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Cap. 5
FORME BILINEARI E QUADRATICHE

5.1

Forme bilineari.

Definizione 1. Sia V un Kspazio vettoriale. Una forma bilineare su V `e


unapplicazione b : V V K verificante le due seguenti condizioni:
b(c1 u1 + c2 u2, v) = c1 b(u1, v) + c2 b(u2, v), c1 , c2 K, u1 , u2 , v V ;

b(u, d1 v 1 + d2 v 2) = d1 b(u, v 1) + d2 b(u, v 2), d1 , d2 K, u, v 1 , v 2 V .

Una forma bilineare b : V V K `e detta simmetrica [rispett. antisimmetrica] se risulta:


b(u, v) = b(v, u), u, v V [rispett. b(u, v) = b(v, u), u, v V ].
Definizione
2. " Sia V = VK un Kspazio vettoriale di dimensione finita n e sia
!
= e1 . . . en una base di V . Assegnata la forma bilineare b : V V K, si
chiama matrice di b rispetto ad
la matrice

b(e1, e1 ) . . . . . . b(e1, en )
b(e , e ) . . . . . . b(e , e )
2
1
2
n

A=
n(K).
..
..
..
..

.
.
.
.
b(en, e1 ) . . . . . . b(en, en )
n

Siano u = x e v = y due generici vettori di V . Vogliamo


determinare
le

x1
y1
spressione di b(u, v) rispetto alla base . Posto x = : e y = : , risulta:
xn
yn

b(e1, v)
b(e1, v)
n
n
!
"
)
)

..
..
b(u, v) = b( xi ei , v) =
xi b(ei, v) = x1 . . . xn
= tx
.
.
.
i=1
i=1
b(en, v)
b(en, v)
Per ogni i = 1, . . . , n, calcoliamo b(ei, v). Risulta:

y1
*
+
n
n
)
)
(i)
..
b(ei, v) = b(ei,
ej yj) =
b(ei, ej)yj = b(ei, e1 ) . . . b(ei, en) . = A y,
j=1
j=1
yn
e pertanto:
63

64

Cap. V

FORME BILINEARI E QUADRATICHE


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!

(1)
(1)
A y
A

.
t
t ..
b( x, y) = x .. = x
y = txAy.
.
(n)
(n)
A
A y

Abbiamo dunque ottenuto:


()

b( x, y) = txAy,

detta espressione della forma bilineare b rispetto ad

Osservazione 1. Da () segue che, fissata una base


di V , la matrice A di b
individua univocamente b. Esiste pertanto una corrispondenza biunivoca (rispetto
ad ) tra linsieme il(V ) delle forme bilineari su V e linsieme
(K). Se quindi
n
t
xAy = txBy, x, y n,1(K), allora A = B.
Proposizione 1. Sia V = VK e sia b : V V K una forma bilineare su V . Sia
una base di V e sia b( x, y) = txAy. Risulta:
n

b `e simmetrica A `e una matrice simmetrica (cio`e A = tA).


Dim. (=). Poiche b(ei, ej) = b(ej, ei), allora aij = aji e quindi A = tA.
(=). Si osservi che, essendo txAy un elemento di K, esso coincide con la sua
trasposta [cio`e txAy = t(txAy )]. Dunque, u, v V :
b(u, v) = txAy = t(txAy ) = ty tA ttx = tyAx = b(v, u).

Si verifica in modo del tutto analogo che b `e antisimmetrica A `e una matrice antisimmetrica. Vogliamo ora esaminare leffetto di un cambiamento di base
n
sulla matrice di una forma bilineare b su V = VK .
Siano , ! due basi di V e sia ! = C la formula del cambiamento di base
[con C GLn(K)]. Siano: u = x = ! x ! e v = y = ! y ! due generici vettori
di V . Risulta:
xAy = b( x, y) = b(u, v) = b( ! x! ,

Da

y ) = tx ! A! y ! .

! !

= C segue: x = Cx! e y = Cy ! . Pertanto:


xAy = t(Cx! )A(Cy ! ) = (tx! tC)A(Cy ! ) = tx! (tCAC)y ! = tx! A! y ! .

Ne segue:
()

A! = tCAC.

