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LA CULTURA RUMENA tra lOccidente e lOriente: gli umanesimi greco-bizantino, latino e slavo

FONDAZIONE CASSAMARCA

Convegno Internazionale di Studi

LA CULTURA RUMENA
tra lOccidente e lOriente:
gli umanesimi greco-bizantino,
latino e slavo

Aula Magna dellUniversit A.I. Cuza, Jassi, Romania


21-22 maggio 2004

Convegno Internazionale di Studi

LA CULTURA RUMENA
tra lOccidente e lOriente:
gli umanesimi greco-bizantino,
latino e slavo

Aula Magna dellUniversit A.I. Cuza, Jassi, Romania


21-22 maggio 2004

Indice
PRIMA GIORNATA
Saluti
Pag. 9

AVV. ON. DINO DE POLI


Presidente della Fondazione Cassamarca, Treviso

Pag. 13

PROF. NICOLAE LUCA


Presidente dellAssociazione Culturale Romeno-Friulana, Bucarest

Relazioni
Pag. 15

Lo scisma greco del 1054 - La caduta di Costantinopoli nel 1453 Larte bizantina e la sua influenza in Italia

ARCH. LUIGI LUCHINI


Presidente EFASCE, Pordenone
Pag. 31

Petru Cercel (Pietro Orecchino) - poeta toscano


del Cinquecento e principe valacco

DOTT.SSA HARIETA TOPOLICEANU


Comunit Italiana in Romania, Jassi
Pag. 43

Manoscritti bizantini ecclesiastici nellantica citt di Jassi


DOTT.SSA IOANA COS EREANU
Capodipartimento al Museo della Letteratura Rumena
Casa Pogor, Jassi

Pag. 51

Ioan Caioni il Valacco - umanista transilvano poco conosciuto

PROF.SSA SANDA-MARINA BADULESCU


Facolt di Lettere, Universit di Pitesti
Pag. 59

Marco Bandini ed i cattolici di Moldavia

PROF. TRAIAN DIACONESCU


Cattedra di Lingue Classiche, italiana e spagnola
Universit A.I. Cuza, Jassi
Pag. 77

Virt cardinali nel Gli insegnamenti di Neagoe Bassarab per suo


figlio Teodosio e nel De Principe di Giovanni Pontano

PROF. NICOLAE LUCA


Presidente dellAssociazione Culturale Romeno-Friulana, Bucarest
Pag. 87

Echi umanistici nei documenti latini di cancelleria di Moldavia

PROF.SSA MIHAELA PARASCHIV


Facolt di Lettere, Cattedra di Lingue Classiche
Universit A.I. Cuza, Jassi
Pag. 99

LUmanesimo e vocazione letteraria


PROF.SSA LA CRA MIOARA PETRESCU
Facolt di Lettere, Cattedra di Letteratura Rumena
Universit A.I. Cuza Jassi

Pag. 105

Sacro ed estetico nella pittura


dei monasteri della Bucovina

PROF. DUMITRU IRIMIA


Facolt di Lettere, Cattedra di Letteratura Rumena e
Linguistica Generale, Universit A.I. Cuza Jassi

Pag. 121

Barbu Paris Mumuleanu


poeta di transizione tra tempi e mondi

PROF. IOAN ADAM


Universit Rumena-Canadese, Brasov
Pag. 131

Confluenze musicali della cultura


greco-bizantina in terra rumena

DOTT. VASILE TOMESCU


Dottore Ad Honorem dellUniversit di Musica, Bucarest

SECONDA GIORNATA
Relazioni
Pag. 143

Missionari italiani, promotori della lingua rumena


nei secoli XVII-XVIII: lUmanesimo tardo-rumeno

PROF. EMIL DUMEA


Facolt di Teologia Romano-Cattolica
Universit A.I. Cuza, Jassi
Pag. 151

Dimitrie Cantemir: Loca Obscura...

PROF. ANA BANTO


Universit Statale di Chissinau,
Repubblica di Moldava
Pag. 157

Il programma culturale del principe


Jacopo Eraclito il Despota:
opera dellUmanesimo latino in Moldavia

DOTT.SSA AURA DVORACECK


Biblioteca Gh. Asachi, Jassi
Pag. 165

Tommaso Campanella e lUmanista rumeno


Dimitrie Cantemir - la citt ideale

PROF.SSA ELVIRA SOROHAN


Cattedra di Letteratura Romena
Universit A.I. Cuza, Jassi
Pag. 173

La bellezza dellangelo: Fra Angelico e


lUmanesimo della pittura murale post-bizantina
dei monasteri settentrionali della Moldavia

PROF. ECATERINA HANGANU-TURTUREANU


Universit di Medicina e Farmacia
G.T. Popa, Jassi
Pag. 179

Tra Occidente e Oriente - una sintesi rumena:


la chiesa Trei Ierarhi

PROF. GHEORGHE MACARIE


Cattedra di Letteratura Comparata
Universit A.I. Cuza, Jassi
Pag. 199

Dal latino alle lingue romanze. La genesi


dei pronomi di riverenza nelle lingue romanze

MIRELA AIOANE
Universit A.I. Cuza, Jassi
Pag. 211

La componente italiana della civilizzazione


nella provincia di Dobrugia (Romania)

LUIGIA-AMELIA BERTIG TOADER


Costanza, Romania
Pag. 221

Francesco Petrarca, precursore dellumanesimo


italiano e la sua influenza in Romania
ELEONORA CA RCA LEANU
Universit A.I. Cuza, Jassi

Pag. 235

Umanismul n literatura religioas romneasc


din Evul Mediu

HORIA DUMITRESCU
Universitatea din Piteti

Pag. 245

Opera primilor dramaturgi romni ntre Orient


i Occident

DAIANA FELECAN
Universitatea de Nord, Baia Mare
Pag. 255

Lantroponimia rumena tra Est ed Ovest

OLIVIU FELECAN
Universitatea de Nord, Baia Mare
Pag. 267

Jus naturale n opera umanistului romn Dimitrie


Cantemir. Un syllabus romanist-comparatist
VALERIUS M. CIUC
Universitatea AI.I. Cuza, Jassi

Pag. 275

Paradigme antropologice: spiritul romnesc ntre


homo occidentalis i homo orientalis

CHRISTIAN TAMA
Consilier pentru tiine umaniste
IBC Cambridge (Anglia)
Pag. 285

Dimitrie Cantemir: tradiie i inovaie


n sintaxa latin (Vita Constantini Cantemyrii)

DORINA-CLAUDIA TARNAUCEANU
Universitatea A.I. Cuza, Jassi
Pag. 297

Termeni latini motenii prin cretinism

NICOLAE FELECAN
Universitatea de Nord, Baia Mare
Pag. 303

Conclusioni

DINO DE POLI
Presidente Fondazione Cassamarca, Treviso
(Italia)
Magnifico Rettore dellUniversit di Alexandru Joan Cuza di
Iassi, autorit, chiarissimi professori, signore e signori, permettetemi di trasmettere questo mio
indirizzo di saluto, per dirvi che mi
sento molto vicino alle nazioni del
Centro Europa come Romania,
Ungheria, Baviera, Austria.
Noi vogliamo, in modo particolare, stringere rapporti con gli Stati nati dopo il crollo del
comunismo per rinnovare i sentimenti dellUmanesimo
Latino gi esistenti prima dei grandi mutamenti storici, e per
fare da battistrada alleconomia europea nei paesi dellEst.
Lobbiettivo principale del Convegno quello di promuovere la conoscenza della storia, della cultura umanistica
rumena, slava e bizantina, di far incontrare studiosi rumeni e
mediatori culturali affinch si scambino elementi della cultura umanistica, base della nostra civilt, e per scoprire le
profonde impronte lasciate nellintera Europa Cristiana.
Vanno ricordati i legami tra le case principesche della
Transilvania, Valacchia, Moldavia e la folta schiera di artisti e
umanisti italiani, che sancirono lunione spirituale tra lItalia e
la Romania.
Nel corso delle due giornate di lavoro, il Convegno
affronter svariati temi, tutti interessanti, e alla portata del
grande pubblico.
Un ringraziamento per questo prestigioso simposio, che
vede riuniti eminenti mediatori culturali, va al prof. Nicolae
Luca, senza il cui appassionato contributo oggi non saremo
qui.

I relatori del Convegno.

11

NICOLAE LUCA
Presidente dellAssociazione Culturale
Romeno-Friulana
(Bucarest)
Signore e signori,
questo il quinto convegno
organizzato in Romania dalla
Fondazione Cassamarca sul tema
dellUmanesimo latino e rumeno.
Ringraziamo lonorevole Dino
De
Poli,
presidente
della
Fondazione, per la generosit con
cui ha accolto il nostro progetto
in un momento in cui la Romania
sta per integrarsi nellUnione Europea non solo con il suo
potenziale economico e umano, ma anche con i valori del
suo patrimonio culturale.
Per mettere in pratica i nostri intenti ci siamo rivolti ai
docenti universitari, depositari di conoscenze che li rendono
simili ai maestri dellumanesimo rinascimentale.
Salutiamo anche la presenza, in questa magnifica e storica aula, dei rappresentanti delle Universit di Baia Mare,
Brasov, Chisinau, Pitesti e Jassi.
Allo stesso tempo, porgiamo il nostro saluto ai ricercatori di
alcuni istituti di Jassi, che ci parleranno dei risultati delle attivit
svolte nel campo della storia, dellarcheologia e della linguistica.
Dobbiamo salutare i rappresentanti della Comunit Italiana
in Romania, discendenti degli emigranti arrivati dalla Penisola,
che hanno contribuito alledificazione della Romania moderna.
Salutiamo i rappresentanti delle autorit ecclesiastiche e
delle autorit locali.
Un caloroso saluto rivolto allarchitetto Luigi Luchini, in
rappresentanza del presidente De Poli e a Pier Giorgio
Zannese, Vice Presidente dellEFASCE, organizzazione che
si occupa di assistenza sociale e culturale agli emigranti provenienti dal Friuli storico.
Porgiamo loro il nostro saluto e benvenuto a Jassi, unitamente allaugurio di un proficuo e gradevole soggiorno.
Ringraziamo lUniversit A. I Cuza per lospitalit e il
Vice Rettore Alexandru Cecal.
Ringrazio tutti coloro che sono qui in questa magnifica
aula, per assistere ai lavori del convegno.
13

LUIGI LUCHINI
Presidente dellEFASCE
(Italia)
Lo scisma greco del 1054,
la caduta di
Costantinopoli nel 1453,
larte bizantina e la sua
influenza in Italia
1. Lo scisma greco del 1054
Alle soglie del Mille, il dialogo
tra la Chiesa dOriente e dOccidente non esisteva pi. Non esistevano vie di comunicazione tra Roma e Costantinopoli, il Mediterraneo era diventato un mare musulmano e non si parlava pi la stessa lingua. Gli orientali avevano dimenticato il latino e gli occidentali non avevano mai imparato il greco. Esistevano, poi, delle
differenze nelle manifestazioni liturgiche.
Gli orientali pregavano in piedi, gli occidentali in ginocchio. Gli orientali batezzavano per immersione, gli occidentali per aspersione. Gli orientali avevano lobbligo della barba
e il permesso del matrimonio, gli occidentali lobbligo di
radersi e il divieto di sposarsi (anche se in Italia i preti erano
generalmente sposati come constata il sinodo di Pavia del
1022). In comune non avevano neppure il simbolo della
croce: quello orientale aveva due braccia uguali, mentre
quello degli occidentali aveva il braccio verticale pi lungo.
Gli occidentali celebravano lEucarestia con pane azzimut
(non lievitato) mentre gli ortodossi con pane lievitato.
Su queste differenze facilmente appianabili si era innestata quella del dogma della Santissima Trinit.
Il Concilio di Nicea, nellanno 325, aveva proclamato che
lo Spirito Santo promana dal Padre ex Patre procedit.
A questa decisione la Chiesa Orientale era rimasta fedele. Invece, quella Occidentale, in un Concilio tenuto a Toledo
nel 589, aveva proclamato che lo Spirito Santo promana dal
Padre e dal Figlio: ex Patre Filioque procedit.
I greci consideravano questa interpretazione eretica perch, secondo loro, lo Spirito Santo promana dal Padre attraverso e non anche dal Figlio.
Questa diatriba tra le due chiese rimase irrisolta.
Il vero contrasto per era rappresentato dal primato del

15

Papa. Il Papa era un sovrano indipendente sia nello spirituale che nel temporale. Il Patriarca di Costantinopoli era, al
contrario, il cappellano dellImperatore dOriente.
LImperatore aveva tutti i diritti di intromettersi nelle questioni teologiche; aveva i poteri di indire concili e di nominare e
deporre il Patriarca a suo piacimento. Da ci il clero orientale si rifugi nella teologia, nello studio della patristica, aiutato dal retaggio della cultura greca. Mentre il clero occidentale si era dedicato alla cura temporale, alla politica amministrativa della chiesa. I parroci latini rimasero ignoranti e venivano giudicati dai loro colleghi costantinopolitani con
disprezzo.
I sintomi della definitiva separazione tra le due chiese si
fecero sentire nella seconda met del secolo nono durante il
patriarcato di Ignazio figlio dellImperatore dOriente Michele
II. Il patriarca Ignazio era un conservatore radicale e con la
sua rigidezza si era creato diversi nemici politici e inimicato
diversi vescovi. NellEpifania dell858 [imperante Michele III
(842-867) di tre anni con la reggenza di Teodora vedova del
defunto Imperatore] Ignazio rifiut la comunione al primo
ministro Cesare Bardo per la sua condotta immorale. Per
questo fatto il patriarca Ignazio fu obbligato dallImperatore
a dimettersi (858) e al suo posto fu nominato Fozio comandante della guardia del corpo imperiale. Fozio era un laico di
grande cultura. In cinque giorni ricevette tutti gli ordini sacri,
compresa la consacrazione episcopale.
Tra il clero orientale si cre una scissione tra i pro e i contro Ignazio. Limperatore Michele III si rivolse al Papa per un
giudizio definitivo sulle immagini (iconoclastia) e contemporaneamente Fozio comunic al Papa la sua nomina a
Patriarca. Era lanno 860. Sul soglio di Pietro pontificava
Nicol I (Santo, 858-867). Il Papa prese le difese di Ignazio e
nel 862 invi lettere allImperatore e a Fozio con cui dichiarava la posizione della Sede Apostolica: Fozio veniva ridotto
allo stato laicale e minacciato di scomunica se avesse conservato la carica usurpata. In seguito, il Papa nel sinodo
romano dell863 decret Fozio privo di ogni dignit ecclesiastica e ordin la restituzione della Cattedra Patriarcale a
Ignazio. La sentenza per non ebbe alcun effetto pratico,
anzi i rapporti fra Oriente e Occidente peggiorarono per interessi di giurisdizione sulla Chiesa bulgara e su altre diocesi.
Il clero orientale convoc un sinodo a Costantinopoli, nel
867, per scomunicare il Papa, ma il Papa mor. Nello stesso
anno, sal sul trono di Bisanzio lImperatore Basilio I il macedone (867-886) il quale, dopo aver assassinato Michele III,
ricollocato Ignazio sulla cattedra Patriarcale e cambiata la
16

situazione politica, riprese le relazioni con Roma.


Dopo la morte di Ignazio nell878, Fozio sal nuovamente
sul trono patriarcale di Costantinopoli e fu riconosciuto dal
Papa Giovanni VIII, succeduto a Nicol I, che impose la pace
proclamando una tregua. Nel prosieguo Fozio fu destituito e
mor nell892, relegato in un monastero. I sentimenti tra la
Chiesa Greca e Latina rimasero per sempre ostili. Alla
diversit di lingua, cultura, disciplina liturgica e pensiero teologico si sommarono le perdite del dominio bizantino in
Italia, la formazione dello Stato Pontificio a danno dellinfluenza bizantina e lespandersi dellimpero tedesco sotto gli
Ottoni. In questa situazione qualsiasi incidente poteva trasformare lo scisma latente in definitivo.
Con lelezione di Papa Leone IX (Santo, 1049-1054) il
conflitto si riapr. Leone apparteneva ad una nobile famiglia
di padre germanico e madre romanza, uomo colto e riformatore, gir lItalia, la Francia, la Germania e la Slavia visitando
diocesi e monasteri per riformare e rinnovare il clero.
Sulla Cattedra di Costantinopoli sal il Patriarca Michele
Cerulario (1043-1058), uomo ambizioso, colto e intelligente.
Volle rompere i legami con Roma; nel 1050 rimprover i
Latini chiamandoli eretici; nel 1053 chiuse le Chiese latine a
Costantinopoli, confisc i monasteri e i loro beni, proib luso
nella Comunione del pane senza lievito.
Da buon orientale, il Patriarca Michele Cerulario nutriva
un certo disprezzo per lItalia germanizzata e per il suo clero
semianalfabeta.
Non perdon mai al Papato di diventare proprietario
dellEsarcato Bizantino di Ravenna e di incoronare, come
Imperatori romani, Re tedeschi.
Leone IX cerc di evitare lurto e sped, nel giugno 1053,
legati a Costantinopoli il cardinale Umberto di Silva Candida,
uno degli uomini pi intelligenti ma anche dei pi aspri della
chiesa del suo tempo, il cancelliere Federico e larcivescovo
di Amalfi Pietro. La legazione papale si mostr intransigente
e sprovvista di senso diplomatico, respinse le accuse e contraccus il clero orientale. Il 16 luglio Leone IX mor e i legati prima di rientrare a Roma depositarono sullaltare di Santa
Sofia una bolla di scomunica per il Patriarca. Questi rispose
convocando un Concilio del clero orientale scomunicando il
Papa. Era il 1054. Il mondo cristiano si spezz in due Chiese:
quella romana si chiam Cattolica cio universale e quella
greco-orientale si chiam Ortodossa cio fedele al dogma.
Molti Patriarchi orientali deplorarono il fatto e scongiurarono il loro collega di Costantinopoli di ripristinare lunione.
La rottura rimase e divenne definitiva in seguito alle ostilit
17

sorte tra greci e franchi in occasione della prima crociata.


Cos un po alla volta si staccavano da Roma i serbi, bulgari,
russi e rumeni. Scisma che dura ancora.

2.La caduta di Costantinopoli 1453


Preludio

18

Il tramonto dellimpero dOriente era incominciato con la


IV crociata (1204). I crociati, capeggiati dal doge Enrico
Dandolo e dal marchese di Monferrato Bonifacio, partiti da
Venezia per Gerusalemme fecero sosta a Zara ribellatasi a
Venezia e dopo averla riconquistata partirono per
Costantinopoli su invito, del figlio dellex Imperatore bizantino, Alessio che era stato spodestato dallo zio. In cambio del
rinsediamento, Alessio si impegnava a versare una lauta
ricompensa, a mantenere per un anno lesercito crociato e
altri patti tra i quali la sottomissione della Chiesa Greca a
quella Romana. Con queste allettanti promesse i crociati
partirono per il Bosforo. Bisanzio fu presa dopo un feroce
assedio e ricollocato sul trono Alessio, che non fu poi accettato dai greci.
Allora il marchese di Monferrato Bonifacio fece saccheggiare la citt e nomin Imperatore Latino dOriente il conte di
Fiandra. Si spartirono tra patrizi veneti e francesi la Bitinia, la
Tracia Tessalonica, le Cicladi.
Ogni barone ebbe una piccola fetta dimpero. Il marchese di Monferrato si tenne le terre oltre il Bosforo. Il paese era
ridotto ad un pulviscolo di signorie veneziane disseminate
lungo i porti navali e ad una galassia di staterelli indipendenti in continua lotta tra di loro. LImpero Latino dOriente dur
cinquantanni fino al 1261. Fu un periodo di continue guerre
fratricide, finch i greci riebbero il sopravvento e ristabilirono
il potere restaurando il dominio della famiglia dei Paleologi.
Leconomia era in sfacelo, lagricoltura non aveva saputo
adeguarsi ai tempi. Limpero degli ottomani erodeva i confini
avanzando inesorabilmente sul territorio bizantino senza trovare resistenza. Il traffico marittimo stava diventando predominio dellIslam. Per quadrare i bilanci, i Paleologi ridussero
le spese militari e sguarnirono le frontiere lasciandole in balia
dei turchi affamati di terre e di smaniose conquiste.
Gi nel 1418 arriv in Italia da Costantinopoli Gregorio
Comblak Vescovo di Kiev con lo scopo di sollevare il problema dellunione delle due chiese. Il Concilio di Costanza
(1414-1418) stava ponendo fine allo scisma dOccidente con

lelezione a Papa di Martino V (1417-1431).


Il Papa si interess subito dei rapporti con la chiesa
dOriente. Nel 1422 invi il francescano Antonio Mossa
come nunzio a Costantinopoli per trattare con limperatore
Manuele II lunione religiosa. La risposta fu quella di convocare un Concilio Ecumenico per discutere la questione del
Filioque, del Purgatorio e dellEucarestia, temi che saranno poi discussi nel Concilio di Ferrara e di Firenze (1438). Nel
1430 lImperatore dOriente invia a Roma lambasceria composta dal funzionario Marco Jagaris e dal monaco Macario
Makres per discutere i problemi da trattare in concilio.
Il papa Martino V si era dedicato con tutte le forze a riordinare la Chiesa Cattolica dopo la lunga stasi avignonese e a
restaurare Roma, onde renderla idonea alla sua funzione di
capitale della cristianit. Aveva chiamato a Roma i migliori
pittori e architetti del tempo. Gentile da Fabriano, nel 1427,
per gli affreschi di S. Giovanni Laterano che poi continu il
Pisanello; nel 1428 commission al Masolino e al Masaccio
altri lavori. Restaur i ponti sul Tevere e numerose basiliche.
Sistem urbanisticamente la citt aprendo nuove vie. Si era
preso come segretario Poggio Bracciolini, uno dei pi famosi umanisti del tempo. Aveva nominato cardinali diversi letterati. Nel pieno dei suoi progetti riformatori mor, correva lanno 1431.
Gli successe Eugenio IV, al secolo Gabriele Condulmer
nato a Venezia nel 1383, a 25 anni fu nominato vescovo di
Siena, nel 1431 Papa, mor nel 1447.
Eugenio era un uomo semplice, poco socievole e cocciuto, era in atto il Concilio di Basilea indetto da Martino V (14311449) dominato da delegati francesi contrari al Papa e per
questo Eugenio invalid le decisioni e ordin lo scioglimento.
A questo punto si fecero avanti i fratelli perduti della
Chiesa Greco-Ortodossa.
La pressione esercitata dai turchi su Bisanzio aveva
indotto lImperatore dOriente a prendere in considerazione
lipotesi di sottomettersi alla chiesa di Roma. LImperatore
dOriente Giovanni VIII e il suo Patriarca Giuseppe pensarono che solo lOccidente poteva aiutarli e proposero al papa
la riunificazione delle due chiese cristiane. A questa possibilit, i Padri Conciliari di Basilea si misero daccordo con il
Papa per un Concilio a Ferrara. La riunificazione del mondo
cristiano era unaspirazione molto sentita da tutti gli europei.
Nel gennaio 1439 arriv lImperatore Giovanni Paleologo
e il Patriarca con 17 metropoliti con il loro seguito di vescovi, monaci e teologi. Il Papa prepar festose e solenni accoglienze.
19

Si formarono le commissioni per la discussione. Il grosso


ostacolo era sempre quello dello Spirito Santo che i Cattolici
facevano procedere dal Padre e dal Figlio, mentre i greci lo
facevano procedere dal Padre attraverso il Figlio. Ad aggravare le cose scoppi a Ferrara la peste, allora si port il
Concilio a Firenze ospiti di Cosimo de Medici. Finalmente si
raggiunse un accordo. Le parti si accorsero che non cera
differenza se si aggiungeva una preposizione Ex Patre
Filioque procedit come dicevano i cattolici e Ex Patre per
Filium procedit come dicevano gli ortodossi, significavano
la stessa cosa.
Altro scoglio fu quello del Primato del Papa, su questo
punto fu accettato il compromesso suggerito dallarcivescovo Bessarione di Nicea: riconoscere al Papa unautorit ecumenica, cio universale, restando validi tutti i privilegi acquisiti dalle Chiese Orientali. La formula fu accettata da tutti i
presenti e il 5 luglio 1439 fu firmato il decreto di unificazione
delle due grandi Chiese, venne letto sotto la cupola del
Brunelleschi sia in greco che in latino, si scambiarono il
bacio della pace e tutte le campane suonarono a storno. La
gioia dur poco, il popolo e il clero di Costantinopoli accolsero al ritorno lImperatore e il Patriarca a sassate e insulti.
I Patriarchi di Alessandria, Antiocchia e Gerusalemme
ripudiarono laccordo e le due chiese continuarono a scomunicarsi a vicenda fino al 1453 quando Maometto II trasform la capitale dellimpero in capitale dellIslam.
Rimasero fedeli al Papa solo le chiese Maronite,
Caldeane ed altre che furono chiamate in senso dispregiativo Uniate. La Chiesa Russa assunse leredit di quella greca.

La caduta di Costantinopoli per opera di Maometto II


Quando nel 1451 divenne sultano Maometto II, gi limpero ottomano dominava gran parte della penisola balcanica
e quasi tutta lAsia Minore. Solo Costantinopoli era rimasta
indipendente.
Alla vigilia della Pasqua 1453 larmata turca marci sulla
citt, alcuni fuggirono, ma i pi si accinsero alla difesa. Dopo
sei settimane di assedio la citt fu presa da un battaglione di
gianizzeri specie di guardia pretoriana educata alla pi rigida disciplina militare.
La citt fu abbandonata al saccheggio della soldataglia.
Il cronista del tempo racconta che le strade e le piazze
della citt erano lastricate di cadaveri orrendamente mutilati,
i monasteri bruciati e gli inquilini violentati e scannati. I luo20

ghi sacri furono profanati e le biblioteche date alle fiamme.


Un immenso patrimonio di manoscritti di codici and disperso. Solo dopo tre giorni di distruzione torn la calma, molte
chiese furono trasformate in mosche, fu nominato dal sultano un nuovo patriarca a lui fedele. Costantinopoli fu eletta
capitale dellimpero Ottomano. Il sultano reclut una schiera
di architetti per la ricostruzione della citt. Costru il suo
palazzo con un dovizioso harem. In pochi anni, la citt riacquist il suo ruolo di capitale.
La grande sconfitta fu la Chiesa cristiana, che si vide soppiantata da quella musulmana che da secoli aveva combattuto. La conquista di Costantinopoli segn il declino della
Repubbliche Marinare di Venezia e Genova, che dal Mille
avevano dominato il Mediterraneo e lEgeo monopolizzando
i commerci.
Il crollo di Costantinopoli provoc lesodo verso lItalia di
uno stuolo di filosofi, letterati, artisti greci che fecero conoscere la cultura bizantina e contribuirono alla rinascita
dellUmanesimo Latino.

3. Larte bizantina e la sua influenza in Italia


Lorigine dellarte bizantina
Larte bizantina si pu chiamare anche arte cristiana
dOriente, tra il secolo IV in cui nacque e il secolo XIV in cui
cominci il tramonto.
Questarte, nel suo sviluppo, ha conosciuto epoche di
splendore e di decadenza.
Il secolo IV e V segna la sua formazione, il VI la prima et
delloro in cui larte acquista la sua caratteristica, il secolo VII
la lotta iconoclasta (726-843) segna unepoca di decadenza,
il sec. IX una seconda et delloro in cui tra il X e XII produce una serie di opere eminenti che eserciteranno un grande
influsso in Europa. Infine, il secolo XIV epoca dei Paleologi
che segna lultima rinascenza.
La maggior parte dei suoi monumenti conservati sono
opere darte religiosa ispirati dalla Chiesa. Per, accanto a
questarte religiosa, vi fu anche unarte profana al servizio
degli Imperatori, che seppero decorare palazzi con scene
pittoriche ispirate alla vita pubblica, con soggetti mitologici e
pagani che ora non esistono pi.
Le origini di questarte le dobbiamo cercare in Oriente.
Allinizio del IV secolo, il cristianesimo trionfante aveva bisogno di creare una sua forma darte e le citt fiorenti orientali
21

come Alessandria, Antiocchia, Efeso, erano centri di cultura


ellenistica e intorno a loro era nata unarte forte in grado di
fornire modelli meravigliosi.
Altre influenze si facevano sentire dalla Persia dei
Sasanidi e della Mesopotamia Semitica. Due tradizioni si
affrontavano: quella ellenistica, di cui Alessandria era il centro pi illustre, e quella orientale di cui la Siria raccoglieva
tutte le caratteristiche. Allincontro di queste due culture,
dalla loro combinazione e sotto linfluenza del cristianesimo,
nacque larte bizantina. Larchitettura fu arricchita dalla
cupola persiana, dalla basilica mesopotamica a volta con ricche decorazioni monumentali. La Grecia trasform questi
elementi, secondo la tradizione classica, con eleganza e
sobriet. Di questa attivit prodigiosa troviamo testimonianza nel convento di San Simone Stilita (V sec.), a Mshatta in
Siria, si notano quei motivi dellarte ellenistica e figure realiste dellarte siriaca. Dalloriente questo movimento darte si
propag attraverso il Mediterraneo: a Salonico le chiese di
San Demetrio e di San Paraskeue, a Ravenna il mausoleo di
Galla Placidia. Costantinopoli soprattutto accolse questi elementi.
Dopo questo periodo di preparazione, nel secolo VI si
crearono i veri capolavori dellarte bizantina. Questarte mantenne per diversi secoli queste tradizioni classiche e la rinascenza dei secoli X e XIV sono dovute soprattutto alla persistenza e al risveglio dello spirito antico.

Larchitettura
Santa Sofia (Hagia Sofia dedicata a Cristo Sapienza del
Padre) il capolavoro dellarchitettura bizantina, un insieme
di stabilit e di arditezza. Innalzata tra il 532 e 537 da due
architetti dellAsia Minore, Antemio di Tralli e Isidoro di
Mileto per volont dellimperatore Giustiniano. Riassume in
se tutti i metodi maturati nei sec. IV e V: allingresso, latrio a
portici, il doppio nartece, lenorme cupola di 31 metri di diametro, sostenuta da quattro archi sorretti da quattro grandi
pilastri. I due archi nord-sud sono incastrati in un muro traforato da finestre e sostenuto da due piani di colonne. Gli archi
est-ovest appoggiano su due mezze cupole sostenute a loro
volta da tre nicchie minori. La nave centrale fiancheggiata
da navate laterali a volta con tribune. Questa basilica, ripete
un tipo architettonico frequente in Asia Minore nel V sec. E
unarchitettura imperiale gi in uso a Roma nelle terme, ma
Santa Sofia ha assunto una grande ampiezza di proporzioni,
22

unarmonia di linee, e una scienza sicura nellesecuzione che


merita il nome di Grande Chiesa per eccellenza, un unicum
dellarchitettura bizantina.
Accanto a Santa Sofia larchitettura bizantina conobbe
vari tipi di basiliche: la basilica di tipo ellenistico con copertura in legno, oppure a volta. Rimangono esempi di architettura del V, VI secolo come in San Apollinare Nuovo e San
Apollinare in Classe a Ravenna, il Duomo a Parenzo. Questo
tipo continua a sussistere nelle chiese della Grecia fino al XIV
- XV secolo.
Accanto alla pianta longitudinale della basilica appaiono
nel secolo IV, gli edifici a pianta centrale di forma rotonda o
ottagonale coronati da cupola, come la chiesa di San Sergio
e Bacco a Costantinopoli e la chiesa di San Vitale a Ravenna
(VI sec.), piante che trovarono particolare favore in Serbia,
Moldavia e Valacchia. Questarchitettura voleva rappresentare la forma simbolica della croce greca, con i quattro bracci
uguali, coronando lincrocio e lestremit dei bracci con cinque cupole. Di questo tipo era, nel VI sec., la chiesa dei Santi
Apostoli a Costantinopoli (distrutta nel 1453) e quella di San
Giovanni di Efeso. Tale , ancora oggi, la chiesa di San
Marco a Venezia, che nel XI sec. si ispir alla chiesa dei Santi
Apostoli.
In questi edifici bisogna notare lingegno con cui gli
architetti bizantini seppero ricamare gli innumerevoli tipi di
cupola a pennacchio proiettata arditamente in alto. Le facciate furono ornate con molteplici policromie.
Allinizio i greci costruivano le loro chiese quasi sempre
in mattoni, usando una decorazione esterna austera e monotona. Nel X sec. cominciarono ad alternare mattoni a pietra,
decorandole con ceramiche, rosoni, intrecciamenti e marmi
policromi. Linterno era sempre rivestito da mosaici.
Gli architetti bizantini erano famosi anche per larchitettura civile. Ne fanno fede le cisterne sotterranee di
Costantinopoli, i ponti e gli acquedotti. E rimasto il ricordo
della magnificenza del palazzo imperiale e delle mura della
citt. Larchitettura bizantina (che si vuole riallacciare a quella armena del IX sec.) ha fornito i suoi modelli a tutto
lOriente Slavo e allo stesso Occidente. Sembra che anche
larte romanica debba qualcosa alloriente.

La scultura
La scultura ebbe scarso sviluppo nellarte cristiana
dOriente. La Chiesa Ortodossa prefer la pittura per ripro23

durre immagini. E certo che tutta la cristianit primitiva ebbe


una certa repulsione verso le statue classiche, che rappresentavano gli dei dellOlimpo.
In Oriente si modific la funzione della scultura, sostituendola con decorazioni puramente ornamentali, eliminando la riproduzione della figura umana.
Larte scultorea bizantina ci ha lasciato un certo numero
di bassorilievi in legno, bronzo, pietra del VI sec., come
porte, capitelli intagliati e cesellati con tanta fantasia, transenne, rosoni, plutei intrecciati, ornamenti a stucco e sontuose iconostasi piene di colori.
In Italia si conservano le porte bronzee delle chiese di
Amalfi (IX sec.), Salerno, Monte SantAngelo, San Paolo
Fuori le Mura, le transenne traforate della basilica di San
Vitale a Ravenna, le sculture del Tempietto Longobardo di
Cividale (VIII sec.).
Maggior onore si fanno gli scultori in avorio dei secoli V e
VI, che provengono dallarte ellenistica di Alessandria i quali
si ispirarono allarte siriaca, nonch le coperture di messali
con smalti e pietre preziose.

La pittura
Il mosaico la magnificenza dellarte decorativa della
chiesa bizantina, composizioni con figure solenni e di una
maest fredda e immobile.
Disgraziatamente, molte di quelle grandi decorazioni
orientali del secolo IV sono scomparse e di quelle descritte
nei secoli seguenti rimangono solo frammenti. In Italia, al
contrario, sono ben conservate a Ravenna S. Apollinare
Nuovo, S. Apollinare in Classe, S. Vitale, nella basilica di
Parenzo in Istria e nelle chiese romane di Santa Agnese e
S. Venanzio al Laterano (sec. XI).
La rinascenza che accompagn la dinastia macedone
(sec. X-XII) diede un nuovo aspetto alla decorazione musiva;
dalla rappresentazione di scene evangeliche si pass a rappresentare scene dogmatiche e liturgiche, gloriosi episodi di
Santi nelle splendide apoteosi. In cima alla cupola si pose il
Cristo Pantocratore, in mezzo al corteo celeste la Madonna,
scene della comunione degli apostoli, la divina liturgia, ecc.
La Dormitio Virginis creazione di singolare bellezza, la
vita della Vergine.
Dalla fine del XI secolo a tutto il XII, si nota questo sviluppo nei mosaici veneziani di Torcello e di San Marco, in
quelli siciliani di Cefal, nella Cappella Palatina e nella chie24

sa della Martorana di Palermo, i quali mostrano la potente


influenza dellOriente sullarte Occidentale.
Le pitture delle chiese rupestri della Cappadocia, eseguite tra il IX e XIII secolo, rivelano unarte popolare provinciale
che interessa pi alla iconografia che alla storia dellarte;
mentre quelle del XIV e XVII secolo delle chiese di
Macedonia, Serbia, Bulgaria, Romania, Russia segnarono
unarte pittoresca notevole, piene di movimento, di espressione drammatica.
Esse hanno origine da due grandi scuole: la scuola
macedone e la scuola cretese.
Questultima decor, nel XIV secolo, la chiesa di S.
Nicola Domneso a Curtea di Arges in Valacchia e varie chiese della citt e dintorni.
Labilit dei maestri cretesi incomparabile nelliconografia. La loro tavolozza di una variet prodigiosa. I mirabili affreschi di Mistr, che influenzarono tutto loriente cristiano, soppiantarono la scuola macedone. Uno dei massimi
esponenti della scuola cretese fu Teofane di Creta.
Gi nel secolo VI lOriente aveva cominciato a dipingere
immagini di Santi su legno sia allencausto che a tempera, a
imitazione dei ritratti che si eseguivano in Egitto e che furono ritrovati al Fayym. Nei secoli XIV e XV la pittura a cavalletto sembra avere una grande fioritura con i maestri cretesi.
La storia della pittura bizantina si completa con lo studio
dei numerosi manoscritti miniati, dal secolo V al XV, legati
alle tradizioni di Alessandria e di Antiochia.

Il litorale veneto e larte bizantina a Venezia: il romanico e il gotico bizantino


Venezia nacque sul litorale veneto come provincia
dellItalia bizantina dipendente dallEsarcato Bizantino di
Ravenna.
Il popolo si era sottratto dalla dominazione longobarda
rifugiandosi sul litorale, ove fond una specie di associazione insulare, che sar la base del futuro Ducato Veneziano.
Il primo duca o magistrato nominato con il placet
dellImperatore di Bisanzio, fu Paoluccio Anafesto (697), che
poi lentamente conquist la piena autonomia politica.
Nel 829 arrivarono a Venezia da Alessandria le spoglie
dellEvangelista San Marco, che fu proclamato patrono al
posto di S. Teodosio. Si eresse una nuova chiesa, la cappella ducale, a fianco del palazzo del Doge.
Lattuale chiesa di San Marco la terza basilica doro del
25

doge Contarini, iniziata nel 1063 e consacrata nel 1094


(dopo quella dei Partecipazio e quella del doge Orseolo 976).
Lopera fu eseguita da operai bizantini su copia della pianta
della chiesa dei Santi Apostoli di Costantinopoli: a croce
greca con i bracci divisi a tre navate, una cupola allincrocio
tra quattro minori, le tratte con volte a botte, un portico
esterno su tre lati. La facciata con cinque arcate, tre per le
navate (maggiore per la centrale) e due per i portici, con
profondi portali. Tutto mosaicato sopra la galleria dei cavalli, doppie sono le cupole e la facciata piena di riflessi luminosi. Altre chiese a croce greca sono S. Giacomo a Rialto e
Santa Fosca a Torcello.
Venezia nasce in tutti i suoi aspetti bizantina.
I suoi abitanti sono sempre stati legati allOriente. Tant
vero che, caduta Bisanzio, la Repubblica Veneta si sentita
la diretta discendente, lunica erede con il diritto di trasmettere i ricordi, la storia di quella gloriosa citt: le pietre, i
mosaici, gli artisti, le raffinatezze di quella consumata abilit.
La chiesa di San Marco ne il compendio. Lorganismo
costruttivo e la sua architettura contribuiscono alla visione
doro e di colore dellarte nella seconda rinascita del periodo
imperiale della dinastia dei macedoni.
Larchitettura sviluppatasi a Venezia tra il XI e il XIII secolo, pi che romanica, conviene nominarla veneto-bizantina;
ad essa seguir lo sviluppo dellarte gotica trecentesca.
Tutte le strutture architettoniche di Venezia dei secoli
XII-XIII sono di influenza bizantina. La Repubblica Veneta del
tempo si era assicurata legemonia nellAdriatico, e affrancata dalla sudditanza di Bisanzio, ottenne grandi benefici commerciali in Medio Oriente.
Si inser nella politica mondiale con la partecipazione alle
Crociate, si impose quale grande potenza militare, giungendo alla conquista di Costantinopoli, divenne la maggior
potenza mercantile del Mediterraneo. Impose i suoi scali in
tutti i paesi del Medio Oriente, del Mar Nero e del Mar Egeo
creando delle vere colonie.
Sono i secoli in cui Venezia organizz la sua citt estendendo il complesso urbano. Il processo di abbellimento si
realizz dapprima nel centro civico-religioso di San Marco e
in quello del centro commerciale di Rialto. Artefici della sua
grandezza furono le grandi famiglie i cui nomi saranno protagonisti della storia di Venezia nei secoli successivi.
La domus patrizia appare quindi la matrice urbanistica
della Venezia bizantina. Tale periodo della storia urbana di
Venezia ci pervenuta con una strutturazione a corti, riferibile ai secoli XI e XII. La casa padronale con linsieme di
26

abitazioni minori di servizio costituivano un unico complesso


edilizio.
Erano corti famigliari in contatto col canale attraverso un
ampio sottoportico.
Le case patrizie bizantine affacciate sul Canal Grande
presentano una grande affinit nelle dimensioni, nel tipo edilizio, nelle qualificazioni edilizie, che rimarr alla base della
storia delledilizia veneziana dei secoli successivi.
La casa veneziana pur ispirandosi, nella configurazione
esterna, ai ricchi palazzi di Bisanzio a logge e porticati, sorge
e si delinea con forme estetiche rispondenti alle bellezze
naturali dellambiente. La casa era insieme abitazione e fondaco per mercanzie e traffici.
Dal periodo bizantino, caratterizzato da palazzi con ampia
loggia frontale, che interessano tutta la facciata con due piccoli ambienti laterali, si passa al gotico trecentesco con casa
fondaco e gotico fiorito.
La facciata rivestita allesterno di marmi veneti e di ricche ornamentazioni, capitelli, cornici, patere, formelle, ed
coronata da una merlatura marmorea allorientale, che dava
leggerezza e animazione.
Larco, che nella sua origine latina appare a semicerchio,
nelle costruzioni del XII sec. appare sopraelevato e allungato
nei suoi piedritti laterali nella tipica forma dellarco detto
bizantino, per trasformarsi gradualmente nella forma
arcuata (arabo maresco), assumendo la forma ad arco inflesso ondulato.
Tuttavia, a questa tradizionale corrente plastica bizantineggiante si sovrappongono, tra il XII e il XIII sec., altre tendenze, che trovano le loro origini nei centri di arte romanica
del Veneto e della Lombardia.
A una di queste correnti, che ebbe per iniziatore
Benedetto Antelami (di Parma), spetta il ciclo di sculture che
originarono lo sviluppo graduale della scultura italiana, che
super la stabilizzazione bizantina.
Il gotico del Trecento e Quattrocento raggiunse lacme
dellarte fantasiosa, luminosa, ricca di movimenti e di bellezza.
Lo stesso dicasi nel campo pittorico.
Gi nel Trecento Venezia ebbe a rivelare forti energie.
Aveva accolto quelle forme che pi si confacevano alla sua
indole ed esigenza. I mosaici del 200 e il 300, di educazione e sentimento veneto, si discostarono un po alla volta
dalla stilizzazione bizantina per ispirarsi a forme pi naturali
rientrando nelle tendenze della corrente romanica e gotica.
Giotto, che rappresenta larte nuova in Italia, f la sua com27

parsa a Padova e Verona, espandendo quel rinnovamento


delle vie dellarte italiana. Ai primi decenni del 400 arriv
dalla Toscana Paolo Uccello, che port quei caratteri plastici e che rappresentano lo spirito della prima rinascenza fiorentina.

Una nota sullarte


Nella seconda met del XIII secolo, assistiamo al declino
dellImpero dOriente, lavanzamento dellinvasione mussulmana, il distacco dallinfluenza bizantina e il nascere prima
dellordine romanico e poi del gotico (1250-1400).
San Tomaso organizza la filosofia occidentale rinunciando ai legami con la cultura bizantina e araba, proponendo un
ritorno alle fonti classiche.
La cultura occidentale basata sulla ragione di origine
divina. Larte, oltre al significato allegorico, diventa tecnica
costruttiva. La tecnica orientale ha per fondamento larchetipo, quella occidentale il progetto.
La progettazione diventa la tecnica del fare e del significato ideologico dellopera. Il fare guidato dalla ragione,
dalla tecnica, dalletica e dallesperienza. E proprio nel
periodo gotico che nasce una tecnica progressiva e non
ripetitiva.
Lartista bizantino, mosaicista, eseguiva il suo lavoro
secondo lideologia del principe, del vescovo, del committente. Lartista gotico, al contrario, esprimeva la propria idea
che fa epoca. Lartista opera nel proprio campo e aiuta la
societ a superare il passato, precorre i tempi. Il vero artista
crea allievi capaci di superarlo. Cimabue cre Giotto superiore a s.
Il passato da superare la cultura dogmatica e teocratica bizantina.
Larte gotica progressiva, moderna e latina perch
supera il passato che greco-bizantino.
Larte, per S. Tomaso, mira al bello, allarmonia, allordine, alla simmetria e la raggiunge attraverso lesperienza. Il
bello segno di Dio, della creazione, mimesi (come per i
socratici), imitazione della natura che opera di Dio.
Dramma e catarsi sono i momenti dellarte, in architettura
il contrasto delle forze, equilibrio delle spinte e controspinte
nel suo virtuosismo, in pittura e scultura le rappresentazioni
del dolore che hanno la loro catarsi nella ritmia delle linee e
negli accordi del colore. I contemporanei seguono i principi
enunciati dal filosofo ungherese Georg Lukas che si rif alla
28

forma sensibile di G. W. F. Hegel (1770 - 1831) il quale


asserisce che larte percezione sensibile e tra soggetto
e oggetto ci deve essere quellimpronta che esprime i
profondi sentimenti dellanimo.
Il termine estetica (aistesis), studio del bello e dellarte,
compare per la prima volta nella met del 1700 con
Baumgartem. Poi I. Kant (1724-1804) e Hegel sviluppavano
il concetto ed arrivarono alla conclusione che larte manifestazione sensibile dellidea. Il bello non appartiene ai
sensi, ma oggetto esclusivo del pensiero noetico (ragionato). E in parte un ritorno al pensiero greco che percepisce il
bello secondo due eccezioni, 1) il bello: luce, riflesso divino,
2) il bello: simmetria e proporzione. Poich il giudizio estetico non implica concetti, quindi un giudizio oggettivo tipico
delle discipline scientifiche, pertanto la sua universalit in
continuo divenire. Sia Hegel che Schopenhauer concepiscono larte come una via privilegiata per accedere allassoluto.
Sedlmaier colloca larte tra lo spirito e i sensi ed afferma
che larte ora sta andando fuori dei limiti della sfera umana,
sta diventando espressione di un antiumanesimo.
Oggi larte pittorica, in particolare, caos completo,
libera da ogni vincolo.
Losservatore si trova smarrito, non capisce pi niente.
Lartista abbandonato a s stesso, fuori della realt, conduce una vita isolata.
Lartista oggi difficilmente riesce a fare un volto umano,
quale espressione delluomo-Dio. Siamo in piena epoca
industriale, da cui consegue egoismo e sopraffazione.
Intorno alluomo si diffonde il senso del nulla, si cerca lextraumano e lextranaturale.
Stiamo andando verso una civilt arida, inorganica senza
umanesimi, senza Dio? Sarebbe la fine dellera teoutropica.

Fonti e Bibliografia
- Dossier agiografico di Leone IX, Biblioteca Hagiographica Latina,
Novum Suplementum, a cura di H. Eros, Bruxellis 1986, pp. 523-27.
- Historie du cristianisme des origines nos jours, a cura di J. M. Mayeur,
IV Paris, 1993, pp. 862-66.
- K. Billmeyer - H. Tuechle. Storia della Chiesa, vol. II. Il Medioevo,
Morcelliana, Brescia, 1956, pp. 113-121.
- Enciclopedia dei Papi, Istituto dellEnciclopedia Italiana Giov. Treccani,
S.p.A. 2000, Nicol I Santo, Vol. II, pp. 1-22, Leone IX pp. 157-162, Martino V
e Eugenio IV, pp. 619-640.
- Enciclopedia Italiana di Giov. Treccani, La civilt bizantina, Vol. VII, 1949,
pp. 125-165.
- L. Brechier, Lart Byzantin, Parigi 1924.

29

- M. de Vigu, Syrie centrale, Architecture civile et religieuse du I an VII


siecl Parigi 1865-77.
- Paolo Maretto, LEdilizia Gotica Veneziana, Filippi Editore Venezia,
1978, pp. 33-51.
- Georg Ostrogorsky, Storia dellImpero Bizantino, Einaudi 1993, pp.203217, 306-307, 500-510.
- Giulio Lorenzetti, Venezia e il suo Estuario, Edizioni LINT Trieste, 1987,
pp. 28-76.
- Guido Perocco / Antonio Salvadori, Civilt di Venezia, le origini e il medioevo, vol. I, Stamperia di Venezia editrice Venezia, 1986.
- Roberto Masiero / riccardo Caldura, In un Luogo superfluo, Edizioni
CLUVA, Venezia 1984.
- Enrico Fubini, Lestetica contemporanea, Loescher Editore Torino,
1980.
- W. Tartarkiewicz, Storia dellestetica, vol. I, II, III, Giulio Einaudi editore,
Torino 1980.
- Giorgio Pigafetta, Architettura ed estetica, Alinea Editrice, Firenze 1984.
- Filiberto Menna, La linea Anatolica dellArte Moderna, Giulio Einaudi
editore, Torino 1984.

30

HARIETA TOPOLICEANU
Comunit Italiana in Romania
Jassi
Petru Cercel (Pietro
Orecchino) poeta toscano
del Cinquecento e principe
Valacco
Negli anni, la personalit di
Petru Cercel si ritrovata spesso
al centro dellattenzione di numerosi storici, letterati e uomini di
cultura, che hanno sottolineato nei loro studi il contributo del
principe allo sviluppo della cultura rumena1. Pertanto, con il
presente lavoro non abbiamo pretese di originalit di alcun
tipo e ci limiteremo soltanto a rievocare, anche in questa
sede, limmagine rinascimentale del principe poeta2. E cercheremo di farlo tramite le referenze di alcune persone che
gli furono accanto e che lasciarono importanti testimonianze
riguardanti la vita e le opere.
Intendiamo far riferimento innanzitutto alle testimonianze
pervenuteci grazie al memoriale del segretario personale del
principe, il genovese Franco Sivori, il quale rimane, senza
ombra di dubbio, lautore dellunica informativa completa sulle
avventure e le peregrinazioni di Petru Cercel, nonch di altri
pretendenti al trono valacco, nel loro intento di trovare fortuna
e sostegno presso le corti dei monarchi occidentali. Questo
documento costituisce, inoltre, una ricchissima fonte informativa sulla societ e sulla vita nella Valacchia del XVI secolo.
Sulla genealogia di Petru Cercel gli storici sembrano
piuttosto divisi. Tuttavia, la maggior parte di loro concorda
sul fatto che Pietro fosse figlio di Patrascu cel Bun e fratello
di Mihai Viteazul, futuro principe della Valacchia. Nasce intorno al 1545, data incerta ma la pi probabile in base anche
alle testimonianze di Sivori. Sin dalla tenera et di 10 anni
viene inviato come ostaggio presso la corte del sultano
Soliman, come garante della fedelt del padre verso la
Grande Porta. Mandato in esilio poi dal figlio del sultano per
nove anni, erra tra Trebisonda, Cipro e Damasco. Dopo tanti
anni di peregrinazioni per limpero turco, evade dalla Siria,
intorno allet di 25 anni e inizia il suo peregrinare per la
Transilvania, lUngheria, la Polonia, la Germania per arrivare
31

poi in Italia (verso il 1577). Qui stringe amicizia con il genovese Franco Sivori che diventer il suo pi fedele segretario
in Valacchia. Sempre a Genova, viene consigliato dai suoi
amici di rivolgersi al Sommo Pontefice. Nel 1578, Petru
Cercel arriva a Roma e vi si trattiene per otto mesi. Il Papa
Gregorio XIII lo raccomanda calorosamente a Enrico III di
Francia.
Nel gennaio del 1579 gi a Parigi presso la corte della
regina madre Caterina de Medici. Qui viene accolto con
grande stima e impressiona con un memoriale scritto in italiano in cui descrive tutte le sue disgrazie, le lunghe peregrinazioni patite sin dallinfanzia, il destino infelice del suo
popolo che lo vorrebbe veder salire definitivamente sul trono
e finisce con la preghiera rivolta ai sovrani francesi di voler
intervenire presso il sultano affinch questi accetti di farlo
salire sul trono del suo paese dorigine. Riesce subito a conquistarsi la simpatia del re, della regina e della regina madre
che lo chiamano il nostro caro cugino e buon amico3.
Ottiene le raccomandazioni necessarie, ritorna in Italia, e a
Torino accolto da Carlo Emanuele, duca di Savoia, a
Ferrara dal duca Alfonso II dEste. A Venezia viene accolto
con onori straordinari dai dogi della Serenissima, grazie alla
richiesta espressa in una lettera molto elogiosa nei suoi confronti, inviata l11 gennaio 1581 da Caterina de Medici
allambasciatore di Venezia a Parigi, con la preghiera di
accogliere con molto affetto il principe e di agevolargli il passaggio per la Serenissima. Pi tardi questa sua visita verr
ricordata in uno dei cinque volumi contententi i cerimoniali
della Serenissima Repubblica di Venezia: Cerimonia fatta
nella venuta in questa citt per passazo del Principe della
Gran Valacchia MDLXXXI a d XII marzo.4 Continua poi il suo
viaggio verso Ragusa e arriva a Costantinopoli, dove, dopo
due anni di permanenza, ottiene con difficolt il firmato di
voivoda.
La sua partenza per la Valacchia avviene il 15 agosto del
1583 e, seguito da un lungo corteo, tra musica e allegria
popolare, arriva a Bucarest l8 settembre.
Ecco la descrizione dellevento fatta da Sivori:
Col nome di Dio, il giorno della Madonna di Agosto feccemo partenza per la Valacchia. (...) Fatta donque partenza
lordine del nostro camminare era in questo modo: marchiavano avanti da cinquecento Valacchi pedoni, tutti vestiti a
livrea, parte allabardieri e parte archibuggieri, con loro insegne e tamburi; seguivano trecento Turchi benissimo a cavallo, armati alla leggiera, con loro insegne, tamburi, trombe et
32

altri instrumenti alla usanza turchesca, che facevan grandissimo rumore, appresso il stendardo del Gran Turco; e puoi
da cinquanta cavalli di corteggiani e camerieri del Signor
Principe; seguiva essi, il Gran Cancelliero del Regno, et il
Gran Spattaro che porta la spada del Principe, doppo quale,
largo da dieci o dodici passi seguiva Sua Altezza a cavallo
vestito realmente, a lato di quale era il Gran Scudiere del
Gran Turco (...) Appresso di Sua Altezza (...) erano menatti a
mano trenta cavalli arabi e turcheschi, di grandissimo prezzo, tutti guarnitti dargento et oro; seguivamo noi altri baroni
Valacchi principali, ognuno benissimo in ordine, alli loro
lochi stattigli ordinati; appresso venivano gentiluomini greci,
e nella coda seguivano cinque in seicento cavalli di
Valacchia e Greci (...) et ogni giorno per strada si accompagnava gente che veniva di Valacchia a riscontrarlo, che potevamo a mezzo camino esser in tutto da sette millia persone.5
Subito dopo lincoronazione, non dimenticher di ringraziare i suoi amici e benefattori occidentali per averlo aiutato
a salire sul trono. Regna per solo due anni, periodo in cui
adotta una serie di misure del tutto particolari per quellepoca. Inizia col trasferire la capitale della Valacchia a Tirgoviste,
in modo da essere pi lontana dal confine con lImpero
Ottomano, il che naturalmente viene accolto con molta ostilit dalla Porta.
Durante questo breve regno, il paese conoscer uno sviluppo sociale e culturale senza precedenti, dovuto a decisioni e provvedimenti di fattura prettamente rinascimentale. Ne
ricordiamo solo alcuni: il principe riscatta un notevole numero di schiavi cristiani prigionieri a Costantinopoli, riorganizza
lesercito, costruisce una fonderia per la realizzazione di cannoni, edifica vari luoghi di culto, restaura il Monastero di
Nicolae Basarab a Curtea de Arges, su consiglio di Luca
Hirscher adorna una chiesa di Scheii Brasovului, la chiesa
principesca di Tirgoviste viene anchessa riedificata, il palazzo principesco viene trasformato e ampliato, con aggiunta di
bellissimi appartamenti nobiliari.
Nella piazza del Palazzo costruito da Mircea cel Batrin,
Petru Cercel ordina la costruzione di tre fontane alimentate,
tramite una rete sotterranea di grossi tubi di pino, con acqua
proveniente da quasi cinque miglia di distanza. Circonda poi
il palazzo di bellissimi giardini allitaliana, con piante e fiori
esotici. Tutto questo, con laiuto di mille persone viene fatto
in solo sei mesi.
Avendo conosciuto il mondo occidentale, Petru tenta di
introdurre nel sistema governativo del proprio Paese alcuni
33

cambiamenti tratti da queste esperienze, nellintento di


migliorare la situazione economica e istituzionale della
Valacchia. I suoi progetti di riforma fiscale e sociale dovranno purtroppo essere subito abbandonati di fronte allopposizione della nobilit del Paese, che vede minacciato il suo
ruolo nel decidere le sorti dello Stato. A questo punto tutta
lattenzione del principe si concentra sul rinnovamento culturale del suo pricipato e, seguendo il modello del principe
rinascimentale, porta alla sua corte letterati, poeti e musicisti
stranieri, per lo pi italiani, conosciuti in Italia presso le varie
corti.
Al periodo della permanenza in Italia risalgono anche le
sue prime creazioni letterarie. Il suo spirito, propenso alla letteratura, non poteva restare insensibile allambiente umanista e rinascimentale italiano. In poco tempo, si conquista la
fama di poeta di grande valore, componendo rime in toscano. Conosceva, peraltro, varie lingue straniere. Da ragazzo, a
Costantinopoli, ebbe professori greci e, a Rodi, ebbe modo
di approfondire le sue conoscenze di greco. Durante le peregrinazioni per lAsia si interessa alle lingue orientali. Arrivato
in Transilvania impara lungherese; in Polonia il polacco; in
Germania il tedesco; in Italia litaliano (il toscano), e in
Francia il francese. Alcune cronache del tempo menzionano
il fatto che conoscesse circa dodici lingue 6. Grazie alle sue
incontestabili doti, si manifesta ovunque come uomo di altissimo livello intellettuale e culturale, ottimo narratore e straordinario oratore.
Lattivit letteraria iniziata in Italia continuata anche in
Francia.
Sivori menziona:
Apprese la lingua francese, come anche haveva in Roma
appreso litaliano, in che et in ogni cosa di ingegno mostrava una maravigliosa facilit e perch si dilettava di poesia e
di lettere, teneva presso di se persona virtuosa e dotta, con
quale dispensava bone hore del giorno per imparare scienze.7
La vocazione letteraria non verr abbandonata una volta
salito sul trono, e tanto meno gli altri interessi manifestati
durante il suo lungo peregrinare. Queste sue creazioni, purtroppo, non ci sono pervenute, ne troviamo tuttavia un riferimento nel memoriale di Sivori. La notizia risale al periodo in
cui il pricipe imprigionato a Hust. Tramite una giovane
guardia, Sivori viene a sapere che il principe:
34

studiava in un libro delle historie di tutto il mondo che li


era statto mandatto quando era
nellaltra fortezza di Keivar dalli Padri jesuiti di Claudiopoli, per suo passatempo e che
anche componeva in versi una certa historia, e si dilettava molto della poesia8.
Il fatto che questi trattati di storia non ci siano pervenuti
costituisce senzaltro una grande perdita per la storiografia
rumena. Sarebbero stati particolarmente interessanti sia per
quanto riguarda il passato del nostro popolo, che per la storia dei paesi visitati dal principe nellarco della sua esistenza.
La cultura rumena sar per sempre grata ad un autore
italiano, il quale in una sua opera, che godette di grande successo allepoca, tramand alla posterit lunico testo letterario di Petru Cercel conservato fino ai nostri giorni.
Nei Dialoghi piacevoli del signor Stefano Guazzo gentilhuomo di Casale di Monferrato dalla cui famigliare lettione potranno senza stanchezza et satiet non solo gli
Huomini, ma ancora le Donne raccogliere diversi frutti morali & spirituali, una raccolta pubblicata a Venezia nel 15869,
lautore fa un commento elogiosissimo alla personalit del
principe valacco, sottolineandone le doti e raccomandandolo come modello di vita e di arte ai principi occidentali.
Nel secondo dei dodici dialoghi inclusi in questa raccolta, intitolato Del prencipe della Valacchia Maggiore, Petru
Cercel viene descritto da Guazzo, che lo aveva conosciuto
personalmente, come vero e proprio esempio del perfetto
gentiluomo, cortegiano e poeta. I protagonisti del dialogo
sono Guazzo stesso, autore della raccolta, e Francesco
Pugiella, amico del principe, dottore in legge, scrittore e
poeta, invitato a far parte della corte letteraria voluta da Petru
Cercel presso la sua corte. Esprimendo il suo desiderio di
abbandonare lItalia per poter seguire in Valacchia il principe,
Pugiella coglie loccasione per elogiarne le virt di ovvia fattura rinascimentale: modestia, generosit, equilibrio, piet,
ma soprattutto
una certa affabilit piena di gratia, damore, accompagnata da una tal libert di aspetto, che non potete giudicare
onde receuiate maggior soddisfattione dalla lingua, dagli
occhi suoi, co quali non altrimente che con catene lega &
stringe in perpetua seruiet i cuori altrui10.
Seguono alcuni particolari sullaspetto fisico del principe,
una persona:
35

dritta, ben proportionata, & suelta; la statura pi tosto


grande che mezana, gli occhi viuaci, & gratiosi, laspetto, &
i movimenti martiali, la complessione robusta & felice, & per
finirla, ... bel Principe, grazioso e amabile11.
Particolari simili svela anche Sivori nel suo memoriale.
Ecco come lo descrive il genovese, al momento del loro
incontro.
Era allhora di ett di trentasei anni12 di bellissima dispositione di vita, humili panni, ricoprire; portava poi una lunga
capigliatura che gli arrivava sopra le spalle, e lo rendeva
tanto pi maestevole, per maniera che caus curiosit in
alcuni di investigare cui fussi13.
Al fine di rilevare il pregio pi significativo del principe, la
piet, Pugiella mostra a Stefano Guazzo un poema scritto da
Petru Cercel allet di 22 anni, intitolato Capitolo14 del
Prencipe di Valacchia. Si tratta di un testo letterario risalente
al periodo delle sue peregrinazioni in Francia, presso la corte
di Enrico III, un inno dedicato a Dio, scritto in italiano sul
modello dei poemi di un suo contemporaneo, Ariosto15. Il
poema tradisce linflusso della creazione del poeta italiano e
in alcuni casi ne vengono riportati degli interi versi. Per illustrare possiamo citare alcuni versi di Petru Cercel:
Fammi signor, della tua grazia degno
Non mi punir secondo i falli miei
Channo di remission passato il segno
che ricordano il canto XVIII dellOrlando furioso:
Il giusto Dio, quando i peccati nostri
Hanno di remission passato il segno...
Scritto in terzine, in corretto toscano, il poema ricorda
anche il famoso Cantico delle creature di Francesco dAssisi.
Pieno di religiosit, linno colpisce soprattutto per la semplicit dei sentimenti e della professione di fede espressi,
influenza, forse, anche dellambiente cattolico che il principe
frequentava. Il poeta offre se stesso e tutti i suoi beni al creatore e confida nellaiuto divino per portare a termine i propri
piani in modo da poter, in seguito, servire meglio i piani del
Signore. Scritto secondo i canoni e le regole del tempo, il
poema pervaso di umilt, ubbidienza, ammirazione e gratitudine nei confronti del Creatore. Il poeta chiede perdono
36

per i suoi peccati, rigrazia per il bene ricevuto e spera di


poter accedere al paradiso nellal di l.
La semplicit e la forma scorrevole dei versi, nonch la
rima corretta provano il fatto che lautore non fosse alle
prime armi nel poetare. Che fosse anche un buon conoscitore della Bibbia, lo testimoniano versi come A te, che ti festi
uom per far me Dio, Fammi con Giobbe patiente, & forte, Tu
che sei vita, veritate, & uia. La sua dottrina cattolica e latina
traspare da versi come Pater peccavi, miserere mei. Che non
gli fosse estranea nemmeno la mitologia greco-latina, lo
dimostra il riferimento alle pagane Parche: Pria Signor mio
che la tremenda Parca / Rompa de gli anni miei lo stame
frale. E questo mettere insieme nozioni cristiane e cose profane dellantichit non fanno altro che sostenere lo spirito
rinascimentale del poema; e il fatto che fosse composto da
uno straniero in italiano non pu che destar ammirazione.
Il Guazzo esclama:
Veramente questo capitolo uiene ad essaltar in cielo & in
Terra il Suo autore, poi che ripieno di spirito, no meno diuino che poetico, & mimagino che questo Prencipe si goda
che i suoi lunghi, & pietosi pellegrinaggi gli habbiano acquistato questo grande honore presso a gli altri desser
annouerato fra poeti Thoscani, la qual felicit appena si
truoua hoggid in alcun Prencipe italiano, & non s perche,
se forse non si persuadono che la poesia disconuenga ad un
Prencipe in quel modo che disconuerrebbe ad un Capitano
il far lufficio del trombetta16.
Il fatto che di tutta la creazione di Petru Cercel si sia conservato solo questo inno costituisce senzaltro una notevole
perdita per la cultura rumena; rimane, tuttavia, unimportante testimonianza del talento di verseggiatore e di pensatore
umanista del principe valacco.
Ci sembra inoltre opportuno ricordare, prima di concludere, il sostegno manifestato dal principe nei confronti del
cattolicesimo. Una volta salito sul trono, permette ai missionari italiani di svolgere in pace la loro opera e invia a Roma
dei ragazzi affinch apprendessero lettere e la lingua e i
costumi italiani e si affezionassero alla fede cattolica.
Purtroppo, questo orientamento verso loccidente era,
forse, prematuro e, allinizio del 1585, Petru viene spodestato. Per sfuggire alla decapitazione o allesilio a Costatinopoli,
si rifugia in Transilvania. Viene tradito. I transilvani confiscano tutti i suoi tesori, che verranno inviati a Costantinopoli, e
larrestano. Gli interventi per la sua liberazione non daranno
37

frutti. Evade nel 1587, passa per Cassovia a Vienna, alla


corte di Rodolfo II, arriva a Roma e, nel maggio del 1889, si
presenta a Costantinopoli, con la speranza di convincere il
sultano a farlo risalire sul trono della Valacchia.
Sfortunatamente, questo non avverr e, nel marzo del 1590,
su ordine di Sinan Pasci il principe trover la morte in un
modo vile e orrendo.
Riassumendo, potremmo concludere che il breve principato di Petru Cercel rappresent un momento del tutto particolare nella storia della Valacchia, un periodo di diffusione
della cultura occidentale in terre rumene.
Riteniamo, inoltre, che Petru Cercel andrebbe ricordato
non soltanto come grande erudito, poliglotta e principe
ammirato da tutti i monarchi occidentali, bens come primo
umanista rumeno di lingua italiana.
Nella nostra relazione avremo sicuramente trascurato
molti particolari, ma il nostro intento era solo di rievocare, in
modo succinto, la figura di un principe umanista che riusc a
riprodurre presso la propria corte, sebbene su scala minore,
latmosfera delle corti europee delle quali egli stesso fu gradito ospite e fervente ammiratore. Apprezzato dai letterati e
dai sovranni del tempo, dovrebbe forse essere rivalutato
anche nella nostra storia letteraria e politica, tanto per la sua
cultura quanto per le sue azioni e per il comportamento
degni di un principe del Cinquecento.

Bibliografia selettiva
Borda, Valentin, Hronic pe glob. Noua calatori romani, Ed. Albatros,
Bucuresti, 1983.
Cartojan, Nicolae, Petru Cercel, viata, domnia si aventurile sale, Ed.
Scrisul Romnesc, Craiova.
Constantinescu, Pimen, Un umanista romeno del 500 in italiano, in Atti
del 12 Congresso internazionale di linguistica e filologia rumena, Ed. de
lAcadmie de la Rpublique Socialiste de Roumanie, Bucuresti,1971.
Luca, Cristian, Petru Cercel, un domn umanist n ara Romneasc, ed.
Militar, Bucureti, 2000.
Guazzo, Stefano, Dialoghi piacevoli, Piacenza, 1604, (opera custodita
dalla B.C.U di Iasi, CR-I-1889).
Lzrescu, George, Un domnitor poet i poliglot n Italia: Petru Cercel n
Prezene romneti n Italia, ed. Didactic i Pedagogic, Bucureti, 1995.
Ortiz, Ramiro, Rumeni in Italia, in Per la storia della cultura italiana in
Romania, Bucuresti, 1916.
Pascu, tefan, Petru Cercel i ara Romneasc la sfritul secolului XVI,
Sibiu, 1944.
Tigliu, Iolanda, O imagine renascentist: Petru Cercel n Revista istoric
n.3-4, martie-aprilie, 1993.

38

Appendice
Imn17
Stpne Domn pe-adnc i pe vzduhuri,
Tu, ce-ai fcut pmnt i cer i mare,
Pe om din lut i nevzute duhuri;
Tu, care din fecioar ntrupare
Ai vrut s iei, Printe preaputernic,
Ca s-nviezi i s ne dai iertare;
Tu, ce vrsndu-i sngele cucernic
Ai sfrmat a iadului trie
i l-ai legat pe diavolul nemernic;
Tu, ce-ai deschis a ta mprie
i blnd te-ari i milostiv cu mine,
Spre-a-mi face raiul venic moie;
Ascult, Tat, ruga mea ce vine
La tine arztoare i plecat,
Tu, ce-ai fost om ca s m-nali la tine.
Cum voi plti, stpnul meu, vreodat
Attea bunuri mie hrzite,
i ce-a putea s-i juruiesc rsplat?
M-mbelugai cu daruri nesfrite,
Fiind nevrednic eu, i cu-ndurare
M-ajui mereu, m-ndrepi din ci greite.
Tu nu pui pre pe-averi sau pe odoare,
Pe perle, nici pe pietre nestemate,
Cci tot ce e, e-al tu, stpne mare.
De tine-au fost fcute-n lume toate,
i omul mrav nici c-un pai subire
S se fleasc-a fi al su nu poate.
Cu o btaie d-aripi, cu-o privire
Chiverniseti i-ndrepi orice fptur,
i cerul, i trmul de sub fire.
Plcute-astfel de jertfe nu-i mai fur,

Alt dar dect o inim curat


i nchinat ie cu cldur,
i, toi s te mrturiseasc, Tat,
Drept domn al Israelului, cel care
L-a necat pe Faraon odat.
Tu vrei doar fapt bun i-nchinare
i toi s te slujim, cci tii n minte
i-n inim ce-ascunde fiecare.
E mic plata ce ne ceri, Printe,
i n-o-mplinim pe toat cu dreptate,
Dar tot ne vei moteni? ai slavei sfinte.
Prea mult dragoste i buntate
Ari spre noi, cci cu nesocotire
o preuim, i numai cu pcate
i n-o-mplinim pe toat cu dreptate
Dar tot ne vei moteni? ai slavei sfinte.
Prea mult dragoste i buntate
Ari spre noi, cci cu nesocotire
o preuim, i numai cu pcate
Rspundem la a ta milostivire
i-al tu jude, cu care plin de fal
Cluzeti cu bine-ntreaga fire.
Cu mult netiin i greal
Noi ne trudim s-i dm n nchinare
O inim plecat cu sfial,
Dar, biei de noi, greim fr-ncetare
n faa ta, puternice-mprate,

39

i-i risipim averea-n desftare.


Pn ce Ursitele nenduplecate
vor rupe-al anilor mei fir subire,
mi iart, Doamne, grelele pcate
i-att de mare ai milostivire
Spre mine, sluga ta cea vinovat,
Ca s triesc cu tine-n nemurire.
i f-m, Doamne, vrednic de rsplat,
Ce trec msura ce-ar fi fost iertat
Nu-mi da pedeaps dup-a mele vine,
Greit-am, Tat, mil ai de mine,
Aprinde-mi sufletul i m nva,
i f s vin alturea de tine.
Tu, ce eti cale, adevr i via,
tiu c tot binele ce va s-mi vie
Mi-l va trimite sfnta ta pova.
Ferice de voi fi i-n bogie
De stare i avere, d-mi putere
Cu spaim mare s i-o-nchin tot ie.
Iar cazn cnd avea-voi i durere,
S fiu ca Iov cu stranic rbdare
i s-i slujesc statornic i voi cere.
Orice i-e voia, mprate mare,
Nespus de mult m bucur i-mi place,
De-ar fi spre bine sau pre grea-ncercare.
Mi-e gndul doar la slujba ce voi face
Mriei-Tale tot mereu, cci ie
Cel ce-i slujete va tri n pace
i va zbura la cer cu bucurie.
Capitolo del prencipe di Valacchia18
Potentissimo Dio del sommo & imo,
Tu che creasti il ciel, la terra, e ll mare,
Gli angeli de la luce, & lhuom di limo.
Tu che nel ventre vergine incarnare
Per noi volesti Padre omnipotente,
Et nascere, & morire, & suscitare.
Tu che col proprio sangue veramente
Napristi il ciel, spogliasti il limbo, & poi
Sathan legasti misero, & dolente.
Tu che con sante braccia aperte a noi
Ancor ti mostri mansueto, & pio
Per darne eterno ben nei regni tuoi.
Ascolta Padre lhumil priego mio,
Che supplice, & divoto a te ne vegno,
A te che ti festi huom per far me Dio.
Con che ti pagher mai Signor degno
Di tanti beneficij a me largiti?
Che guidaron potr mai darti pegno?
Stati sono i favor certo infiniti
Chai dimostrati a me vil peccatore,
Che mi governi agnhor maiti.
Gemme non cerchi gi daltro valore,
N perle oriental, n gran tesoro,
Che tu gli hai fatti, tutto tuo Signore.
Tutte le cose da te fatte foro,
Ne ponno in terra i miseri mortali.
Pur una paglia attribuirsi a loro.
Tu con un volger docchio, un mover dali
Reggi, & governi tutti gli elementi
I cieli, e i regni ciechi & infernali

40

Altro non cerchi da lhumane menti,


Altra offerta non vuoi, chun cor sincero,
A te inchinato, sol questo consenti.
Et che tu sia riconosciuto il vero
Dio dIsrael, colui che Faraone
Sommerger fece furibondo, & fiero.
Opere cerchi sol ferfette, & buone
Et chogniun lodi te che dentro vedi
Con providenza laltrui intentione.
Picciolo il premio, (oime) che tu ne chiedi
Et se poco sosserv, tu Signore
Pur ne vuoi far deterna gloria heredi.
Grande la tua bont, troppo lamore
Che ne dimostri, ma di rado noi
Lo conosciamo, qual pi espresso errore
Di par ne v con la giustitia poi
La tua misericordia, con cui Dio
Ottimamente il tutto volger puoi.
Ma troppa lignoranza el fllo rio
Nostro, che consecrar ti contendiamo
Un cor sincero humiliato, & pio;
Anzi, (miseri noi) sempre pecchiamo
Contra te grandemente alto monarca,
En vanit quel che ne dai spendiamo.
Pria Signor mio che la tremenda Paarca
Rompa de gli anni mei lo stame frale,
Perdonami loffesa che mi carca
Et la misericordia tua sia tale
Verso di me vil peccatore indegno
Chio viva teco in ciel sempre immortale.
Fammi Signor de la tua gratia degno
Non mi punir secondo i falli miei
Channo di remission passato il segno.
Pater peccavi, miserere mei,
Infiamma il cor, lo spirito, & lalma mia
Et piacciti chio venga, ove tu sei
Tu che sei vita, veritate, & via,
Fammi conoscer che quanto nel mondo
Di bene havr, per tua bont sol sia.
Se felice sar, ricco, & giocondo
Di stato, & di tesor, fa chin servitio
Tuo possa usarlo con timor profondo.
Et se stratio nhavr, doglia, & supplitio
Fammi con Giobbe patiente, & forte,
Fammmi sempre costante al tuo servitio
Quel cha te piace R de lalta corte,
A me gradisce, a me diletta ancora
O sia benigna sia contraria forte,
Solo lintento mio servir ognhora
Limmensa maest tua Padre santo,
Chi serve te tutta la vita honora,
Et al fin vola al Ciel con festa, & canto.

41

Note

(1) Ricordiamo, a questo proposito, le due monografie dedicate a Petru


Cercel e pubblicate finora: tefan Pascu, Petru Cercel i ara Romneasc la
sfritul secolului XVI, Sibiu, 1944 e Cristian Luca, Petru Cercel, un domn umanist n ara Romneasc, ed. Militar, Bucureti, 2000 nonch numerosi studi tra cui, Iolanda Tigliu, O imagine renascentist: Petru Cercel n Revista
istoric n.3-4, martie-aprilie, 1993, Ramiro Ortiz, Rumeni in Italia, in Per la
storia della cultura italiana in Romania, Bucuresti, 1916, Pimen
Constantinescu, Un umanista romeno del 500 in italiano, in Atti del 12
Congresso internazionale di linguistica e filologia rumena, Ed. de lAcadmie,
Bucuresti, 1971.
(2) Cfr. George Lzrescu, Un domnitor poet i poliglot n Italia: Petru
Cercel n Prezene romneti n Italia, ed. Didactic i Pedagogic, Bucureti,
1995.
(3) Cfr. C.Esarcu, Petru Cercel, Documente descoperite n Arhivele
Veneiei, riportato anche da Lzrescu nellop. cit, p. 21.
(4) cfr. Lzrescu, op.cit. p.21.
(5) cfr. Sivori in Pascu, op. cit. pp.166-168.
(6) cfr. Hurmuzaki, Documenti, XI, p.650, riportato da Pascu op.cit. p.98.
(7) cfr. Sivori, p.IX in Pascu, op.cit. p. 142.
(8) cfr. Sivori, XI in Pascu, op.cit. p.258.
(9) Altre edizioni: 1587 (a Piacenza); 1604; 1610.
(10) Stefano Guazzo, op.cit., p.76.
(11) op.cit. p.77.
(12) Informazione non esatta; secondo Pascu, op. cit. lincontro avvenne
intorno al 1577 e Petru Cercel non poteva avere 36 anni, bens probabilmente 32 o 33.
(13) Cfr. Pascu, op. cit.
(14) Il capitolo indica una forma metrica derivante dalle terzine dantesche.
(15) Riporteremo in appendice il poema in italiano, tratto dalledizione del
1604 dei Dialoghi piacevoli, nonch la sua traduzione rumena fatta da Al.
Ciornescu e pubblicata sulla Rivista fundatiilor, II, pp. 660-666 e riportata anche da A. Cartojan nella monografia romanzata che dedica al principe (Petru
Cercel, viata, domnia si aventurile sale, Ed. Scrisul Romnesc, Craiova).
(16) Stefano Guazzo, op. cit. p. 89.
(17) Riproduciamo il testo nella traduzione di Cioranescu, riportato anche
da Cartojan, op. cit.
(18) Il testo che riportiamo tratto da Stefano Guazzo, Dialoghi piacevoli, Venezia, 1604, pp.87-89, volume custodito dalla Biblioteca Centrale
Universitaria di Iasi, CR-1-1889.

42

IOANA COEREANU
Muzeul Literaturii Romne Casa Pogor
(Iai)
Manuscrise bizantine
ecleziastice
din patrimoniul Muzeului
Literaturii Romne din Iai
(Descriere sumar)
Muzeul Literaturii Romne,
instituie
coordonatoare
a
dousprezece muzee literare, i
are sediul n Iai, ntr-o cldire din a doua jumtate a secolului al XIX-lea cunoscut sub numele de Casa Pogor.
Imobilul, construit n 1850 de Vasile Pogor Vornicul, tatl
junimistului, pe vechile temelii ale caselor familiilor de boieri
Coroi i Cerchez, dup cum ne spune nscrisul de pe piatra
de temelie gsit n 1995 cu prilejul lucrrilor de restaurare.
Este edificiul n care, dup 1863 (data fondrii Junimii), s-au
inut vreme de dou decenii, binecunoscutele edine junimiste. Iacob Negruzzi nota, vorbind despre nceputurile
Junimii: Se fcuse obiceiul ca, duminic, dup prelegere,
Maiorescu, Carp, Rosetti, eu i Pogor s ne adunm la acesta din urm pentru a discuta asupra obiectului prelegerii ce
se inuse.
Urmrind destinul casei, amintim faptul c imobilul vndut n 1901 de Vasile Pogor a trecut n proprietatea principesei Moruzzi i a fiului ei, istoricul i profesorul Gheorghe I.
Brtianu. Dup plecarea lui Gheorghe I. Brtianu la
Bucureti, n 1938, casa este nchiriat rezidenei Regale din
Iai. n timpul celui de-al doilea rzboi mondial, casele Pogor
devin sediul comandamentelor trupelor sovietice, iar dup
1945 adpostesc o seam de instituii locale.
Au trecut peste 100 de ani de la constituirea societii
Junimea, cnd, n 1972, casa Pogor a devenit sediul
Muzeului Literaturii Romne din Iai.
Muzeul Literaturii Romne deine un depozit - bibliotec
n care se afl carte rar veche romneasc i strin (literar, religioas i muzical), manuscrise i coresponden,
obiecte de patrimoniu, art plastic, patrimoniul legat de o
seam de personaliti culturale romneti.
Depozitul M.L.R. conine i un mic fond de manuscrise
muzicale psaltice care ilustreaz epoci diferite din trecutul

43

muzical bizantin al secolelor XII-XIX.


