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L'UNIONE DELLA CHIESA ORIENTALE CON ROMA: IL MODERNO REGIME CANONICO

OCCIDENTALE NEL SUO SVILUPPO STORICO


Author(s): Vittorio Peri
Source: Aevum, Anno 58, Fasc. 3 (settembre-dicembre 1984), pp. 439-498
Published by: Vita e Pensiero Pubblicazioni dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20857889 .
Accessed: 14/06/2014 23:44
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MISCELLANEA

L'UNIONE DELLA CHIESA ORIENT ALE CON ROMA


IL MODERNO REGIME CANONICO OCCIDENT ALE NEL SUO SVILUPPO STORICO

prelato che nelTanno giubilare 1575 caldeggio per primo


Gaspare Vivianiil
a Roma la fondazione del
CoUegio greco per giovani provenienti dalla Chiesa bizan
tina e ne fu il piii convinto ed influente patrono, stabili che vi ? si portassero le be
rette tonde ad immitatione delli Signori Venetiani, quasi come gli alunni fossero sud
diti loro ? 2. Gia nei primi tempi, probabilmente neU'anno 1577 3, ? venendo sei sug
getti di Candia, gli Signori Venetiani in Venetia, accarezzandogli, gli diedero stanza
a San Giorgio Maggiore, e dopoi, vestendoli alia greca nobilmente con
panni finis
simi, Findirizzorno a spese loro in Roma, dove furono ricevuti dal CoUegio ? 4.
Senza che gli stessi fautori ne abbiano probabilmente avuto piena consapevolezza,
la nuova istituzione formativa per i Greci del Levante era destinata ad apparire ben
presto iniziale risuJtato e insieme storico elemento catalizzatore del processo di rapida
e sensibile trasformazione, intervenuto nella Chiesa Cattolica
dopo il Concilio di Trento,
nel modo di pensare e di regolare canonicamente l'unione tra la Chiesa Occidentale e la
Chiesa orientale. Nel richiamarci alia nascita a Roma di un'opera educativa e missio
naria ispirata ad un progetto per molte caratteristiche innovativo ed inedito, il primo
dato

da

in area
dere

tenere

veneta.

in modo

sembra
presente
Piu
precisamente,

concreto

menti della Repubblica


fianco

a fianco,

senza

piu

il sorgere
occorre

adeguato

di Venezia,
che

Puna

fosse

ad

stesso

della

concezione,
il suo
originario
ecclesiale
esperienza

che

rilevare
una

ne

e alia

intento
tipica

di
dei

base,
rispon

possedi

dove, almeno dal tempo delle crociate, vivevano


mai

riuscita

ad

assimilare

l'altra,

1V.
Peri,

comunita

cri

XJnvescovo filelleno nella Creta del XVI


toO T'
secolo, ? IleTrpaY^va
Gaspare Viviani.
1974, pp. 253
(Rethimnon, 18-23 settembre 1971)?, vol. II, Atene
Suve8plou
Aie^vou<;Kpy)ToXoyixou
il prelato fu familiare e poi segretario dell'Arcivescovo
in casa Lando,
latino di
265; formatosi a Venezia
Creta Pietro Lando,
che da lui si fece accompagnare
in numerosi viaggi in Oriente e che si segnalo nel
in materia matri
Concilio di Trento come difensore delle consuetudini tradizionali della Chiesa bizantina
moniale cfr. V. Peri, Ricerche sulV? editio princeps ? degli atti greci del concilio di Firenze
(= Studi e Testi,
1975, pp. 58-67.
275), Citta del Vaticano
2 P.
de1 primi successi del Collegio, in E. Legrand,
Relazione
Arcudi,
hellenique ou
Bibliographic
description raisonnee des outrages publics par des Grecs au dix-septieme siecle, vol. Ill, Paris 1895, p. 485;
una precisazione
di quest'uso,
sull'introduzione
collegato con Tinvio a Roma di ahmni dotati col lascito
si raccolgono in ambiente veneto: cfr.Nicolai
del vescovo di Chisamo Giosafat Paleocapa,
Comneni Pa
padopoli
Historia
.., vol. I, Venetiis
1726, p. 40: ? Floruit mirifice Romanorum
Gymnasii Patavini.
Collegium hac appendice, quae tanti Romae habita est, ut alumnorum vestis tune primum formam, quam
habet, acceperit, capitis quoque operculum, quo nunc utitur Veneto ?.
3 V. Peri,
Inizi e finalitd ecumeniche del Collegio Greco in Roma, ? Aevum ?, XLIV
(1970), p. 38.
4 P. Arcudi,
de* primi successi...,
Relazione
cit., p. 485.

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440

V. PERI

l'uso liturgico e canonico della Chiesa bizantina

stiane osservanti
Chiesa

latina
e

organico

di

di coscienza

presa

come

cosi

Levante,

pastorale

della

essa

a Roma,
alia
cultnrale

situazione

era

stata

di fatto esistente
e

un
prestare
fu
solle
greca

per

piano
cristianita

percepita

e della

re

in queste
da

valutata

prelati

soggiornato piu a lungo. La constatazione va


religiosi occidentali,
tenuta nella dovuta considerazione, quando si vogliano capire i successivi sviluppi del
o ambiguita del progetto ini
Collegio greco e persino alcune apparenti incongruenze
cir
ziale, comprendendo tra esse il modo di esprimersi della bolla di Gregorio XIII
ca i caratteri della formazione da impartire agli alunni e nella determinazione puntuale
delle

finalita

che ivi avevano

d'Oriente

un

realizzato

quanto

soccorso

sistematico

citato dalla

gioni

Per

d'Occidente.

missionarie,

essi

cui

dovevano

venire

destinati.

sensibilita e alia visione ecclesiologica dei rapporti tra la Chiesa


Quando
Oecidentale e quella Orientale, propria dei vescovi veneti di educazione pretridentina,
alia

si vennero

fino

sostituendo,

ad

nella

affermarsi

conduzione

dell'mternato,

quotidiana

la sensibilita e la visione ecclesiologica romana e postridentina dei principali respon


sabili dell'istituzione nei decenni successivi alia nascita ?
specie il cardinal San

toro

di Monreale

l'arcivescovo

Luys

De

5
?,

Torres

un

mutamento

sostanziale

nel modo stesso di pensare il Collegio e la sua funzione s'impose come conseguenza
ineluttabile. Al di la delle dimcolta personali, presentate dalla scelta dei rettori 6,
sussisteva alia base un obiettivo impedimento derivante da un differente modo di
concepire la rispondenza del Collegio ai suoi fini istituzionali e, di conseguenza, una
insanabile disparita dei metodi educativi e degli orientamenti teologici fondamentali,
che

si dovevano

prospettare

agli

alunni.

Anche

se

in nessun

ci e avvenuto

autore

di

trovare individuato o approfondito tale radicale ostacolo 7, le cui implicazioni su


peravano di gran lunga la possibility di una soluzione affidata alle sole risorse o dei
superiori o degli alunni di quel seminario greco, esso ci appare come sufficiente a
spiegare la contrastata esistenza che il Collegio conobbe a Roma nei quattro secoli
della

sua

invincibile
incontrato,

La

secolo

e la considerazione
intrecciata
di rispetto
apertura
ambigua,
e confessionale,
i suoi alunni
che
hanno
diffidenza
religiosa
e
a vivere
tra i loro connazionali
ritornando
correligionari.

presenza, nei Domini

in

continuavano

poi,

anche
a

nella

rimanere

stessa

legati

d'oltremare
capitale
al culto

della Serenissima
di numerosi

lagunare,
sacro
e all'obbedienza

e di

culturale

costantemente

e, dalla fine del XIII


cristiani
della

greci,

gerarchia

quali
eccle

siastica della Chiesa Orientale, ha falto spesso parlare di una tolleranza di tipo po
litico quasi moderno che lo Stato veneto, interessato alia pace interna ed ai commerci
5 Cfr. V.
e ? rito ? greco. G. A. Santoro e la Congregazione dei Greci (1566-1596)
Peri, Chiesa Romana
Testi e Ricerche di Scienze Religiose,
1975, pp. 177-190.
9), Brescia
6 Per il
periodo che va dal 1576 al 1645 si sono potute elencare le generality di ben 28 rettori, compresi
cro
il primo e il secondo affidamento del CoUegio alia Compagnia di Gesii: cfr. C. Koroeevskij,
Saggio di
di S.
notassi dei Rettori del Pontificio CoUegio Greco di Roma, ? Syndesmos
(Bollettino dell'Associazione
tra gli ex-alunni del P. CoUegio Greco) ?, I (1938), 1, pp. 4-5; II (1939), pp. 20-22; i due saggi
Atanasio
sono ora riprodotti, con Paggiunta di O. Raquez
per iRettori del periodo benedettino, ne II CoUegio Greco
di Roma. Ricerche sugli alunni, la direzione, Vattivita, a cura di A. Fyrigos
(= Analecta Collegii Graecorum,
(?

1), [1984], pp. 125-134.


7 Per
della politica
quanto owiamente
collegato con esso, si tratta di un fattore diverso dalPindirizzo
che le autorita romane vennero precisando per il CoUegio, provocando nei confronti dell'isti
ecclesiastica,
?
da inizialmente benevolo a riservato e diffidente ?,
da parte della
tuzione un mutamento
d'attitudine
rov 'EXXrjVtxov KoXXeyiov
di Venezia:
cfr. Z. N. Tsirpanlis,
01 Maxedoveg
anovdaareg
Repubblica
(16?? al. -1650)
(= MocxsSovixt)
Bi(3Ato#7)
Pcbjurjg koX r\ dgdat] rovg arrjv *EXXd6a not arrjv 'Italia

xt), 35), Salonicco 1971,pp. 53-57; To eEXkr]VtKb


KoXheyio rfjgPco/xrjQxal oi ua&rjreg rov (1576
1700). Zvfxfiohr} arrjv jueXerrj rfjg juoQODorixfjg noXtTMfjg
1980, pp. 207-209.
32), Salonicco

rov

fiarwavov

(=

'^AvaXlxra

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BXaraScov,

l'unione

della

chiesa

orientale

con

441

roma

con Pestero, sarebbe stato incline ad accordare ai propri sudditi: una prefigurazione,
insomma, sia pure in altri termini, di quella che alcuni secoli piu tardi si definira la
liberta di religione. L'atteggiamento colpiva anche di piu, se confrontato con quello
tenuto da altri Stati cattohci contemporanei. Se, fino al XV secolo, pur con molte
restrizioni, erano tollerati in parecchi di essi il culto giudaico o quello islamico, in

nessuno

mai

ammesso

veniva

scismatiche. Avrebbe
non

appartenenti

il culto

di

sette

la conservatrice Venezia

alTunica

Chiesa

universale

eretiche

o di

cristiane

comunita

stimate

fatto eccezione per dei sudditi cristiani


e non

pienamente

aderenti

alia

sola

e comune professione di fede cattolica?


Allorche si parla della tolleranza religiosa dimostrata dal potere politico di Ve
nezia verso i cristiani greci bizantini del suo territorio, si richiede una piu attenta ade
renza alTideologia e alia prassi in vigore in quei secoli nella cristianita occidentale.Per
e si debba riconoscere nella
quanta rispondenza ai fatti e alle situazioni si possa
descrizione di una politica religiosa veneta relativamente aperta 8, la categoria della

8 Osservazioni

F.
in tale senso sono ricorrenti tra gli studiosi; basti riferire alcune delle principals
et Vexploitation
du domain
colonial
La Romanie venitienne au moyen age. Le developpement
et de Rome,
des Ecoles
franchises d'Athenes
193), Paris
(XIIe-XVe
(? Bibliotheque
siecles)
1959, p. 403: ? Venise avait t?moigne\ dans le domain religieux, d'une certaine tole>ence et cette attitude
se precisa au XVe siecle, par la reconnaissance
de tous les privileges detenus par les pretres grecs de terres
accorded aux orthodoxes de Crete
nouvellement
annexes,
par une plus grande liberty de manoeuvre
et d'Eub^e; mais, en meme temps, on constate le souci de maintenir le clerge* grec des territoires venitiens a
en
et de son clerge\ dont on redoute la propagande,
l'^cart du Patriarche
byzantin de Constantinople
en faveur de l'Eglise
est maintenu
sorte nationaliste;
de meme l'appui des autorit^s venitiennes
quelque
romaine et du clerge* latin de Romanie. En somme, la politique religieuse de Venise persiste dans sa tradi
le culte latin
tion de prudence et de relative indifference: peu importe, au fond, que les sujets pratiquent
Greek
ou le culte grec, pourvu qu'ils
se comportent
loyalement et fidelement?; D. J. Geanakoplos,
toWestern Europe,
Scholars in Venice. Studies in theDissemination
of Greek Learning from Byzantium

Thiriet,
venitien

?
the theory (and for the Venetians
whatever
'religion of
Cambridge
(Mass. ) 1962, p. 61: Neverthless,
the state' was always important in principle), Venetian practice had to be flexible. Greek subject of the
Thus in this
in the areas where the Turkish power was stile increasing...
Empire were very numerous
I Greci a Venezia e la loro posizione
enjoyed a certain degree of religious toleration ?; N. G. Moschonas,
V (1967), pp. 105-137, qui p. 112:
Studio su documenti veneziani, <<Q 'Epaviary)^?,
religiosa nei XVsecolo.
? E interessante osservare che sinora le autorita politiche silimitano a fare solo delle minacce;
riconoscendo
sono perd obbligate a prendere certe misure contro gli
come dogma religioso dello Stato quello di Roma,
verso di loro una certa clemenza. In questo mo
eterodossi Greci scismatici, mostrando contemporaneamente
e conseguentemente
di non eccitare il fanatismo
do esse cercano di mostrarsi fedeli al dogma occidentale
del clero latino; nello stesso tempo di riuscire a non essere considerate come nemiche deU'elemento
greco,
... al progresso economico e civile della Repubblica
Ricerche storiche
che tanto contribuiva
?; G. Fedalto,
e XVI
sulla posizione giuridica ed ecclesiastica dei Greci a Venezia nei secoli XV
(= Civilta Veneziana.
sta il calmo
? Sullo sfondo di tale vicenda religiosa (sc. dei Greci a Venezia)
Saggi, 17), Firenze 1967, p. 9:
e anche per lo piu sostanzialmente
fedele
grande artefice nell'arte di trattare
svolgersi della Serenissima,
ai principi essenziali della fede cristiana. Ma il suo aspetto caratteristico e che pur restando in un tale
la rigidita
clima di rigoroso riconoscimento della autorita religiosa costituita essa tende a sdrammatizzare
...
dei principi dogmatici, riducendo la contesa a relazioni giuridiche che necessitano di un accomodamento
i diritti della religione, ma era pure ovviamente preoccupata
La Repubblica
voleva fossero salvaguardati
di un suo esistere come Stato, in cui le disgregazioni
quanto mai deleterie e
ideologiche si presentavano
da mantenere ?; p. 33: ?I
dove esisteva,
inoltre, un complicato
equilibrio di carattere internazionale
a seconda
controllata e mutandola
liberta religiosa ai Greci, ma continuamente
Veneziani
concedevano
La comunita greca di Venezia e gli Arci
delle situazioni concrete, che si presentavano
?; M. Manussakas,
al XVI
in La Chiesa Greca in Italia dalVVIII
vescovi di Filadelfia,
secolo, ? Atti del Convegno Storico
- 4.
Intercedesiale
1973, pp. 48-49: ? I Greci
maggio
1969) ?, I (= Italia Sacra, 20), Padova
(Bari, 30 apr.
in uno Stato che aveva come religione ufficiale quella cattolica, che pero
di Venezia
..., poiche* vivevano
erano costretti ad adattarsi
non priva di contraddizioni,
perseguiva una politica di tolleranza religiosa,
... Si fondavano, per difendere la loro liberta religiosa, sui decreti a loro
di volta in volta alle circostanze
nei loro
favorevoli della Repubblica
veneta, che per principio dimostrava grande liberalita e benevolenza
interveniva per limitarne la liberta religiosa ?.
confronti e solo raramente...

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442

V. PERI

?
tolleranza si rivela facilmente troppo generica
?

anacronismo

al

rispetto

parte per inadeguatezza,


e

evocare

intende

che

fenomeno,

parte per

rappresentare.

In uno Stato confessionale cattolico, come la Repubblica di Venezia, il rapporto


di stretta ed armonica interdipendenza tra le autorita politiche e quelle ecclesiastiche
della Chiesa locale, come anche la dichiarata sottomissione comune all'autorita del
Pontefice Romano inmateria di fede e di costumi, pretendevano di sussistere in una
misura assoluta ed inalienabile. Risulta impensabile, al punto che nessun documento
la attesta, una qualsiasi ammissione ufficiale o tolleranza pubbHca ?
che appaia di
un prowedimento, imposto da cause di
principio e non risulti mera registrazione di
?
di un
maggiore
?
o scismatico
eretico

forza

to

gettiva
petua

del
severa

culto

qualsiasi
come

anche

ad
cattolico
dogma
mantenuta
costanza

opera
dal

cristiano

una
del

stesso
giudica
e
riduttiva
sog
interpretazione
. . ., e con
? Prima
laico.
cura
per
e stata
di non per
Veneto,
quella

acattolico

qualsiasi
potere

Principato

per

cio

mettere nei Greci abitanti profession di Religione diversa dalla Cattolica, esercitata
bensi con il loro permesso legittimo rito solito ed antichissimo ? 9. ? Fra tutti i governi
dell'antica Europa nessuno forse piu di quello di Venezia si mantenne ligio al prin
. . . ; nel momento stesso delle loro
piu gravi dissensioni
cipio della religione di Stato
coi

i Veneziani

Papi,

intendevano

rimanere

cattolici?10.

Analoga precisazione b doverosa nel riferirsi ai documenti pontifici rilasciati


in favore dei cristiani greci di Venezia, per riconoscere loro dei diritti o concedere
dei privilegi in materia di culto o di giurisdizione ecclesiastica. Altrettanto ed ancor
caso dello Stato cattolico di Venezia appare infatti il rilascio
piu impensabile che nel
di Bolle o di Brevi concernenti l'esercizio di qualche diritto sacro o facolta canonica
a Vescovi
(percid apostrofati ufficialmente venerabilis frater nei documenti curiali
loro diretti), a comunita ecclesiali, a sacerdoti o a singoli fedeli della Chiesa Orientale,
i quali

non

fossero

Chiesa Romana,
di documenti

previamente

emanati

da

Eugenio

in

considerati

da parte dei Papi. Tale,


IV,

Sisto

sacra

canonica

comunione

con

la

dal 1445 al 1564 fu ripetutamente il caso


IV,

Innocenzo

VIII,

Leone

X,

Clemente

VII, Paolo III, Giulio III e Pio IV 11.Almeno fino alia fine del XVI secolo (ma per
la Santa Sede anche dopo questa data) nessuna concessione di praticare il culto e gli
usi della Chiesa Orientale, o di esercitare una sacra giurisdizione episcopale di natura
personale sui propri fedeli da parte di vescovi greci in regioni comprese nella giuri
sdizione episcopale e papale della Chiesa d'Occidente e nei confini di uno Stato cat
tolico, venne mai rilasciata ne dalla Santa Sede ne da Venezia o dal Regno delle Due
Sicilie, se non nel caso di fedeli e di ecclesiastici, la cui comunita ecclesiale d'apparte
nenza,

per

quanto

bizantina

in legittima comunione
L'unione di Firenze

rispetto

al

culto

agli

usi

sacri,

si dichiarasse

con la Chiesa di Roma.


costituiva il riferimento canonico e determinava

e constasse

il quadro

9 Vettor
Sandi, Principij di storia civile della Repubblica di Venezia dalla sua fondazione sino alVanno
di N. S. 1700, III, 1, Venezia
1756, p. 455; anche p. 461: ? Ma poiche a cuore del religioso fedele Governo
con il dovere di Prin
stava infisso il primo pensiero, la professione cattolica singolarmente dei Cappellani
e
1542 usci altro decreto da quel Consiglio, che impose al Gastaldo
cipe a protezion della fede, nell'anno
di ufficiar o esercitar cura se pria non
de' Greci il non permettere alii Cappellani
alia Presidenza
Deputati
o dal
saranno esaminati ed approvati
cattolici dal Patriarca Veneto, o dal Noncio Pontificio in Venezia,
Patriarcale Vicario; e cid in pena di esiglio, e di altre piu severe: punto assai grave, e che si scorgera voluto
?.
sempre dal Principato
10P. Pisani,
I cristiani di rito orientale a Venezia e nei Possedimenti
veneziani, ? Ateneo Veneto ?,
XX
(1897), p. 362.
11
e commento, dei documenti
ed accurata rassegna critica, seguita in nove casi dalPedizione
Un'ampia
tcov
si deve a G. S. Plumidis, Al fiovkhat rwv IlaTicbv
pontifici concernenti i Greci di Venezia
tzsqI
?
?, VII
(1970), pp. 228-271.
(1445-1782),
?TjoauptafxaTa
'EMrjvcov ogftodoicov rfjg Beverlag

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i/UNIONE DELIA

CHIESA ORIENTALE

443

CON ROMA

della giurisdizione ecclesiastica, che si supponevano perdurare in vigore nel diritto,


perche fondati sui decreti di un concilio, che la Chiesa Occident ale continuava a con
siderare Fottavo concilio ecumenico. ? Se il clero latino tollerava gU ortodossi a Ve

nezia

era

proclamata

solo

nel

perche
concilio

almeno
questi,
E
di Firenze.

ufficialmente,
in
sempre

avevano

seguito

sottoscritto

si rifaranno

all'unione
a

tale

intesa.

Niente dunque ecumenismo inteso nelle categorie spirituali, che modernamente al


termine vengono riferite ?12; e niente, si aggiunga, liherta religiosa, diritto di culto
e di propaganda confessionale, liberalismo ideologico, tolleranza civile ?
almeno
se
intendendo i termini nel senso moderno ed occidentale dei rispettivi concetti ?,
li si volesse riferire alia prassi delle autorita statali veneziane nei confronti dei propri
sudditi greci appartenenti alia Chiesa Orientale (alcuni di loro, nei Possedimenti
veneti, erano passati al rito latino, favorito dalla Chiesa predominante). Al massimo
la tolleranza giungeva, il piu delle volte a stento e persino su pressione diretta della
Santa Sede, a riconoscere che il concilio di Firenze aveva ammesso il diritto della
Chiesa Orientale, nel ristabilire Funione, di conservare la propria gerarchia episco
pentarchica e di mantenere immodificati gli
pate e patriarcale nell'organizzazione
antichi privilegi da un lato, il culto liturgico e le usanze sacre tradizionali dall'altro.
Tutti i numerosi documenti noti sul culto pubblico dei Greci appartenenti alia
Chiesa Orientale a Venezia e nelle terre soggette alia Repubbliea fino alia fine del XVI
secolo 13, cui devono aggiungersi quelli concernenti la giurisdizione dei metropoliti
12G. Fed alto, Ricerche storiche ...,
cit., pp. 9-10; h ovvio che qui Pautore usa il termine ? ortodossi?
nello stesso senso descrittivo e generate, che ad esso assegnano, dopo il Veludo,
tutti gli autori greci, per
indicare quanti hanno sempre inteso appartenere
alia Chiesa Orientale
ed obbedire ai suoi vescovi. Nel
definirli cosi, tali autori prescindono di fatto dalla storia di tale Chiesa in Italia dal 1439 in poi; altrimenti
si riferirebbe a degli scismatici che al tempo stesso sono e non sono tali, almeno per quanto
Pespressione
concerne la richiesta professione pubblica della loro fede, obbligatoria per ogni cristiano; cfr. anche ibid.,
come del resto la Chiesa latina, sempre si rifaranno a tale accordo sottoscritto a
p. 25: ? La Repubblica,
le relazioni e le convenzioni?;
Firenze, che diventera. laMagna
charta, sulla quale ormai si misureranno
Greek Scholars in Venice .. ., cit., p. 61: ? A decisive step in the amelioration
D. J. Genakoplos,
of the reli
gious situation of the Greeks inVenice was the signing of the decree of union at Florence. For the Venetian
?
upon those Greeks, that is,
government was now induced to look with special favor upon the Uniates
who accepted the union, with its provision for papal supremacy over the entire Church ?; N. G. Moschonas,
. . . , cit., p. 113: ? Nuove
I Greci a Venezia
in seguito al concilio di Firenze
prospettive nascono
(1439)
Questo e 1' *unione' delle Chiese da esso stabilita, benche solo formalmente e senza nessun esito positivo
offrirono almeno ai Greci stabiliti nei paesi d'Occidente
nel campo ecclesiastico,
la possibility di aprire un
dialogo con la Chiesa latina e le autorita politiche da essa influenzate. Cosi i Greci verranno considerati
'cattolicP, uniti con la Chiesa di Roma, diversi solo nel rito dai Latini?.
13 La
si deve al piu autorevole
esposizione
piu recente, sintetica e biliograficamente
aggiornata,
I Greci a Venezia, ?II Veltro ?, XXVI
specialista della materia: M. Manussakas,
(1981), pp. 101-111;
Apergu d'une histoire de la colonie grecque orthodoxe de Venise, ? ?TqaauplafjuXTOC?, XIX
(1982), pp. 7-31;
ma numerosi studi anteriori, oltre a quelli gia citati, pubblicano
ed illustrano documenti sull'argomento.
Cosi: F. Corner, De ecclesia Sancti Georgii Graecorum, in Ecclesiae Venetae antiquis monumentis nunc etiam
*EX
1749, pp. 357-382; I. Beloydoy
primum editis illustratae ac in decades distributae, t. XII, Venetiis
18932 (la prima
Venezia
iv Beveriq.,
ed. e del 1872); V. I. Lamanskij,
krjvcov ogd'odo^cov djioixla
Secrets d'fitat de Venise. Documents, extraits, notices et etudes servant a eclaircir les rapports de la Seigneurie
avec les Grecs, les Slaves et la Porte ottomane a lafin du XVe
etXVIe
siecle, Saint-P^tersbourg
1884; G. M.
Veneto-Levantinum
sive acta et diplomata res Venetas, Graecas atque Levantis illu
Thomas, Diplomatarium
storici pubblicati dalla R. Deputazione
strantia a. 1300-1350, e Pars II, a. 1351-1454 (= Monumenti
Veneta
e la
1880 e 1899; B. Cecchetti,
5 e 9), Venetiis
di Storia Patria. Documenti,
La Repubblica
di Venezia
Corte di Roma nei rapporti della religione, vol. I, Venezia
cH TlQcbrrj
1874, pp. 455-473; M. manussakas,

adeia (1456) rfjgBeverixfjgregovatag yid to vad r&v 'EMrjveovrfjgBever lag xal 6 Kaqdivdhog

I (1962), pp. 109-118; S. Borsari,


se
II dominio veneziano a Creta nel XIII
??7]<yai)pi(rpiaTa?,
sono numerosi i contributi di N. B. Tomadakis
1963; sulla storia religiosa di Creta sotto Venezia
(cfr.AeificavaQtov. Tijurjnxfj ngoocpOQa rq> Kad"r]yrjrfj N. B. Tcop,addxr], ?'A<97)va ?, LXXIII-LXXIV
Z. N. Tsirpanlis,
To
(1972-1973), pp. 57-59, i nrr. 391-423 della sua bibliografia);
TikrjQodorrjua rov
yia rovg cpik&voniKovg rfjg BeveroxQarovjuevrjg
(1439-17?$
ai.),
BrjaaaQicovog
KaqdwaMov
Kgrjrrjg
'IoldoQCog,
colo,Napoli

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444

V. PERI

greci di Agrigento sui fedeli della Chiesa Orientale viventi in Italia e nelTOccidente
nel corso del XVI
secolo 14, contribuiscono ad illuminare oggi, meglio che mai in
la
situazione
canonica e civile dei vescovi, dei sacerdoti e dei fedeli della
passato,
Chiesa bizantina, che potevano esercitare il proprio culto in Stati cattolici occidentali,
vivendo, nei confini politici di quelli, secondo la propria sacra tradizione religiosa.
Per evitare imprecisioni o autentiche confusioni, quali sovente capita di rilevare nel
modo di esprimersi e di giudicare di diversi autori, occorre richiamare, sulla scorta
filologica dei documenti coevi ai periodi trattati, le tre grandi fasi storiche, che, dal
tempo delle crociate alia fine del XVI secolo, hanno dato forme diverse alia continua
e convivenza

coesistenza

stessi

sugli

territori,

all'autorita

soggetti

politica

di governanti

cattolici, della Chiesa Occidentale e di quella Orientale, ciascuna caratterizzata dalla


propria liturgia e dal proprio ordinamento giurisdizionale, disciplinare e canonico.

DELLA

L'lNSTALLAZIONE
una

Con

tra

sfasatura

patente

Fantica

LATIN A

CHIESA

IN

e la nuova

ideologia

AREA

realta

BIZANTINA
e so

politica

ciale, che aveva formalizzato nell'anno 800 la proclamazione di un secondo Sacro


Romano Impero in Occidente (con pretesa di essere l'unico legittimo), fino all' XI se
colo sussisteva, almeno idealmente, nella diffusa coscienza dei cristiani, Fimmagine
e di un'unica Chiesa ?
santa, cattolica ed
deontologica di un solo Impero cristiano
con

descriverla

apostolica,

per

sdizionale,

autonomia

le note

con

il simbolo

cui

niceno-costantinopolitano

coestesa ai suoi confini politici e distribuita in un


qualificava la sua ortodossia ?,
sistema autonomo di cinque patriarcati con le rispettive sfere di competenza giuri
ecclesiastica

polie e diocesi. Quanto


e all'ordinamento
ai

fino

disciplinare
precostantiniani,

primordi

suddivisioni

ulteriori,

gerarchiche

metro

quali

alia lingua liturgica, alle cerimonie del culto, agli usi sacri
interno,
era

tale

unica

Chiesa,
in due

ripartita

per

una

tradizione

porzioni,

grandi

risalente
geografica

mente delimitate sulla falsariga della divisione amministrativa binaria, decisa per il
con le riforme del 293: FOccidentale e l'Orientale.
proprio Impero da Diocleziano
Senza che nessuno piu lo ricordasse, la Chiesa Cattolica restava debitrice, in modo
ma

indiretto

della

evidente,

visibile

organizzazione

propria

Ogni diocesi, quale

sistema
norma

ecclesiastico

nella

sede

articolazione
prima
ad uno
unitaria

suoi

che fosse la sua collocazione

non
dualistico,
urbana
preminente

poteva
di una

ed

strutturale
dei

contare
data

amministrativa

risoluti

piu

tradizionale
piu

regione.

di
A

un

della

persecutori.

all'interno di tale
stabilito

vescovo,

lui facevano

capo

di
tutti

i fedeli viventi nella circoscrizione territoriale, purche egli li riconoscesse come ap


partenenti
Fidentica
da

lui

alia

retta
governata

comunione
fede.
nella

universale

Analogamente
collocazione

ecclesiastica

il vescovo
gerarchica,

in quanto
professanti
mantenere
la
doveva

metropolitica

e
praticanti
Chiesa
locale

patriarcale

prevista

per essa, sia in caso di coincidenza che in caso di non coincidenza della lingua litur
in Oriente, vol. Ill (= Studi religiosi, 3), Verona
La Chiesa Latina
Salonicco
1978,
1967; G. Fedalto,
5-24.
14 I. Dujcev,
v. vurchu nekoj italijski oblasti,
Za pravata na ochridskite archiepiskopi ot sredata na XVI
na Istoriceskoto Druzestvo
?, XIV-XV
?Izvestija
(1937), pp. 151-171; Z. N. Tsirpanlis,
'EtcXoyr) jurj
?
and rovg "EXfoqvec, Trig 'Ayxcbvag
(1543, 1548),
TQonoXfar) 'iTakiaq
AcoScovtj ?, II (1973), pp. 63
e del
Le implicazioni del Breve ?Accepimus
76; S. L. Varnalidis,
nuper? di Papa Leone X
(18.5.1521)
Breve ? Romanus Pontifex ? di Papa Pio IV (16.2.1564)
nella vita religiosa dei Greci e degli Albanesi del
? Nicolaus
I metropoliti orientali di Agrigento.
Vltalia meridionale,
?, IX (1981), pp. 359-382; V. Peri,
e VItalia. Raccolta di studi in memoria di Agostino
La loro giurisdizione
in Italia nel XVI
secolo, in Bisanzio
Pertusi, Milano
1982, pp. 274-321.
pp.

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CHIESA ORIENTALE

BELLA

L UNIONE

445

CON ROMA

con quelle della sede arcivescovile


gica e delle consuetudini sacre proprie alia sua diocesi

0
?

ad

legati
vavano

essa

ad

Chiesa

di

fedeli

altra

di una

proprie
numero

diversa

in una

in cui

un

patriarcato,

diocesi,

particolare
conservavano

essi

e nella

erano

sia

la

perche
tro
si

disciplina

dal vescovo

dipendenza

o definitivamente

temporaneamente

ecclesiale

appartenenza

altro

tradizione

originaria, pur nell'obbedienza

locale,

ed

estrazione

o da

diocesi

un'altra

cultuali
espressioni
a vivere
certo
in un

cultuale e canonica
della

Se

superiore.
da
provenienti

patriarcale
sia perche

Cosi

emigrati.

la liturgia e le consuetudini della Chiesa Orientale si osservavano regolarmente in


molti monasteri greci di Roma fino alPXI secolo 15e dei sacerdoti e monaci occidentali,
per sette e piu secoli dopo i tempi di san Gerolamo e della sua comunita ascetica latina
di Betlemme, officiavano in latino a Costantinopoli, sulmonte Athos16 e in vari centri,
commerciali omarittimi, serviti dalla Chiesa bizantina e dalla sua gerarchia episcopale.
ed

sacra

alia

Quanto
osservata

nelle

perpetuava
tico, con

la

di Grecia

e di Creta,

e con

liturgia

di

diocesi

singole
locale

in sede

tradizione

poteva

le

di

raggruppamenti
coincidere,
per se non

cui tab chiese giurisdizionalmente dipendevano.

di Roma, e quello
fino al VII secolo
a fare parte, dopo
monianza palese e
conservava

piena

ecclesiasticamente

inquadrate

essa

diocesi,
almeno

caratteristiche

canoniche

prescrizioni

o occidentale

orientale

impronta

nel
del

custodita

?,

normalmente
sistema

si

piu

an
da

patriarcato,

II caso delle Chiese greco-bizantine


nel

patriarcato

e latino

occidentale

parallelo di tante diocesi latine del limes orientale dell'Impero


o delle diocesi dell'Italia meridionale, Sicilia e
Sardegna, entrate
l'VIII secolo, del patriarcato di Costantinopoli, ne sono una testi
consistente. Almeno fino alia fine del IX secolo la Sede Romana
e lucida

consapevolezza

di

coscienza

simile

al punto

organizzazione,

da richiamarvisi nella rivendicazione di propri antichi diritti giurisdizionali anche


su Chiese legate alia liturgia e alia tradizione orientale, in vista del recupero di un
della

esercizio

perduto

sacra

propria

autorita

su

di

esse

17.

La lingua liturgica e la consuetudine canonica di una Chiesa, come, d'altro canto,


1 confini politici nei quali il suo territorio era compreso, si stimavano allora inmodo

tale

da

sua

dalla

prescindere

appartenenza,

riconosciuta

nei

concili

alia

ecumenici,

giurisdizione di uno dei patriarcati. I rappresentanti romani di papa Adriano II, in


una conferenza pentarchica tenutasi nelF870 a Costantinopoli, al fine di definire

patriae
menta

dichiararono:

dit. Nam

della

ecclesiastica

Fappartenenza
bizantino,

Sedes Apostolica,

Graecos
sentire

sacerdotes

nec

debet

e servita
neoconvertita
allora
Bulgaria
diversitas
ordinem
ecclesiasticum

Linguarum
et

nec

cum ipsa Latina


semper
debuit

et nunc

. . . Aliud

da

non

un

clero

confun

sit, in multis tamen locis pro ratione


constituens,
usque
privilegii
aut
ordinant
iura
sedium,

sui

detri

patiuntur

15Leone
al patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario la chiusura delle chiese
IX, rimproverando
e il trasferimento forzoso dei monasteri
latine nel suo patriarcato
della Chiesa Occidentale
ivi esistenti a
? Ecce
a tale comportamento
in hac parte
monaci bizantini, contrappone
quello della Chiesa di Roma:
cum intra et extra
et clementior vobis est! Siquidem
Romana
Ecclesia
quanto discretior, moderatior
sive ecclesiae, nullum eorum adhuc perturbatur vel
Romam plurima Graecorum
reperiantur monasteria
quin potius suadetur et admonetur earn obser
prohibetur a paterna traditione, sive sua consuetudine,
vare ... Scit namque
quia nil obsunt saluti credentium diversae pro loco et tempore consuetudines,
operans bona, quae potest, uni Deo commendat omnes ?: cfr. S. Leonis
quando una fides per dilectionem
in C. Will,
Ada et scripta quae de controver
IX Epistola ad Michaelem
Patriarcham,
Constantinopolitanum
et Marpurgi
saeculo undecimo composita extant, Lipsiae
siis Ecclesiae
Graecae et Latinae
1861, p. 81.
16A. Pertusi, Monasteri
e monaci
italiani alVAthos nelValto medioevo, in Le Millenaire
du Mont
et melanges, vol. I, Chevetogne
Athos. 963-1063. Etudes
1963, pp. 217-251.
17 Cfr. V.
Peri, Gli ? iura antiqua ? sulla patria dei Bulgari. Un ?topos ? canonico per un risveglio
di Studi sull'Alto Medioevo
missionario, ? Atti dell'VIII
Congresso Internazionale
(Spoleto, 3-6 novembre
1981)?,

Spoleto

1983, pp.

225-268.