Osservazione 2. Siano A, A!
(K). Le matrici A, A! sono dette conn
gruenti se esiste C GLn(K) tale che A! = tCAC. Si verifica subito che la con-

65

5.2 Forme bilineari


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!

gruenza `e una relazione di equivalenza nellinsieme


n(K). In base a ( ):
due matrici di
n(K) sono congruenti sono matrici di una stessa forma
n
n
bilineare b : VK VK K (rispetto a basi opportune).

Definizione 3. Sia V = VK e sia b : V V K una forma bilineare su V .


Si chiama rango di b [denotato rg(b)] il rango di una matrice A di b [rispetto
ad una qualsiasi base
di V ]. La definizione `e ben posta: infatti, se A ed A!
sono matrici congruenti, con A! = tCAC, allora rg(A! ) = rg(tCAC) = rg(A), (cfr.
Cor. II.2). Dunque il rango `e un invariante di b.
Una forma bilineare b `e detta degenere se rg(b) < n; se invece rg(b) = n, b
`e detta non degenere.
n

Proposizione 2. Sia V = VK e sia b : V V K una forma bilineare su V . Le


seguenti condizioni sono equivalenti:
n

(i ) b `e degenere.
(ii ) u0 V, u0 *= 0, tale che b(u0, v) = 0, v V .
(iii ) v 0 V, v 0 *= 0, tale che b(u, v 0) = 0, u V .
Dim. Dimostriamo soltanto lequivalenza tra (i ) e (ii ) [e lasciamo al lettore lanaloga verifica dellequivalenza tra (i ) e (iii )]. Sia b( x, y) = txAy . Risulta:
b `e degenere rg(A) < n
(1)

(n)

le righe A , . . . , A

sono linearmente dipendenti


n
)
(i)
c1 , . . . , cn K, non tutti nulli, tali che
ci A = 0
i=1

(K), c *= 0 tale che tcA = 0.

n,1

Verifichiamo ora la seguente affermazione:


()

cA = 0 tcAy = 0, y

(K).

n,1

Limplicazione (=) `e evidente. Dimostriamo (=). Si ha:





1
0
0
0
1
0



0 = tcA 0 = tcA(1) , 0 = tcA 0 = tcA(2) , . . . 0 = tcA : = tcA(n)



:
:
0
0
0
1
e dunque:
*
+ *
+ !
"
t
cA = tc A(1) A(2) . . . A(n) = tcA(1) tcA(2) . . . tcA(n) = 0 0 . . . 0 = 0.
Utilizzando () risulta quindi: b `e degenere
c n,1(K), c *= 0, tale che tcAy = 0, y n,1(K)
u0 = c V, u0 =
* 0, tale che b(u0, v) = 0, v = y V .

66

Cap. V

FORME BILINEARI E QUADRATICHE


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!

5.2

Ortogonalit`
a.
Ci limiteremo dora in poi a considerare soltanto forme bilineari simmetriche.

` noto che due vettori di V [spazio dei vettori liberi] sono ortogonali se, appliE
cati in uno stesso punto, individuano un angolo retto. Ma la difficolt`
a a definire il concetto di angolo tra vettori di uno spazio vettoriale astratto [ad esempio, cosa si intende per angolo tra due polinomi di [x]?] rende necessaria una definizione di ortogonalit`
a pi`
u astratta e pi`
u generale.
Con argomenti di geometria euclidea elementare, si pu`
o verificare che lapplicazione b : V V
tale che:
b(u, v) =|| u || || v || cos , u, v V,

[dove || u || e || v || sono i moduli (cio`e le lunghezze) dei due vettori e `e la misura


dellangolo convesso compreso] `e una forma bilineare simmetrica su V. Inoltre, se
u, v *= 0, risulta:
b(u, v) = 0 =

(radianti)

[cio`e u, v sono ortogonali b(u, v) = 0]. Tali considerazioni giustificano la seguente definizione.
Definizione 4. Sia b : V V K una forma bilineare simmetrica. Siano u, v due
u brevevettori di V . Se b(u, v) = 0, i vettori u, v sono detti bortogonali [o, pi`
mente, ortogonali ] e si scrive: u v.
Se S `e un sottoinsieme non vuoto di V , linsieme
,
S = u V : b(u, v) = 0, v S
[cio`e la totalit`
a dei vettori bortogonali ad ogni vettore di S] `e detto sottospazio
b-ortogonale di S; si verifica subito che S `e un sottospazio vettoriale di V . Se
S = {w} si scriver`a w al posto di {w} . Inoltre, se W `e un sottospazio vettoriale di V e se W = -w1 , . . . , ws., risulta subito:

