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LA CULTURA RUMENA tra lOccidente e lOriente: gli umanesimi greco-bizantino, latino e slavo
FONDAZIONE CASSAMARCA
LA CULTURA RUMENA
tra lOccidente e lOriente:
gli umanesimi greco-bizantino,
latino e slavo
LA CULTURA RUMENA
tra lOccidente e lOriente:
gli umanesimi greco-bizantino,
latino e slavo
Indice
PRIMA GIORNATA
Saluti
Pag. 9
Pag. 13
Relazioni
Pag. 15
Lo scisma greco del 1054 - La caduta di Costantinopoli nel 1453 Larte bizantina e la sua influenza in Italia
Pag. 51
Pag. 105
Pag. 121
SECONDA GIORNATA
Relazioni
Pag. 143
MIRELA AIOANE
Universit A.I. Cuza, Jassi
Pag. 211
Pag. 235
HORIA DUMITRESCU
Universitatea din Piteti
Pag. 245
DAIANA FELECAN
Universitatea de Nord, Baia Mare
Pag. 255
OLIVIU FELECAN
Universitatea de Nord, Baia Mare
Pag. 267
Pag. 275
CHRISTIAN TAMA
Consilier pentru tiine umaniste
IBC Cambridge (Anglia)
Pag. 285
DORINA-CLAUDIA TARNAUCEANU
Universitatea A.I. Cuza, Jassi
Pag. 297
NICOLAE FELECAN
Universitatea de Nord, Baia Mare
Pag. 303
Conclusioni
DINO DE POLI
Presidente Fondazione Cassamarca, Treviso
(Italia)
Magnifico Rettore dellUniversit di Alexandru Joan Cuza di
Iassi, autorit, chiarissimi professori, signore e signori, permettetemi di trasmettere questo mio
indirizzo di saluto, per dirvi che mi
sento molto vicino alle nazioni del
Centro Europa come Romania,
Ungheria, Baviera, Austria.
Noi vogliamo, in modo particolare, stringere rapporti con gli Stati nati dopo il crollo del
comunismo per rinnovare i sentimenti dellUmanesimo
Latino gi esistenti prima dei grandi mutamenti storici, e per
fare da battistrada alleconomia europea nei paesi dellEst.
Lobbiettivo principale del Convegno quello di promuovere la conoscenza della storia, della cultura umanistica
rumena, slava e bizantina, di far incontrare studiosi rumeni e
mediatori culturali affinch si scambino elementi della cultura umanistica, base della nostra civilt, e per scoprire le
profonde impronte lasciate nellintera Europa Cristiana.
Vanno ricordati i legami tra le case principesche della
Transilvania, Valacchia, Moldavia e la folta schiera di artisti e
umanisti italiani, che sancirono lunione spirituale tra lItalia e
la Romania.
Nel corso delle due giornate di lavoro, il Convegno
affronter svariati temi, tutti interessanti, e alla portata del
grande pubblico.
Un ringraziamento per questo prestigioso simposio, che
vede riuniti eminenti mediatori culturali, va al prof. Nicolae
Luca, senza il cui appassionato contributo oggi non saremo
qui.
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NICOLAE LUCA
Presidente dellAssociazione Culturale
Romeno-Friulana
(Bucarest)
Signore e signori,
questo il quinto convegno
organizzato in Romania dalla
Fondazione Cassamarca sul tema
dellUmanesimo latino e rumeno.
Ringraziamo lonorevole Dino
De
Poli,
presidente
della
Fondazione, per la generosit con
cui ha accolto il nostro progetto
in un momento in cui la Romania
sta per integrarsi nellUnione Europea non solo con il suo
potenziale economico e umano, ma anche con i valori del
suo patrimonio culturale.
Per mettere in pratica i nostri intenti ci siamo rivolti ai
docenti universitari, depositari di conoscenze che li rendono
simili ai maestri dellumanesimo rinascimentale.
Salutiamo anche la presenza, in questa magnifica e storica aula, dei rappresentanti delle Universit di Baia Mare,
Brasov, Chisinau, Pitesti e Jassi.
Allo stesso tempo, porgiamo il nostro saluto ai ricercatori di
alcuni istituti di Jassi, che ci parleranno dei risultati delle attivit
svolte nel campo della storia, dellarcheologia e della linguistica.
Dobbiamo salutare i rappresentanti della Comunit Italiana
in Romania, discendenti degli emigranti arrivati dalla Penisola,
che hanno contribuito alledificazione della Romania moderna.
Salutiamo i rappresentanti delle autorit ecclesiastiche e
delle autorit locali.
Un caloroso saluto rivolto allarchitetto Luigi Luchini, in
rappresentanza del presidente De Poli e a Pier Giorgio
Zannese, Vice Presidente dellEFASCE, organizzazione che
si occupa di assistenza sociale e culturale agli emigranti provenienti dal Friuli storico.
Porgiamo loro il nostro saluto e benvenuto a Jassi, unitamente allaugurio di un proficuo e gradevole soggiorno.
Ringraziamo lUniversit A. I Cuza per lospitalit e il
Vice Rettore Alexandru Cecal.
Ringrazio tutti coloro che sono qui in questa magnifica
aula, per assistere ai lavori del convegno.
13
LUIGI LUCHINI
Presidente dellEFASCE
(Italia)
Lo scisma greco del 1054,
la caduta di
Costantinopoli nel 1453,
larte bizantina e la sua
influenza in Italia
1. Lo scisma greco del 1054
Alle soglie del Mille, il dialogo
tra la Chiesa dOriente e dOccidente non esisteva pi. Non esistevano vie di comunicazione tra Roma e Costantinopoli, il Mediterraneo era diventato un mare musulmano e non si parlava pi la stessa lingua. Gli orientali avevano dimenticato il latino e gli occidentali non avevano mai imparato il greco. Esistevano, poi, delle
differenze nelle manifestazioni liturgiche.
Gli orientali pregavano in piedi, gli occidentali in ginocchio. Gli orientali batezzavano per immersione, gli occidentali per aspersione. Gli orientali avevano lobbligo della barba
e il permesso del matrimonio, gli occidentali lobbligo di
radersi e il divieto di sposarsi (anche se in Italia i preti erano
generalmente sposati come constata il sinodo di Pavia del
1022). In comune non avevano neppure il simbolo della
croce: quello orientale aveva due braccia uguali, mentre
quello degli occidentali aveva il braccio verticale pi lungo.
Gli occidentali celebravano lEucarestia con pane azzimut
(non lievitato) mentre gli ortodossi con pane lievitato.
Su queste differenze facilmente appianabili si era innestata quella del dogma della Santissima Trinit.
Il Concilio di Nicea, nellanno 325, aveva proclamato che
lo Spirito Santo promana dal Padre ex Patre procedit.
A questa decisione la Chiesa Orientale era rimasta fedele. Invece, quella Occidentale, in un Concilio tenuto a Toledo
nel 589, aveva proclamato che lo Spirito Santo promana dal
Padre e dal Figlio: ex Patre Filioque procedit.
I greci consideravano questa interpretazione eretica perch, secondo loro, lo Spirito Santo promana dal Padre attraverso e non anche dal Figlio.
Questa diatriba tra le due chiese rimase irrisolta.
Il vero contrasto per era rappresentato dal primato del
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Papa. Il Papa era un sovrano indipendente sia nello spirituale che nel temporale. Il Patriarca di Costantinopoli era, al
contrario, il cappellano dellImperatore dOriente.
LImperatore aveva tutti i diritti di intromettersi nelle questioni teologiche; aveva i poteri di indire concili e di nominare e
deporre il Patriarca a suo piacimento. Da ci il clero orientale si rifugi nella teologia, nello studio della patristica, aiutato dal retaggio della cultura greca. Mentre il clero occidentale si era dedicato alla cura temporale, alla politica amministrativa della chiesa. I parroci latini rimasero ignoranti e venivano giudicati dai loro colleghi costantinopolitani con
disprezzo.
I sintomi della definitiva separazione tra le due chiese si
fecero sentire nella seconda met del secolo nono durante il
patriarcato di Ignazio figlio dellImperatore dOriente Michele
II. Il patriarca Ignazio era un conservatore radicale e con la
sua rigidezza si era creato diversi nemici politici e inimicato
diversi vescovi. NellEpifania dell858 [imperante Michele III
(842-867) di tre anni con la reggenza di Teodora vedova del
defunto Imperatore] Ignazio rifiut la comunione al primo
ministro Cesare Bardo per la sua condotta immorale. Per
questo fatto il patriarca Ignazio fu obbligato dallImperatore
a dimettersi (858) e al suo posto fu nominato Fozio comandante della guardia del corpo imperiale. Fozio era un laico di
grande cultura. In cinque giorni ricevette tutti gli ordini sacri,
compresa la consacrazione episcopale.
Tra il clero orientale si cre una scissione tra i pro e i contro Ignazio. Limperatore Michele III si rivolse al Papa per un
giudizio definitivo sulle immagini (iconoclastia) e contemporaneamente Fozio comunic al Papa la sua nomina a
Patriarca. Era lanno 860. Sul soglio di Pietro pontificava
Nicol I (Santo, 858-867). Il Papa prese le difese di Ignazio e
nel 862 invi lettere allImperatore e a Fozio con cui dichiarava la posizione della Sede Apostolica: Fozio veniva ridotto
allo stato laicale e minacciato di scomunica se avesse conservato la carica usurpata. In seguito, il Papa nel sinodo
romano dell863 decret Fozio privo di ogni dignit ecclesiastica e ordin la restituzione della Cattedra Patriarcale a
Ignazio. La sentenza per non ebbe alcun effetto pratico,
anzi i rapporti fra Oriente e Occidente peggiorarono per interessi di giurisdizione sulla Chiesa bulgara e su altre diocesi.
Il clero orientale convoc un sinodo a Costantinopoli, nel
867, per scomunicare il Papa, ma il Papa mor. Nello stesso
anno, sal sul trono di Bisanzio lImperatore Basilio I il macedone (867-886) il quale, dopo aver assassinato Michele III,
ricollocato Ignazio sulla cattedra Patriarcale e cambiata la
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Larchitettura
Santa Sofia (Hagia Sofia dedicata a Cristo Sapienza del
Padre) il capolavoro dellarchitettura bizantina, un insieme
di stabilit e di arditezza. Innalzata tra il 532 e 537 da due
architetti dellAsia Minore, Antemio di Tralli e Isidoro di
Mileto per volont dellimperatore Giustiniano. Riassume in
se tutti i metodi maturati nei sec. IV e V: allingresso, latrio a
portici, il doppio nartece, lenorme cupola di 31 metri di diametro, sostenuta da quattro archi sorretti da quattro grandi
pilastri. I due archi nord-sud sono incastrati in un muro traforato da finestre e sostenuto da due piani di colonne. Gli archi
est-ovest appoggiano su due mezze cupole sostenute a loro
volta da tre nicchie minori. La nave centrale fiancheggiata
da navate laterali a volta con tribune. Questa basilica, ripete
un tipo architettonico frequente in Asia Minore nel V sec. E
unarchitettura imperiale gi in uso a Roma nelle terme, ma
Santa Sofia ha assunto una grande ampiezza di proporzioni,
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La scultura
La scultura ebbe scarso sviluppo nellarte cristiana
dOriente. La Chiesa Ortodossa prefer la pittura per ripro23
La pittura
Il mosaico la magnificenza dellarte decorativa della
chiesa bizantina, composizioni con figure solenni e di una
maest fredda e immobile.
Disgraziatamente, molte di quelle grandi decorazioni
orientali del secolo IV sono scomparse e di quelle descritte
nei secoli seguenti rimangono solo frammenti. In Italia, al
contrario, sono ben conservate a Ravenna S. Apollinare
Nuovo, S. Apollinare in Classe, S. Vitale, nella basilica di
Parenzo in Istria e nelle chiese romane di Santa Agnese e
S. Venanzio al Laterano (sec. XI).
La rinascenza che accompagn la dinastia macedone
(sec. X-XII) diede un nuovo aspetto alla decorazione musiva;
dalla rappresentazione di scene evangeliche si pass a rappresentare scene dogmatiche e liturgiche, gloriosi episodi di
Santi nelle splendide apoteosi. In cima alla cupola si pose il
Cristo Pantocratore, in mezzo al corteo celeste la Madonna,
scene della comunione degli apostoli, la divina liturgia, ecc.
La Dormitio Virginis creazione di singolare bellezza, la
vita della Vergine.
Dalla fine del XI secolo a tutto il XII, si nota questo sviluppo nei mosaici veneziani di Torcello e di San Marco, in
quelli siciliani di Cefal, nella Cappella Palatina e nella chie24
Fonti e Bibliografia
- Dossier agiografico di Leone IX, Biblioteca Hagiographica Latina,
Novum Suplementum, a cura di H. Eros, Bruxellis 1986, pp. 523-27.
- Historie du cristianisme des origines nos jours, a cura di J. M. Mayeur,
IV Paris, 1993, pp. 862-66.
- K. Billmeyer - H. Tuechle. Storia della Chiesa, vol. II. Il Medioevo,
Morcelliana, Brescia, 1956, pp. 113-121.
- Enciclopedia dei Papi, Istituto dellEnciclopedia Italiana Giov. Treccani,
S.p.A. 2000, Nicol I Santo, Vol. II, pp. 1-22, Leone IX pp. 157-162, Martino V
e Eugenio IV, pp. 619-640.
- Enciclopedia Italiana di Giov. Treccani, La civilt bizantina, Vol. VII, 1949,
pp. 125-165.
- L. Brechier, Lart Byzantin, Parigi 1924.
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HARIETA TOPOLICEANU
Comunit Italiana in Romania
Jassi
Petru Cercel (Pietro
Orecchino) poeta toscano
del Cinquecento e principe
Valacco
Negli anni, la personalit di
Petru Cercel si ritrovata spesso
al centro dellattenzione di numerosi storici, letterati e uomini di
cultura, che hanno sottolineato nei loro studi il contributo del
principe allo sviluppo della cultura rumena1. Pertanto, con il
presente lavoro non abbiamo pretese di originalit di alcun
tipo e ci limiteremo soltanto a rievocare, anche in questa
sede, limmagine rinascimentale del principe poeta2. E cercheremo di farlo tramite le referenze di alcune persone che
gli furono accanto e che lasciarono importanti testimonianze
riguardanti la vita e le opere.
Intendiamo far riferimento innanzitutto alle testimonianze
pervenuteci grazie al memoriale del segretario personale del
principe, il genovese Franco Sivori, il quale rimane, senza
ombra di dubbio, lautore dellunica informativa completa sulle
avventure e le peregrinazioni di Petru Cercel, nonch di altri
pretendenti al trono valacco, nel loro intento di trovare fortuna
e sostegno presso le corti dei monarchi occidentali. Questo
documento costituisce, inoltre, una ricchissima fonte informativa sulla societ e sulla vita nella Valacchia del XVI secolo.
Sulla genealogia di Petru Cercel gli storici sembrano
piuttosto divisi. Tuttavia, la maggior parte di loro concorda
sul fatto che Pietro fosse figlio di Patrascu cel Bun e fratello
di Mihai Viteazul, futuro principe della Valacchia. Nasce intorno al 1545, data incerta ma la pi probabile in base anche
alle testimonianze di Sivori. Sin dalla tenera et di 10 anni
viene inviato come ostaggio presso la corte del sultano
Soliman, come garante della fedelt del padre verso la
Grande Porta. Mandato in esilio poi dal figlio del sultano per
nove anni, erra tra Trebisonda, Cipro e Damasco. Dopo tanti
anni di peregrinazioni per limpero turco, evade dalla Siria,
intorno allet di 25 anni e inizia il suo peregrinare per la
Transilvania, lUngheria, la Polonia, la Germania per arrivare
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poi in Italia (verso il 1577). Qui stringe amicizia con il genovese Franco Sivori che diventer il suo pi fedele segretario
in Valacchia. Sempre a Genova, viene consigliato dai suoi
amici di rivolgersi al Sommo Pontefice. Nel 1578, Petru
Cercel arriva a Roma e vi si trattiene per otto mesi. Il Papa
Gregorio XIII lo raccomanda calorosamente a Enrico III di
Francia.
Nel gennaio del 1579 gi a Parigi presso la corte della
regina madre Caterina de Medici. Qui viene accolto con
grande stima e impressiona con un memoriale scritto in italiano in cui descrive tutte le sue disgrazie, le lunghe peregrinazioni patite sin dallinfanzia, il destino infelice del suo
popolo che lo vorrebbe veder salire definitivamente sul trono
e finisce con la preghiera rivolta ai sovrani francesi di voler
intervenire presso il sultano affinch questi accetti di farlo
salire sul trono del suo paese dorigine. Riesce subito a conquistarsi la simpatia del re, della regina e della regina madre
che lo chiamano il nostro caro cugino e buon amico3.
Ottiene le raccomandazioni necessarie, ritorna in Italia, e a
Torino accolto da Carlo Emanuele, duca di Savoia, a
Ferrara dal duca Alfonso II dEste. A Venezia viene accolto
con onori straordinari dai dogi della Serenissima, grazie alla
richiesta espressa in una lettera molto elogiosa nei suoi confronti, inviata l11 gennaio 1581 da Caterina de Medici
allambasciatore di Venezia a Parigi, con la preghiera di
accogliere con molto affetto il principe e di agevolargli il passaggio per la Serenissima. Pi tardi questa sua visita verr
ricordata in uno dei cinque volumi contententi i cerimoniali
della Serenissima Repubblica di Venezia: Cerimonia fatta
nella venuta in questa citt per passazo del Principe della
Gran Valacchia MDLXXXI a d XII marzo.4 Continua poi il suo
viaggio verso Ragusa e arriva a Costantinopoli, dove, dopo
due anni di permanenza, ottiene con difficolt il firmato di
voivoda.
La sua partenza per la Valacchia avviene il 15 agosto del
1583 e, seguito da un lungo corteo, tra musica e allegria
popolare, arriva a Bucarest l8 settembre.
Ecco la descrizione dellevento fatta da Sivori:
Col nome di Dio, il giorno della Madonna di Agosto feccemo partenza per la Valacchia. (...) Fatta donque partenza
lordine del nostro camminare era in questo modo: marchiavano avanti da cinquecento Valacchi pedoni, tutti vestiti a
livrea, parte allabardieri e parte archibuggieri, con loro insegne e tamburi; seguivano trecento Turchi benissimo a cavallo, armati alla leggiera, con loro insegne, tamburi, trombe et
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altri instrumenti alla usanza turchesca, che facevan grandissimo rumore, appresso il stendardo del Gran Turco; e puoi
da cinquanta cavalli di corteggiani e camerieri del Signor
Principe; seguiva essi, il Gran Cancelliero del Regno, et il
Gran Spattaro che porta la spada del Principe, doppo quale,
largo da dieci o dodici passi seguiva Sua Altezza a cavallo
vestito realmente, a lato di quale era il Gran Scudiere del
Gran Turco (...) Appresso di Sua Altezza (...) erano menatti a
mano trenta cavalli arabi e turcheschi, di grandissimo prezzo, tutti guarnitti dargento et oro; seguivamo noi altri baroni
Valacchi principali, ognuno benissimo in ordine, alli loro
lochi stattigli ordinati; appresso venivano gentiluomini greci,
e nella coda seguivano cinque in seicento cavalli di
Valacchia e Greci (...) et ogni giorno per strada si accompagnava gente che veniva di Valacchia a riscontrarlo, che potevamo a mezzo camino esser in tutto da sette millia persone.5
Subito dopo lincoronazione, non dimenticher di ringraziare i suoi amici e benefattori occidentali per averlo aiutato
a salire sul trono. Regna per solo due anni, periodo in cui
adotta una serie di misure del tutto particolari per quellepoca. Inizia col trasferire la capitale della Valacchia a Tirgoviste,
in modo da essere pi lontana dal confine con lImpero
Ottomano, il che naturalmente viene accolto con molta ostilit dalla Porta.
Durante questo breve regno, il paese conoscer uno sviluppo sociale e culturale senza precedenti, dovuto a decisioni e provvedimenti di fattura prettamente rinascimentale. Ne
ricordiamo solo alcuni: il principe riscatta un notevole numero di schiavi cristiani prigionieri a Costantinopoli, riorganizza
lesercito, costruisce una fonderia per la realizzazione di cannoni, edifica vari luoghi di culto, restaura il Monastero di
Nicolae Basarab a Curtea de Arges, su consiglio di Luca
Hirscher adorna una chiesa di Scheii Brasovului, la chiesa
principesca di Tirgoviste viene anchessa riedificata, il palazzo principesco viene trasformato e ampliato, con aggiunta di
bellissimi appartamenti nobiliari.
Nella piazza del Palazzo costruito da Mircea cel Batrin,
Petru Cercel ordina la costruzione di tre fontane alimentate,
tramite una rete sotterranea di grossi tubi di pino, con acqua
proveniente da quasi cinque miglia di distanza. Circonda poi
il palazzo di bellissimi giardini allitaliana, con piante e fiori
esotici. Tutto questo, con laiuto di mille persone viene fatto
in solo sei mesi.
Avendo conosciuto il mondo occidentale, Petru tenta di
introdurre nel sistema governativo del proprio Paese alcuni
33
Bibliografia selettiva
Borda, Valentin, Hronic pe glob. Noua calatori romani, Ed. Albatros,
Bucuresti, 1983.
Cartojan, Nicolae, Petru Cercel, viata, domnia si aventurile sale, Ed.
Scrisul Romnesc, Craiova.
Constantinescu, Pimen, Un umanista romeno del 500 in italiano, in Atti
del 12 Congresso internazionale di linguistica e filologia rumena, Ed. de
lAcadmie de la Rpublique Socialiste de Roumanie, Bucuresti,1971.
Luca, Cristian, Petru Cercel, un domn umanist n ara Romneasc, ed.
Militar, Bucureti, 2000.
Guazzo, Stefano, Dialoghi piacevoli, Piacenza, 1604, (opera custodita
dalla B.C.U di Iasi, CR-I-1889).
Lzrescu, George, Un domnitor poet i poliglot n Italia: Petru Cercel n
Prezene romneti n Italia, ed. Didactic i Pedagogic, Bucureti, 1995.
Ortiz, Ramiro, Rumeni in Italia, in Per la storia della cultura italiana in
Romania, Bucuresti, 1916.
Pascu, tefan, Petru Cercel i ara Romneasc la sfritul secolului XVI,
Sibiu, 1944.
Tigliu, Iolanda, O imagine renascentist: Petru Cercel n Revista istoric
n.3-4, martie-aprilie, 1993.
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Appendice
Imn17
Stpne Domn pe-adnc i pe vzduhuri,
Tu, ce-ai fcut pmnt i cer i mare,
Pe om din lut i nevzute duhuri;
Tu, care din fecioar ntrupare
Ai vrut s iei, Printe preaputernic,
Ca s-nviezi i s ne dai iertare;
Tu, ce vrsndu-i sngele cucernic
Ai sfrmat a iadului trie
i l-ai legat pe diavolul nemernic;
Tu, ce-ai deschis a ta mprie
i blnd te-ari i milostiv cu mine,
Spre-a-mi face raiul venic moie;
Ascult, Tat, ruga mea ce vine
La tine arztoare i plecat,
Tu, ce-ai fost om ca s m-nali la tine.
Cum voi plti, stpnul meu, vreodat
Attea bunuri mie hrzite,
i ce-a putea s-i juruiesc rsplat?
M-mbelugai cu daruri nesfrite,
Fiind nevrednic eu, i cu-ndurare
M-ajui mereu, m-ndrepi din ci greite.
Tu nu pui pre pe-averi sau pe odoare,
Pe perle, nici pe pietre nestemate,
Cci tot ce e, e-al tu, stpne mare.
De tine-au fost fcute-n lume toate,
i omul mrav nici c-un pai subire
S se fleasc-a fi al su nu poate.
Cu o btaie d-aripi, cu-o privire
Chiverniseti i-ndrepi orice fptur,
i cerul, i trmul de sub fire.
Plcute-astfel de jertfe nu-i mai fur,
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40
41
Note
42
IOANA COEREANU
Muzeul Literaturii Romne Casa Pogor
(Iai)
Manuscrise bizantine
ecleziastice
din patrimoniul Muzeului
Literaturii Romne din Iai
(Descriere sumar)
Muzeul Literaturii Romne,
instituie
coordonatoare
a
dousprezece muzee literare, i
are sediul n Iai, ntr-o cldire din a doua jumtate a secolului al XIX-lea cunoscut sub numele de Casa Pogor.
Imobilul, construit n 1850 de Vasile Pogor Vornicul, tatl
junimistului, pe vechile temelii ale caselor familiilor de boieri
Coroi i Cerchez, dup cum ne spune nscrisul de pe piatra
de temelie gsit n 1995 cu prilejul lucrrilor de restaurare.
Este edificiul n care, dup 1863 (data fondrii Junimii), s-au
inut vreme de dou decenii, binecunoscutele edine junimiste. Iacob Negruzzi nota, vorbind despre nceputurile
Junimii: Se fcuse obiceiul ca, duminic, dup prelegere,
Maiorescu, Carp, Rosetti, eu i Pogor s ne adunm la acesta din urm pentru a discuta asupra obiectului prelegerii ce
se inuse.
Urmrind destinul casei, amintim faptul c imobilul vndut n 1901 de Vasile Pogor a trecut n proprietatea principesei Moruzzi i a fiului ei, istoricul i profesorul Gheorghe I.
Brtianu. Dup plecarea lui Gheorghe I. Brtianu la
Bucureti, n 1938, casa este nchiriat rezidenei Regale din
Iai. n timpul celui de-al doilea rzboi mondial, casele Pogor
devin sediul comandamentelor trupelor sovietice, iar dup
1945 adpostesc o seam de instituii locale.
Au trecut peste 100 de ani de la constituirea societii
Junimea, cnd, n 1972, casa Pogor a devenit sediul
Muzeului Literaturii Romne din Iai.
Muzeul Literaturii Romne deine un depozit - bibliotec
n care se afl carte rar veche romneasc i strin (literar, religioas i muzical), manuscrise i coresponden,
obiecte de patrimoniu, art plastic, patrimoniul legat de o
seam de personaliti culturale romneti.
Depozitul M.L.R. conine i un mic fond de manuscrise
muzicale psaltice care ilustreaz epoci diferite din trecutul
43
subscris Pascalia (calculul datei Patelui) i ntreaga rnduial a citirii Evangheliilor care se citesc la Utrenie i la
Liturghie. irul duminicilor din aceste tabele ncepe de obicei cu Duminica de dinaintea Bobotezei i se sfrete de
regul cu Duminica de dup Naterea Domnului.
Manuscrisul evangheliar are dimensiunile 345x245 mm,
este scris pe pergament de piele de capr, cu cerneal ferogalic, bogat ornamentat cu iniiale, cu motive florale, vignete i frontispicii n culori de rou, albastru ultra-marin (lapis
lazuli), verde, protejate cu pelicul de albu de ou i aur
coloidal, aa cum au stabilit restauratorii care s-au ocupat
de restaurarea acestuia.
Filele prilor 1 i 3 sunt scrise de o singur mn, textul
fiind distribuit pe dou coloane de dimensiuni egale, cu cte
24 de rnduri pe pagin, coloanele fiind distanate ntre ele,
n mod variabil, la cca. 25-30 mm. Filele prii a doua
pstreaz un scris desfurat tot pe dou coloane, asemenea celorlalte pri, efectuat ns de o alt mn. Ultimele file
ale manuscrisului sunt adugate mult mai trziu, probabil n
sec. XV-XVI, nsi hrtia cu linii pontuseaux fiind fabricat
mult mai aproape de zilele noastre. Aceast ultim parte a
Evangheliarului prezint doar un interes liturgic, deoarece
neumele muzicale lipsesc. Numerotarea filelor este de dat
recent i fcut cu creioane cu cifre arabe n dreptul
spaiului dintre cele dou coloane.
Evangheliarul de la Iai nu are un colofon, n schimb are
o nsemnare de proprietar pe f. 320: A smeritului i
pctosului Nicolaou Vizyisiou, nsemnare scris ulterior,
probabil chiar de ctre proprietar.
2. Stihiar calofonicon grecesc. Ms. 4915/L. n ordine
cronologic, cota sus menionat ocup locul al doilea, dar
reprezint o etap mai trzie a muzicii bizantine dect cea din
Ms. 7030. Titlul acestuia arat cu claritate c este vorba de
un Stihirar-Calofonicon, sintetizat de ctre Kir Hrisafi cel
Nou, protopsaltul Marii Biserici din Constantinopol i
dascl al nostru. A fost scris cu siguran nainte de 1799,
dat care este consemnat de mai multe ori n manuscris.
Aadar, scrierea acestui manuscris poate fi situat la nceputul secolului al XVIII-lea sau chiar la sfritul sec. al. XVIIlea, cnd autorul nc mai era n via. Pe filele Ms. 4915 sunt
scrise nume romneti precum: Constantin logoftul vistieriei, Andrei Ghiorcan, Toader Iordachi .a. Aceste nume
dovedesc c manuscrisul a circulat n Moldova, ntruct folosesc modul de pronunare specific moldovenesc. O alt
not, mult mai recent (1909), arat cu precizie c a fost uti46
de o colecie de cntri bisericeti ortodoxe, numite catavasii i utilizate la slujba Utreniei. Autorul principal este Petru
Vizantie. Mai apar numele altor doi maetri greci, care au
trit n sec. al XIX-lea i sunt considerai prini ai reformei
hrisantice, Grigorie Lampadarie i Hurmuz Hartofilax, care
au preluat i transcris n notaia modern cntrile anterioare
dup regulile sistimei noi. Stilul muzical este syntonom,
adic pe scurt. Considerm c ms. 524 a fost scris n deceniile 4-6 ale veacului trecut.
Manuscrisul are formatul III, 200x145 mm, este legat n
coperi de carton nvelite n piele de culoare viinie, cu imprimeuri florale aurii, executate prin presare. Starea manuscrisului este bun. Hrtie de calitate, cu filigrane i linii pontuseaux. Scris foarte ordonat, ngrijit, de ctre o persoan
instruit, cu cerneal neagr neumele, cu rou majusculele
ornamentate, ftoralele i mrturiile. Numerotare trzie cu
creionul, de la filele 1-86. Manuscrisul are o foaie de gard
la nceput, dou la sfrit i ultimele trei foi nescrise. Copistul
este anonim. Nu exist rnsemnri extramuzicale.
