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introduzioni
capitolo 1
La geografia dei piccoli: la tenuta dei territori
1.1 Piccoli, ma non comuni. Dal disagio insediativo all’eccellenza
dei territori italiani
Sandro Polci, C.D. Serico Gruppo Cresme 1
1.2 Numeri dati e trend dai territori minori 3
1.3 Le fragilità ambientali del territorio 5
capitolo 2
il primato della qualità
capitolo 3
la qualità culturale del territorio 22
3.1 Comunità e coesione
Vanessa Pallucchi, Presidente Legambiente Scuola e Formazione 25
3.2 Scuola, presidio di qualità 27
3.3 Un mondo di opportunità: il dinamismo culturale 30
Fonti:
Atlante dei Piccoli Comuni, Anci Cittalia, 2009
Comuni Ricicloni 2009, Legambiente
Comuni Rinnovabili 2010, Legambiente
Ecosistema Incendi 2009, Legambiente
Ecosistema Rischio 2009, Legambiente
Dossier tagli 2009, Legambiente, in “Formazione Ambiente”, settembre/dicembre 2009
Gli istituti comprensivi come luoghi di coesistenza/convivenza di identità culturali/pro-
fessionali diversificate, in Educazione & Scuola, Umberto Landi
I comuni italiani 2009, Cittalia e Ifel
I piccoli comuni il futuro tra slancio economico e sociale e conservazione di uno stile
di vita, Anci Cittalia
Il futuro made in Italy, Symbola e Farefuturo, febbraio 2010
Il turismo delle identità, Cittalia, settembre 2007
L’andamento del mercato delle Dop e Igp in Italia nel 2008, Ismea 2010
L’Italia delle qualità agro-territoriali, Ager-Legambiente, 2005
La scuola in cifre 2008, MIUR
La scuola nei territori diffusi, in Appunti di viaggio dai territori della scuola
piemontese, a cura di P. D’Elia, C. Galletto, V: Bonardo, F. Gramegna
Rapporto sull’Italia del “disagio insediativo, 1996/2016 Eccellenze e ghost town
nell’Italia dei piccoli comuni, Confcommercio e Legambiente, 2008
Verticale, che passione!...in Educazione & Scuola, Giancarlo Cerini
A cura di:
Alessandra Bonfanti, Katiuscia Eroe, Daniele Faverzani, Laura Genga,
Matteo Ranalli, Giacomo Rovagna, Lucia Soccorsi, Paola Tartabini
Fotografie:
Matteo Tollini
Grafica:
Gif.idea@gmail.com
Stampa:
Grafiche Vieri - Stampato su carta ecologica con utilizzo di inchiostri atossici EuPIA
Progetto di Legambiente, con la partecipazione di Anci, Cittalia e Symbola
Ermete Realacci,
Presidente Comitato Promotore Voler Bene all’Italia
Mauro Guerra,
Coordinatore Nazionale ANCI Piccoli Comuni
e Vice Sindaco di Tremezzo (1300 ab. in provincia di Como)
Francesco Starace,
Presidente Enel Green Power
Enel Green Power è tra i leader mondiali nel settore delle fonti rinnovabili con circa
21 miliardi di chilowattora prodotti in Italia e nel mondo nel 2009, sufficienti a
soddisfare i consumi di circa 7.500.000 famiglie, evitando l’emissione in atmosfera
di 15,5 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno. Ad Enel Green Power fanno capo le
attività di Enel nell’eolico, solare, geotermico, idroelettrico fluente e biomasse, in
Europa, Nord America e America Latina. Enel Green Power affronta il grande mercato
del solare distribuito con Enel Si., proponendo inoltre servizi, prodotti e soluzioni
integrate per il risparmio e l’efficienza energetica, con particolare focalizzazione
sulle fonti di energia rinnovabili. La società è il maggiore operatore del mercato
italiano nella realizzazione di impianti fotovoltaici. Enel Green Power gestisce oggi
un portafoglio di oltre 600 impianti per una capacità installata pari a circa 5.700
MW e con un mix di tecnologie ben bilanciato.