W = w
w
.
1
s
Infine un vettore v V `e detto bisotropo [o, pi`
u brevemente, isotropo] se
b(v, v) = 0. Linsieme dei vettori bisotropi di V si chiama cono bisotropo di
V , denotato Ib(V ).
Osservazione 3. (i ) Il cono bisotropo Ib(V ) non `e in generale un sottospazio vettoriale di V (se il campo K verifica la condizione 1 + 1 *= 0). Infatti, supposto che v 1 , v 2 Ib(V ) e che b(v 1, v 2) *= 0, si verifica che v 1 + v 2 * Ib(V ). Infatti:
b(v 1 + v 2, v 1 + v 2) = b(v 1, v 1) + b(v 2, v 2) + b(v 1, v 2) + b(v 2, v 1) = 0 + 0 + 2b(v 1, v 2) *= 0

[in quanto 2 *= 0 e b(v 1, v 2) *= 0].


Si noti inoltre che, se Ib(V ) *= {0}, Ib(V ) `e unione insiemistica di sottospazi vettoriali 1dimensionali di V . Infatti, se v Ib(V ) e c K, si verifica immedia-

67

5.2 Ortogonalit`a
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!
tamente che cv Ib(V ).

(ii ) Si osserva subito che, se Ib(V ) = {0}, allora b `e non degenere. Infatti, in
base alla Prop. 2, se b(u0, v) = 0, v V , allora in particolare b(u0, u0) = 0 e dunque u0 Ib(V ), cio`e u0 = 0. Il viceversa `e falso: ad esempio la matrice
.
/
0 1
A=
1 1
2

definisce (rispetto alla base canonica


di
) una forma bilineare simmetrica b
2
2
2
(su
) non degenere [infatti rg(A) = 2] e con Ib( ) *= {0} [infatti e1 Ib( )].
Proposizione 3. Sia b : V V K una forma bilineare simmetrica. Sia u V
un vettore non bisotropo. Risulta:
V = -u. u ,

cio`e ogni vettore v V si scrive in modo unico come somma di un vettore v 1


parallelo ad u e di un vettore v 2 bortogonale ad u. Tali vettori sono:
v1 =

b(u,v)
b(u,u) u

v2 = v

b(u,v)
b(u,u) u.

v1

v
v1
u

u
u

v2

v2
u

[Nota. Nei due disegni qui sopra abbiamo descritto la decomposizione di un vettore
2
3
v di V e di V rispetto ad un vettore u (ed al suo sottospazio ortogonale u )].
Dim. Per ipotesi, b(u, u) *= 0. Bisogna verificare che

-u. u = -0. e -u. + u = V .

Proviamo la prima uguaglianza. Se w -u. u risulta: w = cu ( c K) e


b(w, u) = 0. Allora 0 = b(cu, u) = cb(u, u) e quindi c = 0. Pertanto w = 0.
Verifichiamo ora che -u. + u = V . Preso infatti v V e definiti v 1 , v 2 come
nellenunciato di questa proposizione, risulta subito: v 1 + v 2 = v e v 1 -u.. Inoltre v 2 u , in quanto:
!
b(u,v) "
b(u,v)
b(u, v 2) = b u, v b(u,u) u = b(u, v) b(u,u) b(u, u) = 0.

68

Cap. V

FORME BILINEARI E QUADRATICHE


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!

Definizione 5. Sia b una forma bilineare simmetrica su V e sia u un vettore non


b(u,v)
bisotropo di V . Per ogni v V , lo scalare b(u,u) `e detto coefficiente di Fourier di v rispetto ad u ed `e denotato cu (v). Il vettore v 1 = cu (v)u `e detto
proiezione bortogonale di v nella direzione u. Si noti che lapplicazione
cu ( ) : V K `e unapplicazione lineare tra gli spazi vettoriali V e K, cio`e un funzionale lineare di V [cfr. Cap. IV. 1.(8) ed Eserc. 3(i )].
Proposizione 4. Sia V = VK con base . Sia b una forma bilineare simmetrica
su V , tale che b( ,x, y) = txAy. Sia! W un sottospazio
vettoriale sdimensionale
"
di V , con base z 1, . . . , z s . Sia z 1 . . . z s = D [con D
(K) e
n,s
rg(D) = s]. Rispetto alla base , il sottospazio bortogonale W di W ha equazioni cartesiane date dal SLO(s, n, K):
n

DAX = 0.