Manuscrisele muzicale psaltice sunt n numr de cinci,
iar unul a fost semnalat n anul 1984 de ctre cercettorul
Daniel Barbu n lucrarea Manuscrise bizantine n colecii din
Romnia. Este vorba despre un Evangheliar grecesc, scris
pe pergament cu litere semiunciale. Autorul menionat consider c a fost scris n a doua jumtate a sec. XII i remarc
prezena unor semne muzicale scrise cu rou deasupra unor
texte greceti.
Concluziile muzicologului Titus Moisescu, pornind de la
informaiile cercettorului Daniel Barbu, au aprut n studiul
Evangheliarul cu notaie muzical ecfonetic de la Iai,
publicat n cartea Muzica bizantin n spaiul cultural
romnesc.
Cea mai recent prezentare a acestui manuscris a fost
realizat de muzicologul Fl. Bucescu n studiul Documente
importante de muzic bizantin i psaltic n bibliotecile din
Iai. Autorul subliniaz faptul c Evangheliarul de la M.L.R.
este al doilea manuscris muzical ca vechime de pe teritoriul
rii noastre.
Studiul din Acta Musicae Byzantinae semnaleaz de
asemenea existena la M.L.R. a nc patru psaltichii, unul n
notaie cucuzelian i trei n notaie hrisantic.
Dei fondul de manuscrise muzicale M.L.R. este mic,
cum am mai spus anterior, el este deosebit de important,
deoarece cuprinde trei tipuri distincte ale notaiei bizantine:
a) ecfonetic (secolele IX-XIV), b) cucuzelian (secolele XIVXIX) i c) hrisantic (dup 1814). Aadar, lipsesc doar
notaiile paleobizantin i medie bizantin.
Lucrarea de fa prezint succint n cele ce urmeaz,
avnd ca reper criteriul cronologic i al notaiei, fiecare
manuscris. Cotele acestor manuscrise sunt urmtoarele:
7030 (Evangheliar, sec. XII), 4915-L (Stihirar-Calofonicon de
Kir Hrisafi, copiat n sec. XVII), 524 (3881) (IrmologhionCatavasier de Petre Vizantie, copiat n sec. XIX), 5776
(Antologion greco-romn, sec. XIX), 5403 (Antologhion
romn-grec, sec. XIX).
1. Evangheliar grecesc, Ms. 7030. Pentru nceput este
necesar s precizm sensul termenului de evangheliar.
Prin Evangheliar sau Lecionar evanghelic se nelege lucrarea ce cuprinde anumite pri extrase din cele patru
Evanghelii ale Noului Testament, atribuite lui Matei, Marcu,
Luca i Ioan, ce se rostesc cu voce nalt la diverse slujbe
liturgice. Prile extrase se numesc pericope (din greac =
pepiKoph seciune, tietur, fragment) sau leciuni (din limba
44

latin lectionis = citire, lectur). Selectarea, gruparea textelor


n ordinea duminicilor i srbtorilor de peste an dateaz din
vremea Sfntului Ioan Damaschin (sec. VIII) i a Sf. Theodor
Studitul (sec. al IX-lea), deci din perioada patristic a
cretinismului. Diferena dintre cartea Evangheliar i
Lecionar este doar cantitativ, n sensul c Lecionarul
evanghelic cuprinde doar pericopele ce se citesc la anumite
srbtori mari de peste an (de exemplu, Lecionarul evanghelic de la Iai aflat la Biblioteca Central Universitar Mihai
Eminescu conine doar 18 pericope evanghelice), pe cnd un
evangheliar cuprinde toate pericopele evanghelice necesare
tuturor oficiilor (Utrenie, Liturghie, la Sfintele Taine i la ierurgii etc.), care se practic de-a lungul ntregului an bisericesc,
citite sau rostite cu voce nalt de ctre preot sau de ctre
diacon.
Pericopele evanghelice urmeaz un calendar prestabilit
de prinii bisericeti, ca i Apostolul de la liturghie, pentru
fiecare zi a anului fiind de rnd o anumit pericop, numit
pe scurt Apostolul zilei.
Evangheliarul de care ne ocupm cuprinde patru
seciuni:
a) Prima seciune conine pericopele ce se citesc la oficiile liturgice specifice unor srbtori cu dat schimbtoare
ale anului (Sinaxarul) i care ncep cu pericopa evanghelic
din Duminica Patilor (La nceput era cuvntul) i se ncheie
cu pericopele destinate oficiilor liturgice din sptmna mare
a Postului Patilor.
b) n cea de-a doua seciune snt grupate cele 11
Evanghelii ale nvierii, care se citesc la Utrenia Duminicilor
ncepnd cu Duminica tuturor sfinilor i se repet dup fiecare perioad de 11 sptmni, la fel ca i glasurile.
c) Cea de-a treia seciune a Evangheliarului cuprinde
pericopele ce se rostesc la oficiile liturgice specifice
srbtorilor fixe, conform celor 12 minee nemictoare
ncepndu-se cu 1 septembrie i terminndu-se cu 31 august. Multe din aceste Evanghelii sunt preluate din prima
seciune a Evangheliarului, prin trimiteri la paginile respective. Tot aici sunt grupate i Evangheliile ceasurilor (1, 3, 6, 9)
din Ajunul Botezului Domnului Iisus Hristos.
d) n cea de-a patra seciune se gsesc grupate aa
numitele Evanghelii de obte, de toat trebuina la zilele
sfinilor care nu au Evanghelii de rnd n lunile din Sinaxar,
apoi la Sfntul Maslu (7 Evanghelii), la cununie, la mori i la
ierurgii.
e) Ultima seciune a Evangheliarului este aa numitul
Evanghelistar (Evanghelistarion) n cuprinsul cruia este
45

subscris Pascalia (calculul datei Patelui) i ntreaga rnduial a citirii Evangheliilor care se citesc la Utrenie i la
Liturghie. irul duminicilor din aceste tabele ncepe de obicei cu Duminica de dinaintea Bobotezei i se sfrete de
regul cu Duminica de dup Naterea Domnului.
Manuscrisul evangheliar are dimensiunile 345x245 mm,
este scris pe pergament de piele de capr, cu cerneal ferogalic, bogat ornamentat cu iniiale, cu motive florale, vignete i frontispicii n culori de rou, albastru ultra-marin (lapis
lazuli), verde, protejate cu pelicul de albu de ou i aur
coloidal, aa cum au stabilit restauratorii care s-au ocupat
de restaurarea acestuia.
Filele prilor 1 i 3 sunt scrise de o singur mn, textul
fiind distribuit pe dou coloane de dimensiuni egale, cu cte
24 de rnduri pe pagin, coloanele fiind distanate ntre ele,
n mod variabil, la cca. 25-30 mm. Filele prii a doua
pstreaz un scris desfurat tot pe dou coloane, asemenea celorlalte pri, efectuat ns de o alt mn. Ultimele file
ale manuscrisului sunt adugate mult mai trziu, probabil n
sec. XV-XVI, nsi hrtia cu linii pontuseaux fiind fabricat
mult mai aproape de zilele noastre. Aceast ultim parte a
Evangheliarului prezint doar un interes liturgic, deoarece
neumele muzicale lipsesc. Numerotarea filelor este de dat
recent i fcut cu creioane cu cifre arabe n dreptul
spaiului dintre cele dou coloane.
Evangheliarul de la Iai nu are un colofon, n schimb are
o nsemnare de proprietar pe f. 320: A smeritului i
pctosului Nicolaou Vizyisiou, nsemnare scris ulterior,
probabil chiar de ctre proprietar.
2. Stihiar calofonicon grecesc. Ms. 4915/L. n ordine
cronologic, cota sus menionat ocup locul al doilea, dar
reprezint o etap mai trzie a muzicii bizantine dect cea din
Ms. 7030. Titlul acestuia arat cu claritate c este vorba de
un Stihirar-Calofonicon, sintetizat de ctre Kir Hrisafi cel
Nou, protopsaltul Marii Biserici din Constantinopol i
dascl al nostru. A fost scris cu siguran nainte de 1799,
dat care este consemnat de mai multe ori n manuscris.
Aadar, scrierea acestui manuscris poate fi situat la nceputul secolului al XVIII-lea sau chiar la sfritul sec. al. XVIIlea, cnd autorul nc mai era n via. Pe filele Ms. 4915 sunt
scrise nume romneti precum: Constantin logoftul vistieriei, Andrei Ghiorcan, Toader Iordachi .a. Aceste nume
dovedesc c manuscrisul a circulat n Moldova, ntruct folosesc modul de pronunare specific moldovenesc. O alt
not, mult mai recent (1909), arat cu precizie c a fost uti46

lizat n zona Vasluiului, n parohia Bogdnia. Tezaurul


toponimic al Romniei menioneaz existena comunei
Bogdnia din judeul Vaslui la sfritul sec. XVIII. La
recensmntul populaiei din 1774, Bogdnia s-a contopit
cu satele Bogdana i Tunseti. De asemenea, n Tezaurul
toponimic... se menioneaz c satul a fost unit cu altul,
numit satul Bogdnia.
Notaia cucuzelian a manuscrisului dovedete , de asemenea, scrierea acestuia nainte de sec. al XIX-lea.
Importana acestui manuscris este deosebit ntruct conine
una dintre cele mai importante opere ale lui Hristafi cel Nou,
Stihirarul-Calofonicon n limba greac. Acest Stihirar era att
de popular i de utilizat nct a fost tradus integral de Macarie
Ieromonahul i caligrafiat de Ilie Cntreul de la biserica Sf.
Nicolae-Vldica din Bucureti, la anul 1825. Gheorghe
Ionescu, de la care am preluat aceast informaie, mai
menioneaz c manuscrisul care conine traducerea lui
Macarie se afl la BAR, cota ms. rom. 1690.
Manuscrisul are formatul IV, 225x170 mm. Este legat cu
coperi de lemn nvelite n piele maronie, nnegrite, presate,
cu chenare marginale florale, avnd n centru un medalion cu
nvierea Domnului. Pe ultima copert sunt imprimate n chenare alte motive geometrice i florale. Cotorul este deteriorat n partea de sus. Manuscrisul a avut ncuietori care au
disprut. Hrtie de calitate, subire, cu filigrane i linii pontuseaux. Este scris n limba greac, cu caligrafia ngrijit a unei
persoane instruite, cu cerneal neagr neumele, cu rou
ornamentele, floralele, mrturiile i majusculele deosebit de
frumos decorate cu motive florale. Se observ numerotarea
trzie cu creionul, filele 1-260, lipsesc foi de la nceputul i
sfritul manuscrisului (10 respectiv 20), iar n interior f. 38
este rupt pe jumtate.
nsemnri extramuzicale: la f. 23: Ca cel ce am cntat pe
aceast carte m isclesc spre aducere aminte Emanoil
I.Petrea, Cntre Diplomat, 1908 Martie. Totul trece-n ast
lume/ Ca i roua de prin flori/ Numai ce e scris rmne/ Ca
un ce nemuritor. E. I. Petrea. 28 Martie 908.
Acest manuscris este unicul Stihirar compus de Hrisafi
cel Nou aflat pe teritoriul Moldovei i conine o form prelucrat a vechilor cntri, iar melodica sa este mai apropiat de
cea bizantin.
3. Irmologhion-Catavasier. Ms. 524(3881). Acest manuscris muzical nu este datat, el se remarc mai ales prin
legtura elegant. Limba folosit este greaca medieval
bisericeasc. Este vorba de un Irmologhin-Catavasier, adic
47

de o colecie de cntri bisericeti ortodoxe, numite catavasii i utilizate la slujba Utreniei. Autorul principal este Petru
Vizantie. Mai apar numele altor doi maetri greci, care au
trit n sec. al XIX-lea i sunt considerai prini ai reformei
hrisantice, Grigorie Lampadarie i Hurmuz Hartofilax, care
au preluat i transcris n notaia modern cntrile anterioare
dup regulile sistimei noi. Stilul muzical este syntonom,
adic pe scurt. Considerm c ms. 524 a fost scris n deceniile 4-6 ale veacului trecut.
Manuscrisul are formatul III, 200x145 mm, este legat n
coperi de carton nvelite n piele de culoare viinie, cu imprimeuri florale aurii, executate prin presare. Starea manuscrisului este bun. Hrtie de calitate, cu filigrane i linii pontuseaux. Scris foarte ordonat, ngrijit, de ctre o persoan
instruit, cu cerneal neagr neumele, cu rou majusculele
ornamentate, ftoralele i mrturiile. Numerotare trzie cu
creionul, de la filele 1-86. Manuscrisul are o foaie de gard
la nceput, dou la sfrit i ultimele trei foi nescrise. Copistul
este anonim. Nu exist rnsemnri extramuzicale.
Coninutul muzical este cel ntlnit n colecia denumit
Irmologhion i Catavasier cu redarea lor pe glasuri, cu
anume preferin pentru stilul alert. Manuscrisul este de mici
proporii i demonstreaz o orientare nou pentru stilul irmologic i de renunare la stilul pe mare. Psaltitii creatori de
dup a doua jumtate a secolului al XIX-lea au urmat pe
Anton Pann i Petru Vizantie crend catavasii romneti
remarcabile n stil syntomon.
4. Antologhion greco-romn. Ms. 5776/L. Manuscrisul
acesta muzical este nedatat, scris n limbile greac i
romn. A fost scris, probabil, la Iai, ntruct pe parcursul
acestuia apar numele a doi muzicieni ieeni: dasclul de
muzichie Gheorghe Paraschiade (adus n Moldova de la
Constantinopol de mitropolitul Veniamin Costache) i
Axentie Rocule. E posibil ca mss. 5776 s fi fost scris chiar
de ctre acesta din urm, dasclul de muzic bisericeasc
adus n Moldova de vistiernicul Iordachi Roznoveanu i care
mai trziu s-a mutat la Iai la catedrala episcopal din Hui.
Muzicologul Gh. C. Ionescu, n cunoscutul su Lexicon ...,
furnizeaz o preioas informaie, i anume, c de la Axentie
Rocule se pstreaz nc un manuscris, i un Antologhion,
scris n anul 1836. Acesta se afl la Biserica Academiei
Romne din Bucureti, fiind donat de ctre Mitropolitul Iosif
Naniescu n 1894.
Manuscrisul 5776/L are formatul IV, 250x180 mm, este
legat i are coperi din carton de culoare verde nchis, la
48

cotor piele ornamentat prin presare, pe care apare scris cu


litere chirilice, n limba romn, titlul crii: Antologhion i
numele proprietarului: Irinarh Mandre, Ierodiacon.
Numerotare trzie cu creionul, pe file, de la 1-219. La sfrit
sunt tiate 11 file. Hrtie de calitate grosier, fr filigrane.
Scrisul este ngrijit, de aceeai mn, cu cerneal neagr textul i neumele i cu rou - gorgoanele, floralele i mrturiile
i majusculele ornamentate. Nu are pagin de gard, nici
titlu general, ci doar titluri de cntri. Limbile utilizate sunt
romn cu caractere chirilice (f. 1-60) i greac (f. 62-219).
Manuscrisul nu este datat, nici localizat.
nsemnri extramuzicale: la f. 1, o isclitur Dumitru
Dumitru, la f.2 aceeai isclitur, cu creionul, scris mai
dezordonat, la f.9 este adugat o band de hrtie pe care
este scris: Dumitru Iacob Preutu maiu 13, la f.43: Ad
Eternam memoriam. Preutu Iacobu Dimitriu. 1880, iulie n 4
zile, la f.61 ncercri de creion i de compas i semntura
Iacob Dimitriu, scris invers cu cerneal neagr.
Coninutul muzical este deosebit de a celorlalte manuscrise prezentate prin faptul c este bilingv - lng cntri
greceti i multe cntri romneti se afl cteva creaii originale, cele mai multe traduceri din greac fr a fi menionat
autorul. De asemenea conine Cntri de la Slujba acatistului
(f. 26), Evanghitare (f. 31), Liturghii din Postul mare, Troparul
Patilor (f. 34) .a.
5. Antologhion romno-grec. Ms. 5403. Manuscrisul
503 las impresia c nu ar cuprinde muzic, deoarece n
volum a fost legat la nceput o tipritur, i anume Prohodul
Domnului Dumnezeu i Mntuitorului nostru Iisus Hristos.
Este vorba de o antologie nedatat, scris n limbile romn
i greac, n notaie hrisanti. Manuscrisul a fost afierosit
Mnstirii Golia de ctre Silvestru Monah n 1847. Dei nu
este datat, presupunem c manuscrisul a fost scris n deceniile 4 i 5 ale sec. al XIX-lea, probabil la Iai.
Ms. 5403/L are formatul IV, 230x180 mm. Este legat cu
coperte de carton acoperite cu piele neagr ornamentate cu
un medalion n mijloc (o vaz cu flori pe prima copert i o
stea cu multe coluri pe ultima), iar pe margini cu chenare
florale elegante. Hrtie de calitate superioar de la f. 1-42, foi
rupte i numerotare trzie de la f.43-79, foi nescrise de la 5179. Pe foaia de gard de la sfritul manuscrisului scrie
neglijent anul 1843 de dou ori, care poate s reprezinte
data scrierii, aa cum ne sugereaz i coninutul de cntri.
Scrisul este ordonat de la f.41-43, iar de la 44-47 sus apare
un alt scris, dezordonat; de la f. 48-50 o a treia mn, cu scris
49

ordonat, dar cu cerneal decolorat. Copistul este anonim.


Coninutul muzical este alctuit din cntri de autori
romni, spre exemplu Aprtoare Doamn, Bucur-te
Maic, pururi fecioar, Slav ziua nvierii, Troparul Hristos a
nviat etc. La nici una din aceste cntri nu este menionat
autorul. Se afl aici i unele cntri n limba greac ns fr
importan muzical.
Concluzie final. Din datele i analizele culese i efectuate pe baza manuscriselor de la M.L.R., putem conchide,
aa cum am mai spus, c, dei de dimensiuni reduse, fondul de manuscrise psaltice din acest muzeu are o valoare
documentar i muzical deosebit, deoarece ilustreaz, n
doar cinci manuscrise, trei din perioadele importante ale
istoriei muzicii bizantine, ncepnd cu sec. al XII-lea i pn n
sec. al XIX-lea. Din acest motiv putem spune c cea mai
mare parte a fondului de manuscrise ar onora, cu prezena
sa, orice bibliotec de prestigiu din lume.

Bibliografia

(1) Grigore Paniru, Lecionarul evanghelic de la Iai, Editura Muzical,


Bucureti, 1981.
(2) Florin Bucescu, Documente importante de muzic bizantin i psaltic
n bibliotecile din Iai, Revista C.S.B.I. vol. I, 1999.
(3) Cultura muzical romneasc de tradiie bizantin din secolul al XIXlea, Craiova, 1999.

50

SANDA-MARINA BDULESCU
Universitatea din Piteti
(Romania)
Ioan Caioni Valahul,
umanist transilvan
puin cunoscut

Istoria l reine pe umanistul transilvan n diverse ipostaze:


clugr franciscan, muzician i literat [Note, 1],
muzicant, sculptor i pictor [Note, 2],
autor al unei culegeri de cntece romneti realizat
la jumtatea secolului al XVII-lea (1634-1642, 1652)
[Note, 3],
* compozitor i organist [Note, 4],
* scriitor, muzician i folclorist sau compozitor, clugr
franciscan [Note, 5],
* organistul i compozitorul de pe o uli n Alba lui Mihai
ntregitorul dinti [Note, 6],
i sub diferite nume, n ordinea surselor citate:
* Caioni Ion,
* Cianu Ioan,
* Ioan Caianu (Caioni),
* Ion Caianul,
* Ioan Caioni,
* Ioan Caianu-Valachus.
Numele su apare i n alte variante:
* Ion Caianu - Asociaia Cultural Ion Caianu, asociaie
religioas ce activeaz cu aprobarea bisericii n judeul
Alba,
* Ioan Valahul - numele Mnstirii Sf. Ioan Valahul din
satul Bichigiu, comuna Cobuc, judeul Bistria-Nsud;
Parohia Ortodox Romn Sf. Ioan Valahul din
Landshut, Marienplatz 9, sub Mitropolia Ortodox
Romn pentru Germania i Europa Central,
* Kjoni Jnos sau Iohannes Caioni - inscripia de pe statuia ridicat de Ferencz Ern, n 1972, n curtea mnsti-

*
*
*

51

rii franciscane din Complexul baroc de la umuleu [Note,


7], la care vom mai reveni.
Nevoia de precizare a originilor, apartenenei i evoluiei
spirituale i-a adus completarea numelui cu Valachus. Am
deschide aici o scurt parantez, redundant poate din
punct de vedere lingvistic, dar lmuritoare pentru cazul
nostru. Strinii i cunoteau nainte pe romni numai sub
numele de valachi, valahi, vlachi. (Wallachen germ.,
Valacchi ital., Valaques franc., Wallachians eng.,
Vlahos grec., Olah magh., Volosin polon., etc). Este
vechiul cuvnt german Wallach care nsemna la nceput
roman sau latin, apoi n genere neamurile de limb romanic, sau noul cuvnt german Walsch i Wale ce se ntrebuineaz pentru a desemna pe vecinii latini, mai ales pe italieni. De la germani, numele a trecut la slavi, n forma paleoslavic Vlachu, cu acelai neles general i de la acetia la
greci cu nelesul special de romn. Din grecete provin formele latine mai vechi Blachus, Blacus, Vlachus =
romn, pe cnd forma mai nou Valachus, cu aceeai
semnificaie, este de provenien german. Aa este
menionat n documente i citri Ioan Cianu, cci spaiul
transilvnean a atras folosirea acestei din urm ortografii Valachus, n timp ce lumea bisericeasc ortodox de pretutindeni l numete Valahul.
Zona Crianei s-a aflat la confluena a dou influene religioase, a cretinismului bizantin ortodox i a cretinismului
apusean catolic. Sub aceast zodie s-au aflat viaa i numele umanistului transilvan.
Marile istorii ale literaturii sau dicionarele literaturii
romne l ignor. Dar, n timp ce noi l cutam printre scriitori sau cronicari, el este prezent n istoriile de folclor i aceasta datorit faimoasei sale antologii muzicale Codex Caioni
/ Kajoni.
Consemnarea lui trzie se datoreaz i faptului c disciplina ca atare, folcloristica, s-a emancipat relativ trziu de
sub tutela altor tiine (istorie, filologie, lingvistic, etnopsihologie). Instituionalizarea a premers, ca i n cazul
antropologiei sau etnologiei, profesionalizarea. Iar profesionalizarea folcloristicii i-a spus cuvntul n scoaterea la
lumin a unor personalitai n domeniu, cum a fost Ioan
Caioni Valahul, nume pe care l preferm, pentru c mbin
evoluia lui frmntat cu ceea ce este i rmne pentru noi.
Folclorul, ca obiect de studiu i ca surs de inspiraie, d
culturii romneti o particularitate de neignorat. Cercetarea
folclorului are, n spaiul romnesc, o vechime considerabil,
depind astzi 150, 200 sau chiar 300 de ani, n funcie de
52

punctele de reper aezate la nceputuri - printre care culegerea de cntece romneti realizat la jumtatea secolului
al XVII-lea (1634-1642, 1652) de Ioan Caianu (Caioni), autor
aezat de Iordan Datcu [Note, 3, pp. 268-278], n capul
Cronologiei (dup anul naterii).
Codex Caioni, important culegere de creaii muzicale,
cuprinde transcripii n notaia tabulaturii de org a unor
melodii populare romneti i maghiare din Transilvania.
Dei culegerea are lipsuri, dup unii critici [Note, 1], n ceea
ce privete precizia notaiei, ea este de mare importan
pentru istoria muzicii romneti, reprezentnd primul document care conine melodii populare romneti notate. Lucian
Predescu l consider, n acest sens, ca fiind cel dinti notator de muzic romnesc [Note, 2].
n lucrrile sale are notate numeroase versuri romneti
i muzic popular a epocii lui, de mare valoare. Una din
bucile muzicale romneti cele mai interesante pe care lea notat este cea dedicat Domniei lui Vasile Lupu din
Moldova. Ioan Caioni luase parte la nunta fetei lui Vasile
Lupu i a notat acolo muzica pe care a auzit-o i de care
fusese att de impresionat. nc din 1941, n biblioteca
mnstirii franciscane din Complexul baroc de la umuleu,
se pstrau 124 incunabule din care au rmas astzi numai
ase. n anul 1985, n peretele refectoriului s-au gsit, cu
ocazia unei reparaii, o serie de manuscrise, incunabule i
alte cri valoroase, printre care i nepreuitul Codex
Kajoni. Restaurat, lucrarea se afl astzi n tezaurul
Muzeului Secuiesc al Ciucului.
Maurice de Martin, lider al grupului Interzone, s-a inspirat din vasta motenire a Podiului Transilvan, pe care l-a
traversat n lung i n lat, ntre anii 1997-2000, cutnd urme
ale muzicii romneti, ungureti i sseti. A rezultat o pies
instrumental care n ceea ce privete motivele, se bazeaz
pe manuscrise, unele chiar din secolele XVI i XVII, n principal Codex Caioni i care ofer o privire ieit din comun
asupra unei tradiii muzicale, puin luat n considerare pn
astzi.
Nscut n 1629, n Cianul Mic de pe Some, cu numele
de atunci, dat de familia sa romneasc, Ioan Cianu, viitorul umanist i-a fcut studiile la coala iezuiilor din Cluj.
Acolo a nvat respectul pentru cele trei reguli ale vieii
monahale: castitate, srcie i ascultare. A ajuns, apoi,
stareul mnstirii Lzarea din Ciuc. I s-a propus, la acea
vreme, s ocupe scaunul episcopal catolic. L-a refuzat ns,
dndu-i seama probabil c n calitate de romn i-ar fi fost
aproape imposibil s obin concursul aristrocraiei maghia53

re. A continuat s triasc la Lazrea, unde a nfiinat o tipografie, care a continuat s funcioneze ntre anii 1675-1854.
Acolo s-a distins prin numeroase opere, unele religioase,
altele tiinifice.
n Transilvania exista o cultur progresist n limba
romn, mult nainte de dezbinarea religioas de la 1700.
Contactele permanente dintre Transilvania, Moldova i ara
Romneasc au contribuit la rspndirea elementelor de
cultur. Ioan Caioni nregistreaz, ntr-o cronic rimat, cum
citeau romnii ardeleni: Pravila lui Vasile Lupu, Cazania
lui Varlaam (1643) i Psaltirea n versuri a Mitropolitului
Dosoftei (1673) [Note, 8]. S nu uitm c n secolul al XVIIlea cronicile sunt primele adevrate monumente de limb
romneasc i ntile scrieri cu caracter original, memorii cu
largi consideraii asupra vieii sociale i morale, cu observaii
asupra umanitii sub latura caracterologic. Evoluia ulterioar a literaturii romne nu poate fi neleas fr
cunoaterea lor adnc, iar Ioan Caioni i are mica sa contribuie important.
Dup modelul colii latine din Europa Apusean, pretutindeni n rile Romne apruser ctitorii ca: Schola
Bistricensis (la Bistria), Schola Latina (la Cotnari), Schola
Cornensis (la Braov), Colegium Bethlenianum (la Alba-Iulia),
unde se preda muzica ca parte a celor 7 arte liberale
(Septem Artes Liberales). Umaniti cu chemare artistic
muzical, precum Johannes Caioni Vallahus (aa cum este
consemnat, pentru aceast activitate, n documentele epocii), alturi de Nicolaus Olahus, diaconul Coresi, Johannes
Kelpius Transylvanes, Johannes Honterus, Valentinus
Greffius Coronensis, (alias Bakfark) au predat la aceste coli.
Mnstirea de la umuleu fiind un centru cultural important
al zonei, acolo a fost organizat, ncepnd cu anul 1668,
nvmntul de nivel mediu din zona Ciucului. Acea coal
este predecesoarea actualului gimnaziu Mrton Aron din
Miercurea Ciuc.
De remarcat, alturi de coleciile de muzic popular de
care deja am vorbit, multele i valoroasele colecii de muzic
bisericeasc din prile sale. Acolo a fost construit
mnstirea franciscan care face parte astzi din Complexul
de la umuleu i care l reine pe umanist cu numele de
Janos Kajoni [Note, 9]. Prima atestare documentar a prezenei ordinului franciscanilor n umuleu dateaz din 1352,
cnd au servit deja catolicii din Moldova pornind din umuleu. n 1400, papa Bonifaciu al IX-lea permite franciscanului
Alvernoi Bertalan fondarea a 4 mnstiri pe teritoriul episcopiei romano-catolice din Alba Iulia. Una dintre acestea este
54

mnstirea din umuleu care apare n acte sub numele


Billich. Construirea bisericii gotice, care se afla pe locul
actualei biserici Sf. Maria se poate data tot n aceast
perioad. Biserica a fost lrgit n mai multe rnduri, cele
mai importante fiind cele din 1530 i 1649. Trupele lui
Szkely Mzes, paa Ali i Thkli au fcut pagube importante n campaniile lor militare n Secuime.
Spuneam, la nceputul acestei prezentri, c umanistul
transilvan este listat i ca organist i compozitor [Note, 4 i
6]. Am descoperit, n nsemnrile vremii, c el a fost nu
numai organist-interpret, dar i constructor de orgi. Astfel,
cea mai veche org a bisericii construit de franciscanii
observani la umuleu, atestat documentar ca fiind construit de Eperjesi Jnos, a fost cumprat la Braov, n
1659. Distrus n timpul invaziei turco-ttare din 1661, ea a
fost reconstruit, n 1664, de cel care apare de data aceasta
cu numele de P. Joannes Kjoni.
n ceea ce privete activitatea de compozitor a lui Ioan
Caioni, ne-am bucurat s aflm c nu numai dicionarele sau
memoria afectiv l rein n aceast ipostaz. Calitatea compoziiilor sale face ca interprei de valoare din zona lui de
provenien s le nscrie n repertoriul lor actual. Este vorba
deci de generaii aflate la 4-5 secole distan. Astfel, Roca
Felician [Note, 10] din imleul Silvaniei, judeul Slaj, listeaz
n repertoriul su de concert numele lui Johannes Caioni,
alturi de Valentinus Bakfark i Girolamo Frescobaldi. Iar
Studioul de muzic veche ansamblu de camer din
Bucureti, care renvie sunetul instrumentelor originale i
armonia unic a vechilor maetri l include i el n activitatea sa muzical [Note, 11].
Talent multilateral i deosebit de fecund, Ioan Caioni
Valahul s-a distins apoi ca sculptor i pictor. S-a stins din
via la 1687.
Feele multiple i armonios mbinate ale acestei personaliti transilvnene, dintr-o familie romneasc de pe Some,
sunt cuprinse n ceea ce a fost i rmne peste veacuri:
umanistul.

55

Il busto di Joan Caianu Nalachus allinterno del monastero di umuleu Ciuc,


Romania.

56

Note i referine

(1) Dicionarul Enciclopedic Romn, Academia Romn, Bucureti, 1962.


(2) Lucian Predescu, Enciclopedia Romniei - Cugetarea. Material
romnesc. Oameni i nfptuiri, Ed. Saeculum I.O. & Ed. Vestala, Bucureti,
1999.
(3) Iordan Datcu, Dicionarul etnologilor romni, Ed. Saeculum I.O., vol. 3,
Bucureti, 2001.
(4) Revista Cronica Romn, 25 aprilie 2003.
(5) Dicionar de personaliti romneti, index alfabetic, Fundaia Noua
Romnie, pagina Web de la adresa:
http://www.nouaromanie.ro/dictionar%20de%20personalitati%20romanestifiles/index%20alfabetic%20personalitati/C.htm
(6) Revista revistelor culturale, Adevrul on-line, pagini Web de la adresele:
http://www.adevarulonline.ro/literar/lit677-02.html
sau http://adevarul.kappa.ro/lit67-02.html
(7) Cel mai important i cunoscut loc de pelerinaj al Transilvaniei, aflat n
nord-estul oraului Miercurea-Ciuc, la poalele dealului umuleul Mic.
(8) tefan Pascu, Ce este Transilvania, Ed. Dacia, p. 95.
(9) Complexul baroc de la umuleu, pagina Web de la adresa:
http://www.cchr.ro/jud/turism/rom/2/24/24csiksomlyo.html
(10) Felician Roca, Documente muzicale n arhive din Oradea, Ed. Artes,
Iai, 1996.
(11) Studioul de Muzic Veche, SonArt Artist Management & Records,
pagina Web de la adresa: http://www.sonart.ro/artisti/smv/
(12) Figure storiche e soprannomi di Castrignano del Capo, pagina
Web:
http://www.giovannistasi.com/perledelsalento/persone.htm
(13) Saviana Damian & Agnes Papp, Codex Caioni, Ed. Muzicalia
Danubiana, Budapesta, 1994.

57

TRAIAN DIACONESCU
Universit A.I. Cuza, Jassi
(Romania)
Marco Bandini
ed i cattolici di Moldavia
Gli studi in latino nel nostro
paese, a cominciare dal Rinascimento fino allIlluminismo, formano un arcipelago poco esplorato. Il latino, idioma internazionale dei secoli scorsi, uno strumento di comunicazione, a carattere paneuropeo, che ha
tuttavia aspetti propri, indotti da molteplici cause, a livello
fonetico, morfosintattico, stilistico e lessicale. In tutti questi
ambiti del latino scritto in Romania, incontriamo elementi di
lingua rumena, sotto varie forme, tanto nei documenti ufficiali, quanto nelle opere letterarie.
Sulla strada aperta dalle ricerche realizzate da filologi
classici1 quali Iancu Fischer, Dan Slu anschi, Ana-Cristina
Halichias, Mihaela Paraschiv, ecc., selezioneremo, nelle righe
seguenti, dei passi del Codex Bandinus, in cui si incontrano
elementi di lingua rumena inclusi nel testo o, a volte, spiegati. Davanti a questi termini si pu sentire la brezza di un linguaggio popolare che ha conservato il polso vivo della vita
quotidiana di quattro secoli fa2.
Per meglio capire alcuni termini rumeni, presenteremo
prima il testo latino in cui compaiono e, poi, la loro traduzione. Concluderemo il lavoro con alcune considerazioni linguistiche utili per la storia della lingua rumena e per la storiografia rumena.
I
Di passaggio per la Valacchia, Marco Bandini e il suo
segretario, Petru Parcevici, sono stati ricevuti alla corte del
principe Matei Basarab. Parcevici ha pronunciato un discorso in latino. Dopo questo discorso, Matei Basarab ha chiesto
al suo interprete Che cosa dice?. Il vescovo Bandini presenta la scena cos:
Laetus Princeps et omnes Barones rem novam et insoli59

tam cum stupore audiunt et admirantur. Secretarius


Polonicae ac Latinae linguae interpres, Principis lateri adstabat, quem absoluta oratione pientissimus Princeps, totus
iucundus atque hilaris curiose interrogat in hunc modum:
Csze dzice? Hoc est: quid dicit? Cui Polonus Secretarius ad
amussim totam orationis seriem Valachice interpretatur.
Tunc pius et humanissimus Princeps profunde egit grates,
nec sedere voluit, nisi nos ipsi prius redissemus. (Pars I,
Ennaratio 5)
Il principe lieto e tutti i boiardi ascoltano sorpresi questa
cosa nuova e inconsueta e ne sono meravigliati. Il segretario,
interprete del polacco e del latino, stava accanto al Principe.
Alla fine del discorso, lillustrissimo Principe, pieno di indulgenza e sorridente gli chiede, molto incuriosito: Che cosa
dice? E il segretario gli traduce perfettamente in rumeno il
discorso. Allora, il Devoto e lIllustrissimo Principe lo ringrazia profondamente e non volle sedersi sul trono, prima che
ci fossimo seduti noi. (tr.n.)
II
Quando visit i cattolici del villaggio di Lucceti, vicino
a Tg. Trotu, il vescovo Bandini rimase impressionato dalle
superstizioni degli abitanti, ma anche dalle sorgenti di petrolio grezzo.
Nel testo latino, troviamo glossata la parola rumena per
petrolio grezzo.
In transitu aliquot scaturigines vidi quarum invisa ebullitio admirationem mihi peperit. Acquae per venas terrae perlucido colore erumpunt et exigua morula interjecta diversissimos colores induunt jam ut arcus coelestis jam ut aer
oriente vel occidente sole depictus in fossam hoc degenerat, quae pro ungendis currum axibus aptissima, Valachice
vocatur Pecura, Ungarice Deget, Latine Axungia, hoc est
axis unctio, plurimum canes horrent et ne guttulae quidem
ferunt odorem. Hic animo defixus quantum temporis brevitas permisit, haesi, Dei potentiam ac sapientiam eum veneratione admiratus. (Pars II, Visitatiom, Luk., 3).
Passando, vidi alcune sorgenti la cui ebollizione dest la
mia ammirazione. Le acque erompono trasparenti dal ventre
della terra, e, dopo poco tempo, prendono molti e vari colori, una volta sembravano un arcobaleno, unaltra come lorizzonte dipinto dal sorgere o dal tramonto del sole; si versa in
un fosso scavato apposta, poi il colore muta progressivamente in un nerume vischioso che serve benissimo per
ungere le carrucole; in rumeno si chiama petrolio grezzo, in
60

magiaro dito, in latino axungia, cio unto per la carrucola. I cani se ne spaventano tanto e non sopportano neanche lodore di una goccia. Quindi, commosso, ci rimasi
quanto mi permise la brevit del tempo, ammirando con
venerazione il potere e la saggezza di Dio. (tr.n.)
III
Nella presentazione della situazione della fede cattolica
nella piccola citt di Bacu, il vescovo usa un proverbio3
biblico entrato anche nella cultura popolare rumena:
In tanta populi obstinatione et pervicacia, Sanctissime
P<ate>r et Vos, Eminentissimi Principes quem hic criminis
auctorem insimularemus. Dubii satis diu haesimus ac etiam
num haeremus populumne an larvam Episcoporum gestantes viros Religiosus qui sub titulo Religiosi Ordinis... omnia
verterunt. Venit mihi in mentem non semel illud commune
Proverbium: alii uvas acerbas atque poma comederunt et
nobis dentes defacto obstupescunt. Cogitare coepimus aliquid boni in exteriori apparentia agere, ac perverso ac insensato populo gratum facere. (Pars II, Visitatio, Bacovia, 31)
In tanta ostinazione e tanta cattiveria del popolo, o,
Santissimo Padre, e, voi, Illustrissimi Principi, chi possiamo
accusare quale autore dellomicidio? Siamo stati abbastanza
tempo in dubbio ed esitiamo ancora quale scegliere tra il
popolo e i devoti portatori della maschera vescovile che,
sotto il nome dellOrdine Religioso, hanno rovesciato tutto.
Mi sono ricordato, e non una volta, il proverbio tanto conosciuto: alcuni hanno mangiato uva acerba e a noi ci si allegano i denti. Ho cominciato a pensare di compiere una cosa
apparentemente buona e al beneplacito del pubblico perverso e irragionevole. (tr.n)
IV
Arrivato nel villaggio di Trebe, il vescovo Bandini discute con gli anziani per scoprire i confini antichi di questo abitato cattolico, ne prende nota, e glossa diversi toponimi
rumeni.
Diligentiam summam adhibuimus ut inquireremus etiam
de fundo pagi nostri Terebes; quare convocatis hominibus
utriusque sexus intelleximus longe ampliorem fuisse ante,
quam modo sit, extendebatur enim ad terminum qui
Valachice dicitur Karara porcsilor, Ungarice: Dissnok
osvenye, Latine Semita porcorum et huius territorii designati recordantur etiam pro nunc incolae pagani, aiunt enim se
61

novisse in pueritia quendam Episcopum Bacoviensem


nomine Valerianum qui pueris parvulis eiusdem pagi Terebes
pecuniam blandiendo pro memoria distribuebat: inculcando
ipsis: Recordemini filioli mei quod territorium pagi Terebes
extendat se usque ad praedictam semitam et Fontem
Principissae vocatum, Valahice autem Funtene Domney et
Ungarice a Vaydane Kutya. Modo vero portionem bonam
praefati pagi incolae possident qui a Principe quodam
exauctorato et fugitivo Petro Vaivoda nominato illum tractum
pro uno equo emerunt et ab Ecclesia abalienarunt et suam
Ocsinam id est patrimonium vocitant. (Pars II, Visitatio,
Bacovia, 54).
Abbiamo indagato con tanta cura persino il feudo del
nostro villaggio di Trebe ; per questo, dopo che sono state
convocate le persone, uomini e donne, abbiamo capito che
il feudo era stato molto pi grande di quanto era oggi, perch si estendeva fino al confine che si chiama in rumeno Il
sentiero dei maiali, in ungherese Dissnok osvenye (Diszn k
sv nye), in latino Semita porcorum. I contadini si ricordano
tuttora i confini di questa regione; perch dicono di aver
conosciuto, nella loro infanzia, un vescovo di Bacau,
Valerian, che regalava dei soldi ai bambini di questo villaggio
di Trebes, mentre li accarezzava e diceva loro queste parole:
Ricordatevi, bambini, che il feudo del villaggio di Trebes si
estende fino al gi ricordato sentiero e fino alla gi nominata fontana della Principessa, in rumeno Funtene Domney (La
fontana della Signora), in ungherese Vaydane Kutya (Vajdn
Ktja). Ora gli abitanti del villaggio possiedono una buona
parte del feudo, loro hanno comprato quel posto per un
cavallo da un certo principe deposto dal trono e fuggiasco,
chiamato Petru Voievod e lo hanno reso estraneo alla Chiesa
e lo chiamano Ocsina (Ocin), cio propriet. (tr.n)
V
A Sireteti, vicino a Suceava - riferisce il vescovo Bandini
- cera un monastero domenicano e una sorgente miracolosa. Molti infermi - zoppi, ciechi, monchi ecc. - hanno trovato
l la loro guarigione. Questo fatto ha fatto arrabbiare, probabilmente, il clero ortodosso, che ha consigliato il principe4 di
ordinare la demolizione di tutti i monasteri cattolici della
Moldavia.
Notae infamiae Princeps in perpetuum sui nominis dedecus communi sermone ab ipsis quoque valachis Belikane
vocatur id est excorians canes; eo quod canum latratus non
ferens, illis in tota Moldavia bellum indixit ac stultitia insi62

gniores coram excoriari iussit eorumque ejulatu mirifice


delectabatur quos latrantes audire non ferebat. Inter alia
vero hoc etiam notatum et de Serediensi Monasterio et
Templo quod ex ruderibus illorum quicunque aliquid pro
Domus suae necessitate usurpavit exigua temporis morula
interposita, cum tota familia deletus unde iam nullus incolarum audet illic attingere lapidem eo fine ut illum in prophanum usum convertat. Tyrannus ille infamis Belikane tandem
ignominiosissimam mortem Turcarum acinace illatum pertulit (Pars II, Visitatio, Seret, 5-6).
Il principe che aveva commesso unempiet nota dappertutto, per cui il suo nome rimarr eternamente diffamato,
stato soprannominato persino dai valacchi, nel loro modo
di parlare comune, Scuoiacane, cio, quello che scuoia i
cani, perch, non sopportando il loro abbaiare, fece loro
guerra in tutta la Moldavia e, nella sua pazzia, ordin che fossero scuoiati davanti a lui i pi grandi e lui si divertiva terribilmente a sentire i loro urli che non sopportava sentire
abbaiare. Per, tra laltro, stata osservata anche unaltra
cosa sul monastero e sulla chiesa di Sireteti, perch quello
che aveva approfittato della loro rovina, quello che ne aveva
preso qualcosa per la sua casa, dopo un breve periodo di
tempo, morto insieme alla sua famiglia; di conseguenza,
nessun abitante osa toccare qualche pietra e usarla poi per i
bisogni comuni. Quellinfame tiranno, Scuoiacane, finalmente morto nel modo pi vergognoso possibile, ucciso
dalla sciabola turca. (tr.n.)
Il nome di Scuoiacane (Belicne) diventato cognome pi tardi, nellonomastica rumena.
VI
Arrivato a Cotnari, il vescovo Bandini annota, oltre alle
realt religiose, le propriet fondiarie, usando vari toponimi.
Capella S. Urbani et S. Leonardi tria iugera in monte
Oppidi et Krama pro Xenodochia unum iugerum in monte
Csombrics, alterum in monte Episcopi. Vinea Lanionum
Confraternitas unum iugerum cum dimidio. Alio loco in
eodem monte unum iugerum, in monte Sarata duo iugera.
Vinea Ungarorum in monte Szamar tria iugera, in monte
Kevely duo iugera, in monte Ploska unum iugerum, in monte
Hurubas unum iugerum. Krama est in oppido (Pars II,
Visitatio, Kuthnar, 12).
La cappella del Santo Urbino e del Santo Leonard ha tre
iugeri sulla collina della cittadella e un frantoio; per xenodochia, uno iugero sulla collina di Ciombrici, un altro sulla col63

lina del Vescovo. Le vigne della corporazione dei macellai


hanno uno iugero e mezzo; in un altro posto, sulla stessa collina, uno iugero, e sulla collina di Srata, due iugeri. Le vigne
dei magiari sulla collina di Ciamar, tre iugeri; sulla collina di
Keveli, due iugeri; sulla collina di Plosca, uno iugero; sulla
collina di Huruba, uno iugero. Il frantoio si trova nella cittadella. (tr.n.)
In questo testo, i termini rumeni sono i toponimi la collina del Vescovo, la collina Srata, la collina Plosca, la
collina Huruba e anche lappellativo il frantoio.
VII
Facendo riferimento alla corte del principe della
Moldavia, il vescovo Bandini precisa i nomi dei dignitari5, e la
loro sfera di azione nella vita politica, amministrativa e militare ai tempi di Vasile Lupu.
Vajvoda iste ubi potitus Principatu, more Praedecessorum
suorum officiales constituit qui Valachico idiomate taliter
nominantur. Hatman: Generalis totius Provinciae unicus est
qui militibus imperat eorumque curam gerit. Logofetus seu
Cancellarius; in hoc officio sunt tres: Logofetus primus,
secundus, tertius: Vornik seu Judex Terrarum Moldovicarum;
duo sunt tales: primus inferiori, alter superiori Moldaviae
praeest, Visternik seu cubicularius; in hoc etiam sunt tres:
primus, secundus, tertius. Urikar seu conservator qui invigilat vestibus et aliis circa Principis splendorem. Kamaras, hoc
est thesaurarius, eiusmodi quoque sunt tres, Paharnik
nempe Poxillator itidem sunt tres. Spatar, scilicet Armiger,
pari numero sunt. Postelnik, nimirum Praefectus aulae, sunt
quattuor. Sluger, qui numera sunt tres; iique carnes pro culina Principis et Prebendariis curant. Stolnik etiam gaudent
numero; Praefectus culinae et mensae; Sitnicer, decimarum
curator, in hoc numero sunt duo; Pisar, Secretarius est pro
lingua Valachica, secundus pro Graeca, tertius pro Turcica;
quartus pro Tartarica, quintus pro Latina et Polonica, sextus
pro Ungarica. Komis seu Agazonum et Stabuli Praefectus,
sunt tres etiam tales. Pitar seu Pistrinae et panis Provisor;
sunt tres pariter; Pinnicer, Cellariorum Praefectus, unicus.
Armas seu Praefectus carceris; quator hoc munere funguntur, qui attendunt ne praedatio fiat aut violentia reosque
capiunt. Vatas seu Praefectus Lictorum, quos Aprod seu
Aprodios nominant, sunt praesto semper minimo numero
ducenti ad omnem expeditionem et obsequium paratissimi;
Usar seu Custodum ad fores Principis praefectus; sunt
etiam tres in hoc munere (Pars III, Annotationes, De aula
64

Principis, 1).
Questo principe, quando ricevette il principato, nomin i
suoi dignitari secondo la tradizione dei suoi predecessori;
questi dignitari, in rumeno, si chiamano: il comandante
supremo, lunico generale dellintera provincia, che conduce i suoi militari e si prende cura di loro; il cancelliere; per
questo posto ci sono tre persone: il primo, il secondo e il
terzo cancelliere; il governatore o il giudice delle province
moldave; ne sono due: uno il capo della Moldavia del Sud
e laltro, il capo della Moldavia del Nord; il tesoriere o cubicularius; per questo posto ci sono tre persone: il primo, il
secondo e il terzo; il segretario principesco o conservatore,
che sorveglia i vestiti principeschi e anche altre cose che
riguardano il decoro del principe; il cameriere, cio tesoriere;
anche di questi, ce ne sono tre; il coppiere; anche per questincarico, ci sono tre persone; lo spadaio, cio il portatore
di spada; di questi ce ne sono sempre tre; il maggiordomo,
cio il capo della corte; ce ne sono quattro; lintendente, tre
persone che procurano la carne per la cucina del principe e
per i banchetti; il siniscalco; godono di un numero uguale; i
capi delle cucine e delle tavole; il soprintendente, lamministratore delle decime; due persone; il segretario; il primo per
il rumeno; il secondo per il greco, il terzo per il turco; il quarto per il tartaro; il quinto per il latino e il polacco; il sesto per
lungherese; lo scudiere, il capo degli stallieri e delle stalle; ce
ne sono tre; il fornaio o lincaricato delle provviste di pane e
dei mulini; tre persone; il cantiniere, il capo dei chiavai; uno
solo; il bargello, il capo delle prigioni; per questo impiego, ci
sono quattro persone; sorvegliano che non si commettano
reati o violenze e arrestano i colpevoli; il castaldo, o il capo
dei servi chiamati paggi; sono sempre pronti, almeno due
cento persone e molto preparati per qualsiasi missione e spedizione; lusciere o il capo dei custodi della porta del principe, ci sono tre persone per questo incarico. (tr.n.)
VIII
Il vescovo Bandini, quando fa riferimento al principe della
Moldavia, precisa che, in rumeno, il nome di questistituzione divano e che il termine ha unorigine turca.
Divan vocari solet Turcica lingua, quod ab omnibus sive
Valachis sive Ungaris et alii usurpatur: Princeps indicaturus
excelso solio residet cum Metropolita sibi assidente, sceptrum in conspectu iacet super mensam, armigeri astant,
cum Principe Primarii Proceres (Pars III, Annotationes,
Tribunali Principis, 1).
65

In turco il tribunale chiamato, di solito, divano, nome


usato da tutti, sia valacchi, sia turchi o altro. Il Principe,
quando giudica, sta seduto su un trono alto; il Metropolita gli
sta accanto, lo scettro sta sul tavolo per essere visto; gli spadai sono presenti, i grandi dignitari <sono anche loro presenti> insieme al Principe. (tr.n.)
IX
La visita del vescovo cattolico Bandini in Moldavia ha
compreso pi di quarantadue localit6 - cittadine e villaggi con popolazione cattolica. Menzioniamo una parte di queste
cittadine: Hui, Vaslui, Brlad, Galai, Tecuci, Trotu, Pacani,
Bacu, Neam, Roman, Piatra o Crciuna, Baia, Suceava,
Hrlu, Cotnari, Iai; villaggi: Bogdana, Stneti, Mneti,
Gozeti, Blana, Slobozia, Lucceti, Satul de Jos, Froani,
Valea Seac, Fntnele, Trebe, Tometi (oggi, Tmeni),
Sudi, Rchiteni, Sboani, Sereteti, Locoeni, Checani
(oggi Tecani), Srata, Amgei, Strunga ecc. Questi nomi di
cittadine e villaggi si sono conservati, tranne poche eccezioni, fino ad oggi.
Oltre a questi nomi di localit con parrocchiani cattolici,
il Codex Bandinus comprende nomi di cittadine7 e acque di
tutte le province rumene: cittadine: Trgovite, [Curtea de]
Arge, Caransebe, Braov (Corona), Brila, Focani, Adjud,
Flciu, Botoani, Dorohoi, Rdui, tefneti, Scripceni,
Trgu Frumos, Chilia, Reni, Ismail, Buceag, Cetatea Alb,
Cernui, Hotin, Soroca, Lpuna, Broka, Orhei ecc.;
acque: Dunrea / il Danubio, Marea Neagr / il Mar Nero,
Siret, Bahlui, Bistria, Prut, Nistru, Tisa ecc.
Alcuni nomi di localit sono glossate nel testo latino:
Hus oppidum dominantur a famoso Haeresiarcha Ioanne
Huss, cuius historia talis, Mathias Corvinus, Rex Hungariae,
circa annum Domini 1460 bellis Turcicis occupatus in finibus
Thraciae, dum Budam victor rediret multos Ungaros ei
Germanos in suo regno circa Sopronium et Posonium
Hussiana labe infectos deprehendit. Praedicantes vivos in
terram infodi curavit et ne amplius erroris pestilentia serperet quotquot hac contagione correpti erant in Moldaviam
exules a limitatibus Ungariae ejecit, quorum praecipui
Ungari hoc loco resederunt et in memoriam sui Ducis habitationis vicum Huss appellarunt (Pars II, Visitatio, Hus, 5).
La cittadina chiamata Hus dal famoso gerarca eretico
Ian Hus. La storia di questi la seguente: Matei Corvin, il re
dellUngheria, verso il 1460, occupato con le guerre contro i
turchi ai confini della Tracia, mentre stava ritornando vittorio66

so a Buda catturo molti ungheresi e tedeschi del suo regno,


vicino a Sopron e Pojon, contaminati dalleresia di Hus.
Provvide acciocch i predicatori fossero interrati vivi e, affinch la peste delleresia non si diffondesse di pi, fece cacciare via dalle terre di Ungheria tutti quelli che erano stati
infettati da questo contagio, esiliandoli in Moldavia; tra questi, gli ungheresi, soprattutto, si stabilirono in questo luogo e,
in memoria del loro condottiero, chiamarono il villaggio nel
quale abitavano Hui. (tr.n.)
La motivazione semantica del nome della citt di Hui,
proposta da Bandini, improvvisata, dato che il nome di
Hui stato attestato nei documenti prima dellapparizione
delleresia di Hus. Fondatore un altro Hus. Il cognome di
Hus era un soprannome (hus nella lingua ucraina vuol dire
oca), ma il cognome diventato toponimo.
Molte cittadine di Moldavia sono situate presso un fiume
e ne recano il nome: Vaslui, Brlad, Trotu, Suceava ecc. Altri
nomi di localit sono glossate e, quindi, possiamo sapere
come venivano chiamati in magiaro e in rumeno: Sztnfalva
- Stneti, Mnfalva - Mneti, Godzafalva - Godzeti,
Vlcsk - Blana, Ujfalu - Slobozia, Lukcsfalva - Lucceti,
Alfalu - Sath de gios (Satul de Jos / il Viallgio Abbasso),
Forrfalva - Froani, Bogdnfalva - Valye Sak - (Valea Sac),
Hidekt - Fntnele, Karcsonyk - Piatra (in latino, Lapis),
Thomsfalva - Tometi, Dsidafalva - Dsudaj (oggi,
Adjudeni), Domfalva - Rchieni, Syabfalva - Sboani,
Lksfalva - Locoeni, Steczfalva - Checani, Jszvsr Iai, Csborcsk - Cetatea Alb ecc.
I nomi delle localit derivano dagli appellativi o dai
cognomi di persona. La loro motivazione semantica molto
varia.
Il nome del villaggio Srata glossato cos:
Est vicus ad Meridiem profunda distinctus fossa ab oppido Kutnar. Serata hoc est salsata vel sale condita vila.
Verso mezzogiorno, c un villaggio separato da Cotnar
da una valle profonda: Srata, cio salata, o un villaggio eretto sul sale.
Glossato anche il nome del villaggio Amgei:
Amadsej hoc est deceptor tum quia homines incolunt
arte decipiendi praepolentes tum quia vinum quod ibi nascitur bibones suavitate deceptos prosternit.
Amgei, cio ingannevole sia perch abitato da gente
abile ad imbrogliare, sia perch il vino che ci si fa cos forte
che fa ubriacare i bevitori con la sua dolcezza ingannevole .
Accennando al toponimo Cotnar, il vescovo Bandini fa
circolare la leggenda8 della visita di un signore moldavo a
67

Buda e dellesistenza di un piantatore di vigne, sassone,


chiamato Gutnar:
Nomen accepisse a primo Moldavicarum vinearum insitore produnt, cum enim antiquitus haec Provincia regi
Ungariae esset trbutaria accidit quodam tempore ut huius
regionis vaivoda proficisceretur Budam ad Regem ubi praestantissima gustans Ungarica vina, indoluit in sua Provincia
ut pote terra fertilissima quod vinum nasceretur. Quare petit
a Rege hominem qui plantandae vineae notitia excelleret et
impetravit. Assignatus igitur Germanus nomine Gutnar qui
ex mandatus vayvodae totam perlustravit Provinciam in qua
montes et colles pro plantandis vitibus satis commodos
invenit. Verum omnibus anteposuit hunc locum cum additamento, quod pro condenda civitate locus esset ineptus nec
torrens aut fluvius prope decurreret. His non consideratis
boni vini spe allecti vites plantarunt tuguria construxerunt et
ab inventore Gutnar hoc est, bonus stultus, vel ut aliqui
volunt Gutnor scilicet, bonus ventus, nomen imposuerunt et
postmodum G mutando in K communi vocabula Kutnar aut
Kottnar inscripserunt ac e vilibus tuguriolis in celebre oppidum excrevit ubi iam ratione vienarum non solus Princeps
sed omnes Moldaviae Proceres quin etiam ex vicino Polonia
multi domos vinarias compararunt emptasque vineas excolunt. (Pars II, Visitatio, Kuthnar, 2)
Si dice che abbia ricevuto il nome dal primo piantatore
di vigna moldava, poich, in quei tempi remoti, in cui questa
provincia era tributaria del re dellUngheria, accadde che il
voivoda della regione si recasse a Buda, dal re, ove assaggiando i prelibati vini ungheresi, rimase molto male perch
nella sua provincia, bench la terra fosse molto fertile, non si
produceva tale vino. Per cui, questi richiese al re un uomo
che eccellesse nella scienza della piantagione della vigna e
lo ottenne. Ed cos che fu assegnato un tedesco dal nome
Gutnar, che, agli ordini del voivoda, attravers tutta la provincia di Moldavia, dove trov colli e colline assai adatte alla
piantagione delle vigne. Ma per primo prefer questo posto
agli altri, richiamando per lattenzione a come fosse inadatto per la costruzione di una fortezza e che vicino non vi scorresse alcuna sorgente o alcun fiumicello. Senza tenerne
conto, loro piantarono vigne, attratti dalla speranza di un
buon vino, costruirono delle capanne, e da questo iniziatore
Gutnar, ovvero bonus stultus, o, secondo alcuni, Gutnor,
ossia bonus ventus, lo nominarono col termine che si poi
affermato, Kutnar o Kothnar, le casupole diventarono una cittadella popolata, dove ora, grazie alle vigne, non soltanto il
principe, ma tutti i primissimi della Moldavia, e perfino della
68

vicina Polonia, in molti hanno messo su delle cantine e coltivano i vignetti che hanno acquistato. (tr.n.)
X
In un testo antologico, Marco Bandini narra la festa
dellEpifania a Iasi, nel 1647, alla quale prese parte tanto il
clero ortodosso quanto quello cattolico. Vi incontriamo dei
termini romeni appartenenti alla gerarchia ecclesiastica9, ma
anche la parola voievoda per il principe della Moldavia.
Ex usu et recepta consuetudine in Vigilia Epiphaniae
omnes Vladicae sive Episcopi Schismatici huius Provinciae
(qui sunt quatuor cum Metropolita) Iasium ad sedem
Metropolitanam Voivodae ceonveniunt thure aqua benedicta, osculo crucis, et aliis ceremoniis eidem solemnizantes et
felix reginem, felices annos, fortunatos rerum progressus,
decantantes (Pars III, Annotationes, Festum Epiphaniae, 1).
Secondo le usanze e i costumi ricevuti, alla vigilia
dellEpifania tutti i vladici / vescovi o i vescovi scismatici di
questa Provincia (che sono quattro con il Metropolita) si
radunano a Iasi, alla sede metropolitana del voivoda dove
officiano con incenso, acqua santa, il baciare della croce e
altre cerimonie e augurano cantando al voivoda un regno
felice, anni prosperi e uno svolgimento fortunato delle cose.
(tr.n.)
XI
Il vescovo Marco Bandini ha allegato al rapporto della
sua visita un catalogo con i cognomi dei preti, dei diaconi e
dei fedeli delle trentatr parrocchie cattoliche della Moldavia.
Ci sono nomi di magiari, sassoni, polacchi, italiani, ecc., ma
anche numerosi cognomi rumeni10.
Selezioniamo di seguito alcuni cognomi rumeni11:
Barcucz (Ct 36), Barbat (Is 24), Barbarics (Is 52), Balan (Fr
30), Barbocz (Fr 48), Barbos (Fr 71), Barbalat (Bj 26), Bacz
(Bc 70), Brenza (Bj 27), Brenzoje (Ct 10), Butnar (Fr 54), Csula
(Is 20), Caluger (Hs 4), Corcsomare (Is 35) per Crciumaru,
Csompoi (Bc 42) per Cimpoi, Csompu (Tr 2), Csucul (Hs 85),
Cazan (St 12), Csoban (Sz 3), Czigan (Ct 60), Csolan (Bc 18),
Koczan (Fr 47), Dumitras (Bc 24), Gyorgye (St 9), Girgyicze
(Br 20) per Gheorghi, Gyrgyik (Sd 25), Grossul (Is 19),
Getre per Petre (Bc 101), Illyes (St 19), Ionasko (Fr 29); Kiska
(Rtc 44), Kiskan (Rtc 31), Kozobar (Ct 13), Kosokar (Bg 11),
Kurular (Bg 43), Kozar (Bg 21) per Coar, Lacatus (Hs 13),
Lupan (Hr 5), Lupa (Fn 5), Lungocs (Fr 29); Manul (Hs 124),
69

Makrul per Marcu (Nm 20), Martinel (Hr 2), Nicolai (Ct 44),
Nicora (Ct 76), Podoleni (Hs 16), Pokorar (Gz 5), Pekurar (Tr
20), Pakorar (Fr 62), Paskar (Bc 31), Prepelicz (Ct 45), Porka
(Ret 29), Rob (Hs 1), Rozvan (H 77), Recse (Is 54), Roska (Br
16), Topor (Gb 1), Turut (Bc 12), Truczul per Mitru (Ct 20),
Talpalar (Is 7), Tika (Sd 43) per Mitric ecc.
Abbiamo selezionato cognomi rumeni che indicano
mestieri o che provengono da cognomina. Nomi rumeni si
ritrovano per anche tra i nomi biblici e i nomi topici a forma
autoctona o latinizzata, nonch tra nomina varia, resi magiari per via di traduzioni12 o di aggiunte di suffissi magiari. Non
ci siamo soffermati su questi nomi per non trasformare lipotesi in certezza.
*
Se consideriamo gli elementi di lingua rumena selezionati dal Codex Bandinus da una prospettiva filologica, possiamo formulare alcune considerazioni di natura lessicale, fonetica e morfologica.
1. I termini nominati in precedenza riflettono, a livello lessicale, ipostasi svariate della vita quotidiana e della vita pubblica della Moldavia. Queste sono: 1) un sintagma interrogativo: Ce dzice?; 2) nomi comuni: petrolio grezzo, villaggio,
ocsina / propriet, ocina, frantoio, divano, voivoda ecc.; 3)
nomi di ranghi ecclesiastici: metropolita, vescovo, abate,
monarca, vladico ecc.; 4) un proverbio: alcuni mangiano uva
acerba e agli altri gli si allegano i denti; 5) nomi di luoghi:
Crarea Porcilor / Il Sentiero dei Porci, Fntna Doamnei, La
collina della Signora, La collina Srata, La collina
Ploska, La collina Huruba, Valea Hang ecc. Questi toponimi sono composti o hanno alla base un appellativo oppure
un nome proprio; 6) nomi di dignitari e di funzioni: comandante supremo, cancelliere, governatore, tesoriere, segretario principesco, cameriere, coppiere, spadaio, siniscalco,
soprintendente, segretario, scudiere, fornaio, cantiniere, bargello, castaldo, usciere ecc; 7) nomi di cittadine e di villaggi,
tra i quali alcuni si sono conservati fino ad oggi, mentre gli
altri invece sono scomparsi; 8) nomi di persona che prendono origine da occupazioni: Cioban (pastore), Cojocar (fursettaio), Curelar (correggiaio), Crciumar (tavernaio), Lctu
(fabbro), Pcurar (pecoraio), Pescar (pescatore), Talpalar (chi
risuola le scarpe), e altri che provengono da soprannomi:
Ciolan (Osso), Cocean (Tutolo), Belicne (Scuoiacane), Brnz
(Formaggio), Barbalat (Barba larga), Lupa (Lupa), Porca
(Scrofa), Prepeli (Quaglia), Topor (Scure), Trmbia
70

(Trombettiere), igan (Zingaro) ecc.


2. A livello grafico, i termini suddetti sono annotati con le
oscillazioni proprie dellortografia medievale latina di redazione magiara13. Nella riproduzione delle vocali rumene o
le approssimazioni sono varie. Il termine pcur trascritto pecura, il nome Pcurar trascritto Pecurar e
Pocorar, il nome Brnz scritto Brenza, il termine
fntn glossato funtene. Quindi, il suono registrato
sia con e o con o, mentre registrato sia con u sia con e.
La registrazione delle consonanti fricative , j e delle consonanti africate e , altres, oscillante. Per j appare z
(Kozokar) o s (ad es. Kosokar), per incontriamo z (ad es.
Galazi), cz (ad es. Czigan), cs (ad es. Radaucs), mentre
reso per mezzo di cs (Csolan) o cz (Coczan).
3. Sotto una veste grafica, possiamo scoprire, per,
fenomeni fonetici della lingua viva. a) Rileviamo, innanzitutto,
la possibile pronuncia tipica della Transilvania della vocale o
aperta. Nel toponimo Fntna Doamnei, glossato Funtene
Domney, la pronuncia della vocale o quale vocale aperta per
il dittongo oa un fenomeno incontrato tuttora nella pronuncia della Transilvania. Ritroviamo lo stesso fenomeno
fonetico anche nellantroponimo Nicora per Nicoar. Quindi,
possiamo sostenere la provenienza transilavana di questi
abitanti della Moldavia che avevano conservato la loro pronuncia antica. b) Il pi importante fenomeno fonetico , per,
la pronuncia sibilante, cio :s e j:z. Questa pronuncia, come
sappiamo14, caratteristica dei rumeni transilvani della
Moldavia. Il fenomeno stato constatato da Petru Zld, a
cominciare dal secolo XVIII, da Weigand nel secolo XIX e poi
da numerosi linguisti rumeni e stranieri, nel secolo XX. La
pronuncia sibilante, come si dimostrato15, si incontra nella
lingua rumena tuttora, nelle parlate del Banat e dellOltenia.
La pronuncia sibilante registrata, come si pu notare adesso, gi dai tempi di Vasile Lupu. Bandinus scrive s per
(Terebes, Illyes, Lacatus), ma anche z per j (Kozokar, Cozan
ecc.), approssimando la pronuncia quotidiana dei suoi
tempi; c) un fenomeno fonetico caratteristico della
Transilvania anche la palatalizzazione della dentale t rispecchiata nella pronuncia di Checani per Tecani. Di conseguenza, i fenomeni fonetici oa:o; s:; j:z e t:k attestati nel
Codex Bandinus sono di origine transilvana, il che svela lorigine transilvana dei cattolici di Moldavia; d) un elemento
fonetico importante lo anche la palatalizzazione delle consonanti iniziali: Petre glossato Getre per Chetre, fonetismo
tuttora corrente nelle parlate moldave.
4. A livello morfologico, incontriamo, accanto ai nomi di
71

persona larticolo determinativo l, che oggi non si usa pi:


Csucul, Manul, Makrul (Marcul), Turbul ecc. e, anche i suffissi diminutivali: -i (Girgyicye per Gheorghi), -el (Martinel),
-u (Trucz per Mitru), -es (Illyes), -ici (Barbarics), -a
(Huruba) o suffissi aumentativi: -oie (Brenzoye).
Incontriamo, ugualmente, termini di genitivo singolare in ei
(Fntna Domney) e anche forme di genitivo plurale in -lor
(Crarea Porcilor), fenomeni normali tuttora.
5. Gli elementi linguistici rumeni del Codex Bandinus non
vanno esaminati in s, bens collegati alla nostra storia ai
tempi di Vasile Lupu. La pronuncia sibilante della parlata
della popolazione cattolica della Moldavia viene a difendere
la provenienza transilvana dei parrocchiani cattolici, alcuni
elementi morfologici dellonomastica - larticolo determinativo l - evidenziano uno stadio arcaico della lingua rumena, e
la ricerca dei cognomi delle parrocchie cattoliche della
Moldavia dimostra che alcuni dei cattolici moldavi avevano
origine etnica rumena.
6. Gli elementi linguistici rumeni segnalati in precedenza
portano dei chiarimenti significativi per quanto riguarda la
storia dei cattolici16 della Moldavia. La popolazione della
Moldavia stata considerata, in modo non differenziato,
straniera17. I termini rumeni del Codex Bandinus attestano,
senza equivoco, il fatto che molti cattolici della Moldavia
sono rumeni. La confessione cattolica della Moldavia ha
pasturato varie etnie18, che parlavano il rumeno, e questi cattolici, attraverso la lingua e la tradizione, fanno parte del
nostro patrimonio19 spirituale.

* Il missionario cattolico Marco Bandini ha scritto un lavoro intitolato


Visitatio generalis omnium Ecclesiarum Catholici Romani Ritus in provincia
Moldaviae. La visita ebbe luogo tra gli anni 1646-1648. Il rapporto su questa
missione apostolica stato redatto in latino, a Bacu, nel 1648. il testo latino
di questo rapporto si trova all'Accademia Rumena, nel manoscritto 80, con la
firma olografa di Marcus Bandinus, e nel manoscritto 158, la copia del manoscritto 80, che data, probabilmente, dalla prima met del XVIII secolo. Il
manoscritto 80 stato stampato e perifrasato dallo studioso V.A. Urechia, alla
fine del XIX secolo, con il titolo di Codex Bandinus. Memoria sul lavoro di
Marco Bandini, del 1646, seguita dal testo e da atti e documenti, gli Annali
dell'Accademia Romena, Bucarest, n. XVI, 1893-1894. Questa edizione ha
evidenti meriti di pioniere, con le sue qualit e i suoi difetti. Precisiamo che alla
stesura del manoscritto 80 ha contribuito anche un collaboratore ungherese,
il gesuita Paul Beke, parroco a Iasi e accompagnatore di Marco Bandini nella
sua visita apostolica. Quindi, molti toponomi e antroponimi rumeni sono
redatti in ungherese. Il copista del manoscritto 158 non conosceva n l'ungherese e neanche il rumeno, fatto attestato dalla traslazione erronea di molti
nomi propri. Una nuova edizione (seguita dalla traduzione e dai commenti) del

72

manoscritto 80, collazionato, per la prima volta con il manoscritto 158, edizione realizzata da noi, ora in corso di stampa. Fino all'apparizione di questo lavoro, mettiamo in circolazione nel presente articolo, elementi linguistici
rumeni che evidenziano ipostasi arcaiche della lingua rumena e fenomeni
della storia della societ rumena al tempo di Vasile Lupu.
(1) Tra i filologi classici rumeni che hanno iniziato gli studi di latino medievale, possiamo ricordare: I. Fischer, Latina dunrean, Bucarest, 1985; N.
Felecan, Observaii asupra lexicului latin din documentele medievale maramureene, in Bulet. t. al Inst. Pedag., seria A, II, Baia Mare, 1970, pp. 50-62;
Dan Sluanschi, Perspective noi asupra cercetrii latinitii medii privitoare la
teritoriul rii noastre, in Rev. arh., 57, 3, 1981, pp. 362-364; idem, Instrumente
de lucru n cercetarea iyviarelor vechi ale istoriei patriei, in Rev. arh., 60, 2,
1983, pp. 150-154; idem, Dunrea de Jos i campania lui Vlad epe din iarna
1461-1462 (precisazioni filologiche), in Rev. arh., 62, 4, 1985, pp. 434-439;
idem, Mots-cls dans les documents et les chroniques latines de l'Europe
Orientale du XVe sicle, in N.E.C. Zear Book, 1994-1995, pp. 249-261; idem,
Catemiriana latina, in Antiqua et Medievalia, I, Bucarest, 1994, pp. 23-24; A.C. Halichias, Observaii pe marginea latinei de redacie romneasc a documentelor din secolul al XVI-lea, in Rev. arh., 57, 1980, 1, pp. 111-115; idem,
Despre traducerea documentelor de arhiv scrise n limba latin, in Rev. arh.,
63, 1986, 1, pp. 73-77; idem, Editarea documentelor scrise n limba latin, in
Rev. arh., 63, 1986, pp. 416-425; idem, Note privind lexicul latinei de cancelarie din rile Romne in Studii i cerc. lingv., 40, 1989, pp. 21-29; idem,
Latina medieval i limbile naionale, in Studii i cerc. lingv, 43, 1992, pp. 4550; idem, Pour une tude concernant le latin mdival en Valachie et en
Moldavie, in Antiqua et Medievalia, I, Bucarest, 1994, p. 548; idem, Latina de
cancelarie din rile romne: interpretare istoric i cercetare lingvistic, in
Hrisovul, IV-V, Bucarest, 1999, pp. 227-234; idem, Scurt istorie a filologiei
latine medievale, in Hrisovul, VI, Bucarest, 2000, pp. 47-54; Mihaela
Paraschiv, Documente diplomatice din Moldova (sec. XIV-XVIII). Studiu lingvistic i stilistic, tesi di dottorato, Iai, 2003. Per gli elementi rumeni nei documenti slavi si veda, Gh. Bolocan e coll., Dicionarul elementelor romneti din
documentele slavo-romne: 1370-1600, Bucarest, 1981. Per il lessico della
lingua rumena antica, si veda G. Mihil, Dicionar al limbii romne vechi,
sfritul secolului al X-lea i nceputul secolului al XVI-lea, Bucarest, 1974.
(2) I cattolici della Moldavia, al tempo di V. Lupu, contavano 5000 persone all'incirca e 1020 famiglie (cf. Codex Bandinus): attualmente, sono pi di
250.000 persone (all'incirca 80.000 famiglie) organizzate in decanati e parrocchie, sotto la direzione del Vescovato di Iasi.
(3) Il proverbio citato sopra ha un'origine biblica ed attestato nella cultura rumena nel secolo XVII, nel Codice delle leggi ecclesiastiche di Matei
Basarab: "I genitori hanno mangiato uva acerba e ai loro figli si sono allegati
i denti" (p. 439) e nella Bibbia di erban, 1688: "I genitori mangiano mele acerbe e ai loro figli si allegano i denti". Il proverbio appare nella cultura europea:
in tedesco, in inglese, in italiano ec. (cf. Iuliu Zanne, Proverbele romnilor, vol.
II, Socec, Bucarest, 1900, pp. 538-540).
(4) Il principe della Moldavia che ha ordinato questo sacrilegio Stefano
(tefan) Rare (1551-1552). stata risparmiata soltanto la cattedrale di Baia.
Questo principe stato soprannominato dal popolo Scuoiacane.
(5) Per i nomi delle dignit moldave, si veda anche Dimitrie Cantemir,
Descriptio Moldaviae, traduzione fatta da G. Guu, con un'introduzione di M.
Holban, note di N. Stoicescu, Bucarest, Casa Editrice dell'Accademia, 1973,
pars III, 6: "De baronibus Moldaviae eorumque gradibus", e N. Stoicescu,
Dicionar al marilor dregtori din ara Romneasc i Moldova (secolele al
XIV-lea - al XVII-lea), Bucarest, 1971.
(6) Per il nome delle localit - villaggi, cittadine, citt - in cui si trovano
cattolici, si veda Pr. Iosif Gabor, Dicionarul comunitilor catolice din
Moldova, Conexiuni, Bacu, 1996. Uno sguardo diacronico, sommario sulle
denominazioni cattoliche della Moldavia rivela il fatto che molti toponimi sono

73

scomparsi, altri toponimi sono stati inclusi nelle localit vicine e ad altri stata
data una nuova denominazione.
(7) Un lavoro di riferimento per quanto riguarda la toponimia rumena: N.
Drganu, Romnii n veacul IX-XIV pe baza toponimiei i onomasticii,
Bucureti, 1935; C.C. Giurscu, Trguri sau orae i ceti moldovene din
secolul X pn n secolul XVI, Bucureti, 1967; I. Iordan, Toponimia
romneasc, Editura Academiei Republicii Socialiste Romnia, Bucureti,
1983; a cura di Drago Moldovanu, Tezaurul toponimic al Romniei i
Moldova, vol. I, 1 e 2 parte, Editura Academiei Romne, 1991 e 1992.
(8) La visita di un signore moldavo a Buda non attestata nei documenti. L'esistenza di un piantatore di vigna sassone, Kutnar e l'attribuzione del
suo cognome alla localit Cotnar un fatto reale. Si veda Drago Moldovanu,
Sufixul ari (pl. lui ar) n toponimia romneasc. Origine, fncionalitate, dinamic, in Anuar de lingvistic i istorie literar, tomo XXXVII, pp. 21-68; Per la
storia di questa localit si veda, Gh. Ungureanu e coll., La Cronica Cotnarilor,
Bucarest, 1971.
(9) Per la gerarchia ecclesiastica della Moldavia, si veda Dimitrie
Cantemir, op. cit., pars III, cap. II, "De hierarchia ecclesiastica".
(10) Sono numerosi gli studi di onomastica nella filologia rumena.
Segnaliamo: N.A. Constantinescu, Dicionar onomastic romnesc, Bucarest,
1963; Al. Graur, Nume de persoane, Editura tiinific, Bucarest, 1965; Chr.
Ionescu, Mic enciclopedie onomastic, Bucarest, 1975; idem, Sistemul
antroponimic romnesc n sec. XIV-XV (ara Romneasc) in Limba romn,
XV, 1968, n. 1, pp. 35-40; I. Ptru, Onomastica romneasc, Editura tiinific
i Enciclopedic, Bucureti, 1984; Iorgu Iordan, Dicionar al numelor de familie romneti, Editura tiinific i Enciclopedic, Bucarest, 1983; Domnia
Tomescu, Numele de persoane la romni, Univers Enciclopedic, Bucarest,
2001; Viorica Goicu, Onomastica romneasc, Augusta, Timioara, 2001;
idem, Contribuii de onomastic istoric, Augusta, Timioara, 2001; Gh.
Bolocan, Dicionarul numelor de familie din Romnia in Studii i cercetri de
onomastic, anno II, Craiova, 1996, pp. 7-45; Domnia Tomescu, Gramatica
numelor proprii n limba romn, Bucarest, 1998; Teodor Oanc, Probleme
controversate n cercetarea onomastic romneasc, Craiova, 1996; idem,
Geografia antroponimic romneasc. Metod i aplicaii, Craiova, 1999.
(11) Presentiamo qui sotto, nell'ordine del Codex Bandinus, i nomi delle
localit e le sigle da noi utilizzate per le localit in cui sono state registrate
famiglie di cattolici in Moldavia. Va precisato che le cifre annotate accanto alla
sigla rappresentano il numero d'ordine del cognome nel Catalogo di
Bandinus. Ad es. Hs 4 significa la famiglia dal numero 4 di Hui: 1. Hui - Hs;
2. Vaslui - Vs; Brlad - Br; Galai - Gl; Bogdana - Bg; Stneti - St; Mneti Mn; Gozeti - Gz; Balana - Bl; Slobozia - Sl; Trotu - Tr; Lucceti - Lc; Salont
- Sl; Froani - Fr; Pacani - Ps; Valea Sac - Vl; Fntnele - Fn; Terebe - Trb;
Bacovia - Bc; Roman - Rm; Tometi - Tm; Sudai - Sd; Rchieni - Rc;
Sboani - Sb; Locoeni - Loc; Checani - Ch; Neam - Nm; Baia - Ba;
Suceava - Sc; Hrlu - Hr; Cotnari - Ct; Strunga - Str; Iai - Is.
(12) Ion A. Florea, Elemente romneti n structura numelor de familie ale
catolicilor din Moldova, in Convorbiri literare, n. 11/2003, pp. 108-110.
(13) Per la registrazione grafica delle parole rumene scritte con lettere latine, nel secolo XVIII, si veda lo studio di B. Kelemen, Contribuii la fonologia
graiurilor daco-romne. Aspectul fonetic i fonologic al unui text din 1768
(Kintets kimpenyesty ku glazury rumunyesty) in Cercetri de lingvistic, VII,
1962, n. 2, pp. 226-247. Per la registrazione grafica dei testi con lettere latine
nei secoli XVI-XVII, Ion Gheie, Africatele e g n textele bnene scrise cu
litere latine n ortografia maghiar n secolele XVI-XVII in Limba romn, XV,
1968, n. 1, pp. 35-39.
(14) Si veda D. Mrtina, Originea ceangilor din Moldova, Bacu,
Symbol, 1998, cap. Aspecte lingvistice" A, pp. 60-67, e B, pp. 71-86.
(15) La pronuncia sibilante nelle parlate daco-romane stata studiata in
modo sistematico dai linguisti: M. Borcil, Un fenomen fonetic dialectal: rosti-

74

rea lui ca s i a lui j ca z. Rspndirea i situaia actual a fenomenului in


Cercetri de lingvistic, X, 1965, pp. 269-279; idem, Un fenomen fonetic dialectal: rostirea lui ca s i alui j ca z n graiurile daco-romne. Vechimea i originea fenomenului, in Studia Universitatis Babe-Bolyai, serie Philologia",
1965, fasc. 2, pp. 109-119; idem, Un fenomen fonetic romnesc dialectal :s
i j:z. Locul i reflexele fenomenului n microsistemul graiului in Cercetri de
lingvistic, XI, 1996, nr. 1, pp. 71-76.
(16) Tra i lavori che si riferiscono alla storia dei cattolici della Moldavia, si
veda la monografia Originea catolicilor din Moldova i franciscanii, pstorii lor
de veacuri, Sboani-Roman, 1942. Per i rapporti tra secui e rumeni, si veda:
G. Popa-Lisseanu, Secuii i secuizarea romnilor, Bucureti, 1932. Ipostasi
importanti della storia dei cattolici rumeni della Moldavia rilevano anche gli
studi firmati da Petru Tocnel, Franciscanii minori conventuali i limba
romn, in Buna Vestire, XI, 1972, nr. 3, pp. 3-43, tefan Mete, Emigrri
romneti din Transilvania n secolele XIII-XX. Cercetri de demografie istoric, Editura tiinific, Bucureti, 1977, C. Alzati, Terra Romena tra Oriente ed
Occidente. Chiese ed etnie nel tardo Cinquecento, Milano, 1982, Teresa
Ferro, Ungherese e romeno nella Moldavia dei sec. XVII-XVIII sulle basi dei
documenti della Propaganda Fide, estratto dal volume Italia e Romania. Due
popoli e due storie a confronto (sec. XIV-XVIII) a cura di Sante Graciotti,
Firenze, Leo. S. Olschki editore, 1998.
(17) Si veda I. Frollo, Romnism i catolicism. Rspuns arhimandritului
Iuliu Scriban i lui Nae Ionescu - care identific numele de romn cu cel ortodox, Bucureti, 1951.
(18) Uno studio di riferimento sui cattolici della Moldavia ai tempi di Vasile
Lupu ha scritto Gh.I. Nstase, Ungurii din Moldova la 1646 dup "Codex
Bandinus", pubblicato in Arhivele Basarabiei, n. 4, 1934 e n. 1, 1935. Lo studioso rumeno rileva quanto segue: "Negli scritti ungheresi sulla chiesa cattolica e sugli ungheresi della Moldavia, il numero "degli ungheresi", il pi delle
volte esagerato, essendo considerati ungheresi tutti i cattolici della Moldavia;
si sa, invece, che esiste un numero notevole di cattolici polacchi, tedeschi, italiani ecc., che deve essere sottratto alla cifra dei credenti cattolici della
Moldavia." (p. 1) Il Codex Bandinus una fonte eccezionale per la ricerca storica, geografica ed etnografica della vita dei cattolici della Moldavia.
(19) Per l'analisi monografica della cultura popolare dei cattolici rumeni
della Moldavia, si veda Ion H. Ciubotaru, Catolicii din Moldova. Universul culturii populare, vol. I e II, editura Presa Bun, Iai, 1998 e 2002.