Piccolo non vuol dire necessariamente fragile o marginale. In alcuni casi può essere
un vantaggio se si è consapevoli delle sfide e si sanno cogliere le opportunità.
In estrema sintesi è questo il messaggio che emerge dai dati e dalle esperienze
raccontate nei capitoli che seguono. Un panorama frastagliato di eccellenze e di
criticità che fanno della piccola grande Italia un volano di modernità, forse troppo
poco conosciuto.
Sette anni fa Legambiente con la campagna Voler Bene all’Italia inaugurò una
nuova stagione per i Piccoli Comuni riuscendo, anche sull’onda della proposta di
legge presentata da Ermete Realacci, ad accendere i riflettori su un mondo che fino
allora era stato solo oggetto di dibattito tra sociologi ed intellettuali illuminati. Da
allora ha preso forma politica e consistenza organizzativa l’obiettivo di valorizzare
la Piccola Grande Italia. L’attenzione, sia istituzionale che sociale, in questi anni è
cresciuta e i cambiamenti avvenuti nelle coscienze hanno consolidato significative
e diffuse esperienze di qualità, anche se non si sono ancora trasformati in politiche
stabili.
Essere oggi ottimisti è più facile. Il nostro ottimismo nasce da alcuni elementi di
contesto, che ci dicono che se non si spreca la crisi (quella economica e quella
energetico-climatica) la situazione può migliorare. La scommessa è nel ruolo dei
luoghi, dei piccoli luoghi, in opposizione alla deriva dei non luoghi, che stanno
spersonalizzando i centri urbani, dietro un’idea di modernità molto semplicistica
e “ignorante”, che coincide con il consumo massificato e le grandi opere. Con
forza, invece, emerge oggi l’importanza della qualità del luogo stesso, che è data
dall’intreccio della qualità del paesaggio con la produzione, dell’efficienza dei
servizi con le occasioni culturali, della tecnologia al servizio dei cittadini con le
relazioni sociali.
Oggi è più diffusa la consapevolezza che benessere e PIL si sono disaccoppiati
e che non è più possibile leggere il secondo come indicatore del primo. Così la
Commissione convocata da Sarkozy e guidata da Stiglitz ha confermato quanto
noi stiamo sostenendo da qualche tempo, ovvero che la qualità dei luoghi se non
sempre si traduce immediatamente in ricchezza, rimane però un fattore attrattivo
fondamentale, che produce stabilità e coesione, e quindi apre le porte al futuro.
Un altro elemento che argomenta il nostro ottimismo è che oggi, parafrasando
Hegel, si può tranquillamente sostenere che “tutto ciò che è globale è locale”
e che il locale è il concreto manifestarsi del globale. È quanto sta avvenendo
nei territori, dove si produce, si consuma, si percepisce qualcosa di unico, che è
l’identità di quel locale, ed insieme si produce, si consuma, si percepisce qualcosa
di globale. Una situazione antropologicamente nuova che già il filosofo Hans Georg
3 Marianella Sclavi, Avventure Urbane- progettare la città con gli abitanti, Elèuthera,
Milano, 2002
4 Giuseppe De Rita, Aldo Bonomi, ibidem
L’Italia è un Paese piccolo. Il suo punto più a nord, la Vetta d’Italia sulle Alpi
Aurine, dista 1.291 chilometri da quello più a sud, Punta Pesce Spada sull’isola di
Lampedusa. Le Ande sono una consecuzione di montagne lunga 7200 chilometri.
L’Antica Muraglia cinese si snoda per 10.000 chilometri; la parte in muratura
fu eretta nel XIII secolo per una lunghezza di 6.400 chilometri. Ben altri spazi.