Se inoltre b `e non degenere, si ha: dimK W = n dimK W .


Dim. Sia v = x V . Risulta:

v = x W b(z 1, v) = . . . = b(z s, v) = 0
tD(1) Ax = . . . = tD(s) Ax = 0 tDAx = 0.

Pertanto W ha equazioni cartesiane date dal SLO(s, n, K):


DAX = 0.

` ben noto
Se poi b `e non degenere, risulta rg(A) = n e quindi A GLn(K). E
t
t
t
che in tal caso rg( DA) = rg( D) e dunque rg( DA) = rg(D) = s. Pertanto (cfr.
Prop. III.3): dimK W = n rg(tDA) = n s = n dimK W .
Esercizio! 1. Sia b la" forma bilineare simmetrica su
4
base
= e1 e2 e3 e4 di
, dalla matrice

1 0 0 0
0 1 2 1
A=
.
0 2 0 0
0 1 0 1

definita, rispetto ad una

(i ) Verificare che b `e non degenere.


(ii ) Posto W = -e3 , e1 + e2., determinare equazioni cartesiane di W .
(iii ) Verificare che W W = -0..
(iv ) Determinare i vettori bisotropi in W .

* * *
Soluzione. (i ) b `e non degenere in quanto det(A) *= 0.
(ii ) Risulta:

69

5.3 Forme quadratiche


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!

0 1
!
"
0 1
e3 e1 + e2 = D, con D =
.
1 0
0 0
.
/
0 2 0 0
ha equazioni cartesiane tDAX = 0, con tDA =
, cio`e:
1 1 2 1
0
0
2x2 = 0
x2 = 0
ovvero
x1 + x2 + 2x3 x4 = 0,
x1 + 2x3 x4 = 0.

Risulta: dimK W = 4 2 = 2 e W = -(2, 0, 1, 0), (1, 0, 0, 1)..

! (iii ") Le equazioni cartesiane di W sono ottenute imponendo la condizione:


rg x D = 2, da cui:
0
x1 x2 = 0
x4 = 0.

Pertanto W W

e quindi W W

ha equazioni cartesiane date dal

x1 x2 = 0

x =0

4
cio`e

x2 = 0

x1 + 2x3 x4 = 0,

SLO:
x1 = 0
x2 = 0
x3 = 0
x4 = 0,

= -0..

(iv ) Risulta:
4

x Ib( ) tx Ax = 0 x1 + x2 + 4x2 x3 2x2 x4 x4 = 0.


4

Pertanto: x Ib( ) W

x =0
x2 = 0
x2 = 0
5 2

x1 + 2x3 x4 = 0
x1 + 2x3 x4 = 0
x1 + 2x3 x4 = 0

2
x1 x4 = 0
x1 x4 = 0
x1 + x4 = 0.
,
- ,
4

Dunque: Ib( ) W = (t, 0, 0, t), t


(t, 0, t, t), t
, cio`e:
4

Ib( ) W = -(1, 0, 0, 1). -(1, 0, 1, 1)..

5.3

Forme quadratiche.

Definizione 6. Sia b : V V K una forma bilineare simmetrica. Lapplicazione


Q : V K tale che: Q(v) = b(v, v), v V ,

`e detta forma quadratica associata a b.

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Cap. V

FORME BILINEARI E QUADRATICHE


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!

Osservazione 4. Per ogni v 1 , v 2 V , risulta:

Q(v 1 + v 2) = b(v 1 + v 2, v 1 + v 2) =
= b(v 1, v 1) + b(v 2, v 2) + 2b(v 1, v 2) = Q(v 1) + Q(v 2) + 2b(v 1, v 2).

