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Cap. 2
MATRICI E SISTEMI DI EQUAZIONI LINEARI
2.1
Matrici.
(1)
a1j
A
(2)
a2j
'
( A
K
con
la
corrispondente
matrice
co1
n
a1
lonna a = ... n,1(K). Denoteremo le matrici colonna con lettere in gras-
an
setto e le n-ple con lettere sottolineate; tuttavia alcune volte (soprattutto negli ultimi capitoli) per non appesantire le notazioni indicheremo matrici colonna ed nple nello stesso modo.
7
Cap. II
Definizione 2. Sia A m,n(K). Si chiama matrice trasposta di A la matrice B n,m(K) cos` definita:
bij = aji ,
i = 1, . . . , n, j = 1, . . . , m.
La matrice B verr`
a denotata con tA. Ovviamente t(tA) = A. Inoltre:
(i)
(tA)
(j)
= t(A(i)) e (tA)(j) = t (A ).
Infatti:
a
1i
a2i
a2i . . . ami ) =
..
.
t
(i)
(tA)
'
( '
= bi1 bi2 . . . bim = a1i
ami
t
= (A );
(i)
Definizione 3. In
(K) sono definite le due operazioni di somma di matrim,n
ci e di moltiplicazione di una matrice per uno scalare:
+:
(K)
m,n
:K
(K)
m,n
m,n
m,n
m,n
Proposizione 1. Linsieme m,n(K), dotato delle operazioni di somma e moltiplicazione per uno scalare, `e un K-spazio vettoriale di dimensione mn.
Dim. Si osservi che lelemento neutro della somma `e la matrice nulla 0 [tale che
0ij = 0, i, j]; lopposto della matrice A `e la matrice A [tale che (A)ij =
(Aij ), i, j]. Le verifiche degli assiomi di K-spazio vettoriale sono lasciate al lettore.
Infine, per verificare che
m,n(K) ha dimensione mn, basta determinarne una
hk
base. Per h = 1, . . . , m e k = 1, . . . , n, consideriamo le mn matrici E m,n(K)
cos` definite:
)
0 se (i, j) (= (h, k),
hk
(E )ij =
1 se (i, j) = (h, k)
hk
hk
[e dunque le mn matrici E
hk
(K)]. Inoltre:
m,n
2.1 Matrici
c 88-7999-003-9
!
m *
n
*
i=1 j=1
aij E
ij
= 0 = aij = 0 ( i = 1, . . . , m; j = 1, . . . , n)
hk
[e dunque le nm matrici E
sono linearmente indipendenti]. Pertanto tali matrici formano una base di
(K).
Tale base `e detta base canonica di
(K).
m,n
m,n
Definizione 4. Una matrice' A m,n(K) (`e detta matrice quadrata (di ordine n) se m = n. La npla a11 , a22 , . . . , ann `e detta diagonale di A. Linsieme
a indicato, pi`
u semplicemente, con
n,n(K) verr`
n(K).
Una matrice quadrata A = (aij )
e detta triangolare superiore
n(K) `
[rispett. triangolare inferiore] se aij = 0, i > j [rispett. aij = 0, i < j].
Una matrice quadrata A n(K) `e detta matrice diagonale se `e triangolare superiore ed inferiore [cio`e se aij = 0, i (= j] ed una matrice diagonale A `e detta matrice scalare se risulta: a11 = a22 = = ann . Una particolare matrice scalare `e la matrice unit`
a In , tale che a11 = = ann = 1.
Infine, una matrice quadrata A n(K) `e detta simmetrica se A = tA [cio`e
se aij = aji ] ed `e detta antisimmetrica se A = (tA) [cio`e se aij = aji ].
b
1
b2
Definizione 5. Se A = a1 a2 . . . an 1,n(K) e B =
..
.
bn
finisce prodotto (righe per colonne) di A per B lelemento
b
'
(K), si de-
n,1
( b2
AB = a1 a2 . . . an
.. = a1 b1 + a2 b2 + . . . + an bn K.
.
'
bn
Pi`
u generalmente, se A m,n(K) e B n,p(K), si chiama matrice prodotto
(righe per colonne) di A per B la matrice:
(1)
(1)
(1)
A B(1) A B(2) . . . A B(p)
(2)
(2)
(2)
A B(1) A B(2) . . . A B(p)
m,p(K),
AB =
..