Coninutul muzical este cel ntlnit n colecia denumit
Irmologhion i Catavasier cu redarea lor pe glasuri, cu
anume preferin pentru stilul alert. Manuscrisul este de mici
proporii i demonstreaz o orientare nou pentru stilul irmologic i de renunare la stilul pe mare. Psaltitii creatori de
dup a doua jumtate a secolului al XIX-lea au urmat pe
Anton Pann i Petru Vizantie crend catavasii romneti
remarcabile n stil syntomon.
4. Antologhion greco-romn. Ms. 5776/L. Manuscrisul
acesta muzical este nedatat, scris n limbile greac i
romn. A fost scris, probabil, la Iai, ntruct pe parcursul
acestuia apar numele a doi muzicieni ieeni: dasclul de
muzichie Gheorghe Paraschiade (adus n Moldova de la
Constantinopol de mitropolitul Veniamin Costache) i
Axentie Rocule. E posibil ca mss. 5776 s fi fost scris chiar
de ctre acesta din urm, dasclul de muzic bisericeasc
adus n Moldova de vistiernicul Iordachi Roznoveanu i care
mai trziu s-a mutat la Iai la catedrala episcopal din Hui.
Muzicologul Gh. C. Ionescu, n cunoscutul su Lexicon ...,
furnizeaz o preioas informaie, i anume, c de la Axentie
Rocule se pstreaz nc un manuscris, i un Antologhion,
scris n anul 1836. Acesta se afl la Biserica Academiei
Romne din Bucureti, fiind donat de ctre Mitropolitul Iosif
Naniescu n 1894.
Manuscrisul 5776/L are formatul IV, 250x180 mm, este
legat i are coperi din carton de culoare verde nchis, la
48
Bibliografia
50
SANDA-MARINA BDULESCU
Universitatea din Piteti
(Romania)
Ioan Caioni Valahul,
umanist transilvan
puin cunoscut
*
*
*
51
punctele de reper aezate la nceputuri - printre care culegerea de cntece romneti realizat la jumtatea secolului
al XVII-lea (1634-1642, 1652) de Ioan Caianu (Caioni), autor
aezat de Iordan Datcu [Note, 3, pp. 268-278], n capul
Cronologiei (dup anul naterii).
Codex Caioni, important culegere de creaii muzicale,
cuprinde transcripii n notaia tabulaturii de org a unor
melodii populare romneti i maghiare din Transilvania.
Dei culegerea are lipsuri, dup unii critici [Note, 1], n ceea
ce privete precizia notaiei, ea este de mare importan
pentru istoria muzicii romneti, reprezentnd primul document care conine melodii populare romneti notate. Lucian
Predescu l consider, n acest sens, ca fiind cel dinti notator de muzic romnesc [Note, 2].
n lucrrile sale are notate numeroase versuri romneti
i muzic popular a epocii lui, de mare valoare. Una din
bucile muzicale romneti cele mai interesante pe care lea notat este cea dedicat Domniei lui Vasile Lupu din
Moldova. Ioan Caioni luase parte la nunta fetei lui Vasile
Lupu i a notat acolo muzica pe care a auzit-o i de care
fusese att de impresionat. nc din 1941, n biblioteca
mnstirii franciscane din Complexul baroc de la umuleu,
se pstrau 124 incunabule din care au rmas astzi numai
ase. n anul 1985, n peretele refectoriului s-au gsit, cu
ocazia unei reparaii, o serie de manuscrise, incunabule i
alte cri valoroase, printre care i nepreuitul Codex
Kajoni. Restaurat, lucrarea se afl astzi n tezaurul
Muzeului Secuiesc al Ciucului.
Maurice de Martin, lider al grupului Interzone, s-a inspirat din vasta motenire a Podiului Transilvan, pe care l-a
traversat n lung i n lat, ntre anii 1997-2000, cutnd urme
ale muzicii romneti, ungureti i sseti. A rezultat o pies
instrumental care n ceea ce privete motivele, se bazeaz
pe manuscrise, unele chiar din secolele XVI i XVII, n principal Codex Caioni i care ofer o privire ieit din comun
asupra unei tradiii muzicale, puin luat n considerare pn
astzi.
Nscut n 1629, n Cianul Mic de pe Some, cu numele
de atunci, dat de familia sa romneasc, Ioan Cianu, viitorul umanist i-a fcut studiile la coala iezuiilor din Cluj.
Acolo a nvat respectul pentru cele trei reguli ale vieii
monahale: castitate, srcie i ascultare. A ajuns, apoi,
stareul mnstirii Lzarea din Ciuc. I s-a propus, la acea
vreme, s ocupe scaunul episcopal catolic. L-a refuzat ns,
dndu-i seama probabil c n calitate de romn i-ar fi fost
aproape imposibil s obin concursul aristrocraiei maghia53
re. A continuat s triasc la Lazrea, unde a nfiinat o tipografie, care a continuat s funcioneze ntre anii 1675-1854.
Acolo s-a distins prin numeroase opere, unele religioase,
altele tiinifice.
n Transilvania exista o cultur progresist n limba
romn, mult nainte de dezbinarea religioas de la 1700.
Contactele permanente dintre Transilvania, Moldova i ara
Romneasc au contribuit la rspndirea elementelor de
cultur. Ioan Caioni nregistreaz, ntr-o cronic rimat, cum
citeau romnii ardeleni: Pravila lui Vasile Lupu, Cazania
lui Varlaam (1643) i Psaltirea n versuri a Mitropolitului
Dosoftei (1673) [Note, 8]. S nu uitm c n secolul al XVIIlea cronicile sunt primele adevrate monumente de limb
romneasc i ntile scrieri cu caracter original, memorii cu
largi consideraii asupra vieii sociale i morale, cu observaii
asupra umanitii sub latura caracterologic. Evoluia ulterioar a literaturii romne nu poate fi neleas fr
cunoaterea lor adnc, iar Ioan Caioni i are mica sa contribuie important.
Dup modelul colii latine din Europa Apusean, pretutindeni n rile Romne apruser ctitorii ca: Schola
Bistricensis (la Bistria), Schola Latina (la Cotnari), Schola
Cornensis (la Braov), Colegium Bethlenianum (la Alba-Iulia),
unde se preda muzica ca parte a celor 7 arte liberale
(Septem Artes Liberales). Umaniti cu chemare artistic
muzical, precum Johannes Caioni Vallahus (aa cum este
consemnat, pentru aceast activitate, n documentele epocii), alturi de Nicolaus Olahus, diaconul Coresi, Johannes
Kelpius Transylvanes, Johannes Honterus, Valentinus
Greffius Coronensis, (alias Bakfark) au predat la aceste coli.
Mnstirea de la umuleu fiind un centru cultural important
al zonei, acolo a fost organizat, ncepnd cu anul 1668,
nvmntul de nivel mediu din zona Ciucului. Acea coal
este predecesoarea actualului gimnaziu Mrton Aron din
Miercurea Ciuc.
De remarcat, alturi de coleciile de muzic popular de
care deja am vorbit, multele i valoroasele colecii de muzic
bisericeasc din prile sale. Acolo a fost construit
mnstirea franciscan care face parte astzi din Complexul
de la umuleu i care l reine pe umanist cu numele de
Janos Kajoni [Note, 9]. Prima atestare documentar a prezenei ordinului franciscanilor n umuleu dateaz din 1352,
cnd au servit deja catolicii din Moldova pornind din umuleu. n 1400, papa Bonifaciu al IX-lea permite franciscanului
Alvernoi Bertalan fondarea a 4 mnstiri pe teritoriul episcopiei romano-catolice din Alba Iulia. Una dintre acestea este
54
55
56
Note i referine
57
TRAIAN DIACONESCU
Universit A.I. Cuza, Jassi
(Romania)
Marco Bandini
ed i cattolici di Moldavia
Gli studi in latino nel nostro
paese, a cominciare dal Rinascimento fino allIlluminismo, formano un arcipelago poco esplorato. Il latino, idioma internazionale dei secoli scorsi, uno strumento di comunicazione, a carattere paneuropeo, che ha
tuttavia aspetti propri, indotti da molteplici cause, a livello
fonetico, morfosintattico, stilistico e lessicale. In tutti questi
ambiti del latino scritto in Romania, incontriamo elementi di
lingua rumena, sotto varie forme, tanto nei documenti ufficiali, quanto nelle opere letterarie.
Sulla strada aperta dalle ricerche realizzate da filologi
classici1 quali Iancu Fischer, Dan Slu anschi, Ana-Cristina
Halichias, Mihaela Paraschiv, ecc., selezioneremo, nelle righe
seguenti, dei passi del Codex Bandinus, in cui si incontrano
elementi di lingua rumena inclusi nel testo o, a volte, spiegati. Davanti a questi termini si pu sentire la brezza di un linguaggio popolare che ha conservato il polso vivo della vita
quotidiana di quattro secoli fa2.
Per meglio capire alcuni termini rumeni, presenteremo
prima il testo latino in cui compaiono e, poi, la loro traduzione. Concluderemo il lavoro con alcune considerazioni linguistiche utili per la storia della lingua rumena e per la storiografia rumena.
I
Di passaggio per la Valacchia, Marco Bandini e il suo
segretario, Petru Parcevici, sono stati ricevuti alla corte del
principe Matei Basarab. Parcevici ha pronunciato un discorso in latino. Dopo questo discorso, Matei Basarab ha chiesto
al suo interprete Che cosa dice?. Il vescovo Bandini presenta la scena cos:
Laetus Princeps et omnes Barones rem novam et insoli59
magiaro dito, in latino axungia, cio unto per la carrucola. I cani se ne spaventano tanto e non sopportano neanche lodore di una goccia. Quindi, commosso, ci rimasi
quanto mi permise la brevit del tempo, ammirando con
venerazione il potere e la saggezza di Dio. (tr.n.)
III
Nella presentazione della situazione della fede cattolica
nella piccola citt di Bacu, il vescovo usa un proverbio3
biblico entrato anche nella cultura popolare rumena:
In tanta populi obstinatione et pervicacia, Sanctissime
P<ate>r et Vos, Eminentissimi Principes quem hic criminis
auctorem insimularemus. Dubii satis diu haesimus ac etiam
num haeremus populumne an larvam Episcoporum gestantes viros Religiosus qui sub titulo Religiosi Ordinis... omnia
verterunt. Venit mihi in mentem non semel illud commune
Proverbium: alii uvas acerbas atque poma comederunt et
nobis dentes defacto obstupescunt. Cogitare coepimus aliquid boni in exteriori apparentia agere, ac perverso ac insensato populo gratum facere. (Pars II, Visitatio, Bacovia, 31)
In tanta ostinazione e tanta cattiveria del popolo, o,
Santissimo Padre, e, voi, Illustrissimi Principi, chi possiamo
accusare quale autore dellomicidio? Siamo stati abbastanza
tempo in dubbio ed esitiamo ancora quale scegliere tra il
popolo e i devoti portatori della maschera vescovile che,
sotto il nome dellOrdine Religioso, hanno rovesciato tutto.
Mi sono ricordato, e non una volta, il proverbio tanto conosciuto: alcuni hanno mangiato uva acerba e a noi ci si allegano i denti. Ho cominciato a pensare di compiere una cosa
apparentemente buona e al beneplacito del pubblico perverso e irragionevole. (tr.n)
IV
Arrivato nel villaggio di Trebe, il vescovo Bandini discute con gli anziani per scoprire i confini antichi di questo abitato cattolico, ne prende nota, e glossa diversi toponimi
rumeni.
Diligentiam summam adhibuimus ut inquireremus etiam
de fundo pagi nostri Terebes; quare convocatis hominibus
utriusque sexus intelleximus longe ampliorem fuisse ante,
quam modo sit, extendebatur enim ad terminum qui
Valachice dicitur Karara porcsilor, Ungarice: Dissnok
osvenye, Latine Semita porcorum et huius territorii designati recordantur etiam pro nunc incolae pagani, aiunt enim se
61
Principis, 1).
Questo principe, quando ricevette il principato, nomin i
suoi dignitari secondo la tradizione dei suoi predecessori;
questi dignitari, in rumeno, si chiamano: il comandante
supremo, lunico generale dellintera provincia, che conduce i suoi militari e si prende cura di loro; il cancelliere; per
questo posto ci sono tre persone: il primo, il secondo e il
terzo cancelliere; il governatore o il giudice delle province
moldave; ne sono due: uno il capo della Moldavia del Sud
e laltro, il capo della Moldavia del Nord; il tesoriere o cubicularius; per questo posto ci sono tre persone: il primo, il
secondo e il terzo; il segretario principesco o conservatore,
che sorveglia i vestiti principeschi e anche altre cose che
riguardano il decoro del principe; il cameriere, cio tesoriere;
anche di questi, ce ne sono tre; il coppiere; anche per questincarico, ci sono tre persone; lo spadaio, cio il portatore
di spada; di questi ce ne sono sempre tre; il maggiordomo,
cio il capo della corte; ce ne sono quattro; lintendente, tre
persone che procurano la carne per la cucina del principe e
per i banchetti; il siniscalco; godono di un numero uguale; i
capi delle cucine e delle tavole; il soprintendente, lamministratore delle decime; due persone; il segretario; il primo per
il rumeno; il secondo per il greco, il terzo per il turco; il quarto per il tartaro; il quinto per il latino e il polacco; il sesto per
lungherese; lo scudiere, il capo degli stallieri e delle stalle; ce
ne sono tre; il fornaio o lincaricato delle provviste di pane e
dei mulini; tre persone; il cantiniere, il capo dei chiavai; uno
solo; il bargello, il capo delle prigioni; per questo impiego, ci
sono quattro persone; sorvegliano che non si commettano
reati o violenze e arrestano i colpevoli; il castaldo, o il capo
dei servi chiamati paggi; sono sempre pronti, almeno due
cento persone e molto preparati per qualsiasi missione e spedizione; lusciere o il capo dei custodi della porta del principe, ci sono tre persone per questo incarico. (tr.n.)
VIII
Il vescovo Bandini, quando fa riferimento al principe della
Moldavia, precisa che, in rumeno, il nome di questistituzione divano e che il termine ha unorigine turca.
Divan vocari solet Turcica lingua, quod ab omnibus sive
Valachis sive Ungaris et alii usurpatur: Princeps indicaturus
excelso solio residet cum Metropolita sibi assidente, sceptrum in conspectu iacet super mensam, armigeri astant,
cum Principe Primarii Proceres (Pars III, Annotationes,
Tribunali Principis, 1).
65
vicina Polonia, in molti hanno messo su delle cantine e coltivano i vignetti che hanno acquistato. (tr.n.)
X
In un testo antologico, Marco Bandini narra la festa
dellEpifania a Iasi, nel 1647, alla quale prese parte tanto il
clero ortodosso quanto quello cattolico. Vi incontriamo dei
termini romeni appartenenti alla gerarchia ecclesiastica9, ma
anche la parola voievoda per il principe della Moldavia.
Ex usu et recepta consuetudine in Vigilia Epiphaniae
omnes Vladicae sive Episcopi Schismatici huius Provinciae
(qui sunt quatuor cum Metropolita) Iasium ad sedem
Metropolitanam Voivodae ceonveniunt thure aqua benedicta, osculo crucis, et aliis ceremoniis eidem solemnizantes et
felix reginem, felices annos, fortunatos rerum progressus,
decantantes (Pars III, Annotationes, Festum Epiphaniae, 1).
Secondo le usanze e i costumi ricevuti, alla vigilia
dellEpifania tutti i vladici / vescovi o i vescovi scismatici di
questa Provincia (che sono quattro con il Metropolita) si
radunano a Iasi, alla sede metropolitana del voivoda dove
officiano con incenso, acqua santa, il baciare della croce e
altre cerimonie e augurano cantando al voivoda un regno
felice, anni prosperi e uno svolgimento fortunato delle cose.
(tr.n.)
XI
Il vescovo Marco Bandini ha allegato al rapporto della
sua visita un catalogo con i cognomi dei preti, dei diaconi e
dei fedeli delle trentatr parrocchie cattoliche della Moldavia.
Ci sono nomi di magiari, sassoni, polacchi, italiani, ecc., ma
anche numerosi cognomi rumeni10.
Selezioniamo di seguito alcuni cognomi rumeni11:
Barcucz (Ct 36), Barbat (Is 24), Barbarics (Is 52), Balan (Fr
30), Barbocz (Fr 48), Barbos (Fr 71), Barbalat (Bj 26), Bacz
(Bc 70), Brenza (Bj 27), Brenzoje (Ct 10), Butnar (Fr 54), Csula
(Is 20), Caluger (Hs 4), Corcsomare (Is 35) per Crciumaru,
Csompoi (Bc 42) per Cimpoi, Csompu (Tr 2), Csucul (Hs 85),
Cazan (St 12), Csoban (Sz 3), Czigan (Ct 60), Csolan (Bc 18),
Koczan (Fr 47), Dumitras (Bc 24), Gyorgye (St 9), Girgyicze
(Br 20) per Gheorghi, Gyrgyik (Sd 25), Grossul (Is 19),
Getre per Petre (Bc 101), Illyes (St 19), Ionasko (Fr 29); Kiska
(Rtc 44), Kiskan (Rtc 31), Kozobar (Ct 13), Kosokar (Bg 11),
Kurular (Bg 43), Kozar (Bg 21) per Coar, Lacatus (Hs 13),
Lupan (Hr 5), Lupa (Fn 5), Lungocs (Fr 29); Manul (Hs 124),
69
Makrul per Marcu (Nm 20), Martinel (Hr 2), Nicolai (Ct 44),
Nicora (Ct 76), Podoleni (Hs 16), Pokorar (Gz 5), Pekurar (Tr
20), Pakorar (Fr 62), Paskar (Bc 31), Prepelicz (Ct 45), Porka
(Ret 29), Rob (Hs 1), Rozvan (H 77), Recse (Is 54), Roska (Br
16), Topor (Gb 1), Turut (Bc 12), Truczul per Mitru (Ct 20),
Talpalar (Is 7), Tika (Sd 43) per Mitric ecc.
Abbiamo selezionato cognomi rumeni che indicano
mestieri o che provengono da cognomina. Nomi rumeni si
ritrovano per anche tra i nomi biblici e i nomi topici a forma
autoctona o latinizzata, nonch tra nomina varia, resi magiari per via di traduzioni12 o di aggiunte di suffissi magiari. Non
ci siamo soffermati su questi nomi per non trasformare lipotesi in certezza.
*
Se consideriamo gli elementi di lingua rumena selezionati dal Codex Bandinus da una prospettiva filologica, possiamo formulare alcune considerazioni di natura lessicale, fonetica e morfologica.
1. I termini nominati in precedenza riflettono, a livello lessicale, ipostasi svariate della vita quotidiana e della vita pubblica della Moldavia. Queste sono: 1) un sintagma interrogativo: Ce dzice?; 2) nomi comuni: petrolio grezzo, villaggio,
ocsina / propriet, ocina, frantoio, divano, voivoda ecc.; 3)
nomi di ranghi ecclesiastici: metropolita, vescovo, abate,
monarca, vladico ecc.; 4) un proverbio: alcuni mangiano uva
acerba e agli altri gli si allegano i denti; 5) nomi di luoghi:
Crarea Porcilor / Il Sentiero dei Porci, Fntna Doamnei, La
collina della Signora, La collina Srata, La collina
Ploska, La collina Huruba, Valea Hang ecc. Questi toponimi sono composti o hanno alla base un appellativo oppure
un nome proprio; 6) nomi di dignitari e di funzioni: comandante supremo, cancelliere, governatore, tesoriere, segretario principesco, cameriere, coppiere, spadaio, siniscalco,
soprintendente, segretario, scudiere, fornaio, cantiniere, bargello, castaldo, usciere ecc; 7) nomi di cittadine e di villaggi,
tra i quali alcuni si sono conservati fino ad oggi, mentre gli
altri invece sono scomparsi; 8) nomi di persona che prendono origine da occupazioni: Cioban (pastore), Cojocar (fursettaio), Curelar (correggiaio), Crciumar (tavernaio), Lctu
(fabbro), Pcurar (pecoraio), Pescar (pescatore), Talpalar (chi
risuola le scarpe), e altri che provengono da soprannomi:
Ciolan (Osso), Cocean (Tutolo), Belicne (Scuoiacane), Brnz
(Formaggio), Barbalat (Barba larga), Lupa (Lupa), Porca
(Scrofa), Prepeli (Quaglia), Topor (Scure), Trmbia
70
72
manoscritto 80, collazionato, per la prima volta con il manoscritto 158, edizione realizzata da noi, ora in corso di stampa. Fino all'apparizione di questo lavoro, mettiamo in circolazione nel presente articolo, elementi linguistici
rumeni che evidenziano ipostasi arcaiche della lingua rumena e fenomeni
della storia della societ rumena al tempo di Vasile Lupu.
(1) Tra i filologi classici rumeni che hanno iniziato gli studi di latino medievale, possiamo ricordare: I. Fischer, Latina dunrean, Bucarest, 1985; N.
Felecan, Observaii asupra lexicului latin din documentele medievale maramureene, in Bulet. t. al Inst. Pedag., seria A, II, Baia Mare, 1970, pp. 50-62;
Dan Sluanschi, Perspective noi asupra cercetrii latinitii medii privitoare la
teritoriul rii noastre, in Rev. arh., 57, 3, 1981, pp. 362-364; idem, Instrumente
de lucru n cercetarea iyviarelor vechi ale istoriei patriei, in Rev. arh., 60, 2,
1983, pp. 150-154; idem, Dunrea de Jos i campania lui Vlad epe din iarna
1461-1462 (precisazioni filologiche), in Rev. arh., 62, 4, 1985, pp. 434-439;
idem, Mots-cls dans les documents et les chroniques latines de l'Europe
Orientale du XVe sicle, in N.E.C. Zear Book, 1994-1995, pp. 249-261; idem,
Catemiriana latina, in Antiqua et Medievalia, I, Bucarest, 1994, pp. 23-24; A.C. Halichias, Observaii pe marginea latinei de redacie romneasc a documentelor din secolul al XVI-lea, in Rev. arh., 57, 1980, 1, pp. 111-115; idem,
Despre traducerea documentelor de arhiv scrise n limba latin, in Rev. arh.,
63, 1986, 1, pp. 73-77; idem, Editarea documentelor scrise n limba latin, in
Rev. arh., 63, 1986, pp. 416-425; idem, Note privind lexicul latinei de cancelarie din rile Romne in Studii i cerc. lingv., 40, 1989, pp. 21-29; idem,
Latina medieval i limbile naionale, in Studii i cerc. lingv, 43, 1992, pp. 4550; idem, Pour une tude concernant le latin mdival en Valachie et en
Moldavie, in Antiqua et Medievalia, I, Bucarest, 1994, p. 548; idem, Latina de
cancelarie din rile romne: interpretare istoric i cercetare lingvistic, in
Hrisovul, IV-V, Bucarest, 1999, pp. 227-234; idem, Scurt istorie a filologiei
latine medievale, in Hrisovul, VI, Bucarest, 2000, pp. 47-54; Mihaela
Paraschiv, Documente diplomatice din Moldova (sec. XIV-XVIII). Studiu lingvistic i stilistic, tesi di dottorato, Iai, 2003. Per gli elementi rumeni nei documenti slavi si veda, Gh. Bolocan e coll., Dicionarul elementelor romneti din
documentele slavo-romne: 1370-1600, Bucarest, 1981. Per il lessico della
lingua rumena antica, si veda G. Mihil, Dicionar al limbii romne vechi,
sfritul secolului al X-lea i nceputul secolului al XVI-lea, Bucarest, 1974.
(2) I cattolici della Moldavia, al tempo di V. Lupu, contavano 5000 persone all'incirca e 1020 famiglie (cf. Codex Bandinus): attualmente, sono pi di
250.000 persone (all'incirca 80.000 famiglie) organizzate in decanati e parrocchie, sotto la direzione del Vescovato di Iasi.
(3) Il proverbio citato sopra ha un'origine biblica ed attestato nella cultura rumena nel secolo XVII, nel Codice delle leggi ecclesiastiche di Matei
Basarab: "I genitori hanno mangiato uva acerba e ai loro figli si sono allegati
i denti" (p. 439) e nella Bibbia di erban, 1688: "I genitori mangiano mele acerbe e ai loro figli si allegano i denti". Il proverbio appare nella cultura europea:
in tedesco, in inglese, in italiano ec. (cf. Iuliu Zanne, Proverbele romnilor, vol.
II, Socec, Bucarest, 1900, pp. 538-540).
(4) Il principe della Moldavia che ha ordinato questo sacrilegio Stefano
(tefan) Rare (1551-1552). stata risparmiata soltanto la cattedrale di Baia.
Questo principe stato soprannominato dal popolo Scuoiacane.
(5) Per i nomi delle dignit moldave, si veda anche Dimitrie Cantemir,
Descriptio Moldaviae, traduzione fatta da G. Guu, con un'introduzione di M.
Holban, note di N. Stoicescu, Bucarest, Casa Editrice dell'Accademia, 1973,
pars III, 6: "De baronibus Moldaviae eorumque gradibus", e N. Stoicescu,
Dicionar al marilor dregtori din ara Romneasc i Moldova (secolele al
XIV-lea - al XVII-lea), Bucarest, 1971.
(6) Per il nome delle localit - villaggi, cittadine, citt - in cui si trovano
cattolici, si veda Pr. Iosif Gabor, Dicionarul comunitilor catolice din
Moldova, Conexiuni, Bacu, 1996. Uno sguardo diacronico, sommario sulle
denominazioni cattoliche della Moldavia rivela il fatto che molti toponimi sono
73
scomparsi, altri toponimi sono stati inclusi nelle localit vicine e ad altri stata
data una nuova denominazione.
(7) Un lavoro di riferimento per quanto riguarda la toponimia rumena: N.
Drganu, Romnii n veacul IX-XIV pe baza toponimiei i onomasticii,
Bucureti, 1935; C.C. Giurscu, Trguri sau orae i ceti moldovene din
secolul X pn n secolul XVI, Bucureti, 1967; I. Iordan, Toponimia
romneasc, Editura Academiei Republicii Socialiste Romnia, Bucureti,
1983; a cura di Drago Moldovanu, Tezaurul toponimic al Romniei i
Moldova, vol. I, 1 e 2 parte, Editura Academiei Romne, 1991 e 1992.
(8) La visita di un signore moldavo a Buda non attestata nei documenti. L'esistenza di un piantatore di vigna sassone, Kutnar e l'attribuzione del
suo cognome alla localit Cotnar un fatto reale. Si veda Drago Moldovanu,
Sufixul ari (pl. lui ar) n toponimia romneasc. Origine, fncionalitate, dinamic, in Anuar de lingvistic i istorie literar, tomo XXXVII, pp. 21-68; Per la
storia di questa localit si veda, Gh. Ungureanu e coll., La Cronica Cotnarilor,
Bucarest, 1971.
(9) Per la gerarchia ecclesiastica della Moldavia, si veda Dimitrie
Cantemir, op. cit., pars III, cap. II, "De hierarchia ecclesiastica".
(10) Sono numerosi gli studi di onomastica nella filologia rumena.
Segnaliamo: N.A. Constantinescu, Dicionar onomastic romnesc, Bucarest,
1963; Al. Graur, Nume de persoane, Editura tiinific, Bucarest, 1965; Chr.
Ionescu, Mic enciclopedie onomastic, Bucarest, 1975; idem, Sistemul
antroponimic romnesc n sec. XIV-XV (ara Romneasc) in Limba romn,
XV, 1968, n. 1, pp. 35-40; I. Ptru, Onomastica romneasc, Editura tiinific
i Enciclopedic, Bucureti, 1984; Iorgu Iordan, Dicionar al numelor de familie romneti, Editura tiinific i Enciclopedic, Bucarest, 1983; Domnia
Tomescu, Numele de persoane la romni, Univers Enciclopedic, Bucarest,
2001; Viorica Goicu, Onomastica romneasc, Augusta, Timioara, 2001;
idem, Contribuii de onomastic istoric, Augusta, Timioara, 2001; Gh.
Bolocan, Dicionarul numelor de familie din Romnia in Studii i cercetri de
onomastic, anno II, Craiova, 1996, pp. 7-45; Domnia Tomescu, Gramatica
numelor proprii n limba romn, Bucarest, 1998; Teodor Oanc, Probleme
controversate n cercetarea onomastic romneasc, Craiova, 1996; idem,
Geografia antroponimic romneasc. Metod i aplicaii, Craiova, 1999.
(11) Presentiamo qui sotto, nell'ordine del Codex Bandinus, i nomi delle
localit e le sigle da noi utilizzate per le localit in cui sono state registrate
famiglie di cattolici in Moldavia. Va precisato che le cifre annotate accanto alla
sigla rappresentano il numero d'ordine del cognome nel Catalogo di
Bandinus. Ad es. Hs 4 significa la famiglia dal numero 4 di Hui: 1. Hui - Hs;
2. Vaslui - Vs; Brlad - Br; Galai - Gl; Bogdana - Bg; Stneti - St; Mneti Mn; Gozeti - Gz; Balana - Bl; Slobozia - Sl; Trotu - Tr; Lucceti - Lc; Salont
- Sl; Froani - Fr; Pacani - Ps; Valea Sac - Vl; Fntnele - Fn; Terebe - Trb;
Bacovia - Bc; Roman - Rm; Tometi - Tm; Sudai - Sd; Rchieni - Rc;
Sboani - Sb; Locoeni - Loc; Checani - Ch; Neam - Nm; Baia - Ba;
Suceava - Sc; Hrlu - Hr; Cotnari - Ct; Strunga - Str; Iai - Is.
(12) Ion A. Florea, Elemente romneti n structura numelor de familie ale
catolicilor din Moldova, in Convorbiri literare, n. 11/2003, pp. 108-110.
(13) Per la registrazione grafica delle parole rumene scritte con lettere latine, nel secolo XVIII, si veda lo studio di B. Kelemen, Contribuii la fonologia
graiurilor daco-romne. Aspectul fonetic i fonologic al unui text din 1768
(Kintets kimpenyesty ku glazury rumunyesty) in Cercetri de lingvistic, VII,
1962, n. 2, pp. 226-247. Per la registrazione grafica dei testi con lettere latine
nei secoli XVI-XVII, Ion Gheie, Africatele e g n textele bnene scrise cu
litere latine n ortografia maghiar n secolele XVI-XVII in Limba romn, XV,
1968, n. 1, pp. 35-39.