Pertanto, se il campo K verifica la condizione: 2 = 1 + 1 *= 0, si ha, v 1 , v 2 V :


b(v 1, v 2) = 12 [Q(v 1 + v 2) Q(v 1) Q(v 2)]

[e la forma bilineare simmetrica b `e detta forma polare di Q].


Ne segue che, indicato con
ilsim(V ) linsieme delle forme bilineari simmetriche su V e con (V ) linsieme delle forme quadratiche su V , esiste una corrispondenza biunivoca tra
ilsim(V ) e (V ).
Sia V = VK e sia
una base di V . Sia b una forma bilineare simmetrica su
V , con b( x, y) = txAy . Per ogni vettore v = x V , risulta:
n )
n
)
Q(v) = Q( x) = b( x, x) = txAx =
aij xi xj ,
n

i=1 j=1

detta espressione della forma quadratica Q rispetto ad

Osservazione 5. Lespressione
n )
n
)

i=1 j=1

aij xi xj

`e un polinomio omogeneo di secondo grado in x1 , . . . , xn .


Viceversa [se, al solito, 2 *= 0], ogni polinomio di questo tipo individua una
forma quadratica (rispetto ad una base
fissata). Sia infatti:
)
P (x1 , . . . , xn) = bij xi xj (con 1 i j n)
un arbitrario polinomio omogeneo di grado 2 in K[x1 , . . . , xn]. Si ponga:

aii = bii [per i = 1, . . . , n] e aij = aji = 12 bij [se i < j].


! "
Resta cos` definita una matrice simmetrica A = aij n(K). Se Q : V K `e
la forma quadratica tale che Q( x) = txAx, risulta subito: Q( x) = P (x1 , . . . , xn).

Dunque (V ) `e in corrispondenza biunivoca con il Kspazio vettoriale dei polinomi omogenei di grado 2 in K[x1 , . . . , xn] [ed anche con il Kspazio vettoriale delle matrici simmetriche di ordine n].
Esempio 1. Il polinomio omogeneo di secondo grado
2

P (x1 , x2 , x3 , x4) = x2 2x1 x3 + x2 x4 + 2x4 [x1 , x2 , x3 , x4]

definisce la matrice simmetrica

71

5.4 Diagonalizzazione delle forme bilineari simmetriche


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!

0
0
A=
1
0

La forma bilineare simmetrica b :


4
nonica
di
) `e

0
1
0
1
2
4

1
0
0
0
4

0
1
2

0
2

( ).

definita da A (rispetto alla base ca-

b(x, y) = x2 y2 x1 y3 x3 y1 + 12 x2 y4 + 12 x4 y2 + 2x4 y4.

e la forma quadratica Q ad essa associata `e


2

Q(x) = x2 2x1 x3 + x2 x4 + 2x4.

5.4 Diagonalizzazione delle forme bilineari simmetriche: lalgoritmo


di Lagrange.
Definizione
=
!
" 7. Sia b una forma bilineare simmetrica su V = VK . Sia
e1 . . . en una base di V e sia b( x, y) = txAy .
La base
`e detta base bdiagonalizzante [o bortogonale] se A `e una matrice diagonale [cio`e se risulta: b(ei, ej) = 0, se i *= j].
n

Teorema 1. Sia K un campo tale che 2 *= 0. Se b `e una forma bilineare simmen


trica su V = VK , esiste in V una base bdiagonalizzante.
Dim. Il teorema `e ovvio se b = 0 (forma bilineare nulla) [infatti in tal caso b ha sempre matrice nulla e dunque ogni base `e 0-diagonalizzante]. Sia quindi b *= 0.
Procediamo per induzione su n. Se n = 1, il teorema `e vero: ogni base `e ovviamente bdiagonalizzante. Sia quindi n 2.
Scelti u, v V tali che b(u, v) *= 0, i tre scalari b(u, u), b(v, v), b(u + v, u + v)
non possono essere tutti nulli [infatti, se b(u, u) = b(v, v) = 0, allora b(u+v, u+v) =
2b(u, v) *= 0]. Ne segue che possiamo fissare un vettore e1 *= 0 tale che b(e1, e1) *= 0.
In base a Prop. 3, V = -e1. e
e dimK e
= n 1.
1
1

Applichiamo ora lipotesi induttiva a e1 ed alla forma ,


bilineare simmetrica

!
b! indotta da
b
su
e
:
esiste
una
base
b
diagonalizzante
e2 , . . . , en di e
.
1
1
,
Oviamente e1 , e2 , . . . , en `e una base di V e risulta:
b(e1, ei) = 0 [ i = 2, .., n] e b(ei, ej) = 0 [ i, j = 2, .., n; i *= j].
,
Dunque e1 , e2 , . . . , en `e una base bdiagonalizzante di V .