..
..
..
.
.
.
.
(m)
(m)
(m)
A B(1) A B(2) . . . A B(p)
(i)
dove A B(j) =
n
*
k=1
[Si noti che il prodotto AB `e definito soltanto se le colonne di A sono quante le righe di B. Ovviamente AB `e sempre definito se A e B sono matrici quadrate dello stesso ordine].
10
Cap. II
(K), B
m,n
(K), C
n,p
(K).
p,q
(K);
n,p
E E
21
11
21
= E , mentre E E
12
22
=E .
Osservazione 2 Consideriamo in
n(K) il sottoinsieme GLn(K) delle matrici invertibili, cio`e:
+
,
GLn(K) = A n(K) : B n(K) tale che AB = In = BA .
= A2 A1 .
1
A A = In = A tA [cio`e A1 = tA].
11
2.1 Matrici
c 88-7999-003-9
!
Linsieme delle matrici ortogonali `e denotato On(K). Si verifica facilmente che tale
insieme `e un sottogruppo di GLn(K), detto gruppo ortogonale di ordine n su
K.
Nel Cap. VI sar`a necessario conoscere gli elementi del gruppo O2( ). Anticipiamo il seguente risultato.
Proposizione 3. Il gruppo O2( ) `e costituito da tutte e sole le matrici:
.
.
cos sen
cos sen
R =
, S =
, .
sen cos
sen cos
Dim. Si verifica (con un semplice calcolo diretto) che, :
R tR = In = tR R
S tS = In = tS S
.
a b
Viceversa, si consideri unarbitraria matrice A =
O2( ). Vogliamo
c d
verificare che A = R oppure A = S , . Per definizione:
2
2
2
2
a +c =1=a +b
A O2( ) tA A = In = A tA
ab + cd = 0 = ac + bd
2
2
2
2
b +d =1=c +d .
2
(ii ) b = c.
Nel caso (i ), dalle seconde due precedenti equazioni segue che (a+d)c = 0 e dunque si hanno due possibilit`
a:
(i ) c = 0;
Nel caso (i ) si ha:
(i) a + d = 0.
.
a 0
2
2
, con a = d = 1
0 d
e pertanto A `e una delle seguenti quattro matrici:
.
.
.
1 0
1 0
1 0
1
()
,
,
,
0 1
0 1
0 1
0
A=
A=
.
a b
2
2
, con a + b = 1.
b a
.
0
.
1
Veniamo al caso (ii ). Procedendo come sopra, si ottiene: (a d)c = 0 e dunque si hanno ancora due possibilit`
a:
(ii ) c = 0;
Nel caso (ii ) si riottiene:
(ii) a d = 0.
12
Cap. II
A=
.
a 0
2
2
, con a = d = 1
0 d
e pertanto A `e ancora una delle quattro matrici (). Nel caso (ii) si ha:
.
a c
2
2
A=
, con a + c = 1.
c a
Poiche a + b = 1,
2.2
a x + a x + ... + a x = b
21
22
2n
...
dove gli elementi aij , bi K sono detti rispettivamente coefficienti e termini noti delle equazioni del SL. Si chiama soluzione di tale SL ogni n
n
pla z = (z1 , z2 , . . . , zn ) K tale che:
) n
*
aij zj = bi [i = 1, . . . , m]
j=1
13
Osservazione 3. Con il prodotto righe per colonne `e possibile ottenere una scrittura compatta dei sistemi di equazioni lineari. Assegnato infatti il SL(m, n, K):
) n
*
aij xj = bi [i = 1, . . . , m],
j=1
x1
indichiamo con X la colonna ... delle indeterminate, con A = (aij ) m,n(K)
xn
b1
la matrice dei coefficienti del SL e con b = ... m,1(K) la colonna dei terbm
mini noti. Eseguendo il prodotto righe per colonne delle matrici A ed X, si ha:
a x + + a x b
1n n
11 1
1
a21 x1 + + a2n xn b2
= . = b.
AX =
..
.
.
.
am1 x1 + + amn xn
bm
Pertanto il SL assegnato si pu`o scrivere nella forma:
'
AX = b .