75

NICOLAE LUCA
Presidente dellAssociazione Culturale
Rumeno-Friulana, Bucarest
Virt cardinali
nel Gli insegnamenti
di Neagoe Bassarab
per suo figlio Teodosio
e nel De principe
di Giovanni Pontano
Inizialmente pensavo di proporre un confronto tra Il Principe, di Machiavelli e Gli insegnamenti di Neagoe Basarab per suo figlio Teodosio concernente le qualit del principe.
Dopo aver riflettuto, ho ritenuto pi utile collocare Neagoe
Bassarab1 inter pares2, giacch la sua opera lesempio di
una letteratura parenetica di alto livello, scritta in un contesto
latino cinquecentesco est-europeo, dove era duso parlare un
italiano corrotto (secondo lopinione dellumanista Enea
Silvio Piccolomini e di Papa Pio II3, lui stesso autore di unepistola sulleducazione del principe, indirizzata a Ladislao di
Ungheria).
Gli insegnamenti di Neagoe Bassarab per suo figlio
Teodosio sarebbero dunque lopera perfettamente rinascentista oppure la prima sintesi dellumanesimo rumeno.4
Si ritiene che il lettore possa trovare nelle pagine del
volume un vero concetto sulleducazione, ispirata alla morale cristiana. Tranne le idee che si riferiscono allarte del
governo, nel libro ci sono numerosi consigli pratici, a partire
dalle varie modalit di protocollo diplomatico, dallarte della
guerra, fino alle regole di cortesia adoperate in tutte le circostanze della vita. Questi consigli riflettono una grande
esperienza di vita ed un alto spirito filosofico. Si insiste
soprattutto sui vantaggi che ci portano certe qualit come
lauto-coscienza, la riservatezza, la temperanza durante
tutte le imprese e attivit. Seguono poi consigli sullidea
della giustizia-tutte nello spirito della piet, della liberalit,
della clemenza della dottrina cristiana; forti accenti sono
rivolti contro i grandi vizi come lamore per gloria, la superbia, linvidia, la vendetta. Di pi, ci sono capitoli sulleducazione patriotica e militare.5
77

Si dimostra, minutamente e con una elegante erudizione,


la particolarit bizantina dellumanesimo di Neagoe Bassarab, un umanesimo pacato e spesso occultato dalle caratteristiche tipiche della letteratura dellOriente cristiano. Si
identificano alcune similitudini di prospettiva tra la sua opera
e quella di Machiavelli, soprattutto per ci che riguarda lemergere dalla temporalit e il lancio sullorbita circonstanziale del modello del principe, con il suggerimento, dellesistenza di uno spirito dellepoca.
Proprio da questo suggerimento vogliamo partire, vogliamo rintracciare lo spirito dellepoca, identificarlo, senza metterlo a confronto con Machiavelli, bens con un suo insigne
contemporaneo, uno dei pi valenti umanisti italiani,
Giovanni Pontano6, che stamp, nel 1490, la sua opera De
principe. Si tratta di una persona di rimarcabile cultura che
fece una prestigiosa carriera nellamministrazione del Regno
di Napoli. Pontano scrisse per Alfonso di Aragona, duca di
Calabria, erede al trono, un breviario che, come nel caso di
Neagoe, non solo una raccolta di consigli, bens un vero e
proprio saggio politico.
Fra le due opere c una certa affinit e vi sono tuttavia
delle differenze. Il tono o largomentazione hanno limpronta
stilistica delle culture cui appartengono; le realt cui si riferiscono rappresentano lespressione di altri contesti di civilt
e costume, se facciamo unanalisi dei due testi osserviamo
che le due opere fanno esplicito riferimento a conoscenze
emerse dal mondo classico, che vengono cos a proporre un
modello educativo rivolto ad un giovane gi impegnato, o
che sar impegnato, nella storia del suo tempo. Una dimensione, questa, che sfuggiva ai testi medievali, mirando ad
una immagine atemporale ed eterna, simile ad una icona
bizantina su sfondo dorato, i quali, non li hanno mai considerati degni di attenzione. Fu proprio lumanesimo che riconobbe loro un valore intellettuale.7
La generalizzazione astratta ha lasciato il posto allopinione personale e allesperienza individuale e in tal modo, dietro esempi, modelli e significati possiamo identificare facilmente un pragmantismo quasi moderno. Entrambi gli autori
hanno una formazione classica, entrambi citano Aristotele
a proposito di Alessandro Magno entrambi hanno uno spirito critico rivolto anche nel caso di personaggi biblici,
entrambi sono consapevoli del senso della storia, dimostrano interesse per le questioni morali e pedagogiche, politiche
e religiose. Entrambi i trattati hanno uneleganza letteraria
caratteristica dellopera umanistica e sono elaborati in una
lingua di cultura riconosciuta come tale nellepoca ovvero il
78

latino e lo slavo. I due trattati inoltre mirano alla formazione


di un principe ideale, non nel senso di perfetto, bens di
adatto alla condizione di reggitore di uno stato, e modello
per i suoi sudditi.8 Cosa si esige da un simile principe per
compiere la sua missione? Una somma di virt che gli conferisca la capacit di esercitare le prerogative di signore degli
uomini e suddito di Dio affinch si assicuri al regno durata e
pace, lamore dei sudditi e la redenzione dellanima. Messe
a confronto le immagini create dai due autori sono stupendamente simili. Si nota una maggiore complessit nel caso
di Bassarab, complessit generata dalle relazioni esistenti tra
il principe e Dio stesso, secondo i modelli dei re biblici. Il
principe un uomo che si trovato, grazie alla volont divina alla conduzione dello Stato, in un posto privilegiato, che
deve essere difeso per soddisfare alla volont di Colui che
lha posto sul trono, preoccupandosi di rispettare la legge e
di mantenersi virtuoso e senza macchia.
La pi importante di tutte le virt lamore per Dio, Ges
Cristo. Da questo amore derivano, nel pi limpido senso esicasto, le meraviglie della ragione e del cuore, le virt cardinali: sapienza, giustizia, forza e temperanza9, cui si aggiungono altre qualit.
Da un cuore puro e da una mente sana nascono solo giudizi e imprese nobili, che si svolgono e si succedono in una
catena di interdipendenze che si generano continuamente e
reciprocamente. A volte la sapienza sinonimo di prudenza,
oppure di buon giudizio o di equilibrio. A volte sinonimo di
versatilit, come si nota nellatteggiamento di fronte ai messaggeri pagani, con lostentazione della povert, col nascondere le ricchezze, con il comprare la benevolenza con ricchi
regali9bis, qualche volta con intrasigenza oppure la piet, la
misericodia. Dunque la sapienza di Neagoe, trattata tramite la parabola lesempio della citt che ostracizzava i suoi
capi10 sia per esempi quando e come si accettano o non
si accettano i consigli dei vecchi quando vengono accolti i
messaggeri stranieri o le guerre, sia per sentenze, ovvero
come adeguare la risposta alle sfide della realt. Essa deve
avere, alla base, dolcezza, umilt, intelligenza, fede, amore e
speranza (le ultime tre considerate virt cristiane), piet e
misericordia, che si ritrovano proprio nellopera di Pontano11,
sebbene il termine di prudentia, sapientia non esista come
tale. E lelenco pu proseguire.
La giustizia, collegata strettamente alla verit, non solo
giustizia in senso stretto ma significa soprattutto obiettivit,
e una valutazione meritocratica inaspettatamente moderna e
intelligente, destinata ad ampliare la base sociale del regno
79

e applicata sotto forma di giusta misura in tutte le decisioni


del principe.12 Si tratta, senzaltro, di un principio morale, e
allo stesso tempo, di una virt di grande intelligenza politica
che mira allindipendenza del principe nei confronti delle
famiglie dei boiardi e dei loro interessi, alla formazione di un
ceto formato dalla piccola nobilt leale e allo sviluppo di un
onesto spirito concorrenziale tra i candidati ai nuovi dignitari
di corte, spirito che li spinge alla pratica di certe qualit e
virt. La virt del principe generatrice di altre virt, non solo
grazie al modello che propone (o impone), bens grazie alla
promozione implicita e costante di una scala di valori morali
che egli si impegna a rispettare e promuovere nel corso di
tutta la sua vita. Giustizia non significa soltanto ricompensa,ma anche punizione e sanzione. Il principe si deve assumere, senza ira et studio, anche questa responsabilit. In
questo caso, il senso della giustizia devessere completato
dalla piet e generosit al fine di evitare, possibilmente, spargimenti di sangue, o decisioni che possano portare ad una
pericolosa ostilit da parte di alcune forti famiglie. Tanto per
Neagoe, quanto per Pontano latto di giustizia presuppone
un giudice imparziale. Perci afferma Pontano essere giusto tanto per i ricchi quanto per i poveri. E... non arrabbiarti
con un servo quando dice di averti sbagliato rispetto a lui.13
Quando si tratta di diritto, non fare alcuna discrimanazione
tra le persone, ma vesti i panni delle leggi stesse, che sono
sempre uguali per tutti.14 Dunque, lidea dellimparzialit, di
essere uguali di fronte alla legge uno degli assi portanti
della ridefinizione della figura del principe e, in generale, del
potere laico sulla via della depersonalizzazione del potere
si ritrova ugualmente nelle opere dei due autori. Il coinvolgimento permesso soltanto nella misura in cui il principe pu
manifestare la sua generosit, ottenendo lealt e simpatia da
parte dei sudditi.15
I consigli di Pontano esigono dal principe le stesse virt
di Neagoe Bassarab anche se appaiono pi distanti, pi lontani dallatto del governo, e sono formulate da un consigliere che non abituato allesercizio propriamente detto del
potere, e mai trovato nella situazione di porre in atto i principi enunciati.
Sebbene scelto da Dio per governare, il Signore non
infallibile, e, bench ben intenzionato, potrebbe sbagliarsi e
commettere involontariamente uningiustizia. Come potrebbe difendersi dal commettere un possibile errore? Tenendo
vicino a se uomini buoni e virtuosi, con cui consigliarsi, e giovani che ascoltino ed imparino come si giudica. Se si giudica male, sarebbe bene riconoscersene la colpa e rimediare
80

a tutto subito, rispettando colui che ha richiamato lattenzione sullerrore commesso, senza arrabbiarsi e senza considerarsi per ci umiliato.
Ecco come un principio di buon governo ritorna sul piano
morale, col richiedere, per il corretto compimento del proprio ruolo, altre ed altre qualit: la padronanza di s, la temperanza, lequilibrio, la generosit, il coraggio di riconoscere
e correggere i propri errori16, la nobilt danimo che Neagoe
chiama, a volte, umilt e soprattutto umanit. Nellesercitare
le proprie pregorative, il principe obbligato a fare del suo
meglio cercando lauto-perfezione, ledificazione, sempre
pi complessa e pi armoniosa, del suo essere. Lerrore
stesso diventa occasione di affermazione della virt attraverso la pratica della modestia.
La forza, altra virt cardinale del principe, deve essere
intesa nella sua duplice manifestazione: la forza, il coraggio
del compimento delle azioni e la forza del non compimento,
come equilibrio condizionato da circostanze tra leroismo e
la previdenza.
Non la vittoria ad ogni costo, non un inutile sacrificio, non
lavventura che dimostri la prodezza durante linevitabile
confronto con gli avversari che, volente o nolente, il sovrano
ha, bens la ragione e la responsabilit tradotte in un atteggiamento benevolente e gentile, che sfrutti tutti i mezzi diplomatici per prevenire il conflitto.
Se quei pagani sono a voi superiori grazie alle loro truppe, bisogna andarli incontro con parole dolci e augurarli ben
venuti. Se non accettano queste parole, offrire loro soldi. Ma
non pensare affrontarli con guerra.17
Non si tratta di vilt, di vergognosa ritirata oppure di
abbandono del resto pi avanti il consiglio sar quello di
affrontarli hrbori ( con prodezza) ma di una corretta valutazione delle proprie forze e di scegliere il momento giusto,
poich il nemico non si deve combattere, anche se gli amici
vi spingeranno a farlo, perch di ci che conosci che non
sarai in grado di fare, non farlo, giacch commetterai un
errore.
Lesilio, labbandono della propria terra viene considerato una vergogna a cui lautore preferisce la morte sul campo
di battaglia. Va meglio morire onestamente, che condurre
una vita amara e vituperata.18
Quando il confronto diventa imminente, il principe non
deve avere paura, ma deve lasciarsi avvolgere dallamore per
Dio come da una corazza protettrice. Deve accertarsi, con
saggezza e con un atteggiamento deciso e senza timore,
della lealt dei propri sudditi, deve trovare e applicare una
81

tattica adeguata.
Nel caso di sconfitta, il principe deve raccogliere i reduci fedeli e andare insieme in una qualsiasi parte. Non abbandonare la Patria, bens restare tra i suoi confini, in luoghi ben
nascosti e segreti Perch il vostro nemico non potr fermarsi per lungo tempo nel vostro Paese, ritorner e lascier
senza truppe il principe che hanno accompagnato per sostituire te. E allora potete affrontarlo con le vostre truppe e
spero che Dio vi aiuti a vincere il nemico.19
La padronanza di s, la fermezza, la tenaci, il conoscere bene il mestiere delle armi, la strategia e la tattica della
guerra, sono qualit necessarie allaffermazione della virt
della fortitude. Poich sono date da Dio queste qualit debbono essere apprezzate dalluomo e valorizzate senza inutile
spreco.
Si insistito tanto e a ragione sul fatto che al principe valacco il governo fosse dato da Dio, e proprio per ci
Gli insegnamenti non riguardano tanto la questione dellacquisizione del potere, bens della sua conservazione. Al
principe insegnato come procedere per il riacquisto del
potere in seguito alla perdita del trono. Deve ricorrere ai mercenari, avere truppe fedeli, rifare altre truppe, identificare il
momento del contrattacco.
Senza insistere troppo e a volte in modo confuso e allusivo, Neagoe indica al principe alcuni modi di agire per riacquistare il potere perduto. Scelto e nominato da Dio come
principe regnante, il principe ha il dovere di fare di tutto per
risalire sul trono.
La bravura del principe non sta tanto nel saper fare una
splendida gara di scherma (del resto durante il combattimento propriamente detto il sovrano si trova sempre in
seconda o terza linea) quanto nellavere una lunga resistenza quando la sorte potrebbe cambiare e nulla deve andare
perduto a priori.
Alla stessa maniera la stessa virt viene trattata da
Pontano. Il coraggio del principe non si verifica durante un
combattimento, bens si scopre nella presenza danimo con
cui affronta e vince le avversit della vita.20
Le avversit sono preferibili alla sorte favorevole tanto per
la formazione del carattere, quanto per raggiungere i grandi
fini. Dio Colui che sceglie in modo particolare queste circostanze come nel caso di Neagoe giacch il principe ha
un suo ruolo per compiere il progetto divino e lo pu attuare solo nella misura in cui vi si applica con la propria personalit e con le proprie doti pi preziose.
La moderazione potrebbe essere definita, tanto per
82

Neagoe quanto per Pontano (almeno in parte), come la mancanza di vizi dovuta ad un attento controllo delle tentazioni
umane. Lavidit nelle sue diverse forme, come la dissolutezza, lamore sterminato per ricchezze e la superbia, la leggerezza nel manifestare i propri sentimenti in pubblico trascurando la severit delletichetta, lozio e lindolenza, lalterigia
smisurata e la vanit di un intelletto che si collochi al di sopra
di tutto, latteggiamento umiliante rispetto alla gente: tutti
questi sono vizi di cui il principe render conto nel giudizio
finale e, allo stesso tempo, sono anche atteggiamenti nocivi,
che indeboliscono il suo potere e che portano alla rovina del
governo. Dobbiamo notare, tuttavia, che nessuna gioia del
mondo viene proibita al principe. Egli pu godere di un cibo
saporito, di una buona bevanda, della musica, del ballo, dellallegria, del pregevole ornamento del suo vestito.
Ma grande attenzione andr posta affinch la mente non
pensi solo allallegria poich occorre che la tua ragione sia
temperata.21 Puoi bere, ma non in eccesso, bens con misura, di modo che il tuo giudizio vinca il vino e non il vino il giudizio; e conosca la tua ragione quella dei domestici e non
quella dei domestici la tua.22
Non rispettare linterdizione conduce alla perdita degli
averi e il nome sar disonorato.
La temperanza quella aurea mediocritas dei classici
oraziani argomentata in modo diverso da una serie di esempi cristiani e biblici, costituisce lasse centrale delle virt del
principe, e qualora venisse meno, pregiudicherebbe facilmente le altre virt. Soltanto un giudizio sveglio e attento che
domini se stesso, pu realizzare questo desiderio. Di qui
anche lelogio che lautore f alla mente e alla ragione.23
Ci sono ancora altre qualit del principe che possiamo
commentare, quali: la generosit, oppure la liberalit. Allo
stesso modo ci sono vizi di cui il principe deve tener conto,
come lipocrisia, il parlare troppo e invano, il rancore, la vendetta, la disperazione.
Ci limiteremo a menzionare che la mancanza di vizi non
basta per accertare la statura morale del principe necessaria
per la sua condizione di signore e reggitore dello Stato.
Altrettanto insufficiente lesistenza parziale delle virt cardinali. Gli insegnamenti aspirano dunque, passo passo, alledificazione di una personalit complessa, ben articolata, la
cui struttura possa assicurare ugualmente la rettitudine
morale e la capacit di sfumare le reazioni, gli atteggiamenti
e le decisioni a seconda delle circostanze
Modello umano perfetto, valido tuttora nei suoi tratti fondamentali, il principe degli umanisti rimane lespressione
83

della nostalgia di una umanit perfetta, consapevole della


sua forza e fragilit, ricondotta ad una formulazione emblematica straordinariamente moderna anche oggi, a un mezzo
millennio di distanza da quando fu scritta: Perci il cuore si
rattrista ed ammalato come se fosse ustionato; poich il
cuore delluomo come un vetro, e quindi un vetro rotto
come si pu rattoppare?24

Note:

(1) Neagoe Bassarab, principe rumeno rinascimentale che regn in


Valacchia (1512-1520). Fece donazioni a vari monasteri del sud-est europeo,
costru diversi monasteri tra cui quello famoso di Curtea de Arges e scrisse
Gli insegnamenti per suo figlio Teodossie, appartenenti gi al tesoro culturale universale e che entrarono in circolazione in breve tempo presso le
Corti principesche e nobiliari come modello di educazione giovanile e come
credito morale per lattivit di valore pubblica, cf. I. Dumitru - Snagov,
Monumenta Romaniae Vaticana, manoscritti-documenti-carte, Biblioteca
Apostolica Vaticana, 1996, p. 90. Nel 1520 invi al papa Leone X una missione diplomatica collincarico di proporgli ununione religiosa con Roma al fine
di affrontare insieme i turchi, op. cit., p. 87, 33. Neagoe Bassarab, il principe
rumeno rinascentista: erudito, stratego e diplomatico cristiano.
(2) Si tratta di quegli Specula principium secondo le cui teorie il principe
riceve il potere direttamente da Dio e a Lui soltanto doveva rendere conto delle proprie azioni. Allo stesso tempo, si tratta anche delle opere precettistiche
scritte da quelli intellettuali che hanno prodotto la spettacolare rivoluzione
nelle conoscenze che va sotto il nome di Umanesimo... che, al tempo stesso,
fu, come noto, una rivoluzione delleducazione cf. Giovanni Pontano, De
principe, a cura di Guido M. Cappelli, Salerno Editrice, Roma, 2003,
Introduzione, p. XXXII.
(3) Valachi corrupto sermone Italico, Pius Secundus Pontifex Maximus,
Commentarii rerum memorabilium quae temporibus suis contigerunt, Romae,
1584, lib. XII, p. 598, cf. A. Ambruster Romanitatea romnilor, Editura
Academiei Republicii Socialiste Romnia, Bucureti, 1972, p. 49 .
(4) Dan Horia Mazilu, Literatura romn n epoca Renaterii, Editura
Minerva, Bucureti, 1984, p. 187.
(5) Victor Papacostea, Tradiii romneti de istorie i cultur, Editura
Eminescu, 1996, p. 207.
(6) Giovanni Pontano (1429-1503) fu uno dei maggiori intellettuali del suo
tempo, nonch protagonista di una prestigiosa carriera nellamministrazione
del Regno di Calabria. Diplomatico, membro delllite politica e amministrativa cittadina, precettore e poi segretario dellerede al trono, fu al servizio di
Ferrante dAragona. Segretario della duchessa di Calabria e dello stesso duca Alfonso, assistette alla cacciata dei turchi da Otranto (1481) e fu presente
alla guerra di Ferrara (1482-1484). Politico di spicco e letterato umanista di primissimo piano, fu osservatore privilegiato della meccanica del potere. Uno dei
pi raffinati poeti latini di ogni tempo. Trattati: De principe, De obedientia, De
fortitude, De liberalitate, De beneficientia, De magnificentia, De splendore, De
conviventia, De prudentia. Altre opere. Cf. Giovanni Pontano, De principe, a
cura di Guido M. Cappelli, Salerno Editrice, Roma, 2003, Introduzione.
(7) Attraverso i temi classici della virt e della saggezza, oltre che attraverso la riscoperta dei testi di Platone e la loro rielaborazione nel neoplatonismo fiorentino, si deline una nuova concezione delluomo e della sua dignit:
luomo, pur senza abbandonare linteresse religioso, trovava lespressione so-

84

prattutto nellazione e nella volont dispiegata in una dimensione naturale; di


qui anche la considerazione della natura come ambiente proprio delluomo. Si
svilupp lidea della centralit delluomo, inteso come lunico essere capace
di elevarsi fino alle forme pi alte e di decadere fino alle pi infime,e dunque
sintesi di tutte le potenzialit della natura: cos argomentava il filosofo Picco
della Mirandola nellorazione De dignitate hominis. Umanesimo, Da
Enciclopedia MicrosoftEncarta 99, wysiwyg://75/http://web.tiscali.it/
helspscuola/39.html
(8) Riferimento ai tratti fondamentali dellUmanesimo allinizio del XVI secolo e cio:
la profonda cultura classica (conoscenza del greco e latino, della filosofia,
letterattura e patrologia classiche),
il senso critico e storico,
leleganza letteraria,
lecclettismo (nel senso dellla poliedricit delle fonti attinte),
linteresse per i problemi morali e pedagogici ma anche politici e religiosi,
lavversione nei confronti della Scolastica,
lindifferenza alle tradizioni professionali delle discipline universitarie. Cf.
Umanesimo-Rinascimento, p. 1,
http://www.homolaicus.com/storia/moderna/umanesimo_rinsc.../umanesimo_rinascimento.ht
(9) Nel De principe, p. 5, Pontano invidua come virt principali, dal punto di vista dei sudditi: la giustizia, la piet, la liberalit, la clemenza.
(9bis) Quando vengono messaggeri che non hanno fede in Dio e nella
Madonna, e le cui ragioni e sapienze singnificano solo chiedere lelemosina,
con questi meglio vivere in pace. Non mostrargli le tue riccchezze e anche i
boiardi faranno lo stesso. Non indossare abiti pregevoli, far finta di essere povero, andargli incontro solo con cibo e bevande, ospitarli e non credere mai le
loro dolci ma ingannevoli parole. Anzi, nascondere bene le tue ricchezze Cf.
nvturile lui Neagoe Basarab ctre fiul su Teodosie, Editura Minerva,
Bucureti, 1970, p. 277. Testo riassunto e tradotto da Nicolae Luca.
(10) Cera una volta una citt i cui abitanti avevano unabitudine molto
strana: per avere un loro reggente, si rivolgevano ad uno sconosciuto, ad una
persona estranea alla loro citt e che nulla sapeva di questa tradizione e lo
proclamavano loro imperatore. Salito sul trono lo lasciarono vivere bene per
un anno. Costui, vissuto cos, senza preoccuparsi di nulla, a partire dal secondo anno di regno pensa di proseguire allo stesso modo, senza badare ai
problemi della citt. Cos facendo la gente si solleva, gli toglie le vesti dimperatore e lo caccia via, nudo come era, su unisola. Senza abiti, senza cibo, affamato e nudo, la sua speranza si trasforma in preoccupazione e sdegno.
Cominci a non mangiare, a non bere, ma pensa sempre ai precedenti imperatori cacciati via per la loro noncuranza, per la loro indolenza nel governare la
citt. Dopo aver riflettuto per un podi tempo, e avvicinandosi il termine entro
il quale rendere conto del suo regno, chiama alcuni servi fedeli, gli dona delle
ricchezze e le trasporta sullisola del suo prossimo esilio. Entro un anno costruisce li case, fontane, pianta alberi. Arrivato il tempo della sua cacciata, si
sposta su quella isola dove aveva trasportato le ricchezze. E lascia la citt straniera agli stranieri. Di qui anche voi, miei figli, non fate come quegli imperatori pazzi che non si preoccuparono mai del loro futuro. Come laltro imperatore, fate lelemosina ai poveri per trovare anche voi le vostre ricchezze nel cielo, dove c leterno regno. Op. cit., pp. 244-245. Testo riassunto e tradotto
da Nicolae Luca.
(11) E non verrai meno a te stesso se ti regolerai seguendo coloro che ti
danno giusti precetti e onesti consigli: e se quelli di cui sei stato posto a capo
e tutti gli altri si renderanno conto che in te vi sono giustizia, la piet, la liberalit, la clemenza. Infatti, niente vale tanto ad accattivarsi gli animi dei sudditi quanto una reputazione di giustizia e di religiosit praticante. Cf. Giovanni
Pontano, De principe, Salerno Editrice, Roma, 2003, p. 5.
(12) Se vuoi insignire qualcuno del titolo di boiardo, ...potrai farlo anche
per un povero se questo capace e lo merita, se ti leale... perch lui sar
onorato e lo guarder onestamente. Invturile lui Neagoe Basarab ctre ful
su Teodosie, Editura Minerva, Bucureti, 1970, p. 256. Testo riassunto e tra-

85

dotto da Nicolae Luca.


(13) Op. cit., p. 286.
(14) Giovanni Pontano, De principe, a cura di Guido M. Cappelli, Salerno
Editrice, 2003, p. 61. Qui, come nella precedente frasi, enunciata lidea di
uguaglianza di fronte alla legge.
(15) E certo tutti assumono di buon animo il dominio di colui che sia dotato da giustizia e addiritura si assoggetano spontaneamente, come leggiamo
del celebre Ciro, che fu considerato un esempio non solo di giustizia, ma anche
di tutte le virt proprie del sovrano. Op. cit., p. 7. Si veda anche la nota 11.
(16) Si veda il testo per la nota 13.
(17) nvturile lui Neagoe..., p. 278, testo tradotto da Nicolae Luca.
Per pagani leggasi turchi.
(18) Op. cit., p. 278.
(19) Op. cit., p. 282.
(20) Ma soprattuto proprio delluomo, e particolarmente delluomo che
regge un principato, ostentare presenza danimo nelle avversit e non soccombere allavversa fortuna... Nelle avversit deve soprattutto rassicurarci la
considerazione che ai pi grandi risultati non si giunge se non con i pi grandi travagli e pericoli. Op. cit. pp. 19, 21.
(21) nvturile lui Neagoe..., p. 258.
(22) Op. cit., p. 259.
(23) La mente sta nel corpo delluomo onesto come la bandiera nel mezzo delle truppe durante la battaglia e verso il quale guardano tutti i combattenti. Op. cit., p. 296.
(24) Op. cit., p. 260.

Bibliografia:

(1) nvturile lui Neagoe Basarab ctre fiul su Teodosie, Editura


Minerva, Bucureti, 1970.
(2) Giovanni Pontano, De principe, Salerno Editrice, Roma, 2003.
(3) Adolf Ambruster, Romanitatea romnilor, Editura Academiei Republicii
Socialiste Romnia, Bucureti, 1972.
(4) Dan Horia Mazilu, Literatura romn n epoca Renaterii, Editura
Minerva, Bucureti, 1984.
(5) Dr. Antonie Plmdeal,.Dascli de cuget i simire romneasc,
Editura Institutului Biblic i de Misiune al Bisericii Ortodoxe Romne,
Bucureti, 1981.
(6) Dan Zamfirescu, Contribuii la istoria literaturii romne vechi, Editura
tiinific i enciclopedic, Bucureti, 1981.
(7) Victor Papacostea, Tradiii romneti de istorie i cultur, Editura
Eminescu, 1996.
(8) Al. Alexianu, Acest ev mediu romnesc, Editura Meridiane, Bucureti,
1973.
(9) I. Dumitru - Snagov, Monumenta Romaniae Vaticana, manoscrittidocumenti-carte, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1996.
(10) wysiwyg://75/http://web.tiscali.it/helspscuola/39.html.
(11) http://www.homolaicus.com/storia/moderna/umanesimo_rinsc.../um
anesimo_rinascimento.ht.

86

MIHAELA PARASCHIV
Universitatea A.I. Cuza
Jassi
Echi umanistici nei
documenti latini
di cancelleria di Moldavia
nei secoli XVI - XVII
In consonanza con le idee
ricorrenti nella storiografia europea del XX secolo, Al Dutu afferma che tutte le testimonianze
appartenenti ad una epoca formano il quadro di unespressione culturale e che, come manifestazioni intellettuali, queste costituiscono il fondamento di uninterpretazione positivista della storia, vista non solo come storia degli eventi (o congiunturale), ma specialmente come storia strutturale. Questa
storia di lunga durata, una storia delle mentalit, atta a
ricostruire e restituire allumanit il suo passato interiore e,
attraverso questo, a indicare il senso di un futuro istruttivo1.
Una tale visione della storia umana non pu fare astrazione di una risorsa informativa di prima misura, rappresentata dai documenti ufficiali, atti e lettere di cancelleria.
Limportanza delle fonti diplomatiche della storia, considerati da Jules Michelet come atti giustificativi per la vita di unepoca, veri rinfianchi delledificio storico2, stata ravvisata
anche dagli storici rumeni N. Iorga, Dimitrie Onciul, t.
tefnescu e altri, i quali, parlando del potenziale informativo dei documenti, hanno sottolineato il loro merito di restituire una cultura vissuta, annotata.
Dato che il territorio rumeno stato crocevia di interferenze di varie lingue di cancelleria, una componente niente
affatto trascurabile di quello che P.P. Panaitescu nominava
nostra letteratura di cancelleria costituita da documenti
stipulati in latino, incominciando con la seconda parte del
Trecento fino alla fine del Settecento. Rispetto agli atti stipulati in altre lingue (slavo, polacco, magiaro), con una di circolazione pi ridotta, gli atti diplomatici latini, emessi dalle
cancellerie dei paesi rumeni, hanno avuto una diffusione
paneuropea, configurando lefficienza della diplomazia
rumena nel contesto europeo.
Una prima obiezione riguarda la considerazione di questi
documenti di cancelleria come testimonianze di una menta-

87

lit rumena. La stipulazione di questi atti veniva spesso fatta


da notai di provenienza etnica diversa, in prevalenza stranieri, che valorizzano unattrezzatura mentale ricevuta attraverso leducazione, e lambiente nel quale sono stati formati. Come argomento opposto abbiamo invocato due fatti:
1) alcuni dei notai stranieri sono rimasti per molto tempo
a servizio della cancelleria centrale, come molti notai della
Moldavia, o il transilvano tefan da Dej (1561-1572), il polacco Kienarski (1661-1674), lungherese Matteus Deak (16601676). Alcuni di questi segretari principeschi giungono al
punto di conoscere bene i costumi e la lingua del paese,
come riporta la testimonianza del gesuita polacco Gregorius
Strachocki (1715-1724), secretarius aulae Moldaviae tra gli
anni 1715-1724, che conferma (in un documento da 1715
che si trova nellArchivio di Stato di Jassi pacco 1078, nr. 60)
che ha tradotto con fedelt dallidioma moldavo in latino
una decisione dei governatori della Porta di Moldavia (hoc
de verbo ad verbum fideliter ex moldavico ideomate in
Latinum interpretatus sum);
2) un secondo argomento la presenza di alcuni autoctoni tra i notai cortigiani, educati nelle nostre scuole, ma
anche allestero, e ai quali non importa quante influenze dagli
ambienti culturali stranieri abbiano ricevuto (I.C. Chiimia
parla specialmente delle serie affinit cattoliche)3, essi
sono rimasti legati alla mentalit proetnica.
Una seconda possibile obiezione sarebbe quella che i
documenti di cancelleria, prendono in considerazione colui
che li riceve e dunque manifestano a livello tanto concettuale quanto linguistico, una selezione guidata dal contesto
socio-culturale e umano del destinatario. Possiamo dire che
attraverso questa selezione, lemittente del messaggio diplomatico ha lintenzione di imporre al ricevitore anche una
certa rappresentazione della sua identit socio-culturale, in
tal modo il messaggio si iscrive in unorizzonte reciproco di
aspettative.
Alcune idee umanistiche, che saranno prese in discussione nel nostro lavoro, che individuiamo dal contesto concettuale di qualche documento latino moldavo del
Cinquecento e Seicento, secoli nei quali, nello spazio rumeno, sono percettibili indizi di alcune mutazioni spirituali favorevoli al passaggio verso lepoca moderna, saranno completate con le testimonianze di alcuni viaggiatori stranieri, di
passaggio per la Moldavia, in maggioranza missionari apostolici, i quali, secondo il nostro parere, non hanno espresso
nei loro appunti solo le impressioni transitorie, dalla finestra
della diligenza o dagli ostelli dove sostavano4. Alcuni di
88

loro, infatti sono rimasti pi tempo in Moldavia e hanno avuto


la possibilit di conoscere bene la vita e la mentalit del
luogo, superando la barriera confessionale della percezione
globale del sud-est europeo come un mondo scismatico.
ben conosciuta lopinione di alcuni storici5 rumeni,
secondo la quale sul territorio rumeno (e generalmente nel
sud-est dellEuropa), lumanesimo apparso nella seconda
met del Seicento per ragioni che appartengono alla fenomenologia dellacculturazione; in ritardo rispetto a quello
occidentale e, non essendo in relazione diretta con questo,
passato attraverso intermediari. Da unaltra prospettiva
vedono le cose gli storici N. Iorga, Rzvan Theodorescu,
Victor Neuman, David Prodan6. Costoro, senza sostenere lidea di un sincronismo facile, sostengono che le forme di vita
e pensiero messe in circolazione dagli occidentali nel
Cinquecento e Seicento hanno avuto risonanza anche nel
sud-est dellEuropa, spazio testimone delle pi interessanti
convergenze spirituali del continente. Rzvan Theodorescu
osservava la ricettivit speciale della Moldavia rispetto alle
influenze rinnovatrici occidentali, ricevute attraverso gli
influssi transilvani, polacchi, italiani. In tal modo anche se
sotto legida di una tradizione slavo-bizantina, stata evidente quella propensione spirituale verso idee, sentimenti ed
esperienze nuove che faranno dal homo Moldavus un confratello dellhomo Europaeus.
La ricerca avviata su alcuni documenti latini del
Cinquecento-Seicento, che provengono dalla cancelleria di
Moldavia, in gran parte lettere spedite dai signori principi
moldavi o dalle pi alte autorit a destinatari esteri (i principi
di Polonia, Ungheria, Boemia, Austria, Venezia, Svezia, la
Corte pontificia o di altre personalit ufficiali) cominciata,
dalla supposizione che questo scambio di messaggi diplomatici deve aver provocato anche uno scambio di valori
intellettuali. I soggetti della comunicazione diplomatica furono messi nella situazione di esprimersi e di paragonare certi
riferimenti assiologici, che sono parte dalla etica politica, giuridica, confessionale o generalmente umana. Si tratta soprattutto di elementi che appartengono al sistema concettuale
dellumanesimo. Alcuni di essi erano preesistenti nella mentalit rumena, e hanno creato un ambiente favorevole alla
captazione e assimilazione di alcune tendenze esteriori rinnovatrici. I documenti attestano anche il fatto che, tra gli elementi autoctoni e quelli importati, il confronto non fu privo di
atteggiamenti di rifiuto, ma ci avvenne nel senso di quello
che Al. Duu definiva7 una contraddizione propulsiva, legata al contatto di valori tra due culture.
89

Un punto di riferimento fondamentale nel sistema assiologico degli umanisti fu il perfezionamento dellindividuo
attraverso leducazione. Questa esigenza paideica, in diretta
filiazione con quella antica, ha anche ben noti precedenti
medievali. Nei secoli XII - XIII, la societ laica medievale
comincia a pretendere dai suoi dirigenti di possedere scientia litteralis e in questo senso, circolava allepoca la sentenza attribuita al monarca Konrad III: un monarca inculto
come un asino coronato (rex illiteratus est quasi asinus
incoronatus)8.
Il fatto che anche nellambiente aulico moldavo, sin dal
Cinquecento, ha una certa risonanza lideale europeo del
principe dotto (princeps litteratus), pu essere dedotto dalla
lettera dei nobili del Consiglio del paese (a firma Senatores
terrae Moldaviae), mandata nel 1560 allImperatore
Ferdinand I dUngheria, al quale chiedevano lappoggio per
innalzare Despot al trono del paese, al posto del tiranno
Lpuneanu. Tra gli argomenti invocati dai dignitari moldavi
per sostenere questa candidatura vi erano: la sua lodevole
condotta e cultura: Atque eo libentius ei voces nostras contulimus, quod cum insigni virtute et doctrina praeditum intelleximus9 (D.I.R., II1, 357; Ed tanto pi felici labbiamo invitato, quanto sapevamo della sua ladevole condotta e cultura).
I nobili moldavi dice il biografo di Despot, Anton Maria
Graziani avevano apprezzato lintelligenza e leleganza della
condotta di questo pretendente al trono di Moldavia, nel
periodo in cui si trovava in Moldavia come ospite del principe Alexandru Lpuneanu e sua moglie, con la quale diceva
di essere imparentato. Lo stesso biografo parla dellabilit
con cui Despot aveva conquistato tutti quei ignoranti nobili (rudem illam nobilitatem)10, affermazione in gran misura
ingiusta, perch possedevano anche in quei tempi una certa
istruzione, anche se non allo stesso livello degli occidentali.
Diventato principe della Moldavia, Despot tenne a presentarsi, nello scambio di lettere diplomatiche con i principi stranieri, come principe cristiano ed erudito (princeps
Christianus et cultus), molto preoccupato, da sempre, di
coltivare la piet e la virt (pietas et virtus, cuius gratia semper studiosissimus fui) con principi fermi di etica politica,
assunti come dovere di un Principe cristiano (officium
Christiani Princips) ovvero: la pace, la buona vicinanza, linviolabilit della parola data. Facciamo riferimento in questo
senso ad un frammento di una sua lettera in latino indirizzata al monarca di Polonia, Sigismund Ioan Zpolya, datata 20
maggio 1562: ut decet Principem Christianum et cultum,
90

cum colam pacem et quemadmodum nunquam fidem et


verbum meum violavi alicui, ita neque Celsitudini Tuae violabo (D.I.R., II, 390 - come va per un principe cristiano erudito, quando mantengo le relazioni di pace, tale come non ho
trasgredito nemmeno una volta la mia fedelt e parola con
qualcuno, non lo far nemmeno con la Sua Altezza).
Nella tradizione dei panegirici imperiali romani, Despot,
accordandosi delle virt degne di un principe (conformemente a quelle della deontologia principesca raccomandata da
Machiavelli) adopera con abilit il procedimento della contrapposizione, presentando nelle sue lettere il rivale,
Alexandru Lpuneanu, come un tiranno senza piet
(tyrannus impius), disposto a vendere il paese ai turchi (lettera per il monarca Maximilian di Boemia, del 31 marzo 156012).
Queste accuse sembrano in totale disaccordo con le
promesse di Lpuneanu, contenute in una sua lettera per il
Consiglio municipale di Bistria, del 12 settembre 1552, subito dopo essere diventato principe di Moldavia: Siccome
lIddio ed il Glorioso Dio ci ha scelto per leredit antica,
volemo essere protettore e buon amico della stirpe cristiana (Ex quo antem Deus optimus ad paternalem nostram
elegit hereditatem, volumus esse fautor et bonus amicus
christiane gentis)13. Nellopinione di altri principi moldavi leducazione della piet per Christo innalza i principi (cultus
religionis christianae extollit Principes). Il signore Radu
Mihnea, al quale appartiene questo ragionamento, si presenta in una lettera per Papa Paulus Quinto, del 20 agosto
1618, come un sincero protettore e sollecito difensore della
santa fede (sincerus fautor et studiosus Ianitor Sanctae
Religionis)14, come aveva fatto anche Despot in una lettera
del 1 aprile 1560 per limperatore Ferdinand I, al quale chiede aiuto finanziario e militare per ottenere il trono di
Moldavia: per mettermi al servizio della Repubblica
Cristiana e per pestare le orme della mia antica nazione
[moldava.n.n.], che non ha esitato di affrontare anche i pericoli della morte per la Repubblica Cristiana (ut Republicae
Christianae inserviam et vestigia meae priscae gentis, quae
pro Republica Christiana et mortis pericula adire contempsit, sequar)15.
Questi sono i ragionamenti di un principe cristiano che si
presentava nelle iscrizioni sulle monete coniate ai suoi tempi,
come Padre della patria (Pater patriae), Garante e difesore della libert della patria (Vindex et defensor libertatis
patriae)16. Nella sua concezione, il principe, servendo la
Repubblica Cristiana, era obbligato a difendere e garantire
91

anche la libert cristiana (libertas christiana), che conceder a tutti gli erranti protestanti dEuropa nella lettera-editto di Vaslui, del 156117.
Nel programma di questo principe di formazione umanista, insieme alla tolleranza confessionale, si trovano anche
altri spunti per portare in Moldavia lo spirito rinnovatore del
tempo. Secondo la moda delle corti europee, Despot dir
Johannes Sommer, altro suo biografo aveva lintenzione di
fornire il palazzo principesco di una biblioteca convinto che
questa conferisce ai principi il pi grande adornamento e
dignit18. Per quanto riguarda la Schola latina di Cotnari,
altra iniziativa di Despot, lintenzione del suo fondatore era
quella di facilitare lacceso alleducazione e cultura ai giovani di tutta Moldavia, non solo ai cattolici tedeschi e ungheresi. Questo esperimento educativo ebbe grande risonanza in
Europa, perch Despot aveva chiamato come insegnanti
grandi dotti dello tempo. In proposito N. Iorga diceva: Una
nuova generazione di cultura latina doveva uscire dalla
Scuola di Cotnari, per far onore alla grande missione guardata: lunione con la Valachia, la presa in possesso della
Transilvania, il ritorno ai tempi romani19. Lopinione di N.
Iorga teneva ben presente il discorso pronunciato da Despot
nel 1560, in occasione dellincoronazione. In quella sede si
rifer alla missione del principe che deve essere consapevole della sua missione civilizzatrice, provando a ridare alla
Moldavia e al suo popolo la gloria degli antenati romani:
perch mio intento non altro se non far che il Danubio sia
confin del mio paese di Moldavia ... con voi valenti romeni,
gente belicosa discesi dai valorosi Romani, quali hano fatto
tremare il mondo20.
La reazione della nobilit moldava, che aveva apprezzato
come una grande virt la cultura del nuovo eletto, non stata
se crediamo allo stesso Sommer favorevole alle iniziative
culturali di Despot.
La costruzione di una scuola dove, con il pericolo della
religione degli antenati si insegnavano le lingue straniere
(ubi in religionis patriae perniciem doceantur peregrinae litterae)21, sembra abbia scontentato tanti nobili moldavi, come
pure lingresso di alcuni stranieri tra i dignitari di corte.
Sul fatto che la lingua latina, perch ad essa si riferisce lespressione peregrinae litterae, fosse veramente percepita a
quei tempi come un pericolo per la religione del paese, in
quanto lingua del culto cattolico, non abbiamo altre attestazioni documentarie. Una prospettiva diversa registrano i
documenti del Seicento. In una lettera in rumeno, datata
92

1635, il segretario privato del Principe, P_tra_cu Ciogolea


chiedeva agli abitanti di Bistri_a di mandarlo di nuovo in
Moldavia come insegnante di latino perch abbiamo qualche signorini per fargli apprendere22. Raccontando della sua
visita in Moldavia, il vescovo Petrus Diodatus scriveva al
Papa, nel 1641: i nobili mandano i loro bambini a studiare sin
da piccoli in Polonia ed esistono anche dei nobili che sanno
benissimo parlar latino, e questo principe [Vasile Lupu - n.n.]
ha costruito a Jassi un Monastero [Trei Ierarhi - n.n.] nel quale
a portato dei monaci da Russia e che questi qua fanno scuola in latino a quasi tutti conoscono la lingua latina23.
Anche il missionario cattolico Paul Beke mostra il suo
entusiasmo sulliniziativa del monarca moldavo in una lettera
per il Papa, del 164424. Osserva la chance offerta ai giovani
moldavi di ricevere uneducazione completa, secondo il
modello dei collegi gesuiti o europei. Tra i moldavi, che, grazie alla loro cultura, passarano da una classe sociale umile ad
una superiore, Beke ricorda Georgius Kuthnarski, un cattolico di Cotnari, diventato segretario di Vasile Lupu e accolto
con onore alla corte del monarca.
Prima della nascita del collegio vasiliano di Trei Ierarhi,
nelle numerose scuole esistenti a Jassi per moldavi ed armeni scrive Beke linsegnamento si riduceva allapprendere
lettura e scrittura (hic multae Valachicae et Armeniae scholae, in quibus nulla docetur alia sapientia nisi ut quis legere
aut scribere sciat).
Questinformazione sembra confermata dalle osservazioni di D. Cantemir sulla mentalit del moldavo comune circa
leducazione: Su questa cosa [insegnamento - n.n.]i moldavi parlano senza rispetto, dicendo che listruzione il lavoro dei preti; per un uomo comune sufficente saper leggere e scrivere... tutte le altre cose sono inutili25. Cantemir menziona linteresse della societ moldava per la cultura, loda liniziativa di alcuni nobili e monarchi moldavi, come il cancelliere Miron Costin, i principi Constantin Duca e Constantin
Cantemir, il primo che mand i suoi figli in Polonia per studiare li la lingua latina e altri mestieri indipendenti [arti liberali - n.n.]. Gli altri affidarono i figli a dotti maestri, chiamati a
Jassi, i greci Ioan Papis ed Ieremia Cacavelas. Ci dice
Cantemir contribu alla diffusione della cultura greca, latina
ed italiana tra un grande numero di moldavi. Cantemir adopera parole di lode per indicare il rinascimento della
Moldavia dal profondo scuro della barbarit [ladoperare
della lingua slavona per 200 anni - n.n.], come nei tempi di
Vasile Lupu26.
93

Le informazioni del missionario Marco Bandini, che fanno


riferimento al collegio Trei Ierarchi, sono tuttavia meno entusiaste e, forse, pi vicine alla realt: Il principe Vasile ha
fatto del suo meglio ed ha fatto grandi spese per introdurre
la cultura latina in Moldavia, per tutti i suoi sforzi sono stati
inutili (Princeps Basilius multum laboravit et maximam fecit
expensam ut litteras latinas in Moldaviam induceret, sed irrite fuere omnes conatus)27.
Verso la fine del Seicento, sulla scia dellinteresse crescente della nobilit moldava verso la cultura latina, il gesuita Franco Renzi, in una lettera per il Papa, del 1693 scrive:
Ci sono 15 anni da quando sono venuto a Jassi e a quei
tempi non era nemmeno una persona che sapeva parlare la
lingua latina, ecceto Miron Costin, grande cancelliere e protettore della religione catolica, per oggi tutto il flor del bel
mondo parla il latino e molti di loro sono dottissimi28.
Quindi, lepistolografia di cancelleria della seconda met
del Seicento registra, pure se con qualche differenza di tono,
levoluzione positiva della mentalit in Moldavia nel senso di
una recettivit accresciuta grazie alleducazione umanistica,
che si deve, in grande parte tanto alle relazioni con la Polonia
quanto allattivit dei missionari cattolici che hanno adoperato proficuo linsegnamento, come strumento di propaganda.
Sotto linfluenza della Riforma, sostenuta dagli umanisti, limportanza delle discipline teologiche era diminuita molto a
vantaggio della cultura antica.
Di questo fatto sono testimoni anche le numerose sentenze e proverbi di origine antica, inserite nelle lettere di cancelleria per sostenere alcune delle affermazioni e convizioni
espresse. Si tratta, specialmente, dei precetti di etica laica,
con laltro appoggio teoretico di quelli di etica religiosa.
Insieme alle similitudini con la cultura europea, i documenti
di cancelleria riflettono anche alcuni elementi di sapienza
rumena.
Il gran numero di sentenze, maggiore nei documenti del
Seicento, pu essere spiegata non solo con lassimilazione
attraverso leducazione di alcuni frammenti di letteratura aforistica greco-latina, attraverso la circolazione di alcune raccolte di sentenze nel medio rumeno del Seicento: Istruzioni
per tutti i giorni, 1642; Sentiero corto, 1685; Il fiore dei regali, la traduzione rumena dellantologia italiana Fiore di virt (il
Trecento) che ha circolato da noi sin dal Quattrocento29.
Ricordiamo qualche proverbio e alcune espressioni e
sentenze incontrate nella corrispondenza del signore Vasile
Lupu e di alcuni dignitari della sua corte, in cui si ritrovano le
94

aspirazioni umanistiche di ordine e giustizia, mutuo soccorso, amicizia, buona vicinanza e pace.
Il desiderio di pace insistentemente sottolineato in una
lettera di Vasile Lupu al consiglio di Bistri_a, del 30 giugno
1638, nella quale lui si presenta come uno che ha imparato
ad affrettarsi di <indossare> sempre la toga, mai sempre il
mantello da soldato (quippe qui ad togam semper, nunquam ad sagum properare didicere)30.
Lespressione metaforica concentra le ben conosciute
espressioni latine: in toga = in abiti civili, ai tempi di pace, ad
saga ire = andare in mantello, andare alla guerra, saga sumere = vestirsi in mantello, prendere le armi; in sagis esse =
essere sotto mantello, essere sotto le armi.
Vasile Lupu scrive, il 24 luglio 1638, unaltra lettera agli
abitanti di Bistria, precisando le intenzioni di buona vicinanza e di non-ingerenza territoriale con laiuto di una sentenza
dalla risonanza autoctona: Noi non siamo desiderosi di
quello che non ci appartiene, tanto da mettere la falce in un
campo straniero (Nos non aliena appetentes ... ut falcem
nostram in alienam messem extendamus)31.
In una lettera al residente imperiale alla Porta Ottomana,
dell8 novembre 1645, Vasile Lupu sostiene il disaccordo
verso le iniziative politiche del principe di Transilvania
Gheorghe Rkczi I, con il ricorso a una parabola antica e a
una espressione latina parafrasata: perch < Rkczi> sembra aversi comportato con la Santa Maest Imperiale come
quella volpe della favola, la quale desiderando fare male a
unaltro, appena si salvata illesa (nam ita <Rakocius> cum
Sacra Caesarea Maiestate procesisse videtur, quemadmodum fabulosa illa vulpes quae, dum alteri damnum inferre
praesumeret, ipsa vix illaesa evasit). Sempre al comportamenti infedele del principe transilvano fa riferimento Vasile
Lupu nella stessa lettera, invocando la massima Nihil occultum quod non revelletur (Non c nulla <tanto celato> per
non apparire)32, variante della sentenza latina nulla est occultatio rei (non esiste occultamento di una cosa).
In una lettera a Gheorghe Rkczi del settembre 1643,
riferita ad alcuni disaccordi sui confini, V. Lupu tenta di convincere il destinatario dellimportanza di un giudizio imparziale, ricorrendo alla massima: non giusto che un giudice
accetti soltanto i reclami di una sola parte, ma obbligato a
prendere in considerazione le ambedue parti per conoscere
la verit nei pi piccoli dettagli (nec iudex unius tantum partes querela admittere debet sed utrique benignas ad agnoscenda veritatis puncta aures praebere tenetur)33 -identifi95

chiamo qui la risonanza della famosa esigenza del diritto


romano: Audiatur et altera pars.
Il grande governatore, poi cancelliere di V. Lupu, Teodor
Ianovici, in una lettera agli abitanti di Bistria dell8 dicembre
1641 sottolinea la sua fede nella verit, facendo appello alla
ben conosciuta affermazione aristotelica: Amicus enim est
Plato, amicus Aristoteles, sed magis amica veritas, a qua ne
latum quidem unguem disciscere audio (Sono amico di
Platone, amico di Aristotele, per pi amico della verit, della
quale non ho laudacia di allontanarmi nemmeno con unugna)34. Nella seconda parte della frase viene inclusa lespressione colloquiale latina, anchessa parafrasata, incontrata
anche nelle lettere di Cicero: ab aliqua re transversum
unguem non discedere.
Terminiamo questo breve itinerario nello spazio concettuale della diplomazia moldava di lingua latina del
Cinquecento e Seicento con lesortazione del principe Vasile
Lupu tratta da una lettera agli abitanti di Bistria, del 21 settembre 1641, in occasione della morte di alcuni maestri
mandati in Moldavia. La lettera si collega alla mentalit antica pagana e cristiana: Dobbiamo glorificargli perch si sono
traslocati alle alte dimore dei felici spiriti e non richiamargli
con i nostri gemiti verso il lutto e labisso dellinfelicit
umana (Idcirco votis prosequendi sunt quod feliciter ad
sublimia beatarum mentium domicilia e terris migraverint
nec amplius querelis ad humum humanarumque miseriarum
abyssum revocandi)35.
In conclusione, con questa sommaria analisi, speriamo di
aver mostrato che la diplomazia latina di cancelleria della
Moldavia Cinquecentesca e Seicentesca registra alcune affinit con la mentalit autoctona delluniverso concettuale
degli umanisti.
Come attestano anche le fonti letterarie, storiografiche e
giuridiche del tempo, linterferenza culturale tra lOriente e
lOccidente ha prodotto, nello spazio rumeno, uneffervescenza spirituale favorevole allintegrazione nella civilt dell
umanesimo europeo36. Come lingua della diplomazia europea in unampia zona plurietnica, il latino ha contribuito allintegrazione di alcuni paesi e popoli diversi in unEuropa unita,
unEuropa latina.

96

Note

(1) Al. Duu - Humanisme, baroque, lumires - lexemple roumain,


Bucarest, Casa editrice Scientifica ed enciclopedica, 1984, pp. 8-11.
(2) Apud J. le Goff - Pentru un alt ev mediu, Bucarest, Casa editrice
Meridiane, 1986, I, p. 54.
(3) I.C. Chiimia - La signification contemporaine des relations culturelles
roumano-polonaises au XVII-me sicle, nella Revue roumaine dhistoire, I,
1974, p. 69.
(4) Al. Duu - op. cit., p. 16.
(5) P.P. Panaitescu - Renaterea i romnii, in A.I.I.A. A.D. Xenopol, XXII,
Jassi, 1985, p. 724.
(6) N. Iorga - Istoria romnilor, V, Bucarest, 1939, p. 20; R. Theodorescu
- Civilizaia romnilor ntre medieval i modern, I, Bucarest, Casa editrice
Meridiane, 1987, pp. 10-11; V. Neuman - Tentaia lui Homo Europaeus.
Geneza spiritului modern n Europa central i de sud-est, Bucarest, Casa
editrice Scientifica, 1991, pp. 24-25; D. Prodan - Supplex Libellus
Valachorum, Bucarest, 1984, Introduzione.
(7) Al. Duu - op. cit., p. 38.
(8) Apud E.R. Curtius - Literatura european i Evul Mediu latin, Bucarest,
Casa editrice Univers, 1970, p. 211.
(9) Documente privind istoria Romniei, II1 , Bucarest, 1953, nr. 357.
(10) Anton Maria Graziani - De Joanne Heraclide Despota Vallachorum
principe, I.6, in Viapa lui Despot Vod. Istoriografia Renaterii despre romni,
Iai, Casa editrice Instituto Europeo, 1998, p. 118.
(11) Documente privind istoria Romniei, II1, Bucarest, 1952, nr. 390.
(12) Ibidem, nr. 348.
(13) E. Hurmuzaki - Documente privind istoria Romniei, XV1, Bucarest,
1911, nr. 907.
(14) Diplomatarium italicum. Documenti raccolti negli archivi italiani, II,
Roma, 1927, nr. 7.
(15) Documente privind istoria Romniei, II1, Bucarest, 1952, nr. 349.
(16) Apud I. abrea - Monedele lui Despot-Vod n lumina ultimelor cercetri, in Studii i cercetri de numismatic, V, 1971, p. 165.
(17) A. Veress - Documente privitoare la istoria Ardealului, Moldovei i
rii Romneti, I, Bucarest, 1929, nr. 215.
(18) Johannes Sommer - Vita Jacobi Despotae Moldavorum Reguli n
Viaa lui Despot Vod. Istoriografia Renaterii despre romni, Jassi, Casa editrice Instituto Europeo, 1998, pp. 50-51.
(19) N. Iorga - Istoria nvmntului romnesc, Bucarest, 1928, p. 21.
(20) E. Hurmuzaki - Documente privind istoria Romniei, II1, Bucarest,
1890, p. 415.
(21) J. Sommer - op. cit., p. 46-47.
(22) E. Hurmuzaki, op. cit., XV2, nr. 1906.
(23) Diplomatarium italicum, IV, Roma, 1939, p. 105.
(24) Ibidem, nr. 15, p. 357.
(25) D. Cantemir - Descrierea Moldovei, Bucarest, Casa editrice Minerva,
1981, p. 208.
(26) Ibidem, p. 261.
(27) Cltori strini despre rile romne, VII, Bucarest, 1970, p. 396.
(28) Diplomatarium italicum, I, p. 135.
(29) Cf. N.N. Smochin, N. Smochin - O traducere romneasc din secolul al XV-lea a crii Floarea darurilor, in Biserica ortodox romn, nr. 78, 1962, pp. 712-738.
(30) Hurmuzaki - op. cit., XV2, nr. 1963.
(31) Hurmuzaki - op. cit., XV2, nr. 1965.
(32) Hurmuzaki - op. cit., IV1, nr. 620.
(33) A. Veress, op. cit., X, nr. 85.
(34) Hurmuzaki- op. cit., XV2, nr. 2019.
(35) Hurmuzaki - op. cit., XV2, nr. 2010.
(36) Cf. Zoe Dumitrescu-Buulenga - Valori i echivalene umanistice,
Bucarest, Casa editrice Eminescu, 1973, p. 20.

97

LCRMIOARA PETRESCU
Universitatea A. I. Cuza
(Iai)
Umanism i vocaie literar
- Nicolae Milescu Sptarul
n Europa secolului al XVII-lea,
un cltor romn trece porile
Marelui Zid al Chinei. Nu este un
aventurier, iar suita de 150 de
curteni i oficiali care-l nsoesc
se afl n subordinea sa. Primit cu
ceremonialuri complicate i imuabile, percepute n amnuntul lor deseori bizar, demnitarul
este Nicolae Milescu Sptarul, cruia arul Rusiei, Alexei
Mihailovici, i ncredineaz, n 1675, ambasada itinerant
spre Extremul Orient. inta cltoriei este oraul imperial,
Pekin, iar de la Moscova pn la reedina bogdihanului,
marele Han al mpriei Kitai, pare a se ntinde ntreg pmntul. Inaltul sol apare contemporanilor drept om strlucit al
timpului su, cunoscut n Europa diplomatic din vremea lui
Ludovic al XIV-lea, cel care, la recomandarea ambasadorului Franei la Stockholm, Arnauld de Pomponne, l i primise
pe baron Spatarius n 1667. Admirator al erudiiei umaniste a lui Nicolae Milescu, traductorul din limba greac al
Vechiului Testament - versiune ce va sta la baza Bibliei de la
Bucureti (1688)-, ambasadorul Regelui Soare l-a ndemnat
s scrie, pentru mai buna cunoatere a raporturilor ntre
dogma catolic i cea ortodox, Enchiridion sive Stella
Orientalis Occidentali Splendens (Manual sau Steaua
Orientului strlucind Occidentului): Am fost surprins s
gsesc un om - scrie Arnauld de Pomponne - , aa vecin cu
Tartaria, dar att de instruit n limbi i cu o cunoatere att de
general asupra tuturor lucrurilor. El cunoate bine latina,
ns consider, ntruct greaca a fost principalul su obiect
de studiu, c este mult mai tiutor n aceasta. Cunoate bine
istoria i, mai ales, cea a Bisericii. i cum a studiat mult diferenele ntre religia noastr i cea greceasc (ortodox, n. n)
i chiar dintre luterani i calvini, l-am crezut capabil i ca om
de lume de a cunoate bine prerea grecilor... 1 Cititorului de
azi, interesat de orizontul spiritual i lumesc al lui Nicolae
Milescu Sptarul, i se ofer alte i alte mrturii care legitimeaz imaginea umanistului: Dac adugm la acest mini-

99

portret scris de ambasadorul francez (...) aprecierile


patriarhului Dositei (al Constantinopolului, n. n.), ale eruditului suedez Sparwenfeld, ale umanistului olandez Rinhuber
sau ale nvatului francez Foy de Neuville, putem nelege
c Milescu nu era numai un vir perdoctus sau un vir polyglotus, ci un homo universalis de tip renascentist, un encicloped peregrin, pentru care natura i cultura ilumineaz un
spaiu spiritual fr fruntarii. Opera sa a contribuit la occidentalizarea culturii orientale... 2 Tratat redactat n limba
greac i latin i tiprit n limba latin la Paris, n 1669,
Manualul... este prima lucrare tiprit de un nvat romn
n Occident. Realitatea existenei ni-l arat pe autor mai ales
n afara granielor: Numeroasele talente ale lui Milescu,
scrie Elvira Sorohan, (poliglot, diplomat, teolog, istoric, geograf, traductor) s-au risipit n afara patriei, din cauza intrigilor politice. El calc liber i necomplexat peste graniele realitilor i imperiilor, purtnd cu sine instrumentele sigure ale
cunoaterii: spiritul i limbile clasice. 3
Ca o metafor a reunirii contrariilor n mintea neleptului,
concordia discors, a citirii-mpreun, ntlnirea celor dou
lumi, Occident-Orient, i va mai fi rezervat Sptarului, prin
destin. Cltoria n China leag, n aceeai persoan a gnditorului, graniele extreme ale Orientului (Imperiul rus i
ancestralul Kitai) cu Occidentul. Aflate ntr-o vecintate
paradoxal, Rusia i China snt unite prin granie care le
arunc centrul la mii de leghe deprtare. Uriae ntinderi se
opun cunoaterii reciproce, realitii nsei a proximitii teritoriale, geografice. A stabili raporturi de nelegere i acceptare reciproc nseamn, pentru medievalitatea secolului al
XVII-lea, nu doar tratate i negocieri complicate, ci i pstrarea unor contacte concrete ntre oficialiti. Scrisorile politice snt, de aceea, obiecte sacre, aprate cu preul vieii i
duse de solii numeroase, vreme de luni i luni de zile, pe ci
nesfrite i necunoscute. Se poate spune c, prin funcia
sa, demnitarul politic responsabil cu ambasada unui mprat
n ar strin unific, traversndu-le la modul propriu, inuturile disparate.
Nicolae Milescu Sptarul a fost nsrcinat cu mai multe
misiuni, unele, fr ndoial, secrete. Din cltoria sa lung
spre Est, avea s trimit sau s aduc n Rusia mai multe
documente: raportul misiunii n China - Stateini Spisok, un
document de stat, Descrierea cltoriei n Siberia, de la
Tobolsk la grania Chinei, publicat n 1882 la Sankt
Petresburg, Descrierea Chinei, oper terminat n 1677,
toate comandate de arul Alexei Mihailovici. Se adaug acestora Jurnalul de cltorie n China (de la fortul Nercinsk la
100

Pekin), al solului rus Nicolaie Gavrilovici Spafari, n anul


1676.
Dac pentru Descrierea Chinei s-au folosit din plin i n
mod declarat surse diferite, printre cele mai importante
figurnd China monumentis... illustrata, (Amstelodami, 1667),
a lui Athanasius Kiercher, sau Atlas Siniensis, al misionarului iezuit, fost elev al lui Kiercher, Martinius Martini, sosit n
China n 1643, Jurnalul de cltorie n China este o oper de
mare interes pentru studierea discursului original al lui
Nicolae Milescu Sptarul.

Avnd n vedere scopul urmrit de scriitor, un jurnal de


cltorie este un memorial care i oblig autorul la un dublu
parcurs scriptic, descriptiv i interpretativ, discurs ce
nsoete parcursul concret, cltoria n spaii strine. El este
anamneza imediat, pagin ce depete consemnarea
acelor repere care se vor sustrase uitrii. Sptarul scrie cu
obsesia detaliului, pentru c relatarea sa nu trebuie s tulbure sensuri cu importan politic. O simpl citire greit
a semnelor poate arunca rile n rzboi. El poposete
deseori, obligat de gazdele sale protocolare. n tabr, principalele ocupaii snt negocierea direct a naintrii caravanei
i scrisul (ultimele zile mi le-am petrecut scriind toate acestea). Mai mult dect un cronograf, mai mult dect un
cltor la captul lumii, Nicolae Milescu este un cltor
literar la nceputurile literaturii romne. Scriind n Europa
Oriental prima oper care vorbete minuios despre China,
despre Extremul Orient, att de puin cunoscut n epoc,
autorul scrie i primul Jurnal (de cltorie) din literatura
romn. Este, cum s-ar spune, primul diarist, instituind o
specie n discursul literar romnesc 4. Faptul c limba n care
a scris este limba rus ridic, desigur, unele probleme de
evaluare a stilului i a expresivitii nemijlocite ale limbajului.
Nu mpiedic, ns, observarea organizrii discursului i a
atitudinii jurnalistului, a mentalitii i a personalitii lui profunde. Precum n cazul primilor cronicari romni, care au
lsat opere de expresivitate literar involuntar, inestimabile
ca momente ale originii speciilor literare, Milescu este cel
care d valoare generic scrierii nonficionale (povestire factual), n prim instan document cu destinatar cunoscut.
Cnd citim azi Jurnalul de cltorie n China - scrie Eugen
Simion-, observm c, dintr-o confesiune cu un sigur destinatar, el a devenit pentru noi un indirect roman exotic avnd
ca tem ntlnirea ntre dou civilizaii. 5
Chiar dac citit n traducere6, opera ambasadorului
Nicolae Milescu Sptarul i pstreaz o energie a naraiunii,
101

caracteristic suflului epic. Autorul nu este simplul diarist, un


solitar care-i afl n tihna locului su de recluziune sau de
reculegere refugiul pentru meditaie, pentru introspecie.
Jurnalul lui are un destinatar, un cititor ce s-ar chema intim
7
, de n-ar fi unul ct se poate de oficial: explicit, arul Alexei
Mihailovici. Scrierea ipostaziaz un spirit viu, atent la organizarea lumii pe care o cucerete, doar cu pasul i cu gndul.
Aceasta fiind, n fond, misiunea diplomatului, a scrie despre
trmul ex-centric i exotic echivaleaz cu o imersiune n
istoria i substana Chinei imperiale, medievale. Autorul
reunete demnitatea oficial a ambasadei i interesul umanistului pentru ceea ce nu este la ndemna cunoaterii
obinuite. Cltoria ofer contiinei eruditului ocazia de a se
deschide spre spaiul strin cu tot nesaul exploratorului:
cronicar i geograf, observator oficial i martor itinerant, diaristul dobndete o experien nemijlocit a diferenei.
ntlnirea civilizaiilor ntr-o unic perspectiv, aceea a
cltorului instruit, vorbitor al limbilor de cultur i mesager
nsrcinat cu misiune politic - produce acea superpoziie
de impresie i document att de specific relatrii primilor
exploratori. Nicolae Milescu scrie, s admitem, un estern,
naintnd spre estul extrem i spre lumile noi (pentru el), cu
etnotipologie, curente de gndire i psihologie specifice. A
da o imagine intens, coroborat, a tuturor domeniilor de
interes vital pentru Cellalt nseamn a construi o perspectiv imagologic adecvat, perspectiv n care-l situeaz
Elvira Sorohan8.
Amestecul de anecdot i pitoresc vizual, de reflecie
istoriografic i observaie sociologic se subordoneaz
voinei de a cuprinde cu toate mijloacele de investigaie o
lume complex, fa de care diferenele snt enorme. n
acelai timp, scriitorul - el nsui un erudit de seam, voiete
a transmite ntr-o modalitate expresiv i ceremonial fa
de propriul suveran rodul observaiilor i al nelegerii sale,
adic al cltoriei n Imperiul Chinei ndeprtate.
Jurnalul se construiete cu o art a apropierii (vezi, spre
comparaie, arta ndeprtrii, a tergerii detaliului, studiat
de Thomas Pavel n scrierile clasicismului). Marele Zid pare
a se vedea de peste tot, fiind un reper ndelung, continuu, n
spaiul parcurs i descris: Cnd vorbesc despre el, observ
Milescu, chinezii se laud c, atunci cnd a fost cldit, n
muni n-a mai rmas piatr, n pustiu n-a mai rmas fir de
nisip, n ruri nici un strop de ap, n pduri nici un copac.
Legendei i se d curs nu o singur dat. Atrage atenia o
adevrat schem a dispunerii vizuale, ntretiat perpetuu
de pori i mprejmuiri. Zidurile par a avea o organizare con102

centric, atrgnd invariabil interesul privirii. Mnstirile snt


nconjurate cu piatr, zugrvite, templele aijderea.
Obsesia textului rmne opoziia n afar / nuntru, justificat de attea puncte de trecere i pori pzite. Detalii n
micare, numrul personajelor, configuraia grupului, culorile, armonia sau persistena cromatic se noteaz, cum n
aceast descriere a ritualului: naintea vanului, pe dou rnduri, mergeau apte oameni purtnd apte steaguri mici galbene. n spatele lor, venea clare un om care ducea n crc
scrisoarea hanului, nfurat n galben. Deasupra capului
celui care o purta i deasupra scrisorii mprteti, un alt om
inea o umbrel de soare de culoare galben.
Ceremonii nenumrate ncetinesc ritmul naintrii, ns
nimic nu se compar cu paginile descrierii negocierilor pentru ntlnirea cu askaniama- trimisul mpratului de la Pekin,
mai precis asupra locului, care s nu tirbeasc din demnitatea nici unei pri. Strategii i reluri obsesive ale problemei scrisorii de mputernicire a solului Milescu aduc textul n
pragul repetiiei absurde, consistent comic, mpingnd pe
cititorul de azi la asociaii involuntare cu proza unui Daniil
Harms. Dou personaje cltoresc, putem spune deja,
mpreun: solul (Milescu scrie despre el nsui la persoana a
III-a) i askaniama (Ma La). Intrate n naraiune, le ascultm
certndu-se, nregistrnd victorii diplomatice n chestiuni
minore, aparent ridicole, dar care in de importana (i presiunea) ritualului. Survin episoade insolite, precum pierderea
cailor n step, transformarea nalilor dregtori n cuttori
de perle (mai nainte, askaniama spusese solului c uneori
gseau mrgritare care lumineaz noaptea), ntlnirea cu
idolii de piatr (Unul era mbrcat ca un filosof, cellalt ca
un rzboinic) i chiar momente de nostalgie neateptat
(n ziua aceea, askaniama l-a rugat pe ambasador s-i
pun oamenii s cnte cntecul Dunre, Dunre (Dunai,
Dunai), pe care l auzise cndva, mai nainte), crora li se
rspunde cordial (Solul i-a mplinit dorina, dup care askaniama la rndul su i-a pus pe doi dintre slujbaii lui s cnte
n limba chinez).
Vocaia literar, privit cu interes justificat de istoria literaturii, ar fi putut face din Nicolae Milescu Sptarul un scriitor: liber de istorie. Ar mai fi fost el cunoscut?

103

Note

(1) Cf. Nicolae Sptarul Milescu, Manual sau Steaua Orientului strlucind
Occidentului i Carte cu multe ntrebri foarte de folos pentru multe trebi ale
credinei noastre, Institutul European, Iai, 1997, Ediie ngrijit, introducere,
tabel bibliografic, text stabilit, traducerea textului latin, note i comentarii:
Traian S. Diaconescu, p. 13. Datorm autorului ediiei prezente o sintez a comentariilor asupra naturii operei teologice care atest, n polemica dintre catolici i protestani, credina comun a Bisericii Catolice i a Bisericii
Ortodoxe privind Eucharistia, cum i asupra limbii n care aceasta s-a exprimat: o latin umanist, elegant i armonioas, apropiat de modelul clasic,
dar cu nruriri greceti la nivel lexical i, mai ales, la nivel mental. Arta i stilul
poart pecetea retoricii medievale, pp. 9-10.
(2) Ibidem, p. 13. Impresiile snt prezentate detaliat n P. P. Panaitescu,
Nicolae Milescu Sptarul (1636-1708), versiunea romneasc de Silvia P.
Panaitescu, Ediie ngrijit, studiu introductiv i note de tefan S. Gorovei,
Editura Junimea, Iai, 1987, pp.78-83 (cap. Relaiile lui Nicolae Milescu cu reprezentanii Occidentului n Rusia- Laurent Rinhuber, J. G. Sparwenfeld, Foy
de la Neuville, Witsen i Leibniz, Philippe Avril, n. n).
(3) Elvira Sorohan, Introducere n Istoria literaturii romne, Editura
Universitii Al. I. Cuza, Iai, pp. 94-95.
(4) Un studiu centrat pe natura diarismului, la Eugen Simion, Ficiunea
jurnalului intim, III, Diarismul romnesc, Editura Univers Enciclopedic,
Bucureti, 2001, pp. 87-93: Sptarul Milescu lrgete mult cadrele unui discurs administrativ, cum i se comandase, i, n fapt, i substituie un alt discurs,
de tip romanesc, n care gsim exoticul, descriptivul, reflecia moral i teologic. n aceast ecuaie ncrcat intr i un element subiectiv care ne sugereaz ceva despre diaristul involuntar care este moldavul Milescu Sptarul...
(5) Ibidem, p. 93.
(6) Nicolae Milescu Sptarul, Jurnal de cltorie n China, ediia a II-a
revzut, ngrijit de Corneliu Brbulescu, Editura de Stat pentru Literatur i
Art, Bucureti, 1958.
(7) Cf. Jean Rousset, Le lecteur intime. De Balzac au journal, Jos Corti,
Paris, 1986.
(8) Elvira Sorohan, op. cit., p. 94: ...Descrierea Chinei, dei prea puin
original, e o carte de imagologie despre o ar oriental.

104

DUMITRU IRIMIA
Universit A.I. Cuza
Jassi
Sacro ed estetico nella
pittura dei monasteri
della Bucovina
Largomento scelto per questo incontro va preso in considerazione da due prospettive:
- nellambito del rapporto, originario, tra le chiese affrescate e
luomo, nei secoli XVI-XVII: luomo che viveva nei monasteri
e quello che vi entrava da fuori;
- nel rapporto tra le stesse chiese e luomo di oggi, anzitutto quello che viene dallesterno come turista, rumeno o
straniero.
Le due prospettive hanno un elemento in comune: il rapporto tra sacro ed estetico. La differenza tra le due prospettive si evince nel modo in cui si sviluppa un altro rapporto: tra
il mondo (spazio-tempo) sacro e il mondo (spazio-tempo)
profano, il quale, per, non lascia senza consequenze il
primo rapporto.
Tanto le due prospettive, quanto la loro dinamica, non
sono proprie soltanto agli affreschi delle chiese romene. Non
avvenuto e non avviene diversamente con il capolavoro di
Michelangelo, la Cappella Sistina, ad esempio, oppure con
la pittura di Giotto, Tiziano, Tintoretto, Fra Angelico,
Masaccio.
Ma in tutti i casi, oltre allimpronta individuale della creativit dellartista, c anche un modo pi generale in cui stato
pensato il ruolo della creazione artistica, ruolo del tutto complesso nel caso dellarte non solo di ispirazione religiosa, ma
anche dellarte nata e collocata con una funzione specifica
dentro uno spazio sacro, come le chiese e i monasteri.
Nel caso dei monasteri della Bucovina, la creativit individuale sopraffatta dallo stile dellinsieme pittorico in stretto rapporto con lo stile bizantino. I nomi di alcuni pittori che
realizzarono gli affreschi ci sono noti (Toma di Suceava con
un suo gruppo, al monastero Humor; Drago Coman di Jassi
al monastero Arbore; i fratelli Sofronie e Giovanni al monastero Sucevia). Il loro genio pittorico assomiglia a quello di
105

grandi pittori famosi (Drago Coman fu considerato dagli


storici darte un vero Pisanello dellOriente ortodosso, Toma
di Suceava stato paragonato a Fra Angelico e ad Andrei
Rubliov). Tuttavia, non si tratta di individualit artistiche nel
senso stretto della cultura occidentale. questo uno degli
aspetti che collocano gli affreschi dei monasteri della
Bucovina dentro la cultura orale.
A parte questo, si impongono come tratti distintivi tre
aspetti principali:
- le chiese della Moldavia settentrionale furono affrescate
anche allesterno e su tutta la superfice, quella che oggi si
chiamarebbe pittura monumentale. Si sono conservati, in
buona parte, con una freschezza sorprendente, gli affreschi
dei monasteri Vorone, Arbore, Humor, Probota, Moldovia e
Sucevia;
- il discorso pittorico accomuna, in un processo unitario, la
pittura esterna e la pittura interna (Vedi Sorin Dumitrescu,
Chivotele lui Petru Rare Modelul lor Ceresc, 2001);
- la pittura e larchitettura costituiscono un tuttuno; un intero
(messo in rilievo da Wilhelm Nyssen, Bildgesang der Erde,
Trier, 1977 / Pmnt cntnd n imagini, Bucureti, 1978, Anca
Vasiliu, Architettura dipinta, Milano, 2000, Sorin Dumitrescu),
un intero. Esso stesso parte dellintero in cui viene ad integrarsi con tutto il paesaggio.
Questo rende pi rilevante il rapporto chiesa-monasterospazio circostante (montagne coperte di boschi), e carica il
rapporto tra lessere umano e il mondo del divino qui raffigurato.
I gesti sono tutti gesti simbolici, anche se la coscienza in
questo senso andata perduta. Nel caso dei monasteri, i
gesti sono simbolici ancora di pi per la loro funzione di
(ri)sacralizzare il mondo e, allo stesso tempo, di rivelare
allessere umano di trovarsi tra il sacro e il profano e di svelare in lui la coscienza della sua libert e della responsabilit
delle sue scelte.
La creazione stessa dei monasteri in stretta relazione
con il modo specifico in cui si sviluppa nella cultura rumena
la creativit. Essa una dimensione essenziale dellessere
umano, del suo modo di percepire e vivere il sacro e il rapporto tra lipostasi di essere storico luomo che vive nella
storia / nel tempo profano e lipostasi di essere cosmico,
che ha lorigine nellappartenenza allEssere (del Mondo) la
cui essenza il sacro, nel Cristianesimo inteso come espressione di Dio.
Putna, Moldovia, Vorone, Humor, accanto ad altri
monasteri, per citare soltanto i monasteri del Principato della
106

Moldavia, erano, nel Medioevo rumeno, centri importanti


della vita culturale, anche erudita. Tuttavia, la concezione pittorico-architettonica di questi monasteri rispecchia la loro
appartenenza alla cultura orale. Questo non nel senso in cui
furono troppo frequentemente interpretati gli affreschi, ovvero come Bibbia visiva per la gente semplice, che non conosceva lo scritto. I tratti distintivi della cultura orale nascono
da e rispecchiano un rapporto immediato, cio non-mediato, carico di interrogativi, tra lessere umano e lEssere del
Mondo. Daltronde, non casuale che una delle ballate della
cultura orale rumena sviluppi il mito del sacrificio per dare
anima ad una costruzione ci che proprio ad ogni mito
cosmogonico nellambito della creazione di un monastero.
Nello sviluppare il significato di questo mito, si incontrano
elementi con i quali si possono caratterizzare anche la storia
e la funzione specifica dei monasteri. Tra questi, due si
impongono quasi da s: (a) il senso della continuit e (b) la
funzione di (ri)sacralizzare.
In questa ballata, Mnstirea Arge / Meterul Manole, il
voevoda Negru-Vod cerca il posto giusto per innalzare un
monastero. Sulle vallate delle montagne, incontra un pastorello, cui chiede se non abbia visto un muro in rovina. E il
pastorello gli risponde:
Ma si, o Signore, ho visto
Per dove son passato
Un muro abbandonato
E non terminato.
I cani, appena lo scoprono,
Lo sempre assaltano
E abbaiano a deserto
E urlano a morte.
Da questa descrizione risulta che quel posto era dominato da spiriti maligni. Tuttavia, il voevoda non lo abbandona
per andare a cercare un altro posto, perch era proprio quello che lui cercava per il monastero. In questo atteggiamento
riconosciamo le due esigenze: la continuit e la risacralizzazione. Quello spazio porta i segni della perdita della dimensione sacra e la nuova costruzione dovrebbe risacralizzarlo.
La continuit nellatto di rifondare i monasteri ha in
comune due costanti:
- la costruzione dei monasteri, con lesigenza di risacralizzare lo spazio (il mondo);
- laffermazione del potere politico, in una concezione specifica (presente daltronde in tutto il Medioevo) del rapporto tra
107

luomo come essere storico e Dio, sullo sfondo di un confronto con un tempo profano quasi sempre aggressivo.
In questo senso, pienamente significativa la presenza
negli affreschi di Vorone, capolavoro dellarchitettura dipinta, della raffigurazione di Stefano il Grande rappresentante
il potere politico, il metropolita Gregorio Roca, iniziatore
degli affreschi esterni rappresentante il potere della
Chiesa, e leremita Daniele rappresentante la dimensione
spirituale pi profonda, fonte di rafforzamento dellessere
umano nella storia e di orientamento la sacralizzazione dello
spazio. Riceve, allo stesso tempo, un significato a parte il
fatto che leremita sia stato raffigurato con laureola di santo
cinque secoli prima che fosse canonizzato dalla Chiesa.
qui il momento di rilevare una caratteristica degli affreschi: la complementarit delle tre dimensioni: sacro, estetico
e storico dellessere umano, rispecchiata nella pittura stessa
sulle pareti delle chiese e nei quadri votivi. Negli affreschi
votivi riconosciamo la visione del potere politico, rappresentato dal voevoda dentro il rapporto tra la dimensione storica
e la dimensione sacra, concezione che viene messa in risalto dalla dimensione estetica. Nel contemplare i quadri votivi,
scorgiamo, innanzitutto, la continuit: sullo sfondo azzurro,
colore dellinfinito, il colore delloro si inserisce, suggestivamente, in una continuit, con la corona del voevoda fondatore e della sua famiglia e laureola di Ges e dei santi. La
corona proprio il simbolo attraverso anche la forma del
cerchio, segno della perfezione del rapporto tra lessere
storico e lessere divino delluomo, il cui destino viene
assunto dal Voevoda, lunto di Dio.
Il voevoda, attraverso un intercessore, che pu essere la
Madre di Dio, o San Costantino, San Giorgio, ecc., offre la
chiesa eretta a Cristo viene cos rappresentata la partecipazione dellessere umano allEssere divino.
Lintercessore orienta il messaggio, allo stesso tempo,
cristiano e storico. A Vorone, lintercessore , non a caso,
San Giorgio il Vincitore. Il monastero fu innalzato dopo la vittoria di Stefano il Grande contro gli invasori ottomani, cos
come aveva consigliato leremita Daniele, il confessore del
voevoda arrivato da lui sconfitto in una battaglia precedente.
Daltronde, il voevoda rumeno aveva dipinto sulle bandiere di
battaglia, accanto allo stemma del paese, licona di San
Giorgio Martire.
Lintreccio delle due direzioni in cui si manifesta la continuit (sviluppatasi sotto la sovranit del sacro instaurato tramite licona, allo stesso tempo oggetto estetico e spazio in
cui si istituisce, in questo modo, la comunione tra lessere
108

umano e il mondo divino), afferma e rafforza il potere della


dinastia Muat dei principi rumeni, rappresentata qui da
Stefano il Grande, il fondatore del monastero Vorone (1488),
nonch di altri monasteri della Bucovina e altre parti della
Moldavia: Hrlu, Iai, Neam, e Petru Rare. Stefano il
Grande anche liniziatore della tradizione degli affreschi
sulle pareti esterne delle chiese e d il nome a quello che
verr denominato lo stile stefaniano oppure moldavo nellarchitettura e nella pittura (sempre insieme) religiosa rumena.
Caratteristica di questo stile la sintesi, larmonia del
tutto particolare, tra (a) la pittura di origine bizantina con uno
sviluppo specifico rumeno, tanto nellimmaginario quanto
nella complementarit tra le immagini-icone ed i colori, (b)
larchitettura di un gotico modellato, arrotondato (la porta,
le finestre) ed (c) elementi di architettura rumena propri della
regione (la costruzione delle torri, il tetto, ecc.).
Da un altro punto di vista, aspetto molto significativo, i
monasteri e le chiese dei monasteri, perfettamente inserite
nella concezione di un rapporto pi ravvicinato tra uomo e
Dio, non si allontanano dalle proporzioni dellarchitettura
civile, della casa del contadino. Diverso soltanto il muro
con cui sono circondati i monasteri, adatto per una funzione
anche di difesa. Una eccezione sotto laspetto architettonico
fa il monastero Dragomirna (1602-1609), che non ha affreschi esterni, ma un gioiello di armonia architettonica, specchio della specifica creativit del fondatore, il metropolita
Anastasie Crimca. Una creativit che aveva gi manifestato
nelle sue miniature con cui arricch, i libri di culto, in uno stile
che si riconosce qui nella struttura di merletto degli ornamenti scavati in pietra, che rivela il modo di pensare il rapporto uomo-Dio, nella prospettiva del credente (dellessere
umano in generale). Lorientamento verso lalto accompagnato da una certa inquetudine e, allo stesso tempo, da uno
stato di meraviglia che favorisce il sentimento di trascendenza dal mondo del contingente.
Ritornando allaspetto della continuit, riportiamo qui
solo qualche esempio per illustrare questesigenza nellambito del processo di edificazione di chiese e monasteri in cui
la creazione di uno stile rispecchia in modo significativo lidentit spirituale (sacra ed estetica, sempre accomunate)
rumena.
Stefano il Grande fa costruire, verso la fine del XV secolo (1488, in soltanto tre mesi!), il monastero Vorone, pensato come necropoli voevodale, e riporta accanto ad esso, da
Maramure, una chiesetta in legno, che il pi antico monumento darte religiosa nella Moldavia storica, costruita da
109

Drago-Vod, primo voevoda e fondatore (insieme a


Bogdan) di questo Principato rumeno.
La chiesa San Nicola di Rdu i (Bogdana) fu costruita
da Bogdan-Vod nel 1360, sul posto dove prima sorgeva un
eremo. Stefano il Grande copre con pietre di marmo scolpito in stile bizantino le tombe dei fondatori della dinastia
rumena dei principi moldavi, facendo della chiesa una necropoli dei Muatini.
Il monastero Probota fu edificato, nel 1530, dal voevoda
Petru Rare, figlio naturale di Stefano il Grande, come altra
necropoli dei Muatini, su un luogo in cui un tempo si susseguirono una chiesa in legno (1398) ed una in pietra (1440).
Il monastero Moldovi a viene costruito nel 1532, durante
il regno di Petru Rare, laddove furono successivamente edificate una chiesa in legno, fondata da Alessandro il Buono
(1400-1432), e una chiesa in pietra.
Petru Rare comincia la tradizione degli affreschi con lultima chiesa fondata da Stefano il Grande, la chiesa del
monastero Dobrov , vicino a Jassi, eretta nel 1503.
Nellaltra direzione, quella della (re)staurazione del sacro,
genera e rispecchia la specificit dei monasteri della
Bucovina specialmente per gli affreschi esterni, e per le
caratteristiche proprie di tutta la pittura, in stretta relazione
con larchitettura e il paesaggio.
Lunicit dei monasteri della Moldavia settentrionale,
messa in risalto da tutti i pi importanti studiosi dellarte, sta,
in primo luogo nellesistenza stessa degli affreschi allesterno, e, allo stesso tempo, dal modo in cui lestetico e il sacro
dove per sacro si intende il messaggio cristiano entrano
in un rapporto che possiamo considerare di co-sostanzialit.
Abbiamo visto che esiste una vera e propria strategia per far
s che lessere umano esca dal suo tempo storico/profano,
abbandoni il suo Io superficiale, sociale, per entrare nel
tempo/spazio sacro, attraverso la scoperta/riscoperta del
suo Io profondo. Soltanto cos si pu comunicare con Dio.
Il bello estetico si pone al servizio del sacro, tramite la creazione di uno spazio in cui rappresentare e suggerire linvisibile, ovvero il mondo divino, si alterna allorientare la tensione tra lIo superficiale e lIo profondo. Si instaura un rapporto molto intimo tra il bello estetico e la sacra verit.
Questa funzione del bello estetico, nel caso specifico
della pittura-architettura dei monasteri della Bucovina si
percepisce in tutto il complesso architettonico, cio: la chiesa, il cortile, il portale dingresso, il muro del monastero. Ci
significa, allo stesso tempo, apertura verso il profondo dellessere umano e lintegrazione nellunit/armonia cosmica
110

sotto il segno di Dio. Si ritrova e trova appoggio, nella visione sul mondo conservata nella lingua rumena. Basti pensare
a due termini che compongono, il lessico essenziale: frumos
e icoan.
Dal punto di vista semantico, il termine frumos continua
la semantica del termine latino formosus in rapporto con il
sostantivo primario forma, che non aveva, come oggi, il
senso di componente esteriore, espressione di un contenuto, ma significava, sia forma interna, come principio fondatore del contenuto, che forma esterna, ovvero manifestazione del contenuto. Formosus latin scriveva Nicolae Iorga
non rappresenta altro se non la forma intera, la forma compiuta, la forma armoniosa. (Frumosul n concepia poporului/ Il bello nella concezione del popolo), nel vol. Frumosul
romnesc n concepia i viziunea poporului, Bucureti,
Editura Eminescu, 1977, p. 8).
Sul piano semantico del termine si pu riconoscere la
visione popolare (che non specifica solo ai rumeni), del
rapporto etico-estetico: la moralit non altro che una bellezza e la bellezza non in realt che una moralit. (ibidem,
p. 9).
Nella prospettiva del rapporto tra lessere umano e Dio,
la dimensione etica si carica (o si rivela carica) di sacralit. E
cos, alla co-sostanzialit etico-estetico, di percepire il
mondo umano nel tempo storico, corrisponde la co-sostanzialit sacro-estetico, di rappresentare il mondo divino.
In questa prospettiva, il termine icoan (icona) concentra, nella lingua rumena, il rapporto intimo tra il sacro e lestetico. Nel linguaggio popolare, il termine esprime il superlativo della bellezza, intesa, senza dubbio, in ambedue le ipostasi, interiore e esteriore: frumoas ca o icoan (bella come
unicona), frumoas de pus la icoan (bella da mettere allicona). Nel linguaggio poetico di Eminescu, icoan significa,
allo stesso tempo, immagine poetica, creatrice di un
mondo semantico che trascende il mondo fenomenico: El
revoac-n dulci icoane a istoriei minune, / Vremea lui tefan
cel Mare, zimbrul sombru i regal (Epigonii) e immagine
sacra rappresentazione pittorica del mondo divino appartenente al trascendente: Credina zugrvete icoanele-n
biserici (Melancolie). Queste due componenti semantiche
del termine icoan riflettono la concezione di Eminescu dellesenza della poesia, che propria del Sacro: Ce e poezia?
nger palid cu priviri curate, / Voluptos joc de icoane i de
glasuri tremurate (Che cos la poesia? Angelo pallido
dagli sguardi puri, / Voluttuoso gioco di icone e di voci tremolanti).
111

Questo significa che la funzione dellimmagine poeticaicona non di rappresentare, con mezzi artistici, il mondo
fenomenico, ma di scoprire lessenza nascosta del mondo,
che sa del sacro, e di fondare in base a questo trascendere
del contingente un mondo semantico governato dallimmaginario specifico del poeta, sempre in tensione tra il fenomenico e lessenziale. Il poeta un visionario e perci, egli ha la
rivelazione della dimensione divina del mondo: Ochiul
vostru vedea-n lume de icoane un palat. (Locchio vostro
vedeva nel mondo di icone un palazzo) (Epigonii).
Guidati dalla carica di sensi di questi due termini, frumos
e icoan, specchio di un modo pi generale di percepire il
mondo, racchiuso nello strato pi profondo della lingua,
possiamo una volta in pi considerare che licona non ha per
la Chiesa tanto una funzione rappresentativa, quanto una
funzione ontologica; non raffigura in modo visivo e sensibile il mondo sacro, invisibile, Dio e le ipostasi della divinit,
ma instaura il Sacro.
Da questa prospettiva occorre prendere in considerazione tutti gli elementi che convergono nellattuare questa funzione: la pittura stessa insieme allarchitettura, lo spazio, il
paesaggio, la luce, ecc. Affrescate parimenti allinterno e
allesterno, le chiese della Bucovina si sono costituite in una
Bibbia aperta non solo come Libro di segni sacri, ma anche
come mondo sacro che si va instaurando in uno spazio privilegiato in cui il tempo storico si confonde prima e poi passa
nel tempo cosmico, segnato dal trascendente. Perci, luscita dalla spazio-temporalit profana del contingente, si fa
tramite lincontro dellessere umano con gli affreschi esterni
ancora prima di varcare la porta dingresso della chiesa e di
che iniziare la messa.
Nella ballata gi ricordata, del Mastro Manolo, si cerca il
posto dove costruire il monastero, nella prospettiva di una
continuit nel tempo, nello spazio. In questo senso, quasi
tutte le chiese affrescate allesterno sono chiese di monasteri. Uno spazio, in un certo senso, chiuso, che viene ad integrarsi nello spazio che lo circonda, che spazio aperto. I
monasteri della Bucovina si trovano in una significativa
armonia con il paesaggio e determinano unarmonia profonda tra lessere umano e lEssere del mondo e, tramite il messaggio cristiano, tra luomo e Dio.
Traendo le proprie radici nella struttura stessa della chiesa di rito bizantino, la forma del tetto e tutta larchitettura
delle chiese appartenenti allo stile stefaniano, ricordano limmagine di una nave, simbolo carico di significati nella cultura religiosa, come pure nella cultura laica. Questa comple112

mentariet si ritrova anche negli affreschi, in cui accanto alle


immagini di Santi furono dipinti ritratti di filosofi della cultura
antica: Aristotele, Platone, Socrate. E questo, nelle vicinanze
come avviene a Vorone o Sucevia dellAlbero di Iesse
specchio della storia dellumanit nelle sue due dimensioni:
umana e divina.
La percezione della chiesa come una nave tra le montagne, con discese e ascensioni ancora pi suggestiva quando si viene da fuori, scendendo dalle stesse montagne si
costituisce come prima tappa di un processo in cui il bello,
al servizio del sacro, arricchisce il rapporto tra lIo superficiale delluomo e lIo profondo, con la suggestione sulla sua
condizione nel rapporto con il Mondo. La nave, tramite la
quale lessere umano affronta il tempo storico va vista nella
prospettiva di un viaggio dal mondo profano verso il mondo
sacro. Negli affreschi, spesso vengono raffigurati vari aspetti della dimensione storica dellessere umano, visto come
popolo, qui il popolo rumeno, che difende la sua identit
nazionale e cristiana.
La seconda tappa rappresentata dagli affreschi esterni.
Chiese con affreschi allesterno ne esistono in vari parti
del mondo (Grecia, Francia, Italia, ecc.) ma in esse vi erano
soltanto immagini isolate: sulla facciata dingresso, sopra o
nelle vicinanze del portale dingresso, ecc. Nelle chiese di
Moldavia a cui ci stiamo riferendo, invece, gli affreschi
coprono o coprivano, allinterno e allesterno, tutta la chiesa,
fino a sotto il tetto, incluse le torri, le nicchie, ecc.
Gli affreschi sulle pareti esterne incominiciarono ad essere eseguiti verso il XVI secolo sulla base di un programma
specifico, sotto il regno di Petru Rare, grazie alliniziativa e
sotto la guida dellegumeno del monastero Vorone e, poi,
metropolita della Moldavia, Gregorio Roca: Humor,
Probota, Vorone, Hrlu, Suceava, Moldovia, Arbore, Rca,
Il programma fu ripreso e concluso, alla fine del secolo, con
Sucevia, alla cui realizzazione hanno preso parte il metropolita Gheorghe Movil e il voevoda Ieremia Movila. la chiesa
con gli affreschi meglio conservati, rappresenta una sintesi
dellarte sacra nel medioevo rumeno.
Liconografia di queste chiese impone una concezione
estetica fondata su un rapporto molto stretto tra il bello pittorico e la verit sacra. Esprime un messaggio che riguarda
tutte e due le dimensioni dellessere umano (divina e storica):
luomo porta con s, infatti, la pena del peccato originario e,
come consequenza, la pena del tempo storico. Da questa
prospettiva, la bellezza degli affreschi dei monasteri della
Bucovina esprime, e nel contempo crea, uno stato di armo113

nia volto a rifondare il sacro del mondo e a sottrarre lessere


umano al tempo profano.
Nella filosofia antica governava lidea, ripresa ed espressa in tempi pi recenti, soprattutto con Dostoievski, che la
bellezza salver il mondo.
La bellezza, nel senso del termine latino formosus e nel
discendente termine rumeno frumos.
La pittura esterna di cui parliamo sembra seguire un
certo percorso proprio in questa direzione, per adempiere a
due funzioni: rappresentare e trascendere, cio, creare uno
stato interiore particolare per consentire viaggio dal profano
verso il sacro, dallIo superficiale allIo profondo dellessere
umano.
Nel creare lo spazio in cui luomo pu incontrare il suo Io
profondo, si intrecciano: colori (tutti di origine vegetale), raffigurazioni pittoriche, sonorit (il simandro, la campana, i
canti), struttura architettonica, paesaggio, tutto in una relazione molto stretta con la luce.
Sottolineiamo questo aspetto, anche perch la luce ha
una funzione importante in rapporto agli affreschi dei monasteri della Bucovina, accomunando laspetto concreto, fisico,
e laspetto spirituale, in stretta relazione con Ges simbolo
della luce e con la prima manifestazione della creazione.
La luce ha, sotto laspetto pittorico, una funzione, primaria nel far rivivere i rapporti cromatici degli affreschi a seconda i momenti del giorno; e una seconda funzione nellorientare lo sguardo e approfondire lo stato di contemplazione.
Tutte e due le funzioni si appoggiano sullo sfondo cromatico
che diverso da un monastero allaltro: rosso a Humor,
verde ad Arbore, verde cupo a Sucevia, blu/azzurro a
Vorone, colore questultimo entrato nella storia universale
dellarte per la sua unicit: il blu / lazzurro di Vorone, accanto al rosso di Murano, al verde di Veronese, al rosso di
Tiziano. In questa relazione con la luce e le rappresentazioni
del sacro, i colori cessano di essere descrittivi, decorativi, e
diventano funzionali nel sviluppando un rapporto specifico
estetico-sacro. Nellincontro con la luce, il cromatismo crea
nelluomo varie prospettive per entrare in comunicazione
con limmaginario degli affreschi. Si sviluppa un processo di
musicalizzazione dei colori, in base ad un ritmo nascosto
ma anche percettibile, tra lirismo e drammatismo, armoniadisarmonia, che governa il rapporto pittura-architettura (e pi
esteso: pittura-architettura-paesaggio), come sottolineato
dal professore tedesco W. Nyssen. Negli affreschi di tutte le
chiese, si percepisce unarmonia quasi musicale, che si
offre allocchio. Luomo, entrato in vario modo in contatto
114

con questi affreschi, si carica, con gli stessi mezzi, di domande, viene provocato a riflettere, proprio perch la pittura di
cui parliamo istituisce una suggestiva correlazione tra lopposizione armonia-disarmonia cromatica e lopposizione
imagistico-figurativa.
A Sucevia, ad esempio, laffresco Scala delle virt presenta, da una parte, un ricco cromatismo, sviluppatosi in un
ritmo in assoluta armonia con figure molto belle, daltra
parte, troviamo disarmonia e immaginario del brutto, con
figure quasi caricaturizzate.
In cima langelo con il rotolo sul quale scritta la frase
del Vangelo secondo Matteo: Venite da me voi tutti che
siete affaticati e oppressi ed io vi ristorer. (11, 28).
Il gesto dellangelo che richiama luomo nel mondo trascendente , o almeno pu essere visto, come una replica
del gesto con cui, Michelangelo nella Cappella Sistina raffigura Dio che manda luomo nel mondo della creazione.
Troviamo in questo il senso profondo del Cristianesimo, la
salvezza delluomo, cio il ritorno dellessere umano alla sua
condizione originaria, senso che si riscopre anche nel modo
di raffigurare il Giudizio Universale.
Lopposizione armonia-disarmonia, cromatica e figurativa, domina il dipinto Giudizio finale di tutte le chiese, ma
viene adintegrarsi in un modo del tutto particolare nel gioco
ritmico, carico di suggestioni, proprio dellaffresco di
Vorone. Al monastero Vorone, il Giudizio Universale la raffigurazione pi imponente per le dimensioni occupa per
intero la parete Ovest e per il pi alto livello, sotto il profilo
estetico e sacro, di tutta la pittura religiosa rumena: un affresco monumentale, soprannominato, nella storia dellarte universale Cappella Sistina della chiesa ortodossa.
Laffresco si impone per la straordinaria padronanza del
linguaggio pittorico, manifestato nella capacit di sviluppare
una rete di relazioni cromatiche e immagistiche che si
appoggiano sullo sfondo azzurro e creano, quasi percettibile, un movimento dal basso verso lalto e viceversa. Il fondo
blu viene interrotto caricando di significato tutto il quadro
dal bianco della verticale che rappresenta la Santa Trinit
(Dio-Cristo Giudice-Spirito Santo), che divide in due il grande dipinto. La fascia in alto sviluppa il tempo cosmico, rappresentato dai segni dello zodiaco, da una parte e dallaltra
di Dio-Creatore, tra i due angeli che annunciano la fine del
tempo storico, e del giardino del Paradiso, a sinistra in
basso. Nella parte destra del quadro, il blu interrotto dal
fiume rosso dellInferno, che si allarga sempre di pi per perdersi, in basso, nel nulla generando una tensione significati115

va tra larmonia cromatica (con la predominanza del color


oro), limmaginario di santi, apostoli e giusti, e la disarmonia
dei peccatori, con espressioni spaventate sui volti, e diavoli
con volti caricaturizzati.
C, in questo affresco, unarticolazione estremamente
suggestiva tra la spazio-temporalit dellAntico e del Nuovo
Testamento, da una parte, e il tempo storico dallaltra; tra
limmaginario del mondo del trascendente, un immaginario
naif e un immaginario mitologico; tra un movimento carico di
lirismo e movimenti pieni di drammatismo, il tutto rendendo
impossibile distinguere lipostasi estetica a quella sacra e
sovrapponendo lemozione estetica e lemozione mistica.
Nel contemplarlo, luomo, carico di interrogativi, vive
dentro di s la tensione tra lIo superficiale e lIo profondo.
Con questo stato danimo, prima di lasciare il cortile del
monastero, lo sguardo si sofferma sulla parete orientale,
ricurva, che chiude labside centrale. Si incontra qui una sintesi significativa, tramite i rapporti sviluppatisi sulla verticale,
tra tre immagini: nel mezzo la Madre di Dio con Ges bambino il Divino che si fatto uomo; sotto questimmagine: il
Bambino nel calice, la sacralizzazione del mondo storico; in
alto, sotto la grondaia, obbligando il credente (o il semplice
visitatore) ad alzare molto gli occhi, Ges al Suo secondo
arrivo, risacralizzazione e salvezza definitiva dellessere
umano in unaltra dimensione temporale.
Oltre alla funzione estetica e sacra, gli affreschi-icone
essenziali (Deisis, Crocifissione, Ressurezione, Giudizio
Universale, Madre di Dio, ecc.) si caricano di un ruolo speciale per la posizione che occupano nell complesso della pittura di ciascuna delle chiese della Bucovina, e di tutto lo spazio del monastero. Aprono e orientano, da questa prospettiva, in modo significativo il dialogo tra il mondo dipinto e il
credente, o il semplice visitatore.
Qui interviene, o pu intervenire, la seconda prospettiva
cui ci siamo riferiti allinizio del nostro intervento.
Significativa in s, la posizione degli affreschi orienta in
modo diverso luomo che entra in dialogo con il mondo
dipinto di questi monasteri, che risalgono a quasi cinque
secoli fa. A differenza del monaco,che tutti i giorni vive questo dialogo dalla prospettiva sacra, colui che viene da fuori,
nei giorni festivi (cio nel tempo sacro), alla ricerca, nel
migliore dei casi, di spiritualit, da una prospettiva prevalentemente estetica, percepisce lintera struttura architettonicopittorica in funzione anche del suo primo incontro.
A Sucevi a, appena superato il portale dingresso nel
cortile del monastero, lo sguardo incontra la Scala delle virt,
116

affresco ben conservato, collocato sulla parete settentrionale, capolavoro della pittura medievale. carico di significato.
Arrivato allultimo gradino, lo sguardo istituisce da s la correlazione con limmagine, a destra in alto, della Cacciata dal
Paradiso: Adamo ed Eva cadono nel tempo storico. Lultimo
gradino rappresenta una triplice virt: lAmore, la Speranza,
la Fede, ricordando la Lettera di Paolo ai Corinti.
Attraverso la Scala delle virt, lessere umano torna nel
tempo sacro. Laffresco La Scala delle virt esprime nel linguaggio pittorico il pensiero di San Giovanni da Sinai (Sfntul
Ioan Sinaitul / Sc_rarul), sviluppato, nel sec. VI, nel trattato di
morale La Scala del Paradiso. Laffresco, dipinto sulle pareti
della chiesa del monastero Rca, trae origine dalle miniature bizantine realizzate sul libro.
A Humor, a Moldovia, a Probota, nellatrio dipinto il
Giudizio Universale. Le chiese dei primi due monasteri hanno
latrio aperto; cos, laffresco pu essere contemplato anche
da fuori, come per significare il passaggio dal mondo esterno/profano al mondo interno/sacro. Il credente che lo incontra prima di entrare in chiesa, viene sospeso cos nel confine
tra il contingente e il trascendente, tra il tempo vissuto e il
tempo che verr vissuto. Daltro canto, soltanto dopo aver
visto il Giudizio Universale, che si incontrano, dentro la chiesa, gli affreschi della Passione di Cristo. A Moldovia si istituisce in questo modo una correlazione molto significativa
tra il Giudizio Universale, e la Crocifissione. La Crocifissione
di Modovia un capolavoro tra gli affreschi del periodo.
Nella stessa chiesa, poi, veglia dallalto la Madonna orante,
altro capolavoro, per lespressione della tragicit, divinit e
umanit insieme.
A Vorone, sopra la porta dingresso nella chiesa, dopo
laggiunta recente dellatrio chiuso, sulla parete meridionale,
si trova la Deisis. Colui che contempla laffresco, prima di
varcare la soglia della chiesa, riceve il messaggio espressione pittorico e linguistico. Sul libro che Ges tiene aperto, si
afferma la sua identit luce e fonte di luce: Io sono la luce
del mondo. Chi segue me non camminer nel buio,ma avr
la luce della vita.
Tramite la presenza della Vergine, Madre di Dio, da una
parte, e di San Giovanni Battista, dallaltra, nonch grazie alle
loro preghiere rivolte a Ges, scritte su pergamena: Figlio di
Dio, perdona ai peccatori lorgoglio degli antenati!, e
Ascolta Tua Madre che ti prega, Creatore!, si svela, nella
prospettiva di una continuit tra lAntico e il Nuovo
Testamento, lessenza di Cristo, ipostasi del Dio Creatore e il
ruolo della Madre di Dio di intercessore per lintera Umanit.
117

Con questa carica di significati, licona Deisis prepara


lessere umano a incontrare il suo Io profondo, prima dicontemplare, dentro la chiesa, il ciclo cristologico (Le Passioni)
e poi il Giudizio Universale, dipinto su tutta la parete Ovest.
Laffresco di Vorone (o potrebbe sembrare), in un certo
senso, staccato dal contesto della pittura presente sulle
pareti esterne della chiesa, ma, allo stesso tempo, rimane in
correlazione, da una parte con la Deisis, collocata sulla parete meridionale, ripresa e integrata sulla verticale del Giudizio
Universale, dallaltra, con le prime immagini della Genesi,
dipinte sulla parte superiore della parete settentrionale. Il
bianco del giardino del Paradiso, prima della caduta nel
tempo storico, lo stesso bianco del Paradiso, dopo la chiusura del tempo storico e il rinnovo del tempo.
La posizione di questo grande affresco ha un ruolo fondamentale nellorientare lessere umano nel viaggio dal
mondo profano al mondo sacro. Sullasse centrale della
chiesa ortodossa, strutturata a forma di croce latina e orientata da Ovest verso oriente (dove viene collocato laltare
labside centrale sorgente della luce e del logos divino), il
Giudizio Universale si impone come un memento per luomo.
In pi, laffresco viene messo in risalto dalla luce del tramonto, che ha anche un altro significato: il tramonto di un mondo
che annuncia la fine del tempo storico.
I significati che si svelano nella contemplazione degli
affreschi in relazione a tutto il contesto monastico e paesaggistico in cui si integrano in vario modo, sono percepiti,
prima di tutto dai credenti, ma la tensione tra estetico e
sacro, generata da un linguaggio pittorico quasi assoluto, in
armonia con larchitettura, ci induce a pensare che nessuno
pu rimanere uguale a se stesso dopo lincontro con questo
spazio e ci riporta alla mente un apprezzamento di Eminescu
sulla musica di Pallestrina: Sia qualcuno ateo o pagano,
quando sentir la musica di Pallestrina, il sentimento della
cristianit lo prender in possesso e il pagano o lateo sar,
per quanto tempo durer la musica, cristiano nel profondo
della sua anima. (Timpul, 1 mai 1882).