Vogliamo ora descrivere un algoritmo, dovuto a Lagrange, che ci permetter`


a di
costruire, a partire da una qualsiasi matrice A di b, una matrice diagonale D di b

72

Cap. V

FORME BILINEARI E QUADRATICHE


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!

ed una base bdiagonalizzante


di V .
t
Sia dunque b( x, y) = xAy ed assumiamo b *= 0. Suddividiamo lalgoritmo
di Lagrange in tre passi.
!
"
1 passo. Si vuole ottenere una base ! = e!1 . . . e!n di V tale che b(e!1, e!1) *= 0.
Se gi`
a b(e1, e1) *= 0, basta porre ! = . Se invece b(e1, e1) = 0, ma esiste i [con
2 i n] tale che b(ei, ei) *= 0, basta permutare i vettori di , ponendo:
!
"
!
= ei e1 . . . e/i . . . en .
Se infine b(e1, e1) = . . . = b(en, en) = 0, mentre b(ei, ej) *= 0 [con i < j] si ponga:
!
"
!
= ei + ej e1 . . . e/i . . . ej . . . en
[infatti risulta: b(ei + ej, ei + ej) = 2b(ei, ej) *= 0].

2 passo. Per semplificare le notazioni, denotiamo con


la base ottenuta nel passo
precedente [e dunque supponiamo a11 = b(e1, e1) *= 0].
Poiche il vettore e1 non `e bisotropo, `e ben definito il coefficiente di Fourier ce (..) =
1

b(e ,..)

[cfr. Prop. 3]. Poniamo:

b(e ,e )
1

e!1 = e1 ,

e!2 = e2 ce (e2) e1 , . . . e!n = en ce (en) e1 .


1

Con tali scelte, risulta: b(e!1, e!i) = 0, per i = 2, . . . , n. Infatti si ha:


!
"
b(e ,e )
b(e!1, e!i) = b e1 , ei ce (ei) e1 = b(e1, ei) ce (ei) b(e1 , e1) = b(e1, ei) b(e 1,e i) b(e1, e1) = 0.
1

Si osserva subito che i vettori e!1 , e!2 , . . . , e!n formano una base
sto ! = C, risulta:

1 ce (e2) . . . ce (en)
1
1
0
1
...
0
C=
..
..
..
...
.
.
.
0
0
...
1
[e tale matrice ha det(C) = 1 *= 0]. In base ! ,
a
0
11
0 b22

0 b32
A! = tCAC =
.
..
.
.
.
0

bn2

. Infatti, po-

b ha matrice
...
0
...
...
..
.
...

b2n
b3n
..
.

bnn

[Si `e cos` ottenuta per b una diagonalizzazione limitata alla prima riga e prima colonna].
3 passo. Si ripete il procedimento di diagonalizzazione (primo e secondo passo) a
partire dallelemento b22 di A! . Con il primo passo si impone la condizione b22 *= 0
e con il secondo passo si ottiene una base !! rispetto a cui b ha matrice

73

5.4 Diagonalizzazione delle forme bilineari simmetriche


c 88-7999-005-5
!
a

0
b22
0
..
.

11

A =

!!

0
0
..
.

0
0
c33
..
.

...
...
...
..
.

0
0
c3n
..
.