La matrice A b m,n+1(K) `e detta matrice completa (o matrice orlata) del SL AX = b e lo individua completamente. Esiste un ovvia corrispondenza biunivoca tra m,n+1(K) e linsieme dei SL(m, n, K).
'
(
` evidente che le soluzioni z = z , ... , z K n del SL(m, n, K) AX = b
E
1
n
z1
..
corrispondono biunivocamente alle matrici colonna z = . n,1(K) tali che
zn
n
Az = b. [Per tale motivo `e opportuno identificare K con
(K), cfr. Osn,1
s. 1].
'
(
Si osservi infine che ogni soluzione z = z1 , ... , zn del SL AX = b esprime b come combinazione lineare delle colonne
diA. Infatti risulta:
z
n
'
( .1 *
b = Az = A(1) ... A(n) .. =
zi A(i) .
zn
i=1
14
Cap. II
Dunque ay + bz 0 .
Proposizione 5. Sia AX = b un SL(m, n, K) e sia linsieme delle sue soluzioni. Si indichi con 0 linsieme delle soluzioni del SLO associato AX = 0. Se
`e non vuoto [cio`e se il SL `e compatibile], risulta, z 0 :
3
4
= z 0 + 0
= {z 0 + y, y 0} .
Ne segue che gli insiemi e 0 sono in corrispondenza biunivoca.
Infatti lapplicazione y z 0 + y ( y 0)
15
nm
'
(
Dim. Se m = n, il SL assegnato ha ununica soluzione x = x1 , ... , xn , che `e ottenuta in questo modo: dallultima equazione del sistema [cio`e ann xn = bn ] si ottiene la componente xn ; sostituendo nella penultima equazione tale valore di xn si ottiene la componente xn1 e, procedendo in maniera analoga, si calcolano successivamente le restanti componenti xn2 , . . . , x2 , x1 .
Sia ora m < n. Se alle ultime n m indeterminate xm+1 , . . . , xn si assegnano valori arbitrari in K, ad esempio t1 , . . . , tnm , si ottiene un SL(m,
m, K)
'
(
[ancora a gradini] che, per quanto sopra osservato, ha ununica soluzione x1 , ... , xm .
Dunque:
'
(
x = x1 , ... , xm , t1 , . . . , tnm
`e una soluzione del SL(m, n, K) assegnato (che `e quindi compatibile). Abbiamo inm
noltre costruito unapplicazione : K
tale che:
'
(
'
(
: t1 , . . . , tnm x = x1 , ... , xm , t1 , . . . , tnm .
nm
dim(0) = n m.
Indichiamo con 0 : K
0 la corrispondenza biunivoca definita [in modo analogo a ] a partire dal SLO AX = 0. Indichiamo inoltre con e1 , ... , enm i vettori della base canonica di K
vettori:
nm
16
Cap. II
Il procedimento di risoluzione di GaussJordan consiste nel trasformare (se possibile) un assegnato SL(m, n, K) AX = b in un SL a gradini ad esso equivalente [che verr`
a poi risolto come gi`a visto nella Prop. 6]. Per trasformare il SL si fa ricorso a tre tipi di operazioni sulle equazioni del SL, dette operazioni elementari (sulle equazioni), e cio`e:
I operazione elementare: scambio di posizione tra due equazioni del SL;
II operazione elementare: sostituzione di unequazione con un multiplo non nullo della stessa equazione;
III operazione elementare: sostituzione di unequazione con la stessa equazione sommata ad un multiplo di unaltra.
` evidente che tali operazioni trasformano il SL in un altro ad esso equivaE
lente. Se' poi al( sistema assegnato AX = b si sostituisce la sua matrice completa M = A b , le tre operazioni elementari (sulle equazioni) si trasformano nelle corrispondenti operazioni elementari di riga, che indicheremo schematicamente come segue:
(i)
(j)
I[M M ];
(i)
(i)
II[M cM ], con c (= 0;
(i)
(i)
(j)
III[M M + cM ], con i (= j e c K.
(i)
17
(i)
(i)
ai1 M
(1)
].
A questo punto la matrice completa M del SL assegnato si `e trasformata in una matrice del tipo:
1 a12 . . . . . .
