogenee
in cui suddiviso il territorio e le relative densit fondiarie e territoriali. Esse sono espressamente previste
nei P.R.G. come elemento essenziale dallart. 7 comm. 2 e 6 della legge n 1150/42
Il Regolamento Edilizio lo strumento urbanistico che norma a livello comunale le modalit costruttive
della edificazione, garantendo il rispetto delle normative tecnico-estetiche, igienico-sanitarie, di sicurezza e
vivibilit degli immobili e delle pertinenze degli stessi, ha quindi obiettivo dinteresse prevalentemente
pubblico. Definisce i parametri edilizi ed il loro criterio di misurazione, le regole per la presentazione delle
istanze di permesso di costruire o per il deposito della denuncia di inizio attivit, quelle per la composizione
7

ed il funzionamento della eventuale commissione urbanistica comunale. La materia regolata dallart.33


della Legge Urbanistica Nazionale n1150 del 1942.
La Relazione Generale un elaborato nel quale i progettisti descrivono le ipotesi, gli obiettivi, le strategie e
le azioni previste nellambito della propria pianificazione territoriale, partendo dalla descrizione dello stato
di fatto della pianificazione, quindi dal P.R.G. precedente, e descrivendo il territorio comunale sotto diversi
aspetti quali lo sviluppo urbanistico, orografia, idrografia, vincoli territoriali, patrimonio edilizio, economia,
viabilit e popolazione. Vengono inoltre descritti i dati in possesso dei progettisti quali studio geologico,
studio agricolo forestale, dati anagrafici e cartografie, e sulla base di essi le previsioni e le ipotesi adottate
nella progettazione, dunque gli orientamenti progettuali che ne scaturiscono e la conseguente zonizzazione
del territorio comunale, nonch la programmazione commerciale e delle fasi attuative del Piano.
Le Tavole Grafiche riportano:
TAV. A1, B1, B2 lo Schema Regionale con l'indicazione della posizione e della importanza del Comune in
rapporto ai centri di pi diretto interesse in scale 1:250.000 e 1:25.000
TAV. C1, C2, C3, C4, C5, C6 lo stato di fatto del territorio comunale con individuazione dei vincoli esistenti
a scala 1:10.000
TAV. D1, D2, D3 la planimetria dello stato di fatto del centro abitato e individuazione dei vincoli esistenti in
scala 1:2.000
TAV. E1, E2 lo schema comunale con individuazione delle aree interessate dal progetto di piano e
individuazione dei vincoli 1:25.000
TAV. F1, F2, F3, F4, F5, F6 il progetto di piano del territorio comunale e individuazione dei vincoli in
scala 1:10.000
TAV. G1, G2 la planimetria di progetto del centro abitato con: la suddivisione in zone omogenee, le aree
destinate a spazi e servizi pubblici, gli impianti di interesse generale, la viabilit ed i vincoli in scala 1:2.000
TAV. G3 la planimetria di progetto della Frazione S.Giovanni Li Greci con: la suddivisione in zone
omogenee, le aree destinate a spazi e servizi pubblici, gli impianti di interesse generale, la viabilit ed i
vincoli in scala 1:2.000
TAV. H la planimetria con programmazione urbanistica commerciale in scala 1:2.000

3.3 Ipotesi del Piano


Sulla base dei dati in possesso dai progettisti, quindi cartografie a diversa scala, carte e studi geologici, studi
agricolo-forestali e dei dati anagrafici aggiornati al settembre 2001, gli stessi progettisti attraverso lattento
esame del tessuto storico e dalle previsioni demografiche, che denotano un decremento nel tempo, ipotizzano
che la pianificazione si dovr occupare del recupero e della valorizzazione di ci che gi offre il tessuto
urbano in termini di patrimonio edilizio ed edifici di interesse storico e monumentale. Inoltre verr limitata
lespansione dellagglomerato urbano, non essendovi previsione di sviluppo demografico, e migliorando
8

aspetti come la viabilit e il commercio esistente, e sperando di poter risollevare leconomia del paese
attraverso uno sviluppo del turismo che fino a quel momento mancato.

3.4 Obiettivi del Piano


Pertanto il P.R.G. di Caccamo si pone come obiettivi:
-

lindividuazione

della

configurazione

urbanistica

pi

rispondente

al

naturale

evolversi

dellagglomerato edificato in relazione al sedimento storico e allorografia;


il recupero del centro storico (in seguito verr prodotto un Piano Particolareggiato di Recupero su

due quartieri storici);


restauro degli edifici monumentali;
valorizzazione delle potenzialit naturali e ambientali del territorio con riguardo alla zona del lago

Rosamarina e allagriturismo;
potenziamento delle strutture ricettive;
miglioramento della viabilit pubblica;
potenziamento delle attivit produttive agricole e artigianali.

3.5 Strategia del Piano


Il P.R.G. opera la propria strategia a mezzo della zonizzazione del territorio e in particolare intende assolvere
i propri obiettivi attravaerso:
-

lesclusione di nuove costruzioni nel centro abitato, la conservazione delle zone A, limitando le
nuove costruzioni nelle zone B ed escludendo tre delle cinque zone C previste nel primo Schema di

Massima;
la previsione di zone C5 per ledificazione turistico-ricettiva in contrada San Vito e nella frazione

San Giovanni Li Greci;


il restauro degli edifici monumentali, quindi valorizzazione e recupero sia attraverso iniziativa

privata che pubblica;


il miglioramento della viabilit e la razionalizzazione del traffico, in particolare rendendo a senso
unico il Corso Umberto I e modificando i sensi di marcia delle vie contigue e individuando aree per

parcheggi pubblici;
il potenziamento delle attivit produttive agricole e artigianali prevedendo una zona per gli
insediamenti produttivi, un foro boario, un mattatoio intercomunale, e tutti i servizi connessi e i

relativi parcheggi;
valorizzazione delle potenzialit naturali e ambientali riguardo alla presenza del lago Rosamarina e
allagriturismo. Si ipotizza luso delle acque del lago per scopi irrigui, lindividuazione di un
percorso che offra al turista immagini di grande pregio paesaggistico, il completamento della fascia
di rimboschimento sul perimetro del lago e leventualit di creare un piccolo insediamento ricettivo

in prossimit dello stesso;


il potenziamento delle strutture ricettive nel centro abitato.

