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ARCHEOLOGIA MINOICA

Geografia di Creta
Creta l'isola pi grande tra quelle dell'Egeo e quella pi meridionale. Le isole Cicladi sono quelle
disposti a cerchio e stanno tra Creta e il Continente e altre isole sono quelle del Dodecanneso che
stanno nell'Egeo orientale, la principale delle quali Rodi in prossimit della costa turca.
L'elemento montagnoso nettamente prevalente: le aree di pianure sono pochissime e sono chiuse
da montagne e colline; quindi i collegamenti tra un'aerea e l'altra in antichit dovevano certamente
avvenire in gran parte via mare. Se prendiamo il settore occidentale dell'isola e il settore della costa
nord, questa una zona tutta di montagne ci sono i Nefkaori che creano quasi una barriera
insormonatabile tra la costa nord e la costa sud. Poi andando verso oriente c' una zona un p verde
e da qui c' una sorta di passo naturale che attraversa pure le montagne, che per consente di
passare dalla costa nord alla costa sud e avvicinarsi alla zona di Festos. Un'altra catena di notevoli
dimensioni costituita dalla catena del monte Ida (mito di Zeus) e anche questa una zona
piuttosto impervia.
Dalla citt moderna di Hiraclio, con il vicino palazzo di Cnosso, passando attraverso le montagne si
arriva alla piana della Mesar, sul mar libico, ed la pianura principale dell'isola. E su questa zona,
su un'altura, presente il pazzo di Festos. L vicino c' la localit di Haghia Triada e poi sul mare
c' un sito portuale di et minoica che si chiama Kommos, scavato dai canadesi-americani.
Passare dalla piana della Mesar e andare verso oriente ugualmente complicato perch ci sono
zone di montagne impervie, non ci sono vie costiere. Mentre invece si pu andare abbastanza
facilmente verso oriente seguendo da Cnosso a Mallia, poi ci si imbatte di nuovo verso una zona di
alte montagne, la catena delle Likte (legata ai culti di Zeus), poi una pianura chiamata piano di
Lasiti e seguendo verso costa il persorso era decisamente pi semplice, poi si arriva a quella
insenatura il golfo di mirabello, poi si prosegue lungo la costa e si arriva al punto dove sarebbero
presenti la citt di Paleokastro e pi sotto Katro Zacro sulla costa.
Storia degli studi e delle ricerche a Creta
La storia delle ricerche nelle aree di Micene e Creta, inizia con Shliemann il quale nel 1870 inizia le
sue prime ricerche a Troia, convinto dell'attendibilit delle fonti letterarie antiche e cercava in
qualche modo una conferma alla verdicit delle vicende legate alla guerra di Troia. E con questo
spirito Shliemann comp pi campagne di scavo a Troia, fino alla sua morte avvenuta 1890. nel
1876 seguendo sempre queste tracce di miti e tradizioni antiche, inizi con scavare a Micene, un
sito gi noto diversamente da quello di Troia.
Aveva come intento principale quello di trovare la tombe di Agamennone e dei suoi compagni e a
differenza di quello che si riteneva fino a quel momento quando si pensava che le tombe di questi
fossero all'esterno della cinta muraria, egli ebbe l'intuizione di scavare all'interno della cittadella e
trov 5 tombe a fossa entro un recinto circolare insieme a numerosissimi tesori. Si convinse che
quelle dovevano essere le tombe di Agamennone e compagni. I contenuti delle tombe ci dicono che
i defunti sepulti in quelle tombe non avevano nulla a che vedere con la guerra di Troia poich
risalivano a 400-500 anni dopo. Per questo fu la scoperta dei micenei.

Shlimann che esegu scavi e ricerche in altri siti del continente Greco, cominci a rivolgere la sua

attenzione anche a Creta, poich in quegli anni sulla collinetta in prossimit della citt moderna di
Hiraclion, nel settore centro settentrionale dell'isola, un signore che si chiamava Minos
Kavokarainos, un' interprete del vice console inglese a Creta, aveva compiuto degli scavi. In quegli,
intorno al 1878, l'isola era sotto il dominio dell'impero ottomano: Grecia continentale si era liberata
negli anni 20, Creta no (ecco perch occorreva un'interprete). Su questa collinetta, gi dei contadini,
pastori e gente del posto, aveva trovato in superficie dei sigilli che circolavano nel mercato
antiquario, che venivano chiamato "pietre latte" forse legate all'allattamento dei bambini (una sorta
di amuleti) e altri resti, tra cui una delle parti principale del palazzo con grandi giare per lo
stoccaggio (area immagazinale). Dopo fu costretto ad interrompere gli scavi, perch a Creta in
quegli anni c'era una societ locale di cretesi che curava i resti archeologici nei musei. Ma questi
ritrovamenti notevoli ebbero una vasta risonanza.
Shliemann cos, nel 1883 chiese l'autorizzazione per fare gli scavi a Creta, ma per vari motivi non
arriv. Nel frattempo la situazione politica dell'isola cambi: Creta aveva acquistato l'indipendenza
dei Turchi grazie anche all'intervento di Germania, Inghilterra e l'Italia; come segno di riconoscenza
per l'intervento di queste potenze, fu concessa la possibilit a queste tre nazioni di fare scavi a
Creta.
Una missione archeologica italiana, guidata da un epigrafista Domenico Comparetti, in una localit
dall'altra parte dell'isola di Creta, a Gortyna, nel quale trov una grande iscrizione.
Un altro italiano, Federico Halbert, scavava una villa romana. Chiese l'autorizzazione per scavare
questa localit, ma Comparetti gliela neg.
Shliemann nel 1886 per la prima volta venne a Creta, con l'intento di mettersi d'accordo con il
proprietario dei terreni dove erano localizzati questi resti, ma l'intento fortunatamente fall. Tutto
ci permise di lasciare campo libero ad un altro studioso famoso, Artur Evans (1851-1841), il
quale naque da un ambiente stimolante, veniva da una famiglia ambiente e culturalmente molto
aperta. Il padre era un archeologo famoso molto ricco e amico di Charles Darwin.
Prima di venire a Creta, divent conservatore di un museo di Oxford, l'Ashmolean Museum,
all'epoca un piccolo museo legato al college di Oxford, poi si ingrand con il contributo di Evans e
John Myres, quest'ultimo aveva scavato a Cipro.
Evans aveva un interesse particolare perch al museo di Oxford lui aveva visto una serie di sigilli di
provenienza cretese, dove a suo giudizio comparivano segni di scrittura, e questo fu lo stimolo per
interessarsi a Creta. In seguito nel 1894 va a Creta con l'intendo di compiere scavi e cercando ci
capire quali correlazione ci fossero tra cretesi e micenei. Dopo vari tentativi riusc ad ottenere il
terreno in seguito a varie trattative con il turco, grazie anche al contributo finanziario di suo padre.
Il 23 aprile dei primi anni del 1900 iniziano gli scavi. Egli non era un archeologo, ma si avvalse
dell'opera di vari operai altamente qualificati e grazie ad Hogart, il direttore della scuola britannica
di Atene. Dopo la sua fortuna fu anche quella di avere a fianco un assistente di scavo molto bravo
che si chiamava Duncan Mckanzy il quale aveva scavato nell'Egeo sull'isola di Melos non
lontanissima da Creta, nel sito importante Philakop, condotti con rigore stratrigrafico notevole (la
piccola donazione cicladica al museo di San Matteo a Pisa si deve a lui).
Evans per si avvalse nella sua opera anche di collaboratori come Doll e per gli affreschi di artisti
pittori svizzeri come Giern e il figlio. Dalle prime campagne di scavo, furono trovati archivi,
tavolette in terracotto con incisioni che poi si sono rivelate essere appartenenti al periodo in cui i
micenei erano presenti a Cnosso, la scrittura infatti era quella del Lineare B. I cretesi
verosimilmente non erano dello stesso cippo linguistico e neanche etnico dei greci del continente,
forse erano una popolazione separata dal continente e che usavano altre forme di scritture e che
tempi addietro, si erano insediati sull'isola.
Gli scavi di Evans durarono 5 anni, dal 1900 al 1905, impegnanodosi molto nel restauro di certi
resti, facendo operazioni un p ardite: furono ricostruite parte intere del palazzo con l'uso anche del
cemento armato. Ma l'intento di Evans era quello di creare una sorta di museo all'aperto, visitabile
da chiunque volesse farsi un'idea della civilt minoica. Inoltre si dedic alla pubblicazione delle sue
ricerche pubblicando una serie di volumi intitolati "The Palace of Minosse" che occuparono un
periodo molto lungo dal 1921 al 1935, una summa dell'archeologia minoica dell'epoca
naturalmente, ma con una parte strettamente archeologica in 4 volumi, per certi versi ancora ora
utilizzabili, gettando le basi per l'archeologia minoica.

La formazione di Evans era quella del suo tempo naturalmente, sotto il pensiero positivista dell'800.
Nello stesso tempo si ispir al modello tripartito egiziano e, sulla base dei risultati dei suoi scavi e
sull'evoluzione della ceramica, fece si che egli concepisse un modello cronologico tripartito:
suddivise l'et del bronzo in tre fasi principali (Antico bronzo -antico minoico, Medio bronzo medio minoico, Tardo bronzo -tardo minoico) a sua volta tripartite in altre sottofasi. Un sistema che
ebbe molta fortuna, negli anni 20 venne adottato anche in altre aree dell'Egeo che si sviluppano
parallelamente in qualche modo.

Gli anni degli scavi di Evans a Cnosso sono anni molto proficui per l'archeologia cretese, perch
nello stesso periodo iniziarono gli scavi italiani, in un altro sito importante situato nell'altra parte
dell'isola di Cnosso, nella zona centro meridionale che poi noi sappiamo essere Festos sotto la
direzione di Federico Halbert un epigrafista, il quale aveva gi compiuto diversi scavi alla fine
dell'800 e conosceva molto bene l'isola. Il sito di Festos era gi noto, a differenza di Cnosso, da un
capitano inglese che si chiamava Strath che, seguendo le indicazione di Strabone il geografo greco
(I a.C.e il I d.C.) un altro archeologo italiano, Tagamelli, gi allora aveva gi compiuto delle
indagini.
Halbert inizi in suoi scavi per si interess fin dall'inizio pi che di Festos, ad un altro sito situato
7-8 km di distanza da Festos, Haghia Triada scoperta qui una villa. Per lo scavo di Festos associ un
giovane Luigi Pernier e che era un allievo della scuola archeologica di Roma, e il quale inizi il 2
giugno del 1900 e fin nel 1909. Nel corso di questa prima fase di scavi riusc a capire anche le fasi
palazziali e poi si arrestarono per molto tempo. Un'altra serie di indagini a Festos, fu compiuta dalla
scuola archeologica italiana d'Atene, sotto la direzione di Doro Levi dal 1950 in poi fino ad oggi.
Gli altri due palazzi cretesi, furono scoperti pi tardi. Sulla costa nord dell'isola c' una profonda
insenatura che si chiama il golfo di Mirabella, e qui c' una citt messa in luce interamente in
localit che si chiama Gournia, da una figura femminile americana che si chiama Bowildosse, la
quale aveva studiata nella scuola americana d'Atene.
Con l'inizi degli anni 20, i francesi misero in luce un altro palazzo, Mallia (nome moderno, quello
antico non si conosce, a differenza di Festos), situato ad oriente sulla costa nord, ad est di Cnosso.
Qui i francesi inizarono gli scavi, che continuano ancora oggi.
Gli inglese scavavano nella parte est, in una localit Paleokastro, continuano ancora oggi. E sulla
costa nord non molto lontano da Paleokastro, negli anni 50 fu messo in luce il quarto palazzo,
Katro Zakro, il pi piccolo fra tutti e presenta delle anomalie nello spazio e nell'orientamento, ma
quello pi aperto ai contatti commerciali con le aree circostanti del mediterraneo orientale.
Gli scavi messi in luce dei palazzi e di molti centri si sono succeduti con molta regolit, anche se
poi l'interesse degli studiosi si rivolse soprattutto verso il continente.
Tra gli sviluppi pi recenti a Creta: dal 1968 in poi sono stati effettuati su di un sito, sull'isola di
Thera/Akrotiri (=promontorio) e che ha restituito straordinari reperti dovuti alla conservazione
ottima delle strutture e degli ambienti.
Il problema della cronologia
Il sistema tripartito di Evans: questo sistema fu adottato da Evans, appunto, e poi da tutti. Le fasi
ceramiche coincidono con le fasi cronologiche, quindi si parla di ceramica TM IA per esempio.
Nel corso del tempo per questa tripartizione poi ha avuto un ulteriore perfezionamento, nel senso
che ci si resi conto che le fasi cronologiche a Creta seguono in qualche modo la storia dei palazzi.
Quindi sembrato opportuno in alternativa di proporre una cronologia per fasi palazziali.
AM:
1
2
3

I
II ---> A
---> B
III
Et prepalaziale: dall' AM IA al MM IA iniziale.

MM:
1 I---> A
---> B
2 II---> A
---> B
Et protopalaziale perch nascono i palazzi: dal MM IA finale al MM IIB.
3 III

TM:
1

I ---> A
---> B
Et neopalaziale: dal MM III al TM IB. Tra l'et protopalaziale e l'et neopalaziale vi una
fase di distruzione, cause naturali o avvento di micenei (?).
2 II
3 III ---> A---> I
---> II
Et palaziale finale o monopalaziale: dal TM II al TM IIIA II (anche se alcuni dicono TM III
AI altri ancora TM III B) vari distruzioni in questo periodo e l'unico centro che sopravvive
il palazzo di Cnosso per poco tempo.
---> B
---> C
Et postpalaziale: dal TM IIIB al TM IIIC vi la fine di Cnosso possiamo dire che palazzi
non ce ne sono pi.

Cronologia alta e cronologia bassa


Lo schema su si riferisce alla cronologia relativa. Per quanto riguarda le cronologie assolute:
- l' AM va dal 3000 al 2000-1900.
- il MM va dal 2000-1900 al 1700 cronologia alta (1580 cronologia bassa).
- il TM IA va dal 1700/1580 al 1610 (1490).
- il TM IB/IIB dal 1610/1490
Dal 1980 si afferma la cronologia alta, tutti gli studiosi fanno il TM IA alla fine del XVI secolo. Dal
1987 si afferma la cronologia bassa, slitta praticamente di un secolo, e viene anvazata l'ipotesi che il
TM IA non siano nel XVI secolo bens nel XVII secolo a.C.
L'eruzione di Thera
(p.15) Thera tra le isole Cicladi quella pi vicina a Creta e con la quale ha avuto tradizionalmente,
durante l'et del bronzo, rapporti commerciali intensi. Qui dal 1968 in poi sono stati effettuati scavi
sul sito di Akrotiri, nella costa meridionale dell'isola. Gli scavi furono eseguiti fino alla met degli
anni '70 da un archeologo greco, il quale decise di scavare qui perch negli anni '30 aveva scritto un
saggio con il quale suggeriva che l'eruzione di Thera fu una distruzione di grandissima portata e
che determin la fine dell'evoluzione neopalaziale.
Considerata un p la Pompei del mondo Egeo, l'eruzione fece si che i resti della citt si siano
conservati molto bene. La storia di Akrotiri si pu costruire abbastanza bene, aveva subito una
distruzione alla fine del MC III e poi c'era stata una ricostruzione del sito che anche quello che noi
conosciamo dagli scavi. un sito del TC I, molto avanzato e dinamico, qualcuno ha parlato anche
della prima repubblica marinara, ma comunque molto dinamico dal punto di vista dai rapporti con
le aree vicine. La cultura materiale e le manifestazioni artistiche tanto locale quanto importati
principalmente da Creta.
Importanti siti come:
West House: ottima conservazione e importante perch all'interno sono stati rinvenuti
affreschi famosi che richiamano lo stile monoico, in quanto richiamano lo stesso clima
culturale.
Sekste 3: complesso architettonio meglio elaborati e definiti dal punto di vista della tecnica
che contrastano le case di piccole dimensioni, ci sono molti elementi simili a quelli cretese.
Altri elementi investono nel sistema di vita quotidiana che rispecchiano la cultura minoica: pesi da
telaio, ceramica di uso quotidiana simili a quella minoi, etc.

La cultura di Thera era comunque molto aperte non solo con l'Egeo ma anche col mediterraneo

orientale (p.16), come la ceramica Tell Yahudiyeh: brocchette di questo stile si trovano nel Delta del
Nilo, a Cipro, nella costa lavantina e nell'Egeo a Thera; cos anche una brocchetta in stile white slip.
Le fasi dell'eruzione di Thera furono devastanti (p.17) che non fu un evento improvviso come
quello di Pompei, ci sono diverse fasi:
- prime fasi caratterizzate da terremoti che fece s che la popolazione fuggisse (mangano in
fatto oggetti preziosi, che probabilmente la popolazione port via in tempo).
- la fase di eruzione del vulcano provoc la frattura dell'isola con penetrazione delle acque
marine, all'interno della camera del vulcano provocando eventi esplosivi e diffusione in
atmosfera di ceneri vulcaniche chiamate tefra. Ceneri vulcaniche furono trovate in Turchia
e sul Delta del Nilo e in altri siti del Mar Nero.
- la frattura si allarga. Il cono del vulcana collassa e provoca un maremoto catastrofico.
- l'ultima fase prevede il riemergere del vulcano al centro dell'isola e piccole isolette intorno.
Eventi di questo tipo devono aver causato mutamenti anche a livello climatico, poich le ceneri
vulcaniche formarono una cappa e al di sotto delle ceneri il sole penetra poco, e il vento deve aver
trasportato ceneri, acidi e gas, gannose su aree molto vaste.
Come si data questo evento?
Il sistema che si usa quello di datare gli strati di distruzione con i sistemi tradizionale che si
basano sulla ceramica e altri oggetti rinvenuti negli strati di distruzione, per gran parte di tipo locale
ed per associata ad una quantit molto pi ridotta di ceramica d'importazione da varie aree
dell'Egeo ma soprattutto da Creta (solo il 2% della ceramica cretese d'importazione) per la
ceramica cicladica risenta molto della ceramica minoica del TM IA, nella tavola a sx (p.18).
Dunque secondo questo sistema diventa necessario con maggiore precisione possibile gli strati di
distruzione e fa riferimento alla ceramica minoica perch l'evoluzione pi evidente. Le ceramiche
minoiche trovate negli strati di distruzioni appartengono ad una fase matura quasi finale del TM IA.
Le ceramiche nella tavola a dx (p.18) sono ceramiche TM IB del periodo successivo che non
compaiono nelle fasi di distruzione. Questo per dire che l'eruzione di Thera doveva essere avvenuta
nella fase precedente e presumibilmente nel periodo del TM IA finale, dunque attorno al 1500, XVI
secolo a.C.
In seguito agli studi effettuati negli anni '80, con le analisi al radiocarbonio di campioni su resti
organici, come semi e tamerici, venuta fuori un'altra datazione, quella del 1630/1625, quindi nel
XVII secolo a.C. Inoltre i sostenitori di questa cronologia alta hanno cercato altre conferme ad
eventuali eventi catastrofici generati dall'eruzione di Thera facendo dei carotaggi su ghiacciai polari
e artici, dove negli strati corrispondenti alla fine del XVII secolo, c'erano dei livelli acidi connessi
ad eruzioni di tipo vulcanico. Altra novit il ritrovamento di parti del tronco di piante di ulivo in
un'altra localit di Thera che provengono da strati di eruzione vulcaniche e che sono state datate alla
fine del XVIII secolo a.C.si dovrebbe quindi in qualche modo propendere per la cronologia alta.
Tuttavia il dibattito tra la cronologia alta e quelli della cronologia bassa ancora acceso. Datando
l'eruzione di Thera, e quindi la fine del TM IA, comporta lo sconvolgimento della cronologia tutta
poich l'inizio di questo periodo sarebbe avvenuta un secolo prima. Non poco!
Et prepalaziale - introduzione
(p.20) Le fasi abitative cominciano a partire del 7000 a.C., a Cipro avviene prima.
Prima del Neolitico, l'isola sarebbe stata oggetto di frequentazioni occasionali che avrebbero
determinato la scomparsa della fauna pleistocenica di tipo pigmea: elefanti, ippopotami, cervi etc.
Con il Neolitico l'isola comincia ad essere abitata in maniera diffusa: non sappiamo la loro origine,
forse dovuto da una migrazione dalla popolazione dall'area anatolica, ma non certo. Ad ogni modo
da questo momento in poi gli sviluppi sono notevoli:
I siti
Siti di piccoli dimensioni, ma non causalmente, gi in localit che poi vedranno l'emergere dei
palazzi, per esempio a Cnosso e anche a Festos. Si hanno segni di sviluppi graduali dal punto di
vista economico come l'introduzione della vite e dell'ulivo e del principio di immagazzinamento
delle risorse agricoli.

a Cnosso, nelle fasi pi avanzate del Neolitico (seconda met del IV millennio), abbiamo edifici a

pianta rettangolare, muri in pietra e mattoni crudi, pavimenti.


a Festos, invece, abbiamo poco delle fasi neolitiche, messe in luce nel settore sud del
palazzo la cosiddetta "capanna neolitica", edificio a pianta circolare e quindi pi vicino alle
tradizioni pi antiche e pi semplice.
La ceramica
Sia a Cnosso che a Festos, la ceramica neolitica stata rinvenuta in diversi depositi e in varie zone
dell'aerea: questo perch in alcune fasi, soprattutto nella II fase palaziale, quando si compirono
lavori di terrazzamento sulla collina del palazzo, fece s che la ceramica fu trovata anche in fasi
precedenti o successive.
Realizzata a mano e cotta con forni a bassa temperatura, ma di buona qualit. La superficie bruna o
rossa, lucidata accuratamente a stecca e in alcuni casi presenta una decorazione a stralucido,
motivi ancora pi lucidi e semplici sopra la superficie (come nel settore centro orientale dell'isola).
La cultura materiale
Questa non un'et di immobilismo: si faccia presente l'evidenza e il rinvenimento di strumenti in
ossidiana ci informa che sicuramente gi all'epoca vi erano contatti con le isole Cicladi (Melos) o
con il Dodecanneso (Ial).
stautina a sx in basso, figurina di marmo, con elevata tecnica in stile naturalistico.
a dx una figurina fittile (dal settore sud-est di Creta).
a dx una pisside.

L'ETA' PREPALAZIALE
AM I considerato un periodo di grande espansione demografica perch rispetto al numero di siti
neolitici, quelli dell'AM I sono di numero superiore. Questo pu essere interpretato in modi diversi:
chi ritiene che vi sia stato afflusso di altre popolazioni, e chi ritiene sia legato al miglioramento
delle condizioni di vita. Vi sono altri elementi innovativi:
La cultura materiale
Le novit di questo periodo sono notevoli: iniziano a comparire strumenti in bronzo, lega tra rame
e stagno, ma nessuno delle due leghe sono presenti a Creta, quindi bisogna pensare che questi
innovazioni corrispondano anche ad un ampliamento con gli scambi di altri aree extracretesi.
Naturalmente in questa epoca alcuni di strumenti sono caratterizzati da industria litica che include
anche manufatti in ossidiana (da Melos, Cicladi).
Le tombe
Comparsa di tombe circolari, impropriamente chiamati tholoi, principalmente distribuiti a Festos,
area centro meridionale. Sono molto pi piccole rispetto a quelle successive, e non superano i 5,5 di
diamentro. Nel prepalaziale, sono di diverse tipologie.
1 Una delle pi interessanti costituita dalla tipologia dalle cosiddette "house tombs" (p. 27)
a forma di casa, diffuse nella costa nord-orientale dell'isola. Nella loro forma imitano, pi
piccole ovviamente, quelle di un'abitazione e sono costruite con la stessa tecnica: zoccolo in
pietra e poi mattoni crudi e hanno il tetto piatto.
Mochlos house tomb, sulla costa nord, presenta una forma complessa, pi stanze e davanti
un piccolo cortile pavimentato. All'interno di queste tombe (periodo d'uso dall' AM I in poi)
ci sono molti defunti con i loro oggetti di corredo (quando non erano saccheggiate). I defunti
sicuramente erano oggetti di culti, cerimonie e rituali funebri come dimostra il cortile
pavimentato, in loro onore.
Necropoli di Archanes, localit a pochi km di distanza da Cnosso, c' un'area sepolcrale
notevole che copre tutta l'et prepalaziale e poco dopo, ci sono tombe a pianta circolare
(rarit, perch solitamente sono situate nella zona di Festos) e house tombs.
2 In questo periodo esistono per altre tipologie di tombe (p. 28).
Nel settore nord orientale dell'isola ci sono anche tombe a cista, cio scatole litiche
contenenti un defunto, concetto anche molto diverso rispetto alle tombe circolari e a quelle
house tumbs, perch sono sepolture riservato a un numero minore e costruite con lastre di
pietra. Questa tipologia di origine cicladica. Qui siamo nella zona infatti in cui le influenze
cicladiche sono maggiori.
Nella necropoli di Haghia Phoutia, scavate pi di 250 tombe con tombe di varia tipologie,
non circolari, ma la gran parte di queste sono piccole tombe a camera ricavate nelle rocce,
utilizzate per un numero elevato di defunti. Gli oggetti trovati in queste tombe, cos come la
tipologia delle tombe, rimandano alla cultura cicladica.
3 Nella zona della Mesar, piana nel territorio di Festos, sotto la collina che arriva fino al
mare, la forma di sepoltura pi diffusa in et prepalaziale rappresentata dalle tombe
circolari (p. 28), chiamate impropriamente tholoi, soprattutto per quanto riguarda la
copertura. Sono molto poche e il periodo di uso di queste tombe molto esteso e per questo
hanno contenuto un numero di defunti notevole, per questo motivo era necessario compiere
periodicamente lavori di organizzazione interna. La prima scoperta di una tomba circolare
risale ad Haghia Triada, ad opera degli italiani agli inizi del '900, vicino Festos. Poco dopo
un greco Xanthou Dinis, effettu delle ricerche sistematiche nella piana della Mesar e ne
trov un numero molto elevato (circa una settantina) e pi di un 1/3 appartengono all' AM I
che sono quelle pi piccole, mentre nelle fasi avanzate dell'et prepalaziale invece le tombe
sono pi grandi.
Ad Archanes, una delle tombe circolari pi piccole si conservata in maniera
sufficientemente chiara per farci comprendere che per lo meno le tombe piccole avevano
una copertura a cupola.

L'economia
Espansioni di attivit economica, pastorizia ed agricoltura, introdotti gi nel periodo precedente
Neolitico.
Rapporti con le aree vicine
Importante anche la comparsa di collegamenti ben documentati con l'area cicladica essenzialmente
queste presenze si collocano meglio nel settore nord-orientale dell'isola in una localit che si
chiama Haghia Photia.
La ceramica
Tra le pi tipiche di questa fase ce n' una che presenta collegamenti diretti con l'et neolitica finale
ed la ceramica di Pyrgos (dal nome del sito).
1 Ceramica di Pyrgos (p.21):
- vasi di piccole e grandi dimensioni
- realizzate a mano
- cotta in ambiente riducente, superficie grigia
- decorazione a stralucido, simile a quella precedente del neolitico, incisa e a motivi
geometrici lineare molto semplici
- forme tipiche: calici a forma di clessidra
2 Ceramica Haghios Onufrious I (nome da una localit di Festos)
- dipinta in vernice rossa
- decorazione semplice geometrica
- argilla grossolana
- forma tipiche: la brocca
3 Ceramica Lebena ( da tombe circolare vicino Festos)
- superfice rossa
- decorazione light on dark, chiaro su scuro bianca sopra
- lucida
AM II il numero degli abitanti in questo periodo continua a crescere. Secondo alcuni studiosi
definisce un certo processo di stratrificazione sociale e collocano l'origine dei palazzi in questa
epoca. Ma ci sono altri cambiamenti:
L'economia
Espansione di allevamento, agricoltura e cominciano ad apparire testimonianze di attivit
artigianale e del commercio soprattutto.
La cultura materiale
L'approvvigionamento di materie prime diventa pi importante. Si moltiplicano le produzioni di
manufatti in metallo e il rame viene importato dalle isole cicladi principalmente da Kithnos, e lo
stagno, probabilmente, dall'area anatolica. Continuano ovviamente manufatti in selce ed ossidiana.
I rapporti con le aree vicine
Documentati contatti con le aree interne. Per esempio nella West colt house nel palazzo di Cnosso,
sono state trovate molte ciramiche proveniente da Festos, e da Mirtos dalla Creta orientale e da
Vasiliki.
Contatti con le aree esterne, con l'Egitto per esempio da cui proveniene l'oro, l'avorio anche dalla
Siria, l'argento dall'Attica e precisamente dal Laurion, con le Cicladi i rapporti si consolidano per
via di oggetti e di tipologia di tombe come vedremo.
La ceramica
1 Ceramica Haghios Onufrios II, continua e si perferziona in questo periodo (p.22):
- piccoli dimensioni
- superfice lucidata a stecca molto vistoso
- motivi decorativi di tipo geometrici, con linee, in vernice nera
- miglioramento qualitativo
2 Ceramica Vasiliki, settore orientale dell'isola:

- il vaso si cuoce in parte in ambiente riducente e in parte in ambiente ossidante, cos che

compaioano delle macchie e cambiamente di colore rosso e nero


- forma tipica: la teiera, con lungo becco ed orlo verticale
Le tombe
Le tombe circolari dell' AM IIB sono molto pi grandi e sempre localizzate nella pianura della
Mesar. Per la costruzione di queste tombe si sceglievano localit poste su basse colline e nella
maggior parte dei casi in prossimit di abitati, questo perch questa specie di intervisilit tra l'area
cimiteriale e l'area di vivi, corrisponde forse ad una sorta di controllo dei vivi sui morti.
I defunti erano seppelliti sempre in posizione distesa e contratta, ma la testa era sempre rivolta ad
oriente e insieme a loro erano presenti corredi costituiti da ceramica, ma anche ornamenti personali,
offerte funebri etc.
Dal punto di vista della tecnica costruttiva si presentano con dei muri (la parte meglio conservata)
realizzati con grandi pietre nella parte inferiore, disposti secondo la tecnica a menzoloni in modo
tale che i filari di pietre si sovrappongano su quelli sottostanti leggermente, in modo tale che lo
spazio andrebbe a chiudersi. Da qui nasce la denominazione impropri delle tholoi della Mesar, ma
la denominazione pi appropriata dovrebbe essere quella di "tombe circolari". Non sappiamo
ancora se queste andavano a chiudersi in una cupola o no. Il problema nasce anche dal fatto che nei
luoghi in cui i filari di pietra della tombe sono scavati, in genere sono stati rinvenuti un numero di
pietre molto ridotto; questo pu dipendere dal fatto che molte costruzioni erano in pianura e quindi
l'attivit agricola era intensa e le pietre probabilmente furono spostate. Inoltre sorge il dubbio che la
parte superiore sia stata realizzata, soprattutto i filari, in mattoni crudi, quindi non sappiamo cosa
andassero a chiudere. Ci sono due possibilit (p.28):
1 una copertura piatta realizzata con travi ligne e materiale leggero che non hanno lasciato
tracce.
2 Oppure una copertura a cupola.
Le tombe pi piccole presumibilemente avevano copertura a cupola (esempio di Archanes) e quelle
pi grandi (per esempio Platanos) probabilmente erano piatte, perch tenere in piedi una struttura di
quelle dimensioni richiedeva delle tecniche pi efficienti, e forse non disponibili all'epoca.
Mun Odighitria (p.28), dalla fotografia aerea, vediamo che i muri perimetriali conservati
sono molto spessi (fino a 3 m.) dunque lo spazio interno era limitato.
Platanos (p.28), vicino Festos, ha un diametro oltre i 16 m. (la tholos A). Le due tholoi,
presentano una caratteristica particolare: sul muro perimetrale vi sono delle pietre sporgenti
che si pensato che potessero essere stati utilizzati per la costruzione della cupola, per
notiamo che in realt queste pietre inserite esternamente sono tutti localizzati su una parte
soltanto; se avessero avuto la funziona di sostenere la cupola, avrebbero dovuto essere tutte
intorno. L'accesso ad oriente e un'altra caratteristica sta nel fatto che queste tombe hanno
piccole anticamere (che con molta probabilit avevano una copertura lignea piatta) e a
pianta rettangolare dalla parte dell'ingresso verso oriente, realizzate con muri sottili
costituite da due o pi ambienti senza che vi sia una regola. La funzione di questi annessi,
anticamere, era duplice ma di sicuro dovevano essere concepite come parte integrante della
tomba anche se alcune di queste sappiamo che sono state costruite nel MM IA: alcune di
queste erano utilizzate come camere funerarie aggiuntive, altre potevano avere una funzione
di luogo di culto per i defunti.
Apesokari (p.28) su una collina che sta dall'altro lato della piana della Mesar, di fronte a
Festos. Questa dunque una tomba su una collina, dominante: nella ricostruzione la
struttura circolare con parte inferiore in pietre e parte superiore stata immaginata in
mattoni crudi con copertura a cupola. I muri perimetrali sono molto spessi e vi la presenza
sul lato nord delle pietre gettanti e le "x" indicano le sepolture dentro la tomba circolare e
alcune anche dentro l'anticamera. Il piano A: stato immaginato come un luogo dove si
svolgevano cerimonie rituali; nel piano B: l'ambiente vicino c' una banchina; nel piano C:
si trova al di fuori della tomba, c' un'area lastricata e un'altare.

possibile che molti dei defunti che sono stati trovati negli ambienti delle anticamere forse

appartanevano agli individui che erano stati spostati dall'interno della camere all'esterno nelle varie
fasi di riutilizzo. Questo ha fatto pensare che le tombe circolari erano per questo motivo
periodicamente oggetto di cure. In genere una cura particolare poteva essere rivolti ai crani,
verosimilmente le ossa lunga venivano spezzate e messe insieme al cranio di pertinenza e in ogni
fase di riutilizzo si contemplava anche un'attivit di ripulitura della tomba. Altre attivit che si
ritiene fossero effettuta, in occasione delle fasi di riutilizzo, riguardava piccole cerimonie che
dovevano prevedere il consumo di bevande perch sono stati trovati molti piccoli vasi in argilla e da
mensa.
L'origine di queste tombe stato dibattito di molti studiosi per molto tempo. Si sono cercati
paralleli per queste costruzioni circolari pi o meno fondati. Tra quelli meno fondati:
- costruzioni circolari in mattoni crudi sono in alcune culture siriane del V millennio, a tell
Alaf. Ma siamo in qualche millennio prima, quindi improbabile ci siano relazioni.
- Evans nel '900 penso che alcuni prototipi derivassero dalla Libia, perch all'epoca erano
state scoperte strutture circolari che contenevano defunti. Per la difficolt sta nel fatto che
queste strutture circolari si sono rilevati essere recinti a carattere funerario, ma non avevano
nulla a che vedere con quelle micenee.
- Altri guardavano al'Egitto con strutture circolari ma la copertura erano a botte o a volta,
quindi diversa e non comparabili.
Tra quelli pi fondati:
- Prototipi cicladici. In effetti pi o meno in questo periodo ci sono tombe circolari ma di
piccolissime dimensioni con pochissimi defunti. Le influenze anche dal punto di visto
dell'architettura funeraria a Creta in questo periodo si rintracciano nel settore nord-orientale
e interessano soprattutto le tombe a camere o a ciste. Quindi anche questa pi o meno
improbabile.
- Altri ancora hanno pensato a Cipro (Kirokithia del Neolitico).
- Si propende dunque, sebbene non sia ancora dimostrato per ora, verso una caratteristica
locale, cretese, di questa zona, che si evoluta ed durata nel tempo.
Siti dall'AM I all'AM IIB
Le testimonianze archeologiche dell'et prepalaziale sono presenti anche nei siti che vedranno la
nascita e lo sviluppo di palazzi. Per esempio a Cnosso, nel corso degli scavi, si stanno trovano resti
e depositi di et prepalaziale, dall'AM I in poi. Il problema di Cnosso che di Festos sta nel fatto che
buona parte di queste testimonianze nelle zone dei palazzi non si possono demolire. In qualche
saggio, laddove stato possibile, soprattutto nelle zone dei cortili si andato in profondit, trovano
resti pi antichi. Quindi dal punto di vista abitativo c' una continuit di questi grandi siti, dal
neolitico all'et palaziale.
A Cnosso, stata per esempio messa in luce la west colt house, casa del cortile occidentale.
L stato possibile fare scavi in profondit e sono stati trovati resti di questa abitazione, da
dove vengono numerose ceramiche di Festos.
In prossimit della citt moderna di Heraclion al di fuori della cinta muraria, a 8 km in linea
d'aria da Cnosso, sono stati messi in luce i resti di un abitato minoico, una localit che si
chiama Poiros-Katsambas, che sulla foce di un fiume e qui sono stati trovati molti edifici
e notevole presenza di oggetti di importazione e influenza delle isole Cicladi. Nei depositi
dell'AM I e IIA ci sono testimonianze di attivit metallurgiche notevoli: crogioli, scorie,
frammenti di lingotto levantino, matrici e attrezzi per la metallurgia.
A Festos, i materiali prepalaziali sono stati rinvenuti nell'area del palazzo e fuori alcuni
depositi di ceramiche. Il problema che essendo in collina, la necessit di creare dei piani,
hanno portato i minoici ad asportare terra e di conseguenza molte ceramiche si sono
mescolati ad altri materiali pi tardi.