0 a22 . . . . . .
0 am" 2 . . . . . .
(con m" m).
Si ripete ora lalgoritmo sopra descritto a partire dalla seconda riga e seconda colonna di tale matrice. Si eliminano eventuali righe nulle e si fa in modo (operando sulla seconda colonna) che la matrice completa del SL diventi del tipo:
1 a12 . . .
...
1
...
...
0
0
0
a
.
..
.
33
... ...
...
...
0
0 am"" 3 . . . . . .
""
"
(con m m ). Si ripete quindi il procedimento a partire dalla terza riga e terza colonna, dalla quarta ... e cos` via.
'
(
Se nel corso del procedimento si ottiene una riga della forma 0 0 . . . 0 b ,
con b (= 0, il SL `e incompatibile [ed il procedimento di GaussJordan ovviamente termina]. In caso contrario il SL si riduce ad un SL a gradini, come richiesto. Si osservi infine che, se nel procedimento sono stati necessari scambi di variabili, sar`
a necessario ripristinare le variabili iniziali, procedendo agli scambi inversi.
2.3
dove Sn `e il gruppo delle permutazioni su n elementi ed (f ) `e il segno della permutazione f Sn [ed `e cos` definito (cfr. Eserc. I.5):
(f ) = +1, se f `e di classe pari;
(f ) = 1, se f `e di classe dispari.]
In altri termini, det(A) `e una somma di n! addendi; ciascun addendo `e prodotto di n fattori, appartenenti a righe ed a colonne tutte distinte; infine a ciascun ad-
18
Cap. II
.
a11 a12 a13
' (
a11 a12
det( a11 ) = a11 ; det
= a11 a22 a12 a21 ; det a21 a22 a23 =
a21 a22
a31 a32 a33
= a11 a22 a33 + a13 a21 a32 + a12 a23 a31 a13 a22 a31 a12 a21 a33 a11 a23 a32.
Raccogliamo nella proposizione che segue alcune propriet`
a dei determinanti.
(K). Risulta:
n
5
i=1
(K)
[cio`e:
n
(K).
1
1
(viii ) Per ogni A GLn(K), risulta: det(A ) =
. Ne segue in partidet(A)
colare che det(A) (= 0.
A, B
Dim. Le propriet`
a (i ), (ii ) e (iv ) discendono direttamente dalla definizione di determinante (e pertanto le lasciamo al lettore). Le propriet`
a (iii ), (v ), (vi ) e (vii ) sono dimostrate negli esercizi (cfr. Eserc. 17, 18, 19). Infine, la propriet`
a (viii ) `e u1
na conseguenza immediata di (vii ) e (i ). Infatti, se AA = In , allora 1 = det(In) =
1
det(A) det(A ).
Per illustrare unaltra importante propriet`
a dei determinanti (il teorema di Laplace) `e necessario premettere due definizioni.
19
Si chiama sottomatrice di M relativa alle righe i1 , . . . , ip ed alle colonne j1 , . . . , jq la matrice formata dagli elementi di M ottenuti intersecando le ri(i )
(ip )
ghe M 1 , . . . , M
con le colonne M(j ) , . . . , M(jq ) . Tale sottomatrice verr`a indi1
cata M (i1 , . . . ,ip |j1 , . . . ,jq).
[Si pu`
o verificare che il numero delle sottomatrici di M di tipo (p, q) `e dato da:
- .- .
m n
m(m 1) . . . (m p + 1) n(n 1) . . . (n q + 1)
=
].
p
q
p!
q!
Definizione 12. Sia A = (aij)
Si chiama complemenn(K), con n 2.
(A)
to algebrico (o cofattore) di aij lelemento ij = ij K cos` definito:
'
(
(A)
i+j
ij = ij = (1) det A(1, ..,/,
i ..,n|1, ..,/
j , ..,n) .
11 12 . . . 1n
21 22 . . . 2n
,
... ... ... ...
n1 n2 . . . nn
`e detta matrice aggiunta (o matrice cofattore) di A ed `e denotata CA .
t=1
[Tali sommatorie sono dette rispettivamente sviluppo del determinante rispetto al(i)
la riga A e sviluppo del determinante rispetto alla colonna A(j) ].