118

Monastero Voronetz, Il giudizio finale.

Monastero Sucevitza, La scala delle Virt.

119

Monastero Moldovitza, La Crocifissione.

120

IOAN ADAM
Universitatea Romno-American
(Braov)
Un poet suspendat ntre
timpuri i lumi:
Barbu Paris Mumuleanu
n 1794, n Slatina, trg
obscur din Oltenia meridional
cruia doar Ion Minulescu i
Eugen Ionescu aveau s-i dea,
peste un secol i mai bine, un
nceput de notorietate literar, se ntea un poet al crui
nume suna bizar n urechile romnilor: Barbu Paris
Mumuleanu. Istoricii literari mai vechi (N.Iorga, de pild) i
atribuiau o ascenden greceasc, vreun Momulo pripit pe
la noi, nume ce figureaz de altminteri i n arborele genealogic al lui Caragiale. Dac Momulenii erau bogai, proprietari de moii i sli de teatru, naintaii lui Mumuleanu se luptau pe tcute cu srcia, fr a izbuti s-o nving vreodat.
Iar indigena cronic de la vrsta dinti avea s lase urme
adnci n psihologia scriitorului. Tatl lui era de fapt un
trgove cu certe rdcini rurale. Romn venit pe lume n
satul Brcii, cum nota n 1908 G. Poboran n Istoria oraului
Slatina, el era un mmular, negustor de mruniuri,
aadar, ns unul cu oarecari pretenii din moment ce vindea
i articole de bcnie. Numele pe care-l d copilului ar fi
prin urmare un indiciu al dorinei de a-i depi condiia.
Mic burghezul muri ns repede, lsndu-i odrasla (odraslele?!) ntr-o situaie ncurcat. Dac Grigore Alexandrescu
i D. Bolintineanu, rmai i ei orfani de timpuriu, au ajuns la
mila rudelor, Barbu Paris se lipi pe lng banul Costache
Filipescu, gsindu-i locul favorit n biblioteca acestuia, n
care citea cu sete crile romneti tiprite n Ardeal de Petru
Maior, Ion Barac, Dimitrie ichindeal, Vasile Aaron,
adugndu-le lecturi din scrieri bisericeti i din Gramatica
lui Ienchi Vcrescu, n care existau i versuri.
Autodidactul a prins ns repede i gustul crilor strine,
unele n tlmciri romneti, precum Achil n Skiro de
Metastasio, tradus n 1797 de Iordache Sltineanu, altele n
grecete i, poate, n francez.
Mai abundent, izvorul strin l covrete pe cel naional,

121

fr a-l elimina cu totul. G. Clinescu l socotea pe B. P.


Mumuleanu n Istoria... lui: cu desvrire ncadrat
Occidentului; adevrul e ns c scriitorul rmne perpetuu
suspendat ntre timpuri i lumi. Prin lecturile iniiale inea de
iluminism, aa cum fusese acesta filtrat de transilvneni,
prin cele din urm, de romantismul selenar i funebru.
Drumul lui spre Occident trece prin Est i Levant, poetul preferat al tinereilor fiind Atanasie Christopulos, ctitorul poeziei
eline moderne, care trise o vreme la Bucureti, ca dascl al
copiilor voievodului Alexandru Moruzi. Fidelitatea fa de
acest anacreontic tardiv, care descoperise i el Occidentul
un pic mai devreme, are o dubl articulaie - teoretic i
poetic - ce poate fi urmrit n primul volum al sltineanului metropolizat: Rost de poezii, adic stihuri. Acum nti
alctuit n limba romneasc de Paris Mumuleanu
(1820, ediia a II-a 1822).
Grafic, cartea era urt, de-o modestie vecin cu
srcia, chiar dac autorul nu uita s menioneze c fusese
tiprit n Bucureti n cea din nou fcut tipografie. Titlul
e enigmatic, nu fr un sens mai adnc, intim legat de concepia lui Mumuleanu despre poezie. Rost nu vrea s zic
sens, interes, scop, rol, ci mai curnd ordine, rnduial, gur
(n latin rostrum nsemnnd, cnd se referea la oameni,
chiar asta), deci organ al cntrii, pentru Mumuleanu poezia
fiind un chip similar al cntecului. O spune singur n succinta nainte cuvntare ce deschide volumul: Eu, numind
Stihuri i Poezii, nu zic alt, dect un organ muzicesc, lucru
cel mai ptima, i mai simitor la fire. Aceste deopotriv au
putere de a domoli verice inim mpietrit. La muzic s
ntrebuineaz stihuri i la stihuri muzic. Nu iaste ureche,
nici suflare a nu simi puterea acetii micri.
Semnificativ inventar de preferine literare, prefaa
trdeaz i un teoretician n disput cu limbajul insuficient.
Tnrul Mumuleanu e deocamdat un clasicizant,
preuindu-i, ca i ardelenii care i-au fost primii ndrumtori,
pe vechii elini i romani. Etalonul suprem, vrf poeilor, e
vestitul Omir a crui iscusin i mrire de condeiu i
strnesc o dulce spaim, amestecat cu admiraie. i
urmeaz Aristofan, Evripid, Esiod, care au scris minunate
poezii teatriceti, tragodii, drame, i comodii. Pe trepte mai
joase stau Virghilie i Ovid, vestii poei ai romanilor i,
prim indiciu de occidentalizare, de rvn spre luminile evropeilor, Rasin i Boalo.
Interesant e c la toi aceti autori exemplari valahul nu
admir forma, ci fandasia (<gr.phantasia). Mumuleanu,
poet cu o imaginaie mrginit, stima tocmai ce-i lipsea 122

fantezia! Iari uimitor, el n-o vede la modul clasic, ca pe o


imaginaie reproductiv, combinatorie, punnd la contribuie
raiunea, ci n stil romantic, implicnd ficiunea, nscocirea,
nchipuirea. Teoretic mcar, pentru el arta (poezia, n spe)
nu e imitaia naturii, ci imaginaie, nlucire: Aceast fapt a
poeziei nu iaste alt, dect o micare a simirii, o patim sufleteasc i o natere a fandasiei. Acel nluc al minii, ptimind
de un ce, ese idei i preri, alctuind stihuri dup patimi
i nlimea duhului. La aceast materie, rvna cea fireasc
i duhul covrate tiina. tiina iaste numai pentru bun
podoab, iar nu i pentru mult ajutoriu. n modestia lui poetul vedea bine i avea intuiii demne de romanticii mari! Cam
n acelai timp, Leopardi nota n caietul su: Il poeta immagina: limmaginazione vede il mondo come non , si fabbrica un mondo che non , finge, inventa, non imita. Un motiv
n plus de a-i da dreptate lui Dumitru Popovici, cnd citim n
Romantismul romnesc aceste rnduri: Pentru noi,
Mumuleanu are o importan literar aparte; el este indicatorul cel mai precis al evoluiei pe care societatea
romneasc o nregistreaz de la 1820, cnd apare prima lui
colecie de poezii, pn n 1836, anul morii poetului. Nici un
alt scriitor nu oglindete mai precis procesul trecerii de la
vechea literatur la cea nou, nici unul nu oglindete mai
fidel trecerea de la lirica n spirit anacreontic la poezia de
adnci nfiorri a romantismului.
Din nefericire, ntre teoreticianul Mumuleanu i poetul
Mumuleanu exist un defazaj: meditaia l raliaz lumii
moderne, practica poetic l ine pe teritoriile celei vechi. Iar
cauza esenial a acestui clivaj este admiraia pentru
Atanasie Christopulos. Neoanacreonticul grec tria la
Bucureti (unde Caragea tocmai l nsrcinase cu elaborarea
vestitei lui Condici) i a citit dup toate probabilitile primele stihuri ale lui Mumuleanu, elogiindu-le chiar. Lauda
acestuia, mrturisete discipolul romn, au micat i patimile mele i cu al lui ajutor am alctuit i eu aceste bagateluri. De ast dat gsise cuvntul potrivit: grecul i publicase poemele lascive la Viena, n 1818, i avusese bune ecouri la piesele lui uoare n care lauda vinului i a femeilor frumoase, vnate cu o curiozitate insaiabil, rzbtea mai din
fiecare pagin. Cel ce simea c duhul [i] fierbe ca o
smoal adopt modelul. Judecnd dup cteva poeme
erotice, n-a fost un amant prea fericit. n Pentru carea
iubete pe altul contientizeaz infidelitatea adoratei, dar
nu clocete sumbre planuri de rzbunare, ci se mulumete
s ofteze oltenete: Ah! amoare, ah! noroace/ Pentru voi
pieptul mi coace./ Tu, amoare vrjbitor/ M fcui
123

nchintor./ S m-nchin mrii nu simte/ Dragoste, libov fierbinte./ Ct libov i-am artat/ Pn d-abia te-am vnat./ acu pricepui ndat/ C eti d-altul nclinat. Totui nestatornicia, traducerea n amor l obsedau i-l mpingeau s
generalizeze n severe imputaii la adresa sexului opus: O,
muieri fr dreptate,/ Suflet plin de strmbtate!/ Ce sntei
necredincioase/ i de gust nesioase!/ Cu-n cuvnt toate,
firete,/ D-un gust nu s mulumete./ Nu v mulumii cu-n
nume/ Vrei s-aflai toate din lume.
Temperamentul torid, propriu regiunii de batin, nvinge
incidental nemngierea i iat-l pe poet visnd senzual
metamorfoze cu substrat psihologic mai vechi: De-ar fi prin
putin/ S-mi schimb a mea fiin,/ M-a face-o lipscnie/
S vnz galanterie/ i mrfuri delicate, -/ Ca, orice dame,
toate,/ Viind s trguiasc,/ La mine s priveasc./ i eu la
ele toate,/ La cele delicate;/ i oriice le-ar place,/ ndat ma preface;/ i cercei i inele/ Ca s m poarte ele,/ i horbote pe poale/ i n capete voale;/ S m ia s m poarte,/
Cu bun rvn toate;/ i, mai vrtos, portreturi/ C m-ar
purta la piepturi.
Alt chip e un fragment dintr-un poem mai amplu, Pricini
de amor, n care Mumuleanu exerseaz ingenioase
variaiuni pe o tem dat. Starea care-l domin e mirarea
(cuvntul revine des), postur improprie clasicului, care e un
om de mult edificat (nil mirari!). De voie, de nevoie,
Mumuleanu e un hedonist, tnjind lutrete dup iubirea
puicilor. Aici Anacreon se retrage n adncul scenei, iar
prim-planul e ocupat de un Anton Pann care tie i povestea
vorbelor de dragoste, i leacurile necesare n spitalul amorului: Mult, puin, ct s triesc,/ Ce-mi place voi s iubesc./ La Amor nu pui hotar,/ S petrec lumea-n-zadar./ Nu voi
s mor jindios,/ De amor s n-am folos./ Voi s triesc
rsfat/ i s mor amurezat.
i toate aceste declaraii sunt rostite ntr-un poem
Asupra furiei, semn c mniile poetului, nc tnr, erau efemere. O compensaie ofer butura, ngurgitat lacom,
neselectiv. Mumuleanu nu-i un butor rasat, ca Iancu
Vcrescu, bunoar, care versifica i jubila cu paharul n
mn: Beau vin! Beau de Drgani!/ De Srata,de Steti/
D-Odobeti! Beau de Cotnar!/ Beau! Beau vinuri romneti!/
Beau vin strein! Porter beau!/ Madera! Bordo! Tokai!, ci unul
de iarmaroc (pentru el i Judecata de apoi este un blci
mare), unde licorile se amestec dup pofta hazardului i
toanele consumatorului. S-ar zice, lund ca punct de pornire nite Stihuri bahiceti, c-l atrag mai mult, ca pe
Rimbauld i Apollinaire, rachiurile tari: Frai, grijile toate,/
124

Astzi ne snt moarte;/ Cu toi la povarne,/ Pe brnci la


czane./ Ce vrei, visterie,/ Sau mprie?/ Ce vrei, bani,
parale?/ Cestea snt haznale!/ La evi unde curge,/ Srcia
fuge./ Toi n mni cu oale/ Cu rachiu, nu goale,/ Strigai:
srcie,/ Du-te la pustie![...] / Rachiul e tare,/ Toi au fcut
stare!/ Grijile s-nece,/ Toate-n mri s plece./ Copii i neveste,/ Grij nu mai este!/ Toi ntr-o unire/ S dm glsuire:/
Prunii s-nmuleasc,/ Via s prseasc,/ C alt nicirea/
Nu e fericirea!
nceput sub semnul lui Bachus, invocat textual la nceputul poemei, aceast dezlnuire se ncheie n tropote i
chiote de srb alert: U! Iu, iu i hop, hop, hop!/ Punei,
punei la bui pop!/ Srii s le rdicm/ Toi s bem i s
strigm:/ Iaca, iaca,iac-aa,/ Nimeni nu vrem altceva.
Exclamaii la auzul crora Pan, Dionyssos, Ceres, Bachus
ies din decor, lsnd loc liber furorii valahe!
n volumul urmtor, Caracteruri, aprut n 1825, la
Bucureti, n tipografia de la Cimeaua lui Mavrogheni, fizionomia poetului se schimb radical! Chipului de Silen jovial i
se substituie o masc grav, sever, de moralist ce intenteaz un proces realitii imediate care-l dezamgise.
Apetitul teoretic al noului Cato, cruia i se d fru liber ntro lung Procuvntare (de 80 de pagini), e i mai evident.
Asprit de esperiene (Heliade Rdulescu), Mumuleanu
pare a nu fi pierdut timpul degeaba, irosindu-se doar n versuri potatorice care-i aduseser totui o oarecare faim. El
crede a fi descoperit izvorul rului ce mcina atunci o alt
lume romneasc de tranziie, acesta fiind n ochii lui desfrnarea, ralele nravuri. Al cror semn exterior era
beia luxusului. E o tem ce va face o lung carier n eseistica romneasc a veacului al XIX-lea, Bolintineanu
osndind nc, la 1869, n Nepsarea de religie, de patrie
i de dreptate la romni, luxul care omoar naia, corupe datinele, degrad contiinele, sfrm virtuile. Ceea
ce vedea Mumuleanu, relaxarea moravurilor, efect al unei
europenizri pripite, era adevrat. ntr-o societate nchis,
n care femeile fuseser izolate mult vreme n gineceu, se
produsese o uimitoare rsturnare: Evele rupeau lanurile
prejudecilor, se mbrcau provocator, n veminte mulate i
scurtate simitor, dup capriciile atotputernicei mode.
Fenomenul l observase, n 1814, i Nicolae Vcrescu, ntro epistol punctat de versuri elocvente i riscante ca acestea: Haine ciudate, poame uscate,/ Las p Eva s aib
parte,/ i croitori[i] nu le mai fac/ Dect o roche, sau o
cma,/ ntinse, scurte pnla gogoa:/ Aa s-mbrac.
La Vcrescu umorul tempera sarcasmul. Mumuleanu e
125

ns intransigena ntruchipat. Acuz, inculp, incrimineaz,


semnaleaz circumstane agravante i, ntr-un trziu, propune remedii spartane. Rul se ncuibase, dup opinia lui, la
ora, i e de mirare c Iorga, care avea convingeri similare,
nu relev aceast similitudine n rezervatul portret ce i-l
dedic n Istoria literaturii romneti n veacul al XIX-lea
de la 1821 nainte. Vehemena anticitadin a lui Mumuleanu
ar fi fcut bun impresie la Smntorul: Firte omul este
pornit spre desftri precum oranul i ranul, dar mai
mult i mai cu de-adinsul snt czui oranii n dulcele
dsfrnri ce aduc nencontenite amrciuni lor, pentru c
din orae iese i nate luxusul ce molipsete i turbur odihna i fericirea lor i a ambiia care drapn toat odihna lor.
Diatriba destinat femeilor continu cu imprecaii contra
brbailor demne de oratoria lui Ivireanu: O! ce ruine a
neamului, vzndu-ne ntr-aceast stare! S ne speriem de
cele din afar ale omului, s fim mbrcai cu haine scumpe,
care ne aduc la peire i goli de buna nvtur, care ne face
i pentru acum i pentru viitor fericii! S vedem pre brbai
cum prin rul lor exemplu stric pe muierile lor... Care ar fi
antidotul acestei drpnri? Mumuleanu rspunde sigur
pe sine: Poezia! Naivitatea lui e sublim, dar rezemat pe
exemple clasice din istoria umanitii. Grecii, observa el,
dar i toate clelalte neamuri din vechime i pn acum tot
prin poezie au luat ncepere ntru nvturile lor i poei[i]
snt cei mai vestii i ludai de veacuri pentru jenia [geniuln.n.] i talantul lor. O tresrire de luciditate tempereaz ns
entuziasmul poetului, el constatnd c atunci (i, am zice
noi, i azi) dezinteresul pentru lectur era o pecete a
societii romneti: Cumpatrioii notri, mai bucuroi dau o
sut de lei p-un mod nou s fie modist [la mod - n.n.], dect
zce lei p-o carte s fie nelept. Sub aparenele lui ruginite, de tradiionalist, Mumuleanu e adeptul sincronismului,
semnalnd i ceea ce e bun n Occident: n limba franozeasc vedem ediii de opt, de zce, i pn la doaozeci de ori,
iar la noi nu numai c nu s-ar face ediii mai multe, dar nici a
treia parte a prii din cle ce s-ar tipri nu s-ar vinde. i
totui pesimismul moralistului nu e unul dizolvant. El crede,
ca iluminitii, n fora civilizatorie a crii, a poeziei i filozofiei: Nod sfnt! legtur a nemuririi! vino acum i la noi, dorito; destul ai fost acoperit de ntunerecul varvarismului i
omort d fanatismul strilor mprejur! Arat-ne noao
Eliconul i Olimbul, ca mpreun cu muzele s nstrunm lira
lui Apolon i, cntnd c-o armonioaz i dulce melodie
cntarea cunotinelor, s ne arate ele n urm i celorlalte
126

naii, n scurt, s ne fac frai lor i prieteni Omirilor, Ovidilor,


Metastazilor i Rasinilor Destul am dormit, vremea este s
ne dteptm!
Cntul deteptrii pe care-l intoneaz Mumuleanu e satiric. Pentru cei care cred c apolinicul e opusul dionisiacului,
e cazul s amintim c pentru vechii greci Apollon era un zeu
orgolios, rzbuntor, uneori violent (Victor Kernbach,
Dicionar de mitologie general, Editura tiinific i
Enciclopedic, Bucureti, 1989, p.40). Heliade, care l-a
cunoscut bine pe Mumuleanu, scria n 1837 c acesta cerea
oricui informaii (lumin) asupra zeilor pgntii, c n
mitologie a aflat ndstul hran pentru duhul su poetic.
Caracterurile pe care le scrie nu rmn la cele din afar,
ci caut a ilumina cele dinluntru. Mumuleanu nu picteaz,
nu propune cpii dup natur, ca Iacob Negruzzi, ci tipuri, chintesene morale. Poeziile lui au fost comparate cu operele similare ale lui Teofrast i La Bruyre, copleitoare, acestea, prin adncimea psihologic i fora abstractizrii.
Poetul nu are curiozitatea rece, de naturalist ori de clinician
a acestora, ci una ptima, revendicativ. El e pornit,
mirat cronic de spectacolul celor din jur.
Nu-i iubete pe Cei mari, iar resentimentul ncepe cu o
exclamaie i se ncheie cu o generalizare exclusivist: O,
ce ciud, ct m mir,/ D-al celor mari caractir!/ Ce schimbate la ei firi,/ Ce gusturi, ce diferiri!/ Precum ceriul de pmnt/
Aa ei de cei mici snt./ Toi trndavi, toi lenevoi,/
Nestatornici, furtunoi;/ N-au ei fapte brbteti,/ Toi au
mini copilreti. Ciuda izvorte din srcie, din
contiina insignifianei pe scara social, dominat de cei
sus-pui care: Au venituri, pot tri/ Fr d-a mai osteni;/ ntr-aceste fumuri fac/ Cu cei mici, orice le plac./ Dau cu
calecile lor/ Peste cei mici, de-i omor./ Zioa umbl la
plimbri,/ Noaptea ed n desftri./ d la cri, dau,
pgubesc./ Pierd avutul printesc. n jurul lor graviteaz
Linguitorii, colportorii, bsnuitorii, ipostaze precaragialiene ale lui Caracudi i ale Amicului X. care Lumea ei n
mini o iu,/ Cabineturile tiu/ Ce diplome nvrtesc,/ i ce
sfaturi sftuiesc:/ Ce curieri au sosit,/ Ce gazeturi au cetit,/
Ce scrisori particuleri,/Ce novele prin curieri,/ Toate-nti la ei
sosesc,/ Toate de ei se citesc./ Negru-n alb ei l prefac/ Le
vorbesc precum le plac./.../ i zic c-acum a sosit/ Timpul
acel aurit... O bestie neagr a satiricului e parvenitul, bogatul mojic, grobianul ajuns n fruntea bucatelor. n Nobilul
fcut i ne-nvat gsim in nuce fabula lui Alexandrescu
Boul i vielul: Chiar i cu rudele lor/ Ca s vorbeasc nu
vor;/ L-e ruine cnd i vd/ Nu-i pune cu ei de d.
127

Umoarea rea a poetului e alimentat i de Nobilul vechi i


srac care-i exhib hrisoavele la Palat i cere rspli, sinecuri i stipendii pe care nu le justific cu nimic: Cer la
monarhi cu cuvnt,/ Nobili patriii c snt./ Nu cu cuvnt denvai,/ Cu examen cercetai,/ S-arate vrun atestat/ De la
vrun profesor dat,/ S-arate c-i autor,/ E iurist, literator,/ E
matematic, himic,/, Teolog i bun fizic.
Galeria ipochimenilor demni de dispre e completat de
Mndrul, Ludrosul, Flecarul, Nerodul, Scumpul [adic
Zgrcitul -n.n.], Defimtorul, Ipocritul, Scolasticii.
Scumpul e un Hagi Tudose avant la lettre: Umbl rupt i
treneros,/ Ars de pofte, jindios,/ Chiar el - lui i e duman,/
Neprieten i tiran,/ C-ar vrea tri nemncat/ i descul i nembrcat/ Zioa orice-a cheltuit/ Seara st p socotit.
Ipocritul e un Tartuffe (s fi citit Mumuleanu piesa lui
Molire?): Caut tot n pmnt,/ Parc este cel mai
sfnt./.../ S-nchin mult i postesc,/ Ct[e]-un ceas-dou
citesc./ Oriicine la ei vin,/ Spun slugile c se-nchin!/ Cu
oamenii cnd vorbesc/ D-abea din buze optesc./ Las
sprincenile-n jos,/ St ca un lup jndios./ Muieri frumoase
cnd vd,/ Strnse la vrun loc de d/ Se pleac, s grbovesc,/ Pe supt gean le privesc. Finalul e tot n genul lui
Alexandrescu, cel din Lupul moralist: Nu tiu c-i lup
nclat,/ -n piei de oaie-mbrcat.
Muierile, pentru care Mumuleanu are un parapon aparte, vizibil nc din Rost de poezii, sunt nite gte care
gresc, clevetesc i-i mbrobodesc brbaii: Le spun
minciuni, sute, mii,/ i adorm ca pe copii. / S-art toate-ntrun cuvnt,/ Juna, Penelop c snt. Aparenele nu-l nal
pe acest contemplator al relelor nravuri, cci el conchide eminescian: Dar oricum s-ar arta/ Vericare e Dalida
[Dalila - n.n.].
Galeria lui Mumuleanu e n fond un bestiariu cu jivine
umile, aproape domestice. Vladimirescu, care nu era poet,
i nchipuia n proclamaiile sale rul sub chipuri de balauri
i erpi. Autorul Caracterurilor e mai lipsit de imaginaie.
Pentru el omul bogat e un bou ne-nvat, un taur n gt
gras, cnd nu e un piigoi, linguitorii corbi, vulturi, lupi,
ipocritul o vulpe ori un cine mut, defimtorul descinde
din mom [maimu -n.n.], nerozii sunt boblei.
Spectacolul drpnrii continu i n volumul postum,
Poezii (1837), aprut datorit rvnei lui Heliade Rdulescu.
Poetul i descoperise ntre timp pe Young i Lamartine, dar
muza lui satiric aduce pn i-ntr-un poem cosmogonic n
genul lui Pope precum: nceputul omului i starea
oreneasc imagini din trepidanta bolgie citadin din care
128

zadarnic ncerca s evadeze: Trgoveii, pn-n zio,/


Uliele le strbat,/ Alerg dup spiculaii/ Ca cnii dup
vnat./ Zioa, noaptea, huet, zgomot,/ Oameni, gloat-mbulzii,/ Uliele, toate pline/ Umblu parc-s rtcii./ Car i
caleti, crte,/ Cai, armsari, necheznd,/ Tropituri,
strigri, larm,/ Dsfrnai droti alergnd./ Clopote p la
biserici,/ Parade pe la palat,/ Luminaii toat noaptea,/ Ard
cu foc nflcrat.
nlocuii n acest film cu o uluitoare coloan sonor cele
de ieri cu cele de azi, caletile cu automobilele, luminaiile
cu focurile de artificii i vei obine extravaganta panoram a
imobilitii n micare, imaginea lumii romneti mereu
aceeai n ciuda mtilor pe care le schimb cu frenezie!

129

VASILE TOMESCU
Doctor honoris causa al Universitii de Muzic
(Bucureti)
Confluene ale culturii
muzicale din Grecia i
Bizan cu cultura muzical
a romnilor
Format n spaiul de interferen a culturii orientale cu cultura occidental, poporul romn a
elaborat o sintez spiritual distinct, original ntre valorile
latinitii, fundamentale n geneza limbii romne i a civilizaiei autohtone, i valorile promovate n Grecia antic i n
Bizan. Contacte profunde n planul creaiei materiale i spirituale au fost favorizate n epoca veche datorit nvecinrii
spaiului grecesc cu spaiul traco-getic, n cuprinsul cruia
s-a afirmat o nfloritoare civilizaie elenistic, i au cunoscut
o evoluie permanent n condiiile dezvoltrii noii credine cretinismul. Forme de expresie artistic relativ analoge specifice procesului de poligenez ca i unui viu circuit al valorilor se reflect n datele culturii din perioada antichitii clasice greceti, elenistice i traco-dace ca i n reminiscene,
n elemente de substrat perpetuate n creaia nesfritelor
generaii de poei, melurgi i rapsozi anonimi.
Simbol al spiritualitii geto-dace, Zamolxis este evocat
de lexicografia Greciei antice drept sinonim cu cntecul i
dansul, discipol al lui Pythagoras, celebrul filosof i matematician precursor al tiinei despre muzic; de numele lui
Zamolxis este legat mrturia lui Platon1 despre virtuile
tmduitoare atribuite cntrii de ctre un medic trac discipol al zeului suprem geto-dac. Elocvent pentru confluena
mitologiei cu istoria, primul document scris din spaiul
romnesc privind educaia prin poezie i muzic este textul
grecesc gravat pe un fragment de crmid descoperit la
Romula, important ora n Dacia, ridicat de Hadrianus,
urmaul lui Traianus, la rang de municipium, azi comuna
Reca, judeul Olt. Percepem ideea valorii instructive conferit textului cntat graie acestei inscripii elaborat n secolul III d.Chr. dar care evoc realiti i legende reprezentnd
perioada 1350 - 1200: nva dup Homer irul evenimen131

telor din rzboiul troian2. Este vorba de poemele Iliada i


Odisseea inspirate de epopeea cuceririi de ctre ahei a
Troiei, venerabilul ora situat pe coasta de NV a Asiei Mici,
pe colina Isarlk, rupt din coaste de soare, cum o cnt
poetul Ion Barbu i compozitorul Paul Constantinescu3.
Locuri, situaii, caractere, evenimente sunt evocate n Iliada
i Odisseea ntr-o viziune consacrat prin tradiie ca
aparinnd lui Homerus. Aceste dou capodopere ale literaturii universale sintetizeaz contribuii ale unor generaii succesive de aezi, care sunt poei i muzicieni activi de-a lungul
a ctorva secole. Iliada cuprinde interesante referine privind
cultura muzical, printre care aceea despre Terpandros, fondatorul colii de art chitarodic de la Sparta, inventatorul
chitarei cu 7 coarde, al modurilor eolian i beotian. Versurile
din Iliada, XVIII, 579-80, evocnd hora ce-n marea cetate la
Cnossos odat / Pentru pletoas-Ariadna vestitul Dedal a
fcut-o4 corespund cu datele arheologice atestnd existena unui podium de piatr n magnificul palat Cnossos
socotit drept primul teatru cunoscut n istorie; acest timp i
acest loc au inspirat pe Erik Satie n Suita Six Gnossiennes,
profund inovatoare, sugernd prin titlu numele de Cnossos
ca i verbul gnossein = a cunoate i punnd expres n
valoare elemente ale melosului romnesc perceput de precursorul impresionismului muzical francez ca apropiat de
melopeea antic5. O relaie ntre Achille i spaiul ponticodanubian este pus n lumin de Pindar, celebru poet i
compozitor grec care n Oda a IV-a din ciclul intitulat
Nemeene, datnd din jurul anului 470 .Chr., l resuscit pe
eroul troian n ipostaza de oaspete de zile mari al insulei
Peuce, cum se numea n antichitate Insula erpilor, situat n
Delta Dunrii. Un interes de ordinul esteticii muzicale prezint i momente din Odisseea, cum este acela n care
cuvintele lui Telemac semnific opiunea pentru muzica investit cu puterea de a vitaliza spiritul: Cci oamenii mai
bucuros ascult / Cntarea cea mai nou ce s-aude, cf.
Cntul I, vv. 476-76. Aceast cntare nou se va afirma cu
for n perioada post-homeric, n secolele VI-III, prin imnurile homerice inspirate din Iliada i Odisseea; acompaniat la
lir, textul cntat are ca tem principalele diviniti ale
pantheonului grec la templul crora aezii veneau n pelerinaj
pentru a-i disputa prin creaie i interpretare premii n
cadrul nemuritoarelor competiii. Le didactique inspire et
soutient la lyrique homrique; il lui donne le poids et ltendue noteaz Louis Dimier7; concord cu cele de mai sus
comentariile fcute de arheologi asupra textului descoperit,
cum am artat, n vatra oraului daco-roman Romula; n
132

acest sens Grigore C. Tocilescu afirm c aici exista un cult


pentru Homer i subliniaz: Faptul c se interpretau poemele homerice nu era un caz izolat. ntreaga educaie a grecilor i romanilor se fcea sub influena acestor poeme care
erau biblia tuturor claselor i vrstelor; rapsozii le cntau la
mese, la srbtori. Pe aceste cntri copiii nvau scrisul i
cititul i un vers de Homer gravat pe un obiect se purta la gt
i n sn ca amulet aprtoare de nenorociri 8 Un Homero
Hymnus s-a pstrat n notaie muzical i n zilele noastre a
fost descifrat i nregistrat pe disc ntr-o versiune interpretativ de referin9. Prezena imnurilor homerice n aria civilizaiei autohtone este pe deplin compatibil cu intensa activitate desfurat n Pontul dobrogean de ctre asociaiile
de hymnozi, investii, cum argumenteaz Dionisie M.
Pippidi10, cu atribute de interprei i pedagogi muzicali.
Membrii acestor asociaii dispuneau de un sediu, imnodeion; funciile lor erau acelea de mesochoros, termen care
semnific conductor al corului, dirijor, i de mousarchos,
instructor poetic, autor al textelor cntate. Inscripii provenind din Dobrogea antic (Scythia Minor) atestnd astfel de
asociaii alctuite din muzicieni, ajutai de generoi protectori cu nume greceti i latine, cataloage de participani la
agone, care erau poetice i muzicale, precum i un vas din
secolul II d. Chr. obinut ca trofeu la o competiie de canto
confirm relaia strns dintre activitatea de instruire i cea
de interpretare a creaiei de inspiraie religioas sau laic; n
aceast din urm categorie se nscriu i imnurile homerice.
Iconografia i epigrafia probeaz existena unui cult al artei
cntului,

cum ne relev statueta unui hymnod descoperit la


Callatis (astzi Mangalia) sau inscripia provenind de la
Tomis (astzi Constana), datnd din secolele II-I . Chr. gravat pe un altar de marmur dedicat lui Paian Apollon, de o
semnificaie comun cu aceea proprie unui Pean notat pe un
papyrus descoperit la Thebaida, Egipt, elaborat spre anul
160 d. Chr.11 Aceluiai orizont cultural i aparin operele unor
erudii ca Satyros din Callatis activ n secolul III . Chr., autorul unor biografii ale corifeilor culturii antice greceti printre
133

care Eurypides comentat ca tragedian i compozitor, sau


Istros din Callatis autorul scrierii intitulat Despre tragedie
avnd ca model Poetica lui Aristoteles, i al scrierii Peri
melopoion considerat de Carol Mller12 drept un manual al
compozitorului de muzic vocal i poate i instrumental.
Vestigii ale contactelor dintre daco-romani i exponenii
civilizaiei elenistice activi n Scythia Minor i Dacia Traiana,
expresii ale fenomenului de poligenez sau de migraie n
timp i spaiu a unor componente ale eposului antic - iat
problema pe care o suscit corespondena unor elemente
de substrat arhaic din creaii folclorice romneti cu elemente din poemele homerice. Acest fapt este evideniat de
Cicerone Poghirc n comunicarea intitulat Homre et la ballade populaire roumaine13; este vorba de un paralelism ntre
Iliada i Odisseea, pe de o parte, i creaii romneti, pe de
alt parte, n legtur cu: 1) Rpirea turmelor ca motiv de
conflict, cf. Iliada I, 152-6, i Mioria; 2) Armsarul fermecat
care prezice pieirea stpnului su - Iliada XIX, 399-420, i
Mihu Copilu; numele trac al calului lui Achille ballios i
aromnul Balu = cal ptat n alb; 3) Comunitate de 50 de
membri aparinnd lui Priam i lui Novac; 4) Lupta eroului cu
vrtejul - Achille i Scamandru, Iliada XXI, 205-283, balada
Iovan Iorgovan i Cerna; 5) Resemnarea eroului n faa morii
- Achille i pstorul din Mioria; este de asemeni de luat n
consideraie un paralelism ntre Odisseea i balada popular
romneasc Unchieii privitor la: 1) Tema comun - ntoarcerea soului la cea de a doua nunt a soiei sale; 2) Cauza
absenei - rzboiul; 3) Durata absenei 10 (+10) n Odisseea,
9 ani i 9 luni i nc 9 sptmni n balada noastr, cf.
Moneagu, variant notat de Ion Ionescu de la Anton
Cojocaru din comuna Vldaia, jud. Mehedini, publicat de
Gr. C. Tocilescu n 190014: (vv. 21-35): El pe cal a nclecat, /
Cu prinii s-a certat, / Cu mndra s-a-ncredinat, / S-l
adste nou ai [sic] / Nou ai i nou zile / i de-o vedea c
nu vine / S se mrite prea bine / - Mndr, mndra mea, /
Tot de-ai vedea c nu vin / Tu s sameni busuioc / Pe nou
vetre de foc, / i d-o ei verde frumos, / S tii c sunt
sntos; / D-o ei negru plit / S tii c m-am prpdit!
Valori ale spiritualitii traco-dace precum Orpheus,
Dionysos, Bendis, unele comune mitologiei greceti i elenistice, sunt resuscitate n cadrul sintezelor culturale dacoromane i ajung, cum este cazul cu Orpheus, s fie evocate
cu un nou neles n gndirea i practica artistic profund noi
proprii cretinismului. Literatura patristic cuprinde pagini
prestigioase n care prini i doctori ai bisericii au argumen134

tat compatibilitatea noii religii cu acele valori ale artei i principii ale filosofiei pre-cretine ce permiteau exprimarea sentimentelor hieratice i deschideau perspective gndirii spre
domeniul metafizicii, al revelaiei. Unul dintre reprezentanii
bisericii care examineaz acest raport este eruditul grec
Clement Alexandrinul (Titus Flavius Clemens, Atena, c. 150211/16), filosof, teolog, apologist, imnograf, profesorul lui
rigens (eful colii cathihetice de la Alexandria); ntr-un
ciclu de scrieri definitorii pentru doctrina cretin15, el formuleaz exigene n domeniul muzicii eclesiastice militnd pentru o art sobr, de elevat expresivitate, ptruns de
devoiune. Din vastul orizont de probleme abordate de el, ne
intereseaz aici consideraiile privind cultura muzical n
spaiul traco-getic, deoarece aceasta constituie una dintre
premisele afirmrii cntrii sacre n perimetrul existenei
poporului romn. Clement evoc muzica tracic,
asemntoare ce cea a lui Iuval, personaj biblic simboliznd
muzica sacr, tatl tuturor acelora care cnt din harp i din
flaut (Geneza, 4, 21); tot n domeniul organologiei evideniaz
instrumentele folosite cu predilecie n rzboi de ctre popoarele antice menionnd pe traci n legtur cu utilizarea cornului ( ... cornu Thraces, tympano Aegyptii, arabes cymbalo). Personajul-simbol al muzicii traco-gete este amintitul
Orpheus, a crui identitate de ordin etnic i religios constituie
n scrierile lui Clement un leit-motiv fr echivoc. Legendarul
bard este, n viziunea lui Clement, tribunul unor idei cardinale
n cretinism: Orpheus vorbete iari de Dumnezeu,
spunnd c este nevzut; Apoi Orpheus adaug, numin
du-l pe Dumnezeu, n chip expres Atotputernic; Dar s ne
cnte iari Orpheus, tracul: / i-a ntins mna Sa dreapt
pretutindeni, / Pn la marginea oceanului, iar sub picioare a
aezat pmntul. Evident eruditul cretin nu disociaz cntul
orfic de caracterele artei pgne care ntineaz fiina uman:
Orpheus i alte personaje-simbol ale muzicii create de mitologie cu vrjitoria lor miastr au ndrcit pe oameni la
desfru / ... / nlnuind n cea mai cumplit robie, cu cntrile
i cntecele lor de jale, libertatea aceea, cu adevrat frumoas, a celor ce locuiesc n cer.
Fundamentat aadar pe valori spirituale crora tradiia le
conferise o autoritate sacr, cretinismul semnific transformri radicale n concepia i formele de manifestare a credinei, cu consecine n plan teologic i estetic. n acest
sens, n scopul svririi ceremonialului de cult au fost preluate texte din Vechiul Testament, mai ales din Psalmi, precum i din Noul Testament ca model i surs pentru elabo135

rarea noilor creaii poetice i muzicale de puternic lirism


sacru inspirate din evenimentele cruciale ale Naterii,
Patimilor i nvierii lui Isus Christos. Cristalizarea oficiului
liturgic constituie opera unor prini ai Bisericii de rsrit precum Iacob Apostolul (stins din via la Ierusalim n anul 44),
Vasile cel Mare, episcop de Cesarea, Cappadocia (370-79),
cf. Divina missa sancti nostri Basilii magni, i Ioan
Chrisostom, patriarh al Constantinopolului (398), cf. Divina
missa sancti Patris nostri Ioannis Chrysostomi. Cea mai
veche raportare la textul unei cntri cretine este prilejuit
de un verset din Apocalipsa, scriere profetic considerat ca
fiind elaborat spre anul 97 la Pathmos, n arhipelagul
Ddekansos (cele 10 insule), Marea Egee, de Ioan
Evanghelistul (Teologul), cf. Cap. IV, 8: Sfnt, Sfnt, Sfnt
este Domnul Dumnezeu; acesta este embrionul imnului
Agios o Theos, Agios ischyros, Agios athanatos, eleison
imas (Sfinte Dumnezeule, Sfinte tare, Sfinte fr de moarte,
miluiete-ne pe noi) compus de Proclus, patriarh de
Constantinopol, mpreun cu Theodorus n anul 446 i consacrat n missa latin n versiunea Sanctus Deus, Sanctus
fortis, Sanctus immortalis, miserere nobis. Primele documente de notaie muzical reprezentnd cntri cretine fac
parte din tezaurul de melodii antice din Grecia i Italia i au
fost puse n lumin n epoca modern prin studiu, transcriere n notaie linear i nregistrare pe disc16; este vorba de
Imn nchinat Sfintei Treimi, de un autor anonim, consemnat
pe un papyrus provenit de la Oxyrhynchos, Egipt, elaborat n
secolele III-IV, i de Imn nchinat Fecioarei Maria, creat de
Gregorios Nazianzenos (Cappadocia, c. 330 - c. 390), cf.
Messina, Sicilia, Bibliothecam Manuscriptis, Poem. Mor. 1,
11 f. Aceste dou melodii cu text grecesc sunt de o
excepional valoare pentru identificarea raporturilor cntrii
cretine cu muzica antichitii clasice greceti de inspiraie
laic, uneori cu tem mitologic legat de Orpheus, de
Apollon etc., cf. supra, iar pe de alt parte pentru dovedirea
descendenei cntrii bisericilor dintr-un larg spaiu al
Ortodoxiei, inclusiv din spaiul Bisericii Ortodoxe Romne,
din cntarea constituit n primele secole de afirmare a
cretinismului. Les glises dOrient: - subliniaz J. B.
Rebours17 - ont gard dans leurs liturgies, un cachet dantiquit que lon ne retrouve nulle part ailleurs... la psaltique
actuelle est un prcieux reste de cette antique musique dont
se servaient les successeurs immdiats des Aptres.
Muzica bisericilor ortodoxe din spaiul european bazat n
general pe melosul bizantin sau de tradiie bizantin pre136

zint, ntr-un sistem de valori relativ unitare, diferenieri ce


decurg din tipul de muzicalitate propriu fiecreia dintre
comunitile etnice de referin, din particularitile psihice i
lingvistice ale acestora. Se si tengono presenti il tipo di
emissione della voce e la natura della scala musicale observ n privina muzicii din aria bisericii rsritene
Solange Corbin, Ren Mnard i Bernard Vlat18 - quasi
impossibile confondere il canto di due regioni, anche se
queste praticano lo stesso rituale, sia pure in lingue diverse.
La liturgia identica nelle traduzioni variate, ma la melodia e
il tempo - propri a ciasuna lingua: russo, rumeno, bulgaro,
greco - risultano completamente diversi.
Prezena limbii latine ca factor esenial n procesul de
cretinare a populaiei daco-romane se reflect i n cntarea care se constituia n Biserica de rsrit pentru a se consacra apoi ca muzic sacr desvrit n Bizan. Celebrat
de Biserica Ortodox Romn la 24 iunie, Sfntul Nicetas de
Remesiana a activat ca episcop de Dacia Mediterranea, c.
336-414. Dou creaii de interes muzical sunt legate de
numele acestui proeminet promotor al spiritualitii cretine:
tratatul De psalmodiae bono conceput ca argument pentru
armonizarea sentimentului hieratic cu forma de exprimare
poetic i muzical a acestuia, i imnul Te Deum laudamus
atribuit lui de cercettori de prestigiu. Structura acestui imn
care va deveni important n biserica latin, prezint caracteristici nrudite cu cele ale unor creaii imnografice specifice
Bisericii de rsrit. Este vorba de /H Papenoj shmepon
Condacul Naterii Domnului compus de Romanos Melodos,
poet i muzician activ la Constantinopol la confluena secolelor V-VI. Ornduit a se cnta n noaptea de Crciun, acest
kontakion (compoziie strofic de ampl desfurare) comport n versiunea consacrat de melurgii aflai n serviciul
Bisericii Ortodoxe Romne elemente care denot o
strveche filiaie. Ritmul i contextura melodic pe care le
ntlnim n condacul Fecioara astzi, n imnul Te Deum cum
i ntr-un nesfrit numr de colinde, cu variate nuane observ pr. prof. Ioan D. Petrescu19 - sunt o dovad irefutabil a dinuirii spiritualitii artistice greco-romane n regiunile noastre, peste timp i peste oameni. Analogia unor creaii
specifice melosului romnesc cu melosul consacrat de biseric n spaiul sud-est european este evident dac avem n
vedere nceputul amintitului imn Te Deum laudamus

137

Ex. 1

i nceputul colindului de Crciun P ceru cu flori frumoase datat iulie 1961 provenit din judeul Bihor, publicat de
Traian Mrza20.

Ex. 2
Intermdiaire entre lantiquit et notre art occidental,
cum o caracteriza Amde Gastou21, tezaur de creaie, teorie i art interpretativ poetic i muzical, cntarea de
tradiie bizantin cunoate n Romnia succesive i distincte contribuii pornind de la sursele elaborate n centrele n
care s-a produs geneza i de unde au iradiat valorile acestei
culturi. Un document probator n acest sens este Lecionarul Evanghelic realizat la Constantinopol n secolele XI-XII
cuprinznd la ff. 80v - 81r cntri n notaie ecfonetic conceput ca o simbolizare grafic a formulelor melodice uzuale. Preiosul manuscris, ajuns n spaiul romesc ntr-o
perioad ulterioar, dovedete abilitatea melurgilor autohtoni de a tlmci sonor aceast enigmatic notaie. Aflat astzi
n Biblioteca Central Universitar Mihai Eminescu de la
Iai, sub cota 160 / IV - 34, Lecionarul evanghelic cuprinde
cntri cu text din evanghelii, redat cu caractere unciale
greceti, i melodiile corespunztoare n notaie ecfonetic
transcrise, studiate, publicate22 i unele parial nregistrate
pe disc23 de Grigore Paniru.

138

139

Alte manuscrise n notaie paleobizantin, bizantin i


neo-bizantin aflate astzi n centre romneti sau greceti
atest relaiile fructuoase ntre muzicienii aflai n slujba bisericilor din cele dou ri. Prima contribuie romneasc n
domeniul creaiei de cntri n spiritul tradiiei bizantine se
datorete lui Filothei, fost mare logoft al Divanului domnitorului Mircea cel Btrn, activ ca monah la Mnstirea Cozia
ncepnd din anul 1392. Imnograf i teolog, el este autorul
cntrilor denumite Pripeale (de la verbul slav pripjati = a
cnta mpreun cu ceva cntat mai nainte), avnd ca premis texte greceti din Psalmii scrii de Nikiforos Blemjdes
(1197-1272), erudit afirmat la Constantinopol; pars hymni
ecclesiastici, acestea sunt mici tropare destinate celebrrii
Maicii Domnului i Sfinilor. Cntrile compuse de imnograful romn probabil n perioada 1400-1418 au fost inserate n
Molitvoslov (Carte de rugciuni) tiprit la Veneia n 1536 de
Bojidar Vukovi. Ele sunt consemnate mpreun cu melodiile corespunztoare n numeroase manuscrise pstrate astzi
n biblioteci din Romnia i din Rusia. Un alt imnograf, contemporan cu Filothei, este Grigore amblac, activ la
Mnstirea Neam, predicator la curtea domnitorului
Alexandru cel Bun i cruia i se atribuie textul Imnului
Sfntului Ioan cel Nou de la Suceava, transpus n muzic de
Evstatie Protopsaltul conform unui manuscris din 1511.
Instruit la Muntele Athos, consilier al lui tefan cel Mare,
conductor al ansamblului de cntrei care au participat la
slujba de nmormntare a strlucitului domnitor al Moldovei,
Evstatie a compus 186 de cntri sacre cu texte n limbile
greac i slavon i cu melodii notate n manuscrise aflate n
biblioteci romneti i de peste hotare, astzi transcrise,
studiate, publicate i interpretate n sala de concert, nregistrate pe disc. Pe lng Evstatie ali creatori de cntri care
ilustreaz coala de la Putna la nivelul maetrilor de la Athos
i din alte centre reprezentative pentru tradiiile muzicii
bizantine, sunt Theodosie Zotica i Dometian Vlahu. Cntarea autohton n spirit bizantin a fost asociat vreme de
secole textelor sacre n limba slavon pn n a II-a jumtate
a secolului XVII cnd aceasta a cedat locul limbii greceti
folosit n cancelariile domneti i adoptat n serviciul liturgic; la rndul ei limba greac va fi nlocuit cu limba
naional, moment marcat definitiv n domeniul cntrii bisericeti prin elaborarea de ctre Filothei, sin Agi Jipei, instruit
la Bucureti i la Athos, a impuntoarei opere, ncheiat la 24
decembrie 1713, intitulat Psaltichia Rumneasc24; expresie a culturii dezvoltat sub oblduirea luminatului domnitor
i martir cretin Constantin Brncoveanu, lucrarea lui
140

Filothei deschide drumul creaiei sacre cu texte i melodii


corespunztoare spiritualitii noastre; dezvoltnd cu
miestrie i originalitate tradiiile cntrii bizantine, nnoit
prin aportul unor muzicieni de notorietate, creatori i interprei ca Macarie Ieromonahul i Anton Pann au pregtit drumul pentru afirmarea ncepnd cu a II-a jumtate a secolului
XIX a muzicii romneti n stil psaltic i a compoziiilor corale, instrumentale i vocal-orchestrale de inspiraie sacr.

Note

(1) Cf. PLATON / CHARMIDES / ... / V Telle este aussi, Charmide, la nature de lincantation. Je lai apprise l-bas, larme, dun mdecin thrace, un
de ces disciples de Zamolxis..., apud Platon, Oeuvres compltes, Tome premier, Paris, Classiques Garnier, pp. 313-4; sensul termenului incantaie folosit
de Platon este explicat n Dictionnaire grec-franais / ... / M. A. Bailly, p. 795:
chant ou parole magique, charme; pour guerrir une blessure.
(2) Grigore C. Tocilescu FOUILLES ET RECHERCHES ARCHOLOGIQUE
EN ROUMANIE / ... /, BUCHAREST, IMPRIMERIE DU CORPS DIDACTIQUE
/ ... /, 1900, pp. 99; 102-3.
(3) Cf. Vasile Tomescu, PAUL CONSTANTINESCU, Editura Muzical,
Bucureti, 1967, pp. 189-192.
(4) HOMER, ILIADA n romnete de G. MURNU, ESPLA, Bucureti,
1955, p. 353.
(5) Cf. Vasile Tomescu, LA MUSIQUE ROUMAINE DANS LHISTOIRE DE
LA CULTURE UNIVERSELLE, Editura Muzical, Bucureti, 1991, pp. 96-98.
(6) HOMER, ODISSEEA, n romnete de G. Murnu, ESPLA, Bucureti,
1956, p. 42.
(7) LES HYMNES HOMRIQUES, Paris, Garnier, 1937, Prface.
(8) Cf. supra, nota 2.
(9) MUSIQUE DE LA GRCE ANTIQUE ATRIUM MUSICAE DE MADRID
GREGORIO PANIAGUA Harmonia mundi FRANCE HM 1015 FACE B, 7.
(10) D. M. PIPPIDI, CONTRIBUII LA ISTORIA VECHE A ROMNIEI, Ed.
a doua, Bucureti, Editura tiinific, 1967, pp. 407-8; 445-63.
(11) Disc cf. supra nota 9, FACE B, 2
(12) FRAGMENTA HISTORICORUM GRAECORUM/ .../ PARISIIS Editore
Ambrosio Firmin Didot I, 1885, pp. XC-XCI; a se vedea i Geschichte der griechischen Litteratur in der Alexandrienzeit von Franz Susemihl, Erster Band,
Leipzig, ed. B.G. Teubner, 1891, pp. 512; 625.
(13) Comunicare la al III-lea congres Internaional al Studiilor Sud-Est
Europene Rsum des communications Tome II Bucharest, 1974, p. 273.
(14) Materialuri Folkloristice / ... / Bucureti, Tipografia Corpului
Didactic, Vol. I, Partea I, pp. 94-96.
(15) Cf. Vasile Tomescu, Universalitatea muzicii sacre i spiritul autohton,
n ACADEMICA Anul VII, Nr. 12 (84) Octombrie 1997, Bucureti, pp. 23.
(16) Cf. supra, nota 9, FACE B, 6 i 8.
(17) Trait de psaltique / ... /, Paris, Alphonse Picard, 1906, Introduction,
p. VII.
(18) Canto cristiano liturgico, n LA MUSICA ENCICLOPEDIA STORICA,
I, UNIONE TIPOGRAFICO EDITRICE TORINESE, 1966, p. 771.
(19) Condacul Naterii Domnului Studiu de muzicologie comparat,
Bucureti, Tipografia Ziarului Universul, 1940, pp. 44-46.

141

(20) Folclor muzical din Bihor, Editura Muzical, Bucureti, 1974, p. 1974,
p. 144 / 95.
(21) LES IDIOMLES ET LE CANON DE LOFFICE DE NOL, tudes de
palographie musicale Byzantine, par Le Pre I. D. PETRESCO, n LA REVUE
MUSICALE, Paris, XIX, 137, juin 1933, p. 78.
(22) GRIGORE PANIRU Lecionarul evanghelic de la Iai, Editura
Muzical, Bucureti, 1982, 224 pp.
(23) Vasile Tomescu, CULTURA MUZICAL N ROMNIA de la origini
pn n zilele noastre DISCUL Nr. 1 STM - EXE 0984, Bucureti: 25; 26; 27.
(24) Biblioteca Academiei Romne Ms. Rom. 4305; editat de muzicologul Sebastian Barbu Bucur, Editura Muzical, Bucureti, vol. I 1981, vol. II
1984, vol. III 1986, vol IV a fost publicat la Buzu n 1992.
Bibliografie selectiv: Arhid. Sebastian Barbu-Bucur MANUSCRISELE
MUZICALE ROMNETI DE LA MUNTELE ATHOS, Editura Muzical,
Bucureti, 2000; Gheorghe C. Ionescu, Muzica bizantin n Romnia,
Dicionar Cronologic, Ed. Saggitarius, Bucureti, 2003.

142

EMIL DUMEA
Facolt di Teologia Romano-Cattolica,
Universit A.I. Cuza
Jassi
Missionari Italiani,
promotori della lingua
rumena nei secoli
XVII-XVIII: lumanesimo
tardo-rumeno
a) Lattivit missionaria e la
lingua rumena
Quando arrivavano nella missione, i missionari passavano di solito un breve periodo di tempo a Iasi, vicino al prefetto, oppure presso qualche missionario arrivato prima di
loro. Questo per imparare da loro le consuetudini del posto
e la lingua, dato che in Italia non imparavano prima il rumeno, malgrado nel convento missionario di Assisi parecchie
volte si fosse parlato di un corso stabile e serio di lingua
rumena per i missionari, prima che questi partissero per la
missione. Ma, data laffinit delle lingue, come anche la trascuratezza delle autorit responsabili, non si mai riusciti ad
attuare tale progetto. I missionari per, arrivati in Moldavia,
riuscivano in breve tempo a dialogare con la gente. Per
esempio, Remigio Silvestri, arrivato verso la fine del 1791, si
ferm prima a Iasi e il prefetto li feci coppiare, ed imparare
la grammatica, e il missionario si aplica sempre pi per
impararla a fondo. Ma, non gli fu concesso tanto tempo per
imparare la lingua, perch dovette andare presto a Valea
Seaca, da dove doveva curare anche la parrocchia di
Faraoani, perch il padre Angelo Cantone, era gi agonizante, malgrado nel 1793 si trovasse a Sabaoani, ripreso
abbastanza dalla sua malattia, mentre dopo Pasqua Rocchi
pens di trovargli una parrocchia meno impegnativa1.
A Halaucesti, invece, il maltese Vincenzo Gatt si interessa poco per imparare il rumeno2. Allinizio del febbraio 1796,
Gatt chiese alla Propaganda il permesso di lasciare la mis143

sione, sia perch non si era tanto ambientato, e perch, data


let, non si sentiva pi in grado di affrontare le difficolt della
missione, e soprattutto la peste che devastava il paese3. Nel
1799, lo stesso Gatt afferma che tutti i missionari conoscono bene il rumeno, ma questa lingua la imparano col tempo
sul posto, e non prima. Era una carenza continua e non
conosciamo nessun caso di missionario, che prima di venire
in Moldavia, abbia imparato il rumeno in Italia o altrove. Il pi
delle volte, i nuovi arrivati si fermavano a Iasi, presso il prefetto, dove, come Silvestri, facevano un breve noviziato sulla
lingua e prendevano anche un contatto pi serio con il rituale romano, per imparare meglio ad amministrare i sacramenti, essendo questa, oltre alla celebrazione della messa, la loro
principale attivit4. Tornando a Silvestri e al suo apostolato,
Rocchi racconta un fatto che ci fa capire meglio le difficolt
del lavoro pastorale dei missionari: dovendo Silvestri attraversare il fiume Bistrita, il carro cadde nel fiume insieme al
missionario; per fortuna, la corrente lo port ad un albero da
dove viene salvato dal cantore5.
Se escludiamo il Posoni e il Vignoli, tutti gli altri missionari erano brave persone sulle quali il prefetto non aveva da
dire niente di grave. Abbiamo visto come per Sassano e
Maffei il popolo di Tamaseni e Calugara avesse chiesto ad
alta voce di lasciarli sul posto6. Nel 1794, Rocchi parla di altri
di loro: Il P. Stefano Bialij termin il corso dei 9 anni, e desidera il Decreto p. il s.do novenio, e lo merita, ed necessario, perch affatica come si deve. Lanno seguente, Bialis
a Grozesti, e il popolo si solleva contro di lui per esser troppo rigoroso, cos come avviene anche a Sabaoani. Rocchi
pensava per che questa gente sicula, un po disobbediente e di dura cervice meritasse proprio un tale pastore7. E non
lunico caso in cui le comunit dove si parla di pi lungherese vogliono un missionario della loro lingua. Ma siccome erano pi esigenti degli italiani, la comunit si rivolgeva al
prefetto per avere un missionario italiano, cio meno esigente, lasciando perdere largomento della lingua8. Nel 1796,
Bialis era ammalato e il prefetto chiede per lui il permesso di
tornare in patria9. Due anni dopo, non era pi in Moldavia e
a Grozesti si trovava Luigi Maffei10. Il padre Francesco
144

Castellani era da otto anni nella missione, e si trovava qui


come a casa sua. Angelo Cantone fu gravemente ammalato,
poi si riprese; lavor ancora e anche lui, come Castellani,
chiese la dispensa di un anno che mancava al novennio, e il
decreto di laurea. Il padre Sassano, malgrado avesse passato il decimo anno nella missione, non aveva ricevuto il decreto di laurea11. Nello stesso anno parla anche di Vignoli, che
era parroco a Valea Seaca, e il prefetto sembra contento
della sua attivit e del suo comportamento. Ma, se per
Castellani e Bialis, Rocchi chiese oltre al decreto di laurea,
anche quello per un altro novennio, per Vignoli chiese il
decreto di rimpatriare12. Due anni dopo, nel 1796, Vignoli
chiese dallItalia alla Propaganda di confermarlo per un altro
novennio per la missione moldava13. La Propaganda non
accett la sua richiesta; del resto, nello stesso anno anche
Sassano lo presenta in una luce poco positiva14.
Cantone era stato rimpatriato, ma a caro prezzo. In
Moldavia si era ammalato ed era tornato a casa. Oltre alle
sofferenze fisiche, soffriva anche moralmente per non essere riuscito a farsi eleggere prefetto, durante la prefettura di
Brocani. Il suo malcontento potrebbe essere lunico motivo
che lo spinse a mandare alla Propaganda un lungo scritto,
non datato, sul prefetto e sui missionari. Nei suoi confratelli
missionari non vedeva niente di buono e bello. Tutto dipinto in grigio e nero: la vita e lattivit di Rocchi e dei missionari. La dura vita nella Moldavia gli era costata la salute e
cos si sfoga con questo scritto che non pu essere preso in
considerazione, anche perch le gravi accuse, mancanze e
reati dei missionari non vengono confermati da nessun altro
documento15. Alla fine del 1799, Barbieri, che aveva lavorato
solo tre anni in Moldavia, chiese alla Propaganda il permesso di ritornare a Bologna. Non poteva adattarsi al clima e gi
sentiva i sintomi minacciosi della malattia. Non voleva lasciare la pelle da queste parti16.
Sarebbe interessante ed utile sapere qualcosa di pi su
come si trovavano i missionari dopo il rimpatrio. Mancano
per i documenti al riguardo. Possiamo azzardare solo unidea. Come Rocchi, che spesso chiede di essere esonerato17,
non pochi altri nel passato aspettavano di finire il novennio e
145

di ritornare in patria, dove potevano vivere pi comodamente e tranquillamente nei loro conventi. L11 ottobre 1796,
mor a Iasi, assistito da Sassano, il vecchio Ambrosio Wolski
(aveva 65 anni), che per sei anni si era curato dei suoi polacchi e degli armeni cattolici, mercanti di bestiame, malgrado
per questi ultimi non fosse stato tanto utile, in quanto cercavano pi le chiese ortodosse che il missionario latino.
Sassano chiese alla Propaganda un altro missionario per gli
armeni cattolici, proponendo lanziano Gaetano Krauski, che
aveva gi lavorato per nove anni in Moldavia18. Ma probabilmente la sua richiesta non viene esaudita, perch dopo due
anni dovr rifare ai cardinali la stessa domanda19.
Per quanto riguarda la vita quotidiana dei missionari sappiamo che non cerano le perpetue. I missionari, specialmente quelli delle parrocchie pi povere, venivano aiutati, non
regolarmente, dalla Propaganda, con una piccola somma di
scudi annui. Si trattava di una somma insignificante che si
aggiungeva ai pochi soldi delle tasse stolari, come anche
delle decime e dei contributi benevoli della gente20.
Oltre alla missione di Iasi, nessunaltra parrocchia disponeva di alcun provento. I missionari indossavano sempre labito talare e vivevano da soli nelle loro residenze, aiutati qualche volta nei lavori domestici da alcuni giovani o altri uomini
(non donne) della comunit. Pensiamo che fosse un grosso
problema per loro cucinare, lavare i vestiti, fare le pulizie,
tenere in ordine la canonica, ecc., in quanto tutti questi lavori sono pi adatti alle donne e soprattutto perch il lavoro
pastorale prendeva loro cos tanto tempo, da non lasciare
tempo sufficiente per risolvere tutti questi problemi. Oltre ai
missionari Posoni e Vignoli, non conosciamo nessunaltro
che abbia avuto delle perpetue per i servizi domestici della
canonica. E se questi due avevano assunto delle donne per
questi servizi, sappiamo anche come fin questa storia, cio
male21.
Per la loro vita esemplare e per la loro carit e scienza
vengono venerati e rispettati dai cattolici e anche dagli
ortodossi, essendo i loro sacerdoti, ma anche dallalto clero
allintutto ignoranti, afferma Sassano nella sua relazione.
146

b) La catechesi e i dascali (cantori)


Oltre al loro apostolato sacramentario, che richiedeva
loro di fare tutto quello che previsto dal messale e dal rituale, data la loro non familiarit con la lingua locale, i missionari
sentivano la necessit di essere aiutati nel lavoro pastorale
catechistico da persone che conoscessero bene la lingua del
posto, cio la lingua rumena e quella ungherese, o meglio
dire, il dialetto ungherese csngk, parlato dalla maggioranza dei siculi arrivati nelle loro comunit, siculi pure loro chiamati csngk, cio meticci, in quanto non ungheresi puro
sangue.
Questo, pensiamo sia stato il principale motivo per cui i
missionari hanno incaricato degli uomini zelanti e praticanti (i
dascali) non solo a dirigere le preghiere prima della messa,
ma anche ad insegnare al popolo la dottrina cristiana. Un
secondo motivo, altrettanto importante, sta nel fatto che i
missionari erano pochi e le esigenze della pastorale molte.
Linsegnamento catechistico si faceva in preparazione ai
sacramenti: battesimo, eucarestia, confermazione e matrimonio. Facciamo questa affermazione non tanto sulla base
di informazioni precise tratte da documenti del XVIIIo secolo,
quanto secondo una tradizione che si prolungata fino ai
nostri tempi. Date per le circostanze del tempo, cio il
numero insufficiente dei missionari, ci significando che a
loro rimaneva poco tempo per una catechesi organizzata per
i fedeli prima di ricevere i sacramenti, crediamo che generalmente la catechesi si svolgesse in occasione della messa,
fatta o dal missionario oppure dal dascal, e consisteva
nella recita comunitaria delle principali preghiere, dei comandamenti di Dio e della Chiesa e delle principali verit della
fede. Poi, durante la predica o in altre occasioni (funerali,
battesimi), il missionario insegnava e approfondiva altri
aspetti e concetti della fede e della morale cattolica22.
Nonostante verso la fine del secolo XVIII, la vita nei villaggi
fosse diventata pi stabile, diminuendo il numero delle guerre e delle scorrerie dei tartari, la maggior parte del tempo i
cattolici lo impegnavano nel lavorare i campi e nel curare il
147

loro bestiame, per cui rimane ancora valida quel tipo di cura
pastorale provvisoria e poco organizzata, descritta in poche
parole dal prefetto Bossi gi nel 1723: spesso, ai missionari
non rimaneva altro che a fare il cacciatore, curando di
cogliere lucello (il fedele n.n.) al volo23.
Abbiamo gi visto le traduzioni abbreviate del catechismo tridentino fatte dai missionari Vito Piluzio (1677) e
Silvestro DAmelio (1719), e possiamo dire che i rudimenta
fidei venivano insegnati ai fedeli dai missionari e dai dascali verbalmente, sotto forma di domanda e risposta24, oppure
durante la predica.
I dascali insegnavano i rudimenti della fede, per lo pi
in ungarese, essendo la maggior parte de Cattolici ungari. Dal pulpito, prima delle funzioni liturgiche, i dascali leggono ad alta voce brani del catechismo e di altri libri religiosi (contenenti le preghiere, devozioni, ecc), per lo pi in
ungherese25. Per, la lingua Moldovana lusuale, cio la
capivano tutti, tranne forse una parte della comunit di
Grozesti e di Sabaoani (e forse anche persone delle comunit di Trotus, Faraoani e Cleja), dove per lo pi avevano
lavorato i missionari ungheresi Bialis, Posoni e Castellani. Ma
poich dopo di loro erano arrivati dei missionari non pratici
di questa lingua, pensiamo che la gente comprendesse
anche il rumeno. Altrimenti non ha senso la presenza in queste comunit di missionari che non sanno lungherese. Nel
1799, Sassano ci dice che tutti i missionari parlavano la lingua del paese, il rumeno, perch, come avevano affermato
tanti altri prima di lui, facile per un italiano impararlo, in
quanto una lingua neolatina. Per la lingua ungherese, cera
adesso solo padre Castellani.
Gli altri missionari conoscevano poche parole, per potersela cavare nel confessare chiunque non conoscesse il
rumeno.
Note

(1) APF, Fondo di Vienna, v 31, f 291.


(2) APF, Fondo di Vienna, v 31, f 177-178.
(3) APF, Fondo di Vienna, v 31, ff 360-361. APF, SC, Mold., v 6, f 15.
(4) Forse in Italia, i padri non avevano avuto che poche occasioni per usare il rituale romano. Rocchi scrive nel 1792 di volere i nuovi missionari qualche Mese prima, per farci il noviziato qui in Iassi, che assolutamente posso

148

asserire, che delle cerimonie Parocchiali non ne sanno, e sono a digiuno affatto; com.andi la Sac: Cong.ne, che in S. Antonio si provedano dun Rituale
Romano e le lo imparino, perch quello il loro Libro da maneggiarsi pi frequentemente per lamministrazione de Sacramenti; mi successo qui in
Moldavia, dosservare battezzare, e dovere correggere anche i pi vecchi, non
in quanto alla sostanza, ma in piccole mancanze, provenienti da poca attenzione: APF, Fondo di Vienna, v 31, f 285.
(5) Ultimamente accade al P. Silvestri, che ripassando la Bistriccia si rivolt il carro, ed ando sotto acqua, perdette tutti glutinsiglj neccessarj al Sac:
Sacrificio, e la Providenza, che lo volle salvo, si appicc collabito ad un albero condotto dalla corrente, ed allora il Dascalo, lo salv: APF, Fondo di
Vienna, v 31, f 180.
(6) Vedi la relazione sulla missione del 1792: APF, Fondo di Vienna, v 31,
ff 177-180.
(7) Il prefetto indag sulle cause del malcontento e scopr che sono la
maggior parte siculi impertinenti, e disubbidienti, ci provai, che non meritavano un povero Italiano, ma uno della loro nazione, acci li tenesse in freno:
APF, Fondo di Vienna, v 31, f 348.
(8) Vedi il documento XIV.
(9) APF, Fondo di Vienna, v 31, f 365.
(10) APF, SC, Mold., v 6, f 21.
(11) APF, Fondo di Vienna, v 31, ff 318-319.
(12) APF, Fondo di Vienna, v 31, f 327.
(13) APF, Fondo di Vienna, v 31, ff 358-359.
(14) APF, SC, Mold., v 6, f 15.
(15) Vedi: APF, Fondo di Vienna, v 31, 342-347.
(16) APF, SC, Mold., v 6, f 66.
(17) E anche il suo successore, Sassano, malgrado fosse stato nominato prefetto: Volentieri mi rimpatrierei in Napoli mia patria, se le disgraziate vicende di quel sfortunato Regno non me lo vietassero, per la qual cosa prego
incessantem.te linata bont di V.a Em.a di permettermi di restare in qualit di
missionario, fintanto che la divina providenza far calmare un tanto flagello.
Vedi il documento XIII.
(18) Il 13 ottobre 1796, il prefetto Sassano scrive alla Propaganda: Il P.re
Ambrosio Wolski Polacco, che aveva la cura deglArmeni di quella nazione dispersi per la Moldavia collindustria de bestiami, dopo dieci giorni di febre catarrale, con attacco di petto agl11 del corrente, qui in Iassi passo agleterni
riposi: APF, Fondo di Vienna, v 31, ff 363-364.
(19) APF, SC, Mold., v 6, f 15.
(20) La relazione di Ausilia del 1745 ci dice che il fecior de biserica (figlio di chiesa) ha il dovere oltre quello di tenere pulita la chiesa, anche di
procurar da Popoli il risarcimento, e bisogni della Medemma (cio della residenza del missionario, n.n.). CALINESCU, G., Alcuni missionari, p 189.
(21) Nella sua lunga lamentela alla Propaganda, Cantone parla in un
modo malizioso del prefetto, anche perch questi qualche volta chiedeva
laiuto di una donna per i lavori nella canonica e per la cucina. Pensiamo che
a quel tempo, nella mentalit generale dei missionari abituati nella loro patria
solo con dei cuochi nei conventi, la presenza, anche se temporanea, di una
donna vicino al missionario veniva considerata poco consigliata, se non pericolosa. In questo senso, possibile che le colpe di Posoni e Vignoli siano state esagerate.
(22) Lautore conferma che in base a quello che gli hanno raccontato i
suoi genitori, nonni e bisnonni, questa stata la prassi catechistica almeno
dalla met del XIX secolo in poi. E siamo tentati a credere che i conventuali
portavano avanti un metodo e una prassi gi da secoli in uso nella loro missione moldava.
(23) CALINESCU, G., Alcuni missionari, p 154.
(24) E poich i rustici non sanno leggere, li sinsegna la Dottrina cristiana verbalmente da i missionarj, e da i Dascali: Vedi il documento XIII, nr 57.
(25) Ai tempi di Di Giovanni (1762), la presenza dei dascali nelle comunit parrochiali e filiali una realt stabile e generalizzata. CALINESCU, G., o.
c., p 207.

149

ANA BANTO
Universit Statale di Chissinau
(Repubblica di Moldavia)
Dimitrie Cantemir:
Loca Obscura...

Centrato su problemi di religione ortodossa, lopera Loca


obscura, il cui titolo completo
Luoghi oscuri nel catechismo
pubblicato da un autore anonimo
in lingua slava e intitolato Pervoe ucenie otrokom, chiariti dal
principe Demetrio Cantemir, fu concepita dallerudito moldavo durante la sua permanenza in Russia. Il lavoro segnato dallo spirito di alcuni dissensi manifestatisi nel quadro
della religione ortodossa sotto gli influssi provenienti
dallOvest europeo. Su questo sfondo la Chiesa Ortodossa
russa attraversava una crisi acuta. Pi essattamente, da una
parte si tratta dellavviamento di Pietro I verso lOccidente e
che doveva , cos, affrontare gli elementi retrogradi ecclesiastici e, dallaltra parte, dallapparizione di alcuni fenomeni di
interpretazione della fede ortodossa. Tra queste ultime fanno
parte i lavori del prelato russo Theofan Prokopovici, che
aveva studiato a Kiev, ma che intanto aveva rotto i contatti
con questa scuola e ora si trovava sotto linflusso dello
scienziato tedesco protestante F. Buddeus. Cosi viene anche
spiegata la difesa - da parte del suddetto prelato- della chiesa statale contro quella universale, respingendo nel contempo il tradizionalismo esistente in chiesa e trattando la questione della fede ortodossa, nonch il significato della redenzione, della santa trinit, della presenza dei simboli cristiani,
in senso protestante. La dissensione, che dur per un bel
tempo, si svolse tra la scuola di Kiev, fondata da Pietro
Movila, il cui aderente era Demetrio Cantemir ed i chierici
che sostenevano Theofan Prokopovici. Dobbiamo precisare
che la Chiesa Ortodossa dellOriente usufruisce di diritti
legali di organizzarsi la propria esistenza, con la propria

151

gerarchia, appena nel periodo che segu alla morte del re


polacco Sigismondo III (1633), il terribile nemico dellortodossa. Pietro Movila, diventato nel 1633 metropolita di Kiev
e Galizia, contribu sostanzialmente al consolidamento della
Chiesa Ortodossa inaugurando scuole, ristrutturando chiese,
fino allora trovatesi in stato deplorevole.
Nel momento in cui nella lotta per la difesa dellortodossa si coinvolse anche Demetrio Cantemir, che replic al
lavoro di Theofan Prokopovici (1720), prendono le difese del
corrente kievano anche personalit di spicco della vita pubblica rusa, tra cui Dimitrie di Rostov, importante figura della
vita religiosa di Russia e che ne fu santificato. Lui difender
il metropolita di Kiev - Stefano Iavorski, accusando Theofan
per eresia protestante. Gli venne daiuto pure il rettore
dellAccademia di Mosca, Theofilakt Lopatinski, un erudito,
teologo e scrittore in lingua latina. Amico dello zar, aderente
alle idee di Iavorski e di Demetrio Cantemir, Lopatinski
autore di un lavoro polemico contro il teologo protestante
Buddeus, lo stesso che influi lopera di Theofan Prokopovici.
Interessato che la chiesa sia ubbidiente allo stato, lo zar
Pietro I favoreggia Theofan Prokopovici, chiedendogli di scrivere (nel 1719) Il regolamento ecclesiastico. Theofan,
diventato intanto capo della chiesa russa, redige un altro
lavoro: Il diritto del monarca di nominare il suo erede
(1722). Lui anche autore del lavoro Il primo insegnamento
per bambini, stampato per lordine dello zar e che fu analizzato con molta attenzione da Demetrio Cantemir. Il libro di
Theofan Prokopovici, che circolava sotto forma di manuale
ufficiale nelle scuole di Russia, fu conosciuto in traduzione
tedesca e rumena. Proprio questo lavoro, pi esattamente i
luoghi oscuri o quei in cui viene interpretata lortodossia universale, costituisce loggetto dei dibattiti in Loca obscura.... Si tratta dunque di un lavoro centrato su problemi di
educazione religiosa dei bambini, per il cui motivo P. P.
Panaitescu lo considera anche un libro religioso1.
Il lavoro fu pubblicato abbastanza tardi, nel 1973, sulla
rivista Chiesa Ortodossa Rumena, nr. 10-11. Appena dopo
ne divent oggetto di ricerca di pi studi pubblicati a
Bucarest, Chisinau, Kiev. Il prefatore del lavoro, il prete pro152

fessore Teodor Bodogae, cui appartiene la traduzione in


rumeno, commenta dettagliatamente, con cognizione di
causa, la Loca obscura..., menzionando che Demetrio
Cantemir incomincia la difesa non di alcune opinioni oscurantistiche rispetto ai metodi rinnovatori di Prokopovici,
bens per portare una luce e un correttivo, secondo una
buona tradizione che la possiamo chiamare scuola rumena, cos come successe qualche decennio fa: tanto al
tempo di Pietro Movila, quanto a quello di Milescu Spataru
oppure dello Stolnic Cantacuzino. In realt, il prete Teodor
Bodogae, conferma qualcosa che risulta chiaramente dal
lavoro di Demetrio Cantemir: lautore si trova sulla posizione
transitiva, dalloscurantismo allumanesimo.2 Le sue spiegazioni relative al modo in cui si deve capire il significato delle
icone sono eloquenti in questo senso.
P. P. Panaitescu, nel suo lavoro Dimitrie Cantemir e la
questione religiosa in Russia, sottolinea limportanza del
lavoro Loca obscura... a partire dal contesto concretamente storico e dalle realt della societ russa al momento dellapparizione e la sua messa in circolazione, seppure ne
fosse conosciuto soltanto in forma manoscritta: Cantemir
non fa una semplice recensione di un libro, bens lui prese
unatteggiamento polemico nei confronti della chiesa di
Russia. Da unaltra parte, in quanto principe ortodosso, lui
considera suo dovere richiamare lattenzione sulla deviazione dellautore di Il primo insegnamento per bambini
dalla dottrina ortodossa verso luteranismo. Del resto, il
nome di Demetrio Cantemir fu evidenziato anche dai giornali russi del XIX secolo, come ad esempio, da D. Izviecov, che
lo apprezza per aver ammonito la societ russa che, a quel
periodo, cercava la propria strada. Lammonimento intelligente e non passionale di Demetrio Cantemir sugli errori
commessi da Prokopovici- che furono innovazioni religiose
esagerate di origine protestante come scrive lautore russo riuscito ad avere uninflusso di risveglio degli spiriti. E questo tanto pi, quanto Cantemir, per le sue conoscenze e per
la sua situazione, personalmente non era interessato alla
riforma della chiesa di Pietro il Grande, ciocch gli dava pi
autorit.3
153

Da menzionare le opinioni neutri di Demetrio Cantemir


rispetto agli influssi occidentali (cattolici e protestanti) sullortodossia.
Limportanza del lavoro Loca obscura... considero che
debba essere cercata alla confluenza tra la morale e la religione, pedagogia e religione, nella zona dove si sono stabilite le differenze di mentalit e altrettanto nella zona di alcune strutture religiose ortodosse gi costituite, nei confronti di
cui Demetrio Cantemir sceglie un punto di vista di una alta
coscienza dellepoca. In Loca oscura...trasparisce il senso
interno dellepoca in cui vissuto Demetrio Cantemir. La differenza tra ortodossa, da una parte, e cattolicesimo e protestantismo, dallaltra parte, inaugura la strada verso un
mondo che- dalla prospettiva dei nostri contemporanei-
pieno di mistero.
Per ovvio che Dimitrie Cantemir mette in relazione
anatagonistica due modi di recettivit (come diciamo noi
oggi) della dottrina religiosa ortodossa e che lattenzione
delle due parti messa in evidenza dalla crisi attraversata
dalla Chiesa Ortodossa russa. Come accentuano anche altri
studiosi, il fenomeno della fede viene analizzato pi sottilmente e pi profondamente da Demetrio Cantemir, il quale
possiede in una certa misura lo strumento linguistico adeguato. Ricordiamo, tra laltro, che in uno dei suoi lavori lo
stesso principe moldavo menzionava: Vivo oggi in un paese
dove non c neanche traccia di biblioteca. La conoscenza
della lingua greca mostra di essergli daiuto in una tale
impresa di chiarimento. Il commento di Cantemir rilevante per capire la mentalit della corrispettiva epoca e, in particolar modo, della mentalit religiosa rumena. Lui si evidenzia per quello che Alessandro Dutu chiamerebbe la dignit
del temporale. Uscito dal quadro naturale della sua terrae (e
si conoscono le circostanze in cui gli accaduto), Demetrio
Cantemir fa lo sforzo di imporre un punto di vista che rappresenti il suo Paese e, nel procedere cos, lo fa collocare,
indirettamente, alla dignit del temporale, cio alla storia. Le
dimensioni dellintervento sono determinate dallapparizione
del lavoro di Theofan Prokopovici (Il primo insegnamento
per bambini) e dipendono dalle circostanze. Oltrettuto, cre154

diamo che bisogni apprezzare il gesto che ne ha un significato a parte. Landare contro la corrente, contro lallontanamento dalla dottrina ortodossa universale in grado di darci
alcuni indizi relativi allapparizione delle mentalit dei cristiani ortodossi rumeni oppure di svelare certi aspetti della
mentalit degli europei, forse in una maggiore misura che
degli orientali.
Nel lavoro di Demetrio Cantemir Loca obscura... presente non solo il desiderio di chiarire i luoghi oscuri del catechismo, ma anche il desiderio di mettersi in luce, immedesimandosi in una maniera rumena di osservare le cose.
Secondo le opinioni del noto storico letterario G.Calinescu,
la cultura il secondo ed il pi solido territorio della patria;
cos ci si apre da qui una finestra verso la civilt rumena,
basata sul rispetto delle tradizioni, rispetto fondato sulla
vasta cultura europea e orientale e verso la sua comprensione come ponte tra lEst e lOvest. Ancorato in piena misura
alla realt del tempo, messo a ricostruirsi sempre la proprai
personalit, Demetrio Cantemir si autodefinisce proprio da
questa posizione.