L’Italia è un Paese piccolo, in gran parte montuoso, poche le pianure, pochi i corsi
d’acqua importanti. Eppure su questo piccolo pezzo di terra si è accumulata nei
secoli una straordinaria varietà di esperienze umane. E le tracce di queste storie,
numerose e diverse, sono diventate paesaggi, opere d’arte, tradizioni e culture.
Sono diventate città, paesi, borghi e villaggi. Certo c’è un’Italia “maggiore”, perché
più conosciuta, quella delle città d’arte fissate in una sorta di costellazione della
bellezza dai narratori del Grand Tour. È l’Italia che si snoda lungo le tappe del
turismo globale di massa e che si presenta come set di film e di romanzi a
diffusione internazionale. Ma c’è anche un’altra Italia fatta di piccoli centri abitati,
di paesaggi meno attraversati, di tradizioni meno conosciute sebbene meglio
conservate. Forse è un’Italia “minore” ma è quella che contribuisce al carattere
inconfondibile del nostro Paese. Quella abbondanza di varietà, quella identità fatta
di diversità che fanno “unica” la nostra piccola Penisola. Sono oltre 5000 i comuni
italiani con meno di 5.000 abitanti. In questi comuni vive 1/6 della popolazione
italiana (circa 10,400 milioni di abitanti). I loro territori coprono il 70% del territorio
italiano. Lungo quei 1.291 chilometri che separano le Alpi Aurine da Lampedusa ci
sono 3.400 musei, 2.000 aree archeologiche. I siti Unesco italiani sono 43; più che
in tutto il nord America. È un’abbondanza di tracce del tempo – o meglio, di tracce
che la bellezza ha lasciato nel tempo - che non si esaurisce certo nelle grandi città
d’arte ma che invece coinvolge pienamente l’altra Italia, quella dei centri minori.
Ed è un’Italia che ha già l’attenzione di una parte crescente di turismo. Nel 2008
il 42% dei turisti stranieri che ha visitato l’Italia si sono recati nei centri minori.
Essi esprimono, rispetto alle singole componenti dell’offerta turistica, un livello di
soddisfazione generalmente superiore a quello delle grandi città1.
E se passiamo dal bello al buono, ovvero se consideriamo un altro grande
patrimonio italiano, quello legato all’agricoltura e all’alimentazione, il ruolo dei
piccoli centri assume un’importanza analoga. Sono 4.396 i prodotti agricoli e
alimentari tipici, espressione della cultura di luoghi determinati. Sono prodotti
tradizionali i cui metodi di preparazione, lavorazione, conservazione e stagionatura
devono essere stati codificati, almeno da 25 anni. La tipicità non risiede soltanto
nelle caratteristiche materiali. Sono prodotti tipici perché trasmettono un
messaggio, rimandano a un ricordo, rinnovano una tradizione. Nell’ambito
1 P.Segardi, l’Italia dei centri minori, L’Italia ed il turismo internazionale, Venezia Aprile 2008
in conto il peso della Capitale nella struttura territoriale) e dal 16,3% della Puglia,
fino al 72,1% della Valle d’Aosta. Vi è dunque una specificità territoriale che fa
dell’Italia uno dei paesi a più alta “ricchezza insediativa”, intendendo per ricchezza la
diversità insediativa. Analogamente a quanto avviene in natura, laddove la ricchezza
è data dalla biodiversità, si può affermare che una ricchezza insediativa fortemente
differenziata, come quella italiana, è una componente di qualità dei territori e
dunque va tutelata. Come la biodiversità, dobbiamo tutelare la sociodiversità.