(14) Si veda D. Mrtina, Originea ceangilor din Moldova, Bacu,
Symbol, 1998, cap. Aspecte lingvistice" A, pp. 60-67, e B, pp. 71-86.
(15) La pronuncia sibilante nelle parlate daco-romane stata studiata in
modo sistematico dai linguisti: M. Borcil, Un fenomen fonetic dialectal: rosti-
74
75
NICOLAE LUCA
Presidente dellAssociazione Culturale
Rumeno-Friulana, Bucarest
Virt cardinali
nel Gli insegnamenti
di Neagoe Bassarab
per suo figlio Teodosio
e nel De principe
di Giovanni Pontano
Inizialmente pensavo di proporre un confronto tra Il Principe, di Machiavelli e Gli insegnamenti di Neagoe Basarab per suo figlio Teodosio concernente le qualit del principe.
Dopo aver riflettuto, ho ritenuto pi utile collocare Neagoe
Bassarab1 inter pares2, giacch la sua opera lesempio di
una letteratura parenetica di alto livello, scritta in un contesto
latino cinquecentesco est-europeo, dove era duso parlare un
italiano corrotto (secondo lopinione dellumanista Enea
Silvio Piccolomini e di Papa Pio II3, lui stesso autore di unepistola sulleducazione del principe, indirizzata a Ladislao di
Ungheria).
Gli insegnamenti di Neagoe Bassarab per suo figlio
Teodosio sarebbero dunque lopera perfettamente rinascentista oppure la prima sintesi dellumanesimo rumeno.4
Si ritiene che il lettore possa trovare nelle pagine del
volume un vero concetto sulleducazione, ispirata alla morale cristiana. Tranne le idee che si riferiscono allarte del
governo, nel libro ci sono numerosi consigli pratici, a partire
dalle varie modalit di protocollo diplomatico, dallarte della
guerra, fino alle regole di cortesia adoperate in tutte le circostanze della vita. Questi consigli riflettono una grande
esperienza di vita ed un alto spirito filosofico. Si insiste
soprattutto sui vantaggi che ci portano certe qualit come
lauto-coscienza, la riservatezza, la temperanza durante
tutte le imprese e attivit. Seguono poi consigli sullidea
della giustizia-tutte nello spirito della piet, della liberalit,
della clemenza della dottrina cristiana; forti accenti sono
rivolti contro i grandi vizi come lamore per gloria, la superbia, linvidia, la vendetta. Di pi, ci sono capitoli sulleducazione patriotica e militare.5
77
a tutto subito, rispettando colui che ha richiamato lattenzione sullerrore commesso, senza arrabbiarsi e senza considerarsi per ci umiliato.
Ecco come un principio di buon governo ritorna sul piano
morale, col richiedere, per il corretto compimento del proprio ruolo, altre ed altre qualit: la padronanza di s, la temperanza, lequilibrio, la generosit, il coraggio di riconoscere
e correggere i propri errori16, la nobilt danimo che Neagoe
chiama, a volte, umilt e soprattutto umanit. Nellesercitare
le proprie pregorative, il principe obbligato a fare del suo
meglio cercando lauto-perfezione, ledificazione, sempre
pi complessa e pi armoniosa, del suo essere. Lerrore
stesso diventa occasione di affermazione della virt attraverso la pratica della modestia.
La forza, altra virt cardinale del principe, deve essere
intesa nella sua duplice manifestazione: la forza, il coraggio
del compimento delle azioni e la forza del non compimento,
come equilibrio condizionato da circostanze tra leroismo e
la previdenza.
Non la vittoria ad ogni costo, non un inutile sacrificio, non
lavventura che dimostri la prodezza durante linevitabile
confronto con gli avversari che, volente o nolente, il sovrano
ha, bens la ragione e la responsabilit tradotte in un atteggiamento benevolente e gentile, che sfrutti tutti i mezzi diplomatici per prevenire il conflitto.
Se quei pagani sono a voi superiori grazie alle loro truppe, bisogna andarli incontro con parole dolci e augurarli ben
venuti. Se non accettano queste parole, offrire loro soldi. Ma
non pensare affrontarli con guerra.17
Non si tratta di vilt, di vergognosa ritirata oppure di
abbandono del resto pi avanti il consiglio sar quello di
affrontarli hrbori ( con prodezza) ma di una corretta valutazione delle proprie forze e di scegliere il momento giusto,
poich il nemico non si deve combattere, anche se gli amici
vi spingeranno a farlo, perch di ci che conosci che non
sarai in grado di fare, non farlo, giacch commetterai un
errore.
Lesilio, labbandono della propria terra viene considerato una vergogna a cui lautore preferisce la morte sul campo
di battaglia. Va meglio morire onestamente, che condurre
una vita amara e vituperata.18
Quando il confronto diventa imminente, il principe non
deve avere paura, ma deve lasciarsi avvolgere dallamore per
Dio come da una corazza protettrice. Deve accertarsi, con
saggezza e con un atteggiamento deciso e senza timore,
della lealt dei propri sudditi, deve trovare e applicare una
81
tattica adeguata.
Nel caso di sconfitta, il principe deve raccogliere i reduci fedeli e andare insieme in una qualsiasi parte. Non abbandonare la Patria, bens restare tra i suoi confini, in luoghi ben
nascosti e segreti Perch il vostro nemico non potr fermarsi per lungo tempo nel vostro Paese, ritorner e lascier
senza truppe il principe che hanno accompagnato per sostituire te. E allora potete affrontarlo con le vostre truppe e
spero che Dio vi aiuti a vincere il nemico.19
La padronanza di s, la fermezza, la tenaci, il conoscere bene il mestiere delle armi, la strategia e la tattica della
guerra, sono qualit necessarie allaffermazione della virt
della fortitude. Poich sono date da Dio queste qualit debbono essere apprezzate dalluomo e valorizzate senza inutile
spreco.
Si insistito tanto e a ragione sul fatto che al principe valacco il governo fosse dato da Dio, e proprio per ci
Gli insegnamenti non riguardano tanto la questione dellacquisizione del potere, bens della sua conservazione. Al
principe insegnato come procedere per il riacquisto del
potere in seguito alla perdita del trono. Deve ricorrere ai mercenari, avere truppe fedeli, rifare altre truppe, identificare il
momento del contrattacco.
Senza insistere troppo e a volte in modo confuso e allusivo, Neagoe indica al principe alcuni modi di agire per riacquistare il potere perduto. Scelto e nominato da Dio come
principe regnante, il principe ha il dovere di fare di tutto per
risalire sul trono.
La bravura del principe non sta tanto nel saper fare una
splendida gara di scherma (del resto durante il combattimento propriamente detto il sovrano si trova sempre in
seconda o terza linea) quanto nellavere una lunga resistenza quando la sorte potrebbe cambiare e nulla deve andare
perduto a priori.
Alla stessa maniera la stessa virt viene trattata da
Pontano. Il coraggio del principe non si verifica durante un
combattimento, bens si scopre nella presenza danimo con
cui affronta e vince le avversit della vita.20
Le avversit sono preferibili alla sorte favorevole tanto per
la formazione del carattere, quanto per raggiungere i grandi
fini. Dio Colui che sceglie in modo particolare queste circostanze come nel caso di Neagoe giacch il principe ha
un suo ruolo per compiere il progetto divino e lo pu attuare solo nella misura in cui vi si applica con la propria personalit e con le proprie doti pi preziose.
La moderazione potrebbe essere definita, tanto per
82
Neagoe quanto per Pontano (almeno in parte), come la mancanza di vizi dovuta ad un attento controllo delle tentazioni
umane. Lavidit nelle sue diverse forme, come la dissolutezza, lamore sterminato per ricchezze e la superbia, la leggerezza nel manifestare i propri sentimenti in pubblico trascurando la severit delletichetta, lozio e lindolenza, lalterigia
smisurata e la vanit di un intelletto che si collochi al di sopra
di tutto, latteggiamento umiliante rispetto alla gente: tutti
questi sono vizi di cui il principe render conto nel giudizio
finale e, allo stesso tempo, sono anche atteggiamenti nocivi,
che indeboliscono il suo potere e che portano alla rovina del
governo. Dobbiamo notare, tuttavia, che nessuna gioia del
mondo viene proibita al principe. Egli pu godere di un cibo
saporito, di una buona bevanda, della musica, del ballo, dellallegria, del pregevole ornamento del suo vestito.
Ma grande attenzione andr posta affinch la mente non
pensi solo allallegria poich occorre che la tua ragione sia
temperata.21 Puoi bere, ma non in eccesso, bens con misura, di modo che il tuo giudizio vinca il vino e non il vino il giudizio; e conosca la tua ragione quella dei domestici e non
quella dei domestici la tua.22
Non rispettare linterdizione conduce alla perdita degli
averi e il nome sar disonorato.
La temperanza quella aurea mediocritas dei classici
oraziani argomentata in modo diverso da una serie di esempi cristiani e biblici, costituisce lasse centrale delle virt del
principe, e qualora venisse meno, pregiudicherebbe facilmente le altre virt. Soltanto un giudizio sveglio e attento che
domini se stesso, pu realizzare questo desiderio. Di qui
anche lelogio che lautore f alla mente e alla ragione.23
Ci sono ancora altre qualit del principe che possiamo
commentare, quali: la generosit, oppure la liberalit. Allo
stesso modo ci sono vizi di cui il principe deve tener conto,
come lipocrisia, il parlare troppo e invano, il rancore, la vendetta, la disperazione.
Ci limiteremo a menzionare che la mancanza di vizi non
basta per accertare la statura morale del principe necessaria
per la sua condizione di signore e reggitore dello Stato.
Altrettanto insufficiente lesistenza parziale delle virt cardinali. Gli insegnamenti aspirano dunque, passo passo, alledificazione di una personalit complessa, ben articolata, la
cui struttura possa assicurare ugualmente la rettitudine
morale e la capacit di sfumare le reazioni, gli atteggiamenti
e le decisioni a seconda delle circostanze
Modello umano perfetto, valido tuttora nei suoi tratti fondamentali, il principe degli umanisti rimane lespressione
83
Note:
84
85
Bibliografia:
86
MIHAELA PARASCHIV
Universitatea A.I. Cuza
Jassi
Echi umanistici nei
documenti latini
di cancelleria di Moldavia
nei secoli XVI - XVII
In consonanza con le idee
ricorrenti nella storiografia europea del XX secolo, Al Dutu afferma che tutte le testimonianze
appartenenti ad una epoca formano il quadro di unespressione culturale e che, come manifestazioni intellettuali, queste costituiscono il fondamento di uninterpretazione positivista della storia, vista non solo come storia degli eventi (o congiunturale), ma specialmente come storia strutturale. Questa
storia di lunga durata, una storia delle mentalit, atta a
ricostruire e restituire allumanit il suo passato interiore e,
attraverso questo, a indicare il senso di un futuro istruttivo1.
Una tale visione della storia umana non pu fare astrazione di una risorsa informativa di prima misura, rappresentata dai documenti ufficiali, atti e lettere di cancelleria.
Limportanza delle fonti diplomatiche della storia, considerati da Jules Michelet come atti giustificativi per la vita di unepoca, veri rinfianchi delledificio storico2, stata ravvisata
anche dagli storici rumeni N. Iorga, Dimitrie Onciul, t.
tefnescu e altri, i quali, parlando del potenziale informativo dei documenti, hanno sottolineato il loro merito di restituire una cultura vissuta, annotata.
Dato che il territorio rumeno stato crocevia di interferenze di varie lingue di cancelleria, una componente niente
affatto trascurabile di quello che P.P. Panaitescu nominava
nostra letteratura di cancelleria costituita da documenti
stipulati in latino, incominciando con la seconda parte del
Trecento fino alla fine del Settecento. Rispetto agli atti stipulati in altre lingue (slavo, polacco, magiaro), con una di circolazione pi ridotta, gli atti diplomatici latini, emessi dalle
cancellerie dei paesi rumeni, hanno avuto una diffusione
paneuropea, configurando lefficienza della diplomazia
rumena nel contesto europeo.
Una prima obiezione riguarda la considerazione di questi
documenti di cancelleria come testimonianze di una menta-
87
Un punto di riferimento fondamentale nel sistema assiologico degli umanisti fu il perfezionamento dellindividuo
attraverso leducazione. Questa esigenza paideica, in diretta
filiazione con quella antica, ha anche ben noti precedenti
medievali. Nei secoli XII - XIII, la societ laica medievale
comincia a pretendere dai suoi dirigenti di possedere scientia litteralis e in questo senso, circolava allepoca la sentenza attribuita al monarca Konrad III: un monarca inculto
come un asino coronato (rex illiteratus est quasi asinus
incoronatus)8.
Il fatto che anche nellambiente aulico moldavo, sin dal
Cinquecento, ha una certa risonanza lideale europeo del
principe dotto (princeps litteratus), pu essere dedotto dalla
lettera dei nobili del Consiglio del paese (a firma Senatores
terrae Moldaviae), mandata nel 1560 allImperatore
Ferdinand I dUngheria, al quale chiedevano lappoggio per
innalzare Despot al trono del paese, al posto del tiranno
Lpuneanu. Tra gli argomenti invocati dai dignitari moldavi
per sostenere questa candidatura vi erano: la sua lodevole
condotta e cultura: Atque eo libentius ei voces nostras contulimus, quod cum insigni virtute et doctrina praeditum intelleximus9 (D.I.R., II1, 357; Ed tanto pi felici labbiamo invitato, quanto sapevamo della sua ladevole condotta e cultura).
I nobili moldavi dice il biografo di Despot, Anton Maria
Graziani avevano apprezzato lintelligenza e leleganza della
condotta di questo pretendente al trono di Moldavia, nel
periodo in cui si trovava in Moldavia come ospite del principe Alexandru Lpuneanu e sua moglie, con la quale diceva
di essere imparentato. Lo stesso biografo parla dellabilit
con cui Despot aveva conquistato tutti quei ignoranti nobili (rudem illam nobilitatem)10, affermazione in gran misura
ingiusta, perch possedevano anche in quei tempi una certa
istruzione, anche se non allo stesso livello degli occidentali.
Diventato principe della Moldavia, Despot tenne a presentarsi, nello scambio di lettere diplomatiche con i principi stranieri, come principe cristiano ed erudito (princeps
Christianus et cultus), molto preoccupato, da sempre, di
coltivare la piet e la virt (pietas et virtus, cuius gratia semper studiosissimus fui) con principi fermi di etica politica,
assunti come dovere di un Principe cristiano (officium
Christiani Princips) ovvero: la pace, la buona vicinanza, linviolabilit della parola data. Facciamo riferimento in questo
senso ad un frammento di una sua lettera in latino indirizzata al monarca di Polonia, Sigismund Ioan Zpolya, datata 20
maggio 1562: ut decet Principem Christianum et cultum,
90
anche la libert cristiana (libertas christiana), che conceder a tutti gli erranti protestanti dEuropa nella lettera-editto di Vaslui, del 156117.
Nel programma di questo principe di formazione umanista, insieme alla tolleranza confessionale, si trovano anche
altri spunti per portare in Moldavia lo spirito rinnovatore del
tempo. Secondo la moda delle corti europee, Despot dir
Johannes Sommer, altro suo biografo aveva lintenzione di
fornire il palazzo principesco di una biblioteca convinto che
questa conferisce ai principi il pi grande adornamento e
dignit18. Per quanto riguarda la Schola latina di Cotnari,
altra iniziativa di Despot, lintenzione del suo fondatore era
quella di facilitare lacceso alleducazione e cultura ai giovani di tutta Moldavia, non solo ai cattolici tedeschi e ungheresi. Questo esperimento educativo ebbe grande risonanza in
Europa, perch Despot aveva chiamato come insegnanti
grandi dotti dello tempo. In proposito N. Iorga diceva: Una
nuova generazione di cultura latina doveva uscire dalla
Scuola di Cotnari, per far onore alla grande missione guardata: lunione con la Valachia, la presa in possesso della
Transilvania, il ritorno ai tempi romani19. Lopinione di N.
Iorga teneva ben presente il discorso pronunciato da Despot
nel 1560, in occasione dellincoronazione. In quella sede si
rifer alla missione del principe che deve essere consapevole della sua missione civilizzatrice, provando a ridare alla
Moldavia e al suo popolo la gloria degli antenati romani:
perch mio intento non altro se non far che il Danubio sia
confin del mio paese di Moldavia ... con voi valenti romeni,
gente belicosa discesi dai valorosi Romani, quali hano fatto
tremare il mondo20.
La reazione della nobilit moldava, che aveva apprezzato
come una grande virt la cultura del nuovo eletto, non stata
se crediamo allo stesso Sommer favorevole alle iniziative
culturali di Despot.
La costruzione di una scuola dove, con il pericolo della
religione degli antenati si insegnavano le lingue straniere
(ubi in religionis patriae perniciem doceantur peregrinae litterae)21, sembra abbia scontentato tanti nobili moldavi, come
pure lingresso di alcuni stranieri tra i dignitari di corte.
Sul fatto che la lingua latina, perch ad essa si riferisce lespressione peregrinae litterae, fosse veramente percepita a
quei tempi come un pericolo per la religione del paese, in
quanto lingua del culto cattolico, non abbiamo altre attestazioni documentarie. Una prospettiva diversa registrano i
documenti del Seicento. In una lettera in rumeno, datata
92
aspirazioni umanistiche di ordine e giustizia, mutuo soccorso, amicizia, buona vicinanza e pace.
Il desiderio di pace insistentemente sottolineato in una
lettera di Vasile Lupu al consiglio di Bistri_a, del 30 giugno
1638, nella quale lui si presenta come uno che ha imparato
ad affrettarsi di <indossare> sempre la toga, mai sempre il
mantello da soldato (quippe qui ad togam semper, nunquam ad sagum properare didicere)30.
Lespressione metaforica concentra le ben conosciute
espressioni latine: in toga = in abiti civili, ai tempi di pace, ad
saga ire = andare in mantello, andare alla guerra, saga sumere = vestirsi in mantello, prendere le armi; in sagis esse =
essere sotto mantello, essere sotto le armi.
Vasile Lupu scrive, il 24 luglio 1638, unaltra lettera agli
abitanti di Bistria, precisando le intenzioni di buona vicinanza e di non-ingerenza territoriale con laiuto di una sentenza
dalla risonanza autoctona: Noi non siamo desiderosi di
quello che non ci appartiene, tanto da mettere la falce in un
campo straniero (Nos non aliena appetentes ... ut falcem
nostram in alienam messem extendamus)31.
In una lettera al residente imperiale alla Porta Ottomana,
dell8 novembre 1645, Vasile Lupu sostiene il disaccordo
verso le iniziative politiche del principe di Transilvania
Gheorghe Rkczi I, con il ricorso a una parabola antica e a
una espressione latina parafrasata: perch < Rkczi> sembra aversi comportato con la Santa Maest Imperiale come
quella volpe della favola, la quale desiderando fare male a
unaltro, appena si salvata illesa (nam ita <Rakocius> cum
Sacra Caesarea Maiestate procesisse videtur, quemadmodum fabulosa illa vulpes quae, dum alteri damnum inferre
praesumeret, ipsa vix illaesa evasit). Sempre al comportamenti infedele del principe transilvano fa riferimento Vasile
Lupu nella stessa lettera, invocando la massima Nihil occultum quod non revelletur (Non c nulla <tanto celato> per
non apparire)32, variante della sentenza latina nulla est occultatio rei (non esiste occultamento di una cosa).
In una lettera a Gheorghe Rkczi del settembre 1643,
riferita ad alcuni disaccordi sui confini, V. Lupu tenta di convincere il destinatario dellimportanza di un giudizio imparziale, ricorrendo alla massima: non giusto che un giudice
accetti soltanto i reclami di una sola parte, ma obbligato a
prendere in considerazione le ambedue parti per conoscere
la verit nei pi piccoli dettagli (nec iudex unius tantum partes querela admittere debet sed utrique benignas ad agnoscenda veritatis puncta aures praebere tenetur)33 -identifi95
96
Note
97
LCRMIOARA PETRESCU
Universitatea A. I. Cuza
(Iai)
Umanism i vocaie literar
- Nicolae Milescu Sptarul
n Europa secolului al XVII-lea,
un cltor romn trece porile
Marelui Zid al Chinei. Nu este un
aventurier, iar suita de 150 de
curteni i oficiali care-l nsoesc
se afl n subordinea sa. Primit cu
ceremonialuri complicate i imuabile, percepute n amnuntul lor deseori bizar, demnitarul
este Nicolae Milescu Sptarul, cruia arul Rusiei, Alexei
Mihailovici, i ncredineaz, n 1675, ambasada itinerant
spre Extremul Orient. inta cltoriei este oraul imperial,
Pekin, iar de la Moscova pn la reedina bogdihanului,
marele Han al mpriei Kitai, pare a se ntinde ntreg pmntul. Inaltul sol apare contemporanilor drept om strlucit al
timpului su, cunoscut n Europa diplomatic din vremea lui
Ludovic al XIV-lea, cel care, la recomandarea ambasadorului Franei la Stockholm, Arnauld de Pomponne, l i primise
pe baron Spatarius n 1667. Admirator al erudiiei umaniste a lui Nicolae Milescu, traductorul din limba greac al
Vechiului Testament - versiune ce va sta la baza Bibliei de la
Bucureti (1688)-, ambasadorul Regelui Soare l-a ndemnat
s scrie, pentru mai buna cunoatere a raporturilor ntre
dogma catolic i cea ortodox, Enchiridion sive Stella
Orientalis Occidentali Splendens (Manual sau Steaua
Orientului strlucind Occidentului): Am fost surprins s
gsesc un om - scrie Arnauld de Pomponne - , aa vecin cu
Tartaria, dar att de instruit n limbi i cu o cunoatere att de
general asupra tuturor lucrurilor. El cunoate bine latina,
ns consider, ntruct greaca a fost principalul su obiect
de studiu, c este mult mai tiutor n aceasta. Cunoate bine
istoria i, mai ales, cea a Bisericii. i cum a studiat mult diferenele ntre religia noastr i cea greceasc (ortodox, n. n)
i chiar dintre luterani i calvini, l-am crezut capabil i ca om
de lume de a cunoate bine prerea grecilor... 1 Cititorului de
azi, interesat de orizontul spiritual i lumesc al lui Nicolae
Milescu Sptarul, i se ofer alte i alte mrturii care legitimeaz imaginea umanistului: Dac adugm la acest mini-
99
103
Note
(1) Cf. Nicolae Sptarul Milescu, Manual sau Steaua Orientului strlucind
Occidentului i Carte cu multe ntrebri foarte de folos pentru multe trebi ale
credinei noastre, Institutul European, Iai, 1997, Ediie ngrijit, introducere,
tabel bibliografic, text stabilit, traducerea textului latin, note i comentarii:
Traian S. Diaconescu, p. 13. Datorm autorului ediiei prezente o sintez a comentariilor asupra naturii operei teologice care atest, n polemica dintre catolici i protestani, credina comun a Bisericii Catolice i a Bisericii
Ortodoxe privind Eucharistia, cum i asupra limbii n care aceasta s-a exprimat: o latin umanist, elegant i armonioas, apropiat de modelul clasic,
dar cu nruriri greceti la nivel lexical i, mai ales, la nivel mental. Arta i stilul
poart pecetea retoricii medievale, pp. 9-10.
(2) Ibidem, p. 13. Impresiile snt prezentate detaliat n P. P. Panaitescu,
Nicolae Milescu Sptarul (1636-1708), versiunea romneasc de Silvia P.
Panaitescu, Ediie ngrijit, studiu introductiv i note de tefan S. Gorovei,
Editura Junimea, Iai, 1987, pp.78-83 (cap. Relaiile lui Nicolae Milescu cu reprezentanii Occidentului n Rusia- Laurent Rinhuber, J. G. Sparwenfeld, Foy
de la Neuville, Witsen i Leibniz, Philippe Avril, n. n).
(3) Elvira Sorohan, Introducere n Istoria literaturii romne, Editura
Universitii Al. I. Cuza, Iai, pp. 94-95.
(4) Un studiu centrat pe natura diarismului, la Eugen Simion, Ficiunea
jurnalului intim, III, Diarismul romnesc, Editura Univers Enciclopedic,
Bucureti, 2001, pp. 87-93: Sptarul Milescu lrgete mult cadrele unui discurs administrativ, cum i se comandase, i, n fapt, i substituie un alt discurs,
de tip romanesc, n care gsim exoticul, descriptivul, reflecia moral i teologic. n aceast ecuaie ncrcat intr i un element subiectiv care ne sugereaz ceva despre diaristul involuntar care este moldavul Milescu Sptarul...
(5) Ibidem, p. 93.
(6) Nicolae Milescu Sptarul, Jurnal de cltorie n China, ediia a II-a
revzut, ngrijit de Corneliu Brbulescu, Editura de Stat pentru Literatur i
Art, Bucureti, 1958.
(7) Cf. Jean Rousset, Le lecteur intime. De Balzac au journal, Jos Corti,
Paris, 1986.
(8) Elvira Sorohan, op. cit., p. 94: ...Descrierea Chinei, dei prea puin
original, e o carte de imagologie despre o ar oriental.
104
DUMITRU IRIMIA
Universit A.I. Cuza
Jassi
Sacro ed estetico nella
pittura dei monasteri
della Bucovina
Largomento scelto per questo incontro va preso in considerazione da due prospettive:
- nellambito del rapporto, originario, tra le chiese affrescate e
luomo, nei secoli XVI-XVII: luomo che viveva nei monasteri
e quello che vi entrava da fuori;
- nel rapporto tra le stesse chiese e luomo di oggi, anzitutto quello che viene dallesterno come turista, rumeno o
straniero.
Le due prospettive hanno un elemento in comune: il rapporto tra sacro ed estetico. La differenza tra le due prospettive si evince nel modo in cui si sviluppa un altro rapporto: tra
il mondo (spazio-tempo) sacro e il mondo (spazio-tempo)
profano, il quale, per, non lascia senza consequenze il
primo rapporto.
Tanto le due prospettive, quanto la loro dinamica, non
sono proprie soltanto agli affreschi delle chiese romene. Non
avvenuto e non avviene diversamente con il capolavoro di
Michelangelo, la Cappella Sistina, ad esempio, oppure con
la pittura di Giotto, Tiziano, Tintoretto, Fra Angelico,
Masaccio.
Ma in tutti i casi, oltre allimpronta individuale della creativit dellartista, c anche un modo pi generale in cui stato
pensato il ruolo della creazione artistica, ruolo del tutto complesso nel caso dellarte non solo di ispirazione religiosa, ma
anche dellarte nata e collocata con una funzione specifica
dentro uno spazio sacro, come le chiese e i monasteri.
Nel caso dei monasteri della Bucovina, la creativit individuale sopraffatta dallo stile dellinsieme pittorico in stretto rapporto con lo stile bizantino. I nomi di alcuni pittori che
realizzarono gli affreschi ci sono noti (Toma di Suceava con
un suo gruppo, al monastero Humor; Drago Coman di Jassi
al monastero Arbore; i fratelli Sofronie e Giovanni al monastero Sucevia). Il loro genio pittorico assomiglia a quello di
105
luomo come essere storico e Dio, sullo sfondo di un confronto con un tempo profano quasi sempre aggressivo.
In questo senso, pienamente significativa la presenza
negli affreschi di Vorone, capolavoro dellarchitettura dipinta, della raffigurazione di Stefano il Grande rappresentante
il potere politico, il metropolita Gregorio Roca, iniziatore
degli affreschi esterni rappresentante il potere della
Chiesa, e leremita Daniele rappresentante la dimensione
spirituale pi profonda, fonte di rafforzamento dellessere
umano nella storia e di orientamento la sacralizzazione dello
spazio. Riceve, allo stesso tempo, un significato a parte il
fatto che leremita sia stato raffigurato con laureola di santo
cinque secoli prima che fosse canonizzato dalla Chiesa.
qui il momento di rilevare una caratteristica degli affreschi: la complementarit delle tre dimensioni: sacro, estetico
e storico dellessere umano, rispecchiata nella pittura stessa
sulle pareti delle chiese e nei quadri votivi. Negli affreschi
votivi riconosciamo la visione del potere politico, rappresentato dal voevoda dentro il rapporto tra la dimensione storica
e la dimensione sacra, concezione che viene messa in risalto dalla dimensione estetica. Nel contemplare i quadri votivi,
scorgiamo, innanzitutto, la continuit: sullo sfondo azzurro,
colore dellinfinito, il colore delloro si inserisce, suggestivamente, in una continuit, con la corona del voevoda fondatore e della sua famiglia e laureola di Ges e dei santi. La
corona proprio il simbolo attraverso anche la forma del
cerchio, segno della perfezione del rapporto tra lessere
storico e lessere divino delluomo, il cui destino viene
assunto dal Voevoda, lunto di Dio.
Il voevoda, attraverso un intercessore, che pu essere la
Madre di Dio, o San Costantino, San Giorgio, ecc., offre la
chiesa eretta a Cristo viene cos rappresentata la partecipazione dellessere umano allEssere divino.
Lintercessore orienta il messaggio, allo stesso tempo,
cristiano e storico. A Vorone, lintercessore , non a caso,
San Giorgio il Vincitore. Il monastero fu innalzato dopo la vittoria di Stefano il Grande contro gli invasori ottomani, cos
come aveva consigliato leremita Daniele, il confessore del
voevoda arrivato da lui sconfitto in una battaglia precedente.
Daltronde, il voevoda rumeno aveva dipinto sulle bandiere di
battaglia, accanto allo stemma del paese, licona di San
Giorgio Martire.
Lintreccio delle due direzioni in cui si manifesta la continuit (sviluppatasi sotto la sovranit del sacro instaurato tramite licona, allo stesso tempo oggetto estetico e spazio in
cui si istituisce, in questo modo, la comunione tra lessere
108
sotto il segno di Dio. Si ritrova e trova appoggio, nella visione sul mondo conservata nella lingua rumena. Basti pensare
a due termini che compongono, il lessico essenziale: frumos
e icoan.
Dal punto di vista semantico, il termine frumos continua
la semantica del termine latino formosus in rapporto con il
sostantivo primario forma, che non aveva, come oggi, il
senso di componente esteriore, espressione di un contenuto, ma significava, sia forma interna, come principio fondatore del contenuto, che forma esterna, ovvero manifestazione del contenuto. Formosus latin scriveva Nicolae Iorga
non rappresenta altro se non la forma intera, la forma compiuta, la forma armoniosa. (Frumosul n concepia poporului/ Il bello nella concezione del popolo), nel vol. Frumosul
romnesc n concepia i viziunea poporului, Bucureti,
Editura Eminescu, 1977, p. 8).