20
Cap. II
(K). Risulta:
CA A = det(A) In = A tCA .
Ne segue: se A GLn(K), A
1
t
det(A) CA .
1 0 2
3
1
1 0 0
[Ad esempio, se A =
4( ), posto k = 2 e scelta ad esem0 1 1 0
2 1 -1 1 .
1 1
pio la sottomatrice A(2,3|1,4) =
, il suo complemento algebrico `e
0 0
.
2+3+1+4
0 2
2,3|1,4 = (1)
det(A(1,4|2,3)) = +det
= 2.]
1 1
Teorema 2. (Teorema di Laplace). Sia A n(K) e sia t
tale che 1 t < n.
Si scelgano t righe (o colonne) di A e sia B la sottomatrice di A formata da tali righe (o colonne).
Si considerino tutte le sottomatrici quadrate di B di ordi' (
ne t [sono nt ]. Risulta: det(A) `e la somma dei determinanti di tali matrici, moltiplicati per i rispettivi complementi algebrici.
21
[Si noti che la precedente formulazione del teorema di Laplace `e ottenuta da questa
ponendo t = 1].
Per la dimostrazione di tale teorema rinviamo ad esempio a [S], Prop. 6.13].
Nellesempio che segue applichiamo questo teorema nel calcolo di un determinante.
Esempio 1. Assegnate le matrici B, C, D, 0
trice:
.
B C
A=
0 D
(K).
2t
(1)
det(B) = det(B).
2.4
22
Cap. II
'
(
cA = rg A(1) , . . . , A(n) = dimK1A(1) , . . . , A(n)2.
(K) risulta: rA = cA .
m,n
cio`e:
n
*
i=1
ai A(i) = 0
n
*
i=1
ai B(i) = 0.
(K) ed
m,1
cio`e: cA = cB .
Dim. (Teor. 3). Ovviamente risulta: rA = 0 A = 0 cA = 0.
Si assuma quindi rA 1 e si scelgano in A rA righe linearmente indipendenti. Sia B la matrice ottenuta da A scambiando di posto le righe di A, in modo che le prime rA righe di B siano le rA righe scelte in A. Ovviamente rA = rB
ed i due SLO AX = 0 e BX = 0 sono equivalenti. Dal Lemma 1 segue allora che cA = cB .
(i)
(1)
do. Viceversa, sia x una soluzione di B X = 0 . Poiche B 1B , ... , B A 2 [per
rA
*
(i)
(t)
i = rA+1, .., m], allora (per opportuni ait K) risulta: B X =
ait B X e dunt=1
que
rA
rA
*
*
(i)
(t)
B x =
ait B x =
ait 0 = 0.
t=1
t=1
23
Poiche B
r ,n
A
cA = cB = cB rA ,
cio`e cA rA .
(n)
(K), si ha:
m,n
rg( A) = rg(A)
t
(ii ) Con operazioni elementari di riga o con scambi di colonne il rango di una matrice A m,n(K) non cambia. Ad esempio, se B `e ottenuta da A con lo(i)
(i)
(j)
perazione elementare III[A A + cA ], allora:
(1)
(i)
(j)
(j)
(m)
rg(B) = dimK 1A , . . . , A + cA , . . . , A , . . . , A
(1)
(i)
(j)
(m)
= dimK 1A , . . . , A , . . . , A , . . . , A
Proposizione 8. Sia A
2 = rg(A).
2=
(i ) A GLn(K);
(ii ) det(A) (= 0;
(iii ) rg(A) = n.
24
Cap. II
(i)
sostituendo A con A
base a Prop. 7(iv ),
(j)
det(A) =
cj det(Bj) =
j%=i
il che `e assurdo.
cj 0 = 0,
j%=i
+ 1
n,
(iii ) = (i ). Indichiamo con E , ... , E
la base canonica di
+ (1)
i
(n),
que (E )1j = ij ]. Poiche per ipotesi A , ... , A
`e una base di
n
*
i
(t)
E =
bit A
[i = 1, ..., n],
1,n
t=1
(K), si ha:
(i)
(BA)ij = B A(j) =
e dunque BA = In .
n
*
t=1
n
*
t=1
m,n
25
Dim. (Lemma 2). Sia B = A(i1 , . . . ,ip |j1 , . . . ,js). Si consideri la matrice M =
A(i1 , . . . ,ip |1, . . . ,n), di cui B `e sottomatrice. Risulta: B = M (1, . . . ,p|j1 , . . . ,js).