I problemi ci sono
Il Belpaese dei Piccoli Comuni è una forbice sempre più aperta, segnata dalla lama
dell’eccellenza - dei territori che hanno saputo fare rete e sistema - e dalla lama del
disagio, dei comuni a rischio di progressivo declino. È un fenomeno che da territori
marginali di piccola dimensione si estende a territori di più ampie dimensioni a
causa di diverse criticità. La più evidente è quella legata alla popolazione residente,
non solo nei piccolissimi comuni a rischio di disagio insediativo ma in oltre la metà
dei comuni italiani con meno di 10.000 abitanti. Inoltre, le condizioni strutturali che
portano al disagio, dipendono dal depauperamento delle potenzialità produttive
e di depotenziamento dei propri talenti. Ciò per la scarsa attrattività e dunque
l’incapacità di accogliere nuove famiglie e imprese; per una limitata identità turistica
(con un sistema di offerta sottoutilizzato); per un marcato divario nord-sud. Si noti
che le differenze riguardano tipologie omogenee, cioè comuni di montagna rispetto
a comuni di collina o pianura, quanto le medesime tipologie: tra montagna ricca e
montagna impoverita, tra collina valorizzata e collina dimenticata, tra città al passo
con i cambiamenti imposti dall’economia della globalizzazione e città in forte ritardo.
Ma anche tanti talenti!
L’Italia è dunque fortemente differenziata, con ambiti critici e altrettanti “Comuni del
benessere” nei quali si vivificano i talenti, producendo ricchezza e garantendo un
futuro prospero e duraturo. Una distribuzione, quella dei comuni del benessere, che
oggi privilegia principalmente due ambiti: il primo nel Centro Nord, dove i comuni
interessati sono distribuiti lungo le aree più produttive e sviluppate del paese, e nel
Sud e nelle Isole dove la distribuzione, più rarefatta, comprende comunque aree e
città che sono nodi importanti a livello locale e che, nella quasi maggioranza dei casi,
sono anche localizzati lungo la costa. Sono comuni dinamici che dimostrano una spic-
cata vocazione alla promozione turistica; al sostegno delle “autenticità” locali; alla
peculiarità e valorizzazione dei propri prodotti tipici; all’assunzione di una propria
vocazione e centralità nel sistema locale del lavoro; alla capacità di utilizzare l’inno-
vazione tecnologica e produttiva per competere sui mercati attraverso la creazione
di nuovi prodotti e nuovi servizi; alla capacità di attivare un sistema di servizi alle
persone e alle imprese in grado di rendere il territorio attrattivo sia dal punto di vista
residenziale che produttivo; alla capacità di fornire un sistema di servizi di base che
consente di pensare a modelli di sviluppo endogeno. Se i miracoli non sono possibili,
lavorare bene garantisce sempre risultati. Dunque è necessario ripartire o continuare
a investire sulle specificità, favorendo benchmarking, trasferibilità e innovazione. È
ormai finalmente condiviso il giudizio che nella globalizzazione economica il territo-
rio è come il lievito per il pane. Dove il territorio è riuscito a mettere in atto sinergie
locali costruendo sistemi-rete, decentramenti produttivi e attrattività insediativa, si
è sviluppata una maggiore crescita del benessere. Dove lo sviluppo è “bottom up”
emergono le eccellenze. Laddove invece il modello di sviluppo continua a proporre
grandi “centri” e costellazioni accessorie di comuni intorno a loro gravitanti, il model-
lo ripropone una dicotomia netta tra “capoluoghi leader” e comuni “esterni”, espulsi
dal processo di crescita. In molte aree del sud e delle isole, che sono di marginalità
diffusa per le carenze di “connessioni”, principalmente non infrastrutturali, occorre
mutare le singole realtà in nodi di una rete di territori connessi, vitali (per se stessi e
per l’economia locale e nazionale). È evidente che di fronte all’evolversi di un’econo-
mia dell’informazione e della conoscenza, l’essere separati crea disagio. È ad esempio
questo il caso del “digital divide”, la mancanza di connessioni tecnologiche a banda
larga. Occorre dunque imparare dai territori di eccellenza tenendo presente che il
capitale umano è la componente fondamentale di questa sfida, seguito dalle condi-
zioni locali legate alla presenza di un tessuto di servizi alle persone e alle imprese
ampio, disponibile e costruttivo. Infine, va rimossa l’alea di “depressionismo” spesso
diffusa, il “parlare senza azioni conseguenti” che si può comprendere - non giustifi-
care - solo nella qualità della vita comunque confortevole dei nostri borghi. Qualità
della vita che però soffre di miopia, quando è legata alla propria persona, al proprio
sostentamento, al “bastarsi” e non ad una necessaria “cittadinanza positiva” che
prevede l’obbligo morale per ogni generazione di garantire l’accrescimento o almeno
il mantenimento del livello ambientale, economico e sociale di cui ha potuto godere.