Sul piano semantico del termine si pu riconoscere la
visione popolare (che non specifica solo ai rumeni), del
rapporto etico-estetico: la moralit non altro che una bellezza e la bellezza non in realt che una moralit. (ibidem,
p. 9).
Nella prospettiva del rapporto tra lessere umano e Dio,
la dimensione etica si carica (o si rivela carica) di sacralit. E
cos, alla co-sostanzialit etico-estetico, di percepire il
mondo umano nel tempo storico, corrisponde la co-sostanzialit sacro-estetico, di rappresentare il mondo divino.
In questa prospettiva, il termine icoan (icona) concentra, nella lingua rumena, il rapporto intimo tra il sacro e lestetico. Nel linguaggio popolare, il termine esprime il superlativo della bellezza, intesa, senza dubbio, in ambedue le ipostasi, interiore e esteriore: frumoas ca o icoan (bella come
unicona), frumoas de pus la icoan (bella da mettere allicona). Nel linguaggio poetico di Eminescu, icoan significa,
allo stesso tempo, immagine poetica, creatrice di un
mondo semantico che trascende il mondo fenomenico: El
revoac-n dulci icoane a istoriei minune, / Vremea lui tefan
cel Mare, zimbrul sombru i regal (Epigonii) e immagine
sacra rappresentazione pittorica del mondo divino appartenente al trascendente: Credina zugrvete icoanele-n
biserici (Melancolie). Queste due componenti semantiche
del termine icoan riflettono la concezione di Eminescu dellesenza della poesia, che propria del Sacro: Ce e poezia?
nger palid cu priviri curate, / Voluptos joc de icoane i de
glasuri tremurate (Che cos la poesia? Angelo pallido
dagli sguardi puri, / Voluttuoso gioco di icone e di voci tremolanti).
111
Questo significa che la funzione dellimmagine poeticaicona non di rappresentare, con mezzi artistici, il mondo
fenomenico, ma di scoprire lessenza nascosta del mondo,
che sa del sacro, e di fondare in base a questo trascendere
del contingente un mondo semantico governato dallimmaginario specifico del poeta, sempre in tensione tra il fenomenico e lessenziale. Il poeta un visionario e perci, egli ha la
rivelazione della dimensione divina del mondo: Ochiul
vostru vedea-n lume de icoane un palat. (Locchio vostro
vedeva nel mondo di icone un palazzo) (Epigonii).
Guidati dalla carica di sensi di questi due termini, frumos
e icoan, specchio di un modo pi generale di percepire il
mondo, racchiuso nello strato pi profondo della lingua,
possiamo una volta in pi considerare che licona non ha per
la Chiesa tanto una funzione rappresentativa, quanto una
funzione ontologica; non raffigura in modo visivo e sensibile il mondo sacro, invisibile, Dio e le ipostasi della divinit,
ma instaura il Sacro.
Da questa prospettiva occorre prendere in considerazione tutti gli elementi che convergono nellattuare questa funzione: la pittura stessa insieme allarchitettura, lo spazio, il
paesaggio, la luce, ecc. Affrescate parimenti allinterno e
allesterno, le chiese della Bucovina si sono costituite in una
Bibbia aperta non solo come Libro di segni sacri, ma anche
come mondo sacro che si va instaurando in uno spazio privilegiato in cui il tempo storico si confonde prima e poi passa
nel tempo cosmico, segnato dal trascendente. Perci, luscita dalla spazio-temporalit profana del contingente, si fa
tramite lincontro dellessere umano con gli affreschi esterni
ancora prima di varcare la porta dingresso della chiesa e di
che iniziare la messa.
Nella ballata gi ricordata, del Mastro Manolo, si cerca il
posto dove costruire il monastero, nella prospettiva di una
continuit nel tempo, nello spazio. In questo senso, quasi
tutte le chiese affrescate allesterno sono chiese di monasteri. Uno spazio, in un certo senso, chiuso, che viene ad integrarsi nello spazio che lo circonda, che spazio aperto. I
monasteri della Bucovina si trovano in una significativa
armonia con il paesaggio e determinano unarmonia profonda tra lessere umano e lEssere del mondo e, tramite il messaggio cristiano, tra luomo e Dio.
Traendo le proprie radici nella struttura stessa della chiesa di rito bizantino, la forma del tetto e tutta larchitettura
delle chiese appartenenti allo stile stefaniano, ricordano limmagine di una nave, simbolo carico di significati nella cultura religiosa, come pure nella cultura laica. Questa comple112
con questi affreschi, si carica, con gli stessi mezzi, di domande, viene provocato a riflettere, proprio perch la pittura di
cui parliamo istituisce una suggestiva correlazione tra lopposizione armonia-disarmonia cromatica e lopposizione
imagistico-figurativa.
A Sucevia, ad esempio, laffresco Scala delle virt presenta, da una parte, un ricco cromatismo, sviluppatosi in un
ritmo in assoluta armonia con figure molto belle, daltra
parte, troviamo disarmonia e immaginario del brutto, con
figure quasi caricaturizzate.
In cima langelo con il rotolo sul quale scritta la frase
del Vangelo secondo Matteo: Venite da me voi tutti che
siete affaticati e oppressi ed io vi ristorer. (11, 28).
Il gesto dellangelo che richiama luomo nel mondo trascendente , o almeno pu essere visto, come una replica
del gesto con cui, Michelangelo nella Cappella Sistina raffigura Dio che manda luomo nel mondo della creazione.
Troviamo in questo il senso profondo del Cristianesimo, la
salvezza delluomo, cio il ritorno dellessere umano alla sua
condizione originaria, senso che si riscopre anche nel modo
di raffigurare il Giudizio Universale.
Lopposizione armonia-disarmonia, cromatica e figurativa, domina il dipinto Giudizio finale di tutte le chiese, ma
viene adintegrarsi in un modo del tutto particolare nel gioco
ritmico, carico di suggestioni, proprio dellaffresco di
Vorone. Al monastero Vorone, il Giudizio Universale la raffigurazione pi imponente per le dimensioni occupa per
intero la parete Ovest e per il pi alto livello, sotto il profilo
estetico e sacro, di tutta la pittura religiosa rumena: un affresco monumentale, soprannominato, nella storia dellarte universale Cappella Sistina della chiesa ortodossa.
Laffresco si impone per la straordinaria padronanza del
linguaggio pittorico, manifestato nella capacit di sviluppare
una rete di relazioni cromatiche e immagistiche che si
appoggiano sullo sfondo azzurro e creano, quasi percettibile, un movimento dal basso verso lalto e viceversa. Il fondo
blu viene interrotto caricando di significato tutto il quadro
dal bianco della verticale che rappresenta la Santa Trinit
(Dio-Cristo Giudice-Spirito Santo), che divide in due il grande dipinto. La fascia in alto sviluppa il tempo cosmico, rappresentato dai segni dello zodiaco, da una parte e dallaltra
di Dio-Creatore, tra i due angeli che annunciano la fine del
tempo storico, e del giardino del Paradiso, a sinistra in
basso. Nella parte destra del quadro, il blu interrotto dal
fiume rosso dellInferno, che si allarga sempre di pi per perdersi, in basso, nel nulla generando una tensione significati115
affresco ben conservato, collocato sulla parete settentrionale, capolavoro della pittura medievale. carico di significato.
Arrivato allultimo gradino, lo sguardo istituisce da s la correlazione con limmagine, a destra in alto, della Cacciata dal
Paradiso: Adamo ed Eva cadono nel tempo storico. Lultimo
gradino rappresenta una triplice virt: lAmore, la Speranza,
la Fede, ricordando la Lettera di Paolo ai Corinti.
Attraverso la Scala delle virt, lessere umano torna nel
tempo sacro. Laffresco La Scala delle virt esprime nel linguaggio pittorico il pensiero di San Giovanni da Sinai (Sfntul
Ioan Sinaitul / Sc_rarul), sviluppato, nel sec. VI, nel trattato di
morale La Scala del Paradiso. Laffresco, dipinto sulle pareti
della chiesa del monastero Rca, trae origine dalle miniature bizantine realizzate sul libro.
A Humor, a Moldovia, a Probota, nellatrio dipinto il
Giudizio Universale. Le chiese dei primi due monasteri hanno
latrio aperto; cos, laffresco pu essere contemplato anche
da fuori, come per significare il passaggio dal mondo esterno/profano al mondo interno/sacro. Il credente che lo incontra prima di entrare in chiesa, viene sospeso cos nel confine
tra il contingente e il trascendente, tra il tempo vissuto e il
tempo che verr vissuto. Daltro canto, soltanto dopo aver
visto il Giudizio Universale, che si incontrano, dentro la chiesa, gli affreschi della Passione di Cristo. A Moldovia si istituisce in questo modo una correlazione molto significativa
tra il Giudizio Universale, e la Crocifissione. La Crocifissione
di Modovia un capolavoro tra gli affreschi del periodo.
Nella stessa chiesa, poi, veglia dallalto la Madonna orante,
altro capolavoro, per lespressione della tragicit, divinit e
umanit insieme.
A Vorone, sopra la porta dingresso nella chiesa, dopo
laggiunta recente dellatrio chiuso, sulla parete meridionale,
si trova la Deisis. Colui che contempla laffresco, prima di
varcare la soglia della chiesa, riceve il messaggio espressione pittorico e linguistico. Sul libro che Ges tiene aperto, si
afferma la sua identit luce e fonte di luce: Io sono la luce
del mondo. Chi segue me non camminer nel buio,ma avr
la luce della vita.
Tramite la presenza della Vergine, Madre di Dio, da una
parte, e di San Giovanni Battista, dallaltra, nonch grazie alle
loro preghiere rivolte a Ges, scritte su pergamena: Figlio di
Dio, perdona ai peccatori lorgoglio degli antenati!, e
Ascolta Tua Madre che ti prega, Creatore!, si svela, nella
prospettiva di una continuit tra lAntico e il Nuovo
Testamento, lessenza di Cristo, ipostasi del Dio Creatore e il
ruolo della Madre di Dio di intercessore per lintera Umanit.
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120
IOAN ADAM
Universitatea Romno-American
(Braov)
Un poet suspendat ntre
timpuri i lumi:
Barbu Paris Mumuleanu
n 1794, n Slatina, trg
obscur din Oltenia meridional
cruia doar Ion Minulescu i
Eugen Ionescu aveau s-i dea,
peste un secol i mai bine, un
nceput de notorietate literar, se ntea un poet al crui
nume suna bizar n urechile romnilor: Barbu Paris
Mumuleanu. Istoricii literari mai vechi (N.Iorga, de pild) i
atribuiau o ascenden greceasc, vreun Momulo pripit pe
la noi, nume ce figureaz de altminteri i n arborele genealogic al lui Caragiale. Dac Momulenii erau bogai, proprietari de moii i sli de teatru, naintaii lui Mumuleanu se luptau pe tcute cu srcia, fr a izbuti s-o nving vreodat.
Iar indigena cronic de la vrsta dinti avea s lase urme
adnci n psihologia scriitorului. Tatl lui era de fapt un
trgove cu certe rdcini rurale. Romn venit pe lume n
satul Brcii, cum nota n 1908 G. Poboran n Istoria oraului
Slatina, el era un mmular, negustor de mruniuri,
aadar, ns unul cu oarecari pretenii din moment ce vindea
i articole de bcnie. Numele pe care-l d copilului ar fi
prin urmare un indiciu al dorinei de a-i depi condiia.
Mic burghezul muri ns repede, lsndu-i odrasla (odraslele?!) ntr-o situaie ncurcat. Dac Grigore Alexandrescu
i D. Bolintineanu, rmai i ei orfani de timpuriu, au ajuns la
mila rudelor, Barbu Paris se lipi pe lng banul Costache
Filipescu, gsindu-i locul favorit n biblioteca acestuia, n
care citea cu sete crile romneti tiprite n Ardeal de Petru
Maior, Ion Barac, Dimitrie ichindeal, Vasile Aaron,
adugndu-le lecturi din scrieri bisericeti i din Gramatica
lui Ienchi Vcrescu, n care existau i versuri.
Autodidactul a prins ns repede i gustul crilor strine,
unele n tlmciri romneti, precum Achil n Skiro de
Metastasio, tradus n 1797 de Iordache Sltineanu, altele n
grecete i, poate, n francez.
Mai abundent, izvorul strin l covrete pe cel naional,
121
nchintor./ S m-nchin mrii nu simte/ Dragoste, libov fierbinte./ Ct libov i-am artat/ Pn d-abia te-am vnat./ acu pricepui ndat/ C eti d-altul nclinat. Totui nestatornicia, traducerea n amor l obsedau i-l mpingeau s
generalizeze n severe imputaii la adresa sexului opus: O,
muieri fr dreptate,/ Suflet plin de strmbtate!/ Ce sntei
necredincioase/ i de gust nesioase!/ Cu-n cuvnt toate,
firete,/ D-un gust nu s mulumete./ Nu v mulumii cu-n
nume/ Vrei s-aflai toate din lume.
Temperamentul torid, propriu regiunii de batin, nvinge
incidental nemngierea i iat-l pe poet visnd senzual
metamorfoze cu substrat psihologic mai vechi: De-ar fi prin
putin/ S-mi schimb a mea fiin,/ M-a face-o lipscnie/
S vnz galanterie/ i mrfuri delicate, -/ Ca, orice dame,
toate,/ Viind s trguiasc,/ La mine s priveasc./ i eu la
ele toate,/ La cele delicate;/ i oriice le-ar place,/ ndat ma preface;/ i cercei i inele/ Ca s m poarte ele,/ i horbote pe poale/ i n capete voale;/ S m ia s m poarte,/
Cu bun rvn toate;/ i, mai vrtos, portreturi/ C m-ar
purta la piepturi.
Alt chip e un fragment dintr-un poem mai amplu, Pricini
de amor, n care Mumuleanu exerseaz ingenioase
variaiuni pe o tem dat. Starea care-l domin e mirarea
(cuvntul revine des), postur improprie clasicului, care e un
om de mult edificat (nil mirari!). De voie, de nevoie,
Mumuleanu e un hedonist, tnjind lutrete dup iubirea
puicilor. Aici Anacreon se retrage n adncul scenei, iar
prim-planul e ocupat de un Anton Pann care tie i povestea
vorbelor de dragoste, i leacurile necesare n spitalul amorului: Mult, puin, ct s triesc,/ Ce-mi place voi s iubesc./ La Amor nu pui hotar,/ S petrec lumea-n-zadar./ Nu voi
s mor jindios,/ De amor s n-am folos./ Voi s triesc
rsfat/ i s mor amurezat.
i toate aceste declaraii sunt rostite ntr-un poem
Asupra furiei, semn c mniile poetului, nc tnr, erau efemere. O compensaie ofer butura, ngurgitat lacom,
neselectiv. Mumuleanu nu-i un butor rasat, ca Iancu
Vcrescu, bunoar, care versifica i jubila cu paharul n
mn: Beau vin! Beau de Drgani!/ De Srata,de Steti/
D-Odobeti! Beau de Cotnar!/ Beau! Beau vinuri romneti!/
Beau vin strein! Porter beau!/ Madera! Bordo! Tokai!, ci unul
de iarmaroc (pentru el i Judecata de apoi este un blci
mare), unde licorile se amestec dup pofta hazardului i
toanele consumatorului. S-ar zice, lund ca punct de pornire nite Stihuri bahiceti, c-l atrag mai mult, ca pe
Rimbauld i Apollinaire, rachiurile tari: Frai, grijile toate,/
124
129
VASILE TOMESCU
Doctor honoris causa al Universitii de Muzic
(Bucureti)
Confluene ale culturii
muzicale din Grecia i
Bizan cu cultura muzical
a romnilor
Format n spaiul de interferen a culturii orientale cu cultura occidental, poporul romn a
elaborat o sintez spiritual distinct, original ntre valorile
latinitii, fundamentale n geneza limbii romne i a civilizaiei autohtone, i valorile promovate n Grecia antic i n
Bizan. Contacte profunde n planul creaiei materiale i spirituale au fost favorizate n epoca veche datorit nvecinrii
spaiului grecesc cu spaiul traco-getic, n cuprinsul cruia
s-a afirmat o nfloritoare civilizaie elenistic, i au cunoscut
o evoluie permanent n condiiile dezvoltrii noii credine cretinismul. Forme de expresie artistic relativ analoge specifice procesului de poligenez ca i unui viu circuit al valorilor se reflect n datele culturii din perioada antichitii clasice greceti, elenistice i traco-dace ca i n reminiscene,
n elemente de substrat perpetuate n creaia nesfritelor
generaii de poei, melurgi i rapsozi anonimi.
Simbol al spiritualitii geto-dace, Zamolxis este evocat
de lexicografia Greciei antice drept sinonim cu cntecul i
dansul, discipol al lui Pythagoras, celebrul filosof i matematician precursor al tiinei despre muzic; de numele lui
Zamolxis este legat mrturia lui Platon1 despre virtuile
tmduitoare atribuite cntrii de ctre un medic trac discipol al zeului suprem geto-dac. Elocvent pentru confluena
mitologiei cu istoria, primul document scris din spaiul
romnesc privind educaia prin poezie i muzic este textul
grecesc gravat pe un fragment de crmid descoperit la
Romula, important ora n Dacia, ridicat de Hadrianus,
urmaul lui Traianus, la rang de municipium, azi comuna
Reca, judeul Olt. Percepem ideea valorii instructive conferit textului cntat graie acestei inscripii elaborat n secolul III d.Chr. dar care evoc realiti i legende reprezentnd
perioada 1350 - 1200: nva dup Homer irul evenimen131
tat compatibilitatea noii religii cu acele valori ale artei i principii ale filosofiei pre-cretine ce permiteau exprimarea sentimentelor hieratice i deschideau perspective gndirii spre
domeniul metafizicii, al revelaiei. Unul dintre reprezentanii
bisericii care examineaz acest raport este eruditul grec
Clement Alexandrinul (Titus Flavius Clemens, Atena, c. 150211/16), filosof, teolog, apologist, imnograf, profesorul lui
rigens (eful colii cathihetice de la Alexandria); ntr-un
ciclu de scrieri definitorii pentru doctrina cretin15, el formuleaz exigene n domeniul muzicii eclesiastice militnd pentru o art sobr, de elevat expresivitate, ptruns de
devoiune. Din vastul orizont de probleme abordate de el, ne
intereseaz aici consideraiile privind cultura muzical n
spaiul traco-getic, deoarece aceasta constituie una dintre
premisele afirmrii cntrii sacre n perimetrul existenei
poporului romn. Clement evoc muzica tracic,
asemntoare ce cea a lui Iuval, personaj biblic simboliznd
muzica sacr, tatl tuturor acelora care cnt din harp i din
flaut (Geneza, 4, 21); tot n domeniul organologiei evideniaz
instrumentele folosite cu predilecie n rzboi de ctre popoarele antice menionnd pe traci n legtur cu utilizarea cornului ( ... cornu Thraces, tympano Aegyptii, arabes cymbalo). Personajul-simbol al muzicii traco-gete este amintitul
Orpheus, a crui identitate de ordin etnic i religios constituie
n scrierile lui Clement un leit-motiv fr echivoc. Legendarul
bard este, n viziunea lui Clement, tribunul unor idei cardinale
n cretinism: Orpheus vorbete iari de Dumnezeu,
spunnd c este nevzut; Apoi Orpheus adaug, numin
du-l pe Dumnezeu, n chip expres Atotputernic; Dar s ne
cnte iari Orpheus, tracul: / i-a ntins mna Sa dreapt
pretutindeni, / Pn la marginea oceanului, iar sub picioare a
aezat pmntul. Evident eruditul cretin nu disociaz cntul
orfic de caracterele artei pgne care ntineaz fiina uman:
Orpheus i alte personaje-simbol ale muzicii create de mitologie cu vrjitoria lor miastr au ndrcit pe oameni la
desfru / ... / nlnuind n cea mai cumplit robie, cu cntrile
i cntecele lor de jale, libertatea aceea, cu adevrat frumoas, a celor ce locuiesc n cer.
Fundamentat aadar pe valori spirituale crora tradiia le
conferise o autoritate sacr, cretinismul semnific transformri radicale n concepia i formele de manifestare a credinei, cu consecine n plan teologic i estetic. n acest
sens, n scopul svririi ceremonialului de cult au fost preluate texte din Vechiul Testament, mai ales din Psalmi, precum i din Noul Testament ca model i surs pentru elabo135
137
Ex. 1
i nceputul colindului de Crciun P ceru cu flori frumoase datat iulie 1961 provenit din judeul Bihor, publicat de
Traian Mrza20.
Ex. 2
Intermdiaire entre lantiquit et notre art occidental,
cum o caracteriza Amde Gastou21, tezaur de creaie, teorie i art interpretativ poetic i muzical, cntarea de
tradiie bizantin cunoate n Romnia succesive i distincte contribuii pornind de la sursele elaborate n centrele n
care s-a produs geneza i de unde au iradiat valorile acestei
culturi. Un document probator n acest sens este Lecionarul Evanghelic realizat la Constantinopol n secolele XI-XII
cuprinznd la ff. 80v - 81r cntri n notaie ecfonetic conceput ca o simbolizare grafic a formulelor melodice uzuale. Preiosul manuscris, ajuns n spaiul romesc ntr-o
perioad ulterioar, dovedete abilitatea melurgilor autohtoni de a tlmci sonor aceast enigmatic notaie. Aflat astzi
n Biblioteca Central Universitar Mihai Eminescu de la
Iai, sub cota 160 / IV - 34, Lecionarul evanghelic cuprinde
cntri cu text din evanghelii, redat cu caractere unciale
greceti, i melodiile corespunztoare n notaie ecfonetic
transcrise, studiate, publicate22 i unele parial nregistrate
pe disc23 de Grigore Paniru.
138
139
Note
(1) Cf. PLATON / CHARMIDES / ... / V Telle este aussi, Charmide, la nature de lincantation. Je lai apprise l-bas, larme, dun mdecin thrace, un
de ces disciples de Zamolxis..., apud Platon, Oeuvres compltes, Tome premier, Paris, Classiques Garnier, pp. 313-4; sensul termenului incantaie folosit
de Platon este explicat n Dictionnaire grec-franais / ... / M. A. Bailly, p. 795:
chant ou parole magique, charme; pour guerrir une blessure.
(2) Grigore C. Tocilescu FOUILLES ET RECHERCHES ARCHOLOGIQUE
EN ROUMANIE / ... /, BUCHAREST, IMPRIMERIE DU CORPS DIDACTIQUE
/ ... /, 1900, pp. 99; 102-3.
(3) Cf. Vasile Tomescu, PAUL CONSTANTINESCU, Editura Muzical,
Bucureti, 1967, pp. 189-192.
(4) HOMER, ILIADA n romnete de G. MURNU, ESPLA, Bucureti,
1955, p. 353.
(5) Cf. Vasile Tomescu, LA MUSIQUE ROUMAINE DANS LHISTOIRE DE
LA CULTURE UNIVERSELLE, Editura Muzical, Bucureti, 1991, pp. 96-98.
(6) HOMER, ODISSEEA, n romnete de G. Murnu, ESPLA, Bucureti,
1956, p. 42.
(7) LES HYMNES HOMRIQUES, Paris, Garnier, 1937, Prface.
(8) Cf. supra, nota 2.
(9) MUSIQUE DE LA GRCE ANTIQUE ATRIUM MUSICAE DE MADRID
GREGORIO PANIAGUA Harmonia mundi FRANCE HM 1015 FACE B, 7.
(10) D. M. PIPPIDI, CONTRIBUII LA ISTORIA VECHE A ROMNIEI, Ed.
a doua, Bucureti, Editura tiinific, 1967, pp. 407-8; 445-63.
(11) Disc cf. supra nota 9, FACE B, 2
(12) FRAGMENTA HISTORICORUM GRAECORUM/ .../ PARISIIS Editore
Ambrosio Firmin Didot I, 1885, pp. XC-XCI; a se vedea i Geschichte der griechischen Litteratur in der Alexandrienzeit von Franz Susemihl, Erster Band,
Leipzig, ed. B.G. Teubner, 1891, pp. 512; 625.
(13) Comunicare la al III-lea congres Internaional al Studiilor Sud-Est
Europene Rsum des communications Tome II Bucharest, 1974, p. 273.
(14) Materialuri Folkloristice / ... / Bucureti, Tipografia Corpului
Didactic, Vol. I, Partea I, pp. 94-96.
(15) Cf. Vasile Tomescu, Universalitatea muzicii sacre i spiritul autohton,
n ACADEMICA Anul VII, Nr. 12 (84) Octombrie 1997, Bucureti, pp. 23.
(16) Cf. supra, nota 9, FACE B, 6 i 8.
(17) Trait de psaltique / ... /, Paris, Alphonse Picard, 1906, Introduction,
p. VII.
(18) Canto cristiano liturgico, n LA MUSICA ENCICLOPEDIA STORICA,
I, UNIONE TIPOGRAFICO EDITRICE TORINESE, 1966, p. 771.
(19) Condacul Naterii Domnului Studiu de muzicologie comparat,
Bucureti, Tipografia Ziarului Universul, 1940, pp. 44-46.
141
(20) Folclor muzical din Bihor, Editura Muzical, Bucureti, 1974, p. 1974,
p. 144 / 95.
(21) LES IDIOMLES ET LE CANON DE LOFFICE DE NOL, tudes de
palographie musicale Byzantine, par Le Pre I. D. PETRESCO, n LA REVUE
MUSICALE, Paris, XIX, 137, juin 1933, p. 78.
(22) GRIGORE PANIRU Lecionarul evanghelic de la Iai, Editura
Muzical, Bucureti, 1982, 224 pp.
(23) Vasile Tomescu, CULTURA MUZICAL N ROMNIA de la origini
pn n zilele noastre DISCUL Nr. 1 STM - EXE 0984, Bucureti: 25; 26; 27.
(24) Biblioteca Academiei Romne Ms. Rom. 4305; editat de muzicologul Sebastian Barbu Bucur, Editura Muzical, Bucureti, vol. I 1981, vol. II
1984, vol. III 1986, vol IV a fost publicat la Buzu n 1992.
Bibliografie selectiv: Arhid. Sebastian Barbu-Bucur MANUSCRISELE
MUZICALE ROMNETI DE LA MUNTELE ATHOS, Editura Muzical,
Bucureti, 2000; Gheorghe C. Ionescu, Muzica bizantin n Romnia,
Dicionar Cronologic, Ed. Saggitarius, Bucureti, 2003.
142
EMIL DUMEA
Facolt di Teologia Romano-Cattolica,
Universit A.I. Cuza
Jassi
Missionari Italiani,
promotori della lingua
rumena nei secoli
XVII-XVIII: lumanesimo
tardo-rumeno
a) Lattivit missionaria e la
lingua rumena
Quando arrivavano nella missione, i missionari passavano di solito un breve periodo di tempo a Iasi, vicino al prefetto, oppure presso qualche missionario arrivato prima di
loro. Questo per imparare da loro le consuetudini del posto
e la lingua, dato che in Italia non imparavano prima il rumeno, malgrado nel convento missionario di Assisi parecchie
volte si fosse parlato di un corso stabile e serio di lingua
rumena per i missionari, prima che questi partissero per la
missione. Ma, data laffinit delle lingue, come anche la trascuratezza delle autorit responsabili, non si mai riusciti ad
attuare tale progetto. I missionari per, arrivati in Moldavia,
riuscivano in breve tempo a dialogare con la gente. Per
esempio, Remigio Silvestri, arrivato verso la fine del 1791, si
ferm prima a Iasi e il prefetto li feci coppiare, ed imparare
la grammatica, e il missionario si aplica sempre pi per
impararla a fondo. Ma, non gli fu concesso tanto tempo per
imparare la lingua, perch dovette andare presto a Valea
Seaca, da dove doveva curare anche la parrocchia di
Faraoani, perch il padre Angelo Cantone, era gi agonizante, malgrado nel 1793 si trovasse a Sabaoani, ripreso
abbastanza dalla sua malattia, mentre dopo Pasqua Rocchi
pens di trovargli una parrocchia meno impegnativa1.
A Halaucesti, invece, il maltese Vincenzo Gatt si interessa poco per imparare il rumeno2. Allinizio del febbraio 1796,
Gatt chiese alla Propaganda il permesso di lasciare la mis143
di ritornare in patria, dove potevano vivere pi comodamente e tranquillamente nei loro conventi. L11 ottobre 1796,
mor a Iasi, assistito da Sassano, il vecchio Ambrosio Wolski
(aveva 65 anni), che per sei anni si era curato dei suoi polacchi e degli armeni cattolici, mercanti di bestiame, malgrado
per questi ultimi non fosse stato tanto utile, in quanto cercavano pi le chiese ortodosse che il missionario latino.
Sassano chiese alla Propaganda un altro missionario per gli
armeni cattolici, proponendo lanziano Gaetano Krauski, che
aveva gi lavorato per nove anni in Moldavia18. Ma probabilmente la sua richiesta non viene esaudita, perch dopo due
anni dovr rifare ai cardinali la stessa domanda19.
Per quanto riguarda la vita quotidiana dei missionari sappiamo che non cerano le perpetue. I missionari, specialmente quelli delle parrocchie pi povere, venivano aiutati, non
regolarmente, dalla Propaganda, con una piccola somma di
scudi annui. Si trattava di una somma insignificante che si
aggiungeva ai pochi soldi delle tasse stolari, come anche
delle decime e dei contributi benevoli della gente20.
Oltre alla missione di Iasi, nessunaltra parrocchia disponeva di alcun provento. I missionari indossavano sempre labito talare e vivevano da soli nelle loro residenze, aiutati qualche volta nei lavori domestici da alcuni giovani o altri uomini
(non donne) della comunit. Pensiamo che fosse un grosso
problema per loro cucinare, lavare i vestiti, fare le pulizie,
tenere in ordine la canonica, ecc., in quanto tutti questi lavori sono pi adatti alle donne e soprattutto perch il lavoro
pastorale prendeva loro cos tanto tempo, da non lasciare
tempo sufficiente per risolvere tutti questi problemi. Oltre ai
missionari Posoni e Vignoli, non conosciamo nessunaltro
che abbia avuto delle perpetue per i servizi domestici della
canonica. E se questi due avevano assunto delle donne per
questi servizi, sappiamo anche come fin questa storia, cio
male21.