Ma nel settore occidentale del piazzale 70 (in cifre romane per il palazzo pi antico, perch quelle

arabe per il secondo palazzo) vi sono resti di pavimentazione prepalaziale; e nel peristilio 74 in
prossimit della collina, sono stati trovati resti di muri di abitazione costituita da 3,4 stanze. Si
suppose che essendo in un punto alto, essendo cos l'edificio importante, si pens che fosse
un'edificio importante di un dignitario, ipotesi poi smentita.
Haghia Triada, scavata dagli italiani, un altro sito importante dove sono state rinvenute:
una tomba circolare, due edifici dell'et prepalaziale, grande deposito di ceramiche da
mensa in un'area chiamata "piazzale dei sacelli" probabilmente per un banchetto all'aperto
che poteva celebrare un rituale di fondazione della comunit che risiedeva in zona.
Myrtos (p.23), si trova sulla costa meridionale sud-est. Qui gli scavi negli anni '60 da un
archeologo britanni Peter Warren, il quale ha messo in luce uno stanziamento completo che
dopo la sua distruzione alla fine della distruzione nell' AM IIB non ha avuto interferenze
successive, perch il sito non fu pi abitato e quindi stato possibile scavarlo con molta
accuratezza. Il sito posto su una collinetta, quindi sul pendio del lato est era protetto, sul
lato nord e ovest sono stati messi in luce resti di un muro di cinta dell'abitato.
Gli ambienti, 90 circa, sono a pianta rettangolare, costruiti su un piano e presentavano tetti
lignei e diversi strati di argilla, pavimenti erano in battuto e le pareti interne erano intonacate
e verniciate in rosso. C'era anche un santuraio (p.24) mentre gli ambinti principali erano il
numero 91, rappresentava un grande deposito di vasi di ceramiche, il 92 ha un muro a
forma di "u" e su un lato c'erano due grandi pietre forse un altare perch al di sopra di queste
pietre, Warren trov un idolo, vaso in terracotto "la dea di Mirtos": contenitore di figura
femminile rappresentata con lungo collo, volto piccolo e schematico che sorregge una
brocca che decorata in light on dark, decorazioni di ornamenti alla base del collo,
abbigliamento e il triangolo forse rappresenta il triangolo pubico reso graficamente.
Warren distinse due fasi:
- periodo 1, indicato sulla pianta dal tratteggio obliquo, poche strutture.
- periodo 2, contrassegnato da muri nero scuri e appartengono al periodo AM II.
Secondo lui si tratta di un piccolo villaggio in cui risiedevano un centinaio di persone, alcuni
gli edifici erano strettamente collegati fra loro e corrispondevano ad un unica struttura, una
sorta di residenza di un autorit dominante e quindi in questo senso, secondo la sua visione,
potrebbe anticipare il concetto dell'origine dei palazzi. L'organizzazione caotica degli
ambienti, la presenza di alcuni spazi vuoti e liberi (caratteristica che si trover nei palazzi
come pozzi di luci) sarebbe dal punto di vista architettonico un elemento che anticipa i
palazzi, oltre che la presenza delle pareti con intonaco rosso e presenza di banchine
addossate a pareti di alcuni edifici.
Negli anni '80 si fatta strada un'altra interpretazione: lo studioso Whitelaw non ha eseguito
scavi sul sito, ma ha ristudiato la distribuzione degli oggetti sugli strati pavimentali per
definire la funzione delle singole stanze ed arrivata ad una conclusione diversa: moduli
abitativi costituiti da due stanze principali e un cortiletto (ecco gli spazi vuoti) dove
sarebbero presenti sia le testimonianze di attivit di stoccaggio, abitative. Quindi avremmo
di fronte un insediamento con caraterristiche funzionali differenziate, ma tutta una serie di
unit abitative con proprie caratteristiche. Una conclusione opposta rispetto a quella di
Warren: non pu essere considerato un'antecedente dei palazzi ma si tratterebbe dunque di
un villaggio di una societ egualitaria, in cui tutti hanno loe stesse condizioni di vita.
l'ipotesi la pi accreditata.
Vasiliki (p.24) brocca con decorazione tipica, a chiazze nere/brune e rosse sulla superficie
del vaso. Il sito stato considerato un precedente dei palazzi minoici. Qui gli scavi furono
effettuati da un archeologo inglese, Seager, nel 1906 e mise in luce la "casa sulla collina"
considerato per molto tempo un antecedente dei palazzi, perch secondo la ricostruzione di
Seager avremmo avuto un unico complesso piuttosto complicato con molti ambienti con
distinsioni funzionali tra le varie parti di questo complesso: area magazzinale etc., un cortile
centrale e un altro occidentale, ovvero caratteristiche saliente dei palazzi dal punto di visto
architettoni. In pi presenti intonaci dipinti in rosso o in ocra anche sui pavimenti, che si
trovano anche a Festos negli strati prepalaziali, dunque una caratteristica che con i palazzi

non hanno nulla a che vedere e non sono antecedenti.

In tempi pi recenti un archeologo greco, Sozois, ha ripreso gli scavi: venuto fuori che su questo

sito gli edifici dell' AM II erano molto maggiori rispetto alla casa della collina scavata da Seager e
scavando nella zona della casa sulla collina di Seager, si scoperto che non era un unico complesso,
ma erano pi case. Inoltre quello spazio in cui Seager aveva creduto di riconoscere la presenza di un
cortile centrale in realt era uno spazio che separava le case, infatti Sozois mise in luce:
- nel settore est una casa, chiamata Red House (per gli intonaci) dell' AM IIB.
- dall'altra parte del cortile una casa, chiamata West House.
- un'altra a sud-ovest
Sono dunque tutta una serie di case dell' AM IIB, in fasi leggermente diverse ma che praticamente
non sono i palazzi. La funzione del cortile lastricato era semplicemente quella di dividere le varie
abitazioni. E anche le altre abitazioni messe in luce sulla sommit di questa collina, non sono
dissimili dalle altre.
Quindi anche questo "antecedente" viene a finire.
Un buon numero degli stanziamenti di questi periodo, alla fine dell' AM IIB, in particolare Mirtos e
Vasiliki, subiscono delle distruzioni violente.
Haghia Photia Kouphota, si trova sulla costa nord-orientale dell'isola e differisce dagli
stanziamenti caotici visti fin ora: planimentria ben organizzata, con un numero di stanze
disposte su un cortile centrale all'interno di un'area con una cinta muraria. Qui sono presenti
cavit di forme circolare chiamata koloura (in greco=ciambella) che si troveranno nei
palazzi. Una di queste contemporanea all'abitato del MM IA, altre due sono successive
(una infatti distrugge una parte dell'edificio).
Chamaizi (si legge Camezi) un piccolo complesso con cortile centrale, una cisterna e una
serie di ambienti addossati alle mura. Secondo una recente interpretazioni sarebbero
strutture a carattero difensivo.
AM III il passaggio dall' AM II e all' AM III caratterizzato da distruzioni in alcuni siti.
Per molto tempo di difficile interpretazione per la questione che la ceramica tipica di questo
periodo presenta una decorazione light on dark, superfice scura/nera e decorazione bianca/color
crema. Prima si pensava che questa ceramica fosse limitata al settore orientale di Creta. Quindi si
pensava che si trattasse di uno stile regionale (del settore est) e non di una fase cronologica a s
stante. Ora chiaro che l'AM III una fase cronologica, perch trovata in strati chiusi a Festos e a
Cnosso. Secondo gli studiosi in ogni caso si tratta comunque di un periodo di crisi, per quanto
riguarda una contrazione tra Creta e le altre aree dell'Egeo.
MM IA un periodo poco noto per quanto riguarda gli stanziamenti principali nelle aree dei
palazzi, ma li vedremo in altri siti minori. Compare la prima forma di scrittura, chiamata
"geroglifico minoico" che non ancora stata decrifrata.
La ceramica
Continua il gusto per la decorazione light on dark, ma ci sono anche elementi innovativi come i
motivi spiraliformi e dall'altra forme classiche come la teiera.
Verso la fine del MM IA, c' un altro cambiamento nonch la comparsa della ceramica policroma:
light on dark, ma oltre al bianco compariono altri colori in rosso, violaceo e giallino (con elementi
a triangoli e decorazione che vedremo) si chiamano alla barboutin, piccoli nuclei di argilla decorata.
La cultura materiale
Ben documentate, al di l del fatto che nel corso degli anni, i saccheggi non sono mancati. Per
esempio gli ornamenti in lamina d'oro (p.29) molto sottili che provengono dalle tombe, scavate nei
primi decenni del '900:
Nelle tombe di Moclos (un'isoletta ora, in et preistorica era un promontorio unito alla terra
ferma) nel settore nord-orientale dell'isola, per esempio stato rinvenuto un unico caso di un
fascia di forma rettangolare in lamina d'oro con due occhi. Questo fa pensare agli ornamenti
funebri in lamina d'oro come i copribocca e i copriocchi, anche se riferibili al TB.

La decorazione a repouss, ovvero con martellatura della lamina in modo da avere una

decorazione a puntini o tramite incisione.


Collane ricostruite di varie tipologie.
Famoso pendente con due api che provenie da vicino Mallia, sulla costa centro-nord
dell'isola, da una tomba chiamata Chrysolakkos (=la fossa d'oro). Il famoso pendente con
due api affrontate, e pendenti circolari a fianco realizzati con la tecnica della granulazione e
della filigrana. Al centro delle due api c' un grobulo che forse conteneva del miele. Tuttavia
non si sa a che epoca appartiene, forse all'et prepalazziale ma pi verosimilmente alla
prima et palazziale. Qui stata messa in luce un complesso dell'et prepalaziale del MM
IA. C' una tomba circolare e poi a fianco un complesso articolato (p.38). Qui manca nel
perimetro una porta d'accesso, evidenemente si entrava dall'alto. Questa localit stata
oggetto di saccheggi, e quindi difficile definire le varie modifiche nel corso del tempo e
offrire loro una cronologia sicura.
Altri oggetti di bronzo: pugnali, pinzetti, piccola ascia, etc.
Un' askos a forma di toro (p.30) proveniente da una tomba di una localit che si chiama
Koumasa. La particolarit di questo oggetto sta nel fatto che sulle corna e sul muso del toro
ci sono delle figurine. forse la pi antica attestazione dei famosi giochi coi tori per i quai i
cretesi erano famosi?
Una pisside molto famosa in basso (p.30), che viene da Platanos, ed particolare perch in
pietra. Si tratta di una scatola che veniva chiusa con i fili passati attraverso i fori, anche se
non sono messi bene in corrispondenza. E la peculiarit di quest'oggetto sta nel fatto che
presenta una decorazione a triangoli con tratteggio interno e ricorda la decorazione della
ceramica, e la presa del coperchio realizzata in maniera naturalistica con un cane
accucciato a rilievo.
Altri oggetti, provengono dalle tombe e sono praticamente idoletti di tipo ciclodico (p.31).
Figurine femminili, caratterizzate da corpi con colli lunghi, forma della testa con tratti
somatici molto schematici, braccia conserte e tratti sessuali eccentuati. Cosa rappresentanto,
se siano idoletti, divinit, assistenti, non si sa per certo. A Creta ci sono sia esemplari in
marmo cicladici (d'importazione) e poi imitazioni locali in calcare realizzate a Creta stessa.
Mentre quelle cicladiche sono realizzate unicamente in marmo ed erano decorate e dipinti
con rosette, bocca etc.
Ci sono anche figurine sedute (come quello di Cnosso) e altre, forse in osso o in avorio, di
dimensioni molto piccole, realizzate localmente come si desume dal pube con trapanutre e
la realizzazione dei piedi resi in maniera naturalistica (ad esempio quella di Fourn,
Archanes).
Le tombe
Quelle circolari dell'AM I e II, ora vanno a diminuire gradualmente. Si continuano ad usare le
vecchie sepolture ma se ne costruiscono sempre meno di tombe circolari.
Compaiono nuove forme di culto: si frequentano santuari posti su alture, su montagne o colline, e in
zone extra-urbane; ma anche grotte sacre ad essere frequentate.
I rapporti con le altre aree
I rapporti tornano e si intensificano con le Cicladi, l'Egitto e Cipro, dove compare la prima presenza
di vasi cretesi al di fuori dell'Egeo trovata a Laphitos nella T.6.
Alcuni esempi:
Per quanto riguarda le Cicladi: le padelle cicladiche in terracotta con bordo molto basso e
circolare, con decorazione incise che riproducono imbarcazioni cicladiche con tanti remi
all'interno di queste padelle ( non usate come padelle). Alcune di queste padelle sono state
trovate anche a Creta e investono anche una sfera religiosa.
Altro aspetto del rapporto con le Cicladi: dall'isola di Kithnos, ci sono giacimenti di rame
pi vicini a Creta, presumibilmente usati nei materiali come quelli in bronzo.
Da Cipro: sappiamo dalle analisi degli isotopi del piombo, che dovrebbero farci
comprendere l'area di provenienza per il rame. Stando a questa analisi gi in questo periodo
Cipro avr probabilmente giocato un ruolo importante.
Da ricordare il ritrovamento di una giara, del MM IA, fine del periodo prepalaziale, in

una tomba della costa settendrionale di Cripo, Lapithos, il pi antico vaso mai esportato al di fuori

dell'ambito egeo. A questo fanno riscontro anche dei ritrovamenti di oggetti e ceramiche cipriote
trovate a Creta: da Cnosso proviene una brocca in Red Polished e da Kommos, citt portuale
principale di Cnosso, provengono altre ceramiche che dovrebbero risalire all' AB. chiaro che
queste poche testimonianze dovrebbero essere in qualche modo legate alle fonti di
approvvigionamento del rame.
Dal Lourion: altra area usata dai Cretesi per l'approvvigionamento del rame.
Negli anni '80-'90, stato scavato nel settore orientale del golfo di Mirabello, una localit
che si chiama Chrisokamino (p.31): interessante perch stato messo in luce un sito
frequentato gi dall' AM fino alle fasi pi tarde dell'et preparalaziale, con inequivocabili
segni di attivit metallurgica: depositi di scorie, frammenti di fornaci, mantici etc. Qui di
sicuro avveniva un'intensa attivit di lavorazione del rame e di prima fusione. Le persone
che lavoravano l, risiedevano altrove in zone vicine (come a Cipro, a Politko Phorades). Ad
ogni modo qui sono state effettuate analisi: rame importanto che provieniva da Kithnos e dal
Laurion.
Per quanto riguarda l'Egeo bisogna citare anche l'isola di Citera, situata a sud della costa
della Laconia, ed quasi una testa di ponte naturale tra Creta occidentale, il Peloponneso e
il continente greco. Qui risiedeva una colonia cretesa nell'et palaziale. Ma qui la situazione
archeologica per quanto riguarda l'et prepalaziale fu messo in luce un'abitato su un'altura il
cui nome Kastriach, in cui sono state trovate evidenze di abitazione di genti di cultura
continentale e ceramiche dell' AE I e II. Poco dopo il sito verr abbondanto e invece
compaiono altre testimonianze relative al III millennio che si chiama Kastr, e qui fino alla
fine dell' AM IIB compaiono solo presenze di materiali minoici. Forse le frequentazioni dei
cretesi furono legate alla pesca del tonno, che richiede spostamenti notevoli, oppure
potrebbero essere al cospetto dei primi individui che cercavano di trovare delle risorse
economiche alternative a quelle cretesi. Questo getta le basi che avr poi degli sviluppi
importanti.
Rapporti con l'oriente (p.32) e con il Mediterraneo orientale sono significativi. Si colgono
per esempio dalle tombe della Mesar di piccoli oggeti in avorio (dagli incisi di ippopotamo
o dalle zanne dell'elefante) che chiaramente provenivano dall'Egitto o dalla Siria. Questo
avorio soprattutto nell' AM II e soprattutto nel MM IA, viene utilizzato per la produzione di
sigilli, alcuni di carattere teriomorfi: cinghiale, bestia di difficile spiegazione, una rana e un
altro di difficile identificazione. Faccia inferiore stata incisa, di sicuro sono sigilli. Altri
sono di forma cilindrica in avorio che poteva essere utlizzato come pendente o bracciale; e
tra questi ci sono anche quelli a forma di scimmietta (=paralleli con l'Egitto). Chiaramente si
tratta di influenze e non importazioni, perch i segni incisi alla base sono quelli della glittica
prepalaziale. Il sigillo fa pensare ad attivit economiche notevoli, come oggetto personale
per contrassegnare documenti. Alcuni sigilli sono decorate con figure di animali di file di
leoni.
Altri oggetti di sicura importazione o derivazione egiziana, per esempio sono gli scarabei
(p.32) alcuni derivano dalle tombe della Mesar: quelli locali si riconoscono perch sotto
presentano facce decorative incise, usati come sigilli.
Un altro ancora, sotto, un modellino in terracotta di un strumento musicale, il sistro, che
proveniente da Archanes. Per i cretesi probabilmente aveva un significato simbolico per
collocarlo all'interno di una tomba.
E poi ci sono vasi in alabastro a Cnosso e in altre zone.
Teorie sulle origini dei palazzi

Il concetto, riguardo all'origine dei palazzi, di Evans era che che i palazzi fossero la residenza di

una comunit centrale che egli identificava in una figura che aveva un doppio ruolo quello religioso
e quello politico, una sorta di re sacerdote. La sua concezione filosofica risentiva delle concezioni
evoluzionistiche e degli ideali del suo tempo, motivo per cui egli ha concepito una teoria basata
sull'evoluzione graduale, passando da pi fasi. Ad ogni modo pi tardi abbandon questo interesse
nell'identificare l'origine dei palazzi perch per lui non era possibile identificare le tappe intermedie,
gli antecedenti dei palazzi, dal momento in cui le sue conoscenze erano ancora limitate.
Un altro studioso del suo tempo, e altri successivi come Xanto Dinis, hanno cercato di cercare
l'origine dei palazzi guardando non in ambito egeo ma ad oriente, verso Mesopotamia dove i
palazzi intesi come centro di potere erano gi ben noti. Uno di questi palazzi a cui si guardato a
suo tempo stato Tell Alalakh in Turchia meridionale al confine con la Siria, dove l'archeologo
Woonley aveva scavato e aveva trovato agganci con i palazzi minoici: pitture parietali per esempio,
e ipotizz che artigiani specializzati da questa zona si fossero spostati a Creta. Ma questa
un'ipotesi che oggi non regge pi.
Altri palazzi a cui si guardato per cercare confronti anche dal punto di vista delle catatteristiche
architettoniche, per esempio in Turchia il palazzo Beschi Sun (?) nella valle del Meandro; e ancora
al palazzo di Ebla scavato da Paul Matthieu e un altro ancora al palazzo di Mari nel Medio Eufrate,
cercando sempre di rintracciare elementi in comune con i palazzi minoici.
Le critiche maggiori, condivise oggi da tutti, che si riallacciano alle teorie di Gordon Childe "ex
oriente dux", furono effettuate da un'architetto Graam, il quale fece notare che innanzitutto molti
dei palazzi orientali erano contemporanei alle prime fasi dei palazzi minoici, quindi non potevano
rappresentare degli antecedenti, inoltre il concetto di fondo dei palazzi orientali totalmente
diverso:
- i palazzi orientali si sviluppano per aggiunte progressive, mentre i palazzi minoici sembrano
nascere tutti da un disegno unitario e gi concepiti nella forma che noi conosciamo
archeologicamente.
- nei palazzi orientali il fulcro del palazzo medesimo la sala del trono, mentre in quelli
minoici il cortile centrale. Per esempio a Cnosso la sala del trono situato in un'ala
occidentale e non ha poi un'aspetto cos sontuoso come quelli orientali
L'idea diffusionista entr in crisi. Si fece strada un'approccio gradualista tornando ai concetti di
Evans. Una serie di studiosi, tra cui Peter Warren, hanno sostenuto che i palazzi minoici trovano gli
antecendenti nell'et pre palaziale (Myrtos e Vasiliki per esempio). Secondo altri, tra cui Colin
Renfrew, ha supposto che il processo di stratrificazione sociale che porterebbe alla nascita dei
palazzi ha origine pi antiche gi dal neolitico che avrebbe determinato in qualche modo la nascita
del concetto di un'autorit centrale. Anche queste idee per non vengono riconosciute dal momento
in cui i dati archeologici non si prestavano a queste interpretazioni, tra cui gli stessi siti di Myrtos e
di Vasiliki, come abbiamo gi visto.
Si fanno strada altre ipotesi: tra quelle pi innovative c' quella rivoluzionata elaborata da George
Churry negli anni '80, il quale ha demolito anche la ipotesi gradualista perch ha sostenuto che
l'evouzione umana non consiste in un processo graduale e lento con cambiamenti progressivi, ma
che in realt per una combinazione di fattori si sono verificati nel corso del tempo dei salti
qualitativi avvenuti in un periodo cronologicamente ristretto. Questo sarebbe il caso della nascita
dei palazzi minoici, una combinazione di fattori che avrebbe determinato un salto qualitativo che
avrebbe dato come frutto la nascita dei palazzi. Questa teoria per necessitava di ulteriori
approfrondimenti.
Un altro studioso, Watrous, ha pensato che il vero salto qualitativo sia avvenuto nel monento in cui
la civilt minoica venuta in contatto con le civilt orientali: teoria conciliativa. Questo sarebbe
avvenuto dopo la crisi nei rapporti tra Creta e il Vicino Oriente dell' AM III. Col MM IA, fase che
precede la comparsa dei palazzi, i rapporti tra le due aree in effetti si intensificano. Per il modello
orientale, secondo Watrous, non sarebbe tratto da modelli archittetoni, ma piuttosto
dall'introduzione a Creta dal concetto della regalit che avrebbe in qualche modo determinato
l'esigenza di avere una residenza adeguata.

Al momento attuale siamo ritornati a guardare indietro, soprattutto una ricercatrice di Catania,
Simona Todaro, particolarmente esperta del territorio di Festos per l'et prepalaziale, ha messo in
evidenza il fatto che gi nell' AM II

a Festos, ma anche a Cnosso, abbiamo delle trasformazioni del sito, a Festos per esempio la

costruzione delle terrazze su cui viene poi costruito il palazzo, uso di spazi che poi corrispondono al
cortile centrale ed occidentale vengono gi realizzati nell' AM II e nell' AM III. Questi spazi
sarebbero stati utilizzati per funzioni che poi sarebbero stati gi all'ora luoghi di incontro per
eseguire cerimonie a carattere comunitario, consumo di beni, cibo e bevande, produzione
specializzata di ceramica, che poi ritroveremo nei palazzi. Questa idea la pi accreditata e ben
condivisa oggi tra gli studiosi.

ETA' PROTOPALAZIALE
Strutture generali dei palazzi
Nell'et protopalaziale il problema principale costituito dal fatto che i resti dei primi palazzi sono
in gran parte sepolti dai palazzi pi recenti, pertanto la nostra conoscenza piuttosto frammentaria.
Quali sono le funzioni palaziali che si possono ipotizzare? Fu fatto un convegno qualche anno fa in
cui l'obiettivo era definire le funzioni dei palazzi minoici, appunti e da questo dibattito sono emerse
4 fasi ben distinguibili:
- monumentale
- rituale-religiosa
- residenziale
- economica-amministrativa
FUNZIONE MONUMENTALE:
Innanzitutto c' da dire che i palazzi sorsero in luoghi in cui erano gi presenti degli stanziamenti
dell'et prepalaziale se non del periodo neolitico e quindi i palazzi, nel momento in cui furono
organizzati, all'interno degli abitati da cui si sono sviluppati, emergono per dimensioni e
monumentalit rispetto al resto dei singoli abitati. Questo avviene all'inizio del MM IB.
A Festos, per esempio, si dimostra che le prime strutture e la fondazione del palazzo risale al MM
IB, anche se poi nel corso dell'et protopalaziale vengono fatte alcune modifiche importanti: per
esempio la facciata occidentale che viene modificata in questa epoca, la sistemazione del cortile
occidentale. Stessa cosa avviene anche negli altri palazzi, data iniziale MM IB ma poi nel corso del
tempo sono state effettuate modifiche strutturali. Fa eccezione il palazzo di Kato Zakro databile
all'et neopalaziale, anche se ultimamente qualche struttura del periodo pi antico stata trovata
anche qui, per cui forse anche questo palazzo ha avuto pi o meno la stessa storia degli altri.
Le costuzioni monumentali di questi palazzi implica naturalmente una colloborazione da parte della
comunit, quindi un controllo sociale da parte di gruppi o singoli che hanno in qualche modo
utilizzato maestanze specializzate. Senza considerare che poi chiaramente i disegni dei palazzi
presentano un disegno unitario che da questo periodo protopalaziale gi avviato, motivo per cui
occorrevano architetti specializzati, poi occorrono maestrane che reperiscano il materiale e lo
trasportano nel luogo del palazzo, quindi si richiedeva un grande sforzo anche per quanto
riguardava l'organizzazione sociale.
Dal momento in cui questi complessi sono stati realizzati ci troviamo davanti a dei complessi
architettonici vasti con caraterristiche comuni, orientamento, cortili ed edifici multifunzionali che
vengono attuate in settori particolari del palazzo nei vari quartieri, attorno al quale c'era il cortile
centrale.
-Festos: (p.33) i primi palazzi, incluso quello di Festos, alla fine del MM IIB furono distrutti
verosimilmente o prevalentemente da fattori naturali dei terremoti. Poi ciascun sito palaziale si
proceduto per la ricostruzione dei singoli palazzi. Fortunatamente per gli archeologi, a Festos,
stato deciso di ricostruire il secondo palazzo in et neopalaziale spostando la facciata e le strutture
interne del palazzo verso oriente rispetto a quello pi antico. Quindi non solo troviamo qui due
facciate distinte, quella del palazzo pi antico distinta da quella del palazzo precedente, ma questo
spazio che sta tra le due facciate stato oggetto di scavi, rintracciando i livelli pi bassi di queste
strutture, considerando che il palazzo sta su una specie di pianoro che degrada, e parte del palazzo
occidentale del palazzo pi antico. Gli architetti antichi che curarono la costruzione del secondo
palazzo, oltre a spostare il sito verso oriente, gettarono del calce struzzo notevolmente spesso che
ha separato stratrigraficamente i resti dal primo da quelli del secondo. Per qui a Festos abbastanza
facile distinguere le strutture pi antichi da quelli pi recenti, non solo dagli archeologi, ma anche
dai visitatori. Quindi, per esempio, i magazzini del palazzo pi antico sono in parte al di sotto dei
magazzini del palazzo pi recente, separati da strati di calce struzzo: una condizione molto
favorevole dal punto di vista della distinzione.