L’insegnamento
1.2
”
Numeri dati e trend dai territori minori
In Italia ci sono 5.703 comuni al di sotto di 5000 abitanti, pari al 70,4% del totale dei
comuni del Belpaese. La popolazione che risiede nei centri minori ammonta a 10.317.104,
il 18% di quella italiana. La maggior parte dei comuni sono molto piccoli: quelli con
una popolazione tra 0 e 1.999 abitanti sono ben 3.531, ossia il 43,6% di tutti i comuni
italiani e il 61,9% dei piccoli. Le regioni con la presenza più significativa di Piccoli
Comuni (PC) sono, nell’ordine, la Lombardia (1.093), il Piemonte (1.072), la Campania
(334) e la Calabria (324). La densità territoriale dei PC è notevolmente inferiore a
quella dei centri più grandi, basti pensare che vi risiedono mediamente 64 persone per
chilometro quadrato, mentre nelle città con più di 250.000 abitanti ne troviamo 2.472.
alla bassa istruzione delle fasce più anziane, che rappresentano la percentuale
più ampia della popolazione, difficilmente modificabile, vista la staticità di alcuni
contesti deboli. La vera ricchezza è dunque data dal territorio, dalla sua ricchezza
insediativa e dalle sue peculiarità culturali, sociali e economiche. Riconosciuti come
soggetto politico e istituzionale, i PC devono confrontarsi con un contesto europeo,
preservando nel contempo l’unicità della dimensione locale delle società, delle
culture, delle economie, delle tradizioni e di quanto costituisce l’ossatura del Paese.
al rinnovamento dei pascoli. Il ruolo decisivo nella lotta agli incendi boschivi rimane
quello dei comuni che realizzando con apposita cartografia il catasto delle aree
percorse dal fuoco, vanno a colpire le principali cause di incendi in alcune aree del
nostro Paese, ovvero tra interessi locali, affari e criminalità. Vincolando la destinazione
d’uso di queste aree per 15 anni, si stroncano gli interessi di chi usa il fuoco per
passare al cemento, per pascolare o fare affari con l’indotto del rimboschimento.
I Piccoli Comuni del solare: ben 4.540 PC hanno installato sul proprio territorio
almeno un impianto solare, sia esso termico e/o fotovoltaico, e il 55% di queste
Amministrazioni possiede entrambe le tecnologie. I PC del solare fotovoltaico sono,
invece, 4.073 e nel complesso si dividono 207 MW di potenza installata, grazie
alla quale soddisfano il fabbisogno di 112 mila famiglie, evitando l’immissione in
atmosfera di 168 milioni di kg di CO2. Nel settore del solare fotovoltaico il piccolo
comune più virtuoso è Craco (Mt), che, grazie a 4.315 kW e una media di 5.420 kW
ogni 1.000 abitanti, vanta la maggior potenza installata sia in termini assoluti che
in relazione al numero di abitanti. Seguono il Comune di Ottobiano (Pv), con una
media di 3.920 kW/1.000 abitanti, e il Comune di San Pietro Mosezzo (No), con
3.784 kW/1.000 abitanti. Con 2.505 presenze, i PC del solare termico sono cresciuti
di 825 unità rispetto al 2009 e continuano ad essere concentrati nel Nord Italia.