155

AURA DVORACEK
Biblioteca Gh. Asachi
(Jassi)
Il programma culturale
del principe
Jacopo Eraclito
il Despota:
opera dellumanesimo
latino in Moldavia

Hoc erat eximiis quod posses addere coeptis,


unde magis clario notus honore fores,
Omnigenos complexa libros, doctissime Princeps,
si tibi structa recens bibliotheca foret;
exciperent profugas si splendida tecta Camoenas,
jactaretque novum Phoebus Apollo decus,
Jam pia relligio sensim caput exerit altum,
Hacque superstitio pulsa recedit humo./
(Aceasta era ceea ce ai putea s-adaugi nceputurilor alese,
prin care ai fi mult mai cunoscut, datorit unei
consideraii mai strlucite,
o, prea nvatule Principe, dac noua bibliotec, ce
cuprinde cri de tot felul ar fi fost construit,
acoperiurile ei strlucitoare ar adposti muzele fugare
i luminosul Apollo i-ar arta noua sa podoab.
Deja cucernica religie i-a nlat capul ncetul cu ncetul
i credina alungat s-a ntors pe acest pmnt).
Inno di J. Sommer dedicato alla biblioteca e alla scuola
fondata da Despot in Moldavia. Elegia decima / Imnul lui
J. Sommer, nchinat bibliotecii i colii ntemeiate de
Despot n Moldova. Elegia Decima.
tefan Brsnescu, Schola Latina de la Cotnari,
Biblioteca de Curte i Proiectul de Academie al lui Despot
Vod. Zori de cultur umanist n Moldova
secolului XVI, Bucureti, 1957, p. 27, 29.
157

Ci siamo permessi di iniziare la nostra relazione con questa citazione tratta dallInno di Sommer dedicato alla biblioteca e alla scuola fondata da Despot Voda in Moldova, nonch al rapporto tra queste due istituzioni culturali dellepoca,
giacch al di l del suo valore storico, questo inno molto
importante anche dal punto di vista culturale e politico.
Certo non possiamo parlare del Programma Culturale del
Principe senza un breve percorso attraverso la sua biografia
per lEuropa del Rinascimento e della Riforma del
Cinquecento.
In base alle informazioni fornite dalle fonti documentarie,
sembra che Despot fosse nato intorno agli inizi del
Cinquecento, in una delle isole dellarcipelago greco. La
maggior parte delle fonti stando ad indicare lisola di Creta.
Per quanto riguarda il luogo dove fece i primi studi, le informazioni variano. In base alle discussioni e alle lettere di raccomandazione che gli consegn, Melachton afferma che
Jacopo Eraclito avesse studiato a Creta con Hermodorus,
una delle pi grandi personalit umaniste dellepoca.
Sommer sostiene la stessa cosa, indicando per come luogo
in cui avesse trascorso linfanzia lisola di Chios, dove avrebbe avuto come insegnante lo stesso Hermodorus Lestarhus.
Per quanto riguarda la sua discendenza, dagli atti di lingua greca presentati ulteriormente da Melachton risulta che
suo nonno fosse di Samos. Decisamente, Jacopo Eraclito
poteva appartenere ad una famiglia di Samos ed essere nato
e cresciuto a Creta. Dallaltra parte, il suo albero genealogico che realizz egli stesso, e che Sommer riproduce nella
sua biografia, lo presenta come discendente di Ercole (!) da
dove anche il nome Eraclito ma imparentato tramite suo
nonno alla famiglia dei despoti di Serbia, per cui si pu considerare parente con la signora Ruxandra, moglie di
Alexandru Lapusneanu. Elena, madre di Ruxandra, era infatti nipote di Stefan, despota di Serbia.
Come possiamo notare, la data e il luogo di nascita, nonch la famiglia si trovano sotto il segno dellincertezza, senza
poter essere precisati con esattezza. Abbiamo invece dati
certi sullattivit di Jacopo Eraclito dopo il suo arrivo nel
1547 nel sud della Francia, dove siscrive allUniversit di
Montpellier con il nome di Jacopo di Merchetti, italianizzando quindi la sua origine greca. La citt di Montpellier del
Cinquecento era un posto famoso nel mondo universitario
ed era inoltre un titolo di gloria studiare l, anche se non si
conseguiva alla fine nessun diploma.
Ma la presenza del giovane Eraclite a Montpellier provava che questi fosse desideroso di conoscenze, di cultura e
158

che fosse portato tanto alle scienze positive quanto alle arti
liberali. Qui inizi a studiare medicina, che supponeva la
conoscenza del greco e del latino, lingue che Jacopo, stando alle affermazioni di Graziani (altro suo biografo), conosceva a perfezione.
Il grande botanico francese Charles de lEcluse (Clusius),
che Jacopo conosceva dalla primavera del 1547, nei suoi
scritti memorialistici, ce lo descrive come un uomo di bell
aspetto, nobile: era loquace e parlava greco, latino, francese e italiano. Inoltre lo storico Leonclavius, che anchegli
aveva conosciuto, lo descrive come un uomo di bel aspetto, non troppo alto, robusto e indiavolato. I capelli neri,
loquace.
Iacoppo di Marchetti acquis a Montpellier una seria cultura umanistica ed era ritenuto uno degli studenti pi bravi;
le pagelle lo classificavano tra gli studenti pi meritevoli delluniversit. A Montpellier si trovavano anche i brillanti rappresentanti della Riforma, coscch Jacopo ne conosce le
idee grazie anche ai suoi professori: Rodelet di Medicina,
Bocaud, Saporta, Dortman. A causa di uno scandalo di
cuore su di cui non insisteremo, Jacopo costretto a
lasciare la citt di Montpellier e a partire per Parigi, presso la
corte di Enrico II, partecipando, allinterno dellesercito francese, alla lotta per la riconquista della citt di Metz, da parte
dellesercito di Carlo V.
Tanto a Parigi quanto a Saint Germain, dove segu la
corte di Enrico II, Jacopo fece amicizie con uomini del
Rinascimento, che evidentemente non indagarono sui titoli
che egli si attribuiva come signore di Samos, marchese di
Paros e nemmeno sul suo stato personale. In questo modo,
con intelligenza, cultura e lealt, Jacopo conquista la corte
del re, ma sar costretto ad andarsene anche da qui, per via
di un incidente su cui non abbiamo dati certi.
Lo rincontriamo a Bruxelles, poi nella Contea di
Mansfield, dove Jacopo passa alcuni mesi presso la famiglia
dei conti di Mansfield, addetti della Riforma, ai quali si present con tutti i suoi titoli, sonori e piacevolissimi alludito.
Durante le sue peregrinazioni per le province tedesche,
conosce Melachton, originario di Wittenberg, filosofo e
discepolo di Lutero. Jacopo Eraclito conquista la sua fiducia,
poi lamicizia grazie alle sue qualit personali e al fatto di
essere addetto della Riforma.
Si afferma nuovamente per via delle armi, combattendo
sotto il comando del conte Gunther de Schwarzburg, nel
corpo di lite della cavalleria nera di Carlo V e contro gli excompagni dellesercito francese. Queste esperienze belliche,
159

oltre alla gloria militare, rilevarono anche il talento di scrittore militare del coraggioso di Renty, De Marini quod
Terovanam vacant atque Hesdini expugnatione...
Nel quarto decennio del Novecento furono scoperte
anche altre parti dei suoi lavori a carattere militare: Larte
militare, Artis militaris libri quattor, arricchita di sette disegni
di tecnica militare eseguiti da Jacopo Basilicos, e Artis militaris liber primus in quo universalia omnium certaminum
genera tractantur ecc., dedicata a Massimiliano II. La qualit
del contenuto di questi lavori gli valsero apprezzamenti elogiosi, e il suo nome si pu iscrivere nellelenco dei teorici
militari del Cinquecento, accanto al nomi di Machiavelli
oppure del voivoda Neagoe Basarab.
La sua opera sulla battaglia di Renty, dedicata a Filippo II
di Spagna, agevol a Jacopo il suo accesso presso la corte
imperiale e linvestitura con il titolo di cavaliere e conte palatino, nonch la legalizzazione del suo albero genealogico da
parte della cancelleria aulica.
Dignit molto ricercata durante il Cinquecento, la qualit
di conte palatino conferiva a Despot il diritto di accordare ad
altre persone titoli accademici e di incoronare poeti, oltre ad
altri privileggi del rango. Questo prova che gli venivano riconosciute e apprezzate le conoscenze umanistiche.
Dal 1556 fino alla sua salita al trono come Principe della
Moldavia, nel 1561, Jacopo Eraclito conosce altre corti europee, dalla provincia di Mecklemburg, alla capitale della
Prussia, a Konigsberg, in Polonia, dove a Vilna, conquista la
simpatia e la stima delle persone intorno a s, tra cui
Stanislas Kosutski, il bibliotecario della Corte reale, Stanislas
Ostrog e altre personalit importanti che lo appoggeranno
nella lotta per il trono della Moldavia.
Il momento della salita al trono di Despot ebbe un carattere del tutto eccezionale, in quanto si collocava tra due processi storici europei: la diffusione verso Est delle idee della
Riforma e la politica degli Asburgo rivolta ad attirare la
Moldavia nella loro orbita. Essi videro la realizzazione dei loro
scopi intorno al 1561, con la salita al trono di Despot in
Moldavia. In questo modo, il sostegno finanziario accordato
a Jacopo Eraclito per lallontanamento di Alexandru
Lapusneanu, fedele ai turchi, era rappresentato come una
crociata anti-ottomana con conseguenze sul piano religioso.
Secondo i piani dei sostenitori del nuovo principe, la
Moldavia doveva essere difesa dallinvasione turca, convertita alla Riforma e trasformata in un asilo per i perseguitati religiosi. Allorientamento politico interno ed esterno che doveva seguire il nuovo principe si aggiunsero i suoi piani perso160

nali di grandezza, nellambito dei quali il signore seppe ritagliare dagli interessi degli stranieri due elementi: la lotta antiottomana e la romanit dei rumeni, usandoli per giustificare
dellunificazione della Dacia, sotto il suo scettro.
Vediamo ora quale era latmosfera culturale dellepoca in
cui visse Despot per capire meglio il suo programma culturale.
il periodo in cui i principi delle corti europee gareggiavano nel circondarsi presso la propria corte di: artisti, poeti,
scienziati, cercando di porre le basi delle istituzioni di cultura. lepoca in cui Massimiliano fond la Biblioteca di
Vienna, Matei Corvin la Biblioteca di Buda, e Francesco I
mise le basi della Biblioteca di Fontainbleau. In Polonia,
Ungheria e altri paesi furono fondate nel Cinquecento numerose scuole latine, ginnasi protestanti e collegi cattolici.
In questo modo, oltre ai tentativi di introdurre la Riforma
in Moldavia, nelle sue preoccupazioni culturali sta anche lelaborazione del programma culturale, che comprendeva la
costruzione della Scuola di Cotnari, la Biblioteca della Corte
di Suceava e la nascita di unAccademia in Moldavia sul
modello delle accademie italiane. Certo, lattuazione di questi progetti avrebbe contribuito alla sua gloria personale, ma
oltre a questo aspetto, il programma culturale del nuovo
principe corrispondeva soprattutto alle necessit economiche e sociali della Moldavia della met del Cinquecento. La
crescita dellimportanza e dello sviluppo delle citt in questo
periodo, come centri economici, politici, amministrativi, religiosi costituiva la premessa per lo sviluppo di una cultura
prospera.
Lintensa attivit economica e commerciale di questo
periodo determina la nascita di alcune istituzioni e di scuole
speciali per la formazione di un minimo di personale. Si
manifesta, inoltre, una particolare ricettivit dei cittadini alle
idee della Riforma e dellUmanesimo, che rompevano lo
strettissimo quadro medievale.
Anche se il problema della scuole non era in genere un
problema del principato, si evidenzia il merito di Despot nellaccordare allinsegnamento unimportanza particolare nel
quadro del suo programma culturale. La scuola latina di
Cotnari, il progetto dellaccademia, la biblioteca della sua
corte, non rappresentarono solo le aspirazioni umanistiche di
Despot, bens unapertura pi ampia della Moldavia verso le
idee progressiste dellepoca. In questo senso, la scuola di
Cotnari era una continuazione naturale di un ampio sforzo di
cultura. In questo campo latteggiamento di Despt fu quello
di un letterato, di uno spirito rinascimentale cos come ci fu
161

presentato anche da alcune personalit che lo conobbero.


Come professore e preside della Scuola di Cotnari,
Johann Sommer si preoccup di trasmettere ai propri allievi
lamore per la letteratura antica, la passione per la verit e la
bellezza, nonch una severa disciplina.
Per fortuna, dopo luccisione di Despot e la partenza di
Sommer, la Scuola di Cotnari non venne chiusa, ma funzion
come scuola di grammatica per due, tre anni. Il principe
Petru Schiopul, nel 1588, considerandola un focolaio pericoloso di protestanti, la cedette ai gesuiti, che la trasformarono
in scuola cattolica di grammatica e in centro di propaganda
cattolica. Unaltra prova che la scuola di Cotnari non fu un
progetto anacronistico di Despot in terre moldave, bens la
risposta ad una necessit economica e culturale del tempo,
concepita adeguatamente.
Gli sforzi di Despot di portare in Moldavia grandi personalit dellepoca provavano il fatto che il principe volesse formare un circolo di uomini di cultura, con cui fondare unaccademia di tipo italiano, anche se il termine richiama, in
realt, la nozione di accademia platoniana.
Il terzo progetto culturale di Despot, ricordato nelle fonti,
fu la formazione di una vasta biblioteca, la cui costruzione
rimase incompiuta. Questa biblioteca era stata concepita
come una biblioteca di corte sul modello di quella di Matei
Corvin oppure di Roma e Vienna, che il principe della
Moldavia aveva visitato nei suoi viaggi.
Non abbiamo dati precisi sul luogo dove fu costruito ledificio della biblioteca. I ricercatori del programma culturale
di Despot, St. Barsanescu, Stefan Pascu e Radu Manolescu,
espressero lopinione che la biblioteca dovesse essere
costruita presso la corte principesca di Suceava, partendo
dalla constatazione che allepoca tutte le biblioteche venivano fondate nelle citt di residenza dei re e dei principi. Ma
anche perch Despot si dilettava molto afferma Sommer
con quegli studi e radunava da qualsiasi parte del mondo
strumenti darte di grande valore.
Sembra che, dopo la morte drammatica di Despot, fosse
distrutto tutto ci che ricordava il suo principato, compresa
la biblioteca.
Anche se il tempo relativamente breve del principato non
permise a Despot n di portare a termine i suoi piani innovativi n di consolidarli, egli riusc ad introdurre il seme dellinsegnamento umanistico nella societ moldava che si trovava
in piena epoca feudale.
Personaggio rinascimentale, miscuglio di alta cultura
umanistica e machiavellismo, Despot fu il primo principe di
162

formazione umanista conoscitore della civilt del


Rinascimento e delle nuove correnti religiose a salire sul
trono dei paesi rumeni. Fu il primo principe dei rumeni che
incoraggi i soldati e i sudditi ricordando loro la discendenza dai romani. Si volle re dellantica Dacia come lo sarebbe
diventato Mihai Viteazul. Volle la creazione di unaccademia
in Moldavia, sul modello delle accademie europee, come
avrebbe fatto, dopo quasi cento anni, Vasile Lupu. Cerc di
creare anche in Moldavia una biblioteca capace di eguagliare le biblioteche viste in Italia, Francia, Germania, Polonia,
ecc.
Il programma culturale di Despot, nonch i rapporti con
le grandi personalit culturali dellepoca, conferiscono al suo
principato una nota spirituale rilevante e giustificano la denominazione di opera dellumanesimo latino in Moldavia data
da coloro che studiarono le preoccupazioni culturali del principe.

Bibliografia

(1) Adolf Armbruster, Romanitatea romnilor. Istoria unei idei, Bucureti,


Editura Academiei, 1972.
(2) tefan Brsnescu, Schola latina de la Cotnari. Biblioteca de curte i
proiectul de academie al lui Despot-Vod. Zori de cultur umanist n
Moldova secolului XVI, Bucureti, 1957.
(3) tefan Brsnescu, Magda Petroveanu, Jacques Basilicos Le Despote,
Prince de Moldavie, savant humaniste du XVI-e sicle, n Analele tiinifice ale
Universitii A.I. Cuza. Iai, Istorie-filosofie, 1969, t 15, p. 85-88.
(4) Nicolae Iorga, Nouveaux matriaux pour servir lhistoire de Jacques
Basilikos lHraclide dit le Despote, Prince de Moldavie, Bucureti, 1900.
(5) George Lzrescu, Despot-Vod i veleitarismul lui umanist, n
Analele Universitii Bucureti, Lit. Univ. Comparat, 1971, p. 21-26.
(6) mile Legrand, Deux vies de Jacques Basilicos, Seigneur de Samos,
Marquis de Paros, Comte palatin et Prince de Moldavie (...), Paris, 1889.
(7) Ioan Lupa, Doi umaniti romni n secolul al XVI-lea, n Analele
Academiei Romne, Mem. Sec. Ist., seria III, tom. VIII, 1927.
(8) Hans Petri, Relaiunile lui Jakobus Basilikus Heraclide zis Despot cu
capii reformaiunii att n Germania ct i n Polonia i propria sa activitate
reformatoare n Principatul Moldovei, extras din Analele Academiei Romne,
Mem. Sec. Ist., seria III, tom. VIII, 1927-1928.
(9) Horia I. Ursu, Moldova n contextul politic european (1517-1527),
Bucureti, Editura Academiei, 1972.

163

ELVIRA SOROHAN
Universitatea A.I.Cuza
(Iai)
Campanella i Cantemir
despre cetatea ideal
Dup deceniile n care utopia
s-a discreditat prin ea nsi,
supunndu-se ridiculizrii (Emil
Cioran), pn ntr-att nct s i se
nchine un requiem, ceea ce
nseamn moartea visului social,
demersul nostru nu mai poate dect s caute motivaia
naterii unui astfel de proiect, ca i cauza distrugerii lui. Cei
doi autori, recitii acum, par s reprezinte extremele:
Campanella vistorul e subtil minat de scepticul i mult
experimentatul Cantemir. Pentru c acesta din urm a scris
marea istorie a unui imperiu n centrul cruia a trit i c
aceast istorie a fost tradus i citit n Frana epocii luminilor, numele lui este nscris pe frontispiciul bisericii SainteGenevive din Paris, alturi de Newton i Leibniz. Dar meritul mare pentru care l recitim acum st n ideea de a fi vzut
maladia etern ce macin strlucirea de suprafa a societaii umane, figurat adesea de cetile, ideale n proiect.
Opera pe care o aducem n discuie este romanul Istoria
ieroglific, scris ntr-o Renatere trzie (1705) i care nu mai
poate acredita, nici mcar la modul literar, ideea de posibil
organizare egalitar a unei societi, cum s-a ntmplat n
Rinascenza italiana, timp al gndirii libere, cnd Campanella a
scris faimoasa Civitas solis (Poetica idea reipublicae philosophicae). Ambele viziuni snt poetice n form i opuse n
idee, dar cum se va vedea nu violent opuse, ci eufemistic.
Dndu-i o replic lui Platon, autorul sever al unui proiect
de stat republican, Tommaso Campanella a creat o mod,
ntr-o form mai apropiat de literatur. Cel puin strategia
narativ a cltorului care a vzut i povestete, strategie n
baza creia Campanella i construiete cartea, a fost mprumutat, n mare, de la Thomas Morus, mai apoi imitat de
Dimitrie Cantemir. De ce nu-l considerm pe eruditul principe romn un cititor al Utopiei lui Morus, cel care a creat premisa unui gen literar scriind, n latin, cartea ...pe ct de util
pe att de plcut, despre cea mai bun ntocmire a statului

165

i despre noua insul Utopia, ci mai curnd l vedem atras


de constructul lui Campanella, rmne s demonstrm. Dar
i din La citt del Sole, pus n circulaie european prin traducerea latin din 1637, nu vom recunoate dect cteva
puncte de temelie pe care Cantemir va construi un original
discurs satiric n form alegoric i cu alt finalitate. Geniile
nu copie, cel mult recreeaz.
Dei cu finaliti diferite, operele n discuie ale celor doi
umaniti snt scrise cu intenii subversive. Situat n multe privine sub umbrela platonismului renascentist (expresia Plato
dixit... o atest), n Poetica sa Campanella scotea n afara
valorii poeii care nu-i propuneau eluri civice. Rzvrtit i
mereu pedepsit de Inchiziie, el era convins c s-a nscut
pentru a nfrnge cele trei mari rele ale lumii: tirania, sofismele, ipocrizia. Deghizat sub masca fabulosului Inorog,
Cantemir se ipostazia ficional, de asemenea, ntr-un arbitru
al adevrului i dreptii, prea mult ncercat de valurile fortunei. Credina c poeii snt mari legiuitori ai lumii e foarte
veche, dei romanticii s-au crezut ntemeietorii ei.
n cercetrile campanelliene s-a marcat adevrul c n
Renaterea italian gndirea utopic, evident form de
insurgen social, a fost mai larg reprezentat. ntre aliii,
Giovanni Bonifacio imagina o societate perfect dup
modelul, i de antici invocat, al comunitii albinelor. Cartea
lui se i numete Republica delle api. Destul de mult
influenat de modelul Morus, florentinul Doni imagina o preafericit ordine social egalitar. i dup un secol, mai exact
dup 1725, cnd Giambattista Vico publica Scienza nuova
cu o imaginaie strunit de tiina metafizicii i a istoriei universale, gndirea italian mai tenta s proiecteze forme ideale de stat. n Autobiografia autoperfecionrii prin studii, Vico
mrturisea deschis c, citindu-l pe Platon, a nceput s se
trezeasc n mintea lui, fr ca el s-i dea seama, gndul de
a concepe un drept ideal etern, care s domneasc ntr-o
cetate universal.1 Numai c Vico, asemenea lui
Campanella i spre deosebire de Platon, mentorul antic,
implica n respublica universa i providena divin ca protecie civilizatorie. Cu toate c Platon a avut atia succesori,
n imaginaia crora modelul lui ar fi putut s se dizolve, nici
dup un mileniu i mai bine, n-a fost uitat. Republica lui a
fost germenele, fermentul spiritual al literaturii utopice, n
zeci de variante. Cel puin Morus i rezum opiniile i l
citeaz n dezbaterile dialogate din Utopia.
n Europa luminilor, ideea cosmopolisului, a republicii
universale armonios-egalitare, protejat de Dumnezeu, va
mai face o scurt carier n gndirea lui Leibniz, de pild, dar
166

nu numai. Ea a fost imediat parodiat, pn la a fi total demitizat i descurajat de maliiosul Voltaire n Candid.
Cronologic ns, dei nvluit de alegorie, demitizarea a
nceput, n Europa, n literatura satiric, mbibat de filosofie
social, cu Dimitrie Cantemir n estul continentului i cu
Jonathan Swift n vest. n epocile urmtoare, imixtiunea politicului schimb nfiarea acestui tip de literatur, care nu
mai e literatur, ci doctrin social, lipsit de visul cetii
arhitectural ideale. Abia antiutopiile, prefigurate de aceti doi
scriitori vizionari i concepute n varii forme pn n deceniile
apropiate de noi, vor reveni n literatur. i utopiile au nota
lor de subversiune metatextual, n msura n care constructul ideal e o form de refuz, de abandon fa de realitate, dar nu asta primeaz.
Platon a ntemeiat genul literaturii utopice, pentru c literatur dramatic filosofant snt dialogurile lui. Sugestia a
fost contagioas pentru Morus i Campanella mai nti, dup
care acest tip de scriere a proliferat cu o anumit febrilitate,
nct astzi se scriu istorii ale genului, mai mult sau mai putin
acceptabile.2 Cetatea Soarelui este literatur. Facultatea
imaginativ, liber de orice constrngere, nscocete o realitate secund, un fel de patrie a sufletului, un locus amoenus fictiv. Atunci cnd un scriitor simte c nu mai este de aci,
caut un acolo, care poate s nu fie nicieri, dar el nu vrea
s tie i imaginaia pleac la drum. Aventura imaginaiei
devine literatur, nct se poate vorbi de utopia ca literatur
i literatura ca utopie, mai ales n cazul construciilor despre
care vorbim. De ce a scris Platon Republica n timpul rtcirii
lui prin sudul Italiei, departe de Grecia? De ce a scris
Campanella Cetatea Soarelui cnd era prizonierul unei nchisori?
Rspunsul e acelai i pentru Cantemir, care a descris
Cetatea Epithimiei n exil, captiv al acestei ceti. Revolta
personal i-a condus la fabricarea altei lumi, spre a introduce o ordine ideal n dezordinea real. Numai c epigonii lui
Platon fac literatur ca realitate secund, n timp ce gnditorul grec fcea antropologie politic adnc raionalizat, credibil n msura n care raiunea ar conduce statele. Cetatea
din Politeia platonician e mai mult interioar dect exterioar, nu e o lume de mucava, cum snt prin ele nsele utopiile. Furitorii lor i-au suspendat doar aparent legtura cu
realitatea, visndu-i proiectul ca joc fantasmatic din care se
elibereaz lucid. Morus i ncheia textul cu un comentariu
optativ-sceptic la ceea ce-i relatase Rafael c a vzut n
insula Utopia: Nu pot s nu mrturuisesc, fr nconjur,
scria Morus, ca la utopieni snt o mulime de ntocmiri pe
167

care mai mult doresc dect ndjduiesc s le vd statornicite n statele noastre(s.n.)3. Iar Campanella pare s pun sub
semnul ndoielii adevrul istorisirii Genovezului, spus
clugrului Ospitalier, despre organizarea Cetii Soarelui,
brusc ntrerupt, ca o trezire la realitate i se ncheie cu replica semnificativ: Nu se poate, nu se poate4. Replica e cel
puin ambigu, nu tim dac se refer la imposibilitatea de a
mai ntrzia s povesteasc sau la cu totul altceva.
Nencrederea, ca ntoarcere lucid la realitate, a deschis
calea antiutopiilor satirice din alegoriile compuse de
Cantemir i Swift.
Ceea ce mai aduc nou creatorii de utopii, fa de modelul antic al Republicii, e arhitectura cetii, din ce n ce mai
minuios descris. Diferena se vede de la Morus la
Campanella i, de la ambii, la Cantemir. Explicaia poate s
vin, pentru autorul italian i nu mai puin pentru Cantemir,
din faptul c ambii au trecut, desigur, printr-o carte de larg
circulaie: De Architectura, a lui Vitruviu. Poate aici e i numitorul comun, ca surs principal, dar nu unic, ce justific
ntlnirea acestor doi autori care au ratat arhitectura ca
vocaie, ctigndu-l metafizica pe Campanella i n principal
istoria pe Cantemir. tiind c D. Cantemir i-a construit un
palat pe malul Bosforului dup planuri concepute de el, c a
desenat harta Moldovei i a Constantinopolelui, c i-a dat
sugestii lui Petru cel Mare n ce privete proiectele arhitecturale ale Sankt-Petersburgului, putem crede c el i-a
dobndit iniierea din tratatul lui Vitruviu, una dintre crile
isagogice ale lumii vechi. Campanellla era nc i mai aproape de aceast surs. Putem crede, de asemenea, c principele romn s-a citit pe sine n frazele limpezi ale lui Vitruviu,
acolo unde acesta enumera, i argumenta, calitile cerute
arhitectului. Dup autorul roman, arhitectul trebuia s tie:
filosofie, geometrie, optic, medicin, muzic, astrologie i...
legende5, cum pe toate le identificm risipite pn la aglomerare baroc n Istoria ieroglific.
Ct l privete pe Campanella, detaliile aspectului arhitectural al Cetii Soarelui, plecnd de la zidurile exterioare, care
o izoleaz, ca pe o mandala, i pn n centrul ei, s-au propus mai multe ipotetice modele. Pe lng dialogurile lui
Platon (Republica, Critias, Legile, Atlantida), sau Civitas Dei
a lui Augustin, s-a mai adugat i Mondi, cetatea radial a lui
Francesco Doni, un reflex al perfeciunii soarelui pe pmnt.6
Modelul cosmic este subiacent invocat, indiferent de forma
circular, ptrat sau stelat a cetilor ideale. Struim totui
n a recunote o prioritate a urmelor lecturii din Vitruviu n
viziunea urbanistic a lui Campanella. Sursa e folosit cu
168

economie, prin comparaie cu Cantemir. i asta pentru c n


utopia italian nu arhitectura primeaz, ci prezentarea formei
de guvernmnt perfecte.
Dialogul ntre Genovezul cltor pe mri i Ospitalier
debuteaz ordonat, didactic, cu descrierea geografiei locului privilegiat n care era situat pretins vzuta cetate. Ca i
cum ar fi fost geometru, specialist al compasului, cltorul
indic, n mile, diametrul circumferinei, i perimetrul, uznd
simbolic de cifra apte atunci cnd descrie cele apte inele
concentrice, care e i numrul planetelor. Se sugereaz astfel sanctitatea cetii, ca oglind a perfeciunii cosmosului,
fapt a divinului creator. Astfel perfeciunea celest coboar,
iar proiectele vitruviene snt animate de umanitate, au o
destinaie, fabula capt sens. Te poi duce cu gndul la figura vitruvian a lui Cesare Cesarino, care nscrie n cerc figura zeificat a omului. Doar zidul circular exterior respect
planul cetii lui Francesco Doni, fr dispoziia radiar a
strzilor i alte amnunte, cum se poate vedea din ilustraia
la ediia francez7. Cetatea descris nu e dect imaginea
specular a Ierusalimului ceresc, configurat de un teolog cu
visuri sociale utopice. Imaginaia urbanistic a gnditorului
italian funcioneaz n maniera lui Leonardo, marele desenator de edificii componente ale cetii, cum se va ntmpla i
cu D. Cantemir. Coloane, capiteluri, arcade, cupole, templul
central etc., ca rezumat al artei vitruviene, toate capt aici
o linie ascensional, anagogic, aspirnd spre celest. Totul
strlucete, de la pardoselele ncrustate cu pietre preioase,
pn la candelabrele mbrcate n aur. Exuberana descrierii
atinge aici punctul maxim, pregtind astfel cadrul idealitii
formei de organizare social cu finalitate meliorist. Nu ne
putem lua acum rgazul s analizm modul n care se
reflect ordinea perfect a planului arhitectonic, format din
cercuri concentrice, n structura formelor sociale schiate, la
modul ficiunii, de utopistul italian. Intenia lui ascuns nu e
numai aceea de a contesta realitatea, ci i aceea de a contrazice, tot din inima Italiei, cruzimea concepiei lui
Machiavelli din Principele. Crud, ns inteligent-sintetic i
realist e antiutopia secretarului florentin.
Civitas Solis rmne paradigma literar compus din simblouri arhitecturale semnificative, devenite, nc nainte de
el, loc comun al utopiilor.
Aceleai simboluri i multe altele utilizate de Cantemir n
partea a treia a Istoriei ieroglifice au o semnificaie contrarie,
alctuiesc masca seductoare, fardul ce ascunde realitatea
unei lumi corupte, obiect de satir i nicidecum model de
perfeciune ideal. Noi codificri orienteaz lectura i, n
169

consecin, interpretarea. Suspiciunea se instaleaz fr


ntrziere. Autorul numete locurile i oraele traversate de
personajele alegorice, plecate n cutarea centrului puterii,
cu termeni greceti, precum Epiorchia (jurmnt fals),
Pleonexia (lcomia) sau Epithimia (poft, dorin). Ultima e
chiar denominaia cetii descrise cu exces baroc de detalii.
Cititorul nu ateapt dect ca urmtoarele pagini s confirme
supranumele cetii. Cantemir nu avea vocaie de utopist,
dei decderea rilor romne, asemntoare cu starea
Italiei din vremea lui Campanella, i-ar fi putut stimula evaziunea ntr-o patrie ideal.
Aflat n exil, la Constantinopole, cnd i scria romanul,
principele introducea n manuscris i un desen al Cetii
Epithimiei, un plan care nu seamn cu nici unul dintre cele
cunoscute. Miniatura e plan, i lipsete a treia perspectiv,
de adncime, forma seamn cu o corabie mrginit de ape
i arabescuri florale de gust oriental. Templul cu multiple turnuri, plasat n centru, dac rotunjim toate cupolele, poate s
fi avut ca model edificiul bizantin al Sfintei Sofia. De altfel i
n descrierea reliefului i a zidurilor de aprare snt implicate
elemente arhitecturale ale vechiului Bizan. Dar i sursele
livreti renascentiste snt o certitudine. Nici Orientul apropiat, nici cultura material a rilor romne nu-i ofereau principelui vreun reper, cum avusese Campanella. Imaginaia din
care se nate arhitectura monumental, concretizat n
schie de piramide-templu, obeliscuri, cu statui i lei n vrf,
bazilica circular ornat cu basoreliefuri, case ornamentate
cu hieroglife, ceasuri solare etc., e comparabil i cu inventivitatea, de multe ori aberant, din Visul lui Poliphil8. Soarele
i lumina sunt asociate aurului, ca n filosofia hermetic. Nici
o frumusee nu strlucete gratuit, totul acuz luxuria unei
lumi suferind de boala aurului, cum era atunci mentalitatea
capitalei Imperiului Otoman.
Reveria constructivist a lui Cantemir i relev sensul
cnd ntrzie, cu aceeai minuie, n descrierea templului
lcomiei i a statuii zeiei Pleonaxis (lcomia), zeul acestei
lumi. Simbolismul construciei urbane, de o excesiv perfeciune, intr n contrast violent cu centrul ei ocupat de statuia hidoas a foamei de aur. Statuia mecanic are nfiare
grotesc. Ea capt via atunci cnd n urechea enorm i se
toarn aur. Ea e un simbol al centrului, cu semn negativ.
Cetatea imaginat de Cantemir este, concentric, un centru
al lumii contaminate de boala aurului, numit de el boal
mprteasc, ceea ce spulber orice vis utopic. n semnificaia ei ultim, cetatea Epithimiei nu mai poate fi asimilat
cu Christianopolis. Ea figureaz opusul.
170

Discursul antiutopic al imaginativului principe romn, exilat n inima unui imperiu corupt, intrat n declin, e o provocare aruncat europenilor vistori, amatori de proiecte sociale
egalitare. S-au mai scris i dup 1800 utopii, ca alternativ
la puterea instalat, dar ele erau lipsite de exuberana construciilor arhitecturale, semn clar c n utopiile Renaterii
era mai mult literatur dect ideologie. Drept care, primele
utopii au fost clasate drept fantasmagorie irealizabil 9, citite doar ca idil geometric 10. Ct l privete pe Cantemir,
motivat de context, dar i de faptul c n cultura romn
mentalitatea utopic a funcionat numai n basmul colportat
oral, el nu s-a putut antrena ntr-un discurs utopic optimist.
Contiina imposibilitii realizrii unei organizri sociale perfecte se rscumpr n plcerea proiectului arhitectural gratuit, compus din cuvinte i schiat n desen.

Note

(1) Giambattista Vico, tiina nou, Univers, Bucureti, 1972, p. 57. Ideea este
reluat i n Concluziile crii.
(2) Jean Servier, Histoire de lutopie, Paris, Gallimard, 1967. Multe afirmaii
sunt discutabile, cum, de pild, atunci cnd sunt supralicitate izvoarele kabalistice ale acestui tip de scriere sau cnd se afirm c Tommaso Campanella
nu e un umanist ca Erasmus sau Thomas Morus. Diferena e de la sine
neleas, dat fiind spaiul mental al fiecrei ri. O ncadrare corect a Cetii
Soarelui ntre utopiile Renaterii, n: Raymund Ruyer, Lutopie et les utopies,
P.U.F., Paris, 1950, p. 166. Apartenena acestui text la literatura didactic e
argumentat de Claude G. Dubois, Problmes de lutopie, Paris, Minard,
1968, p. 40.
(3) Thomas Morus, Utopia, Ed. tiinific, Buc., 1958, p. 158.
(4) Thommaso Campanella, Cetatea Soarelui, Ed. tiinific, Buc., 1959,
p.114.
(5) Vitruviu, Despre arhitectur, trad. de G. M. Cantacuzino .a., Ed.
Academiei, Buc., 1964, p.34.
(6) Robert Klein, Lurbanisme utopique de Filarete Andreae, n: Les utopies
la Renassaince, Bruxelles-Paris, 1963, p.217.
(7) Grigore Arbore, Cetatea ideal, Meridiane, Bucureti, 1978, fig. 19. ntre
alte ceti circulare, se reproduce i reconstituirea, n desen, a descrierii
fcute de Campanella, fig. 20.
(8) Francesco Colonna, La Hypnerotomachia di Poliphilo, Venezia, 1545.
(9) Paul Ricoeur, Idologie et utopie, Seuil, Paris, 1997.
(10) Emil Cioran, Istorie i utopie, Humanitas, 1992.

171

ECATERINA HANGANU-TURTUREANU
Universitatea de Medicin i Farmacie
G.T. Popa (Iai)
Frumuseea ngerului Fra Angelico i umanismul
picturii murale postbizantine
n mnstirile din nordul
Moldovei

Motto:
In conspectu angelorum psallam tibi, Domine*
* Sub privirea ngerilor i cnt ie, Doamne (Psalmul 137/138)

A vorbi despre frumusee nseamn a vorbi despre


adevr. Adevrul este unic. Frumuseea, exprimndu-l, este
unic. Dar omul, n nveliul corporal, vede n parte i
exprim n parte, astfel nct i frumuseea, i adevrul uman
sunt faetele diferite, sezisate din perspective diferite, ale
Adevrului i frumuseii unice. Perspectiva fiecruia asupra
adevrului este determinat de experiena proprie, de experiena de grup n sens restrns i n sens larg, de condiiile
mediului fizic, psihic i social i variabilele individuale care
exprim modalitatea particular de adaptare la aceste
condiii. Se poate spune astfel c fiecare faet a adevrului
exprimat corespunde deopotriv istoriei omenirii, istoriei
unui anumit grup ntr-o zon dat i, mai ales, propriei experiene de via. ntorcnd privirea omului asupra lui nsui,
umanismul face posibil reflectarea n art, prin prisma
experienei personale, a istoriei universale i, implicit, a
legturii omului cu Dumnezeu.
S-a spus c, n toate meandrele istoriei, Moldova a
deinut si a pstrat rolul unui David n faa lui Goliat (W.
Nyssen), iar filonul propriei existene s-a afirmat i a fost cu
att mai puternic cu ct mai mari au fost adversitile.
Moldova a cutezat s se msoare i s se impun colosului
otoman; a jucat rol de arbitru n problemele transilvane ale
173

Imperiului Habsburgic i a dovedit o vocaie cu adevrat


european n toate domeniile activitti ei. Romnia nsi
exist datorit Moldovei nu att i nu numai datorit istoriei militare, ct mai ales datorit istoriei artei, fiindc arta, n
ceea ce are specific naional, este singura care face posibil
delimitarea, caracterizarea i aproprierea spaiului prin
nscrierea acestuia pe scara valorilor autentice universale.
Un popor exist datorit sufletului su i este recunoscut n
msura capacitii sale de a-l exprima. Iar expresia cea mai
profund a sufletului este lcaul de cult. Aici, spaiul material devine deopotriv locuina spiritului universal i mijlocul
de acces al omului ctre acesta. Dimensiunile acestui spaiu
nu sunt att de importante, nu numrul de metri cubi impresioneaz, ci msura n care acest spaiu l exprim pe
Dumnezeu i-l poart pe om spre El- adic, proporiile, echilibrul, armonia sa. Bisericile din nordul Moldovei nu sunt de
mari dimensiuni dar armonia proporiilor lor, surprinztoarea lor pictur i mai ales frescele exterioare care ncheag
lumina Creaiei pe corpul unui pmnt unic induc spectatorului deopotriv cunoaterea i experiena participrii continue la viaa divin. Iar mediatori n relaia om-Dumnezeu
sunt ngerii.
La cinci din cele 82 de biserici vechi ale Moldovei s-au
pstrat mai mult sau mai puin complet picturile exterioare:
Humor (1535), Moldovia (1537), Arbore (1541), Vorone
(1547), Sucevia (aprox. 1600). Privindu-le, parcurgem istoria
mistic a vieii universale. Prezena ngerului este constanta
vizibil, deopotriv n faa omului i n faa lui Dumnezeu.
Astfel, pe latura de rsrit a Voroneului, lng Iisus, ngerii
in discul lumii i sceptrul, semn al puterii constante, sigure,
perene. Tcui, nemicai, cu aureola i aripile aurii, reflect
lumina divin pe cerul terestru. Pe latura de miaznoapte
(consacrat prin tradiie reprezentrii Cderii n pcat ), ngerul, de data aceasta otean narmat, i alung pe Adam i
Eva. La Vorone, Adam i Eva sunt reprezentai n grdina
Raiului n veminte princiare hainele harului divin i se
proiecteaz pe lumina alb a divinitii, n timp ce albastrul
cerului terestru i verdele gliei sunt undeva, la picioarele lor.
Micarea ondulatorie a braului cu care duc la gur fructul
oprit reflect inelele arpelui. Momentul urmtor este al divinitii care, sub forma ntreitei lumini, i vede pe cei doi,
aezai, fr veminte, fiindc s-au dezbrcat prin neascultare de harul divin, pe marginea de sus a zonei albastre
cerul terestru. Plecarea spre pmnt este grbit de ngerul narmat, iar micarea braelor sugereaz o scar descen174

dent care ncepe cu braul drept i spada nlat a ngerului, continu cu mna care se sprijin pe umrul lui Adam,
apoi cu Adam, care-i deschide braele i-i sprijin o mn
pe nger, cealalt pe umrul Evei i se sfrete cu deschiderea spre pmnt a ambelor brae ale Evei. Exist ns i
scara invers, n sens ascendent, scara virtuilor, pe care o
contemplm tot pe latura de miaznoapte, acea latura a
Cderii n pcat, dar la mnstirea Sucevia. Este scara
celor 30 de virtui, pe care omul urc, asistat de dou iruri
de ngeri, dar sub ameninarea cderii i posesiunii demonice implicite. ngerul l-a izgonit pe om din Rai i tot ngerul l
ajut s urce. Suverane sunt liberul arbitru i voina. ntreaga
istorie a Moldovei i nu numai pare cuprins n cele dou
secvene.
La Fra Angelico, Izgonirea din Rai este prezent n fiecare reprezentare a Bunei Vestiri, dar ngerul izgonirii fie nu se
vede n ntregime, fie apare undeva, sus, deasupra protoprinilor, ocrotitor i ferm, n vemnt diafan i fr alt
arm dect propriile-i brae. Cel care apare nvemntat este
ngerul Bunei Vestiri. Protoprinii poart veminte de culoarea pielii, n timp ce Sfnta Fecioar poart haina i firea
ngerului i mantia sa violet, a corpului terestru transfigurat
prin ascultare. Aparent, nici o legtur nu se stabilete ntre
Izgonirea din Rai i Buna Vestire, dar lumina divin trece
peste ngerul Izgonirii, peste ngerul Bunei Vestiri i lumineaz faa Sfintei Fecioare. Gestul de adoraie al ngerului
reia gestul de ascultare al Sfintei Fecioare.
Frumuseea ngerului este ascultarea i slujirea. Acestea
confer ngerului veminte de har, acestea o nvemnteaz
n bogia harului pe Sfnta Fecioar. Hainele ngerului
Bunei Vestiri la Fra Angelico sunt asemntoare vemintelor
lui Adam i ale Evei nainte de Cdere i sunt veminte de
pace. Tot veminte de pace sunt i hainele ngerilor care-L
nconjoar pe Iisus la a doua venire, aa cum sunt reprezentai n pridvorul Mnstirii Humor. nsemnul puterii lor este
sceptrul, subire ca o suflare ca suflarea i lumina aureolei
Lui Iisus, deasupra creia sunt reprezentai. Puterea divin
este perfecta armonie, deci pacea vemintele sunt princiare i sunt vemintele pcii. Singura dat cnd ngerul a
mbrcat armura a fost pentru restabilirea armoniei divine.
Frumuseea ngerului nseamn vemntul ascultrii.
Frumuseea ngerului nseamn armonia vieii divine n care
exist el nsui i care, de fapt, l-a creat, iar armonia
nseamn muzica. ngerii lui Fra Angelico sunt reprezentai
adeseori cntnd. La Vorone, cel care cnt este omul care
175

i-a recunoscut i mrturisit pcatul, pe care Dumnezeu l-a


iertat i care s-a rentors astfel n armonia divin regele
David. n fresca Judecii de Apoi, ngerii apar nfurnd
sulul cosmosului vechi, astfel nct s par un cer nou, stau
de paz n spatele apostolilor i, n registrul de jos, cntresc
sufletele morilor i-l apar pe regele David care cnt.
Frumuseea ngerului nseamn cuvntul i tcerea sa.
Fa de om, ngerii vorbesc. Iar atunci cnd tac, exprim
tcerea Lui Dumnezeu, care este plenitudinea iubirii, puterii
i Frumuseii Sale, absolutul de neconceput pentru mintea
uman. Dar unde raiunea nu poate ajunge i ochiul nu
ptrunde, acolo ajunge inima. La Fra Angelico, gestul de
adoraie al ngerului Bunei Vestiri transmite ntreaga iubire a
Lui Dumnezeu, iar pe aripile sale se ordoneaz ochii celui
care-L privete pe Dumnezeu. Aripile ngerilor de pe frescele mnstirilor din N. Moldovei nu au ochi. Dar privirea
atotcuprinztoare a ngerilor este redat n pridvorul
mnstirii Humor altfel: arhanghelul Mihail privete sever,
nainte. Toti ceilali ngeri care nconjoar aureola Lui Iisus
privesc fiecare n alt direcie, mbrtind n supravegherea
lor plin de iubire ntregul univers. Armonia orientrii este
subliniat de sceptrul alb i fin ca o raz, pe care-l in n
mn. Iar ochii lor sunt larg deschii fiindc ngerii sunt
veghetorii omului n drumul lui ctre Iisus. Fie c ochii sunt
pe aripile ngerului, fie c ochii sunt ai nenumrailor ngeri
veghetori, ideea e aceeai: omul nu a fost lsat niciodat
singur ntr-un univers ostil. Integrarea n armonia universal
este o permanenta ascensiune prin puterea iubirii i fiecare
pas este asistat de ngeri dar e o problema de liber arbitru
si de voin. Poate de aceea, exist o deosebire esenial n
modul de percepere al ngerilor de-a lungul timpului ntre noi
i Occident:
* n timp ce noi, lsai singuri n calea tuturor furtunilor istoriei, am cutat sprijinul nendoielnic al Lui Dumnezeu i
mesagerilor Lui, ngerii, pe care I-am reprezentat cu
precdere ca aduli, uneori narmai, dar totdeauna
mbrcai n hainele princiare ale harului,
* n Occident, ncepnd din evul mediu trziu, continund
cu Renaterea i Barocul, chipul ngerului a fost
micorat, edulcorat, infantilizat i alegorizat pn la a
cdea aproape complet n uitare iar rennoirea credinei
n ngeri ncepe relativ recent, cu marii papi ai timpului
nostru Paul al VI-lea, Ioan-Paul I, Ioan-Paul al II-lea.
De fapt, ntr-un timp care tinde s idolatrizeze cosmosul,
ngerii sunt marii necunoscui ai credinei.
176

i cine tie?! Poate c mnstirile din Nordul Moldovei


prezint fresce exterioare de o asemenea frumusee i
bogie spiritual tocmai fiindc, ntr-un timp n care omul
obinuit trebuia s munceasc i s se apere iar vremea de
rugciune era tare scurt, o privire ndreptat spre imaginile
divine avea valoarea rugciunii nsei iar el putea s fac
din viaa sa o oaz de pace, un cnt armonios, o rugciune
continu sub privirea sever a ngerilor Lui Dumnezeu.

177

GHEORGHE MACARIE
Universit A.I. Cuza
(Jassi)
Tra Occidente
e Oriente - una sintesi
rumena:
la chiesa Trei Ierarhi
Il problema del rapporto tra
lOriente e lOccidente, pi esattamente degli influssi che hanno
governato dal punto di vista estetico la chiesa Trei Ierarhi
un capolavoro dellarchitettura medievale rumena, fondata
dal principe Vasile Lupu, nel 1639, a Jassi, la capitale del
principato di Moldavia. Nella sua miracolosa scultura decorativa murale, e nelle arti attinenti lallestimento dellinterno
delledificio (scultura in legno dei mobili liturgici, loreficeria
degli oggetti di culto, i ricami religiosi e i fastosi ritratti ricamati) si integrano nella stessa storia della cultura e della
civilt rumena.
La coesistenza dei due influssi orientale e occidentale
vere dominanti, avr il suo ruolo distinto ed essenziale nel
processo di costituzione della nostra arte autoctona. La loro
presenza e la loro evoluzione sono determinanti nellarte del
periodo compreso tra il Cinquecento e lOttocento, indifferentemente se queste erano delimitabili, coesistendo giustapposte o fondendosi dal punto di vista organico, e preparando future sintesi. il caso dello stile di Brancoveanu del
principato vicino alla Moldavia: la Valacchia.
La realizzazione di una sintesi sugli influssi orientali e
occidentali dellarte rumena fra il Quattrocento e lOttocento
incontra molte volte lostacolo della precariet dei documenti o della ricerca ineguale dei vari settori delle arti visuali. In
gran parte chiaro linflusso orientale nella scultura decorativa che orna gli edifici religiosi della Valacchia allinizio del
Seicento, ma non nella stessa misura stato studiato il doppio messaggio estetico e quello magico-religioso degli ornamenti del miracoloso ricamo in pietra della chiesa Trei Ierarhi
(1639), capolavoro di un sui-generis Barocco autoctono, del
Sud-Est europeo. Anche meno studiato stato il rapporto
tra Oriente e Occidente nella costituzione dellarte rumena di
certi periodi storici.

179

Lo studio di questo rapporto, nel caso della menzionata


fondazione del principe Vasile Lupu (1634-1653), varia
molto, perch non si limita solo allarchitettura della chiesa e
alla scultura decorativa in pietra che la orna integralmente, a
partire dalla base delledificio fino alla cornice e dalle basi
stellate delle torri fino ai loro sotto-grondali; ma include
anche gli ornamenti interni, la scultura in pietra, la pittura, la
scultura in legno dei mobili liturgici, loreficeria e gli splendidi ricami religiosi.
Linflusso dellOriente sullarte occidentale a partire dal
Duecento ha rilevato molte volte che gli impedimenti religiosi e i confini politici o le distanze troppo grandi non limitarono la circolazione delle merci e dei valori dellarte.1
Anche se ne troviamo traccia pi tardi e con una frequenza pi ridotta, gli influssi europei sullarte islamica furono evidenti e non si limitarono solo allOttocento e al
Novecento dellarte dellImpero Ottomano. Una testimonianza particolare dellinflusso dellarte orientale sui valori dellarte autoctona si trova nei paesi del Sud-Ovest europeo.
Fra il Quattrocento e il Cinquecento, la loro graduale
caduta sotto il dominio totale o parziale (i principati rumeni di
Moldavia, Valacchia, Transilvania ovviamente mantennero la
loro autonomia amministrativa) ebbe conseguenze dirette, in
vari modi, sullintensit della configurazione estetica, degli
influssi delle arti orientali.
La situazione del principato di Moldavia situato, dal
punto di vista geografico tra Impero Ottomano, Polonia a
Nord e Transilvania ad Ovest integrato per lo pi nellambito
della cultura occidentale, simboleggia la situazione dellarte
autoctona realizzata allincrocio di coordinate estetiche che
erano molte volte radicalmente opposte. Questa situazione
indica, nellassimilazione degli influssi stranieri, similitudini
ma anche aspetti diversi rispetto agli altri paesi balcanici, e
al principato vicino: la Valacchia. Lanalisi di certi settori dellarte (la ceramica, il ricamo religioso con filo e seta su velluto, la scultura decorativa in pietra) lo provano pienamente.
Gli influssi orientali nellarte moldava hanno una prima
assimilazione fruttuosa nellarchitettura delle chiese di pietra
e nella morfologia delle loro facciate, sin dal Quattrocento.
Le presenze armene nelle decorazioni di ceramica policroma
della chiesa Sf. Treime di Siret, edificio del principe Musatin
realizzato verso lultimo quarto del Quattrocento prototipo
del trilobato che, nel Cinquecento, arriver alle realizzazioni
artistiche delle chiese di Stefano il Grande simboleggiano
una prima tappa degli influssi orientali. Combinate con il
fondo autoctono struttutato largamente sullarte bizantina,
180

saranno assimilate dal punto di vista organico insieme agli


elementi gotici, magistralmente fruttati nel primo stile dellarte rumena, quello dellepoca di Stefano il Grande.
Le arti visuali dellepoca di Vasile Lupu segneranno, nella
prima met del Settecento, una seconda tappa. Senza avere
lintensit degli influssi orientali visibili in tutte le arti visuali, la
presenza degli elementi occidentali non affatto tangenziale. Le grandiose facciate della chiesa Golia (1653 - compiuta nel 1660) sono dovute ad un Rinascimento italiano tardivo
convertito in Barocco. Senza avere lampiezza di qui, gli elementi darte occidentale (gli inquadramenti gotici delle finestre, il grande portale gotico dellingresso dellatrio nel pronao, lelegante linea delle fasce XIX e XXI circondando nello
spirito del Barocco italiano la caratteristica decorazione
(fascia XX), e anche altri aspetti attinenti alla dote degli
oggetti di culto), rilevano, sul piano autoctono, lo stesso dialogo tra lOriente e lOccidente. Gli influssi orientali sullarte
rumena sono stati segnalati e analizzati minutamente da P.B.
Hasdeu, Al. Odobescu, Ghika Budeti, Gh. Bal, seguiti da
Grigore Ionescu, E. Lzrescu, Corina Nicolescu, Ana Maria
Musicescu, Ana Dobjanschi. Unampia sintesi ancora attesa, ma si spera di arrivare ad una analisi delle confluenze dellarte orientale con quella occidentale, nel settore dellarte
autoctona. Dal punto di vista pratico, in questo campo sono
stati dati suggerimenti e sono gi stati stabiliti i percorsi
essenziali nei lavori dellaccademico Razvan Theodorescu.2
Nella scultura decorativa della chiesa Trei Ierarhi, lungo le
ventisei fasce scolpite disposte dallo zoccolo fino alla cornice, ogni fascia circonda la chiesa tutto intorno e si presenta
come un breviario dellornamento orientale rilevando, attraverso i secoli e i millenni, unimpressionante dote simbolicodecorativa, scaglionata cronologicamente dai muri dei grandi palazzi della Persia achea (sec. VI-V a.C.) e, forse, anche
pi lontano, fino allarte decorativa del periodo di apice dellepoca ottomana (Cinquecento e Seicento), periodo in cui
le esperienze di innumerevoli popoli lasciarono la loro eredit
decorativa in una prima grande sintesi dellImpero Bizantino,
assunta poi dai fondatori dellImpero Ottomano.
Provare a identificare letimologia primitiva, il prototipo di
un ornamento nel territorio della sua apparizione , tante
volte, inutile. Un motivo decorativo identificabile nei tessuti
ottomani medievali (tappeti, stoffe di broccato o ceatm,
caffettani o tappeti di Konia, ecc.) si ritrova, senza grandi
modifiche, qualche secolo prima, in Persia, vicina
dellImpero Ottomano. I casi sono tanto frequenti che si
tentati di interpretare larte ottomana come larte di agenti di
181

trasmissione3 della dote artistica di tutti i popoli sottomessi,


cos come fu vista da rinomati storici dellarte musulmana.
Proprio la citt di Istanbul era non solo un celebre mercato di vendita delle merci in cui lOriente incontrava
lOccidente, ma anche un vero porto-franco per i bravi artisti
e gli artigiani di tutto lImpero Ottomano. Per Vasile Lupu la
scelta non era facile. Il suo elitismo sociale era doppiato da
quello del gusto artistico. Dalle poche testimonianze rimaste,
ma soprattutto dalleredit artistica della sua epoca, si notano le esigenze del principe per quanto riguarda gli artisti,
associate alla sua generosa disponibilit nel ricompensarli.
La maggior parte dei motivi artistici presenti ricordano
larte che fornisce sin dallinizio i modelli: quella persiana.
Limpatto dellarte ottomana allepoca di Vasile Lupu si
intravede sia nellarchitettura, sia in tutte le altre arti visuali:
la scultura decorativa in pietra e legno, il ricamo, le illustrazioni dei libri (manoscritti), la ceramica, gli ornamenti interni
(le piastrelle decorative delle pareti, vasellame, ecc.). un
periodo in cui larte ottomana, erede di una vecchia tradizione artistica degli antenati dellAsia Centrale, aveva attraversato le esperienze dei secoli XI-XIII, aveva conosciuto (e fatto
fruttare) una parte degli splendori bizantini ma, soprattutto,
di quelli determinanti per il suo destino artistico: quelli dellarte persiana e araba. unepoca in cui i grandi dignitari
delle corti principesche di Jassi e Bucarest potevano ammirare molte opere a Istanbul e in altre citt dellimpero e potevano ricevere suggerimenti, se non per larchitettura, almeno
per gli ornamenti interni o esterni delle pareti. Ricordiamo, la
Moschea Verde (1392) di Nicea (Iznik), lospedale di Baiazid
I di Brusa, la Moschea Verde (Yekil Turb - 1421) di Brusa,
Cinili Kiosk (1466) il perimetro del palazzo imperiale di
Istanbul, il grande palazzo Topkapi Sarai della capitale dellimpero e, sempre l, le moschee di Suleymaniy (1556) e
di Ahmed I (1609-1616).
Non senza significato il fatto che tra il 1635 e il 1637,
Vasile Lupu restaurava la Corte Principesca di Jassi (decorando per la prima volta le sale consacrate alle grandi cerimonie con cinii ovvero piastrelle-ceramiche di Iznik, Brusa
e Kutahya4, le stesse che usava il sultano, provenienti dalle
stesse manifatture imperiali, per i lavori di restaurazione del
Topkapi Saray). Le ricerche archeologiche compiute a Jassi
negli anni 60 e 70 del secolo scorso hanno confermato
questa situazione.
Uno sguardo generale sullarte della chiesa di Trei Ierarhi
(di cui abbiamo compreso non solo larchitettura e lesterno
reso eccezionale dal ricamo murale in pietra, ma anche tutto
182

linterno con oggetti dargento o di bronzo, mobili liturgici


anche se serbati solo nella memoria dei contemporanei
ricami, icone, affreschi) attesta limportanza dellarte orientale. un influsso profondo, che tocca la maggior parte delle
arti visuali, determinato da persone che nutrono il sentimento del bello. Non a caso, una di queste persone fu proprio il
principe che si distingue per essere non solo un semplice
accomandatario disposto a pagare molto, ma anche un fine
conoscitore, che sa scegliere e imporre il buon gusto.
Poche rispetto agli elementi orientali sono le presenze
artistiche occidentali. La configurazione gotica delle finestre,
la solennit del grande portale gotico di accesso nel pronao,
dei contrafforti, leleganza della linea del bordo floreale delle
fasce che circonda quello della decorazione tortile si aggiunge al raffinato spettacolo della bellezza grazie alla loro ingegnosa integrazione nellambiente soprattutto orientale del
decoro.
Senza tener conto delle origini, gli influssi orientali e occidentali sincontrano sul terreno di un fondo autoctono in cui
la radice bizantina aveva dato molti risultati. Questi influssi si
giustappongono o si riuniscono sotto il segno di una caratteristica dominante la stessa nellOriente ma anche
nellOccidente Settecentesco ovvero laspirazione allo
splendore. In tutti e due i casi sincontrano nella stessa
epoca: quella del Barocco.
Rinunciando allaccezione limitativa del Barocco (quella
della sua comprensione come stato danimo, et di cultura,
permanenza dello spirito umano, compatibile con qualsiasi
cultura, senza tener conto dello spazio, del tempo e del linguaggio artistico usato) possiamo decantare chiaramente le
caratteristiche specifiche allarte dellepoca di Vasile Lupu,
sviluppata in unepoca barocca tipica.
Stiamo parlando, di un principe che lui stesso una personalit barocca, di un Barocco di origine italiana, filtrato da
influssi polacchi come facciata della sua celebre chiesa Golia
(1653), ma anche di un Barocco autoctono, quasi orientale,
levantino (come ha detto Razvan Theodorescu), eccellentemente illustrato dagli ornamenti murali della chiesa di Trei
Ierarhi.
La sua presenza concorda con quello sviluppo dellarte
del Seicento e del primo Settecento, quando al geometrismo
ornamentale, rigido e stancante, preferita una nuova direzione in cui i fiori, quali motivi, hanno piorit assoluta in stoffe e sete, tappeti, piastrelle di ceramica ornamentale, ceramica, ecc. Alla spontaneit e alla disinvoltura associata la
variet e il movimento. Linflusso dellarte cinese, frequente
183

in porcellane, tessuti di seta, ecc., potenzia effettivamente la


fantasia e la delicatezza delle sfumature. Forse, in questo
intervallo, deve essere cercata la prima et di un Barocco
dellarte ottomana, anticipando lepoca dello Stile dei Tulipani nel periodo 1703-1730 o lepoca della sua proclamazione ufficiale da parte degli storici dellarte turca.6
anche il caso delle chiese di Vasile Lupu, Golia o Trei
Ierarhi. In questi due monumenti di arte religiosa incontriamo
il fasto di un Barocco postbizantino di lunga tradizione culturale che incontra, sotto il segno delle stesse aspirazioni e
dimensioni spirituali, il fasto di un Barocco italiano, filtrato da
influssi polacchi. Sono aspetti delimitabili separatamante in
una giustapposizione senza ibridi e notiamo, nella stessa
unit estetica, una rara e impressionante fusione. il fenomeno frequentemente menzionato nelle ricerche dellaccademico Razvan Theodorescu7 e da alcune precedenti osservazioni del poeta-filosofo Lucian Blaga.
E forse nessun monumento darte dello spazio moldavo
del Settecento corrisponde a quel meraviglioso miscuglio di
rinascimento e bizantinismo, di Barocco e orientalismo,
combinato con lo spirito rumeno e con il Cristianesimo8
come la chiesa Trei Ierarhi.
***
Sublime messaggio e testimonianza di uno dei momenti
decisivi della storia e dellarte rumena, la chiesa Trei Ierarhi,
costruita tra il 1637-1639, sorge nella sua particolare e miracolosa bellezza, come unaspirazione, e come un trionfo
dello spirito. Hanno sconfitto il pensiero, sono le celebri
parole di Miron Costin che potrebbero essere ripetute dal
cronista anche per questo edificio tante volte ammirato.
Edificata dopo la costruzione della Corte principesca e
un di numero impressionante di chiese, Trei Ierarhi fu la chiesa pi amata dal voivoda e motivo di ambizioni nascoste. Fu
questa la chiesa da cui dipendevano i suoi grandi piani
segreti, il suo ideale di bellezza con cui super tante volte i
contemporanei. A questo edificio religioso, ornato come
nessunaltro nella capitale della Moldavia, destin, deliberatamente, non solo il ruolo di luogo di culto e di cultura, ma
anche un ruolo, intrinseco alla sua indole e alle sue aspirazioni.
Trei Ierarhi fu infatti monastero che, fra il 1641 e il 1886,
conserv uno dei pi inestimabili vasi dellOrtodossia: Santa
Parascheva di Epivat. Portare qui, il 13 giugno 1641, le reliquie della Santa Parascheva dallimperiale Istanbul, non solo
184

era un atto di fedelt e piet, ma parte di un programma


mirato a trasformare Trei Ierarhi in una chiesa metropolitana,
e la citt di Jassi in una capitale importante.
Questa chiesa fu una culla della religione, ma anche una
sedeche svolgeva un ruolo dominante dellinsegnamento di
Jassi. La chiesa degli insegnanti fu costituita come base
della cultura rumena, e di quella ellenica per oltre due secoli; fu chiesa dei patriarchi in unepoca in cui Lupu diventa il
grande protettore dellOrtodossia, da Jassi a Constantinopoli, Gerusalemme, Antiochia e Alessandria...
Era la prima volta che, come gi avvenuto a Santa Sofia
(la Chiesa delle chiese), a Trei Ierarhi, il 23 marzo 1645,
Paisie, ex-priore del monastero Galata di Jassi, riceve solennemente lo scettro di patriarca di Gerusalemme. Il fatto in s
era simbolico e significativo per il ruolo della chiesa e
dellOrtodossia, e per i piani segreti del principe a cui i
patriarchi di Constantinopoli-Istanbul intonavano osanna
come ai tempi degli imperatori bizantini.

***
La pianta della chiesa quella tradizionale, trilobata, fissata nellarchitettura rumena del Quattrocento e del
Cinquecento. Ledificio tipico per lo studio dellevoluzione
del trilobato delle chiese della Moldavia nellarchitettura del
Settecento. Lapparizione della seconda torre, equilibra lestensione in lunghezza delledificio, con lunificazione dello
spazio liturgico, marcato dalleliminazione del muro divisorio
di una volta tra la navata e il pronao sostituito ora dalle due
salde colonne ottagonali con laumento del numero delle
finestre, col rinunciare allaffresco esterno a favore di un
magnifico ricamo decorativo in pietra, sulla base di altre
soluzioni estetiche. Tra le soluzioni confermate dalla tradizione ininterotta delle costruzioni in pietra, troviamo perpetuate
le vecchie volte chine moldave, e gli elementi prestati dal
Gotico. Il massiccio e solenne portale dingresso nel pronao,
i contrafforti, gli inquadramenti eleganti delle finestre, ricordano il Gotico moldavo adattato. Il risultato la riuscita coesistenza in una bella e riuscita armonia di tutti questi aspetticon il resto dellinsieme dedicato alle decorazioni orientali.
Nel pronao incontriamo, da entrambe le parti, inquadrati
nei muri, eleganti arcosoli che contengono le quattro lapidi
in marmo nero sotto le quali giacciono le ossa dei membri
della famiglia di Vasile Lupu, di Dimitrie Cantemir (portate nel
1935 dalla Russia paese del suo esilio) e quelle del primo
185

principe dei paesi rumeni riuniti Alexandru Ioan Cuza (portate qui nel 1945 dalla chiesa Ruginoasa, gravemente colpita dalla guerra).
Poich gli ornamenti floreali di questi arcosoli il cui tragitto lineare ha chiare analogie con le due fasce (XIX e XXI)
che circondano la decorazione tortile della chiesa sono
copie di modelli distrutti delle lapidi poste dai membri della
famiglia di Vasile Lupu (come ci informa il restauratore Andr
Lecomte du Noy), abbiamo ancora una volta una prova dellinfluenza del Barocco occidentale.
***
Lelemento specifico, ossia la decorazione tortile, di antica origine orientale, autoctonizzata nelle nostre terre al confine fra il Quattrocento e il Cinquecento, terra che gli impone anche un certo simbolo quello della Santa Trinit divide magistralmente le superfici esterne dei muri in due grandi registri, ed presente dappertutto allinterno, delimitando
gli arcosoli delle volte, lintersezione delle pareti, gli angoli,
gli inquadramenti delle porte e si insinua in modo misterioso
nella struttura di volta degli arcosoli.
La fama del monumento legata allaffascinante ricamo
in pietra delle superfici esterne della chiesa, mantenuto, in
maggior parte, dopo il restauro del secolo XIX, che lo ha
riportato alla forma originaria. Non c pezzo del muro che
non sia scolpito. Gli stessi contrafforti, con la loro funzione di
appoggio, non si sottraggono a questo estetismo raffinato.
Seguono magistralmente scolpite sullintero spazio esterno
dei muri, dalla base fino alla gronda i motivi ornamentali
compresi nelle composizioni decorative delle ventisei fasce
che circondano la chiesa. Ricordano ed elaborano, in serie
successive o in insiemi composti, le vecchie sculture in
legno dei nostri scanni dei voivodi, il bordo dei manoscritti
medievali dei monasteri, il magnifico fregio persiano dei vasi
di fiori, le fioriture decorative georgiane, la linea del disegno
floreale di un tardivo Rinascimento italiano, il disco solarefloreale con antichi influssi autoctoni, gli arabeschi delle
moschee dellAsia Minore o il geometrismo raffinato dei
modelli della manica ricamata della camicia della donna moldava.
Al di l del conglomerato estetico e multietnico di origine, orchestrato dal punto di vista composizionale in modo
ammirabile a livello di ogni fascia e dellintera composizione
decorativa murale, la miracolosa dote decorativa della chiesa Trei Ierarhi fornisce limmagine compiuta di un Barocco
186

orientale autoctono, totalmente diverso da quello occidentale ma congenere in essenze e caratteristiche.


Prendendo in considerazione la preminenza dei motivi
decorativi e associando, in modo armonioso e integrale, gli
elementi gotici delle finestre e delle porte, la linea elegante
dei motivi floreali della destra e della sinistra della decorazione tortile sopramenzionata, possiamo dire che siamo testimoni dellunione, in questo spazio decorativo, di due visioni
estetiche apparentemente inconciliabili lOriente e
lOccidente. Le ventisei fasce scolpite che circondano la
chiesa sono realizzate in modo complesso, non solo con la
semplice ripetizione di un motivo decorativo, ma anche con
la sua inserzione in una struttura unitaria, una vera unit estetica. Sono in armonia non solo i motivi decorativi interni, ma
anche le fasce, nellinsieme decorativo generale. Senza
rimanere semplici elementi ornamentali, i motivi scolpiti
includono simboli, significati magici che ricordano lalba
della civilt umana.
Sono testimonianze spirituali che nascondono proprio la
dote mitica degli spazi demografici orientali e del Sud-est
europeo e il carattere universale dellessere umano. Come
nel caso delle testimonianze delle antiche civilt, questi simboli dovrebbero essere decodificati, lorigine dei motivi, e
soprattutto il loro percorso, mostrano un itinerario insolito e
accattivante nellaffascinante civilt dellumanit.
La chiesa Trei Ierarhi, senza essere solo una rappresentazione della nostra architettura medievale del Settecento, si
impone, sin dallinizio, come capolavoro unico.
***
Tipica del Barocco, la preminenza degli ornamenti decorativi ovvia. In una cultura come la nostra, spesso tangente a varie culture dellornamento, la sua presenza sempre
stata considerata un fatto normale, sia nella creazione popolare che nellarte colta sovrapposta, bizantina, mediata
dalla cultura slava del Sud del Danubio. Un ancestrale senso
dellequilibrio ha fatto in modo che, in un classicismo dellarte popolare rumena, la sua presenza e il suo ruolo non
superino certi limiti. Nel Settecento e oltre siamo testimoni di
una vera e propria ipertrofia dellornamento. Nasce un horror
vacui che esclude lo spazio vuoto e senza ornamenti. Mai,
nellarte dei rumeni lornamento aveva conosciuto uno sviluppo maggiore e pi complesso, una tale rivalutazione artistica.
Nei tessuti, nei rilievi esterni in pietra, scolpito su legno o
inciso su metallo, lornamento diventa il luogo comune del187

larte del Settecento rumeno: unarte dilettosa, vicina al


gusto, alla sensibilit e al modo di pensare del tempo.
Acquistando unimportanza mai avuta, lornamento rivela
pienamente le sue virt.
Onnipresenti, le funzioni decorative degli ornamenti
eclissano, fino allo sfumare totale, i valori magico-religiosi,
non potendo per eliminare totalmente la loro semantica.
La misura in cui lornamento coinvolto o applicato alle
piante architettoniche o a qualsiasi oggetto che orna, rileva
un altro aspetto della relazione fra le due entit, fra le quali
pu esistere un stretto legame, ma spesso anche un ovvio
divorzio.
Leffetto artistico dellornamento sulloggetto non affatto unidimensionale. Al di l delladdobbo che abbellisce,
nasce una impercettibile e nascosta, talvolta ovvia, tensione
del decor, un fremito della liberazione vitale, frenando la rigidit ed evitando luniformit del grigio monocromo dei muri
degli edifici. Il movimento diventa cos una delle conseguenze dellampiezza ornamentale oltre che di quella estetica; in
entrambi i casi si rilevano le dimensioni specifiche del
Barocco.
Esagereremmo se riducessimo il ruolo degli ornamenti
alla funzione di modellamento della severit e della rigidit
dei disegni architettonici. In realt, la loro funzione pi
complessa, legata allalba delle arti, a tempi immemorabili
quando il fenomeno artistico era intrinseco a quello magico.
Larte ornamentale forse il primo alfabeto del pensiero
umano che affronta lo spazio9 E, quindi, la semantica ornamentale apre un altro capitolo di studio sulla storia millennaria dei motivi decorativi: quello del loro significato originario
e, dei molti significati ulteriori che lungo i secoli di una lunga
evoluzione si sono aggiunti. la grande avventura, nello spazio e nel tempo, spirituale ed estetico, degli ornamenti.
La magia sacra iniziale, dellornamento-emblema, dellornamento-simbolo si percepisce anche oggicome brivido
estetico. Larte moderna del Novecento ha cercato di recuperare queste dimensioni originarie. Offerto ai piaceri del
senso e dello spirito, lornamento comprende significati
profondi, spesso nascosti, difficile da decifrare. il caso dei
valori ornamentali della chiesa Trei Ierarhi. Gli ornamenti,
numerosi, hanno una diversit di significati, molti racchiusi,
quasi criptati nei rilievi impietriti del vasto spazio murale.
Gli ornamenti della chiesa Trei Ierarhi rappresentano il
superamento delle connessioni magiche degli inizi e la loro
cristallizzazione nel simbolo10, imponendo al visitatore intuito
e investigazione dello spirito. Allo stesso tempo, lornamen188

to pu essere un valore estetico, e un messaggio profondo.


Questa duplice e ambigua realt degli ornamenti in pietra
della chiesa Trei Ierarhi fu notata dal pubblico solo pi tardi.
Il primo fu il professore Sever Muresanu, oltre un secolo fa.
Dal punto di vista della composizione, la decorazione
della chiesa Trei Ierarhi si presenta come un trasferimento su
pietra delle tecniche di certi tessuti, soprattutto dei kilim di
Karaman (Turchia) o da tessuti prodotti nel vasto spazio multinazionale dei piedi del Caucaso.
Un paragone dellinsieme decorativo di Trei Ierarhi con i
tappeti sopramenzionati convincente. La successione delle
fasce di Trei Ierarhi imita la stessa tecnica delle fasce del
kilim di lana a due lati, fasce tessute a lungo o a lato. Gli
esempi riportati da E. Gans Ruedin nella sua monografia11
sono concludenti. Un altro tappeto del Caucaso, citato da
Celal Esad Arseven nel suo famoso libro Lart turc riproduce
in bordo proprio la fascia VII (dei rombi)12. Un altro tappeto
un kilim turkmeno, meno sontuoso, dominato da fasce verticali con motivi decorativi zoomorfi stilizzati ricorda le stesse similitudini13. Le similitudini sono eloquenti anche nel caso
del paragone con kilim rumeno soprattutto quello lavorato
con la tecnica karamani, a rombi. Il trasferimento della tecnica del kilim nella tecnica del ricamo di Trei Ierarhi viene anticipato nelle fasce di pietra della Moschea verde (Ychil
Djami14) di Brusa (1415-1421).
Sbaglieremmo, tutttavia, se ci limitassimo solo allarte
tessile. Le fasce della chiesa Trei Ierarhi sono concepite
verso il 1637 quando alla corte principesca magnificamente restaurata le pareti delle sale di rappresentanza venivano abbellite con piastrelle di Kutahia e Iznik, lubicazione
delle quali, ricordando gli ornamenti interni di Topkap Sarai
(Istanbul)15 e di altre sedi imperiali, offriva numerosi suggerimenti per la disposizione e lalternanza delle fasce delledificio di Vasile Lupu.
La maggior parte dei modelli delle fasce ricorda una certa
configurazione decorativa dellImpero Ottomano della prima
met del Settecento; ma oltre a questa configurazione si
nota larte millennaria dei vari popoli, che un tempo erano
parte dellImpero Bizantino, nel quale avevano portato il loro
patrimonio di valori artistici, e la loro affascinante eredit di
motivi e messaggi.
Fra questi popoli, quello persiano vanta unincontestabile
superiorit artistica. Oltre al modello orientale-ottomano della
fascia decorativa di Trei Ierarhi si intravedono i famosi fregi
dei palazzi della dinastia achemenida dellantica Persia. La
nozione di fascia decorativa o fregio, realizzati in rilievi in pie189

tra o di mattoni smaltati, fu perfettamente illustrata dalla ripetizione del motivo con ruolo decorativo cos come con substrato magico-religioso dalle superficie murali del portale
della dea Isthar di Babilonia. I pannelli di mattoni smaltati, che
decoravano alla fine del secolo VII e nei primi anni del secolo
VI a.C.16 la sala del trono di Nabucodonosor II, offrivano allo
stesso tempo numerosi suggerimenti. I Persiani portarono
larte del fregio (secolo VI a.C.) ad un alto livello di raffinatezza. il caso delle fasce scolpite del baldacchino del trono o
del celebre piazzale di Persopolis o dei fregi di Susa17. Se
politica e impero si scioglieranno o crolleranno in modo spettacolare, il messaggio degli ornamenti sopravviver grazie alla
loro presenza in altri complessi decorativi, in altri paesi e
presso altri popoli apparsi successivamente sul palcoscenico
della storia.
Analizzati con riferimento allambito della scultura decorativa in pietra dellepoca feudale, nei rilievi di Trei Ierarhi
presente una distinta mutazione. Rapportati alla vecchia
scultura decorativa associata allarchitettura, i componimenti decorativi delle fasce sono belli anche da soli, godendo di
una relativa autonomia anche rispetto alla struttura architettonica che adornava; inoltre rispetto alla vecchia ipotesi della
disposizione verticale dei motivi decorativi dei pannelli decorativi (anchessi di origine orientale) della chiesa Dealul
(1499) in Valacchia, le fasce di Trei Ierarhi hanno unaltra logica perch sono disposte a fasce orizzontali, tecnica presente soprattutto nei tessuti orientali (tappeti, coperte, varie
stoffe decorative), nei pannelli murali di piastrelle e ceramiche delle moschee e delle case dei ricchi, negli ornamenti
ceramici o nei frontespizi e nelle cornici dei manoscritti illustrati.
***
Le caratteristiche peculiari della fascia XXV pongono
laccento sul tema del rapporto creativo dellautore o degli
autori del ricamo decorativo in pietra della chiesa Trei Ierarhi.
Certe fasce (III-VIII, ma anche XII, XV, XXIII) lasciano limpressione di qualcosa di gi visto, se non in un viaggio reale
nelle terre orientali, almeno nei viaggi etti sui libri. In altre
fasce e non poche si vede invece lintervento del maestro
coordinatore.
Cos per la fascia dei cosddetti vasi persiani, e per la
fascia XIV della croce vegetale o della fascia X. La composizione della fascia viene realizzata con una tecnica propria
delloreficeria, della lavorazione dei metalli preziosi. il componimento in cui i motivi decorativi seguono lungo due cate190

ne parallele. Su queste catene si alternano i due motivi il


motivo tanga18 e il motivo gul (frequente nei tappeti afgani e
del Turkestan). Ovviamente, non si tratta di unimitazione, ma
di uninterpretazione. Riprendendo la tecnica di realizzazione
di un certo tipo di bracciale, la fascia X (ripresa pi in alto
nella fascia XXII) realizzata tramite lalternanza del motivo
chiaro tanga (8), distinto in certi tappeti orientali, con un
motivo pi complesso in cui domina la linea diritta, ovvero il
motivo gul (sempre dai tappeti orientali), motivo che, in un
approccio pi fastoso, conosciuto come il motivo il gioiello di Maometto. Il motivo realizzato intersecando e sovrapponendo il motivo del rombo orizzontale con gli ancestrali
significati magici (che si vedono nei tessuti orientali) con
quello dellesagono, messo in posizione orizzontale e con le
estremit un po arrotondate (mezzo per addolcire laspetto
angolare rigido e per trasformare langolo acuto in unondeggiante curva).
Si tratta di una delle pi belle e armoniose fasce, in cui la
linearit geometrica si sposa alleleganza e alla fantasia delle
curve, aspetto caratteristico anche di altre fasce. Come in
altri casi, gli elementi vegetali e floreali, e la rotondit discreta degli angoli dellesagono, raffinano il compromesso tra la
linea diritta, con le sue intrinseche rigidit e le linee curve in
un ambiente in cui la discrezione del ritmo si armonizza con
il melos, con la musicalit della canzone. un aspetto che ci
rimanda ad alcuni capolavori dellarchitettura orientale in cui
la scultura decorativa di poco o di grande valore parte
integrante delledificio, portando con s quel sentimento di
musica in pietra elemento specifico e particolare dellintera composizione decorativa dei rilievi in pietra di Trei Ierarhi.
Osservate da vicino, la maggior parte delle fasce hanno
una struttura autonoma, e composizioni indipendenti, i cui
motivi decorativi offrono agli spettatori comuni e ai pi
esperti, la loro doppia ipostasi di elementi distinti, perfettamente identificabili, ma al tempo stesso parte integrante di
un insieme unitario, la cui ragione estetica dipende e si realizza in questo insieme. Gli ornamenti di Trei Ierarhi si ccaratterizzano nel loro insieme unitario e armonioso, prima nella
logica decorativa della fascia come unit composizionale
e poi nella struttura dellintero insieme decorativo kilim.
Non solo le fasce hanno la loro logica estetica interna, ma
anche lintero insieme ornamentale murale che li comprende
si giustifica come accade in qualsiasi tappeto orientale che
propone la sua logica composizionale. Lequilibrio diventa
una legge imprescindibile, legata allampiezza composizionale e decorativa delle pareti-pannelli delledificio.
191

I due grandi pannelli murali, le facciate Nord e Sud della


chiesa (gli altri due, Est e Ovest, sono pi piccoli e interrotti,
il primo da due grandi finestre, il secondo da altre tre, non
pienamente compiuti dal punto di vista decorativo) offrono
allocchio attento la struttura del kilim, e si fermano ad essa.
Delimitando le strisce del kilim, il prof. Sever Muresanu19 ha
distinto, pi di un secolo fa, differenze di stile e tonalit tra le
fasce. Cio le fasce I-VIII (alle quali aggiungeva anche la
fascia XVIII), venivano considerate di origine araba, la maggior parte delle altre (IX-XVII e anche le fasce XIX-XXI) di origine bizantina.
Se trascuriamo i problemi dellorigine degli ornamenti, ,
le fasce possono essere valutate secondo la loro geometria,
diversa per ogni motivo. Vi sono fasce dominate da un geometrismo della linea diritta (fasce III-VIII e XII), altre (la maggior parte di loro) alla linea curva (le fasce I-II, IX-XI, XIII,
XXVIII). Fra queste, le fasce X, XXII, XXIV potrebbero costituire un gruppo misto giacch gli elementi curvi si alternano
e coesistono, in una perfetta complementarit con gli elementi diritti e lineari. Lalternanza fra le due tonalit viene
relizzata a livello della stessa fascia, ma anche a livello dello
spazio fra le fasce, e tutto e tutto riporta allintero kilim sotto
il segno dellequilibrio.
Potremmo soffermarci anche sulla evoluzione delle
forme nella loro successione, sui cambiamenti nellambito
dello stesso motivo o le combinazioni di motivi giustapposti,
sovrapposti o mescolati fino alla perfetta fusione, scoprendo
una vera dinamica delle forme con varie mutazioni e metamorfosi.
Vi movimento, molto movimento, una dimensione questa essenziale del Barocco. Il muro, fermo e composto di
blocchi di pietra della chiesa Trei Ierarhi diventa, dopo esser
coperto nella cassaforma di pietra scolpita, un pannello che
freme grazie ad un attivo movimento interno. Le fasce decorative, integralmente scolpite dalla base fino agli spigoli della
cornice, conoscono un impulso ascensionale, allinizio lento
e moderato, che dalle fasce IX-X diventa sempre pi dinamico, culminando in quellapoteosi dellalbero della vita nella
sua variante iraniana del cosiddetto fregio dei vasi persiani,
motivo con il quale, in modo significativo, inizia dalla base
lapertura delle fasce scolpite nella pietra delleternit.
La bellezza (parola troppo povera per questa realt) dellinsieme decorativo della chiesa Trei Ierarhi sta nella sintesi
tra decoro e magia in cui la musica e la poesia vivono la loro
sincretica e ancestrale comunicazione. Tale bellezza ha origine non solo nellequilibrio delle forme, ma anche in quello dei
192

movimenti. Rivelando il sorprendente cambiamento del


paradigma poetico, Trei Ierarhii ci riporta alla riflessione di
Eminescu, gioiello nascosto tra i manoscritti. Le bellezzemorte sono quelle in proporzione di forme, le bellezze-vive
sono quelle in proporzione di movimenti20.
Valutato dal punto di vista morfologico, il ricamo della
chiesa Trei Ierarhi appartiene, in una classifica di valori ornamentali, allo stile geometrico. un geometrismo rigoroso,
anzi radicale, in cui lessenzializzazione dei motivi decorativi
significa secoli, anzi millenni, di pratica ed esperienze nello
spazio e nel tempo, come esiste un geometrismo incipiente
o in corso di cristallizzazione. il vecchio stile per eccellenza, ma non solo, dei popoli di agricoltori e pastori. Si parlato delluniversalit dello stile ornamentale geometrico, stile
che ha svelato, malgrado le distanze nello spazio e nel
tempo, e oltre le etnie, lunit psicologica e spirituale dellumanit21.
La vitalit dello stile dellornamento geometrico nel
gigantesco continente euroasiatico, e la presenza di motivi
decorativi in varie fasi di geometrizzazione ha determinato,
nella vastit dellarea menzionata, varianti distinte del geometrismo ornamentale, raggruppate secondo i popoli o i
gruppi di popoli. Esiste un geometrismo dei popoli del Nord
e uno dei popoli mediterranei; esiste, in unarea spirituale
carpato-danubiano-pontico, un geometrismo rumeno, cos
come esiste un geometrismo orientale, determinando una
vera koine in cui gli ornamenti in cui si stratificano e si
influenzano in modo reciproco. Troviamo cos gli ornamenti
di numerose etnie, a partire da quelle antiche (Ittiti, Sumeri o
Accadici, i vecchi Persiani) fino a quelle pi recenti (Armeni
o Georgiani, Bizantini, Arabi o Turchi-Osmanli). Larte ottomana stessa trae origine in questo contesto, seguendo in
modo alternante o fondendosi dal punto di vista organico
nello spazio e nelle successioni cronologiche.
Elementi del geometrismo ornamentale sono individuati
dallo storico V. Prvan nella civilt delle trib dei Traci, nello
spazio carpato-danubiano anche prima dei Celti22.
Il geometrismo specifico che si trova nellarte popolare
rumena si pu spiegare attraverso i segni gi anticipati dal
geometrismo ornamentale degli antenati del nostro popolo.
La maggior parte delle ventisei fasce che seguono una
dopo laltra a partire dalla base della chiesa fino alla cornice
scorre dal punto di vista decorativo sotto il segno di un geometrismo generale. Diciamo la maggior parte perch non
tutte le fasce XIX-XX-XI (compresa la decorazione tortile
intrecciata in tre elementi e le due fasce floreali scolpite nel
193

granito nero, supporto allo stile del Barocco italiano) sfuggono al geometrismo specifico e rigoroso dellinsieme.
Il geometrismo di Trei Ierarhi quasi totale. rappresentato dal punto di vista grafico in una straordinaria sintesi da
un artista bravissimo, autore dei cartoni che servirono da
modelli per gli scultori in pietra (i tedeschi delle citt transilvane, vicine alla Moldavia) essi li copiarono rigorosamente
con lo scalpello nella cassaforma nitida, e rivestirono il muro
di pietra. Questo artista era un profondo conoscitore dellampio repertorio dei motivi decorativi orientali, tanto familiare agli artisti di Istanbul che affollavano il mercato in cerca
di lavoro.
Abituato al carattere specifico dellarte decorativa del
vasto perimetro ottomano, questartista deve essere stato
molto pi di un semplice esecutore, se teniamo conto della
composizione originale di tanti motivi decorativi, e del loro
assemblaggio armonioso.
***
Lo studio degli ornamenti occidentali rileva una fase pi
antica: quella degli influssi dello stile Gotico (dagli inquadramenti delle finestre, ai contrafforti, alla configurazione del
grande portale di accesso nel pronao), perfettamente integrato nel decoro murale. La scalpellatura della pietra ha attenuato lenergia e il vigore della volta; la levigatura mira alleleganza ma, soprattutto, allintegrazione delle finestre in un
ambito fastoso, di origine armena, che cambia radicalmente
la configurazione dello stile. Non si tratta di una degenerazione del Gotico, come hanno suggerito alcuni ricercatori,
sconcertati dalle nuove mutazioni, ma di portare il decoro
scolpito verso una nuova fase. Una fase pi nuova che introduce lelemento del Barocco italiano che si intravede nella
linea elegante delle fasce XIX e XXI di granito nero di Dembik
(Polonia).
Lo vedremo anche nel baldacchino con colonnette di
marmo sopra le relique di Santa Paraschiva, oggi sparito. Tra
i santi vasi dellaltare troviamo un bricco di Regensburg e i
candelieri massicci di bronzo davanti allaltare che sono
lavorati nello spirito di un Rinascimento tardivo a Danzig.
Sono influenze che si integrano in modo armonioso nellambiente, senza difficolt e senza drammi di assimilazione. Il
processo stesso, dal punto di vista artistico, dimostra non
solo disponibilit nella ricettivit ma conferma la vocazione
alluniversalit della cultura rumena.
Ma soprattutto la maturit dellarte si evince dalla capa194

cit di realizzare la sintesi. una sintesi a livello di orchestrazione degli elementi di una singola fascia, e di tutte le
fasce nel loro insieme, organizzate nel kilim murale in una
sintesi rumena: tra Oriente e Occidente.