26
Cap. II
Ovviamente:
Inoltre:
rg(M ) = dimK 1A
(i )
1
(ip )
, ... ,A
2 rA = rg(A).
Dim. (Teor. 4). Cominciamo col verificare che (A) rg(A). Si ponga = (A)
e si scelga in A una sottomatrice invertibile M GL(K). In base alla Prop. 8,
rg(M ) = ; in base al Lemma 2, rg(M ) rg(A). Dunque rg(A).
2.5
Il teorema di Rouch
eCapelli
nrg(A)
soluzioni.
an
'
(
1A(1) , ... , A(n)2 = 1A(1) , ... , A(n) , b2 rg(A) = rg A b .
27
..
..
A =
, b = .
.
(r)
A
br
compatibile, si perverr`
a ad un SL a gradini. Inoltre, poiche A ha rango r
e poiche il rango si conserva con operazioni elementari di riga e scambi di colonne [cfr. Oss. 5(ii )], nessuna riga della matrice completa del SL si potr`
a annullare nel corso del procedimento. Si otterr`
a quindi un SL a gradini avente esattamennr
te r equazioni. Tale SL ha, come noto [cfr. Prop. 6],
soluzioni.
Proposizione 9. Siano A
m,n
Dim. Basta verificare soltanto che rg(AB) rg(B). Infatti, se tale disuguaglianza
`e verificata, risulta anche:
rg(AB) = rg(t(AB)) = rg(tB tA) rg(tA) = rg(A),
n
*
t=1
Pertanto AB
(i)
'
1B
(1)
(n)
n
*
t=1
t=1
(t)
ait B .
(1)
(n)
, . . . , AB 2 1B
(1)
(n)
, ... ,B 2
m,n
28
Cap. II
e dunque y = A b.
(ii ) Calcoliamo il determinante di Bi utilizzando lo sviluppo di Laplace rispetto alla iesima colonna. Risulta:
n
n
*
*
(Bi )
(A)
det(Bi) =
bt ti =
bt ti
t=1
t=1
[infatti i complementi algebrici degli elementi della iesima colonna delle due matri1
1
t
ci A e Bi coincidono]. Poiche A = det(A)
CA , allora:
1
x =A b =
1
t
det(A) CA b
t=1
29
, ... ,D
(m)
(1)
(r)
, . . . , D 2.
(1)
D
..
.
Infatti, per s = r + 1, . . . , m, si consideri det
(r) . Si tratta di un orlaD
(s)
D
to di B e dunque, per ipotesi, `e nullo. Pertanto le sue r + 1 righe sono linear(1)
(r)
mente dipendenti, e, poich`e D , . . . , D sono linearmente indipendenti, allora ne(s)
(1)
(r)
cessariamente D 1D , . . . , D 2, come richiesto.
D
1D
30
Cap. II
Osservazione 6. Sia A
Per calcolarne il rango si pu`
o procedem,n(K).
re come segue. Si individua in A una sottomatrice quadrata invertibile B di ordine t. Se t = min{m, n}, ovviamente rg(A) = t. Se invece t < min{m, n}, si orla B in tutti i modi possibili. Se tutti gli orlati ottenuti sono nulli, il teorema di Kronecker ci garantisce che rg(A) = t. In caso contrario resta individuata una sottomatrice quadrata C invertibile, di ordine t + 1. Dunque rg(A) t + 1. Se
t + 1 = min{m, n}, necessariamente rg(A) = t + 1; altrimenti si orla C in tutti i modi possibili e si ripete il procedimento gi`
a descritto per B.
Senza il teorema di Kronecker, una volta individuata in A una sottomatrice B GLt(K), per verificare se rg(A) = t, dovremmo
' mverificare
(' n ( se tutti i minori di ordine t + 1 di A sono nulli. Tali minori sono t+1
t+1 . Invece gli orlati di B sono soltanto (m t)(n t) [ottenuti orlando B con una delle restanti m t righe ed una delle restanti n t colonne di A].