Il cortile nell'et successiva arrivava fino a ridosso della facciata della facciata del secondo cortile;

l'ingresso del secondo palazzo era monumentale con una scala che portava all'interno del palazzo.
Nella piantina indicare i vani, gli ambienti delle strutture protopalaziali si usano le lettere romane,
per le strutture del secondo palazzo le cifre arabe.
Le strutture protopalaziali sono presenti dove stato possibile compiere degli scavi senza asportare
le strutture del secondo palazzo, per lungo il cortile centrale l stato possibile fare dei saggi in
profondi ed stato trovato un colonnato. Nel vano 25 dell'et palaziale, stato fatto un saggio, si
sono trovati resti protopalaziali. Altro punto in cui sono presenti abbondantemente i resti del primo
palazzo il settore nord, quello settendrionale, dove peraltro viene anche oggetti importanti tra cui
il disco di Festos.
Festos al limite di una piana della Mesar su una collinetta che domina la piana, dunque la sua
posizione climaticamente anche favorevole, l vicino scorreva un fiume "sacro" e poi a nord del
palazzo c' un massiccio del monte Ida, legato ai culti della nascita di Zeus, e una caverna chiamata
di Kamares dove venivano praticati attivit di culto: posizione del sito significativa e non casuale.
Da qui inoltre proviene la ceramica pi caraterristica dell'et protopalaziale, la ceramica di
Kamares.
Come si presentava il palazzo in et protopalaziale? Possiamo dire che era stato concepito anche
questo unitariamente e presentava caraterristiche distintive:
- cortile occidentale su cui era facciata principale del palazzo, la pi monumentale, e poi era
presente anche il cortile centrale.
- nel settore orientale e sud-orientale del palazzo non c' nulla perch originariamente c'era un'ala
centro sud-orientale del palazzo, poi evidenemente crollata per via del pendio.
Il cortile occidentale nell'et dei primi palazzi prima di assumere questo aspetto, era articolato su tre
terrazze: cortile occidentale superiore, un vero e proprio cortile occidentale e poi un cortile
occidentale inferiore. Nel corso dell'et protopalaziale si procedette ad unire questi livelli e si reso
un cortile unitario (p.34). In etrambi i periodi notiamo uno delle caraterristiche distintive
dell'architettura monoica, ovvero il movimento che caratterizza i muri perimetrali con sporgenze e
rientranze. Sempre qui nel cortile occidentale ha una facciata costruita i modo accurato gi in et
protopalaziale con alla base ortostati (grandi e pesanti lastre di pietra che formano la parte inferiore
del muro, al di sopra si sviluppava con una tecnica diversa, pietre piccole, mattoni crudi e notevole
uso di telai lignei all'interno che avevan la funzione di rendere il muro elastico visto i terremoti).
Nel cortile occidentale abbiamo: innanzitutto lastricato poi abbiamo una gradinata che poi
ritroviamo anche a Cnosso e anche in altri, chiamata convenzionalmente area teatrale ma la cui
funzione non si sa per certo, sicuramente era destinata a raccogliere le persone, poi marciapiedi
sopraelevati che si incrociano con questi angoli un p acuti chiamati "percorsi cerimoniali" perch
si pensava fossero legati ad attivit cultuali. Uno di questi piegavano repentinamente verso uno
degli accessi al palazzo nel lato occidentale. Un altro ingresso sempre su questa facciata consentiva
di entrare all'interno del quartiere, un ingresso meno importante rispetto al primo.
- altra caratteristica la presenza di 4 cerchi, i cosidetti kolouras (=ciambelle), che hanno dei
precedenti in quel sito chiamato Haghia Phoutia Kouphota, sito posto nel settore nord orientale di
Creta, nel MM IA periodo immediatamente precedente la comparsa dei palazzi. Questi sono delle
profonde cavit circolari che scendono gi in profondit (a Cnosso alla base trovate anche strutture
dell'et prepalaziale) con pareti rivestite in pietra per non presentano un rivestimento in malta
idraulica, quindi sicuramente non erano delle cisterne. Tra l'altro sono disposti in fila e di sicuro
c'era una connessione tra questi cerchi e la via cerimoniale. Questi koloures e le vie processuali
sono presenti anche in altri tre palazzi (p.35): a Cnosso, dove c' un'area teatrale nel settore nord, le
vie cerimoniali che entravano dentro il palazzo e seguono lo stesso andamento angoloso e tre
koloures in fila; a Mallia anche qui c' la via cerimoniale nel cortile occidentale uno dei quali entra
dentro il palazzo. Quei cerchi per non sono kolouras ma sono silos. Infatti mentre i koloures sono
profondi, mentre invece questi silos sono strutture al di sopra del terreno e al centro di questi 8
cerchietti nelle piante successive era presente una colonna che sorreggeva la cupola di questi silos.
La funzione dei kolouras ancora oggi ignota, pertanto sono state proposte diverse teorie:

- Evans, che li scav a Cnosso, pensava servissero come depositi di materiali di scarto, poich vi

trov cocci, ossa e altri resti. Per alla luce di quello che oggi sappiamo questa sua interpretazione
non sicuramente corretta perch il ruolo del cortile occidentale e la connessione con i percorsi
cerimoniali ci dice che questo era uno dei settori principale dell'area palazziale e le facciate di
questi palazzi in questa zona sono quelle pi accuratamente realizzate. improbabile quindi che
potessero raccogliere materiale di scarto.
- Altra interpretazione: ecludendo la possibilit che si parli di cisterne perch le pareti non
consentivano il contenimento di liquidi ed escludendo la possibilit che potessero conservare le
derrate alimentarie per lunghi periodi per le stesse ragione dato che i muri perimetrali avrebbero
consentito la penetrazione di umidit che avrebbe portato a deterioramento delle risorse
economique qui stoccate, si pensato fossero realizzati in occasione di cerimonie particolari legate
forse alla raccolta del territorio e a carattere comunitario che avrebbe visto la partecipazione di un
elevato numero di persone e che siano state utilizzate per periodo piuttosto breve e limitati.
D'altra parte se guardiamo la parte di un'affresco miniaturistico di Cnosso (p.35), la scena qui
riprodotta si svolge in un cortile occidentale perch qui vediamo in maniera molto schematica i
marciapiedi cerimoniali e il loro andamento triangolare. Nella parte che si ben conservata
vediamo che al lato di una di queste vie cerimoniali ci sono figure femminili in atteggiamento
danzante (=rito di carattere cerimoniale) e se potessimo vedere meglio quest'area attorno vedremmo
che sono presenti testoline che fanno riferimento ad una folla di persone e quei punti bianchi anche
questi sono volti di persone che si erano evidenemente radunati per assistere ad una cerimonia
particolare. Da qui un'altra interpretazione: facendo riferimento a questo affresco, di cui vediamo
solo un particolare, quelle cavit si pensato fossero grandi aiuole in cui sarebbero stati impiantati
degli alberi che avrebbero decorato il cortile occidentale del palazzo. Questo affresco fu
denominato da Evans "l'affresco del boschetto sacro e della danza". I tre alberi affiancati sono stati
interpretati come i tre kolouras presenti a Cnosso. Ma l'affresco risale all'et neo palaziale, quindi
agli inizi della II et palaziale, ma dopo la distruzione dei primi palazzi, il cortile di Cnosso e poi
quello di Festos, vennero rilastricati obliterando queste cavit.
FUNZIONE RITUALE-RELIGIOSA:
A Festos non ci sono templi monumentali come quelli del Vicino Oriente. Bisogna suppore che il
ruolo principale fosse svolto dai palazzi, ma oltre ai palazzi abbiamo tutta una serie di dati relativi
alle attivit religiose e ai cerimoniali che si svolgevano sicuramente all'interno dei palazzi. Esistono
poi anche forme di culto al di fuori dell'ambito urbano e palaziale, cio le caverne sacre di Kamares
per esempio, e i santuari delle vette alcuni dei quali presentavano complessi architettonici
significativi. Non sono presente sulle vette delle montagne pi alte, ma in alture in genere non
elevatissime e soprattutto interconnessi con gli abitati e i palazzi (grotta di Kamares di fronte
Festos). Se dobbiamo poi fare un discorso per l'area di culto, notiamo come nei palazzi gli ambienti
dedicati al culto occupino una parte ridotta. C' un'altra possibilit che noi non siamo in grado di
conoscere in maniera cos decisa, perch i reperti non sono molto significativi. Ci sono per esempio
i bacini lustrali che sono dispersi all'interno dell'area dei palazzi e che in realt sembra fossero
legati ad attivit di culto; essi sono dei piccoli ambienti posti al di sotto rispetto al pavimento di una
stanza di dimensioni maggiori, accessibili tramite pochi scalini che hanno anche andamento a L.
Quali fossero le funzioni precise di questi ambienti, non lo sappiamo. Evans usa questo termine per
convenzione, per l'uso dell'acqua, ma anche vero che non ci sono canalette n di flusso n di scolo
e le pareti dei bacini lustrali non sono rivestiti di malta idraulica e in qualche caso erano decorati di
pitture parietali che arrivavano fino in fondo. Il pi antico bacino lustrale appartiene all'et
protopalaziale ma non stato trovato dentro un palazzo, ma in un edificio a Mallia in un quartiere
al di fuori del palazzo.

Per quanto riguarda i luoghi di culto dell'et protopalaziale, bisogna far riferimento al caso di

Festos: qui stato identificato un gruppo di ambienti situato nel settore occidentale nel palazzo di
Festos, punto in cui la facciata del palazzo aderisce all'area teatrale, vicino al cortile occidentale.
Gli ambienti hanno come punto centrale l'ambiente VIII (p.35) in cui stato trovata una tavola per
le offerte, piccola tavola in terracotta con le gambe molto basse e che si presume venissero
utilizzate per cerimonie religiose, con cavit sul bordo. Altro elemento la presenza di banchine su
pi lati dell'ambiente VIII. Un altro ambiente il vano V, stanza di preparazione dei pasti sacri che
servivano per le cerimonie. Nell'ambiente VI notiamo banchine, come nel IX. All'esterno nel lato
nord c' un pozzo sacrificale.
I riti pubblici che prevedevano un numero elevato di persone si svolgevano nelle aree esterne nei
corti centrale e occidentale (percorsi cerimoniali e pitture parietali del periodo successivo).
FUNZIONE ECONOMICO-AMMINISTRATIVA:
I palazzi essendo una struttura multifunzionale, avevano anche diverse funzioni di carattere
economico: stoccaggio, produzione di beni e il consumo di questi.
A Festos, nell'area dello stoccaggio, come vediamo nel palazzo (p.33), ci sono tre aree magazzinali
destinati a stoccaggio appunto e ad immagazzinamento. Questi hanno un carattere modulare: sono
una serie di stanze affiancate che hanno una pianta molto simile, e che poi molto spesso sono
servite da un corridoio. Nella pianta del primo palazzo di Festos siamo in grado di riconoscerne
alcune, da cui provengono grandi pithoi in terracotta per lo stoccaggio evidentemenete di quantit
cospicua di granaie, olio e vino e altre risorse che provenivano dal territorio. Questo lascia pensare
che i palazzi fossero al centro dell'economia redistributiva cio al palazzo affluiscono le risorse del
territorio e poi attraverso un'apparato burocratico questi vengono registrate e infine distribuite alla
popolazione. Altre aree magazzinali sono a nord dell'ingresso evidenziato dalla via cerimoniale, in
livelli di strati sottostanti a quelli della seconda et palazziale e separati dallo strato di calce
struzzo: i cerchietti corrispondono ai pithoi l trovati.
A Cnosso, di questa epoca, le conoscenze sono molto pi limitate. Per quel poco che rimasto
possiamo dire che anche qui alcuni magazzini erano nel settore occidentale del palazzo e quindi
anche aree di culto. Qui abbiamo anche i ritrovamenti, dove stato possibile fare scavi in
profondit, testimonianze di attivit produttive perch abbiamo zone con botteghe per la produzione
di ceramiche raffinate, altre poco fuori dall'area palazziale, e dall'interno del palazzo provengono
tracce per la produzione di pietre, sigilli e gruppi di pesi da telaio per la lavorazione tessile.
In questi palazzi aspetto interessante, la registrazione dei beni che confluiscono all'interno del
palazzo, attraverso varie forme di scrittura. Nell'area settendrionale di Creta in questa epoca
abbiamo soprattutto testimonianze di una forma di scrittura geroglifica, comparabile per la sua
struttura con quella egiziana, ma con la differenza che quella minoica non stata ancora decifrata.
A Festos ci sono anche altre testimonianze di attivit di registrazione dei beni in entrata e in uscita,
perch da qui proviene una tavoletta con la pi antica testimonianza di scrittura in Lineare A,
caratterizzata da segni che hanno un valore sillabico. Questa di Festos viene considerata una sorta
di proto Lineare A. La Lineare A poi diventa la pi diffusa in et neopalaziale quando poi le altre
forme di scrittura scompaiono gradualmente. A Festos abbiamo anche sostanziosi gruppi di cretule
interpretati come testimonianza importanti per quanto riguarda l'aspetto economico e
amministrativo del palazzo. L'uso ricorrente era quello di imprimere i sigilli su grumi di argilla
fresca in modo tale che ci rimanesse l'impronta sulla faccia inferiore dei sigilli. Inizialmente il
significato di queste cretule, visto che i sigilli sono di carattere personale, doveva indicare il
possesso di un determinato oggetto contrassegnato dalla cretula di una determinata persona
proprietaria del sigilli; poi assume altro significato. Dove sono state trovate a Festos queste cretule?
Un gran numero di queste fu rinvenuta nell'area del cortile occidentale perch molte di queste erano
state gettate insieme nel momento in cui fu realizzato lo strato di calce struzzo, per c' un'ambiente
nel cortile occidentale (p.34) nel vano XXV da cui provengono molte cretule. Altro ambiente da cui
provengono moltissime cretule si trova in un altro vano chiamato sempre 25, quindi dell'et
neopalaziale, una specie di sala con due colonne al centro che da sul cortile centrale del palazzo da
cui poi si accede al corridoio dei magazzini. Qui stato possibile dei saggi in profondit, perch la
pavimentazione era in parte scomparsa, e furono ritrovati circa 6000 cretule dell'et protopalaziale.

Altro ritrovamento importante in questo periodo stato il cosiddetto disco di Festos, trovato in uno

degli ambienti del settore settendrionale del palazzo. un disco in terracotta che presenta un testo
caratterizzato da segni di carattere pittografico, ad ogni segno di potrebbe riconoscere qualche
determinato oggetto, raggruppati divisi da tratti verticali. Il testo si snoda in modo spiraliforme
partendo dall'esterno fino all'interno. Per il problema che tutti i tentativi di decifrazione, incluso
quello di Godart fatto di recente, sono state vane. Non sappiamo quale fosse il significato di questo
oggetto.
A Cnosso stata trovata nella casa fuori dal palazzo, una tavoletta molto mal ridotta che potrebbe
essere una testimonianza molto antica del contesto protopalaziale di scrittura proto Lineare A.
Lo studio effettuato da una studiosa Enrica Fiandra, ci ha fatto comprendere quale fosse l'uso di
queste cretule, stabilendo naturalmente e desumendo dei confronti con le pratiche amministrative
che si hanno nei palazzi del Vicino Oriente: molti grumi di argilla presentavano un numero di
cretule piuttosto elevato sempre dello stesso sigillo. Siccome questi grumi di argilla avevano la
funzione di chiudere oggetti (pithoi, vasi, contenitori vari ma anche porte) e i sigilli avevano un
carattere personale, queste impressioni erano stati effettuato da un unico funzionario e il confronto
con l'oriente ci fa pensare che questo funzionario fosse quello che sottointendeva al prelievo di
razioni o oggetti vari e che quindi lui stesso imprimesse sull'argilla tante volte un sugillo quanti
erano le razioni che erano stati prelevate dalle stanze. Questo consentiva poi una volta che l'argilla
si era consolidata in occasione di una nuova apertura era necessario spezzare il grumo di argilla e
quindi era possibile metterlo da parte e conservarlo in scaffali in modo tale che poi nel momento in
cui si facevano conteggi, si sapeva quante razioni erano state prelevate e da chi, perch il sigillo
corrispondeva ad una singola persona. Questo era un sistema di conteggio che poi nel momento in
cui si affermata la Lineare A, dove peraltro si usava per il conteggio un sistema decimale, tutto
questo divent inutile.
A Mallia (p.36) il palazzo al centro di abitati piuttosto vasti che stavano intorno. Nel caso di
Mallia abbiamo una conoscenza piuttosto dettagliata degli edifici dei vari quartieri indicate con le
lettere greche che stanno ad occidente del palazzo. Non chiaro dato che abbiamo una conoscenza
molto ridotta del palazzo della prima et palaziale, in che rapporti stessero questi edifici e il palazzo
medesimo, se vi fosse un controllo diretto sui quartieri circostanti, se fossero cose distinte non si sa
ancora.
- nel settore a nord-ovest del palazzo c' un'area libera in cui sono stati trovati anche degli ortostati,
grandi blocchi in pietra, chiamata dagli scavatori francesi "agor" che confina con quella che
stata chiamata la "cripta ipostila": si tratta di un edificio semisotterraneo che articolata in pi
ambienti, tra cui uno significativo dove si trova un'area magazzinale, nel settore orientale di questo
edificio (una sorta di U), in cui c'erano anche canalette scavate nel pavimento che servivano forse
per il recupero dei liquidi consevati nei pithoi. Poi nel quartiere MI, ci sono botteghe artigianali di
bronzisti, ceramisti, etc.
- due grandi complessi del cosiddetto edificio A molto grande che occupava 800 m2 ed era a pi
piani. La facciata occidentale si ricollega, per le sporgenze e le rientranze, alle facciate dei palazzi,
che confina con un piccolo cortile occidentale dove sono presenti, non un caso, i marciapiedi
cerimoniali.
- nel settore nord dove ci sono i magazzini, nel cosiddetto quartiere B, all'interno del quale
troviamo un complesso costituito da un pozzo luce, un'anticamera e una stanza ampia in cui
presente il pi antico bacino lustrale che risale all'et protopalaziale. Questa particolare struttura
che poi vedremo essere comune nella II et palaziale trova qui i suoi antecendenti. Da qui, al piano
superiore di questo edificio, provengono molte altre testimonianze di scrittura geroglifica e una
variet di supporti scrittori oltre alle tavolette, anche rotuli e coni.
FUNZIONE RESIDENZIALE:

Per la prima et palaziale possiamo fare al solito a Festos, soprattutto nel settore sud-occidentale

dell'ala occidentale, a sud dell'ingresso che poi stato convenzionalmente quartiere Levi, dallo
scavatore che l'ha scoperto. In questo punto la collina degrada bruscamente e quindi questo ha fatto
si che i resti che qui non sono stati toccati dal palazzo pi tardo, si siano conservati molto bene.
Molti di questi sono a tre piani con salette, scalette, stanzette e vari ambienti alcuni pi grandi di
altri ed difficile capire se questo quartiere sia stato concepiti unitamente o se questi piani siano
stati aggiunti in un secondo momento. All'interno sono stati trovati molti manufatti legati alle
attivit produttive: botteghe o case residenziali?
Monasti Raki, situato nella valle di Amari, l'unico posto abbastanza aperto e nella via di
collegamento naturale tra la costa centro meridionale e la costa settendrionale. Questo un centro
protopalaziale, presenta edifici particolarmente complessi dal punto di vista della pianta. Qui
scavato un edificio piuttosto imponente di oltre 60 stanze, su un dislivello di due piani, con una
grande quantit di pithoi per lo stoccaggio; alcune sale al piano superiore sono a carattere
monumentale con colonne e l'aspetto pi interessante che da qui provengono circa 700 cretule che
sono state rapportate a quelle di Festos arrivando alla conclusione che questo contesto di Monasti
Raki fosse collegato a Festos, perch molto simili.
A Kommos, nella Mesar ci sono altri edifici molto grandi e altri che hanno per certo versi aspetti
palazziali, meno preservati; Galattas anche e sulla costa settendrionale dell'isola nell'estremit
orientale, il sito di Petrasse dove stato scavando una specie di piccolo palazzo su scala ridotta
della II et palaziale da dove provengono resti di et protopalaziale.
Alcuni edifici di et protopalaziale (p.37) con la presenza di colonne, pozzi di luce/cortile, perch
nell'architettura minoica che ha carattere agglutinante, le stanze che stanno nella parte interna non
hanno finestra, l'unico modo per ricevere luce attraverso cortile o canalette di scolo non aperte. Il
"town mosaic di Cnosso": lastrine in faiance, applicate ad una scatola lignea probabilmente in
origine, e vi era riprodotta una scena figurata, scene a carattere naturalistico e case tutte col tetto
piatto, alcune con una parte soprastante, altre in tecnica isodoma, altre ancora con linee orizzontali
e travi lignee. Sempre a pag. 37, vediamo un altro modellino da Archanes, in terracotta, di un
edificio o di un luogo di culto: presenza di terrazzino, colonne al piano superiore e sotto un
cortiletto/pozzo di luce.
Cultura materiale, funeraria e contatti con l'esterno
Le tombe
Nell'et protopalaziale le tombe circolari vanno a scomparire ad eccezione di una tomba a Kamilari
(vicino a Festos), T.1, che continua a rimanere in uso anche successivamente (p.38). Vi sono
ambienti annessi a pianta rettangolare, a carattere monumentale con 13 metri di diametro e vediamo
che nella sua ricostruzione stata vista come una vera e proprio tholos, con porta d'accesso,
caratterizzata da pietre per quanto riguarda gli stipidi e l'architrave di notevoli dimensioni.
A fianco la tomba di Chrysolakkos, da dove proviene il famoso pendente delle api.
In questa et per comincia ad affermarsi due nuovi tipi di sepolture che poi avranno, uno di questi
in particolar modo avr sviluppi successivi:
- entropithoi, dentro grandi giare.
- larnaches, "bare" in terracotta all'interno del qualche veniva sepolto un solo defunto che in
questo periodo, queste bare col loro coperto non sono decorate, ma successivamente
vedremo che ad est di Kani nel settore occidentale dell'isola, in un sito particolare chiamato
Retino, le tombe di questo tipo vedr larnaches dipinte con scene raffigurate.
I santuari: tra le grotte sacre quella pi importante la grotta di Kamares, sul monte Ida, il
massiccio che domina palazzo di Festos e la Mesar. una grotta di grande dimensioni, ben visibile
da Festos, stata frequentata per ragioni cultuali fin dall'et protopalaziale, particolarmente
famosa per il pi antico ritrovamento della ceramica che prende il nome dalla grotta.
La ceramica

La pi importante e qualitativamente migliore del Mediterraneo di questo periodo la ceramica di

Kamares (p.39). Nelle ceramiche prepalaziale, nell'AM III e nel MM IA, avevano rivelato un gusto
particolare light on dark, con fondo scuro e decorazione chiara color crema prima o poi bianca; alla
fine poi dell'et prepalaziale inizia a comparire un gusto per la policromia oltre all'uso del bianco si
afferma l'uso della vernice per la decoraione anche in rosso, giallo, violaceo etc. Tutto questo per
dire che questo si evolve nella ceramica di Kamares. Ma il vero salto qualitativo per rispetto
all'epoca precedente, data dall'introduzione della "ruota da vasaio" (tornio) che avviene a Creta
nell'et protopalaziale, che nel giro di pochissimo tempo si perfeziona a tal punto che verranno
apprezzate ed esportate nel Mediterraneo orientale e in Egitto vengono anche imitate.
Dal punto di vista evolutivo, una studiosa chiamata Walberg, ha indivuato delle linee di sviluppo
iniziando dalla fase che precede l'et protopalaziale chiamata "pre kamares", poi una fase chiamata
"early kamares" datatabile all'inizio dell'et palaziale quindi MM IB, "classical kamares" la
migliore databile al MM II al B, poi una "post kamares" successiva all'et dei primi palazzi databile
al MM III siamo agli inizi dell'et neopalaziale, quando abbiamo la convenzionalizzazione di
forme, tipi decorativi, riduzione di policromia e quindi uno scadimento qualitativo e si va da questo
momento in poi si diffonde il gusto per una ceramica dark on light, vernice scura su fondo bianco.
Le caratteristiche sono:
- il fondo del vaso interamente dipinto di scuro e su questo poi vengono eseguiti motivi
decorativi usando una serie di vernici, prevalentemente quella bianca, ma poi anche altri
colori, dall'arancione al rosso, al giallo etc.
- le forme: fruttiera, tazze, una molto comune sono le giare con il beccuccio a ponticella che
si inserisce obliquamente quasi forzatamente al di sotto dell'orlo e le anse sono orizzontali;
olletta/anfora biansata; anfora ovoide; brocche col collo tagliato e pi raramente una forma,
pi grande e grossolana/meno raffinata, dei pithoi
- decorazione: esiste anche un altro sistema decorativo oltre al light on dark, si chiama
"bourbotin" (troviamo alla fine dell'et protopalaziale) che si presenta con una superficie
decorata con protuberanze, applicazione di argilla piccole disposte pi o meno regolarmente
e pi o meno in settori particolari del vaso e normalmente si procede con la decorazione su
questo tipo di applicazione.
Il repertorio decorativi: inizialmente sono di carattere naturalistico (sul pithos c' un tonno)
e anche figure umane (molto rare) che si combinano con motivi di carattere geometrico/
curvilieneo con molta fantasia sul corpo del vaso e con un uso molto frequente di motivi di
tipo spiraliforme correnti o singole, comunque ondulati, la cui funzione quella di
trasmettere un senso di movimento. La decorazione non si adatta peraltro alla forma del
vaso, ma segue un principio torsionale che si avvolge sul corpo del vaso in modo da
seguirne le rotondita (vortice=movimento).
A p.39 abbiamo alcuni esempi:
- due tazze di forma tronconica, le cosiddette tazze di Vafi che prendono il nome dalle tozze
d'oro trovate nella tholos in Laconia, a Vafi. Le pareti di questi vasi, con forme aperte, sono
molto sottile chiamate a guscio d'uovo ma allo stesso tempo sono duri e compatti che
sembra quasi porcellana. Sono state trovate anche tazze carenate o semiglobulari, tutte
accumunate da questo livello qualitativo molto elevato.
- nei pithos l'argilla pi grossolana e molto meno raffinata.
- fruttiera da Festos, con applicazione plastiche con fiori
- la giara col beccuccio a botticella.
Normalmente la ceramica di kamares, policroma su fondo scuso, considerata una ceramica di tipo
palaziale, pensando fosse prodotta all'interno dei palazzi da abili artigiani specializzati che
avrebbero prodotto questa ceramica per l'apparato palaziale. Centro di produzione di primo piano
Festos, ma anche Mallia e Cnosso. Le botteghe secondo studi recenti, erano situate al di fuori
dall'area palaziale e forse gli artigiani lavorano al di fuori del controllo palaziale. Tuttavia viene
ancora considerata una produzione palaziale, in senso lato.
Altre classi ceramiche di questo periodo protopalaziale sono legata alle tradizioni pi antiche
soprattutto nelle aree pi perfiferiche di Creta dove l'uso della policramia pi ridotto e si continua
il gusto della decorazione light on dark gi presente alla fine dell'AM ovvero alla fine dell'et

prepalaziale, ma la tecnica di esecuzione risente in qualche caso di quella della ceramica di kamares
vera e propria.

Questo tipo di ceramica come vedremo, essendo di qualit notevole, stata anche imitata al di fuori

dell'ambito Egeo, in Egitto per esempio, oltre ad essere distribuita nel mediterraneo orientale.
Ceramica apprezzata non tanto come contenitori di sostanze particolari, quanto per la raffinatezza
della produzione.
La cultura materiale
- Per quanto riguarda la pittura parietale vediamo che in quest'epoca sono molto ridotte, per
quel che si sa non sono presenti scene figurate.
- Presenza di vasi in pietra che si sviluppano principalmente in et successiva.
- La coroplastica invece (p.40) vede la presenza di figurine umane a carattere votivo, di sesso
femminile e maschile, in qualche caso dipinte e verniciate in nero secondo il gusto della
ceramica di questo periodo. La figura femminile ha le braccia alzate in segno di adorazione ,
mentre quella maschile, anch'essa verniciata in nero, presenta le braccia al petto come segno
di adorazione. Dai santuari provengono tutte le statuine ex voto come quelle di animali,
come tori, decorati con la tecnica light on dark.
- Per la glittica (p.41), ricordiamo nell'et prepalaziale, dei sigilli zoomorfi realizzati in avorio
(materiale esotico) e anche scarabei dalle tombe circolari della Mesar, sia di importazione
che prodotti localmente che indica contatti con l'Egitto. Del resto la Mesar aperta verso il
mare libico quindi di fronte alla costa africana.
Con il MM IA, dopo una crisi nei rapporti tra Creta e le aree extra egee, c' una sorta di
ripresa e quindi continuano in misura pi ridotta, ad essere prodotti sigilli in avorio di
ippopotami, molto piccoli. Parallelamente alla fine dell'et prepalaziale compaiono anche
dei sigilli in pasta bianca che imitano l'avorio.
Con l'et protopalaziale abbiamo un cambiamento, perch le tecniche di lavorazione dei
sigilli si raffinano, si riutilizzano trapani che incidono pietre semipreziose come il cristallo
di rocca, aspro, ametista e agata (materiali di importazione) e quindi si ottengono risultati
significativi. Cambiamento tipologico:
continuano i sigilli a stampo che hanno per la faccia decorata, che quella sottostante il
sigillo, di forma circolare; abbiamo anche le cretule, le pi note quelle di Festos, che
presenta temi naturalistici sia pure schematiche, con scene di navi con remi e alberi e ancora
scene che riproducono momenti di vita quotidiana (come le due figurine umane realizzate in
maniera elementare) scene di vasai, tema molto ricorrente, scene di giochi, combattimenti.
Nelle cretule sono rappresentati anche scene di animali raffigurati nel cosiddetto "galoppo
volante", ma anche esseri fantastici, come il "genio minoico" (cos chiamato da Evans). Si
tratta di un essere con un corpo panciuto, con testa leonina e un mantello sulla schiena
contrassegnato da cerchietti. Questo genio tiene una brocchetta da libagioni, forse aveva
qualche ruolo nella religione minoica. In epoche successive queste figure saranno frequenti
e molto spesso avranno un ruolo semi divino o sono assistenti della divinit o sostituti della
divinit medesima. Quando assistono la divinit tengono solitamente questi vasi di libagioni
verso una divinit seduta.
Qual l'origine? La matrice di questa figura si pensa sia egiziana. Il prototipo
rappresentata dalla dea popolare egiziana, Taweret o Thueris, che una divinit legata al
mondo femminile protrettrice del parto. La storia di questa divinit molto lunga, le prime
attestazioni risalgono all'Antico Regno, avviene qualche modifica nel Medio Regno e si
definisce meglio nel Nuovo Regno. Viene rappresentata normalmente come una dea
ippopotamo e ha come caratterristica ricorrente una specie di coccodrillo appoggiato alle
spalle, che poi nel corso del tempo questo schema iconografico si forma perch poi la
divinit assume le fattezze del viso di carattere leonino e poi il coccodrillo diventa una sorta
di elemento decorativo tratteggiato che scende tutto lungo il corpo. Nell'egeo viene adottato
rapidamente questa figura nel suo aspetto leonino e il mantello diventa una specie di rigido
guscio, una sorta di cresta, che diventa tratteggiato o presenta delle protuberanze.
Nella fase pi antica quando avviene l'introduzione nell'egeo di questo tipo di iconografia,
abbiamo la cretula di Festos e poi per forse ancora pi antica di questa, c' anche una
raffigurazione su uno scarabeo che proviene da una tomba circolare da Platanos con figura
fantastica e tratti egittizzanti ancora pi marcati: corpo panciuto, dietro l'appendice

tratteggiata con motivi spiraliformi e di produzione cretese. Lo scarabeo di Platanos forse la pi

antica testimonianza di questa figura fantastica nell'egeo o contemporeanea a quella di Festos.


- Per quanto riguarda le oroficerie (p.42), con questa epoca si potrebbero considerare quelle
provenienti da Egina, il cosiddetto tesoro di Egina acquistate dal British museum alla fine
dell'800 per cui ci sono molti dubbi circa la loro provenienza. La pi nota il pendente in
cui raffigurato in stile egittizzante, una figura divina con kilt, gambe di profilo, il petto di
prospetto, un copricapo strano diviso din 2 parti. La figura sembra si appoggi su una specie
di imbarcazione di papiro in cui sono presenti 3 fiori di loto, la figura tiene per il collo 2
uccelli acquatici e accanto ci sono 2 serpenti. difficile capire se sia stata prodotta in Egeo
o se si tratta di importazione egiziana.
I confronti si trovano in Egitto, a Tell el Daba, per quanto riguarda la tecnica e gli elementi
iconografici comuni, con due cani affrontati che poggiano su delle sorte di imbarcazione.
Un altra in argento che ancora sembrano riallacciarsi in qualche modo alle oroficerie di
Egina.
Il problema rimane aperto circa la provenienza. Se fossero prodotti nell'Egeo dovremmo
pensare che questi lavori erano stati eseguiti da botteghe che lavoravano espressamente per
esportazioni in Egitto..
Da Koumasa, una delle tombe della Masar, una rana lavorata con la tecnica della
granulazione; le api di Mallia (p.43) di cui non sappiamo bene il periodo se del periodo
prepalaziale o protopalaziale.
- Le armi erano utilizzate a scopo di esibizione, ed erano in bronzo, rame e lamina d'oro.
Molte vengono da Mallia come quella a p.43 in alto a dx, presenta un manico d'oro con
inserzioni ed elementi decorativi in pietre; anche il pugnale presenta un manico rivestito di
lamina d'oro e motivi spiraliformi (uno di questo tipo proviene anche dalla tombe di Egina).
Si tratta di armi quindi da esibizione: lunghe spade del Tipo A che avranno fortuna nelle
epoche successive, adatte per colpire di punta, con manici decorati in lamina d'oro e
inserzioni, alcuni, di materiali preziosi oppure pomello della spada con cristallo di rocca,
come quello in basso a destra: una specie di acrobata che gira col corpo tutto intorno e i
piedi toccano la testa.
I rapporti con le altre aree
Egeo:
- a p.45 vediamo una giara con beccuccio a ponticella e accanto una cartina che ci da un'idea della
diffusione delle ceramiche protopalaziale nell'Egeo. Le aree interessate sono il:
Peloponneso, con presenze sull'isola di Citera, nel golfo della Laconia ponte naturale per
espansione minoica verso il Continente, e qui fu attestata una colonia minoica fin dall'et
prepalaziale.
Argolide: Micene, Argo, Lerna, Asine.
Egina.
Isole Cicladi quelle pi occidentali: Cheos, Melos e Tera.
Rodi
Samos
Iasos
Se si passa dalla distribuzione della ceramica di Kamares alle possibile rotte seguite da
Creta in ambito Egeo, ne possiamo rintracciare grosso modo tre:
1 Rotta occidentale, da Kani dal settore nord occidentale di Creta, presumibilmente, poi verso
Citera e poi verso la Laconia.
2 Rotta da Creta costa nord verso le isole Cicladi chiamata rotta della "stringa occidentale" perch
le isole sono quelle tre Cheos, Melos e Tera che sono pi esterne.
Ad un certo punto considerando la distribuzione della ceramica protopalaziale nel Peloponneso,
bisogna immaginare ci fosse una biforcazione: da Milo verso l'Argolide.

