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nel quadrante (a) descrive lequilibrio sul mercato del lavoro. Sullasse delle
ascisse riportata la quantit di lavoro N, e su quello delle ordinate il saggio
reale di salario w, uguale al prodotto marginale del lavoro e pari al rapporto
tra il salario nominale e il livello generale dei prezzi W/P. La curva DN
rappresenta la domanda di lavoro, che dipende inversamente dal salario reale;
la curva di offerta di lavoro SN rappresenta invece il luogo dei punti che
corrisponde alle scelte ottimali tra lavoro e riposo effettuate da individui che
massimizzano la loro utilit a diversi livelli dei prezzi. In equilibrio, la
quantit di lavoro N0 viene offerta al saggio di salario reale w0=W0/P0.
Nel quadrante (b) viene invece tracciata la funzione di produzione, cio la
relazione tra la quantit di lavoro sul mercato (asse delle ascisse) e il livello
della produzione Y (asse delle ordinate). Da tale quadrante si legge che la
quantit di lavoro di equilibrio N0 genera un livello di produzione Y0 che
corrisponde al livello di piena occupazione.
Nel quadrante (c), la retta a 45 permette di proiettare
sul quadrante (d) il livello di produzione (e di reddito) Y0 compatibile con
lequilibrio di piena occupazione sul mercato del lavoro, dato il livello dei
prezzi P0. Si ottiene cos il punto 1 della curva AS.
La posizione degli altri punti della curva AS dipende dalle ipotesi sulla
reazione del mercato del lavoro alla variazione del livello dei prezzi. Se alla
variazione dei prezzi seguisse un adeguamento istantaneo dei salari nominali
in modo da mantenere invariato il livello del salario reale, anche lequilibrio
sul mercato del lavoro rimarrebbe invariato, con quantit di lavoro e
produzione costanti al livello di piena occupazione.
Secondo questa interpretazione classica del mercato del lavoro, le variazioni
del livello dei prezzi determinano congiuntamente variazioni del livello
monetario dei salari tali da riportare il livello del salario reale a w0 (il livello
di equilibrio iniziale nel quadrante (a) della figura 1.1).
Ci permette, per qualsiasi livello dei prezzi, di mantenere il mercato del
lavoro in equilibrio ed il reddito al livello di pieno impiego. Con un reddito
sempre al livello di piena occupazione Y0, sar allora possibile scorrere la
curva AS solo in direzione verticale e il punto di equilibrio prezzi-reddito nel
quadrante (d) dipender solo dal livello dei prezzi (ad esempio, il punto 2
prevarr con un livello dei prezzi P1<P0; mentre il punto 3 prevarr con un
livello dei prezzi P2>P0).
salario reale w0; i lavoratori, che non intendono accettare a lungo la riduzione
del salario reale indotta dall'aumento dei prezzi, richiederanno corrispondenti
incrementi del salario nominale.
Il risultato di queste ipotesi pu essere sintetizzato come segue: i salari
nominali sono ritenuti flessibili verso l'alto, ma rigidi verso il basso: un
aumento dei prezzi non riduce il tasso di salario reale, ma una loro riduzione
tende ad aumentarlo.