3.6 Zonizzazione
9

Zone A - edilizia del centro storico


Le zone A individuate nel Piano hanno una superficie totale territoriale di ha. 20,1287.
Sono caratterizzate dalla presenza di agglomerati urbani con caratteristiche di sedimento storico.
Gli edifici che le compongono sono da considerarsi "edilizia storica" cos come definita dall'art. 2 del D.I. 2
aprile 1968 n.1444 e, se di particolare valore artistico ed ambientale, ai sensi dell'art. 17 della Legge 6 agosto
1967 n. 765.
Le zone A comprendono:
- Edifici e complessi monumentali, chiese, monasteri, conventi, oratori ed il verde di pertinenza o,
comunque, ricadente nella stessa zona omogenea;
- Ville e giardini;
- Masserie, case agricole, casene, mulini e manufatti ad uso dell'agricoltura (muri, torri piezometriche,
cisterne);
- L'edilizia di espansione ottocentesca.
Le zone A sono distinte in due sottozone:
- A1: hanno una superficie totale territoriale di ha. 15,8115. Esse comprendono edifici e manufatti storici con
le loro pertinenze ed il contesto ambientale che costituisce il nucleo originario del centro abitato.
- A2: hanno una superficie totale territoriale di ha. 4.3172. Esse comprendono edifici e manufatti con le loro
pertinenze ed il contesto originario gi edificato al 1939.
Gli edifici ricadenti nelle zone A possono avere destinazione d'uso residenziale o a servizi compatibili con la
residenza. Nelle zone A sono ammessi interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria e di restauro
conservativo. La ristrutturazione edilizia consentita solo negli edifici realizzati dopo il 1939 sull'area
d'impianto di edifici preesistenti.
Zone B edilizia di completamento
Le zone B individuate nel Piano hanno una superficie totale di ha. 25,5766.
Vengono cos definite le zone di completamento e comprendono le parti di territorio totalmente o
parzialmente edificate, in cui l'indice di densit territoriale di ciascuna sottozona sia superiore a 1,5 mc/mq. e
la superficie coperta degli edifici esistenti non sia inferiore al 12,5% (1/8) della superficie fondiaria della
zona.
Le zone B sono distinte in due sottozone:
- B1: hanno una superficie totale territoriale di ha. 4,5138. Esse comprendono le aree contigue alla zona A1 e
costituiscono l'espansione d'inizio novecento dell'abitato di Caccamo.
-B2: hanno una superficie totale territoriale di ha. 21,0628. Esse comprendono le parti di territorio
caratterizzate da edilizia ad alta densit di costruzione abbastanza recente.
Gli edifici ricadenti nelle zone B possono avere destinazione d'uso residenziale o a servizi compatibili con la
residenza. Nelle zone B sono ammessi interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria e di nuova
edificazione di completamento.
10

Zone C edilizia di espansione


Le Zone di Espansione (Zone C) previste nello Schema di Massima prodotto in data 31.07.1997,
evidenziavano numerose divergenze rispetto alle previsioni del PRG vigente. Le discordanze traevano
presupposto dalle seguenti motivazioni:
Necessari adeguamenti in diminuzione, in base ai dati demografici disponibili alla data di redazione dello
SdM, della cubatura complessiva di previsione (pari a mc. 156.416) rispetto a quella del PRG precedente
(pari a mc. 517.464);
Impossibilit o inopportunit di edificazione, dato quanto risultante dagli studi geologici ed agricoloforestale, in alcune aree gi indicate dal vigente PRG quali edificabili;
Scelte progettuali mirate al recupero ambientale.
La rideterminazione delle Zone C, rispetto allo strumento urbanistico precedente, prevedeva
lindividuazione di cinque sottozone:
Sottozona C1: Piani di lottizzazione convenzionati;
Sottozona C2: Piani per ledilizia economica e popolare (PEEP);
Sottozona C3: Espansione edilizia;
Sottozona C4: Espansione edilizia a bassa densit;
Sottozona C5: Edilizia ricettiva e stagionale.
La Sottozona C1 recepiva 8 piani di lottizzazione trasmessi dallAmministrazione Comunale, redatti in
base al PRG in vigore, gi approvati e convenzionati
La Sottozona C2 individuava le aree da destinare a PEEP, piani per ledilizia economica e popolare.
La Sottozona C3 individuava le aree da destinare allespansione edilizia con la valenza di tessuto o
connettivo in grado di includere o cucire nellabitato i piani di lottizzazione trasmessi
dallAmministrazione Comunale, redatti in base al PRG precedente, gi approvati e convenzionati, episodici
e slegati dal contesto.
In base alle previsioni, la Sottozona C3 si caratterizzava in modo estensivo (con il contrappunto di un
indice di densit territoriale basso) delineando una conformazione dellabitato ad anfiteatro.
La Sottozona C4 individuava unarea da destinare allespansione edilizia a bassa densit (con tipologie
unifamiliari, a schiera, a villetta), ubicata nella zona nord-est dell'abitato.
La Sottozona C5 individuava le aree da destinare alledilizia, a bassa densit, con destinazione ricettiva e
di residenza stagionale. Gli interventi allinterno della Sottozona C5, secondo quanto previsto,
sarebbero stati possibili solo in base a piani urbanistici attuativi di iniziativa privata (piani di lottizzazione).
Nel dicembre 2000 la Commissione Straordinaria insediatasi alla guida del Comune di Caccamo ha richiesto
ai Progettisti del PRG la rielaborazione dello Schema di Massima gi presentato.
11