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446

V. PERI

divisiones

regnorum non agimus, sed de iure sedium

de divisione

regnorum. Nos
?18.

loquimur

Attenendosi ad un punto di vista storico, si potrebbe osservare come la Chiesa


e latina ?
fin dai primi secoli abbia visto comprese nella propria giurisdi
Romana ?
zione primaziale dell'Occidente delle Chiese e dei vescovi di lingua greca e di rito orien
tale e cio ben prima di trovarsi ad accogliere nella propria piena comunione e a rac
cogliere sotto la suprema e diretta giurisdizione pontificia le Chiese orientali unite
in essa

confluite
congruo

ogni

in eta moderna.
di

tentativo

Suonerebbe

tuttavia

con

classificare

del

tutto

anacronistico

la descritta

semplicismo

situazione

ed

in

tradi

zionale, peculiare della Chiesa antica e normale per la Chiesa indivisa, ricorrendo alia
e

recente

Del

di

concettuale

categoria

polemica

a nostro

si rivela,

tuazioni,

avviso,

ed

parziale

?.

?uniatismo

resto tale categoria, ad un'approfondita

e puntuale analisi delle diverse si

insuniciente

perfino

per

comprendere

sia storica che attuale ?


in una definizione adeguata la moltepfice realt a ecclesiale ?
delle Chiese cattoliche caratterizzate da un rito liturgico diverso da quello latino, o,
per essere piii esatti, da quelli latini (si pensi all'ambrosiano, al mozarabico, al patriar
chino di Aquileia, ecc). L'odierno statuto canonico, che determina e regolamenta il
loro regime di unione visibile con la Chiesa di Roma e con il suo Pontefice, e infor
mato
infatti ai moderni sviluppi dell'ecclesiologia postridentina, cosi da risultare
sensibilmente

modificato

rispetto

alle

antiche

norme,

che

esprimevano

garantivano

il sussistere della comunione gerarchica tra le Chiese, anche all'interno di uno stesso
patriarcato.

II presupposto teorico dell'antico sistema di comunione visibile, e, eventualmente,


di dipendenza tra Chiese di diversa tradizione Hturgica e disciplinare, riposava sulla
convinzione che la Chiesa universale, prima di ripartirsi sul piano organizzativo e
canonico nelle sue due grandi porzioni tradizionali d'Occidente e d'Oriente, per sud
dividersi e distribuirsi progressivamente nelle giurisdizioni delle pentarchie, costitu
tivamente

dall'unica

sorgesse

ed

identica

confessione

di

fede

comunione

eucaristi

ca di carita, tab da rendere mutuamente riconoscibili tutti i fedeli?


indipendente
mente dalle forme esteriori diversificate del rispettivo culto, dalla lingua liturgica
come cattolici ed ortodossi allo
adottata e dalle consuetudini rehgiose peculiari ?
stesso tempo, secondo il valore etimologico e primordiale dei due termini nella lingua
cristiana.

esteso
zione

La

stabilita

mondo

tale

organizzazione

la staticita
di un Impero
cristiano
ideologicamente,
concreta
il cui governo
ed ordinata
attua
civile,
garantisse
e desse
ecclesiastica
alle deci
esecutivo
vigore
generate

e, almeno

all'intero

sioni collegiali ed individuali dei vescovi in materia dogmatica e disciplinare, rap


presentava quindi la condizione preliminare ed indispensabile al suo funzionamento.

La

realta

storica

non

poteva

assicurare

tale

presupposto

e tale

condizone

troppo

lungo, tanto meno in perpetuum come confidentemente recitavano gli atti imperiali
ed ecclesiastici piii solenni, quali, ad esempio, quelli dei concili ecumenici.
II declino del sistema aveva dato le sue prime serie avvisaglie con la tensione
scoppiata tra le due Chiese tra l'VIII e il IX secolo, soprattutto con l'iconoclasmo e
poi con la questione insorta per la ? diocesi? bulgara. Riemerse in tutta la sua viru
lenza nell'XI-XII:
per il secondo passaggio di giurisdizione patriarcale *mposto dai Nor
18 L.
Le ?Liber Pontificalis ?. Texte, introduction et commentaire, vol. II, Paris
Duchesne,
1955,
si esprime nello stesso senso: ?Alia
est in
Bibliotecario
p. 183. Scrivendo allo stesso Papa, Anastasio
mundanis
iuris? (MGH, Epist. VII, 413); Papa Giovanni VIII,
negotiis, alia in ecclesiasticis
dispositio
? Non patriae regimen et rei publicae moderamen
nell'878
scrivera a Boris di Bulgaria:
adipisci cupimus,
sed dioeceseos
eiusdem regionis curam et dispositionem more prisco resumere volumus ? (MGH, Epist.

VII, 59).

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L UNIONE BELLA

CHIESA ORIENTALE

447

CON ROMA

manni e dai Papi alle Chiese di Puglia, Calabria e Sicilia; poi per Faffermarsi sempre
piu massiccio e geograficamente espanso, dall'inizio delle Crociate al XV secolo, di
quella che si designer a in seguito eon la denominazione di Chiesa latina in Oriente 19.
In tale occasione, una nuova difficolta fu aggiunta alia gia minata sussistenza del
precedente regime di unione tra le Chiese dal comportamento della Chiesa Occiden
tal, e di quella Romana in particolare, data la sua responsabilita primaziale.
La crisi era prodotta dalla contraddizione insanabile tra il dichiarato intento
un solo vescovo per
di non modificare il presupposto ecclesiologico tradizionale ?
ogni diocesi; una giurisdizione patriarcale unit aria territorialmente definita in mo do
incluse
cultuale delle diverse diocesi canonicamente
indipendente dalPosservanza
suo

nel

un

ambito;

unico

confessionale

Impero

da Dio

autorizzato

cristiano,

proteg

?
e imutamenti ra
gere con la forza la sola vera Chiesa e ad applicare il suo diritto
dicali ed unilaterali, gia avvenuti, della struttura politica e civile antica, come anche
il tramonto dell'ipotesi (o Utopia) di Stato, che supportava quel presupposto eccle
siologico tradizionale, offrendogli delle concrete possibility di sussistere e di vedersi
in parte
realizzato.
e certe
convenzioni

almeno

ridiche

un'unica

orientale,

quella

Da

non

tempo
cui

autorita

nonostante
le finzioni
piu.,
giu
occidentale
sia la diplomazia
che
e tutelare,
di
capace
garantire

esisteva

ricorrevano

formali,

cristiana,

politica

con effettivo potere, i limiti delle circoscrizioni ecclesiastiche e le loro ripartizioni, la


regolarita dell'esercizio gerarchico della giurisdizione da parte delFepiscopato cat
tolico nel suo complesso, ed un'effettiva osservanza universale di disposizioni eccle
siastiche,

prese

Dallo

livello

ed

conciliare

riflesso

spontaneo

ecumenico.
che

conservatore,

spingeva

Fantica

proseguire

tra

dizione, derivarono interventi dei Papi, presto recepiti dalFautorevole Decretum di


Graziano come normativi oltre la contingenza che li aveva di volta in volta provo
cati. Di tale natura, ad esempio, appare la decretale ? Quum secundum regulas ? 20
di Celestino III del 1191-1192, spedita alFarcivescovo di Otranto per vietare la com
mistione dei riti della Chiesa latina con quelli della Chiesa greca, presente nelFarci
al momento

diocesi,

di

conferire

sacro

Fordine

ai

sacerdoti.

Si

richiedeva,

specifica

il rispetto dei tempi sacri propri alia Chiesa degli ordinandi (in questo caso
latini) nel caso che differissero, a causa del diverso rito, da quelli della Chiesa dei ve

mente,
scovi

ordinanti

(in questo

caso

greci).

Altro

caso,

destinato

suscitare

grande

atten

zione tra i canonisti dell'Occidente medievale, b rappresentato dalla decretale ? Quod


translationem ? 21 di Innocenzo III, del 1200, che, sciogliendo alcuni quesiti circa i
numerosi chierici greci presenti in diocesi latine dell'Italia meridionale, i quali si fa
cevano ordinare da vescovi della Chiesa greca, stabiliva che, per il fatto di essere
sottoposti alia unitaria giurisdizione delFOrdinario diocesano, nel caso ormai latino,

essi potevano
mandato
vel
un

vescovo

ricevere

licentia

?,

gli ordini
tendendo

sacri

solo

tuttavia

da

ad

lui

o da

escludere

altro

sempre

vescovo,
piu

? de eius
pero
sistematicamente

greco.

Sempre alia preoccupazione di salvaguardare Fantico principio in vigore nella


Chiesa antica e presente, in particolare, alia costante esperienza specifica della Chiesa
di Roma, principio in virtu del quale Funita giurisdizionale di ciascun ambito patriar
cale restava compatibile con la sussistenza di una gerarchia episcopale e di un culto
liturgico differenti, per lingua e per usanze, da quelli della Chiesa-madre, risponde
19 Cfr. G.
La Chiesa latina in Oriente (= Studi religiosi, 3), vol. I, Verona
19812.
Fedalto,
20 Decret.
secundum regulas ?, in Corpus
Gregorii IX, lib. I, tit. XI de temp, ordinat., c. 9 ? Quum
Juris Canonici...
instruxit A. E. Friedberg,
II, Decretalium
1879, p. 120.
collectiones, Leipzig
2? Decret.
Gregorii IX, lib. I, tit. XI de temp, ordinat., c. 11 ? Quod translationem ? (Friedberg,
II, p.

121).

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448

V. PERI

la costituzione ? Sub

catholicae ?22, con la quale Innocenzo IV, nel 1254, faceva


seguito, per regolamentarlo ulteriormente, al ristabilimento da lui stesso disposto
alcuni anni prima delle quattordici eparchie episcopaH greche di Cipro, dopo le som

marie

soppressioni

le drastiche

esse

cui

restrizioni,

erano

state

tra

sottoposte

il

1220 e il 1222, con Fimpianto nell'isola, manu militari, di una gerarchia episcopate
latina. Ancora una volta, ed in senso anche piu riduttivo per i diritti concessi ai ve
scovi greci di Cipro, si esprimera la costituzione ? Cultus iustitiae ? 23 di Alessandro
IV, del 3 luglio 1260.
II dichiarato

intento

di

fedele

conservazione

certe

di

e consuetudini,

norme

tra

dizionalmente recepite da tutta la antica Chiesa CattoHca, quale questi decreti pon
tifici si proponevano di esprimere, non teneva tuttavia in alcun conto il fatto di ca
e di

dere

essere

l'antico

in
applicato
di sussistenza

ed

tempo

regime
al
ortodossa

stesso

una

storica

situazione

unitaria

gia

al
rispetto
cattolica

Chiesa

dall'unica

cristiano

nell'Impero

mutata

radicalmente

conosciuto

Grandi

universale.

movimenti

migratori con conseguenti cospicui insediamenti di interi popoli, o di massicce colo


nie etniche, in sedi diverse da quelle di partenza, avevano per secoli fatto seguito a
conflitti bellici ed invasioni. L'ordinamento
stesso delle due parti, occidentale ed
orientale, d'un unico Impero ne usci sconvolto dal susseguirsi per diversi secoli di
imprese militari e guerre di conquista (o di riconquista), condotte nei due sensi: da
est ad ovest e da ovest ad est. Con Pordinamento civile subi rudi ed inevitabili con
l'ordinamento

traccolpi
prova

l'alterna

lirico,

poi

vicenda

le diocesi

ecclesiastico
giurisdizionale
dell'Italia
bizantina.

generale
e canonica,
II

con

caso

esso
cui
si

connesso.

intimamente
incontro

andarono

estese

assunse

ed

Lo
l'll

prima
ancora
forme

piii diffuse ed evidenti allorche dal regime affermatosi dopo la conquista normanna
in molte diocesi dell'Italia del Sud ?
dove numerose comunita ecclesiastiche anche
nella nuova situazione restavano fedeli alia liturgia e al costume religioso della Chie
sa greca orientale ?
il Papato passo all'assegnazione delle diocesi e persino delle
Sedi

dita

patriarcali

a
della
Parallelamente
Chiesa
occidentale.
prelati
nuove
si vennero
latina
della
Chiesa
diocesi
istituendo

d'Oriente

canonica,
si erano
Vi
ormai
occupati.
e le
dominante
occidentale,
regioni
si consideravano
ecclesiasticamente
prassi

ritori

tefice Romano
L'evidente
indivisa

poteva

insediati
stesse,

e dipendenti in modo
mutamento
perfino

rispetto
una
invocare

ine

nei

ter

e una
soldati
classe
regnanti,
la nuova
occidentale,
ecclesiologia
del Pon
universale
giurisdizione

stabilmente
secondo

comprese

nella

diretto dalla sua autorita primaziale.


alia

alia

situazione

giustificazione

della

antica
teologica

Chiesa
pratica,

ideaJmente

che,

almeno

alT origine dello sviluppo piu recente, poteva pretendersi essa stessa rispettosa della

tradizione

comune.

Ad

essa

infatti

avevano

fatto

appello,

al

tempo

stesso

dell'icono

clasmo, sia gli Imperatori d'Oriente che i Patriarchi di Costantinopoli, allorche, de


nunciando il preteso scisma e l'effettiva apostasia dalla sudditanza imperiale della
Chiesa di Roma, la vollero conseguentemente privare della sua giurisdizione in tutte
le regioni in cui cio fosse politicamente
cano
possibile. Tale prowedimento legale e
nico supponeva cioe che
Co
di
del
nella
patriarcato
l'inquadramento
giurisdizione
stantinopoli di diocesi prima appartenenti alia Chiesa occidentale fosse anche eccle
sialmente giustificato dalla presunzione di uno scisma in atto, condivisa dalla supre

ma

autorita

cristiana

dello

Stato.

22 Ada
et M. M. Wojnar
Innocentii PP.
IV...
Th. T. Haluscynskyj
(= Pontif.
collegerunt
Commissio ad redigendum codicem Juris canonici Orientalis. Fontes,III,
1962, pp. 171-175.
4,1.1), Romae
23 Ada Alexandri PP. IV...
et M. M. Wojnar
(= Pontif. Com
collegerunt Th. T. Haluscynskyj
missio
ad redigendum codicem Juris canonici Orientalis.
Fontes III, 4, t. 2), Romae
1966, pp. 91-102.

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Chiesa

In modo del tutto analogo, ed invocando


Romana

secoJo XIII

suonava
tempo

da
un

ad

rientrassero

ritenne

diocesi di Levante,
nel

CHIESA ORIENTALE

BELLA

L'UNIONE

il medesimo

propria

II

cattoliche.

potenze

momento

dal

universale

giurisdizione

dipresso
i
patriarcati

dalla

loro

ed

occupate

accennato'
nel

scisma

alia

appartenenza

primitiva

le

anehe

e talvolta
sottinteso,
e Feresia
avevano

ragionamento
che lo

la

principio tradizionale,

gia dipendenti dalla gerarchia episcopale bizantina,


cosi:

staccato

nella

449

CON ROMA

Chiesa

frat

univer

sale (eattolica), quest'ultima, in seguito a tale situazione e sul piano della visibility
storica, era ormai da identificarsi nelFinsieme delle Chiese che riconoscevano nel
Papa, come in antico, il primo di tutti i Vescovi e, come nel medioevo occidentale,
il proprio

comune

diterranee,

dove

Ne

primate.
sussistevano

nelle

nacque,

concrete

condizioni
fedeli

ecclesiali

comunita

delle

e alPaltra

all'una

regioni
Chiesa

me

per

il rito liturgieo e le consuetudini sacre, un regime canonico di fatto innovato rispetto

al

precedente

sistema

della

Chiesa

ecumenica,

avevano

quale

conosciuto

i secoli

dal

IV all'XI. Era un sistema destinato a durare inalterato, insieme agli inevitabili attri
e tensioni,

ti, risentimenti

che

esso

era

fatalmente

condannato

in tutte

suscitare

le

regioni di misto rito, fino al 1439 e cioe fino alia firma dell'unione fiorentina.
Torniamo a questo punto ai numerosi sudditi greci della Repubblica
di Vene
i
nella
comunita
nei
suoi
vivevano
di
Levante
Domini
residente, in
zia, quali
oppure
e XIV,
crescente aumento, formatasi nella citta lagunare nel corso dei secoli XIII
e soprattutto XV. E un dato certo che la loro grande maggioranza continud a rima
nere attaccata al culto e alle usanze della Chiesa d'Oriente. Tuttavia h altrettanto
assodato

che

citta

nella

essi

di Venezia

non

osservarli,

poterono

per

tutto

questo

periodo, in modo che fosse pubblico e non clandestino, e pertanto legalmente vietato
e perseguibile 24. In concreto cid
significa che in nessuna chiesa latina della capitale
veneta (di greche ed orientali non ne esistevano ed era proibito celebrare la liturgia
in case private) era permesso esercitare il culto divino secondo Fuso della Chiesa
Orientale, per rispettare il divieto deJla commistione di riti della Chiesa latina e di
quella

greea,

anche

nelPipotesi

che

i sacerdoti

celebranti

appartenessero

comunita

ecclesiali, delle quali si reputasse ufficialmente che mantenevano Funita e la pienezza


della comunione di fede e di governo pastorale con i cristiani latini. Tale era il caso
di molti fedeli della Chiesa greca, cui era concesso di osservare il proprio culto e la
consuetudine

della

Chiesa

avita

nei

Possedimenti

veneziani

di

oltremare,

rispettando

tuttavia il regime canonico e legale, che definiremo ? prefiorentino ?, imposto con


Fautorita dei Pontefici Romani e in tutto simile a quello praticato nello stesso arco
di tempo in molte diocesi pugliesi, calabresi e campane delFItalia meridionale, oltre
che in Sicilia e in Sardegna. Ivi i sacerdoti greci potevano celebrare ed esercitare cura
d'anime,

sempre

che

accettassero

la

giurisdizione

dei

vescovi

greci

ivi

riconosciuti

24 II caso del
con decreto del
di Negroponte,
rinviato davanti all'Inquisizione
papas greco Michele
che officiava in rito bizantino
Consiglio dei Dieci nei 1412, o quello del prete Assene
(forse: Arsenios),
in una casa privata, o di Giovanni
di Nauplion,
che nei 1418 celebrava la liturgia della Chiesa Orientale
in un oratorio domestico, o dei sacerdoti Acacio Ataliotis
e Giuseppe Perdicaris,
che nei 1430 ancora di
cevano messa nella cappella privata di Demetrio Filomatis,
depongono tutti nello stesso senso. Essiinfatti
con la pena dell'esilio gia per il semplice fatto di celebrare more Graecorum
venivano condannati o minacciati
a Venezia,
in territorio della Chiesa latina e senza alcuna licenza dell'Ordmario
del luogo, ci6 che non era
lecito e bastava per offendere il cultus Dei etfides catholica; ma, almeno nei documenti citati,la condanna
non comporta alcuna incriminazione per scisma o eresia: cfr. N. G. Moschonas,
I Greci a Venezia...,
autorita veneziane passarono dal divieto assoluto a
cit., pp. 109-113 e 126-132. Dopo il concilio di Firenzeje
sia pure con misure restrittive e discriminatorie
del
qualche concessione,
giustificate col mantenimento
se nei 1457 un decreto del Consiglio dei Dieci
l'odine pubblico,
ammette che ? possint dicti Graeci cele
brare in locis consuetis, more solito et sicut per elapsum fecerunt?
(ibid., p. 132).

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450

V. PERI

canonicamente dalla Santa Sede o dei vescovi latini sempre piu diffusamente stabiliti
in quelle regioni dell'Italia meridionale e piii tardi nel Levante occupato dalle poten
ze

cattoliche.

A diverse comunita e monasteri


in diocesi

conosciuto

latine,

greci Pesercizio di tali diritti veniva


un

attraverso

talvolta

vieario

episcopale

per

infatti ri

il clero

greco,

col
sempre che apparisse accettata l'obbedienza e dipendenza daUa Chiesa Romana
riconoscimento del suo ruolo primaziale nella comunione cattolica delle Chiese, oltre che
il ruolo esemplare della sua Hturgia in quanto espressione del dogma ortodosso. Su ta
le liturgia e sulle consuetudini romane andava verificata la correttezza e perfino la li
ceita delle formule sacramentali di ogni rito non latino, indipendentemente dalla sua
antichita, come anche Fammissibilita morale
(honestas) del suo costume religioso.
Le norme canoniche e liturgiche deJla Chiesa di Roma rappresentavano il criterio
per stabilire, ed imporre, quali dei riti e delle regole della Chiesa Orientale potessero
tollerarsi e quali invece andassero soppressi o sostituiti. Nel 1272-1273, alia vigilia
del concilio di Lione, il domenicano Umberto di Romans descrive la situazione del
l'Italia

ex-bizantina,

dando

per

concluso

tale

processo

di

?latinizzazione

relativa,

condotto conservando la lingua greca nella Hturgia e buona parte delle consuetudini
orientali stimate compatibili, o almeno non in contrasto con quelle delFOccidente:
? Graeci, qui sunt in potestate Latinorum, sicut patet in Calabria, obediunt Romanae
Ecclesiae

? 25.

Si comprende cosi la concreta origine dell'equivalenza


semantica occidentale
tra Chiesa Romana e Chiesa Cattolica. La situazione dei sacerdoti greci e del culto
bizantino della Chiesa Orientale nelFisola di Creta indica senza equivoco a quali pe
rentorie

condizioni

tina, Venezia
gli

usi

sacri

restrittive,

e di

subordinazione

alia

giurisdizione

ecclesiastica

la

tollerasse, anche prima del 1439, la continuazione della liturgia e de

della

Chiesa

greca.

Analogo

status

canonico

aveva

conosciuto

ancor

prima

il clero bizantino la cui sussistenza fu possibile in molte zone dell'Italia meridionale


tra gli ellenofoni calabresi e pugliesi, fino al XVI secolo 26.

25 Humbertus
..
de Romanis,
Sacrorum conciliorum.
Opus tripertitum, II, 11, in j. D. Mansi,
non sono stati sempre accolti pacificamente
dai
126A. In realta i cambiamenti
collectio, vol. XXIV,
Greci e sappiamo, ad esempio, di opuscoli italogreci contro le innovazioni introdotte nella liturgia bizan
tina per volonta del vescovo Angelo di Rossano
in Calabria
(1266-1287), come di altre difese in greco del
matrimonio
dei preti, del digiuno del sabato, degli abiti liturgici bizantini, della barba, del modo di ammi
nistrare la cresima da parte dei sacerdoti, mentre, d'altro canto, il simbolo di fede della Chiesa Romana,
la lista settenaria dei sacramenti ed altre preghiere latine appaiono
tradotti in greco e circolanti in que
"
siecle: le Vaticanus
cfr. A. Jacob, Une anthologie salentine du XIV6
meridionale:
st'epoca neiritalia
e
e
n.
219-221.
XVII
191
?Rivista
di
Studi
Bizantini
s.,
Neoellenici?,
gr. 1276",
(1980-1982), pp.
26 F.
La situation religieuse en Crete au debut du XVe siecle, ? Byzantion ?, XXXVI
Thiriet,
(1966),
aux Hellenes
leurs usages liturgiques et meme leurs pretres, tout en les soumettant
pp. 201-212; ?laisser
au controle reglementaire de
l'figlise catholique romaine, bien installe'e et fort nantie de biens et de pr6
bendes: en Crete surtout, ou la resistence fut plus vive que partout ailleurs, l'emboitage de 1'lSglise locale
grecque dans Pfiglise romaine fut strictement realise* au cours des trois premieres d^cennies du XIIIe
siecle et il fut aggrave* au lendemain des insurrections cre"toises? (ibid., p. 204); ? Sans doute l'figlise
latine est elle la seule pleinement
reconnue, la plus richement dot6e, installe'e dans sa hierar
catholique
sans eVeques et dans la plus
chie; en face d'elle, l'figlise autochtone apparait depouillee mat&riellement,
local?
aussi bien a l'6gard de l'figlise romaine que du gouvernement
complete
(ibid.,
dependance,
verso i cretesi ortodossi dal XII
al XV
La politico
210). N. B. Tomadakis,
religiosa di Venezia
a cura di A. Pertusi
secolo in Venezia
e il Levante fino al secolo XV,
Studi,
(= Civilta Veneziaca,
'H ano xavonxfjg
<i?ia rfjg /LtvarrjQtx^g
1973,
pp. 783-800; H. I. Kotsonis,
anoipecog
27), Firenze
'
ever oxgar tag, ?rp7)y6pto<;
em Xarcvoxgariag
6
xal
xal Avtixojv
AvaroXix&v
emxotvcoviag
XL
Ol BeveroxQarovjueveg
(1957) (estratto, 23 pp.); G. S. Plumidis,
IIaXafza<;?,
eXXrjvtxeg %wneg
rov rqlrov
(= IIavemaTy)[iiov
(1503-1537)
fierat-v rov devregov xal
noXefiov
rovqxo^evertxov
'I<oavv?vG>v. 'ETrtaTrjfxovtXT) 'EttsttjpI? <DiXo(Jo<pt>ttj<;2xoA*)S> AcoSa>v7)? 4), 'Icoavviva 1974, pp. 77-83.

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L UNIONE

DELIA

CHIESA ORIENTALE

451

CON ROMA

II regime, che ne derivava per la vita religiosa ed ecelesiastica dei fedeli greci
sudditi di Venezia dipendeva senza dubbio, per la stessa esistenza e per ogni garanzia
di esercizio, dal governo politico della Serenissima e dai suoi interessi. Tuttavia, dal
di vista

punto

sua

della

generale

giustificazione

esso

canonica,

risultava

dal

ispirato

Fecclesiologia occidentale circa il primato pontificio, affermatasi stabilmente dopo le


crociate, e dalla disciplina generale allora prevista dalla Santa Sede per i propri fe
deli, cui era concesso di mantenere il culto e gli usi tradizionali della Chiesa Orientale.

La

di

proibizione

dei

commistione

due

dei

riti, nell'amministrazione

sacramenti

e nel

l'uso degli edifici sacri, andava di pari passo con l'esigenza di una piena sottomissione
del clero greco bizantino a vescovi, la cui giurisdizione ordinaria fosse riconosciuta diret
tamente dal Papa, si trattasse dei sempre piu rari vescovi greci superstiti nei Possedi
menti cattolici di Oltremare o, sempre piu comunemente, dei patriarch! latini delle
Sedi di Oriente e dei vescovi diocesani della Chiesa Occidentale competenti per ter
ritorio sulle regioni abitate da Greci. Solo riconoscendo Fautorita di un simile episco
pato gli ecclesiastici della Chiesa Orientale potevano legittimamente continuare ad
ofliciare in Stati cattolici, spesso attraverso i protopapades dello stesso rito, che veni
vano delegati dagli Ordinari cattolici proprio ad evitare la commistione dei riti nelle
zone

di mist

Appare

a cristianita.

e animosamente

ed

intuibile,

come

documentato,

un

siffatto

regime

ecele

siastico fosse sentito e subito come autoritario e vessatorio dagli appartenenti alia
Chiesa Greca piu consapevoli, che vivevano sotto un potere civile occidentale, tanto
piu che la Chiesa Orientale continuava a sussistere, secondo i canoni e le consuetudini
del

passato

e con

una

palese

maggiore

autonomia,

in tutto

d'Oriente

Flmpero

ed

an

che nei territori gia bizantini ormai incorporati in Stati islamici. Con le descritte in
novazioni e limitazioni nello statuto ecclesiastico, nei Domini occidentali di Levante
e nei
Regno delle Due Sicilie (non in Venezia citta!) vennero comunque tollerati fino
al 1439 il clero, il culto e le consuetudini della Chiesa Orientale, all'eselusiva condizione
che

si

adeguassero

in

per

regime

ogni

loro manifestazione

esterna

ai nuovi

requisiti

im

canonici

posti dalla Santa Sede a tutte le Chiese locali comprese negli Stati delFOccidente cat
tolico. II progetto di unione delle Chiese Orientale ed Occidentale, che condusse al
secondo concilio di Lione del 1274 27, si proponeva di ottenere una attuazione piu

vasta

Flmperatore
anche

alia

questo

d'Oriente

cristianita

canonico,

e Fadesione

bizantina

non

estendendolo,

concordata
compresa

con

Fapprovazione

del

politica

della gerarchia episcopale bizantina,

in Stati

cattolici.

Nonostante

le dif

ficolta in cui versava allora Flmpero d'Oriente. le condizioni poste dal Papato risul
tarono troppo esigenti, perche Funione tra le due Chiese potesse affermarsi stabil

mente

nei

termini

delineati

in quelle

circostanze.

IL REGIME

D'UNIONE

? FIORENTINO

secoli una stasi incombeva sui rapporti ancora sussistenti tra le due
Chiese, congelati in una posizione di sostanziale frattura e di diffidenza reciproca,
Ormai

da

27 A.
II concilio II di Lione
secondo V?Ordinatio
concilii generalis Lugdunensis?
Franchi,
(1274)
-H.
Studi e Testi Francescani,
1965; H. Holstein,
Holstein,
33), Roma
Lyon II, in H. Wolter
Lyon I et Lyon II (= Histoire des Coneiles oecumeniques,
7), Paris 1966, pp. 131-234 e 268-287; V. Lau
rent
Dossier grec de Vunion de Lyon (1273-1277)
J. Darrouzes,
de POrient Chretien,
(= Archives
1976.
16), Paris
(=

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452

V. PERI

senza che all'unificazione unilaterale della giurisdizione, che la Chiesa d'Occidente


imponeva ai fedeli dei due riti ovunque la forza glielo permetteva, succedesse una fase
di adesione spontanea e riflessa da parte della generality del clero e dei fedeli greci
appartenenti alia Chiesa d'Oriente o una loro definitiva assimilazione nella Chiesa
prevalente quanto al costume religioso e al culto. Su questa strada neppure il concilio
di Lione del 1274 si era rivelato risolutivo.
Per cominciare ad uscire da una situazione di stallo e rinnovare le possibility
di una autentica unione, lo sforzo piii significativo, fatto dalla Chiesa cattolica latina
sotto la guida del veneto Papa Condulmer, e rappresentato dal concilio di Ferrara
Firenze. L'accordo ivi raggiunto, come si ripete dagli storici di entrambe le Chiese,
non produsse gli effettiprofondi e duraturi, che avevano allora sperato uomini della
di un

statura

vita

ma

Traversari,

Ambrogio

ecclesiale.

L'ammissione,

neppure
piu concorde

sempre

senza

resto

tra

influenza

sulla

successiva

suo

sostanziale

di un

gli autori,

insuccesso quanto alTunione piena, che allora si discusse e si inizio ad attuare, ha facil

mente

condotto

ad

della

un'obliterazione

storica

memoria

nel

considerare

le sue

con

seguenze sui rapporti tra Chiesa Occidentale e Chiesa Orientale, quali l'accordo allora
conseguito ha tuttavia provocato nel periodo di tempo compreso tra la sua celebrazione
e la conclusione del concilio di Trento, e cioe per uno spazio di 125 anni.
Limitate alle regioni comprese in Stati occidental^ dove i fedeli dell'una e dell'al
tra

Chiesa

fuse

per

a vivere

a fianco,
tali conseguenze
furono
meno
interessanti.
per questo
Soprattutto
ma
anche
in Levante,
per la nutrita
emigrazione

continuavano

fianco

non

ma

contrastanti,
i suoi Possedimenti

con
spesso
Venezia
per
composta

di Albanesi e di Greci, che nel frattempo si venne trasferendo inmolte zone italiane
del Regno aragonese (Puglia, Sicilia, Calabria, Abruzzi), il nuovo regime canonico di
unione, che chiameremo ? fiorentino ? e che godette del convinto appoggio di grandi
patroni quali i cardinali Bessarione e Isidoro di Kiev, rappresento molto di piii di
e cattolica
la tradizione
sia occidentale
che orientale
quanto
storiografica
posteriore,
ed ortodossa
confessionali
finalmente
alle
denominazioni
attribuirsi,
possono
(qui
con correttezza
e senza
entrate
in
in uso
le rispettive
accezioni
storica
anacronismi,
come

moderna
epoca
evidenza.

limiti

saputo

poi

potuto

in

mettere

Le successive vicende si incaricarono ben presto di porre in crudo risalto tutti i


che

una

ostacolavano

messo

raggiunto
cambiamento
del

meno
e

abbia

contrapposizione)

rispetto
l'altra
Chiesa

ai

a Firenze

canonico

quadro
termini
in

le due

fino

realta
In

Chiese.

previsto

allora

del faticoso
compro
quotidiana
caso
esso
un sensibile
costituiva
ogni
riconoscere
l'unione,
quanto
ricomposta
contrastante
dalla
che l'una
maniera,

nella

traduzione
tra

per

prefigurati

contradditorio

per

proponevano

il rientro

avvenuto

ipotizzare

dello stato di scisma. Benche sovente polemico, il confronto, che i partecipanti occi
dentali ed orientali erano stati obbUgati a fare con l'eredita ecclesiologica del passato
comune, condusse le due parti a dei passi difficoltosi certo,ma reciproci e convergenti,
in direzione di una sua riassimilazione piu ampia e meno unilaterale.
Per la Chiesa bizantina del XV secolo cid si poteva in prevalenza esprimere come un
piu

e concreto

consapevole

della

recupero

costantemente

riservato alia Chiesa

nella

locali

specificamente

tutela

della

occidentale

che

e tentazioni

conciliaristiche,

coscienza
per

tutta

ad

essa

latina

faceva

capo,
cio poteva

del carattere costituzionale


la

Chiesa.

In

Oriente

percorsa

allora

corrispondere

da

nuove

ad una

piii

universale

e per la Chiesa

con
aspettative
acuta
ed accorta

e collegiale di un governo episcopale

l'organizzazione

sinodale

assegnava

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aveva

delle Chiese

comunione

e visibile di queste Chiese nel loro insieme. Per la Chiesa Romana,


ciliari

antica

la Tradizione

nel concerto universale

e nella

promozione

che

collocazione,

di Roma

ancora

solidale
diverso

della

l'unione

orientale

chiesa

453

con roma

spazio e maggiore autonomia alle istanze regionali e alle gerarchie locali, come era
stato nella Chiesa del primo millennio, mentre in Occidente il nuovo ruolo esercitato

dei

Pontefici

Romani

e la

l'efficienza

assicurava

di una

continuita

struttura

centrali

stica, capace di coordinare e regolamentare in unita le iniziative dei vescovi a livello


della Chiesa nel suo complesso. Almeno in parte, grazie a tale ruolo, il Papato svolgeva

una

funzione
Stato

dello

realta

La

antica

che l'ecclesiologia
ecumenico.

delle

contemporanea

demandava

due

? ortodossissimo

all'Imperatore
tra

riavvicinatesi

Chiese,

loro

a Firenze,

of

friva a ciascuna l'esperienza di un modello diverso delta rispettiva attualita e pero


tale da potersi richiamare nei due casi a strutture presenti nella Chiesa indivisa. Le
nuove condizioni storiche e la diversa evoluzione ideale e canonica delle due Chiese
fecero si che le iniziali e reciproche convergenze fiorentine verso matrici ed esperienze
ecclesiologiche unitarie non si rivelassero ne agevoli ne pacifiche. La necessita di un
accordo

globale

le urgenze,

anche

erano

emerse

durante

le discussioni,

unione.

richiesta, avanzata

La

la mancata

adesione

da Eugenio
Marco

in una

che pure

troppe questioni,
sorta

le

condusiero

sottoscriverlo

in margine

confluire

per

o meno tacito ed ambiguo, sulle modalita

per

di

pragmatiche,

parti a differire e a lasciare deliberatamente

di

compromesso,

piu

e i principi di attuazione della proclamata

IV ai vescovi greci presenti in Italia, perche


in una

incorresse

Eugenico

condanna

disciplinare

da comminarglisi anche dai Latini, o perche, contro la tradizione della Chiesa Orientale,
si procedesse

in Italia

tinopoli
Giuseppe,
mato
l'unione
ed
immediatamente

di un

all'elezione

poterono
ancora
vi
susseguenti

successore

essere

dai

respinte
aderissero.
Indicano
al

raggiungimento

del

Greci,
pero

defunto

come

dell'accordo,

di

Patriarca

nonostante

le parti,

Costan

avessero

essi

gia

interpretassero

fir

nei

giorni
in modo

diametralmente opposto la difficoltosa e concordata inclusione nel decreto di unione


e nella Bolla papale delle parole: ? essendo
salvaguardati tutti i privilegi ed i diritti?
dei quattro Patriarchi orientali, oppure, a proposito dell'esercizio delle prerogative
pontificie, del notissimo inciso ? come e detto negli atti dei concili ecumenici e nei
santi

canoni?.

Una

riprova e nella

soluzione, sollecitata dai Greci e respinta da Eugenio

della
per il problema
duplice
giurisdizione
ritorio
essi chiesero
allorche
ecclesiastico,
ventata
una
nuovamente
sola, che venissero

o
episcopale
al Papa,
visto

dei vescovi

rispettati

su uno

sacerdotale
che

i canoni

la Chiesa

ormai
e si

procedesse

IV,

stesso

ter

era

ridi

al ritiro

latini ?intrusi?
in sedi tradizionali della Chiesa d'Oriente, e cioe alia
soppressione della gerarchia e del clero latino in tutto ilLevante, lasciando piena liberta

d'azione

ai Greci

Quanto
sulle
pale;

28.

si conosce del resto delle discussioni e delle formule concordate a Firenze

?
piu
spinose
questioni
uso
il diverso
nella
liturgico

tre

la natura
consacrazione

e l'esercizio

ammesso
del pur
pa
primato
e nell'amministrazione
dell'eucarestia

e l'aggiunta del Filioque nel simbolo 29?


indica senza equivoco che per salvare il
compromesso raggiunto si evitarono le interpretazioni teologiche e le divergenti pre
cisazioni canoniche, che le parti esibivano per le medesime formule concordate. La
storia di quasi tutti i concili conosce analoghi costi, onde ottenere il piu largo consenso
possibile nelle definizioni approvate in comune dai Padri. Da qui acquista un rilievo

pp.