Pu cos accadere che nel mercato del lavoro, a certi livelli dei prezzi, possa
prevalere un saggio di salario reale pari a w1 (pi alto di quello di equilibrio
w0), che determina una offerta di lavoro pari a N2 e un livello di occupazione
N1, con conseguente produzione Y1 inferiore a quella di pieno impiego. E in
questo caso che si realizza uno stato di disoccupazione definito
involontario, pari, in termini grafici, al tratto N1-N2.1 Ciononostante, la
situazione di equilibrio determinata dal fatto che gli operatori non hanno
nessun motivo per modificare le loro aspettative, il livello di occupazione e
quindi il livello di produzione, per cui leconomia si stabilizza su un
equilibrio di disoccupazione, che d luogo al punto 4 nel quadrante d). 2
In generale, con lipotesi di rigidit salariale verso il basso, la curva
dellofferta aggregata sar crescente fino al reddito di equilibrio di piena
occupazione e poi verticale, come la ASK nella figura 1.1 (d). Ci implica
lesistenza di un tratto della curva di offerta aggregata sulla quale politiche
pubbliche possono produrre effetti reali sulleconomia, con aumento di
produzione e occupazione, fino al livello di pieno impiego. Per di pi,
nellimpostazione keynesiana, si assume implicitamente lesistenza di un
tratto della curva dellofferta aggregata infinitamente elastico, sul quale si pu
aumentare il reddito reale senza determinare un aumento dei prezzi.3 E solo
quando il pieno impiego fosse stato ristabilito che, per Keynes, si poteva
accettare la validit dei principi della teoria classica, cio un andamento
verticale della AS.
Nellapproccio keynesiano, al contrario di quello classico che si affida ai
processi spontanei di riequilibrio, diventa quindi importante esplicitare i
meccanismi attraverso i quali loperatore pubblico pu utilmente intervenire
per allontanarsi dagli equilibri con disoccupazione in direzione del pieno
impiego. A questo scopo, un utile punto di partenza rappresentato dalla
descrizione del modello di determinazione del reddito che introduce nel modo
1 Questo stato riflette una domanda effettiva non sufficiente al raggiungimento del pieno impiego, dove per domanda effettiva si
intende la domanda totale di consumo e di investimento che gli imprenditori si aspettano dato il livello di occupazione da loro utilizzato.
2 In altri termini, con salari monetari rigidi verso il basso, il processo classico di aggiustamento spontaneo risulterebbe impedito,
lasciando il sistema in equilibrio con disoccupazione.
3 Nel corso degli anni Trenta, dato lelevato livello della disoccupazione e la stabilit dei prezzi, era infatti ragionevole assumere
una curva di offerta aggregata orizzontale fino al livello di pieno impiego, e solo da questo punto verticale. Inoltre data la debolezza
delle forze di mercato nel produrre effetti reali, un ruolo fondamentale poteva essere attribuito allintervento pubblico; le componenti del
bilancio pubblico diventavano perci lo strumento pi idoneo a riportare il sistema economico al pieno utilizzo della propria capacit
produttiva.
(1.1)
che corrisponde alla retta a 45 riportata nel grafico. A sua volta, la spesa
complessiva D si ottiene come somma dei consumi C, degli investimenti
privati I e della spesa pubblica in beni e servizi G:
D=C + I +G
(1.2)
In termini grafici, la curva D generata dalla somma verticale delle curve
relative alle sue diverse componenti. Per le singole componenti di spesa,
inoltre, valgono le seguenti:
C = a + cYd
I=I
(1.3)
(1.4)
G=G
(1.5)
Nelle equazioni (1.4) e (1.5) sia il livello degli investimenti privati sia quello
della spesa pubblica in beni e servizi sono assunti esogeni. Nella (1.3), il
consumo pari alla somma tra un ammontare minimo a (lintercetta della
curva C, cio la componente autonoma del consumo) e una quota c>0 del
livello corrente del reddito disponibile Yd, che rappresenta la propensione
marginale al consumo4 e determina landamento crescente rispetto al reddito
della curva C.
Il reddito disponibile Yd si ottiene dalla somma del reddito complessivo
percepito Y, al netto dei trasferimenti monetari F erogati dal settore pubblico e
delle imposte totali prelevate T:
Yd = Y + F T
(1.6)
In questo schema, oltre alla spesa pubblica G, anche le altre due variabili sotto
il controllo delloperatore pubblico sono assunte indipendenti dal reddito. In
particolare, i trasferimenti F sono esogeni e il gettito T ottenuto attraverso
imposte in somma fissa. In simboli:
F=F
T =T
(1.7)
(1.8)
1
.(a + I + G + cF cT )
(1 c)
(1.9);
definendo:
4 La propensione marginale al consumo indica la parte di reddito destinata al consumo. Per esempio, con c = 0,7, L. 1000 di reddito
disponibile si traducono in L. 700 di consumo.