Basandosi sui dati ISTAT aggiornati riguardanti gli abitanti residenti nel Comune, i progettisti hanno
formulato nuove previsioni in ordine alleventuale fabbisogno di nuove case e in base a quanto emerso dalle
proiezioni e dai conteggi effettuati in ordine alla popolazione futura ed al fabbisogno edilizio del comune,
considerando il volume edilizio esistente e quello nuovo gi realizzato in quegli anni , risultava un esubero
della cubatura esistente rispetto a quanto necessario per il futuro.
In considerazione di quanto detto, la rielaborazione del Piano Regolatore Generale ha giustificatamente
eliminato la previsione di nuove Zone C di espansione, restando comunque salve:
- la Sottozona C1 (Piani di lottizzazione gi approvati e convenzionati);
- la Sottozona C5 (Aree per ledificazione edilizia a destinazione ricettiva e residenza stagionale a bassa
densit).
La Sottozona C1, con una estensione di ha.5,5812, dovr necessariamente essere prevista, in quanto
recepisce i Piani di lottizzazione trasmessi dallAmministrazione Comunale, approvati e convenzionati.
La Sottozona C5 viene prevista, in quanto la relativa attivit edilizia realizzabile non legata alle
proiezioni riguardanti la popolazione. Obbedisce, invece, ad unottica che tiene conto dellattivit turistica e
ricettiva e ad eventuali sviluppi futuri in materia.
La Sottozona C5, a bassa densit, con una estensione di ha.3,6181, stata ubicata, nella C.da S.Vito, in
prossimit della Sottozona C1, in modo da costituire, per quanto possibile, tessuto connettivo in grado di
cucire allabitato i piani di lottizzazione trasmessi dallAmministrazione Comunale, redatti in base al PRG
precedente, episodici e slegati dal contesto. Inoltre, stata prevista, con una estensione di ha.3,4062, nella
Frazione S.Giovanni Li Greci, dove era in incremento il turismo stagionale.
Gli interventi in Zona C5 potranno aver luogo soltanto con piani urbanistici attuativi esecutivi di iniziativa
privata (piani di lottizzazione).
.
Zona D Attivit produttive
Ha una superficie totale di ha.16,4526 ed individua l'area destinata alle attivit produttive non agricole.
In essa ammessa la destinazione d'uso industriale, artigianale, commerciale e servizi connessi.
La zona D divisa in due sottozone:
- D1: ha una superficie complessiva di ha. 5,6776 ed individua le attivit produttive industriali;
- D2: ha una superficie complessiva di ha. 12,1940 ed individua il P.I.P. (Piano degli Insediamenti
Produttivi), previsto dal Piano Regolatore Generale.
Zone E - Verde agricolo
Comprendono le parti di territorio destinate all'agricoltura.
In esse sono consentiti solo costruzioni a servizio dell'agricoltura e limitatamente alla conduzione dei fondi.
E' vietata la costruzione di edifici e manufatti di qualsiasi tipo nelle adiacenze, o comunque a distanza
inferiore a 100 metri, degli edifici o complessi edificati, individuati nella tavola grafica in scala 1/10.000 e
definite "Emergenze a carattere monumentale ed ambientale nel territorio di Caccamo".
12

Nelle restanti aree, nei limiti fissati dall'art. 22 della L.R. n.71/78, sono consentite:
1. - Residenze degli operatori agricoli
2. - Costruzioni a servizio delle attivit agricole
3. - Impianti e manufatti edilizi destinati alla lavorazione e trasformazione di prodotti agricoli.
La densit edilizia fondiaria di 0,03 mc/mq. L'edificazione ammessa previo rilascio di singola
concessione.

Zone F - Attrezzature di interesse generale


Le zone F hanno una superficie complessiva di ha. 8,9656 e comprendono gli spazi e le attrezzature
pubbliche di interesse generale da realizzarsi da parte dell'Amministrazione o da parte di soggetti
istituzionalmente competenti.
Fanno parte delle suddette attrezzature:
- Mattatoio (esistente);
- Cimitero e relativa zona di ampliamento (esistente);
- Depuratore (esistente);
- Due serbatoi idrici (esistenti);
- Foro boario (da realizzare);
- Mattatoio intercomunale (da realizzare);
- Rifugi per cani e gatti (da realizzare) (L.R. n.15/2000 art.20, comma 8).
In queste zone gli interventi potranno essere attuati solo in base a progetti esecutivi.

13

Computo delle zone omogenee previste. Fonte: Relazione Generale del P.R.G. di Caccamo

14

Figura 1.3 - Tavola G2 del P.R.G. di Caccamo Planimetria di progetto del centro abitato.
Fonte: Sito web del comune di Caccamo

15

4. LA VARIANTE AL P.R.G.
4.1 Motivazioni
A un anno dallapprovazione del P.R.G. vigente, il comune ha dato incarico per la progettazione di varianti al
Piano Regolatore stesso. La decisione del Comune di Caccamo di procedere alla redazione di dette varianti
origina dalla necessit di pervenire ad utili indicazioni ai fini della pi opportuna regolamentazione di aree
territoriali di cruciale importanza dal punto di vista paesaggistico, turistico, residenziale e agricolospecialistico, e pi precisamente:
- area territoriale lago Rosamarina lato Est;
- area territoriale Cangemi;
- area territoriale S. Giovanni Li Greci;
- area territoriale S. Vito.
Infatti per le suddette aree vi erano state una serie di osservazioni e opposizioni al Piano e in particolare:
1. La non condivisione della previsione di zona C5 (ricettiva e stagionale) e aree per pubblici servizi in
unampia area della c.da San Giovanni Li Greci intensamente coltivata ad ortaggi e agrumi;
2. La non condivisione della previsione di zona C5 (ricettiva e stagionale) nella c.da San Vito, in quanto area
a vocazione residenziale stabile, poco adatta a insediamenti turistico-ricettivi;
3. Proposte per la previsione, nellambito del contesto territoriale del lago Rosamarina, di zone turistico
ricettive e a villeggiatura, come volano per la possibile ripresa economica del Comune di Caccamo.
Le tre questioni sopra elencate venivano tutte accolte sia dai progettisti che dal Consiglio Comunale, dal
Servizio 3/D.R.U. in sede di proposta di parere, ed infine dal C.R.U.

4.2 Scelte urbanistiche e indirizzi


Sulla scorta delle questioni sopra sintetizzate, e delle nuove documentazioni disponibili, la rivisitazione
effettuata ha indirizzato verso scelte e indirizzi cos riassumibili:
1. Conferma delle zone A e B previste dal Piano;
2. Definitiva conferma e configurazione del costruito contemporaneo della citt: via Termitana, c.da S. Vito,
con contestuale verifica delle previsioni demografiche in riferimento alla sopravvenuta disponibilit dei dati
ISTAT 2001 ed a proiezioni basate su un lasso temporale aggiornato (1981-2006);
3. Individuazione delle aree pi idonee per uno sviluppo turistico sostenibile e compatibile con le
caratteristiche del territorio: lago Rosamarina, c.da Cangemi;
4. Relativamente alla frazione di San Giovanni Li Greci stato attentamente valutato il senso di radicamento
espresso dai residenti (circa 450) relativamente ai propri spazi di vita e lavoro agricolo.
Le scelte e gli indirizzi sopra riassunti prendono anche a riferimento uno stato di fatto in linea di massima
riferibile a quanto analizzato in sede di relazione generale del vigente Piano, con i necessari aggiornamenti
derivanti dalla disponibilit di nuove documentazioni, quali: Dati ISTAT 2001, che comportano la
16

riconsiderazione delle questioni attinenti la popolazione prevista, la nuova cartografia digitalizzata in scala
1:10.000, che fornisce una restituzione del territorio pi aggiornata e aderente alla realt, e la pubblicazione
dei due Piani Stralcio di Bacino per lAssetto Idrogeologico (P.A.I.) dei fiumi San Leonardo e Torto, che
interessano il territorio comunale.