28 J. Gill,
II concilio di Firenze
29 Cfr. J. Gill, Constance et Bale
251-257.

storica
(= Biblioteca
- Florence
{= Histoire

Sansoni, 45), Firenze


1967, pp. 342-354.
des Conciles oecumeniques,
9), Paris 1965,

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454

V. PERI

ecclesiale del tutto peculiare quella


concilio,
magari
scuna
Chiesa.

La

due

gerarchia
episcopale
?
in contrasto
volentieri

circa

della

all'atto

dell'unione,

l'accordo

30.

raggiunto
anche

se non

fini per
tutto,
parte
delPepiscopato,
e riflui sulla
inveterata
il compromesso
posizione
con Marco
tout court come
scismatica
Eugenico
qualificava

In Oriente,
e

da parte
di cia
celebrazione,
a Firenze
dalle
Chiese
raggiunta
e del
come
si creassero
all'interno
dell'una
presto
?
e
tra loro molto
tendenze
diverse
interpretative

mostra

Paltra

la receptio di un

si denomina

ehe tecnicamente

comune

vicenda

successiva

e d'Oriente,

d'Occidente

in

sottoscritto

buona

sconfessare

nettamente

respingere

che

precedente,

polemica
ed eretica

la Chiesa Romana. Diversi metropoliti e teologi della Chiesa bizantina, e tra loro
qualche Patriarca di Costantinopoli, per lo piu ispirati anche da una diversa valuta
zione delle possibility pratiche contro i Turchi, si mostrarono invece fedeli, o almeno
non pregiudizialmente ostili all'accordo fiorentino, leggendolo tuttavia sempre nei
termini familiari ed accettabili alia tradizione della loro Chiesa d'Oriente e cioe in
un senso ben diverso dai teologi occidentali, teorici del primato pontificio e dell'onto
logia sacramentaria, e, piu generalmente, in un modo difforme dalla lettura e dalla
canonica

prassi

occidentale

soprattutto

in un

nel modo

punto:

di

Fesercizio

concepire

del potere primaziale del Pontefice Romano rispetto alle singole Chiese locali.
In Occidente si ebbe la tendenza a considerare sommariamente il concilio di Fi

non ancora
e in termini
come
tra contrasti
chia
una
sia pure
tappa
raggiunta,
ov
ne ?
ne con i Greci
riti nella misura
soddisfacente
favorevoli
all'unione,
appare
?
non
con
altro
vio
attendeva
contrari.
che di es
ad essa
L'unione
pertanto
quelli
rese
sere accolta
e le direttive
successive
secondo
ed attuata
la interpretazione
pub
renze

bliche dai Sommi Pontefici. Per molti la denuncia dell'accordo, che veniva reiterata,
nei decenni posteriori alia stipula, da buona parte dell'episcopato della Chiesa Greca,
suonava

come

storica

autorizzazione

ad

insistere

ancora

nell'applicare

ai

cristiani

greci presenti in Stati cattolici il regime di tolleranza precedente al concilio di Firenze,


procedendo
tre alia
gia

verso

il traguardo

avvenuta

ideale

del

loro

nella

incorporazione

assorbimento

totale

giurisdizione

rito

nel

ol

latino,

della

ecclesiastica

oc

Chiesa

cidentale. Per altri, magari piu sensibili alle esigenze tradizionali della Chiesa Orien
tale, le concessioni fatte nelle formule comprese poi nel decreto di unione del 1439,

a dei risultati,
pur di pervenire
scendenze
dalle
dettate
verbali,
cidentale
nel

senso

erano

della

unitaria

a Roma

stimate

spesso

piu.

contingenti,
opportunity
dovesse
risultarne

medievale,
quella
antica
tradizione

precedente,
della
piu.

sempre

senza

Chiesa

che

modificata
indivisa.

delle

condi

Fecclesiologia
o
riequilibrata
II riconoscimento

oc

dei diritti antichi della Chiesa in Oriente era cioe inteso come una loro esenzione pa
storale

dalle

temporanea

norme

latine

canoniche

considerate

valide

ed

universali

per tutta la Chiesa Cattolica. La teologia sacramentaria dell'Occidente medievale,


che le inevitabili ? concessioni? fiorentine sulla forma e la materia di diversi sacra
menti

avrebbero

dovuto

di necessity

chiamare

in causa,

continuo

parimenti

immutate nelle scuole le sue tesi di fondo. Sempre piu il decreto di unione

come

un

abbozzato

programma

ed

incompleto

da

interpretare

e da mettere

proporre

fu visto
in pra

tica in Oriente, il meglio che le situazioni locali permettessero, ad opera della Santa
Sede e della Chiesa latina, persistendo nel processo di unificazione ecclesiastica ini
ziato nelle regioni soggette all'Occidente prima del 1438-1439.
Le

circostanze

30 Cfr. V.
Peri,
pp. 197-215.

storiche,

II

prima

concilio di Firenze:

fra

tutte

la

un appuntamento

definitiva

scomparsa

ecclesiale mancato,

(1983),

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?II

delPImpero

Veltro

?, XXVII

I/UNIONE DELLA

nel
1453,
politica
di
conciliare

del

laterale

compromesso
cristianita
dell'Ovest,

della

in Levante

seguire
me
che
tra

come

una

contatto

prelati
con

qualche

segno

si

Lo

autorizzazione
?

come

iniziata
prefiorentino

e vescovi delle sedi diocesane

latini di Costantinopoli
del

uni
lettura
sempre
piu una
in molti
ambienti
intendeva,
a pro
ed un
incoraggiamento
con
il
le Crociate,
secondo
regi
a nominare
?. Roma
continud

radicalizzarono
Firenze.

ecclesiastica

l'operazione
descritto
sopra

abbiamo

Patriarchi
doli

scena

dalla

d'Oriente

455

CON ROMA

CHIESA ORIENTALE

e cercava,

clero

al

in Oriente, sceglien

latino,
tempo
ormai
orientali,
all'Impero
soggetti
verso
l'unione
decisa
di apertura

proprio
vescovi
quanti
o manifestazione

nibilita alia soggezione nei confronti del Papa


e condanna

un

di mantenere

stesso,

dessero
Ottomano,
e di
nel 1439
dispo

in Occidente, anche per

di Roma. Ma

della Chie
maggioranza
ai contatti
tra
turca
la cortina
opposta
per
dall'occupazione
politica
e canonico
vuote
le for
suonavano
di significato
le due Chiese,
sempre
teologico
piu
e
tra
dei
sulla
da Eugenio
accolte
IV,
mule,
salvaguardia
pure
privilegi
riproposte
ai componenti
della
dizionali
patriarcale.
pentarchia
spettanti
im
le distanze
dal
che maggiormente
Lo
Stato
occidentale,
prese
progressivo
l'intervenuta

denuncia

sa Orientale

dell'accordo

della

parte

del concilio di Firenze, fu la Repubblica

interpretazione tipica di Roma

porsi della

da

a suo
aveva
ecclesiastico
il cui personale
di Venezia,
espresso
tempo
prin
gli artefici
anni
immedia
e le idee
A partire
fiorentino.
per l'accordo
dagli
piu producenti
cipali
avevano
e di Sicilia
a tale unione,
nei
accolto
i
tamente
di Napoli
successivi
Regni
?
orientali
al
una
costituita
da cristiani
considerevole
confini
emigrazione,
propri
31
o come
e
soldati mer
in Italia
trasferitisi
in minor
slavi
banesi
?,
numero,
greci e,
cenari
zata
va

o come
in fuga davanti
dalle
spesso
profughi
famiglie
secoli
Era
che da piu
loro paesi
pero Venezia
d'origine.
Orientale
alia Chiesa
dei sudditi
suoi Dominii
appartenenti

all'avan

accompagnati
nei
dei Turchi

nei

contare

i componenti

citta,

della

sempre

piu

in

come,

nella

residente

ellenica

colonia

nutrita

continua

capitale

lagunare. Per questi due Stati cattolici il concilio di Firenze ebbe percio delle riper

cussioni

sociali

legali

la

avvertibili:

piii

fini col determinare per i Greci, molto


di

Orientale

quanto

stesse

nelle

fu lo statuto

principale

ecclesiastico,

piu rispettoso dell'autonomia

non

regioni

il precedente

fosse

che

esso

della Chiesa
unionistico

regime

? crociato ?, il quale rimase per lo piu in vigore per il culto bizantino degli italogreci
e di Calabria.
indigeni delle isole linguistiche di Puglia
confini

Chiesa
bizantina.
due

rentino

ai

da

situazione

dopo

la conclusione

un

clero

sussistette
del

scontrate

con

la realta

le due

cattolici

lo stanziamento

in

Italia

di

Fantino
di una

Vallaresso
consistente

gerarchia
in Sicilia

e, a Venezia,

venete,

propri
di prove
greco della

popolazioni
avito,
quello
e

subito
in veste

molto
dopo
di

maggioranza

regime

nei

convogliare

meridionale

di Trento

le autorita

il nuovo

Chiese,

di

legale del loro culto


fornito
dalla
ed ordinato

concilio

a Creta,
Levante,
soprattutto
e con l'arrivo
dell'arcivescovo

32, si erano

Stati

questi
mediante

con rammissione

servito

tra

Punione

di

governanti
di braccia,

allettate

d'Oriente,
Simile

decenni
In

cio

permetteva
un utile
afflusso
balcanica

nienza

ristabilita

umcialmente

Presumendo

canonico

episcopale
circa
per

a
lungo.
piu
l'accordo
fio

legato
di clero

pontifi
e di fe

31 Sulla sua
etnica, sociale, culturale, cfr. I. K. Hassiotis,
incorpora
SuWorganizzazione,
composizione
'Etce
zione sociale e ideologia politica dei Greci a Napoli
s.), ? 'EmaiTjjjiovixY)
(dai XV alia meta del XIX
tou
XX
(1981), pp. 411-428;
?eaaaXovixrjc;?,
7rave7uaTY)[jiiou
TTjplq tt)<; (DtXocJOcpixrjc;
e identita religiosa degli Albanesi d*Italia prima della riforma tridentina, ? Oriente
anche: V. Peri, Presenza
XX
Cristiano?,
(1980), 3, pp. 9-41.
32 V. Peri, Tre lettere inedite a Fantino Vallaresso
e il suo catechismo attribuito a Fantino Dandolo,
a Firenze e a Venezia
e Rinascimento
di studi in onore di Vittore Branca.
inMiscellanea
Ill, Umanesimo
ser. I, vol. 180), Firenze
Romanicum
1983, pp. 41-68.
deirArchivum,
(= Biblioteca

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456

V. PERI

molti
e
d'informazione
unionistico,
per difetto
a
attuazione
secondo
le direttive
riluttanti
perche
dargli
ne forzava
i termini
che ai loro occhi
dalla
Chiesa
in
Romana,
provenienti
interessata
ed occidentalistica.
unilaterale
Nondimeno,
un'interpretazione
partico
della
sociale
nei propri
territori
al mantenimento
larmente
la Se
pace
d'oltremare,
deli

restii

greci

per mero
restrittive

accettare

ad

si sentiva

renissima

del

conclusioni

Faccordo

altri

conservatismo,

un

da

autorizzata

e al

di Firenze

concilio

tiva anche libera di intenderne in modo


dalla

scostarsi

interpretazione
confronti
degli

nei

Sede

Santa

ricavabile

stesso,
alia

appartenenti

Chiesa

aveva
curiale,
egli
Referendario
fatto

quanto,
giovane
era
stato
III

Paolo

non

Graecis

Papam

et

respondere

ipse,

non

Sedem

grate
salvaguardia
dei concili
ecumenici
trovavano

IV,

nei

manifestamente
Curia

della

prassi

respondere
dei tradizionali

rapporti spediti al cardinale Farnese

pontificio
era
lo III,
un

incarico

non
1539,
? Sanctitas

in
per

da
appena
dixit
Sua
in Si

Referendarius

di distanza,
la inte
e Fosservanza
dei canoni
a Firenze

sottoscritta

nella

singolare
che

generality
risultati

da

della

Eugenio
e nella

mentalita

faceva

uffici
negli
in cui esso viene

che

opinione,
con

riunificazione

anni

quegli
il modo

et Apo

esatto

secolo

assai

dei

svalutazione

la pessimistica

rivela

della

comportamento

III hoc didicit: Papam

Patriarchi

sua

nella

originaria, fino a

secolo fosse di fatto gia fallita e superata.

orientale,
prevalente
episcopate
Nicolo
Trizentos,
soprattutto

gerarchia
del papas

dei

interecclesiali,
traduzione

convinta,

Romana,

un

33. A

privilegi

rapporti
una

Funione delle Chiese del XV


Bene

Graecis

lontano

Segnature:
cum
vice

prima

gnaturam venit tempore felicis recordationis Pauli


stolicam

sen

Greca.

nei

imparato
delle
due

quod

alle

Si

ricorda e ripete al cardinal San

II 3 dicembre 1572, ormai Papa, Gregorio XIII

toro

dal

attenersi

di unione.

indipendente la portata

concilio

del

ad

ed obbligata
lato,
dalPaltro,
del decreto
dettato
testuale

la

romani,

it caso

esposto

in due

il 13 agosto 1541 e il 26 gennaio 1542 dal nunzio

con un Breve
A quest'ultimo,
Andreassi.
di Pao
segreto
Giorgio
? per zelo della
?
di Stato
Chiesa
dalla
Christiana
affidato
Segreteria
?. II sacerdote
? in materia
in Vinetia
scismatici
dimoranti
de Greci
greco

a Venezia
stato

era stato
di Firenze,
al concilio
rimosso
dal
firmato Fadesione
che aveva
citato,
sopra
con una
della
suo ufficio di
chiesa
di San Giorgio
decisione
della
maggio
cappellano
ranza
del furto di una pre
che fosse responsabile
della Comunita
per il sospetto
greca,
avvenuto
fece ricorso
al Papa
ottenendo
nei 1540. Egli
Fin
ziosa
icone della Vergine,
nei possesso
intendeva
della
funzione
ecclesia
tervento
ristabilirlo
del nunzio,
che

un
? veneziano,
tra nunzio
e
il ? braccio
secolare
Ma
processo
dopo
primitiva.
dei
si era opposto
ai
del
al
davanti
celebrato
Comunita
Dieci,
greca,
Consiglio
capi
la
romano
d'altra
di
ed aveva
delFordine
Fesecuzione
permesso
parte
pubblicazione
da parte
stesso
sollecitata
del Patriar
una
di scomunica
dello
lettera
prete Trizentos,
stica

ca

dalla

di Costantinopob,

sulle
Chiesa
teria

cui

lui

giurisdizione

e la Comunita

greca

dipendevano.

II modo di esprimersi del nunzio con il proprio superiore curiale non lascia dubbi
Orientale.
de'

Greci,

uffici
negli
in essecutione

correnti

ormai

concezioni

? Perche,
commessami

per

adietro

della

Santa

della

sentenza

per

il Breve

Sede

in fatto

ch'io
segreto

ho

con

di unione

data

di N.

qui

S.,

nella
...

la

ma

procurai

il braccio secolare di questi Ill.mi Signori, per haver esequito esso Breve, restituendo

alia
et

possessione
una
fatta

della

chiesa

costituzione

de' Greci
di S. Giorgio
nessun
greco
prete

che

il capellano
Favvenire

per

prete

Nicolo

possa

Trecento,
entrar
ad of

33 V. Peri, La
e i suoi primi documenti, ?Studia
XIII
Gratiana?,
Congregazione dei Greci (1573)
Cardinal Giulio Antonio Santoro and the Christian East. Santoro's Au
(1967), p. 222; anche J. Krajcar,
Christiana Analecta,
diences and Consistorial Acts (= Orientalia
1966, p. 20.
177), Roma

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DELIA

L'UNIONE

in detta

fitiare

se

chiesa,

CHIESA ORIENTALE

non

prima

sara

457

CON ROMA

essaminato

dal

nuntio

residente

N.

per

S.

o dal Patriarcha di Vinetia et non havra


giurato et sottoscritto, presenti quelli, di
servar i decreti del Concilio fiorentino, hanno hora,
questi Greci seismatici et nostri
sono

un notario
menato
di questa
citta
alle case de molti
come
et
esser ubbidienti
essi affermano
rogare
giurano
con animo
et concilii,
con
di mandar
Chiesa
cotal
questo
spaccio
rogito
con tal mezo
ottener
da
S. S.ta per
costa,
per poter
provisione
qualche
o altrimente,
in contrario
alia mia?
34.

che
adversarii,
suoi adherenti,
Santa
taro
Breve

Greci

qui,
facendol

alia
di no
via

di

Appare abbastanza chiaro che Fappello dei Greci ostili a Trizentos indirizzato
al Papa si spiega solo nel contesto di una loro disponibilita a riconoscerne Fautorita
e la competenza, e
quindi di aderire al decreto di unione e al regime canonico, che,
con

tanto

di normativa

ne

papale,

era

nei

conseguito

tra

rapporti

le due

La

Chiese.

stessa attitudine ?philenotika?


suppongono altri fatti come Fudienza pontificia
concessa nel maggio 1547 al metropolita di Cesarea Mitrofanis, nella sua veste di
esarca del Patriarca ecumenico Dionisios II, o le discussioni seguitene ed il conse
guente ripristino, col Breve del 22 giugno 1549, delle concessioni accordate alia Chie
sa

dalle

greca
Pur

di Leone

Bolle

Breve di Paolo

il dichiarato

causando
era

perfettamente

state

legittimo,

storicamente

revocate

bruscamente

1542 35.

nunzio, il ricorso dei Greci di Venezia


nopoli

erano

le quali

X,

III del 6 marzo

significativo

con

risentimento

il
del

ostili al Trizentos presso il Patriarca di Costanti


il regime

secondo

anche

canonico

in

allora

vigo

re per loro a Venezia, per disposizione pontificia, e compatibile con Fadesione ad una
unione delle Chiese supposta in atto, anche dal tenore stesso delle loro dichiarazioni
? Hanno
ed autenticate.
di gia, mesi
intanto,
giurate
in questa
citta una
lettera
del rev.mo
di
Patriarcha

sono,

gli

adversarii

fatto

greco,

Costantinopoli

venire

escommuni

cante prete Nicolo Tresento e tutti color o che li faranno bene, et se Fhanno publicata
senza

alcun

non

strando

Di
che
rispetto.
esser da tolerare

risentendomi,
che veruno

ch'era

della

mio

nation

debito,
greca

con

facesse

questi
venir

mo
Signori,
commanda

menti dal Patriarcha di Costantinopoli, dove e capo del Dominio loro et dove S. S.ta
et non lui dee esser ubbidita nello spirituale, non ho mai potuto venir a capo che pro
vegghino ne di darmi Faiuto del braccio secolare, perche la sentenza conseguisse lo
effetto,

ne

Patriarcha
so a dare

che

coloro
c'hanno
castighino
onta di
di
S.
S.ta ?
quelli
torto
al nunzio
per le tentate
ad

fatto venir
li commandamenti
qua
con Fistruire
36. I Signori
Veneziani,
in una
interferenze
giurisdizione

esente per diritto pontificio, interpretavane quindi


a Firenze,

corsi
era

gia

emergente,

sulla

e le loro

strada
pur

tra

di

coerenti

diventare

oscillazioni

implicazioni
? conservatore
e

ripensamenti,

gli accordi

del

detto

un

proces
ecclesiastica

interecclesiali inter

conseguenze,
si scostava
?, perche
nella
Curia
Romana.
logiche

in un modo
da

quello

che
ormai

di Venezia, II, 9 genn. 1536 - 9 giugno 1542, a cura di F. Gaeta


(= Istituto Storico
e contemporanea.
Fonti per la storia d'ltalia),
Roma
per l'Eta moderna
1960, p. 299; cfr. Ma
. . ., cit., p. 52.
La comunita greca di Venezia
nussakas,
35 Per dare veste
arbitrario del Patriarca di Venezia nella giurisdizione
eccle
giuridica all'intervento
siastica esente della chiesa greca di San Giorgio ?
salvo a capovolgere
la disposizione
completamente
sette anni piii tardi ?
si era dovuto infatti abrogare e sostituire il regime canonico emanato per essa dai
Pontefici precedenti e correttamente applicato dalle autorita
di Venezia
contro le pretese di inter
. ., cit., p. 52;
vento del nunzio Andreassi;
La
comunita greca di Venezia.
cfr. M. Manussakas,
ex rov
xai
aiwvog
rgotfji/xara narQiagxmv
pLYiiQonoXiTcbv rov
dgxeiov
rf\g ev Beveria
'
V
7-22;
(1968), pp.
?0Y)aaupta[xaTa?,
fEKXt]VixrjQ AdeXcporrjrog,
'Emrgornxov
MrjTQoepdvovg
?
?, XI
natQiaQxixov
(1549),
KaiaaQEiag
e^olqxov eiq Beveriav
(1974), pp. 7-20.
?^caupla^aTa
36 Nunziature
di Venezia,
cit., II, p. 326.
34 Nunziature

Italiano

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458

V. PERI

Perfino di fronte alia dichiarazione di fede nell'unita della Chiesa e di rispetto


dei concili, che la fondano, il diplomatico pontificio non esita a manifestare ruvida
mente la sua dimdenza ed il suo sospetto: ? Se per cotesta via (sc. inoltrando al Papa
per via gerarchica l'assicurazione giurata di "esser ubbidienti alia Santa Chiesa et
essi

concilii")

Greci

possono

attraversarci

la

ottentione

si verra a confirmare lo scisma di questi maHgni,

Levante

et persevereranno

nell'usata

perfidia

di non

d'esso

braccio

secolare

. . .

i quali si tireranno drieto tutto il


credere

ne

soscriversi

al predetto

Concilio, pero che dil giurare inmano de' Latini fanno si poca stima che giurerebbon
mille volte per un carhno; ma il soscriversi e quel che fa loro rinegar la patienza, ne
possono patire che un prete, che habbi ad ofiitiar nella lor chiesa, si soscriva a quel
Concilio ? 37.
Le autorita civili e molte di quelle ecclesiastiche di Venezia conservarono una
considerazione ben diversa, piu positiva, dei risultati raggiunti dalle Chiese a Firenze
e della graduate possibilita di attuarli insieme ai cristiani della Chiesa Orientale. A
tale considerazione ispirarono di solito la loro condotta pratica. Pur favorendo il
clero

greco

apertamente

unionista

38

e,

se

il caso

si presentava,

difendendone

talora

37
e di ipocrisia,
di malafede
Ibid., II, p. 300. Suona ingenerosa e gratuita l'accusa generalizzata
restii a sottoscrivere professioni
lanciata dal diplomatico pontificio contro i Greci, che, pur normalmente
sulla loro Chiesa nelle formulazioni tipiche del
del Papa
alia immediata giurisdizione
di sottomissione
ecclesiastica
latina
diritto canonico occidentale moderno, magari sollecitate da loro da parte di un'autorita
a giurare fedelta ed obbedienza
all'unica Chiesa Cattolica
incompetente, sono e si dicono tuttavia disposti
e ai suoi concili. Conviene forse rilevare che alia sostanza, se non alia forma, di simile accusa si riconduce
una diffusa ipotesi, avanzata da molti studiosi moderni, pur tra loro diversi per orientamento
ideologico
e confessionale, per spiegare come strumentale e nttizia, e quindi priva di convinzione e fatta inmalafede,
sacerdoti e fedeli della Chiesa Orientale
dal 1439 in poi,
rilasciata da vescovi,
dichiarazione
qualsiasi
non appena essa suoni di personale adesione ad un'unione delle due Chiese considerata
sussistente. Gia
nel secolo scorso, per il probo e liberale Cecchetti, i Greci di Venezia nel 1511 potevano fare appello alia
? sia che intendessero anche di esserlo, sia
? veri e catholici christiani?,
propria ufficiale reputazione di
reale od apparente di cio che nel fatto era ?; sicche\
ad una convinzione della Repubblica,
che accennassero
Paccorto contegno di quei Greci, i quali,
per lo storico veneto, ? non pud a meno di non destar meraviglia
essendo intimamente divisi dalla Curia di Roma e dal Papa, che dicevano di non riconoscere, pure obbedi
erano esaminati circa la cattolicita dal
vano a cappellani,
i quali fino agli ultimi tempi della Repubblica
e facevano
stretta professione di fede cristiana cattolica ?: cfr. B. Cecchetti,
La
Patriarca
di Venezia
.. ., cit., pp. 463 e 465. Negli storici greci contemporanei
il descritto presupposto
Repubblica di Venezia
I Greci a Venezia...,
cit.,
appare, in pratica, usuale. Solo, per esempio, si leggano: N. G. Moschonas,
sussistere, della finta accettazione
p. 117, dove si fa riferimento espresso al? mito, che essi stessilasciarono
La politica religiosa di Venezia...,
dell' 'unione' fiorentina ?; o N. B. Tomadakis,
cit., pp. 788-789, per
il quale, gia verso la fine del XIV
secolo, ?i 130 preti greci del territorio orientale di Creta ... riconosce
vano il primato del Papa, dipendevano
dall'Arcivescovo
latino, cantavano in greco e, benche* in apparenza
o M. Manussakas,
La comunita greca di Venezia..
fossero uniti, in realta si sentivano ortodossi?;
.,
'scismatici', come venivano chiamati comunemente dai
cit., p. 48: ?I Greci di Venezia,
ortpdossi owero
come capo della loro Chiesa, ma poi
ecumenico di Costantinopoli
solo il Patriarca
Latini, riconoscevano
una
in uno Stato che aveva come religione ufficiale quella cattolica, che pero perseguiva
che* vivevano
erano costretti ad adattarsi di volta in volta
politica di tolleranza religiosa, non priva di contraddizioni,
il loro atteggiamento
nei confronti del Papa,
del Patriarca
alle circostanze,
regolando di conseguenza
e della Repubblica
II Patriarca
Veneta.
latino pretendeva di sottoporre i Greci alia sua
latino a Venezia
e di sottometterli alia Chiesa latina, benche* ne fossero esenti grazie a bolle papali?.
giurisdizione
del proprio ? credo ? religioso, in modo
Si notera come l'accusa di fare ricorso alia mimetizzazione

e rivolto a dissimulare
la propria fede tra i
del tutto analogo a quello qui ipotizzato per iGreci di Venezia,
diversa dalla propria, ricorre da secoli negli ambienti dell'Orto
seguaci di una confessione maggioritaria
alle Chiese cattoliche di rito orientale; agli inizi essa fu lanciata proprio
dossia contro gli appartenenti
in quanto si rivolgono alle
che obiettivi e dimostrabili,
contro gli alunni del Collegio greco. Piii moralistici
intenzioni, giudizi e pregiudizi di tale natura ci sembrano fare torto al rispetto delle persone e soffrire
di un grave limite: quello di prescindere astrattamente dalla verita dei moventi individuali e dalla varieta,
storiche.
anche grande, delle concrete situazioni
38 Z. N. Tsirpanlis,
To xkrjQodorrjpa rov xaqdivaKiov
cit., passim.
Brjoaagicovog...,

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della

l'unione

orientale

chiesa

con

459

roma

i diritti rispetto a pretese esorbitanti del clero latino e a misure vessatorie dei vescovi
ordinari dei Possedimenti, la Serenissima, con realismo, non valutava l'unione delle
due

un

come

Chiese

conto

la

che

greca

latina

come qualcosa
con

data

incontrava

riunificazione

proclamata

pubbHci poteri giuridicamente valida


zione

e concluso,

definitivo

avvenimento

ma

interessata

molti

e vincolante,

a Firenze

dichiarata

l'unione

ostacob.

per buona

di aleatorio, di precario, di fragile. Andava

una

come

piuttosto

un

pro

sostenere e da sviluppare con prudenza nella sua dinamica, tenuto

cesso in fieri, da

insistente

ed

accorta

azione

e civile.

pastorale

si

Pur

stimata

dai

parte della popola


ancora

configurava

percio favorita e consoli

cons ape vole atteggiamento, assunto da Venezia nei confronti dei sudditi
appartenenti alia Chiesa Orientale e motivato con il rispetto dell'accordo concibare
fiorentino, trova espressione in innumerevoli atti e documenti del suo governo. Ma
la sua difesa piii significativa ed ufficiale puo leggersi nella petitio, che, a nome del
loro Stato, gli Oratori veneziani fecero a proposito del diseusso canone 7 sul Sacra
mento del matrimonio, davanti al concilio di Trento, nella congregazione generale
dell'11 agosto 1563. ? Verum cum aliqua sint in 7. canone de matrimonio, qui circum
fertur, quae (nisi aliquo moderentur pacto) possent non modicum scandalum in Orien
tali Ecclesia et praecipue nostris in regnis et insulis Cretae, Cypri, Corcyrae, Hiacyn
thi, Cephaloniae et aliarum plurium excitare, non solum in praeiudicium tranquilli
tatis publicae, sed et Catholicae Ecclesiae: visum nobis est paucis attingere nostrum
Tale

iustissimum

que

desiderium

est

Notum

explicare.

Graecorum

etsi

Ecclesiam,

ex

aliqua

parte

a Romana

dissentiat,

non tamen adeo deploratam esse, ut non possimus de ilia nobis melius
polliceri, prae
sertim cum in illis locis praedictis aliisque ditioni nostrae subiectis, licet suo ritu
vivant, obediunt tamen praesulibus ecclesiasticis a Sede ApostoUca assumptis. Quare
non patitur ratio, nec foret nostri muneris, si permitteremus illos tab anathemate
gravari et inde occasionem accipere, ut tumultuari possent ac penitus ab ipsa Sede
Apostolica
Lo

desciscere

stesso

39.

nella

giorno,

discussione

svoltasi

a Trento

sul matrimonio,

prese

posi

zione nello stesso senso degli Ambasciatori veneziani l'arcivescovo latino di Candia
Pietro Lando, nella cui casa e al cui servizio come segretario stava allora formandosi
Fideatore

del Collegio
Greco,
Gaspare
a
a Damasco,
in Oriente:
Cipro,

viaggi

che
Viviani,
a Gerusalemme

accompagnd
e in Terra

il presule
in
lunghi
40. II Lando
Santa

aggiungeva argomentazioni piii direttamente ecclesiaU, proprie, per Fesattezza, di


un'ecclesiologia concibare di stampo piii tradizionale di quella che stava affermandosi
in

ultimi

quegli

canonibus,

liquis

fuit

septimum

quoad

non

cum

pertinentibus,

quod

acceptum,

damnati
haec

annotata
in re
Candianus,
praeter
Archiepiscopus
non
aiebat
ut Graeci,
convenire
cum
sint absentes,

dein

de

citata
Praesertim
parte
proferre.
et hoc
salute
animarum
agatur,

Ecclesiae

Romanae

fuerint,
permissio

nisi

hie

esse, cum ipsi sequantur

observandum

autem Ecclesia Romana


non

concilio.

sententiam

damnativam

Graecis

al

damnentur a synodo, cum etiam in iure civili hoc observatum sit, iudicem

hoc modo
gionem

mesi

institutum illud, quod

consuetudine

permissum,

ad

reli

eo maxime

cum

a Patribus

custodiant.

Quod

permiserit id, hinc perspici posse quod in concilio Fiorentino

cum
rem

in rebus

tamen

non

res haec

omnino

in consultationem

improbandam

aut

venerit:

anathemate

39 Concilii Tridentini actorum


pars VI,...
collegit, edidit, illustravit
dentinum, IX, Actorum pars 6), Friburgi Brisgoviae
1924, p. 686.
40 V. Peri,
cit., p. 261.
Viviani...,
Gaspare

S. Ehses

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et

praeterquam
feriendam
satis

(=

Concilium

Tri

460

V. PERI

demonstrabat.

aperte

etiam

Caveri

et Sacrae

oportere

pietati

Synodi

con

regulariter

venire, ut cum eis non legum asperitate, sed bonitate potius agatur, qui non adeo
firmi sunt et constantes in fide et obedientia Sedis Apostolicae, ut etiamnum timen
dum sit, eos omnino defecturos, si huiusmodi illis occasio deficiendi praeberetur: non
esse

calamum

conquassatum
? 41.
confirmandum

significativo tra i 97 Padri

In modo molto
tisfied

Oratoribus

sed

confringendum,

Venetis

se ne

?,

contarono

et mansuetudine

lenitate

potius

conciliari (su 197) ? qui petebant sa


che

parecchi

espressa

presero

posizione

in favore dell'arcivescovo Lando, mostrando di condividere la sua opinione circa il


sussistere dell'unione tra la Chiesa greca e quella latina, e di comprendere per diretta
esperienza pastorale il suo orientamento nei confronti di fedeli appartenenti alia
Chiesa Orientale presenti in una diocesi occidentale. Erano vescovi nelle cui Chiese
locali sussistevano, ammessi, il culto liturgico e le usanze sacre della Chiesa bizantina,
da

praticati
vescovo

comunita

minoritarie:

di Milopotamo

nell'isola

il francescano

cosi

di

ed

Creta,

il canonico cretese di origine greca Giacomo


in cui

ridionale,

da

vivevano

tempo

Dionisio

il successore

Zanettini,
sua
nella

era

che
sede

stato

vescovile,

Sureto; cosi, dalle diocesi dell'Italia me


ecclesiali

comunita

italoalbanesi

ed

italogreche,

presuli quali Giovanni Carlo Bovio, vescovo di Ostuni in Puglia e suffraganeo di Brin
disi, o Giacomo Gilberto de Nogueras, vescovo di Alife e suffraganeo di Benevento.
Tutti costoro, autorizzati dal regime canonico di unione inaugurato dopo il concilio
di Firenze,

stimavano

nella

compresi

comunione

ora

cattolica,

ora meno

piu

compiu

tamente, i cristiani orientali viventi nelle loro diocesi, pur esenti, in virtu di numerose
disposizioni dei Papi, dalla loro immediata ed ordinaria giurisdizione episcopate;
costoro, per le sacre ordinazioni ed il governo ecclesiastico, continuavano per lo piu a
dipendere da presuli della Chiesa Orientale (in particolare i metropoliti bizantini
titolari di Agrigento) e, in materia sacramentale, fosse il matrimonio allora discusso
a Trento

e di assumere
o la sua ammini
di consacrare
il modo
l'euearestia,
oppure
e della
a
cresima
ai neonati
del battesimo
da parte
dei sa
congiunta
quella
a Firenze
l'uso
Ritenevano
orientale.
anche
infatti
che
si
uxorati,
seguivano

strazione
cerdoti,

fosse riconosciuto in modo concorde che l'unione delle Chiese era compatibile con la
pluralita delle legittime tradizioni cultuali di ognuna, sicche la Chiesa Occidentale
aveva

formalmente

riconosciuto,

come

nel

primo

il diritto

millennio,

della

Chiesa

Orientale di conservare la propria tradizione anche nei punti, in cui la disciplina dif
feriva da quella da secoli in vigore nella Chiesa latina, tanto che per inveterata con
i

suetudine

dei Greci?.
Le

occidentali

polemisti

autorita

civili

usavano

come

veneziane,

classificarU

prova

anche

condannarli

l'intervento

dei

come

loro

?abusi

rappresen

tanti ufficiali nella fase finale del concilio di Trento, avevano fatto proprio un tale
modo di interpretare l'unione delle due Chiese sottoscritta dalle rispettive gerarchie
episcopali nel 1439. Sia pure con un certo ritardo e qualche riluttanza (tipici del go
verno

conservatore

veneto

davanti

ad

ogni

innovazione

e cambiamento

dello

stato

di

41 II resoconto di J. B. Fickler
e riportato da P. Fransen,
bei Ehebruch. Die theologi
Ehescheidung
in der 24. Sitzung des Trienter
schen undgeschichtlichen Hintergriinde der ersten Stellungnahme zum 7. Kanon
? Scholastik ?, XXIX
Konzils
(Juli 1563),
(1954), p. 558, nn. 91 e 90; ma piu in generale sulla questione,
ibid., pp. 553-560. Al problema accenna G. Cozzi, Domenico Bollani: un vescovo veneziano tra Stato e Chiesa,
? Rivista
Storica Italiana ?, XXXIX
la vicenda b discussa
(1977), pp. 570-573; molto piii analiticamente
II canone tridentino sul divorzio per adulterio e Vinterpretazione degli autori (= Analecta
da L. Bressan,
ricerca si puo risalire
1973, pp. 149-177; grazie a quest a puntuale e documentata
194), Roma
Gregoriana,
anche

alia

precedente

bibliografia

sulPargomento.

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L UNIONE DELLA

cose

esistente),

un

oltre

secolo

prima,

la precedente regolamentazione
alia

partenenti

Orient

Chiesa

ale.