Altro ramo che va pi a nord a sua volta immaginato biforcato: uno verso Egina e l'altro verso

Cheos, la pi settendrionale delle Cicladi e poi verso nord nel Laurion, centro importante di risorse
minerarie come argento, piombo e rame.
3 Rotta chiamata "stringa orientale" perch ci sono punti naturali rappresentate dalle isole del
Dodecanneso meridionale come Carpatos, Casos quindi le isole che stanno ad est di Creta e
andando verso oriente tocca Rodi e un'altra va verso le isole settendrionali del Dodecanneso.
Poi evidenemente proseguiva verso oriente costeggiando la costa meridionale della Turchia,
costa settendrionale di Cipro e verso i siti costieri dell'area sirio-palestinese (p.47).
Per quanto riguarda i ritrovamenti pi importanti nell'Egeo e nei vari siti vediamo:
Egina, con la giara a beccuccio a ponticella. La cultura di Egina di tipo continentale,
nonch di tipo elladico; ma la prenseza di oggetti di importazioni sia dalle Cicladi che da Creta,
superiore a tutti gli altri siti noti di questo periodo. Evidenemente ha dei contatti molto intensi con
le altre isole dell'Egeo e per le presenze minoiche, possiamo fare riferimento ad una tomba trovata
nella cinta muraria della citt in prossimit di una porta; la tomba significativa per diversi punti di
vista: tomba costruita che ricorda le tombe a fossa con un il corpo di un guerriero che aveva come
corredo una serie di oggetti importanti come un pugnale simile a quelli col manico in lamina d'oro,
teste di cinghiale a rilievo nella terminazione del manico in corrispondenza della lama, elmo a
zanne di cinghiale tipico miceneo, altre armi e una serie di vasi. Tra questi troviamo vasi locali,
cicladici da Melos essenzialmente e la giara con beccuccio a ponticella in ceramica di Kamares
policroma che ci consente di datare la tomba al periodo MM II quindi ME II, di et protopalaziale.
A Rodi, in Dodecanneso, dopo la guerra italo-libica del 1911 pass sotto il dominio italiano
fino alla II guerra mondiale. Sul monte Phileminois furono fatti gli scavi che portarono alla luce
oggetti in pietra di tipo minoico e poi uno strato pavimentale da cui provengono oggetti come
coperchio in pietra serpentina, un peso discoidale, fusaiola e ceramiche di tipo anatolico ma anche
altre giare con beccuccio a ponticella non dipinte perch di uso quotidiano, tazzine carenate,
lucerna in terracotta questi ultimi di tipo minoico. Il professor Benzi ha supposto che qui ci fosse
un'altra colonia minoica, ma questa intepretazione fu poi discussa perch si visto che poi pi che
un insediamento minoico si parlato di forte influenza minoica. Poi verr trovata anche ceramica di
Kamares dipinta.
Da Mileto, sulla costa della Turchia, per l'et protopalaziale abbiamo testimonanze
significative: ceranima di Kamares, tazza di tipo a Vafi e vasellame non docorato di cottura;
tazzine coniche di tipo minoico sempre non decorate; pesi da telaio, insomma tutti oggetti che
fanno intendere che anche ci vi fosse una colonia minoica.
e due sigilli minoici, uno in osso con decorazione di capra selvatica e un'altra decorata con motivi
di carattere geometrici.
A Iasos, sito sulla costa Turca, furono trovate ceramica decorata light on dark molto
frammentaria che si pensava fosse di Kamares, ma poi dimostrata essere pi recente diffusa che
risente del gusto minoico ma pi recente, non utilizzabile per i confronti dei rinvenimenti di
questo periodo.
Da Ugarit, sulla costa sirio-palestinese, vediamo una tazza di Kamares molto raffinata; cos
anche da Biblos, Libano etc., singoli oggetti.
Da Cipro vediamo la presenza di una tazzina in ceramica di Kameres in prossimit della
costa settendronale, tomba singola che differisce col resto delle tombe di quel periodo, chiamata
tomba del Navigante. probabile che la rotta che portava in Levante, passasse anche da qui. Inoltre
le analisi effettuate da depositi protopalaziali e di manufatti in bronzo trovati nell'area del palazzo di
Mallia, dimostrano che oltre al rame di varia provenienza c' anche rame cipriota.
Vicino Oriente Area Sirio-Palestinese: (p.47)

- Qui gli archivi orientali ci danno molte informazioni significative, come quello posto sul medio

Eufrate nell'area Mesopotamica, Mari, scavato nei primi decenni del '900. L'archivio di tavolette qui
ci informano sui rapporti tra i re di Mari e i sovrani contemporanei del XVIII secolo. In alcune di
queste si fa riferimento ad un'area chiamata Kaptara, che secondo gli studiosi corrisponde
etimologicamente al nome con cui gli egiziani chiamano i cretesi con nome di Keftiu. In genere
sono oggetti preziosi che vengono offerti e dati in dono ai sovrani nel famoso scambio dei doni; in
qualche caso difficile capire di cosa si tratti ma in altri sappiamo essere oggetti di lusso, come
quelli donati ad Ammurapi di Babilonia; in una tavoletta si fa riferimento ad un'arma cretese che
decorato con intarsi d'avorio simili a quelle di Mallia.
Problema principale per quanto riguarda la metallurgia egea riguarda l'approvvigionamento dello
stagno che non presente nell'Egeo, pertanto difficile capire da dove provenga poich non possibile
effettuare le indagini degli isotopi come nel rame. In alcuni documenti di Mari si parla di stagno
trasportato a Mari per essere poi inoltrato verso Ugarit, proveniente dall'attuale Iraq, Esnunna
vicino a Baghdad.
Aspetto interessante che abbiamo delle fonti di Ugarit successive dove si parla di un mercante
cretese venuto ad Ugarti per procurarsi lo stagno. Quindi questa via dalla Mesopotamia, attraverso
le vie fluviali dell'Eufrate e vie carovaniere, portano lo stagno ad Ugarit e poi verso l'Egeo.
Adesso si pensa piuttosto all'utilizzo di stagno dall'Anatolia, dalla zone del Tauros, poich c' un
indizio costituto da un oggetto: una piccola lastra di pietra con disegni di scrittura cuneiforme, che
faceva parte di una scatola lignea trovata a met dell'800 sull'isola di Citera vicino Paleopolis non
lontano da luogo dell'insediamento minoico. Il problema che questa tavoletta scomparsa oggi,
per stata effettuata a suo tempo una trascrizione del testo cuneiforme e successivamente negli
anni 30 del '900 stata decifrata. Il testo dice che questa scatola stata dedicata ad una divinit che
non si legge da Naraunsik figlio di Ichipdabad (?) re di Esnunna. Se questo oggetto viene da
Esnunna, avremmo un elemento, per quanto vago che mette in relazione il mondo minoico con la
Mesopotamia e potrebbe essere un elemento a favore per meglio capire l'approvvigionamento dello
stagno.
Egitto:
I rapporti con l'Egitto sono gi documentati in et prepalaziale (si pensa agli scarabei e ai sigilli) e
in et protopalaziale si pensi all'adozione dell'iconografia egiziana Taweret.
Altre documentazioni fanno riferimento ad una statuetta egiziana a Cnosso di un personaggio che si
tratta di un certo User il quale, nel Medio Regno, venne a Cnosso; queste statuette in genere
vengono lasciate dai vari emissari nelle localit dove si sono recati: delegazione ufficile per
stringere rapporti da un punto di vista commerciale e politico? Questo ritrovamento avvenuto a
Creta. Dall'altro versante, in Egitto, invece, abbiamo la ceramica di Kamares soprattutto da contesti
tombali, vasi interi o materiale frammentario. Aspetto ancora pi interessante che oltre
all'importazione di ceramica cretese, ci sono anche testimonianze di imitazioni di vasi in ceramica
di Kamares (p.47). Per esempio, a Qubbet el-Hawa, vicino Assuan, stato analizzato, vista
l'anomalia nella forma rispetto alla ceramica di Kamares canonina, e dimostrato che si tratta di
imitazione locale egiziana: l'ispirazione evidente nella vernice nera e nella deocrazione policroma
con l'inserimento plastiche di fiori di loto (simile alla fruttiera di Festos).
Altro ritrovamento emblematico riguarda vasi d'argento che facevano parte del cosiddetto tesoro di
Thoth, vicino Luxor, e nel deposito di fondazione di un tempio dedicato al dio Month, sono stati
trovati sigilli orientali, mesopotamici, babilonesi, pezzi di lapislazzuli (estratti in Afghanistan) e un
numero cospicuo di 153 vasi d'argento e 1 d'oro. Tutti questi oggetti erano stati collocati nel
deposito di fondazione dentro scatole di legno e per farli entrare tutti furono tutti schiacciati, quindi
evidentemenete l'interesse maggiore era quello di fare un deposito di materie prime. Per quanto
riguarda la tipologia di questi vasi qui si acceso il grande dibattito: al momento attuale
esaminando le forme dei vasi si capito che gran parte di questi vasi non erano egei, quelli minoici,
sono un numero ridotto, solo due sono certamente minoici. Secondo alcuni studiosi questi vasi
sarebbero una parte di un tributo che i cretesi avrebbero fatto agli egiziani, questo perch nel
periodo successivo in alcune tombe tebane sono raffigurati dei keftiu=cretesi, che talora vengono
identificato con i keftiu perch i vasi portati in dono hanno forma minoica come le tazze
gigantesche di vasi di Vafi.

Ci sono anche testi scritti egiziani che fanno riferimento alla terra dei keftiu: isole del grande verde
del mediterraneo che per appartengono al periodo di Thutmosis III.

Fine dell'et protopalaziale


Si colloca alla fine del MM IIB. L'opinione pi diffusa che la fine di questo periodo corrisponde
con una destruzione che si registra in alcuni centri palaziali soprattutto a Festos e Mallia. Cnosso
sembra abbia avuto danni inferiori rispetto ad altri. Si pensa si tratti di terremoti ed eventi naturali.
Nei vari palazzi, Festos e Cnosso per esempio, contemporaneamente all'evento naturale, si
sarebbero verificati degli incendi e che avrebbero determinato la cottura delle cretule. La difficolt
sta nel fatto che sembra difficile che nello stesso periodo si siano verificate in queste zone degli
incendi e dei terremoti in pi zone, dato che i terremoti di solito avvengono in ambiti ristretti. Si
pensa quindi ad agenti umani; anche vero che non ci sono fratture tra l'et protopalaziale e quella
neopalaziale poich dal punto di vista culturale c' una certa continuit, quindi agenti umani di
provenienza extra cretese improbabile, si pensa piuttosto a tensioni interne. A Pirgos, nell'isola
sud orientale, nel MM II sono state attuate opere di fortificazione del sito, forse connesso a quelle
tensioni interne. Ma non siamo in grado di dare alcuna certezza.
Sebbene con la ceramica siamo in grado di datare gli strati di distruzione, non in grado di
evidenziare le sottofasi, quindi possono esserci stati diversi eventi scatenati in un arco di tempo non
lunghissimo ma che siano stati pi o meno contemporanei. Se riuscissimo a capire la sequenza
cronologica degli eventi, ci capiremmo di pi sulle evoluzioni successive delle varie fasi.

ETA' NEOPALAZIALE
E' anche chiamata l'et dei secondi palazzi e si colloca tra il MM III e la fine del TM IB. Questo
un epoca di massimo splendore, ci sono molti elementi per che connettono le due fasi pre,proto e
neopalaziale: gi nella fase protopalaziale emergono i palazzi, la cui storia continua anche in questa
fase; attivit amministrative e burocratiche e l'espansione in termini commerciali dentro e fuori
l'Egeo.
Il MM III un periodo piuttosto difficile da decifrare. La ricostruzione dei palazzi dopo le
distruzioni avviene con una certa gradualit nel periodo neopalaziale, quindi il MM III potrebbe
essere visto come una sorta di periodo di transizione anche perch i secondi palazzi e tutti i centri
anche non palaziali che conosciamo noi, raggiungono una forma definitiva (quella che conosciamo
oggi attraverso gli scavi) nel corso del TM I. Quindi difficile trovare una distinzione netta tra il
MM III A e il MM IIIB. Nel corso di questa fase ci sono per elementi di continuit e di
cambiaemento rispetto al periodo precedente.
CONTINUITA':
La cultura materiale
Nella ceramica per esempio, con l'et neopalaziale abbiamo un cambiamento di gusto per la
decorazione dei vasi, dal light on dark della ceramica di Kamares si passa alla decorazione dark on
light. Per tutto questo avviene con una certa gradualit e anche questa decorazione light on dark
continua fino alla fine dell'et neopalaziale, anzi nel MM IIIB abbiamo ceramiche post-kamares con
decorazione chiaro su scuro, semplificazione dei motivi e decorazione policroma che va
gradualmente a scomparire, ma anche prime ceramiche scuro su fondo chiaro. Anche quando nel
TM IA e IB, si afferma la ceramica con decorazione scura su chiaro, per quanto riguarda alcuni
dettagli nella decorazione continua ad essere apprezzata la decorazione light on dark (pennellate,
puntini chiari su fondo scuro).
CAMBIAMENTI:
Le tombe
Quelle circolari della Mesar vanno a scomparire gradualmente, si continua in qualche caso ad
usare le vecchie sepolture circolari, ma non ne vengono costruite altre. Si diffondono altri tipi di
sepolture con altre pratiche: sepolture dentro larnaches, in bare doppie o singole.
La scrittura
Quella geroglifica scompare e viene sostituita con quella Lineare A. Ci sono esempi di scrittura
proto Linare A a Festos, forse anche a Cnosso, per poi con l'et neopalaziale diventa la scrittura
amministrativa.
La glittica
I sigilli a stampo dell'et protopalaziale vanno a scomparire e vengono sostituiti con i sigilli in
pietra di due tipi: lenticolari: foro nel punto di massimo diamentro per il passaggio di fili e
appenderli come collana e bracciale; mandorloide: allungati anch'essi attraversati da fori.
I siti
non c' un cambiamento sostanziale al di l della distruzione, perch comunque sia i siti principali
vengono ricostruiti.
Moasti Raki, nel territorio di Festos, in et protopalaziale la storia di questo sito finisce.
La ricostruzione nei palazzi avviene con gradualit.
Forse il primo sito in cui si procede in una ricostruzione dopo la distruzione Cnosso anche se
aveva subito meno danni.
A Festos

, nel MM III la situazione non molto chiara. Nel TM IA il palazzo sembra essere ancora buona

parte in rovina, anche perch nel contempo si afferma a breve distanza un altro centro di primo
piano, Haghia Triada che comincia ad acquistare importanza soprattutto da un punto di vista
amministrativo. Ma nel TM IB anche Festos assume quell'aspetto che vedremo con zone
lussuosamente definite.
Mallia la ricostruzione del palazzo avvenuta nel TM IA.
Kato Zakro, assume l'aspetto vero e proprio del palazzo sono nel TM IA.
Nel corso di questo arco di tempo dei secondi palazzi, abbiamo anche altre fasi di distruzione
identificate che interessano alcuni edifici particolari nel corso del TM IA. Si riaffronta la questione
dell'eruzione del vulano di Thera.
L'eruzione si colloca alla fine del TM IA, ma quali sono gli effetti di questi disastri? Forse sono
molto pi ridotto a quello che ci aspetteremmo. A nord di Creta ci sono edifici con distruzioni, per
si presume che il collasso del cono vulcanico dell'isola abbia generato uno tzunami che dovrebbe
aver spazzato le coste settendrionali di Creta per lo meno, e di questo non ci sono indicazioni sicuri.
Poi altro evento connesso stata l'emissione della tefra e delle pomici, alcune di queste trovate sulla
costa settendrionale, per quanto riguarda la tefra si sono trovate in mare (per mezzo di carotaggi)
per a Creta strati di tefra spessi non sono stati rinvenuti, mentre sono state trovate a Rodi, sulla
costa della Turchia, a Iasos, etc. Da questo si dedotto che i venti al momento dell'eruzione
dovevano soffiare da nord-ovest a sud-est. Anzi secondo alcuni studiosi poi la ricaduta della tefra a
Creta, avrebbe prodotto effetti benefici nel terreno rendendolo pi fertile nel tempo.
Una cosa certa, che il periodo in cui avvenuta l'eruzione vulcanica alla fine del TM IA consente
di escludere che vi sia un nesso diretto con la fine dei palazzi minoici alla fine del TM IB perch tra
le due fasi decorre un tempo molto lungo ed in questa fase che i palazzi raggiungono il massimo
del loro splendoro.
Evidenti sono invece gli effetti psicologici causati dallo scuramento del cielo, i cambiamenti
climatici avr causato uno stato di terrore. Indizi di questo genere ci sono anche, come in un sito
sulla costa nord orientale di Creta in un centro piccolo di Petras, vicino la citt odierna di Sitia, qui
al di sotto di un piccolo cortile centrale e al di sotto di una scalinata sono state trovate tazzine con la
tefra all'interno e l deposte come se fosse un deposito votivo. E poi sulla costa nord orientale in uno
sito Psirat, ci sono indizi in altro senso dove la tefra fu mescolata alla terra.
FUNZIONE MONUMENTALE:
I palazzi di questa fase hanno elementi comuni: grandi masse monumentali costruite con una
tecnica molto raffinata e decorata anche in modo piuttosto significativo e che hanno elementi
comuni come la presenza, non solo nei palazzi ma anche in centri minori o palazzi pi piccoli, del
cortile centrale come fulcro del palazzo, attorno al quale ci sono diversi quartieri con caratteristiche
funzionali molto differenziata. Tutti i palazzi, tranne Kato Zakro per via della situazione topografica
in cui si trova, hanno un orientamento dal cortile centrale N-S. Inoltre tutti i palazzi erano
sicuramente articolati su pi piani: quello di Cnosso aveva sicuramente almeno 4 piani; gli altri
anche pi o meno 2 piani. Tutto quello che stava al piano superiore conteneva sicuramente zone
particolarmanete raffinate per quanto riguarda la tecnica costruttiva, chiamata da Evans infatti "il
piano nobile". Per di questo piano conosciamo molto poco in realta. Oggi molti di questi piani
sono stati ricostruiti invasimanete.
I cortili centrali variano per dimensioni ma dei palazzi principali variano dai 1500 m2 del palazzo
di Cnosso, fino a meno di 80 m2 di Petras. In qualche modo si rispetta un rapporto di due a uno tra
i lati lunghi del cortile e i lati brevi, il lato lungo grosso modo il doppio circa del lato breve.
Nei palazzi, ma anche in edifici di lusso al di fuori dei palazzi, compaiono elementi tipici
dell'architettura minoica:
-

i politira: in greco significa pi porte. Sono porte multiple in numero variabile da 2 a 4 affiancate

che vengono costruite secondo uno schema preciso. Sono a doppio battente, separate l'una dall'altra
da pilastri lignei normalmente che alla base hanno una sorta di "T" in muratura e che avevano
funzione di sostenere il pilastro ligneo che Evans nella parte residenziale del palazzo di Cnosso li
fece ricostruire in cemento. Normalmente li troviamo in zone dei palazzi di particolare pregio, o in
aree cultuali o in zone particolarmente curate da un punto di vista architettonico e decorativo (p.48).
La funzione delle porte era quella di, una volta chiuse le porte, si otteneva una sorta di parete
continua, quindi la stanza era riservata e aprendole tutte si otteneva l'effetto dal punto di vista
climatico per cambiamento d'aria. Se accettiamo l'idea che questi ambienti avessero scopo religioso,
l'apertura di una di queste porte aveva un'effetto sorpresa per chi eventualmente partecipasse alle
cerimonie di culto.
i bacini lustrali: piccoli ambienti che sono ad un piano inferiore rispetto alla sala a cui sono
collegati e accessibili tramite pochi scalini che scendono e normalmente disposti a L e che sono
fiancheggiati da una specie di balaustra in cui sono impiantate le colonne. Sono spazi molto ridotti.
Si pensava fossero riempiti con acqua, ma per via della decorazione molto accurata e la mancanza
di canalette di scole e di reflusso si esclude questa ipotesi. Venivano usati molto probabilmente per
cerimonie o per contenere poche quantit di liquidi.
i pillar crips: lo troviamo a Cnosso, Mallia e Festos e non si trova a Kato Zakros. Sono
"cripte a pilastri" ambienti che originariamente erano scuri, non provvisti di finestre, che si trovano
al centro di gruppi di stanze e che hanno come elemento caratteristico un pilatro litico in cui spesso
compaiono dei signi incisi (doppie asce per es., di carattere simbolico) e sono presenti anche al di
fuori di Creta (Cheos per es.). Legati a rituali probabilmente perch vicino ad una delle aree pi
rituali del palazzo. Allo stesso tempo collegata anche alla zona dei magazzini mediante un
corridoio. Qualcuno ha pensato siano trasposizione nei palazzi di caverne sacre, ma non
dimostrata quest'idea.
Presentano un complesso architettonico molto articolato che spicca dal contesto delle citta in cui
sono inseriti.
Cnosso: (p.49) dal settore nord occidentale parte una strada che stata scavata, chiamata da Evans,
"royal road" lastricata che portava all'interno della citt e attorno gli edifici messi in luce nel corso
del tempo. Il cortile occidentale con le kouloures, area teatrale, con vie cerimnioiali, etc. Il palazzo
occupava un'area di 150 x 130 m, il cortile centrale 57x27 m.ed era lastricato. Nella zona orientale
del palazzo, c' uno spaccato perch il quel punto la colllina che degrada. Il palazzo qui era
sicuramente articolato su 4 piani: 3 erano sotto e 1 era sicuramente al di sopra del piano del cortile
centrale.
Festos: (p.50) nella parte franata, sotto c' un quartiere abitato dall'et protopalaziale o prima, fino
all'et romana, chiamato quartiere di Chala. E poi sulla collina sono state messe in luce altre
abitazioni, la citt era molto estesa. Qui le strutture del palazzo pi antico sono quelle in nero,
quelle in chiaro sono della seconda et palaziale. Il cortile centrale orientato N-S e misura
63x22,5 m., e la ricostruzione assionometrica accanto da una chiara indicazione dei vari livelli su
cui si articolava il palazzo. Il cortile occidentale presenta i koloures, un'area teatrale e i percorsi
cerimoniali ed sui vari livelli e il cortile centrale era fiancheggiato da colonne.
Mallia: (p.51) anche qui vale lo stesso discorso, strada principale e tutto attorno la citt. L'area del
palazzo era di 130 x 90 m., e l'orientalmento del palazzo era sempre N-S.
Kato Zakro: gli edifici nel lato nord, ci sono case che sono sui fianchi della collina che scende verso
il pianoro dov' situato il palazzo e tutto intorno ci sono case. un palazzo pi piccolo e il cortile
centrale lastricato un p disassato perch c' la collinetta e il mare vicino. L'area infatti di 29x12
m., caratteristiche simile ma qui rispetto agli altri palazzi manca il cortile occidentale perch una
specie di conca. Altra differenza sta nel fatto che mancano aree magazzinali molto ampie, ma un
elemento distintivo nella zona numero 9 dove si trova una sorta di fontana circolare che in questo
caso era utilizzata per contenere acqua e c'erano pure scalini che permetteva di scendere gi.
FUNZIONE RITUALE-RELIGIOSA:
A Cnosso

altra area cultuale a nord verso l'angolo di nord-ovest del cortile centrale il cui accesso

costituito da 4 porte multiple, i politira, che corrisponde alla famosa sana del trono. La
denominazione impropria perch intenderemo che l si svolgevano attivit di carattere
amministrativo, ma in realt probabile che questa serie di ambienti avessero altra funzione e di
carattere religioso. Il nome viene convenzionalmente attribuito a questo complesso deriva dal fatto
che all'interno di una sala di piccole dimensioni presente un trono in pietra che presenta un
caratteristico schienale, ondulato che forse potrebbe essere influenzato dalla resa delle alture che
talora compaiono in alcuni sigilli e che sono associato a figure di divinit (p.58). L'accesso al
complesso avviene attraverso quei politira che si apre sul cortile centrale, poi attraverso questo 4
porte e scendendo alcuni bassi scalini si accede ad una prima sala che potrebbe essere interpretata
come un anticamera. Questa anticamera presenta banchine (elementi simbolici dei luoghi di culto)
in pietra, una luna sul lato meridionale e un'altra sul lato settendrionale interrotta perch qui
verosimilmente secondo Evans era presente un altro trono di legno poi scomparso. Poi attraverso un
altro politiro (p.59) collega il vestibolo con la sala del trono e da qui si accede a questa stanza
rettangolare quasi tendente al quadrato caratterizzata dal trono e da banchine che corrono, sul lato
nord, che fiancheggiano il trono e un'altra banchina sul lato occidentale e un'altra banchina di fronte
al trono nella parete sud. Lo spazio rettangolare delimitato nella parte sud il bacino lustrale,
ambiente sottostante accessibile da una scala ad L.
Un aspetto interessante la decorazione parietale che rappresentata da due coppie di grifoni senza
ali accucciati, ai lati del trono litico in un paesaggio sono presenti elementi a carattere naturalistico
con fascia ondulata e i grifoni guardano entrambi verso il trono. I motivi di papiri sebbene la
ricostruzione sia aribitraria perch dalle foto e dai disegni originali, sappiamo che in realt erano
presenti delle palme in senso obliquo che si innalzavano rispetto al sedile. Un'altra coppia di grifoni
presente sulla parete ovest con identico scenario che ora fiancheggiano la porta.
Procedendo verso l'interno si entra in un'altra stanza che Evans per la presenza di una mensola
chiam il santuario interno "inner shrine". Sul lato nord non ci sono aperture, ma in realt in et
neopalaziale si apriva un'altra porta sul lato nord che consentiva di accedere a questi ambienti
situati ad ovest dove vi sono aree magazzinali, ambienti stretti e lunghi disposti in senso est-ovest,
e una cucina.
Evans quando comp gli scavi, la sala del trono fu uno dei primi ambienti che egli mise in luce e qui
trov sul pavimento, con decorazione pavimentale molto particolare (lastre che contornano un'area
rettangolare stuccata in rosso) un pithos rovesciato nella banchina settendrionale e nel pavimento 5
vasi di alabastro di grandi dimensioni e immagin che nel momento in cui il palazzo sub una
distruzione, l'incendio, alla fine del TM II in questa sala si svolgesse una cerimonia. La storia di
questo complesso molto diversa rispetto a quello che si immaginava Evans al suo tempo. Evans
pensava che questa sala del trono appartenesse al periodo miceneo, nel periodo in cui Cnosso cadde
sotto la dominazione micenea e siccome trov che questi ambienti erano stati chiusi e il bacino
lustrale era stato riempito e paviementato, pens che questa fosse la sala del trono dove il sovrano
miceneo avrebbe amministrato il suo potere. In realt non cos perch negli scavi successivi
sappiamo che la storia di questo palazzo molto lunga: innanzitutto aveva gi un ruolo importante
in et protopalaziale e nell'et neopalaziale l'aspetto del complesso della sala del trono era questo.
C'era la sala con il trono, il bacino lustrale in et palaziale era presente e funzionante, la chiusura
che era stata effettuata in et successiva neopalaziale era aperta la parete nord le pitture dei grifoni
erano gi presenti in et palaziale, per cui verosimile che, data la presenza del bacino, per cui la
funzione in et neopalaziale fosse un luogo di culto e anche in ritrovamenti lo confermeranno.
Quali potevano essere le cerimonie svolte in questo complesso? A p.56 c' un affresco minituristico
che rappresenterebbe forse il cortile centrale con testoline, ovvero la popolazione che era convenuta
all'interno del palazzo per partecipare alle cerimonie di culto. Se questa intepretazione fosse giusta
dovremmo dire che le cerimonie cultuale avessero un duplice svolgimento: una parte di queste si
svolgevano nel cortile centrale con partecipazione di massa e un'altra parte si svolgevano nella sala
del trono con la partecipazione d'lite, un massimo di 23 persone e 1 sul trono sulla base delle
panchine. Alcuni studiosi hanno cercato di ricostuire le fasi dello svolgimento delle cerimonie che
sarebbero state realizzate nella vera e propria sala del trono, immaginando che la cerimonia abbia
avuto inizio utilizzando una porta d'accesso all'intero complesso della sala del trono, nel settore
nord nel "percorso sacerdotale", in maniera non visibile

un sacerdote entrava e seguiva il percorso per accedere alla sala del trono "inner shrine" dove si

sarebbe svolta la cerimonia di preparazione e poi per passare tra il santuraio interno e la sala del
trono, si sarebbe andato a sedere nella sala del trono dando luogo ad una cerimonia di Epifania
Divina, un evento atteso e improvviso. Questa ricostruzione si basa sulle figure parietale che
mettono il rapporto diretto la porta d'accesso con il trono. Queste cerimonie avrebbero dovuto
contemplare qualche attivit di partecipazione ad un cibo rituale perch l c' la cucina e depositi di
vasellame da utilizzare in questa occasione. Secondo un'altra ipotesi si immaginato che la figura
sacerdotale che si sedeva sul trono sarebbe stata un'individuo di sesso femminile, questo perch il
ruolo della divinit femminile molto sentito come si pu vedere nelle cretule e associate a grifoni
e ad essere fantastici.
Negli altri palazzi un elemento costante costituito dalla presenza di bacini lustrali nelle aree
occidentali dei palazzi e che ci permette di identificare un'area di culto.
A Festos, in realt nell'area occidentale l'area cultuale abbastanza significante con due bacini
lustrali ma di piccole dimensioni ravvicinati.
A Mallia, la situazione simile a Cnosso. Al centro del cortile centrale presente qui un altare e
questo confermerebbe la connotazione religiosa di quest'area, poi abbiamo una situazione che
ricorda quella di Cnosso perch proprio nel punto in cui a Cnosso compare la sala del trono
abbiamo quella che viene chiamata "la loggia", scalini che protano ad un piano rialzato e portano in
una sala caratterizzata da basi di colonna che forse erano usati come altari e da qui attraverso altre
scale si procede verso l'interno dell'area occidentale dove sono stati rinvenuti armi dell'et
protopalaziale. Altro aspetto di similitudine sta nel fatto che a sud della loggia c' la scala che porta
al piano superiore nella stessa posizione in cui a Cnosso abbiamo la scala monumentale che portava
sopra, e a sud di questa scala dove a Cnosso abbiamo altra area cultuale, c' una pillar cript che
ricorda le cripte a pilastri, stanze scure con pilastri, che troviamo nel settore del tempio tripartito.
A Kato Zakro (p.51) il palazzo pi piccolo rispetto agli altri, presenta al numero 3 nell'ala
occidentale un santuario e annessi, e qui abbiamo un'ambiente piuttosto piccolo associato ad un
bacino lustrale e da questa zona del palazzo provengono tutta una serie di oggetti preziosi fra cui
molti vasi di ceramica notevoli e vasi in pietra tra le migliori espressioni. Poi sempre qui nei
magazzini associati al santuario sono stati trovati lingotti oxhide di rame realizzati con rame
cipriota = il tesoro del santuraio e associati a questi vi sono anche zanne di elefante in avorio
anch'esse deposte come tesorizzazione.
FUNZIONE ECONOMICA-AMMINISTRATIVA:
I palazzi sono al centro di un'economia centralizzata luogo in cui confluiscono le risorse del
territorio e qui vengono stoccate e poi essere redistribuite alla comunit. Tutto questo si desume dal
fatto che in tutti i palazzi ci sono aree magazzinali notevoli, escluso sempre il caso di Kato Zakro.
Naturalmente tutte queste attivit di afflusso di risorse e redistruzione hanno determinato la
necessit di un apparato burocratico amministrativa che in qualche modo provedesse alla
registrazione dei movimenti di questi beni. Nel palazzo sono presenti anche delle aree produttive
quindi botteghe artigiani per la produzione di beni di lusso e poi il palazzo, secondo molti studiosi,
anche il procursore di commerci a lunga distanza. Quindi diverse sono le sfaccettature di questa
funzione economico-amministrativo.
A Cnosso

, ben evidente la presenza nel settore occidentale del palazzo di una ventina di magazzini proprio

dietro la facciata occidentale di variazioni variabili che presentano una struttura molto simili perch
sono stretti e lunghi, tutti orientati in senso est-ovest, e serviti da un unico corridoio. All'interno di
questi magazzini, Evans, rinvenne una gran quantit di pithoi di terracotta alti 2 m, disposti in file
singole con decorazione incisa e anse che servivano al passaggio di funi per spostare grandi cocci e
sono di forma variabile (p.61), che consentivano lo staccaggio di granaglie, olio, vino e altro.
Caratteristica dei magazzini di Cnosso, sono presenti delle "caselles" ovvero cavit al di sotto del
piano di pavimento, chiuse da lastre come per il resto del pavimento, e che avevano la funzione di
ampliare la capacit di stoccaggio. Gli architetti costruttori del palazzo, a queste caselle rivolsero un
attenzione particolare perch le pareti delle fosse erano rivestiti da lastre di piombo, quindi la
funzione era evidentemente di isolare la fossa, e questa funzione era accentuata dal fatto che tra
l'intercapedine tra le lastre verticali e il terreno c'erano strati di terra rossa compressa in modo tale
che si evitasse l'infilatrazione dell'umidit. A cosa servissero queste caselles non lo sappiamo per
certo, anche perch in prossimit di queste sono stati trovati oggetti preziosi, si pensato che
fossero vere e proprie cassaforti. In realt possibile anche che questi oggetti provenissero dal
piano nobile e caduti in seguito al crollo.
A Festos, i magazzini sono ugualementi come a Cnosso presenti nell'ala occidentale del palazzo e
accessibili in maniera abbastanza particolare. L'accesso al II palazzo ha carattere monumentale
attraverso una grande sala che porta alle scale per poi andare a finire in delle piccole strette scale
che scendendo portano ad una sala, il vano 25 molto curata, e poi al vano 6 (e da cui provengono le
cretule dall'et protopalaziale) e si apre ad occidente al cosiddetto corridoio dei magazzini a
carattere modulare con dimensioni simili e disposti in senso nord-sud. Anche qui hanno trovato
frammenti di poithoi di grandi dimensioni, anche se la capacit di stoccaggio era sicuramente
inferiore rispetto a quello di Cnosso. La facciata particolarmente curata con colonne e pilastri e
pavimentazione che si apre su un corridoio quello dei magazzini che non pavimentato, difficile
capire come mai i magazzini siano collegati ad un ambiente cos raffinato. Secondo Grahmm,
un'architetto, il vano 25 avrebbe la funzione di loggia.
A Mallia (p.51), dal punto di vista della capacit di stoccaggio considerevole. I magazzini sono un
p su tutte le aree, quelle principali sono nel settore ovest con ambienti stretti e lunghi che si aprono
su un corridoio, altri si trovono sia nel settore sud che nel settore est e ancora nel lato nord disposti
i questo caso nord-sud. Questo stato messo in relazione al fatto che Mallia poggia su una pianura
molto fertile, pertanto le risorse da stoccare era maggiore rispetto agli altri palazzi. Inoltre nel
settore meridionale dell'ala occidentale abbiamo, nel punto in cui le vie processionali sembra che
convergono, delle cisterne, nonch 8 cerchi che non sono da confondere con le koulures, anche
perch con scavi recenti si visto che questa zona era chiusa da un muro, anche perch sono
strutture sopra il livello del terreno. Si tratta dunque di silos per i granai e risorse di vario genere
(p.61) e al centro di ciascuna c' un pilastro che aveva funzione di reggere evidenemente una
cupola. Altra zona magazzinale rilevante nel settore orientale del palazzo dove abbiamo ambienti
lunghi e stretti aperti su un unico corridoio e all'interno di ciascun magazzino ci sono canalette che
evidenemente servivono per la raccolta dell'olio che accidentalmente veniva rovesciato sul
pavimento e recuperato in questo modo.
A Kato Zakro (p.51), i magazzini hanno un ruolo molto inferiore rispetto agli altri palazzi, perch
qui nella zona ovest (zona 2) si tratta di un'area molto ristretta e limitata e questo dipende
probabilmente dal fatto che il palazzo non in una zona particolarmente fertile e che le attivit
principali fossero rappresentate da commercio (lingotti oxhide, zanne di elefante, etc.) anche perch
il mare si trova a poca distanza dall'area del palazzo.