4.3 Strategia
I nuovi dati ISTAT e le proiezioni portano questa volta a considerare un lieve incremento nel tempo della
popolazione, pertanto ci si potr permettere una certa attivit edilizia.
Per quanto riguarda le aree ricadenti nel versante orientale del lago Rosamarina, la scelta urbanistica si basa
sulla previsione di aree per edilizia turistico alberghiera, a bassa densit volumetrica e insediativa, dislocate
nelle parti pi vicine al lago, fermo restando il rispetto delle fasce di inedificabilit e di salvaguardia imposte
dalla normativa vigente, e di edilizia residenziale stagionale nelle aree pi a monte, anche in questo caso con
bassa densit e insediamenti radi.
Nellarea territoriale di San Giovanni Li Greci, caratterizzata da coltivazioni intensive specialistiche irrigue e
da edilizia sparsa ad uso dei proprietari/conduttori dei fondi, stata attentamente considerata la propensione
da parte dei residenti a mantenere un profondo radicamento ai propri luoghi di vita e di lavoro agricolo.
Questa condizione, assieme alla elevata frammentazione proprietaria, ha condotto verso una normativa di
Piano in grado di assecondare e favorire nel futuro la permanenza degli abitanti e delle nuove generazioni e
soprattutto degli usi agricoli caratterizzanti. Il progetto individua pertanto una Z.T.O. B4 in piccole aree,
rispondenti alla soglia minima in cui attivare azioni di riordino e completamento edilizio.
Il progetto individua anche una pi ampia Z.T.O. C3 caratterizzata da aree agricole specialistiche ad
elevata frammentazione proprietaria con vocazione stanziale a bassa densit, rispondenti alle caratteristiche
delle zone E, in quanto, fermo restando il carattere agricolo delle stesse, il frazionamento della propriet
richiede insediamenti da considerarsi come zone C.
Le eventuali realizzazioni residenziali che potranno verificarsi vanno considerate alla stessa stregua delle
analoghe azioni caratteristiche delle zone E, la relativa densit fondiaria ammissibile, peraltro molto bassa
(0,25 mc./mq.) logicamente relazionata alla elevata frammentazione proprietaria.
Relativamente allarea territoriale di S. Vito la variante, conferma che detta area non sia adatta ad
insediamenti turistico ricettivi, bens vocata a costituire la sede naturale per quei necessari, limitati,
incrementi del costruito.

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4.3 Nuove Z.T.O.


ZONA B3: aree su via Termitana e viale Libert. Si tratta di aree, con superficie complessiva di ha 1,82,
caratterizzate da edilizia a densit media, di costruzione abbastanza recente, con tipologie edilizie definite
prevalentemente da palazzine singole o aggregate in linea, con fenomeni di incompiutezza.
Sono ammessi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, opere interne, di ristrutturazione edilizia,
demolizione e nuova edificazione, nel rispetto delle norme antisismiche e con:
Lindice di fabbricabilit fondiaria massima di If = 2 mc./mq.
Il PRG si attua attraverso interventi diretti, previa autorizzazione e/o concessione edilizia.
ZONA B4: aree della c.da di San Giovanni Li Greci rispondenti alle caratteristiche di cui alla lettera B)
dell'Art. 2 D.M. 02.04.1968 n. 1444 essa comprende aree della c.da di San Giovanni Li Greci, con superficie
complessiva di ha 5,97, con isolati di forma incerta, con tipologie edilizie definite prevalentemente da edifici
singoli, con fenomeni di incompiutezza.
Sono ammessi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, opere interne, di ristrutturazione edilizia,
demolizione e nuova edificazione con:
Lindice di fabbricabilit fondiaria massima di 1 mc./mq.
Il PRG si attua attraverso interventi diretti, previa autorizzazione e/o concessione edilizia
ZONA C1.2: edilizia residenziale stabile in c.da S. Vito. La zona C1.2, avente finalit di completamento
urbano, estesa complessivamente ha 6,22. Gli interventi in zona C1.2 potranno avere luogo soltanto
attraverso piani urbanistici esecutivi di iniziativa privata (piani di lottizzazione), ai sensi degli artt. 14 e 15
della L.R. 27.12.1978 n. 71. Le aree per le opere di urbanizzazione secondaria (art. 3 D.I. 02.04.1968 n.
1444) saranno determinate in misura non inferiore ai 18 mq. per 120 mc. di volume edificabile.
Gli interventi in zona C1.2 avverranno nel rispetto dei seguenti indici e parametri:
Lindice di fabbricabilit fondiaria massima di 2,00 mc./mq.
ZONA C1.3: edilizia residenziale stabile in via Termitana e viale Regione Siciliana. Si tratta di aree,
estese complessivamente per ha 5,77, la cui edificazione, peraltro ammissibile con densit fondiaria piuttosto
bassa (1,00 mc./mq.) svolge il ruolo di completamento urbano.
Gli interventi in zona C1.3 potranno avere luogo soltanto attraverso piani urbanistici esecutivi di iniziativa
privata (piani di lottizzazione), ai sensi degli artt. 14 e 15 della L.R. 27.12.1978 n. 71.
Lindice di fabbricabilit fondiaria massima di 1,00 mc./mq.
ZONA C1.4: edilizia economica e popolare nel quartiere del Carmine. In adiacenza a Piani E.E.P.,
estesa complessivamente ha 0,59. Gli interventi in zona C1.4 avverranno attraverso piano urbanistico
esecutivo esteso all'intera zona.
Lindice di fabbricabilit fondiaria massima di 2,00 mc./mq.
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ZONA C2.1: edilizia stagionale a bassa densit sul versante orientale del lago Rosamarina. Nella zona
C2.1, estesa complessivamente per ha 194,85, la relativa attivit edilizia realizzabile non legata alle
proiezioni riguardanti la popolazione residente nel centro urbano consolidato e nelle sue espansioni ad
edilizia residenziale stabile. E' riferibile, invece, ad un'ottica che tiene conto della propensione alla
villeggiatura estiva, anche da parte degli abitanti dei comuni vicini, e dei possibili sviluppi in ambito
turistico. E' possibile intervenire con singola concessione edilizia diretta, previa dimostrazione, tramite
elaborato planivolumetrico particolareggiato, delle esistenza delle indispensabili opere di urbanizzazione
primaria. Lindice di fabbricabilit fondiaria massima di 0,20 mc./mq.
ZONA C2.2: edilizia stagionale a bassa densit in c.da Cangemi. Estesa complessivamente ha 86,87.
Anche in questo caso la relativa attivit edilizia realizzabile nelle aree ancora libere, non legata alle
proiezioni riguardanti la popolazione residente nel centro urbano consolidato e nelle sue espansioni ad
edilizia residenziale stabile. E' possibile intervenire con singola concessione edilizia diretta, previa
dimostrazione tramite elaborato planivolumetrico particolareggiato delle esistenza delle indispensabili
opere di urbanizzazione primaria. Sono ammessi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, opere
interne, di ristrutturazione edilizia, demolizione e nuova edificazione per singole case unifamiliari isolate, nel
rispetto delle norme antisismiche. Lindice di fabbricabilit fondiaria massima di 0,20 mc./mq.
ZONA C3: aree agricole specialistiche ad elevata frammentazione proprietaria con vocazione stanziale a
bassa densit nella c.da San Giovanni Li Greci. Si tratta di aree in cui, secondo il dettato della lett. E, art. 2
D.I. 02.04.1968 n. 1444, fermo restando il carattere agricolo delle stesse, il frazionamento della propriet
richiede insediamenti da considerarsi come zone C.
In dette aree, estese complessivamente ha 238,84, caratterizzate da coltivazioni intensive specialistiche
irrigue (in particolare orti e agrumeti) e da edilizia sparsa ad uso dei proprietari/conduttori dei fondi
Gli interventi ammessi riguardano:
- le nuove costruzioni, secondo criteri minuziosamente normati;
- la manutenzione ordinaria;
- la manutenzione straordinaria;
- la ristrutturazione edilizia;
- la demolizione e la ricostruzione di fabbricati nei limiti della cubatura consentita.
E' possibile intervenire con singola concessione edilizia diretta, previa dimostrazione, tramite elaborato
planivolumetrico particolareggiato, delle esistenza delle indispensabili opere di urbanizzazione primaria.
Lindice di fabbricabilit fondiaria massima di 0,25 mc./mq.
ZONA D3: aree per attivit turistico ricettive sul versante orientale del lago Rosamarina In dette aree,
estese complessivamente ha 46,37, possono essere localizzate iniziative edificatorie con destinazioni d'uso di
19