CHIESA ORIENTALE

avevano

461

CON ROMA

in questo

modificato

senso

postfiorentino

del culto e della vita religiosa dei propri sudditi ap


se non

anche

Chiaro,

istantaneo,

il mutamento

di

regime si puo registrare a Creta e nelle isole, ma nell'espressione piu. manifesta si puo
cogliere nella nuova attitudine che la Serenissima adotto nei confronti della comunita
ellenica della capitale lagunare.
II

una

passo,

primo

volta

conclusa

fu

Punione,

l'autorizzazione

di polizia,

ormai

difficilmente negabile ai sacerdoti greci che dichiarassero di accettare Paccordo delle


Chiese, di celebrare la liturgia per i fedeli della Chiesa Orientale residenti a Venezia,
saHti intanto a diverse migliaia. Una Bolla di Eugenio IV, rilasciata in favore del papas
Giorgio Varios e di altri Greci della citta il 19 ottobre 1445, intendeva garantire la
possibility per i preti orientali di Venezia di celebrare la liturgia e qualsiasi altro uffi
cio sacro per i fedeli greci presenti in citta, senza dover subire molestie di alcun ge
nere da parte del clero latino, o in una cappella laterale della chiesa di San Biagio,
o ?
gia facevano,
ubicumque
Lorenzo
Giustinian
42.

come

stello

Essi

pero

dovranno

attendere

comodum
il

visum
in

passaggio

fuerit?
citta

del

al vescovo

cardinale

latino

di Ca

? ruteno

Isi

doro di Kiev, uno dei principali artefici e continuatori bizantini dell'unione di Firen
43
ze, e Pistanza vivissima che egli fece al Doge, perche finalmente il 18 giugno 1456
un decreto del Senato stabilisse il diritto dei cristiani della Chiesa Greca viventi a
Venezia, ? Graeci orthodoxi et eathoHcae fidei nostrae ? (dove ovviamente sarebbe
incongruo intendere gia i due aggettivi qualificativi come contrapposizioni confes
sionali,

mentre

essi

qui

vogliono

rispondere

in

senso

complementare

al

vocabolario

tradizionale della Chiesa indivisa e alia situazione di riunificazione delle Chiese av


venuta e vigente), ad ottenere per loro uso la chiesa di San Biagio, in cui fino allora,

non

senza

interferenze

e vessazioni

amministrative,

avevano

avuto

solo

la

disponi

bilita di un altare laterale con orari scomodi 44. Sempre con difficolta, la ? cappella

42 G. Fedalto,
rcbv JJancbv...,
AX BovXXat
Ricerche storiche ...,
cit., p. 116; G. S. Plumidis,
cit., p. 231.
43 Cfr. M. Manussakas,
(H ngdorr] adeia
(1456)
rfjg Bevenxfjg
TegovGlag
yla to vao rcbv
?
I (1962), pp.
109-118.
xai 6 xagdtvdXiog
'Ioldcogog,
?TQaaoptafjiaTa?,
'EXXfjvcov rfjg Beverlag
in genere b ormai indispensabile
riferirsi a M. Manussakas,
Per la storia della comunita greca di Venezia
?
X (1973),
rov 'EXXrjviajbiov rfjg Beverlag.
A': Fevixd,
Megog
?TjcauptafxaTa?,
BifiXioygacpla
?
XVII
al
pp. 7-21, e, in particolare,
pp. 7-78; ZvjuTtXfjQCOjbia (1973-1980),
(1980),
?TjaaupiafzaTcc?,
suo Apercu d'une histoire de la colonie grecque orthodoxe de Venise,?
?, XIX
(1982), pp. 7-31.
?Y)aaup?a(JiaTa
Se ne erano prima occupati soprattutto: F. Corner, Ecclesiae Venetae...,
cit., XII, Venetiis
1749, pp. 358
art. 1); G.
cit., Ill, I, Venezia
1756, pp. 458-459 (lib. IX, c. XII,
364; V. Sandi, Principij di storia civile...,
Sulla coloniagreca orientale stabilita in Venezia...,
cit., in Venezia e le sue lagune, I, Venezia
1847,
Veludo,
I Greci a Venezia
..., cit., pp. 113-131; F. Mavroidis,
01
Appendici
(V), pp. 78-100; N. G. Moschonas,
?
?, VII
(1498-1558),
(1970),
TiQwroi TtQoeoQOL rfjg eXXrjvixfjg ddsXcporrjrog Beverlag
?TqaaupiGjiaTa
172-181.
lo si legge in F. Corner, Ecclesiae
la situazione precedente;
44Un decreto del 28 marzo 1470descrive
Venetae.
.., cit., XII
pp. 359-360: ? Gemini itaque ritus officia per aliquot annos in una ecclesia licet
in diversis sacellis peracta fuerunt, cumque hoc turn Graecis, turn eisdem paroeciae Latinis
incolis grave
esset et nimis incommodum ea praesertim de causa, quod traditum Graecis sacellum dilatatae
eiusdem
nationis multitudinis
capax non existeret, de alio sibi deligendo loco Graecorum proceres consilium inie
runt. Oratorium
eiusque comitatui sacrum, quod templum SS. Joannis et Pauli
itaque Divae Ursulae
concedi expetierunt, quorum ut assensum rite consequi possent,
adiacet, sibi a fratribus Praedicatoribus
a Sixto Papa IV impetrarunt anno 1473 die I Aprilis.
huiusmodi sibi concedendae
facultatem assignations
cum in irritum cessisset, Graeci in veteri sui sacelli possessione.
autem huiusce trasmigrationis
Executio
sodalitium, obtenta a Xviris permissione,
instituerunt, ea
perstiterunt, in quo deinde pium S. Nicolai
tamen ex publico decreto apposita
conditione, quod Confratrum numerus supra 250 non excresceret?.
pp.

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462

V. PERI

greca ? di Venezia continuo a funzionare in una situazione legale immutata, finche,


il 4 ottobre 1513, il Doge concedera ? strenuis fidelibus Strathiotis nostris ? di co
struire a loro spese la chiesa greca di San Giorgio 45.
In tutti i numerosi document! emanati dalla RepubbHca di Venezia per il culto
e la vita religiosa dei suoi sudditi greci, osservati secondo la tradizione della Chiesa
Orientale, sia in citta che nelle terre dei suoi Possedimenti d'oltremare, un dato emer
ge in modo esplicito ed incontrovertible. Dopo la celebrazione del concilio di Firenze
tutti questi atti ufficiali presumono che l'unione delle due Chiese allora deliberata
in virtu di tale assunto lo Stato cattolico di Ve
persista di diritto. Esclusivamente
nezia pud infatti ammettere, col concilio, che le differenze del culto e della disciplina
interna della gerarchia episcopate e a! diffe
canonica, estesa fino all'organizzazione
rente

uso

nione

nella

sono

sacramentario,
sola

costituiscono

Chiesa
suo

nel

esistente,

tanto

pleroma

con
compatibili
cui appartengono

stimarsi

da

Cattolica

la Chiesa

Occidentale

la fede,

e la

l'unita

comu

che
o, meglio
ancora,
la Chiesa
Orientale.
quanto

In tale quadro ecclesiologico di base si trattava, anche per Venezia, di introdurre


delle modifiche nel precedente regime canonico e civile, quale era stato fino a quel
tempo stabihto in Occidente, per tollerare che delle comunita dipendenti giurisdi
da

zionalmente

vescovi

latini

osservare

ad

continuassero

tempi

e riti

liturgici,

oltre

era

stato

che usi propri della Chiesa bizantina, sia greca che slava. Tale regime, che si potrebbe
per

comodita

con

cui

come

descrivere

? normanno-franco

?,

oppure

? crociato

?,

per secoK applicato nelle diocesi comprendenti fedeli dei due riti. Ora esso doveva
venire rettificato in seguito al recuperato riconoscimento dei diritti tradizionali della
Chiesa greca e della sua gerarchia episcopate, secondo quanto prescriveva l'unione
di Firenze. La no vita intervenuta, di storico rispetto, spiega le riluttanze ed i ritardi,
le autorita

veneziane,

magari

su diretta

pressione

della

Santa

Sede,

fecero

delle

concessioni, spesso indugiando a lungo, in deroga alle norme canoniche e civili vi


genti in precedenza. Cosi fini per essere autorizzata la celebrazione, fino allora legal

mente

latina

vietata,
dell'intera

del

culto

citta,

in greco,
Hmitatamente
tramutata
in modesta
poi

all'altare

laterale

greca.

cappella

di un'unica

Solo

chiesa

quarant'anni

di distanza dal concilio il governo veneziano decise di permettere la costituzione della


confraternita greca di San Nicolo, pur contingentando a 250 il numero dei membri
secolo approvo la costruzione della
ammessi, e appena nei primi decenni del XVI
chiesa di San Giorgio.
Ai sacerdoti greci, cui si fini col concedere, dopo Firenze, di celebrare secondo il
rito della Chiesa Orientale, prima a San Biagio, poi a San Giorgio, era stato costan
temente

richiesto

dalla

Santa

Sede

e dalle

autorita

veneziane

l'impegno

a riconoscere

l'unione fiorentina e confessarla per valida e regolare. Agli inizi, i papades d'origine
cretese Giorgio Varios, Giorgio Trivisios, lo ieromonaco Makarios, Giovanni Rossos

? unus

ex

numero

catholicorum

et

cum

sancta

Romana

Ecclesia

fideliter

et

benigne

sentiens ?, il sacerdote autorizzato a celebrare nel 1480 in casa di Anna Paleologa,


la quale, il 27 settembre di quell'anno, aveva ottenuto la grazia di far dire la messa

E percid del tutto giustificato N. G. Moschonas,


I Greci a Venezia
..., cit., pp. 113 e 114, quando scrive:
? Nuove prospettive nascono in seguito al concilio di Firenze
... I Greci verranno considerati
'cattolici',
? L'Unione
uniti con la Chiesa di Roma, diversi solo nel rito dai Latini?;
offre ai Greci la legalita ecclesia
sei anni dopo il concilio di Firenze, per la prima volta, una certa liberta,
stica, e cosi ottengono a Venezia,
religiosa ?.
45 Cfr. M.
Td
xai
Manussakas,
eyyqacpa
(1536-1599)
xvoicbrega
yid rfjv olxodojurj
rfjv
rov
in Eig
rcbv fEXkr\vcov rfjg Beverlag,
diaxoajbirjor)
fAy(ov recogylov
fivfjiLirjvTIavayicbrov
Atene 1972, pp. 334-355.
A. MixeAfj,

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L UNIONE DELLA

?in

sua more

domo

ritu

Greeho

sacerdotem

per

catholicum

delF

attestazione

d'essere

tutti

?,

avevano

costoro

solo dopo previo esame e conseguente

potuto officiare secondo la liturgia bizantina


ottenimento

463

CHIESA ORIENT ALE CON ROMA

Lo

cattolici.

da

sappiamo

numerose

ma

fonti,

anche da un documento ufficiale veneto del 28 luglio 1498, inviato all'Ambasciatore


residente a Roma: ? Sapientissimi maiores nostri, cognitis errori
della Repubbbca
bus Grece nationis voluerunt ut ipsa natio in civitate Venetiarum unam quandam
capellam in ecclesia Latina Sancti Blasii haberet, in qua per papatem Grecum di
vina officia secundum Grecum ritum celebrarent: qui papas per reverendissimum
dominum Patriarcham Venetiarum, facto diligenti examine quod sit catholicus,
constituitur et presentatur Capitibus Consilii nostri Decem, qui curam habent su
pra huiusmodi Grecis ? 46.
e
Sempre controllando che tali Greci risultassero fedeli all'unione di Firenze,
percio pleno iure cattolici, la Repubblica giunse con difficolta ad ammettere, in ma
teria di giurisdizione episcopate, e proprio in virtu delTaccordo intervenuto tra le due
Chiese, uno statuto particolare e cioe la possibility che i fedeli della Chiesa Orientale
residenti in Stati occidentali restassero a tutti gH effetti sotto il governo pastorale
dei propri metropoliti e del Patriarca greco di Costantinopoli, e quindi esenti dalla
giurisdizione degli Ordinari latini, nell'assunto che quei gerarchi orientali o aderi

vano

erano

essi

aderire

ad

tenuti

stessi

all'unione

per

l'impegno

assunto

regolar

mente dalla loro Chiesa. Tutta la storia dei riconoscimenti pontifici ai metropohti
orientali di Agrigento ed esarchi d'ltalia, come del resto i reiterati contatti diretti
intercorsi tra i Pontefici Romani ed i Patriarchi di Costantinopoli, tra il 1439 e il
1583, per via epistolare o personale, depongono in tal senso e buon numero di Bolle
a comminare la sospensione
pontificie sono del tutto esplicite in proposito, giungendo
a divinis ai vescovi e la scomunica latae sententiae ai preti e ai magistrati civili latini
che interferissero nella giurisdizione episcopale di quei presuli greci e ne ostacolas
sero

il Hbero

comunque

esercizio.

pieno

Se ne ricava che tali Ordinari diocesani e parecchie autorita laiche d'Occidente

stavano

attivamente

portare

anche

una

a riconoscere

contrari

innovatrice

conseguenza

cosi

a Firenze

avvenuta

l'unione

che

inconsueta

e considerevole.

poteva
Essa

spondeva per loro ad una riforma conciliare da osteggiare. II Patriarca

la

della
governanti
RepubbHca
adottata
dalla
Santa
linea

tra

furono

Sede,

un

riesca

ad

e mostrarono

questi

atteggiamento

per
conservatore

re

com

corri

di Venezia

contro
decenni,
e
nei
negativo

confronti della gerarchia episcopale orientale, perfino nei casi specifici in cui i Brevi
papali la legittimavano espressamente come unita e soggetta al Romano Pontefice
in forza dell'unione di Firenze.
Lo indica bene un episodio del 1498. II Senato veneto lo riferisce al proprio amba
sciatore

di una

a Roma,
onde
questi
concessa
ad un

Bolla

di Firenze
regime

greco.

prete

risultasse ancora passibile

canonico

che

rinnovato,

ottenere

essa

Appare

Pontifice,

nomine

tarn

omnium

clericos

aveva

Graecorum,

quam

laicos,

Alessandro
VI
papa
come
a
chiaro
quell'epoca

revoca

la

l'unione

di due diverse interpretazioni a proposito del


inaugurato

autem quidam papas Andreas Servus de Mothono


Graecos

dal

etiam

tra

le due

audacissimus

Chiese.

Nuper

impetravit a Summo

Patriarcha
quod
ConstantinopoHtanus
excercere
habitantes
Venetiis,
possit

super
illam

totam iurisdictionem tarn in spiritualibus quam in temporalibus, quam quilibet epi


scopus in propria dioecesi exercere potest, et ponere unum et plures vicarios, qui

46 G.

Fedalto,

Ricerche

storiche ...,

cit., p.

124.

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464
suo
tio

V. PERI

nomine
capellani

rum malorum,
rent
rum

exercere

habeant

inter

et

spectet

Venetiarum,

constitutiones

pertineat

tarn in Ecclesia
et essent

catholicos,

talem

nostras,

quae

insuper,
omnia

Quae

essent,

et
electio
quod
si fierent,
causa

deputa
multo

quam in populis propter errores Graecos, quos induce


cum

etiam

iurium

denegatione
in dicta
natione

habuit

semper

quae

iurisdictionem;

Graecis.

et

Dei

honorem

respiciunt

Graeca.

patriarchalium
Essent
etiam

quietem

nostro

contra
serva

populorum,

tas ab origine civitatis ? 47.


Sulla linea di Alessandro VI, Leone X, con due successive Bolle del 1514, confer
mo la totale esenzione dei Greci, che naturalmente il documento ?
coll'espresso ri
considera appartenenti alia Chiesa Greca unita alia latina, dalla
chiamo a Firenze ?
e soggetti al proprio episcopato bizantino, a sua
giurisdizione dell'Ordinario latino
volta supposto in regime di unione con la Santa Sede.
Di fronte alia posizione assunta dai Papi anche Venezia fini per abbandonare
con guardinga gradualita il suo precedente atteggiamento verso i vescovi della Chie
sa Orientale, attenuando la precedente proibizione di ogni esercizio delle loro sacre
prerogative su fedeli viventi nei confini veneziani. A detta attitudine aveva corri
sposto,

nei

la

Domini,

continuata

e discriminatoria

protezione

accordata

intransigenza

prima

da

secoli

per legge alia Chiesa latina, in riconoscimento della sua superiority e prevalenza dei
suoi vescovi sulle comunita di fedeli rimaste attaccate alle sacre usanze della Chiesa
greca. Si spiegano cosi la lentezza e la fatica, con cui Venezia, incoraggiata su questa
strada dalle crescenti difficolta militari e politiche della sua posizione in Levante,
si venne

da

allontanando

un

risiedere

come

in

tale

terra

veneta

con

osservato

divieto,

di Firenze; quello per cui a nessun vescovo


o

del

concilio

della Chiesa Orientale era consentito di


a Venezia

soggetta

48.

secolo che i governanti veneziani si adeguarono alia


Fu solo nei corso del XVI
nuova situazione creatasi, dopo l'accordo di Firenze e dopo la caduta di Costanti
tinopoli, anche all'interno della stessa Chiesa Orientale, che vide per decenni mem
della
propria
singoli
scostarsi
dalla
maggioranza

bri

gerarchia

episcopale

nei

dell'episcopato

perfino

alcuni

pronunciarsi

Patriarehi

in

favore

ecumenici

dell'unione,

decisa in Italia nei secolo precedente, e per il rispetto dei termini di accordo tra le
Chiese che si erano allora sottoscritti. Gli autori greci definiscono cpiXsvomxot tali
presuli ed e merito indubbio della ricerca storica degli ultimi decenni l'avere riscat
tato dal silenzio delle fonti manoscritte inedite diversi nomi e interessanti vicende
che

biografiche,
cologicamente

concernono

minoritaria

la cui
questi
personaggi,
aveva
sin
scoraggiato
qui

numericamente
posizione
la
ecclesiastica
storiografia

fessionale delle due parti dal prestare loro l'attenzione e il rilievo dovuti.
?In

alcune

isole

ioniche

Venezia

aveva

permesso

scovi ortodossi (preferiremmodire: del Patriarcato

anche

l'esistenza

di

psi
con

arcive

bizantino di Costantinopoli. NdR),

47
Ibid.; sembra lecito chiedersi se il papas Andreas Servos di Methone non sia la stessa persona che,
come regolare e canonica dalle autorita politiche e giudi
con altri Greci, si oppose all'elezione,
approvata
nostro
ziarie venete, del primo ? episcopus Graecus Mothonensis
?, ? vir apprime catholicus et Dominio
confermata il 28 agosto 1492; cfr. G. Fedalto,
(sc. Veneto) fidelissimus ?, di nome Giovanni Phisindino,
La Chiesa latina in Oriente, vol. Ill (= Studi religiosi, 3), Verona
1978, p. 284 (doc. nr. 708).
48 Per Creta si veda: N. B. Tomadakis,
La politica religiosa di Venezia...,
cit., p. 788: ? DalPef
e stato di rito ortodosso, e quelli
fettuazione dell'occupazione
completa fino al 1645 nessun vescovo cretese
il vescovo
che erano greci, cioe di famiglie greche, erano di rito latino, oltre (si direbbe meglio: eccetto. NdR)
furono costretti a riconoscere. E se si tolle
di Callergiopolis,
che per un periodo, verso il 1300, iVeneziani
rava che un vescovo greco per poco tempo soggiornasse nei confini del Regno di Candia, cio durava poco.
come altri?.
come Antimo di Atene il Cretese (f 1371) ?
o la morte ?
ol'esilio,
L'aspettava

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l'unione

della

chiesa

orientale

465

con roma

a fianco dei Latini?

49. In terra veneziana fu metropolita greco di Methone Giovanni


Plusiadeno, poi Giuseppe di Methone, giustiziato dai Turchi nel 1500 5o. Benedetto,
metropolita di Korone, che era un caposaldo rimasto veneziano fino al 1500 e bre
vemente riconquistato dall'ammiraglio Andrea Doria, emigro in Italia dopo la de
finitiva caduta della citta inmano ai Turchi nel 1534, si stabili a Barletta con molti
dei suoi fedeli ed ivi continue* ad esercitare la propria funzione episcopale grazie ad
un Breve di papa Paolo III 51.Tra il 1517 e il 1534, in territorio rimasto veneziano
fino al 1459, risiedeva ilmetropolita di Corinto Theophanis, presso cui risulta che dei
sacerdoti

della

Creta

veneta

andavano

a farsi

ordinare

52. A

Cefalonia

e Zacinto,

con

sta anche alia Curia Romana nel 1521, risiedeva un metropolita greco accanto ad
un vescovo latino53. Fu proprio in questa seconda isola?
la Zante dei Veneziani ?
che da piu lungo tempo, con disposizione della legge di Stato, Venezia aveva voluto
risiedesse un metropolita della Chiesa Orientale, abilitato ad ordinare il clero greco
dei Possedimenti veneti, evitando il piu possibile contatti con gli incontrollabili mem
bri dell'episcopato bizantino soggetto all'Impero ottomano. Lo sappiamo in modo
positivo da quanto il vescovo latino di Rethimnon Giulio Carrara scriveva al Doge
Pasquale Cicogna nel 1588, riferendogH di un colloquio con il cardinale Santoro: ? Al
presupposito dissi che i Greci andavano ad ordinarsi non in terra de9 Turchi, ma al
49 M.
. . ., cit., p. 59. Di un vescovo bizantino di Maine,
La comunita greca di Venezia
Manussakas,
e Methone,
si sa che consacrava
sacerdoti sudditi veneti
rifugiatosi in territorio veneto vicino a Korone
di lingua greca per disposizione
del Patriarca
ecumenico di Costantinopoli
dal 1429 al 1432, periodo in cui
iVeneziani
lo permisero. Risale al 1492 la conferma veneta dell'elezione
del vescovo della Chiesa Orientale
come awenuta
Giovanni Phisindino
di Methone
in modo canonico e regolare, e tale da immetterlo nei
in quella sede diocesana;
cfr. G. Fe
possesso di tutte le prerogative dei vescovi greci suoi predecessori
dalto, La Chiesa latina in Oriente .. ., cit., Ill, pp. 219, 222 e 284 (docc. nrr. 566, 577 e 708). Istruzioni

del Senato per impedire che degli ordinandi della Chiesa greca, sudditi veneziani,
fossero consacrati da
Vescovi greci sudditi dei Turchi invece che da Vescovi greci soggetti a Venezia,
tra il 1435 e il 1471, sono
indicate in B. Cecchetti,
La Repubblica
di Venezia...,
cit., I, p. 458, n. 3.
50M.
Recherches sur la vie de Jean Plousiadenos
Manussakas,
(Joseph de Methone)
(1429?-1500),
? Revue des Etudes
?, XVII
Byzantines
(1959), pp. 28-51; cfr. anche Beverixa
eyyQacpa dvaqjeQOjbiEva
xal
elg rrjv ExxXrjaiaariHrjv
tiqcd
rf\g Kgr\rr\g rov 14ov-16ov alcbvog (IJgcorojiaTtddeg
laroglav

XV
?AsXtiov
xod
'EXXa8o??,
rorpdXrai Xdvdaxog),
'IaTopixYjg
'ETOupeias
t%
'E&voXoyixvji;
(1961), pp. 149-233 e 457-458.
51 Cfr. V.
Le implicazioni
Peri, La Congregazione dei Greci...,
cit., pp. 182-183; S. L. Varnalidis,
del Breve ? Accepimus
nuper ? ...,
cit., p. 369.
52 Cfr. M.
"H %Eioorovia
and
rb
Manussakas,
Ieqecov rfjg Korjrrjg
firjrQOjroMrr) Koglvd'ov
rov 1 cf alcbva),
?AsXtiov Xptcmavtx7)<;
('Eyygaqxi
tt)<; 'EXXaSoc;?,
'Exaipeias
'ApxouoAoyL>aj<;
IV (1963-1964), pp. 317-331.
53 Vi accenna la Bolla ?
ra>v
JJanajv..,, cit.,
nuper ?; cfr. G. S. Plumidis, Al BovXXai
Accepimus
et Iacyntho et forsan
p. 241: ? ubi duo, unus Latinus alter vero Graecus eiusdem loci, prout in Cephalonia
et secularibus Graecis ac de iurisdictione
alibi, sunt episcopi, episcopus Latinus de personis ecclesiasticis
ad episcopum Graecum
nullatenus
episcopi Graeci vel aliis quibuscumque
spectantibus
quomodolibet
se intromittere praesumat?.
e anche alcuni decenni piu
Dal testo si evince che a Roma,
in quell'epoca
tardi (cfr. V. Peri, I metropoliti orientali di Agrigento . .., cit., p. 303, n. 91) si sapeva possibilel'esistenza
di altri vescovi della Chiesa Greca in Stati cattolici in virtu del precedente richiamo all'inizio del gia citato
Breve di Leone X; G. S. Plumidis, Al BovlXai
in Concilio
rdjv Ilancbv
..., cit., pp. 240-241: ? Dudum
Florentino sub felicis recordationis Eugenio Papa IV praedecessore
nostro ..., inter alia statuta ac deter
eorum ritibus et observantiis, quae non imputantur haeresis,
in quibusdam
minata, nationem praedictam
permanere et, inter caetera, scilicet quod praesbyteri in fermentato celebrare ac sub alia forma quam (non:
-videlicet:
que! NdR) Romana baptizare
'baptizatur servus (non: sermonibus! NdR) Dei, in nomine Patris
et Fili et Spiritus Sancti. Amen';
item quod ordinati in sacris matrimonio
ante ipsorum sacrorum ordinum
contracto uti ac barbam nutrire, venerandum
sacramentum
sub utraque
susceptionem
specie omnibus
etiam pueris ministrare possint, per dictum Concilium statutum, ordinatum ac decretum sive permissum
a quanto asserisce il piu recente editore
fuit?. Contrariamente
(ibid., pp. 232 e 244), il Breve non e inedito
ne*pubblicato per la prima volta nei 1970: cfr. Leonis Allatii
De aetate et interstitiis in collatione Ordinum
etiam apud Graecos servandis, Romae
1638, pp. 5-13.

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466

V. PERI

Zante, per legge antica della Serenissima Repubblica, la quale, vedendo quanto age
volmente i contadini, lasciando gli aratri, volano al sacerdotio, fabrieano chiese, in
troducendovisi da se stessi et pigliando la cura delTanime de propria autorita, ha
voluto metter freno a tanta multiplicatione de preti, et cosi levo loro la commodita
di consacrarsi in casa. Ordind che andassero al Zante con licentia del Protopapa, de'
Vescovi et del Signor Duca, et che non ne fosse se non uno o dua per villa secondo il
bisogno; et intorno a i Vescovi greci, che niuna cosa ha tanto giovato alia quiete di
quell'Isola
(sc. di Creta) quanto l'haverli la Serenita Vostra tenuti sempre lontano,
intendendo molto bene che queste sono insegne di seditione et non di religione ? 54.
Sempre nella stessa sede metropolitica greca dei Domini veneziani risulta in carica
almeno fino al 1567 Pacomio Makris, consacrato nel 1550, che fu poi il primo metro
polita, il quale pote esercitare stabilmente funzioni pontificali nella chiesa della co

munita

di Venezia

greca

55. In maniera

solo

infatti

dovette

saltuaria

celebrare

potervi

prima di lui ilmetropolita di Cesarea Mitrofanis, anch'egli cpiXsvomxo*;,e destinato


a diventare patriarca di Costantinopoli col nome di Mitrofanis III; era stato infatti
e a Venezia

a Roma

in missione

inviato

dal

Patriarca

ecumenico

Dionisio

II

come

suo

esarca nel 1549 56. Solo nel 1577 la Serenissima concesse la residenza stabile in citta
di un Commesso ed Esarca del Patriarca di Costantinopoli nella persona del noto
metropolita di Filadelfia Gabriele Seviros. Su questo importante e complesso perso
naggio

e sui

nome

abbiamo

suoi

nella

successori

carica

veneziana

la documentazione

contemporanea

si e considerevolmente accresciuta grazie a decenni di vaste ed ineccepibili ricerche


filologiche ed erudite di un maestro della storia dei Greci soggetti a Venezia, il cui
Quasi

dovuto

citare

contemporaneamente

numerosissime
al

permesso

volte:

Manussos

accordato

I.

Manussakas57.

all'arcivescovo

la

Seviros,

Repubblica di Venezia favori senza clamore il ristabilimento di una metropolia della


Chiesa Orientale a Chisamo, nell'isola di Creta, in una data comunque posteriore al
12 ottobre 157 7 58, e prima del 18 febbraio 1583, allorche un nobile cretese Paleoca
pa

59, monaco

poi

egumeno

del monastero

di Ankarato,

risiedeva

gia

nell'isola

na

54 Arch. Rom. Soc. Jesu,


e i
316, f. 131v; per i bisogni della comunita greca di Venezia
Op. NN.
si autorizzd la residenza nella capitale di un
necessari
contatti con il Patriarca
greco di Costantinopoli
cui la Repubblica
La notizia sul
titolare di Filadelfia,
assegno anzi un appannaggio.
primo arcivescovo
vescovo di Zacinto come ordinante si legge anche in un memoriale
scritto dal vescovo Viviani per la Con
curam sacerdotes non admittunt, qui ab
1593: ? Graeci ad animarum
gregazione dei Greci nell'ottobre
Graecis ordinati non fiierint. Et ideo Bysarion
cardinalis et Patriarcha
Episcopis
Constantinopolitanus
presbyteris Graecis catholicis per eum in insula Cretae institutis, super eorum ordinatione nihil statuit.
Quare hodie ab Episcopo Graeco in insula Zacinthi, de licentia Serenissimi Venetorum principis, residente,
Graecis nec residere nec episcopale munus aliquod
ordinantur sicut et caeteri. In insula Cretae Episcopis
exercere permittitur ?: cfr. V. Peri, Chiesa
latina e Chiesa greca nelVItalia postridentina
(1564-1596),
in La Chiesa Greca in Italia dalVVIII
al XVI
1973, pp. 466;
secolo, vol. I (= Italia Sacra, 20), Padova
e ?rito ? greco...,
Chiesa Romana
cit., p. 183.
55M.
La comunita greca di Venezia...,
cit., p. 57.
Manussakas,
56 M. Manussakas,
cit., pp. 7-20.
''EmTQomxbv Mrpcopcpdvovg Kataagetag...,
57 Di
quanto su questo ed analoghi argomenti egli ha scritto, lo studioso potra informarsi con gran
dissimo profitto consultando:
1938-1981.
xai evQsrrjQta,
Tleqih^tg
dtjjuoaisvpara
'EmoTrjjuovtxd
Atene
1982, fornito di un accurato indice.
58 Risale a tale
giorno il documento del Senato Veneto, che risponde alle insistenze della Santa Sede
da tempo vacante
delle rendite del vescovato
perche* trovasse attuazione Papplicazione
quindicennale
secondo la disposizione
della Bolla del 13 gennaio
di Chisamo al neoistitutito
Collegio Greco di Roma,
xal r\ ftoYiaxevrwr)
cfr. Z. N. Tsirpanlis,
'H emoxontj Kiadjuov
precedente:
Tiohrixfj Bevsrtag
rov F'
18-23
in IleTiQayfieva
xal Bartxavov,
Atedvovg
KorpcoXoyixov
Zwedglov
(Pedvfjtvov,
1974, pp. 317-318, 325.
asTtrefjtPQlov 1971), vol. II, Atene
59 II suo nome di battesimo e
con uno scambio delle iniziali possibile solo in italiano
quello monastico,
?
e
e non in greco, non dovrebbero essere quelli indicati dal primo autore, che ne parla, e ripresi da altri

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L'UNIONE

tale

senza

pare

ancora

infatti

essere

metropolita

l'anno 1583 60.Era

atque

dissimulationem

DELIA

vescovo

CHIESA ORIENTALE

tale

di

in carica

sede.

Col

testamento

nel

467

CON ROMA

nome

di Giosafat
religioso
egli ap
del
nella
data
citata
sopra

redatto

la prima volt a che la Serenissima, ? sensim, quasi per patientiam


Praesidum

Cretensium

di

61, permetteva

un

ristabilire

ve

scovo bizantino nel Regno di Candia, in concomitanza con


Tapplicazione pontincia
delle rendite di un vescovado latino vacante al neoistituito Collegio Greco di Roma,
destinato a servire la Chiesa Greca secondo il rito suo proprio.
Cio accadeva all'inizio del quinquennio, in cui la Santa Sede si studiava di rior
ganizzare su nuove basi la sua azione pastorale in Levante e di riallacciare diretti
rapporti con Geremia II Trands, Patriarca di CostantinopoH62. La decisione compor
tava delicate scelte politiche e religiose, sicche Venezia accolse con estrema prudenza
la petizione di un suddito greco di provata fedelta, notorieta e pieta, quale Giovanni
Paleocapa, rientrato in Creta dopo la morte di due nipoti avvenuta tra il 1574 e il
1575, per abbracciare la vita reUgiosa dopo una brillante carriera universitaria nella
facolta di diritto dello Studio padovano.
II ristabiUmento del vescovado greco avvenne dopo una donazione da lui fatta
? alia S. Chiesa di Chissamo in stabili e feudi di rendita reali due millia ? 63,
seguita
della

all'accoglimento

sua

insistente

richiesta,

in apparenza

solo

pratica,

da

lui pre

sentata alle autorita della Repubblica:


?Apud hanc egit enixissimis precibus, ac
rationibus validissimis, ut Graecum episcopum in Insula vellet, ne Cretenses coge
rentur ad habenda Ordinum sacrorum initia, summo incommodo, in Cytheram insu
lam navigare ? 64. Lo ordind metropolita di quella sede episcopale il Patriarca ecu
menico di CostantinopoH, benche egli avesse pronunciato la professione di fede pre
scritta dalla Bolla di Pio IV del 13 novembre 1564.
In quegli anni di transizione nei rapporti tra la Chiesa latina e la Chiesa greca
questa dupUce e distinta obbedienza di uno stesso soggetto si poteva ancora concepire
nell'ipotesi di uno stato di unione tra le due Chiese, giudicato precario, ma per
Ben

durante.

osservanza

presto
ortodossa

l'alternativa
si sarebbe

confessionale

imposta

come

moderna

tra

dominante

osservanza

reciprocamente

cattolica

ed

esclusiva.

La ristretta cronologia, in cui si iscrive l'inatteso e cautissimo ristabilimento di un


vescovado della Chiesa Orientale in Creta, getta luce su di un episodio, che ha in se
guito

impropriamente

imbarazzato

gli

storici

moderni,

preoccupati

di

costringere

le

fonti e il loro modo di esprimersi nelle categorie, perfettamente legittime, ma solo


posteriori, per stabihre se il vescovo Giosafat Paleocapa,
giurista greco di Padova
fosse cattoHco oppure ortodosso. Egli stesso, che mori probabilmente verso il 1590 65,

cioe Giorgio/Gerasimo ?,
e Giosafat,
bensi rispettivamente
Giovanni
entrambi inizianti in greco con la
lettera I; cfr. Nicolai
Comneni Papadopou
Historic Gymnasii Patavini...,
cit., I, pp. 39-41; Creta,
sacra sive de episcopis utriusque ritus Graeci et Latini in insula Cretae.
.. authore Fl. Cornelio,
I, Ve
netiis 1755, pp. 221-222, 264-265; G. Giomo, UArchivio
antico della Universita di Padova, Venezia
1893,
eH emaxonrj...,
p. 68, ove si utilizza il fascicolo 605, ff. 78v-79v del detto Archivio; Z. M. Tsirpanlis,
cit., p. 326.
60 Z. N.
fH emoxonr]...,
Tsirpanlis,
cit., p. 326.
61 Nicolai
Comneni Papadopoli
Historia
cit., I, p. 32.
Gymnasii Patavini...,
62 Cfr. V.
he origini della moderna disparita liturgica in una tratta
Peri, Due date, un'unica Pasqua.
tiva ecumenica tra Roma e Costantinopoli
1967, pp. 23-79; Ricerche sull*?editio prin
(1582-84), Milano
cit., pp. 71-101.
ceps? degli atti greci...,
63 Z. N.
'H imaxonr)..,
Tsirpanlis,
cit., p. 326.
64 Nicolai
Comneni Papadopuli
Historic
cit., I, p. 39.
Gymnasii Patavini...,
65 A tale data fanno
pensare anche i passi ufficiali allora compiuti da Venezia
presso Sisto V, Ur
e Gregorio XIV, per destinare
bano VII
militare
le rendite del vescovato
di Chisamo prima
alPospedale
.. ., cit., pp. 99, 100, 103, 104.
al Collegio Greco; cfr. J. Krajcar,
Sanctoro's Audiences
applicate

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468

V. PERI

avverti in vita la precarieta del suo tentativo di aderire, seeondo il languente regime
? fiorentino ?, alia comunione di entrambe le Chiese, se gia agli inizi del 1583 venti
lava nel proprio testamento la possibiUta di una nuova soppressione della Chiesa,
cui

aveva

in perpetuo

sue

le

appHcato

sostanze:

personali

. . . sia

che

Voglio

erede

perpetua la stessa santa Chiesa (sc. di Chissamo) sin che sussistera per divina mise
ricordia a beneficio dell'isola nostra e Regno di Creta. Ma perche dubito che per le
comun

del

insidie

...?

si abolisca

non

nemico

66. Difficolta

sia per
avevano

in caso

sussistere,
infatti

sollevato

che

questo
contro

subito

santo

vescovado

la reintroduzione

di un vescovo della Chiesa Orientale proprio gU Ordinari latini, finche un intervento


non li fece acquietare 67. Tuttavia il Paleocapa
si voile assicurare
di Gregorio XIII
non finisse col rimpinguare le mense
giuridicamente che la sua cospicua donazione
68, ma

latine

episcopaU

rimanesse

invece

comunque

favore

dei

compatrioti

greci

e delTunione delle Chiese. Incarico cosi lo Stato veneto di impiegare tab rendite ? man
tenendo scolari 24 nelli studii di Padova e di Roma, in ciascuno di questi dodeci, de'
otto

siano

quali

da

nostro

questo

Regno,

due

per

ciascuna

citta:

Candia,

Canea,

Ret

timo e Settia, e quattro per le nostre isole: Corfu, Cefalonia, Zante e Cerigo, tutti
sudditi della Repubblica ? 69.
Al momento della sua morte i fondi stanziati risultarono sufficienti solo per do
dici alunni, sei per la facolta di diritto e sei per quella delle arti, con altrettante borse
di 76 ducati, oltre agli alloggi e servitori, ciascuna della durata di sette anni 70.
II Senato decise di mandarli a studiare al Collegio Greco di Roma, finche, con la ri
forma introdotta in questo istituto da Urbano VIII nel 1622, li richiamo a Padova,
71.La pessimistica previsione del
dove sorse cosi il Collegio San Giovanni o Paleocapa
testatore

e cioe

la

soppressione

rapida

del

ristabihto

vescovado

greco

a Creta

si verifico puntualmente, per il rapido declino delle prospettive di una maggior unio
ne tra le due Chiese, di cui appaiono, tra l'altro, segno e cagione la detenzione, la de
e la deposizione canonica del Patriarca ecumenico Geremia II,
portazione a Rodi
avvenuta

agli

inizi

del

1584.