Per la loro vita esemplare e per la loro carit e scienza
vengono venerati e rispettati dai cattolici e anche dagli
ortodossi, essendo i loro sacerdoti, ma anche dallalto clero
allintutto ignoranti, afferma Sassano nella sua relazione.
146
loro bestiame, per cui rimane ancora valida quel tipo di cura
pastorale provvisoria e poco organizzata, descritta in poche
parole dal prefetto Bossi gi nel 1723: spesso, ai missionari
non rimaneva altro che a fare il cacciatore, curando di
cogliere lucello (il fedele n.n.) al volo23.
Abbiamo gi visto le traduzioni abbreviate del catechismo tridentino fatte dai missionari Vito Piluzio (1677) e
Silvestro DAmelio (1719), e possiamo dire che i rudimenta
fidei venivano insegnati ai fedeli dai missionari e dai dascali verbalmente, sotto forma di domanda e risposta24, oppure
durante la predica.
I dascali insegnavano i rudimenti della fede, per lo pi
in ungarese, essendo la maggior parte de Cattolici ungari. Dal pulpito, prima delle funzioni liturgiche, i dascali leggono ad alta voce brani del catechismo e di altri libri religiosi (contenenti le preghiere, devozioni, ecc), per lo pi in
ungherese25. Per, la lingua Moldovana lusuale, cio la
capivano tutti, tranne forse una parte della comunit di
Grozesti e di Sabaoani (e forse anche persone delle comunit di Trotus, Faraoani e Cleja), dove per lo pi avevano
lavorato i missionari ungheresi Bialis, Posoni e Castellani. Ma
poich dopo di loro erano arrivati dei missionari non pratici
di questa lingua, pensiamo che la gente comprendesse
anche il rumeno. Altrimenti non ha senso la presenza in queste comunit di missionari che non sanno lungherese. Nel
1799, Sassano ci dice che tutti i missionari parlavano la lingua del paese, il rumeno, perch, come avevano affermato
tanti altri prima di lui, facile per un italiano impararlo, in
quanto una lingua neolatina. Per la lingua ungherese, cera
adesso solo padre Castellani.
Gli altri missionari conoscevano poche parole, per potersela cavare nel confessare chiunque non conoscesse il
rumeno.
Note
148
asserire, che delle cerimonie Parocchiali non ne sanno, e sono a digiuno affatto; com.andi la Sac: Cong.ne, che in S. Antonio si provedano dun Rituale
Romano e le lo imparino, perch quello il loro Libro da maneggiarsi pi frequentemente per lamministrazione de Sacramenti; mi successo qui in
Moldavia, dosservare battezzare, e dovere correggere anche i pi vecchi, non
in quanto alla sostanza, ma in piccole mancanze, provenienti da poca attenzione: APF, Fondo di Vienna, v 31, f 285.
(5) Ultimamente accade al P. Silvestri, che ripassando la Bistriccia si rivolt il carro, ed ando sotto acqua, perdette tutti glutinsiglj neccessarj al Sac:
Sacrificio, e la Providenza, che lo volle salvo, si appicc collabito ad un albero condotto dalla corrente, ed allora il Dascalo, lo salv: APF, Fondo di
Vienna, v 31, f 180.
(6) Vedi la relazione sulla missione del 1792: APF, Fondo di Vienna, v 31,
ff 177-180.
(7) Il prefetto indag sulle cause del malcontento e scopr che sono la
maggior parte siculi impertinenti, e disubbidienti, ci provai, che non meritavano un povero Italiano, ma uno della loro nazione, acci li tenesse in freno:
APF, Fondo di Vienna, v 31, f 348.
(8) Vedi il documento XIV.
(9) APF, Fondo di Vienna, v 31, f 365.
(10) APF, SC, Mold., v 6, f 21.
(11) APF, Fondo di Vienna, v 31, ff 318-319.
(12) APF, Fondo di Vienna, v 31, f 327.
(13) APF, Fondo di Vienna, v 31, ff 358-359.
(14) APF, SC, Mold., v 6, f 15.
(15) Vedi: APF, Fondo di Vienna, v 31, 342-347.
(16) APF, SC, Mold., v 6, f 66.
(17) E anche il suo successore, Sassano, malgrado fosse stato nominato prefetto: Volentieri mi rimpatrierei in Napoli mia patria, se le disgraziate vicende di quel sfortunato Regno non me lo vietassero, per la qual cosa prego
incessantem.te linata bont di V.a Em.a di permettermi di restare in qualit di
missionario, fintanto che la divina providenza far calmare un tanto flagello.
Vedi il documento XIII.
(18) Il 13 ottobre 1796, il prefetto Sassano scrive alla Propaganda: Il P.re
Ambrosio Wolski Polacco, che aveva la cura deglArmeni di quella nazione dispersi per la Moldavia collindustria de bestiami, dopo dieci giorni di febre catarrale, con attacco di petto agl11 del corrente, qui in Iassi passo agleterni
riposi: APF, Fondo di Vienna, v 31, ff 363-364.
(19) APF, SC, Mold., v 6, f 15.
(20) La relazione di Ausilia del 1745 ci dice che il fecior de biserica (figlio di chiesa) ha il dovere oltre quello di tenere pulita la chiesa, anche di
procurar da Popoli il risarcimento, e bisogni della Medemma (cio della residenza del missionario, n.n.). CALINESCU, G., Alcuni missionari, p 189.
(21) Nella sua lunga lamentela alla Propaganda, Cantone parla in un
modo malizioso del prefetto, anche perch questi qualche volta chiedeva
laiuto di una donna per i lavori nella canonica e per la cucina. Pensiamo che
a quel tempo, nella mentalit generale dei missionari abituati nella loro patria
solo con dei cuochi nei conventi, la presenza, anche se temporanea, di una
donna vicino al missionario veniva considerata poco consigliata, se non pericolosa. In questo senso, possibile che le colpe di Posoni e Vignoli siano state esagerate.
(22) Lautore conferma che in base a quello che gli hanno raccontato i
suoi genitori, nonni e bisnonni, questa stata la prassi catechistica almeno
dalla met del XIX secolo in poi. E siamo tentati a credere che i conventuali
portavano avanti un metodo e una prassi gi da secoli in uso nella loro missione moldava.
(23) CALINESCU, G., Alcuni missionari, p 154.
(24) E poich i rustici non sanno leggere, li sinsegna la Dottrina cristiana verbalmente da i missionarj, e da i Dascali: Vedi il documento XIII, nr 57.
(25) Ai tempi di Di Giovanni (1762), la presenza dei dascali nelle comunit parrochiali e filiali una realt stabile e generalizzata. CALINESCU, G., o.
c., p 207.
149
ANA BANTO
Universit Statale di Chissinau
(Repubblica di Moldavia)
Dimitrie Cantemir:
Loca Obscura...
151
diamo che bisogni apprezzare il gesto che ne ha un significato a parte. Landare contro la corrente, contro lallontanamento dalla dottrina ortodossa universale in grado di darci
alcuni indizi relativi allapparizione delle mentalit dei cristiani ortodossi rumeni oppure di svelare certi aspetti della
mentalit degli europei, forse in una maggiore misura che
degli orientali.
Nel lavoro di Demetrio Cantemir Loca obscura... presente non solo il desiderio di chiarire i luoghi oscuri del catechismo, ma anche il desiderio di mettersi in luce, immedesimandosi in una maniera rumena di osservare le cose.
Secondo le opinioni del noto storico letterario G.Calinescu,
la cultura il secondo ed il pi solido territorio della patria;
cos ci si apre da qui una finestra verso la civilt rumena,
basata sul rispetto delle tradizioni, rispetto fondato sulla
vasta cultura europea e orientale e verso la sua comprensione come ponte tra lEst e lOvest. Ancorato in piena misura
alla realt del tempo, messo a ricostruirsi sempre la proprai
personalit, Demetrio Cantemir si autodefinisce proprio da
questa posizione.
155
AURA DVORACEK
Biblioteca Gh. Asachi
(Jassi)
Il programma culturale
del principe
Jacopo Eraclito
il Despota:
opera dellumanesimo
latino in Moldavia
Ci siamo permessi di iniziare la nostra relazione con questa citazione tratta dallInno di Sommer dedicato alla biblioteca e alla scuola fondata da Despot Voda in Moldova, nonch al rapporto tra queste due istituzioni culturali dellepoca,
giacch al di l del suo valore storico, questo inno molto
importante anche dal punto di vista culturale e politico.
Certo non possiamo parlare del Programma Culturale del
Principe senza un breve percorso attraverso la sua biografia
per lEuropa del Rinascimento e della Riforma del
Cinquecento.
In base alle informazioni fornite dalle fonti documentarie,
sembra che Despot fosse nato intorno agli inizi del
Cinquecento, in una delle isole dellarcipelago greco. La
maggior parte delle fonti stando ad indicare lisola di Creta.
Per quanto riguarda il luogo dove fece i primi studi, le informazioni variano. In base alle discussioni e alle lettere di raccomandazione che gli consegn, Melachton afferma che
Jacopo Eraclito avesse studiato a Creta con Hermodorus,
una delle pi grandi personalit umaniste dellepoca.
Sommer sostiene la stessa cosa, indicando per come luogo
in cui avesse trascorso linfanzia lisola di Chios, dove avrebbe avuto come insegnante lo stesso Hermodorus Lestarhus.
Per quanto riguarda la sua discendenza, dagli atti di lingua greca presentati ulteriormente da Melachton risulta che
suo nonno fosse di Samos. Decisamente, Jacopo Eraclito
poteva appartenere ad una famiglia di Samos ed essere nato
e cresciuto a Creta. Dallaltra parte, il suo albero genealogico che realizz egli stesso, e che Sommer riproduce nella
sua biografia, lo presenta come discendente di Ercole (!) da
dove anche il nome Eraclito ma imparentato tramite suo
nonno alla famiglia dei despoti di Serbia, per cui si pu considerare parente con la signora Ruxandra, moglie di
Alexandru Lapusneanu. Elena, madre di Ruxandra, era infatti nipote di Stefan, despota di Serbia.
Come possiamo notare, la data e il luogo di nascita, nonch la famiglia si trovano sotto il segno dellincertezza, senza
poter essere precisati con esattezza. Abbiamo invece dati
certi sullattivit di Jacopo Eraclito dopo il suo arrivo nel
1547 nel sud della Francia, dove siscrive allUniversit di
Montpellier con il nome di Jacopo di Merchetti, italianizzando quindi la sua origine greca. La citt di Montpellier del
Cinquecento era un posto famoso nel mondo universitario
ed era inoltre un titolo di gloria studiare l, anche se non si
conseguiva alla fine nessun diploma.
Ma la presenza del giovane Eraclite a Montpellier provava che questi fosse desideroso di conoscenze, di cultura e
158
che fosse portato tanto alle scienze positive quanto alle arti
liberali. Qui inizi a studiare medicina, che supponeva la
conoscenza del greco e del latino, lingue che Jacopo, stando alle affermazioni di Graziani (altro suo biografo), conosceva a perfezione.
Il grande botanico francese Charles de lEcluse (Clusius),
che Jacopo conosceva dalla primavera del 1547, nei suoi
scritti memorialistici, ce lo descrive come un uomo di bell
aspetto, nobile: era loquace e parlava greco, latino, francese e italiano. Inoltre lo storico Leonclavius, che anchegli
aveva conosciuto, lo descrive come un uomo di bel aspetto, non troppo alto, robusto e indiavolato. I capelli neri,
loquace.
Iacoppo di Marchetti acquis a Montpellier una seria cultura umanistica ed era ritenuto uno degli studenti pi bravi;
le pagelle lo classificavano tra gli studenti pi meritevoli delluniversit. A Montpellier si trovavano anche i brillanti rappresentanti della Riforma, coscch Jacopo ne conosce le
idee grazie anche ai suoi professori: Rodelet di Medicina,
Bocaud, Saporta, Dortman. A causa di uno scandalo di
cuore su di cui non insisteremo, Jacopo costretto a
lasciare la citt di Montpellier e a partire per Parigi, presso la
corte di Enrico II, partecipando, allinterno dellesercito francese, alla lotta per la riconquista della citt di Metz, da parte
dellesercito di Carlo V.
Tanto a Parigi quanto a Saint Germain, dove segu la
corte di Enrico II, Jacopo fece amicizie con uomini del
Rinascimento, che evidentemente non indagarono sui titoli
che egli si attribuiva come signore di Samos, marchese di
Paros e nemmeno sul suo stato personale. In questo modo,
con intelligenza, cultura e lealt, Jacopo conquista la corte
del re, ma sar costretto ad andarsene anche da qui, per via
di un incidente su cui non abbiamo dati certi.
Lo rincontriamo a Bruxelles, poi nella Contea di
Mansfield, dove Jacopo passa alcuni mesi presso la famiglia
dei conti di Mansfield, addetti della Riforma, ai quali si present con tutti i suoi titoli, sonori e piacevolissimi alludito.
Durante le sue peregrinazioni per le province tedesche,
conosce Melachton, originario di Wittenberg, filosofo e
discepolo di Lutero. Jacopo Eraclito conquista la sua fiducia,
poi lamicizia grazie alle sue qualit personali e al fatto di
essere addetto della Riforma.
Si afferma nuovamente per via delle armi, combattendo
sotto il comando del conte Gunther de Schwarzburg, nel
corpo di lite della cavalleria nera di Carlo V e contro gli excompagni dellesercito francese. Queste esperienze belliche,
159
oltre alla gloria militare, rilevarono anche il talento di scrittore militare del coraggioso di Renty, De Marini quod
Terovanam vacant atque Hesdini expugnatione...
Nel quarto decennio del Novecento furono scoperte
anche altre parti dei suoi lavori a carattere militare: Larte
militare, Artis militaris libri quattor, arricchita di sette disegni
di tecnica militare eseguiti da Jacopo Basilicos, e Artis militaris liber primus in quo universalia omnium certaminum
genera tractantur ecc., dedicata a Massimiliano II. La qualit
del contenuto di questi lavori gli valsero apprezzamenti elogiosi, e il suo nome si pu iscrivere nellelenco dei teorici
militari del Cinquecento, accanto al nomi di Machiavelli
oppure del voivoda Neagoe Basarab.
La sua opera sulla battaglia di Renty, dedicata a Filippo II
di Spagna, agevol a Jacopo il suo accesso presso la corte
imperiale e linvestitura con il titolo di cavaliere e conte palatino, nonch la legalizzazione del suo albero genealogico da
parte della cancelleria aulica.
Dignit molto ricercata durante il Cinquecento, la qualit
di conte palatino conferiva a Despot il diritto di accordare ad
altre persone titoli accademici e di incoronare poeti, oltre ad
altri privileggi del rango. Questo prova che gli venivano riconosciute e apprezzate le conoscenze umanistiche.
Dal 1556 fino alla sua salita al trono come Principe della
Moldavia, nel 1561, Jacopo Eraclito conosce altre corti europee, dalla provincia di Mecklemburg, alla capitale della
Prussia, a Konigsberg, in Polonia, dove a Vilna, conquista la
simpatia e la stima delle persone intorno a s, tra cui
Stanislas Kosutski, il bibliotecario della Corte reale, Stanislas
Ostrog e altre personalit importanti che lo appoggeranno
nella lotta per il trono della Moldavia.
Il momento della salita al trono di Despot ebbe un carattere del tutto eccezionale, in quanto si collocava tra due processi storici europei: la diffusione verso Est delle idee della
Riforma e la politica degli Asburgo rivolta ad attirare la
Moldavia nella loro orbita. Essi videro la realizzazione dei loro
scopi intorno al 1561, con la salita al trono di Despot in
Moldavia. In questo modo, il sostegno finanziario accordato
a Jacopo Eraclito per lallontanamento di Alexandru
Lapusneanu, fedele ai turchi, era rappresentato come una
crociata anti-ottomana con conseguenze sul piano religioso.
Secondo i piani dei sostenitori del nuovo principe, la
Moldavia doveva essere difesa dallinvasione turca, convertita alla Riforma e trasformata in un asilo per i perseguitati religiosi. Allorientamento politico interno ed esterno che doveva seguire il nuovo principe si aggiunsero i suoi piani perso160
nali di grandezza, nellambito dei quali il signore seppe ritagliare dagli interessi degli stranieri due elementi: la lotta antiottomana e la romanit dei rumeni, usandoli per giustificare
dellunificazione della Dacia, sotto il suo scettro.
Vediamo ora quale era latmosfera culturale dellepoca in
cui visse Despot per capire meglio il suo programma culturale.
il periodo in cui i principi delle corti europee gareggiavano nel circondarsi presso la propria corte di: artisti, poeti,
scienziati, cercando di porre le basi delle istituzioni di cultura. lepoca in cui Massimiliano fond la Biblioteca di
Vienna, Matei Corvin la Biblioteca di Buda, e Francesco I
mise le basi della Biblioteca di Fontainbleau. In Polonia,
Ungheria e altri paesi furono fondate nel Cinquecento numerose scuole latine, ginnasi protestanti e collegi cattolici.
In questo modo, oltre ai tentativi di introdurre la Riforma
in Moldavia, nelle sue preoccupazioni culturali sta anche lelaborazione del programma culturale, che comprendeva la
costruzione della Scuola di Cotnari, la Biblioteca della Corte
di Suceava e la nascita di unAccademia in Moldavia sul
modello delle accademie italiane. Certo, lattuazione di questi progetti avrebbe contribuito alla sua gloria personale, ma
oltre a questo aspetto, il programma culturale del nuovo
principe corrispondeva soprattutto alle necessit economiche e sociali della Moldavia della met del Cinquecento. La
crescita dellimportanza e dello sviluppo delle citt in questo
periodo, come centri economici, politici, amministrativi, religiosi costituiva la premessa per lo sviluppo di una cultura
prospera.
Lintensa attivit economica e commerciale di questo
periodo determina la nascita di alcune istituzioni e di scuole
speciali per la formazione di un minimo di personale. Si
manifesta, inoltre, una particolare ricettivit dei cittadini alle
idee della Riforma e dellUmanesimo, che rompevano lo
strettissimo quadro medievale.
Anche se il problema della scuole non era in genere un
problema del principato, si evidenzia il merito di Despot nellaccordare allinsegnamento unimportanza particolare nel
quadro del suo programma culturale. La scuola latina di
Cotnari, il progetto dellaccademia, la biblioteca della sua
corte, non rappresentarono solo le aspirazioni umanistiche di
Despot, bens unapertura pi ampia della Moldavia verso le
idee progressiste dellepoca. In questo senso, la scuola di
Cotnari era una continuazione naturale di un ampio sforzo di
cultura. In questo campo latteggiamento di Despt fu quello
di un letterato, di uno spirito rinascimentale cos come ci fu
161
Bibliografia
163
ELVIRA SOROHAN
Universitatea A.I.Cuza
(Iai)
Campanella i Cantemir
despre cetatea ideal
Dup deceniile n care utopia
s-a discreditat prin ea nsi,
supunndu-se ridiculizrii (Emil
Cioran), pn ntr-att nct s i se
nchine un requiem, ceea ce
nseamn moartea visului social,
demersul nostru nu mai poate dect s caute motivaia
naterii unui astfel de proiect, ca i cauza distrugerii lui. Cei
doi autori, recitii acum, par s reprezinte extremele:
Campanella vistorul e subtil minat de scepticul i mult
experimentatul Cantemir. Pentru c acesta din urm a scris
marea istorie a unui imperiu n centrul cruia a trit i c
aceast istorie a fost tradus i citit n Frana epocii luminilor, numele lui este nscris pe frontispiciul bisericii SainteGenevive din Paris, alturi de Newton i Leibniz. Dar meritul mare pentru care l recitim acum st n ideea de a fi vzut
maladia etern ce macin strlucirea de suprafa a societaii umane, figurat adesea de cetile, ideale n proiect.
Opera pe care o aducem n discuie este romanul Istoria
ieroglific, scris ntr-o Renatere trzie (1705) i care nu mai
poate acredita, nici mcar la modul literar, ideea de posibil
organizare egalitar a unei societi, cum s-a ntmplat n
Rinascenza italiana, timp al gndirii libere, cnd Campanella a
scris faimoasa Civitas solis (Poetica idea reipublicae philosophicae). Ambele viziuni snt poetice n form i opuse n
idee, dar cum se va vedea nu violent opuse, ci eufemistic.
Dndu-i o replic lui Platon, autorul sever al unui proiect
de stat republican, Tommaso Campanella a creat o mod,
ntr-o form mai apropiat de literatur. Cel puin strategia
narativ a cltorului care a vzut i povestete, strategie n
baza creia Campanella i construiete cartea, a fost mprumutat, n mare, de la Thomas Morus, mai apoi imitat de
Dimitrie Cantemir. De ce nu-l considerm pe eruditul principe romn un cititor al Utopiei lui Morus, cel care a creat premisa unui gen literar scriind, n latin, cartea ...pe ct de util
pe att de plcut, despre cea mai bun ntocmire a statului
165
nu numai. Ea a fost imediat parodiat, pn la a fi total demitizat i descurajat de maliiosul Voltaire n Candid.
Cronologic ns, dei nvluit de alegorie, demitizarea a
nceput, n Europa, n literatura satiric, mbibat de filosofie
social, cu Dimitrie Cantemir n estul continentului i cu
Jonathan Swift n vest. n epocile urmtoare, imixtiunea politicului schimb nfiarea acestui tip de literatur, care nu
mai e literatur, ci doctrin social, lipsit de visul cetii
arhitectural ideale. Abia antiutopiile, prefigurate de aceti doi
scriitori vizionari i concepute n varii forme pn n deceniile
apropiate de noi, vor reveni n literatur. i utopiile au nota
lor de subversiune metatextual, n msura n care constructul ideal e o form de refuz, de abandon fa de realitate, dar nu asta primeaz.
Platon a ntemeiat genul literaturii utopice, pentru c literatur dramatic filosofant snt dialogurile lui. Sugestia a
fost contagioas pentru Morus i Campanella mai nti, dup
care acest tip de scriere a proliferat cu o anumit febrilitate,
nct astzi se scriu istorii ale genului, mai mult sau mai putin
acceptabile.2 Cetatea Soarelui este literatur. Facultatea
imaginativ, liber de orice constrngere, nscocete o realitate secund, un fel de patrie a sufletului, un locus amoenus fictiv. Atunci cnd un scriitor simte c nu mai este de aci,
caut un acolo, care poate s nu fie nicieri, dar el nu vrea
s tie i imaginaia pleac la drum. Aventura imaginaiei
devine literatur, nct se poate vorbi de utopia ca literatur
i literatura ca utopie, mai ales n cazul construciilor despre
care vorbim. De ce a scris Platon Republica n timpul rtcirii
lui prin sudul Italiei, departe de Grecia? De ce a scris
Campanella Cetatea Soarelui cnd era prizonierul unei nchisori?
Rspunsul e acelai i pentru Cantemir, care a descris
Cetatea Epithimiei n exil, captiv al acestei ceti. Revolta
personal i-a condus la fabricarea altei lumi, spre a introduce o ordine ideal n dezordinea real. Numai c epigonii lui
Platon fac literatur ca realitate secund, n timp ce gnditorul grec fcea antropologie politic adnc raionalizat, credibil n msura n care raiunea ar conduce statele. Cetatea
din Politeia platonician e mai mult interioar dect exterioar, nu e o lume de mucava, cum snt prin ele nsele utopiile. Furitorii lor i-au suspendat doar aparent legtura cu
realitatea, visndu-i proiectul ca joc fantasmatic din care se
elibereaz lucid. Morus i ncheia textul cu un comentariu
optativ-sceptic la ceea ce-i relatase Rafael c a vzut n
insula Utopia: Nu pot s nu mrturuisesc, fr nconjur,
scria Morus, ca la utopieni snt o mulime de ntocmiri pe
167
care mai mult doresc dect ndjduiesc s le vd statornicite n statele noastre(s.n.)3. Iar Campanella pare s pun sub
semnul ndoielii adevrul istorisirii Genovezului, spus
clugrului Ospitalier, despre organizarea Cetii Soarelui,
brusc ntrerupt, ca o trezire la realitate i se ncheie cu replica semnificativ: Nu se poate, nu se poate4. Replica e cel
puin ambigu, nu tim dac se refer la imposibilitatea de a
mai ntrzia s povesteasc sau la cu totul altceva.
Nencrederea, ca ntoarcere lucid la realitate, a deschis
calea antiutopiilor satirice din alegoriile compuse de
Cantemir i Swift.
Ceea ce mai aduc nou creatorii de utopii, fa de modelul antic al Republicii, e arhitectura cetii, din ce n ce mai
minuios descris. Diferena se vede de la Morus la
Campanella i, de la ambii, la Cantemir. Explicaia poate s
vin, pentru autorul italian i nu mai puin pentru Cantemir,
din faptul c ambii au trecut, desigur, printr-o carte de larg
circulaie: De Architectura, a lui Vitruviu. Poate aici e i numitorul comun, ca surs principal, dar nu unic, ce justific
ntlnirea acestor doi autori care au ratat arhitectura ca
vocaie, ctigndu-l metafizica pe Campanella i n principal
istoria pe Cantemir. tiind c D. Cantemir i-a construit un
palat pe malul Bosforului dup planuri concepute de el, c a
desenat harta Moldovei i a Constantinopolelui, c i-a dat
sugestii lui Petru cel Mare n ce privete proiectele arhitecturale ale Sankt-Petersburgului, putem crede c el i-a
dobndit iniierea din tratatul lui Vitruviu, una dintre crile
isagogice ale lumii vechi. Campanellla era nc i mai aproape de aceast surs. Putem crede, de asemenea, c principele romn s-a citit pe sine n frazele limpezi ale lui Vitruviu,
acolo unde acesta enumera, i argumenta, calitile cerute
arhitectului. Dup autorul roman, arhitectul trebuia s tie:
filosofie, geometrie, optic, medicin, muzic, astrologie i...
legende5, cum pe toate le identificm risipite pn la aglomerare baroc n Istoria ieroglific.
Ct l privete pe Campanella, detaliile aspectului arhitectural al Cetii Soarelui, plecnd de la zidurile exterioare, care
o izoleaz, ca pe o mandala, i pn n centrul ei, s-au propus mai multe ipotetice modele. Pe lng dialogurile lui
Platon (Republica, Critias, Legile, Atlantida), sau Civitas Dei
a lui Augustin, s-a mai adugat i Mondi, cetatea radial a lui
Francesco Doni, un reflex al perfeciunii soarelui pe pmnt.6
Modelul cosmic este subiacent invocat, indiferent de forma
circular, ptrat sau stelat a cetilor ideale. Struim totui
n a recunote o prioritate a urmelor lecturii din Vitruviu n
viziunea urbanistic a lui Campanella. Sursa e folosit cu
168
Discursul antiutopic al imaginativului principe romn, exilat n inima unui imperiu corupt, intrat n declin, e o provocare aruncat europenilor vistori, amatori de proiecte sociale
egalitare. S-au mai scris i dup 1800 utopii, ca alternativ
la puterea instalat, dar ele erau lipsite de exuberana construciilor arhitecturale, semn clar c n utopiile Renaterii
era mai mult literatur dect ideologie. Drept care, primele
utopii au fost clasate drept fantasmagorie irealizabil 9, citite doar ca idil geometric 10. Ct l privete pe Cantemir,
motivat de context, dar i de faptul c n cultura romn
mentalitatea utopic a funcionat numai n basmul colportat
oral, el nu s-a putut antrena ntr-un discurs utopic optimist.
Contiina imposibilitii realizrii unei organizri sociale perfecte se rscumpr n plcerea proiectului arhitectural gratuit, compus din cuvinte i schiat n desen.
Note
(1) Giambattista Vico, tiina nou, Univers, Bucureti, 1972, p. 57. Ideea este
reluat i n Concluziile crii.
(2) Jean Servier, Histoire de lutopie, Paris, Gallimard, 1967. Multe afirmaii
sunt discutabile, cum, de pild, atunci cnd sunt supralicitate izvoarele kabalistice ale acestui tip de scriere sau cnd se afirm c Tommaso Campanella
nu e un umanist ca Erasmus sau Thomas Morus. Diferena e de la sine
neleas, dat fiind spaiul mental al fiecrei ri. O ncadrare corect a Cetii
Soarelui ntre utopiile Renaterii, n: Raymund Ruyer, Lutopie et les utopies,
P.U.F., Paris, 1950, p. 166. Apartenena acestui text la literatura didactic e
argumentat de Claude G. Dubois, Problmes de lutopie, Paris, Minard,
1968, p. 40.
(3) Thomas Morus, Utopia, Ed. tiinific, Buc., 1958, p. 158.
(4) Thommaso Campanella, Cetatea Soarelui, Ed. tiinific, Buc., 1959,
p.114.
(5) Vitruviu, Despre arhitectur, trad. de G. M. Cantacuzino .a., Ed.
Academiei, Buc., 1964, p.34.
(6) Robert Klein, Lurbanisme utopique de Filarete Andreae, n: Les utopies
la Renassaince, Bruxelles-Paris, 1963, p.217.
(7) Grigore Arbore, Cetatea ideal, Meridiane, Bucureti, 1978, fig. 19. ntre
alte ceti circulare, se reproduce i reconstituirea, n desen, a descrierii
fcute de Campanella, fig. 20.
(8) Francesco Colonna, La Hypnerotomachia di Poliphilo, Venezia, 1545.
(9) Paul Ricoeur, Idologie et utopie, Seuil, Paris, 1997.
(10) Emil Cioran, Istorie i utopie, Humanitas, 1992.
171
ECATERINA HANGANU-TURTUREANU
Universitatea de Medicin i Farmacie
G.T. Popa (Iai)
Frumuseea ngerului Fra Angelico i umanismul
picturii murale postbizantine
n mnstirile din nordul
Moldovei
Motto:
In conspectu angelorum psallam tibi, Domine*
* Sub privirea ngerilor i cnt ie, Doamne (Psalmul 137/138)
dent care ncepe cu braul drept i spada nlat a ngerului, continu cu mna care se sprijin pe umrul lui Adam,
apoi cu Adam, care-i deschide braele i-i sprijin o mn
pe nger, cealalt pe umrul Evei i se sfrete cu deschiderea spre pmnt a ambelor brae ale Evei. Exist ns i
scara invers, n sens ascendent, scara virtuilor, pe care o
contemplm tot pe latura de miaznoapte, acea latura a
Cderii n pcat, dar la mnstirea Sucevia. Este scara
celor 30 de virtui, pe care omul urc, asistat de dou iruri
de ngeri, dar sub ameninarea cderii i posesiunii demonice implicite. ngerul l-a izgonit pe om din Rai i tot ngerul l
ajut s urce. Suverane sunt liberul arbitru i voina. ntreaga
istorie a Moldovei i nu numai pare cuprins n cele dou
secvene.