attrezzature turistiche come alberghi, pensioni, campeggi, villaggi turistici e attivit funzionali alla specifica
localizzazione turistico-alberghiera. Gli interventi potranno avere luogo soltanto attraverso piani urbanistici
esecutivi di iniziativa privata (piani di lottizzazione), ai sensi degli artt. 14 e 15 della L.R. 27.12.1978 n. 71,
ovvero piani particolareggiati di iniziativa pubblica. Lindice di fabbricabilit fondiaria massima di 0,30
mc./mq.

Computo delle zone omogenee previste. Fonte: Relazione Generale della variante al P.R.G. di Caccamo

20

Figura 1.4 - Tavola G3V del P.R.G. di Caccamo progetto di variante: Area San Giovanni Li Greci con
suddivisione in zone omogenee Fonte: Sito web del comune di Caccamo
21

5. PIANI ATTUATIVI
Piani di Lottizzazione
I Piani di Lottizzazione sono degli strumenti urbanistici che si realizzano per urbanizzare nuove aree e
completare ledificazione nelle zone di espansione, vengono approvati dal consiglio comunale su richiesta
della parte interessata, generalmente i privati, proprietari di tali aree. In Sicilia ci si attiene alla L.R. n.
71/1978 per quanto riguarda i contenuti di tali piani e la loro approvazione. In particolare lart. 9 elenca i
contenuti che il piano deve possedere, tra cui ricordiamo mappa dellarea soggetta a lottizzazione, con
evidenziati i singoli lotti, laltimetria, le particelle catastali e lelenco dei relativi proprietari, lindicazione
della rete viaria con dati altimetrici e allineamenti, spazi di sosta e parcheggio, progettazione di massima
delle reti fognarie, idriche, distribuzione dellenergia elettrica, gas e pubblica illuminazione, indicazione
degli spazi per le attrezzature di interesse pubblico, degli edifici destinati a demolizione o restauro, e deve
essere correlato da norme tecniche di attuazione ed eventuali prescrizioni speciali. Lart. 12 stabilisce che
lapprovazione di tali piani compito dei comuni attraverso delibera consiliare.
Per la sua attuazione deve stipularsi una convenzione in cui i lottizzandi si impegnano a cedere gratuitamente
le aree per la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria ed a corrispondere gli oneri per
la realizzazione completa dell' urbanizzazione primaria e parte della secondaria.
Il Comune di Caccamo prevede nellattuale zona C 1.1 n. 8 piani di lottizzazione trasmessi
dallAmministrazione Comunale, redatti in base al PRG precedente, gi approvati e convenzionati:
P.L.n.1 Contrada San Vito. Approvato con Delibera C.C. n.214 del 29.11.1991
P.L.n.2 Costa del Carmine. Approvato con Delibera C.C. n.114 del 06.10.1992
P.L.n.3 San Vito. Approvato con Delibera C.C. n.111/1998
P.L.n.4 San Vito Approvato con Delibera C.C. n. 61 del 12.05.1989
P.L.n.5 San Vito Approvato con Delibera C.C. n. 77 del 26.05.1989
P.L.n.6 San Vito Approvato con Delibera C.C. n.141del 27.07.1988
P.L.n.7 San Vito Approvato con Delibera C.C. n. 26 del 20.02.1991
P.L.n.8 San Vito Approvato con Delibera C.C. n. 22 del 24.02.1989
Piano di Recupero dei quartieri Rabbato e Terranova
Il comune di Caccamo si dotato di un piano di recupero relativo ai quartieri Rabbato e Terranova del
Centro Storico. Il Piano di recupero uno strumento che, come il Piano particolareggiato, a cui
assimilabile, serve ad attuare le previsioni di un piano urbanistico generale ed previsto dall'art. 28 della L.
n. 457/1978. Il Piano precisa la disciplina per recuperare gli immobili, i complessi edilizi, gli isolati e le aree
compresi nelle zone di recupero, individuando allo scopo le tipologie d'intervento edilizio e le unit minime
d'intervento. Il piano di recupero adottato ed approvato dal Comune e trasmesso all'Assessorato regionale
del territorio secondo quanto stabilito dallart. 55 della L.R. n. 71/1978. Secondo tale articolo la delibera
diviene esecutiva se, entro il termine di trenta giorni dal ricevimento, l'Assessore regionale per il territorio e
22