Note

(1) Jurgis Baltrusaitis: Il fantastico medio evo, Casa Editrice Meridiane,


Bucarest, 1975.
(2) Razvan Theodorescu: Civilizatia romnilor ntre medieval si modern (La
civilt dei rumeni tra medievale e moderno), Casa Editrice Meridiane,
Bucarest, vol. I-II.
(3) Gaston Migeon: Manuel dart musulman, Edition August Picard, vol.
I-II, Parigi, 1927, p. 49-50.
(4) Ana Dobjanschi, Victor Simion: Arta epocii lui Vasile Lupu (Larte dellepoca di Vasile Lupu), Casa Editrice Meridiane, Bucarest, 1979, p. 51.
(5) Razvan Theodorescu: op. cit., vol. I, p. 104, 114-117.
(6) Celal Esad Arseven: LArt turc, Publication de la Direction Gnrale de
la Presse, Istanbul, 1939.
(7) Razvan Theodorescu: op. cit., vol. I, p. 104.
(8) Lucian Blaga: Trilogia culturii (La trilogia della cultura), premessa di
Dumitru Ghise, Editura pentru literatura universala, Bucarest, 1969, p. 236.
(9) Henri Faucillon: Viata formelor (La vita delle forme), Casa Editrice
Meridiane, Bucarest, 1977, p. 46.
(10) Heinrich Ltzeler: Drumul spre arta (Il cammino verso larte), Casa
Editrice Meridiane, Bucarest, 1986, vol. I, p. 130.
(11) E. Gans Ruedin: Connaissance du tapis, prface de Jean Gabus,
Office du Livre Editions Vila, Parigi, 1976, p. 82, 110.
(12) Celal Esad Arseven: Lart turc, Publication de la Direction Gnral de
la Presse, Istanbul, 1939, p. 39 (cf. fig. 68, 69).
(13) Idem, fig. 70.
(14) Ibidem, p. 247 (fig. 452).
(15) Ibidem, p. 87 (fig. 159).
(16) Jean Deshayes: Civilizatia vechiului orient (La civilt del vecchio
oriente), Casa Editrice Meridiane, Bucarest, 1976, vol. I, fig. 47b.
(17) Friederich Sarre: Die Kunst des Alten Persien, Bruno Cassirer, Berlin,
1923, p. 12 (pl. 14), p. 20, 38.
(18) E. Gans Ruedin: op. cit.
(19) Sever Muresanu: Biserica Trei Ierarhi n Analele arhitecturei (La
chiesa Trei Ierarhi in Gli annali dellarchitettura), I (1890), p. 101-103.
(20) M. Eminescu: Fragmentarium, Ed. Stiintifica si Enciclopedica,
Bucarest, 1981, p. 375.
(21) N. Dunare: Ornamentica traditionala comparata (Lornamentazione
tradizionale comparata), Casa Editrice Meridiane, Bucarest, 1979, p. 50.
(22) V. Parvan: Getica, Casa editrice Dacia, Bucarest, 1967, p. 42, 49, 5356, 66, 67.

195

Il motivo del sole-floreale mantiene la memoria dellOriente.

La fascia XXII, motivi decorativi,


antiche testimonianze orientali.

196

Dalla base della chiesa partono le 26 fasce


che sintetizzano leredit multimillenaria
dellOriente.

Il glametrismo, costante del dcor orientale.

La chiesa del monastero Golia (1653-1661).

La fascia XXV - il fregio dei vasi persiani.

La chiesa Trei Ierarhi (sud-est).

La chiesa Trei Ierarhi (1639).

197

MIRELA AIOANE
Universit A.I. Cuza
(Jassi)
Dal latino alle lingue romanze.
La genesi dei pronomi
di riverenza nelle lingue
romanze

Lespressione pronominale
della riverenza1 nelle lingue
romanze stata studiata soltanto
parzialmente, sotto diversi aspetti. Le ricerche hanno presentato la riverenza in un certo periodo storico o a un certo
livello socio-culturale.
Esamineremo brevemente lespressione pronominale
della riverenza dal punto di vista filologico, cercando di presentare cronologicamente, mediante il materiale offerto dalle
storie delle lingue romanze, levoluzione delle forme pronominali riverenziali dalle origini fino al XVI secolo e, nel caso
della lingua rumena, fino al XIX secolo.
Il nostro lavoro si iscrive sulla linea aperta nella linguistica romanza da Alessandro Niculescu2, Bruno Migliorini3,
Luca Serianni4, Rafael Lapesa5, Axel Wilhelm6, Ferdinand
Brunot7, Maurice Grevisse8, Ovid Densusianu9 ed Al.
Rosetti10. Cercheremo di sistematizzare il materiale esistente
in un nuova prospettiva diacronica e comparativa, che include anche lo studio del fenomeno linguistico rumeno e il tentativo di incorporarlo nel sistema pronominale riverenziale
romanzo.
Le forme riverenziali latine sono scomparse insieme alle
circostanze socio-culturali che le avevano generate; noto
che non esiste una continuit tra i procedimenti latini e quelli romanzi nellespressione della riverenza. Il latino si serviva
sempre del tu, qualunque fosse il livello dellinterlocutore e
persino quando ci si rivolgeva a una folla: Iuppiter, audi,
pater patrate populi Albani, audi, tu, populus Albanus...11
Le lingue romanze hanno esclusivamente ereditato dal

199

latino la seconda persona singolare e, in et imperiale, si


diffuso il vos di rispetto che, per, non si continuato nelle
lingue romanze che avrebbero ricreato, autonomamente, un
sistema oppositivo tu/voi. A partire dallXI e dal XII secolo, le
forme dellespressione riverenziale furono introdotte, secondo la cultura religiosa e laica medievale, insieme allorganizzazione gerarchica della chiesa e dello stato. Lo studio delle
forme riverenziali del latino diplomatico e delle charte (atti
giuridici nel medioevo) che potrebbero costituire i procedimenti primitivi romanzi dellespressione riverenziale, ha una
grande importanza. I moduli delle lettere ufficiali, diplomatiche del tempo testimoniano che in quel periodo della Curia
pontificia e delle corti imperiali, il processo dellintroduzione
dei procedimenti cortesi latini era in piena evoluzione. Il
carattere protocolare dello stile amministrativo rende pi rara
la presenza dei pronomi personali della prima o della seconda persona singolare; il paradigma pronominaleera completato da pronomi personali a connotazione enfatica e riverenziale, vos, o da sintagmi protocollari, formati da sostantivi
astratti accompagnati da aggettivi possessivi: voster, suus,
che fanno parte della categoria del pronome riverenziale. I
fattori extralinguistici erano molto importanti nellinterpretazione semantica dei termini usati per rivolgersi a qualcuno;
cos lo statuto politico o sociale degli interlocutori era il
migliore selettore. Nei documenti ufficiali le formule appaiono eccessivamente protocollari; comprendono un termine
generico seguito da un aggettivo e dal nome del destinatario, poi dai titoli e dalle presupposte qualit dellinterlocutore. Tra i secoli V e IX si usavano documenti amministrativi che
Cassiodor, cancelliere ai tempi dellimperatore Teodosio,
aveva raccolto nel volume Variae12. Nella raccolta Variae si
possono incontrare formule usuali quali: limperatore era
dominus, i cortigiani, comites; gli aggettivi al grado superlativo assoluto riferiti allimperatore erano: gloriosissimus,
serenissimus, christinissimus, e i cortigiani venivano chiamati, secondo la loro condizione gerarchica: illustris, spectabilis, perfectissimus, clarissimus. Nella categoria delle espressioni riverenziali appaiono gli appellativi: vestra maiestas,
vestra pietas, rivolti allimperatore e le persone del suo
200

ambiente erano chiamate: vestra excellentia, vestra magnificentia, vestra spectabilitas, vestra eminentia; I dignitari
ecclesiastici ricevevano i seguenti titoli: vestra beatitudo,
vestra sanctitas, riverentia, apostolica auctorias vestra,
indulgentia vestra. Sullindirizzo dei documenti amministrativi ufficiali si utilizzavano forme pronominali al plurale: vos e
nos. I documenti diplomatici medievali amplificano il numero di questi sintagmi, formati da sostantivi femminili astratti al
singolare o al plurale, accompagnati dagli aggettivi vestra|
vestrae, sua| suae.
Fino al IX secolo, sono indicati nei formulari speciali, termini come pietas, serenitas, sanctitas vestra, rivolti al Papa,
o excellentia vestra, alle varie autorit.
Questi sintagmi venivano molto pi frequentemente usati
che il pronome personale vos, quale plurale maiestatis, lequivalente del pronome di cortesia nelle lingue romanze.
Possiamo affermare che in latino il pronome di riverenza
una creazione morfologica e stilistica tardiva e proviene, da
un lato, da sintagmi ufficiali occorrenti nello stile giuridicoamministrativo della corte imperiale romana e dallaltro lato,
dalla trasformazione, dalla conversione dei significati di pluralit o di deferenza di alcuni pronomi personali, in riverenza.
La differenza sta non soltanto nella loro sostanza semantica,
ma anche nei tipi di relazione connesse ai morfemi di persona e di numero del verbo. Nei documenti diplomatici medievali frequente luso della terza persona singolare o plurale
del verbo: Sciunt Vestre Egregietates ac circumspecciones13.
Nelluso dei sintagmi riverenziali si pu stabilire una
distinzione tra la riverenza semplice, espressa dalluso degli
aggettivi possessivi vestra-vestrae, seguiti da sostantivi
astratti e la riverenza marcata, espressa dalluso dei possessivi sua-suae, accompagnati da sostantivi astratti femminili.
La maniera in cui si sono formati i pronomi personali di
riverenza nelle lingue romanze non riguarda la realt linguistica o letteraria del tempo, perch, i primi testi romanzi presentano esclusivamente forme pronominali per la seconda
persona singolare. Nei primi testi romanzi appariva soltanto
la seconda persona singolare e questo fatto dimostra anco201

ra una volta la discontinuit del fenomeno riverenziale dal


latino alle lingue romanze. Unaltra prova offerta dallassenza di qualsiasi forma riverenziale in alcune zone della
Romania, negli Abruzzi, in Sicilia e nella Romania balcanica,
fenomeno che dur fino ai tempi recenti. La pi antica
modalit dellespressione della cortesia, che in forme ed
epoche diverse si manifestata nellintera Romania, stata
lopposizione di pluralit. In tutte le lingue romanze occidentali, luso della seconda persona plurale stato trasmesso
per via culturale. Al principio, cera stato luso della prima
persona plurale, il plurale meiestatico, invece della prima
singolare.
Lorigine di questo procedimento risale allepoca degli
imperatori romani. Dopo il regno di Diocleziano (284-305),
limpero romano fu diviso tra pi imperatori. Luso del noi
maiestatico, imitato poi dalle autorit amministrative ed
ecclesiastiche, pass nel linguaggio ufficiale dei sovrani.
Luso del pronome vos al singolare era una specie di risposta a questa implicita pluralit e, anche, alla necessit di utilizzare, in determinate circostanze, una forma diversa da
quella comune, ordinaria. Un imperatore una pluralit
anche perch egli il rappresentante del suo popolo e la
pluralit pu essere considerata la metafora del potere. Il
superiore si rivolge con il pronome tu e riceve vos. Ci sono
molte basi del potere: la forza fisica, il sesso, una funzione
ecclesiastica importante, un grado militare, un certo ruolo in
famiglia che hanno attirato luso del sistema pronominale
oppositivo tu-vos. Nel medioevo, i nobili si rivolgevano al
popolo minuto con il tu, ma ricevevano come risposta il vos.
In famiglia, indifferentemente dal livello sociale, i genitori si
rivolgevano ai figli con il pronome tu, ma ricevevano il pronome della seconda persona plurale.
Siamo daccordo con Ferdinand Brunot14 che ritiene che
la seconda persona plurale provenisse probabilmente dalla
maniera in cui ci si rivolgeva agli imperatori che erano due.
Bruno Migliorini15 rafforza questa idea, affermando che il plurale allocutivo maiestas vestra era stato ricalcato sul plurale
maiestatico maiestas nostra. La formula, allinizio rivolta ad
un numero ristretto di persone, divent banale e si estese la202

bitudine di dire voi, invece di dare del tu come in latino.


In tutte le lingue romanze il plurale allocutivo riverenziale
stato trasmesso per via culturale al livello della lingua scritta convenzionale. Il contesto socio-culturale diverso in cui si
sono formate le lingue romanze spiega le differenze esistenti tra i pronomi personali riverenziali romanzi. Questi pronomi provengono sia da formule allocutive protocollari, sia
sono la conseguenza della trasformazione dei pronomi personali che indicano la lontananza dal locutore o la pluralit
degli interlocutori.
Alessandro Niculescu16 riferisce che, fino al XI secolo,
non si incontrano nei testi attestazioni delluso della seconda persona plurale, quando nel testo La Vie de Saint Alexis
compaiono le prime forme riverenziali. Si nota, per, lalternanza libera delle forme della seconda persona singolare e
plurale. Nel francese antico nessuna regola stabiliva luso del
pronome tu o vous. A volte, appare il verbo al plurale o al singolare. Ferdinand Brunot17, invece, sostiene che sin dalle origini la lingua francese avesse usato il pronome vous. Egli
esemplifica con i testi in versi les chansons de geste, (per
esempio, Rolland della Chanson de Roland si rivolge alla
sua spada con vus: ne vus ait hum ei facet cuardie - O,
Durandal, ma bonne, vous futes a la male heure, e, invece,
si rivolge alla divinit usando il tu: Vrai Pre, prserve mon
me de tout pril). Niculescu considera che le prime attestazioni della seconda persona plurale compaiono nel XII
secolo, nei componimenti poetici di Rambaldo di Vaqueiras
(Contrasto bilingue e Discorso plurilingue) in cui si potrebbe
presupporre linfluenza provenzale. Pi tardi, nel XIII secolo,
luso della seconda persona plurale, in italiano, si manifesta
chiaramente (nelle poesie dei poeti della Scuola Siciliana,
per esempio). il secolo che introduce nuovi concetti sociali, il periodo del medioevo cavalleresco. Termini come: vestra
gracia, pietas vestra, toa solicitudine erano usati quali invocazioni religiose.
Lopposizione tu/noi compare nei versi di Rustico di
Filippo in un dialogo tra una donna e il suo adoratore, in cui,
lei si rivolge alluomo con tu e riceve il voi. Si pu presupporre, con A. Niculescu, che, alla fine del XIII secolo, luso
203

del plurale riverenziale sia un fatto acquisito dal sistema allocutivo italiano. Sembra che, in quel periodo, il tu si usasse
per rivolgersi ai re pagani, ai turchi. Voi si dicevano tra di loro
i cosiddetti majores, sia laici che ecclesiastici, i cappellani
rivolgendosi al vescovo, o, a volte, gli amici appartenenti alle
categorie sociali alte.
Un fenomeno che conferma linstabilit dei sistemi riverenziali nelle lingue romanze loccorrenza, nello stesso contesto, dei pronomi tu e voi.
Nei primi testi in italiano18, tu e voi hanno posizioni contestuali che spiegano alcune differenze semantiche. Nelle
poesie della Scuola Siciliana (Giacomo da Lentini, Federico
II, Pier delle Vigne) luso dei pronomi allocutivi dimostra lappartenenza a contesti allocutivi diversi; quando si impone un
atteggiamento cerimonioso o distante, compare il pronome
voi, mentre, il tu usato nelle strutture allocutive familiari (penzando pur di voi, madonna mia, o intendi, bella,
quel che ti dico io - Contrasto di Ciclo dAlcamo).
Nel Trecento, la struttura binaria dellespressione pronominale della riverenza diventa stabile. Lidea del ritorno alle
forme e ai procedimenti latini allocutivi preoccup molto i
letterati del tempo. Nel Decamerone di Boccaccio, voi la
forma pronominale per rivolgersi al Papa o tra persone femminili o maschili appartenenti alle stesse categorie sociali.
Scrive, invece, al Petrarca, in latino, usando il pronome tu.
Nella Commedia, Dante usa abitualmente il tu, invece, il voi
viene rivolto a persone per cui mostra il massimo rispetto
(Siete voi, qui, ser Brunetto?, Inferno, XV, 30). Nello stesso
modo, Dante usa sempre tu rivolgendosi ai demoni e poi, nel
Paradiso, a Beatrice morta. Petrarca usa voi con Laura viva
(Che i be vostr occhi, donna..., Sonetto 3) e, dopo la sua
morte usa tu (Ma, tu, ben nata, che dal ciel mi chiami,
Sonetto 280).
Voi pu essere considerato una modalit adulatoria e
alcune personalit del tempo si sono ribellate contro luso
della seconda persona plurale, insistendo sul fatto che n
Cesare, n Augusto sarebbero stati i suoi iniziatori e forse
luso della seconda persona sarebbe stato mantenuto perch ai grandi piace ci che irrazionale e corrotto19 .
204

Il XIV secolo italiano anche quello della cortesia, concetto enormemente utilizzato nella poesia damore provenzale, lamour courtois. La cortesia si aggiunge alla grazia,
alla gentilezza, alla gioia, indicando una maniera galante di
parlare e di venerare una persona.
La cortesia una libera magnificenza, diceva
Francesco da Barberino in un manuale del XIV secolo, Del
reggimento e costume di donna.20 Questa magnificenza
riporta alla fine del secolo gli allocutivi astratti, cio sostantivi astratti che significano qualit attribuite allinterlocutore. Il
pi importante era signoria, formula basata sul concetto di
dominare, di possedere. Questo titolo si adoperava soltanto
nel rivolgersi a personaggi che rappresentavano il potere.
Signoria compare pi spesso nella corrispondenza cerimoniale, per esempio in una lettera, Esterolo Visconti si rivolge
al duca Francesco Sforza con questo allocutivo: La illustrissima Signoria me scrive.21
Accanto agli allocutivi astratti, il rivolgersi con voi in
pieno vigore nel XV secolo. Si potrebbe dire che luso cortigiano tende a generalizzare il riferimento alla forma astratta,
mentre luso letterario si sforza di tenere vivo il voi. In quanto allinfluenza spagnola, essa stata da alcuni esagerata e
da altri negata. Bruno Migliorini considera che, quando si
preferiva una forma allocutiva del tipo di Vostra Signoria,
rivolta a un Signore a cui questo titolo veramente, spettava,
linfluenza spagnola dubbia e limitata. Per, le regioni in cui
lusanza di dare del Signore , nel Cinquecento, pi diffusa,
sono quelle soggette alla Spagna, cio Napoli e la
Lombardia.
Nella seconda met del Cinquecento luso si cristallizza e
accanto a Vostra Signoria appare la forma pi rapida di
Vossignoria. Il momento pi difficile costituito dal passaggio dalla forma diretta a quella indiretta, luso della terza persona, nellespressione della riverenza. Lespansione del pronome della terza persona si diffuse in Spagna nella seconda
met del XV secolo e poi in Italia, tramite le corti. Di consequenza, questa maniera di parlare era in rapporto diretto con
il cerimoniale spagnolo e non si pu negare una certa
influenza spagnola. Molti letteratti del tempo consideravano
205

gli spagnoli molto pi modesti degli italiani e cos, non avrebbero potuto diffondere loro, in Italia, lallocutivo Signoria:
Onde chi dice che Spagnoli habbiano seminanti per tutti i
campi dItalia il nome di Signoria, ben dimostra di non aver
vista Spagna, n i suoi modestissimi costumi, diceva G.M.
Alessandri22.
Londata di cerimoniosit spagnola ha prodotto lespansione del Lei, ma lorigine della forma e il modo in cui si cristallizza sono in gran parte italiani. Il XVI secolo porta nellevoluzione del sistema pronominale riverenziale la pronominalizzazione degli allocutivi astratti, Signoria, Magnificenza,
Eccellenza per mezzo del dimostrativo femminile quella o del
pronome personale femminile ella o essa che non erano,
per, di uso colloquiale.
Un altro tipo di pronominalizzazione appare alla fine del
Cinquecento e rappresenta la consequenza delluso frequente delle formule nominali astratte, soprattuto Vostra
Signoria. Questa forma viene alterata e diventa un vero pronome allocutivo, del quale ci sono rimaste fino ad oggi
varianti dialettali: Vossgnuria (piemontese) e vussioria, vossuria (veneto). Questa alterazione vossignoria appartiene al
Seicento. Il Settecento il secolo della diffusione generale
del procedimento riverenziale indiretto.
Il Bembo mostra nelle Prose della volgar lingua che il
pronome allocutivo Lei era gi stabile nelluso comune. Le
forme ella, essa, quella erano spesso riprese anaforicamente dal pronome Ley (lei), a causa delluso, sempre pi frequente, dei pronomi obliqui come soggetti.
Il generalizzarsi di questa forma riverenziale durato fino
ai primi decenni dellOttocento. Nella seconda edizione dei
Promessi sposi, Manzoni sostituisce ella con lei nel 1840.
R. Lapesa nella sua Historia de la lingua espagnola
mostra che, fino al XVI secolo, tu costituiva in spagnolo un
allocutivo rivolto ad un inferiore o si usava tra eguali intimi, e
vos in altri casi. Nel XVI secolo si generalizza luso della terza
persona singolare. Accanto al solenne Vuestra Seoria e alla
sua riduzione fonetica Usia appare un pi comune uso allocutivo Vuestra Merced; merced un termine politico, modesto, usato con i cavallieri e i popolani, che, per riduzione
206

fonetica, diventa Vuesa Merced, poi Vuesarced, Vuesanced,


Voac , Vuc , Vuced, Vusted, Vosted e poi Usted, essendo un
vero pronome reverenziale della terza persona singolare. La
nascita di questo pronome dimostra e segna il deprezzamento dei titoli riverenziali.
In quanto al francese, negli ultimi decenni del
Quattrocento e nei primi del Cinquecento luso delle terze
persone molto pi vivo nello stile cerimonioso . Non si pu
dire che in francese ancora vivo luso della terza persona e
che si esteso nel linguaggio colloquiale. rimasto soltanto in uno stile cerimonioso: Sa Majest , Monsieur
LAmbassadeur, Monsieur Le Ministre, costruiti con la terza
persona singolare del verbo, che non mai possibile nel
caso vocativo, situazione simile anche in rumeno. In questo
caso laccordo si far alla seconda persona plurale.
In portoghese, il primo pronome riverenziale attestato
vos, usato tra i re portoghesi negli anni 1331-1490. Il secondo pronome vossa merc, apparso sotto linfluenza spagnola, tra il XII e il XIV secolo, nel periodo arcaico, trasformato poi foneticamente in vossemerc, forma ricalcata sullo
spagnolo Vuestra Mercede e poi in vossemec, vomec, e
voc.
Voc diventato pronome della terza persona e oggi
sostituisce completamente la seconda persona singolare, tu,
nel portoghese parlato in Brasile. Vocs, seguito da verbo
alla terza persona plurale diventato il plurale di tu, al posto
di vos scomparso, conservato soltanto nel linguaggio arcaico. Il portoghese parlato nel Portogallo presenta anche le
forme familiari seguenti: vossemc, una forma pronominale
ritenuta pi cortese di voc e apparsa nel 1903 vomec,
momec, mec.
Unaltra forma astratta era, a partire dal 1442, Vossa
Senhoria, questa considerata di influenza italiana, per, poi
Vossa Excellncia, trasformata foneticamente prima in vossncia, ha portato a voc. Allo spagnolo usted e allitaliano
Lei corrispondono oggi in portoghese i pronomi O Senhor, A
Senhora, A Menina, per il singolare e Os Senhores, As
Senhoras, As Meninas per il plurale, seguiti dalla terza persona singolare e plurale. Il pronome vos utilizzato soltanto
207

nel rivolgersi alla divinit, nelle preghiere.


Il rumeno, come pure il dalmata, essendo state lingue
parlate da persone semplici, non conoscevano il pluralis
reverentiae. Il rumeno arrivato al plurale riverenziale molto
pi tardi, tramite influenze culturali. praticamente una conseguenza dellinfluenza francese, che si era fortemente
manifestata nel XVIII e nel XIX secolo.
Nel XVIII secolo, accanto allinfluenza francese, anche
altre lingue, il greco moderno e il russo hanno contribuito
allapparizione dei pronomi riverenziali, perch la maniera di
rivolgersi a qualcuno si realizza sempre con laiuto del plurale. Nel sistema pronominale rumeno questi pronomi sono gli
ultimi a manifestarsi e, allinizio, avevano forme incerte.
Nel XVI secolo appaiono nei proemi: domnia lui, mria
lui.
O. Densusianu, nella Storia della lingua rumena24, elenca
tutti i pronomi di riverenza incontrati in vari documenti, tra cui
citiamo: domneata, domneta, domiata, domnia-voastr,
dumiile voastre, domniia sa, domnisale, domnesa, domnii
sale, dumisale ecc.
Nel XVIII secolo, i pronomi riverenziali diventano frequenti anche nei testi religiosi. Nella Cazania, libro di prediche, di
Varlaam si incontrano le forme: maria sa, svenia sa, ecc.
Il pronome riverenziale in rumeno si formato nella stessa maniera in cui si sono formati i pronomi spagnoli e portoghesi; ha alla base, nella radice un sostantivo, in rumeno,
domnie, articolato, a cui si aggiungono i pronomi personali
lui, ei o i possessivi su, sa, ta, noastr, ecc.
Per poter parlare di veri e propri pronomi riverenziali dobbiamo arrivare al XIX secolo. La forma dumneavoastr,
seguita dalla seconda persona plurale del verbo, allorigine
un plurale, diventa allinizio del XIX secolo una forma pronominale di cortesia rivolta a una sola persona. Linfluenza francese indubbia. Questa forma si diffusa per via culturale.
In rumeno non esiste il procedimento indiretto nel rivolgersi a una persona, come in italiano, in spagnolo o in portughese. La forma dumneata che indica un grando medio di
riverenza non unapparizione singolare sul territorio romano. Negli Abruzzi, in Italia, per esempio, c anche la forma
208

dialettale ssignir, seguita dal verbo alla seconda persona


singolare. Il rumeno la sola lingua romanza che, al livello
standard, ha conservato un termine medio non enfatico e ha
sviluppato nuovi valori riverenziali familiari e popolari: mata,
mtlu, poi altre sfumature di familiarit, usate regionalmente: tlic, mneata, ecc.
Riteniamo, insieme ad A. Niculescu, che lesistenza di
queste forme rappresenti unaltra prova della resistenza del
rumeno di fronte alle forme colte e complicate e del carattere rustico della Romania orientale.
Quindi, la presenza di un terzo termine del paradigma tu
- dumneata - dumneavoastr simile al portoghese tu voce - o senhor; in rumeno, per, c anche un altro pronome della terza persona singolare o plurale, usato nei casi in
cui si parla cortesemente di unaltra persona (dumnealui,
dumneaei, dumnealor). Oggi queste forme pronominali
appartengono allo stile cerimonioso o ironico.
Unaltra innovazione del rumeno luso del pronome dnsul riverenziale. Esso appare per la prima volta nel XVI secolo . O. Densusianu e Al. Rosetti considerano che questo pronome si sia formato sul territorio rumeno dalla preposizione
de+nsu e questa lipotesi accettata contro la quale si
schiera I. Iordan che, invece, lo credeva derivato dal latino
de+ipsu.
Dnsul uninnovazione regionale, apparsa prima in
Maramure, poi in Transilvania e Moldavia; il suo uso si poi
esteso in tutta la Romania.
Anche oggi, nel linguaggio colloquiale, dnsul ha conservato la sfumatura cortese, anche se le grammatiche lo considerano solo un pronome personale.
Si pu concludere con losservare che il francese stata
la prima lingua romanza ad aver reso definitivo il suo sistema
pronominale riverenziale, valido tuttora mentre il rumeno, ci
arrivato per ultimo e, come si visto, le sue forme sono le
pi complicate e le pi numerose.

209

LUIGIA-AMELIA BERTIG TOADER


Costanza
(Romania)
La componente italiana
della civilizzazione
nella provincia
di Dobrugia (Romania)
Come fluiscono le acque
verso il Danubio e il Mare, cos
afflu anche la gente.
(C.Brtescu)
Nel contesto dei convegni sullUmanesimo Latino, progetto programmatico della Fondazione Cassamarca, ricordo
una relazione del Prof. Arduino Agnelli dellUniversit di
Trieste, che faceva unanalisi critica della civilt romana al
fine di scoprire, oltre al campo politico, istituzionale e
costituzionale in cui (i Romani) avevano trovato leccellenza
che rimane pi limitato e pi storicamente circoscritto,
anche le valenze di questa latinit destinata a perdurare in
coloro che hanno espresso una cultura che nella matrice
latina ha riconosciuto la propria origine. Il Prof. Agnelli giudicava estremamente positiva lapertura alle altre culture,
che si manifesta nel genio giuridico dei Romani i quali seppero riconoscere il diritto delle genti insediate nei territori su
cui estendevano il loro potere e il pi grande risultato di
questa apertura latina e che si realizza allestremo Est della
penisola balcanica, la fusione tra i Daci e i Romani che
sopravvive ancora oggi nella nazione rumena.
La Dobrugia, estremo Est della penisola balcanica,
quindi la culla del popolo rumeno, tesi sostenuta da molti
storici rumeni. Conquistata quasi cento anni prima della
Dacia e rimasta nei confini dellImpero Romano molto dopo
lufficiale ritirata di Aureliano, essa sub un processo di romanizzazione cos completo e profondo da poter acquisire una
tradizione romana che continu anche sotto il lungo, anche
se intermittente, dominio dei Bizantini e, cosa pi straordinaria ancora, le permise, dopo quattro secoli di disastroso
governo ottomano, alla fine dei quale era diventata una provincia, che sembrava persa per la civilt 1, di rinascere e di
riaffermare la sua latinit latente, conservata in quanto si era
aperta e aveva assorbito ogni tipo di cultura presente in uno

211

spazio cos ridotto e con un mosaico etnografico da sembrare una Torre di Babele 2 delle nazioni in cui gli italiani
ebbero un ruolo importante.
Per la sua posizione geografica, allincrocio delle grandi
vie di commercio e di spostamento delle genti, la Dobrugia
la prima tra le provincie rumene che entr nel lume della
storia 3. Se da un lato questa caratteristica caus i suoi
danni in quanto non propizia allo sviluppo di uneconomia di
produzione come nellentroterra europeo, daltro lato ne
trasse benefici considerevoli non solo legati ai ricavi dai servizi di dogana, ma soprattutto come ricchezza generale,
come influsso culturale, come valore politico 4, esteso alle
altre provincie rumene, la Moldavia e la Valacchia, determinanti per la loro configurazione come Stati nei sec. XIV e XV.
La storia del nostro commercio diceva Nicolae Iorga
una condizione necessaria per capire sotto tutti gli aspetti,
nella sua origine come nello sviluppo, la storia del nostro
popolo. Levoluzione economica fu favorita dallattivit
commerciale nel Mar Nero promossa dai genovesi che,
prendendo in loro possesso i porti alle foci del Danubio e al
Mare, promossero in una maniera sconosciuta prima 5, lesportazione di grano e altri prodotti di cui lItalia soverchiata di citt ne aveva bisogno sempre e in gran quantit 6.
Con il contributo dato alla Prima crociata, Genova fond
il suo impero coloniale dOriente. I primi insediamenti dei
genovesi a Constantinopoli risalgono al 1160, ma Bisanzio
permise alle navi genovesi di entrare nel Mar Nero solo un
secolo pi tardi, con il Trattato di Nymohaion (1261).
Secondo il Trattato il pretendente alla corona bizantina, limperatore Michele VIII Paleologo, otteneva laiuto di Genova
e i genovesi, in cambio, il predominio commerciale, ci che
fece comparire intorno al Mar Nero una serie di fiorenti
colonie genovesi, autonome o soggette ai signori e principi
locali, transformandolo per molto tempo da un Mare Maius
o Mar Maggiore, come era conosciuto in Italia, in un lago
genovese.
Le colonie genovesi erano vere e proprie roccaforti con
una capacit di difesa che poteva resistere ad ogni assalto,
anche da parte degli imperatori bizantini con i quali trattavano da pari a pari; avevano i propri governatori (podest) o
consoli eletti per un anno, nominavano i capitani e i cassieri
(massari) che tenevano i conti e gestivano gli affari della
colonia. Ogni colonia aveva la concessione di un quartiere
per le abitazioni e i magazzini, il privilegio della giurisdizione
propria ai consolati in materia civile, commerciale e correzionale. La loggia era labitazione del console, ma anche il
212

centro politico, commerciale e giuridico. Il potere commerciale e politico dei genovesi si estendeva da Pera a
Sevastopoli, dal Bosforo al Caucaso, ma linfluenza commerciale e culturale superava di molto le frontiere del dominio politico. Insediati alle foci del Danubio e padroni dei principali porti del Mar Nero, i genovesi avevano rapporti con i
piccoli stati litoranei e con molti stati dellinterno. Nel 1392 i
genovesi di Pera mandavano dei messaggeri dal re
dUngheria e dal Signor Principe della Valacchia; negozianti come Giuliano di Finario e Giovanni Daniele si trovavano in Valacchia; cerano seri contatti con i polacchi, ma
ancor pi saldi con i paesi rumeni, soprattutto con la
Moldavia in quanto i genovesi dimoravano a Suceava e i
rumeni soggiornano a Caffa e Pera. Le citt genovesi e
rumene facevano scambi di merci. Troviamo lamentele a
Genova contro i moldavi e a Suceava contro i genovesi per
interessi commerciali.
Dopo la caduta di Costantinopoli (1453) i turchi volevano
impadronirsi di tutto il Mar Nero e trasformarlo in un mare
turco, aperto solo alle navi commerciali e da guerra del
Sultano. Per fare questo dovevano abbattere per due
potenti concorrenti: Genova, che resister ancora fino al
1475, e la Moldavia, che cade nel 1484.
Cadendo Caffa, la capitale dellimpero coloniale genovese, caddero anche le colonie vicine. Molte famiglie genovesi rimasero sul posto. Si trattava non di popolani, ma di
gente agiata che, un tempo, sotto i tartari, era stata laristocrazia dei consiglieri principeschi, diplomatici e negozianti.
Giovanni Botero, scrittore e gesuita, nelle sue missioni
alla fine del XVI secolo sembra abbia incontrato alcuni dei
discendenti di questi genovesi e cita nomi quali: Spinola,
Doria, Grimaldi.
Sappiamo che molti di loro avevano dimenticato la lingua, parlavano la lingua dei nuovi padroni, si vestivano come
i tartari, ma avevano conservato la religione cattolica e mandavano i figli a studiare nei seminari romani; qua e l si era
conservata anche la vecchia chiesa italiana. Alla stessa
epoca, papa Gregorio XIII (1572-1585) mandava due frati per
lassistenza religiosa ai genovesi di Tartaria, che allinizio del
secolo dovevano essere stati molti dato che nel 1504 richiedevano preti assaissimi. Nel 1513 sono menzionati tre
genovesi di Caffa, Agostino de Garibaldi, Ghizuflo (Ghisuflo)
e uno sconosciuto, che mediano la pace tra il Khan e la
Polonia. Agostino fu nominato cavaliere dal re Sigismondo il
16 luglio 1514. Lo stesso anno, il 1513, sulla pietra tombale
di Lanfranco Zaccaria, figlio di Angelo, morto a Caffa il 1
213

novembre. Giannantonio Spinola, nato in Tartaria, da famiglia


genovese, cristiano cattolico, fu mandato messaggero del
Khan in Polonia.
Che i genovesi non fossero scomparsi dopo la loro sconfitta politica nel Mar Nero, lo sappiamo grazie a moltissime
testimonianze, ma la misura di quanto sia stata profonda e
intensa linfluenza genovese ce la danno i ricordi lasciati nelle
tradizioni popolari orientali, balcaniche soprattutto.
Presso i Turchi, qualsiasi rudere di castello una fortezza genovese, i giganti sono genovesi in quanto nella loro
visione solo un gigante poteva construire castelli come quelli genovesi. La presenza e la loro gloria nei paesi danubiani
non solo non fu dimenticata, ma fu anzi esagerata di continuo da una generazione allaltra. Come nelle leggende turche, anche nei paesi rumeni, i genovesi sono entrati dalla
larga porta dellepopea fino al considerare che la stessa lingua latina degli abitanti sia stata portata da costoro (Dupont,
biografo di Giovanni III Sobieski). I cronisti moldavi attribuirono ai genovesi varie antiche construzioni in muratura tra
cui i castelli fortificati della Moldavia.
Costanza (lantica Tomi), menzionata gi con questo
nome nel portolano di Pietro Visconti del 1318, faceva parte
delle colonie genovesi nel Mar Nero e bench fosse una
colonia ausiliare, i genovesi vi costruirono magazzini, una
diga nel golfo e un muro di difesa. Nel 1850, Ion Ionescu de
la Brad visitando la Dobrugia notava Kustendj fu unantica
citt commerciale edificata dai genovesi. Il porto aveva banchine in pietra lavorata, per lasciato cos trascurato che lo
scarico delle zavorre fin per riempirlo. Testimoni oculari
della fine del XIX secolo riferivano che allinizio delle nuove
costruzioni del porto, nel 1896, i ruderi dei magazzini genovesi e parte della diga erano ancora visibili.
Il considdetto Faro genovese, che funzion fino al
dicembre del 1913 e che si pu veder ancor oggi sul lungomare vicino al Casin, un riflesso dei remoti ricordi dei
negozianti genovesi che una volta abitavano da queste parti;
in realt era stato costruito negli anni 1858-1860 da una
compagnia inglese8. LaCasa dai leoni, chiamata anche la
Casa genovese, costruita alla fine del XIX secolo in stile
architettonico che include elementi preromantici e genovesi,
viene a confermare la tradizione del posto dove tutto ci che
imponente genovese.
In tempi in cui le tensioni etniche sono sempre pi numerose e le guerre di religione non sono storia passata, parlare
della Dobrugia, la Babilonia nello spazio, quasi doveroso.
Essa un modello di convivenza interetnica dovuto soprat214

tutto alla tradizione di apertura verso le altre culture acquisita in epoca romana, continuata sotto i greco-bizantini, rimasta nel substrato e manifestata ogni qualvolta nuovi arrivati,
rimasti spesso alle spalle dei conquistatori, si aggiungevano
alla popolazione stabile.
La razza bianca e la razza gialla; indoeuropei, semiti e
mongoli; latini, germanici e slavi; cristiani ortodossi, cattolici
e protestanti accanto a musulmani ed ebraici: un Europa e
unAsia in miniatura; un gigantesco museo etnografico
vivo9. Cos si presentava la Dobrugia nel 1878 e la fortuna
della sua rinascita sta nel fatto di essere annessa dallo Stato
rumeno, in virt del suo diritto riconosciuto ufficialmente
dalle grandi potenze europee (Trattato di Berlino), non come
una semplice aggiunta di territorio, ma soprattutto come un
apporto di valori che potrebbe armonizzarsi con lintero di
cui sarebbe andata a far parte. La Proclamazione di Re Carlo
I, del novembre 1878, agli abitanti dogni nazionalit e religione che saranno dora in poi, dipendenti di uno Stato in
cui la vita, lonore e la propriet privata sono sotto il segno
di una Costituzione, che ce la invidiano molte nazioni straniere la pi bella pagina da frontespizio dei documenti
della Dobrugia moderna, un programma che contiene in
nuce i principi di organizzazione delle istituzioni10 di cui si
terr conto allelaborare delle future leggi, incominciando
dalla Legge per lorganizzazione della Dobrugia del marzo
1880, denominata da Mihail Kogalniceanu la Costituzione
della Dobrugia; pubblicata sulla stampa francese, inglese,
italiana e tedesca che trover positivi giudizi nellambito politico europeo proprio per il modo di trattare la questione delle
etnie.
Per la sua funzione di porta di passaggio da Nord a Sud
tra i Carpazi e il Mare, la Dobrugia conobbe molteplici cambiamenti politici e una successione di culture. Nel paesaggio
colorato delle etnie, solamente gli italiani, i tedeschi e gli
ebrei notava C. Bratescu non sono entrati in seguito a
conquiste di guerra o unimportante migrazione di genti.
Sono semplici coloni, numericamente disparenti, portati in
queste parti da circostanze economiche. J.J. Nacian scriveva nel 1886 che tra le nazionalt di razza latina, gli italiani
sono gli unici che emigrarono in Romania di buona voglia e
suggeriva come soluzione per la spopolata Dobrugia i coloni
italiani in quanto solo loro presentano le migliori garanzie11.
Nella seconda met del XIX secolo alcuni proprietari terrieri, uomini politici e di cultura, affascinati dallItalia, cuore
della civilt europea, non solo per la cultura, ma anche per
lorganizzazione istituzionale ed economico-amministrativa,
215

aperti alla modernizzazione, hanno visto in essa un modello


da seguire, talvolta importando pure la manodopera in
eccesso nellItalia dallora. Colonie di contadini italiani arrivarono in Oltenia, sui latifondi di Pera Opran, Constantin e Ion
Argetoianu, formando intorno a Craiova interi villaggi tra cui
Talieni12, cio Italiani, e da dove molti emigreranno pi
tardi verso la Dobrugia. In Moldavia, il latifondista Anghel,
padre del poeta Dimitrie Anghel, ha portato unintera colonia
di contadini, uomini, donne e bambini per coltivare riso sulle
sue terre, esperimento agronomico poi fallito. Non indifferente ai problemi che nascevano per gli italiani, li aiut a trasferirsi in Dobrugia, a Cataloi, distretto di Tulcea, dove nel
1920 lo scrittore rumeno Lascarov Moldoveanu rimane
impressionato nel trovare vivendo in armonia come in
Svizzera, tre nazionalit: rumeni, gagauzi (turchi di fede cristiana) ed italiani e spiega come arrivarono questi ultimi in
Moldavia 30-40 anni addietro13.
Intorno agli anni 1880-1890, si costituirono le colonie di
Greci, Turcoaia e Iacob-Deal, in relazione alle cave di granito, allaumento della richiesta di materiale per le grandi opere
di costruzione dei ponti sul Danubio, allallestimento del
porto di Costanza, ma anche per strade, ferrovie, case, chiese, scuole, costruzioni industriali ed istituzioni pubbliche.
Pure la colonia italiana della cittadina di Cernavoda legata
alla costruzione del ponte Carlo I, inaugurato nel 1895, che
con la sua apertura di 190 metri era allepoca il pi grandioso e moderno dEuropa, novit assoluta come concezione
ingegneristica.
In concomitanza, il Friuli, regione dellItalia nord-orientale, luogo di incontro di tre civilt, latina, slovena e germanica, e di tre razze in armonia14, punto di partenza per la maggior parte degli italiani di Dobrugia, passa attraverso un
momento storico simile. Dopo quattrocento anni di dominio
veneziano, francese o austriaco, in seguito ad una guerra di
liberazione e unificazione, ha una nuova amministrazione,
italiana, che purtroppo si dimostra diffettosa come le precedenti. Per i friulani gi abituati a muoversi in cerca di lavoro
nellImpero Austro-Ungarico o in Germania, la comparsa
della Romania sul mercato del lavoro sembra, e talvolta lo
, provvidenziale. La migrazione sar graduale, in piccoli
gruppi che richiamano altri gruppi, fenomeno paragonabile a
quello che si sta sviluppando tra i rumeni che, per motivi
economici, emigrano in tutta Europa specialmente in Italia.
Terre originali, il Friuli e la Dobrugia, hanno somiglianze
strutturali che forse hanno condizionato, oltre ai fattori sociopolitici, i discendenti dei primi emigranti e hanno contribuito
216

alla scelta di fissare qui la loro nuova Patria.


Le statistiche dimostrano che nel 1899 vivevano in
Dobrugia 1391 italiani e nel 1928 se ne contavano 1993.
Occupavano il XIII posto tra le 25 nazionalit registrate e rappresentavano 1/5 degli italiani in Romania15.
Nel distretto di Tulcea erano pi numerosi che nel distretto di Costanza. Abitavano in paesi o presso le cave impegnandosi sia nellagricoltura, sia nella lavorazione della pietra
e nei mestieri connessi a questa principale occupazione,
mentre coloro che vivevano in citt erano negozianti, appaltatori o impiegati.
Pur rappresentando appena lo 0,5-0,6% della popolazione, il loro contributo allo sviluppo della Dobrugia fu notevole. Lingegno e la seriet professionale dei tagliapietrecostruttori si sono tramandati alle nuove generazioni di italorumeni, creando una fama che li raccomander quali operai
specializzati per i lavori dei grandi cantieri nazionali aperti nel
dopoguerra: la diga per la centrale idroelettrica di Bicaz, il
ponte sul Danubio tra la Romania e la Bulgaria Giurgiu-Ruse,
il ponte sul Danubio Giurgeni-Vadu-Oii, il Palazzo del
Parlamento, per citarne solo alcuni tra i pi importanti. Sono
poche in Romania le cose che, incorporando pietra, non racchiudano almeno una goccia di spirito e di sudore italiano.
La Chiesa cattolica, istituzione sempre pronta a raggiungere gli italiani anche nei luoghi pi lontani, ebbe un ruolo
essenziale nellevoluzione delle comunit italiane in
Dobrugia. I parroci, veri capi spirituali, che si curavano delleducazione e dellassistenza religiosa e morale dei coloni,
contribuivano alla conservazione di tradizioni, usi e costumi.
Furono anche i primi insegnanti di madrelingua, prima della
tarda apertura di scuole italiane, dopo gli anni 30, con maestri accreditati allestero e stipendiati dallo Stato Italiano.
Purtroppo le scuole ebbero vita breve, appena una quindicina di anni, perch dopo il 1947 furono soppresse e gli italiani rimpatriarono in gran parte. Coloro che rimasero, abbandonati a se stessi, subirono quanto dovettero subire molti dei
cittadini rumeni e qualcosa in pi per la loro origine.
Linsegnamento della lingua italiana si svolse nella sua
forma primaria, cinque classi elementari, non avendo il
tempo per sviluppare forme superiori. Le famiglie in grado di
sostenerne le spese mandavano i figli a studiare nelle scuole romene e da questo punto di vista erano avvantaggiati
coloro che vivevano in citt. Siccome la maggior parte viveva nei paesi rurali, spesse volte al limite della sopravvivenza,
i maschi ereditavano il mestiere del padre e le femmine
erano destinate a diventare mogli e madri. Allorch un figlio
217

maschio dimostrava una particolare propensione allo studio


era determinante avere anche vocazione religiosa, che gli
apriva la strada verso ununica opportunit: studiare da
prete, a spese della chiesa. Nella colonia di Greci, distretto
di Tulcea, un ragazzo con queste caratteristiche, Giorgio
Stella, a soli 16 anni, nel 1936, fu mandato dal parroco
Giuseppe Zanon in un seminario di Genova. Con le proprie
forze e tanti sacrifici personali non rivide mai pi i genitori
si laure in teologia e filosofia. Ha optato poi per la congregazione missionaria San Vincenzo de Paoli, dedicandosi ai pi poveri tra i poveri, tutti figli di un unico Dio, credo
seguito e servito fino alla sua morte nel 1975. Egli si adoperava per la conciliazione e lunione delle due chiese sorelle,
cattolica ed ortodossa, celebrava messa anche in rito bizantino; amava la sua terra natia, parlava bene il rumeno anche
dopo 30 anni di assenza in cui allevi la nostalgia di casa
solo con vecchie canzoni rumene tra le quali una, la preferita, si concludeva con la strofa Solo io andavo lontano / Dai
genitori e dai miei fratelli / E con lacrime infocate / Davo laddio ai Carpazi.
Delle generazioni danteguerra pochi sono gli italiani di
Dobrugia che riuscirono a superare la propria condizione
sociale e diventare intellettuali. O forse non lo sono cos
pochi se ci rapportiamo alle circostanze e alla loro presenza
numerica. C da dire che nella scuola italiana di Costanza,
dei 119 alunni registrati nel settembre 1940, soltanto tre
erano di origine italiana, gli altri 116 erano rumeni o di altra
nazionalit, mentre tutti i 63 bambini iscritti per lanno scolastico 1936/1937 alla scuola di Greci erano di cittadinanza italiana. Ci dimostra lalta qualit della scuola italiana, malgrado la scarsa presenza degli italiani a Costanza. Siccome
manifestazioni esaltanti e discorsi faziosi non mancavano
neanche allepoca, si trovarono voci che, nel 1940, erano
ostili alleducazione dei bambini rumeni nelle scuole straniere in quanto, secondo le stesse, ci li sottraeva allinfluenza della religione ortodossa e incuteva loro un modo di
sentire estraneo allanimo rumeno. Allepoca si giustificavano dicendo che le scuole italiana e tedesca sono inferiori
alla scuola rumena16.
Esaminando il Registro dellanno scolastico 1936/1937
della scuola di Greci, con 63 alunni divisi in quattro livelli, tra
le materie di studio troviamo anche la lingua rumena e nel
capitolo Cronaca ed osservazioni dellInsegnante sulla vita
della scuola, la maestra Maria-Irene Barotto segna: 15
gennaio 1937 - Sono sempre sola!... Al mattino mi trattengo
con gli alunni della 3 e 4 mentre linsegnante di rumeno
218

insegna a quelli di 1 e 2. Nel pomeriggio ci scambiamo le


classi. Il 16 ottobre 1936 notiamo Vacanza per il genetliaco di S.M. Carlo 2 Re di Romania, ci significa il massimo
rispetto per la lingua rumena, per il paese in cui vivevano e
per lordine legale in cui avveniva leducazione dei bambini
italiani. La maestra, pur insegnando in condizioni difficili
faceva lo stesso apostolato dei maestri di dovunque, estendeva leducazione anche sulle famiglie. Il 14 febbraio 1937
accenna Oggi ho iniziato un Corso Educativo di igiene fisica e morale per le madri degli alunni che terr nel pomeriggio di ogni domenica. Alla prima conferenza avente per tema
lautoeducazione parteciparono 23 madri, tutte felici di poter
anchesse occupare, sia pure per breve tempo, i banchi della
scuola ed imparare cose utili ed indispensabili alla vita17.
Abbiamo percorso le tappe della presenza italiana di
massa nella provincia di Dobrugia, terra dellestremo Est
della Romania, con una storia interessante e movimentata
che port a uno stratificarsi di lingue e culture che ebbe
come risultato principale larmonia tra le etnie non assimilate, sopravvissute nel loro specifico pi profondo, e solidali di
fronte a manifestazioni di intolleranza etnica e religiosa.
I genovesi lasciarono tracce indelebili e, a distanza di
oltre cinque secoli, sono ancora ricordate per lesemplarit
della pratica del commercio nel Mar Nero. Remus Opreanu,
primo prefetto del distretto di Costanza, alto magistrato alla
Corte di Cassazione, autore del Codice di commercio marittimo, spiegava: Ho optato per la pi larga e moderna legislazione e non una estranea a noi - il codice italiano rappresenta moltissimi usi nel Mediterraneo e nel Mar Nero, usi che
i nostri avi praticarono nel commercio con i Genovesi ed i
Veneziani. Ci ho tenuto di tornare alle cose nostre18.
Opposti come condizione sociale e indole ai genovesi,
emissari di unoligarchia mercantile e finanziaria, gente di
mare, grandi commercianti, cos parsimoniosi da meritarsi il
soprannome di scozzesi dItalia, i coloni dei secoli XIX-XX
traendo origini dal Nord-Est continentale, friulane soprattutto, erano gente semplice, di montagna, grandi lavoratori,
chiusi e precisi come i tedeschi, ma non privi della fantasia
artistica dei latini.
Partecipi attivi alla civilizzazione della Dobrugia, gli italiani portarono in questa terra tra il Danubio e il Mare, soleggiata e dalle forme blandi, qualcosa della tenacia e la maestosit delle Alpi.

219

Note

(1) 1878-1928. Dobrogea. Cincizeci de ani de via romneasc,


Bucureti, 1928. Radu Vulpe, p. 119.
(2) Apud Marius-Liviu Petre, Elemente privind evoluia minoritii italiene
n Dobrogea (1878-1947), n Tomis, serie nou, noiembrie 2003; J.J. Nacian,
La Dobroudja conomique et sociale. Son prsent et son avenir, Paris, 1886.
(3) 1878-1928. Dobrogea. Cincizeci de ani de via romneasc,
Bucuresti, 1928. C. Brtescu, p. 202.
(4) Nicolae Iorga, Istoria comerului romnesc, Bucuresti, 1937, p. 4.
(5) 1878-1928. Dobrogea. Cincizeci de ani de via romneasc,
Bucuresti, 1928, p. 310.
(6) Nicolae Iorga, Studii istorice asupra Chiliei i Cetii-Albe, Bucuresti,
1899, p. 46.
(7) Ibidem, pp. 38-47, 78, 109-111.
(8) I. Rdulescu, S. Lascu, P. Haotti, Ghid de ora-Constana, Sibiu,
1985, pp. 63-64.
(9) 1878-1928. Dobrogea. Cincizeci de ani de via romneasc,
Bucuresti, 1928. C. Brtescu, p. 210.
(10) Ibidem. D. Stoicescu, p. 699.
(11) Tomis, serie nou, noiembrie 2003.
(12) I. Ptracu, E. Prvu, I friulani di Craiova, Pordenone, 1994, p. 47.
(13) C. Cioroiu, Cltori la Pontul Euxin, Bucureti, 1984, pp. 112-113.
(14) Apud Ottorino Burelli, n Il Friuli. Una terra e una gente, Udine, 1992.
Guido Piovene, Viaggio in Italia, 1957.
(15) Tomis, serie nou, noiembrie, 2003.
(16) Ibidem.
(17) Loriginale del Registro della scuola di Greci, distretto di Tulcea, anno scolastico 1936/1937 in nostro possesso.
(18) 1878-1928. Dobrogea. Cincizeci de ani de via romneasc,
Bucuresti,1928. D. Stoicescu, p. 705.

Bibliografia generale

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Clinescu C., Reprezentani ai Dobrogei n tiina i cultura
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Rdulescu A., Bitoleanu I., Dobrogea. Istoria romnilor dintre Dunre i
Mare, Bucureti, 1979.

220

ELEONORA CRCLEANU
Universit A.I. Cuza
(Jassi)
Francesco Petrarca,
precursore dellumanesimo
italiano e la sua influenza
in Romania
I convegni come questo
hanno il merito di stimolare nuove
ricerche o opportuni recuperi e,
allo stesso tempo, di offrire bilanci e sintesi.
Per quanto ci riguarda abbiamo scelto di seguire le tracce della presenza del precursore dellumanesimo italiano,
Francesco Petrarca, nella cultura rumena e, sullo sfondo
della maggiore o minore apertura di questa verso la cultura
europea, di rilevare quando, quanto e come fu conosciuto il
poeta aretino dai lettori del nostro paese.
Prima di occuparci dei due aspetti pi importanti della
ricezione, quello delle traduzioni rumene di Petrarca e quello degli studi a carattere specifico che gli furono consacrati
nel tempo, da critici e italianisti rumeni, ricorderemo una
serie di menzioni, riferimenti, note ed esemplificazioni scoperte in seguito ad unattenta indagine, in testi che non
riguardano direttamente il poeta, ma che ne dimostrano la
conoscenza e lassimilazione graduale da parte dei rumeni.
probabile che, prima delle pi antiche testimonianze
scoperte a partire dalla seconda met del secolo XIX, il principe valacco Petru Cercel oppure il siniscalco Constantin
Cantacuzino e soprattutto i rappresentanti della Scuola
Transilvana, che si fermarono per lunghi periodi di tempo in
Italia, sia per studi sia per altri interessi, ne avessero pronunciato il nome in varie occasioni.
Fatto sta che il primo rumeno ad affidare alla carta il
nome di Petrarca fu Ienachita Vacarescu.
Nella Prefazione del lavoro Observatii sau bagari de
seama asupra regulilor si ornduielilor Gramaticei romnesti
(Vienna, 1783), lautore ritiene come perfetti i versi del
Tasso, dellAriosto, del Petrarca e del Metastasio1.
Da questa data (1783) al momento in cui il poeta italiano
comincia veramente a penetrare nella cultura rumena, passer un altro mezzo secolo.

221

Il culto di Gheorghe Asachi per il Petrarca culto grazie


al quale egli non solo tradusse e imit molti sonetti famosi
del Canzoniere, ma assimil a tal punto il poeta da trasporre
nellamore spiritualizzato per Bianca Milesi, che egli cant
sotto il nome di Leuca, lintera passione amorosa dei versi
petrarcheschi , pare di riscattare in qualche modo il disinteresse manifestato, fino al 1836, nei confronti del poeta italiano. La conoscenza dellopera del Petrarca da parte di
Gheorghe Asachi ha un significato importante per la storia
della nostra cultura, dato che lasci nella coscenza del
nostro scrittore un forte impulso che trasmise a tutti noi.
Una menzione particolare riguardante la ricezione dei
versi petrarcheschi va a Alexandru Depreanu e Iulia
Hadeu. Nel volume Doruri i amoruri (Bucarest, 1861)
Depreanu sceglie come motto per le sue poesie Ella e Din
fereastra due versi del Canzoniere: Vergine bella, que (sic)
di sol vestita/coronata di stelle e Non videte (sic) vui l cor
negli occhi miei?.
Il fatto di conoscere bene la lirica del Petrarca traspare
anche dai seguenti versi del poema n fine, in cui i sonetti
petrarcheschi vengono paragonati allo sbocciare delle violette dopo una pioggia abbondante. Si ploaia precum scoate, din valle violette,/ Facea anflori, Petrarca, asa de dulci
sonette,/ Din sufletu-ti divin!2
Iulia Hadeu, a sua volta, in Bougeons dAvril (Parigi,
Hachette, Bucarest, Socec, 1889) e in Chevalerie (Parigi,
Hachette e Bucarest, Socec, 1890) precede i suoi poemi,
secondo le usanze dei romantici, con motti tratti dai poeti
preferiti: Dante, Ariosto, Tasso e soprattutto Petrarca.
Ecco i versi petrarcheschi scelti dallautrice a tale scopo:
Samor non , che dunque qul chi sento? (Lassitude);
...or veggio e sento. Che per aver salute ebbi tormento; E
breve guerra per eterna pace (Le rve du pote).
Per giunta, in un poema di Chevalerie, Petrarque Laure,
la poetessa rileva il fatto che Petrarca continua ad amare
Laura anche dopo la morte di lei, con lo stesso ardore di
quando ella era in vita: O toi, qui fus la joie et lorgueil de ma
vie, / O Laure, avec ardeur je tai toujours servie3.
Se i riferimenti al Petrarca sono scarsi fino al 1900, essi
si moltiplicano nel il Novecento. Il periodo interbellico, ricco
di contatti con la spiritualit europea, di indagini e di opere
originali in tutti i campi, si mostra generoso anche nel caso
di Petrarca. La sua opera acquisita da molte biblioteche
pubbliche, diventando in questo modo familiare a tanti letterati rumeni. Un ruolo importantissimo nellimporre il Petrarca
nella coscienza delle persone colte rumene lebbe Ramiro
222

Ortiz, fondatore, nel 1913, della cattedra di italianistica


dellUniversit di Bucarest. Claudiu Isopescu e George
Clinescu, suoi ex-studenti, continueranno con successo i
suoi sforzi. Inoltre, Nicolae Iorga, da buon conoscitore della
lingua e della cultura italiana contribuir alla diffusione tra i
rumeni delle idee petrarchesche.
Durante lo stesso arco di tempo, il nome di Petrarca si
incontra nella maggior parte dei manuali e dei corsi di letteratura italiana pubblicati dai professori delle principali universit rumene: Bucarest, Cluj, Jassi. Ricordiamo, ad esempio,
i corsi ditaliano pubblicati da Ramiro Ortiz4, Anita
Belciugeanu5, Liberale Netto6, Alexandru Marcu7.
Linteresse a conoscere la personalit del poeta italiano
interesse scomparso con la Seconda Guerra Mondiale e i
cambiamenti politici nella vita pubblica rumena comincia a
rinascere, a poco a poco, dopo il 1960. Emergono ora i pi
significativi riferimenti al Petrarca, tanto nei libri degli scrittori aperti alla cultura europea (come Edgar Papu8, Zoe
Dumitrescu-Busulenga9, Adrian Marino10, Ovidiu Drmba11),
quanto negli studi a carattere generale sulla letteratura italiana, pubblicati da illustri italianisti come Nina Faon12 e
Alexandru Balaci13.
Senza dilungarci oltre su queste testimonianze, possiamo
concludere che, a differenza dei francesi, degli inglesi oppure dei tedeschi, Petrarca penetra molto pi difficilmente e
pi tardi nella coscienza dei rumeni. Solo il Novecento
periodo in cui la nostra letteratura dimostra una vera e propria emancipazione attraverso lallineamento alla cultura
europea riesce a riscattare sei secoli di silenzio intorno al
grande lirico italiano.
***
Per rispondere alla domanda su quanto, come e da chi il
Petrarca fu reso noto al pubblico rumeno, ci soffermeremo
sulle traduzioni petrarchesche in lingua rumena e sugli studi
che gli furono dedicati.
Da un articolo di Ramiro Ortiz14 sulla rivista Roma risulta che il primo traduttore di Petrarca in Romania fu
Gheorghe Asachi. Il nostro scrittore tradusse tre sonetti
(CXCII, CLXII, CCCII)15 da unedizione veneziana delle Rime
petrarchesche del 1759 (con una Prefazione di Tassoni, note
di Gerolamo Muzio e osservazioni di L.A. Muratori), comprata a Verona, secondo quanto segnato sulla prima pagina, nel
luglio del 1812.
Dopo pi di trentanni dalle traduzioni asachiane, vengono pubblicati sulla rivista bucarestina Pressa (III, 1870 e V,
223

1872) altri due sonetti di Petrarca (XXXVI e CVI) nella traduzione di Sava N. oimescu.
Il moldavo George Panu traduce e pubblica su Convorbiri
literare (Jassi, VII, 1873) tre poemi, tra cui il famoso Solo e
pensoso i pi deserti campi - XXXV. Quasi nello stesso periodo, il transilvano Aron Densuianu d la prima variante rumena della canzone patriottica Italia mia - CXXVIII, su Orientul
latin (Brasov, I, 1874). Theodor M. Stoenescu, a sua volta,
firma la traduzione di un sonetto petrarchesco, difficilmente
identificabile a causa della libert della traduzione, pubblicato
su Literatorul (Bucarest, II, 1881).
Dal 1888 al 1891 sulla rivista Familia, il transilvano Ioan
Bocanici(u) traduce un madrigale - LII e un numero di venti
sonetti tra cui non mancano: Pace non trovo e non ho da far
guerra - CXXXIV, Erano i capei doro a laura sparsi - XC e
Non Tesin, Po, Varno, Arno, Adige e Tebro - CXLVIII.
Ancoroggi ci impressiona lo sforzo di Grigore N. Lazu di
dare alla cultura rumena, in traduzione, unantologia della
poesia delle varie letterature del mondo16. In questa laboriosa opera del traduttore di Jassi, il Petrarca presente solo
con il sonetto Levommi il mio pensier in parte overa - CCCII.
Un solo poema dellopera dellillustre italiano traducono
anche Lucian Bolca (Fontana di dolore, albergo dira CXXXVIII, su Familia, 1896), Nicolae Iorga (Italia mia, su
Floarea dorurilor, 1905), Mihai Dragomirescu (In qual parte
del ciel, in quale idea - CLIX, nel manuale di testo Poetica
per la seconda media, Bucarest, Steinberg, 1906).
Nel terzo decennio del Novecento il numero dei traduttori di Petrarca aumenta notevolmente. Antonian Nour pubblica sulla rivista Ramuri (Craiova, XVI, 1922) la versione
rumena di un sonetto (I son gi stanco di pensar s come LXXIV) e di due madrigali (Or vedi, Amor, che giovinetta
donna - CXXI e Nova angeletta sovra lale accorta - CVI).
Nello stesso anno, vengono pubblicati a Roma tre sonetti del
Petrarca: uno nella traduzione di Alexandru Rally (Voglia mi
sprona, Amor mi guida e scorge - CCXI) e due nella traduzione di N. Stanescu (Solo e pensoso i pi deserti campi XXXV e Zefiro torna e l bel tempo rimembra - CCCX). Vanno
menzionati ancora Ioan Cioranescu con la traduzione del
sonetto Samor non , che dunque quel chio sento? CXXXII) su Sburtorul literar, 1926, e J. Leonard con un
sonetto e una canzone in veste rumena (Benedetto sia l
giorno e l mese e lanno - LXI e A qualunque animale alberga in terra - XXII) pubblicati su Roma, 1927.
Traduzioni sporadiche come quelle elencate sopra, sparse su vari periodici, continueranno ad essere pubblicate17.
224

Dopo il 1930, per, il poeta aretino inizia ad essere tradotto,


secondo un principio unitario, trovando il proprio posto in un
libro a lui dedicato.
Lasc r Sebastian il primo a tradurre il Petrarca in volume (bilingue)18. Usando ledizione di Giovanni Mestica
(Firenze, Barbera, 1896), egli traspone in rumeno ventotto
sonetti. Nellintroduzione, ritenendo le traduzioni dei suoi
predecessori perimate come forma e deficitarie come
fedelt rispetto alloriginale, egli argomenta la necessit di
questa nuova traduzione. A distanza di un quarto di secolo,
nel 1959, L. Sebastian pubblicher un nuovo volume, molto
pi massiccio del primo, con traduzioni dai poemi del
Petrarca19. Questa raccolta antologica include ottanta sonetti e due delle pi famose canzoni: A Cola di Rienzo e AllItalia
e ai signori dItalia. Nella traduzione, secondo la propria
testimonianza, non gli fu possibile rispettare i canoni formali
del sonetto classico, per cerc di ridare il ritmo, la musicalit interiore dei versi, il loro contenuto di idee.
Il 1970 il grande anno per Petrarca in Romania.
Vengono pubblicate due straordinarie varianti rumene della
lirica, firmate da Eta Boeriu20 e da C.D. Zeletin21, traduttori in
possesso di particolari qualit di espressione artistica, di una
vasta cultura generale, di una seria conoscenza della lingua
italiana in tutte le sue sfumature. Se C.D. Zeletin traspone in
rumeno sessantadue sonetti, Eta Boeriu rimane ancoroggi la
traduttrice del maggior numero di componimenti petrarcheschi. Del totale di 366 poemi del Canzoniere, lesimia italianista ne ha tradotti quasi la met (167). Nel suo volume antologico si aggiunge anche la traduzione di due Trionfi (della
Morte e del Tempo), per completare anche tramite questopera, simile al Canzoniere come sostanza e stile, la personalit artistica del poeta. Nelle trasposizioni effettuate, riusc a
ricreare la poesia petrarchesca, conservando inalterata la
forma delloriginale.
Un numero impressionante di poemi petrarcheschi (142)
traducono in rumeno, con maestranza e talento, Pavel Darie
(nel 1989) e Nicanor Rusu22 (nel 2003). Ci dimostra che la
poesia del Petrarca, per la tematica e la forma, continua
ancor oggi a mantenere vivo nel nostro paese linteresse di
alcuni infaticabili maestri della traduzione23.
Rispetto alla poesia, la prosa del Petrarca non ha goduto
di molta attenzione da parte delle persone di cultura rumene.
Scritta inizialmente in latino, e molto pi tardi tradotta in italiano, la prosa petrarchesca costituisce la pi lucida espressione del pensiero e dei turbamenti spirituali dello scrittore,
delle dimensioni del suo universo interiore, delle domande
225

riguardanti la vita, larte, la cultura.


Nonostante le idee che annunciano il Rinascimento e un
afflatto moderno, presenti nelle sue opere ascetico-morali,
sono pochi i traduttori che hanno osato trovare un loro corrispondente linguistico rumeno.
Dalle nostre ricerche, risulta che il primo tentativo di tradurre qualcosa dalla prosa petrarchesca appartiene ad
Alexandru Marcu. Si tratta di un frammento tratto dalle
Familiares (IV, I) pubblicato sotto il titolo: Pagini de antologie:
ascensiunea pe Muntele Ventoux (su Roma, VII, 1927).
Dopo molti decenni, Mihaela Paraschiv traduce, sempre dalle
Familiares, la lettera di Francesco Petrarca a M. Tullius Cicero
con i migliori auguri (su Convorbiri literare, maggio 2000).
Di conseguenza, la nostra cultura per tanto tempo priva
della conoscenza e dellassimilazione della prosa di Petrarca,
si arricchisce considerevolmente, in questa direzione, solo in
seguito alle traduzioni realizzate dal noto prof. George
Lzrescu, nellultimo quarto del secolo XX. In Petrarca prozator (Bucarest, Albatros, 1975) e, soprattutto, nellimponente tomo di 535 pagine, Francesco Petrarca, Opere alese
(Bucarest, Univers, 1982), il professore traspone in rumeno,
con fluenza e alta professionalit, una gran parte della prosa
petrarchesca da De secreto conflictu curarum mearum /
Despre tainicul conflict al nelinistilor mele (traduzione integrale)24, a De viris illustribus / Despre oameni vestiti, Rerum
memorandum libri / Crile despre lucrurile ce nu se pot uita,
De vita solitaria / Despre viaa solitar, De remediis utriusque
fortune / Remedii pentru o soarta sau alta e fino a
Invective/Scrieri polemice / e Famialiares / Scrisori familiare
/ (traduzioni parziali). Queste traduzioni restano un prezioso
contributo alladempimento del destino petrarchesco nel
nostro paese.
Con le traduzioni di un numero notevole di sonetti firmate a turno da Eta Boeriu, da Lascar Sebastian e da C.D.
Zeletin, nonch con la traduzione di una parte importante
della prosa grazie a G. Lzrescu, lintegrazione della creazione petrarchesca nello spazio culturale rumeno registr,
infine, un risultato significativo.
***
Senza raggiungere il numero degli studi su Leopardi o
Carducci, gli studi dedicati a Petrarca da critici e italianisti
rumeni vengono pubblicati costantemente. Li presenteremo
cronologicamente, come nel caso delle traduzioni, per favorire un migliore confronto con i periodi culturali in cui apparvero.
226

G. Asachi non lautore di uno studio specifico che


riguarda Petrarca. Lo ricordiamo, tuttavia, per la terza volta
nella nostra relazione, proprio perch una gran parte della
sua opera viene circondata da unevidente aura petrarchesca, in quanto fu il primo a stimolare linteresse dei rumeni
per la lirica del poeta italiano25.
Dopo G. Asachi, Ramiro Ortiz ebbe un ruolo decisivo
nella familiarizzazione del pubblico rumeno con lopera del
Petrarca. Egli rappresenta, del resto, un momento di bivio
nella diffusione della cultura rumena. Dallanno in cui viene
nominato professore di lingua e di letteratura italiana presso
lUniversit di Bucarest, svolger per due decenni (19131933) unattivit infaticabile nelle ricerche delle relazioni e
delle influenze italo-rumene, della cultura e degli influssi reciproci tra i due popoli fratelli.
Con Ramiro Ortiz comincia una epoca anche per quanto
riguarda la sorte del Petrarca in Romania. Sotto la sua direzione si former la prima generazione di italianisti rumeni che
pubblicheranno una serie di lavori originali sul Petrarca.
Gli autori di questi studi, per la scelta dei temi e lo stile di
presentazione, danno prova di alta professionalit. Alfredo
Giannini, in Modernismul lui Petrarca, tratta una serie di
aspetti della lirica petrarchesca che la rendono tuttora attuale. Elena Munteanu, in Francesco Petrarca, propone un
ritratto stilizzato del poeta. Alexandrina Mititelu, che diventer una degna discepola del professore, fa nello studio intitolato Cantonierul lui Petrarca (Il canzoniere di Petrarca) una
raffinata analisi dei sonetti. E. Lovinescu, a sua volta, sceglie
e presenta con acribia Un petrarchista rumeno: Gheorghe
Asachi. Infine, Alexandru Marcu, che diventer un noto italianista rumeno, fa delle osservazioni pertinenti sulledizione
critica nazionale delle opere del Petrarca, pubblicata
nellItalia di quegli anni. Tra il 1925-1930, lo stesso R. Ortiz
pubblica alcuni saggi per illustrare ai rumeni limportanza
delle opere del Petrarca nella letteratura italiana e universale. Se nel 1925 pubblica su Universul literar (XVI, n. 50) un
ritratto del poeta con il modesto titolo Ceva despre Fr.
Petrarca (Qualcosa su Fr. Petrarca), sulla stessa rivista (XLII,
1927, nn. 22, 23, 24, 25 e 26) apparir un po pi tardi un suo
studio assai ampio sulluomo e il poeta Petrarca:
Capodoperele liricii italiene, III Cantona lui Petrarca Chiare
fresche e dolci acque (I capolavori della lirica italiana, La III
canzone del Petrarca, Chiare fresche e dolci acque) in cui fa
unanalisi minuziosa e pregevole del testo citato. Un anno
dopo, nel 1928, terr anche una conferenza26 allAccademia
Rumena (convocata in una riunione festiva per lintervento
227

del ministro dItalia dellepoca, Gabriele Preziosi) riguardante Il Convegno Petrarchesco di Arezzo (26 novembre 1928) /
Congresul petrarchesc din Arezzo, informando, in questo
modo, il pubblico rumeno su ci che vi era di nuovo nellesegesi petrarchesca europea. Da ricordare, inoltre, che R.
Ortiz rimane il primo ricercatore che abbia stilato la bibliografia del Petrarca in Romania27.
Nicolae Iorga storico, filosofo, critico e scrittore, che
per il nostro paese ha avuto limportanza goduta in Italia da
Benedetto Croce dedica due lavori al Petrarca. Nella Istoria
literaturilor romanice in dezvoltarea si legaturile lor28 (Storia
delle letterature romanze nel loro sviluppo e nei loro legami),
occupandosi dettagliatamente di alcuni sonetti petrarcheschi, i cui versi cita in originale, formula opinioni e impressioni personali, non incontrate in precedenza nei lavori di altri
critici, cos come ci abitua, a giudicare la poesia di tutti i
poeti conosciuti. Sulla linea della massima originalit siscrive anche la Commemorazione di Francesco Petrarca presso
lAccademia Rumena (pubblicata in Memorie dellAccademia Rumena, sezione di storia, S III, T IX M IX, 1929)29,
una memorabile conferenza, piena di suggerimenti, di cui i
futuri interpreti dellopera petrarchesca dovranno tener
conto. Il nostro grande letterato la presenta in occasione dellanniversario dei 625 anni dalla nascita del Petrarca.
Nello stesso periodo, un nostro grande linguista, Iorgu
Iordan, dedic a Francesco Petrarca un significativo studio,
nel quale delinea il posto di unimportanza enorme che
spetta al poeta italiano nella cultura universale30. In accordo
di opinioni con i pi acuti critici italiani del tempo, lautore
sostiene che Petrarca il primo europeo che riesce a liberarsi dalle catene della intollerante societ medievale. Per
mettere in risalto il modernismo petrarchesco, il ricercatore
fa unanalisi psicologica della personalit del poeta, ricordando spesso, laltro gigante della cultura italiana, Dante
Alighieri, lultimo uomo con cuore medioevale. Lamore per
la natura e per la patria, la continua irrequietezza, lintrospezione come anche la coscienza del proprio valore e la sete di
gloria sono altrettanti aspetti della modernit dellanima
petrarchesca menzionati qui dallesegeta.
Tra i ricercatori istruiti alla scuola di Ramiro Ortiz si annovera anche la nota italianista Anita Belgiugeanu, autrice, tra
laltro, della prima Storia della letteratura italiana (gi citata),
in cui il posto del Petrarca, come gli spettava, un posto di
primo piano. Nel 1934, sotto la sua firma, stampato lo studio comparato: il Leopardi petrarchista? / Este Leopardi
petrarchist?31 In questo lavoro, basando la propria analisi su
228

numerose citazioni tratte dallopera dei due poeti, la ricercatrice rileva che nessuno abbia capito, abbia ammirato di pi
larte del Petrarca e non labbia continuata in modo pi brillante del Leopardi.
Il pellegrinaggio alla tomba e alla casa del Petrarca in
Arqu (nei pressi di Padova) occasione per Alexandru
Marcu di scrivere e pubblicare un ampio articolo32. Oltre
allesposizione generale della vita, lesegeta, seguendo lopera petrarchesca, distingue pi cicli nellesistenza spirituale del poeta italiano: da una crisi acuta in cui prevale il conflitto tra aspirazioni e possibilit, ad una forte esperienza
mistica, fino al tempo delle rassegnazioni, di cui trattano
molti testi di ovvio carattere moraleggiante.
La rivista Studi italiani, diretta dal famoso italianista
sopra ricordato, pubblica, nel 1941, le seguenti opere. O
tem comun lui Petrarca i lui DAnnunzio (Un tema comune al Petrarca e a DAnnunzio) di Maria Elena Coand, ntre
Petrarca i Ronsard (Tra Petrarca e Ronsard) di Tatiana
Slama e Momentul Matelda i momentul Laura (Il momento
Matelda e il momento Laura) di Emilian Nuc. Largomento
trattato con seriet e competenza. Questi tre contributi inseriscono la prosa petrarchesca rumena nella zona del comparatismo che, allepoca, cominciava a farsi sempre pi presente nel nostro insegnamento universitario.
Sulla stessa rivista, viene pubblicato nel 194333 un saggio
interessante firmato da Ion Ptracu: ntre canona
Standomi un giorno solo alla finestra i I trionfi del
Petrarca. Partendo da unidea del critico italiano Francesco
Pacquaglio, secondo il quale tra i testi menzionati esisterebbe un legame, lautore dimostra che le sei strofe della canzone CCCXXIII non sono altro che un piano allegorico dei sei
Trionfi. Si sottolinea, in questo modo, nellarte del Petrarca la
capacit di intrecciare, nella suddetta canzone, lallegoria
delle virt di Laura con lallegoria - piano / schema dei
Trionfi.
Nella sua sostanziosa Prefazione (Cuvnt introductiv) alla
traduzione dei Sonetti del Petrarca del 1959, Lascar
Sebastian realizza un ampio profilo del poeta. Dopo averlo
collocato nellepoca, presenta ai lettori, in una perfetta armonia, la vita e lopera. Anche se molti degli aspetti menzionati
nella prefazione erano gi noti al pubblico rumeno dalle esegesi anteriori, essa ha un ruolo importante negli studi dedicati al Petrarca.
George Clinescu ricorda spesso il nome di Petrarca
nella sua opera. Intimamente legato alla sua formazione di
italianista, egli scopre aspetti comuni fra diversi scrittori
229

rumeni e italiani, per lo pi, nella sua prestigiosa Storia della


letteratura rumena dalle origini al presente (1941). Ha dedicato degli studi speciali a Dante, a Pico della Mirandola, a
Leopardi. In quanto al poeta aretino, firma un lavoro intitolato Petrarca e il petrarchismo34. Dopo un esordio sentenzioso:
Pi conosciuto del Petrarca il petrarchismo, il critico
elenca una serie di aspetti caratterizzanti del petrarchismo.
Concludendo, definisce il Canzoniere un salterio amoroso,
accessibile a tutti a causa della confusione tra il sentimentalismo damore insoddisfatto e la vanit per farci capire perch i nostri boiari dalle barbe lunghe e con caffettani,
un Conachi per esempio, petrarcheggiarono.
Ottimo conoscitore della cultura italiana, Alexandru
Balaci scrive e pubblica diversi studi35 su Petrarca. Questi
saranno poi distillati in unampia e chiara informazione, che
costituir la prima monografia rumena intitolata Francesco
Petrarca. Scritto con affetto ma, allo stesso tempo, con acribia, il libro offre una larga prospettiva cultural-filosofica,
unimmagine completa e complessa dellillustre poeta e
viene strutturato in tre sezioni: la vita, le opere asceticomorali (in latino) e i componimenti poetici (in italiano). Da
molto tempo attesa in Romania, questa sintesi unitaria dellattivit poliedrica del primo grande poeta moderno dItalia,
precursore dellumanesimo, assetato di conoscere i fenomeni della natura, della vita e della letteratura dellAntichit,
tormentato da conflitti interiori, da aspirazioni e da incertezze un contributo assai importante di Alexandru Balaci per
larricchimento del nostro patrimonio culturale.
Questo momento fondamentale della penetrazione di
Petrarca nel nostro paese non interrompe, anzi stimola nuovi
studi. Dobbiamo cos ricordare due saggi di Doina Derer36.
Nel primo, Francesco Petrarca: il sonetto XXXV, facendo lanalisi del poema Solo e pensoso..., lautrice rileva il delicato stato danimo del poeta, considerandolo liniziatore dellintrospezione nella letteratura universale. Nel secondo,
Lestetica nellopera del Petrarca, seguendo le opinioni del
poeta sullarte e sulla cultura, la ricercatrice arriva alla conclusione che lelogio delle lettere diventa un leit-motiv nellopera petrarchesca.
Accanto ai letterati e agli italianisti, la prosa di Petrarca
viene seguita anche dai filosofi. Florica Neagoe, per esempio, nel suo libro La Rinascita dal Petrarca al Bacon (1975)37
mette in risalto tanto lideale umanistico dello scrittore italiano dovuto alla saggezza platonica, alla fede cristiana,
alleloquenza ciceroniana quanto il suo pensiero moderno
ricavato dallaudacia di fare dalla propria coscienza sogget230

to principale di filosofia e dal modo disinvolto di parlare di


se stesso.
Nelle nostre riviste letterarie degli ultimi anni continuano
i riferimenti alla personalit petrarchesca. Saggi come: Fra
Petrarca e Brunelleschi di Andreea Deciu38, Da Petrarca a
Marinetti39 di Alexandru Sndulescu, Il sospiro astronomico:
Francesco Petrarca40 e La gloria e il sogno di Petrarca41 di
Drago Cojocar, hanno certamente la loro importanza nel
mantenere vivo linteresse dei lettori rumeni nei confronti
dellillustre poeta italiano.
Concludendo questa presentazione sicuramente incompleta, possiamo affermare che il cammino percorso dal
Petrarca nella nostra cultura stato in continua ascesa, tanto
a livello delle traduzioni (dovute a Eta Boeriu, Lascr
Sebastian, C.D. Zeletin, Nicanor Rusu, George L z rescu),
quanto degli studi realizzati da Ramiro Ortiz, George C linescu, Alexandru Balaci.
Una possibile, futura traduzione integrale della sua opera,
come gi avvenuta per gli scritti danteschi, agevolerebbe
la conoscenza completa del Petrarca anche da parte degli
uomini di cultura rumeni.