Ad esempio, se A 4,6(K) e B GL2(K), i minori di A di ordine 3 sono
'4('6(
3 3 = 80, mentre gli orlati di B sono soltanto (4 2)(6 2) = 8.
Dunque il teorema di Kronecker consente un notevole risparmio di calcoli nella
determinazione del rango.
'
(
Osservazione 7. Sia AX = b un assegnato SL(m, n, K). Sia M = A b la
sua matrice completa e sia r = rg(A). In base al teorema di RoucheCapelli, il SL
nr
assegnato `e compatibile rg(M ) = r. In tal caso il SL ha
soluzioni.
Vogliamo descrivere un procedimento per calcolare tali soluzioni (senza far ricorso allalgoritmo di GaussJordan).
Si scelga in A una sottomatrice quadrata invertibile B di ordine r [che
viene chiamata
sottomatrice
fondamentale del SL assegnato]. Sia ad esempio
'
(
B = A i1 , . . . ,ir |j1 , . . . ,jr . Si ponga:
(i )
bi1
A 1
e si consideri il SL(r, n, K) A" X = b " . Tale SL `e stato ottenuto eliminando m r equazioni del SL assegnato. Le equazioni eliminate sono in effetti superflue
[infatti
le corrispondenti righe di M sono combinazioni lineari delle ri'
(
ghe di A" b " ; ne segue (come gi`a osservato nella dimostrazione del Teor. 3) che ogni soluzione di A" X = b " `e anche soluzione di AX = b]. I due SL AX = b e
A" X = b " sono pertanto equivalenti e dunque, invece di risolvere il primo, possiamo risolvere il secondo.
Portiamo a secondo membro le nr indeterminate diverse da xj1 , . . . , xjr ed attribuiamo ad esse i valori t1 , . . . , tnr K (scelti arbitrariamente). Si ottiene in tal modo un SL(r, r, K), che ammette ununica soluzione [infatti la sua matrice dei coefficienti `e B (matrice invertibile)], ottenibile con la formula di Cramer. Al variare degli n r scalari t1 , . . . , tnr K, si ottiene linsieme delle
31
i=1
` gi`
Osservazione 8. E
a stato osservato che ogni SLO AX = 0 `e sempre compatibile [infatti ha almeno la soluzione banale]. Tale
' fatto
( `e ovviamente confermato dal teorema di RoucheCapelli [infatti rg(A) = rg A 0 ]. Ancora dallo stesso teorema, onrg(A)
gni SLO(m, n, K) AX = 0 ha
soluzioni.
Si verifica inoltre che tale SLO `e privo di autosoluzioni n = rg(A).
0
Infatti (ricordato che = 1) si ha:
AX = 0 ha soltanto la soluzione banale
0
= n rg(A) = 0].
nrg(A)
ha ununica soluzione
Concludiamo con un risultato relativo ad un tipo importante di SLO, che ritroveremo spesso nelle applicazioni geometriche.
Proposizione 10. Sia AX = 0 un SLO(n 1, n, K),
' con rg(A)
( = n 1. Tale
1
SLO ha soluzioni, proporzionali allautosoluzione A1 , . . . , An , cos` definita:
(
'
t+1
At = (1) det A(1) .. A
/(t) .. A(n) , (per t = 1, .., n)
'
(
[dove A(1) .. A
/(t) .. A(n) denota la matrice quadrata di ordine n 1 ottenuta da
A sopprimendo la tesima colonna A(t) ].
1
32
Cap. II
0 = det(Bi) =
n
*
t=1
ait 1t ,
'
(
det A(1) .. A
/(t) .. A(n) = At . Pertanto:
n
*
0=
ait At [i = 1, . . . , n 1]
t=1
'
(
e dunque la npla A1 , . . . , An `e una soluzione del SLO AX = 0.
Tale soluzione `e non nulla, in quanto rg(A) = n 1 [e quindi almeno un minore di ordine n 1 di A `e non nullo; tale minore coincide, a meno del segno, con u1
na delle componenti
At]. ( Poiche il SLO ha soluzioni, ogni sua soluzione `e pro'
porzionale a A1 , . . . , An .
1+t
con 1t = (1)