II vescovo

che nessuno voleva piu: ? Gerasimo


annum

circa

clesiam

1590,

stare,

quod

cum

non

neque

esset

di

Chissamo

non

ebbe

un

(oforse, piii esattamente,Gioasaph)

visum

Cretenses

greco

Roma

successore,

e vivis erepto

e
Cisamensem
Graecam
Republica
missum
essent,
episcopum
recepturi

esse

Ec
nec

Byzantinis auspiciis datum probatura Roma videbatur, Senatus vendi patrimonium


Cisamense iussit ? 72.Era ormai papa Sisto V ben poco incfine a continuare la politica
religiosa

del

Filippo
quell'epoca

predecessore

verso

la

Chiesa

Orientale.

anni prima, nel 1585, i Visitatori apostobci del Collegio Greco, i vescovi
Sega e GiuHo Ottinelli, erano al corrente, come tutti in Collegio lo erano in

Pochi

73, che

un

vescovo

di

sicuri

sentimenti

filounionistici,

anzi,

certamente

66 Z. N.
eH emoxonr)..,,
cit., p. 326.
Tsirpanlis,
67 Nicolai
Comneni Papadopoli
Historia
cit., I, p. 39.
Gymnasii Patavini...,
68 In
di Candia; sugli esosi abusi e la deplorevole
condotta di chi
particolare quella delPArcivescovo
ne occupava
la sede in croegli anni, e notizia in un documento delPArchivio
che reca
Segreto Vaticano,
nr. 2244, ff. 1-8.
la segnatura: AA. Arm. I-XVIII,
69 Z. N.
9 cit., p. 326.
fH imaxonij....
Tsirpanlis,
70 G.
antico. . . , cit., p. 68.
Giomo, UArchivio
71 Nicolai
Comneni Papadopoli
Historia
cit., I, p. 40.
Gymnasii Patavini...,
72 Ibid.
73 Erano
Pontefice aveva ripreso, nel 1583-1584,
gli anni in cui, dopo tenaci resistenze, il Romano
a scrivere direttamente al Patriarca greco di Costantinopoli,
rivolgendosi a lui con il titolo di Arcivescovo
e con Pappellativo
di Costantinopoli
di Venerabilis frater o di Fraternitas Tua; e anche il
Nuova Roma
di far fuggire lo stesso patriarca Geremia II, esiliato
tempo in cui, nella Segreteria di Stato, si pensava

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chiesa

della

l'unione

orientale

469

con roma

unito con la Chiesa di Roma benche appartenente alia Chiesa Orientale, in quanto
ordinato dal Patriarca di Costantinopoli, risiedeva nella sede di Chisamo, tanto da
poter pensare di affidare proprio a lui, o, quando se ne individuassero, a vescovi
orientali meno noti, ma con le stesse disposizioni in materia di unione delle Chiese,
la futura consacrazione degli alunni candidati al sacerdozio: ? Si alumni, quemad
modum speramus, in fidei catholicae veritate permanserint, quanquam a catholicis
ordinati non ita reiicientur, ut aliqui putant, saltern Cretae ac iis locis, quae Veneto
Ianuensium aliorumque christianorum Principum ditioni
rum, Regis Hispaniorum,
subduntur, et huius rei caussa cogitarunt Graecum in Oriente Chisamensem episco
pum habere, a quo reliqui aliarum omnium insularum Graeci ordines reciperent. Sem
per etiam catholici aliquot episcopi inter eos inveniuntur (etsi Graecis et Latinis pa
rum cogniti) et ab istis alumni poterunt, si voluerint, promoveri, neque impedimentum
ordinum recipiendorum, quod obiicitur, bono quod agimus obstabit. Iuris est enim
positivi,

in quo

Pontifex

dispensat,

neque

con

l'unione

ex

etiam

ista

ut Graeci

concessione,

scilicet

Collegii ad ordines schismaticorum ministerio promoveantur, aliquod oriri


si
potest,
quod Alumnis indulgetur occultum inter eos et Pontificem fuerit? 74.
Risulta pertanto, come fatto noto in Occidente, che il regime ?fiorentino ?

Romani

prevedeva

come

compatibile

anche

se le
parti

volentieri

intendevano

in modo ben diverso le condizioni enunciate nel dettato del decreto di unione del
sia la persistenza di una gerarchia episcopale bizantina, strutturata autono
1439 ?

mamente

secondo

il suo

costume

tradizionale

dipendente

dal

Patriarca

di

Costan

tinopoli, sia la continuata e legittima osservanza del culto e degli usi propri della
Chiesa Orientale da parte dei cristiani, che ne facevano parte. Accettando tale pre
supposto, abbastanza di frequente convalidato da atti pontifici dall'epoca di Eugenio
IV a quella di Gregorio XIII,
istitutore del Collegio Greco, lo Stato cattolico di Ve

nezia

regolamento

tale

regime,

accordandogli

uno

statuto

legale

permettendo

gra

dualmente nei suoi Dominii e nella stessa capitale la presenza e l'attivita della Chiesa
greca orientale, tanto per l'esercizio del culto quanto per la residenza abituale di
qualcuno

dei

suoi

vescovi.

II lento adeguamento della Repubblica ad una nuova politica ecclesiastica verso


i sudditi appartenenti alia Chiesa greca venne accelerato dal sospetto, avvertito con

tempestivita

e tutt'altro

che

infondato,

di un mutamento

impresso

da

Gregorio

XIII

agli orientamenti della Santa Sede nei confronti della Chiesa d'Oriente. Senza ancora
?
come
dai Turchi a Rodi e deposto dal suo sinodo, per condurlo a Roma, farlo magari cardinale, perche
? si emostrato assai osservante
scrivera il Cardinale Segretario di Stato Tolomeo Galli il 27 aprile 1584 ?
e stato ricercato di accettar et metter
de la Sede Apostolica,
in uso il nuovo
calendario ?, ed
quando
? per separare iMoschi et iRuteni da Fobedienza
eventualmente
trasferirlo in qualche terra di Russia,
del
nuovo Patriarca
con farli aderire al primo ch'e stato deposto ?, nella speranza che in
di Costantinopoli,
tutto PEst bizantino ? alia Chiesa Latina
sarebbe poi forse (stato) piu facile di ridurli all'unione
col buon
mezo di esso Patriarca ?: cfr. V. Peri, Due date ..., cit., pp. 46, 136-137, 240-242 e 251-253; quindi 63-73.
74 Bibl.
verso il 1590, Ve
cod. Vatic. Lat. 5527, f. 5rv. Dopo
la morte del Paleocapa
Apost. Vatic,
aveva attribuito per 15
nezia intese destinare
le rendite del vescovato
di Chisamo, che Gregorio XIII
anni (fino al 1592) al Collegio Greco, ad un lazzareto militare. Urbano VII non ebbe il tempo di decidere
il cambiamento, mentre Innocenzo IX nel 1591 simostrd contrario a concederlo; pensava
anzi, forse con
un certo irrealismo, ad una totale latinizzazione
della Chiesa greca nel Regno di Candia. Lo sappiamo dal
card. Santoro: cfr. G. Cugnoni, Autobiografia di monsignor G. Antonio Santori, cardinale di Santa Severina,
? Archivio della R. Societa Romana
anco officio
di Storia Patria?,
XIII
(1980), pp. 195 e 201: ?Feci
per il Collegio Greco, per li frutti della Chiesa di Chisamo, per la prorogatione per altri cinque anni; mi
alle dimande
fatta, come ne anco haverria condisceso
rispose che non voleva prorogare Papplicatione
de' Venetiani per Phospedale
che designavano, ma si bene che voleva tentare di ridurre ilRegno di Candia
al rito latino e di quei frutti farne tanti benefici ecclesiastici per i preti greci; ma io gli risposi che v'era
e che hoggidi li Venetiani
ne dispongono ?.
di bona memoria
quelli fatti dal cardinale Bessarione

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470

V. PERI

deporre del tutto il progetto di raggiungere per via autoritativa l'unita dei cristiani,
estendendo militarmente i confini politici della cristianita occidentale fino ad incor
mano ai Turchi, la Santa Sede passava al
porarvi i territori gia bizantini passati in
l'iniziale tentativo di ristabilire un contatto diretto, culturale ed ecclesiastico, con
la Chiesa bizantina nel suo insieme, sfruttandone la funzione di guida morale dei cri
stiani greci e rinsofferenza invincibile per la dominazione ottomana.
La fondazione del Collegio Greco, le imprese editoriali sovvenzionate per la pro
paganda del concilio di Firenze, le trattative per l'introduzione in Oriente del nuovo
calendario, avviate col Patriarca di Costantinopoli Geremia II, ne erano i sintomi piu
manifesti,
me
sempre,

sotto

tenuti
era

quello

attento

controllo

il mutamento

che

dalla

romano

diplomazia
portasse

veneziana.

con

se

II

co

timore,
ed

instability

inquie

tudine sociale nei Dominii, in cui vivevano sudditi greci. II governo della Serenissima
rispose applicando con sempre maggior convinzione il regime di convivenza eccle
siale tra le due Chiese, autorizzato in via di principio dal concilio di Firenze. Era un
modo di opporsi a quello nuovo e diverso che si stava elaborando a Roma, sotto la
spinta inarrestabile e centralizzatrice del concilio di Trento. Ancora una volta, delle
due potenze, la Repubblica di Venezia si rivelava quella piu conservatrice in campo
religioso, o, per meglio dire, in materia di politica religiosa.
I tempi comunque cambiavano, abbastanza
rapidamente. II modo stesso di
due
dei
del
loro
nella
relazione a Sisto V, pud assumer
Visitatori
esprimersi
Collegio,
si come sintomo, del tutto involontario, di questo mutamento di mentalita e di cli
ma. Nel riferirsi ai vescovi, cui affidare le future ordinazioni, da farsi, per gli ordinandi
del Collegio, secondo l'uso, il rito ed il costume della Chiesa Orientale, i due presuli
postridentini ricorrono ad una scelta di vocaboli in se classici, ma destinati ad as
sumere

in nuovo

significato

contrapposto

ed

alternativo

tecnico

ed

univoco

e ?schismatici?.
Nel
terminologia ecclesiologica postridentina: ?catholici?
rapporto canonico, le due parole sono assunte come aggettivi di valore assoluto, per

nella

indicare

rispettivamente

i vescovi

della

Chiesa

latina

gli stessi che studiosi di cultura religiosa bizantina


come

oggi

sembra

naturale,

? ortodossi?

75. E

facile

quelli

della

Chiesa

Orientale,

e storici occidentali definiscono,


rilevare

come

gia

la

coerenza

75 Si
tri
pu6 dire che tutti gli autori, specialmente
greci, che se ne sono sin qui occupati, appaiono
e di una problematica
di un vocabolario
affermatisi nell'ecclesiologia
butari, magari
involontariamente,
e di quella Orientale
e comunque successiva alle realta e alle
in epoca moderna,
della Chiesa Occidentale
tra i concili di Firenze e di Trento. Ora esplicitata ora sot
vicende storiche dei cristiani greci in Occidente
se Perano posta gia ilVeludo e il Cecchetti nel XIX
tintesa, una questione soggiace airargomento:
secolo,
allorche studiarono iGreci di Venezia, descrivendoli collessico e le categorie confessionali comuni ne?laloro
ma
non certo nei secoli da loro studiati. ?II primo quesito che si presenta nello studiare
epoca culturale,
e se furono mai ortodossi, o se per tali li
la ingente moltitudine
di documenti intorno i Greci di Venezia,
La Repubblica
ritenne la Repubblica?
di Venezia...,
cit., p. 457): dove, per Pautore,
(B. Cecchetti,
? ortodossi?
e specificazione confessionale,
e suona alternativa ed incompa
che equivale a ? scismatici?
tible con quella di ? cattolici?,
creandogli notevoli imbarazzi e difficolta per una coerente comprensione
ed interpretazione delle fonti, cui Popposizione
di questi termini h ignota nel designare la Chiesa Occiden
tale e la Chiesa Orientale, sia unite che disunite. Alia medesima
si b fatto spesso ricorso,
contrapposizione
se gli Albanesi
da autori delle due provenienze, nell'affrontare l'analoga ed inveterata questione
emigrati
e stanziati in Italia tra il XV e ilXVI
alia Chiesa Orien
secolo, nel mantenere Poriginaria
appartenenza
tale (cio che nessuno nega) fossero cattolici oppure ortodossi; cfr. S. L. Varnalidis,
Le implicazioni ...,
alcuni vecchi scrittori hanno cercato di dimostrare che, contrariamente ai Greci,
cit., p. 363, n. 4: ?Invano
Anche altri scrittori propongono
la stessa inesattezza
gli Albanesi
emigrati in Italia erano cattolici...
storica. I documenti che fino ad oggi si conservano dimostrano che indubbiamente,
sia Greci che Albanesi,
per
emigrati in Italia dopo la caduta della loro patria nelle mani dei Turchi, erano per la maggioranza,
non dire tutti, ortodossi?.
e
o
con
II risultato di tale impostazione del problema
quello di far apparire inmolti casi inesplicabile
e gli uffici della
traddittorio il modo di esprimersi delle fonti, e disinformati o ingenui il Senato Veneto

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L*UNIONE DELIA

471

CON ROMA

CHIESA ORIENTALE

semantica escluderebbe, in chi per opposizione adotta la duplice categoria, la possi


bility di ritenere sussistente Funione delle due Chiese, come era stata stabilita a Fi
in

renze,

Parlare

particolare
di cattolici

tra

le due
e di

gerarchie

scismatici,

nel

considerate

episcopali
in un
anche

loro

ancora

contesto

insieme.
a

disposto

rico

noscere la possibility di singole eccezioni personali alTinterno dell'episcopato bizan


tino, confortate caso per caso da un sistema di dispense papali, significava giudicare
lo stato dei rapporti visibili di comunione tra le due Chiese in una prospettiva sensibil
mente diversa da quella fatta propria nel 1563 in sede conciliare dall'arcivescovo di
Creta Pietro Lando, da molti vescovi e dagli Ambasciatori di Venezia. Per loro, an
?
ed
ondeggiante
fragile
parziale,
?
tra le Chiese
estesa
Funione
corroborata,
corche

ta nel 1439 e perdurava. Pertanto

vano

la

modo

diverso
Tale

sostanza
era

da

espressa,
dovevano

Roma,
la

in attesa

d'essere

e d'Oriente

approfondita,
stata
raggiun

era

i vescovi della Chiesa greca, che non ne ripudia

in forma

quindi

e
percio
d'Occidente

concezione

magari
ritenersi
che

limitandosi

anch'essi

la Repubblica

ad

in
Faccordo
interpretare
non
scismatici.
cattolici,
veneta
aveva
finito per adot

tare come criterio ispiratore della propria politica religiosa verso i sudditi apparte

nenti

alia

Chiesa

Orientale.

Le

autorita

veneziane,

come

del

resto

i Pontefici

Romani,

stimavano sempre valido in se il dettato degli accordi fiorentini. Tuttavia di alcune


delle sue formule piu controverse sui diritti del Papa e dei Patriarchi esse tenevano
realisticamente

na

quanto

tanto

in considerazione

Finterpretazione

che

ne

Finterpretazione
aveva
dato
la

che

ne

gerarchia

dava

la Corte

episcopale

Roma

bizantina

al

Fatto di sottoscrivere il decreto e in seguito continuarono a darne i vescovi greci fa

vorevoli

a mantenere

in vita

Funione.

Queste

due

interpretazioni

dello

stesso

decreto

conciliare, fin dai giorni della firma, restavano tra loro divergenti 76.

? cattolico ? ed ? ortodosso ?
Ivi le qualificazioni
nelPatto di redigere i propri documenti.
tra loro o contrastanti con
infatti due obbedienze
ecclesiali e dogmatiche
incompatibili
unita nella fede e nella comunione, dopo
ad una sola Chiesa considerata tradizionalmente
Pappartenenza
la composizione dello scisma decretata dal concilio di Firenze. Lo stesso concilio di Trento, nel cap. 12
e delPinsegna
che tutti i responsabili del governo ecclesiastico
della sessione VIII
prescriveva
(o XXIV)
. orthodoxae
suae fidei publicam
et in Romanae
?teneantur..
facere professionem,
mento
Ecclesiae
?
se permansuros
obedientia
ed.,
spondeant ac iurent
(cfr. Cone. Trident. IX, Actor, pars VI, Ehses
1924, p. 983) e la stessa orthodoxae fidei professio imponeva la Bolla Iniunctum nobis
Friburgi Brisgoviae
1564 (cfr. Bullarium
di Pio IV, del 13 novembre
diplomatum ac privilegiorum Sanctorum Romanorum
una
Taurinorum
1862, pp. 326-329), mentre
editio, VII, Augustae
Pontificum, Taurinensi
ojuoXoyla
era pretesa dai cristiani orientali per ordine
vjzo rebv rgaixcbv
rfjg ogftodo^ov marecog
noirj'd'r/OojLiEvr)
di Gregorio XIII,
secondo la formula stampata a Roma nel 1582. Le espressioni fides catholica e fides
sono cioe usate ancora come sinonimiche, cosi come
ecclesiastico,
orthodoxa, secondo Pantico vocabolario
la Chiesa Orientale non ha smesso mai di ritenersi e di definirsi, secondo il simbolo niceno-costantinopolitano,
Curia Romana
non designano

xad'oXtxr].
non cessd di fare riferimento ad una
Sul piano delle relazioni interecclesiali, finche" la Chiesa Romana
e patriarcale,
invece
intorno alia sua gerarchia episcopale
Chiesa Orientale,
per rivolgersi
organizzata
ai singoli fedeli e comunita autorizzati a seguire il culto e il rito liturgico bizantino, ammesso all'interno
della Chiesa Occidentale
ed esercitato secondo uno statuto approvato dalla Santa Sede, i documenti pon
tifici potevano riconoscere e definire ? ortodossi e cattolici? quei metropoliti e fedeli, i quali, nelPammettere
a fare parte a tutti gli effetti della Chiesa Orientale
e a dipendere
continuavano
Punione fiorentina,
Nella mentalita
occidentale
ecumenico di Costantinopoli.
dal Patriarca
canonicamente
prefiorentina,
come in quella postridentina,
in quanto tali persone dovrebbero ritenersi
cio appare invece inconcepibile,
o ? uniti?, e cioe cattolici secondo le piu recenti norme pontificie, o ? scismatici?
in quanto legati alia
e al magistero
vescovi e patriarchi, divisi dalla Sede Romana. Ma tra il 1439
di ?pretesi?
giurisdizione
a Roma di un vescovo greco ordinante per i cristiani uniti
e il 1564 (o, se si vuole, il 1596, conl'istituzione
attenendosi ai documenti e agli awenimenti
di rito bizantino),
storici, e vano ed improprio lo sforzo di
e
entro
la
col
la
lettura
un'incompatibilita
rigida di dogma e di disci
costringerli
piegarne
comprensione
e definendo.
e la mentalita
dei secoli successivi verranno awertendo
plina, che solo Pecclesiologia
76 Delia
greca si considerano qui naturalmente
quei membri, che saranno detti
gerarchia episcopale

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472

V. PERI

In verita il testo allora concordato permetteva di considerare awenuta


la riu
nione con un riconoscimento unanime del primato papale nella Chiesa universale,
ammesso ? secondo quanto e affermato negli atti dei concili ecumenici e nei santi
canoni ? e ? essendo fatti salvi tutti i privilegi e i diritti ? dei quattro patriarchi orien
tali. Cio poteva intendersi, e da alcuni fu inteso, anche cosi: con la persistenza della
giurisdizione episcopate esercitata secondo imodi ancora consueti nella Chiesa d'Orien
te; con il mantenimento integrale delle consuetudini e dell'insegnamento pastorale
della
con

in materia

bizantina

Chiesa

ed

fermentato

pane

l'eucarestia
consacrata
compresa
con la celebrazione
le due
specie;

sacramentaria,
sotto
ai fedeli

amministrata

congiunta dei tre sacramenti dell'iniziazione cristiana agli infanti; con la recita nella
Liturgia del simbolo senza l'aggiunta Occident ale del Filioque; con la continuazione
delle ordinazioni di un clero uxorato e di una prassi matrimoniale, la quale, tra Fal
tro, contemplava per tradizione antichissima il caso di scioglimento del vincolo per
della

adulterio

donna.

I vescovi greci e latini, che avevano firmato Faccordo di Firenze, ed anche di


versi documenti ufficiali dei Papi dell'epoca successiva ?
soprattutto quelli emanati
avevano quindi giudicato compatibile con la
da Leone X ?
piena comunione eccle
siale e cattolica e con Fortodossia delFunica fede comune il persistere di quelle note
voli diversificazioni, che nel passato unitario della Chiesa precedente il IX secolo e,
in modo piii lato, prima delle Crociate, erano invalse nella vita, nelFinsegnamento
dottrinale e nelForganizzazione canonica delle due Chiese, ma che per tutto il suc
cessive periodo medievale fino a Firenze (e purtroppo ben oltre Firenze]) avevano
offerto

abbondante
tesa

ad

fessionale,
erano
concordi

nel

imputarsi
dichiarare

alia

materia

privilegiata

loro

la

reciprocamente
tra
in atto

e cavillosa

accanita

dello

responsabilita

polemica
che
scisma,

con

esse

loro.

La differenza tra la maggioranza dei Padri conciliari latini e quelli greci favore
voli all'unione di Firenze consisteva eventualmente, fino dagli inizi, nel fatto che in
i primi
genere
con Funita
della

per

opportunity

consideravano
comunione
contingente

?
degli usi della Chiesa greca

mediante Fassimilazione
tutiores,
volevano

allora
riconosciute
differenze,
queste
come una
situazione
ecclesiale,
transitoria,
ed ? economica
?, fino al suo progressivo

securiores,

praestantiores,
vedere
nella

loro

meliores

ammissione,

della

fatta

Chiesa

per
compatibili
e da tollerare
riassorbimento

?
liturgici e canonici

in forma

in quelli

mentre

Romana;
ed

esplicita

i secondi
da

implicita

Eu

genio IV a Firenze, il riconoscimento definitivo in una sede conciliare del diritto na


tivo delle due Chiese d'Occidente e d'Oriente a custodire la propria sacra identita,

s'era venuta
quale
che in entrambe
starono

delineando

le Chiese,

favorevoli

alia

piena

nel

corso

sempre

della

restando

unione,

storia.
rispettiva
in netta minoranza

si mantennero

vive

Fra

sia Funa

e i

prelati

furono

morale,
che

Faltra

teologi,
e re
lettura

del concilio, con le interpretazioni differenziate, e perfino divergenti, del testo proto
collare sottoscritto a Firenze, cui entrambe le tesi, per apparire sostenibili, erano
tenute a riferirsi.Pud indicarsi come un dato fortuito ma sintomatico che in un'epoca
relativamente

ricca

di

fonti

manoscritte

presto

stampate

siano

bastati

pochi

de

cenni, perche dagli archivi patriarcali di Costantinopoli e da quelli pontifici di Roma


scomparisse il testo ufficiale e bib'ngue degli atti del concilio di Ferrara-Firenze 77.
Compresi del problema politico di garantire anche la pace religiosa, oltre che la

in seguito quAevconxoi, e non la maggioranza


dei vescovi che semplicemente non si attenne
di Firenze o lo ricuso apertamente.
77 V.
., cit., pp. 3-6 e 16-27.
Peri, Ricerche sulV? editio princeps ? degli atti greci..

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alPaccordo

della

l'unione

chiesa

orientale

473

con roma

pubblica professione della sola retta fede, i governanti veneti si attennero, nella prassi,
al tenore espHcito della Bolla d'unione fiorentina, evitando con la maggior cura pos
sible di sbilanciarsi verso le diverse interpretazioni teologiche e canoniche, di cui
essa

si rivelava

e che

passibile

le parti,

allorche

come

indicavano

l'accettavano,

piu

fedeU allo spirito del eoncibo, sia che tali interpretazioni esprimessero ulteriori pre
tese della Santa Sede, sia che patriarchi e metropoliti bizantini, anche cpiXsvomxot,
rivendicassero secondo la tradizione Pautonomia giurisdizionale per la Chiesa Orientale.
Delia consapevole posizione veneziana si fa qualificato portavoce il servita Pao
lo Sarpi, che per incarico del Senato si studio di ? ridur insieme et ordinare tutta la
contra Feresia?
ed inoltro al Doge,
materia spettante alTUffizio dell'Inquisitione
in data 18 novembre 1613, uno scritto, destinato a grande notorieta, Sopra Pufficio
deWInquisitione 78.Nel capitolo XXV, vi si affrontava la diversa competenza e pre
tesa dell'Inquisizione
universale romana postridentina rispetto a quella tuttavia
ormai lontana, della
operante legalmente nello Stato veneto dal 1289. DalPepoca,
sua

a Venezia

introduzione

fino

al

suo

statuto

di

esercizio

ridefinito

per

concordato

con Papa Giulio III, grazie alle trattative condotte dal nunzio L. Beccadelli nel 1551,
detta istituzione e la sua attivita suscitarono piu volte problemi e discussioni diplo
matiche tra la S. Sede e i Veneziani. Alia loro base e da vedersi la costante decisione
della Repubblica nell'esigere che in ogni formazione di processo per eresia, come nei
suoi esiti, avessero diritto di assistenza e di intervento tre incaricati civili, detti Sa
vii

all'Eresia

79.

Proponendo lo statuto per i sudditi veneti appartenenti alia Chiesa Orientale,


quale esso fu in vigore nel periodo posteriore al eoncibo di Firenze e fino al suo tem
po, il Sarpi lo descrive con molta chiarezza: ? L'Ufficio dell'Inquisizione fuori di que
sto Stato pretende di giudicare li cristiani orientali in qualunque articolo, eziandio
dove

la nazione

tutta

dissente

dalla

Corte

Romana.

In

Serenissimo

questo

Dominio,

avendo riguardo alia protezione che il Principe ha della nazione greca, Finquisitori
non estendono le loro pretensioni tanto oltre; solo dicono che alii Greci si possono tol
lerare quelle tre opinioni, nelle quaU dissentono dalli Occidentali; ma se alcuno di
loro tenesse sinistra opinione in quei capi dove la nazione loro conviene con noi, que
sto debbe esser soggetto all'Inquisizione. La qual cosa b superflua e non meno oppo
sita

flua,
coli

alia

del
protezione
al
presente
perche

communi,

il caso

Principe
tra Greci

non

puo

che

se fossero

non

vi

occorrere;

cose

nelle
giudicati
eresia
di sorte

essendo
contraria

alia

differenti:

alcuna

intorno

il loro

perche

protezione,

super
li arti
rito

gH obliga a non riconoscere in cosa alcuna per superiore altri che li preti loro propri.

La

della

se sia
cosa,
qual
Chiesa
universale

o no,
giusto mantenerla
e per
le consuetudini

si puo

benissimo

sempre

osservate

decidere

80. Segue

per

li canoni
81 una
sin

tetica descrizione del regime di comunione in atto tra le due Chiese nei primi nove

78 P. Sarpi,
a cura di G. Gambarin
216. Opere di
Scritti giurisdizionalistici,
(= Scrittori d'ltalia,
1958, p. 119.
Sarpi, 8), Bari
79 Cfr. S. Romanin,
Storia documentata di Venezia, VI, 4 t. II, Venezia
1854, p. 254; R. Cessi, Storia
Venezia e VInquisizione
della Repubblica di Venezia, vol. II, Milano-Messina
1946, pp. 108-109; P. Paschini,
un vescovo
Romana da Giulio III a Pio IV (= Italia sacra, 1), Padova
1959; G. Cozzi, Domenico Bollani:
storica Italiana ?, LXXXIX
veneziano tra Stato e Chiesa, ? Rivista
(1977), pp. 8-15. Sul concreto funziona
a Venezia
la descrizione che ne fornisce il nunzio
mento dell'Inquisizione
appare lucida e circostanziata
Chiesa e Stato nelle relazioni dei Nunzi
A. Bolognetti nella sua relazione finale del 1581; cfr. A. Stella,
a Venezia. Ricerche sul giurisdizionalismo
al XVIII
secolo (= Studi e Testi,
veneziano dal XVI
pontifici
1964, pp. 277-294.
239), Citta del Vaticano
80 P.
. . ., cit., p. 176.
Sarpi,
Sopra VOfficio delVInquisitione
81 Ibid.,
pp. 176-177.
P.

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474

V. PERI

secoli, ? nei quali tempi il Pontefice Romano era riverito ed osservato non meno da'
Greci che da' Latini, era riconosciuto per successore di Pietro e primo fra tutti li ve
scovi Orientali cattolici?, nel rigoroso rispetto delle autonomie e delle prerogative
ecclesiastiche e canoniche particolari, esercitate secondo i canoni dei concili e con il
del

sostegno

professato

L'interpretazione

di

82.

cristiano

statale

potere
storica

stato

tale

cose

di

a vero

appare,

dire,

sem

pinttosto

e parziale, perche della complessa vicenda interecclesiale propone la versione


plificata
si avvicina assai a quella classica dei Bizantini allorche essi
politica veneziana, che
elencano le cause delTintervenuta divisione: ? Immediate che la Corte Romana entro
in

esser

non

di

pretensione

alii

soggetta

ma

canoni,

che

arbitrio

per

mutare

potesse

e degli ApostoU ancora, e che tento


ogni antica disposizione delli Padri, delli Concili
della
Sede
in loco dell'antico primato
ApostoHca introdurre un dominio assoluto,

non

da

regolato

alcuna

legge

o canone,

la divisione

nacque.

da

quantunque

sette

cento anni in qua piu volte sia stata tentata la riunione e la pace, non si e potuta
effettuar mai, perche s'ha atteso alle dispute e non a levare quell'abuso, che fu la

vera

d'introdur

occasione

e ch'e

disunione,

la vera

causa

di mantenerla

ancora

83.

? Doppo la divisione delle Chiese, nella Orientale resto la medesima opinione ancora,
e dura fino al presente, cioe che ogni cristiano quanto alle cose spirituali solamente b
ma

all'ecclesiastico,

soggetto

nelle

al

temporali

. . .E

principe

continua

ancora

ap

presso li Greci la dottrina che li vescovi debbino giudicare qual opinione sia cattolica
e qual eretica, ma il castigar quelli che professano le opinioni dannate sia del
?

secolare

84.

Su tab fondamenti ecclesiologici il Sarpi, nominato Teologo e Consultore della


Serenissima RepubbHca nell'anno dell'Interdetto
(1606), esclude ogni interferenza
romana nelle accuse di scisma o di eresia contro sudditi veneziani
dell'Inquisizione
Orientale. Testimonia cosi in maniera diretta il persistere
appartenenti alia Chiesa
a Venezia dell'ideologia e della prassi postridentine, come basi della politica
religiosa,
e,

in maniera

indiretta,

scopre

la

radice

della

tensione

la volonta della Santa Sede di estendere a Venezia

Chiesa
zione

preconizzata
e le istruzioni

dai

tridentini

decreti

e del

che

dissenso,

e ai suoi Dominii

ovunque

avviata

provocava

la riforma della

secondo

romane.

l'interpreta

Per Venezia quindi, almeno per i due secoli seguiti al concilio di Firenze, vigeva
il presupposto che l'unione raggiunta allora tra la Chiesa d'Occidente e la Chiesa
d'Oriente

persisteva

come

realta

acquisita

la

stabilizzata

le

ancorche

valida,

parti contraenti ai termini dell'accordo,

differenti

interpretazioni

date

dalle

specie sui punti cruciali e litigiosi, piu che una


come

configuravano

un

processo

dinamico

di

re

cezione, di approfondimento, di consolidamento, di diffusione.


II presupposto stava alia base degli orientamenti della politica religiosa, condotta
dalla Serenissima nei confronti dei sudditi aderenti alia Chiesa bizantina. Bene riflette
il calcolato

realismo

anacronisticamente

di
per

simile
un

convinzione,

precursore

di

senza
piu.

per
recenti

questo
teorie

poter

essere

ecumeniche,

scambiato
il Rettore

veneto di Creta Luca Michel, quando in una relazione del 1574 scrive: ? I nobili cre
tesi e veneti vivono secondo il rito romano, e i cittadini e la plebe secondo il rito greco:
che tanto vuol dire, appresso a persone di giuditio et libertate, quanto una cosa e

82 Ibid.,
p. 176: ?In quei tempi mai
degli altri vescovi, ne la Corte allora aveva
83
Ibid., pp. 176-177.
84
Ibid., p. 177.

alcun Pontefice Romano


pretese conferir benefici nelle diocesi
introdotto il cavar denari dagli altri per via di dispense e Bolle ?.

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L'UNIONE

DELIA

CHIESA ORIENTALE

475

CON ROMA

un rito stesso, essendo tutti cristiani e tutti vivendo unitamente sotto la fede e ves
sillo di Gesu Cristo Nostro Signore ? 85.
La cosiddetta liberalita religiosa, motivata con l'interesse politico, che si suole
attribuire al governo di Venezia nel suo atteggiamento verso i cristiani greci della
Chiesa bizantina, nasce da un consapevole assunto: il rispetto dell'accordo, raggiunto
nel concilio ecumenico di Firenze, come patto stabilmente vincolante per le due Chie
se

Cio

segnatarie.

comportava

una

ferma

opposizione,

sia

di

fronte

alia

denuncia,

che in varie occasioni ne aveva fatto la maggioranza della gerarchia episcopate bi


zantina, sia di fronte ad una sua interpretazione sempre piu riduttiva, restrittiva
ed unilaterale, che la Santa Sede decise di adottare e di attuare con provvedimenti
canonici e disciplinari dopo la conclusione del concilio di Trento, leggendone le
clausole allora concordate con i Greci alia luce delle nuove posizioni ecclesiologiche
occidentali,

affermatesi

nell'assise

conciliare

piu

recente.

II Doge Niccold Da Ponte lo illustrava con lucidita il 20 agosto 1578 alle supre
me cariche dello Stato nell'isola di Creta: il duca Ermolao Tiepolo, il
capitano Natale
Dona e il Provveditore Luca Michiel: ? Voi dovete sapere la diligenza, che in ogni
tempo avemo usato, perche in quel Regno, e negli altri luoghi nostri dove si attro
vano Greci, gH sia osservato il rito loro, acciocche senza alcun impedimento possino
continuare

in

quello,

che

hanno

fatto

per

tanto

spatio

d'anno,

percio,

quando

occorso, ne abbiamo fatto far officio et a Roma con li Sommi Pontefici et al sacro
Concilio di Trento, quando si b trattato di questo, giudicando noi ch'alla conserva
zione delli predetti luoghi nostri sia necessario di conservar a Greci i riti loro 86 come
anche il procurare che quelli, che seguono il rito latino si conservino in esso; et ar

85 La relazione h citata da E. Tea,


Saggio sulla storia religiosa di Candia dal 1590 al 1630, ? Atti del
Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti?, LXXII
II, p. 1379.
(1912-1913),
86 L'orientamento
e radicale
esattamente
favorevole
ad una progressiva
latinizzazione
opposto,
ecclesiastica
dei cristiani greci, era invece quello prevalente presso i Papi e negli ambienti di Curia, se il
Nunzio a Venezia Giovanni Antonio Facchinetti, poi Papa Innocenzo IX, nei propri dispacci al Segretario
di Stato del 1568 si manifesta per dichiarato fautore di una tale politica, del resto allora gia in corso di
con gli appartenenti
alia Chiesa d'Oriente residenti nelle provincie dell'Italia meridionale.
attuazione
II
24 gennaio, il Nunzio
scrive al cardinale Bonelli: ? Sendo lo scopo di N. S. di rimuovere i catholici da i
et ridurre gl'infedeli al battesmo, servira incredibilmente che il
peccati, rivocare i Lutherani dall'heresia
si riduca in quella pieta
Regno di Cipro, habitato per lo piu. da Greci et pratticato frequente dagPinfedeli,
et riverenza verso la S. Sede Apostolica
che si conviene; e i Lutherani
stessi, dalla superiority che vanno
se Greci soggetti a Prencipi latini non si riducono a
negando i Greci, danno fomento alle opinioni loro. Et
V. S. 111.ma conosce quel che pud sperare
sincera et perfetta unione et subiettione della Sede Apostolica,
e de' Vescovi dependenti da lui; e ben cosa che va trattata con incredibile
del Patriarca di Costantinopoli
destrezza, ma per servigio di Dio emolto importante. Et se questi SignoriPintendessero
bene, non potriano
far cosa piu salutare per lo Stato loro che dar ogni aiuto et franchezza, accio che quei popoli s'havessero
a poco a poco a ridurre a vivere alia latina ?; e il 6 marzo ribadiva: ? Tra i principali capi di riforma credo
10 che ne sia questo uno: che i Greci soggetti a questi Signori osservino il decreto del concilio di Trento;
S. Ser.ta procede con incredibile risguardo per dubbio di sdegnare quei popoli greci, in questi tempi sospet
tosi, et il rispetto e ragionevole, ma chi ci ponesse studio si potria co '1 servire alia causa di Dio stabilire
anco piu lo Stato, che alia fine quando i Greci s'unissero co' i Latini verrebbono a essere piu amorevoli et
e di grandissima
fideli verso Pimperio d'essi Signori. L'articolo
importanza e conseguenza ?: Nunziature
di Venezia. VIII, marzo 1566 -marzo 1569, a cura di A. Stella
(= Istituto Storico Italiano per PEta
e contemporanea.
Fonti per la Storia d'ltalia), Roma
i go
moderna
1963, pp. 340 e 355. Evidentemente
vernanti veneziani e la Santa Sede nutrivano opinioni molto differenti su cid che meglio poteva rispondere
cfr. V. Peri, L\< incredibile risguardo ? e V? incredibile
agli interessi politici della Serenissima Repubblica:
destrezza ?: la resistenza di Venezia alle iniziative postridentine della Santa Sede per i Greci dei suoi Domini,
tra Oriente ed Occidente (secc. XV-XVI):
in Venezia centro di mediazione
aspetti e problemi, ? Atti del
11 Convegno internazionale di Studi della Civilta Veneziana
(Venezia, 3-6 ottobre 1973) ?, vol. II, Firenze
1977, pp. 599-625.
R.