l'ambiente non adotta alcuna determinazione, e nel caso il Piano riguardi un centro storico ci si attiene allart.
12 della stessa Legge Regionale, che prevede per i piani attuativi lapprovazione con decreto dello stesso
Assessore entro 4 mesi dalla loro presentazione.
Il Piano pu essere proposto d'iniziativa privata e viene attuato dai proprietari singoli o riuniti in consorzio,
in particolari casi anche dal Comune.
In particolare, il Piano di Recupero in questione, interessa un'area del centro storico di Caccamo ricadente
all'interno della perimetrazione di zona "A1" della Revisione Integrale del P.R.G. e approfondisce la
previsione di interventi rivolti alla conservazione, al risanamento, alla ricostruzione ed alla migliore
utilizzazione del patrimonio edilizio esistente nonch lindividuazione dei pi opportuni sistemi di
riqualificazione della residenza e la previsione di servizi alla scala di quartiere e di vicinato. Inoltre sono
previste nuove costruzioni ammissibili nelle aree libere assicurandone linserimento nell ambiente
circostante rispettandone la tipologia e le caratteristiche.
Il Piano comprende una parte analitica, finalizzata alla conoscenza e registrazione dei dati caratterizzanti
l'area nelle sue componenti urbanistico-edilizie e insediative, quali: condizioni duso al piano terra, valori
ambientali, architettonici e monumentali, consistenza volumetrica del numero dei piani utili, soprastrutture,
condizioni igieniche, condizioni statiche, stato della propriet e condizioni di occupazione; e ovviamente una
parte progettuale basata su norme tecniche dattuazione distinte su tre livelli: norme di carattere generale,
norme che regolano gli interventi e norme particolari relative a singole unit.
Cos per come pubblicato sul sito internet del comune di Caccamo il piano composto da una relazione
illustrativa, le norme tecniche dattuazione, lindividuazione delle propriet soggette a esproprio, 42 schede
di isolato, dove per ogni singola unit edilizia si pu trovare una descrizione e le norme dintervento, e 14
tavole grafiche riguardanti inquadramento, superfici coperte e volumetria, individuazione delle unit edilizie,
uso dei piani terra, stato delle propriet, condizioni degli edifici, numero di elevazioni, valori ambientali,
pavimentazione e riassuntive
La relazione illustrativa riporta la descrizione dellarea di recupero, le linee generali dintervento, le attivit
non compatibili, le attrezzature previste, previsioni sul commercio, lindividuazione dei soggetti attuatori e
inoltre unanalisi delle condizioni abitative e sulla popolazione prevedibile, stimando la presenza di 699
stanze utilizzate da 562 abitanti e 247 stanze non utilizzate, e prevedendo a piano attuato, un incremento di
228 abitanti, portando a un totale di 790 abitanti che si insedieranno che una densit territoriale di 202,5
abitanti per ettaro, riferita a una superficie di 3,9 ettari e quindi da ritenersi equilibrata per unarea di centro
storico.

23

Figura 1.5 - Tavola 9 del Piano di Recupero Sintesi dei diversi parametri di analisi Fonte: Sito web del
comune di Caccamo
24

Figura 1.6 - Mappa Catastale con indicazione degli edifici da espropriare Fonte: Sito web del comune di
Caccamo

Figura 1.7 - Mappa Catastale con indicazione dei terreni da espropriare Fonte: Sito web del comune di
Caccamo
25

6. VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA


6.1 Definizione
La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) un processo finalizzato ad integrare considerazioni di natura
ambientale nei piani e nei programmi di sviluppo, per migliorare la qualit decisionale complessiva. In
particolare l'obiettivo principale della VAS valutare gli effetti ambientali dei piani o dei programmi, prima
della loro approvazione (ex ante), durante ed al termine del loro periodo di validit (in-itinere, ex post). Ci
serve soprattutto a sopperire alle mancanze di altre procedure parziali di valutazione ambientale,
introducendo l'esame degli aspetti ambientali gi nella fase strategica che precede la progettazione e la
realizzazione delle opere. Altri obiettivi della VAS riguardano sia il miglioramento dell'informazione della
gente sia la promozione della partecipazione pubblica nei processi di pianificazione-programmazione.
La Direttiva Europea sulla VAS (2001/42/CE) ha imposto a tutti gli stati membri dellUnione Europea la
ratifica della direttiva nelle normative nazionali entro il 21 luglio 2004.
Il Comune di Caccamo non ha al momento avviato alcuna procedura di VAS sui propri piani e programmi.