Per quanto riguarda la registrazione per le attivit di carattere burocratico per l'afflusso dei beni qui,

sin dall'et protopalaziale, noi sappiamo che veniva esercitata attraverso il sistema delle cretule
come forma di conteggio poi superato e sostituito con la II et dei palazzi perch nel frattempo si
era affermata la scrittura Lineare A, tipico di questa et. Queste tavolette (a forma di pagina,
conservati grazie agli incendi che le hanno cotte) venivano usati anche per conteggio ed
dimostrato dal fatto che, oltre ai segni della scrittura ci sono anche dei numerali. La scrittura della
Lineare A, come sappiamo, non ancora stata decifrata e non sappiamo a quale ceppo linguistico fa
parte. Qualcuno ha cercato di leggerli come suoni e segni corrispondenti alla Lineare B (la scrittura
dei micenei, una forma arcaica di greco), per il tentativo di applicare questa lettura molto
controversa. Secondo alcuni sarebbe una lingua mediterranea, secondo altri imparentata col ceppo
indoeuropeo, e altri cercano paralleli con lingue anatoliche (il luvio) o semitiche. Ma non c' un
accordo totale tra gli studiosi. L'aspetto interessante che questa lingua documentata nelle aree
dell'egeo con cui i cretesi hanno avuto dei rapporti, per esempio nelle Cicladi, a Mileto, etc. A
Cnosso non esiste un'archivio di Lineare A, a Festos le testimonianze sono pochissime, ma l vicino
nella cosiddetta villa reale di Haghia Triada, c' un ricco corpus di testi in Lineare A. A Zakro vi
sono poche tavolette per negli stessi ambienti del palazzo in cui sono state rinvenute tavolette,
sono state trovati anche tracce di scaffali e mensole in legno. Probabilmente l c'era un'archivio. A
pag.106 sul libro, ci sono altri supporti scrittori oltre alle tavolette: rondelle, dischi di argilla che
venivano scritti sulle due facce e anche sul bordo, e poi i noduli che sono dei pezzi irrigolari di
argilla.
Il palazzo dunque considerato come centro di produzione e lavorazione di manufatti di pregio, le
testimonianze sono significative per via della presenza di strumenti e scarti di lavorazione. Un caso
significativo dato dal palazzo di Kato Zakro: nell'ala sud vi sono botteghe per la lavorazione di
oggetti in pietra e di bronzo, ma anche chiari segni di preparazione di profumi. A Festos, nel cortile
90, stata trovata inoltre una fornace con delle colature di materiale fuso che potrebbe essere
vetrine o tracce di lavorazione di oggetti metallici. A Cnosso, le botteghe artigianali si trovano nel
settore nord dell'ala est del palazzo, alcune hanno anche piani superiori e consistono di botteghe per
la lavorazione di vasi in pietra, sigilli in pietra e altro. Per bisogna considerare che per la
lavorazione artigianale, i palazzi non erano il luogo ideale, bens nelle aree circostanti dei palazzi.
Per esempio lungo la royal road sempre a Cnosso, sono state trovate botteghe per la produzione di
calce, molto sofisticate, e qui rinvenute fornaci che serviva per la preparazione degli intonaci
dipinti. Anche a Mallia verso il quartiere B, anche l, fuori il palazzo c'erano botteghe artigianali di
vario genere.
Il palazzo probabilmente era il centro propulsore del commercio a lunga distanza. Il reperimento di
materie prime in luoghi lontani di Creta, rame di provenienza cipriota e altre aree, era appannaggio
del palazzo e dell'apparato palaziale. Questo per chiaramente non preclude la possibilit che vi
fosse un commercio pi minuto gestito da mercanti privati e facoltosi.
FUNZIONE RESIDENZIALE:
L'idea che noi possiamo fare quando parliamo di palazzi minoici quella che esiste un rapporto con
quello che intendiamo in epoca moderna per "palazzo". Il nostro riferimento costituito
essenzialmente dai palazzi rinascimentale, come luoghi di abitazioni in cui risiedeva il sovrano con
tutta la corte. Questo chiaramente un modello che per quanto riguarda Creta non ovviamente
deltutto applicabile, anche perch come abbiamo visto in relazione anche alle altre funzioni, il
palazzo minoico assume altre funzioni da quella magazzinale a quella religiosa a quella economicoamministrativa. L'unico elemento di affinit che ci pu essere con i palazzi rinascimentale che si
tratta di palazzi che spiccano rispetto al resto delle abitazioni nel centro in cui sono inseriti. Per
quanto riguarda questa funzione lecito immaginarsi che alcune aree dei palazzi soprattutto quelle
che non corrispondono all'ala occidentale, fossero utilizzate come luogo di abitazioni. Diciamo che
su questo aspetto il dibattito stato molto ampio ed nato gi con gli scavi di Evans a Cnosso,
quando fu messo in luce un quartiere definito "il quartiere residenziale". Anche altri studiosi hanno
cercato di identificare nei vari palazzi, zone privilegiate e distinte rispetto al resto delle strutture
palaziali e tra questi spiccano le interpretazioni formulate da parte dell'architetto Grahmm, perch
egli ha creduto di riconoscere alcune zone in cui sarebbero state presenti le cosiddette "sale dei
banchetti". Tuttavia sul piano strettamente archeologico non ci sono testimonianze certe e la loro

ricostruzione deltutto congetturale, perch queste sale sarebbero state al piano superire, quello
nobile.
Le sale dei banchetti sarebbero delle grandi sale suddivise in navate e caratterizzate dalla presenza
di due file di pilastri e colonne (p.62). L'interpretazione, non essendoci strutture architettoniche
conservate al piano nobile che potesse convalidare tale ipotesi, si basa essenzialmente sul fatto che
negli ambienti del pianterreno ci sarebbero degli indizi per ricostruire queste sale al piano superiore.
E la sua analisi parte dal palazzo di Mallia: siamo esattamente nel settore che si affaccia sul cortile
centrale e sul lato nord. L'ubicazione di questa sale dei banchetti sarebbe proprio sul lato nord,
nell'ala settendrionale del palazzo. Qui, in questo settore, al pianterreno al n. 21 un'area aperta
lastricata e sul retro c' un'ampio complesso costituito da un ambiente il 9, 1 con un pilastro
centrale, da cui poi si accede ad una sala chiamata ipostila con pilastri che la suddividono in 3
navate, e al lato di questa sala abbiamo una scala che porta al piano nobile e degli ambienti di
servizio che sono stati riconosciute come dispense e cucine. Qui nella sua ricostruzione abbiamo
una sala molto vasta che corrisponde alle due sale 9,1 e 9,2 al piano sottostante con due file di 4
colonne che si appoggiano sui pilastri sottostanti, poi il vano scala consentirebbe alla servit dalle
zone delle cucine dalle dispense di portare il necessario per il banchetto.

A Festos, Grahmm immagina che anche qui vi fosse una sala dei banchetti, esattamente nello stesso
punto in cui era a Mallia cio tutto il settore che chiude a nord il cortile centrale (n.40). Questa ala
settendrionale divisa da un corridoio lastricato che mette in relazione il cortile centrale con quegli
ambienti. Al piano inferiore avremmo tutta una serie di ambienti con muri molto spessi su cui ha
rivolto l'attenzione Grahmm per ricostruire la struttura del piano superiore e c' una scala che
consente di collegare il pianterreno al piano superiore. Oltre a questo spessore dei muri, qui al
pianterreno sono stati riconosciuti piccoli magazzini, dispense e cucine. Al di sopra avremmo una
grande sala divisa in 3 navate, come quella di Mallia, con due file da 4 colonne e poi un'altra sala.
A Cnosso, la situazione molto diversa il lato nord non vi sono ambienti a livello del cortile
centrale, dove si possono individuare cucine, magazzini, servizi e altre sale di banchetti. L'unico
possibile in cui potremmo immaginare che vi fosse una sala dei banchetti la sala a pilastri (vano
13) ma una posizione pi svantaggiata perch qui avremmo le stanze del corpo di guardia, qui
che inizia la royal road questo praticamente il punto di ingresso del palazzo, oltre al fatto che
mancano anche locali di servizio.
A Kato Zakro, lo scavatore identific la sala dei banchetti sulla base dei rinvenimenti di vasellame
da mensa e di lusso, con l'ambiente n.5 sul lato occidentale del palazzo. Si tratta di una sala di
rappresentanza, decorata in maniera sontuosa e il pavimento presentava variazione di lastre di pietra
con stuccature rosse. La sala era particolarmente curata anche dal punto di vista decorativo perch
sono stati trovati frammenti di pitture parietali. Questa sala poi era collegata attraverso un politira
con quella che venne chiamata la sala delle cerimonie, anch'essa con decorazioni parietali. Questo
complesso pu essere diviso in pi parti: settore pi ad occidente area riservata e chiuso da politira,
anche questo con decorazione pavimentale raffinata, ed separata dal resto della sala che
ugualmente molto ben decorata. C' nel settore nord un elemento che potrebbe essere interpretato
come un possibile elemento che ci porta alla situazione di Mallia e di Festos, una sala (n.1) indicata
come cucin a e sala dei banchetti.
Il quartiere residenziale a Cnosso

, nel settore meridionale dell'ala orientale del palazzo. Sono definiti come zone del palazzo in

genere accessibili da un unico ingresso, isolati dal resto del palazzo che non hanno nulla a che
vedere con le sale dei banchetti e che hanno come caratteristiche il fatto di essere molto curate dal
punto di vista decorativo ed architettonico e sono situati in luoghi privilegiati nell'area del palazzo
sia da un punto di vista climatico che paesaggistico. Il quartiere residenziale di Cnosso stato in
gran parte scavato e ricostruito da Evans (p.63). In questa zona della collina su cui scavato il
palazzo, il pendio degrada repentinamente e al di sotto del piano del livello della corte centrale,
sono stati realizzati due piani. Per poi il quartiere residenziale si doveva sviluppare in piani
superiori. L'elemento unificante tra i vari piani era data da una grande scala monumentale. Al
livello del cortile centrale c' un vano da cui si scendeva e si saliva, particolarmente curato dal
punto di vista decorativo con motivi, spirali correnti, scudi ad otto e rosette. Scendendo dalla scala
si arriva al pozzo luce la "light area" con colnne, poi seguendo il corridoio sul lato nord si entra
nella cosiddetta "sala minoica", caratteristica costante presente anche in altri quartieri residenziale;
si tratta di un complesso costituito da 3 elementi: un pozzo luce, da cui tramite politira, si accede ad
un'anticamera e da cui, passando da politira, si accede ad una sala e in questo caso si apre con dei
politira ancora, un portico e da qui si arriva alle terrazze. Questa sala fu chiamata "delle doppie
asce", non per la decorazione parietale che costituita da scudi ad otto molto alti e che
rappresentano una duplice funzione, sia di arma difensiva, sia simbolico-religioso, ma nei pilastri e
nelle pietre che costituisono la sala sono presenti dei mason marks, contrassegni a forma di doppia
ascia e presenti diversi punti del palazzo. L'aspetto interessante che proprio nella raffigurazione di
Evans da cui tratto questo disegno (in alto a destra), compare anche un trono ligneo perch in
effetti egli trov tracce addossate alla parete e un uomo mentre compie delle offerte, quindi secondo
Evans la sala aveva una funzione di carattere religioso. Verso est questa sala minoica si apre verso
un portico e che poi a sua volta si apre su terrazze, sul lato sud e sul lato est. Dalla sala delle doppie
asce, attraverso una porticina, si arriva ad un'altra sala minoica pi piccola che Evans ha chiamato
"megaron della regina" (la sala delle doppie asce sarebbe invece "la sala del re") e queste presenza
di duplici sali moniche sono state intepretate cos, in maniera assolutamente non provata, che
divisa al solito in due parti: c' il pozzo di luce, un'anticamera e la vera e propria sala che si apre
all'esterno. Anche in questo caso la decorazione molto raffinata con motivi a spirali correnti nelle
porte e rosette, grandi affreschi come quello "dei delfini" e i pavimenti sono in alabastro. Evans
rinvenne anche dei frammenti di affreschi, c' qualche dubbio riguardo al fatto se siano stati
affreschi o no, che raffiguravano parti di scene con figure femminili. Il dubbio che questa
ricostruzione di Evans sia errata nel senso che, per quanto riguarda gli affreschi, non sicuro che la
perete principale della sala della regina fosse decorata con questo affresco (quello dei delfini) e
forse i frammenti che sono stati ricomposti come un affresco da Evans fossero in realt una
decorazione pavimentale che provenivano dal piano superiore caduti in seguito al crollo. Evans,
inoltre, interpret questa zona del quartiere residenziale di Cnosso anche perch trov un piccolo
ambiente collegato alla sala principale che ha tutta l'area di essere stato originariamente un bacino
lustrale, ma che Evans interpret come sala da bagno perch in questa zona (ma non in questo
ambiente) trov frammenti di terracotta di una vasca da bagno.
A Festos, i quartieri residenziali sarebbero due: uno nell'ala orientale del palazzo (p.64) oggi per
danneggiato, con grande giardino con loggiati. C' un piccolo ambiente con una sorta di piattaforma
che secondo gli scavatori si trattava di una camera da letto, per da questa zona c' anche un bacino
lustrale che ha restituito tutta una serie di oggetti che hanno una connotazione essenzialmente
religiosa (asce, corna di consacrazione, vasi di pietra, vasi rituali di terracotta etc.) quindi una serie
di oggetti che mal si sposa con l'interpretazione come luogo residenziale. Il quartiere residenziale
che in qualche modo pu essere comparato con quello di Cnosso, rappresentato dalla zona al
limite settendrionale del palazzo, dove fu predisposta una grande terrazza artificiale. Questo il
punto del palazzo cui si gode la vista migliore perch da qui si ha una vista proprio sul Monte Ida,
la gratta di Kamares e siccome siamo a nord anche la zona pi fresca del palazzo. Questa zona
chiusa in se stessa anche questa, perch delimitata sul lato sud da un muro che divide questa zona
residenziale da un cortile da cui si diparte quel corridoio all'aperto che abbiamo visto poco fa
parlando della sala dei banchetti, che poi dal cortile porta praticamente al cortile centrale. L'accesso
a questa zona chiusa avviene, come negli altri quartiere, dall'alto perch qui siamo nel punto pi
alto della collina (il peristilio 74) da cui attraverso una scala si scende al quartiere residenziale: da

cui troviamo la sala minoica costruita sempre con il solito sistema (n.50). Andando verso nord si va
in una zona ancora pi raffinata dal punto di vista decorativo dove c' un'altra sala minoica, la sala
del re (.76), con pavimentazione molto raffinata in alabastro, stuccature e politira verso il lato
orientale che la collega all'anticamera e poi si apre su un loggiato e da qui c' la vista sul Monte Ida.
Da questa sala del re si passa ad un piccolo ambiente (n.81) molto raffinato, da cui scendono 7
scalini dove si trova un bacino lustrale che differisce da tutti gli altri perch collegato alla stanza
principale da due porte e poi c' una toilette molto curata (n.85).
A Mallia, invece la situazione molto diversa (p.64) siamo al limite dell'ala settendrionale e quella
occidentale del palazzo. Qui la sala minoica del tipo che conosciamo bene, qui chiamata
impropriamente megaron, costituita dalle solite tre parti: pozzo di luce, l'anticamera e la sala che si
apre con dei politira su due lati. In questo punto poi dal pozzo di luce si pu accedere all'ambiente
3.8 al centro del quale c' un pilastro attorno al quale si trovati qualche oggetto di culto. Anche qui
qualche dubbio che la sala minoica avesse funzioni residenziali, anche perch poi andando verso
occidente abbiamo anche qui un bacino lustrale (n.4).
A Kato Zakro

, siamo nel lato orientale e anche qui due sale minoiche del re e della regina. Quella della regina

divisa in tre parti con pilastro ligneo che fiancheggia il portico che delimita il cortile centrale su lato
est. Poi la sala pi grande, suddivisa sempre in tre parti con pilastri sul loggiato che delimita il
cortile su lato orientale, ma l'aspetto pi caratteristico dato dal fato che dalla sala minoica pi
grande del re, si passa alla cosiddetta sala della cisterna. Si tratta di un vano molto grande al centro
del quale c' una cavit con un muro circolare su cui originariamente erano impostate delle colonne
e che dotato di una serie di scalini che consentono di scendere alla base di questa struttura.
Nell'antichit evidentemente, visto che le pareti sono rivestite di malta idraulica, di sicuro era
destinata a contenere acqua, da qui le varie interpretazioni: piscina? Ma probabilmente per via della
struttura aveva carattere cerimoniale. Sul lato sud ovest si arriva ad una struttura chiamata "fontana
rettangolare" con scalini che a sua volta riceveva acqua da un'altra sorgente che ancora pi a sud.
Questa una zona del palazzo in cui l'acqua aveva una rilevanza notevole.
Interpretazioni
Questi quartieri residenziali, in tutti, sono sempre presenti elementi anomali rispetto
all'interpretazione: soprattutto bacini lustrali che hanno funzione chiaramente rituale e religiosa; la
presenza di un trono ligneo nella sala delle doppie asce che sta ad indicare un utilizzo prettamente
cerimoniale; i politira che sono presenti in tutte le sale minoiche, anche questi sono normalmente
tipici delle sale a carattere ufficiale. Quindi l'impressione che si ha alla fin fine che questi quartiere
residenziali non fossero luoghi di uso privato, piuttosto pubblico, in parte connesso con aspetti
cerimoniali, come dimostrato da alcuni rinvenimenti che abbiamo visto. La domanda se i palazzi
da una parte erano magazzini, dall'altro erano luoghi di culto e i quartiere residenziali pongono
qualche dubbio, dove avevano sede l'elit che li fece costruire?
C' una possibilit: il piano nobile, per esempio, ma qui si ricade nella questione di Grahmm dove
la ricostruzione del piano nobile deltutto ipotetica, ma sicuramente qui le stanze erano decorate
come quelle del pianterreno e questo lo dimostrano i ritrovamenti.
Oppure, altra possibilit, che i membri dell'elit risiedessero al di fuori dei palazzi. Nel caso di
Cnosso questo abbastanza concreta, perch vedremo che attorno al palazzo ci sono delle residenze
che hanno molti elementi dell'architettura palaziale vera e propria. Ma la questione rimane in
sospeso.
I palazzi erano dotati di sistemi di smaltimento delle acque piovane molto raffinate: a Cnosso nel
settore orientale sono visibili tutt'ora, al di sotto della pavimentazione del cortile centrale, dei
pozzetti e delle canalette che convogliono l'acqua verso il fiume.
I palazzi minori d'et neopalaziale
Esistono anche diversi altri complessi che hanno caratteristiche simili a quelle dei grandi palazzi
(es.cortile centrale) e fanno pensare che si trattasse a palazzi di secondo piano.
Galatas (p.65), per esempio, localit a sud est di Cnosso, dove gli scavi hanno messo in luce su una
collina che domina la valle questo complesso. Lo stato di conservazione delle strutture scavate
basso, questo complica le nostre interpretazioni, la parte meglio conservata quella orientale.
Comunque anche qui abbiamo un cortile centrale orientato N-S e lastricato; manca il cortile
occidentale. Il collegamento con i palazzi principali dato dal fatto che c' una sala a pilastri, aree
magazzinale sul lato est e sul lato nord il muro che chiude il cortile centrale in tecnica isodoma e
i blocchi presentano un gran numero di mason marks. I livello degli oggetti recuperati rimanda alle
arti palaziali: frammenti di decorazione pittorica, di affreschi, e anche oggetti piuttosto raffinati. La
stroria di questo complesso per un p diversa rispetto agli altri palazzi, perch questa zona
stata abitata dall'et prepalaziale e agli inizi dell'et protopalaziale. Poi c' un'interruzione per buona
parte del MM II e poi l'ala orientale del palazzo stato costruito nel MM IIIA e poi c' una
ricostruzione finale nel TM IA.
Petras, nel settore nord orientale dell'isola, vicino alla citt moderna di Sitia, qui gli scavi hanno
messo in luce un palazzo su scala ridotta, anche se i ritrovamenti di tavolette in Lineare A, dimostra
il fatto che qui un'attivit amministrativa veniva praticata. Anche qui abbiamo un cortile centrale di
piccole dimensioni, 13 X 6 m. Forse, pi che un palazzo, una residenza di un'autorit
amministrativa locale.

Kani, sulla costa nord verso occidente. Anche qui gli scavi hanno messo in luce alcuni resti,
sebbene qui la citt moderna si trova sotto l'insediamento minoico, in due localit essenzialmente:
su una collinetta detta "castelli" dove sono stati trovati resti che fanno pensare che forse qui c'era un
palazzo anche perch da qui provengono tavolette in Lineare A, e poi dal cartello periferico di
Splanzia, trovato un luogo di culto con bacino lustrale e altri ritrovamenti che forse faceva parte di
una struttura palaziale poi obliterata dagli edifici moderni.

Le ville
Secondo la definizione di Evans, sono complessi piuttosto isolati che presentano alcune
caratteristiche dell'architettura palaziale, per esempio la presenza di pillar crips, bacini lustrali,
tecnica isodoma, ma che non presentano l'elemento distintivo dei palazzi principali cio il cortile
centrale. Alcuni di questi hanno anche strutture collegate chiamate appunte gli annessi delle ville. In
realt non esiste una tipologia unica per quanto riguarda le ville, non possono essere inquadrate in
un unica categoria, perch sono varie nella complessit architettonica. Alcune di queste, per
esempio Haghia Triada, presentano anche attestazione significative di attivit amministrative
ovvero testi in Lineare A, che derivano dall'area della villa reale e la casa vicina "casa dell'ebete"
provengono ben 147 tavolette in Lineare A ben conservati a seguito di incendi. Quanto meno questo
sito ha restituito un corpus importantissimo, il maggiore archivio in ambito cretese di Lineare A.
Generalmente possiamo dire che evidente che dal punto di vista architettonico, molte di queste
ville, si ispirano all'architettura palaziale. Un problema che si pone la cronologia per queste ville,
cio non ben chiaro se le ville esistevano gi nell'et protopalaziale, certo che gran parte di
queste possono essere datate all'et neopalaziale e poi con il TM IB, il periodo della distruzione,
vanno a scomparire. La maggior parte di queste ville localizzata attorno al palazzo di Cnosso,
per verosimilmente la loro distribuzione interessava l'area centrale di Creta e qualche attestazione
nel settore occidentale. stata tentanta una classificazione delle ville, distinguendo:
ville suburbane, vicine ai centri palaziali.
ville manorial/signorili, in centri abitati e non legati strettamente ai palazzi.
ville urbane, case di campagne e isolate.
Non sappiamo chi abitasse all'intero delle ville. vero che esiste la possibilit che qui risiedessero
le lite palaziali, poi analizzando i quartieri residenziali del palazzo, ci sono elementi stridenti,
comunque sia sono legate alle classe dominanti. Un'altra possibilit per la presenza di luoghi di
culto, si pensato fossero la residenza di una classe sacerdotale. Ma non siamo in grado di risolvere
questa questione.
Haghia Triada, situata a breve distanza da Festos, circa 3 km in linea d'aria. Gli scavi iniziarono
all'inizi del '900 dalla missione italiana, i primi scavi furono guidati da Federico Halbert, lasciando
al suo collaboratore Bernier lo scavo di Festos. Successivamete le esplorazioni per questo sito si
sono moltiplicate mettendo in evidenza i resti di dieta prepalaziale e due tombe a tholos circolari
molto ricche, e per l'et protopalaziale resti minori anche perch la villa reale si sviluppata in et
neopalaziale. Qui, al di l dell'archivio, da questo sito provengono cicli pittorici di notevole qualit
oltre a tutta una serie di ritrovamenti di oggetti di lusso come i vasi in pietra con decorazione a
rilievo, che fanno intendere che questo sito era un centro di primo piano.
La villa reale fu costruita nel MM IIIB periodo in cui Festos sembra essere stato in crisi, forse per
sostituirlo, e poi si sviluppa nel TM IIIB. La storia di questo sito abbastanza travagliata. Ci sono
tracce di distruzione alla fine del TM IB probabilmente legata ad eventi sismici, ma a differenza di
altri siti, questo sito non viene abbandonanato ma venne rioccupato nel TM IIIA e da quel momento
in poi divenne probabilmente il centro amministrativo principale della Mesar.

Conserva i redi di un cosiddetta megaron miceneo, che in parte si sono sovrapposti a quelli dell'et

precedente. Ma la struttura della villa reale, nella pianta (p.65), indicata con linee campite in nero,
le altre sono di altre epoche, appunto. Si presenta come un grande complesso a forma di L, un lato
occidentale e un lato settendrionale, manca il cortile centrale. Su questo lato occidentale,
all'estremit meridionale, ci sono una serie di stanze modulari (n.9) chiamati dagli scavatori "il
quartiere della servit", in realt per la presenza del cortile unico fa pensare che siano tutta una serie
di magazzini. Pi a nord abbiamo il quartiere residenziale (n.3 e 4), nel settore nord del braccio
occidentale della L, dove sono state rinvenuti oggetti di pregio e gli affreschi, vi si accede da una
scala che collega un cortile lastricato e scendendo attraverso le porte affiancate si arriva in una sala
minoica con pozzo di luce (light well) e poi da qui attraverso politira si passa prima nell'anticamera
(n.12) e poi quella pi grande attraverso altri politira chiamata "la sala degli uomini" (n.3). C' un
ampio numero di politira da ognuno di questi sul lato nord si accede ad un cortile con porticato
(n.11), ma l'anomalia sta nel fatto che se si va verso oriente dalla sala minoica si accede ad
un'ambiente rettangolare di piccole dimensioni (n.4) che presenta una banchina su tre lati e poi
consente, attraverso una porta, di accedere ad un piccolo ambiente con piattaforma che stata
interpretata come una camera da letto. Andando verso nord, dalla sala minoica, si passa alla "sala
delle donne" con politira sempre (n.13) e poi tramite una scala si pu scendere ad un'area ancora pi
riservata (n.14) piccolo ambiente ma uno dei pi importante perch qui sono stati trovati tre
pannelli affrescati e vasi in pietra.
Spostandoci sull'ala nord del palazzo qui i resti di questo periodo sono pi frammentari per ci sono
due ambienti 5 e 6 che sono chiaramente dei magazzini perch qui sono stati trovati file di pithoi.
Procedendo ancora verso oriente, nel punto 1 e 2, ci sono altre sale con politira. In sostanza
l'impressione che si avuta che essendo presente questi due settori, quello occidentale e quello
settendrionale di aree magazzinali, questo potrebbe essere il risultato dall'unione di due corpi
distinti. In realt gli scavi poi hanno dimostrato che il disegno unitario.
Non chiaro quale fosse il rapporto con Festos, perch in et neopalaziale presenta caratteristiche
tipiche degli altri palazzi, qui la situazione diversa. Che questa fosse la residenza estiva del
governatore di Festos, un'ipotesi che stata avanzata, ma stride molto per via della distanza
esigua fra i due insediamenti. Si anche pensato che Haghia Triada possa essere un altro palazzo,
ma anche questa interpretazione risulta essere non convincente sempre per la vicinanza. Certo si
trattava di un centro importante per via dei ritrovamenti, come i testi in Lineare A e addirittura, in
uno degli ambienti del settore dell'ala occidentale sono stati trovati 19 lingotti interi di rame del tipo
oxhide, di cui per la provenienza rimane ignota ancora oggi.
L'interpretazione prevalente che, in et neopalaziale e poi in periodo successivo, quando Festos
entra in cris, Haghia Triada, sia subentrata come centro amministrativo di tutta la zona.
Little Palace, (p.66) altra villa di questo periodo ed situato lungo la royal road di Cnosso. Il
complesso in qualche modo unito ad una coasa del TM II, anche perch dopo la distruzione del
TM IIB, Cnosso l'unico palazzo che non subisce una distruzione definitive ed di fatto l'unico
palazzo che sopravvive. Anche qui abbiamo una grande sala minoica con dei politira e nel settore
meridionale di questo adificio, sicuramente a pi piani, c'erano tre pillar crips e anche un bacino
lustrale.
L'altro edificio, al n.2, la cosiddetta villa reale che di dimensioni pi piccole che a nord est
dell'area del palazzo di Cnosso ma accuratamente rifinitiva. Anche qui c' una sala minoica ed
costruita in tecnica isodoma, ci sono politira, pozzi di luce e anche qui una pillar crips.
Gli abitati
Possiamo fare una distinsione in et palaziale: citt palaziali che gravitano attorno ai palazzi e citt
non palaziali,che non gravitano attorno ai palazzi.
Per quanto riguarda le citt palaziali:
La citt di Cnosso era molto estesa, forse il pi importante dell'isola (p.66 in alto a sx). Vicino al
fiume, nel punto 12, c'era un ponte e poi un ingresso monumentale fiancheggiata da un portico (poi
crollato) abbiamo la casa sud (n.4) edificio ben curato dal punto di vista architettonico in cui era
presente una cripta a pilastri da cui provengono frammenti di affreschi. Pi a sud (n.7) c' il
caravanserraio, un ben edificio con porticato vicino alla sorgente. Sul lato nord del palazzo si
sviluppava una via di collegamento in corrispondenza dell'ingresso settendrionale e dell'area

teatrale, iniziava dalla royal rord una strada lastricata fiancheggiata da edifici importanti come
l'aresenale, la casa degli affreschi (n.3)che portava verso il little palace. Come gi detto parlando
della funzione economica amministrativa dei palazzi, in questa zona erano presenti edifici delle
caratterizzazioni artigianali e c'erano anche 3 fornaci per la produzione di calce per ottenere
intonaci raffinati che servivano per la lavorazione parietale. Da uno di questi edifici proviene anche
il ritrovamento curioso di resti di due bambini di 8 e 12 anni che presentavano tracce sulle ossa di
taglio con qualche strumento da taglio e che erano stati collocati all'interno di un vaso da cottura
insieme a delle chiocciole. Questo ha fatto pensare a rituali e sacrifici cruenti (fa pensare a
Mousphilia) anche se qualcuno pensa che le operazione di smembramento siano effettuati post
mortem.