La Fra Angelico, Izgonirea din Rai este prezent n fiecare reprezentare a Bunei Vestiri, dar ngerul izgonirii fie nu se
vede n ntregime, fie apare undeva, sus, deasupra protoprinilor, ocrotitor i ferm, n vemnt diafan i fr alt
arm dect propriile-i brae. Cel care apare nvemntat este
ngerul Bunei Vestiri. Protoprinii poart veminte de culoarea pielii, n timp ce Sfnta Fecioar poart haina i firea
ngerului i mantia sa violet, a corpului terestru transfigurat
prin ascultare. Aparent, nici o legtur nu se stabilete ntre
Izgonirea din Rai i Buna Vestire, dar lumina divin trece
peste ngerul Izgonirii, peste ngerul Bunei Vestiri i lumineaz faa Sfintei Fecioare. Gestul de adoraie al ngerului
reia gestul de ascultare al Sfintei Fecioare.
Frumuseea ngerului este ascultarea i slujirea. Acestea
confer ngerului veminte de har, acestea o nvemnteaz
n bogia harului pe Sfnta Fecioar. Hainele ngerului
Bunei Vestiri la Fra Angelico sunt asemntoare vemintelor
lui Adam i ale Evei nainte de Cdere i sunt veminte de
pace. Tot veminte de pace sunt i hainele ngerilor care-L
nconjoar pe Iisus la a doua venire, aa cum sunt reprezentai n pridvorul Mnstirii Humor. nsemnul puterii lor este
sceptrul, subire ca o suflare ca suflarea i lumina aureolei
Lui Iisus, deasupra creia sunt reprezentai. Puterea divin
este perfecta armonie, deci pacea vemintele sunt princiare i sunt vemintele pcii. Singura dat cnd ngerul a
mbrcat armura a fost pentru restabilirea armoniei divine.
Frumuseea ngerului nseamn vemntul ascultrii.
Frumuseea ngerului nseamn armonia vieii divine n care
exist el nsui i care, de fapt, l-a creat, iar armonia
nseamn muzica. ngerii lui Fra Angelico sunt reprezentai
adeseori cntnd. La Vorone, cel care cnt este omul care
175
177
GHEORGHE MACARIE
Universit A.I. Cuza
(Jassi)
Tra Occidente
e Oriente - una sintesi
rumena:
la chiesa Trei Ierarhi
Il problema del rapporto tra
lOriente e lOccidente, pi esattamente degli influssi che hanno
governato dal punto di vista estetico la chiesa Trei Ierarhi
un capolavoro dellarchitettura medievale rumena, fondata
dal principe Vasile Lupu, nel 1639, a Jassi, la capitale del
principato di Moldavia. Nella sua miracolosa scultura decorativa murale, e nelle arti attinenti lallestimento dellinterno
delledificio (scultura in legno dei mobili liturgici, loreficeria
degli oggetti di culto, i ricami religiosi e i fastosi ritratti ricamati) si integrano nella stessa storia della cultura e della
civilt rumena.
La coesistenza dei due influssi orientale e occidentale
vere dominanti, avr il suo ruolo distinto ed essenziale nel
processo di costituzione della nostra arte autoctona. La loro
presenza e la loro evoluzione sono determinanti nellarte del
periodo compreso tra il Cinquecento e lOttocento, indifferentemente se queste erano delimitabili, coesistendo giustapposte o fondendosi dal punto di vista organico, e preparando future sintesi. il caso dello stile di Brancoveanu del
principato vicino alla Moldavia: la Valacchia.
La realizzazione di una sintesi sugli influssi orientali e
occidentali dellarte rumena fra il Quattrocento e lOttocento
incontra molte volte lostacolo della precariet dei documenti o della ricerca ineguale dei vari settori delle arti visuali. In
gran parte chiaro linflusso orientale nella scultura decorativa che orna gli edifici religiosi della Valacchia allinizio del
Seicento, ma non nella stessa misura stato studiato il doppio messaggio estetico e quello magico-religioso degli ornamenti del miracoloso ricamo in pietra della chiesa Trei Ierarhi
(1639), capolavoro di un sui-generis Barocco autoctono, del
Sud-Est europeo. Anche meno studiato stato il rapporto
tra Oriente e Occidente nella costituzione dellarte rumena di
certi periodi storici.
179
***
La pianta della chiesa quella tradizionale, trilobata, fissata nellarchitettura rumena del Quattrocento e del
Cinquecento. Ledificio tipico per lo studio dellevoluzione
del trilobato delle chiese della Moldavia nellarchitettura del
Settecento. Lapparizione della seconda torre, equilibra lestensione in lunghezza delledificio, con lunificazione dello
spazio liturgico, marcato dalleliminazione del muro divisorio
di una volta tra la navata e il pronao sostituito ora dalle due
salde colonne ottagonali con laumento del numero delle
finestre, col rinunciare allaffresco esterno a favore di un
magnifico ricamo decorativo in pietra, sulla base di altre
soluzioni estetiche. Tra le soluzioni confermate dalla tradizione ininterotta delle costruzioni in pietra, troviamo perpetuate
le vecchie volte chine moldave, e gli elementi prestati dal
Gotico. Il massiccio e solenne portale dingresso nel pronao,
i contrafforti, gli inquadramenti eleganti delle finestre, ricordano il Gotico moldavo adattato. Il risultato la riuscita coesistenza in una bella e riuscita armonia di tutti questi aspetticon il resto dellinsieme dedicato alle decorazioni orientali.
Nel pronao incontriamo, da entrambe le parti, inquadrati
nei muri, eleganti arcosoli che contengono le quattro lapidi
in marmo nero sotto le quali giacciono le ossa dei membri
della famiglia di Vasile Lupu, di Dimitrie Cantemir (portate nel
1935 dalla Russia paese del suo esilio) e quelle del primo
185
principe dei paesi rumeni riuniti Alexandru Ioan Cuza (portate qui nel 1945 dalla chiesa Ruginoasa, gravemente colpita dalla guerra).
Poich gli ornamenti floreali di questi arcosoli il cui tragitto lineare ha chiare analogie con le due fasce (XIX e XXI)
che circondano la decorazione tortile della chiesa sono
copie di modelli distrutti delle lapidi poste dai membri della
famiglia di Vasile Lupu (come ci informa il restauratore Andr
Lecomte du Noy), abbiamo ancora una volta una prova dellinfluenza del Barocco occidentale.
***
Lelemento specifico, ossia la decorazione tortile, di antica origine orientale, autoctonizzata nelle nostre terre al confine fra il Quattrocento e il Cinquecento, terra che gli impone anche un certo simbolo quello della Santa Trinit divide magistralmente le superfici esterne dei muri in due grandi registri, ed presente dappertutto allinterno, delimitando
gli arcosoli delle volte, lintersezione delle pareti, gli angoli,
gli inquadramenti delle porte e si insinua in modo misterioso
nella struttura di volta degli arcosoli.
La fama del monumento legata allaffascinante ricamo
in pietra delle superfici esterne della chiesa, mantenuto, in
maggior parte, dopo il restauro del secolo XIX, che lo ha
riportato alla forma originaria. Non c pezzo del muro che
non sia scolpito. Gli stessi contrafforti, con la loro funzione di
appoggio, non si sottraggono a questo estetismo raffinato.
Seguono magistralmente scolpite sullintero spazio esterno
dei muri, dalla base fino alla gronda i motivi ornamentali
compresi nelle composizioni decorative delle ventisei fasce
che circondano la chiesa. Ricordano ed elaborano, in serie
successive o in insiemi composti, le vecchie sculture in
legno dei nostri scanni dei voivodi, il bordo dei manoscritti
medievali dei monasteri, il magnifico fregio persiano dei vasi
di fiori, le fioriture decorative georgiane, la linea del disegno
floreale di un tardivo Rinascimento italiano, il disco solarefloreale con antichi influssi autoctoni, gli arabeschi delle
moschee dellAsia Minore o il geometrismo raffinato dei
modelli della manica ricamata della camicia della donna moldava.
Al di l del conglomerato estetico e multietnico di origine, orchestrato dal punto di vista composizionale in modo
ammirabile a livello di ogni fascia e dellintera composizione
decorativa murale, la miracolosa dote decorativa della chiesa Trei Ierarhi fornisce limmagine compiuta di un Barocco
186
tra o di mattoni smaltati, fu perfettamente illustrata dalla ripetizione del motivo con ruolo decorativo cos come con substrato magico-religioso dalle superficie murali del portale
della dea Isthar di Babilonia. I pannelli di mattoni smaltati, che
decoravano alla fine del secolo VII e nei primi anni del secolo
VI a.C.16 la sala del trono di Nabucodonosor II, offrivano allo
stesso tempo numerosi suggerimenti. I Persiani portarono
larte del fregio (secolo VI a.C.) ad un alto livello di raffinatezza. il caso delle fasce scolpite del baldacchino del trono o
del celebre piazzale di Persopolis o dei fregi di Susa17. Se
politica e impero si scioglieranno o crolleranno in modo spettacolare, il messaggio degli ornamenti sopravviver grazie alla
loro presenza in altri complessi decorativi, in altri paesi e
presso altri popoli apparsi successivamente sul palcoscenico
della storia.
Analizzati con riferimento allambito della scultura decorativa in pietra dellepoca feudale, nei rilievi di Trei Ierarhi
presente una distinta mutazione. Rapportati alla vecchia
scultura decorativa associata allarchitettura, i componimenti decorativi delle fasce sono belli anche da soli, godendo di
una relativa autonomia anche rispetto alla struttura architettonica che adornava; inoltre rispetto alla vecchia ipotesi della
disposizione verticale dei motivi decorativi dei pannelli decorativi (anchessi di origine orientale) della chiesa Dealul
(1499) in Valacchia, le fasce di Trei Ierarhi hanno unaltra logica perch sono disposte a fasce orizzontali, tecnica presente soprattutto nei tessuti orientali (tappeti, coperte, varie
stoffe decorative), nei pannelli murali di piastrelle e ceramiche delle moschee e delle case dei ricchi, negli ornamenti
ceramici o nei frontespizi e nelle cornici dei manoscritti illustrati.
***
Le caratteristiche peculiari della fascia XXV pongono
laccento sul tema del rapporto creativo dellautore o degli
autori del ricamo decorativo in pietra della chiesa Trei Ierarhi.
Certe fasce (III-VIII, ma anche XII, XV, XXIII) lasciano limpressione di qualcosa di gi visto, se non in un viaggio reale
nelle terre orientali, almeno nei viaggi etti sui libri. In altre
fasce e non poche si vede invece lintervento del maestro
coordinatore.
Cos per la fascia dei cosddetti vasi persiani, e per la
fascia XIV della croce vegetale o della fascia X. La composizione della fascia viene realizzata con una tecnica propria
delloreficeria, della lavorazione dei metalli preziosi. il componimento in cui i motivi decorativi seguono lungo due cate190
granito nero, supporto allo stile del Barocco italiano) sfuggono al geometrismo specifico e rigoroso dellinsieme.
Il geometrismo di Trei Ierarhi quasi totale. rappresentato dal punto di vista grafico in una straordinaria sintesi da
un artista bravissimo, autore dei cartoni che servirono da
modelli per gli scultori in pietra (i tedeschi delle citt transilvane, vicine alla Moldavia) essi li copiarono rigorosamente
con lo scalpello nella cassaforma nitida, e rivestirono il muro
di pietra. Questo artista era un profondo conoscitore dellampio repertorio dei motivi decorativi orientali, tanto familiare agli artisti di Istanbul che affollavano il mercato in cerca
di lavoro.
Abituato al carattere specifico dellarte decorativa del
vasto perimetro ottomano, questartista deve essere stato
molto pi di un semplice esecutore, se teniamo conto della
composizione originale di tanti motivi decorativi, e del loro
assemblaggio armonioso.
***
Lo studio degli ornamenti occidentali rileva una fase pi
antica: quella degli influssi dello stile Gotico (dagli inquadramenti delle finestre, ai contrafforti, alla configurazione del
grande portale di accesso nel pronao), perfettamente integrato nel decoro murale. La scalpellatura della pietra ha attenuato lenergia e il vigore della volta; la levigatura mira alleleganza ma, soprattutto, allintegrazione delle finestre in un
ambito fastoso, di origine armena, che cambia radicalmente
la configurazione dello stile. Non si tratta di una degenerazione del Gotico, come hanno suggerito alcuni ricercatori,
sconcertati dalle nuove mutazioni, ma di portare il decoro
scolpito verso una nuova fase. Una fase pi nuova che introduce lelemento del Barocco italiano che si intravede nella
linea elegante delle fasce XIX e XXI di granito nero di Dembik
(Polonia).
Lo vedremo anche nel baldacchino con colonnette di
marmo sopra le relique di Santa Paraschiva, oggi sparito. Tra
i santi vasi dellaltare troviamo un bricco di Regensburg e i
candelieri massicci di bronzo davanti allaltare che sono
lavorati nello spirito di un Rinascimento tardivo a Danzig.
Sono influenze che si integrano in modo armonioso nellambiente, senza difficolt e senza drammi di assimilazione. Il
processo stesso, dal punto di vista artistico, dimostra non
solo disponibilit nella ricettivit ma conferma la vocazione
alluniversalit della cultura rumena.
Ma soprattutto la maturit dellarte si evince dalla capa194
cit di realizzare la sintesi. una sintesi a livello di orchestrazione degli elementi di una singola fascia, e di tutte le
fasce nel loro insieme, organizzate nel kilim murale in una
sintesi rumena: tra Oriente e Occidente.
Note
195
196
197
MIRELA AIOANE
Universit A.I. Cuza
(Jassi)
Dal latino alle lingue romanze.
La genesi dei pronomi
di riverenza nelle lingue
romanze
Lespressione pronominale
della riverenza1 nelle lingue
romanze stata studiata soltanto
parzialmente, sotto diversi aspetti. Le ricerche hanno presentato la riverenza in un certo periodo storico o a un certo
livello socio-culturale.
Esamineremo brevemente lespressione pronominale
della riverenza dal punto di vista filologico, cercando di presentare cronologicamente, mediante il materiale offerto dalle
storie delle lingue romanze, levoluzione delle forme pronominali riverenziali dalle origini fino al XVI secolo e, nel caso
della lingua rumena, fino al XIX secolo.
Il nostro lavoro si iscrive sulla linea aperta nella linguistica romanza da Alessandro Niculescu2, Bruno Migliorini3,
Luca Serianni4, Rafael Lapesa5, Axel Wilhelm6, Ferdinand
Brunot7, Maurice Grevisse8, Ovid Densusianu9 ed Al.
Rosetti10. Cercheremo di sistematizzare il materiale esistente
in un nuova prospettiva diacronica e comparativa, che include anche lo studio del fenomeno linguistico rumeno e il tentativo di incorporarlo nel sistema pronominale riverenziale
romanzo.
Le forme riverenziali latine sono scomparse insieme alle
circostanze socio-culturali che le avevano generate; noto
che non esiste una continuit tra i procedimenti latini e quelli romanzi nellespressione della riverenza. Il latino si serviva
sempre del tu, qualunque fosse il livello dellinterlocutore e
persino quando ci si rivolgeva a una folla: Iuppiter, audi,
pater patrate populi Albani, audi, tu, populus Albanus...11
Le lingue romanze hanno esclusivamente ereditato dal
199
ambiente erano chiamate: vestra excellentia, vestra magnificentia, vestra spectabilitas, vestra eminentia; I dignitari
ecclesiastici ricevevano i seguenti titoli: vestra beatitudo,
vestra sanctitas, riverentia, apostolica auctorias vestra,
indulgentia vestra. Sullindirizzo dei documenti amministrativi ufficiali si utilizzavano forme pronominali al plurale: vos e
nos. I documenti diplomatici medievali amplificano il numero di questi sintagmi, formati da sostantivi femminili astratti al
singolare o al plurale, accompagnati dagli aggettivi vestra|
vestrae, sua| suae.
Fino al IX secolo, sono indicati nei formulari speciali, termini come pietas, serenitas, sanctitas vestra, rivolti al Papa,
o excellentia vestra, alle varie autorit.
Questi sintagmi venivano molto pi frequentemente usati
che il pronome personale vos, quale plurale maiestatis, lequivalente del pronome di cortesia nelle lingue romanze.
Possiamo affermare che in latino il pronome di riverenza
una creazione morfologica e stilistica tardiva e proviene, da
un lato, da sintagmi ufficiali occorrenti nello stile giuridicoamministrativo della corte imperiale romana e dallaltro lato,
dalla trasformazione, dalla conversione dei significati di pluralit o di deferenza di alcuni pronomi personali, in riverenza.
La differenza sta non soltanto nella loro sostanza semantica,
ma anche nei tipi di relazione connesse ai morfemi di persona e di numero del verbo. Nei documenti diplomatici medievali frequente luso della terza persona singolare o plurale
del verbo: Sciunt Vestre Egregietates ac circumspecciones13.
Nelluso dei sintagmi riverenziali si pu stabilire una
distinzione tra la riverenza semplice, espressa dalluso degli
aggettivi possessivi vestra-vestrae, seguiti da sostantivi
astratti e la riverenza marcata, espressa dalluso dei possessivi sua-suae, accompagnati da sostantivi astratti femminili.
La maniera in cui si sono formati i pronomi personali di
riverenza nelle lingue romanze non riguarda la realt linguistica o letteraria del tempo, perch, i primi testi romanzi presentano esclusivamente forme pronominali per la seconda
persona singolare. Nei primi testi romanzi appariva soltanto
la seconda persona singolare e questo fatto dimostra anco201
del plurale riverenziale sia un fatto acquisito dal sistema allocutivo italiano. Sembra che, in quel periodo, il tu si usasse
per rivolgersi ai re pagani, ai turchi. Voi si dicevano tra di loro
i cosiddetti majores, sia laici che ecclesiastici, i cappellani
rivolgendosi al vescovo, o, a volte, gli amici appartenenti alle
categorie sociali alte.
Un fenomeno che conferma linstabilit dei sistemi riverenziali nelle lingue romanze loccorrenza, nello stesso contesto, dei pronomi tu e voi.
Nei primi testi in italiano18, tu e voi hanno posizioni contestuali che spiegano alcune differenze semantiche. Nelle
poesie della Scuola Siciliana (Giacomo da Lentini, Federico
II, Pier delle Vigne) luso dei pronomi allocutivi dimostra lappartenenza a contesti allocutivi diversi; quando si impone un
atteggiamento cerimonioso o distante, compare il pronome
voi, mentre, il tu usato nelle strutture allocutive familiari (penzando pur di voi, madonna mia, o intendi, bella,
quel che ti dico io - Contrasto di Ciclo dAlcamo).
Nel Trecento, la struttura binaria dellespressione pronominale della riverenza diventa stabile. Lidea del ritorno alle
forme e ai procedimenti latini allocutivi preoccup molto i
letterati del tempo. Nel Decamerone di Boccaccio, voi la
forma pronominale per rivolgersi al Papa o tra persone femminili o maschili appartenenti alle stesse categorie sociali.
Scrive, invece, al Petrarca, in latino, usando il pronome tu.
Nella Commedia, Dante usa abitualmente il tu, invece, il voi
viene rivolto a persone per cui mostra il massimo rispetto
(Siete voi, qui, ser Brunetto?, Inferno, XV, 30). Nello stesso
modo, Dante usa sempre tu rivolgendosi ai demoni e poi, nel
Paradiso, a Beatrice morta. Petrarca usa voi con Laura viva
(Che i be vostr occhi, donna..., Sonetto 3) e, dopo la sua
morte usa tu (Ma, tu, ben nata, che dal ciel mi chiami,
Sonetto 280).
Voi pu essere considerato una modalit adulatoria e
alcune personalit del tempo si sono ribellate contro luso
della seconda persona plurale, insistendo sul fatto che n
Cesare, n Augusto sarebbero stati i suoi iniziatori e forse
luso della seconda persona sarebbe stato mantenuto perch ai grandi piace ci che irrazionale e corrotto19 .
204
Il XIV secolo italiano anche quello della cortesia, concetto enormemente utilizzato nella poesia damore provenzale, lamour courtois. La cortesia si aggiunge alla grazia,
alla gentilezza, alla gioia, indicando una maniera galante di
parlare e di venerare una persona.
La cortesia una libera magnificenza, diceva
Francesco da Barberino in un manuale del XIV secolo, Del
reggimento e costume di donna.20 Questa magnificenza
riporta alla fine del secolo gli allocutivi astratti, cio sostantivi astratti che significano qualit attribuite allinterlocutore. Il
pi importante era signoria, formula basata sul concetto di
dominare, di possedere. Questo titolo si adoperava soltanto
nel rivolgersi a personaggi che rappresentavano il potere.
Signoria compare pi spesso nella corrispondenza cerimoniale, per esempio in una lettera, Esterolo Visconti si rivolge
al duca Francesco Sforza con questo allocutivo: La illustrissima Signoria me scrive.21
Accanto agli allocutivi astratti, il rivolgersi con voi in
pieno vigore nel XV secolo. Si potrebbe dire che luso cortigiano tende a generalizzare il riferimento alla forma astratta,
mentre luso letterario si sforza di tenere vivo il voi. In quanto allinfluenza spagnola, essa stata da alcuni esagerata e
da altri negata. Bruno Migliorini considera che, quando si
preferiva una forma allocutiva del tipo di Vostra Signoria,
rivolta a un Signore a cui questo titolo veramente, spettava,
linfluenza spagnola dubbia e limitata. Per, le regioni in cui
lusanza di dare del Signore , nel Cinquecento, pi diffusa,
sono quelle soggette alla Spagna, cio Napoli e la
Lombardia.
Nella seconda met del Cinquecento luso si cristallizza e
accanto a Vostra Signoria appare la forma pi rapida di
Vossignoria. Il momento pi difficile costituito dal passaggio dalla forma diretta a quella indiretta, luso della terza persona, nellespressione della riverenza. Lespansione del pronome della terza persona si diffuse in Spagna nella seconda
met del XV secolo e poi in Italia, tramite le corti. Di consequenza, questa maniera di parlare era in rapporto diretto con
il cerimoniale spagnolo e non si pu negare una certa
influenza spagnola. Molti letteratti del tempo consideravano
205
gli spagnoli molto pi modesti degli italiani e cos, non avrebbero potuto diffondere loro, in Italia, lallocutivo Signoria:
Onde chi dice che Spagnoli habbiano seminanti per tutti i
campi dItalia il nome di Signoria, ben dimostra di non aver
vista Spagna, n i suoi modestissimi costumi, diceva G.M.
Alessandri22.
Londata di cerimoniosit spagnola ha prodotto lespansione del Lei, ma lorigine della forma e il modo in cui si cristallizza sono in gran parte italiani. Il XVI secolo porta nellevoluzione del sistema pronominale riverenziale la pronominalizzazione degli allocutivi astratti, Signoria, Magnificenza,
Eccellenza per mezzo del dimostrativo femminile quella o del
pronome personale femminile ella o essa che non erano,
per, di uso colloquiale.
Un altro tipo di pronominalizzazione appare alla fine del
Cinquecento e rappresenta la consequenza delluso frequente delle formule nominali astratte, soprattuto Vostra
Signoria. Questa forma viene alterata e diventa un vero pronome allocutivo, del quale ci sono rimaste fino ad oggi
varianti dialettali: Vossgnuria (piemontese) e vussioria, vossuria (veneto). Questa alterazione vossignoria appartiene al
Seicento. Il Settecento il secolo della diffusione generale
del procedimento riverenziale indiretto.
Il Bembo mostra nelle Prose della volgar lingua che il
pronome allocutivo Lei era gi stabile nelluso comune. Le
forme ella, essa, quella erano spesso riprese anaforicamente dal pronome Ley (lei), a causa delluso, sempre pi frequente, dei pronomi obliqui come soggetti.
Il generalizzarsi di questa forma riverenziale durato fino
ai primi decenni dellOttocento. Nella seconda edizione dei
Promessi sposi, Manzoni sostituisce ella con lei nel 1840.
R. Lapesa nella sua Historia de la lingua espagnola
mostra che, fino al XVI secolo, tu costituiva in spagnolo un
allocutivo rivolto ad un inferiore o si usava tra eguali intimi, e
vos in altri casi. Nel XVI secolo si generalizza luso della terza
persona singolare. Accanto al solenne Vuestra Seoria e alla
sua riduzione fonetica Usia appare un pi comune uso allocutivo Vuestra Merced; merced un termine politico, modesto, usato con i cavallieri e i popolani, che, per riduzione
206
209
211
spazio cos ridotto e con un mosaico etnografico da sembrare una Torre di Babele 2 delle nazioni in cui gli italiani
ebbero un ruolo importante.
Per la sua posizione geografica, allincrocio delle grandi
vie di commercio e di spostamento delle genti, la Dobrugia
la prima tra le provincie rumene che entr nel lume della
storia 3. Se da un lato questa caratteristica caus i suoi
danni in quanto non propizia allo sviluppo di uneconomia di
produzione come nellentroterra europeo, daltro lato ne
trasse benefici considerevoli non solo legati ai ricavi dai servizi di dogana, ma soprattutto come ricchezza generale,
come influsso culturale, come valore politico 4, esteso alle
altre provincie rumene, la Moldavia e la Valacchia, determinanti per la loro configurazione come Stati nei sec. XIV e XV.
La storia del nostro commercio diceva Nicolae Iorga
una condizione necessaria per capire sotto tutti gli aspetti,
nella sua origine come nello sviluppo, la storia del nostro
popolo. Levoluzione economica fu favorita dallattivit
commerciale nel Mar Nero promossa dai genovesi che,
prendendo in loro possesso i porti alle foci del Danubio e al
Mare, promossero in una maniera sconosciuta prima 5, lesportazione di grano e altri prodotti di cui lItalia soverchiata di citt ne aveva bisogno sempre e in gran quantit 6.
Con il contributo dato alla Prima crociata, Genova fond
il suo impero coloniale dOriente. I primi insediamenti dei
genovesi a Constantinopoli risalgono al 1160, ma Bisanzio
permise alle navi genovesi di entrare nel Mar Nero solo un
secolo pi tardi, con il Trattato di Nymohaion (1261).
Secondo il Trattato il pretendente alla corona bizantina, limperatore Michele VIII Paleologo, otteneva laiuto di Genova
e i genovesi, in cambio, il predominio commerciale, ci che
fece comparire intorno al Mar Nero una serie di fiorenti
colonie genovesi, autonome o soggette ai signori e principi
locali, transformandolo per molto tempo da un Mare Maius
o Mar Maggiore, come era conosciuto in Italia, in un lago
genovese.
Le colonie genovesi erano vere e proprie roccaforti con
una capacit di difesa che poteva resistere ad ogni assalto,
anche da parte degli imperatori bizantini con i quali trattavano da pari a pari; avevano i propri governatori (podest) o
consoli eletti per un anno, nominavano i capitani e i cassieri
(massari) che tenevano i conti e gestivano gli affari della
colonia. Ogni colonia aveva la concessione di un quartiere
per le abitazioni e i magazzini, il privilegio della giurisdizione
propria ai consolati in materia civile, commerciale e correzionale. La loggia era labitazione del console, ma anche il
212
centro politico, commerciale e giuridico. Il potere commerciale e politico dei genovesi si estendeva da Pera a
Sevastopoli, dal Bosforo al Caucaso, ma linfluenza commerciale e culturale superava di molto le frontiere del dominio politico. Insediati alle foci del Danubio e padroni dei principali porti del Mar Nero, i genovesi avevano rapporti con i
piccoli stati litoranei e con molti stati dellinterno. Nel 1392 i
genovesi di Pera mandavano dei messaggeri dal re
dUngheria e dal Signor Principe della Valacchia; negozianti come Giuliano di Finario e Giovanni Daniele si trovavano in Valacchia; cerano seri contatti con i polacchi, ma
ancor pi saldi con i paesi rumeni, soprattutto con la
Moldavia in quanto i genovesi dimoravano a Suceava e i
rumeni soggiornano a Caffa e Pera. Le citt genovesi e
rumene facevano scambi di merci. Troviamo lamentele a
Genova contro i moldavi e a Suceava contro i genovesi per
interessi commerciali.
Dopo la caduta di Costantinopoli (1453) i turchi volevano
impadronirsi di tutto il Mar Nero e trasformarlo in un mare
turco, aperto solo alle navi commerciali e da guerra del
Sultano. Per fare questo dovevano abbattere per due
potenti concorrenti: Genova, che resister ancora fino al
1475, e la Moldavia, che cade nel 1484.
Cadendo Caffa, la capitale dellimpero coloniale genovese, caddero anche le colonie vicine. Molte famiglie genovesi rimasero sul posto. Si trattava non di popolani, ma di
gente agiata che, un tempo, sotto i tartari, era stata laristocrazia dei consiglieri principeschi, diplomatici e negozianti.
Giovanni Botero, scrittore e gesuita, nelle sue missioni
alla fine del XVI secolo sembra abbia incontrato alcuni dei
discendenti di questi genovesi e cita nomi quali: Spinola,
Doria, Grimaldi.
Sappiamo che molti di loro avevano dimenticato la lingua, parlavano la lingua dei nuovi padroni, si vestivano come
i tartari, ma avevano conservato la religione cattolica e mandavano i figli a studiare nei seminari romani; qua e l si era
conservata anche la vecchia chiesa italiana. Alla stessa
epoca, papa Gregorio XIII (1572-1585) mandava due frati per
lassistenza religiosa ai genovesi di Tartaria, che allinizio del
secolo dovevano essere stati molti dato che nel 1504 richiedevano preti assaissimi. Nel 1513 sono menzionati tre
genovesi di Caffa, Agostino de Garibaldi, Ghizuflo (Ghisuflo)
e uno sconosciuto, che mediano la pace tra il Khan e la
Polonia. Agostino fu nominato cavaliere dal re Sigismondo il
16 luglio 1514. Lo stesso anno, il 1513, sulla pietra tombale
di Lanfranco Zaccaria, figlio di Angelo, morto a Caffa il 1
213
tutto alla tradizione di apertura verso le altre culture acquisita in epoca romana, continuata sotto i greco-bizantini, rimasta nel substrato e manifestata ogni qualvolta nuovi arrivati,
rimasti spesso alle spalle dei conquistatori, si aggiungevano
alla popolazione stabile.