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476

V. PERI

sempre fatto offitio che b prelati latini facciano le

gumentino ancora, onde abbiamo


loro

residenze,

fine

di

conservar

et accrescer

a quelb che vogbono


impedimento

che mettino
noi

avendo

questo

inteso

che

come

d'importanza,

sono
in queste
materie
non
sii stato
permesso

il rito

non

ma

latino,

gia

per

continuar nel rito greco, imperocche,


state

novamente

e che

che

alcun

alcune

alterationi

si faccia

diacono

prete,

se non sottoscrive di sottoponersi al rito della Chiesa Romana, che non sia permesso
che si predichi in alcuna chiesa greca senza licenza di quell'Arcivescovo, et che pre
dicando debbano prender il tema di quello che ha da dire da esso Arcivescovo, et di
piu sii stato fatto sottoscriver daUi preti greci una scrittura, senza che sappino la
continenzia di essa, anzi risposto, quando hanno addimandato di saper quello che
essa contiene, che h fatta per approbar le operationi del signor Ursino, e perche du
bitano

che

contener

possi

come

altro,

che

sarebbe

si

siano

obbHgati

ovvero

appro

bino il rito della Chiesa Romana, restano maHssimo contenti.


Le quab tutte cose potendo apportar disturbo nel buon governo di quel Regno,
vi commettemo col ConsegHo nostro di Diece e Zonta che, attrovativi con quel re
verendissimo Arcivescovo 87, dobbiate fargli intender, in nome del sopradetto Con
segbo, che a noi sommamente dispiacciono ogni sorta di novita in questa materia di
reHgione, per esser nostra ferma intentione che si permetti a Greci di liberamente eser
citar il rito loro come hanno fatto per il passato senza astrenzerli, ne obligarli ad al
cuna

cosa

altra

Tre Papi ?

pensarono

88.

Gregorio XIII

e tentarono

di

nel 1581, Sisto V nel 1588 e Clemente VIII


inviare

un

loro Visitatore

apostolico

nel 1597

i cristiani

per

del

l'isola di Creta. Lo fecero ogni volta invano, perche cio che negli anni 1580-1581 era
stato possibile con l'analoga missione del vescovo di Nona Pietro Cedobni a Costan
tinopoH e nell'Impero Ottomano89, non fu possibile in questo possedimento dello

Stato

cattofico

di Venezia.

le autorita

Regolarmente

con

si opposero

veneziane

de

al

cisione

progetto.
Sembra
ormai

generico

e,

ben

considerare,

e benevolo

improprio

alquanto

far risalire tale resistenza ad una politica ? filo-ortodossa ? seguita dalla Repubblica

di Venezia.

Per

evitare

una

rispondente,

terminologia

piuttosto

che

quest'epoca,

agH sviluppi storici e dogmatici successivi della piu moderna autocoscienza confes
sionale rispettiva, acquisita ed espressa sia dalla Chiesa Occidentale che da quella
Orientale 90,basta leggere il testo delle istruzioni date nelle tre citate occasioni dal
Senato

veneto

der azioni,

che

al

Ambasciatore
proprio
veniva
incaricato
questi

sistere dal proposito, pastorale

alia

di

Corte

svolgere

Romana
davanti

ed

il tenore

ai Pontefici,

delle

per

consi

farli

de

e pobtico, della visita 91.Vi risulta che la linea della

87 E Lorenzo Vitturi,
di Creta dal 1576, tentava di introdurre nella sua Chiesa le
che, Arcivescovo
norme della riforma tridentina, estendendole
anche ai fedeli greci a lui soggetti.
88 G.
Ricerche storiche ..., cit., pp. 134-135; solo Pinizio presso E. Tea, Saggio sulla storia
Fedalto,
cit., p. 1380.
religiosa ...,
89 Cfr. V.
Roma
Peri, v. Cedolini, Pietro, in Dizionario
1979,
Biografico degli Italiani, vol. XXIII,
pp. 311-312.
90 La
prima ha infatti sottolineato la nota di cattolicita, la seconda quella di ortodossia fino al punto
senza per questo abbandona
di assumerle come qualificativi ufficiali della propria identita e denominazione,
re la comune e tradizionale opinione, che per la Chiesa Cattolica equivale alia certezza di restare ortodossa
nella dottrina e per la Chiesa Ortodossa
quella di rimanere cattolica nella propria costituzione.
91 Si
'And rfjv (piXooftodot-rj nohxixf]
pud farlo grazie a Z. N. Tsirpanlis,
arrjv
rfjg Beverlag
eig rov xad^r]
eyygacpa rcov ercdv 1581-1597r'mAeljLi(ov.
eXXrivixf] 'AvaroXf). 'Avexdora
JjQoocpoQa
N.
B.
XXXIX-XL
Bu^avTtvcov
S7rouS<ov?,
yrjrrjv
(1972-1973),
Tco/xaddxrj, ?'ETrerqpls
^TatpeCa?
pp. 295-311.

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L UNIONE

DELLA

CHIESA ORIENTALE

477

CON ROMA

Repubblica, forte di una secolare esperienza 92,mirava in primissimo luogo ad impe


dire che il riacutizzarsi di rivalita di natura religiosa insidiasse la governabihta di un
territorio gia difficile per la presenza di gruppi etnici diversi e per la continua esposi
zione dell'isola al pericolo di incursioni da parte dei Turcbi 93.
teologica, indispensabile per sostenere ufficialmente ogni intervento
L'ideologia
uno
di
Stato cattolico, giustificava tale ricerca della pacifica convivenza
pubblico
dei
fedeli
della Chiesa Occidentale e della Chiesa Orientale presenti nell'iso
rebgiosa
la e negb altri Possedimenti ? da mar ?, assumendo che tra le due Chiese, come aveva
stabilito il concilio di Firenze, sussistessero e dovessero sussistere tanto Funione quanto
la

Concorde

potesta

del

Papa,

ancorche
anche

canonicamente
la

dove

esse

diversificata
non

apparissero

dipendenza
ancora
bene

dalla
comprese

suprema
ed ac

cettate da tutto il clero e da tutto il popolo cristiano greco. Pertanto la differenza


tra Greci e Latini si considerava di ? rito ?, non di ? rebgione ?, come invece sarebbe
stato

conseguente

ed

inevitabile

nel

caso

di uno

stato

di

scisma

sussistente

in modo

formale tra le due Chiese 94.

92 II 28
gennaio 1581, il Senato scriveva alPOratore veneto a Roma: ? Quando dal Visitatore Aposto
introdutta simile novita (sc. il fatto
lico fosse nelli preti latini, che sono in tutte quelle parti pochissimi,
di fare la visita! NdR), questi, non avezzi a cose di tale natura, ricorrendo alia vita piu libera, di nuovo
sotto la Chiesa Greca, et indarno Sua Santita, che tanto zelo procura di unire quanto piu.
ritornarebbono
sia possibile questi alia Chiesa nostra, spenderebbe tanto et metterebbe pensiero nei Collegio Greco da lei
et per lo sudetto fine istituito, alia quale ancora considerarete
che uno delli piu difficili
cosi piamente
i nostri Rettori in quelle parti e il pensiero che assiduamente
si prendono di mante
negocij, che habbiano
nere in unione li Greci colli Latini, i quali, vivendo per gratia del Signor Dio con il lor buon governo queta
Onde volemo tener per fermo che Sua
mente, con altra via nova et insolita certamente tumultuarebbono.
come per Pesperientia
di centenara d'anni
Santita, informata della natura di quei populi dimcilissimi,
habbiamo
conosciuto, in ammettere cose tali, si astenira, come instantamente ne la pregamo, dalla detta
Visita ?: Z. N. Tsirpanlis,
3Anb rrjv cpiXogd'odo^r) nohrtxrj...,
cit., p. 306.
93 I Greci sono descritti come ?
si ricorda che la ? ostinata volunta de' Greci
populi difficilissimi?,
in quanto ? genti per natura sospettose
molto pronti per propria natura alle solevationi et causar scandali?,
et zelantissime delPosservanza
cfr. Z. N. Tsirpanlis,
del loro rito greco?:
'Anb rrjv cpiXoQ'd'odotjr]
... cit., pp. 306, 309. D'altro
canto Venezia,
dello Sta
?per rispetti ancora importantissimi
noXvuxr)
to ... et della Repubblica
cristiana ?, sosteneva di costituire in quelle terre un baluardo per tutto POc
in quelle parti a tutta la Cristianita ?, si tratta di ? citta . . . ,
cidente cristiano: ? servimo di propugnacolo
che quasi antemurale della Cristianita confinano con Turchi, come h Pisola di Corfu ?, tanto che le ragioni
? concernono Pinteresse di Stato et di reli
per conservare anche in campo pastorale un regime d'eccezione
.. non militano
in altri luochi che (in questi de9 Veneziani).
esposti nelle fauci de potentissimi
gione, et.
communi nemici?:
donde Pespresso
incarico, dato alPAmbasciatore
presso la Corte di Roma il 25 gennaio,
la Santita Sua come ... desideriamo, per servitio della
et per
1597: ? Procurarete di persuadere
[religione
a dire che,
quiete di esso Regno tanto importante alia Cristianita. Et per instruttione vostra vi habbiamo
in Candia, intesi li giusti rispetti
havendo voluto anco la santa memoria di Sisto Quinto mandar Visitatore
se ne rimosse et abbandono
questo pensiero ?: cfr. Z. M. Tsir
sopraditti che le facessimo rappresentare,
'Anb ty]V cpdogftodogr) noXvtixr\...,
panlis,
cit., pp. 306, 307-308, 308-309, 310.
94 Gia la riforma del calendario
come un possibile
nei 1582, prevista dai Veneziani
ecclesiastico,
motivo di turbamento fin dall'inizio,
dopo gli incidenti di Corfu del 1588 era guardata come un rischio
tra le due Chiese, che invece si continuava a
infranta quelPunione
capace di far risultare pubblicamente
la santa memoria di Papa Gregorio delibero di fare la regolation del
sussistente: ? Quando
presupporre
che havrebbe potuto causare nelle isole et fortezze
fin alPhora Pinconvenienti
Panno, noi, prevedendo
nostre di Levante, dove sono habitatori del rito greco et latino, questa importante diversity, scrivessimo
il farsi in cio novita alcuna ... Con tutto cio,
in particolare alii Rettori di Corfu che non permettessero
Arcivescovi
introdotta la sudetta correttione, e passato tant'oltre
havendo per inanzi quei Reverendissimi
all'honor medesimo
della Religione
che hormai seguono effetti pregiudicialissimi
questo inconveniente
catholica et al servicio delle cose nostre, come siamo stati avisati piu. volte da quei Rettori et ultimamente
a questo fine dalla fidelissima Communita di Corfu, per sup
mandato
dalla viva voce di un Ambassatore
plicarne qualche opportuno rimedio non solo alii disordini che succedono hoggidi, ma a quelli altri ancora,
et che evidentemente
che alia giornata potriano seguire di maggior conseguenza,
soprastano per le risse,
per li odii et per la mala intelligentia che passa per questa causa tra Vuna et Valtra natione, parendole non

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478

V. PERI

In tale quadro era stimato dai Veneziani naturale, anzi ovvio, che i sacerdoti
greci dei loro Dominii restassero gerarchicamente legati secondo la tradizione alia
sacra potesta del loro Patriarca di Costantinopoli e a
sua
quella dei metropoliti della
obbedienza canonica, anche se ragioni di opportunity politica li inducevano a non
che,

permettere

in concreto,

tale

alia

appartenenza

varcasse

bizantina

Chiesa

so

la

glia della commemorazione liturgica e si traducesse in contatti diretti e personali di


sudditi veneziani con un episcopato greco residente fuori dai confini veneti e soggetto
ad altre influenze e condizionamenti poHtici 95.
Tutte e due le cose appaiono chiare dai modo di presentare una delle ragioni
addotte nel 1581 al Pontefice, per dissuaderlo dalla visita apostobca a Creta: si com
era

che essa
prende
un velato
sapore
con Sua
lervene

di

ritenuta
non

Santita,

pure

impressionarlo,
che
Senato

col

cosa

della

la novita

per

di

capace
dicemo

particolarmente
? Volemo
et vi

ricatto.

con molta

a noi

con

perfino
. . . debiate

do

nostra

meraviglia non communicata, ma per li certissimi et importantissimi moti, che per


tale visita seguirebbono; la quale, havendo a muovere humori pericolosissimi et dan
conveniamo

nosissimi,

necessariamente

abhorire,

ammettendosi

percioche,

in conseguenza venirebbe che il Patriarca Costantinopolitano

visitare

i Greci

dall'altro

cosa

canto;

invero

di

tanto

questa,

greco vorrebbe anch'egli

scandalo

quanto

esser

pud

con

siderato da Sua Santita ? 96.


Le parole che il vescovo latino di Rethimnon Giubo Carrara scrive al Doge nel
1588, riferendogli in che termini si fosse allora industriato di scoraggiare il cardinal
Santoro dai suo proposito di inviare a Creta come vescovo della Chiesa Orientale un
del

alunno

Greco

Collegio

da

ordinato

Roma,

con

esprimono

immediata

evidenza

tale situazione: ? Niun greco sarebbe andato a prender gli ordini da Vescovo
consacrato

fosse

di

giuramento

di

commandamento

obbedienza

secondo

et,

del

Patriarca

l'uso,

egli

simo giuramento di quelli che si ordinavano,

cessione

La
sostennero

appresso

loro

ancora

et

che
non

non

che non

avesse

gli

prestato
il mede

Pastore,

facesse,

che e istituto inviolabile con tanta suc

97.

che
ed effettiva,
volte
ricordata
?, tante
protezione
senza
meta
la seconda
del XVI
esitazioni
per tutta

le autorita

veneziane

di

secolo

fronte

alia

Santa Sede e a molti vescovi occidentali, corrispondeva bensi alia difesa dei diritti
tradizionali della Chiesa greca, pero di una Chiesa greca che la Serenissima delibe
ratamente
latina

considerava

in genere

come

e Romana

unita
in

o almeno

particolare,

tenuta

ad

in ottemperanza

essere

alia

unita

alia

celebrazione

piii esser differenti di rito, ma

Chiesa
awe

di religione (il corsivo e nostro. NdR) ?: Z. N. Tsirpanlis,


'And TtjV
cit., p. 307.
qiiA.oQd'odotjr) noXinxr}...,
95
ecumenico con i Greci di Creta era stato impegno
Impedire contatti ed ingerenze del Patriarca
del concilio di Firenze; cfr. M. I. Manus
ben piu rigido ed assoluto di Venezia
prima della celebrazione
evavrt rfjg iv Kqr\rr\ imoQofjg rov ITargtagxetov
sakas, Merga
KoyvaravrivovnoXeoig
rfjg Beverlag
xarJ dvexdora
Beverixd
27rou$&v?,
Bu^avTivwv
eyyoaya
(1418-1419),
?'ETrenqpi*;
*ETatpsiac
XXX
pp. 85-144 e 704.
(1960-1961),
96 Z. N. Tsirpanlis,
'And rtjv yiXooftodot-r} nohnxri...,
cit., p. 305; il sussistente
legame dei
del governo veneziano
cristiani della Chiesa Greca di Creta con il Patriarca
appare anche nell'istruzione
a Roma del 1597: ? Volemo
col Senato che rendiate gratie a Sua Beatitudine,
facendo
alPambasciatore
et rimoverla dai pensiero di mandar Visitatore nel Regno di Candia,
ogni opera possibile per disuaderla
. . . ilmal effetto che partorirebbe
in . . . quelle genti per natura sospettose et zelantissime
considerandole
del loro rito greco. Onde entreriano in sospetto che si volesse tentar di alterarlo, tenendone
dell'osservanza
con pericolo di qualche di sordine che deve esser per ogni ragione solicato
proposito col loro Patriarca,
cosi per Pinteresse di Stato come per il pregiudicio che potesse ricevere la fede catholica da questa altera
zione d'animi et dai moto, che potesse
succedere ?: Z. N. Tsirpanlis,
'And ttjv qjiAoQirodogr] nofa
cit., p. 309.
tiwy) ...,
97 Arch. Rom. Soc. Jesu,
.
316, f. 131
Op. NN.

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L'UNIONE

CHIESA ORIENTALE

DELIA

479

CON ROMA

nuta del concilio di Ferrara-Firenze. Impegnata ad estendere in modo graduate e


progressive, ma soprattutto compatible con i propri interessi politici, a tutti i propri
sudditi appartenenti a tale Chiesa il regime canonico di unione sancito in quella sede
conciliare anche dal Pontefice Romano, Venezia si rivelo restia ad imporre loro uno
statuto di unione modificato rispetto al precedente, quale appariva quello ispirato
dalle riforme tridentine e derivato da esse.
Le nuove norme risultavano infatti tali da comportare per i cristiani greci, pur
considerati ufficialmente cattolici come membri di una Chiesa uscita unita con quella
decise in assenza della loro ge
latina dalPincontro fiorentino, delle ?innovazioni?
sola
dai
della
Occidentale
Vescovi
Chiesa
rarchia episcopale
congregati nel concilio
di Trento. II conflitto sempre piu netto, scoppiato tra Venezia e Roma sul modo di
98
comportarsi verso i cristiani fedeli al culto ed al costume della Chiesa Orientale
indica da solo che uno statuto canonico per la convivenza dei due riti in regime di
e comunione

unita

da

diverso

ecclesiale,

? fiorentino

quello

?,

aveva

e consistenza nel centro romano ed era in via di prendere piede

forma

preso

gia

in tutta la Chiesa

d'Occidente.

LA

Come

non

generalizzazione,

qualsiasi

? NORMALIZZAZIONE

una

attendersi

puo

verifica

TRIDENTINA

senza

storica

eccezioni neppure il proverbio, a Roma assai popolare, secondo cui cio che un Papa
bolla, un altro Papa ? sbolla ?. Paolo III e Pio IV, per restare all'argomento e all'epo
ca qui affrontati, offrono infatti Pesempio di due documenti sovrani, intesi ad abro
gare in misura radicale la precedente legislazione papale in materia di Greci, senza
per

attendere

questo

1'intervento

infatti proprio quelle


in

di un

successore:

che in antecedenza

le norme

e rese

cassate

irrite

ciascuno dei due Pontefici aveva

erano

emanato

proposito.

II 6 marzo 1542, dopo una vicenda che opponeva buona parte della comunita
ellenica di Venezia al suo cappellano, Paolo III decideva di ritirare a tali Greci Pesen
zione, di cui godevano, dalla giurisdizione del patriarca latino di Venezia, concessa
loro da Leone X e da Clemente VII nella convinzione (putans) che essi aderissero ai
deliberati del concilio di Firenze: ? cum praefati Graeci sua exemptione se reddiderint
indignos,

omnem

eis ac dictae

exemptionem

eorum

ecclesiae

concessam

qualitercumque

et auferentes, illos iurisdictioni correctioni et potestati praefati


Georgii episcopi et Nuntii et Patriarcharum Venetiarum pro tempore existentium
II 22 giugno del 1549, lo stesso Papa, investito delle
immediate subiicimus?
suppliche fattegli pervenire da alcuni nobili mercanti ed altri Greci di Venezia, in
ab

eis abdicantes

sieme

che

all'assicurazione

essi

non

consideravano

i Greci, che ritenevano vafidi ed osservavano


renze,

?iuxta

catholicos

ritus

Orientalis

eretici

scismatici

ne

i Latini

ne

con scrupolo i decreti del concilio di Fi

Ecclesiae

rite

et

recte

viventes

?,

restitui

con un suo Breve tutte le esenzioni, i


privilegi e le facolta assegnati ai Greci di Vene
zia da Leone X ed abrogati sette anni prima 10?.
Analogo mutamento di un precedente regime canonico fissato da tutta una serie
di Pontefici precedenti, e, sulla loro scia, anche da lui stesso, decreto Pio IV con il

98 V.
e V?incredibile
destrezza?.
Peri, V?incredibile
risguardov
99 G. S.
Al BovXXai
rcbv Ilancbv...,
Plumidis,
cit., p. 249.
100F.
Ecclesiae
Corner,
Venetae, cit., XII,
pp. 376-379.

. ., cit., pp.

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603-604.

480

V. PERI

Breve ? Romanus Pontifex ?, del 16 febbraio 1564 101.Ne usciva rovesciato l'orienta
mento sino allora tenuto dalla Santa Sede nei confronti della gerarchia episcopale e
delle comunita della Chiesa Orientale viventi ed operanti ecclesiasticamente in Ita
ba. II contenuto della nuova disposizione appare chiaro e verra rincalzato e preci
sato con le nuove misure restrittive disposte dalla Bolla ? Providentia Romani Pon
tificis ? di Pio V del 20 agosto 1566 102.Subessent Ordinariis locorum: fu cioe abolita
Pesenzione dalla giurisdizione e superiority degli Ordinarii episcopab latini sino al
lora

accordata

alle

e alle

persone

comunita

alia

appartenenti

e vi

bizantina

Chiesa

venti in Occidente. La costituzione papale, seguendo di un biennio il Breve, inter


veniva ad escludere tutti i permessi e le dispense, prima rilasciati di frequente, ai
sacerdoti latini di celebrare secondo l'uso liturgico greco e ai sacerdoti greci, ?prae
cipue uxoratis ?, di dire la messa o comunque di officiare il culto in latino 103.
Che si trattasse di una svolta molto netta rispetto alle norme pontificie per l'ap
pbcazione canonica dell'unione di Firenze tra la Chiesa Occidentale e la Chiesa Orien
tale, la Curia Rom ana ebbe lucida e perfetta coscienza, tanto da ricordarlo nel proe
mio di entrambi i documenti, offrendo anzi una spiegazione, e perfino una giustifi
cazione, del mutamento di indirizzo imposto ai cristiani della Chiesa Orientale emi
? Providentia Romani Pontificis
grati e residenti in Stati cattobci Occidentab.
plu
rimum
num

statum

ea

nonnumquam

circumspecta

decessores

certis

quae

gesta sint, ex abis non minus


reducit,

prout

et

suadet

aequitas

suadentibus

rationabibbus
in Domino

causis

per

eius

prae

causis alterat et ad pristi


conspicit

?104.

expedire

di Papa Ghisleri si fa appello all'equita e ad una valutazione razionale delle


opportunity storiche come motivazioni di cambiamenti, anche rilevanti, delle dispo

Nell'atto
sizioni

antecedenti.

Agli

stessi

con

criteri,

un'esplicita

delle

accentuazione

preoccu

pazioni pastorali e con piu avvertita coscienza del mutare nel tempo della sensibihta
rebgiosa, si riferiva gia Pio IV, per introdurre la sua nuova direttiva concernente i
vescovi e i cristiani della Chiesa Orientale: ? Romanus Pontifex, praecipuus aequi
tatis

bus,

et

rebgionis

tempore

animadvertit,
situazione
riodo

assertor,

et

facultates

animarum

procedente,
sui pastoralis
pro
si
storica
giudicava,

gratias

pericula
officii debito,

dopo

Trento,

ab

et

Sede
Apostolica
inter catholicos

mature
profondamente

concessas,

ex

qui

scandala

revocare

provenire
La
consuevit?105.

mutata

rispetto

al

pe

precedente.

Nell'ultimo decennio del XV secolo e per un cinquantennio circa si verified un


rilevante flusso migratorio di popolazioni albanesi e greche dall'Epiro, dalFAlbania*
dalla Morea, da Rodi, da Cipro, da Patmos e da altre isole verso le coste adriatiche
della penisola italiana e verso 1'interno delle sue regions meridionali. Un altro per
corso migratorio portava i rifugiati in Sicilia. In primo luogo provocarono l'esodo
la necessity o il desiderio di sottrarsi all'occupazione dei Turchi, contro i quali tali
popolazioni cristiane si erano ribellate, o unendosi in bande alle operazioni militari
di Stati cristiani d'Occidente o favorendo comunque 1'attivita deUe loro armate in

l?l Bullarium Romanum, VII,


dei Papi le cui dispo
nominativa
p. 271; si notera che nelPelencazione
sizioni vengono abrogate e revocate, Pio IV si riferisce al Breve da lui stesso rilasciato al vescovo orientale
? et
il 15 luglio 1662, e cioe poco piu di un anno prima, con la generica espressione:
Timoteo di Grevena
forsan alii Romani Pontifices ? (cfr. V. Peri, I metropoliti orientali di Agrigento ..., cit., p. 319).
102Bullarium
Romanum, VII, pp. 473-474.
103 Ibid., p. 474: ? districtius inhibentes ne
deinceps praesbyteri Graeci, praecipue uxorati, Latino
more..
.missas et alia divina officia celebrare vel celebrari facere praesumant?.
104 Ibid., pp. 473-474.
105 Ibid., 271.

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della

l'unione

chiesa

orientale

481

con roma

Levante. Gli esuli sceglievano di trasferirsi in Occidente, in particolare a Venezia,


oppure nelle regioni italiane incluse nei Regni di Napoli e di Sicilia, che presentavano
tra Faltro delle caratteristiche geofisiche e climatiche non troppo dissimili da quelle
dei paesi d'origine.
Un Breve del 1564 registra come un dato ormai acquisito un loro nutrito inse
diamento in quelle terre: ?in quampluribus Regni Siciliae citra et ultra Pharum et
aliis christiani nominis civitatibus et locis, magna Graecorum, tarn religiosorum et
saecularium

clericorum

di Larino,

Vescovo

decenni

due

suffraganeo delTarcidiocesi

? non solum in Larinensi

?106.

reperitur

situazione,

era

che

Una

intanto

diventata

grex

quasi

notoria:

horum

?107.

maximus

inhabitat

del

relazione

spedita a Roma

di Benevento,

dioecesi, verum etiam in toto Regno Napolitano

et Albanensium

Graecorum

una

conferma

tardi,

piu

multitudo

laicorum,

quam

Nell'occuparci della storia religiosa di questi immigrati108, ci e gia avvenuto di


calcolare per approssimazione che nel trentennio intercorrente tra il 1566 e il 1596
gb Albanesi e i Greci stanziati nel territorio di una trentina di diocesi italiane, in pre

valenza

merid'onali,

a 40.000

ammontare

potevano

circa;

ma

si

ricerche

auspicabili

stematiche di storia demografica e di sociologia storica potrebbero correggere, anche


in proporzione sensibile, simile indicazione.
La

caratteristica

interesse

di maggiore

e rilievo

storico,

nie alloglotte di immigrati dal Levante mediterraneo,


assimilazione

alia

popolazione

Ancona, Napoli, Messina),


la

piuttosto

tendenza

fosse

ginario,

albanese

latina

contadina

le

presentano

colo

loro mancata

urbana

(Venezia,

anche dopo la residenza delle prime generazioni. Si nota

conservare,

circostante,

che

consiste nella

Se

greco.

con
biHnguismo
l'acquisito
cio puo
in talune
situazioni

ori
109, il carattere
essere
stato
favorito

da condizioni di vita di particolare isolamento ed arretratezza, nel suo insieme il


fenomeno trovo senza dubbio il proprio piu robusto e determinato sostegno nel tenace
attaccamento di questi immigrati alia propria tradizione religiosa, che li faceva con
sapevoU di appartenere alia Chiesa Orientale, la cui liturgia bizantina in Hngua gre
ca

e le cui

cipal!

comuni

sacre

usanze

manifestazioni

della

vita

li accomunavano

sistere per la perdurante presenza

ed

espresso

dal

popolo

e per

Piu

sociale.
Fazione

ancora,

tanto

nel

un

simile

culto

quanto
attaccamento

nelle
pote

prin
re

tra di loro di un clero normalmente proveniente


di

governo

e di

coordinamento

sviluppata

tra

loro senza interruzione, anche a prezzo di gravi difficolta e sacrifici, da una gerarchia
episcopale

orientale.

qui, a nostro awiso, il differente esito che conobbe ilmantenimento del


rito greco presso gli Albanesi e i Greci discendenti dagli immigrati in Italia nei se
Risiede

106
Ibid., 271.
107v. Peri, Chiesa Romana
e ? rito ? greco ...,
cit., p. 244.
108 In diversi contributi e
di fonti inedite, gia sopra citati, e in particolare: La Congre
pubblicazioni
e i suoi primi documenti; Chiesa latina e Chiesa greca nelVItalia postridentina;
gazione dei Greci (1573)
e ? rito ? greco; Documenti
e appunti sulla riforma postridentina dei monad
Chiesa Romana
basiliani,
? Aevum ?, LXI
(1977), pp. 411-478.
109G-li Albanesi
e Nicastro
sono cosi descritti nel 1565: ?In nonnullis
delle diocesi di Catanzaro
... habitarunt
et habitant populi Illyrici, Albanenses
nominati, intelligentes
pagis...
provinciae nostrae
et loquentes non modo linguam Illyricam sed et Calabram,
quam loquuntur reliqui omnes populi totius
.. Graece
Galabriae ?: ? Praesbyteri.
quidem legunt et linguam Illyricam loquuntur ? (V. Peri, Chiesa
Latina e Chiesa Greca ..., cit., pp. 432-433). Analoga
dove
situazione, nel 1571, si registra a Bisignano,
nel sinodo i preti albanesi risultano conoscere Pitaliano, mentre i fedeli appaiono
in qualche caso ? come
con interpreti?, e le costituzioni sinodali auspicavano
genti selvatiche, che e stato bisogno essaminarle
?ut doctrinam
christianam, qua nos utimur pro erudiendis pueris, aliquis eorum verteret in linguam
Albanensem
pro pueris ? (V. Peri, La Congregazione dei Greci...,
cit., pp. 225-229).

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482

V. PERI

e la sua persistenza presso gli ellenofoni di Puglia e di Calabria, della


coli XV-XVI
e del versante ionico delle attuaH provincie di Reggio Calabria
salentina
penisola
e di Catanzaro. Anche in questi paesi aleuni gruppi indigeni conservarono a lungo la
e anche la
propria bngua d'uso, diversa da quella maggioritaria d'origine romanza,
da
in
le
celebrata
che
della
consuetudini
sacerdoti,
seguivano
liturgia
lingua greca
Chiesa Orientale. II fatto persistette, almeno in certi casi, fino ai primi decenni del
secolo. Si trattava di nuclei di popolazione, che in Puglia o in Calabria avevano
XVII
resistito nella propria identita, in isole linguistiche talora consistenti, dai tempi remoti
della

bizantina.

dominazione

Con la riannessione ecclesiastica nella giurisdizione della Chiesa Occidentale


tab cristiani si erano visti appbcare il regime canonico di unione, che abbiamo gia
come

indicato

? normanno-franco

in Levante.

sua

Una

caratteristica

con

saliente

e completa dipendenza di simiH fedeH di rito greco, soprat


templava la immediata
tutto per le sacre ordinazioni, dal vescovo latino del luogo no. Le ultime persistenze
di siffatto regime ecclesiastico, destinato fatalmente a scomparire parallelamente al
decadere del greco come lingua parlata, sono documentate proprio in occasione delle
inchieste, provocate in tutte le diocesi meridionali dalle disposizioni pontificie degli
anni 1564-1575 oppure promosse dalla Congregazione dei Greci dopo la sua istitu
zione nel 1573, sulla situazione reale della Chiesa Greca in ItaHa.
La chiesa di rito bizantino di Altamura come quelle di Soleto o dei villaggi el
lenofoni della penisola salentina erano servite nel XVI secolo da un clero ormai da
tempo
posto

ma,
italianizzato,
e da
loro
dipendente.

da

soprattutto,
Emanuele

consacrato

secoli

un

Cartofilaca,

dai

prete

vescovi

cretese

italiani

trasferitosi

del

tra

gb Albanesi di Bisignano, segnalava nel 1573 tale differenza nella promozione agU
ordini di tab sacerdoti rispetto a tutti gb altri della Chiesa Orientale in Italia: ? Li
sacerdoti greci di PugHa, cbiamati Scarzioti. . . , si ordinano dalli Vescovi latini d
detto loco ?m. Nel 1577 il fatto era confermato al cardinale Santoro da uno di loro,
Antonio

l'arcidiacono

Arcudi

della

Terra

di

in diocesi

Soleto,

esaminatore

perito

greco,

Prelato

quand'il

per

sorte

non

? Si

d'Otranto:

no da ]i loro Ordinarii latini o per lettere commissionaU da Latini


sapesse

ordina

con assistente o

?112.

Rivello,

in

diocesi di Policastro, negU stessi anni, una delle due parroccbie del paese era la chiesa
di S. Maria del Poggio ? servita ab immemorabili tempore et sempre da preti greci,
quali sono nativi da que' paesi, nondimeno celebrano messe et dicono Fuffitio et altre
orationi

in

bngua

greca

secondo

Fuso

et

costume

della

Chiesa

Romana;

et

ligiosi s'mpre sono stati ordinati et hanno preso gli ordini sacri da Vescovi

havendo

commodita

di trovar

Vescovi

greci

? 113. Nella

supplica,

rinnovata

questi

re

latini, non

Gregorio

XIII,
per essere esclusi dalla disposizione di Pio V, la quale, nel vietare ogni commi
stione dei due riti, in modo implicito e paradossale veniva a proibire anche questo
abituale intervento degli Ordinari latini su un clero greco, e rischiava di aboUre per
fino un regime canonico che anticipava proprio quello imposto dal Breve di Pio IV

h? Cfr. D. Girgensohn,
in La Chiesa
greco alVepiscopato latino nelVItalia meridionale,
DaW'episcopate
-4
al XVI
in Italia dalVVIII
secolo, ? Atti del Convegno Storico Interecclesiale
(Bari, 30 aprile
?
sulla
Italia
Padova
situazione
immediatamente
25-43;
Sacra,
1973,
pp.
20),
precedente
maggio 1969)
(==
entre Rome etByzance a la veille de la conquete normande,
cfr. V. Laurent,
L'figlise de Vltalie meridionale
e notizie riferentisi al passaggio
5-24.
Documenti
delle singole diocesi di Calabria,
Sicilia e
ibid., pp.
ecclesiastica
possono reperirsi attraverso la raccolta e la biblio
Sardegna dalPuna all'altra giurisdizione
et insuale, D. Girgensohn
Calabria
ed., Turici 1975.
Pontificia:
grafia del decimo volume dell'Italia
Hi V.
La Congregazione
dei Greci...,
cit., p. 215.
Peri,
112 Ibid.,
p. 239.
113v.
latina e Chiesa greca...,
cit., p. 438.
Peri, Chiesa
Greca

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della

l'unione

orientale

chiesa

con

483

roma

del 1564, tali preti si vedono costretti a supplicare di continuare per grazia a fare
cid che essi gia facevano prima che i due Pontefici postridentini avessero prescritto
come obbligatorio per tutti i Greci d'ltalia, ? cio e che possino prendere li ordini da
Vescovi latini. . . et possino dir messa, uffitio et altre orationi in lingua greca secondo
la maniera, la quale glie hanno dato ab antiquo gli detti Sommi Pontefici Romani
casa del car
(sc. antichi) ?114. Nella seduta della Congregazione dei Greci, tenutasi in
dinale Sirleto il 9 marzo 1574, si decise che questo residuo di regime canonico ? nor
manno-franco

?,

in Italia,

perpetuatosi

andava

rispettato,

im

le

precorreva

perche

minenti risoluzioni romane volte a sottoporre tutti i fedeli di rito greco agli Ordinari
itabani. Si era anche rilevato, quale argomento di peso in favore della decisione, il
fatto che era proprio questo il regime seguito da secoli per le ordinazioni dei monaci
tini

in
E

?ita

regioni:

ab

Italia,

come

notare

interessante

et nunc

hactenus

Latinis

episcopis
? 115.
Graecum

ritum

ad

licet

stesse

neUe

basiliani

Ordinariis
nella

concezione

che

itabanizzati,

conservavano

ab

antiquo

il greco

sunt

ordinati
membri

dei

romana dei Greci, questi fedeli, di lontana ascendenza


volte

Sancti

monachi

locorum

della

greca ma
nella

etsi La
Basilii,
et ordinantur,

Congregazione

ormai il piii delle

liturgia,

non

appartenes

sero al rito greco, bensi al rito latino in lingua greca 116.La coscienza di differenziarsi
tutti
ecclesiasticamente da Schiavoni, Albanesi, Chimarroti e altri ?schismatici?,
?
alquanto difFerenti da l'Orientab ?,
immigrati di recente, e, in generate, di essere
per la presenza di molti elementi ?latinizzanti ? entrati per loro nel rito e nel costume,
restava d'altro canto viva presso i cristiani italogreci del Salentino 117. Proprio in
virtu di tale differenza tra le due categorie di fedeli praticanti in Italia, nel XVI se
?
differenza che si manifestava nel modo
colo, lo stesso rito della Chiesa Orientale
nella
diversa
evidente
piu
dipendenza giurisdizionale da vescovi latini e da vescovi
si pu6 spiegare che il vescovo Achille Brange di Bova, diocesi in cui il
bizantini ?,
rito greco godeva allora di una diffusione quasi generate, non abbia fatto alcun ac
cenno a questi suoi sudditi nel concilio provinciale di Reggio Calabria del 1565, che
pure si era preoccupato degli Albanesi della Chiesa Orientale della diocesi di Nica
stro

e di

Non
conservando

Catanzaro.

sono pertanto
come

le minoranze

i Basiliani

la

lingua

ellenofone di Puglia
liturgica

greca

in un

e di Calabria,
rito

esposto

da

che, pur
secoli

ad

influenze di latinizzazione, quelle che preoecupavano gb Ordinari latini, nelle cui dio
cesi si erano stabibti gli immigrati Albanesi e Greci. La scoperta di tali cristianita,
a piu titob diverse dagli altri soggetti diocesani itabani, divenne piu facile nel clima
e nell'epoca del concilio tridentino, allorche i primi vescovi latini riformatori torna
rono

a risiedere

prie diocesi,
verso
i loro

in maggior

spesso
vicari

periferiche
episcopali118,

numero
ed

e ad

agire pastoralmente
Sia direttamente,

impervie.
detti
presuli

apprendevano

con

sia,
della

piu

zelo

nelle

spesso,
piu
sussistenza
nei

pro
attra
pro

114 Ibid.,
et dicono Puffitio et altre orazioni in lingua greca
p. 439; anche p. 438: ? celebrano messa
?. In quest a zona storica e geografica va probabilmente
secondo Fuso et costume della Chiesa Romana
cercata Porigine di commistioni
come, ad esempio, la liturgia greca di San
liturgiche programmatiche,
Pietro. Una netta distinzione tra questi due gruppi di praticanti il rito bizantino in Italia ci sembra doversi
tenere ben presente nel tentativo di ricostruire la vicenda della liturgia greca in Italia e la collocazione
anche recenziori,
dei manoscritti
che la documentano.
h5
Ibid., p. 441.
116 ?Patet
istos Latinos
subiectos et a Latinis episcopis ordinatos ad litum Lati
episcopis Latinis
tamen linguam Graecam?
secundum
(ibid.).
h"7 Cfr. V. Peri, La
dei Greci...,
cit., pp. 239-242.
Congregazione
n8 Solitamente
erano tali prelati ad intrattenere gli sporadici contatti con i fedeli di rito orientale,
specie per rilasciare lettere dimissorie per qualche candidato al sacerdozio. Tuttavia Pabituale
ignoranza

num,

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484

V. PERI

pri confini diocesani di intere comunita cristiane, le quali, gia estraniate dal contesto
sociale a causa dell'isolamento linguistico ed etnico, dipendevano con i propri sacer
doti da una sacra giurisdizione, che non era ne la loro ne quella della Chiesa latina,
ma invece facevano capo consapevolmente a dei metropoliti della Chiesa Orientale.
Questa realta, del tutto sconcertante per un ecclesiastico italiano di ordinaria
preparazione teologica e canonica, era rivelata a volte dagli inutili tentativi di qual
o vicario

vescovo

che

fatti

latino,

episcopale

estendere

per

anche

cristianita

tali

? diverse ? l'autorita
degli Ordinari, o per riscuotere decime, o per indire anni giu
bilari o notificare e pubblicare indulgenze pontificie, o per ? regolarizzare ? in qualche
modo, con lettere e interventi disciplinary le sacre ordinazioni del clero indigeno, ri
conducendole dalla giurisdizione dei metropoliti bizantini alia loro propria. I risultati
di norma

furono

scarsi,

per

non

dire

nulli.

un

Giocava

ruolo

decisivo

l'insuccesso

per

il tenace attaccamento di questi fedeli alle tradizioni e alle usanze avite, sentite come
leggi indiscutibili ed immutabili della propria Chiesa. ? Cosi comanda la legge nostra ?;

? cosi

usato

havemo

oltre

baptismale,

sempre
il scandalo,

?;

? fandosi

ch'e

accascato

altrimente,
et accasca

saria

sovvertere

ogn'hora

detto

di molti,

lor

libro

dicono:

che

Donque noi et li nostri predecessori non bene semo battezzati?119: queste le reazioni
popolari, che rendevano assai problematico ogni tentativo di modificare lo stato di
cose

esistente.