0
0 cn3 . . . cnn
[Si `e ottenuta per b una diagonalizzazione limitata alle prime due righe e colonne].
Si ripete ora il procedimento a partire dallelemento c33 di A!! e si ottiene per
b una diagonalizzazione limitata alle prime tre righe e colonne. Ripetendo il procedimento, dopo un numero finito di passi si ottiene una matrice diagonale D.
Esercizio 2. Diagonalizzare con lalgoritmo di Lagrange la forma bilineare simme3
3
trica b su
definita (rispetto alla base canonica
di
) dalla matrice

0 1 1
A = 1 0 2 .
1 2 0

* * *
Soluzione. Si ha: b(e1, e1) = b(e2, e2) = b(e3, e3) = 0, mentre
pone quindi:

1 0
!
"
!
= e1 + e2 e2 e3 = C, con C = 1 1
0 0

2 1 1
In base ! , b ha matrice A! = tCAC = 1 0 2 .
1 2 0
! !! !! !!"
!!
3
Sia
= e1 e2 e3 la base di
cos` definita:
e!!1 = e!1 ;

e!!2 = e!2

b(e! ,e! )

b(e1, e2) = 1 *= 0. Si

0
0 .
1

b(e! ,e! )

e!1 = e!2 12 e!1 ; e!!3 = e!3 b(e1! ,e3! ) e!1 = e!3 12 e!1 .
1 1
1 1

1 12 12
Dunque !! = ! C ! , con C ! = 0 1
0 .
0 0
1

2 0
0
3
In base !! , b ha matrice A!! = tC ! A! C ! = 0 12
.
2
3
1
0

2
2
!
"
3
Poiche b(e!!2, e!!2) = 12 *= 0, si definisce in
la base
= f f f tale che:
1

b(e! ,e! )

f = e1 ;
1

Dunque

f = e3
3

1
= !! C !! , con C !! = 0
0
!!

f = e2 ;
2

!!

!!

0
1
0

b(e!! ,e!!)
2
3
b(e!! ,e!!)
2
2

0
3 .
1

e2 = e3
!!

!!

3
2
12

e2 = 3e!!2 + e!!3 .
!!

74

Cap. V

FORME BILINEARI E QUADRATICHE


c 88-7999-005-5
!

In base

, b ha quindi matrice

0
0
4

2 0
B = tC !! A!! C !! = 0 12
0 0

(che `e la matrice diagonale richiesta). La base


sulta:

`e pertanto bdiagonalizzante e ri

1
= !! C !! = ! C ! C !! = CC ! C !! = M , con M = CC ! C !! = 1
0

12
1
2

2
1 .
1

!
"
Osservazione 6. Supponiamo che
= f
f ... f
sia una base bdia1
2
n
gonalizzante e che b abbia (rispetto ad ) matrice diagonale
d
0 ... 0
1
0 d2 . . . 0
D=
.. . .
..
..
.
.
.
.
.
0 0 . . . dn

Supponiamo che sia rg(b) = r ( n). Con uneventuale permutazione dei vettori di
, possiamo fare in modo che risulti:
d1 *= 0, . . . , dr *= 0 mentre dr+1 = . . . = dn = 0.
2

Per i = 1, . . . , r, se esiste i K tale che i = di [se cio`e di `e un quadrato in


2
K, ovvero se il polinomio x di ha una radice in K], possiamo definire il vettore
!
f = 1 f . Risulta:
i

b(f ! , f ! ) =
i

1
2
i

b(f , f ) =
i

1
di

di = 1.

Osserviamo infine che:


(a) Se K =
[o pi`
u generalmente, sia K un campo algebricamente chiuso
2
tale che 2 *= 0], ogni elemento d `e un quadrato in
[infatti x d ha una radice in , per il Teorema Fondamentale dellAlgebra].
(b) Se
K = , risulta: d
ha radici d (se d > 0)].

`e un quadrato in

d > 0 [infatti x d

Sulla base di queste considerazioni possiamo dimostrare i due seguenti risultati.


Teorema 2. Sia b : V V una forma bilineare simmetrica di rango r ( n).
n
Esiste una base bdiagonalizzante ! di V rispetto a cui b ha matrice (diagonale)
n

75

5.4 Diagonalizzazione delle forme bilineari simmetriche


c 88-7999-005-5
!

!
D =

..

Ir

=
0

.
1

..