Nella citt di Festos, c' la parte di un quartiere al di sotto della collina scavato da Doro Levi nella
citt bassa, che si chiama Kalara, nella parte orientale quello che poi crollato.
Per quanto riguarda le citt NON palaziali:
Si tratta di centri documentati essenzialmente nel settore orientale dell'isola (p.67). Alcuni di questi
siti vi sono edifici preminenti riservate all'lite domimante del centro, altri sono complessi abitativi
abbastanza standardizzanti che non si distinguono rispetto ad altri. Tutti queste citt presentavano
caratteri urbani piuttosto marcati, nel caso di Palekastro, abbiamo una sorta di pianificazione
urbana, in altri casi come Gournia, non c' pianificazione urbana ma questo dipende anche dal fatto
che si trova su una collina, mentre Palekastro situata in pianura. Tutti questi siti presentano strade
lastricate e sistemi fognari abbastanza evoluti.
Gournia, tutto il settore sulla collina stato scavato. Si trova sul golfo di Mirabello, quella profonda
insenatura che caratterizza la costa nel costa settendrionale e quasi al centro di questo golfo c' la
collinetta dove situato il sito, a breve distanza dal mare. Gli scavi effettuati agli inizi del '900 da
due archeologhe. Il sito fu abitanto nell'AM ma il grande sviluppo sar nel TM IA e TM IB e l'area
si estendeva 200 x 135 m. Sulla sommit della collina stato messo in luce un edificio chiamato "la
casa del governatore", un complesso piuttosto articolato che presenta una serie di elementi che
rimandano all'architettura palaziale. Qualcuno l'ha identificato come un "palazzo in miniatura", per
manca il cortile centrale attorno al quale si articolano tutti i quartieri; qui c' solo un piccolo cortile
fiancheggiato da portici e un altro spazio aperto che in qualche modo richiama i cortili dei palazzi.
Sul lato occidentale, come nei palazzi, abbiamo una facciata molto accurata con le tipiche
sporgenze e rientranze che troviamo nei palazzi. In uno spazio c' anche un piccolo stretto cortile
occidentale che si estende su una terrazza. Altro elemento che richiama i palazzi che sul piano
occidentale abbiamo l'area magazzinale. La sommit della collina si mal conservata ma l'aspetto
che ancora richiama i palazzi che, nonostante la mancanza del cortile centrale, sul lato sud c' un
ampio cortile chiamato "cortile pubblico" che ha nella forma rettangolare, con i lati lunghi piu estesi
rispetto ai lati brevi, un richiamo al cortile centrale dei palazzi. Altro elemento costituita dall'area
teatrale perch abbiamo delle gradinate disposte ad L, sul lato sud a chiusura del breve lato nord
della corte. Nei fianchi della colllina sottostante abbiamo invece tutta una serie di costruzioni molto
pi piccole e costruite con minor cura rispetto alla "casa del governatore" e sono unite da strette
strade alternate a delle scale che danno l'aspetto a questo insediamento ad un tipico aspetto insulare.
Moklos, sulla costa nord-est che si conosce gi per l'et prepalaziale. Il sito si trova su un
promontorio con diverse porti. Qui l'abitato e le case non sono particolari, per da alcune di queste
provengono oggetti importanti tra cui lingotti oxhide di provenienza orientale, cipriota.
Pris, piccola isoletta non lontana da Moklos, con stanziamento articolato in terrazze. Anche qui
non abbuamo edifici particolari, l'unica la "casa dei contrafforti", ma da una di queste, forse un
sacello, provengono i frammenti di un affresco neopalaziale a rilievo di alta qualit di una donna.
Palekastro, sulla costa orientale a nord di Kato Zakro. Qui siamo in pianura, pertanto l'impianto
urbano pi regolare, ma anche qui non ci sono edifici preminenti sebbene alcuni fossero costruiti
in tecnica isodoma. Sulla collina di Petzof c'era un santuario delle vette da dove provengono una
serie di oggetti importanti (come il kouros in avorio). La storia di questo centro risale all'et
protopalaziale ma il grande sviluppo avviene in et neopalaziale. Dopo la fine dell'et
protopalaziale, si inizi con il MM III la fase di ricostruzione della citt, ma fu interrotta nel MM
IIIB da una distruzione ampia causata da un terremoto. Poi la citt continu a svilupparsi, ma
questo uno dei pochi siti che possiamo dire essere legato alle vicende di Thera, proprio perch qui
stato trovato uno strato spesso di tefra del TM IIIA e che ricopr il sito. E poi ci sono anche tracce
di tzunami che spazi la costa in realzione agli eventi di Thera nel TM IA. Alla fine del TM IB la
citt venne distrutta in maniera violenta, venne abbandonato e poi, non molto tempo dopo,
cominci ad essere riabitato fino al TM IIIB.
Nella piana della Mesar in et neopalaziale possiamo vedere i tre centri pi importanti, il
cosiddetto triangolo formato dai centri di Festos-Kommos-Haghia Triada.
Kommos

, la sua storia inizia in et protopalaziale. I resti pi antici appartengono al MM IB, ma di questo

periodo conosciamo poco, perch poi gli sviluppi delle epoche successivi hanno obliterato i resti in
profondit (p.69). Nel settore sud dell'abitato ci sono i resti di un edificio di et protopalaziale
chiamato "Aa" da cui provengono tutta una serie di ceramiche provenienti da altre zone di Creta e
anche con il Mediterraneo orientale, come Cipro, e centrale (la Sardegna per esempio). La
situazione topografica di Kommos, notiamo che c' la linea di costa dove c' il mare libico e poi
sulle dune a ridosso della spiaggia ci sono i resti della citt di cui sono stati scavati essenzialmente
tre settori: zona settendrionale quello della collinetta, zona centrale e zona meridionale. Il sito fu poi
abbandonato alla fine del TM IIIB e poi in et storica fu riabitato. Trovato tempietto fenicio,
evidenemente situato su una rotta importante che collegava il Mediterraneo orientale con quello
occidentale.
Per quanto riguarda l'et neopalaziale, il sito acquista importanza perch nel settore meridionale
stato messo in luce un edificio a T che ha caratteristiche che richiamano l'archiettura palaziale
(p.70). un edificio di grande dimensioni e la parte che si conservata meglio quella del cortile
acciottolato e il portico che chiudeva la parte settendrionale dell'edificio. L'aspetto interessante
anche la tecnica di costruzione: i muri perimetrali sono costruiti con grandi ortostati (come a
Festos) che poggiano su un plinto, e purtroppo questo edificio stato buona parte obliterato da
strutture che appartengono ad un edificio pi tardo, l'edificio B. L'edificio T rimanda in parte ai
palazzi, ma ci sono anche molte differenze come vediamo dall'assenza di sporgenza e rientranze.
Nell'et del TM l'edificio T cadde in rovina e poi tutta questa zona venne occupata nella fase
successivo.
Luoghi di culto
I santuari delle vette
L'espressione "santuario delle vette" potrebbe essere fuorviante poich questi luoghi di culto non si
trovano esclusivamente in sommit di montagne, ma anche sui fianchi di monti e su basse colline.
Uno degli aspetti pi significativi la stretta connessione che c' fra l'ubicazione dei santuari delle
vette e i centri abitati principali, c' un collegamento sia con i centri palaziali e sia con i centri non
palaziali (p.71). I siti dei santuari sulle vette sono in una posizione che consente di essere vista dai
centri principali e nello stesso tempo dalla sommit si possono vedere i centri principali. Nel settore
orientale il "principio dell'intervisibilit" non si applica solo ai palazzi ma anche ad altre forme di
insediamenti, per esempio.
Un aspetto che emerge dalla carta a p.71 che, nonostante l'area occidentale di Creta sia
morfologicamente adatta a quella conformazione fisica muontuosa alla presenza di santuari, in
realt non ce ne sono. Questo fattore probabilmente dipende dal fatto che quest'area
archeologicamente meno nota, oppure pu essere che i centri sulla costa occidentale non ce ne sono
di importanti. Come si riconoscono i santuari delle vette? In molti casi, dal momento in cui si
situavano in montagne e quindi soggetti a continua erosione, gli oggetti a carattere votivo (figurine
di terracotta, tavole di offerte, tracce di consumo di pasti connessi a cerimonie rituali e ossa di
animali combusti) ivi rinvenuti hanno permesso di stabilire che in quei luoghi c'erano centri di
culto. Inoltre alcuni di questi oggetti trovati, in particolar modo sul santurario sul Monte Jouktas,
hanno carattere palaziale, cio ceramiche raffinate prodotte nelle botteghe dei palazzi e oggetti con
iscrizioni, questo conferma che c'era rapporto diretto tra le lite dei centri palaziali e questi luoghi
di culto. Questo stato oggetto di uno studioso, Pietfield, il quale in pi occasioni ha cercato di
distinguere i santuari principali legati ai palazzi e altri non strettamente legati a centri palaziali,
come Petsof e Palekastro.
Monte Jouktas, il principale di questi centri di culto situato a circa 800 m.di altezza, non lontano
dal palazzo di Cnosso. stato costruito su varie terrazze, la sommit della collina stata terrazzata,
e si cercato in qualche modo di ricostruire le varie fasi di occupazione del sito: la fase pi antica
costituita dall'altare a gradoni che risale all'et protopalaziale (p.71) attorno al quale viene costruito
un recinto che racchiude l'aria del vero e proprio santuario. Questo santuario, come altri, sono tutte
strutture tripartite come, nella ricostruzione di Evans, il tempo tripartito del palazzo di Cnosso.
Petsof

, collegato al centro di Palekastro, presenta struttura simile come vediamo dai muri di

terrazzamento. Ma in questo caso si tratta di un'altura pi bassa, circa 200 m., che si trova al limite
settendrionale della citt. L'altare esterno al santurario, di fronte alla struttura tripartita. Anche qui
c' una fase pi antica, ma la ricostruzione del disegno quella dell'et neoplaziale, dal MM III in
poi. Elemento comune anche la presenza di fenditure nella roccia all'interno del quale venivano
deposte offerte votive, trovate in abbondanza (figurine di terracotta di umani ed animali)
Katosine, nel settore orientale dell'isola sulle pendici del Monte Dikte, dove peraltro era presente
una grotta sacra sul lato nord verso il mare egeo. Anche qui abbiamo una fase pi antica che
raggiunge un massio sviluppo in et neopalaziale a cui possono essere attribuiti tutta una serie di
oggetti votivi trovati in abbondanza simili al repertorio di Petsof. Inoltre il repertorio a carattere
votivo include un caso partiolare, come la presenza di ex voto a forma di arti umane in lamina di
bronzo con dei fori che servivono evidenemente per essere appesi. Queste attestazioni per non
sono a Creta, ma sull'isola di Citera su cui ritorneremo perch sar uno degli elementi significativi
per quanto riguarda la conferma della presenza minoica su quest'isola in prossimit della Laconia.
Un elemento molto significativo per la ricostuzione dei santuari data da una raffigurazione
presente su un rhyton conico (vaso rituale forato alla base che serve per le libagioni) trovato a Kato
Zakro, in clorite con decorazione a rilievo ma originariamente dalle tracce il vaso in pietra doveva
essere in lamina d'oro. Da questa raffigurazione desumiamo il territorio montano, con fiori di
crochi, capre selvatiche in posizione rampante e in corsa, la struttura del santuario tripartito e su
questa base si fatta una ricostruzione degli altri santuario: vediamo un recinto con le corna di
consacrazione che racchiude un cortile su cui presente un'altare al centro a gradoni, il santuario
sul livello superiore e accessibile attraverso una scala, al centro della quale raffigurato un'altare
minoico di forma a clessidra, al di sopra poi c' il santuario con la sua struttura tripartita, sul tetto
ancora corna di consacrazione e su queste vi sono uccelli appollaiati (dal punto di vista simbolico
dovrebbe indicare un'epifania), poi nella parte c'entrale capre selvatiche e ai lati ancora una roccia il
cui profilo non molto dissimile dallo schienale del trono della sala del trono del palazzo di
Cnosso. Quindi quest rappresenta una delle poche fonte iconografiche che risulta essere molto utile
e compensa i dati degli scavi.
Con la fine dell'et neopalaziale, quindi con le distruzioni del TM IB, i santuari delle vette
cominciano ad andare in disuso e questo dar vita ad altre forme di culto, extraurbano.
Le grotte sacre
Le altre forme di culto riguardano le grotte sacre sacre (p.72), importanti come l'antro Dikteo, la
grotta di Kamares e l'antro Ideo.
Mentre non abbiamo santuari delle vette nella zona della Mesar, nella zona centro meridionale
dell'isola, qui di contro documentato la prensenza di una grotta importante (Kamares).
La frequentazione delle grotte molto pi antica, poich diventarono anche luoghi di abitazione e
poi assunsero un'aspetto cultuale. Quindi dal momento in cui si sviluppano i primi palazzi
evidenemente aquistano importanza questi santuari extraurbani.
Nell' antro Dikteo, vicino Katosine, aspetto importante, soprattutto nella profondita, importante la
presenza di stalattiti e stalagmiti che in qualche caso assumevano importanza particolare perch in
qualche caso le stalattiti erano racchiuse da muretti e qui asce di bronze votive erano state
conficcate nella roccia, evidenemente avevano valore e significato particolare.
Come per i santuari delle vette, l'utilizzo come luoghi di culto nell'et neopalaziale, confermato
dalla presenza di oggetti votivi: figurine di vario genere, anche di bronzo, le asce, coltelli, pugnali
appunto ma anche molti gioielli. Qui nell'antro Dikteo sono stati rinvenuti pi di 500 oggetti votivi
in bronzo. Qui ci sono anche notevoli testimonianze a scopo votivo, per la deposizione di oggetti a
carattere votivo anche in et successiva, geometrica.
L'antro Ideo, cos come l'antro Dikteo, sono legati a tradioni di et storica pi tarde e vengono
identificati come il luogo di nascita di Zeus, una sorta di competizione fra queste due localit.
Una differenza rispetto ai santuari delle vette dato dal fatto che la frequentazione di queste grotte
sacro continuano anche nei periodi pi tardi.

Le tombe
Contrariamente al resto della documentazione relativa a questo periodo, i rituali funerari e i luoghi
di deposizione, meno vistoso meno documentato. Questo probabilmente dipende dal fatto che vi
sono documentate delle fasi di riutilizzo in et neopalaziale di epoche precedente, per esempio le
house toumbs nel settore orientale di Creta, e poi vi sono deposizioni dentro i pithoi e in maniera
pi occasionale abbiamo esempi di riutilizzo di tombe circolari.
Delle necropoli di questa epoca abbiamo un quadro limitato, eccetto di una nel territorio di Cnosso
che si trova in prossimit di un porto importante che si chiama Katzab (vicino la citt moderna di
Heraklion). Qui ci sono tombe a camera che vengono utilizzate in epoca gi protopalaziale e poi
continuate in epoca neopalaziale. Aspetto interessante che da alcune di queste tombe provengono
degli oggetti importanti, anche di provenienza extracretese, resti di vasi metallici e zanne di
cinghiale forse ornamento del tipico elmo miceneo. Poi nel territorio di Cnosso ci sono diverse
necropoli intorno a Cnosso e dall'area in prossimit del palazzo che si chiama Isopata, Evans ne
scopr una che chiam Temple Toumb (p.72) perch ha carattere monumentale, costruita in et
neopalaziale, ma probabilmente inizialmente aveva un carattere pi sacrale che funerario e poi
utilizzato come luogo di sepoltura. Le pareti esterne sono in tecnica isodoma (blocchi squadrati), ha
due piani e presenta una pianta particolare: c' un'accesso da cui si arriva ad un cortiletto
caratterizzato da un portico lastricato con colonne da cui, attraverso un corridoio, con spazi non
coperti (pozzi di luce) che da accesso anche a stanze laterali (ci sono anche vani scale). Il corridoio
porta ad una sala di forma rettangolare con due pilastri e da cui, da un altro corridoio, si arriva alla
vera e propria tomba dove c' un altro pilastro al centro (A) che, secondo Evans, trova analogia con
le tombe egiziane.
Le arti di et neopalaziale
Gli affreschi
A Creta bisogna dire che l'uso di rivestire le pareti con intonaci dipinti risale ad epoche antiche, gi
nel neolitico e nell'et prepalaziale (A Festos, tracce di frammenti di intonaci dipinti limitata alla
verniciatura in rosso e in ocra). Con l'et protopalaziale la decorazione parietale assume importanza
notevole anche se poi conosciamo poco, solo qualche frammento (sempre da Festos) da cui risulta
che la gamma di colori si amplia (bianco, verde, grigio) ma i motivi decorativi per questa epoca,
non hanno carattere figurati, ci sono per motivi floreali e semplici decorazioni a spirali e di tipo
geometrico. Di fatto, le scene figurate nelle pitture palaziali, compaiono con l'inizio dell'et dei
secondi palazzi.
Va sottolineata la differenza tra le tecniche decorative con l'Egitto, il Vicino Oriente e l'Egeo: le
pitture parietali orientali sono ad "affresco secco", ovvero la decorazione viene eseguita quando
l'intonaco ormai seccato; quelle egee vengono chiamate a "buon fresco", perch eseguiti quando
ancora l'intonaco non deltutto seccato, in modo tale che l'intonaco si impregna dei pigmenti, cio
la preparazione piuttosto elaborata. Occorreva innanzitutto preparare la base dell'affresco con
argilla e paglia su cui dopo vengono applicati una serie di strati di stucco sempre pi raffinati, il
primo spesso circa 1,5 cm., meno raffinato, poi si applicano stucchi pi raffinati, che
provenivano dalle botteghe vicine ai palazzi (per esempio a Cnosso lungo la royal road c'erano le
fornaci per la lavorazione tramite riscaldamento di calcare da utilizzare per gli affreschi). Poi, prima
che seccassero, senza eseguire le linee di contorno (successivamente e in alcuni casi delineati da
piccole incisioni), venivano applicati i vari colori usando in qualche caso dei fissanti naturali (come
il chiaro dell'uovo) tutti di origine naturali (ematite per il rosso, l'ocra per il giallo e il carbone per il
nero). Pi complicato era il blu in quanto era una sostanza preziosa e difficile da ottenere (gli egizi
la creavano attraverso una mistura di silicio, rame e calcio) usando il glaucofano, materiale alcalino
che dava questa sostanza. Ma in alcuni casi il verde sostituito dal blu.
Le convenzioni iconografiche nell'arte egea: le figure maschili presentano un incarnato scuso, dal
rosso al marroncino; le figure femminili presentano invece un incarnato bianco.

L'origine degli affreschi


Essendo una tecnica diversa da quella orientale, fa pensare sia locale passando poi alle isole e al
continente. Per molte tematiche risentono da evidenze egiziane: un'affresco per esempio, quello
delle scimmie blu, che presenta una tematica di tipo nilotico in cui compaiono paesaggi rigogliosi e
il corso di un fiume, e molto spesso sono rappresentante infatti piante esotiche di origine orientale
(le palme per esempio) che a Creta non sembrano essere presenti in questo periodo.
Altra caratteristica che differenza la pittura minoica da quella micenea che molto spesso a Creta la
scena principale contornata da tutta una serie di motivi che fanno riferimento ad imitazioni del
marmo (come a Cnosso), scene di carattere processionale in sequenza e poi un'altra categoria
caratteristica (ma limitate a Cnosso) costituita dagli affreschi a rilievo che si ottiene
dall'applicazione di una sostanza gessosa che rende meglio le caratteristiche anatomiche e sono di
grandi dimensioni. Ma a Creta sono presenti anche affreschi miniaturistici (come quelli di Cnosso,
l'affresco del boschetto e del podio) in corrispondenza di porte e finestre.
Nell'egeo, dunque, sono presenti a Cnosso che corrisponde ad un ciclo decorativo unitario, poi li
troviamo ad Haghia Triada (con i tre pannelli che decoravano la stanza del vano 14 nella villa
reale), poi ad Ammiso sempre nel territorio di Cnosso (quello con i gigli), poi frammenti di freschi
pi piccoli a Mallia e a Zakro (che decoravano la sala dei banchetti e delle cerimonie di carattere
geometrico con spirali correnti e motivi floreali).
Fuori Creta, escludendo il mondo miceneo perch posteriori, li troviamo in questo periodo
nell'egeo orientale: a Rodi, a Mileto e nelle Cicladi (Thera). Quelle di Thera si differenziano da
quelli cretesi, da un punto di vista delle tematiche, della datazione e della tecnica come si vede dal
fondo delle pitture che, a Creta rosso mentre a Thera bianco.
Negli affreschi micenei, invece, ricorrono scene di combattimento, questo tipo di scene non
documentato nel mondo cretese dove invece sono presente provalentemente scene a carattere
naturalistico, simbolico e cultuale e mai compaiono scene con i carri.
Gli affreschi nei palazzi
A Cnosso, (p.73) vediamo l'ubicazione dei principali affreschi all'interno del palazzo. Che vi sia una
sorta di piano unitario per la decorazione del palazzo nell'et neopalaziale dimostrato da varie
cose. Per esempio le pitture parietali qui sono presenti soprattutto nei settori pi accuratamente
curate dal punto di vista anche architettonico: l'affresco della tauromachia, indicato col n.1, (o
meglio della taurokatapsi, i giochi sui tori) lo troviamo riportato e ripetuto in prossimit degli
accessi principali al palazzo (nel settore nord, nel settore ovest e in quello sud). L'affresco indicato
con il n.2 (relativa per all'et neopalaziale finale) nel corridoio delle processioni, l'affresco con
scene processionali appunto, a grandezza naturale lungo tutto il lato est del corridoio.
A Cnosso le pitture no sono solo limitate al palazzo, ma sono presenti anche in altre caso, come
nelle ville degli affreschi (a nord ovest del palazzo), nella casa sud, nel caravanserraio, etc.
l'affresco del raccoglitore di croco. Da notare come i frammenti disponibili sono pochissimi,
il resto tutta una ricostruzione effettuata in tempi moderni. Evans la chiamo in questo modo
poich riteneva vi fosse rappresentanto un giovane dedito alla raccolta del croco. In realt questa
denominazione scorretta perch, in seguito al ritrovamento di altri frammenti, si visto che non
un giovane, ma scimmie. Le scimmie non sono esclusive del mondo cretese, ma egiziano. La scena
mondana, vediamo le rocce e le scimmie ripongono i crochi raccolti dentro un canestro. Questo
affresco viene considerato uno dei pi antichi di tutta la serie perch l'effetto di contrasto che c' tra
lo sfondo scuro e i motivi decorativi in bianco (light on dark) ricorda molto la ceramica di Kamares
dell'et protopalaziale, e poi perch la resa dei crochi corrispondente ai quella che si trova sui vasi
della ceramica di Kamares. Per cui se dovessimo datare su base stilistica questo affresco,
dovremmo attribuirlo al MM III massimo al TM IA.
-

l'affresco delle scimmie e degli uccelli blu, si tratta di un'affresco nilotico che proviene dalla "casa

degli affreschi", in cui sono presenti ancora una volta scimmie blu. La scena si svolge su due lati su
un corso sinuoso di un fiume. Sono poi presenti una scene di figure: uccelli, una ricca flora in cui si
possono riconoscere le specie dei fiori (crochi, gigli, etc.). Questo viene considerato l'affresco, fra
quelli di Cnosso, a carattere naturalistico pi marcato se il modello costituito dalle scene nilotiche
dell'Egitto dobbiamo notare che i dettagli naturalistici qui sono pi precisi e c' una differenza
sostanziale data dal senso del movimento (come gi abbiamo visto nella ceramica di Kamares) che
nelle pitture egiziane non si trovano. Questo affresco datato pi tardo anche perch il fondo
bianco.
la decorazione della sala del trono, (p.75) dove sono presenti i grifoni accucciati, realizzati
secondo delle convinzioni cretesi. L'ambientazione naturale in cui questa scena si svolge messa in
discussione anche da quelle fasce ondulate che interrompono la raffigurazione. In questo affresco
evidente un gusto per la decorazione che riguarda la scena principale, i motivi corrono alla base del
fregio con i grifoni e che fanno riferimento all'imitazione del marmo. Bisogna dire che c' un'altra
modifica alla ricostruzione fatta da Evans di questo fregio (p.144 fig. 104 del libro) e che riguarda
la presenza dei 3 papiri per lato. In realt avrebbero dovuto essere non papiri, bens due palme la cui
base era all'altezza del sedile del trono e che si sviluppavano obliquamente. La cronologia, secondo
Evans, era da far risalire al periodo miceneo (TM II, dopo la distruzione del TM IB perch Cnosso,
sappiamo, che sopravvisse). In realt la tecnica e i dettagli di questi affreschi ci dicono che i
micenei li trovarono gi presenti e che gli affresci risalivano in et neopalaziale, per via della resa
dei grifoni, il fregio e i motivi ondulati sono caratteristiche dell'et neopalaziale.
Rimangono meno rappresentati settori dell'area settendrionale in corrispondenza dei magazzini.
Gli affreschi a rilievo
A Cnosso: i corpi delle figure vengono eseguite con sostanze gessose al fine di ottenere maggior
naturalismo e volumetria delle parti anatomiche. Sono una caratteristica del palazzo di Cnosso, ma
abbiamo esempi anche da Mallia e Haghia Triada. Alcuni esempi pi importanti nel palazzo di
Cnosso e principalmente due:
1 il primo di questi si trova nel settore n.1 (p.73) che riguarda i giochi e volteggi con i tori,
situato in corrispondenza di un bastione che costeggia quel corriodio scoperto che mette in
comunicazione la sala a pilastri con il cortile centrale. Il portico che fiancheggia il bastione
centrale, con colonne rosse stuccate e porta al cortile centrale da nord (p.75) ricopriva tutta
la parete. Questo affresco in cui rappresentato il toro con corpo rosso a rilievo, in atto di
correre, era inserito in un contesto naturale con elementi vegetali (forse c'era un altro toro).
Quale fosse il significato coplessivo rimane oscuro, perch il frammento parzialmente
conservato. La cronologia secondo studi stilistici effettuati dovrebbe datarsi alla fine
dell'et neopalaziale.
2 l'altro si trova nel settore 4, punto in cui Evans ha ricostruito il famoso "principe dei gigli"
in corrispondenza del corridoio che da sud porta al cortile centrale. Il punto in cui stato
ricostruito l'affresco anche al termine di un corridoio con una scena processionale che
decorava il corrodoio delle processioni. Nella figura del principe dei gigli il nome deriva
dal copricapo, ma sarebbe anche la rappresentazione del cosiddetto re sacerdote che
secondo Evans era al vertice dei palazzi (p.76), ma questa un'idea ormai superata.
discutibile anche la restaurazione che egli effettu. I frammenti pricipali sono quelli del
copricapo, del torso con il bracci piegati, frammenti dell'altro braccio e un po' della mano e
infine frammentini originali sono pertinenti ad una gamba. L'affresco stato poi oggetto di
ulteriori studi e reinterpretazioni. Una delle pi importanti: secondo un archeologo tedesco,
Dimayer, i frammenti apparterrebbero a tre personaggi diversi e il copricapo era tipico di
figure come sfingi. Il busto apparterrebbe ad un individuo che sarebbe stato rappresentanto
come nella figura a p.76 a sinistra con il braccio teso mentre tiene un'asta, la gamba
apparterrebbe ad un altro personaggio maschile (la figura al centro) mentre porta una mano
agli occhi per guardare lontano e infine, l'ultimo personaggio, la sfinge portato al
guinzaglio dall'individuo precedente. Anche questo affresco si data alla fine dell'et
neopalaziale.

Entrambi sono di dimensioni notevoli e in corrispondenza di alcune vie d'accesso che portano al
cortile centrale e rappresentano la maggiore espressione di arte monumentale del mondo minoico.
La scultura e oggetti in pietra, invece, sono tutte di piccole dimensioni.

Ad Haghia Triada, gli affreschi sono nella stanzetta 14, un posto quasi insignificante accessibile
tramite una strada. Uno particolarmente noto (p.77) quello del gatto (o comunque un felino) che,
da dietro il cespuglio, sembra catturare un uccello (forse un baggiano). Gli affreschi erano su tre
pareti in questa stanza. In tempi recenti uno studioso di Catania, Pietro Militello, ha trovato altri
frammenti e ha ripopostro un'altra interpretazione: il gatto con l'uccello, ma il paesaggio montano
e forse c'era un altro felino in un ambiente roccioso in cui sono presenti vari tipi di piante e poi
capre selvatiche in corsa. Dallo stesso ambiente, mediante altre frammenti, stato possibile
ricostrutire un'altra immagine con figure femminile in abbigliamento sontuoso con gonne a balze e
con il seno scoperto; una di queste (forse una divinit) all'interno di una struttura con dei festoni
che ha l'aria di essere un luogo di culto. E poi c' un'altra figura femminile che appoggiata su una
pietra.
L'artigianato e i vasi in pietra
Non ci sono testimonianze di scultura monumentale e questo pu dipendere dal fatto che le
raffigurazioni a carattere monumentale fossero composite con tipi di materiali diverso, per esempio
quando abbiamo parlato del santuario di Anemosphilia nel periodo di passaggio fra la prima fase
palaziale e la seconda, erano stati trovati dei piedi di terracotta, forse un idolo? Altra testimonianza
proviene da Cnosso, una sorta di parrucca di bronzo e che potrebbe essere indossata o da una
figura umana o da una sfinge. Oltre a queste ci sono dei fregi in marmo e in pietra di grande
dimensioni, ma sono molto frammentarie.
Fin dall'et dei primi palazzi gli artigiani cretesi lavoravano la pietra raggiungendo livelli molto
elevati usando grande capacit e usando la pietra soprattutto per vasi e contenitori. Con l'et dei
secondi palazzi non solo la tecnica di lavorazione della tecnica si raffina, ma poi la gamma si questi
oggetti in pietra oltre a vasi preziosi: compaiono frammenti di tavole per offerte, armi, oggetti
simbolico come oggetti di mazza, lucerne etc.
Da Kato Zakro vi erano botteghe specializzate per la lavorazione di questi oggetti. Ci sono vasi
come a p. 78 che testimoniano l'alto livello qualitativo: nella figura a sinistra vediamo un rhyton, un
vaso rituale con la base forata per la fuoriuscita del liquido, ricavato da un unico blocco di quarzo e
presenta una decorazione con applicazioni bronzee tra cui anche l'ansa con perline di quarzo tenute
assieme da una lamina di bronzo (da Zakro). Al centro, sempre da Zakro, proviene un'anfora forata
in marmo che presenta questa forma molto sofisticata. Nella figura a sinistra vediamo una coppa in
ossidiana (importata) che proviene dal Dodecanneso che richiede una tecnica di forazione molto
efficiente, la forma viene convenzionalmente chiamata "coppa da comunione".
Altri oggetti (p.79) in clorite trovati ad Haghia Triada, tranne uno che viene da Zakro ovvero il
rhyton di clorite sul lato sinistro della diapositiva. Qui, l'abbiamo gi visto, riprodotto la scena di
un santuario delle vette ed un vaso composto da pi parti: il collo e la bocca del vaso a s stante,
con ricca decorazione e poi la scena riprodotta a rilievo. La tecnica molto dettagliata come le
capre di cui ben si nota la muscolatura. Il rython dei mietitori, sul lato destro, stato realizzato con
tre pezzi: al di l dei dettagli con gli elementi a rilievo, vediamo una scena figurata che rappresenta
un unicum nell'arte minoica poich vi sono rappresetanti 27 giovani in processione con delle aste
come dei bastoni e sono preceduti da un individuo di dimensioni maggiori che agita un sistro. Non
sappiamo quale fosse il significato della scena, nell'interpretazione corrente si pensa sia una scena
legata ai mietitori, ma al di l del significato la resa sorprendente ed espressionistica.
La coppa del capitano (p.80) vediamo la scena con due personaggi: il motivo tratteggiato ai lati
forse indica che la scena si svolge in luogo chiuso e vediamo un giovane con kilt ed elmo e che in
una mano tiene una spada e con l'altra tiene un bastone. Davanti a lui un altro personaggio
apparentemente pi anziano che atteggiato nel modo in cui si ispirato Dimaier per l'affresco del
principe dei gigli; anche lui indossa un gonnellino, con collane e bracciali.