Note:

(1) Apud R. Ortiz, Per la storia della cultura italiana in Romania, Bucarest,
Socec, 1926, p. 236.
(2) Cf. N.I. Apostolescu, Linfluence des Romantiques franais sur la posie roumaine, Paris, Champion, 1909, p. 265.
(3) Ibid., pp. 373-374.
(4) Ramiro Ortiz, Istoria literaturii italiene, Bucarest, Lito-Latina, 1922.
(5) Anita Belciugeanu, Curs de istoria literaturii italiene, Bucarest, Casa
coalelor, 1923.
(6) Liberale Netto, Storia della letteratura italiana, Bucarest, Casa coalelor, 1943.
(7) Alexandru Marcu, Istoria literaturii italiene, Bucarest, Fundaia
Cultural Regal, 1944.
(8) Edgar Papu, Evoluia i formele genului liric, Bucarest, Editura pentru
Literatur, 1971.
(9) Zoe Dumitrescu-Buulenga, Renaterea. Umanismul i dialogul artelor, Bucarest, Albatros, 1971.
(10) Adrian Marino, Dicionar de idei literare, Bucarest, Eminescu, 1973.
(11) Ovidiu Drmba, Istoria culturii i civilizaiei, Bucarest, Editura tiinific
i enciclopedic, 1984.
(12) Nina Faon, Istoria literaturii italiene, Bucarest, Editura tiinific,
1969.
(13) Alexandru Balaci, Storia della letteratura italiana. Duecento Trecento, Bucarest, Editura Didactic i Pedagogic, 1962.
(14) Cf. Ramiro Ortiz, Per la fortuna del Petrarca in Romania (1783-1928),
n Roma, Bucarest, 1930.
(15) Si veda Gh. Asachi, Opere, edizione critica e prefazione di N.A. Ursu,
Bucarest, Editura Minerva, 1973.

231

(16) Grigore N. Lazu, Traduceri libere i imitaiuni de Poezii antice i moderne din Orient i Occident, 2 volumi, Iai, Fraii Saraga, 1894.
(17) Ricordiamo, ad esempio, la variante rumena di Italia mia (Cntecului
Italiei), realizzata da Lucian Blaga, nel volume Din lirica universal, Bucarest,
E.P.L.A., 1975 e la rielaborazione fatta da N.N. Manolescu al poema di
Petrarca intitolato Moartea Laurei, in Recreaii, Buzu, Editura Herald, 1939.
(18) Si veda Petrarca, Rime de dragoste, traduzione dallitaliano di Lascr
Sebastian, con una premessa di Al. Marcu, Bucarest, Institutul de cultur italian, 1933.
(19) Cf. Petrarca, Sonete, traduzione, premessa e note di Lascr
Sebastian, Bucarest, Editura Tineretului, 1959.
(20) Petrarca, Rime. Traduzione, cura dellantologia, note e cronologia di
Eta Boeriu. Premessa di Alexandru Balaci, Bucarest, Editura Univers,
MCMLXX; 2 edizione, 1974; 3 edizione, 2003.
(21) Si veda Sonetul italian n Evul Mediu i Renatere, Bucarest, Minerva,
1970, pp. 88-149.
(22) Petrarca. Ronsard. Cntec de inim ndrgostit, selezione e traduzione di Pavel Darie, prefazione di Nicanor Rusu, Chiinu, Literatura artistic,
1989; Petrarca - Sonete, traduzione di Nicanor Rusu, Bucarest-Chiinu,
Litera internaional, 2003.
(23) Segnaliamo lapparizione di un libro sperimentale Oskar Pastior, 33
poeme cu Petrarca, Bucarest, Editura Fundaiei Culturale Romne, 2000 diverso in quanto alla struttura (i 33 sonetti petrarcheschi appaiono come di seguito: su una pagina, in alto, il sonetto in italiano e, in basso, la traduzione di
Eta Boeriu; sullaltra, la trasposizione in prosa del contenuto del relativo poema prima in tedesco e poi in rumeno), che, pur non avendo portato nulla di
nuovo allesegesi petrarchesca, richiama lattenzione sul poeta aretino.
(24) Nel 1995 appare una nuova variante rumena di questopera:
Francesco Petrarca, Taina mea sau despre zbuciumul pasiunilor mele, traduzione di Mircea Platon e Alina Horvath, premessa di Victor Develay, Iai, Agora.
(25) Sui legami di G. Asachi con lItalia cf. Claudio Isopescu, Il poeta
Giorgio Asachi in Italia, Livorno, Raffaello Giusti, 1930 e Luminia Beiu-Paladi,
G. Asachi: O motenire de optsprezece secoli perdut, in Romantismul italian
i literatura romn a secolului al XIXlea, Bucarest, Minerva, 1982, pp. 23-50.
(26) Il discorso fu pubblicato in Roma, VIII, 1928, fasc. 4, ottobre-dicembre.
(27) Cf. Ramiro Ortiz, Per la fortuna del Petrarca in Romania (1783-1928),
in Memoriile Academiei Romne, Seciunea Literatur, tom V, 1929-1930.
Questo studio, a prescindere da alcune omissioni inerenti, ha facilitato lelaborazione della nostra ricerca, specialmente per i primi due decenni.
(28) Nicolae Iorga, Istoria literaturilor romanice n dezvoltarea i legturile
lor, Bucarest, Editura Pavel Savu, 1920, vol. I, pp. 264-265 i 268-282; si veda anche la 2 edizione, cura, note e prefazione di Alexandru Duu, Bucarest,
E.P.L.A., 1968, vol. I, pp. 319-320 i 323-339.
(29) Questa conferenza fu inserita in Nicolae Iorga, Portrete i comemorri, Bucarest, Alcalay, 1936.
(30) Cf. Iorgu Iordan, Francesco Petrarca in Omagiu lui Ramiro Ortiz,
Bucarest, 1929.
(31) Il lavoro di Anita Belciugeanu appare in Studii italiene, continuatrice della rivista Roma, che mirava a diffondere la cultura italiana in
Romania.
(32) Al. Marcu, Arqu. Petrarca del ciclo: Acas la marii Italieni, in
Universul literar, 1940.
(33) Nello stesso anno Jean Livescu pubblica Deutscher Petrarkismus, in
18 Jahrhundert.
(34) Cf. G. Clinescu, Scriitori strini, Bucarest, Editura pentru Literatur
Universal, 1967.
(35) Si veda A. Balaci, Modernitatea poeziei lui Francesco Petrarca in
Studii italiene, Bucarest, Editura de Stat pentru Literatur i Art, 1958, pp.
69-84; Scriind despre Francesco Petrarca in Studii italiene IV, Bucarest,
Editura pentru Literatur Universal, 1968, pp. 51-64; Francesco Petrarca,
Bucarest, Editura Tineretului, 1968.

232

(36) Cf. Doina Derer, Francesco Petrarca: sonetul XXXV, in Analele


Universitii Bucarest, Literatur Universal i Comaparat, anno XVIII, n. 1,
1969, pp. 101-105 ed Estetica n opera lui Petrarca in idem, Lingue romanze,
1970.
(37) Florica Neagoe, Istoria filosofiei moderne. Renaterea de la Petrarca
la Bacon, Bucarest, Editura Didactic i Pedagogic, 1975. Quello stesso anno, Nicolae Baran pubblica Petrarca in Letteris Dacoromanis, Avignon, 1975.
(38) Si veda Romnia literar, 16, 21 aprile 1999.
(39) Si veda Adevrul literar i artistic, 595, 27 novembre 2001.
(40) Si veda Convorbiri literare, ottobre 1999.
(41) Si veda Poezia, Inverno 2003.

233

HORIA DUMITRESCU
Universitatea din Piteti
(Romania)
Umanismul n literatura
religioas romneasc
din Evul Mediu

Umanismul a fost preocupat


de grija pentru umanitate. n
secolul al XV-lea umanismul avea
un fundament deosebit: omul
putea aspira s-i ating statutul
adevrat i putea s-i nnobileze rolul n cadrul creaturii,
fr ns a fi posibil excluderea lui Dumnezeu.
Universul era o reflectare a voinei divine, iar locul omului n cadrul ei reflecta faptul c a fost creat dup chipul lui
Dumnezeu.
Umanismul motenete de la epoca clasic o educaie
integral, destinat s formeze omul, oferindu-i cunotine
generale despre toate aspectele cunoaterii, pentru ca fiecare persoan s poat nelege totalitatea lumii i nu numai
cteva aspecte.
Umanismul a militat mpotriva modului de gndire scolastic, mpotriva misticismului i rigurozitii medievale, mpotriva filosofiei scolastice.1
ncepnd cu secolele XIII-XIV, mreia Bizanului ajunsese si la curile domneti ale domnilor romni, mrturiile contemporane ale cronicilor bizantine atest faptul c acetia i
trimiteau copii la marea cetate de cultur.
Abia intrai n sfera de influen a culturii bizantine,
cderea Constantinopolului n 1453 nu a fcut altceva dect
s ne rpeasc izvoarele literare sud-slave din care ne
adpasem pn atunci. Ca urmare a exodului bizantin, lumina Bizanului a trecut la cteva popoare care nu doreau altceva dect s pstreze puritatea Ortodoxiei,2 fr a rmne
ns izolate de restul Europei.
Nu putem s vorbim despre umanismul literaturii religioase trecnd cu vederea umanismul literaturii laice, cele
dou direcii ale umanismului romnesc neputnd fi
desprite.
n ara Romneasc Neagoe Basarab dusese la apogeu
tradiia bizantin, iar nvturile sale sunt strbtute de un

235

umanism special, patetic i cald, preocupat de afirmarea


demnitii, valorii i integralitii fiinei umane. Acest umanism i are originile n antichitatea clasic prin intermediul
Bizanului Ortodox.
Neagoe este cel mai mare scriitor al ntregii Prerenateri
rsritene, autorul singurei scrieri din aceast arie, care
poate figura printre marile creaii ale secolului al XVI-lea
european.3
Un prim umanist romn este considerat a fi Nicolaus
Olahus, care devine prima expresie puternic a vocaiei noastre general-europene, simbolul elocvent al procesului de
rapid integrare a culturii romne n marile micri culturale
ale epocii: Umanismul, Renaterea i Reforma.4
Pentru ca acele coordonate fundamentale ale contiinei
noastre naionale moderne s devin active n cultura
romneasc, a fost nevoie de contactul direct cu micarea
umanist a Europei apusene.5
Umanist a fost i Nicolae Milescu (1638-1708),
traductor n limba romn al Vechiului Testament, (manuscrisul fiind folosit de fraii erban i Radu Greceanu la traducerea Bibliei de la 1688).6 Activitatea sa deosebit, i-a
ctigat pe drept lui Milescu Sptaru un renume european.7
Dac pn la nceputul secolului al XVI-lea nu avem nici
un text ntreg redactat n limba romn, intensa circulaie a
crilor religioase bizantine n traducere predominant mediobulgar a facilitat apariia literaturii romne n limba slavon.8
Nu putem trece cu vederea faptul c n aceast perioad
cultura romneasc se dezvolt n strns legtur cu politica de centralizare a statului feudal9, nc de la apariia lor
domnia i Biserica fiind n strns legtur i colaborare,10
acestea dou sprijinindu-se n orice moment.11 Istoriografia
moldovean a fost influenat de umanismul colilor polone;
umanismul trziu afecteaz concepia cronicarilor despre
rolul educativ al istoriei.
Sunt numeroase dovezile care atest preocuparea crturarilor romni din secolele al XVI-lea i al XVII-lea pentru elucidarea problemelor privind originea poporului i a limbii
romne.12
Apariia sentimentului romanitii poporului romn i a
latinitii limbii sale sau a originii comune a tuturor romnilor
trebuie puse tot pe influena umanismului.
Crturarii romni din Muntenia, Moldova i Transilvania
au cunoscut de timpuriu ideile umanismului, cronicarii
Grigore Ureche i Miron Costin au studiat limba latin n
colile iezuite din Polonia, Dimitrie Cantemir s-a format la
izvoarele clasicismului greco-latin n colile din
236

Constantinopol, iar stolnicul Constantin Cantacuzino, la cele


din Padova.13
Din aceast cauz literatura romneasc din a doua
jumtate a secolului al XV-lea este ndreptat ctre istoriografie.
Astfel, Grigore Ureche, un spirit critic, cu o concepie
pragmatic despre istorie, stpnit de un sentiment de
patriotism scrie cronica sa ntre 1642 i 1647, limba scrierii
avnd un pitoresc al ei particular.14
Miron Costin, cea mai expresiv figur a culturii
romneti din Moldova din secolul al XVII-lea, teoretizeaz
principalele puncte ale crezului naional: unitatea de neam,
de limb, de origine i mndria descendenei romane.
n aceeai perioad stolnicul Constantin Cantacuzino era
cunoscut ca unul dintre cei mai erudii oameni ai epocii,
avnd o cultur umanist remarcabil, cunotea limbile:
greac, latin i italian.
Universalitatea preocuprilor duse pn la perfeciune,
asemeni marilor oameni ai Renaterii, fac de prisos orice
cuvnt n plus la adresa lui Dimitrie Cantemir.
Dac n tot decursul Evului Mediu limba latin fusese nu
numai limba culturii superioare, dar a culturii n general,
latina fiind limba Bisericii, a cancelariilor, a ntregului
nvmnt16 i n Transilvania aceleiai perioade, alturi de
slavonism, a existat ca urmare a nfiinrii unei episcopii i
unor mnstiri catolice, o cultur n limba latin.17
Pe la mijlocul secolului al XVI-lea, n Transilvania i n
Moldova, se poate vorbi de o micare umanist, manifestat
mpotriva feudalismului. Schola latina, nfiinat de
Despot-Vod n 1562, s-a dorit a fi o academie umanist i
voia s atrag n Moldova nvai erudii, dar dintre toi cei
care au fost invitai, numai Ioan Lasinski i Johann Sommer
au rspuns la chemarea lui Despot, acesta trebuind s se
mulumeasc cu o coal latin asemenea celei de la
Wittemberg dup ideile pedagogice ale lui Filip Melanchton.
Despot a ncercat s fac din umanism un mijloc de prozelitism protestant, idee respins de poporul romn, care
totui a preluat una din ideile sale progresiste i anume:
ideea de naionalizare a limbii literare.18 Putem afirma c
literatura romneasc veche i cultura noastr i afl nceputurile n tinda mnstirilor i bisericuelor, n care se citeau
slovele ceasloavelor, cazaniilor i predosloviilor. Epoca
veche a literaturii se caracterizeaz prin apartenena ei la
Biserica Ortodox.19
Aceast cultur, eminamente bisericeasc, va domina i
condiiona literatura romneasc n toat perioada Evului
237

Mediu20, poziia Bisericii n viaa cultural nu putea fi n mod


obiectiv dect una de excepie.21 Dup cum spunea George
Clinescu, rile Romne n-au fost niciodat n afara
Europei22, de aceea la numai ase decenii de la celebra
invenie a lui Gutemberg (1447) i numai la 18 ani de la
apariia primei tiprituri chirilice la Cracovia (1490), aprea
cea mai veche ncercare de a tipri Sfnta Scriptur n limba
romn, Palia de la Ortie (1582).23
Existena Bibliei n limba greac, latin i slavon accentua necesitatea traducerii Cuvntului lui Dumnezeu n limba
poporului (Noul Testament de la Blgrad - 1648).
Redescoperirea literaturii patristice, dogmatice sau chiar
liturgice n original va pune serioase probleme crturarilor
romni care, datorit subtilitilor de coninut, au fost nevoii
s descopere noi posibiliti ale limbii romne 24
Nevoia traducerilor crilor din greac, latin i slav se
face din ce n ce mai simit. Astfel ierarhi precum mitropolitul Dosoftei, n prefaa Psaltirii aprute la Iai n 1680,
spune: c i acia pun srbie ce o nv de-nelegia, nc
s-au prst n ar 25, observaie ntlnit i de mitropolitul
Teodosie, care 18 ani mai trziu, n ara Romneasc, referindu-se la limba slavoneasc, afirma: preoii notri care pre
la sate nici de cum nelegnd limba aceia ornduialele bisericii nu se fc deplinu... 26, iar Antim Ivireanul, n prefaa
Gramaticii sloveneti din 1697 spunea: aceast limb ce
n besericile dumnedeesci noi ne-am obicinuit a ceti...ne
este strin, nu a noastr.27
Traducndu-se n limba romn crile de cult, acestea
au fost folosite n nvmnt, iar desprinderea de tradiia
slav este nsoit de ntoarcerea la originalele greceti.
Valurile importante de traduceri din originalele bizantine,
ntoarcerea spre literatura patristic i bizantin, rolul i
importana tiparului n viaa literar religioas, sunt tot
influene ale umanismului european, toate contribuind la
deschiderea orizonturilor largi pentru poporul romn.
La romni, tiparul i cartea tiprit au fost considerate
ntotdeauna o bogie duhovniceasc, de aceea n predoslovia Molitvelnicului slavon tiprit la Cmpulung Muscel, n
anul 1635, Matei Basarab lsa testament, prin care accentua importana tipografiei pentru urmaii lui.28
Diaconul Coresi la Braov se pune n serviciul ideii de
tiprire a crilor sfinte n limba romn: ...i am scris aceste sfinte cri de nvtur, s fie popilor romneti s
neleag, s nvee rumnii cine-s cretinii29
Coresi descoper unitatea de neam i limb, afirmnd:
dac vzui c mai toate limbile au cuvntul lui Dumnezeu n
238

limba lor, numai noi rumnii n-avem scrie el n 1570, n epilogul Psaltirii romneti de la Braov. Cu aceleai cuvinte
mitropolitul Teofil al rii Romneti ncepe predoslovia
Pravilei de la Govora din 1640-prima carte romneasc
ieit de sub tipar sub Matei Basarab.
Conductorii politici i mai ales ierarhii romni ai acestei
perioade sunt bine ancorai n Europa umanist, spiritul
acestei micri fiind prezent n toate provinciile romneti.
n sensul activitii lui Coresi merg, n secolul urmtor (al
XVII-lea), n primul rnd eforturile mitropoliilor Varlaam al
Moldovei i Simion tefan al Ardealului.30
Epoca lui Vasile Lupu n Moldova i a lui Matei Basarab
n Muntenia rupe bariera dintre poporul romn i viaa cultural din Occident i duce la decderea culturii slavo-bizantine i la nflorirea literaturii noastre istorice i religioase.31
Mitropolitul Varlaam al Moldovei deschide irul traducerilor n limba romn a unui numr mare de cri religioase
att n secolul al XVII-lea ct i nceputul secolului al XVIIIlea, limba acestor scrieri capt puterea de expresivitate pe
care nu o gsim n secolul al XVI-lea.32
El scoate din teascurile tiparului una dintre cele mai
importante lucrri din istoria vechii culturi romneti,
Cazania, aprut la Iai, n 1643; n istorie mitropolitul
Varlaam rmne ca unul din marii ctitori ai culturii noastre i
unul din creatorii limbii literare romneti.33
Nu putem trece cu vederea pe mitropolitul Petru Movil,
a crui activitate este strns legat de micarea cultural
din rile Romne, dar i de nfiinarea colii superioare de
la Iai (1640)- condus de celebrul nvat Sofronie
Poceapski.
Vasile Lupu nsui, n 1643, adreseaz Cartea
romneasc de nvtur la: toat seminia romneasc,
pretutindere, ce se afl pravoslavnici ntr-aceast limb.
Mitropolitul Dosoftei a fost fr doar i poate ierarhul
romn care a revoluionat prin activitatea larg,
cuprinztoare i susinut, opera de traducere a principalelor cri de cult n limba romn, desprindu-se de influena
slavon incomprehensibil.34
Mitropolitul Dosoftei, adpndu-se din izvoarele autentice ale Ortodoxiei, ncepe munca grea pentru introducerea
limbii naionale n biseric.
Munca lui Dosoftei, att ct o avem, reprezint pentru
istoria culturii noastre vechi un mare pas nainte, el fiind primul ierarh al principatelor care a deschis drumul limbii
romneti ctre altarul bisericii.35
Psaltirea mitropolitului Dosoftei (1624-1693), tiprit la
239

Uniew n 1673, are pentru literatura romn importana pe


care o au traducerile lui Clement Marot-Thodore de Bze
pentru literatura francez, ale Sfntului Augustin pentru literatura italian, ale lui Jan Kodranowski pentru literatura
polon etc.
Dosoftei tlmcete pe romnete substana uman a
psalmilor, mai nainte de a o transpune n limba romn,
simind biblic realitatea romneasc.
Mitropolitul Dosoftei a ncercat i a reuit s nscrie poezia i literatura romneasc n general n concertul universal.
Dac pentru literatura religioas din Moldova mitropolitul
Dosoftei reprezint punctul culminant al dezvoltrii ei, n
Muntenia activitatea nceput de Matei Basarab continu i
ajunge la punctul ei culminant n vremea lui Constantin
Brncoveanu, cu mitropolitul Antim Ivireanul.
Politica cretin a lui Constantin Brncoveanu a fcut ca
ara Romneasc s ajung focarul din care radia lumina
culturii n tot Orientul ortodox aflat sub stpnire musulman.36
Antim Ivireanu este cel mai de seam dintre ierarhii munteni n cultura romneasc prin munca sa neobosit, prin
cuvntrile lui ndrznee i pline de suflu moral, pentru
societatea i timpul lui.
Din 1706 mitropolitul Antim, pe atunci episcop al
Rmnic, ncepe patronarea muncii grele de traducere i
tiprire a textelor de ritual.
Mitropolitul Antim este cel care ofer societii romneti
de la nceputul secolului al XVIII-lea nvtura vie, adaptat
la nevoile ei duhovniceti, la suferinele ei, la durerile ei.
Didahiile sale sunt ptrunse de un sentiment de demnitate omeneasc i de moral cretin, predicile sale sunt
strbtute de un umanism viu i de un mesaj pe care romnii
l doreau i de care aveau nevoie.
Animat de aceeai idee, a unificrii i perfecionrii scrisului romnesc, mitropolitul Simion tefan al Ardealului,
scria - teoretiznd primul ntre lingvitii i filologii notri asupra diferenierilor dialectale ale limbii - n prefaa Noului
Testament de la Blgrad editat n 1648: Romnii nu gseau
n toate rile ntr-un chip, nc nici ntr-o ar toi ntr-un
chip. Pentru aceea cu anevoie poate s scrie cineva s
neleag toi, grind un lucru unii ntr-un chip, alii ntr-alt
chip.37
Umanitii notri, n afara necesarului dialog intern pe
care l-au purtat cu tiutorii de carte din ar, au depus un
efort susinut de comunicare a adevrurilor fundamentale i
n angajarea unor dialoguri cu ntreaga Europ. n operele lor
240

umanitii romni au dorit s le comunice tuturor originea


nobil a poporului nostru, unitatea de limb i simire.
Umanismul romnesc ntrete, astfel, ca un fenomen
absolut original n datele sale specifice, perfect ncadrabil,
complexul ideologic i cultural european.38

Bibliografie selectiv:

(1) Bdru, Dan, Filosofia lui Dimitrie Cantemir ed. Academiei,


Bucureti, 1964,p. 1986
(2) Bdr, Doru, Tiparul romnesc la sfritul secolului al XVII-lea i nceputul secolului al XVIII-lea, Ed. Istoros, Brila, 1998
(3) Bianu, I., N. Hodor i D.Simionescu, Bibliografie romneasc veche,
tom. I-IV, Bucureti, 1903-1944
(4) Brezeanu, Stelian, Model european i realitate local n ntemeierile
statale romneti. Un caz: terra Basarab, n Idem, Romanitate oriental n
Evul Mediu De la cetenii romani la naiunea medieval, Bucureti, 1999
(5) Cartojan, Nicolae, Istoria literaturii romne vechi, ed. Minerva ,
Bucureti, 1980
(6) Ciobanu, tefan, Istoria literaturii romne vechi, Ed. Hyperion,
Chiinu, 1992
(7) Clinescu, George, Istoria literaturii romne, ed. a II-a, Bucureti, 1982
(8) Drmba , Ovidiu, Istoria literaturii universale, vol.I ed. Saeculum,
Bucureti, 1998
(9) Dur, Pr.prof. dr. Ioan, Patru secole de la tiprirea Paliei de la Ortie,
n, Mrturie Ortodox, (Revista Comunitii Ortodoxe Romne din Olanda), II,
1982, nr. 2
(10) Hangiu, I., Reviste i curente n istoria literaturii romne, Ed.
Didactic i pedagogic, Bucureti, 1978
(11) Iorga, Nicolae, Istoria literaturilor romanice n dezvoltarea i legturile lor, Ed. pentru Literatur Universal, Bucureti, 1968
(12) Murgescu, Bogdan, Istorie romneasc - istorie universal (6001800), ed. a II-a, Bucureti, 1999
(13) Maziliu, Dan Horia, Vocaia European a literatirii romne vechi, ed.
Minerva, Bucureti, 1991
(14) Maziliu, Dan Horia, Barocul n literatura romneasc din secolul al
XVII-lea, ed. Minerva, Bucureti, 1976
(15) Marino, Adrian, Biografia ideii de literatur: Evul Mediu, n Revista
de istorie i teorie literar, XXXV, 1987, nr 3-4
(16) Oetea, Andrei Renaterea ed. tiinific, Bucureti, 1964
(17) Piru, Alexandru, Istoria literaturii romne de la nceputuri pn azi,
ed. Univers, Bucureti, 1981
(18) Pcurariu, Pr. prof. dr. Mircea, Istoria Bisericii Ortodoxe Romne, Ed.
Episcopiei Dunrii de Jos, Galai, 1996
(19) Pucariu, Sextil, Istoria litereaturii romne, Bucureti, 1987
(20) Rotaru, Ion Valori expresive n literatura romn, veche, ed. Minerva,
Bucureti, 1976
(21) Simionescu, Dan, D. P. Bogdan, nceputurile culturale ale domniei lui
Matei Basarab, n rev. Biserica Ortodox Romn, nr 11-12, Bucureti, 1939
(22) Zamfirescu, Dan, Contribuii la Istoria literaturii romne vechi, ed,
Stiinific i enciclopedic, Bucureti, 1981

241

Note:

(1) Ovidiu Drmba, Istoria literaturii universale, vol. I, ed. Saeculum,


Bucureti, 1998, p. 210
(2) Dan Bdru, Filosofia lui Dimitrie Cantemir, ed. Academiei, Bucureti,
1964, p. 19
(3) Dan Zamfirescu, Contribuii la Istoria literaturii romne vechi, ed,
Stiinific i enciclopedic, Bucureti, 1981, p. 298
(4) Ibidem, p. 111
(5) Ibidem
(6) Alexandru Piru, Istoria literaturii romne de la nceputuri pn azi, ed.
Univers, Bucureti, 1981, p.23
(7) Nicolae Cartojan, Istoria literaturii romne vechi, ed. Minerva ,
Bucureti, 1980, p.239
(8) Alexandru Piru op. Cit. p. 7
(9) Ibidem, p. 8
(10) Stelian Brezeanu, Model european i realitate local n ntemeierile
statale romneti. Un caz: terra Basarab, n Idem, Romanitate oriental n
Evul Mediu De la cetenii romani la naiunea medieval, Bucureti, 1999, p.
226
(11) Bogdan Murgescu, Istorie romneasc - istorie universal (6001800), ed. a II-a, Bucureti, 1999, p. 73
(12) Dan Horia Maziliu, Vocaia European a literaturii romne vechi, ed.
Minerva, Bucureti, 1991, p.234
(13) I. Hangiu, Reviste i curente n istoria literaturii romne, Ed. Didactic
i ped., Bucureti, 1978, p. 32
(14) N. Cartojan, Istoria literaturii romne vechi, Ed. Minerva, Bucureti,
1980, p. 277
(15) tefan Ciobanu, Istoria literaturii romne vechi, Ed. Hyperion,
Chiinu, 1992, p. 490
(16) Nicolae Iorga, Istoria literaturilor romanice n dezvoltarea i legturile
lor, Ed. pentru Literatur Universal, Bucureti, 1968, p. 6
(17) Al. Piru, op. cit., p. 9
(18) Andrei Oetea, Renaterea, ed. tiinific, Bucureti, 1964, p. 327
(19) Sextil Pucariu, Istoria litereaturii romne, Bucureti, 1987, p.8
(20) Adrian Marino, Biografia ideii de literatur: Evul Mediu, n Revista de
istorie i teorie literar, XXXV, 1987, nr 3-4, p. 80
(21) Doru Bdr, Tiparul romnesc la sfritul secolului al XVII-lea i nceputul secolului al XVIII-lea, Ed. Istoros, Brila, 1998, p. 23
(22) George Clinescu, Istoria literaturii romne, ed. a II-a, Bucureti,
1982, p. 61
(23) Pr. dr. Ioan Dur, Patru secole de la tiprirea Paliei de la Ortie ,n,
Mrturie Ortodox, (Revista Comunitii Ortodoxe Romne din Olanda), II,
1982, nr. 2, p. 37-40
(24) Doru Bdr, Tiparul romnesc..... op.cit. , p. 23
(25) I. Bianu, N. Hodor i D. Simionescu, Bibliografie romneasc veche,
tom I-IV, Bucureti, 1903-1944, p. 226
(26) Ibidem
(27) Ibidem
(28) Dan Simionescu, D. P. Bogdan, nceputurile culturale ale domniei lui
Matei Basarab, n rev. Biserica Ortodox Romn, nr 11-12, Bucureti,
1939, p. 15-16
(29) N. Cartojan op. Cit. p. 98
(30) Ion Rotaru, Valori expresive n literatura romn veche, ed. Minerva,
Bucureti, 1976, p. 15
(31) Alexandru Piru op. cit. p. 262
(32) Ibidem p. 270
(33) Pr. prof. dr. Mircea Pcurariu, Istoria Bisericii Ortodoxe Romne, Ed.
Episcopiei Dunrii de Jos, Galai, 1996, p. 173
(34) Dan Horia Maziliu, Barocul n literatura romneasc din secolul al
XVII-lea, ed. Minerva, Bucureti, 1976, p.324)

242

(35) Nicolae Cartojan op. cit. p.218


(36) Nicolae Cartojan op. Cit. p. 386
(37) Ion Rotaru op. Cit. apud D.Macrea, Circulaia cuvintelor n limba
romn, n rev. Transilvania, 1942, nr. 4, pp. 268-288
(38) Dan Horia Maziliu, Barocul n literatura... op. cit. p. 324

243

DAIANA FELECAN
Universitatea de Nord
(Baia Mare)
Opera primilor dramaturgi
romni ntre Orient i Occident

Lumii, despre care voi oferi


doar cteva repere n continuare,
i-ar sta bine drept motto cuvintele lui M. Koglniceanu1:
Noi ns, n pretenie de a ne
civiliza, am lepdat tot ce era bun
pmntesc i n-am pstrat dect abuzurile vechi, nmulindu-le cu abuzurile nou a unei ru nelese i mincinoase
civilizaii. Aa, predicnd ura a tot ce este pmntesc, am
mprumutat de la strini numai superficialiti, haina dinafar, litera, iar nu spiritul, sau, spre a vorbi dup stilul vechi,
slova, iar nu duhul.
Dramaturgia romneasc din primele decenii ale veacului al XIX-lea nfieaz, chiar dac cu mijloacele artei literare, foarte convingtor tabloul situaiei social-politice i culturale, dar mai cu seam lingvistice de la cumpna dintre veacuri. Ne aflm n faa unui tip literar privilegiat, cel dramatic,
care, datorit modalitii spectaculare de prezentare a faptelor i procedeului dialogic de aranjare a interveniilor verbale ofer, extrem de fidel, iluzia vieii. A vieii de atunci, ai crei
reprezentani neleg s ard etapele civilizrii treptate i
sigure n direcia asimilrii, fr discernmnt, a noului
curent adus de cotitura istoric.
Specia dramatic a momentului, cultivat cu predilecie,
comedia, oglindete metamorfoza pe care o sufer societatea romneasc trind simultan avatarurile unei civilizaii
care se pregtea de apus i nsemnele unei culturi care i
promitea - nc de pe atunci! - integrarea n Europa. Mai
exact, lumea greco-turc cedeaz tot mai explicit locul
importului occidental, mai cu seam francez. ntia motivaie
a opiunii - asupra creia nu vom insista aici - e apartenena
romanic a celor dou limbi nrudite genealogic.
Cum aminteam i mai sus, primele decenii ale veacului al
XIX-lea reprezint o perioad suficient pentru renunarea
grabnic a aa-numitei beau monde la ifosele orientale i

245

mprumutarea modei occidentale. Fundamentele vieii publice i private s-au schimbat n cteva zeci de ani: (...) s-a trecut de la anteriu, ceaciri i ilic la jachet, pantalon i joben;
de la scundele divanuri orientale, aezate n lungul pereilor,
la interiorul european, conceput pentru oamenii care muncesc, nu pentru cei ce-i ofer doar volupti2. Astfel, n toate
mediile culte, limba greac i moravurile orientale vor fi substituite de supremaia limbii franceze i obiceiurile pariziene.
Pe lng argumentul originii, funcionarea Franei ca
model de exemplaritate pentru romni a fost susinut i de
factori politici, de autoritatea veacului luminilor, de cltoriile de studii efectuate de tinerii intelectuali romni, de preceptorii francezi n casele boiereti.
Pompiliu Eliade3 realizeaz tabloul strii societii
romneti sub exercitarea etapelor influenei franceze.
Diagnosticarea situaiei este fcut sine ira et studio, ns aa
cum autorul nelegea aceast atitudine, fie cu exagerarea, pe
alocuri, a profilului unei societi barbare, care se scutur
acum de anonimat, cerndu-i nscrierea n circuitul cultural, fie
cu ngduina exercitat ctre un popor sortit s rmn atta
timp n ignoran i nvat s-i cultive gustul pentru aparene
strlucitoare, dup modelul fanarioilor care l-au asuprit. Astfel,
e de neles blocarea lui, la contactul cu civilizaia Franei, n
nivelul formelor exterioare, al culorilor i al zgomotului.
Prin urmare, franceza era limba la mod a protipendadei.
Cunoaterea ei varia ns, de bun seam, n funcie de
treapta ocupat de clasele sociale avute. Boierimea se folosea de ea ca limb de conversaie curent i n coresponden. Mica boierime nzuia s se in i ea n pas cu moda
vremii sau, cel puin, simea nevoia s amestece expresii
franuzeti n limbajul familiar...4.
Cele mai afectate i mai ahtiate dup formele pariziene
au fost, dup cum era de ateptat, femeile: Cu cteva
decenii nainte ca boierii s-i fi prsit cu totul calpacele
stnjenitoare sau uriaii alvari orientali pentru plria i
pantalonul european, femeile adoptaser cele mai excentrice mode ale Franei...5. Limba francez devine secretul
manierelor alese. Impactul acesteia este puternic i n ceea
ce privete formulele de adresare: cucon, cucoan, jupn,
jupneas, chir, chera, vor fi nlocuite cu noile madam(),
demoazel(). Boierii nu-i vor mai spune doar arhonda, ci i
mon cher. Ptrund cuvinte pentru care nu exista un echivalent n limba romn: soarea, mod, bal etc.
Aa cum artam, datoria de a ti franuzete o au mai
ales femeile. De aceea, educaia n acest sens va fi mediat
de dou personaje indispensabile de acum nainte: guver246

nanta, adus cu mari cheltuieli de la Viena sau Paris i


madama, pentru a preda franceza i pianul. A ti franuzete
i s cni la pian reprezenta un superlativ pentru o tnr
candidat la mriti.
Imprimarea tot mai accentuat a modei occidentale a
dus la tocirea treptat a celei orientale: Giubeaua (subl.
aut.) turc, ilicul armenesc (o cciul ct ciubrul de miel
sur, numit n batjocur tombatera), apoi ceacirii scarlatini
(roii) rivalizeaz cu dulama circazian, atila maghiar, fracul
germano-franc, nu arareori cptuit cu atlas rou6.
Componentele vechiului port boieresc revin acum categoriilor inferioare: ilicul, cu o mrime variabil n funcie de
capul celui care l poart, ajunge pn la urm, cobornd
treptele sociale, specific lutarilor. La fel se ntmpl cu giubeaua, caftanul i anteriul.
Pompiliu Eliade reface portretul robot al boierului din
veacul al XIX-lea: Boierul moldovean i cel muntean care se
mbrac dup moda european, care i tunde sau i rade
barba europenete, este, fie i prin att, sufletete altul:
bineneles, el nu se gndete dect s semene cu cutare
sau cutare ofier rus, cu cutare bogat negustor grec,
mbrcat dup ultima mod de la Leipzig sau de la Paris, cu
cutare marchiz emigrant devenit preceptor; dar, n acelai
timp, simte vag c vechiul calpac i vechiul caftan ncep s-l
stnjeneasc. Ba poate, fr a-i da seama, urte mai puin
vechile straie, ct tot ce reprezint acestea pentru el. Acest
boier moldovean sau muntean tie aadar c sunt anumite
lucruri pe care nu le mai vrea. Ct despre ce dorete acum
(subl. aut.), nu e n stare s spun i va nva doar cu ncetul, pe msur ce i va da mai bine seama de semnificaia
real a <<formei>> noi. A fi nemulumit de o stare de lucruri
proast este primul pas ctre mbuntire. (...) Astfel, n
ziua n care boierul moldovean sau muntean i-a lepdat
lungul caftan i brul colorat ca s poat purta pantaloni
strmi i hain occidental, cu siguran a simit c ceva din
duhul Europei ptrunde n el7.
Europa nseamn pentru lumea de atunci orice ar european civilizat, nseamn mai puin sau deloc un spaiu
geografic, ci o stare de spirit la care va avea acces doar
cnd se va fi civilizat. Curiozitatea i admiraia pentru acest
pmnt fgduit i determin pe unii boieri i pe fiii acestora s-l exploreze. A cltori n Europa nsemna a
cltori nluntru, adic n interiorul lumii civilizate.
Opera dramaturgilor romni din primele decenii ale veacului al XIX-lea vine s confirme aceast atitudine de aban247

donare a unei culturi, cea orinetal i de subscriere la o alta,


pe care atunci o cunoscuse, cea occidental.
Nivelul lingvistic este cel care vdete disputa dintre
reprezentanii ambelor situaii: btrnii sunt aprtorii pravilei lingvistice vechi, femeile i tinerii sunt adepii proasptului
suflu romanic.
Atitudinea dramaturgilor fa de mprumuturile franceze
ptrunse n vorbirea micii boierimi este una rspicat critic.
Comodia vremii sau Franuzitele lui Costache Faca
ofer tragicomedia occidentalizrii (G. Clinescu) limbajului. Preocuprile satirice ale autorului vizeaz, n primul rnd,
moda care cucerete tineretul, a crui preocupare era limba
francez, cu ajutorul creia acest tineret reuete s strice
limba romn. Urmeaz dansul, mbrcmintea, pregtirea
pentru vizite primite. n subtextul piesei se citete lupta care
se ddea mpotriva strictorilor limbii naionale, pentru o
via n care nnoirile sociale ce se anunau s nu fie degradate de moravurile saloanelor boiereti, care se civilizau
dup moda Apusului.
Disputa are loc ntre btrnul boier Ianache i fetele acestuia, Elenca i Luxandra. Coconul Ianache nu mai ndur
bon-ton-ul, ceaiurile, soarelele, limbajul ridicol franuzit al
fetelor, educaionul cu dascli de sfranuzeasc i nici
isteria dup paii de cadril.
Elenca i Luxandra, produsele educaionului, sunt alertate de ncadrarea n tiparele lingvistice / vestimentare / comportamentale ale Apusului. Pregtirea lor intelectual se
rezum la nsuirea unei diplomaii de budoar care prevede
primirea la cas deschis a eventualilor peitori, frecventarea
croitoriilor, consultarea jurnalelor de mod franuzeti etc.
Dialogul celor dou demoazele este de un pitoresc lingvistic ngroat pn la caricatur:

Elenca:
Ascult, m er Luxandra, a vrea s m plimb pe pod,
-apoi s stau cu caleasc la madam marand de mod
Voi s-mi fac o plrie, cu blonduri i an velur,
Cci mi vine a merveliu cu boaua d samur (p. 96)8
Luxandra:
n jurnalu dup urma, e ceva deosebit,
D abor o demoazela, cn se afl an vizit
Este de bonton la mod s aib capot deschis,
n mn cu portofeliu i cu beiader nchis.
Iar cnd mergem la plimbare, voale verzi ne trebuiesc,
Ba de soa i bodine ca-n jurnalu franozesc. (p. 96 - 97)
248

De partea conservatorului Ianache se mai afl n pies i


btrnul boier Pavel, care deplnge franuzirea limbajului
juridic, nemainelegnd nimic dintr-nsul:
Dar c au nite cuvinte, nite vorbe franuzeti,
Otnonii, ofis, delle, de nu le mai isprveti.
n scurt, toi te ia-n picere, nu tiu cum s i le zic,
Parc-ar fi farmazonie c eu nu pricep nimic (p. 105).

Este un amestec ntre elemente regionale i mprumuturi


ntr-o perioad de oscilare a normelor, cnd aceste abateri
intrau n vorbirea celor trecui prin coal, dac nu cumva
erau dinadins atribuite personajelor de ctre autor, ca marc
lingvistic a nivelului de instrucie.
Comedia lui Costache Blcescu, O bun educaie,
continu aceeai stratificare a limbii pe dou categorii de
personaje: btrnii sunt reprezentai de Briganovici, prezident al magistratului i de Mazarescu, prezident al tribunalului, iar tinerii, de Eliza, fiica lui Briganovici i de amorezul ei,
Galantescul.
Un dialog ntre tat i fiic decurge astfel:
Eliza: S v spui, taic! Pn la un loc, pn la un grad,
poci mrturisi c ai i dumneata dreptate. Dar ns i eu mi
am cuvintele mele, care sunt foarte mari, i care nu se pot
discutarisi, (subl. n.) nici rifiutarisi de nimeni, pentru c
amorul este nu numai orb, dar i copilu fr minte, i de
aceea de multe ori nu tie ce face, i agisarisete n contra
chiar interesurilor sale proprii, cu idee c face bine.
Briganovici: Poftim! Eu ce-i zic i ea ce-mi rspunde!
Iaca ndreptare, iaca treab! Ce vorbe sunt alea refiutarisete, agisarisete! Sisirisete, pipirisete! Mare procopseal!
Tatl nu face dect s postpun verbelor neologice pe
care nu le cunoate sufixul -isi, att de familiar lui, intrat n
limba romn prin falsa analiz a unor verbe din neogreac
(ex. zaharisi).
Galantescu face declaraii de amor la Ric Venturiano:
Scumpa mea, Elizo! ngerul vieii!
n replic la emisia verbal a lui Galantescu, Mazarescu,
cellalt pretendent la mna Elizei, servete o limb creia,
nc la acea dat, i mai slujeau toi cei tributari - prin vrst
i rang - vechilor canoane. Stihurile lui Mazarescu sun astfel: Cum poi zice / C cu price / Eu pe tin nu te iubesc; /
249

Cnd vezi bine, / C bezi tine / Alt nimic nu mai pesnesc. i


se simte dator s explice adnca etimologie a termenilor:
Pesnesc este adnc romnete, va s zic cnt; pentru c
peasn se zice cntarea n crile tiprite. Dar nu se oprete
aici, continund ntr-o limb tributar influenei slave, n
general: i pianii / i cazanii / Sunt destoinic s le fac /
Cnd bozoaia / Mi car ploaia / De cuvinte tot pe plac.
Urmeaz glosrile de rigoare: Bozoaia va s zic dumnezeoaic pe ilinica romnete; vine de la bozi, iar nu ca voi
tia noi ce mi-ai ieit cu zea, cu dea, cu diva i Dumnezeu
mai tie cum.
Comediile renvie un mediu sociocultural ahtiat s in
ritmul progresului sau, dimpotriv, nchistat ntr-un mod de
gndire napoiat. Imitaia de dragul modei, dar prinznd
rdcini i din dorina de a se depi o mentalitate accentuat i de confuzia dintre inerie i buna tradiie a limbii,
duce la <<conflictul dintre generaii>>, care mprtesc
idealuri de cultur divergente. De aceea, nu numai franuziii
sau bonjuritii formeaz obiectul satirei, ci i spiritele retrograde, care prefer s rmn fidele unui mod de gndire
ruginit i unui limbaj croit pe msura lui9.
Prin termenul bonjuriti erau denumii tinerii ntori n ar
de la studii din strintate. Sensul su nu se revendic doar
de la formula francez de salut, bonjour, ci i de la un obiect
vestimentar, o hain scurt, purtat pe la mijlocul veacului al
XIX-lea. Cu aceast semnificaie, termenul apare la C.
Negruzzi, n Muza de la Burdujeni (antologia citat, p. 478):
...n locul ndragilor acelor roii, s pui un pantalon elegant,
botine de glan, un bonjur (subl. n.) fcut dup jurnal ca
toat lumea bine educat.... n sens defavorabil erau utilizai
termenii surtucar, pantalonar, sugernd atitudinea sociolingvistic a vorbitorilor fa de involuia portului (vezi n
acest sens B. Cazacu, Termenii referitori la port i semnificaia lor n cadrul relaiilor sociale, n SCL, IV, 1953,
p. 99 - 136).

i n piesa Iorgu de la Sadagura, autorul, Vasile


Alecsandri, a dorit s ridiculizeze mania mprumutului francez.
Dialogul urmtor dintre Gahia Rozmarinovici i Enachi
Damian e savuros prin contrastul dintre termenii neologici,
expresii franuzeti i termeni, expresii, forme ale graiului
popular, regional moldovenesc, dintre forma pe care o au
neologismele n vorbirea personajelor i forma acelorai
neologisme n limba literar.
250

Damian: Da ce -au fcut pentru numele lui


Dumnezeu?!... Ce-i nghitaia (subl. n.) ceea?
Gahia: Nici invitaie nu tii ce nsmneaz?... Elei! Mon
cher arhon pitar, tare eti arrir.
Damian: Ce sunt?... rierel? Mri, ce vorbe sunt aieste?
Ha, ha, ha!... Auzi: nghitaie, rierel, bonjur?!... Auzi parascovenii pocite?!... Nu cumva, soro drag, s-o mutat ara
Moldovii din loc?... Nu cumva suntem franuji, nemi, [...], i
noi, ca nite proti, ne credem tot moldoveni!...10.
Dei a fost plecat doar doi ani de acas ntru
desvrirea studiilor la Sadagura (un trg la nord de
Cernui, faimos pentru iarmaroacele de boi!), Iorgu nu-l mai
recunoate pe Gngu, numai pentru a dovedi utilitatea lornionului, un accesoriu de import, devenit de-acum indispensabil celor crora uvrajurile le-au cam mpuinat vederea:
Damian: D-lui i slugeriul Gngu, un prieten vechi a
bbac-tu. Nu-i aduci aminte de el?
Iorgu: Ha!... Ian sti... Nicidecum.
Damian: Da cum dracu l-ai uitat (...).
Iorgu (cutnd cu lornionul la Gngu): Ha!... acum m
suvenarissc. (Apropiindu-se de Gngu): Mon cher monsiu
Gngu, mi pare bine c rennoiesc amiciia cu d-ta11.
Tributar i el, ca ali confrai ai si din teatrul lui
Alecsandri (vezi Chiria), snobismului cu care s-a ntors
acas, acest Sadagurensis e foarte nemulumit de napoierea rii sale ticloase (necivilizate, nenorocite): Apoi ce si spun, mon cher oncle?...Cnd au trit cineva ntr-un trg
civilizat ca Sadagura, cnd este slit, n urm, a veni ntro ar ticloas ca a noastr, contrastul i s pare att de
piramidal, nct nu poate gs cuvinte s esplice ceea ce
smte nluntru12. Este un joc de cuvinte: nluntru se
refer i la n interior, adic n suflet, dar i n afar,
adic n strintate.
Piesa pune n lumin, pe tot parcursul ei, acest proces
ntre dou generaii, arbitrat de autorul care se vrea un
moderat, sancionnd, deopotriv, ineriile conservatorilor
i manierele ridicole occidentale.
Dintre extravaganele lingvistice ale Chiriei, din seria de
comedii care i poart numele, amintim doar pe acelea din
dialogul cu soul ei, Brzoi (vezi Chiria n provinie). n
vreme ce ea e o dam educarist, o moftangioaic, stul
de mocnit la ar, dornic s-i ia zborul (chiar i la propriu)
251

din Brzoieni nspre zrile Parisului, Brzoi e conservator i


tributar vechilor tabieturi, mai cu seam culinare:
Brzoi: Las, c dumneaei, cucoana, nu s mai catadicste s caute de gospodrie... s fac cozonaci, pasc,
pstrmuri, dulcei, vutci, vinapuri... ca la casa omului...
sau mcar s-mi fac la mas vrun chechet (subl. n.)
(sup turceasc cu gri i bullion), vreo plachie, vro musaca, vro capama (mncare turceasc, gtit din carne de
miel sau de pasre cu stafide), vro baclava..., vro ciulama...
bucate cretineti!... de toat zua pe tandur, la taulet,
din blanmnjele ( < fr. blanc-manger carne alb n aspic;
crem alb, preparat din alune, lapte, zahr i aromate,
nchegat cu gelatin), din bulionuri, din garnituri nemeti
nu m slbete...13.
Nevoile culinare ale lui Brzoi in de civilizaia i limba la
care subscrie; el detest gustul unor mncruri cu care nu
fusese deprins dintotdeauna i pe care nevasta le-a adus, o
dat cu moda, de la Paris.
Prin conservatorismul su i prin vocabularul tributar
influenelor orientale, Brzoi se altur pitarului Enachi
Damian, alt retrograd, pe care progresul nu l las indiferent,
ci l revolt:
Brzoi: ... dar la Paris ce-ai s caui?
Chiria: S m primblu... s m mai rcoresc, c m-am
uscat aici n provinie.
Brzoi (pufnind): Ba c chiar... S vede c nu te-ai uitat de
mult n oglind!
Chiria: M-am uscat, i zc... de nu m-oi porni
degrab... s tii c-mi vine ipohondrie... (ipnd). Of! C nu
mai pot tri n ara asta!...14.
Conversaia celor doi eueaz, deoarece Chiria nu a
reuit s-l scoat pe Brzoi din ntunericul barbariei i sl lumineze cu moda occidental: Ei!... geaba, geaba!... Ct
mi bat eu capul s-l mai cioplesc... s-l mai chilesc... pace!
i st rugina de-o chioap la ceaf15.
Discrepana dintre mentalitile lor este evident. Chiria
e ahtiat s parvin n protipendad, are fandoseli cosmopolite i un jargon ridicol franuzit. Ea este o caricatur a tendinelor exagerat novatoare, dup cum Brzoi ncarneaz
conservatorismul opus oricrei primeniri.
Chiria alearg dup lustrul superficial al marilor orae.
Neavnd o guvernant care s o nvee franuzete, vorbirea
252

ei cuprinde expresii i cuvinte strine ntr-o form stlcit,


nregistrate dup ureche. Ea se exprim n funcie de cei cu
care discut: cu slugile vorbete ca o mahalagioaic, dar cu
cei din lumea n care vrea s ajung folosete un limbaj
cutat, pe care nici ea nu-l nelege.
Lustrul de limb francez, pe care personajele primelor
ncercri dramatice l aplicau peste vorbirea lor de acas, se
ntemeiaz pe nite erori rezultate din lipsa preocuprii pentru nsuirea corect a acesteia. Dintre greelile cele mai
frecvente enumerm: suprapunerea ntre pronunia i scrierea cuvintelor franceze (ex. demoazel); extinderea aciunii
legilor fonetice regionale i asupra neologismelor
(franozesc); cuvintele franuzeti urmeaz regulile de ncadrare morfologic specific romneti (blonduri); etimologii
populare (maltractat, nunial).
n comediile primilor dramaturgi romni avem a face cu o
parodiere a influenei franceze, suficient de diluat pn s
ajung la urechile acestor interprei fideli ai superficialitii.
Aceste comedioare propun o lume n care se ntretaie
dou porniri contrarii: una recent, apusean, care vrea s
se substituie alteia, orientale, aflat n cdere i devenit,
tocmai de aceea, desuet i ridicol. Dar este, totodat, i o
lume fascinant, doar aparent pierdut, repetabil, care
astzi, mai acut ca oricnd, i cere dreptul i i ateapt
rndul la porile Europei.

Note:
(1) Scrieri alese, ed. ngrijit i prefaat de Dan Simonescu, Bucureti,
1955, vol. I, p. 146 apud Paul Cornea, Oamenii nceputului de drum. Studii
i cercetri asupra epocii paoptiste, [Bucureti], Editura Cartea Romneasc, 1974, p.53.
(2) Paul Cornea, op. cit., p. 49.
(3) Influena francez asupra spiritului public n Romnia. Originile.
Studiu asupra strii societii romneti n vremea domniilor fanariote,
Ediia a II-a integral i adugit, Bucureti, Editura Humanitas, 2000.
(4) tefan Munteanu, Vasile D. ra, Istoria limbii romne literare.
Privire general, Ediie revizuit i adugit, Bucureti, Editura Didactic i
Pedagogic, 1983, p. 205.
(5) Pompiliu Eliade, op. cit., p. 294.
(6) Doina David, Sinteze de limb literar, II, Timioara, Universitatea
din Timioara, Facultatea de Filologie, 1988, p. 40.
(7) Op. cit., p. 300 - 301.
(8) Citatele din operele lui C. Faca i C. Blcescu sunt extrase din Primii
notri dramaturgi, Ediie ngrijit i glosar de Al. Niculescu, Antologie, studiu
introductiv i note bio-bibliografice de Florin Tornea, [Bucureti], Editura pentru Literatur, 1960.
(9) tefan Munteanu, Probleme ale limbii romne literare n textul dramatic, Universitatea din Timioara, Facultatea de Filologie, p. 15.

253

(10) V. Alecsandri, Chiria n Iai sau Dou fete -o neneac, Teatru,


vol. I, (Comedii), Bucureti, Editura pentru Literatur, 1961, p. 8.
(11) V. Alecsandri, op. cit., p. 16-17.
(12) Ibidem, p. 19.
(13) Ibidem, p. 252.
(14) Ibidem, p. 224 - 225.
(15) Ibidem, p. 225.

254

OLIVIU FELECAN
Universitatea de Nord
(Baia Mare)
Lantroponimia rumena
tra Est ed Ovest
Tra i cambiamenti avvenuti nel
dicembre 1989 si contano anche
quelli della linguistica, che hanno
condotto allabbandono dellinfluenza orientale (comunista) e dalladozione delle denominazioni di
origine occidentale (democratica). Tra questi alcuni si sono
manifestati subito, tramite labbandono delle parole compromesse - tovar, - (di origine slava) - e la loro sostituzione da
equivalenti senza macchia - domn, doamn (eredit del latino); altre ebbero bisogno di un periodo pi lungo per naturalizzarsi: per esempio la sostituzione della lingua di legno da
un linguaggio naturale. Le autorit accademiche furono
costrette a raccomandare luso delle norme grammaticali che
precedettero lepoca comunista, e che fu bruscamente interrotto per lintervento brutale dei linguisti obbedienti al totalitarismo: per esempio, il ritorno, nel 1995, alla scrittura etimologica con la , a cui si aveva rinunciato quarantadue anni prima.
Nel campo dellonomastica si osservano dei mutamenti,
pi o meno significativi, a partire dalle denominazioni delle
istituzioni dello Stato (poliie invece di miliie; Serviciul
Romn de Informaii invece di Securitatea Statului) fino a
quelle di alcune fabbriche (Roman invece di Steagul Rou),
di localit (Oneti invece di Gheorghe Gheorghiu Dej) oppure la sostituzione dei nomi delle vie (Via Petre Dulfu invece di
Via Secerei; Via Iuliu Maniu invece di Via Ciocanului). Tutto
ci indica, non solo un cambiamento di regime o di percezione, ma soprattutto un orientamento dallEst, dal comunismo, verso lOvest democratico.
Quanto agli antroponimi, non si sono verificate modifiche
brusche dovute agli interventi delle autorit, bens graduali,
in seguito ai mutamenti intervenuti nella mentalit.
Il linguista A. Graur afferma, in Nume de persoane, che i
nomi ci sono una piccola parte della tradizione, della storia
del Paese e ci offrono informazioni sulla cultura e sul modo
di vita, in generale, su antenati [...] Grazie ai nomi delle per-

255

sone possiamo godere alcune conclusioni per ci che


riguarda le popolazioni....
Tra tutti gli elementi della lingua pi legati allevoluzione
della societ, sono i nomi delle persone, fatto reperibile nella
storia. In questo senso, N.A. Constantinescu ne distingue nel
suo Dicionar onomastic romnesc alcune fasi. Allinizio dellepoca di nascita del popolo e della lingua rumena ci furono
dei nomi daco-romani, come quelli segnalati dalle inscrizioni
trovate nelle province danubiane romanizzate, nonch i nomi
dei santi, soprattutto quelli dei martiri cristiani di questa
regione: Barbu, Nicoar, Paul.
Dellepoca della cristallizzazione della lingua rumena
sono alcuni nomi laici nati da parole di origine traco-daca:
Brad, Bucur, Murg. Larricchimento dellantroponimia rumena con parole di origine slava comincia in seguito allo stanzionamento delle popolazioni slave nella Dacia romanizzata e
nelle due provincie di Moesia.
Grazie allinflusso della coabitazione delle due popolazioni, insieme alla toponimia slava sono trasmessi ai rumeni
anche numerosi nomi di persone, come, per esempio:
Bogdan, Radu, Vlad, etc. Allo stesso tempo, si sono ricevuti dai pecenegi-cumani toponimi e antroponimi come
Basarab, Berindei, Coman.
Secondo lautore, la terza fase dominata dallinflusso
colto della gerarchia della Chiesa ortodossa bizantina degli
stati rumeni. Si impone lonomastica di origine greco-slava,
contenuta nei libri di rituale slavo, i cosiddetti nomi biblici o
nomi calendaristici Dimitrie, Vasilie, etc.
A partire dal XII secolo e fino al XIX secolo, lantroponimia rumena, sotto linflusso della cultura ecclesiastica, riceve progressivamente un alto aspetto agiografico dominante
se comparato con i nomi laici creati dal popolo rumeno o
presi in prestito dai vicini.
Il periodo moderno incomincia con una serie di nomi
presi dalla storia rumena, grazie alla Scuola Transilvana e alla
Chiesa greco-catolica. Questa serie seguita da unaltra di
nomi esotici, legati alla moda esistente durante il movimento culturale pro-occidentale post 1848, soprattutto nelle
citt, e poi per estensione progressiva, anche nei villaggi sottoposti allinflusso urbano.
Lapporto occidentale nella nostra onomastica si manifestato anche da parte dellarea culturale romano-cattolica.
Nella seconda met del XIX secolo e nel XX secolo si possono notare, con fasi dintensit diversa, nomi di origine italiana, francese, tedesca, inglese e russa, condizionati da fattori sociali, culturali, politici etc.
256

Nella nostra reIazione facciamo unanalisi degli influssi


stranieri che si sono verificati nellonomastica rumena dopo
il 1989.
A tal fine, ho scelto le statistiche della citt di Baia Mare,
una citt media (150.000 abitanti) e qualche localit delle
zone principali della provincia di Maramure: Bogdan Vod,
Deseti (con i villaggi Mara e Hrniceti) nella Maramure
storica, la localit omcuta Mare (con i villaggi Buteasa,
Finteuu Mare e Vleni) in ara Chioarului e la localit Bia
de sub Codru (con i villaggi Odeti e Urmeni), situati in ara
Codrului. La scelta non stata casuale, ma ha preso di mira
una regione tradizionale monoetnica, situata abbastanza lontano dallinflusso urbano (la Maramure storica), sia una multietnica, situata vicino al capoluogo della provincia ara
Chioarului), sia una zona isolata, che si trovata sotto linflusso dellOccidente grazie ai giovani partiti allestero (ara
Codrului).
Bisogna segnalare la differenza tra il mondo cittadino e
quello rurale per ci che riguarda i nomi di battesimo. Nel
mondo rurale, la popolazione pi conservatrice che in citt,
soprattutto nella Depressione di Maramure, ci significa
che i bambini sono stati battezzati con i nomi tradizionali
rumeni (Gheorghe, Ioan, Ioana, Maria, Vasile etc.), sia prima
della Rivoluzione del 1989, sia quanto dopo. Le eccezioni
rarissime confermano la regola: Denisa (1998, 2000, 2001),
Indira Tabea (1998), Marco (1992), Ronya Sita (2000),
Roberta (2001), Raissa (2002). Denisa appare in modo sporadico nellonomastica degli ultimi anni, come prestito dal
francese (Denise). Roberta il femminile di Roberto nome
antico di origine tedesca, preso in prestito da noi e si trova
sotto questa forma tanto in italiano, quanto in ungherese.
Marco, bench attestato nei documenti della Valacchia e
della Moldavia a partire del XV secolo, oggi ha una sfumatura italiana come equivalente al nome rumeno Marcu. Indira
(forse eco del nome dellex-primo ministro indiano Indira
Ghandi), Tabea, Ronya non possono far parte di alcuna categoria perche non figurano in nessun dizionario onomastico
rumeno o straniero. Sita una variante ipocoristica sia da
Roxana, sia da Anastasia, entrambi di origine greca antica.
Nemmeno Raissa attestato da lavori specialistici, ma
sarebbe possibile che sia un influsso russo o ucraino, visto
che la localit di Bogdan Vod vicina al confine rumenoucraino.
A differenza della Maramure storica, zona tradizionalista
sui-generis, in ara Chioarului e in ara Codrului la gente
meno conservatrice, fatto che ci dimostra lesistenza di nomi
257

stranieri tanto prima del dicembre 1989, quanto, soprattutto,


dopo. Cosi, prima della Rivoluzione del 1989, figuravano
nomi di battesimo come: Antonia Lorena (1987, BC), Tania
(1987, 2000), Romina (1988, O), Filipe (1989, ), Melinda
(1989, ), Rudolf (1989, U). Dopo il 1990, linflusso occidentale predomina tanto nel caso delletnia zingara, quanto in
altre. Il pi importante il caso delle etnie zingara e ungherese della localit omcuta Mare: Estera Roji (1990, ), Isac
Aladar (1990, B), Dalida (1991, BC), Andra Denisia (1991, U),
Estera (1991, V), Tiiana (1991, BC), Vandana (1991, V), Bobi
(1992, ), Denisa Roxana (1992, BC), Giulia (1992, BC),
Naomi (1992, B), Pamela (1992, V), Sergiu Rafael (1992, BC),
Romina Bianca (1992, BC), Antonia Denisia (1993, U), Artur
(1993, B), Romario (1994, B), Valdano (1995, BC), Antonio
(1996, O), Carla Suzana (1996, U), Henrieta Reka (1996, ),
Gerg (1997, FM), Aliz (1998, V), Sefora Estera (1998, O),
Denisa Daiana (1999, F), Giulio Roberto (1999, O), Lorand
Zsolt (1999, ), Rivaldo (1999, V), Antonio (2000, BC),
Franciska Denisa (2000, B), Ranya (2000, ), Erik Denis
(2001, B), Esmeralda Daiana (2001, V), Gianina (2001, BC),
Julia Denisa (2002, ), Masimo (2003, B), etc.
Fra i nomi del mondo rurale venuti dallOccidente, alcuni
si sono naturalizzati, come dimostra la frequenza della loro
apparizione: Daiana (1996-2001), Denis (1993, 1999-2002),
Denisa, con la variante Denisia (1991-1993; 1999,2002),
Estera (1990, 1991, 1995, 1996, 1998), Rebeca (1996, 1997,
2000), etc. Tutti questi coesistono con il nome tradizionale di
battesimo esistente nei villaggi rumeni dove troviamo derivati con suffissi diminutivali femminili e maschili: Ancua,
Voichia, Anua, Bujorel, Codrua, Cristinel, Dnu, Florica
Inomioara, Georgel, Gigel, Ionela, Ionu, Lenua, Dochia,
Mariua Tirua, Mrioara, Mihi, Gheorghi, Mugurel,
Petric, Petrua, Sndel Bogdnel, Teodorel, Vasilica,
Victoria, Viorel Floricel, Vldu Mugura, Zorica Miua,
Zorinel etc.
Nel mondo cittadino la situazione dellantroponimia pi
complessa data lesistenza, accanto ai nomi rumeni comuni,
di quelli stranieri, una tendenza costante negli ultimi anni. Le
ragioni sono diverse. Forse la pi nota e collaudata la
moda, come dice Tatiana Petrache nel suo Dicionar enciclopedic al numelor de botez (p. 12), la moda un fattore
determinante nellantroponimia che non ha reso esente da
trasformazioni e sostituzioni il sistema onomastico di alcun
popolo. La moda ha determinato i galli di abbandonare i
vecchi nomi e di accettare quelli romani. Venuti i barbari, i
gallo-romani, prendono dal canto loro nomi usati dallaristo258

crazia franca; pi tardi, il borghese battezza i bambini con i


nomi utilizati nelle famiglie nobiliarie, il paesano imita il borghese [apud Albert Dauzat, Les noms de personnes, ed. III,
Paris, 1928, p. 9].
Poich il mondo cittadino meno conservatore del
mondo rurale, la popolazione delle citt piu aperta al
nuovo, alladozione delle particolarit dellonomastica europea, fatto che riflette levoluzione interna e sociale delluomo
di questo tempo.
Unaltra causa che mette in evidenza le differenze esistenti tra citt e villaggi si riferisce alla ripartizione etnica e
confessionale della popolazione, soprattutto nel mondo cittadino, spazio cosmopolita per eccellenza. Cristian Ionescu
nota nel suo Dicionar de onomastic (p. 5) cita che sul territorio della Romania hanno vissuto e vivono ancora, da una
parte, comunit linguistiche particolari (con la pi importante, nellordine della grandezza, quella ungherese), che hanno
la libert delluso della propria lingua (quindi anche dei nomi
di persona specifici) e si influiscono reciprocamente, e daltra parte, diverse comunit religiose (con la pi numersoa
quella ortodossa), che, bench cristiane (le eccezioni sono
meno numerose), appartengono pure alle confessioni diverse. Ci sono quindi in Romania importanti differenze linguistiche e religiose con ripercussioni sui nomi di persone, bench al di l delle differenze, si mantenga pure un importante
fondo comune.
Il terzo argomento alla base dellinternazionalizzare dei
nomi costituito dallapertura delle frontiere in seguito agli
avvenimenti del 1989. Abolito il totalitarismo, tante persone
se ne sono andate nei Paesi dellOccidente per periodi pi
brevi (visite, affari) o pi lunghi (per studio, per il lavoro).
Influenzati da ci che hanno visto o sentito, hanno battezzato
i loro bambini con nomi diversi da quelli tradizionali rumeni.
Ma il pi importante influsso sullonomastica degli ultimi
anni stato quello dei mass-media. Abolita la censura, la
libert ha conosciuto un grande momento di slancio. Sono
state stampate nuove pubblicazioni, sono state create nuove
stazioni radio e tv e la gente ha avuto la possibilit di conoscere di pi. Questo influsso lha subito soprattutto la gente
aperta alle nuove idee, al nuovo, i giovani che hanno abbandonato la tradizione orientale.
Proviamo a stilare una classifica dei nomi di battesimo a
seconda dei criteri adoperati da genitori nella loro scelta:
1. cantanti: Dalida (1993, 1996), Elvis (1995, 2002),
Romina (1989-1992, 1995, 1998, 2001, 2002), Samanta
(1994).
259

2. sportivi: Adrian Ilie (1997, 2001) - un calciatore romeno, Diego Armando Maradona - nome che illustra la preferenza dei genitori per il miglior calciatore argentino di tutti i
tempi, Maldini Ronaldo (2002) - combinazione tra i nomi di
due calciatori, Rivaldo (2002), Romario (1995, 1997, 1999,
2002), Ronaldo (2003) - tutti campioni mondiali - Totti (2002)
- calciatore italiano.
3. attori: Arnold (1991-1995; 1997, 2001, 2002), Bruce
(1991), Eric Robert (2000), Erik Robert (2002), Julia Roberta
(2001), Kevin (1998, 1999), Noris (1993, 1994).
4. a) protagonisti di films: Boby (1989, 1992, 1997, 1999),
Brenda (1993, 1995, 2002), Isaura (1990-1993, 1995), Izaura
(2003) - protagonista di telenovela, Pamela (1991, 1992,
1994-1997, 2001), Tobias (1997).
b) personaggi di telenovele: Antonio (1994, 1995, 1999,
2001-2003), Carlo Antonio (1997, 2001), Fernando (1996,
1998, 2000), Giulia (1995-1998, 2002), Orlando (1994, 1997,
2001), Roberto (1995, 1996, 1999, 2000, 2002), Rosalinda
(1999-2003) etc.
5. personaggi di libri famosi: Beatrice (1992, 1993, 1995,
1996, 1998-2000, 2003) (Divina commedia, Dante),
Casandra (2003) (personaggio mitologico greco), Julieta
(1989, 1990), Medea (2002) - della tragedia greca, Romeo
(1989, 1991, 1997, 1998, 2003), eherazada (2001).
6. fotomodelli: Naomi (1990, 1991, 1994, 1999, 2001,
2002). possibile che vi siano anche altri nomi ispirati al
mondo della moda, ma non sono tanto diffusi come nel caso
della celebre fotomodella di colore.
7. personaggi storici o politici: Antonio Cezar (2000),
Darius (2002), Franco (2001), Julius Cezar (2002). Questa
categoria dominata dai grandi personaggi del mondo antico.
8. personalit della vita pubblica e mondana: Adelin
Petrior (2002) - giornalista alla Tv Antena 1, Brianna (2000)
- principessa romena, Daiana (1994-2003) - principessa
inglese; Lisa Maria (2002) - la figlia di Elvis Presley, Priscila
(1994, 1995) - la moglie di Elvis Presley.
9. bande musicali o famose marche occidentali: Iris
(2002, 2003), Nike (2000), Stefanel (2003).
10. geografia: Argentina (1989, 1992, 2000), Columbia
(1992), Florena (1995), India (2002), Spania (2003).
11. botanica: Codru (1989), Crengua (1989), Crinu
(2002), Dafin (1991), Frgua (1992, 1993, 1995), Garoafa
(1994), Garofia (1994), Lcrmioara Murua (2003), Lmia
(1992, 2003), Mlin (2002), Mlina (2002), Orhidea (1992),
Strugurel (1990, 1993, 1995, 1999), Trandafir (1990, 1991,
2002), Trandafira (1989); la maggior parte di questi nomi
260

appartiene ai bambini di etnia zingara.


12. personaggi biblici: Abel (1990-1992, 1994-1997,
1999-2003), Adam (1989-1991, 1999, 2001, 2002), Aron
(1989, 1991, 1994, 1999, 2000, 2001), Avram (1990, 1992,
1998), Cain (1990, 1999, 2000, 2002), David (1989-1991,
1995-1997, 1999, 2002, 2003), Isaia (1990, 2001), Isus
(1992), Moise (1993, 1996, 1999, 2002), Natanael (1989,
1991, 1996, 1997, 2002), Rahel (2003), Rahela (1990, 1994,
1995, 1997), Samuel (1990-1995, 1997, 1999-2002);
13. nomi strani: Alfronz (2000), Belen (2001), Mannix
(1998), Regis (2002).
Nomi interessanti sono anche: Abel Cain (1990), Maria
Mariana (2002), oppure Saa Vasile (1994).
Tra gli antroponimi nuovi, presi in prestito negli ultimi anni
dallOccidente, alcuni si sono imposti nel sistema onomastico rumeno, come attesta la frequenza con cui appaiono:
Daiana - scritto come si pronuncia in lingua inglese, Damaris
o Denis - dal francese. Altri prestiti restano isolati e sono
meno diffusi: Christopher (2000), Dieter (1997), Emma
(1994), Gerhart (1999), Gianluca (2002), Iren (1990), Johann
(1992), Klaus (2000), Marlene (1998), Mathias (2000),
Matthew (2000), Philip (2001), Raoul (2001), Renatte (1996).
Le lingue principali che hanno lasciato unimpronta sui
nomi di battesimo in Romania sono quelle dellEuropa occidentale: linglese (Edward, Gessica, James, Patrick,
Richard), il francese (Madeleine Anne, Mathias, Michelle,
Nicol / Nicole, Nicolas, Pierre Armand), litaliano (Angelo,
Carlo Antonio, Geovanna, Lorenzo, Marco, Orlando,
Roberto), lo spagnolo (Alberto, Alberto Raul, Luis, Miguel,
Ramon, Rolando), il tedesco (Andreas, Dieter, Emma,
Gerhard Erich, Ralf Manfred, Rudolf) lungherese (Adrienn,
Henriett(a), Izabella). Non si pu trascurare linflusso orientale tradotto tramite nomi slavi, la maggior parte di origine
russa: Agafia, Ala, Alexandr, Fiodor, Ghenadie, Ilian, Iurie,
Iuga, Ivan, Liubovi, Nataa, Oleg, Olesea, Olga, Raisa, Saa
Vitalina. Dobbiamo sottolineare che la stragrande maggioranza di questi ultimi diffusa tra persone con cittadinanza
moldava o ucraina. Sono usati anche per bambini di nazionalit rumena,a testimonianza, probabilmente dellammirazione dei genitori per la cultura e la civilit dellEst.
Ci sono nomi scritti con grafia comune a tutte le lingue:
Beatrice (eccetto lUngheria: Beatrix o la Russia: Beatrisa),
ma da noi, Beatris. Altri rispettano una grafia comune a due
lingue: Alice ( francese, italiano), Antonio (italiano, spagnolo),
Mario (italiano, spagnolo), Vivien (inglese, ungherese). Altri si
scrivono diversamente, a seconda della lingua di provenien261

za: Arthur (inglese, francese) coesiste con Artur (ungherese),


Evelin (ungherese) - Evelyn (inglese), Matthew (inglese) Mathias (tedesco), Patrick (inglese, tedesco), Patrik (ungherese). Alcuni nomi di battesimo adoperati nellultimo periodo
non trovarono un corrispondente lessicale in nessunaltra lingua. Cos Johann (ted. Johannes, it. Giovanni, sp. Juan,
ungh. Jnos), Renatte (fr. Rene, ted. Renate, it. Renata,
ungh. Renta, rus. Renata) o Vicenzo (fr. Vincent, it.
Vincenzo, sp., port. Vincente, ungh. Vince). Lultimo caso
forse dovuto allignoranza dei genitori o alla disattenzione
durante la registrazione del nome allanagrafe comunale.
La novit di alcuni nomi dimostrata anche dal fatto che
non si sono ancora adottati al sistema onomastico rumeno e
alla sua grafia. Per esempio nel caso di Alice (ingl., fr.) / Alicia
(sp.) / Alisa (rus.) / Alis / Alisia / Alys, gli ultimi tre non hanno
nemmeno un corrispondente in altre lingue dorigine; Denisa
(rus.) / Denise (fr.) / Denisia / Dennisa; Eduard (ted., bulg.,
rus.) / Edward (ingl.) / Edwuard; Isabela (pg.) / Izabela (bg.) /
Izabella (ungh.) / Izabelle o Isabelle (fr.); oppure un nome religioso con un intermediario greco-slavo; Natanael / Nataniel
/ Nathanael / Nathanel / Natan, le forme antiche, attestate
nelle scritture sono Nathanail/Athanail.
La non integrazione nel sistema onomastico rumeno ha
alcune caratteristiche:
1. il raddoppio delle consonanti tanto nei nomi classici
(Ana/Anna), quanto soprattutto in quelli nuovi: Brigita /
Brigitta, Henrieta / Henrietta, Raul / Raull, Rebeca / Rebecca
(/ Rebecka), Roland / Rolland, Vanesa / Vanessa.
2. lortografia con la -c-, -ch-, -ck-, -k-: Cristian /
Christian, Eric / Erich / Erik; Nicolas / Nikolas, Rebeca /
Rebeka / Rebecka, Ricardo / Richardo.
3. lesitazione tra lo scritto con la -i- o con la -y-, tanto
allinterno, quanto alla fine dei sostantivi propri: Beniamin /
Benyamin, Bobi / Boby, Denis / Denys, Evelin / Evelyn,
Raimond / Raymond.
4. la rumenizzazione dei nomi femminili con la a finale:
Bernadett / Bernadetta, Evelin / Evelina, Renatte / Renatta.
5. la rumenizzazione dei nomi con la o finale: Angel /
Angelo, Leonard / Leonardo, Roland / Rolando.
6. litalianizzazione di alcuni nomi bench diffusi nel
rumeno: Alessandra / Alexandra, Alessandru / Alexandru
(Alecsandru).
7. la trascrizione fonetica secondo la pronuncia: Elisa /
Eliza, Julia / Giulia / Jiulia, Isabela / Izabela, Isaura / Izaura.
8. la germanizzazione di alcune vocali: Andrea / Andreea
/ Andreia, Aron / Aaron.
262

9. lintroduzione della h che pu o no influenzare la pronuncia: Sara / Sahra / Sarra, Saa / Sasha.
10. lattaccamento della s alla fine della parola: Luca /
Lucas.
Un fatto linguistico interessante il mutamento del genere dei sostantivi propri, tanto maschili, quanto femminili.
Questa tendenza costante nella lingua rumena a partire
dalla seconda met del XX secolo: Irinel<Irina,
Laviniu<Lavinia, Loredan<Loredana, Otilian<Otilia, Rada<Radu, Ramon<Ramona. Nellultimo periodo, la tendenza
si accentua e si trasferisce ai nomi dorigine occidentale.
Cosi, appaiono dei sostantivi propri femminili: Darvinia
(1991, Darwin), Edwina (1997,Edwin), Richarda (1994,
Richard), o maschili Adin (1996, Adina), Cameliu (2002,
Camelia), Laviniu (2002, Lavinia), Loren (1992, 2000, Lorena),
Roxan (1989, Roxana), Violin (1996, Violina). Bench strani,
questi nomi sono meno ridicoli di quelli diffusi dopo il 1995,
che rumenizzano alcuni nomi dorigine occidentale.
Abbiamo scoperto degli antroponimi femminili Jena (1995),
Julia (1999), Mery (2002, ingl. Mary), Selina (1995, probabilmente fr. Cline), Sindia (1997, probabilmente ingl. Cindy),
arlota (1997, fr. Charlotte) o antroponimi maschili: Antoni
(1997), Gimi (2001), Giulian (2001), Geane (1998) / Geani
(1995) / Jani (1998) / Jeani (1997); gli ultimi caratteristici
alletnia zingara.
Un altro errore consiste nella scrittura secondo la pronuncia di alcuni nomi occidentali, come nel caso di
Geovanna (2002), scritto con la -e- non con la -i- come in italiano, oppure invece di Gerhard, con la -d-, Gerhart, con la t- finale.
Interessante anche la ripartizione etnica dei nomi, condizionata dalle condizioni sociali. In genere i rumeni, gli
ungheresi, i tedeschi, gli ebrei conservano i nomi tradizionali ai quali aggiungono quelli presi in prestito dallestero grazie allinfluenza dei mass-media.
Abbiamo cos nomi:
- rumeni: Adrian, Andrei, Cristian, Dana, Maria, Mihai etc.
- ungheresi: Eniko, Erika, Istvan, Laszlo, Zoltan, Zsolt
- tedeschi: Manfred, Ralf, Rudolf
- ebraici: David, Rahela, Samson.
Letnia zingara ha nomi tradizionali (Baronica / Baronia,
Cristofor, Strugurel, Trandafir, Trandafira, Voinicel), ma anche
altri nuovi presi da films, oppure da melodie alla moda. Di
conseguenza sono nati antroponimi come: Geane Damian
(2000), Izaura (2003), Marimar (2002), Rebeka Rosalinda
(2000), Romina (2002), Samanta (1994), Spania (2003),
263

Vandana Mndra (1995), Vinetou (1997), Zorro Zobar (1993)


etc.
Per completare questo quadro, vogliamo citare un articolo pubblicato su un settimanale rumeno in cui si affronta il
tema dei nomi di persone del mondo rurale del Sud del
Paese:
1. nomi di attori, cantanti o sportivi: Alendelon, Collins,
Jean Figo Vandam, Stivnsegal.
2. a) nomi di protagonisti di films ispirati alla storia:
Burebista, Spartacus, Ulise.
b) nomi di protagonisti di telenovele: Abigaela,
Armando, Edera, Edvin, Fernando, Jose, Juana,
Luizdefernando, Mariantonella, Marimar, Rosa,
Talia.
3. nomi collegati a oggetti, luoghi, avvenimenti famosi:
Halim, Intervenia, Marca e Dolar (dollaro), Mercedes, Prin,
Smbta, Secundaru, Suprem, Stradivarius, Torino.
Tra questi ve ne sono alcuni composti e insoliti:
Alendelon, Luizfernando, Mariantonella, Stivnsegal. Anche
nella ricerca fatta a Baia Mare ho trovato alcuni nomi di questo tipo: Lisamaria (1998) o Vladiana (1995). Essi rappresentano uneccezione, e la maggior parte si scrive due parole.
Si osserva la diffusione di parole che costruiscono il
nome individuale, bench la tradizione abbia imposto nellonomastica rumena nomi formati da una sola parola. Anche
qui si possono scoprire alcuni modelli a seconda degli elementi che compongono il nome. La maggior parte formata da antroponimi appartenenti alla stessa lingua, sia al
rumeno (Andreea Bianca, Cristian Vasile, Georgiana
Gabriela, Vlad Ctlin), sia allungherese (Erika Agneta, Erno
Szigmond Gabor, Istvan Norbert, Melinda Katalin), sia al
tedesco (Ralf Manfred, Richard Rudolf), sia allebraico (Abel
Samuel, David Natanaiel Iosif, Emanuel Beniamin), ma questi non ci interessano pi di tanto.
Pi originali sono quelli di origine straniera, entrati recentemente nellonomastica rumena: Branson Michael, Carlo
Antonio, Celine Marie Madeleine, Evelyn Nicole, Kevin
Richard, Madeleine Anne, Pierre Armand, Romalio Carlo,
dove tutti i componenti dei nomi appartengono alla stessa
lingua originaria. In altri casi i nomi sono composti da elementi provenienti da lingue diverse, come per esempio il
rumeno e lungherese (diffusi spesso nel 1989-90, soprattutto nelle famiglie miste), oppure il rumeno e linglese, il francese, litaliano, lo spagnolo etc.: Alicia Paula, Cecilia
Madeleyn, Edward Marian, Emma Laura, Erwin George,
Esmeralda Carmen, Karolina Maria, Mihai Antonio, Mihai
264

Edwin, Patrick Maximilian, Richard Nicolae, Vincenzo Nelu.


A volte, la composizione realizzata esclusivamente da
elementi stranieri, diversi come origine: Andreas Armand,
Denis Richardo, Ervin Rudolf, Isaura Pamela, Izabelle
Renata, Karina Rosalinda, Mark Orlando, Nicolas Mario,
Nikita Rebecca, Patrick Ianis, Raoul Thamas, Raymond
Raoul, Sigrid Timeea. Bench rari, non mancano i nomi triplici, composti da elementi diversi per lingua di origine:
Andra Edvinna Maria, Andrea Naomi Parmina, Bogdan
Thomas Zoltan, Denisa Evelina Emilia, Emma Maria Adnana,
Iosif Eduard Renato, Izabela Alexandra Rosalinda, Joshua
Remus Ernest, Luis Sergiu Natan, Medeea Denise Patricia,
Miriam Nica Julia, Robert Nico Denis, Thomas Sorin Marian.
Si tratta di nomi sentiti alla radio, alla Tv, letti sui giornali, in
genere trovati senza ricorrere a enciclopedie onomastiche o
dizionari etimologici.
La maggior parte dei nomi ricordati illustra linflusso occidentale sulla lingua rumena. Dobbiamo tuttavia precisare
che la maggior parte degli antroponimi sono classici, autoctoni. Forse linflusso orientale, diverso da quello slavo
(russa), si evidenzia tramite alcuni nomi arcaici, tradizionali,
perduti nella moltitudine dei prestiti stranieri: Blnduca
(2002), Catia (1993), Crmria (2000), Dochia (1998,
2002), Eudochia (1997), Filofteia (2003), Herminuca (1999),
Ilarion (1997), Paraschiva (1989, 2000), Parascovia (2000),
Reghina (1999), Saveta (1993), Snziana (1991), Zoril
(1995).
La nostra relazione mette in rilievo le trasformazioni subite dallonomastica rumena, in generale, e quella di
Maramure, in particolare, dopo il 1989, anno che ha segnato profondamente la nostra societ non soltanto a livello
politico, sociale, economico, ma anche linguistico. Dopo il
crollo del comunismo, il popolo rumeno si avvicina allOvest
democratico. Negli ultimi anni, i nomi occidentali abbondano
nel mondo rurale e urbano rumeno, con la possibilit che
alcuni si integrino nel sistema onomastico.