La razza bianca e la razza gialla; indoeuropei, semiti e
mongoli; latini, germanici e slavi; cristiani ortodossi, cattolici
e protestanti accanto a musulmani ed ebraici: un Europa e
unAsia in miniatura; un gigantesco museo etnografico
vivo9. Cos si presentava la Dobrugia nel 1878 e la fortuna
della sua rinascita sta nel fatto di essere annessa dallo Stato
rumeno, in virt del suo diritto riconosciuto ufficialmente
dalle grandi potenze europee (Trattato di Berlino), non come
una semplice aggiunta di territorio, ma soprattutto come un
apporto di valori che potrebbe armonizzarsi con lintero di
cui sarebbe andata a far parte. La Proclamazione di Re Carlo
I, del novembre 1878, agli abitanti dogni nazionalit e religione che saranno dora in poi, dipendenti di uno Stato in
cui la vita, lonore e la propriet privata sono sotto il segno
di una Costituzione, che ce la invidiano molte nazioni straniere la pi bella pagina da frontespizio dei documenti
della Dobrugia moderna, un programma che contiene in
nuce i principi di organizzazione delle istituzioni10 di cui si
terr conto allelaborare delle future leggi, incominciando
dalla Legge per lorganizzazione della Dobrugia del marzo
1880, denominata da Mihail Kogalniceanu la Costituzione
della Dobrugia; pubblicata sulla stampa francese, inglese,
italiana e tedesca che trover positivi giudizi nellambito politico europeo proprio per il modo di trattare la questione delle
etnie.
Per la sua funzione di porta di passaggio da Nord a Sud
tra i Carpazi e il Mare, la Dobrugia conobbe molteplici cambiamenti politici e una successione di culture. Nel paesaggio
colorato delle etnie, solamente gli italiani, i tedeschi e gli
ebrei notava C. Bratescu non sono entrati in seguito a
conquiste di guerra o unimportante migrazione di genti.
Sono semplici coloni, numericamente disparenti, portati in
queste parti da circostanze economiche. J.J. Nacian scriveva nel 1886 che tra le nazionalt di razza latina, gli italiani
sono gli unici che emigrarono in Romania di buona voglia e
suggeriva come soluzione per la spopolata Dobrugia i coloni
italiani in quanto solo loro presentano le migliori garanzie11.
Nella seconda met del XIX secolo alcuni proprietari terrieri, uomini politici e di cultura, affascinati dallItalia, cuore
della civilt europea, non solo per la cultura, ma anche per
lorganizzazione istituzionale ed economico-amministrativa,
215
219
Note
Bibliografia generale
220
ELEONORA CRCLEANU
Universit A.I. Cuza
(Jassi)
Francesco Petrarca,
precursore dellumanesimo
italiano e la sua influenza
in Romania
I convegni come questo
hanno il merito di stimolare nuove
ricerche o opportuni recuperi e,
allo stesso tempo, di offrire bilanci e sintesi.
Per quanto ci riguarda abbiamo scelto di seguire le tracce della presenza del precursore dellumanesimo italiano,
Francesco Petrarca, nella cultura rumena e, sullo sfondo
della maggiore o minore apertura di questa verso la cultura
europea, di rilevare quando, quanto e come fu conosciuto il
poeta aretino dai lettori del nostro paese.
Prima di occuparci dei due aspetti pi importanti della
ricezione, quello delle traduzioni rumene di Petrarca e quello degli studi a carattere specifico che gli furono consacrati
nel tempo, da critici e italianisti rumeni, ricorderemo una
serie di menzioni, riferimenti, note ed esemplificazioni scoperte in seguito ad unattenta indagine, in testi che non
riguardano direttamente il poeta, ma che ne dimostrano la
conoscenza e lassimilazione graduale da parte dei rumeni.
probabile che, prima delle pi antiche testimonianze
scoperte a partire dalla seconda met del secolo XIX, il principe valacco Petru Cercel oppure il siniscalco Constantin
Cantacuzino e soprattutto i rappresentanti della Scuola
Transilvana, che si fermarono per lunghi periodi di tempo in
Italia, sia per studi sia per altri interessi, ne avessero pronunciato il nome in varie occasioni.
Fatto sta che il primo rumeno ad affidare alla carta il
nome di Petrarca fu Ienachita Vacarescu.
Nella Prefazione del lavoro Observatii sau bagari de
seama asupra regulilor si ornduielilor Gramaticei romnesti
(Vienna, 1783), lautore ritiene come perfetti i versi del
Tasso, dellAriosto, del Petrarca e del Metastasio1.
Da questa data (1783) al momento in cui il poeta italiano
comincia veramente a penetrare nella cultura rumena, passer un altro mezzo secolo.
221
1872) altri due sonetti di Petrarca (XXXVI e CVI) nella traduzione di Sava N. oimescu.
Il moldavo George Panu traduce e pubblica su Convorbiri
literare (Jassi, VII, 1873) tre poemi, tra cui il famoso Solo e
pensoso i pi deserti campi - XXXV. Quasi nello stesso periodo, il transilvano Aron Densuianu d la prima variante rumena della canzone patriottica Italia mia - CXXVIII, su Orientul
latin (Brasov, I, 1874). Theodor M. Stoenescu, a sua volta,
firma la traduzione di un sonetto petrarchesco, difficilmente
identificabile a causa della libert della traduzione, pubblicato
su Literatorul (Bucarest, II, 1881).
Dal 1888 al 1891 sulla rivista Familia, il transilvano Ioan
Bocanici(u) traduce un madrigale - LII e un numero di venti
sonetti tra cui non mancano: Pace non trovo e non ho da far
guerra - CXXXIV, Erano i capei doro a laura sparsi - XC e
Non Tesin, Po, Varno, Arno, Adige e Tebro - CXLVIII.
Ancoroggi ci impressiona lo sforzo di Grigore N. Lazu di
dare alla cultura rumena, in traduzione, unantologia della
poesia delle varie letterature del mondo16. In questa laboriosa opera del traduttore di Jassi, il Petrarca presente solo
con il sonetto Levommi il mio pensier in parte overa - CCCII.
Un solo poema dellopera dellillustre italiano traducono
anche Lucian Bolca (Fontana di dolore, albergo dira CXXXVIII, su Familia, 1896), Nicolae Iorga (Italia mia, su
Floarea dorurilor, 1905), Mihai Dragomirescu (In qual parte
del ciel, in quale idea - CLIX, nel manuale di testo Poetica
per la seconda media, Bucarest, Steinberg, 1906).
Nel terzo decennio del Novecento il numero dei traduttori di Petrarca aumenta notevolmente. Antonian Nour pubblica sulla rivista Ramuri (Craiova, XVI, 1922) la versione
rumena di un sonetto (I son gi stanco di pensar s come LXXIV) e di due madrigali (Or vedi, Amor, che giovinetta
donna - CXXI e Nova angeletta sovra lale accorta - CVI).
Nello stesso anno, vengono pubblicati a Roma tre sonetti del
Petrarca: uno nella traduzione di Alexandru Rally (Voglia mi
sprona, Amor mi guida e scorge - CCXI) e due nella traduzione di N. Stanescu (Solo e pensoso i pi deserti campi XXXV e Zefiro torna e l bel tempo rimembra - CCCX). Vanno
menzionati ancora Ioan Cioranescu con la traduzione del
sonetto Samor non , che dunque quel chio sento? CXXXII) su Sburtorul literar, 1926, e J. Leonard con un
sonetto e una canzone in veste rumena (Benedetto sia l
giorno e l mese e lanno - LXI e A qualunque animale alberga in terra - XXII) pubblicati su Roma, 1927.
Traduzioni sporadiche come quelle elencate sopra, sparse su vari periodici, continueranno ad essere pubblicate17.
224
del ministro dItalia dellepoca, Gabriele Preziosi) riguardante Il Convegno Petrarchesco di Arezzo (26 novembre 1928) /
Congresul petrarchesc din Arezzo, informando, in questo
modo, il pubblico rumeno su ci che vi era di nuovo nellesegesi petrarchesca europea. Da ricordare, inoltre, che R.
Ortiz rimane il primo ricercatore che abbia stilato la bibliografia del Petrarca in Romania27.
Nicolae Iorga storico, filosofo, critico e scrittore, che
per il nostro paese ha avuto limportanza goduta in Italia da
Benedetto Croce dedica due lavori al Petrarca. Nella Istoria
literaturilor romanice in dezvoltarea si legaturile lor28 (Storia
delle letterature romanze nel loro sviluppo e nei loro legami),
occupandosi dettagliatamente di alcuni sonetti petrarcheschi, i cui versi cita in originale, formula opinioni e impressioni personali, non incontrate in precedenza nei lavori di altri
critici, cos come ci abitua, a giudicare la poesia di tutti i
poeti conosciuti. Sulla linea della massima originalit siscrive anche la Commemorazione di Francesco Petrarca presso
lAccademia Rumena (pubblicata in Memorie dellAccademia Rumena, sezione di storia, S III, T IX M IX, 1929)29,
una memorabile conferenza, piena di suggerimenti, di cui i
futuri interpreti dellopera petrarchesca dovranno tener
conto. Il nostro grande letterato la presenta in occasione dellanniversario dei 625 anni dalla nascita del Petrarca.
Nello stesso periodo, un nostro grande linguista, Iorgu
Iordan, dedic a Francesco Petrarca un significativo studio,
nel quale delinea il posto di unimportanza enorme che
spetta al poeta italiano nella cultura universale30. In accordo
di opinioni con i pi acuti critici italiani del tempo, lautore
sostiene che Petrarca il primo europeo che riesce a liberarsi dalle catene della intollerante societ medievale. Per
mettere in risalto il modernismo petrarchesco, il ricercatore
fa unanalisi psicologica della personalit del poeta, ricordando spesso, laltro gigante della cultura italiana, Dante
Alighieri, lultimo uomo con cuore medioevale. Lamore per
la natura e per la patria, la continua irrequietezza, lintrospezione come anche la coscienza del proprio valore e la sete di
gloria sono altrettanti aspetti della modernit dellanima
petrarchesca menzionati qui dallesegeta.
Tra i ricercatori istruiti alla scuola di Ramiro Ortiz si annovera anche la nota italianista Anita Belgiugeanu, autrice, tra
laltro, della prima Storia della letteratura italiana (gi citata),
in cui il posto del Petrarca, come gli spettava, un posto di
primo piano. Nel 1934, sotto la sua firma, stampato lo studio comparato: il Leopardi petrarchista? / Este Leopardi
petrarchist?31 In questo lavoro, basando la propria analisi su
228
numerose citazioni tratte dallopera dei due poeti, la ricercatrice rileva che nessuno abbia capito, abbia ammirato di pi
larte del Petrarca e non labbia continuata in modo pi brillante del Leopardi.
Il pellegrinaggio alla tomba e alla casa del Petrarca in
Arqu (nei pressi di Padova) occasione per Alexandru
Marcu di scrivere e pubblicare un ampio articolo32. Oltre
allesposizione generale della vita, lesegeta, seguendo lopera petrarchesca, distingue pi cicli nellesistenza spirituale del poeta italiano: da una crisi acuta in cui prevale il conflitto tra aspirazioni e possibilit, ad una forte esperienza
mistica, fino al tempo delle rassegnazioni, di cui trattano
molti testi di ovvio carattere moraleggiante.
La rivista Studi italiani, diretta dal famoso italianista
sopra ricordato, pubblica, nel 1941, le seguenti opere. O
tem comun lui Petrarca i lui DAnnunzio (Un tema comune al Petrarca e a DAnnunzio) di Maria Elena Coand, ntre
Petrarca i Ronsard (Tra Petrarca e Ronsard) di Tatiana
Slama e Momentul Matelda i momentul Laura (Il momento
Matelda e il momento Laura) di Emilian Nuc. Largomento
trattato con seriet e competenza. Questi tre contributi inseriscono la prosa petrarchesca rumena nella zona del comparatismo che, allepoca, cominciava a farsi sempre pi presente nel nostro insegnamento universitario.
Sulla stessa rivista, viene pubblicato nel 194333 un saggio
interessante firmato da Ion Ptracu: ntre canona
Standomi un giorno solo alla finestra i I trionfi del
Petrarca. Partendo da unidea del critico italiano Francesco
Pacquaglio, secondo il quale tra i testi menzionati esisterebbe un legame, lautore dimostra che le sei strofe della canzone CCCXXIII non sono altro che un piano allegorico dei sei
Trionfi. Si sottolinea, in questo modo, nellarte del Petrarca la
capacit di intrecciare, nella suddetta canzone, lallegoria
delle virt di Laura con lallegoria - piano / schema dei
Trionfi.
Nella sua sostanziosa Prefazione (Cuvnt introductiv) alla
traduzione dei Sonetti del Petrarca del 1959, Lascar
Sebastian realizza un ampio profilo del poeta. Dopo averlo
collocato nellepoca, presenta ai lettori, in una perfetta armonia, la vita e lopera. Anche se molti degli aspetti menzionati
nella prefazione erano gi noti al pubblico rumeno dalle esegesi anteriori, essa ha un ruolo importante negli studi dedicati al Petrarca.
George Clinescu ricorda spesso il nome di Petrarca
nella sua opera. Intimamente legato alla sua formazione di
italianista, egli scopre aspetti comuni fra diversi scrittori
229
Note:
(1) Apud R. Ortiz, Per la storia della cultura italiana in Romania, Bucarest,
Socec, 1926, p. 236.
(2) Cf. N.I. Apostolescu, Linfluence des Romantiques franais sur la posie roumaine, Paris, Champion, 1909, p. 265.
(3) Ibid., pp. 373-374.
(4) Ramiro Ortiz, Istoria literaturii italiene, Bucarest, Lito-Latina, 1922.
(5) Anita Belciugeanu, Curs de istoria literaturii italiene, Bucarest, Casa
coalelor, 1923.
(6) Liberale Netto, Storia della letteratura italiana, Bucarest, Casa coalelor, 1943.
(7) Alexandru Marcu, Istoria literaturii italiene, Bucarest, Fundaia
Cultural Regal, 1944.
(8) Edgar Papu, Evoluia i formele genului liric, Bucarest, Editura pentru
Literatur, 1971.
(9) Zoe Dumitrescu-Buulenga, Renaterea. Umanismul i dialogul artelor, Bucarest, Albatros, 1971.
(10) Adrian Marino, Dicionar de idei literare, Bucarest, Eminescu, 1973.
(11) Ovidiu Drmba, Istoria culturii i civilizaiei, Bucarest, Editura tiinific
i enciclopedic, 1984.
(12) Nina Faon, Istoria literaturii italiene, Bucarest, Editura tiinific,
1969.
(13) Alexandru Balaci, Storia della letteratura italiana. Duecento Trecento, Bucarest, Editura Didactic i Pedagogic, 1962.
(14) Cf. Ramiro Ortiz, Per la fortuna del Petrarca in Romania (1783-1928),
n Roma, Bucarest, 1930.
(15) Si veda Gh. Asachi, Opere, edizione critica e prefazione di N.A. Ursu,
Bucarest, Editura Minerva, 1973.
231
(16) Grigore N. Lazu, Traduceri libere i imitaiuni de Poezii antice i moderne din Orient i Occident, 2 volumi, Iai, Fraii Saraga, 1894.
(17) Ricordiamo, ad esempio, la variante rumena di Italia mia (Cntecului
Italiei), realizzata da Lucian Blaga, nel volume Din lirica universal, Bucarest,
E.P.L.A., 1975 e la rielaborazione fatta da N.N. Manolescu al poema di
Petrarca intitolato Moartea Laurei, in Recreaii, Buzu, Editura Herald, 1939.
(18) Si veda Petrarca, Rime de dragoste, traduzione dallitaliano di Lascr
Sebastian, con una premessa di Al. Marcu, Bucarest, Institutul de cultur italian, 1933.
(19) Cf. Petrarca, Sonete, traduzione, premessa e note di Lascr
Sebastian, Bucarest, Editura Tineretului, 1959.
(20) Petrarca, Rime. Traduzione, cura dellantologia, note e cronologia di
Eta Boeriu. Premessa di Alexandru Balaci, Bucarest, Editura Univers,
MCMLXX; 2 edizione, 1974; 3 edizione, 2003.
(21) Si veda Sonetul italian n Evul Mediu i Renatere, Bucarest, Minerva,
1970, pp. 88-149.
(22) Petrarca. Ronsard. Cntec de inim ndrgostit, selezione e traduzione di Pavel Darie, prefazione di Nicanor Rusu, Chiinu, Literatura artistic,
1989; Petrarca - Sonete, traduzione di Nicanor Rusu, Bucarest-Chiinu,
Litera internaional, 2003.
(23) Segnaliamo lapparizione di un libro sperimentale Oskar Pastior, 33
poeme cu Petrarca, Bucarest, Editura Fundaiei Culturale Romne, 2000 diverso in quanto alla struttura (i 33 sonetti petrarcheschi appaiono come di seguito: su una pagina, in alto, il sonetto in italiano e, in basso, la traduzione di
Eta Boeriu; sullaltra, la trasposizione in prosa del contenuto del relativo poema prima in tedesco e poi in rumeno), che, pur non avendo portato nulla di
nuovo allesegesi petrarchesca, richiama lattenzione sul poeta aretino.
(24) Nel 1995 appare una nuova variante rumena di questopera:
Francesco Petrarca, Taina mea sau despre zbuciumul pasiunilor mele, traduzione di Mircea Platon e Alina Horvath, premessa di Victor Develay, Iai, Agora.
(25) Sui legami di G. Asachi con lItalia cf. Claudio Isopescu, Il poeta
Giorgio Asachi in Italia, Livorno, Raffaello Giusti, 1930 e Luminia Beiu-Paladi,
G. Asachi: O motenire de optsprezece secoli perdut, in Romantismul italian
i literatura romn a secolului al XIXlea, Bucarest, Minerva, 1982, pp. 23-50.
(26) Il discorso fu pubblicato in Roma, VIII, 1928, fasc. 4, ottobre-dicembre.
(27) Cf. Ramiro Ortiz, Per la fortuna del Petrarca in Romania (1783-1928),
in Memoriile Academiei Romne, Seciunea Literatur, tom V, 1929-1930.
Questo studio, a prescindere da alcune omissioni inerenti, ha facilitato lelaborazione della nostra ricerca, specialmente per i primi due decenni.
(28) Nicolae Iorga, Istoria literaturilor romanice n dezvoltarea i legturile
lor, Bucarest, Editura Pavel Savu, 1920, vol. I, pp. 264-265 i 268-282; si veda anche la 2 edizione, cura, note e prefazione di Alexandru Duu, Bucarest,
E.P.L.A., 1968, vol. I, pp. 319-320 i 323-339.
(29) Questa conferenza fu inserita in Nicolae Iorga, Portrete i comemorri, Bucarest, Alcalay, 1936.
(30) Cf. Iorgu Iordan, Francesco Petrarca in Omagiu lui Ramiro Ortiz,
Bucarest, 1929.
(31) Il lavoro di Anita Belciugeanu appare in Studii italiene, continuatrice della rivista Roma, che mirava a diffondere la cultura italiana in
Romania.
(32) Al. Marcu, Arqu. Petrarca del ciclo: Acas la marii Italieni, in
Universul literar, 1940.
(33) Nello stesso anno Jean Livescu pubblica Deutscher Petrarkismus, in
18 Jahrhundert.
(34) Cf. G. Clinescu, Scriitori strini, Bucarest, Editura pentru Literatur
Universal, 1967.
(35) Si veda A. Balaci, Modernitatea poeziei lui Francesco Petrarca in
Studii italiene, Bucarest, Editura de Stat pentru Literatur i Art, 1958, pp.
69-84; Scriind despre Francesco Petrarca in Studii italiene IV, Bucarest,
Editura pentru Literatur Universal, 1968, pp. 51-64; Francesco Petrarca,
Bucarest, Editura Tineretului, 1968.
232
233
HORIA DUMITRESCU
Universitatea din Piteti
(Romania)
Umanismul n literatura
religioas romneasc
din Evul Mediu
235
limba lor, numai noi rumnii n-avem scrie el n 1570, n epilogul Psaltirii romneti de la Braov. Cu aceleai cuvinte
mitropolitul Teofil al rii Romneti ncepe predoslovia
Pravilei de la Govora din 1640-prima carte romneasc
ieit de sub tipar sub Matei Basarab.
Conductorii politici i mai ales ierarhii romni ai acestei
perioade sunt bine ancorai n Europa umanist, spiritul
acestei micri fiind prezent n toate provinciile romneti.
n sensul activitii lui Coresi merg, n secolul urmtor (al
XVII-lea), n primul rnd eforturile mitropoliilor Varlaam al
Moldovei i Simion tefan al Ardealului.30
Epoca lui Vasile Lupu n Moldova i a lui Matei Basarab
n Muntenia rupe bariera dintre poporul romn i viaa cultural din Occident i duce la decderea culturii slavo-bizantine i la nflorirea literaturii noastre istorice i religioase.31
Mitropolitul Varlaam al Moldovei deschide irul traducerilor n limba romn a unui numr mare de cri religioase
att n secolul al XVII-lea ct i nceputul secolului al XVIIIlea, limba acestor scrieri capt puterea de expresivitate pe
care nu o gsim n secolul al XVI-lea.32
El scoate din teascurile tiparului una dintre cele mai
importante lucrri din istoria vechii culturi romneti,
Cazania, aprut la Iai, n 1643; n istorie mitropolitul
Varlaam rmne ca unul din marii ctitori ai culturii noastre i
unul din creatorii limbii literare romneti.33
Nu putem trece cu vederea pe mitropolitul Petru Movil,
a crui activitate este strns legat de micarea cultural
din rile Romne, dar i de nfiinarea colii superioare de
la Iai (1640)- condus de celebrul nvat Sofronie
Poceapski.
Vasile Lupu nsui, n 1643, adreseaz Cartea
romneasc de nvtur la: toat seminia romneasc,
pretutindere, ce se afl pravoslavnici ntr-aceast limb.
Mitropolitul Dosoftei a fost fr doar i poate ierarhul
romn care a revoluionat prin activitatea larg,
cuprinztoare i susinut, opera de traducere a principalelor cri de cult n limba romn, desprindu-se de influena
slavon incomprehensibil.34
Mitropolitul Dosoftei, adpndu-se din izvoarele autentice ale Ortodoxiei, ncepe munca grea pentru introducerea
limbii naionale n biseric.
Munca lui Dosoftei, att ct o avem, reprezint pentru
istoria culturii noastre vechi un mare pas nainte, el fiind primul ierarh al principatelor care a deschis drumul limbii
romneti ctre altarul bisericii.35
Psaltirea mitropolitului Dosoftei (1624-1693), tiprit la
239
Bibliografie selectiv:
241
Note:
242
243
DAIANA FELECAN
Universitatea de Nord
(Baia Mare)
Opera primilor dramaturgi
romni ntre Orient i Occident
245
mprumutarea modei occidentale. Fundamentele vieii publice i private s-au schimbat n cteva zeci de ani: (...) s-a trecut de la anteriu, ceaciri i ilic la jachet, pantalon i joben;
de la scundele divanuri orientale, aezate n lungul pereilor,
la interiorul european, conceput pentru oamenii care muncesc, nu pentru cei ce-i ofer doar volupti2. Astfel, n toate
mediile culte, limba greac i moravurile orientale vor fi substituite de supremaia limbii franceze i obiceiurile pariziene.
Pe lng argumentul originii, funcionarea Franei ca
model de exemplaritate pentru romni a fost susinut i de
factori politici, de autoritatea veacului luminilor, de cltoriile de studii efectuate de tinerii intelectuali romni, de preceptorii francezi n casele boiereti.
Pompiliu Eliade3 realizeaz tabloul strii societii
romneti sub exercitarea etapelor influenei franceze.
Diagnosticarea situaiei este fcut sine ira et studio, ns aa
cum autorul nelegea aceast atitudine, fie cu exagerarea, pe
alocuri, a profilului unei societi barbare, care se scutur
acum de anonimat, cerndu-i nscrierea n circuitul cultural, fie
cu ngduina exercitat ctre un popor sortit s rmn atta
timp n ignoran i nvat s-i cultive gustul pentru aparene
strlucitoare, dup modelul fanarioilor care l-au asuprit. Astfel,
e de neles blocarea lui, la contactul cu civilizaia Franei, n
nivelul formelor exterioare, al culorilor i al zgomotului.
Prin urmare, franceza era limba la mod a protipendadei.
Cunoaterea ei varia ns, de bun seam, n funcie de
treapta ocupat de clasele sociale avute. Boierimea se folosea de ea ca limb de conversaie curent i n coresponden. Mica boierime nzuia s se in i ea n pas cu moda
vremii sau, cel puin, simea nevoia s amestece expresii
franuzeti n limbajul familiar...4.
Cele mai afectate i mai ahtiate dup formele pariziene
au fost, dup cum era de ateptat, femeile: Cu cteva
decenii nainte ca boierii s-i fi prsit cu totul calpacele
stnjenitoare sau uriaii alvari orientali pentru plria i
pantalonul european, femeile adoptaser cele mai excentrice mode ale Franei...5. Limba francez devine secretul
manierelor alese. Impactul acesteia este puternic i n ceea
ce privete formulele de adresare: cucon, cucoan, jupn,
jupneas, chir, chera, vor fi nlocuite cu noile madam(),
demoazel(). Boierii nu-i vor mai spune doar arhonda, ci i
mon cher. Ptrund cuvinte pentru care nu exista un echivalent n limba romn: soarea, mod, bal etc.
Aa cum artam, datoria de a ti franuzete o au mai
ales femeile. De aceea, educaia n acest sens va fi mediat
de dou personaje indispensabile de acum nainte: guver246
Elenca:
Ascult, m er Luxandra, a vrea s m plimb pe pod,
-apoi s stau cu caleasc la madam marand de mod
Voi s-mi fac o plrie, cu blonduri i an velur,
Cci mi vine a merveliu cu boaua d samur (p. 96)8
Luxandra:
n jurnalu dup urma, e ceva deosebit,
D abor o demoazela, cn se afl an vizit
Este de bonton la mod s aib capot deschis,
n mn cu portofeliu i cu beiader nchis.
Iar cnd mergem la plimbare, voale verzi ne trebuiesc,
Ba de soa i bodine ca-n jurnalu franozesc. (p. 96 - 97)
248
Note:
(1) Scrieri alese, ed. ngrijit i prefaat de Dan Simonescu, Bucureti,
1955, vol. I, p. 146 apud Paul Cornea, Oamenii nceputului de drum. Studii
i cercetri asupra epocii paoptiste, [Bucureti], Editura Cartea Romneasc, 1974, p.53.
(2) Paul Cornea, op. cit., p. 49.
(3) Influena francez asupra spiritului public n Romnia. Originile.
Studiu asupra strii societii romneti n vremea domniilor fanariote,
Ediia a II-a integral i adugit, Bucureti, Editura Humanitas, 2000.
(4) tefan Munteanu, Vasile D. ra, Istoria limbii romne literare.
Privire general, Ediie revizuit i adugit, Bucureti, Editura Didactic i
Pedagogic, 1983, p. 205.
(5) Pompiliu Eliade, op. cit., p. 294.
(6) Doina David, Sinteze de limb literar, II, Timioara, Universitatea
din Timioara, Facultatea de Filologie, 1988, p. 40.
(7) Op. cit., p. 300 - 301.
(8) Citatele din operele lui C. Faca i C. Blcescu sunt extrase din Primii
notri dramaturgi, Ediie ngrijit i glosar de Al. Niculescu, Antologie, studiu
introductiv i note bio-bibliografice de Florin Tornea, [Bucureti], Editura pentru Literatur, 1960.
(9) tefan Munteanu, Probleme ale limbii romne literare n textul dramatic, Universitatea din Timioara, Facultatea de Filologie, p. 15.
253
254
OLIVIU FELECAN
Universitatea de Nord
(Baia Mare)
Lantroponimia rumena
tra Est ed Ovest
Tra i cambiamenti avvenuti nel
dicembre 1989 si contano anche
quelli della linguistica, che hanno
condotto allabbandono dellinfluenza orientale (comunista) e dalladozione delle denominazioni di
origine occidentale (democratica). Tra questi alcuni si sono
manifestati subito, tramite labbandono delle parole compromesse - tovar, - (di origine slava) - e la loro sostituzione da
equivalenti senza macchia - domn, doamn (eredit del latino); altre ebbero bisogno di un periodo pi lungo per naturalizzarsi: per esempio la sostituzione della lingua di legno da
un linguaggio naturale. Le autorit accademiche furono
costrette a raccomandare luso delle norme grammaticali che
precedettero lepoca comunista, e che fu bruscamente interrotto per lintervento brutale dei linguisti obbedienti al totalitarismo: per esempio, il ritorno, nel 1995, alla scrittura etimologica con la , a cui si aveva rinunciato quarantadue anni prima.
Nel campo dellonomastica si osservano dei mutamenti,
pi o meno significativi, a partire dalle denominazioni delle
istituzioni dello Stato (poliie invece di miliie; Serviciul
Romn de Informaii invece di Securitatea Statului) fino a
quelle di alcune fabbriche (Roman invece di Steagul Rou),
di localit (Oneti invece di Gheorghe Gheorghiu Dej) oppure la sostituzione dei nomi delle vie (Via Petre Dulfu invece di
Via Secerei; Via Iuliu Maniu invece di Via Ciocanului). Tutto
ci indica, non solo un cambiamento di regime o di percezione, ma soprattutto un orientamento dallEst, dal comunismo, verso lOvest democratico.
Quanto agli antroponimi, non si sono verificate modifiche
brusche dovute agli interventi delle autorit, bens graduali,
in seguito ai mutamenti intervenuti nella mentalit.
Il linguista A. Graur afferma, in Nume de persoane, che i
nomi ci sono una piccola parte della tradizione, della storia
del Paese e ci offrono informazioni sulla cultura e sul modo
di vita, in generale, su antenati [...] Grazie ai nomi delle per-
255
2. sportivi: Adrian Ilie (1997, 2001) - un calciatore romeno, Diego Armando Maradona - nome che illustra la preferenza dei genitori per il miglior calciatore argentino di tutti i
tempi, Maldini Ronaldo (2002) - combinazione tra i nomi di
due calciatori, Rivaldo (2002), Romario (1995, 1997, 1999,
2002), Ronaldo (2003) - tutti campioni mondiali - Totti (2002)
- calciatore italiano.