Sarebbe tuttavia sempbcistico addebitare siffatte resistenze, come a volte gli


secolo appaiono tentati di fare, a un puro e semplice
osservatori itabani del XVI
conservatismo e al bvello di informazione e di cultura assai modesto presso queste
popolazioni. Un altro fattore della loro singolare coesione storica e della persistente
compattezza morale risaliva infatti alia coscienza, diffusa nel clero della Chiesa Greca
in Italia, che il proprio regime di vita ecclesiale costituiva un diritto, tutelato da rei
terate e precise disposizioni di legge, emanate in favore dei cristiani orientali dalla
secolo. Su questo punto appare anzi
suprema autorita pontificia nel corso del XVI
ed

stessi

?
e
comprensibile
e vicari
vescovi

Prospero Vitaliani,

che

latini

rio ?120.

Carlo

interessati

inquisitori.
Santoro

un

vescovo

et Greci del Regno,

Conti,

erano

nel 1572, contrariato ma

al cardinale
riferisce
infondata,
una
sia
che in Roma
diceria,

sopra gli Albanesi

gli

vescovo

di Aiicona,

molte

volte

informati

megbo

timoroso che la notizia non fosse

che nella

sua

greco,

per

diocesi

di Bisignano
la lor
reintegrarsi

et che spera haver da accapare


il 22

degb

settembre

1579,

cosi

era

? uscita

giurisdittione

il suo deside

riferiva

al mede

? scopre ? con
lingue e la scarsa o nulla conoscenza della tradizione orientale
(il vicario di Ancona
il giubilep
della Chiesa bizantina;
intende pubblicare
sorpresa la prassi matrimoniale
quello di Larino
quello di Policastro mostra di non comprendere il senso della
pontificio per gli Albanesi di Campomarino;
reci
Bolla di Pio V contro le commistioni dei riti) davano facilmente adito a contrasti, dispute e minacce
., cit., pp. 234, 434, 438; Chiesa Romana
proche (cfr. ibid., pp. 212, 214; Chiesa latina e Chiesa greca..
e ?rito?
cit., pp. 221, 244).
greco...,
h9 V.
cit., pp. 212, 218, 240.
Peri, La Congregazione dei Greci...,
120 Ibid.,
p. 222; il 7 febbraio 1573 (ibid.) aggiunge la seguente notizia: ? II vescovo greco gia ha com
una d'esse, che ha
mossa Calabria da Napoli
scrivendo lettere; et mando a Vostra Signoria Illustrissima
a uno dei miei casali, nella quale vedra che o h schismatico
mandato
(se non ha accapata
gratia da Sua
della Sede Apostolica,
o, se Pha accapata, non fando mentione
sapit
(solo del Patriarcha)
Beatitudine)
il vescovo Timoteo, che si sottoscriveva ? Metropolita
schisma ?. In realta tale giurisdizione
ecclesiastica
? accapata ? da Pio IV col Breve del 15 luglio 1562; cfr. V. Peri, I metro
et Exarcho
d'ltalia ?, Paveva
cit., pp. 290-293 e 319. Dalla
risposta del cardinale Santoro, citata nel
politi orientali di Agrigento...,
1573 dal Vitaliani,
si reco effettivamente a Roma per reclamare i propri
si apprende che Timoteo
maggio
diritti: ? per lettera Sua ho aviso che il vescovo greco sia tomato costi et cerchi confirmatione de privilegii,
et a Napoli vi sia un altro prelato, pur greco, et che sia per passare anche lui in Roma ? (V. Peri, La
delle

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della

l'unione

chiesa

orientale

485

con roma

simo cardinale di Santa Severina circa i Greci della sua citta: ? a favor loro produce
vano la Bolla di Clemente VII di santa memoria che li concede licenza di poter vi
vere alia greca . . . Dicono che con questi lor privilegi sono comportati in Vinetia, in
Napoli, in Sicilia et in ogn'altro luogo di Re Filippo ?m. La fondatezza di tale afFer
mazione,

perfettamente

al

rispondente

constava

vero,

anche

evidentemente

alia

Curia Romana, se, nelTabrogare ed abolire tutti i privilegi di esenzione dalla giuri
sdizione degli Ordinari latini concessi ai fedeli della Chiesa Orientale viventi in Italia
e tutte le autorizzazioni personali rilasciate in precedenza a
metropoliti di tale Chie
sa per esercitare liberamente e pienamente la propria sacra giurisdizione su
questi
fedeli, il Breve di Pio IV del 16 febbraio 1564 specifica di revocare e di annullare le
immunita e i privilegi loro concessi ? per fe. re. Leonem X, Paulum III, Iulium etiam
III et forsan alios Romanos Pontifices ?122.
Quanti non conoscevano bene i termini della questione, sia per difetto di infor
mazione sia per Tistintiva riluttanza ad ammettere limitazioni al proprio potere epi
scopate in favore di vescovi orientali, erano i rappresentanti della gerarchia episco
pate latina. Essi si trovavano davanti ad una intera popolazione alloglotta, che, dal
di

punto

vista

ad

continuava

ecclesiastico,

essere

servita

da

esclusivamente

un

clero

di un rito difforme da quello della Chiesa Romana, vuoi per lingua che per le sacre
usanze; in piii tali sacerdoti intendevano dipendere in tutto da una gerarchia episco
pate non occidentale, legata all'obbedienza canonica del patriarca greco di Costanti
e

nopoli,

non

cioe

e promossa

espressa

le procedure

secondo

ritenute

in Occidente

universali e normative per tutta la Chiesa in seguito all'approvazione papale dei de


creti tridentini. Cera di che mettere in crisi il personale ecclesiasiastico latino e tutte
le principali

comune

sua

della

sicurezze

formazione

teologica.

Talvolta i cristiani orientali delle loro diocesi potevano bensi dichiararsi catto
lici e richiamarsi alle condizioni della comunione instaurate tra le due Chiese dal con
cibo di Firenze; ma ormai i vescovi latini avevano una difficolta pressoche invinci
bile a credere possibile tal genere di compatibility. II papas Vittorio della parrocchia
di S. Anna di Ancona, il 19 settembre 1592 ? cum. . . ab eo peteretur an dictus Pa
triarch a (sc. Constantinopolitanus)
et qui illi obediunt sint schismatici, respondit
illos esse bonos christianos et catholicos ?123. Per un prelato latino stava invece di
ventando
come,

nello

incomprensibile
stesso
periodo,

al
riferimento
questo
il vescovo
di Larino

di

regime
rivela

una

? fiorentino

unione

concezione

?,

cosi

ecclesiologica,

che per forza lo induceva a diffidare delle dichiarazioni rese nello stesso senso dagli
Albanesi dei suoi villaggi: ?In his adsunt Graeci praesbyteri; quocirca ambigitur,
quod ore beet iuxta Concilii Florentini statuta credere et vivere fateantur, in multis
tamen

tinis

triarchas
Creta

eos

casibus

sacris
et

recusant,

ceterosque

in aliis

esse

schismaticos

initiari

Graecis

sed

episcopos
locis,

dubitamus,
omnes
adire

commorantes
quibus

ad

sacros

cum

eorum

student

Bizantii,
ordines

ad

clerici
suos

ab

episcopis

quosdam

Philadelphiae,
promoveantur,

La

Pseudopa

Venetiis,
sine

in

commen

datitiis Ordinarii literis, non praevio examine ac sine observatione canonum et de


cretorum sacri Concilii Tridentini?124. Nel 1565 i vescovi calabresi, pur trovando

.. ., cit., p.
223). La richiesta, portata alia Santa Sede dal metropolita
Congregazione dei Greci
non venne neppure presa in considerazione
da Gregorio XIII,
cui pure essa pervenne tramite
il 3 dicembre
1572 (cfr. J. Krajcar,
Santoro's Audiences...,
cit., p. 20).
121V. Peri,
e ?rito?
Chiesa Romana
cit., p. 221.
greco...,
122Bullarium
Romanum,
VII,
p. 271.
123V. Peri, Chiesa Romana
e ? rito ? greco. . ., cit., pp. 225-226.
124 Ibid.,
p. 243.

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Timoteo,
il Santoro

486

V. PERI

i sacerdoti

loro

delle

diocesi

. . . et tenentes

profitentes,

de

et

purgatorio

processione

Spiritus Sancti ea omnia quae in Concilio Florentino diffinita sunt ?, ritenevano si


dovessero sospendere a celebrato perche ordinati senza rispettare le norme del Conci
lio di Trento in materia 125.
I dubbi di scisma su questo clero e sui suoi vescovi orientali, evidente se accer
tato e valutato secondo le prescrizioni del Concilio di Trento per la Chiesa Cattolica
meno
indubitabile
occidentale,
cordo
concibare
intervenuto

invece

a Firenze

per
tra

chi

intendesse

le Chiese

ai

attenersi

termini

ed Orientale,

Occidentale

dell'ac

non

an

gustiavano soltanto i vescovi diocesani latini della fine del XVI secolo. Trent'anni
prima, anzi precisamente il 5 febbraio 1566, Giubo Antonio Santoro e il neoeletto
se negli appunti del
Papa Pio V mostrano di averli affrontati e risolutamente risolti,
futuro cardinale di Santa Severina si legge a quella data: ? Gli parlai di Greci del Re
gno, che sono heretici, e dei ministri ordinati da vescovi scismatici et i vescovi dal
Patriarca scismatico di Constantinopoli. Rispose che c'era il Breve di suo Predecessore
che

subessent

locorum?126.

Ordinariis

col

Roma,

?Romanus

Breve

Pontifex?

di due anni prima, provocato dalle richieste dei vescovi delTItaba meridionale piu
ostib alia sussistenza di una Chiesa Orientale esente nelle proprie giurisdizioni eccle
a

si tendeva

siastiche,

e chiusa

risolta

considerare

la questione

per

via

amministra

tiva. Per le autorita romane la liquidazione definitiva del regime di unione ? fioren

tino

ritenersi

doveva

decisa

punto

questo

in favore

di

una

? normalizzazione

dello statuto canonico, che riconducesse e riducesse (reducere, reductio) questi cristiani
greci ed albanesi nel quadro della normativa generale postridentina.
Nella

realta,

come

suoJe

avvenire,

la

restava

situazione

meno

schematica,

e meno

semplice e sbrigativa del previsto si present6 di conseguenza Fattuazione della nuova


linea pastorale. Da parecchi vescovi meridionali le norme pontificie del 1564 e del 1566
vennero interpretate come il via alia soppressione pur a e semplice del rito greco e di
ogni autonoma organizzazione ecclesiastica della Chiesa Orientale nelle proprie dio
cesi.

Si

trattava
con

villaggi
e verosimilmente
porzionali

di Larino
tini,

ad

di

sacerdoti

alia

sospendere
latini. A

in diverse
resistenza

Ugento,
altre diocesi127

incontrata.

esempio

Cassano

130.

albanese

a Rossano,

In

129,fu tentata o, quanto meno,


a

e di sostituirlo
e
nei
greco
a San Marco
a Bova,
Argentano
venne
in tempi pro
eseguita,
Foperazione
128 o
come
Severina
di Santa
altre,
quella

il clero

divinis

auspicata

e caldeggiata dagli Ordinari

la

*25
1570
Ibid., p. 433; uegli stessi termini, circa i vescovi e i sacerdoti orientali, pensava nel marzo
il vescovo di Bisignano Vitaliani,
che, imitando la scelta gia attuata ad Ugento dal vescovo Minturno,
e la cura d'anime come se fossero ordinati in modo irre
li voleva sospendere, interdicendo loro la messa
. ., cit., pp. 216-217.
golare; cfr. V. Peri, La Congregazione dei Greci.
126V.
e ? rifo ? greco. . ., cit., p. 49.
Chiesa Romana
Peri,
127Del
successore di Guglielmo
il vescovo
Sirleto nella diocesi di San Marco Argentano,
Scarola
e vi ha posti preti la
si sa a Bisignono, nel 1570, che ?ha sospesi tutti li suoi dalla messa
(1569-1572),
. ., cit., p.
tini?
216).
(V. Peri, La Congregazione dei Greci.
128 Ibid.,
pp. 220-221.
J29 II vescovo di Larino Belisario Balduino,
a Roma: ?havend'io
nel 1581, comunicava
ordinato un

da la terra,
Greco clerico, li preti greci non Phanno voluto recever in chiesa et gli laici Phanno discacciato
et li fratelli delPordinato
Phanno levato la robba et discacciatolo
di casa, et tutto cio perche" gli preti
dicevano d'esser quello ordinato da scismatici et escommunicati?
(V. Peri, Chiesa latina e Chiesa gre
ca . . ., cit., p. 434).
130 II vescovo di Larino lo manifesta
nel 1581 al cardinale Sirleto: ? harrei ben fatto in modo che
si fussero ridotti alia legge italiana, alia quale facilmente si riducerriano si' come
(sc. gli Greci et Albanesi)
alcuni d'essi, che stanno nelle terre di Italian!, vivono nello modo italiano in tutti i sacramenti et officii

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DELLA

LUNIONE

? normalizzazione

La

CHIESA ORIENTALE

?, denominata

nel

ecclesiastico

gergo

487

CON ROMA

del

tempo

? riduttione

a forma di vita catholica ?, appariva del resto nei voti degli ultimi Papi e, inmo do
particolare, di Pio V, come appare manifesto in un colloquio riferito nel 1571 dal car
dinale

? Et

Santoro:

quanto

sarebbe

tutti,

parso

Sua

di

Santita

rimoverli

pian

piano dalh loro abusi, senza notabile mutatione, et obiter disse che, se si facesse ro
more da costoro et s'intendesse dalla Corte Regia, dubiterebbe facilmente di qualche
impedimento; ma io gli risposi ch'altre volte da cotesti Signori s'e desiderato che si
reducessino a forma de vita catholica. Et di piu disse, a proposito di questi loro abusi. . .,
che se per l'avvenir non si ordinassero piu, si toglierebbono l'occasioni di tali loro
abusi. II che io confirmai con l'opinione de molti Prelati, che hanno tenuto esser cosi
?1S1.

espediente

Nella stessa direzione, anche se gia alquanto mitigata perche prevede per gli
Albanesi la conservazione del rito, mostra di orientarsi, alcuni anni piu tardi e negli
con una Bolla, che ancora non sappiamo se
inizi del suo pontificato, Gregorio XIII
sia stata mai pubblicata e che comunque non lo fu fino al 1581. Vi si proibisce che in
Puglia, ad Altamura e in altri vUlaggi del territorio barese ed idruntino, come anche
in Sicilia, si continuino ad ordinare per il rito greco dei candidati latini, nati da ge
nitori

latini,

aspiranti

ad

un

sacerdozio

uxorato,

anzi

? sub

spe

retinendi

uxores

?;

in vita in quelle localita gli antichi usi locali della Chiesa


cosi infatti si mantenevano
Greca. Quanto ai candidati al sacerdozio albanesi o greci, immigrati in Italia dab"Al
bania, da Cipro, dalla Grecia continentale e insulare, si dispone che i vescovi dioce
sani latini possano ordinarli di persona, purche risultino loro cattobci ed idonei se
condo i canoni in vigore nella Chiesa postridentina, oppure, in caso di ragionevole
impedimento ad eseguirlo, siano tenuti ad accertarsi che gli ordinanti siano sempre
vescovi

cattolici

hos

constet

manifeste

con

in comunione

dimissorie per dei vescovi

la

Sede

Apostobca,

cosi

da

non

rilasciare

lettere

greci residenti in Grecia, a Cipro o anche in Itaba ? nisi


esse

cathobcos

et

sanctae

Romanae

Ecclesiae

communionem

habere ? 132.Sia pure perseguita con gradualita, l'estinzione del rito, dopo quella deba
giurisdizione, della Chiesa Orientale in Italia, rimaneva una tappa in prospettiva,
verso il traguardo deba uniformita canonica da raggiungere nelle diocesi, perseguendov?
e

un'accorta
Piii
convinte
sua

di
e

attuazione

sizione

prudente

possibili
costanti
nella

si presentava

strategia
pastorale.
resistenze
che
politiche,
tale piano
che a Venezia,
reazione
spesso

deUe
cosi

popolazioni
compatta

da

meno
in generale
appaiono
il
alia
ostacolo
principale
e del clero
e greco.
albanese
L'oppo
co
stessa
sollevare
neUa
perplessita

Napoli
incontrava

. . ., cit., p.
divini?
438); ed al cardinal Santoro richiedeva: ? veg
(V. Peri, Chiesa latina e Chiesa greca
i sacramenti a detti Albanesi,
introdurre preti latini a ministrare
perche" i loro preti
gasi se si potessero
e ? rito ? greco . .., cit.,
in mille errori? (V. Peri, Chiesa Romana
greci sono quelli che li mantengono
p. 245). II teologo domenicano del vescovo Tiberio Caraffa di Cassano, ancora nel 1581, avanza, sotto forma
la medesima
di quesiti a Roma,
ipotesi: ? Cum sint sacerdotes pauci et illiterati omnes, et qui diaconi et
ad presbiteratum
Latinum
subdiaconi sunt usque modo, suntne per Episcopum
promovendi
sicque in sua
et
est illis Albanensibus
de idoneis Latinis
sacerdotibus
ignorantia tolerandi omnes aut providendum
omnino vivant? ?; suggerisce perfino la possibility di approfittare
cogendi ut secundum ritum Latinum
a tale operazione di soppressione del rito: ? A
delle circostanze
sociologiche contingenti per dare inizio
fere triginta incolatum inceperunt in quadam terra Latinorum
duobus annis et citra familie Albanensium
nullam habent propriam ecclesiam, in qua secundum ritum
nomine Cerchiaro, in qua terra ipsi Albanenses
sacris interesse eaque suscipere possent. Queritur an cogi possent et deberent, ut in ecclesiis
Graecorum
ut ceteri incole, omnino viverent?
et omnino secundum ritum Latinum,
sacra perciperent
Latinorum
. ., cit., pp. 452 e 453).
e Chiesa Greca.
Chiesa Latina
(V. Peri,
131V. Peri, La
dei Greci. . ., cit., p. 220.
Congregazione
132 Ibid.,
pp. 246-248.

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488

V. PERI

scienza pastorale di diversi vescovi meridionali. II Santoro ricorda di averlo fatto


presente gia a Pio V: ? Gli mostrai la difficolta per isperienza che li miei Greci, es
sendo mancato il prete loro et essendo deputato un altro latino (sc. nella diocesi di
Santa

non hanno
in Calabria),
sin tanto
che non

Severina,
in

aecostarsi

chiesa,

mai

odito

siano

stati

ne

messe,

ricever

d'altro

provisti

ne

saeramenti,
?133.

greco

Lebo

Brancacci, arcivescovo di Taranto, fa presente alia Congregazione dei Greci nel 1575:
?
senza saeramenti, per
Sospendendoli (sc. i suoi preti greci) restariano queste ville
non

che,
altri

accettare

volendo

greci

latini
preti
et saria

le ministrassero

che

ne

ritenere

la tin a, non

all'usanza

magior

scandalo

saranno

b preti,
che
senza messa

Identica

?134.

ce

sariano

Fesperienza

esposta ai superiori nel 1581 dal vescovo di Larino: ? Non sanno anco ne leggere ne
scrivere b loro preti, ne messa dicono allo rito loro, anzi la dicono volgare di capo loro;
se ne

ne

pochi,

so come

non

che

allo

provedere,
trovano
altri,

et

perche
loro

restariano

stanno

nella

et

offici?135.

mia

diocese,

una com
Nacque verosimilmente da questa opposizione l'idea di creare nel 1573
missione cardinalizia incaricata di regolamentare una situazione piu complessa ed
estesa di quanto si fosse immaginato a Roma negb anni Sessanta del sedicesimo se
colo, a ridosso della conclusione del Concibo di Trento. Era la Congregazione per la
riforma dei Greci viventi in Itaha e dei monaci e monasteri deH'Ordine di San Ba
silio. La prima misura generate che si puo fare risalire alia sua attivita fu quella di
distinguere le fasi e i tempi della prevista normalizzazione. Fu subito ribadita con ri
solutezza la recente abrogazione del precedente regime di giurisdizione esente, in
virtu della quale tab fedeli albanesi e greci d'ltalia continuavano a dipendere da me
tropobti

della

orientali

giurisdizione

patriarcale

costantinopolitana

grazie

conces

sioni pontificie emanate con espresso richiamo al concibo di Firenze e alia conseguente
cessazione, ivi proclamata, dello stato di scisma tra le due Chiese. In secondo luogo
si apri un'indagine conoscitiva abbastanza
capillare sulla situazione nelle diocesi,
in cui ancora sussistevano clero e fedeb appartenenti alia Chiesa bizantina, o anche
solo

osservanti

rito

del

e del

costume

1575 una circolare in tale senso fu


insieme ai due documenti di Pio IV
Ne risulto un singolare bagagbo
Greci nelle varie diocesi d'ltaha (ma
una serie di dubbi e di interpellanze
vinzioni,

ora

in forma

nunciando,
che

apparivano

piu
loro

ora meno
abusi,

sacramentale

di

disciplinare

tale

Nel

Chiesa.

inviata a molti vescovi dell'Itaba meridionale


e di Pio V in tale materia.
di informazioni sullo stato degli Albanesi e dei
e tutta
anche di SiciHa, di Malta, di Dalmazia)
inoltrate dai vescovi responsabib a Roma, de
dubitativa,
quei
errori o deviazioni

comportamenti
inammissibib,

e
quelle
tra
diffusi

con

que

sti fedeb alloglotti, acquisiti da poco al loro governo pastorale e alia loro responsa
bihta ecclesiastica. Come e naturale, tali giudizi venivano formulati in funzione del
diritto canonico latino allora in vigore e risentivano di quanto la formazione teolo
gica e culturale di quei vescovi e la mentalita concibare del momento presumevano
di conoscere e di giudicare della Chiesa Orientale, della sua struttura e della sua dot
trina e prassi sacramentale. Albanesi e Greci, nella seconda meta del XVI secolo, si
ritrovavano

cosi

sottoposti

di nuovo

ad

un

esame

zialita e la sommarieta cronologicamente quasi


luoghi in cui vivevano.
Qualcosa di molto simile era gia awenuto
sediamento

133 Ibid.,
134
Ibid.,
135 Ibid.,

nelle

regioni

meridionali

della

Penisola

di

ortodossia,

condotto

inevitabib per i vescovi

con

la par

italiani dei

circa un secolo prima, quando


di

intere

comunita

pp. 220-221.
p. 248.
p. 437.

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cristiane

l'in
ap

della

l'unione

chiesa

orientale

489

con roma

partenenti alia Chiesa Orientale, assistite dal proprio clero e dipendenti dalla sua ge
rarchia episcopate, avevano sollevato diffidenti ed aspre reazioni di intolleranza da
parte del clero e della cristianita indigena italiana, dei suoi vescovi, dei suoi magi
strati civili. Erano occorsi diversi decenni di suppliche e di ricorsi, inoltrati da me
tropoliti orientali e da esponenti scelti tra i piu autorevoli (per lo piu mercanti) delle
varie comunita di immigrati ai Papi della prima meta del Cinquecento, prima che in
modo del tutto formale ed esplicito, e comminando severe sanzioni contro gli Ordi
nari diocesani latini ed i governanti locali, i cristiani orientali rifugiati in Italia ot
tenessero di poter conservare integro il proprio uso liturgico, la propria disciplina
il

sacramentaria,

costume

proprio

l'obbedienza

religioso,

ai

canonica

doti e ai propri vescovi, che specifici e reiterati documenti papali


esercitare bberamente i loro uffici e poteri sacri in Occidente.
Simih concessioni pontificie sottraevano dei fedeb residenti
diocesi latine aba giurisdizione episcopate ordinaria, per sottoporli
siastico ed aba immediata superiority di metropobti deba Chiesa
e

crati

senza

in Levante

promossi

il minimo

intervento

sacer

propri

autorizzavano

ad

stabilmente nelle
at governo eccle
Orientale, consa

o concorso

dei

Romani

Pon

tefici, e delegati dal Patriarca di Costantinopob e dall'Arcivescovo di Ohrid ad eser


citare ogni prerogativa della funzione di vescovo, non in un determinato territorio
e

tradizione

inveterata

per

compreso,

sanzione

dei

concili

nuova

di prelatura

autorizzata

personale,

dai

dizione comune di entrambe le Chiese.


Un consistente esodo di popolazione
est

una

ovest

ad

turgia,
clesiastica

le

piccola
consuetudini

sue

tradizionale.

e fino

Papi

allora

della

compatta
porzione
e
sacre
la sua
soprattutto
a
la Chiesa
Fino
tempo
quel

quadro

Chiesa
gerarchia
cristiana

tra

alia

sconosciuta

aveva per la prima volta

ma

nel

ecumenici,

ed in virtu di una forma

canonico della propria Chiesa Orientale* bensi in Occidente

trapiantato da
con

d'Oriente,

sua

la

li
ec

ed

organizzazione
aveva
conosciuto

un

fenomeno per qualche verso simile solo in seguito alle crociate, quando dei nuclei
cristiani occidentab erano andati ad installarsi neUe terre di recente conquistate in
Levante, impiantando, con i vescovi ed il clero al loro seguito, la Chiesa latina su
territori ecclesiastici di antica pertinenza deUa Chiesa bizantina. Caratteristiche ben
diverse presenta infatti il duphce passaggio di giurisdizione tra le due Chiese avvenuto
esso

in Itaba

delle
crociate:
prima
rilevanti
del
alterazioni

siali

direzione

della

ecclesiastica

non

aveva

ma

tessuto

sociale,

e deUa

sovranita

in quelle
eccle
comunita
comportato
il cambio
solo
ed
unitario
generate
politica.

e nel
Le condizioni, in cui i due movimenti di popolazione si svolsero nel XIII
XV-XVI
secolo, determinarono inoltre delle differenze sensibili tra Funo e Faltro.
occidentale

QueUo

in Oriente

mentre

colonizzatori,

il

in ultima

s'iscriveva,

secondo

anabsi,
in prevalenza

rappresentava

in un
un

trasferimento
esodo

di

di

esuli.

Se

pero si considerano le necessita religiose di questi gruppi di soldati e di mercanti cri


stiani, che le classi dominanti nei due casi indussero ad insediarsi in terre lontane
dalla loro patria e tra popolazioni d'altra lingua e cultura, Fanalogia risulta abba
stanza

stretta,

come

appare

se e gerarchie episopab ?

ver

garantire

loro

un

servizio

nelle loealita dei nuovi


creato,

nei

comprensibile

il fatto

le

che

pastorale,

assicurato

secondo

le

rispettive

Chie

pensassero di do
consuetudini

avite

stanziamenti.

Le grandi migrazioni

avevano

abbastanza

?
queUa occidentale e queUa orientale

periodi

di popoli, che FEuropa


di

transizione

e di

intera conobbe fino ai secoli IX-X,


assestamento,

deUe

gerarchie

episco

pab o missionarie o etniche, destinate a servire piuttosto deUe comunita di persone


che determinati territori e locabta abitate, accanto alle gerarchie residenziab ed ur
bane, tipiche della Chiesa antica nelle strutture e nei confini deU'Impero romano e

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490

V. PERI

aveva ogni volta costituito un fatto non previsto


poi bizantino. Ecclesialmente cio
canonica
della pentarchia, e quindi, da tale punto di vi
rispetto alTorganizzazione
sta,

a restare

destinato

e ad

provvisorio

essere

con

riassorbito

la conclusione

del

pro

cesso di cristianizzazione e l'affermazione di un definitivo assetto geografico, pofitico


e civile di quei popob.
Altrettanto nuovo, rispetto a tale quadro di riferimento tradizionale della Chie
sa antica ed indivisa, puo ritenersi l'impianto, provocato dalle trasformazioni di ca
rattere politico e sociale, di una Chiesa occidentale con i suoi vescovi in regioni ec
clesiasticamente

secondo

appartenenti,

l'uso

che

i concib

avevano

ecumenici

sancito,

alia Chiesa d'Oriente; o, nei secoli XV e XVI, di una Chiesa Orientale, dotata essa
pure di una gerarchia episcopale canonicamente deputata a governare dei fedeb e
delle comunita proprie in regioni indubbiamente appartenenti, secondo i canoni an
tichi e universab, alia giurisdizione del patriarca d'Occidente. Nei due casi, col pas
sare

del

il fenomeno

tempo,

avrebbe

alia

condotto

moderna

scono

canonica,

figura

sciuta alia Chiesa antica, di vescovi, i quali, detenendo ilmero titolo di una sede epi
se non piu abitata da
scopale urbana, tradizionalmente iscritta nei taktika perfino
o addirittura scomparsa, esercitano la propria giurisdizione non su di
cristiano
popolo

un

territorio

ecclesiastico

univocamente

circoscritto,

ma

solo

sui

cristiani

della

pro

e canonica viventi in una data regione geografica.


pria appartenenza liturgica
ai
vescovi
latini
della seconda meta del XVI secolo, o, piu immediata
Chiedere
di
ai
vicari
mente,
Crotone, di Santa Severina, di Larino, di Policastro o
episcopali
di Ancona una visione storica cosi ampia ed articolata, capace di inquadrare, e quindi
di comprendere e rispettare, realta cristiane e sacri diritti che gli stessi titolari non
avevano la capacita e la forza di reclamare inmodo e in termini convenienti, sarebbe
pretesa

storicamente

vescovi

orientali,

ingiusta.

soddisfacente

gia

rilevare,

poter

soprattutto

grazie

alle loro testimonianze, la situazione religiosa di queste povere e sperdute minoranze


di Albanesi e di Greci, e le condizioni precarie e disagiate in cui i loro preti e i loro

diti,

seppero

e finche,

per oltre un settantennio


loro con benemerita
fornire

pena
il proprio

fedelta

il carcere,
servizio

ne

furono

impe

pastorale.

Grazie alia diligenza delle informazioni dalla periferia, dal 1570 in poi, il cardi
nale Santoro e, dal 1573 in poi, la Congregazione per la riforma dei Greci viventi in
Itaba furono in grado di ricostruire un quadro sufficientemente attendibile della Chie
sa Orientale

stabilita

nella

Penisola

italiana

nei

periodo

intercorrente

tra

il concilio

di Firenze e quello di Trento. La scoperta piu inattesa, che facevano gli Ordinari latini
al primo contatto col clero albanese e greco di tanti villaggi delle loro diocesi, era
senza

dubbio

la

costatazione

che

tutti

questi

sacerdoti,

senza

eccezione,

erano

stati

ordinati da metropohti e vescovi della Chiesa bizantina, o in occasione di missioni


pastorali compiute da tali presuli a Napoli e in Itaba, oppure recandosi di persona,
con rischiosi viaggi per mare, a farsi ordinare da vescovi greci in Levante. Lo si ac
certa

Bisignano

come

a Larino

a Cassano,

come

ad

Ancona,

Brindisi

o Taranto;

e il fatto risulta dipendere sempre da una scelta cosciente e deliberata, ma non con
traria alia legge civile del Regno, la quale anzi concedeva a questo clero albanese e
greco sia il soggiorno e la liberta degli spostamenti che l'esenzione dalle imposte fi
scali,

pre vista

per

gli

appartenenti

al

ceto

sacerdotale

136. Le

ordinazioni

136 Ibid.,

avvenivano

et Sicilia, non
in quelli Regni di Napoli
p. 211: ? Li sopradetti Vescovi,
quando vengano
a visitare le Chiese loro, ma vanno a scavalcare alle case dei ricchi et potenti per piu loro commo
la parzialita
dity et non ad utilita delle anime delli suditi?;
o, quanto meno, della
deirinformazione,
di E. Cartofilaca e rivelata ed in parte corretta dalla serie di regolari patenti di ordinazione
generalizzazione
ai sacerdoti consacrati, per esempio in dioeesi
orientali rilasciavano
scritte e firmate, che dei metropoliti

vanno

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DELLA

LUNIONE

491

CHIESA ORIENT ALE CON ROMA

di norma nel rispetto dei tempi e delle regole canoniche proprie del diritto orientale 137.
La

seconda

costatazione,

che

agli

Ordinari

latini

di

avveniva

fare

con

una

sorta

di incredulita, li obbligava a prendere atto che tutti questi sacerdoti risultavano


consapevoli di appartenere aba giurisdizione del Patriarca di Costantinopob, o, in
subordine di gerarchia, a quella dell'arcivescovo di Ohrid, e di dipendere quindi daUa
loro obbedienza canonica, e non da quella del Papa di Roma, in fatto di indulgenza,
sentenze

censure,

scomuniche,

giubilei,

in

cause

su

138. Anche

ecclesiastiche

questi

punti nessun intervento o intrusione dei vescovi o del clero latino veniva inizialmente
accettato daDe comunita ecclesiali albanesi e greche d'ltalia 139, cosi come nei loro
bbri bturgici restavano iscritti i nomi del Patriarca di Costantinopob in carica e del
da

metropobta

cui

140. Qualsiasi

dipendevano

tentativo

di

imposizione

in tab materie

poteva dare origine a ? contrasti e dispute ? e persino a piu gravi episodi di insoffe
e di

renza

Altri

reazione

dentino,

capaci
punti,
concernevano

battezzati

e cresimati

141.
popolare
di suscitare
la pratica

meno
quanto
sacramentale

serie
e,

perplessita
in particolare,

in un vescovo
queUa

postri
concernente

Feucarestia. Ai cattolici occidentali potevano ormai offrire occasione di scandalo la


sua amministrazione sub utraque specie ai laici di entrambi i sessi, e perfino ai neonati
in una

unica

cerimonia

sacra

ad

opera

del

sacerdote,

e ai bam

bini inferiori ab"? eta di ragione ?, oltre che la sua consacrazione con del pane fer
mentato. L'abituale conservazione di un viatico, misto di vino e di briciole sminuz

cfr. V. Peri, La Congregazione dei Greci..


di Cassano;
., cit., p. 184, n. 146; anche pp. 213, 216, 238;
e ? rito ? greco . . ., cit., pp. 215, 224.
Chiesa Romana
137n vescovo di
Larino, ad esempio, riferisce a Roma: ? Si e fatto anco diligenza di sapere come si
osservi da' Greci il conferire et ricevere gli ordini et un prete greco residente in detta diocesi, interrogato,
depone che doppo Pesser ordinato subdiacono, deve il promosso aspettare due anni| per promuoversi a
et altri cinque anni finiti ad ascendere poi al sacerdotio ? (V. Peri, Chiesa Romana
e ? rito ?
diaconato
. ., cit., p.
latino, se fosse sposato, il papas Vittore di Ancona
245). Alia domanda del vescovo
greco.
? An sit
se fuisse coniugatum antequam promoveretur
ad sacerdotium,
coniugatus? Respondit
spiega:
sed eius coniugem defunctam esse ab aliquot annis, nec sibi licere aliam ducere ? (ibid., p. 225).
138Basti richiamare
qualche esempio. Nel 1564 il Vicario del vescovo di Larino si reed presso una
?
et huomini de Campomarino
ch'avessero
parrocchia albanese e disse ad detta Universita
aperto detta
concesso novamente
de Malta..
.; sulo
porta (sc. de la ecclesia), perche* voleno publicare uno Giubileo
.
Papersero uno poco .. tutti generalmente dicendo: "Veniti equa! fativi innanzi, preiti caperruni cornu
ti!" et molte altre ingiurie, dicendo ancora: "che cosa b giubileo? Andati con diavolo!"
?; nel 1581, il
vescovo di Larino ribadisce ? come denegano gli Giubilei del Papa di Roma, dicendo che loro non credono
?. A Papanicefore,
alii giubilei del Papa di Roma, ma alii giubilei del Patriarca
in
Costantinopolitano
diocesi di Crotone, i fedeli orientali ritenevano ? che gli iubilei et indulgence,
il Sanctissimo
che manda
e ? non temevano
il Patriarca di Costantinopoli?
Patre, non si deveno osservare, se non quelli che manda
excomuniche ne censure ne sententie de la Chiesa ? (V. Peri, La Congregazione dei Greci...,
cit., p. 181,
.. ., cit., p. 434). Dei Greci di
n. 134 e 234; Chiesa latina e Chiesagreca
Napoli nel 1593, don Cortese Branas
in Constantinopoli
dal Patriarca,
che gli facci una lettera, quale
riferisce che ? alcuni o vanno o mandano
con la quale dicono che son soluti da tutti i loro peccati?
chiamano
sinchoriticon, cioe absolutoria,
(V.
e ? rito ? greco . . ., cit., p. 250).
Chiesa Romana
Peri,
139 Cfr. V. Peri, La
Congregazione dei Greci. .., cit., p. 243; alPinizio del 1581 si discusse in Congre
? Greci di Venetia,
che non danno obedientia al Patriarca di Venetia, ma a quello di
gazione il fatto dei
e del Regno ? che domandano
non essere soggetti agli Ordinari?;
di quelli di Napoli
Costantinopoli?;
di quelli di Ancona ? che non vogliono obedire agli ordini dati dal Vescovo, ma chiedeno restare sotto
scismatico
di Constantinopoli?.
del Patriarcha
Pobedienza
140Lo
del 1567: ? Nonnulli
asserunf...
documenta, ad esempio, il sinodo di Benevento
(sc. Albanenses)
Pontifici nullam
in eos iurisdictionem esse, nec pro eo (ut ex inspectis eorum missalibus
Romano...
schismatico atque haeretico orare in missa repe
Constantinopolitano
constitit) sed pro pseudopatriarcha
a. D. 1567, Romae
riantur ?; cfr. Decreta edita in provinciali synodo Beneventana
1567, pp. 23-24.
14! Cfr. V. Peri, La
cit., p. 234; Chiesa latina e Chiesa greca...,
cit.,
Congregazione dei Greci...,
p. 434.