A = a + I + G + cF cT
(1.10)
1
A
(1 c)
(1.11)
6 A tale concetto pu essere associato quello di vuoto di produzione, espresso dalla differenza tra il reddito di equilibrio e il reddito
di pieno impiego, pari nel grafico al segmento Y0Y1.
7 Con riferimento alla figura 1.1, la produzione al livello di pieno impiego e lequilibrio determinato in un punto sul tratto
verticale della curva ASK dove non pi possibile aumentare il reddito reale, ma si realizza solo un maggiore livello dei prezzi.
g /(1 c)
8 Da una parte, infatti, se per investire si ricorre allindebitamento, aumenta il costo dellinvestimento. Dallaltra, aumenta la
convenienza a sostituire investimenti finanziari agli investimenti reali.
9 Lequilibrio delleconomia reale comporta, come si visto, luguaglianza tra la domanda aggregata e il prodotto nazionale Y.
Nella formulazione pi semplice e in assenza del settore pubblico (G=0, T=0 e F=0), il reddito nazionale, che identicamente uguale al
prodotto nazionale, corrisponde al reddito disponibile Yd. A sua volta il reddito disponibile pu essere destinato, per definizione, al
consumo C o al risparmio S. Abbiamo cos Y(C+S). La spesa aggregata, dal canto suo, consiste soltanto delle componenti private del
consumo C e degli investimenti I. Quindi in equilibrio deve essere (C+I)(C+S) e perci I=S, da cui luso della sigla IS per indicare la
curva che rappresenta i valori del prodotto nazionale di equilibrio Y corrispondenti a tutti i valori possibili del tasso di interesse i.
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M
P
(1.22).
(1.23)
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della figura; esse definiscono la curva LM per una data offerta di moneta reale
M al livello dei prezzi P1.
Figura 1.5 La curva LM
Analiticamente, lequilibrio nel mercato della moneta determinato dalla
uguaglianza tra la (1.22) e la (1.23), da cui:
i=
1
M
(kY )
j
P
(1.24)
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Una politica fiscale espansiva, quindi, non produce solo effetti sul reddito, ma
anche sul tasso di interesse. In altri termini, laumento del tasso di interesse
suggerisce che, nel modello IS-LM, la politica fiscale possa influenzare anche
le variabili monetarie: un aumento della spesa pubblica aumenta il reddito,
che produce un aumento della domanda di moneta per transazioni. A parit di
offerta di moneta reale, ci determina, a sua volta, un aumento del tasso di
interesse (al fine di riequilibrare il mercato della moneta) e una riduzione
degli investimenti privati (che dal tasso di interesse dipendono
negativamente). Questo effetto, definito di spiazzamento degli investimenti
privati, determina una riduzione dellincremento del reddito potenzialmente
indotto dalla spesa pubblica.
Nella figura 1.6, infatti, se il tasso di interesse rimanesse costante al livello
iniziale i0, lincremento del reddito sarebbe pari a Y0Ym > Y0Yp. Ne consegue
che pi (meno) rigida la LM, maggiore (minore) leffetto di spiazzamento,
minore (maggiore) lefficacia della politica fiscale.