265

VALERIUS M. CIUC
Universitatea A.I. Cuza
(Jassi)
Jus naturale n opera
umanistului romn
Dimitrie Cantemir.
Un syllabus romanistcomparatist

Umanismul socio-juridic romnesc ii are sorgintea n gndirea


filosofico-teologic i n aciunea social a doi reputai transilvneni: sibianul Nicolaus Olahus2 i braoveanul Johannes
Honterus. Acestora, aveau s li se alture, n timp, n opera
de aculturare a valorilor umanismului european, nvai
renumii ai Moldovei i Valahiei, precum mitropolitul, traductor al Psalmilor i iniiator al literaturii culte romneti,
Dosoftei (c. 1624-1693), marele crturar i cltor, comparatist socio-juridic n planul moralitii, moravurilor i
liceitilor, n acela al civilizaiilor europene i asiatice n operele sale Descrierea Chinei i Jurnal de cltorie n China,
Nicolae Milescu Sptarul (1636-1708), stolnicul Constantin
Cantacuzino (1650-1716), fost student padovan, Udrite
Nsturel, erudiii cronicari Grigore Ureche i Miron Costin,
influenai de tezele colii cracoviene, respectiv ilustrul principe erudit Dimitrie Cantemir (1673-1723).
Dup aproximativ 1200 de ani de la retragerea aurelian
din Dacia roman sau dup cinci veacuri de la consumarea
ultimului episod al marilor migraii ural-asiatice, ei sunt primii
notri autentici europeni angajai n refacerea esturii de
instituii i viziuni sociale i juridice de esen roman, fie c
o afirm expressis-verbis, fie doar n mod sugestiv sau tacit,
fie c scriu istoria cu incontestabilele dovezi ale romanitii
i continuitii poporului romn, fie c ncearc a-i schia un
nou destin european ca egal ntre egalii gintei latine. Spune
Miron Costin: Toate lucrurile, dac s ncep a spune denceputul sau, mai ales sa neleg. i neamul moldovenilor
fiind dintru o ar care se cheam Italia, de Italia i de
mpria Rmului, a crui mpraii, scaunul, oraul Rmul,
n dricul Italiei este, a pomeni nti ne trage rndu.
De la moderatul ecleziast Nicolaus Olahus, susintor
paradoxal (precum un alt ecleziast, de ast dat, iniiator al

267

Reformei, Johannes Honterus) al dreptului laic, n perfect


tandem cu spiritul nou al unei epoci seduse de filosofia
greac i de dreptul roman, pn la angajatul politic Dimitrie
Cantemir, susintor al dreptului natural centrat pe ideea de
justiie (precum n opera parenetic a lui Neagoe Basarab),
umanismul romnesc parcurge stadii dintre cele mai
contrastante.
Realitile sociale i juridice sunt tratate sub imboldul
nnoirilor n acord cu chemarea nelepciunii. O ntreag literatur pletoric n sfaturi, abundnd n exortaii i recomandri, aa numita literatur parenetic din secolele XVIXVII, dup modelul primului roman occidental tradus,
prefaat i adaptat de ctre cronicarul Nicolae Costin, Il libro
aureo del grand Emperador Marco Aurelio con el Rolex de
Principes al clugrului Antonio de Guevara se desfoar
ntr-un caleidoscop de imagini i influene occidentale i
bizantine; occidentale, mai cu seam graie ecourilor
strnite i n rile romne de faimoasa lucrare a lui
Machiavelli, publicat n anul 1532, Il principe.
In lungul ir al celor ce susin un astfel de umanism
socio-juridic parenetic i moralizator, i remarcm pe
urmtorii: Neagoe Basarab (cu a sa carte nvturile bunului credincios Io Neagoe Basarab, voievodul Trii UngroVlahiei carele au nvat pre fiul su Theodosie vod, 1521),
Mitropolitul Antim Ivireanu (Sfaturile cretine i politice,
1715), Petru Movil (Sfaturile Mitropolitului Petru Movil
ctre fratele su, Moise-vod), Nicolae Mavrocordat
(Sfaturile rposatului domn Nicolae Mavrocordat ctre fiul
su Constantin-vod, 1726).
Un numitor comun al acestor crturari rezid doar n
curajul cu care fiecare dintre ei i-a contrazis epoca i clasa
sub amprenta unei dominante renascentiste europene: virtus Romana rediviva. Iat, exempli gratia, Nicolaus Olahus,
prieten de seam al lui Erasmus i n contrasens cu un alt
umanist european, Ulrich van Hutten, dei nobil i vlstar de
familie domneasc, mitropolit i regent al Ungariei, critic
regimul juridic privilegiar nobiliar i denun slbticia
acestuia n raport cu iobagii, dup cum deplnge lipsa de
patriotism a rapacei i egoistei clase dominante care nu
contribuie semnificativ la consolidarea puterii statului.
In alte dimensiuni ale criticii socio-juridice, Johannes
Honterus, dei este unul dintre puinii umaniti europeni ce
au aderat la Reform, ctitor al Bisericii Negre din Braov, ca
Biseric Evanghelic de Confesiune Augustan ce-a aculturat doctrina luteran (fundamentat pe cele patru principii
exclusive ale Reformei: solus Christus, sola scriptura, sola
268

gratia i sola fide), promoveaz, paradoxal, ideea roman


de laicizare a dreptului n reprezentativa oper juridic a sa,
Reguli extrase din crile de drept civil ale Pandectelor
(Sententiae ex libris Pandectarum juris civilis decerptae).
Spirit renascentist, admirator al dreptului roman clasic,
acelai Honterus susine, n deplin consens cu coala
legitilor (professores juris civilis) i n contradicie paradoxal cu coala decretitilor lui Gratian (professores
Decretorum, dup Decretum Gratiani), necesitatea introducerii normelor dreptului roman, ca fiind mai adaptate avansului considerabil luat, n epoc, de economia de tip negustoresc din Braov.
In sfrit, Dimitrie Cantemir, domnitor al Moldovei, dei
sprijinit de marea i mica boierime, ia n considerare limitarea puterilor marii boierimi n interesul unei domnii centralizate, puternice i luminate, n interesul statului i al poporului. Prin aceasta, abandoneaz poziiile progresiste limitate
ale nobilimii renascentiste i caut stabilitatea juridic a statului n spiritul luminat al principelui, dup model centralist,
dup o ierarhie piramidal de tip funcionresc, imperial, dar
netiranic, nedespotic.
Observm cum eclectismul valoric ce caracterizeaz
umanismul european se oglindete i n cel romnesc.
Renaterea, plurivalent prin definiie, baroc n coninut i
confuz n aciune, nu putea s aib un sens omogen i o
metod cristalizat n statele feudale romneti.
Aspectul transformativ uman i social, pe canavaua
moralei antropocentriste antice renscute, este cel care
domin. Transformarea, reforma, schimbarea, au devenit
ns i n romnimile vremii scopuri n sine. Au inut loc de
plan social i politic. Viziunile nu difer cu mult fa de cele
de astzi. i astzi adoptm fr rezerve experimentalismul
juridic i schimbarea, muvabilitile i numeroasele iluzii ale
teoriilor i normozelor aculturate ale noului n sensul celor
spuse de Annick de Souzenelle n Egiptul interior sau cele
zece plgi ale sufletului atunci cnd reia o tez a lui Yves
Leloup3; i astzi, fr s-l definim, inefabil cum este, avem
un pandant al viziunilor tutelare; este aa-zisul conservatorism. i astzi, umanismul juridic nu are o baz social,
deseori libertile economice fiind clamate de ctre cei ce nu
vor putea s le pun n oper vreodat, dat fiind c ntreaga
economie este centrat pe bani i nu pe iniiativ pur,
debarasat de garanii financiare.
n viziunea lui Dimitrie Cantemir, legitimitatea puterii
monarhului luminat trebuie extras n cel mai jusnaturalist
mod cu putin, acela al strii pacifice, chiar fraterne n
269

raporturile dintre clasa pletoric i proteic a rnimii i elita


conductoare. Relaiile fixate pe modelul aservirii clasei
majoritare sunt contraindicate. Un monarh luminat nu poate
accepta tirania, fie ea i la nivelul derizoriu al relaiilor din
microcosmosul stesc. In alegorica sa creaie, Istoria ieroglific decriptm aceast fundamental concepie jusnaturalist (desprins din principiul sau, mai bine, din brocardul
suprem, acela al egalitii tuturor fpturilor, creaii ale lui
Dumnezeu cel unic), n expresia: A mutelor prieteugul i
fria, iar nu vrjmia i veciniia s poftim. Intre simbolurile zoomorfe ale acestei magnifice opere cantemireti,
mutele semnific mulimea de rani iar veciniia, n Moldova
acelor timpuri, nsemna erbia. In susinerea acestei concepii quasi-egalitare, Cantemir n-a fost ns consecvent,
cum bine remarc unii exegei ai si cnd polemizeaz cu
hermeneuii unor texte cantemireti4.
O alt tez jusnaturalist pe care Dimitrie Cantemir o
susine n aceeai oper, Istoria ieroglific, este una obsedant pentru ntreaga Europa a secolului al XVII-lea care
exalta virtuile puterii monarhice luminate: guvernarea cu
dreptate i nelepciune. Acest deziderat nu ar fi fost posibil
fr o independen real a principelui de clasa nobiliar. Un
regim nobiliar sau unul anarhic n-ar fi fost benefic, n viziunea lui, dect pentru Poart.
In sus-menionatul mod, principele este perceput mai
mult ca un judector imparial i incoruptibil, pe lng care
nu se poate trafica influena ntruct nu provine din vreo
faciune partinic a potentailor i i revendic misiunea de
la ataamentul popular fa de instituia regalitii i de la
mecanismul de transmitere ereditar a puterii. Principele
luminat este, astfel, un cap nelept, unul de judector al
naiunii. Spune el: Precum la multe mdulare un cap, ae la
multe gloate o minte ntriag a nu lipsi trebuie.5
Intr-o form asemntoare, teza de mai sus este expus
i n opera sa Divanul sau glceava neleptului cu lumea
sau giudeul sufletului cu trupul (omenirea are nevoie de
conducere pentru a i se asigura propirea). Dar aceast
conducere trebuie s fie neleapt. n aceast foarte difuzat oper cantemirean, nvatul elen ce cauioneaz
nsi publicarea lucrrii, Ieremia Cacavela, i adreseaz, n
spirit de patos sapienial i de scolastic dedicaie, urmtoarea exortaie principelui moldovean: nelepciunea te va
ncununa, trecndu-te n cartea marilor si eroi. S trieti,
odor preadorit al Bisericii Ortodoxe. Sporete necontenit
prin nelepciune n urcuurile ctre Dumnezeu i ntru folosirea aproapelui.7
270

In forme diferite, ideea mai sus artat, aceea a diferenierii destinale a conductorului de condui este reluat n
capodopera sa, de mare strlucire i apreciere european,
Incrementorum et decrementorum aulae Othomannicae8,
dar i n Hronicul vechimii romno-moldo-vlahilor i, mai cu
seam, n lucrarea care semnific totodat intrarea n preiluminism9 sau modernitate a literaturii romne, i, totodat,
deschiderea, i la noi, a pavimentului gloriei10 omului de litere, Descriptio Moldaviae.
In toate aceste forme de clamare a monarhiei luminate
se observ, ca un leit-motiv, respingerea tentaiei despotismului, tiraniei, voinei dictatoriale n conotaiile ei peiorative
de arbitrariu i abuz de putere pentru c, spune el, acolo
unde tirania stpnete, acolo dreptatea se izgonete; aa
unde dreptatea mprete, toat strmbtatea nici s
numete.11
Dar, tot n spirit jusnaturalist antic, romanist, el i ancoreaz convingerea c statul bine guvernat este unul fericit, n
armonie cu rnduielile divine, pentru c n acest stat obediena fa de reguli este natural, nu una care s exprime
anxieti, angoase, sau iraional fric fa de tiran. In acest
context, el remarc exemplar faptul c supuenia ce-i are
drept motivaie frica, deci lipsa curajului opiniei, este aparent i c, n timp, se creeaz premise pentru rsturnarea
prin for, pe cale revoluionar, a despotismului i aceasta
datorit unei legi a dreptului natural, aceea potrivit creia nu
exist fore care s se poat mpotrivi libertii de voin 12,
dup cum nu pot fi ridicate zgazuri durabile n calea emanciprii personale sau libertii, n general, a oamenilor.13
Chiar n planul judecii pure, n judecata domneasc,
jusnaturalismul lui centralist i absolut poart nfiarea unei
etici dumnezeieti, n care incoruptibilitatea i idealul asigurrii necondiionate a egalitii prilor din proces, chiar
dac nu sunt egale n societate, dup modelul stoic roman,
reprezint din timpuri imemoriale garanii ale dreptii naturale. In Descriptio Moldaviae, n acest sens, noteaz: Nu s-a
auzit niciodat zicndu-se c hotrrea domnului ar fi fost
dobndit prin daruri (principis judicium coruptum fuisse),
nici c el s-ar fi abtut de la calea dreptii (a justa declinasse) ca s prtineasc pe cineva, dei s-a vzut c lucrul
acesta s-a ntmplat de mai multe ori printre boieri.14
Acest moralism cantemiresc, al justiiarului incoruptibil i
independent, raionalist i erudit, rezultat al unei ndelungate gestaii socio-juridice a umanismului romnesc pe canavaua jusnaturalismului de tip roman i european, constituie
o valoroas contribuie la tezaurul de idei cu care nc se
271

nutrete spiritul justiiar care ne anim.


Ceea ce Dimitrie Cantemir le recomanda, deseori cu
accente patetice sau clamoroase, de Erasm implicat i activ,
dregtorilor de sfat i celor trei ranguri de dregtori de divan,
i anume, credin i dreptate, pentru diseminarea unui
armonios echilibru de fore ntr-o societate consonant, n
spirit cosmopolit i ecumenic, cu civilizaia european, se
cuvine a fi reactualizat, astzi, pentru orice judector de
scaun.
Mesajul lui este valabil i pentru heralzii de azi ai redescoperitelor valori morale supreme ale antichitii grecoromane i ale nceputului cretinismului, ai jusnaturalismului
sau ai eticii echitii, justiiei i solidaritii din care reforma
linitit i organic, luntric fiinei noastre colective i
extrage rdcinile profunde.

Note:

(1) Sunt om i nimic din ce-i omenesc nu-mi consider strin (Terentius,
Heautontimorume nos).
(2) In acest sens, a se vedea Umanistul Nicolaus Olahus (Nicolaie
Romnul) (1493-1568). Texte alese, Studiu introductiv i note, I. S. Firu,
Corneliu Albu, Editura tiinific, Bucureti, 1968, in integrum.
(3) A se vedea, n acest sens, Yves Leloup n Question de (Albin Michel),
nr. 79, p. 40, apud Annick de Souzenelle, Egiptul interior sau cele zece plgi
ale sufletului, In romnete de Viorica Azzouz i Gheorghe Popa, Ed.
Amarcord, Timioara, 2001, p. 42.
(4) A se vedea, n acest sens, N. Stoicescu, n D. Cantemir, op.cit., Istoria
ieroglific, Ediie critic publicat sub ngrijirea lui Virgil Cndea, E.A.,
Bucureti, 1973, p. 27, nota 2.
(5) D. Cantemir, Istoria ieroglific, Text stabilit de Stela Toma, Prefa de
Virgil Cndea, Studiu introductiv, comentarii, note, bibliografie i indici de
Nicolae Stoicescu, Editura Academiei Romne, Bucureti, 1973, fragm. 241,
p. 145.
(6) N. Stoicescu, n D. Cantemir..., op.cit. p. 30.
(7) Dimitrie Cantemir, Divanul..., pp. 28-30, apud Victor Neumann,
Tentaia lui homo Europaeus. Geneza ideilor moderne n Europa central i de
sud-est, Ediia a doua revzut, Ed. All, Bucureti, 1997, p. 68.
(8) Demetrii Principis Cantemirii, Incrementorum et decrementorum aulae
Othoman[n]icae sive Aliothman[n]icae historiae a prima gentis origine ad nostra usque tempora deductae. Libri tres, praefatus est Virgil Cndea, Critice
edidit Dan Sluanschi, Editura Amarcord, Timioara, 2002, in integrum.
(9) In acest sens, a se vedea Al. Zub, In orizontul istoriei, Institutul
European, Iai, 1994, pp. 24 sq.
(10) Gloria este Rsplata tiinei, iar cei ce o merit dispreuiesc orice
alt consideraie mai meschin: nu vorbesc despre jurnalitii care scriu ca s
aib ce mnca i care mpovreaz publicaiile cu produciia lor nenorocit
[...]. Nu pentru bani Bacon, Newton, Milton, Locke educau i mulumeau
Lumea; era sub demnitatea lor s intre n legtur cu un librar grosolan doar
pentru o biat hrtie tiprit (Lord Camden, in The Cases of the Appelants
and Respondents in the Cause of Literary Property Before the Hause of Lords,
Londra, 1774, p. 54, apud Mark Rose, The author as propriethor, loc.cit. p.

272

54, cf. Roger Chartier, Omul de litere, n Michel Vovelle (coordonator), Omul
Luminilor, Traducere din limba francez de Ingrid Ilinca, Postfa de Radu
Toma, Editura Polirom, Iai, 2000, p. 125.
(11) D. Cantemir, op.cit. (Istoria...), fragm. 235, apud Ed. ngrijit i studiu
introductiv de P.P. Panaitescu, I. Verde, Editura pentru Literatur, Bucureti,
1965.
(12) In acest sens, a se vedea Valerius M. Ciuc, Lecii de sogiologia
dreptului. Cteva repere n sociologia general a dreptului, Cuvnt nainte de
Anton Carpinschi, Ed. Polirom, Iai, 1998, p. 276.
(13) Ioan Platon, Unele idei naintate n gndirea politico-juridic a lui
Dimitrie Cantemir, n Justiia Nou, nr. 11/1966, apud Valerius M. Ciuc,
op.cit., p. 276.
(14) A se vedea, n acest sens, D. Cantemir, Descriptio Moldaviae, apud
L. P. Marcu, Idei despre stat i drept n opera lui Dimitrie Cantemir
(Valorificarea critic a motenirii tiinifice n domeniul dreptului) n Studii i
cercetri juridice, nr. 3/1973, pp. 37 sq..

273

CHRISTIAN TAMA
Consilier pentru tiine umaniste
IBC Cambridge (Anglia)
Paradigme antropologice: spiritul romnesc ntre homo
occidentalis i homo orientalis

Plasat la porile Orientului, la confluena a dou sfere


culturale majore, apusean i rsritean, cultura romn, n
ciuda unui parcurs ntrziat de marele numr de circumstane istorice de cele mai multe ori potrivnice i a necesitii
ndreptrii tuturor eforturilor sale, nu att spre dezvoltare, ct
spre rezisten, s-a constituit ntr-un interesant punct de
inciden a celor dou paradigme constitutive ale modelului
antropologic european, a ceea ce s-ar putea numi homo
occidentalis i homo orientalis.
Dei omul occidental i cel oriental au la baz aceeai
matrice spiritual, pe de o parte greco-latin, iar pe de alta,
cretin, paradigmele lor de dezvoltare au nregistrat dou
parcursuri culturale destul de diferite. Contactul cretinismului cu noile arii culturale, aprute dup dezagregarea
Imperiului Roman i provincializarea rmielor sale, a
dus, n ntreaga Europ, la acceptarea unei serii de compromisuri ntre spiritul cretin i diversele esene culturale locale, ceea ce avea s duc la o bipolarizare a vieii spirituale.
n acest sens, spiritualitatea catolic i, mai apoi, cea protestant, care reprezint creuzetul culturii occidentale i unul
dintre principalii factori determinani ai evoluiei omului occidental, aveau s se formeze pe baza a dou elemente
eseniale: ideea de transcenden i aceea de autoritate, n
cazul catolicismului, i aceea de transcenden i de libertate imanent, n cazul protestantismului. Astfel, din simbioza
acestor elemente, se va nate, n cazul catolicismului, o
instituie de tip sacro-statal, a crei baz o vor constitui
ideea de stat i de ierarhie, ntemeiate, la rndul lor, pe ideea
de disciplin, de supunere i de ofensiv de tip hegemonic.
Acestea au fost premisele ce au stat, de altfel, la baza constituirii Bisericii ca stat universal, creator de istorie. Din aceast perspectiv, catolicismul a privit ideea, precum i realitatea naiunii drept factori de o importan secundar, atta
timp ct instituia ecleziastic avea n vedere cultivarea i
dezvoltarea unei structuri transnaionale ntemeiate pe supunerea fa de autoritatea papalitii i a curiei romane.

275

Dimensiunile universaliste ale arhitecturii spiritual-politice catolice aveau s se manifeste, n plan cultural, prin cultivarea unui caracter monumental al tririlor i al exprimrilor
acestora, contribuiile sale la dezvoltarea romanicului, a goticului i barocului, ca stiluri existeniale fiind remarcabile.
Dezvoltnd ideea de cultur ca expresie a cultului, neles ca
ansamblu de atitudini i de aciuni ndreptate spre venerarea
i omagierea divinitii, catolicismul se va angaja n crearea
unei opere vaste prin angrenarea de mari energii, coordonate n mod sistematic i puse n slujba unei singure idei. De
altfel, viziunea catolic despre lume este extrem de bine
exprimat de biseric, ca spaiu cultic destinat vizualizrii
statului divin, instituia ecleziastic fiind considerat un
organism viu nzestrat cu o existen formal dincolo de om
i de liberul arbitru al acestuia.
Din punct de vedere antropologic, cretinismul apusean
a generat o tipologie complex, caracterizat prin trei tipuri
bazale: omul roman, plasat timid la marginea transcendentului i profund marcat de un sentiment de subordonare fa
de acesta, omul gotic, dominat de ideea cutrii i atingerii
transcendentului prin fore proprii i marcat de un sentiment
de sublimare interioar a acestuia i, n fine, omul renascentist, plasat ntr-un raport de dialog liber cu dimensiunea transcendental, n viziunea acestuia mbinndu-se tradiia
antic potrivit creia omul se vedea scufundat ntr-o ordine
macrocosmic, care i determina existena (fatum), i elementele teologico-cretine referitoare la om, conform crora
acesta nu mai era determinat de un destin orb, destinul su
adevrat aprnd acum ca o vocaie personal, ca o chemare de a participa la ordinea divin, i ea personal 1.
Desprins din catolicism i plasat ntr-un raport dialectic
cu acesta, protestantismul, n special n varianta sa evanghelic, a cutat ntotdeauna contrabalansarea omnipotenei transcendentalului prin ideea de libertate imanent,
manifestat prin independena convingerilor, deliberare i
problematizare.
n protestantism, instituia ecleziastic i-a pierdut
caracterul de obiectivitate2, i anume acela de depozitar a
salvrii, a adevrului universal ncredinat ei de ctre un ntemeietor-salvator al omenirii, ceea ce face ca autoritatea s i
se ntemeieze nu pe o serie de prerogative pmnteti, ci
transcendentale. Biserica reprezint pentru protestani un
lucru absolut strin persoanei umane, ceea ce conteaz fiind
doar comunitatea indivizilor, grupai n urma unui act de alegere liber n jurul unui unic i imens interes acordat libertii
interioare. Dincolo de acest aspect, instituia ecleziastic nu
276

nseamn aproape nimic, ea constituindu-se ntr-un simplu


organism destinat educrii persoanei umane n spirit eticoreligios n scopul nelegerii i a tririi de ctre aceasta a vieii
de zi cu zi, profesionale i spirituale, n conformitate cu
vocaia individual.
Opunndu-se concepiilor universaliste ale catolicismului, protestantismul a afiat o atitudine vdit naional, ns,
n ciuda acestui lucru, modul su de considerare a ideii de
naiune a urmat, ntr-o anumit msur, abordarea catolic,
naiunea reprezentnd, n viziunea protestantismului, mai
mult o atitudine de solidarizare, de regrupare n jurul unei idei
ca rezultat al manifestrii dreptului individual de liber alegere.
Din punct de vedere antropologic, omul protestant, continund, ntr-o anumit msur, tipologia umanist a
Renaterii, susine ideea conform creia omul nu are nevoie
de nici un intermediar n relaia sa cu Dumnezeu. n plus, tot
n linia renascentismului, protestantismul va umple vidul
referitor la expresiile exterioare ale umanitii privit n toat
splendoarea sa, printr-o reflecie bazat pe austeritate exterioar i abstractizare interioar favoriznd, astfel, o cultur
a refleciei individualiste n raport cu Dumnezeu i cu lumea.
Dac, pe de o parte, omul occidental se dezvolta pe
baza unor constante spirituale ce puneau ntr-o strns
relaie transcendena i autoritatea, n cazul catolicismului,
respectiv libertatea, n cel al protestantismului, n Europa
ortodox accentul era pus pe considerarea legturii organice dintre transcendent i totalitatea creaiei.
Spre deosebire de catolicism i protestantism, n cadrul
cretinismului ortodox instituia ecleziastic este privit ca
un organism viu, ca un tot unitar care cuprinde nu numai
fiina uman, ci i viaa i creaia n ansamblul su. Individul
particip de facto la totalitatea ntregului cu care caut s
fuzioneze.
Cu toat aparenta sa retragere n sine determinat de o
serie de evoluii istorice nefavorabile, cretinismului ortodox
nu i-a lipsit vocaia universal, manifestat n perioada imperial. Doar dup cderea Constantinopolului, Biserica
Ortodox a nceput s se identifice, din ce n ce mai mult, cu
naionalul, n scopul pstrrii tradiiilor fi ameninate de
expansiunea islamic. Lund n considerare circumstanele
istorice, spiritul ortodoxiei a marcat ntr-un mod aparte
relaiile organice care definesc naiunea, persoana uman
ajungnd s se simt mult mai firesc integrat n ansamblul
complex al caracteristicilor definitorii ale identitii naionale,
dar ntr-o independen total fa de ideea de stat.
277

O astfel de atmosfer, de nchidere spre exterior, compensat de o mare bogie interioar a contribuit, n special,
la realizarea unor opere de factur spontan i, de cele mai
multe ori, anonime, de expresie popular. Cele mai interesante i mai complexe culturi populare europene aparin, de
altfel, popoarelor ortodoxe. Spiritualitatea ortodox s-a
mulumit s creeze n jurul su o atmosfer n stare s se
comunice ntr-o manier extrem de sugestiv, revelnd
omului existena unei dimensiuni mai profunde, fcnd, apel,
n acest scop, la orizonturile subcontiente ale vieii umane,
toate acestea reflectnd, n ultim instan, tipologia spiritual a omului ortodox, a crui viziune referitoare la raportul
dintre transcendent i imanent se axeaz pe sentimentul
transcendentalului aflat ntr-o etern micare descendent,
de autorevelare. Concepia metafizic a omului ortodox
accentueaz, n mod deosebit, ideea i realitatea persoanei
ndumnezeite care i pierde identitatea n scopul de a se
transforma ntr-un receptacol al revelaiei divine. Avnd n
vedere aceste coordonate, creaia cultural a omului ortodox, lipsit de mreia realizrilor omului occidental aflat
ntr-o continu cutare tumultuoas, att nterioar, ct i
exterioar, va fi marcat de familiaritatea i linitea ateptrii
i a contopirii cu spiritul universal. Astfel, dac toate aciunile omului occidental s-au aflat i se afl mereu sub semnul
nerbdrii i al insuficienei, al tinderii spre cucerirea de noi
orizonturi materiale i spirituale, cele ale omului ortodox nu
au cutat, practic, niciodat s ias din tiparul inexorabil al
rbdrii i al ateptrii.
Prins la mijloc ntre ariile culturale bizantin i slav,
occidental, de expresie catolic i protestant, i musulman, cultura romn nu a avut niciodat ansa de a dezvolta o cultur de mare anvergur. Dar acest lucru nu s-a
ntmplat din cauz c numai originea sa latin nu putea fi
suficient pentru a transcende tiparele mentale ale cretinismului rsritean sau pentru a depi condiiile obiective
istorice care au lipsit-o de suportul material necesar dezvoltrii unei culturi monumentale. Dei a fost, se pare, primul
dintre popoarele din aceast parte a Europei care a
mbriat cretinismul, poporul romn nu s-a simit atras de
dorina de asimilare a unei structuri culturale de tip major n
stare de a-l scoate din starea sa anterioar. Dimpotriv,
cretinismul a ajuns s fie adaptat la stilul vieii precretine.
Astfel, romnul nu-l va gndi pe Dumnezeu dintr-un punct de
vedere abstract, dogmatic i filosofic, aa cum este el definit de gndirea bizantin, ci ntr-o manier mitologizant.
Structurile sociale romneti i-au nsuit multe dintre moti278

vele constitutive ale patrimoniului marii culturi bizantine,


creatoare de istorie, dar, totui, aceast cultur a fost asimilat stilului precretin al aezrilor rurale. Ambiana rural
rsritean ilustreaz, de altfel, perfect formidabila putere de
asimilare a culturii precretine. Avnd n vedere toate acestea, romnul nu a reuit s creeze ceea ce s-ar putea numi
o cultur major, deoarece, poate, nici nu era structural
pregtit pentru o asemenea ntreprindere, cci, dup cum
afirma Lucian Blaga, la un moment dat, o cultur minor
este izbnda unui stil ntruchipat de un suflet colectiv, de o
populaie oarecare, prin darurile i intuiiile proprii
copilriei... O cultur major realizeaz posibilitile stilistice
ale unui suflet colectiv prin darurile i virtuile proprii maturitii3.
n lumina acestor elemente, umanismul renascentist care
a avut un rol fundamental n conturarea antropologiei omului
european, aa cum tinde el a fi neles fie i aparent n zilele
noastre, nu a reuit, n general, s treac dincolo de barierele interioare ridicate n calea sa de umanismul rsritean.
Reluarea modului de considerare a omului, propriu antichitii greco-romane, i manifestarea ncrederii n puterile
acestuia, chiar dac fr ncercarea de eludare a credinei n
Dumnezeu i a unei devoiuni particulare nu putea fi compatibil cu structura spiritual a popoarelor din rsritul Europei,
unde orice proiect de factur antropocentric era de neconceput, omul fiind privit, aproape exclusiv, din perspectiva
integrrii ntr-o realitate aproape total redus la raporturile de
subordonare ale imanentului fa de transcendent.
n plus, orientarea cretinismului ortodox spre pstrarea
identitii naionale a popoarelor din rsritul Europei i
apariia unei adevrate simbioze ntre cler i popor, avea s
duc la accentuarea nchiderii Bisericii Ortodoxe fa de
lumea nconjurtoare i, n consecin, la o atitudine de
respingere a oricror tendine strine, considerate, aproape
instinctiv, primejdioase. Dac, pe de o parte, acest lucru a
avut drept rezultat o stagnare orizontal a popoarelor ortodoxe, pe de alt parte, el a avut o mare importan n verticalizarea i aprofundarea legturilor cu transcendentul i n
regsirea capacitii de pstrare a tradiiilor, aspect ce avea
s se dovedeasc benefic i n cazul poporului romn confruntat, de-a lungul istoriei, cu tendinele expansioniste a trei
imperii.
n ciuda influenelor i ameninrilor externe, cultura
romn, att prin poziia sa exterioar, geografic, ct i prin
aceea interioar, spiritual, avea s rmn deschis fa de
influenele apusului cretin i s dea dovad, nu de puine
279

ori, de o capacitate remarcabil de asimilare i de sintez.


De exemplu, dac n Transilvania, dup cderea ei sub
ocupaie ungar, contactele interculturale aveau s se manifeste, pn la sfritul sec. al XVII-lea, mai pregnant sub
aspectul unor interferene de tip geografic, demonstrate, n
special, prin crearea unor opere arhitectonice de sine
stttoare din punct de vedere stilistic, bizantine, romanice,
gotice i baroce, n Moldova sec. al XV i al XVI-lea, avea s
apar un tip de interculturalism sintetic, care va mbina stilul
arhitectonic bizantin cu goticul, ntr-o sintez autohton.
Abia odat cu cderea Moldovei i a Munteniei n sfera
direct de influen politic a Imperiului Otoman, fenomenul
cultural din cele dou state romneti va intra ntr-o zon de
stagnare i de nchidere, ntrerupt doar ocazional de un
numr restrns de personaliti umaniste, a cror anvergur
cultural nu se va ridica ns la dimensiunea unui Dimitrie
Cantemir sau Constantin Brncoveanu, cel dinti, figur
renascentist de prim rang a culturii europene, iar cel de al
doilea promotor al unei culturi unde bizantinismul,
enaterea, barocul i orientalismul fuseser reunite i
armonizate ntr-un mod straniu, dar plin de rafinament i elegan.
Spre deosebire de greci, unde spiritualitatea i cultura
bizantin avea s intre ntr-un ermetism prelungit fa de
exteriorul ostil, identificndu-se cu elenismul ca unic paradigm cultural capabil de pstrare a identitii naionale, i
de rui, circumscrii unei realiti iluzorii de continuare a
arhitecturii spirituale i culturale a Bizanului, ntr-o atmosfer ncrcat de resentimente fie fa de occidentul
catolic, considerat vinovat de degenerarea lumii, romnul
ca tipologie va cuta s se menin, ntr-o anumit msur,
ntr-o poziie intermediar fa de omul occidental i de cel
oriental, n ncercarea de pstrare a unei ci proprii de dezvoltare i de afirmare, latinitatea originilor sale, pe de o parte,
i spiritualitatea ortodox, pe de cealalt, marcndu-i
evoluia conform acelui spaiu ondulatoriu interior att de
bine sesizat de Lucian Blaga, potrivit cruia romnul i
desfoar existena interioar pe un plan ondulat indefinit, n ncercarea de depire pn la nec plus ultra a obstacolelor ntr-un ritm repetat, monoton i fr sfrit4. El,
dominat de spaiul su, nu se las copleit nici de un fatalism feroce, dar nici nu se afirm cu feroce ncredere fa de
puterile naturii sau ale sorii, n care nu vede vrjmai definitivi5.
Urmnd acest plan ondulatoriu, spiritul romnesc nu a
fost niciodat marcat de poziii extreme, el rmnnd ntot280

deauna deschis fa de alte orizonturi spirituale i culturale,


perioadele sale de nchidere fiind dictate numai de circumstane exterioare, cnd n joc i se afla identitatea naional.
Aceast capacitate de adaptare n funcie de mprejurri a
contribuit, de exemplu, la dejucarea planurilor de
deznaionalizare a romnilor din Transilvania, aflate, printre
altele, la baza impunerii de ctre Imperiul Habsburgic a actului unirii cu Roma din anii 1698-1701. n cele cteva decenii,
care au urmat unirii, dezamgii de rezultatele nelegerii cu
autoritile imperiale, aproape o jumtate a populaiei
romneti s-a ntors, n ciuda persecuiilor, sub autoritatea
ierarhiei ortodoxe, dar interesant a fost poziia celeilalte
jumti, pentru care unirea nu avea s nsemne nceputul
unei deznaionalizri, ci recunoaterea, ntr-un timp relativ
scurt, a egalitii n drepturi a romnilor majoritari cu celelalte etnii, maghiarii, secuii i saii, precum i un prilej de
revendicare a sentimentelor lor naionale, n lumina apartenenei latine, prin intermediul legturilor tinerilor scolastici
romni cu Roma, pn atunci doar sporadice sau conjuncturale att n Transilvania, ct i n celelalte dou ri romne.
Dintr-un alt punct de vedere, bariera reprezentat de spiritul ortodox avea s blocheze sau, cel puin, s ntrzie,
ptrunderea viziunilor occidentale deplasate treptat spre
sfera imediatului. Ceea ce prefigurase deja fenomenul umanismului renascentist prin revendicarea dimensiunii individului particular, avea se se transforme, n versiunea antropologic a protestantismului, ntr-o relaie direct i personal cu Dumnezeu, fr nici un fel de intermediar, astfel
ajungndu-se la un tip de antropocentrism plasat n sfera
apropiatului, marcat, la nceput, de subiectul psihologic
emipiric cartezian, apoi de cel transcendental al lui Kant,
devenit curnd un apropiat i, n fine, de subiectivitatea
absolut a lui Hegel6. Dac a fost bine sau nu, depinde de
unghiul de vedere. Oricum, diferenele dintre concepiile
umanismului rsritean i apusean, pe de o parte, i cele ale
umanismului global al zilelor noastre, n ciuda aparenelor,
snt imense. Eludarea factorului spiritual, determinant al
oricrei culturi ca organism independent de om, pe care l
transcende, i a orizonturilor metafizice ale fiinei umane, nu
va avea drept rezultat dect perpetuarea unei creaii lipsite
de sens. Dac ne vom apleca asupra istoriei, vom vedea c
aceia care au fcut cel mai mult pentru aceast lume au fost
cei care s-au gndit cel mai mult la cealalt /.../. Toi acetia
au lsat mcar o urm pe pmnt, tocmai pentru c minile
lor au fost ocupate de cer. Iar majoritatea cretinilor au ncetat s se gndeasc la cealalt lume, abia atunci cnd s-au
281

dovedit att de ineficieni n aceasta. Dac obiectivul nostru


este cerul, pmntul ni se va da pe deasupra. Dac, n
schimb, obiectivul nostru este pmntul, nu l vom avea nici
pe unul, nici pe cellalt7.
Dei timpurile pe care le trim snt martorele unor
schimbri radicale n concepiile culturale ale popoarelor
Europei, lucrurile vor mai avea nevoie de un timp pentru a se
aeza, cci, dup cum afirma Patrice Sauvage, ntr-una dintre lucrrile sale, Europa trebuie s se ancoreze n diversitatea popoarelor (i culturilor, n.n.) care o alctuiesc, ea nu
trebuie s se plaseze ntr-un raport de antinomie cu o
"Europ a patriilor" (cci, s nu uitm de soarta fostei
Iugoslavii, unde sentimentele naionale ale srbilor i
croailor au sfrit prin a exploda)8. n Occident, Renaterea
i Secolul Luminilor au cutat recuperarea nelepciunii antice i plasarea ei n mijlocul culturii i civilizaiei cretine i au
trmbiat pretutindeni sosirea triumfal a fericirii. Cu toate
acestea, optimismul nemsurat nu a avut drept rezultat nici
tolerana, nici iubirea i nici nelegerea dintre oameni.
Urmaii lui Machiavelli au continuat s guverneze lumea, iar
cuceririle spiritului omenesc, din ce n ce mai suficient sie
nsui, au mrit capacitatea de distrugere a acesteia. n timp
ce suferina i fcea n continuare simit prezena cotidian, Europa occidental inea s se conving de faptul c
tria ntr-una dintre cele mai bune lumi posibile. O astfel de
abordare a problemei poate deveni, n context actual, deosebit de primejdioas pentru culturile europene rsritene a
cror anvergur nu a putut sau nu s-a simit niciodat atras
de nlimile mreiei, mai primejdioas, poate, dect ameninrile fie de altdat, dac nu se va reveni la o ncercare de cunoatere i de recunoatere real, precum i de
nelegere a fiinei umane i a culturii create de aceasta n
complexitatea sa. n acest sens, abandonarea veritabilelor
idealuri umaniste care se face din ce n ce mai simit n
lumea contemporan i plasarea treptat a acestora ntr-o
dimensiune cu valene, dac nu mitice, atunci, cel puin,
lipsite de actualitate i nlocuirea lor cu cele ale unui fals
umanism lipsit de dimensiunile sale bazale: interioritatea i
identitatea vor reduce la zero orice tentativ de mbogire
spiritual a persoanei umane prin alterarea iremediabil a
caracterului complet si complex al fiinei umane.

282

Note:
(1) Barrio, J. M., Elementos de Antropologa Pedaggica, p. 20.
(2) Cf. Troeltsch, E., L'absolutisme du christianisme et l'histoire de la
religion.
(3) Blaga, L., Trilogia culturii, p 358.
(4) Ibidem, p. 167.
(5) Ibidem, p. 169.
(6) Barrio, J. M., op. cit., p. 20.
(7) Lewis. C. S., The Abolition of Man, p. 65.
(8) Sauvage, P. L'impratif spirituel, p. 85.

Bibliografie selectiv:

Barrio, Jos Maria, Elementos de Antropologa Pedaggica, Rialp,


Madrid, 1998.
Blaga, Lucian, Trilogia culturii, Fundaia Regal pentru Literatur i Art,
Bucureti, 1942.
Hazard, Paul, La crisis de la conciencia europea, Alianza, Madrid,
1994.
Lewis. C. S., The Abolition of Man, Oxford University Press, Oxford,
1978.
Sauvage, Patrice, L'impratif spirituel, Ed. de l'atelier, Paris, 1999.
Troeltsch, Ernst, L'absolutisme du christianisme et l'histoire de la religion, Paris, 1902.

283

DORINA-CLAUDIA TARNAUCEANU
Universitatea A.I. Cuza
(Jassi)
DIMITRIE CANTEMIR:
tradiie i inovaie
n sintaxa latin
(Vita Constantini Cantemyrii)

Umanismul, curent cultural aprut n secolul al XV-lea n


Europa Central i Occidental, promoveaz o concepie
antropocentric asupra universului, sitund omul n centrul
tuturor preocuprilor. Literatura greco-latin este cea care
ofer modele demne de urmat adepilor acestui nou curent,
iar o pregtire intelectual temeinic i cunoaterea limbilor
clasice sunt considerate condiii necesare desvririi realitii umane. n Moldova i ara Romneasc caracteristicile umanismului se fac cunoscute n cultur abia din secolul
al XVII-lea. Printre primii istorici ce au avansat ideea existenei i dezvoltrii unui curent umanist n rile Romne se
afl Nicolae Iorga1, care vorbete n Istoria literaturii romne
despre nglobarea culturii romneti a acestei perioade n
cea european, remarcnd dezvoltarea unui curent grecolatin bazat pe ideea de unitate i latinitate a poporului romn.
Enumerm ca trsturi eseniale ale umanismului
romnesc2: evidenierea originii latine a neamului, aptitudinea limbii naionale, urma a latinei, de a funciona ca limb
literar i de a servi unei comunicri elevate, necesitatea
educaiei i ascensiunea omului prin cultur la adevratele
valori existeniale, formarea omului raional, capabil de a formula ntrebri i de a cuta rspunsuri, dezvoltarea tiinelor,
afirmarea iubirii de neam i angajarea n lupta pentru patrie.
Toate aceste caracteristici se regsesc n opera crturarului
Dimitrie Cantemir. Spirit critic i elevat, intelectual plurivalent, voievodul moldovean imprim literaturii romne i un
considerabil impuls n direcia conceptelor i obiectivelor
urmrite de umanismul european. Principele romn afirm,
alturi de cronicari, originile latine ale romnilor i ridic pro285

blema continuitii lor n spaiul pe care l locuiesc (Hronicul


vechimii a romano-moldo-vlahilor), elaboreaz lucrri de
istorie (Istoria creterii i descreterii Imperiului Otoman), de
geografie (Descriptio Moldaviae), e preocupat de probleme
de filosofie, religie, muzic (Divanul sau glceava neleptului
cu lumea, Metafizica, Sistema religiei mahomedane, etc.),
compune Istoria ieroglific, considerat de unii cercettori3
drept primul roman al literaturii noastre, iar de alii4 drept o
povestire de moravuri, expus n form alegoric, cu un fond
istoric real5. Complexitatea ideilor i preocuprilor, precum
i faptul c acestea au fost redactate n diverse limbi i
destinate spre lectur ntregii Europe, reprezint aspecte
care atest caracterul universal al creaiei sale.
Printre operele redactate n limba latin se numr i Vita
Constantini Cantemyrii, cognomento senis, Moldaviae
Principis. Lucrarea este o biografie, singura alctuit de
crturar i prima din literatura romn6.
Scopul principal al elaborrii acestei scrieri nu este acela
de a alctui o simpl cronic a unei domnii (cea a lui
Constantin Cantemir, tatl autorului), ci acela de a pleda n
favoarea redobndirii scaunului Moldovei de ctre Dimitrie
Cantemir, fiul demn al unui tat prezentat ca principe drept,
nelept, iubitor de patrie, militant pentru eliberarea Moldovei
de sub autoritatea Porii Otomane. n subsidiar un alt motiv
este acela de a justifica unele din faptele reprehensibile ale
printelui su: uciderea frailor Costin (Miron i Velicico).
Este cunoscut faptul c voievodul Constantin Cantemir
nu a fost eroul descris de urmaul su ca fiind nzestrat cu
toate virtuile unui principe umanist: vitejie, pruden,
rbdare, inteligen, monarh cretin care a ntreprins reforme
pentru revirimentul situaiei economico-politice a Moldovei.
Dintre acestea, singura calitate ce i se recunoate acestui
domn moldovean, de neam umil, analfabet i ajuns la domnie la o vrst naintat, este curajul, vitejia n lupt7. Totui,
dei incult, Constantin-Vod vorbea bine mai multe limbi,
printre care ttar i turc, dup cum afirm I. Neculce8 i D.
Cantemir9, i recunotea valoarea educaiei, dndu-i fiii la
nvtur.
Maniera tendenioas, n care este nfiat personajul, nu
se datoreaz ns doar dragostei filiale, ci, n mare msur,
dorinei fostului principe Dimitrie Cantemir de a-i legitima
dreptul de motenire a tronului (lunga cuvntare din finalul
biografiei urmrea desemnarea, de ctre principele muribund,
a unui succesor la domnie n persoana fiului su mai mic)10.
Acesta este motivul care l-a determinat pe crturarul,
aflat n Rusia n momentul redactrii Vieii lui Constantin
286

Cantemir, s-i scrie n limba latin aceast pledoarie pro


domo. Limba latin i meninea n epoc caracterul de
limb de circulaie internaional, limb a elitelor europene,
care permitea receptarea direct a mesajului de ctre publicul elevat cruia i era adresat. Cu siguran textul neo-latin
cantemirian era neles de oamenii cultivai ai epocii11, n
pofida numeroaselor calcuri sintactico-semantice dup limbile cunoscute de autor (ndeosebi dup romn, greac,
turc) i a faptului c pstreaz multe din trsturile latinei
medievale premergtoare redescoperirii literaturii i normelor lingvistice ale Antichitii latine12.
Pe linia deschis de cercettorii textelor medio i neolatine din ara noastr13, am efectuat o cercetare amnunit
a textului cantemirian care ne-a impus ca necesare i cteva
observaii asupra unor probleme de sintax a propoziiei i
frazei. Am constatat influena manifest a idiomurilor vorbite
de D. Cantemir (mai ales romn i greac), precum i existena unor elemente sintactice specifice latinei lui Cantemir
sau comune textelor medievale (editate la noi).
Utiliznd ca suport tiinific ediia critic elaborat de D.
Sluanschi n 199614, care a restabilit textul latin al copiei
dup originalul15 autorului (Ex autographo auctoris), vom lua
n discuie unele particulariti sintactice ale latinei textului
cantemirian, prin selectarea ctorva pasaje pe care le considerm interesante.16 Ediia amintit beneficiaz de un amplu
aparat critic de subsol, de tip mixt, care ne-a ajutat considerabil n nelegerea textului.17
Observaii asupra unor aspecte de sintax a propoziiei:
1. Remarcm (e adevrat, doar ntr-o singur situaie)
folosirea dublei negaii18 dup model romnesc, fr ca
nelesul propoziiei s devin puternic afirmativ ca n latin:
Si ego in coena interrogavero quare nemo Baronum nobiscum coenare non remansit... tu mihi respondeas (p. 116)Dac eu te voi ntreba la cin de ce nimeni dintre boieri nu a
rmas s ia masa cu noi... tu s-mi rspunzi.
2. O construcie intersant i original o constituie cea a
dativului de agent grecesc (), precedat de
prepoziia a i de adjectivul pronominal care l determin
(quibusdam), aflat n cazul ablativ, n formularea: Virtus...ita
in hoc nostro Cantemyrio a quibusdam semper convitiis aliisque iniustis calumniis fuit persecuta. (p. 19)Prezena n textul Vieii (i n al altor opere cantemiriene), a
unor cuvinte greceti, cu sau fr determinani n limba
latin, ne ndeamn s presupunem fie c autorul a considerat aceti termeni mai expresivi dect cei latineti, fie c
nu a reuit s i aminteasc pe moment echivalentul latin,
287

recurgnd, n consecin, la forma greceasc potrivit, aa


cum opineaz i D. Sluanschi.19
Dup conjugarea perifrastic pasiv este, de obicei,
ntrebuinat dativul: ideo neque periurus tibi putandus ero (p.
95); ntlnim ns i sintagma ablativ + ex cu acelai rol:
Quam ob rem primo statuit [ut] occulta manu, pecuniarum vi,
ex parte Aulae...Caltemyrium deponendum (p. 84).
3. Dei, n mod obinuit, scriitorul construiete prepoziia
ob cu cazul acuzativ, conform latinei clasice, am identificat
n latina cantemirian i prezena unui ob cu ablativul (nu
doar cu funcie de complement de cauz): Cantemyr, sive ob
patriae amore, sive ob infinitis... curis, pollicetur Principi... (p.
11) complemente circumstaniale de cauz; Princeps
autem et duo illi barones diversum sentiebant... ob oculis
positum periculum prospiciendum (p. 70) complement de
loc. Suntem tentai s explicm o astfel de construcie prin
faptul c n latina medieval ob i propter ajung s
nsoeasc i un complement cu nuan final20, ceea ce ar
fi putut determina o contaminaie ntre sintagma
prepoziional cu acuzativul (+ ob, propter) i cea cu ablativul precedat de pro. i Cantemir exprim uneori complementul final cu ajutorul celor dou prepoziii (+ acuzativul):
notabatur eum expeditionem contra Christi at Crucis inimicos, propter libertatem Christianorum et praecipue confinium et Graecorum suscepisse (p. 55); ...illi dici iubet [ut] si
prius a Principe ob hoc servitium bonam pecuniae summam
non acceperit, promissa non perfecturum (p. 38).
4. Considerm c formulri precum: Suleiman-pasza,
praeter hoc quod cum Serbano ad deponendum Demetrium
verbum dederat, veteres et profundas cum Cantemyrio fovebat amicitias (p. 38), unde complementul indirect st n ablativ precedat de cum, se datoreaz influenei limbii romne.
Observaii asupra unor aspecte de sintax a frazei:
1. n textul Vieii... completivele infinitivale sunt foarte
numeroase. n afar de cele patru categorii de verbe care
solicitau n latina clasic o astfel de propoziie (verba declarandi, sentiendi, affectuum, voluntatis), observm c i alte
verbe, care n mod obinuit cereau o conjunctival, obin rol
de regente pentru propoziii cu predicatul la infinitiv (cu sau
fr subiect exprimat):
-verba rogandi: a Principe Dabiza facultatem ad
Dominum suum eundi et de concepto crimine purgari rogat
(p. 11); pet[i]ebat aut pecuniam aut debitorem sibi dari (p. 84);
-verba cogendi: ad sua reverti et Moldaviam auxilio
destitutam relinquere cogentur (p. 72); cogunt eum quoque
288

in hac conspiratione iurare (p. 109);


-verba concedendi: non enim permittant mea peccata
me tam cito debitum soluturum (p. 62); rogat ne permittat
copias per Jassios reverti (p. 99).
Folosirea larg a infinitivalelor n greac, care ajung s
substituie aproape orice tip de completiv, ar fi putut
influena, n opinia noastr, sintaxa latinei lui Cantemir, prin
diversificarea ariilor semantice ale verbelor regente. O alt
posibil explicaie ar fi aceea c uzul att de rspndit al infinitivalelor n textul Vieii este de fapt o hiperliteralizare, n
virtutea efortului latinei umaniste de a reabilita statutul acestor subordonate.
2. Timpurile cele mai uzitate ale predicatului la infinitiv
sunt: prezentul (activ i pasiv); perfectul (activ i pasiv- de
obicei eliptic de auxiliar sau cu forma fuisse a acestuia); viitorul (activ, rar pasiv).
Un infinitiv viitor pasiv, form hibrid, creat, dup
modelul perfectului, din participiul perfect pasiv (n acuzativ),
dar cu auxiliarul iri, apare n: Huic consilio sese opponit
Princeps, dicens... a Tartaris depopulatos iri (p. 99)- Acestui
sfat i se opune principele, spunnd... c vor fi jefuii de ttari.
Poate fi vorba de o hiperliteralizare datorat tendinei spre
expresivitate.
Valoarea de viitor este preluat de infinitivul prezent al
diatezei perifrastice pasive, eliptic de auxiliarul esse: Quam
ob rem statuit... Cantemyrium deponendum et alterum ex
suis consanguineis aut amicis in Moldavia constituendum (p.
85); neminique nisi ex illius permissu revelandum iurat (p.
93); Capitaneus... suis Constantinum capiendum et ligandum iubet (p. 8). Astfel de infinitive eliptice se regsesc n
stilul oficial al latinei clasice. Sub influena latinei umaniste,
care le reabiliteaz, Cantemir manifest predilecie pentru
aceste completive, de altfel curente n aceast epoc21.
3. Completive cu predicat la infinitiv i subiect n acuzativ au uneori conjuncia quod ca relator aparent, ndeosebi
atunci cnd ntre conjuncie i predicat se afl o alt propoziie (de obicei o condiional). A. C. Halichias22 semnaleaz
existena n latina medieval a unor astfel de realizri hibride
ale subordonatelor. n ediia critic, D. Sluanschi ncadreaz ntre croete de eliminare conjuncia utilizat n astfel
de situaii (...per Basilium Gavrilica conati sunt illum quoque
ad suam malam partem contrahere, putantes [quod], si illum
consentientem habuerint, eos posse omnia Principis arcena
per ipsum rescire -p. 92)23.
4. Cantemir oscileaz adesea ntre completiva infinitival
i cea conjunctival. n numeroase situaii aceste dou tipu289

ri de subordonate se afl n raport de coordonare: Scribit


enim non ipse, sed per suorum manus, ad Miron et fratrem
eius Veliczko...docetque quocumque modo possint, rebellionem excitent, Principemque et filios totamque eius familiam necnon quosdam fideles...consiliarios trucident; deinde
omnes conspirantes in Valachiam se recipiant; ipsum autem
etiam mille bursas in Aula expensurum et eo non solum
innocentes rediturum, sed etiam Veliczum principem constituturum (p. 107-108).-ultimele trei subordonate sunt infinitivale eliptice de auxiliar. Primele dou completive sunt
conjunctivale asindetice, al cror uz se extinsese n latina
popular24.
Subiectul n acuzativ al unor subordonate cu predicat la
modul conjunctiv ne determin s presupunem c intenia
iniial a fost aceea de a construi o infinitival, i din diverse
motive scriitorul a optat pentru o conjunctival:
- sed vellem te (sic) haec illi... exponas (p. 95)- dar a
vrea ca tu s-i spui acestea lui; indecizia se datoreaz regimului verbulul velle, care poate fi regent pentru ambele tipuri de completive.
- Dum immotum animum Stephani Basilius videt, se
(sic), inquit, Principi dudum hoc retulisset, sed...se timuisse
ne Princeps... durius aliquid in illos animadverteret et se (sic)
fratrum traditor et occisor existeret (p. 94-95)- Cnd Vasile
vede sufletul neclintit al lui tefan, spune c el de mult
vreme i-ar fi povestit aceasta domnului, dar...c s-a temut ca
nu cumva principele s ia vreo msur mai aspr mpotriva
sa i ca nu cumva el s devin trdtor i uciga al frailor.
Este posibil ca forma retulisset s fie o alunecare de pan a
copistului, n loc de retulisse infinitivul cerut, ca i timuisse, n mod normal de inquit. n cazul ultimei propoziii (cu
predicat existeret), subiectul se e cu siguran o greeal,
probabil sub influena subiectului lui timuisse.
5. Construcia participial absolut n nominativ, cu aceleai valori ca i ale ablativului absolut este des ntlnit n
Vita Constantini. Aceste construcii, dei semnalate, n
numr mic, i n perioada veche a limbii latine, cunosc o
rspndire mai larg n literatura cretin25, probabil i sub
influena traducerilor eclesiastice din greac.
-literas deprecatorias aliquot pro reddendis saltem
Ecclesiasticis rebus mittit, sed frustra, excusans se Rex
huius facti non habere notitiam (p. 77)- Trimite cteva scrisori de rugminte pentru a le fi napoiate mcar lucrurile
bisericeti, dar zadarnic, regele scuzndu-se (deoarece
290

regele se scuz) c nu are tire despre acest fapt.


Construcia n nominativ excusans se Rex are valoare cauzal.
-Sed et Elias post octodecim menses depositus, iterum
Duca in Moldaviam mittitur (p. 13)- Dar i Ilie fiind mazilit
dup optsprezece luni (deoarece a fost mazilit i Ilie), Duca
este trimis din nou in Moldova. Construcia Elias depositus
are valoare cauzal.
-Officialis Suecus ad Ducem adductus, Dux supra
modum laetatur (p. 3)-Fiind adus ofierul suedez la hatman,
hatmanul s-a bucurat peste msur- Construcia participial
are nuan temporal.
-Ita Sultan Mehemmed Camenico versus Leopolim
castra movens, Chaznadar-baszi cum charemo et
Cantemyrio ad Tyratem transeundum revertuntur (p. 16)Astfel, pe cnd sultanul Mehmed i mic tabra de la
Camenia spre Liov, Haznadar-paa cu haremul i cu
Cantemir se ntorc s treac Nistrul.
n exemplul: respondet ... facta dis (sic) et surgente ex
somno parente, posse aliquid melius addisci (p. 130)rspunde c, fcndu-se ziu i trezindu-se printele din
somn, poate s afla mai bine ceva. Construcia facta dis
este fie n nominativ (dis -haplografie pentru dies), fie este un
ablativ absolut, iar dis e o alunecare de pan a copistului (n
loc de die).
6. i ablativele absolute sunt foarte numeroase, cunoscut fiind tendina de simplificare a sintaxei frazei prin nlocuirea unor subordonate cu construcii participiale.
n fraza: -Famulus autem Myronis... diligentius palpitando, et iam diluculo quoque super horizontem crepante: Hic
est, inquit, avunculus tuus Veliczko (p. 130)- ns sluga lui
Miron... pipind mai atent, i deoarece deja se i crpa de
ziu (crpndu-se deja de ziu), spuse: Acesta este unchiul
tu, Velico, Diliculo crepante este un calc dup romn i
reproduce exact expresia romneasc a se crpa de ziu26.
De altfel o multitudine de expresii romneti sunt traduse n latin ad litteram: de scamno detrudere (p. 126)-a da
jos din scaun; castra spargere (p. 99)- a sparge tabra;
homines rei (p. 90)- oameni ri, linguam capere (p. 72), linguam arripere (p. 84)- - a prinde limb; verbum dare (cum)p. 38 a-i da cuvnt (cu cineva) etc.
Constatm c, n general, scriitorul privilegiaz fraza
ampl, abundena construciilor participiale, manifest pre291

dilecie pentru structuri ale enunurilor care s confere varietate expresiei. Alunecarea, deloc ntmpltoare, n numeroasele digresiuni, majoritatea avnd ca scop justificarea unor
fapte sau evidenierea calitilor personajului principal, se
face cu abilitate, uneori abia sesizabil, iar revenirea la
subiect este punctat de propoziii simple, adesea eliptice
de predicat: Sed e diverticulo ad viam (p. 53)-dar de la ocol
la drum; Sed ad propositum (p. 60)-Dar <s revenim> la
subiect; at hinc redeundum unde digressi sumus (p. 87)- dar
trebuie s ne ntoarcem <acolo> de unde am plecat; Sed ad
rem (p. 147)- dar la subiect.
Aceast scurt privire asupra unor structuri sintactice ale
limbii n care a fost redactat Vita Constantini..., ncearc s
atrag atenia asupra multiplelor influene (ale limbilor vernaculare, ale latinei secolului su i a secolelor anterioare, etc.)
ce i-au pus amprenta asupra limbii latine literare cantemiriene. Cunoaterea limbilor clasice i a unora dintre limbile
moderne (occidentale sau orientale) i formaia sa umanist
i-au nlesnit crturarului contactul cu spiritele cultivate ale
vremii sale i i-au conferit funcia de mediator ntre Orient i
Occident.
ncheiem acest studiu amintind caracterizarea fcut de
N. Iorga principelui umanist: s-a ridicat, n chip neprevzut
i uimitor, un om care, pstrnd toate legturile cu firea proprie a neamului su, dobndind i el, din cea mai fraged
tinere, cunotina civilisaiei pe baza antic a Occidentului,
a devenit apoi, prin singurele lui silini, eroice, un deintor al
tiinii Rsritului musulman n toate direciile i, vdind printr-o vast oper ntinderea mijloacelor lui de tiin i inteligen creatoare, a fost n vremea lui unicul exemplar al unui
erudit stpn pe cuprinsul ntreg al celor trei civilisaii pe
care le-a dat omenirea i astfel s-a impus tuturor mediilor
culturale n care a ajuns s se manifeste27.

292

(1) Petru Vaida, Dimitrie Cantemir i umanismul, Bucureti, Ed. Minerva,


1972, p. 8-9.
(2) Caracteristicile umanismului romnesc au fost identificate, comentate
i corelate cu cele ale umanismului european n numeroase lucrri dintre care amintim doar cteva: N. Iorga, Istoria literaturii romneti. Introducere sintetic, Buc., 1929; Petru Vaida, op. cit., pp. 7-25; 29-49; Alexandru Duu,
Sintez i originalitate n cultura romn (1650-1848), Buc., Ed. Enciclopedic
romn, 1972; idem, Umanitii romni i cultura european, Buc., Ed.
Minerva, 1974; Istoria literaturii romne. Studii., vol. Coord. de Zoe
Dumitrescu Buulenga, Buc., Ed. Academiei R.S. R.,1979, pp. 72-89; Virgil
Cndea, Raiunea dominant. Contribuii la istoria umanismului romnesc,
Cluj-Nepoca, Ed. Dacia, 1979, pp. 9-31.
(3) Al. Duu, op. cit., p. 61; Al. Piru, Istoria literaturii romne de la nceput
pn astzi, Buc., Ed. Univers, 1981, p. 24; Elvira Sorohan, Cantemir n
Cartea hieroglifelor, Buc., Ed. Minerva, 1978, pp. 12-72 etc.
(4) Sextil Pucariu, Istoria literaturii romne. Epoca veche, Buc., Ed.
Eminescu, 1987; tefan Ciobanu, Istoria literaturii romne vechi, Buc., Ed.
Eminescu, 1989; etc.
(5) t. Ciobanu, op. cit., p. 387.
(6) A. Pippidi, Cuvnt nainte la vol. Dimitrie Cantemir, Opere complete,
VI, Tom I, Buc. Ed. Academiei Romne, 1996, edie ngrijit de Virgil Cndea,
aparat critic, traducere i anexe de Dan Sluanschi i Ilie Cmpeanu; P. P.
Panaitescu, Dimitrie Cantemir. Viaa i opera, Buc., Ed. 1958, 195-199; C-tin
C. Giurescu, Introducere la vol. Dimitrie Cantemir, Viaa lui Constantin
Cantemir, Buc., Ed. Minerva, 1973, text stabilit i tradus de R. Albala;
t. Ciobanu, op. cit., p. 387consider drept memorii lucrarea cantemirian.
De asemenea, n lucrrile menionate mai sus, este combtut ipoteza
avansat de unii istorici ai literaturii noastre (N. Iorga, S. Pucariu) c Vita
Constantini... ar fi fost o parte integrant a Descrierii Moldovei sau a
Hronicului.
(7) I. Neculce, Letopiseul rii Moldovei, n Cronicari moldoveni, Buc. Ed.
Militar, 1987, pp. 239-247; P. P. Panaitescu, op. cit., pp. 27-36 i pp. 195199; t. Ciobanu, op. cit., pp. 386-188; t. Gorovei, Cantemiretii. Eseu genealogic, pp.19 i urm., n Dimitrie Cantemir (1673-1723). Principe romn i
crturar european, Iai, Ed. Trinitas, 2003; etc.
I. Neculce spune despre el:i era om viteazu i cu sfat bun; Semne
multe ave pe trup de la rzboaie, n cap i la mini, de pe cnd fusese slujitoriu n ara Leasc, iar N. Iorga, n prefaa ediiei din 1924 a Vieii lui
Constantin-Vod de Dimitrie Cantemir, l consider domn urcat n scaun printr-un simplu hasard de rzboiu i domnind cu blndea rzeului, dar i cu sabia ostaului de meserie.
(8) Carte nu tie, ce numai isclitura nvas de o fce...., Fost-au i
capichihaie la Poarta mprii, tiindu limbi multe...- I, Neculce, Op. cit.
(9) n Vita Constantini Cantemyrii se spune despre Constantin Cantemir
c era linguae Tartaricae peritissimus i c tia foarte bine turcete: Turcice
enim optime callebat.
(10) Finalul acestui discurs s-a pstrat doar ntr-o prelucrare a textului
cantemirian, datorat savantului Teofil Bayer i publicat la n 1738 (text latin
+ traducere ruseasc); v. Chiimia, Ion C., Asupra a dou cri, n Revista
istoric romn, 16, 1946, nr. 1, pp. 72-74; R. Albala, Din partea traductorului, n Dimitrie Cantemir, Viaa lui Constantin Cantemir zis cel Btrn,
Domnul Moldovei, Buc. 1960; p. XXV; D. Sluanschi, Not asupra ediiei, n
Dimitrie Cantemir, Opere complete, VI, Tom. I, 1996, pp. 61-63.
(11) t. Giosu, n Dimitrie Cantemir. Studiu lingvistic, Buc., Ed. tiinific,
1973, n nota 122, p.220, menioneaz remarca fcut de Jean-Nicole Moreau
de Brasey, ofier francez care l-a ntlnit pe D. Cantemir n Rusia, n memoriile sale politice, c principele romn vorbea o latin aleas. De asemenea este
cunoscut faptul c D. Cantemir coresponda n limba latin cu arul Petru I i
cu ali erudii din Rusia sau din Apus.
(12) M. Ciuc, Observaii asupra lexicului traducerii latineti a Cronicii lui
Miron Costin, n Antiqua et Mediaevalia, Buc., Ed. Universitii, 1994, pp 44-

293

75. i Traducerea latin a Cronicii lui Miron Costin. Ediie critic i studiu lingvistic, Tez de doctorat, Buc., 1999 remarc, n legtur cu documentele oficiale din Centrul i Sud-Estul Europei (sec. XVII-XVIII), precum i n ce privete
traducerea anonim a Cronicii lui Miron Costin (pe care o consider primul
text de amploare scris n neolatin nainte de operele lui Dimitrie Cantemir),
meninerea n uz a regulilor latinei medievale i mai puin imitarea latinei clasice a Antichitii.
(13) D. Sluanschi, Perspective noi asupra cercetrii latinitii medii privitoare la teritoriul rii noastre, n Rev. Arh., 57, 3, 1981, pp. 362-362; idem,
Instrumente de lucru n cercetarea izvoarelor vechi ale istoriei patriei, n Rev.
Arh., 60, 2, 1983, pp. 150-154 - n care apar i cteva observaii asupra latinei din textul Vieii.. pp. 153-154, idem, Dunrea de Jos i campania lui Vlad
epe din iarna 1461-1462 (precizri filologice), n Rev.Arh., 62, 4, 1985, pp.
434-439; idem, Cantemiriana latina, n SCL, XXXVI, 1985, pp. 254-261 (n colaborare); idem, Cantemiriana latina (II) n Antiqua et Mediaevalia, I, Buc.,
1994, pp. 23-24 cu referire la dificultile ntmpinate la editarea unui text
precum Vita Constantini... pe baza unei copii dup original; A. C. Halichias,
Despre traducerea documentelor de arhiv scrise n limba latin, n Rev.
Arh., 63, 1986, 1, pp. 73-77; idem, Editarea documentelor scrise n limba latin, n Rev. Arh., 63, 1987, pp. 416-425; idem, Pour une etude concernant
le latin medieval en Valachie et en Moldavie, n Antiqua et mediaevalia, I, Buc.,
1994, pp. 5-18; E. Munteanu, Latina medieval ca limb a tradiiei i nceputurile limbilor literare europene moderne, n Antichitatea i motenirea ei
spiritual, Iai, Ed. Univ. Al. I. Cuza, 1993, pp. 44-58; M. Ciuc, op. cit.; T.
Diaconescu, Elemente de limb romn n manuscrisul latinesc Codex
Bandinus (1648) n In memoriam I. Fischer. Omagiul fotilor colegi i discipoli, volum coord. De Lucia Wald i Theodor Georgescu, Buc. Ed. Humanitas,
2004, pp.131-145; M. Paraschiv, Documentele diplomatice latine din Moldova
(sec. XIV-XVIII). Studiu lingvistic i stilistic, Tez de doctorat, Iai, 2003 etc.
(14) v. nota 3 la pag. ant.
(15) Manuscrisul autograf este considerat pierdut.
(16) Am preluat, din ediia critic menionat, numerotarea paginilor de
manuscris dup fotocopia existent la Biblioteca Academiei.
(17) Viaa lui Constantin Cantemir a beneficiat de mai multe editri ale
textului latin i traduceri. Ediia princeps a aprut n 1883 sub titlul: Vita
Constantini Cantemyrii, cognomento Senis, Moldaviae Principis,n Operele
principelui Demetriu Cantemir publicate de Academia romn, tom VII, Buc.
Reeditri ale textului latinesc: Viaa lui Constantin-Vod Cantemir de Dimitrie
Cantemir., text revzut i traducere romneasc de N. Iorga, Buc., Tipografia
Crilor, 1924, (Comemorarea lui Dimitrie Cantemir n 1923); Dimitrie Cantemir,
Viaa lui Constantin Cantemir, text restabilit i traducere de R. Albala, Buc.,
Ed. Minerva, 1973, la care se adaug ediia din 1996.
(18) A. C. Halichias n Pour une etude concernant le latin medieval en
Valachie et en Moldavie, p. 13, observ frecvena dublei negaii n textele latine medievale.
(19) n Note i comentarii la Vita Constantini Cantemyrii..., Opere complete, Buc., Ed. Acad. Romne, 1996.
(20) M. Paraschiv, op. cit., pp. 202, 204.
(21) D. Sluanschi, Instrumente de lucru n cercetarea izvoarelor vechi ale
istoriei patriei, n Revista arhivelor, 60, 2/83, p. 153, nota 17.
(22) Op. cit., p. 14.
(23) Nu doar conjuncia quod apare n astfel de condiii, ci i ut: Quam ob
rem primo statuit [ut] occulta manu, pecuniarum vi, ex parte
Aulae...Caltemyrium deponendum (p. 84).
Greu de explicat este concesiva introdus de etiamsi, cu subiect n acuzativ i predicat la infinitiv: Si nos, inquit, defectionem declaravimus et
apertis armis aut adversus Budziakienses Tartaros aut adversus Turcas cis
Danubium in Dobrudzia habitantes sumpserimus, etiamsi illa expeditione
Germanos victores fore et nos has partes usque ad montes Haemi infestis armis, subacturos (sic), non sequi tamen eodem impetu et Tartaros ex Budziak
expelli et Constantinopolin expugnari posse (p. 82).
(24) V. M. Iliescu, O construcie popular latineasc. Propoziia comple-

294

tiv cu conjunctivul fr conjuncie, n Studii clasice, II, 1960, pp. 331-337.


Ernout-Thomas, n Syntaxe latine, ed. 2-e, Paris, 1959, p. 300, remarc tendina spre paratax, ilustrat prin exemple din latina claic i popular.
(25) Ernout-Thomas, op. cit., pp.12-13; D. Sluanschi, Sintaxa limbii latine, vol. I, Sintaxa propoziiei, ediia a II-a, Buc., Ed. Universitii Bucureti,
1994, p. 40.
(26) V. i D. Sluanschi, nota 309, n ediia din 1996.
(27) n Prefaa la vol. Viaa lui Constantin-Vod Cantemir de Dimitrie
Cantemir, Buc., Tipografia Crilor, 1924, text revzut i traducere romneasc de N. Iorga.

295

NICOLAE FELECAN
Universitatea de Nord
(Baia Mare)
Termeni latini motenii prin
cretinism

n dou comunicri prezentate la Congresele Internaionale de


lingvistic i filologie romanic,
Bruxelles 1998 i Salamanca
2001, i publicate n volumele
acestor manifestri tiinifice1, am
evideniat caracteristicile terminologiei cretine n limba
romn i dezvoltrile semantice ale acesteia n decursul
timpului.
n comunicarea de fa voi urmri alte aspecte legate de
configuraia acestui cmp semasiologic.
Pentru nceput m opresc asupra situaiei termenului
cuvnt, singurul din seria sa sinonimic, motenit din latin.
Etimonul, acceptat de toate lucrrile de specialitate este
conventus, ntrunire, adunare, pstrat i n albanez,
kuvnt conversaie i neogreac, kuwenda conversaie.
Dar el este motenit i de celelalte limbi romanice cu sensul
de mnstire: it. convento, fr. convent, prov. coven, sp. _i
pg. convento2.
Accepiunea cuvntului latinesc conventus ntlnire,
adunare i cea a urmailor acestuia n limbile romanice
occidentale, mnstire, ne sugereaz ideea c transformarea semantic din romn ar putea fi legat de ntlnire
(sau adunrile) primilor cretini n locuri tainice, n care se
propovduia nvtura cretin.
Sensul de legmnt, promisiune, fgduial, pstrat
nc la termenul n discuie3, ne trimite la cuvntul lege religie, cult cretinesc4, motenit - potrivit afirmaiei lui I.
Fischer5 i Grigore Brncu6 - ca termen religios, din lex,
legis, nrudit cu verbul lego, legere, legi, lectum a aduna a
culege; a culege cu auzul (a prinde); a urmri cu ochii; a citi.
Pentru romni, precizeaz I. Fischer7, credina nu e, ca n
alte limbi fidelitatea, lat. fides (> fr. foi), ci ansamblul prescripiilor religioase, lex > rom. lege8.
Legea reprezenta, n primul rnd, afirma Constantin
Noica9, corpul obligaiilor pe care i le impune divinitatea. De

297

aceea - legea era credina - care leag (re-ligio), nu dinafar,


ci dinuntru - o credin ce devine tot mai specific. Prin
extensiune, pornindu-se de aici, legea poate sfri prin a
denumi popoarele n varietatea credinelor lor: legea
cretineasc, legea greceasc, legea turceasc etc.,
lepdare de lege schimbarea credinei, lepdare de credin, iar mai apoi au aprut expresiile dup legea mea,
adic dup credina mea sau dup contiina mea, n
legea lui (cuiva) cum crede cineva. n felul acesta se ieea,
preciza tot C. Noica, din cercul religios: credina devenea
contiin, datina i obiceiul, conforme poruncilor religioase.
n faa acestei disoluii a conceptului de lege, care a pornit
totui de la sentimentul sntos al legii ca expresie a intimitii, stau sensurile actuale ale cuvntului: sensul juridic i
cel tiinific.
Aadar, legea, adic credina s-a primit i s-a cristalizat la adunrile (ntlnirile) cretinilor, unde atotputernic era
logos-ul. Conventus, devenit cuvnt, ncepe s fie sinonim
cu logos-ul i preia sensurile acestuia: cuvnt, discurs,
raiune.
n formularea profesorului timioarean G.I. Tohneanu
cuvntul este rodul ntlnirii, adic ntlnire - cuvnt
nseamn omul nelegndu-l pe omul ntlnit prin cuvnt10.
Cum n acest areal nu s-a dezvoltat o via monahal
timpurie i nici nu s-au ridicat lcauri impuntoare nici dup
oficializarea cretinismului, prin Edictul de la Milan din anul
313, conventus a rmas s denumeasc legmntul, promisiunea sau fgduiala de a primi i respecta prescripiile
religioase, care n ansamblul lor constituiau logos-ul.
n Romania occidental, prin construciile monahale
impuntoare, termenul a fost legat de acestea i a ajuns s
le denumeasc.
n partea rsritean a Imperiului, transferul semantic de
la ntlnire, adunare la cel de cuvnt a mai putut fi
influenat de situaia altor termeni, aflai ntr-o situaie analog: ngr. dmila nsemna reuniune i conversaie, sl.
su^ boru reuniune, de unde sb. zbor adunare, ntlnire, dar
derivatul zboriti nseamn a vorbi; tc. taifa adunare, dar
derivatul taifas, mprumutat i n romnete, nseamn convorbire. Chiar i logos a avut iniial sensul de adunare 11
(ineanu, Semasilogia, p. 212).
O dat ncetenit, cuvntul, sinonim cu logos, devine i
un simbol al omeniei, al onoarei, al fgduinei mplinite12 i
toate aseriunile legate de el n comparaie cu sinonimele
sale: vorb, voroav, vocabul, verb, parol etc. i atribuie
locul de cinste: cuvntul mplinete, vorba mpuineaz.
298

Vechimea termenului se poate proba i prin semantismul


bogat: 125 de sensuri n Micul dicionar Academic, printr-o
familie lexical numeroas: cuvnta, vb I, cuvntare, s.f.,
cuvntare, adv., cuvntre, -eac, adj.; cuvntariu, s.m.
(nv.), cuvntat, adj i s.n., cuvnttor, -oare, s.m. i f.,
cuvnttorie, s.f., cuvntologie, s.f., cuvintelnic, s.n. (nv.)
dicionar, glosar, cuvinel, s.n., necuvnttor, -oare, adj.,
precuvnta, vb. I, precuvntare, s.f. prefa i prin multe
locuiuni i expresii: a cere ( a da, a avea) cuvntul; a crede
pe cuvnt; a nu gsi (sau a nu avea) cuvinte; a lua cuvntul;
a nelege ( a ti) de cuvnt; a tia ( a curma) cuiva cuvntul;
a-i ine cuvntul (a se ine de cuvnt); cu alte cuvinte; cu
drept cuvnt; cuvnt de onoare; cuvnt cu cuvnt; dintr-un
cuvnt; ntr-un (sau cu un) cuvnt; om de cuvnt; pe cuvnt
( de onoare); n (toat) puterea cuvntului; purttor de cuvnt
.a.
Prin urmare, credem c pstrarea termenului cuvnt nu
poate avea o alt explicaie dect cea religioas, cunoscut
fiind relativa srcie a lexicului privind cultura literar i
colar, administraia i civilizaia urban13, sector n care
intr termenul n discuie.
Urmtorul caz pe care ni l-am propus s-l prezentm aici
este cel oferit de variantele Christos i Hristos, ca nume ale
lui Isus. n clarificarea situaiei trebuie s pornim tot de la
faptele istorice.
Peste stratul de cuvinte latineti s-au aezat elemente
slave, ncepnd din secolul al IX-lea, cnd romanii s-au
ndreptat ctre biserica slav, ntemeiat de Metodin i Chiril
i de discipolii lor. Din aceast epoc trebuie s dateze, preciza O. Densusianu, urmtorii termini religioi: blagoslovire,
colind, Hristos, iad, icoan, idol, Isus, liturghie, maslu,
molitv, praznic, rai, troi, utrenie, vecernie14.
Dintre acetia, numele Hristos s-a ntlnit cu latinescul
Christus, ntocmai ca i oltar (din v.bg. olutari) alturi de altar
(lat. altare), snt (lat. sanctus) cu sfnt (v.sl. sfintu). Rezultatul
convieuirii lor a fost diferit: altar, form motenit, a nlturat
cuvntul slav, snt a fost ncorporat n sfnt, iar numele lui
Isus i-a meninut, pn astzi, ambele variante: cea latin
Christus i cea greac, Hristos, cci v.bg. era Christosu15 cu
ch pentru h grecesc.
Faptul c numele latinesc era cunoscut dintr-o perioad
mai veche este demonstrat de urmtoarele argumente. I.
Fischer afirma c existena unui nume latin nu este postulat numai de logic, ci i de un nceput de dovad lingvistic: derivatul christianus ar fi trebuit s devin, dup
evoluia fonetic normal, crein16. Forma cu -t- s-ar putea
299

explica printr-o apropiere contient de numele latin


Christus17.
O situaie asemntoare o ofer i latinescul Romanus
devenit n romnete, prin evoluie fonetic normal, rumn
folosit astfel pn prin secolul al XVII - lea, cnd termenul a
fost transformat n romn, dup forma fonetic latin18.
O alt dovad a vechimii cuvntului cretin i a circulaiei
sale sunt derivatele: cretina, vb. I, cretinare, s.f.,
cretintate, s.f., cretinesc, adj., cretinete, adv., cretini
(nv.), cretinism, s.n., ncretina, vb. I, ncretinare, s.f.,
necretin, s.m., necretinat, adj.
Nu avem ns nici un derivat de la forma greco-slav,
Hristos, ceea ce confirm ptrunderea ei ntr-o etap mai
trzie i precara ntrebuinare n limba romn contemporan.
Acest fapt ne face s ne ntrebm de ce apare, n ultima
vreme, n publicaii i ndeosebi n manualele colare, doar
forma greco-slav, trecut i n expresiile referitoare la datare, ante Hristos, post Hristos, n loc de ante Christum, post
Christum (a.Ch., p.Ch.). Rspunsul l aflm la Aurelia Blan
Mihailovici, Dicionar onomastic cretin19, unde autoarea,
referindu-se la antroponimia romneasc, care are n componen numele lui Isus, afirm: n onomastica romneasc
numele este receptat prin dou filiere (cea latin, Christos,
Christoforus i vor fi nregistrate derivatele cu litera Cristian,
Cristea, Cristina etc., i cea greac, Hristina, Hristea,
Hristodor, Hristache etc.). Dei variantele latine sunt mai
numeroase, noi redm i forma lor veche, datorit criteriului
etimologic, utilizat n Biserica Ortodox Romn care
respect ntotdeauna filiera greac (s.n.).
Despre ce criteriu etimologic poate fi vorba, cnd tim
c n romn cuvintele vechi greceti au ptruns prin latin
i au urmat legile fonetice cunoscute pentru termenii
motenii. Ali termeni greceti ntre care i acesta au
ptruns prin slav cu fonetismul ch., cf.v.bg. Christosu i au
rmas doar n sfera religioas sau administrativ20.
Se pare c situaia este asemntoare cu cea oferit de
cuvintele filozof, filozofie etc., transformate de un timp
ncoace, n filosof, filosofie, de cei care nu cunosc traseul
acestora i consider, dup afirmaia lui G.I. Tohneanu, c
istoria ncepe n secolul XX, n acord cu multe din tendinele
i tentaiile zilelor noastre, caracterizate prin repudierea trecutului incomod.
Prin urmare, considerm c revenirea la forma motenit
ar fi un act de justiie lingvistic i ar fi n concordan cu
situaia din romanitatea european din care facem parte dintotdeauna.
300

Note

(1) Nicolae Felecan, Terminologia cretin n limba romn, n Actes du


XXIIe Congres International de Lingvistique et de Psihologie Romanes, 1998,
vol IV, Editura Max Niermeyer Verlag, Tubingen, p. 199-212; Idem, Sacru i
profan n structura semantic a unor termini religioi din limba romn, n
Actas del XXII Congreso Internacional de Linguistica y Filologia Romanica,
Salamanca, 2003, p. 133-140.
(2) W. Meyer - Lubke, Romanisches etymologisches Worterbuck, ed. III,
Heidelberg, 1935; A. Ciornescu, Dicionarul etimologic al limbii romne,
Editura Saeculum I.O., Bucureti, 2000.
(3) Cf. DEX, s.v.; MDA, s.v. (Micul dicionar academic, vol I, literele A-C).
(4) Cf. DEX, s.v.; MDA, s.v.
(5) I. Fischer, Latina dunrean, Editura tiinific i enciclopedic,
Bucureti, 1985, p. 151.
(6) Grigore Brncu, Continuitatea romneasc la nordul Dunrii, n LL,
1995, 2, p. 5-15.
(7) I. Fischer, Op. cit., p. 151.
(8) Cf. i sp. ley religia cretin, gal-lei fidelitate, fr. loi religie,
Ciornescu, DELR.
(9) Constantin Noica, Cuvnt mpreun despre rostirea romneasc,
Editura Eminescu, (Bucureti), 1987, p. 25-26.
(10) G.I. Tohneanu, Teodor Bulza, O seam de cuvinte romneti,
Editura Facla, (Timi_oara), 1976, p. 44.
(11) Lazr ineanu, Semasiologia limbii romne, Editura de Vest,
Timioara, 1999, p. 212; Ciornescu, DELR, s.v. cuvnt.
(12) Tohneanu, Bulza, Op. cit., p. 44.
(13) I. Fischer, Op. cit., p. 153.
(14) Ovid Densusianu, Istoria limbii romne, vol. I, Editura tiinific,
Bucureti, 1961, p. 173.
(15) Idem, ibidem.
(16) Al Rosetti, Istoria limbii romne, vol. I, Editura tiinific, Bucureti,
1960, p. 46.
(17) I. Fischer, Op. cit., p. 151.
(18) Cf. i Ciornescu, DELR, s.v. romn.
(19) Editura Minerva, Bucureti, 2003, p. 258.
(20) Istoria limbii romne, Fonetic, morfosintax, lexic, coordonator
Florica Dumitrescu, Editura didactic i pedagogic, Bucureti, 1978, p. 94.

301

Conclusioni
Una festa dello spirito. In questo modo potrei descrivere
in poche parole il significato del convegno rumeno-italiano
La cultura rumena tra lOccidente e lOriente: gli umanesimi
greco-bizantino, latino e slavo che si svolto presso
lUniversit A.I. Cuza di Jassi.
Siamo entrati in sintonia con i temi del convegno gi la
sera precedente gli inizi dei lavori, grazie alla presentazione
del romanzo autobiografico del professor Nicolae Luca,
presso la Casa Cartii di Jassi, sotto la raffinata conduzione
della nostra anfitrione Irina Stratulat e sotto le volute sagaci
dei professori Traian Diaconescu e Gheorghe Macarie.
Ho scoperto lautore da una prospettiva letteraria, cos
come in seguito lavrei scoperto come spirito vivo del convegno e modello di energumenica dedizione per lincessante emergenza della cultura rumena e della cultura italiana.
stato piacevole poi costatare che grazie al suo esemplare mecenatismo, la Fondazione Cassamarca di Treviso
riuscita a riunire intorno allo stesso tavolo di Jassi tante personalit italiane e rumene appartenenti al mondo delle lettere e dello spirito!
Il mio sentimento dominante stato quello dellinsaziabile raccolta di idee e tesi relative alla latinit e allumanesimo,
alla cultura e allermeneutica.
Il timore di prodigalit provato durante un particolare
periodo dellanno - quello precedente gli appelli desame - si
trasformato, dentro di me, tramite lalchimia sottile del convegno, nella gioia del condividere spirito e dedizione scientifica autentici.
Conf. dr. Valerius M.Ciuca, Universit A.I. Cuza, Jassi
***
Ritengo sia stata eccellente la scelta della citt di Jassi
per lorganizzazione di questo convegno. Una scelta motivata, senzaltro, dal ruolo fondamentale che la citt ebbe nello
sviluppo dellinsegnamento e della cultura rumena, nonch
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dal contributo della Moldavia, storico difensore dellunit e


dellidentit spirituale rumene. La citt di Jassi e la Moldavia
si sono affermate inoltre per lo sviluppo di rapporti rumenoitaliani, soprattutto a partire dallOttocento, inizialmente nellambito della cultura e dellinsegnamento, e, successivamente, in campo socio-economico.
Lo svolgimento dei lavori, poi, allinterno dellUniversit
A.I. Cuza ha conferito agli stessi un alto prestigio scientifico.
Con un tema generoso qual quello de La cultura
rumena tra lOccidente e lOriente: gli umanesimi grecobizantino, latino e slavo, il convegno si rivelato una manifestazione scientifica importante per la conoscenza della storia e dellidentit della cultura rumena tra lOriente e
lOccidente, con particolare riferimento allUmanesimo.
La maggior parte delle relazioni si sono soffermate sulla
descrizione del tema e hanno presentato contributi significativi alla conoscenza dellumanesimo rumeno, come sintesi
oppure solo come interferenza Oriente-Occidente, su vari
piani: lingua, storia, religione, letteratura, arte.
Una selezione pi rigorosa delle relazioni, avrebbe lasciato spazio a dibattiti che avrebbero potuto permettere lapprofondimento delle sfumature dei vari punti di vista espressi.
La pubblicazione dei lavori del convegno consentir la
circolazione di idee importanti per lapprofondimento della
conoscenza dellumanesimo in genere, e dellumanesimo
rumeno, in particolare.
Prof.dr. Dumitru Irimia, Universit A.I. Cuza, Jassi
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Il tema del convegno La cultura rumena tra lOccidente e
lOriente: gli umanesimi greco-bizantino, latino e slavo
molto attuale e benvenuto in quanto il paesaggio culturale
rumeno costituisce, sin dai tempi pi remoti, un punto di
incrocio di culture appartenenti a vari popoli e lumanesimo
si presenta come un momento di svolta.
Le relazioni sostenute ad un alto livello accademico
hanno preso in esame vari aspetti dellumanesimo; hanno
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riunito partecipanti dallItalia, da vari centri univerrsitari


rumeni, nonch dalla Repubblica di Moldovia e si sono iscritte nel contesto della necessit di una migliore conoscenza
reciproca tramite la cultura.
Gli organizzatori del convegno meritano il pi alto apprezzamento per questa iniziativa.
Conf. dr. Ana Bantos, Universit di Chisinau
Repubblica di Moldavia

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Le giornate di studio che abbiamo qui trascorso permarranno a lungo nella memoria di quanti sono stati presenti nellaula del Senato dellUniversit A.I. Cuza per prendere
parte a questo convegno. Un convegno che si svolto su iniziativa della Fondazione Cassamarca di Treviso (Italia) che ci
ricorda negli intenti quella della Lingue romanze fondata a
Montpellier nel 1869. Questa Fondazione italiana organizza
periodicamente convegni internazionali con lo scopo di
mantenere viva la coscienza dei valori spirituali della popolazione di discendenza latina, nello spazio del mondo europeo
e non soltanto.
Ha partecipato, con relazioni particolarmente interessanti e varie, un numero impressionante di docenti universitari
(classicisti, italianisti, giuristi, filosofi, medici, economisti)
delle Universit di Jassi, Bucarest, Baia-Mare, Chisinau,
Pitesti, Brasov, Constanta.
Da ci che abbiamo potuto notare sono prevalse le relazioni ad argomento religioso: da termini latini relativi al cristianesimo ereditati dal rumeno (prof. Nicoale Felecan), al
grande scisma del 1054 (dott. Luigi Luchini) allattivit dei
missionari cattolici sul territorio rumeno (prof. Traian
Diaconescu, prof. Emil Dumea), fino allarchitettura e alla
simbologia degli affreschi riguardanti monasteri e chiese
moldave (prof. Dumitru Irimia, prof. Ghe. Macarie, prof.ssa
Ecaterina Hanganu-Turtureanu).
Un altro tema, particolarmente trattato dai relatori, stato
quello degli echi umanisti nei documenti di cancelleria della
Moldavia (prof.ssa Mihaela Paraschiv), nonch di alcune
figure imponenti di umanisti rumeni: Petru Cercel (Harieta
Topoliceanu), Nicolae Milescu Spataru (prof.ssa Lacramioara
Petrescu), Dimitrie Cantemir (prof.ssa Elvira Sorohan,
prof.ssa Ana Banto), Ioan Caioni (prof. Sanda Marina
Badulescu).
Una menzione del tutto particolare merita il valente italianista Nicolae Luca tanto per il lavoro comparativo riguardante le virt cardinali termine adoperato per la prima volta
dal padre della chiesa Ambrogio nel 300 che promosse
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Pubblicato a cura di:


Fondazione Cassamarca
Piazza S. Leonardo, 1 - 31100 Treviso
Stampato nel mese di dicembre 2004 presso Europrint (Tv)

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