6.2 Inquadramento Normativo


In Sicilia un primo recepimento stato attuato dallAssessore Regionale del Territorio e dellAmbiente con il
il Decreto Assessoriale n. 748 del 7 Luglio 2004, creando gravi perplessit sia per la forma, si discusse se
competesse alla Regione il recepimento della Direttiva europea in assenza di un provvedimento nazionale e
se quella del Decreto Assessoriale fosse la forma giuridica pi opportuna, sia per il contenuto, poich il
Decreto faceva infatti riferimento alla data di emanazione della Direttiva e cio al 21 Luglio 2001
indicandola come data di entrata in vigore della stessa, mentre in realt la data di riferimento per
lobbligatoriet della VAS, come si legge chiaramente nel comma 3 dellart. 13 della Direttiva 2001/42/CE
era il 21 Luglio 2004.
Il Decreto in tal modo stabiliva una applicazione retroattiva della obbligatoriet della VAS, che finiva
addirittura per mettere in discussione la legittimit di tutti gli atti amministrativi prodotti negli ultimi anni
con leffetto immediato della sospensione delle procedure approvative dei piani regolatori gi allesame della
Regione Siciliana.
Dopo una serie di vicende si giunse a una modifica del decreto tramite lemanazione di un ulteriore D.A. il n.
22/2005, stabilendo lobbligatoriet della VAS per tutti i piani e programmi di livello regionale, provinciale e
sovracomunale, con la sola esclusione di quelli gi adottati e di quelli in corso, purch fossero adottati alla
data del 21 Luglio 2006, stabilendo inoltre un quadro di riferimento normativo corretto e realistico, se pure
ancora transitorio, che consent di far ripartire lattivit di pianificazione urbanistica nella Regione, e di
avviare le prime sperimentazioni applicative della VAS allinterno dei processi di formazione di piani e
programmi di livello regionale e provinciale.
Successivamente con il D. Lgs 3 Aprile 2006, n. 152 lo Stato italiano recep ufficialmente la Direttiva
2001/42/CE, inserendo la disciplina della VAS nellambito di un testo unico di norme ambientali, che per,
nei 19 articoli che definiscono la disciplina della presenta numerosi profili di difformit rispetto alla Direttiva
26

comunitaria, tanto che la stessa Comunit Europea finir per aprire una procedura di infrazione nei confronti
dello Stato italiano per il mancato recepimento della Direttiva europea che si concluder con la condanna da
parte della Corte di giustizia europea.
A seguito di tutto ci venne emanato il Decreto Legislativo 16 Gennaio 2008, n. 4, Ulteriori disposizioni
correttive ed integrative del Decreto Legislativo 3 Aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale,
il quale nel 1 comma dellart. 35 obbliga le Regioni a uniformare il proprio ordinamento alle disposizioni
dello stesso Decreto entro un anno.
In Sicilia successivamente venne emanata la L.R. 14 maggio 2009

n. 6 la quale allart. 59 riporta

disposizioni in materia di valutazione ambientale strategica e infine con la Deliberazione n.119 del 6 giugno
2014 la Giunta Regionale ha approvato il Regolamento della Valutazione Ambientale Strategica prodotto
dallAssessorato Regionale del Territorio e dellambiente nel marzo del 2014, per le attuali procedure di VAS
in Sicilia ci si pu pertanto riferire a questultimo regolamento, in attesa del relativo Decreto Presidenziale.

6.3 Procedura secondo il recente regolamento


La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) avviata dallAutorit procedente contestualmente al processo
di formazione del piano o programma e comprende:
a) Lo svolgimento di una Verifica di assoggettabilit (Art.8):
Nel caso di piani e programmi,

lautorit procedente trasmette allautorit competente, su supporto

informatico ovvero, nei casi di particolare difficolt di ordine tecnico, anche su supporto cartaceo, un
rapporto preliminare comprendente una descrizione del piano o programma e le informazioni e i dati
necessari alla verifica degli impatti significativi sullambiente dellattuazione del piano o programma
facendo riferimento ai criteri dellallegato I del d. lgs. n. 152/2006. Lautorit competente, sentita lautorit
procedente, individua i soggetti competenti in materia ambientale da consultare e trasmette loro il documento
preliminare per acquisirne il parere. Il parere inviato entro trenta giorni allautorit competente ed
allautorit procedente. Salvo quanto diversamente concordato dallautorit competente con lautorit
procedente, lautorit competente, sulla base degli elementi di cui allallegato I del d. lgs. n. 152/2006 e
tenuto conto delle osservazioni pervenute, verifica se il piano o programma possa avere impatti significativi
sullambiente. Lautorit competente, sentita lautorit procedente, tenuto conto dei contributi pervenuti,
entro novanta giorni dalla trasmissione, emette il provvedimento di verifica assoggettando o escludendo il
piano o il programma dalla valutazione e nel caso, definendo le necessarie prestazioni. Il risultato della
verifica di assoggettabilit, comprese le motivazioni, deve essere reso pubblico. La verifica di
assoggettabilit a VAS ovvero la VAS relative a modifiche a piani e programmi ovvero a strumenti attuativi
di piani o programmi gi sottoposti positivamente alla verifica di assoggettabilit o alla VAS si limita ai soli
impatti significativi sullambiente che non siano stati precedentemente considerati dagli strumenti
normativamente sovraordinati
b) l'elaborazione del Rapporto ambientale (Art.9);
27

Sulla base di un rapporto preliminare sui possibili impatti ambientali significativi dell'attuazione del piano o
programma, il proponente e/o l'autorit procedente entrano in consultazione, sin dai momenti preliminari
dell'attivit di elaborazione di piani e programmi, con l'autorit competente e gli altri soggetti competenti in
materia ambientale, al fine di definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel
Rapporto ambientale. La consultazione, salvo quanto diversamente concordato, si conclude entro novanta
giorni dall invio del rapporto preliminare. La redazione del Rapporto ambientale spetta al proponente o
all'autorit procedente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Il rapporto ambientale
costituisce parte integrante del piano o del programma e ne accompagna l'intero processo di elaborazione ed
approvazione.
Nel Rapporto ambientale debbono essere individuati, descritti e valutati gli impatti significativi che
l'attuazione del piano o del programma proposto potrebbe avere sull'ambiente e sul patrimonio culturale,
nonch le ragionevoli alternative che possono adottarsi in considerazione degli obiettivi e dell'ambito
territoriale del piano o del programma stesso.
Le informazioni da fornire nel rapporto ambientale a tale scopo, nei limiti in cui possono essere
ragionevolmente richieste, tenuto conto del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione correnti, dei
contenuti e dei livelli di dettaglio del piano o programma, sono riportate nellallegato VI al d. lgs. n.
152/2006. Il Rapporto ambientale d atto della consultazione ed evidenzia come sono stati presi in
considerazione i contributi pervenuti. Per evitare duplicazioni della valutazione, possono essere utilizzati, se
pertinenti, approfondimenti gi effettuati ed informazioni ottenute nellambito di altri livelli decisionali o
altrimenti acquisite in attuazione di altre disposizioni normative.
La proposta di piano o programma, entro i quindici giorni successivi al ricevimento, comunicata, a cura del
responsabile del procedimento, anche secondo modalit concordate, allautorit competente. La
comunicazione comprende il rapporto ambientale e una sintesi non tecnica dello stesso. Dalla data di
pubblicazione dellavviso, decorrono i tempi dellesame istruttorio e della valutazione. La proposta di piano
o programma ed il rapporto ambientale sono altres messi a disposizione dei soggetti competenti in materia
ambientale e del pubblico interessato.
c) lo svolgimento di Consultazioni (Art. 10);
Lautorit procedente cura la pubblicazione di un avviso nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana o
nel Bollettino Ufficiale della regione o provincia autonoma interessata. Lavviso deve contenere:
il titolo della proposta di piano o di programma;
il proponente;
l'autorit procedente;
l'indicazione delle sedi ove pu essere presa visione del piano o programma e del rapporto ambientale e
delle sedi dove si pu consultare la sintesi non tecnica.
L'autorit competente e l'autorit procedente mettono, altres, a disposizione del pubblico la proposta di
piano o programma ed il rapporto ambientale mediante il deposito presso i propri uffici e la pubblicazione
28