.
0

/
0
.
0

La base
e la matrice D sono dette rispettivamente base e matrice canonica
(o di Sylvester ) rispetto a b.
Dim. Segue immediatamente dallOss. 6.
Definizione 8. Sia b : V V
una forma bilineare simmetrica di rango
n
r ( n). Sia
una base bdiagonalizzante di V = V e D la matrice diagonale di b in base . Denotiamo con p il numero degli elementi positivi della diagonale di D. Ovviamente 0 p r. Il numero degli elementi negativi della diagonale di D `e quindi r p (e si ha 0 r p r). I numeri p ed r p sono
detti rispettivamente indice di positivit`
a e indice di negativit`
a di b. La coppia (p, r p) `e detta segnatura di b.
n

Teorema 3. (Teorema di Sylvester). Sia b : V V


metrica di rango r ( n).
n

una forma bilineare sim-

(i ) La segnatura di b `e un invariante di b [cio`e non dipende dalla base bdiagonalizzante considerata].


n
(ii ) Esiste una base bdiagonalizzante ! di V rispetto a cui b ha matrice
(diagonale)
1

.
..

1
Ip
0
0


..
D! =
= 0 Irp 0 .
.

0
0
0

..

.
0

La base
e la matrice D sono dette rispettivamente base e matrice canonica
(o di Sylvester ) rispetto a b.

Dim. (i ) Indichiamo con ,


due basi bdiagonalizzanti, con D, M le rispettive matrici diagonali e con (p, r p), (q, r q) le rispettive segnature. Dobbiamo di-

76

Cap. V

FORME BILINEARI E QUADRATICHE


c 88-7999-005-5
!

mostrare che p = q.
Come gi`a fatto nellOss. 6, assumiamo di aver riordinato le basi
e
in
modo che i primi p elementi della diagonale di D e i primi q elementi della diagonale di M siano positivi. Ovviamente gli ultimi n q elementi della diagonale di M sono 0.
Per assurdo, sia p *= q, ad esempio p > q. I due sottospazi vettoriali
-f , . . . , f . e -g
1

q+1

, ... ,g .
n

hanno oviamente dimensione p ed n q. Poiche p + n q > n, dalla formula di


Grassmann, segue che
-f , . . . , f . -g
1

q+1

, . . . , g . *= -0..
n

In tale intersezione si pu`


o scegliere un vettore non nullo z =

p
)

i=1

Risulta:
b(z, z) =

)
p
2

(xi) di > 0

f xi =
i

n
)

j=q+1

g yj .
j

i=1

n
)

(yj) mj 0
j=q+1

e si `e quindi ottenuta dunque una contraddizione.

[Se invece `e p < q, si considerino i sottospazi -g , . . . , g . e -f , . . . , f . e si pro1


q
q+1
n
ceda in modo analogo].
(ii ) Se D `e la matrice di b (rispetto ad una base bdiagonalizzante
essendo d1 , ... , dp > 0 e dp+1 , ... , dr < 0, si ha:
i

: i = di [per i = 1, .., p]; i

Posto quindi:

1
1

...

1
p

1
p

p+1

risulta subito che b ha matrice D! in base

: i = di [per i = p + 1, .., r].


...

p+1

1
r

r+1

... f

Esempio 2. Sia b la forma bilineare simmetrica dellEserc. 2. In base


trice (diagonale)

2 0 0
B = 0 12 0 .
0 0 4
!
"
!
!
Posto
= f f f , in base
b ha matrice
1
3
2

2 0 0
B ! = 0 4 0 .
0 0 12
"
!
Si ponga ora !! = 12 f 12 f
2f . In base !! , b ha matrice
1

), allora,

, b ha ma-

77

5.4 Diagonalizzazione delle forme bilineari simmetriche


c 88-7999-005-5
!

1
B !! = 0
0

0
1
0

0
0
1

(matrice di Sylvester di b). Ovviamente b ha segnatura (2, 1).


Osservazione 7. Sia Q la forma quadratica associata ad una forma bilineare simmetrica b. Se
`e una base bdiagonalizzante, Q si esprime in base
con un polinomio omogeneo di secondo grado privo di termini misti. Ad esempio, la forma quadratica Q associata alla forma bilineare simmetrica b definita nellEserc. 2, `e data da:
In base

Q(x1 , x2 , x3) = 2x1 x2 2x1 x3 + 4x2 x3 .

, Q ha espressione:

ed in base

!!

Q(x!1 , x!2 , x!3 ) = 2(x!1) 12 (x!2) + 4(x!3) ,

(cfr. Esempio 2):

Q(x!!1 , x!!2 , x!!3 ) = (x!!1 ) + (x!!2 ) (x!!3 ) .

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