Alternativamente, anzich agire sulla IS, i responsabili della politica
economica potrebbero prendere in considerazione lipotesi di raggiungere il
reddito Yp, nella figura 1.6, attraverso un aumento dellofferta nominale di
moneta. Ci sposterebbe la curva LM in LM e consentirebbe di trovarsi in
una posizione di equilibrio E, con un minore tasso di interesse e un pi
elevato livello del reddito.
opportuno ricordare, a questo punto, che la posizione della LM dipende
dallofferta di moneta. Ritornando alla figura 1.5, se lofferta di moneta
nominale aumenta da M a M ' , lofferta reale, a parit di livello dei prezzi,
passer da M /P1 a M /P1; per ogni livello di Y, quindi, lequilibrio richieder
un tasso di interesse pi basso (i punti C, D e C, D nei due quadranti della
figura 1.5), graficamente rappresentato da uno spostamento verso il basso
della curva LM (la curva LM(M,P1) nella figura 1.5).18
Guardando ora alla figura 1.6, si pu rilevare che nel caso di aumento
dellofferta di moneta, leffetto sul mercato monetario a trasmettersi sul
mercato dei beni: la riduzione del tasso di interesse stimola un aumento della
spesa per investimenti privati, aumentando il reddito di equilibrio da Y0 a Yp.
Maggiore lelasticit degli investimenti al tasso di interesse (e quindi
maggiore lelasticit della IS), maggiore sar lefficacia della politica
monetaria in termini di aumento del reddito nazionale.
In sintesi: lefficacia della politica fiscale e della politica monetaria dipendono
strettamente dalle inclinazioni della IS e della LM, che, come si vedr tra
2) con lemissione di titoli del debito; 3) attraverso la creazione di nuova base monetaria. Lanalisi dellefficacia della politica fiscale in
questi diversi casi rinviata al capitolo 2 dove sono analizzati con maggiore dettaglio gli strumenti della politica fiscale.
18 Se aumenta la quantit reale di moneta M, per esempio in seguito ad una operazione di mercato aperto da parte della Banca
Centrale, dato il livello di Y e quindi della domanda di moneta, si realizza un eccesso di offerta di moneta (L<M) e quindi un eccesso di
domanda di titoli (BD>B). Lassorbimento delleccesso di domanda di titoli comporter un aumento del loro prezzo e quindi una
riduzione del tasso di interesse di equilibrio.
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19 Nella analisi keynesiana, lacquisto delle varie forme di attivit finanziarie influenzato dalle aspettative degli operatori circa il
livello futuro dei tassi di interesse. Se il prezzo dei titoli molto elevato e quindi il tasso di interesse molto basso, in relazione
allopinione degli investitori circa il prezzo normale, si determiner la tendenza a vendere immediatamente i titoli e a procastinare gli
acquisti progettati al momento in cui si avr una diminuzione dei prezzi (e quindi un rialzo del tasso di interesse). In questo caso ci sar
la tendenza a mantenere un grado pi elevato di liquidit. Quindi quanto pi basso il tasso di interesse tanto maggiore lammontare di
contanti che si desidera detenere. In corrispondenza di un tasso di interesse molto basso, la domanda di moneta per fini speculativi
diventa illimitata e cessa la convenienza allacquisto di titoli a causa di probabili perdite in conto capitale, data laspettativa degli
operatori economici di un futuro rialzo dei tassi di interesse. Questa situazione di indefinito tesoreggiamento della moneta viene definita
trappola della liquidit. In questo caso, qualsiasi sia il livello dellofferta di moneta il tasso di interesse non scende al livello tale da
indurre un ammontare di investimenti che possa garantire il pieno impiego.
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23 Come affermato da Caff (1984; p.198), questa neutralit non affatto sorprendente in quanto deriva dalle ipotesi che Patinkin
pone alla base della sua analisi, sostanzialmente conformi al contenuto classico della teoria quantitativa.
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26 Un processo inflazionistico pu trovare origine nelle esigenze di finanziamento di un conflitto bellico. In una circostanza del
genere, lesuberanza dei mezzi di pagamento rispetto ai beni disponibili che contraddistingue la situazione trae alimento
dallimpossibilit pratica di fronteggiare le crescenti e inderogabili spese pubbliche con corrispondenti entrate fiscali. Si fa ricorso, allora
allemissione dei biglietti da parte della Banca Centrale e per conto dellerario: a motivo di questa origine, cio lo squilibrio del bilancio
statale, il processo inflazionistico risultante denominato inflazione finanziaria.