Sul lato destro abbiamo il rhyton dei pugili (da Haghia Triada) che presenta una decorazione su 4

registri: nella scena superiore abbiamo dei giovai lottatori per si chiama "dei pugili" perch nei
due registri inferiori ci sono scene di pugilato, mentre nel penultimo registro c' la rappresentazione
di una colonna con capitello (che indica che il luogo coperto), mentre nel secondo registro c' la
scena dei giochi con i tori. Un'interpretazione che questi si vogliano rappresentare i riti di
passaggio che i giovani dall'adoloescenza all'et adulta sono contraddistinti da alcune prove.
La profuzione di arte in pietra interessa anche ryth come quelli tauromorfi (p.81). A sinistra
vediamo un rython a forma di testa di toro che secondo alcuni il liquido da cui usciva era sangue di
sacrifici. La resa molto naturalistica, si usano materiali diversi: le corna a lira erano rivestite in
lamina d'oro, gli occhi erano con pietre inserite e la bocca era contornato da pezzi di una conchiglia
che dava quest'effetto di contrasto. Da notare il pelo che ricopre la testa sul toro e questo fa pensare
ad animali selvatici.
Un altro rython da Zakro, a destra, presenta anche lui le corna a lira con rivestimento in lamina
d'oro, meno pregiato ma anch'esso presenta pelame. Un altro in basse a forma di testa di leone si
vede il foro per il versamento del liquido sul muso, stato trovato nell'area culturale pi
meridioanale di Cnosso (quello del tempio tripartito). Anche qui la testa della leonessa era eseguita
con molta accuratezza: in corrispondenza degli occhi ci sono dei fori l dovevano essere presenti
pietre preziose.
La glittica
Nell'et protopalaziale si not che rispetto all'et prepalaziale vi era stato un notevole
perfezionamento tecnico per l'uso di trapani molto efficaci (p.82). I sigilli non sappiamo a quel
classe sociale appartanessero; di sicuro quelle pi grandi con scene figurate pi complesse (p.83)
appartaneveano a classi sociali molto elevate.
Vi sono diverse categorie di sigilli:
- una di queste, pi antica che appartiene agli inizi dell'et neopalaziale, costituita dai sigilli
talismanici: il nome deriva dal fatto che i motivi decorativi sono molto stilizzati a volte
anche difficile capirli e che si presume pi che essere usati come contrassegni, essendo
forati al centro e avendo forma di mandorla, venissero usati come collane. Questi sigilli
rappresentano a volte vasi con motivi vegetali, forse imbarcazione, un tipo chiamato "a
maschera di leone" sembra quasi ci sia una maschera con occhi, bocca e naso (in basso a
sinistra) ma forse potrebbe essere un papiro che nasce dal terreno e le trapanature laterali
fiori e sopra rami.
- altri tipi trovati a Zakro nelle case che stanno intorno al palazzo abbiamo cretule con
rappresentazioni fantasiose quasi grottesche: vediamo ibridi come una figura antropomorfa,
figure a met dall'essere animali ed esseri umani.
- oltre ai sigilli in pietra abbiamo quelli ancora pi preziosi in oro (p.83) soprattutto nel TM
IA e IB con scene di rappresentazioni figurate di grande importanza per lo studio del
repertorio. Sono anelli di grandi dimensioni con scene figurate che hanno un carattere
simbolico: in alto a destra e a sinistra vediamo l'anello di Minosse con lavorazione a
granulazione, ma scena rappresentata difficile da interpretare. Vediamo sul lato sinistro
una struttura architettonica in tecnica isodoma con un paesaggio ed elementi vegetali e una
figura inginocchiata; al centro un altro edificio sempre in tecnica isodoma con alberi e
davanti c' un'imbarcazione con una figura femminile con gonna a balze che tiene il timone.
Il mare rappresentato da una specie di reticolo. Mentre dall'altra parte una figura seduta
forse una divinit su un tempio.
Anche dall'anello da Isopata, sempre da Cnosso, vediamo tre figure femminile con la solita
gonna cerimoniale e il seno di fuori che stanno in un paesaggio e stanno dansando con le
braccia sollevate, si rivolgono ad una divinita al centro. La cosa che lascia un p di difficile
interpretazione la figurina che tiene in mano il personaggio a sinistra.
L'anello da Furn, Archanes veidamo un grifone con accanto un personaggio femminile
sempre abbigliato allo stesso modo.
-

A p. 84 vediamo disegni di sigilli: anche qui rappresentate figure maschili come nei sigilli in alto a

sinistra e al centro, una sorta di "signore degli animali" con significato del dominio sul mondo
animale. In basso due cretuel che vengon da Cnosso dal deposito del tempio tripartito: a sinistra
vediamo una divinit femminile con una lunga gonna e fiancheggiata da un leone che si rivolge
verso di lei e il gesto il solito che compare nella coppa del capitano. Al centro una con raffigurato
un tempio e una figura femminile con lo stesso gesto col bastone e i due leoni che l'affiancano e
l'assistono in posizione araldico e al lato una figura maschile che fa il gesto di guardare da lontano
o nell'atto di coprirsi gli occhi dalla luce che emana la divinit.
Nel lato destro, una cretula da Kania', forse l'impronta di uno degli anelli d'oro. Qui vediamo il
mare rappresentanto in solito modo convenzionale, forse rappresentata la citt di Kania' perch
vediamo edifici a tetto piatto ma comunque cultuali (perch vi sono corna di consacrazione) e al
centro una divinit maschile con il gesto del bastone che protegge la citt.
La bronzistica
Si sviluppa in quest'epoca perch in et neopalaziale la disponibilit degli oggetti metallici
notevolmente maggiore rispetto alle epoche precedente (come lo stagno). Questi oggetti di bronzo
non son rappresentate solo su figurine trovati in luoghi cultuali, ma anche in alcuni vasi di bronzo e
in oggetti di lavorazione. Le figurine esistono a scopo votivo in terracotta in animali nel santuario
delle vette; poi ci sono quelle realizzate con la tecnica della cera persa (p.85) che sembrano
standardizzate e lo scopo di chi produceva queste figurine non era quello di dare un immagine
realistica ma il gesto interessante. La resa dei voti spesso minimanente accennata: il gesto tipico
quello con la mano sulla fronte, un'altra in basso a sinistra in abbigliamento cerimoniale che si
copre entrambi gli occhi, un solo caso straordinario al British Museum riguarda la composizione di
una scena di giochi con i tori. Da Haghia Triada vi sono 6 figurine maschili e una femminile con
animali che facevano parte di una scena complessa.
La lavorazione dell'avorio
L'avorio in questo periodo (p.86) proviene dalla Siria o dall'Egitto ed essenzialmente di due tipi:
quello ricavato dalle zanne di ippopotamo per oggetti di piccoli dimensioni; quello ricavato dalle
zanne di elefante per realizzare oggetti maggiori.
Usato anche per sigilli in et prepalaziale, poi sostituiti in et protopalaziale e in questa et verr
utilizzate per figurine composite arricchiti anche con altri materiali.
Come per le altre manifestazione nell'et neopalaziale abbiamo sostanziali sviluppi in questo
campo, testimoniati da frammenti di figurine in tutto torno proveniente da varie localit. Ma il
gruppo meglio conservato proviene da Cnosso dal "deposito degli avori", dal quartiere residenziale,
da cui provengono alcune figurine alcune delle quali facevano parte da gruppi veri e propri. Tra
questi spiccano le figurine degli acrobati (p.86) composte da singoli pezzi che poi venivano
assemblati. La resa qualitativa di questi oggetti, nonostante lo stato di conservazione, molto alta e
naturalistica (da notare le vene e la muscolatura del braccio, il profilo, l'orecchio e fori sul cranio
che fa pensare vi fossero applicati materiali diversi). Gli studiosi hanno dato luogo a notevole
discussione, chiaramente la figura dell'acrobato da mettere in relazione con i giochi con i tori.
Evans, supponeva che attraverso i fori nel busto o nella gamba, fossero applicati fili d'oro per
appenderli. Ma che vi fossero figure di toro pi probabile anche perch dimostrato da frammenti
di toro in faiance e il foro probabilmente serviva per l'inserimento di un kilt di materiale diverso.
Queste figurine non sono tutte miniaturistiche, questa a p.86 lunga una 30 di cm.

Ma il ritrovamento pi singolare dato dal kouros di Palekastro, nel settore orientale di Creta citt

urbana con impianto regolare. Qui gli scavi sono iniziati all'inizio del secolo con la scuola
britannica e ancora sono in corso; negli anni '80 fu effettuato questo ritrovamento (p.87) le cui
vicende sono legate alla storia del sito, il quale sub una distruzione alla fine del TM 1B. Questa
figurina ha subito diversi danni a seguito di questa distruzione ed stata rinvenuta in diversi punti
perch frammentata inizialmente: la parte principale da un sacello, altre in zone vicine, altre ancora
in zone circostanti. Forse lo stato di conservazione relativamente buono dipende dal fatto che con
l'incendio del sito l'avorio si cotto. La figurina alta circa 50 cm., era composta da pi pezzi
assemblati di avorio di ippopotamo. rappresentata una figura umana con il viso in parte mancate,
realizzata con materiale diversi e si tratta di un giovane apparentemente nuda ma chiaro che in
realt indossava un kilt (trovati frammenti di lamina d'oro associato a questo kouros) che
rappresenta un individuo con le mani al petto. Chiaramente era una figurina composita perch il
cranio era di pietra serpentina e gli occhi erano di cristallo. L'aspetto sorprendente in questo caso
il naturalismo: da notare la resa della muscolatura sulle gambe e sulle braccia anche qui
rappresentate le vene in maniera quasi reale. stato chiamato il "kouros" perch si pensa che non
rappresentasse un devoto come le figurine che abbiamo visto fino ad ora, questa era molto
probabilmente una divinit ed stata messa in relazione con una figura di Zeus oggetto di culto
nella caverna di Dikte perch proprio a Palekastro in et storica ci sono attestazioni di culto.
Trovata qui un'iscrizione d'et arcaica e in et romana c'era un santuario dedicato a Zeus Dikteo.
Inoltre Palekastro situata sotto un'altura non molto elevata dove era situato il santuario di Petsof
da cui provengono molti oggetti votivo e 4 tavole di offerte di et minoica con iscrizione in Lineare
A per alcuni segni possono essere letti secondo il valore fonetico dei simili segni della Lineare B
e con questo sistema alcune parole dovrebbero corrispondere alla parola "dikte".
Oggetti in faiance
Il faiance un materiale che si ottiene attraverso un doppio processo di vetrificazione, tra la prima
e la seconda si pu procedere dalla decorazione dipinta della faiance, alcuni sono di colore blu
perch si usata una vetrina di rame che emana colore blu. Il nucleo principale di oggetti in faiance
proviene da Cnosso e dagli ambienti chiamati "ripostigli del tempio" nell'area del tempio tripartito
e tra questi c'erano le due famose dee dei serpenti (p.88) che contribuiscono a dare l'idea che quella
fosse un'area di culto. Sono in faiance policroma, sono alte intorno ai 30 cm.e rappresentano due
divinit abbigliate in maniera cerimoniale: quella a sinistra il disegno riproduce anche motivi
decorativi della veste e del corpetto, entrambe con un carnato bianco, hanno un abbigliamento
simile, una indossa una sorta di gonna campanulata con sopra una specie di grembiule e l'altra una
gonna a balze legata alle divinit, entrambe hanno un corpetto sul seno esposto. Differiscono per
l'atteggiamento: quella di sinitra indossa un copricapo tronco conica con decorazione a rilievo e con
le mani rivolte verso il basso e sul braccio son presenti due serpenti; l'altra invece tiene le braccia
aperte tenendo nelle mani due serpenti e ha il copricapo a forma di felino. chiaro che queste fanno
riferimento a qualche culto ktonio, ma la cosa abbastanza interessante che unitamente a queste
due figurine complete e ben conservato sono stati trovati abiti in faiance decorati con stile accurato
anche con dei motivi di carattere vegetale. In questo deposito vi sono questi oggetti chiaramente di
culto e insieme dei vasi cicladici (grandi brocche proveniente da Melos con decorazione policroma)
che consentono di datare con una certa precisione questo deposito MM IIIB.
Inoltre da qui provengono delle placche con fori che forse dovevano far parte di scatole lignee e
rappresentavano una mucca che allatta un vitello e un cervo nello stesso atteggiamento. Altri
modellini come conchiglie e altre placchette. Figurine di faiance molto piccole relativi a delle
figurine sono state ritrovate anche altrove lungo la royal road di Cnosso.
Modellini ed oroficerie
Il modellino con una scena di danza che proviene da una tomba di Kamilari mostra figure femminili
che si tengono per mano in atto di compiere una danza con motivi circolari, nonostante la resa, da
un senso di vivacit all'insieme (p.89). L'altra figurina a destra, che proviene da Haghia Triada,
sembra essere una figurina femminile sormontata da uccelli (divinit?) che sta facendo l'altalena.
Le oroficerie di questo periodo sono ovviamente molto sofisticate; abbiamo gi visto gli anelli a
sigillo (campo intermedio tra oroficerie e glittica) e poi ci sono figurine a tutto tondo che dovevano

essere applicate su alberi come il brucranio d'oro e il leoncino che viene da Haghia Triada reso in
maniera raffinata, orecchini a brucranio con la tecnica della granulazione, pendente e anello.
La ceramica
In questa et si raggiunge il culmine da un punto di vista qualitativo la produzione ceramica egea
(p.90).

In questo periodo per la ceramica di Kamares si parla di ceramica post-Kamares, tra i primi e i

secondi palazzi, il gusto light on dark permane. Ma allo stesso tempo nel MM IIIB-TM IA, inizia ad
affermarsi il gusto dark on light.
Per la fase post-Kamares possiamo dire che abbiamo due vasi: uno da Kommos con elementi che da
una parte derivano dalla ceramica di Kamares con decorazione light on dark e motivi a carattere
naturalistico e motivi a spirali correnti che anticipa gli sviluppi della ceramica neopalaziale pi
avanzata; l'altro, il pithos, con i gigli non presenta un senso di movimento che caratterizzava la
ceramica di Kamares.
Con la comparsa del gusto dark on light nel MM IIIB inizia ad affermarsi "ripple pattern"
decorazione di carattere geometrico perch il corpo del vaso viene suddiviso in zone decorate in cui
un motivo principale costituito da linee verticali tremolanti che in qualche modo potrebbero
ricordare la decorazione che caratterizza il guscio delle tartarughe con leggero senso di movimento.
Le forme di movimento continuano la tradizione con i periodi precedenti (tazza di Vafi a sinista in
alto), da questo punto di vista c' forse maggiore continuit.
Dal TM IA il discorso cambia (p.91) vediamo alcuni vasi: le tazzine coniche continuano il gusto
light on dark del MM III con motivi vegetali. Questo gusto non va a scomparire deltutto ma va ad
attenuarsi nel corso del tempo. Ad esempio alcune brocche dark on light presentano puntini
sovradipinti in bianco. Continua anche il ripple pattern, ma si afferma in questo periodo in maggior
quantit il motivo delle spirali correnti racchiusi dentro fasce che rappresentano un occhio centrale
scuso da cui si diparte la spirale. In qualche caso continua in qualche modo elementi a carattere
naturalistico. Per le forme possiamo dire che c' continuit con il passato sia per quanto riguarda le
brocche col becco e le giare col beccuccio a ponticella. Interessante per la ceramica di questo
periodo che questa ceramia del TM IA influenza molto le produzione ceramiche contemporanee di
alcune zone dell'egeo: a Thera abbiamo alcuni esempi, la ceramica micenea quasi una variante,
etc.
Con il TM IB, dopo la distruzione di Akrotiri la produzione ceramica raggiunge il massimo livello
grazie a botteghe super specializzate (p.92). La gran parte della ceramica di questo periodo
costituita da una sub tardo minoica IA , cio da una ceramica TM IA che continua in un certo senso.
Ma distinguiamo due stili: stile floreale e stile marino. Le vernici sono lucide e in entrambi gli stili
per il senso del movimento notiamo che c' continuit. da notare per esempio nella brocchetta in
alto a destra chiamata "per le libagioni" in cui c' una sorta di vortice con decorazione floreale;
accanto una giara con motivo floreale e senso del movimento ben evidenziato. Differenza con il
periodo precedente che la decorazione ricopre tutto il vaso o quasi. Nello stile marino notiamo che
dal punto di visto delle forme non ci sono sostanziali cambiamenti: brochetta da libagioni, i rytha,
brocca col becco e per la prima volta compaiono anche le anfore a staffa un contenitore con due
anse disposte ai due lati del collo per non ha un beccuccio, ma sta sulla spalle del vaso (centro in
alto a sinistra). I motivi decorativi sono tratti dalla vita marina molto diffuso: motivo del polpo che
si offre molto bene per il senso del movimento, il fondo del mare con coralli, piante marine,
conchiglie, stelle marine, pesci e argonauti, motivi che passeranno alla ceramica micenea per poi
semplificarsi sempre di pi. A p. 93 altri esempi di vasi con esempi di motivi marini e floreali. In
questo periodo ci sono per altri stili tra cui quello in cui compaiono motivi presenti nei due stili
precedenti, ma sono disposti con ordine maggiore nel campo decorativo (sempre a pag. 93 a destra):
stelle marini, asce, motivi vegetali. E sotto "lo stile alternante", con motivi decorativi isolati nello
spazio come il nodo sacro.
La talassocrazia minoica

Per talassocrazia si intende "potere sul mare". In et moderna si esplica in costituzione di colonie

stabili e di punti di approdo (come la potenza britannica in epoca moderna). Questo modello in et
antica ha avuto grande fortuna (p.94). Per esempio Eusebio di Cesarea, nella sua opera del III-IV
secolo d.C., cerc di coinciliare le vicende storiche del passato dal punto di vista cronologico con
quelle di et cristiana. Lui che raccoglie tutte queste informazioni del passato, mensiona ben 17
talassocrazie di popolazioni che nel passato avevano dato luogo ad attivit marinari molto intensi
(rodi, lici, ciprioti etc.) e chiaramente non era in grado di distinguere le vere e proprie talassocrazie
di popolazioni. Partendo da questi presupposti e considerando le vicende storiche, per alcuni
studiosi stato facile immaginare che nella storia antica siano esistite vere forme di talassocrazia:
sulla base del ritrovamento di un relitto, Capo Gelydonia, l'archeologo che scav qui arriv alla
conclusione che la nave che lui recuper, sulla base di ritrovamenti effettuati di tipo orientale, che
questa nave fosse levantina da Ugarit e che fosse l'espressione archeologica migliore per esprimere
una talassocrazia siriana. Ma noi sappiamo da altri relitti, come quello di Ulu Burun, che queste
imbarcazioni naufragate non erano strettamente legate ad un territorio, ma avevano carattere
commerciale. Altra ipotesi, da scartare, quella che vi sia stata una talassocrazia egiziana: le
conquiste asiatiche come quelle di Thutmosis III siano state legate ad un'espansione navale. Ma non
cos perch gli eserciti egiziani si espansero via terra. Altri hanno immaginato ci fosse una
talassocrazia micenea, perch nel tardo bronzo, la ceramica micenea distribuita in tutto il
Medieterraneo, ma questo non implica alcuna forma di colonizzazione.
Per Creta il discorso molto diverso, perch ci si pu condividere l'idea che ci sia stata una
talassocrazia minoica grazie ai testi scritti e alle tradizioni antiche. Nella letteratura antica
l'espansione minoica sarebbe incarnata dalla figura di Minosse. E siccome Minosse secondo la
mitologia attivo dall'Egeo fino alla Sicilia, ha fatto pensare ad un'espansione cretese in queste
zone. Ne parla Esiodo, dicendo che Minosse aveva regnato sulle regioni circostanti e sulle Cicladi.
Poi questo legame tra le due zone continua anche in altri autori come Bacchilide il quale dedica
molto spazio al matrimonio che Minosse avrebbe fatto con la figlia del re di Cheos nelle Cicladi.
Tucidide, pi esplito, siamo nel V secolo a.C. nella sua opera ripercorre le vicende storiche
antecedenti la guerra del Peloponneso e parla del dominio di Minosse sulle Cicladi ponendovi come
governatore i suoi figli.
Gi negli anni 50 del '900 si sostenuto che dietro tutte queste vicende di Minosse attivo
nell'ambito cicladico c' una sorta di manifesto propagandisitico, perch siamo nel periodo in cui
Atene cerca di estendere il suo dominio sull'Egeo. Altri dicono che l'origine di queste tradizioni su
Minosse potrebbe avere origine eziologica, cio cercare da parte degli autori antichi si spiegare il
motivo per cui in Puglia e in Sicilia (Eraclea Minoa, per esempio) ci sono localit che ricordano il
nome di Minosse. Negli anni '80 in seguito ad un importante convegno gran parte degli studiosi
arrivarono alla conclusione del fatto che si trattasse di un mito e niente di pi. Altri pensavano
invece che dietro tutte queste storie relative a Minosse ci fosse un fondo di verit, altri ancora hanno
fatto riferimento anche al fatto che gli egiziani in questo periodo riconoscevano i cretesi/keftiu
come stato a s stante.
La documentazione archeologica di fatto conferma che c' stata un dominio sull'Egeo da parte dei
minoici.
Rapporti con le aree vicine
L'espansione commerciale e culturale minoica nel Medieterraneo orientale e nell'Egeo ci nota
dall'et neopalaziale infatti, se consideriamo la distribuzione di ceramica minoica in determinate
aree, vediamo un aumento quantitativo anche dei siti. Ad ogni modo le rotte commerciali
continuano ad essere quelle gi avviate a suo tempo in et protopalaziale (p.94).
Citera. Fin dall'et prepalaziale interessata da contatti con Creta, si passa da un sito Kastrak che
ha una connotazione culturalmente continuentale ad un altro sito, Kastr, in cui fin dall'et
protopalaziale la cultura quasi esclusivamente minoica. Con le ultime recente abbiamo visto che
in realt il passaggio da Kastrak a Kastr non cos repentina, le due anime culturali continuano.
Con l'et dei secondi palazzi questa connotazione minoica diviene ancora pi marcata. Purtroppo di
Kastr non abbiamo un quadro chiaro per quanto riguarda le strutture abitative e architettonica,
abbiamo per depositi di ceramiche e vediamo che l'aspetto culturale mionoico nettamente
evidente anche se la cultura di Citera presenta una variante locale.

Nella ceramica, nel MM III, abbiamo elementi di conservatorismo rispetto a Creta: il gusto per la

decorazione chiaro su fondo scuro, light on dark, permane in maniera pi decisiva rispetto a Creta.
Per quanto riguarda le forme sono molto simili a quelle cretesi: abbiamo forme aperte, tazze a
vafi, tazze carenate e troncoconiche, pithoi, brocche di vario tipo e qui particolarmente ha fortuna
la brocchetta di carattere rituale. Alla fine del periodo si afferma il motivo con le linee ondulate che
copre buona parte del vaso.
Con il TM IA l'adeguamento alla produzione ceramica minoica pi evidente con alcune
differenze: quella di Citera molto pi vicina alla ceramica cretese, si afferma la decorazione dark
on light. L'argilla locale ma ci sono alcune differenze per esempio se prendiamo il caso delle
tazzine troncoconiche di vafi con spiarli correnti, a Creta la superficie interna del vaso
interamente monocroma (nera o rossa), mentre a Citera la decorazione interna costituita da una
fascia interna in corrispondenza dell'orlo. Altre caratteristiche distintive: le tazzine di Citera a met
del corpo hanno sempre una sorta di rigonfiamento centrale che a Creta invece molto raro; inoltre
la base della tazzina che a Creta termina con un passaggio angolare, nelle ceramiche di Citera
arrotondato. Nella ceramica micenea del TE I presentano di fatto queste caratteristiche tipiche della
ceramica di Citera. La cosa diventa chiara se si considera che nel golfo laconico, di fronte all'isola
di Citera, c' un sito continentale e culturalmente elladico il cui nome Haghios Stephanos, che
la prima a presentare una produzione ceramica molto simile a quella di Citera. Quindi per quanto
riguarda la fase strettamente iniziale della ceramica micenea abbiamo avuto un passaggio: da Creta
a Citera, da Citera a Micene, da Micene in Argolide.
Con il TM IB continua questo collegamento fra Citera e Creta in maniera diretta: vi sono per
esempio vasi decorati in "stile alternante" ( es. a p. 93 in basso a sinistra). Con la fine del TM IB
Creta subisce delle distruzioni e il quadro storico dell'Egeo cambia, perch la civilt minoica intesa
come civilt dominante dell'Egeo viene soppiantata da quella micenea. Anche a Citera, di fatto, il
sito di Kastr alla fine del TM IB, viene abbandonato e poi rioccupato nel TE III A-B(perch
subentra una nuova cultura).
Kastr in et neopalaziale rappresenta una colonia strettamente collegata al mondo minoico?
Ovviamente si, perch ci sono altre testimonianze. Per esempio: le tombe trovate a Citera sono di
tipo cretese, testimonianze di scrittura di sigilli in Lineare A, e infine, il ritrovamento di un
santuario delle vette a Citera in una localit che si chiama Haghoios Gheorghios non lontana dal
sito di Kastr e qui il principio dell'intervisibilit viene rispettato e anche la facilit di accesso al
santuario. Qui rinvenuti frammenti di intonaci, oggetti (p.93 in alto a sinistra) rituali come il
mestolo con i tre segni di Lineare A che vanno letti da-ma-te (forse Demetra), altri ancora nei
depositi altri oggetti votici, di bronzo (come asce), di terracotta (figurine di animali), ancora 86
lamine di bronzo modellate a forma di arti (un braccio umano con bracciale, parti inferiori del
corpo, piede con calzare) e in alcuni c' un foro perch venivano tramite dei chiodi affissi alle pareti
(p. 93 al centro a sinistra) e infine una tavola delle offerte in pietra (p.93 in basso a sinistra).
In area continentale i santuari delle vette sono molto rari, ce n' solo uno in Laconia in prossimit
del santuario di Apollo.
Le Cicladi. Questa l'area pi vicina a Creta dal punto di vista geografico, interessate dalla rotta
principale (quella centrale) e non sorprende che i contatti qui siano avvenuti in maniera pi
marcata. Quindi se consideriamo Thera, e in particolar modo il sito di Akrotiri, qui gli elementi
minoici in et neopalaziale sono piuttosto evidenti e interessano sia la cultura materiale, perch la
ceramica di Thera risente di molte influenze della ceramica ma anche altri oggetti quotidiani, sia il
piano artistico e architettonico come gli edifici costruiti in tecnica isodoma o l'ampio uso di telaio
lignei e come le pitture parietali molto vicine a quelle minoiche. A pag. 95 vediamo un edificio in
alto a sinistra, xestetre: la pavimentazione corrisponde alla presenza di porte multiple ovvero dei
politira, riconosciamo la presenza di un bacino lustrale (scalini che scendono nel piano inferiore) e
poi ci sono le decorazioni parietali, per esempio in corrispondenza del bacino lustrale ci sono scene
femminili abbigliate in maniera minoica che fanno parte di una scena di un rituale di passaggio
probabilmente. Al piano superiore la decorazione pittorica continua, su un lato ci sono figure
femminili, motivi vegetali e sull'altro lato c' una scena di carattere religioso perch c' una figura
che si dirige verso una piattaforma sulla quale seduta una divinit femminile assistita da un grifo
e da una scimmia blu che sembra stare tra l'umano e il divino. Inoltre, sempre a pag.93, a fianco
vediamo un particolare "dell'affresco dela primavera" con elementi vegetali di altro tipo.

Le differenze stanno principalmente nei contenuti e su alcuni aspetti: per esempio ad Akrotiri

permane il fondo chiaro (a Creta il fondo era scuro), scene rituali di passaggio non testimoniate a
Creta e per esempio nella casa ovest, le pitture di scene navali, non sono presenti nell'isola di Creta.
Le pitture parietali di Akoriti sono strettamente legate a quella di Creta per molto probabile che
siano state eseguiti da botteghe e artigiani locali che risentono dell'influenza minoica ma seguono
comunque un'individualit locale.
Anche per quanto riguarda la ceramica bisogna dire che si vero che la ceramica influenzata da
quella minoica nelle forme e nella decorazione, per non minoica. Le ceramiche di importazioni
si possono riconoscere principalmente quelle minoiche ma la base culturale cicladica senza
dubbio.
Melos. A Phylakopi, anche qui ci sono influenze cretesi (p.95 affresco con i pesci volanti) in un
edificio con pilasti centrali e che potrebbe essere una sorta di interpretazione locale delle pillar crips
minoiche.
Cheos. Ad Haghia Irini, pi vicino al continente, anche qui vediamo che la cultura materiale risente
dell'influenza minoica ma in maniera pi blanda. Qui c' per un edificio, la casa A, che spicca
particolarmente per dimensioni e per caratteristiche architettoniche e ritrovamenti effettuati, poich
all'interno vi erano pozzi di luce e pillar crips, c'era un politiron, pavimenti lastricati con stucco
rosso e pitture parietali (molto frammentarie) dove vediamo doppie asce, spirali, uccelli, forse un
grifo. Ma la differenza rispetto a Creta evidenemente perch ci sono scene di caccia e scene di
carri, ovvero tematiche molto pi vicine al mondo continentale. Ci sono anche frammenti di una
pittura miniaturistica con scene di edifici e scene di navi, vicine a quelle di tipo cicladico.
Vicino alla casa A, l vicino c' il cosiddetto Tempio che un edificio a carattere culturale con una
vita molto lunga che va dall'et neopalaziale fino all'VIII secolo a.C. In una delle stanze di questa
struttura sono state trovate ben 32 statue di terracotta, alti da 70 cm a 1,30 m, che rappresentano
figure femminile abbigliate secondo lo stile di Creta con la gonna campalunata, il seno esposto
(p.95 al centro in basso) forse delle devote e non divinit.
Continente. L'elemento pi diffuso di legame costituito dalla ceramica del TE I che ha una
matrice minoica molto marcata. Nell'evoluzione della ceramica micenea, quella del TE I,
corrisponde all'epoca in cui la dipendenza da Creta pi marcata, poi nel corso del tempo elementi
di origine cretesi iniziano a diminuire a favore di elementi locali. La ceramica micenea
caratterizzata dalla vernice lucida e le forme in questo periodo derivano dal repertorio minoico,
per queste sono la testimonianza pi diffusa nel senso che i ritrovamenti di questa ceramica sono
stati effettuati in molte aree del Peloponneso, poi man mano che si va a nord va a diminuire. Ad
ogni modo nel contempo la ceramica dipinta di tipo continentale assimila motivi decorativi cretesi,
ma anche cicladici. Quindi la ceramica micenea del TE I dopo, fino al TE IIIA, diventa sempre pi
dominante e poi dopo diventa l'unica ceramica nettamente prevalente mentre le altre di tipo
continentale scompaiono.
Altre influenze minoiche: da un parte nel Peloponneso occidentale abbiamo le pi antiche tombe a
tholos. Sono di origine minoica? I sostenitori di questa ipotesi fanno riferimento al fatto che una
delle tombe pi antiche del TE II trovate nella Messenia settendrionale, in Kakovatos, sugli stipi
della porta di accesso alla camera funeraria, sul dromos all'esterna, presenta segni incisi come un
ramo e la doppia ascia che sono di tipo minoico che trova corrispondenza nei segni della Lineare A.
Forse costruita da minoici che avrebbero usato un sistema di contrassegnare la tomba, mason
marks, come nei palazzi minoici. Altri pensano invece che abbiamo origine continentale. Tuttavia
bisogna dire che le tombe di Micene sono dal punto di vista tipologico un'evoluzione locale, il
contenuto sono oggetti prevalentemente di tipo locale, mentre quelli di tipo minoico riguarda
oggetti di lusso come oroficerie, spade geminate, sigilli, vasellame di bronzo, abiti con
caratteristiche minoiche molto marcate. Alcuni di questi oggetti possono essere stati prodotti da
artigiani minoici sul continente, ad ogni modo questi contatti riguardano solo personaggi di un certo
ceto sociale.
Egeo sud-orientale (Dodecanneso e costa anatolica occidentale).