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492

V. PERI

zate

di pane

e mantenuto

consacrato,

come anche la custodia


in povere
scatolette
neare
visibilmente

senza

di

stagno,
fede nella

la

il rituale

alFantica

che, fedele
coniugato,
Italia
143, contrastava

in modeste

con

di vetro,

ampolline

142, potevano

la Chiesa

orientamenti

degli

sottoli

sconcertare.

spesso

ammetteva

e risoluti

decisi

mancavano

nella

bizantina

celebrazione

di

altri

sacramenti,

in

anche

della

riforma

tridentina, almeno quanto alia ammissibilita dello scioghmento del vincolo


gale e di nuove nozze in caso di infedelta grave della moglie 144.
Non

La

di un clero regolarmente

Orientale

piu

gravi

volto

moderno

e la sussistenza

tradizione,

uno

occidentale

reale

presenza

del sacramento matrimoniale

disciplina

in anno

anno

di

ed il trasporto del Sacramento eucaristico ai malati

coniu

il batte

quali

simo, la cresima e la penitenza, sia difformita verbali di formule che discrepanze


negb usi, che a giudizio dei vescovi potevano turbare o incrinare la fede e le credenze
dei fedeli della Chiesa latina viventi in terre limitrofe a quelb delTaltro rito. La man
cata coincidenza di alcuni giorni e periodi obbligatori per Fastinenza dalle carni e
l'osservanza dei digiuni, come la sfasatura nelle date di diverse festivita di precetto
per Fastensione dal lavoro, portavano inmolti villaggi ad un ricorrente confronto tra
le consuetudini della Chiesa occidentale e di quella orientale e rischiavano, in zone di
di affievolire
mista,
popolazione
indifferentismo
causando
oppure
Nella
certezza,
sempre
piu

con

tale

l'osservanza
pretesto
ritmo
nel
lavorativo

disturbo
salda

ed

della

esasperata,

suscitando
religiosa,
della
vita
sociale.
e del

superiority

carattere

universale e normativo dei riti liturgici e delle sacre usanze della Chiesa Romana,
vescovi

tutte

identificavano

riformatori

le

difformita

disparita

elencate

appena

come errori ed abusi inaccettabili, tipici di una Chiesa Greca che proprio per tali de
essi

viazioni
dizio

tutta

ritenevano

scismatica

vasta

la piu

ed

tradizione

Si

eretica.

e confermava

enucleava

canonistica

teologica,

in tale

ed

formatasi

giu
affermatasi

in Occidente nel corso dei secoli precedenti145. Inoltre la prossimita, che ai loro occhi
accostava almeno alcuni di questi usi della Chiesa Orientale alle pratiche e dottrine
protestanti

allora

piu

rigetto.
L'imputazione
verso
ad Altamura
apprezzato

dalla

combattute,
piu grave
il 1570,
pur

popolazione

piu

servivano

che
docile

ad

si muoveva
all'autorita

di quello

latino,

accentuare
al

clero

reazioni

di

rito

bizantino

di

ecclesiastica
era

quello

latina
di

essere

condanna

e di

superstite
e moralmente

uxorato

come

pastori calvinisti di Ginevra 146.Pio V non voile concedere agb Albanesi di Bisignano

142Le denunce sono


si veda, ad esempio: V. Peri, La Congregazione dei Greci. ..,
frequentissime;
cit., pp. 212, 215, 218, 220, 223, 224, 249, 252, 253, 254.
143Gia i vescovi calabresi
.
segnalavano nel 1565 per gli Albanesi di Catanzaro e Nicastro: ? Habent..
?
presbyteros coniugatos, qui Graecorum more utuntur matrimonio
(V. Peri, Chiesa latina e Chiesa gre
ca ..., cit., p. 432); E. Cartofilaca ricorda nel 1573: ? ancora li sacerdoti greci di Puglia, chiamati Scar
... si ordinano dalli Vescovi
latini di detto loco ? (V. Peri, La Congre
zioti, che stanno con matrimonio
. . . , cit., p.
215).
gazione dei Greci
144Nel 1560
condussero dal vescovo
latino ? uno Patriarca
delPAlbanesi.
.., il quale
gli Albanesi
ilmarito la moglie et la moglie
ilmarito ? (V.
diceva che haveva autorita et potesta de far "renuntiar"
Peri, La Congregazione dei Greci. . ., cit., p. 182, n. 137). II Vescovo di Ancona riferisce nel 1579 al cardinal
Santoro che il suo Vicario ? era venuto in cognitione che li Greci per li lor riti tengono di poter pigliar
con una Schiavona
un'altra moglie, repudiata la prima, et che il matrimonio
s'e contratto in Ancona duo
anni sono, senza le denuntie et sollenita del Concilio di Trento ?; lo stesso attestera una dozzina d'anni
an Graeci matrimonio
etiam quoad
dissolverent
?Interrogatus
piu tardi il sacerdote greco di Ancona:
vinculum, respondit quod sic fornicationis causa, ita ut utrique coniugi sic separato liceret de novo matri
e ? rito ? greco . . ., cit., pp. 221 e 226).
monium
contrahere, altero superstite ? (V. Peri, Chiesa Romana
145V. Peri, Chiesa latina e Chiesa
cit., pp. 332-346 e 377-392.
greca...,
146V. Peri, La
Congregazione dei Greci. .., cit., p. 233: il prelato latino, con scandalo, pretende che
?li Latini de natione, quali a pena se siano imparati de leger greco, se siano ordinati sacerdote et publi

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orientale

chiesa

della

l'unione

493

con roma

la dispensa dal digiunare, secondo Fuso avito, i venerdi delle tre settimane festive di
Natale, Pasqua e Pentecoste ?tanto piu propter haeresim, quae hodie viget super hoc
anco

et

articulo
vedendo,

scandalum

propter
la pratica

per

tra

aliorum,

transito,

per

essi

quali

sono

Greci

et vivono,

facilmente

si possono

uso,

questo

che

ofFendere,

overo con questo essempio parendo che gli heretici faccino


reputando loro heretici
bene ?147. Nel bagaglio antico della controversia antigreca delFOccidente medievale
erano

dalla

entrate

e si erano

riforma

protestante.

per

state
la

loro

Concilio

di Trento,

esecutiva,

il modo

nel

precisate
appbcazione

idiosincrasie

piu moderne

pastorali

aU'interno della dottrina e della disciplina

Per chi si collocava


erano

le

amalgamate

osservava

ed

di

recenti

le

e di

formazione

provocate

cattobca, quab

norme

ordinazione

pontificie
dei sacer

doti della Chiesa Orientale in Italia, come diversi usi liturgici e sacramentali ad essa
cosi sotto un profilo di irregolarita, o addirittura di errori e abusi,

propri, apparivano
creare

di

capaci
vano

scandalo

un'antica

rispettare

in taluni

empieta.
di Roma

Chiesa

o di

di riforma

interventi

richiedevano

comportamenti

vere

casi

della

tolleranza

intende
per quanti
rito non
tab
latino,
In cio la reazione

Anche
un

per

soppressione.

spontanea dei vescovi postridentini non difFeriva gran che da queUa dei vescovi
stesse

delle

bani

che

sedi,

oltre

un

secolo

avevano

prima

visto

ita

e Finsediamento

l'arrivo

dei cristiani albanesi e greci, guidati dal loro clero, nelle proprie diocesi. Gia allora
si erano verificati di frequente analoghi tentativi di estendere su di loro la giurisdi
zione

latina

episcopale

formi dalla

liturgia

e di

quei

reprimere

comportamenti

e dalla disciplina della Chiesa Romana

come

facilmente

intese

interventi,

richiamandosi

e normative

paradigmatiche
a
tra
quanto

le due

Chiese

che

sacri,

risultavano

e occidentale,

universale.
per la Chiesa
e d'Oriente
d'Occidente

dif

gia allora
Di

era

tab
stato

con i Pontefici Ro
pattuito a Firenze, gli immigrati dovettero lamentarsi piu volte
mani, per ottenere il rispetto per le prerogative della propria gerarchia episcopale e
la piena liberta di culto per il rito della propria Chiesa. E ripetutamente, tra il 1521
con pronunciamenti ufiiciali e normativi la fondatezza
e il 1562, i
Papi riconobbero
e la legittimita canonica di queste richieste.
teologica
La presa di posizione papale piu esplicita in proposito, cui i testi pontifici suc
cessivi

usarono

richiamarsi,
X
del
di Leone

tuproprio
elencazione

gbata

ed approvati

unione,
Florentino

che

ufficiale,

res

esso

sub

tamdiu

publica

dictam

e delle sue impbcazioni per Fecclesiologia

nel Concilio di Firenze


Conviene

sanciva.

fe.

re.

et Praelatos

Principes
tionis
Graecae

e
e convalidarla,
dal Mo
rappresentata
per confermarla
con
si apre
1521 148. II documento
la piu detta
18 maggio
atto
in un
dei risultati
che sussista
pontificio,
raggiunti

Eugenio

Imperator
facienda

pro unione
a Praedecessoribus

desiderata,

Papa

interfuerunt,

in quibusdam

integralmente:
riportarlo
IV Praedecessore
nostro,
tune
de

nostris
inter

quamplurimi
cum
Graecorum

Orientali
alia

Pontificibus

statuta

ac

di

in Concibo

in quo
inter caeteros
na
alii Praelati

et

Graecorum
Romanis

? Dudum

ac

Romana
tota

determinata

Ecclesia,
Re
christiana

nationem

prae

eorum ritibus et observantiis, que non imputantur haeresis,

camente stiano co' le lor donne et figlioli, non in altro modo se non come stessero in un'infame Geneva,
.., sono degni d'un acerbo, celer et esemplar castigo ?.
sotto pretesto d'una falsita cosi nefaria.
147 Ibid., p. 221.
148 II suo testo
marzo 1526 e pubblicato,
insieme
integrate e inserito nel Breve di Clemente VII del 26
De aetate. .., cit., pp. 5-13; dall'originale,
in Leonis
Allatii
ad una versione greca contemporanea,
. . ., cit., pp. 240-244;
rcov Ilancbv
lo ha ripubblicato G. S. Plumidis, AiBovXXai
conservato a Venezia,
. . ., cit., pp. 359-382.
Le implicazioni del Breve ? Accepimus
cfr. S. L. Varnalidis,
nuper?

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494

V. PERI

permanere, ed inter caetera scilicet: quod presbytheri in fermentato celebrare ac


servus Dei...
in
sub alia forma quam Romana baptizare
(videlicet: "Baptizatur
nomine Patris, Fibi et Spiritus Sancti. Amen"); item quod ordinati in saeris matri
ante

monio

sacrorum

ipsorum

ordinum

Sacramentum

trire, venerandumque
strare posseratf, per
sum
fuit?149.

dictum

sub

Concilium

contracto

susceptionem
utraque

statutum,

specie
ordinatum

et

ac

uti

omnibus

etiam

decretum

nu

barbam

mini

pueris
sive permis

In contrasto con tab decreti conciliari, lamentava Papa Medici, i Vescovi latini,
Ordinari degli attuab luoghi di residenza di tab Greci, ? quotidie molestant, pertur
bant et inquietant? a cagione dei loro riti e deUe consuetudini enumerate suddetti
fedeb, imponendo il ribattesimo di bambini ed adulti secondo il rito latino, oppo
sotto le due specie ancbe agb infanti,
nendosi aU'amministrazione dell'Eucarestia
il
dai
sacerdoti
della
barba, la consacrazione con pane azimo e la
pretendendo
taglio
rinuncia alia vita coniugale. Conoscendo il divieto, fatto ad ogni sacerdote bizantino,
di celebrare piu di una volta al giorno nella chiesa parrocchiale, dei curati latini?
de
nuncia il Papa ?
lasciano la propria chiesa per andare appositamente a celebrare neUe
? ut
praefatos Graecos iniuria amcient et ad disturbandum eorum
cappeUe dei Greci
ritus et consuetudinem huiusmodi, nescitur quo spiritu ducti ?: il risultato era quello
di fare rimanere senza messa sia neUe feste che in altri giorni i fedeb orientali. Tutto
cio provocava continui e crescenti motivi di scandalo tra il popolo di Dio in quebe
zone.

Pontifices

? ut unio
preoccupato
et
sobcitata
conservetur

huiusmodi

obvietur

antiquam

ipsorum

Leone

X,

. . . nec

non

praedicta
dictorum

ritus

consuetudinem

multo

labore

Graecorum

et observantiae

praeserventur

in eorum
?,

ac per Romanos

quaesita
molestus

comanda,

ac

ecclesiis

impedimentis
et alibi,
iuxta
la

invocando

pienezza

apostobca, che vescovi e fedeb della Chiesa Orientale stabibti in Italia


possano pienamente mantenere ed osservare le proprie tradizioni liturgiche e canoniche.
Sul punto piu debcato, queUo deba doppia giurisdizione episcopale che veniva
deU'autorita

cosi

in uno

crearsi

stesso

il documento

territorio,

pontificio

a determinazioni

scende

giuridicamente piu specifiche e dettagbate. Gli Arcivescovi, Vescovi e Prelati greci


debbono potere ? pontificaba libere exercere officia ? sui Greci e tra i Greci residenti
in diocesi

latine,

senza

poter

per

questo

minimamente

essere

incriminati

sottoposti

a inchiesta ne dai tribunali ecclesiastici ne da quebi civib. Inoltre, qualsiasi


immigrato
greco, di condizione clericale o meno, gode del diritto di chiedere e ricevere libera
mente elemosine e offerte da Greci e Latini in terre soggette al potere religioso e po
btico Occident ale. Per le ordinazioni, ogni gerarchia era avvertita di poter consa
crare solo sudditi della propria Chiesa e, dove non fosse Vescovo greco, l'Ordinario
era tenuto a fare designare ed eleggere da parte dei Greci un vicario episcopale sti
pendiato da loro. In funerali, nozze, battesimi ed altre manifestazioni pubbbche di
culto dei cristiani orientali il clero latino veniva diflidato daU'intervenire senza loro
espresso invito. Venivano poi estesi ai chierici, ai rebgiosi e ai luoghi sacri deUa Chiesa
Orientale gli stessi privilegi, esenzioni ed immunita concessi ai corrispondenti ceti
deba Chiesa latina; in piu, abe vedove dei sacerdoti greci si conservavano i diritti
e le prerogative di natura economica e civile goduti in vita dai loro mariti.
La sanzione prevista per i Vescovi italiani inadempienti era la sospensione a
divinis;

per

149Leonis
pp.

240-241,

gli

altri

appartenenti

Allatii
De aetate...,
con alcune sviste nella

al

clero

si minacciava

cit., pp. 5-6; G. S. Plumidis,


lettura del testo latino.

la scomunica

AlBovXXai

latae

sententiae.

rcbv Ilancbv

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...,

cit.,

CHIESA ORIENTALE

DELIA

L'UNIONE

495

CON ROMA

la perdita dei benefici ecclesiastici goduti e Finabilita permanente a riceverne. Per


ovviare agli scandali e ai soprusi, si diffidava qualunque cristiano latino dal ? ritus
et cerimonias Graecorum in dicto Concilio Florentino vel alias approbatos blasphe

mare

aut

seu

reprobare,

?. La

improbare

a difendere

mirava

disposizione

e ad

le conclusioni raggiunte insieme a Firenze, eliminando la sopravvivenza

erano

che

riserve,

stico medio
? contra

errores
norma

La

stati

inculcati

dall'insegnamento

da

Leone

non

teologico

canoni

letteratura degb scritti polemici

?.

Graecorum
emanata

secoli

per

ed abmentati dalTampia

delTOccidente

attuare

di pregiudizi

certo

poteva

incontrare

un'applicazione

immediata e diffusa da parte della gerarchia episcopale e del ceto politico dominante
occidentale nelle regioni in cui essi venivano a contatto con clero e fedeb della Chiesa

Greca.

altro

Un

Breve,

4 luglio

del

dello

stesso

? Dalla

lo testimonia.

anno,

rimostranza

di alcuni sacerdoti e laici greci originari da Cefalonia, Zante, Creta, Cipro e molte
altre isole e localita della regione di Grecia, nonche dalle citta di Antivari e Budua,
quindi dal Regno di Napoli e di Sicilia e da numerose altre regioni della Grecia e del
1'Itaba, abbiamo appreso di recente che taluni Arcivescovi, Vescovi, Prelati, Principi
e

di

maggiorenti

nazionalita

ovvero

romana,

abitanti

latina,

residenti

nelle

zone

e nelle regioni predette, dopo che in passato il rito, le osservanze e le altre istituzioni
dei Greci sono state approvate per opera del Concilio di Firenze e forse in altre cir
costanze

concessi

e tuttora

dito

oppure
continuano

rinnovati

dalla

a molestare

Sede

ed

hanno
Apostolica,
numerosissimi

ed

molestato

chierici

Greci,

impedire

impe
sa

cerdoti ed altre persone di condizione laicale; e in primo luogo che gli stessi Arcive
scovi, Vescovi,
in
proposito,

senza
essere muniti
e Prelati,
di
Principi
contro
ed il vetusto
rito dei Greci,
l'osservanza

alcuna

facolta

hanno

costretto

apostolica
numero

sissimi soggetti della detta Nazione greca, battezzati in precedenza secondo l'uso dei
Greci nelle predette citta di Antivari e di Budua, ad essere di nuovo battezzati con
il rito latino; ed inoltre che taluni, messo in disparte il timore di Dio e trascurata
senza alcun ordine e titolo legittimo, si
completamente la salvezza delle loro anime,
sono
benefici
ecclesiastici
ed altri luoghi di pieta, e beni di
di
numerosi
appropriati
e tab che hanno fissato
e
i
ricavati
ad
trasferendone
usi
fi trattengono,
quelli,
propri
e fissano di proprio arbitrio; ed ancora che numerosissimi Prelati, sia greci che latini,
impongono
alia
loro
carestia
nato

da

a dei
forzose
ed altri
inconsueti
alcune
sottoposti
gravami
prestazioni
o altrimenti
e che negano
ed amministrazione
1'Eu
dipendenti;
previdenza
?
e deve
e altri sacramenti
essere
divini
cio che e indegno
ad udirsi
condan
?
a
e in altre circostanze
e devo
debiti
nei tempi
che con pieta
tutti
persone

zione vogliono percepirb, e presumono di vietare che ai corpi dei defunti si dia se

se non
ecclesiastica,
e
decisamente
che
portamento
poltura
dei

Santi

Padri,

dovendosi

si e

prima
contrario

amministrare

versata
ai

sacri

loro

una

canoni

FEucarestia

somma

di denaro:

con

corn

agli insegnamenti
dogmatici
e i sacramenti
del genere
per la

salvezza delle anime e non per la speranza di lucro; e che tanto nel Regno di Napoli
quanto in molti altri luoghi, taluni, denominati Stratioti, chierici e laici, sovvertono
le quaresime ed i digiuni stabiliti dalle norme e dagli ordinamenti dei Greci, e passano
ora dal rito e dalla dottrina latini al greco, ora dal greco al latino, per rovina delle
loro anime e pessimo esempio per gb altri, ne si vergognano di fare e perpetrare molte
altre cose, che non possono affatto lasciarsi perdere con occhi conniventi?150\ Di
fronte a tale situazione il Pontefice ribadisce le disposizioni generali emanate neppure
due mesi prima ed anzi spedisce il patrizio costantinopolitano Teodoro Spondongi

pp.

150
Appendix
17-18.

ad Bullarium

Pontificium

S. Congregationis

de Propaganda

Fide,

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vol.

I, Romae

[s.d.l,

496

V. PERI

nos Kantakouzenos
in cui

cidental!,
noscenza

come

vivevano

e commissario nelle regioni


proprio inviato
degli Stati oc
alia

appartenenti

Chiesa

Orientale,

per

co

la

promuoverne

l'ottemperanza.

II successore Clemente VII ebbe modo di intervenire piu volte in favore di que
sti stessi fedeli deUa Chiesa bizantina residenti in Itaba. Lo fece con il Breve rila
sciato ai rifugiati greci di Ancona il 21 agosto 1524, ove si concedeva loro di disporre,
riadattandola per il loro rito e fornendola dei necessari arredi sacri e libri liturgici,
di una chiesa gia latina ?
Santa Maria di Porta Cipriana, detta anche di Sant'Anna
servire

facendola

?,

sacramenti
La

da

concessione

un

per

tutte

non

pontificia

le funzioni,
con
loro

eletto

sacerdote,

faceva

altro

e Famministrazione

le
per
sepolture
e da
loro
scelta

che

amovibile

aUa

estendere

comunita

dei

nutum

ad

greca

151.

di An

cona quebo che con il Breve del 18maggio 1514 Leone X aveva concesso aba comunita
greca di Venezia, autorizzando la costruzione deba chiesa di San Giorgio 152.Un Breve

del

27

ottobre

153

1531

e univa

assegnava

in perpetuo

la

stessa

chiesa

nita greca, perche essa potesse celebrarvi piu liberamente ? missas


cia ?,

secondo

la

concessione

precedente,

risalente

al

1524.

Piu

aba

Confrater

et alia divina offi

sorprendente,

consi

derando la data, e la prima conferma di quest'ultimo Breve da parte di Gregorio


il 10 gennaio 1580 154:ma i primi cauti contatti ed approcci iniziati in quell'epo
XIII,
ca con il patriarca di Costantinopob Geremia II Tranos aiutano a spiegare il fatto 155.
Anche Paolo III, su richiesta del metropolita di Rodi Josaphat Lampos, o Lam
bos, quabficato neUa Curia pontificia come ? Ordinarius Nationis Graecae in Regno
Siciliae tarn citra quam ultra Pharum a suo Superiore deputatus ?, ribadi Finviola
bilita ed il perpetuo vigore legale del documento rilasciato da Leone X il 18 maggio
1521, specificandone dettagliatamente i contenuti e, in modo particolare, i diritti
goduti dalla gerarchia episcopale, dal clero e dai fedeli della Chiesa Greca in Itaba.
Ancora una volta il fondamento di tutta la disciplina prescritta, come anche delle
severe

pene

comminate

per

i suoi

trasgressori

latini,

e costituito

dal

richiamo

al

con

cibo di Firenze 156.Due anni prima, il 23 dicembre 1534, lo stesso Papa aveva dovuto
e voluto confermare la normativa per i Greci e gli Albanesi d'ltalia, per
opporsi in
modo espbcito a degb abusi commessi contro i loro diritti, quali erano stati ricono

151Leonis Allatii
De aetate ..., cit., pp. 5-13; esso e riportato in un Breve successivo, che conferma
in tutto il precedente.
152G. S.
Al BovXkai
rcbv Tlancbv...,
Plumidis,
cit., pp. 238-239.
153
ad Bullarium Pontificium, I, pp. 20-21; la data con il mese e il giorno non figurano
Appendix
nella duplice copia conservata nell'Archivio
della Congregazione
dei Popoli: Acta
per PEvangelizzazione
170, f. 309rv e Scritture Originali riferite nei Congressi 910, ff. 156r-157r, ma si ricava da altra fonte.
154Arch.
Secret. Brev. 47, ff. 9r-10v.
Segr. Vatic,
155v,
Peri, Due date, un'unica Pasqua...,
cit., pp. 23-79.
156A.
Documenti pontifici per il rito e VOriente bizantino, ? Stoudion ?, V (1931), pp. 7-10.
Mercati,
ora accessibile
in A. Mercati,
Saggi di storia e letteratura, vol. II (= Storia e Letteratura,
157), Roma
ci si richiama a quanto ?in concilio Florentino
sub fel. rec.
1982, pp. 279-282. In esso ripetutamente

nostro, celebrato, in quo inter alios principes et prelatos Imperator


Eugenio Papa quarto, praedecessore
tune Grecorum
et quamplures
cum
prelati nationis Grece pro unione facienda de Orientali Grecorum
.. statutum et ordinatum
Romanis
sive permissum
Ecclesiis
fuerat?; ai ? ritus et
(sicl) interfuerunt,.
al libero
in dicto Concilio vel aliter approbafi ?; al diritto dei vescovi bizantini
cerimonioe Grecorum
concessa ?; alia facolta del clero
esercizio della propria giurisdizione
?in concilio predicto metropolitanis
greco di battezzare,
confessare, cresimare, consacrare in fermentato, benedire le nozze, seppellire i fedeli
defunti e, in genere, esercitare liberamente
il proprio sacro ministero ? absque licentia ipsorum Ordina
? e ?iuxta
in dicto Concilio, ut prefertur, factam ?; alle norme
riorum (sc. Latinorum)
ordinationem
?in dicto Concilio statuta ?. E ribadito quindi che arcivescovi, vescovi, prelati e autorita politiche e civili
latine nulla dovevano presumere di fare ? contra tenorem Concilii et litterarum Leonis ?, ma piuttosto
et litterarum Leonis?.
?iuxta
formam Concilii
comportarsi

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L UNIONE DELL A CHIESA ORIENTALE

497

CON ROMA

Pontefici, ad opera delle autorita occidentali: ? Cum autem sicut


accepimus nonnulli, praetextu quod dictae literae (sc. Leonis X) per nos revocatae
sciuti dai Romani

fuerint,

Graecos

praefatos

in

contentis

literis

ipsis

non

gaudere

. . ,man

permittant.

II pieno e libero esercizio tanto del culto quanto deba giurisdizione


damus ...?157.
esente
da quella degli Ordinari diocesani italiani, veniva ribadito. II Breve
episcopate,
emanato il 25 giugno 1536 risulta in favore del metropolita Benedetto di Korone,
che aveva fatto presente come agli esuli della sua citta, rifugiati e dispersi nel Regno
di Sicilia, si impedisse di godere dei diritti accordati loro da Leone X. II Pontefice
allora

rieonfermo

e le sanzioni

le disposizioni

pienamente

del nominato

Predecessore

158.

A diretta conferma deUa descritta posizione papale nei confronti di una giuri
sdizione piena ed esente dei vescovi bizantini sugli appartenenti aba Cbiesa Orien

tale

e in Occidente,

in Italia

come

della

anche

con

tutela,

sancita

potrebbe

anche

autorita

pontificia,

di tutti i diritti di celebrarne il culto e di seguirne le sacre usanze, sopravvengono


tanto un Breve che una Bolla firmati da Giulio III nel 1553 per Farcivescovo orien
tate di Agrigento Pafnuzio 159.
il

Soprattutto

secondo

che

documento,

una

rappresentare

re

dazione successiva e piii ampia del primo pervenutoci in una minuta, reca la data
del 31 luglio e suona particolarmente esplicito nel precisare che la giurisdizione or
dinaria sui fedeli deba Chiesa Orientale, o Greca, in Italia era demandata al metro
polita di Agrigento dalFarcivescovo bulgaro di Ohrid (Iustiniana prima Illyrica).
Vi appare dettagliata la descrizione delle competenze e delle facolta ecclesiastiche
? ex

godute

et

antiqua

Conviene

disporre.

materia,

immemorabili

elencarle,
nove
anni

neppure

observata

pacifice

hactenusque

con Findulto e la conferma papale,

di cui itmetropolita,

alia

pensando
di distanza,

brusca

dal

Breve

e netta

di Pio

consuetudine

?,

doveva poter liberamente


virata
che

IV,

in
rappresentata
a sop
interveniva

primerle del tutto: ? In Regno Sicilie citra et ultra Pharum et Anchone, Marchie
Trevisane, D alma tie ac Calabrie provinciis ac universa Italia ac alias ubilibet cum
Graecis ritus et mores Orientalis Ecclesiae
sequentibus et ibidem degentibus seu
ad eum confluentibus ipsos ritus observare et iuxta illos inter ipsos Graecos missas
et

aba

divina

officia
et

cerimoniis

cendo

et

quam

passive

sacramenta

ecclesiastica

et decedentium

ministrare

sepolture tradere nec non omnibus et singulis ritibus, usibus,

observantiis
alia

quelibet

ac

celebrare

corpora ecclesiastice

permissa

eiusdem

prelatis
faciendo

Orientalis

Ecclesie

personis
ac
iuxta

ecclesiasticis

et aliis
uti

ipsos

etiam

baptizando,
nationis
Grece

ritus

benedi

tarn

officia

pontificaba

active

exercere

ac alia que ad prcprii Antistitis et Ordinarii officium spectant et pertinent cum eisdem
et

Gracis

Nella

inter

eos

facere

il vescovo

per
chiarata

?160.

stessa linea si pone ancora

greco
continuita

con

il Breve

di Grevena

Timoteo

precedenti.

161: per
Non

che Pio

IV, I'll

il contenuto

passarono

due

esso

radicale.

Prima

pero,

per

uno

spazio

di

oltre

quarant'anni,

resta

dalla

anni

di quest'ultimo documento e la legislazione pontificia inmateria

luglio 1562, emano


infatti

in di

pubblicazione

subi una conversione


che

si pu6

idealmente

157
ad Bullarium Pontificium . . . , cit., I, pp. 21-24.
Appendix
158Arch.
Politic. 106, ff. 316r-317v; contiamo di pubblicare
in altra sede questo ed altri
Segr. Vatic,
documenti pontifici sulla stessa materia.
159A.
Una Bolla di Giulio III su un vescovo pei Greci in Italia (31 luglio 1553), ? L'Oriente,
Mercati,
cristiano e Punita della Chiesa ?, II (1937), 3, pp. 72-74, ora accessibile
in Saggi di storia e letteratura,
I metropoliti orientali di Agrigento..
., cit., p. 318.
cit., II, pp. 409-411; cfr. V. Peri,
160A.
Una Bolla di Giulio III.
..,
Mercati,
cit., p. 73; Saggi di storia e letteratura, cit., II,
p. 410.
161V. Peri, I
metropoliti orientali di Agrigento . . ., cit., pp. 318-319.

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498

V. PERI

estendere riportandolo al pontificato di Eugenio IV, si erano sforzati di imporre agli


Ordinari diocesani e al clero latino un comportamento ispirato al concilio di Firenze
e rispettoso delle sue decisioni. Ne conseguiva il necessario riconoscimento dello stato
di

unione

tra

sussistente

le Chiese

ed

un

i cristiani orientali immigrati dal Levante


a

richiamavano

taJe

da

comportamento

continuarono

ad
e

teologica

incontrare

canonica

italiani

i vescovi

restavano

con

in Italia,
indica
estranea
ai

totalmente

risultati raggiunti nel concilio di unione del 1438-1439. Sul problema


Orientale,

tenere

insieme al proprio clero, allorche essi si

concilio.

che le norme
resistenza,
papali
tenace
di una mentabta
persistenza
La

la

conseguente

istintivamente

quasi

attaccati

della Chiesa

all'ecclesiologia,

alle attitudini e ai pregiudizi, che si erano radicati in tutto l'Occidente nel lungo pe
riodo della precedente divisione delle Chiese. I Papi postfiorentini, e soprattutto il
fiorentino Leone X e Clemente VII
(Marcello Cervini, anche piu aperto alia tradizio
ne greca, non ebbe il tempo di tradurre in direttive pastorali le sue
convinzioni),
avevano ribadito invano che non erano ne errori ne abusi dell'altra Chiesa i diritti
e gli usi che Eugenio IV aveva solennemente riconosciuti per legittimi, rettificando
cosi in parecchi punti rinsegnamento teologico occidentale, corrente in precedenza,
circa i sacramenti e le prerogative delTepiscopato di Bisanzio. A dispetto della dottrina
e delle norme discipbnari di questi Papi, i vescovi ed il clero italiano avevano per
sistito nel consider are come errori, abusi o scandali molte consuetudini tradizionali
della Chiesa d'Oriente, che legittimamente si discostavano da quelle della Chiesa
Romana, nella liturgia, nel diritto canonico, nelle istituzioni ecclesiastiche.
Di fronte a situazioni pastorab, che apparivano ai loro occhi anomale, ed erano
create dalla presenza e dalla vita rebgiosa degli immigrati albanesi e greci nei loro
confini diocesani, i prelati latini continuarono ad ignorarle o a tentare di ridurle e di
ebminarle, ripetutamente ricorrendo ai Papi per sollecitarne Tautorevole avallo.
Aba fine lo ottennero. Fu quando due Pontefici, Pio IV e Pio V, appena concluso il
concibo

rarchia

di Trento,
si trovarono
il suo rito, la stessa

circa

condividere,
e la

informazione

stessa

la

Chiesa

mentalita

bizantina
della

la

maggior

sua

ge

parte

dei vescovi dell'Itaba meridionale, sensibilmente diversa da quelle dei vescovi veneti.
Con il Breve ? Romanus Pontifex ? del primo e la Bolla ? Providentia Romani
Pontificis ? del secondo, molti specifici usi e diritti sacri, riconosciuti e garantiti aba
Chiesa Orientale dal concilio di Firenze e da Eugenio IV, precisati in norme espresse
e

circostanziate

da

diversi

Pontefici

suoi

successori,

che

tutti

consideravano

tale

concilio di unione vincolante per la Chiesa Cattolica, si trasformarono in abusi ed


errori da eliminare e correggere, anche per via di coazione, presso quei fedeli che in
Occidente avessero inteso restare ancora fedeli al culto ed al costume della Chiesa
Orientale.

La svolta, che i due Papi avevano chiara e consapevole coscienza di imprimere


al precedente rapporto tra le due Chiese, era fatta. Essa dava inizio alia fase triden
tina e moderna dello statuto canonico, previsto per perseguire l'unione delle Chiese
e per assicurare la sussistenza di altri riti oltre a
quello latino della Chiesa Romana
ed occidentale. La nuova attitudine, agli occhi dei Pontefici e dei loro consiglieri ap
pariva
con un
e

una
?normalizzazione?,
? fiorentina
la parentesi
del XV
secolo
dalla
prima

soprattutto
insuccesso

conservata

in

?,

essa

pastorale

quanto,
si saldava

sottointendendo

esaurita

con

assunta
la posizione
e
comune
della
dalVinsegnamento

Chiesa d'Occidente verso i fedeli e i riti bizantini nell'Italia meridionale recuperata


con iNormanni e nelle terre di Levante occupate, anche dal punto di vista ecclesiale,
in seguito alle crociate.
Vittorio

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Peri

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