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30 M. Friedman, The role of monetary policy, American Economic Review, 58, pp.1-17, 1968.
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33 R.E. Lucas, Some international evidence on output-inflation trade offs, American Economic Review, 63, pp.326-334, 1973.
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34 questa, insieme allipotesi di aspettative razionali, unassunzione fondamentale per il funzionamento degli schemi proposti dai
nuovi macroeconomisti classici.
35 Ad esempio, uno shock al livello generale dei prezzi dovuto ad un aumento non previsto dellofferta di moneta potrebbe essere
percepito non come un aumento del livello generale dei prezzi, ma come modificazione dei prezzi relativi attribuibile a modificate
preferenze. Solo se cos ingannati gli operatori potrebbero essere indotti ad aumentare la propria offerta rispetto al livello di pieno
impiego.
36 F. Kydland e E. Prescott, Rules rather than discretion: the inconsistency of optimal plans, Journal of Political Economy, 85,
pp. 473-491, 1977.
37 Nel caso di discrezionalit, lautorit monetaria potrebbe avere lincentivo ad annunciare una politica restrittiva e attuare invece
una politica espansiva nel tentativo di aumentare il reddito reale. Questo renderebbe poco credibili le politiche annunciate e renderle
inefficaci.
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38 La teoria della supply side economics soprattutto rappresentata dalla formulazione della curva di Laffer. Buiter (1980) ha messo
in evidenza che le variazioni delle aliquote di imposta influenzano lofferta di lavoro e le decisioni di risparmio; allo stesso modo le
aliquote contributive possono condizionare la domanda di lavoro da parte delle imprese, mentre gli incentivi fiscali, come i crediti di
imposta e gli ammortamenti anticipati, possono accrescere il tasso di investimento.
39 Minford e Peel (1983).
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Non esiste quindi un singolo modello in grado di definire la critica neokeynesiana; ma piuttosto un programma di ricerca delle spiegazioni delle
rigidit dei prezzi e dei salari e, quindi, delle loro conseguenze nel campo
macroeconomico.
Ciononostante, dallanalisi neo-keynesiana possibile derivare alcune
implicazioni per la politica economica. In primo luogo, la riaffermazione di
rigidit nei salari e nei prezzi ristabilisce lefficacia delle politiche fiscali e
monetarie, che possono di nuovo produrre effetti reali anche in presenza di
aspettative razionali. In questi modelli, una politica monetaria anticipata
potrebbe in effetti stabilizzare leconomia.
In secondo luogo, gli aggiustamenti graduali dei prezzi e dei salari indicano
che anche una politica monetaria deflativa credibile genera una recessione, in
termini di produzione e disoccupazione. Nel caso in cui il tasso di
disoccupazione rimanga a lungo al di sopra del tasso naturale, questultimo
tende ad aumentare per il cosiddetto effetto di isteresi, in quanto tende a
crescere il numero dei disoccupati di lungo periodo. Questo effetto fornisce
una ragione importante, per i nuovi keynesiani, a sostegno di politiche di
domanda aggregata nel caso di prolungate recessioni.
Infine, si riafferma lesistenza di disoccupazione involontaria in una
situazione di equilibrio. Ad esempio, nel caso dei modelli di salario efficiente,
le imprese sono riluttanti a ridurre il salario anche di fronte ad un eccesso di
offerta di lavoro, dato che tale politica potrebbe ridurre lefficienza produttiva
dei suoi occupati.
La ricerca dei nuovi keynesiani, quindi, ha prevalentemente sviluppato
modelli per spiegare gli aggiustamenti graduali nei prezzi e nei salari e ha
ristabilito lefficacia della politica fiscale e il ruolo dellintervento pubblico
nella politica di stabilizzazione delleconomia.
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