Dal punto di vista generale questa zona c' una koin rappresentata da una produzione ceramica

tipica di questo settore che riflette delle influenze minoiche. Questa ceramica per prodotta in
diverse localit dell'Egeo differenziandosi anche dal punto di vista tecnico ed ha un'aspetto
minoicizzante ma riconducibile anche a diverse zone. Di minoico ha la decorazione light on dark,
chiaro su scuro e con motivi decorativi molto pi semplici di quelli minoica: elementi vegetali,
fasce ondulate, spiraliformi etc. Sappiamo che questa ceramica appartiene al TB I. Anche il gusto
light on dark un'attardamento rispetto a quello che avvenne a Creta; anche su questa ceramica
che ha creato degli equivoci perch trovata in Acaia in maniera frammentata, ha fatto pensato che l
vi fosse una colonia cretese. In questa area un quadro interessante fornito dal sito di a Trianda,
Rodi, dove gli scavi si sono susseguiti e infine pass agli italiani. Qui si sono distinte due fase per
quanto riguarda il TB I: c' una fase strettamente iniziale che contemporanea alla fase iniziale del
TCl I ad Akrotiri. Ad Akrotiri succede che alla fine del MCl a seguito di un terremoto con gli inizi
del TB si procede con la ricostruzione di un sito. Questa cosa avviene anche a Trianda, per cui non
abbiamo molte conoscenze per quanto riguarda l'evoluzione di questo insediamento: ci sono
ceramiche databili al TM IA, ma alla fine il sito del TM IA viene distrutto da un terremoto. Dopo la
ricostruzione del sito abbiamo un'altra fase, e dlla seconda fase appartengono edifici ed elementi di
connessioni maggiori con Creta. Inizialmente si pensato che anche a Trianda vi fosse, come a
Citera, un'insediamento coloniale per la grande quantit di oggetti minoici: affreschi con motivi
floreali, oggetti e figurine di bronzo di tipo minoico, una tavola per le offerte stuccata e dipinta con
caratteri di tipo marino e con acrobati; poi per con gli scavi successivi si appurato che nel
passato si sono enfatizzati molto questi elementi minoici, perch la ceramica prevalentemente di
tipo locale (anche se alcune forme sono di tipo minoico ma anche di tipo anatolico). Dunque si
concluso che non si tratta di una colonia minoica ma che gli elementi di origine cretese sono
concentrati solo in alcuni edifici particolari.
Il sito venne poi distrutto verso la fine del TM IA e siccome il vento soffiava da nord-ovest a sudest, l'area fu ricoperta da uno spesso strato di tefra. Nel TM IB lo stanziamento si riduce
notevolmente, diverse zone coperte ancora da tefra vengono abbandonate e non pi riabitate, ma in
questo periodo i rapporti con Creta continuano e anzi si ampliano i rapporti con Cipro. In seguito
alla fine del TM IB anche qui, come in tutto l'Egeo, il sito subisce una fase critica.
Mileto. un sito sulla costa occidentale della Turchia attuale, soggetta a numerosi scavi e grazie a
questi sono stati messi in evidenza strutture tra cui una grande sala decorata con pitture parietali
frammentari ma che rimandono alla cultura cretese per la presenza di un grifone, gigli e papiri.
Anche i ritrovamenti si collocano bene nell'ambito minoico come tavole per le offerte e la ceramica,
soprattutto, che da un lato vede un certo punto di importazioni da Creta tra cui spicca un vaso in
"marin style" e l'altra legata alla produzione di ceramica grossolana di uso quotidiano e tra questi
uno presentava segni incisi con caratteri della Lineare A. Il fatto che sia grossolano fa pensare che il
vaso sia locale (p.95 in basso a destra). Anche il repertorio presenta numerose ceramiche di tipo
cretese.
Gli studiosi dunque hanno sottolineato che la stragrande maggioranza, circa il 95% della ceramica
recuperata, di tipo minoico, il rimanente 5% da inquadrare in un orizzonte locale con strette
affinit a ceramiche di questo tipo. Gli archeologi tedeschi hanno pertanto appurato che si trattasse
di una colonia minoica. Il fatto per che molti di questi oggetti di tipo minoico siano concentrati
essenzialmente in grandi edifici fa pensare che questa possa essere la residenza di un'autorit
centrale cretese di Mileto.
Iasos

. Pi a sud a pochi km da Mileto sulla costa occidentale dell'Anatolia che presenta una situazione

completamente diversa rispetto a quella di Mileto. Doro Levi ha cercato di vedere in questo sito un
altro insediamento coloniale cretese fin dall'et dei primi palazzi, ma la sua interpretazione alla base
era scorretta poich la ceramica in decorazione light on dark che lui pensava fosse collegata alla
ceramica di Kamares protopalaziale in realt sappiamo che una ceramica del TB I presente in tutta
questa zona. C' l' edificio F del TB I messo in luce da Doro Levi in una situazione
stratigraficamente molto complicata (perch sul sito nell'area dell'Agor in et protogeometrica era
presente una necropoli di tombe a cista che sono state lasciate in situ e sull'area oggi sono presenti
"funghi") a pianta quadrata e gi a suo tempo si stabilirono analogie con uno di Mallia. In realt
questo edificio riflette influenza minoica ma non i materiali rinvenuti: la ceramica minoica
scarsissima, c' qualcosa proveniente cicladica, il resto ceramica dark on light oppure di tipo
anatolico. Il quadro che emerge che non si tratta di una colonia cretese, ma bisogna parlare di
influenze cretese su base locale che coinvolgono anche l'architettura come nel caso dell'edificio F.
In questo sito inoltre stato individuato uno strato di circa 20 cm di tefra che le analisi dicono che
deriva dall'eruzione del vulcano di Santorini.
CONCLUSIONI
Se le fonti storiche, essenzialmente Tucidide e gli altri, fanno riferimento ad eventi durante l'et del
bronzo che implicano che in un certo periodo Creta ha ottenuto un predominio culturale del mondo
Egeo, il periodo deve essere sicuramente questo. Alla luce dei dati archeologici l'aspetto storico
delle fonti antiche si ferma qui perch Tucidide afferma che Minosse conquist le isole cicladi
imponendo come governatori i suoi figli. Ma questa non ha alcuna base storica, perch gli unici
insediamenti coloniali uno sull'isola di Citera e l'altro a Mileto, per il resto si pu parlare
esclusivamente di influenze. Ma una cosa che accomuna tutte queste zone che le influenze, anche
al di fuori delle isole cicladi, di oggetti minoici sono concentrati in alcuni edifici particolari.
Nel continente, al di l della ceramica micene TE I che una viariante della ceramica TM IA
diffusa ampiamente nel continente, le influenze anche qui interessano solo gli strati dominanti della
societ. A p. 96 la tavola si riferisce ad un periodo molto ampio 2500-2400 a.C., vuole mettere in
evidenza un aspetto interessante distinguendo graficamente i diversi livelli di influenza minoica: le
aree in scuro sono quelle in cui le influenze minoiche sono pi marcate (Cicladi, Egeo sudorientale). C' un ellissi pi grande che racchiude quella pi piccola che racchiude le zone in cui le
influenze e presenze di oggetti minoici sono in scala pi ridotta. Al di fuori dell'ellissi vi sono
indicate una serie di rotte che collegano l'Egeo con altre aree del Mediterraneo Orientale: una arriva
verso il Delta del Nilo, un'altra costeggiando la rotta Sirio-Palestinese, un'altra finisce a Cipro
(meno concreta) e un'altra che costeggia la costa meridionale della Turchia e collega le aree del
Vicino Oriente.
In occasione di un convegno che si tenne negli anni '80 "talassocrazia tra mito e realt", uno
studioso americano present una sua interpretazione riguardo alle modalit di diffusione di queste
influenze minoiche nell'Egeo e altre, utilizzando l'etichettatura di "effetto Versailles": "come nel
700 la corte utilizz una leadership culturale, cos anche altre corti europee si ispirarono al sistema
di vita della corte francese e adottanorono certi elementi che avevano valore simbolico". Cos nello
stesso modo potrebbe essere avvenuto nell'Egeo in questo periodo in cui i ceti dominanti delle varie
regioni adottano elementi e sistemi di vita di tipo simbolico al fine di differenziarsi col resto della
popolazione. Di fatto l'effetto Versailles rende bene l'idea, perch effettivamente all'interno
dell'ellisse pi ristretta gli effetti dell'effetto Versailles sono pi evidenti, nell'ellisse pi esterna
questo effetto pi attenuato.
Mediterraneo orientale. Al di fuori dell'ambito Egeo vi sono situazioni che testimoniano come la
cultura minoica fosse apprezzata altrove sempre e solo da esponenti delle classe dominanti: Alalakh
nella Siria settendrionale, Tell Kabri in Galilea settendrionale cio in Israele e Tell ed Dab'a sul
Delta del Nilo in Egitto. Nel Vicino Oriente sono state rinvenute pitture parietali che differiscono da
quelle Egee perch si tratta di pitture a secco su intonaco.
Diverso il caso di Alalakh: qui gli scavi di Wooley portarono alla luce resti di pitture parietali e
vide che i caratteri minoici che alcuni di queste pitture presentano fossero un'indicazione che stata
la cultura orientale a influenzare quella cretese (p.97). Gli affreschi in questione sono quelli
appartanenti al XVII-XVIII secolo e presentano caratteri particolari: si tratta di affreschi e

l'elemento pi caratteristico di queste pitture si riferisce a motivi di carattere floreale rese non
secondo le arti iconografiche del mondo orientali, ma ricorda molto pi di vicino quelle dell'arte
egea/minoica per il senso di movimento e principalmente per l'uso dei colori perch il fondo rosso
e i motivi vegetali sono poi in colore pi chiaro. Poi tra i frammenti ricompositi di questi ultimi tepi
si integrata una scena con grifone di cui in realt si conservata solo l'estremit dell'ala: nella
ricostruzione si tratta del fregio di un grifone accucciatosu fondo scuro.

Tell Kabri era la capitale di un piccolo stato come tanti altri di questa zona. Qui fin dai primi scavi

fu messo in luce una parte di un efficio principale, chiamata impropriamente la "reggia" in cui
stata messa in luce una grande sala di forma rettangolare con 3 accessi entro delle rientranze e qui
la componente minoica rappresenta sia dalle pitture parietali sia dal pavimento stuccato che
suddiviso in una specie di mattonelli da un reticolo rosso che ricorda le stuccature che sia hanno nel
mondo minoico. Inoltre questi riquadri sono decorati con un motivo particolare, motivo del "rock
pattern", ovveero un motivo schematizzato che imita le venature della pietra (come a Cnosso nella
sala del trono), e ancora iris realizzati secondo caratteri minoici con un senso di movimento. In
tempi pi recenti si sono trovati anche frammenti di affreschi di pitture parietali miniaturistici in
spazi in corrispondenza delle aperture di questa sala e hanno dato delle scene con edifici in muri in
tecnica isodoma, figurine etc.che ricordano le scene miniaturistiche di Creta e di Thera.
A Tell el Dab'a stato identificato come luogo della capitale Hyksos, ovvero Avaris. Con la cacciata
degli Hyksos da parte dei Amhose e Kamhose inizia la XVIII dinastia. Grazie agli scavi in un'area
in cui era presente il "palazzo F" non all'interno del palazzo ma in un'area esterna, in un giardino,
sono stati trovati frammenti di tipo minoico. Inizialmente si riteneva che decorassero i palazzi dei
sovrani Hyksos e trovarli fuori voleva significare che, una volta cacciate via queste genti furono
gettati via, e poi ci si rese conto che facevano parte di un palazzo del XVIII dinastia di Thutmosis
III. Il fregio (p. 98) con semilunette riquadra un'area in cui presente un motivo che si ritrova
nell'arte minoica, ma attestato anche in Vicino Oriente, chiamato "il motivo del labirinto" sui quali
sono sovradipinti delle scene di giochi con i tori; l'ubicazione di alcuni tori totalmente libera al di
fuori dei canoni egiziani, alcuni anche al limite dell'area riempita con il motivo del labirinto. La
tecnica quella egea, l'iconografia quella che troviamo a Creta, i colori sono cretesi, gli acrobati
presentano il corpo incarnato rosso, indossano il perizoma di tipo minoico. Una serie di elementi
che hanno indotto gli studiosi hanno portato a supporre che queste pitture non solo presentano un
influenza minoica, ma che siano stati dipinti da cretesi trasferitosi nel Delta del Nilo. E ancora
vediamo la ricostruzione di fregio di spirami correnti, la sala del trono, due grifoni a fianco del
trono con motivi ondulati alle pareti presenti nelle pitture di Cnosso; e una scena di caccia di un
cane che rincorre i cervi.
Si pensa vi sia una sequenza: i pi antichi quelli di Alalakh, poi quella di Tell Kabri (nel TM IA) e
poi quella di Tell el Dab'a che, se vero che appartiene al periodo di Thutmosis III, c' da chiedersi
se corrisponde al TM IB o se posteriore. Come si spiegano? Una possibilit che queste pitture siano
state realizzate da minoici e quindi in qualche modo, si pensa che le pitture cretesi erano talmente
note che, in determinate zone orientali i sovrani locali avrebbero voluto adornare i propri palazzi
con elementi cretesi. Se poi questi minoici sono stati inclusi all'interno del rituale cosidetto "scambi
di doni", non si sa. L'idea di Gradiadio che queste pitture siano state eseguite a Tell el Dab'a in
occasione di un matrimonio tra una principessa cretese e un principe egiziano.
Sempre in Egitto. Agli inizi della XVIII dinastia (che forse corrisponde al TM IB) avremmo
ulteriori testimonianze di rapporti politici tra Creta ed Egitto. Nei testi relativi al periodo di
Thutmosis III, il faraone a cui si deve la maggiore espansione egiziana, risalgono diversi documenti
in cui compare spesso la parola keftiu, parola con cui gli egiziani chiamavano i cretesi e si tratta
spesso testi a carattere medico. Indicano insomma un rapporto diretto fra gli egiziani e i cretesi. Le
raffigurazioni nelle tombe tebane per esempio, in alcune di dignitari egiziani di rango molto elevato
come i vizir, la cui decorazione pittorica ha scopo propagandisitico, si celebra la gloria del faraone:
scene processionali con una serie di portatori di offerte al farone medesimo. Hanno scopo
propagandisitico perch dal punto di visto iconografico si mostano oggetti legati ad individui che
non sono della nazionalit corrispondenti agli oggetti, per esempio. In realt queste pitture fanno
parte di una serie relativi al periodo della regina Hatshepsut e di Thutmosis III.

Nella tomba di Senmut (p.99 sopra e sotto il disegno) vediamo personaggi cretesi portatori di

offerte in segno di sottomissione. Il pittore qui ha voluto enfatizzare l'elemento cretese e


sottolineare l'origine minoica, disegnando tazze di vafi di grandezza notevole; una di queste
decorata con motivi a spirali correnti e un'altra decorata con bucrani e rosette che troviamo spesso
nel vasellame metallico (come quella di Enkomi a Cipro). A p. 99 (sotto) vediamo: nell'iscrizione
geroglifica si menziona l'isola di Keftiu e del Grande Verde (isole egee?) ma gli oggetti che si
portano al farone vedono un rhyton conico che sembra essere minoico o comunque egeo, gli altri
invece sono in faiance e di altre tipologie come una zanna di elefante e un lingotto oxhide, dunque
una mescolanza di genti.
Fine dell'et dei secondi palazzi
Alla fine del TM IB abbiamo un'ondata di distruzione che riguarda i centri palaziali con eccezione
di Cnosso, e a seguito di questo evento l'et palaziale termina e segna la fine di un periodo. Cosa ha
causato queste distruzioni? Escludiamo come sosteneva Marinados le vicende di Thera per motivi
cronologici e poi bisogna dire che alcune forme dell'artigianato di lusso di Creta raggiungono
l'apice qualitativo e il culmine dell'evoluzione e infine escludiamo anche cause naturali come
terremoti perch le distruzioni in varie zone dell'isola sono accompagnate da incendi. Le uniche
probabilit che vi siano state lotte interne all'isola e che Cnosso (l'unico ad essere sopravvissuto)
sia stato il promotore di una rivolta, o che vi siano stati conflitti con popolazioni esterne all'isola.
Tuttavia bisogna considerare anche quello che viene dopo il TM IB per da sottolineare che la
cultura materiale e anche il sistema di vita generale nel TM II in poi presenta un carattere di
miceneizzazione. Questa ipotesi presenta elementi di debolezza perch dopo la fine dei palazzi
minoici, con la scomparsa del sistema amministrativo minoico e della scrittura in Lineare A,
compare la scrittura in Lineare B e un sistema totalmente miceneizzato. Ma quanto i micenei siano
stati coinvolti in queste vicenda? La spiegazione pi logica che vi siano stati una serie di concause
che hanno portato alla fine dell'et neopalaziale, ma per quanto riguardo le datazione basate sulla
ceramica la prospettiva cronologica non cos evidente, poich hanno un periodo di uso che
abbraccia anche diversi decenni.
Il periodo dopo il TM IB un epoca in cui si notano segni di miceneizzazione per bisogna
considerare che rispetto a molte altre aree dell'Egeo, Creta continu a mantere una sua individualit
dal punto di vista sia culturale, sia nel rapporto con le altre aree. Certamente la fine dell'et
neopalaziale apport una serie di importanti cambiamenti nel sistema di vita:
la scomparsa della scrittura Lineare A
manifestazioni delle arti palaziali: nell'architettura non vengono pi costruiti i palazzi come
lo intendiamo noi con il cortile centrale, rimane quello di Cnosso, con politira, con bacini
lustrali, etc.
scompaiono le pitture quelle monumentali a rilievi e cambiano le tematiche: il naturalismo
adesso cede posto a delle pitture pi formale, ovvero quelle a carattere processionale (che ha
riscontri con la pittura micenea contemporanea).
si riduce l'utilizzo di materie preziose: l'avorio, che veniva importato, adesso sono molto pi
rari, anelli d'oro, le glittiche, si riducono notevolmente.
trasformazioni nel campo della ceramica:
Il punto pi importante costituito da quello che vediamo alla Tav. 100 che provengono da Kani.
evidente, dato che la scrittura Lineare B una lingua diversa dal Lineare A, ed la lingua dei
micenei e costituisce la prova pi evidente del processo di miceneizzazione. Questi aspetti
corrispondono al periodo della distruzione del palazzo di Cnosso, quando l'archivio viene distrutto
da incendi (grazie al quale le tavolette si sono cotte) e lo stesso avvenne anche a Kani.
Dal punto di vista cronologico: il problema dato dal fatto che le tavolette negli archivio di Cnosso
furono scoperte da Evans proprio nei primi giorni di scavo e quindi ancora mancavano gli elementi
di datazione dei contesti di queste tavolette perch Evans doveva ancora definire il sistema
tripartito. Manca proprio una griglia cronologica in cui inserire questi ritrovamenti e mancando un
contesto sicuro chiaro che molti studiosi hanno mostrato attenzione a tavolette di per s pi che ai
testi. E questo spiega perch sono state formulate diverse spiegazioni:
1 Evans, colloc la distruzione di Cnosso nel TM II, sarebbe dunque sopravvissuto alla
distruzione di tutti gli altri palazzi per un periodo breve.

Uno studioso, direttore degli scavi di Cnosso per molto tempo, Hood ha datato una buona
parte delle ceramiche associate alle tavolette che in alcuni punti era possibile associarle e le
ha datate ad una fase antica del TM IIIA2, quindi in un epoca molto dopo rispetto alla
datazione di Evans. E questa datazione accettata da molti studiosi e quindi secondo loro le
tavolette dell'archivio sono di questo periodo.

Altri studiosi hanno notato che le tavolette di Cnosso, sia per contenuti sia per stile e sia per lessico

utilizzato, erano molto vicine a quelle micenee dei palazzi micenei che (principalmente quello di
Pilo in Messenia) fu distrutto alla fine del TE IIIB, quindi verso la fine del XIII secolo.
4 In tempi pi recenti si fatta strada un'altra soluzione: stato notato che le tavolette di
Cnosso sembrano includere due nuclei, quello principale pi tardo appartiene alla
distruzione finale, un nucleo pi antico sembra che si possa isolare. Al che va fatto rivedere
tutta la questione, pertanto altri studiosi hanno pensato a due distruzioni di Cnosso: la
penultima a cui apparterrebbero le tavolette pi antiche si datano dal TM IIIA2, la
distruzione finale che mette fine alla storia minoica si daterebbe al TM IIIB, non proprio alla
fine ma ad una fase iniziale di questo periodo.
Questa datazione tarda confermata anche per alcune di queste tavolette, dal fatto che a
Kani tra le tavolette trovate qui, ce ne sono alcune scritte da uno scriba e una delle tavolette
di Cnosso sarebbe stata redatta dallo stesso scriba o dalla stessa scuola di scriba. E questa
sarebbe la prova che alcune tavolette di Cnosso contemporanea a quelle di Kani del TM
IIIB (cos come la ceramica) e confermerebbe che il palazzo abbia funzionato come un
palazzo di tipo miceneo e sia rimasto funzionante fino al XIII secolo, sembrerebbe provato.
Dai tempi di Evans e per molto tempo, per il periodo successivo alla distruzione supposta di
Evans del palazzo, si parlato di un periodo post-palaziale, cio dal TM IIIA1 fino alla fine
dell'et del bronzo. Ora questa espressione con tutto quello che abbiamo detto non va pi
bene perch post-palaziale fa pensare che il palazzo di Cnosso non funzionasse pi come
palazzo, in realt le tavolette ci dicono che Cnosso l'unico palazzo che continua a
funzionare seppur in forma micenea. Si propose di usare il termine mono-palaziale per il
periodo dopo le distruzione del TM IB, ma anche questa terminologia non ha avuto molta
fortuna, perch oltre a Cnosso, nel TM IIIB, c' un altro centro che funziona e d quello di
Kani. Quindi forse l'espressione pi corretta terza epoca palaziale finale o periodo
palaziale finale.
Alcuni studiosi propongono che si possa usare il termine mono-palaziale, il periodo che va dalla
fine del TM IB fino all'antico TM IIIA2, poi usare il termine palaziale finale, per il periodo
successivo, nel periodo dove c' Kani fino alla distruzione finale di Cnosso, e per finire dal TM
IIIB in poi parlare di fase post-palaziale, perch da questo momento in poi i palazzi non esistono
pi.
A Cnosso. Qui succede (Tav. 101) in quest'area dal punto di vista dello stanziamento ci sono
distruzione alla fine del TM IB nelle zone pi periferiche, per palazzo e ville di alto livello non
vengono toccati. Per quanto riguarda il palazzo vero e proprio, innanzitutto non c' alcuna
distruzione per c' una riorganizzazione interna del palazzo anche se poi di fatto i vari quartieri
con le funzioni differenziate non cambiano sostanzialmente: viene rilastricato il cortile centrale,
viene in parte modificata la zona dei magazzini per i maggiori interventi sono nella sala del trono
che abbiamo considerato come espressione e funzione religiosa. Nell'et palaziale finale invece la
sala del trono viene considerata: viene colmato il bacino lustrale, vengono chiuse le porte di
comunicazione con il santuario interno ad ovest della sala del trono e poi si fa qualche intervento
sulle pitture parietali e questa diventa la stanza in cui verosimilmente in cui il wanax esercitava i
suoi poteri.
Nel territorio di Cnosso inoltre ci sono dei cambiamenti molto importanti nel campo funerario;
nella Tav. 101 sulla sinistra vediamo concentrazioni di simboli relativi ad oggetti come spade, lance
e oggetti di oro, in alcune necropoli in aree circostanti il palazzo. qui che avvengono cambiamenti
notevoli: compaiono tombe di tipo nuovo, ovvero grandi tombe a fossa alla base delle quali c'
un'altra fossa pi piccola coperta con lastre di pietre (mai visto a Creta prima di allora), altre tombe
sono invece molto profonde fino ai 4 m e anche qui ci sono nicchie al fondo e poi compaiono anche
altre tombe a camera di una tipologia che ricorda molto le tombe a camera micenee con dromos e
camera funeraria a pianta rettangolare. L'arco di utilizzo di queste tombe va dal TM II al TM IIIA2
compreso. Ma sono i contenuti di queste tombe che hanno concentrato l'interesse di molti studiosi
perch alcune di queste tombe appartengono ad una categoria definita a "warrior toumb"

impropriamente, nel senso che queste tombe di queste tipologie contengono sicuramente delle

sepolture maschile di guerrieri, per contengono anche a sepolture femminili. Nella Tav.nella tavola
di Ayios Ioannis notiamo alcune caratteristiche significative: una concentrazione di armi che
nuova per il mondo minoico con frecce, pugnali, spade, elmi a zanne di cinghiale, ma anche vasi
d'oro (molto raro prima di allora). E poi compaiono anche un'ornamentazione dei defunti come l'uso
di bracciali, collane e anelli anche per individui di sesso maschile, associate ad armi varie, qualcosa
che rimanda pi al mondo miceneo che non minoico. In alcune di queste tombe, oltre al vasellame
d'oro, compaiono anche vasi di bronzo di notevoli dimensioni come nelle tombe micenee
contemproanee. Anche la ceramica poi vede anche l'introduzione di forme nuove di derivazione
continentale. Ad ogni modo una studiosa tedesca ha studiato a fondo il fenomeno delle tombe dei
guerrieri ha notato che ci sono sicuramente elementi nuovi, ma se andiamo ad analizzare uno ad
uno gran parte di questi elementi nuovi affondano origine al mondo minoico. Non pi sicuro se
questi defunti sono micenei intrusivi o se siano dei cretesi che si adeguano a nuove mode
Anche a Kani sono stati trovate tombe di guerreri, e anche a Kalinia vicino a Festos una delle
tombe dei nobili, ha queste caratteristiche. Quindi un fenomeno che non circoscritto unicamente
a Cnosso.

ETA' PALAZIALE FINALE


La documentazione archeologica del periodo palaziale finale
Per molti siti neopalaziale nel passato si parlava, dopo la fase di distruzione di questi siti, di un
lungo periodo molto critico. Adesso le cose vanno riviste in modo diverso perch ci sono delle
ceramiche che sembrano essere (Tav. 109) che possono essere datate al periodo del TM II, cio
successivo alle distruzioni. Si pensato fosse uno stile ceramico o una fase cronologica, oggi
chiaro che si tratta di uno stile ceramiche in uno in una precesa fase cronologica:
La coppa in alto sulla sinistra: coppa su basso piede, forma del tutto nuova a Creta e che
sono originarie della zona continentale. La forma appartiene ad una categoria che si chiama "delle
tazze ephire" che corrisponde ad un sito della Corinzia; questo tipo di vaso presenta un motivo
decorativo principale sul corpo del vaso, isolato (ricorda un po' lo stile alternato).
Le grandi giare sotto sono chiamate "in stile del palazzo" perch la maggiorparte sono stati
trovati nel palazzo di Cnosso. Chiaramente la forma di queste giare piriformi, altre poco pi
coniche, deriva dalla tradizione minoica precedente e anche i singoli motivi decorativi (a carattere
naturalistico, vegetali, elmi a zanne di cinghiale disposte orizzontalmente) attingono al repertorio
minoico per la rigidit con cui anche i motivi naturalistici sono rappresentate ha riscontri
soprattutto nella ceramica micenea. Si fondo due stili, minoici e micenei.
Siccome queste ceramiche diagnostiche sono state trovate in diversi siti di Creta, si fa sempre pi
strada l'idea che il trauma avvenuto alla fine del TM IB non sia stato cos profondo.
Kani. Le conoscenze sono limitate perch la citt moderna sovrapposta a quella minoica ed
nota soprattutto per gli scavi urbani. Sappiamo che sono state trovate tovalette in Lineare A, edifici
con bacini lustrali e politira e tutta una serie di elementi che fanno pensare che siamo di fronte ad
un sito importante. Per l'et palaziale finale, la sua importanza testimoniata dalla scoperta di
tavolette in Lineare B che dimostrano che Kani era centro amministrativo, e ancora la tomba di
guerrieri che riferibile ad un periodo pi antico, forse la storia di questo sito si svolge senza
interruzione.
Haghia Triada. Dopo che Festos viene distrutto, questo sito acquista preminenza assoluta da una
parte come centro amministrativo (anche se non abbiamo alcun archivio) e Kommos come centro
portuale. Ad Haghia Triada al di sopra della villa reale, viene costruita (Tav. 102) il cosiddetto
"megaron miceneo": si tratta infatti di una struttura a pianta rettangolare suddivisa in tre ambienti,
cuore dei palazzi micenei, e caratteristica fondamentale dei megara micenei la presenza nella sala
del trono di un grande focolare centrale contornato da 4 colonne. In questo caso le strutture rimaste
sono parziali, ma vediamo essere una struttura imponente di grandi dimensioni che subentra alla
villa reale. Pi ad est un' altra trasformazioni costituita dalla "sto micenea" (a destra) che
richiama le piazze di et storica: con porticato che delimita la piazza e che all'interno del quale vi
sono 8 ambienti modulari lunghi e stretti che si aprono lungo il portico. Questa una notevole
innovazione rispetto al passato.
Kommos. Gi noto come sito importante con alcuni edifici di carattere palaziale (edificio B) al
quale subentra l'edificio N, e nel TM IIIA2 abbiamo l'edificio B (Tav. 103): si tratta di sei grandi
ambienti affiancati lunghi oltre 28 m e larghi 5,5 m che condividono i muri divisori e il muro di
fondo mentre sono aperti, essendo orientati in linea di costa, verso il mare. Considerando che in
alcuni di questi sono stati trovati resti di pithoi si pensava fossero magazzini; in seguito si pensato
che fossero alloggi per le navi. Tra l'altro questo tipo di strutture si trova in porti di et classica.
Altri elementi a sostegno di questa interpretazione riguarda il ritrovamento di una grande quantit
di ematite sul pavimento di queste strutture e poi si messo in relazione il fatto che con l'ematite
veniva dipinta la nave per evitare che si attaccassero organismi marini. Una cosa interessante che,
questo sito rimase in vita fino alla fine del XIII secolo, dalla zona prossima al mare provengono una
gran numero di ceramiche varie e che testimoniano il fatto che Kommos fosse un porto di primo
piano nell'et del bronzo: ceramiche sarde, ceramiche dall'Egitto e dal Levante e ceramiche cipriote.
Trovate anche due ancore, di tipologia comune ben nota a Cipro e meno in Levante, ovvero ancora
di forma composite col foro per il passaggio della fine, mentre i fori pi piccoli servivano per il
passaggio delle marve litiche. Le analisi analizzate dimostrano che queste pietre in arenarie, ci

indicano che il luogo di origine verosimilmente Cipro, ed erano infisse sul terreno probabilmente

usati come scopo architettonico.


Le tombe
In questo periodo i rituali funerari sono tra gli elementi pi chiari che dimostrano una commistione
tra elementi locali e continentali. Le tombe a tholos sono molto rare e quelle rinvenute non sono
paragonabili per dimensioni a quelle micenee.
Ce n' una (Tav. 104) da Archanes, tholos A: la forma micenea ma all'interno di questa tomba
stata trovata una sepoltura femminile intatta dentro una larnax, bara di terracotta dipinta, databile al
TM IIIA2 con ricco corredo e attorno alla bara c'erano vasi in bronzo, un sedile in avorio e di fronte
all'entrata della camera c'era il cranio di un toro e sul corridoio di accesso della tomba c'erano i
resti, disarticolati ma completi, di un cavallo (presenti nel continente).
A fianco, a destra, l'importanza di questa tomba che si tratta di una tomba a pianta quadrata dove
stato trovato il famoso sarcofago di Haghia Triada, a fianco c' una cavit all'interno della quale
c'era una larnax.
Gli affreschi
A Cnosso e ad Haghia Triada sono gli unici siti con pitture parietale in et palaziale finale. C' un
collegamento tra le pitture di questo periodo di Cnosso con quelle pi antiche, in qualche caso
difficile datare su base stilistico le pitture.
Le tematiche per cambiano: per esempio alla Tav. 105 vediamo la pittura che decorava il corridoio
delle processione: le figure sono tutte a grandezza naturale e le parti preservati sono quelle dei piedi
e la fascia intermedia in corrispondenza delle gonnelline, il resto sono tutte ricostruzioni. Per ci fa
capire che si tratta di una scena processionale in cui partecipano individidui soprattutto di sesso
maschili e alcuni di questi portano delle offerte: l'ultimo a destra porta un rython conico forse
d'argento, quello al centro forse un vaso di pietra, e poi la figura femminile a seguire si tratta di una
divinit come vediamo dall'abbigliamento mentre l'altra, sempre divinit, apre la processione.
Questi affreschi processionali sono di grandi dimensioni
Sotto vediamo "l'affresco del toro" miniaturistico: trovato a Cnosso nell'area orientale del palazzo
e anche questo presenta grandi integrazioni. sicuramente databile al periodo palaziale finale
perch riconducibile al mondo miceneo. La particolarit che stando alle convenzioni
iconografiche egee, la persona che sta aggrappata alle corna e quella che ha gi eseguito il volteggio
e sta con le braccia alzate, dovrebbe essere individuo femminile (per il carnato bianco) e quello che
sta facendo l'acrobazia era di sesso maschile.
Altro affresco "sgabello" alla Tav. 106, vediamo due personaggi maschili sono seduti su sgabelli
sono in atto di brindare con una coppa di stelo databile al TM IIIB.
Sotto vediamo la "parigina" ha un sacral note, simbolo religioso, sulle spalle di origine minoica; e
ancora sotto a sinistra c' un individuo che indossa un copricapo con le corna seguito da altri
guerrieri in corsa. Forse africani?
Alla Tav. 110 vediamo larnaches, che provengono Rechino, dove sono state messe in luce tombe a
camera micenee con per queste larnaches. Sono decorate in maniera vivace con raffigurazioni
varie tra cui una interessante (a destra) rappresenta una nave sul lato lungo e sul lato breve forse
lingotti di rame oxhide. Altre presentano scene di vita quotidiana molto vivaci.

ETA' POSTPALAZIALE
L'et post-palaziale, XII-XI secolo, a Creta subisce un periodo particolarmente critico poich si ha
il collasso dei palazzi incendiati: vengono abbandanotati i centri palaziali, la gente si rifugia in zone
centrali e protette dalle montagne, ciononostante se andiamo a considerare la cultura minoica di
questo periodo, del TM IIIB finale, la qualit dell'isola permane: basta guardare i vasi della Tav.
113 dove vediamo anfore a staffa con motivi decorativi particolari con polpo, skiphos, anfore a
staffe "fringie style" (in alto a destra).
Infine divinit femminili (alcune raggiungono 1 m di altezza) alla Tav. 114: si tratta di figurine
alcune delle quali portano corone con foglie di papavero ad oppio (forse riflettono un influenza
minoica?). Accanto i cosiddetti "vasi a serpente" non sono altro che serpenti plastici applicati che
probabilmente venivano usati durante rituali.

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