3. attori: Arnold (1991-1995; 1997, 2001, 2002), Bruce
(1991), Eric Robert (2000), Erik Robert (2002), Julia Roberta
(2001), Kevin (1998, 1999), Noris (1993, 1994).
4. a) protagonisti di films: Boby (1989, 1992, 1997, 1999),
Brenda (1993, 1995, 2002), Isaura (1990-1993, 1995), Izaura
(2003) - protagonista di telenovela, Pamela (1991, 1992,
1994-1997, 2001), Tobias (1997).
b) personaggi di telenovele: Antonio (1994, 1995, 1999,
2001-2003), Carlo Antonio (1997, 2001), Fernando (1996,
1998, 2000), Giulia (1995-1998, 2002), Orlando (1994, 1997,
2001), Roberto (1995, 1996, 1999, 2000, 2002), Rosalinda
(1999-2003) etc.
5. personaggi di libri famosi: Beatrice (1992, 1993, 1995,
1996, 1998-2000, 2003) (Divina commedia, Dante),
Casandra (2003) (personaggio mitologico greco), Julieta
(1989, 1990), Medea (2002) - della tragedia greca, Romeo
(1989, 1991, 1997, 1998, 2003), eherazada (2001).
6. fotomodelli: Naomi (1990, 1991, 1994, 1999, 2001,
2002). possibile che vi siano anche altri nomi ispirati al
mondo della moda, ma non sono tanto diffusi come nel caso
della celebre fotomodella di colore.
7. personaggi storici o politici: Antonio Cezar (2000),
Darius (2002), Franco (2001), Julius Cezar (2002). Questa
categoria dominata dai grandi personaggi del mondo antico.
8. personalit della vita pubblica e mondana: Adelin
Petrior (2002) - giornalista alla Tv Antena 1, Brianna (2000)
- principessa romena, Daiana (1994-2003) - principessa
inglese; Lisa Maria (2002) - la figlia di Elvis Presley, Priscila
(1994, 1995) - la moglie di Elvis Presley.
9. bande musicali o famose marche occidentali: Iris
(2002, 2003), Nike (2000), Stefanel (2003).
10. geografia: Argentina (1989, 1992, 2000), Columbia
(1992), Florena (1995), India (2002), Spania (2003).
11. botanica: Codru (1989), Crengua (1989), Crinu
(2002), Dafin (1991), Frgua (1992, 1993, 1995), Garoafa
(1994), Garofia (1994), Lcrmioara Murua (2003), Lmia
(1992, 2003), Mlin (2002), Mlina (2002), Orhidea (1992),
Strugurel (1990, 1993, 1995, 1999), Trandafir (1990, 1991,
2002), Trandafira (1989); la maggior parte di questi nomi
260
9. lintroduzione della h che pu o no influenzare la pronuncia: Sara / Sahra / Sarra, Saa / Sasha.
10. lattaccamento della s alla fine della parola: Luca /
Lucas.
Un fatto linguistico interessante il mutamento del genere dei sostantivi propri, tanto maschili, quanto femminili.
Questa tendenza costante nella lingua rumena a partire
dalla seconda met del XX secolo: Irinel<Irina,
Laviniu<Lavinia, Loredan<Loredana, Otilian<Otilia, Rada<Radu, Ramon<Ramona. Nellultimo periodo, la tendenza
si accentua e si trasferisce ai nomi dorigine occidentale.
Cosi, appaiono dei sostantivi propri femminili: Darvinia
(1991, Darwin), Edwina (1997,Edwin), Richarda (1994,
Richard), o maschili Adin (1996, Adina), Cameliu (2002,
Camelia), Laviniu (2002, Lavinia), Loren (1992, 2000, Lorena),
Roxan (1989, Roxana), Violin (1996, Violina). Bench strani,
questi nomi sono meno ridicoli di quelli diffusi dopo il 1995,
che rumenizzano alcuni nomi dorigine occidentale.
Abbiamo scoperto degli antroponimi femminili Jena (1995),
Julia (1999), Mery (2002, ingl. Mary), Selina (1995, probabilmente fr. Cline), Sindia (1997, probabilmente ingl. Cindy),
arlota (1997, fr. Charlotte) o antroponimi maschili: Antoni
(1997), Gimi (2001), Giulian (2001), Geane (1998) / Geani
(1995) / Jani (1998) / Jeani (1997); gli ultimi caratteristici
alletnia zingara.
Un altro errore consiste nella scrittura secondo la pronuncia di alcuni nomi occidentali, come nel caso di
Geovanna (2002), scritto con la -e- non con la -i- come in italiano, oppure invece di Gerhard, con la -d-, Gerhart, con la t- finale.
Interessante anche la ripartizione etnica dei nomi, condizionata dalle condizioni sociali. In genere i rumeni, gli
ungheresi, i tedeschi, gli ebrei conservano i nomi tradizionali ai quali aggiungono quelli presi in prestito dallestero grazie allinfluenza dei mass-media.
Abbiamo cos nomi:
- rumeni: Adrian, Andrei, Cristian, Dana, Maria, Mihai etc.
- ungheresi: Eniko, Erika, Istvan, Laszlo, Zoltan, Zsolt
- tedeschi: Manfred, Ralf, Rudolf
- ebraici: David, Rahela, Samson.
Letnia zingara ha nomi tradizionali (Baronica / Baronia,
Cristofor, Strugurel, Trandafir, Trandafira, Voinicel), ma anche
altri nuovi presi da films, oppure da melodie alla moda. Di
conseguenza sono nati antroponimi come: Geane Damian
(2000), Izaura (2003), Marimar (2002), Rebeka Rosalinda
(2000), Romina (2002), Samanta (1994), Spania (2003),
263
265
VALERIUS M. CIUC
Universitatea A.I. Cuza
(Jassi)
Jus naturale n opera
umanistului romn
Dimitrie Cantemir.
Un syllabus romanistcomparatist
267
In forme diferite, ideea mai sus artat, aceea a diferenierii destinale a conductorului de condui este reluat n
capodopera sa, de mare strlucire i apreciere european,
Incrementorum et decrementorum aulae Othomannicae8,
dar i n Hronicul vechimii romno-moldo-vlahilor i, mai cu
seam, n lucrarea care semnific totodat intrarea n preiluminism9 sau modernitate a literaturii romne, i, totodat,
deschiderea, i la noi, a pavimentului gloriei10 omului de litere, Descriptio Moldaviae.
In toate aceste forme de clamare a monarhiei luminate
se observ, ca un leit-motiv, respingerea tentaiei despotismului, tiraniei, voinei dictatoriale n conotaiile ei peiorative
de arbitrariu i abuz de putere pentru c, spune el, acolo
unde tirania stpnete, acolo dreptatea se izgonete; aa
unde dreptatea mprete, toat strmbtatea nici s
numete.11
Dar, tot n spirit jusnaturalist antic, romanist, el i ancoreaz convingerea c statul bine guvernat este unul fericit, n
armonie cu rnduielile divine, pentru c n acest stat obediena fa de reguli este natural, nu una care s exprime
anxieti, angoase, sau iraional fric fa de tiran. In acest
context, el remarc exemplar faptul c supuenia ce-i are
drept motivaie frica, deci lipsa curajului opiniei, este aparent i c, n timp, se creeaz premise pentru rsturnarea
prin for, pe cale revoluionar, a despotismului i aceasta
datorit unei legi a dreptului natural, aceea potrivit creia nu
exist fore care s se poat mpotrivi libertii de voin 12,
dup cum nu pot fi ridicate zgazuri durabile n calea emanciprii personale sau libertii, n general, a oamenilor.13
Chiar n planul judecii pure, n judecata domneasc,
jusnaturalismul lui centralist i absolut poart nfiarea unei
etici dumnezeieti, n care incoruptibilitatea i idealul asigurrii necondiionate a egalitii prilor din proces, chiar
dac nu sunt egale n societate, dup modelul stoic roman,
reprezint din timpuri imemoriale garanii ale dreptii naturale. In Descriptio Moldaviae, n acest sens, noteaz: Nu s-a
auzit niciodat zicndu-se c hotrrea domnului ar fi fost
dobndit prin daruri (principis judicium coruptum fuisse),
nici c el s-ar fi abtut de la calea dreptii (a justa declinasse) ca s prtineasc pe cineva, dei s-a vzut c lucrul
acesta s-a ntmplat de mai multe ori printre boieri.14
Acest moralism cantemiresc, al justiiarului incoruptibil i
independent, raionalist i erudit, rezultat al unei ndelungate gestaii socio-juridice a umanismului romnesc pe canavaua jusnaturalismului de tip roman i european, constituie
o valoroas contribuie la tezaurul de idei cu care nc se
271
Note:
(1) Sunt om i nimic din ce-i omenesc nu-mi consider strin (Terentius,
Heautontimorume nos).
(2) In acest sens, a se vedea Umanistul Nicolaus Olahus (Nicolaie
Romnul) (1493-1568). Texte alese, Studiu introductiv i note, I. S. Firu,
Corneliu Albu, Editura tiinific, Bucureti, 1968, in integrum.
(3) A se vedea, n acest sens, Yves Leloup n Question de (Albin Michel),
nr. 79, p. 40, apud Annick de Souzenelle, Egiptul interior sau cele zece plgi
ale sufletului, In romnete de Viorica Azzouz i Gheorghe Popa, Ed.
Amarcord, Timioara, 2001, p. 42.
(4) A se vedea, n acest sens, N. Stoicescu, n D. Cantemir, op.cit., Istoria
ieroglific, Ediie critic publicat sub ngrijirea lui Virgil Cndea, E.A.,
Bucureti, 1973, p. 27, nota 2.
(5) D. Cantemir, Istoria ieroglific, Text stabilit de Stela Toma, Prefa de
Virgil Cndea, Studiu introductiv, comentarii, note, bibliografie i indici de
Nicolae Stoicescu, Editura Academiei Romne, Bucureti, 1973, fragm. 241,
p. 145.
(6) N. Stoicescu, n D. Cantemir..., op.cit. p. 30.
(7) Dimitrie Cantemir, Divanul..., pp. 28-30, apud Victor Neumann,
Tentaia lui homo Europaeus. Geneza ideilor moderne n Europa central i de
sud-est, Ediia a doua revzut, Ed. All, Bucureti, 1997, p. 68.
(8) Demetrii Principis Cantemirii, Incrementorum et decrementorum aulae
Othoman[n]icae sive Aliothman[n]icae historiae a prima gentis origine ad nostra usque tempora deductae. Libri tres, praefatus est Virgil Cndea, Critice
edidit Dan Sluanschi, Editura Amarcord, Timioara, 2002, in integrum.
(9) In acest sens, a se vedea Al. Zub, In orizontul istoriei, Institutul
European, Iai, 1994, pp. 24 sq.
(10) Gloria este Rsplata tiinei, iar cei ce o merit dispreuiesc orice
alt consideraie mai meschin: nu vorbesc despre jurnalitii care scriu ca s
aib ce mnca i care mpovreaz publicaiile cu produciia lor nenorocit
[...]. Nu pentru bani Bacon, Newton, Milton, Locke educau i mulumeau
Lumea; era sub demnitatea lor s intre n legtur cu un librar grosolan doar
pentru o biat hrtie tiprit (Lord Camden, in The Cases of the Appelants
and Respondents in the Cause of Literary Property Before the Hause of Lords,
Londra, 1774, p. 54, apud Mark Rose, The author as propriethor, loc.cit. p.
272
54, cf. Roger Chartier, Omul de litere, n Michel Vovelle (coordonator), Omul
Luminilor, Traducere din limba francez de Ingrid Ilinca, Postfa de Radu
Toma, Editura Polirom, Iai, 2000, p. 125.
(11) D. Cantemir, op.cit. (Istoria...), fragm. 235, apud Ed. ngrijit i studiu
introductiv de P.P. Panaitescu, I. Verde, Editura pentru Literatur, Bucureti,
1965.
(12) In acest sens, a se vedea Valerius M. Ciuc, Lecii de sogiologia
dreptului. Cteva repere n sociologia general a dreptului, Cuvnt nainte de
Anton Carpinschi, Ed. Polirom, Iai, 1998, p. 276.
(13) Ioan Platon, Unele idei naintate n gndirea politico-juridic a lui
Dimitrie Cantemir, n Justiia Nou, nr. 11/1966, apud Valerius M. Ciuc,
op.cit., p. 276.
(14) A se vedea, n acest sens, D. Cantemir, Descriptio Moldaviae, apud
L. P. Marcu, Idei despre stat i drept n opera lui Dimitrie Cantemir
(Valorificarea critic a motenirii tiinifice n domeniul dreptului) n Studii i
cercetri juridice, nr. 3/1973, pp. 37 sq..
273
CHRISTIAN TAMA
Consilier pentru tiine umaniste
IBC Cambridge (Anglia)
Paradigme antropologice: spiritul romnesc ntre homo
occidentalis i homo orientalis
275
Dimensiunile universaliste ale arhitecturii spiritual-politice catolice aveau s se manifeste, n plan cultural, prin cultivarea unui caracter monumental al tririlor i al exprimrilor
acestora, contribuiile sale la dezvoltarea romanicului, a goticului i barocului, ca stiluri existeniale fiind remarcabile.
Dezvoltnd ideea de cultur ca expresie a cultului, neles ca
ansamblu de atitudini i de aciuni ndreptate spre venerarea
i omagierea divinitii, catolicismul se va angaja n crearea
unei opere vaste prin angrenarea de mari energii, coordonate n mod sistematic i puse n slujba unei singure idei. De
altfel, viziunea catolic despre lume este extrem de bine
exprimat de biseric, ca spaiu cultic destinat vizualizrii
statului divin, instituia ecleziastic fiind considerat un
organism viu nzestrat cu o existen formal dincolo de om
i de liberul arbitru al acestuia.
Din punct de vedere antropologic, cretinismul apusean
a generat o tipologie complex, caracterizat prin trei tipuri
bazale: omul roman, plasat timid la marginea transcendentului i profund marcat de un sentiment de subordonare fa
de acesta, omul gotic, dominat de ideea cutrii i atingerii
transcendentului prin fore proprii i marcat de un sentiment
de sublimare interioar a acestuia i, n fine, omul renascentist, plasat ntr-un raport de dialog liber cu dimensiunea transcendental, n viziunea acestuia mbinndu-se tradiia
antic potrivit creia omul se vedea scufundat ntr-o ordine
macrocosmic, care i determina existena (fatum), i elementele teologico-cretine referitoare la om, conform crora
acesta nu mai era determinat de un destin orb, destinul su
adevrat aprnd acum ca o vocaie personal, ca o chemare de a participa la ordinea divin, i ea personal 1.
Desprins din catolicism i plasat ntr-un raport dialectic
cu acesta, protestantismul, n special n varianta sa evanghelic, a cutat ntotdeauna contrabalansarea omnipotenei transcendentalului prin ideea de libertate imanent,
manifestat prin independena convingerilor, deliberare i
problematizare.
n protestantism, instituia ecleziastic i-a pierdut
caracterul de obiectivitate2, i anume acela de depozitar a
salvrii, a adevrului universal ncredinat ei de ctre un ntemeietor-salvator al omenirii, ceea ce face ca autoritatea s i
se ntemeieze nu pe o serie de prerogative pmnteti, ci
transcendentale. Biserica reprezint pentru protestani un
lucru absolut strin persoanei umane, ceea ce conteaz fiind
doar comunitatea indivizilor, grupai n urma unui act de alegere liber n jurul unui unic i imens interes acordat libertii
interioare. Dincolo de acest aspect, instituia ecleziastic nu
276
O astfel de atmosfer, de nchidere spre exterior, compensat de o mare bogie interioar a contribuit, n special,
la realizarea unor opere de factur spontan i, de cele mai
multe ori, anonime, de expresie popular. Cele mai interesante i mai complexe culturi populare europene aparin, de
altfel, popoarelor ortodoxe. Spiritualitatea ortodox s-a
mulumit s creeze n jurul su o atmosfer n stare s se
comunice ntr-o manier extrem de sugestiv, revelnd
omului existena unei dimensiuni mai profunde, fcnd, apel,
n acest scop, la orizonturile subcontiente ale vieii umane,
toate acestea reflectnd, n ultim instan, tipologia spiritual a omului ortodox, a crui viziune referitoare la raportul
dintre transcendent i imanent se axeaz pe sentimentul
transcendentalului aflat ntr-o etern micare descendent,
de autorevelare. Concepia metafizic a omului ortodox
accentueaz, n mod deosebit, ideea i realitatea persoanei
ndumnezeite care i pierde identitatea n scopul de a se
transforma ntr-un receptacol al revelaiei divine. Avnd n
vedere aceste coordonate, creaia cultural a omului ortodox, lipsit de mreia realizrilor omului occidental aflat
ntr-o continu cutare tumultuoas, att nterioar, ct i
exterioar, va fi marcat de familiaritatea i linitea ateptrii
i a contopirii cu spiritul universal. Astfel, dac toate aciunile omului occidental s-au aflat i se afl mereu sub semnul
nerbdrii i al insuficienei, al tinderii spre cucerirea de noi
orizonturi materiale i spirituale, cele ale omului ortodox nu
au cutat, practic, niciodat s ias din tiparul inexorabil al
rbdrii i al ateptrii.
Prins la mijloc ntre ariile culturale bizantin i slav,
occidental, de expresie catolic i protestant, i musulman, cultura romn nu a avut niciodat ansa de a dezvolta o cultur de mare anvergur. Dar acest lucru nu s-a
ntmplat din cauz c numai originea sa latin nu putea fi
suficient pentru a transcende tiparele mentale ale cretinismului rsritean sau pentru a depi condiiile obiective
istorice care au lipsit-o de suportul material necesar dezvoltrii unei culturi monumentale. Dei a fost, se pare, primul
dintre popoarele din aceast parte a Europei care a
mbriat cretinismul, poporul romn nu s-a simit atras de
dorina de asimilare a unei structuri culturale de tip major n
stare de a-l scoate din starea sa anterioar. Dimpotriv,
cretinismul a ajuns s fie adaptat la stilul vieii precretine.
Astfel, romnul nu-l va gndi pe Dumnezeu dintr-un punct de
vedere abstract, dogmatic i filosofic, aa cum este el definit de gndirea bizantin, ci ntr-o manier mitologizant.
Structurile sociale romneti i-au nsuit multe dintre moti278
282
Note:
(1) Barrio, J. M., Elementos de Antropologa Pedaggica, p. 20.
(2) Cf. Troeltsch, E., L'absolutisme du christianisme et l'histoire de la
religion.
(3) Blaga, L., Trilogia culturii, p 358.
(4) Ibidem, p. 167.
(5) Ibidem, p. 169.
(6) Barrio, J. M., op. cit., p. 20.
(7) Lewis. C. S., The Abolition of Man, p. 65.
(8) Sauvage, P. L'impratif spirituel, p. 85.
Bibliografie selectiv:
283
DORINA-CLAUDIA TARNAUCEANU
Universitatea A.I. Cuza
(Jassi)
DIMITRIE CANTEMIR:
tradiie i inovaie
n sintaxa latin
(Vita Constantini Cantemyrii)
dilecie pentru structuri ale enunurilor care s confere varietate expresiei. Alunecarea, deloc ntmpltoare, n numeroasele digresiuni, majoritatea avnd ca scop justificarea unor
fapte sau evidenierea calitilor personajului principal, se
face cu abilitate, uneori abia sesizabil, iar revenirea la
subiect este punctat de propoziii simple, adesea eliptice
de predicat: Sed e diverticulo ad viam (p. 53)-dar de la ocol
la drum; Sed ad propositum (p. 60)-Dar <s revenim> la
subiect; at hinc redeundum unde digressi sumus (p. 87)- dar
trebuie s ne ntoarcem <acolo> de unde am plecat; Sed ad
rem (p. 147)- dar la subiect.
Aceast scurt privire asupra unor structuri sintactice ale
limbii n care a fost redactat Vita Constantini..., ncearc s
atrag atenia asupra multiplelor influene (ale limbilor vernaculare, ale latinei secolului su i a secolelor anterioare, etc.)
ce i-au pus amprenta asupra limbii latine literare cantemiriene. Cunoaterea limbilor clasice i a unora dintre limbile
moderne (occidentale sau orientale) i formaia sa umanist
i-au nlesnit crturarului contactul cu spiritele cultivate ale
vremii sale i i-au conferit funcia de mediator ntre Orient i
Occident.
ncheiem acest studiu amintind caracterizarea fcut de
N. Iorga principelui umanist: s-a ridicat, n chip neprevzut
i uimitor, un om care, pstrnd toate legturile cu firea proprie a neamului su, dobndind i el, din cea mai fraged
tinere, cunotina civilisaiei pe baza antic a Occidentului,
a devenit apoi, prin singurele lui silini, eroice, un deintor al
tiinii Rsritului musulman n toate direciile i, vdind printr-o vast oper ntinderea mijloacelor lui de tiin i inteligen creatoare, a fost n vremea lui unicul exemplar al unui
erudit stpn pe cuprinsul ntreg al celor trei civilisaii pe
care le-a dat omenirea i astfel s-a impus tuturor mediilor
culturale n care a ajuns s se manifeste27.
292
293
75. i Traducerea latin a Cronicii lui Miron Costin. Ediie critic i studiu lingvistic, Tez de doctorat, Buc., 1999 remarc, n legtur cu documentele oficiale din Centrul i Sud-Estul Europei (sec. XVII-XVIII), precum i n ce privete
traducerea anonim a Cronicii lui Miron Costin (pe care o consider primul
text de amploare scris n neolatin nainte de operele lui Dimitrie Cantemir),
meninerea n uz a regulilor latinei medievale i mai puin imitarea latinei clasice a Antichitii.
(13) D. Sluanschi, Perspective noi asupra cercetrii latinitii medii privitoare la teritoriul rii noastre, n Rev. Arh., 57, 3, 1981, pp. 362-362; idem,
Instrumente de lucru n cercetarea izvoarelor vechi ale istoriei patriei, n Rev.
Arh., 60, 2, 1983, pp. 150-154 - n care apar i cteva observaii asupra latinei din textul Vieii.. pp. 153-154, idem, Dunrea de Jos i campania lui Vlad
epe din iarna 1461-1462 (precizri filologice), n Rev.Arh., 62, 4, 1985, pp.
434-439; idem, Cantemiriana latina, n SCL, XXXVI, 1985, pp. 254-261 (n colaborare); idem, Cantemiriana latina (II) n Antiqua et Mediaevalia, I, Buc.,
1994, pp. 23-24 cu referire la dificultile ntmpinate la editarea unui text
precum Vita Constantini... pe baza unei copii dup original; A. C. Halichias,
Despre traducerea documentelor de arhiv scrise n limba latin, n Rev.
Arh., 63, 1986, 1, pp. 73-77; idem, Editarea documentelor scrise n limba latin, n Rev. Arh., 63, 1987, pp. 416-425; idem, Pour une etude concernant
le latin medieval en Valachie et en Moldavie, n Antiqua et mediaevalia, I, Buc.,
1994, pp. 5-18; E. Munteanu, Latina medieval ca limb a tradiiei i nceputurile limbilor literare europene moderne, n Antichitatea i motenirea ei
spiritual, Iai, Ed. Univ. Al. I. Cuza, 1993, pp. 44-58; M. Ciuc, op. cit.; T.
Diaconescu, Elemente de limb romn n manuscrisul latinesc Codex
Bandinus (1648) n In memoriam I. Fischer. Omagiul fotilor colegi i discipoli, volum coord. De Lucia Wald i Theodor Georgescu, Buc. Ed. Humanitas,
2004, pp.131-145; M. Paraschiv, Documentele diplomatice latine din Moldova
(sec. XIV-XVIII). Studiu lingvistic i stilistic, Tez de doctorat, Iai, 2003 etc.
(14) v. nota 3 la pag. ant.
(15) Manuscrisul autograf este considerat pierdut.
(16) Am preluat, din ediia critic menionat, numerotarea paginilor de
manuscris dup fotocopia existent la Biblioteca Academiei.
(17) Viaa lui Constantin Cantemir a beneficiat de mai multe editri ale
textului latin i traduceri. Ediia princeps a aprut n 1883 sub titlul: Vita
Constantini Cantemyrii, cognomento Senis, Moldaviae Principis,n Operele
principelui Demetriu Cantemir publicate de Academia romn, tom VII, Buc.
Reeditri ale textului latinesc: Viaa lui Constantin-Vod Cantemir de Dimitrie
Cantemir., text revzut i traducere romneasc de N. Iorga, Buc., Tipografia
Crilor, 1924, (Comemorarea lui Dimitrie Cantemir n 1923); Dimitrie Cantemir,
Viaa lui Constantin Cantemir, text restabilit i traducere de R. Albala, Buc.,
Ed. Minerva, 1973, la care se adaug ediia din 1996.
(18) A. C. Halichias n Pour une etude concernant le latin medieval en
Valachie et en Moldavie, p. 13, observ frecvena dublei negaii n textele latine medievale.
(19) n Note i comentarii la Vita Constantini Cantemyrii..., Opere complete, Buc., Ed. Acad. Romne, 1996.
(20) M. Paraschiv, op. cit., pp. 202, 204.
(21) D. Sluanschi, Instrumente de lucru n cercetarea izvoarelor vechi ale
istoriei patriei, n Revista arhivelor, 60, 2/83, p. 153, nota 17.
(22) Op. cit., p. 14.
(23) Nu doar conjuncia quod apare n astfel de condiii, ci i ut: Quam ob
rem primo statuit [ut] occulta manu, pecuniarum vi, ex parte
Aulae...Caltemyrium deponendum (p. 84).
Greu de explicat este concesiva introdus de etiamsi, cu subiect n acuzativ i predicat la infinitiv: Si nos, inquit, defectionem declaravimus et
apertis armis aut adversus Budziakienses Tartaros aut adversus Turcas cis
Danubium in Dobrudzia habitantes sumpserimus, etiamsi illa expeditione
Germanos victores fore et nos has partes usque ad montes Haemi infestis armis, subacturos (sic), non sequi tamen eodem impetu et Tartaros ex Budziak
expelli et Constantinopolin expugnari posse (p. 82).
(24) V. M. Iliescu, O construcie popular latineasc. Propoziia comple-
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295
NICOLAE FELECAN
Universitatea de Nord
(Baia Mare)
Termeni latini motenii prin
cretinism
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Note
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Conclusioni
Una festa dello spirito. In questo modo potrei descrivere
in poche parole il significato del convegno rumeno-italiano
La cultura rumena tra lOccidente e lOriente: gli umanesimi
greco-bizantino, latino e slavo che si svolto presso
lUniversit A.I. Cuza di Jassi.
Siamo entrati in sintonia con i temi del convegno gi la
sera precedente gli inizi dei lavori, grazie alla presentazione
del romanzo autobiografico del professor Nicolae Luca,
presso la Casa Cartii di Jassi, sotto la raffinata conduzione
della nostra anfitrione Irina Stratulat e sotto le volute sagaci
dei professori Traian Diaconescu e Gheorghe Macarie.
Ho scoperto lautore da una prospettiva letteraria, cos
come in seguito lavrei scoperto come spirito vivo del convegno e modello di energumenica dedizione per lincessante emergenza della cultura rumena e della cultura italiana.
stato piacevole poi costatare che grazie al suo esemplare mecenatismo, la Fondazione Cassamarca di Treviso
riuscita a riunire intorno allo stesso tavolo di Jassi tante personalit italiane e rumene appartenenti al mondo delle lettere e dello spirito!
Il mio sentimento dominante stato quello dellinsaziabile raccolta di idee e tesi relative alla latinit e allumanesimo,
alla cultura e allermeneutica.
Il timore di prodigalit provato durante un particolare
periodo dellanno - quello precedente gli appelli desame - si
trasformato, dentro di me, tramite lalchimia sottile del convegno, nella gioia del condividere spirito e dedizione scientifica autentici.
Conf. dr. Valerius M.Ciuca, Universit A.I. Cuza, Jassi
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Ritengo sia stata eccellente la scelta della citt di Jassi
per lorganizzazione di questo convegno. Una scelta motivata, senzaltro, dal ruolo fondamentale che la citt ebbe nello
sviluppo dellinsegnamento e della cultura rumena, nonch
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Le giornate di studio che abbiamo qui trascorso permarranno a lungo nella memoria di quanti sono stati presenti nellaula del Senato dellUniversit A.I. Cuza per prendere
parte a questo convegno. Un convegno che si svolto su iniziativa della Fondazione Cassamarca di Treviso (Italia) che ci
ricorda negli intenti quella della Lingue romanze fondata a
Montpellier nel 1869. Questa Fondazione italiana organizza
periodicamente convegni internazionali con lo scopo di
mantenere viva la coscienza dei valori spirituali della popolazione di discendenza latina, nello spazio del mondo europeo
e non soltanto.
Ha partecipato, con relazioni particolarmente interessanti e varie, un numero impressionante di docenti universitari
(classicisti, italianisti, giuristi, filosofi, medici, economisti)
delle Universit di Jassi, Bucarest, Baia-Mare, Chisinau,
Pitesti, Brasov, Constanta.
Da ci che abbiamo potuto notare sono prevalse le relazioni ad argomento religioso: da termini latini relativi al cristianesimo ereditati dal rumeno (prof. Nicoale Felecan), al
grande scisma del 1054 (dott. Luigi Luchini) allattivit dei
missionari cattolici sul territorio rumeno (prof. Traian
Diaconescu, prof. Emil Dumea), fino allarchitettura e alla
simbologia degli affreschi riguardanti monasteri e chiese
moldave (prof. Dumitru Irimia, prof. Ghe. Macarie, prof.ssa
Ecaterina Hanganu-Turtureanu).
Un altro tema, particolarmente trattato dai relatori, stato
quello degli echi umanisti nei documenti di cancelleria della
Moldavia (prof.ssa Mihaela Paraschiv), nonch di alcune
figure imponenti di umanisti rumeni: Petru Cercel (Harieta
Topoliceanu), Nicolae Milescu Spataru (prof.ssa Lacramioara
Petrescu), Dimitrie Cantemir (prof.ssa Elvira Sorohan,
prof.ssa Ana Banto), Ioan Caioni (prof. Sanda Marina
Badulescu).
Una menzione del tutto particolare merita il valente italianista Nicolae Luca tanto per il lavoro comparativo riguardante le virt cardinali termine adoperato per la prima volta
dal padre della chiesa Ambrogio nel 300 che promosse
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