sul proprio sito web. Entro il termine di sessanta (60) giorni dalla pubblicazione dell'avviso, chiunque pu
prendere visione della proposta di piano o programma e del relativo rapporto ambientale e presentare proprie
osservazioni, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi. Le procedure di deposito,
pubblicit e partecipazione, disposte ai sensi delle vigenti disposizioni per specifici piani e programmi, sono
coordinate al fine di evitare duplicazioni.
d) la valutazione del rapporto ambientale e gli esiti delle consultazioni (Art.11);
L'autorit competente, in collaborazione con l'autorit procedente, svolge le attivit tecnico-istruttorie,
acquisisce e valuta tutta la documentazione presentata, nonch le osservazioni, obiezioni e suggerimenti ed
esprime il proprio parere motivato entro il termine di novanta (90) giorni a decorrere dalla scadenza di tutti i
termini.
L'autorit procedente, in collaborazione con l'autorit competente, provvede, ove necessario, alla revisione
del piano o programma alla luce del parere motivato espresso prima della presentazione del piano o
programma per l'adozione o approvazione.
e) la Decisione (Art.12);
Il piano o programma ed il rapporto ambientale, insieme con il parere motivato e la documentazione
acquisita nell'ambito della consultazione, trasmesso all'organo competente all'adozione o approvazione del
piano o programma.
f) lInformazione sulla decisione (Art.13);
La decisione finale pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana con lindicazione della sede
ove si possa prendere visione del piano o programma adottato e di tutta la documentazione oggetto
dellistruttoria. Sono inoltre rese pubbliche, anche attraverso la pubblicazione sui siti web delle autorit
interessate:
- il parere motivato espresso dallautorit competente;
- una dichiarazione di sintesi in cui si illustra in che modo le considerazioni ambientali sono state integrate
nel piano o programma e come si tenuto conto del rapporto ambientale e degli esiti delle consultazioni,
nonch le ragioni per le quali stato scelto il piano o programma adottato, alla luce delle alternative possibili
che erano state individuate;
- le misure adottate in merito al monitoraggio.
g) il Monitoraggio (Art.14);
Il monitoraggio assicura:
- il controllo sugli impatti significativi sull'ambiente derivanti dall'attuazione dei piani e dei programmi
approvati

29

- la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilit prefissati, cos da individuare tempestivamente
gli impatti negativi imprevisti e da adottare le opportune misure correttive. Il monitoraggio effettuato con il
supporto degli enti e degli organismi pubblici competenti per le rilevazioni ambientali.
Il piano o programma individua le responsabilit e la sussistenza delle le risorse necessarie per la
realizzazione e gestione del monitoraggio. Le informazioni raccolte attraverso il monitoraggio sono tenute in
conto nel caso di eventuali modifiche al piano o programma e comunque sempre incluse nel quadro
conoscitivo dei successivi atti di pianificazione o programmazione.

6.4 Contenuti del Rapporto Ambientale


Le informazioni da fornire con i rapporti ambientali che devono accompagnare le proposte di piani e
di programmi sottoposti a valutazione ambientale strategica sono descritte nellallegato VI del d. lgs. n.
152/2006 e sono :
a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del piano o programma e del rapporto con altri
pertinenti piani o programmi;
b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell'ambiente e sua evoluzione probabile senza l'attuazione del
piano o del programma;
c) caratteristiche ambientali,

culturali

paesaggistiche

delle aree che potrebbero essere

significativamente interessate;
d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano o programma, ivi compresi in particolare
quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, culturale e paesaggistica, quali le zone designate
come zone di protezione speciale per la conservazione degli uccelli selvatici e quelli classificati come siti di
importanza comunitaria per la protezione degli habitat naturali e dalla flora e della fauna selvatica, nonch i
territori con produzioni agricole di particolare qualit e tipicit, di cui all'articolo 21 del decreto legislativo
18 maggio 2001, n. 228;
e) obiettivi di protezione ambientale

stabiliti

livello internazionale, comunitario o degli Stati

membri, pertinenti al piano o al programma, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si tenuto conto
di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale;
f) possibili impatti significativi sull'ambiente, compresi aspetti quali la biodiversit, la popolazione, la
salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l'acqua, l'aria, i fattori climatici, i beni materiali, il
patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l'interrelazione tra i suddetti
fattori. Devono essere considerati tutti gli impatti significativi, compresi quelli secondari, cumulativi,
sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e negativi;
g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo pi completo possibile gli eventuali
impatti negativi significativi sull'ambiente dell'attuazione del piano o del programma;

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h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come ' stata effettuata
la valutazione, nonch le eventuali difficolt incontrate (ad esempio carenze tecniche o difficolt derivanti
dalla novit dei problemi e delle tecniche per risolverli) nella raccolta delle informazioni richieste;
i) descrizione delle misure previste in merito al monitoraggio e controllo
significativi

degli

impatti

ambientali

derivanti dall'attuazione del piani o del programma proposto definendo, in particolare, le

modalit di raccolta dei dati e di elaborazione degli indicatori necessari alla valutazione degli impatti,
la periodicit della produzione di un rapporto illustrante i risultati della valutazione degli impatti e le misure
correttive da adottare;
j) sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti.

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