Considerando il rapporto tra i metri quadrati e il numero di abitanti, la migliore
prestazione la fa registrare Fiè allo Sciliar (Bz), con una media di 1.152 mq ogni
1.000 abitanti e 3.500 mq complessivi. Al secondo posto troviamo sempre Terento
(Bz), con 1.145 mq/1.000 abitanti, e al terzo Don (Tn), con 1.035 mq/1.000 ab.
I Piccoli Comuni dell’eolico: i 198 PC in cui è presente almeno un impianto
eolico possono contare complessivamente su una potenza installata di 3.569 MW.
Su 198 ben 159 si possono definire teoricamente autosufficienti, in grado cioè di
produrre più energia elettrica di quella necessaria alle famiglie residenti. Notevole
anche la crescita che si è registrata in questo settore: + 17% solo negli ultimi due
anni. Oltgre alla tradizionale presenza in Puglia, Campania, Basilicata, Sicilia e
Sardegna, questa tecnologia inizia a diffondersi anche in altre Regioni, come la
Toscana, l’Emilia Romagna e la Liguria. Il piccolo comune con la maggior diffusione
è il Sant’Agata di Puglia (Fg), con 97,2 MW, seguito dal Bisaccia (Av) con 93,6 MW e
da Ulassai (Og) con 84 MW. Anche nell’eolico i Piccoli Comuni giocano un ruolo da
protagonisti. Secondo Legambiente, infatti, il 66% dei centri italiani in cui è presente
almeno un impianto eolico ha meno di 5.000 abitanti e questi PC detengono il 69%
dell’installato del nostro Paese. Grazie al vento i Piccoli Comuni dell’eolico sono in
grado di produrre circa 7 milioni di MWh annui di energia elettrica, pari al fabbisogno
di 2.850 famiglie, evitando di immettere in atmosfera circa 4.282.000 di kg di CO2.
I Piccoli Comuni del mini idroelettrico: in 571 dei nostri centri minori è
presente almeno un impianto mini idroelettrico, nell’insieme questi impianti hanno
una potenza di 993 MW. Grazie a questa tecnologia i Piccoli Comuni producono
ogni anno 3,9 miliardi di kWh/a di energia elettrica pulita, in grado di soddisfare il
fabbisogno di 1,5 milioni di famiglie. Il contributo del mini idroelettrico al bilancio
energetico nazionale permette di evitare in atmosfera circa 6,6 miliardi di kg di CO2.
In questo settore il comune più all’avanguardia è Falcade (Bl), che vanta 3 piccoli
impianti ed una potenza complessiva di 6,6 MW, seguito da Robbiate (Lc), da Moso in
Passiria (BZ). Le Amministrazioni che grazie a questa tecnologia si possono definire
autosufficienti sono 347, pari al 60% dei Piccoli Comuni del mini idroelettrico e al
43% dei Comuni totali del mini idroelettrico censiti da Comuni Rinnovabili 2010.
I Piccoli Comuni della geotermia: in tutto sono 92 i Piccoli Comuni in cui è
presente almeno un impianto da geotermico. Di questi 68 presentano impianti per
la produzione di energia elettrica per una potenza complessiva di 214 MW elettrici,
mentre 28 hanno impianti geotermici per la produzione di energia termica per
una potenza complessiva di 11 MW. Le maggiori installazioni in questo settore si
trovano in Toscana, il cui potenziale energetico geotermico è noto e valorizzato,
tanto da soddisfare il 26% dei consumi totali energetici elettrici dell’intera Regione.
A livello comunale, invece, le migliori prestazioni si registrano a Castelnuovo Val di
Cecina (Pi) e Monterotondo Marittimo (Gr), rispettivamente con 6,3 e 4,6 MWt.
I Piccoli Comuni della biomassa: centrali a biomassa sono presenti in 326 PC,
mentre in 111 si trovano centrali a biogas. La potenza complessiva (biomassa +
biogas) è di 348 MW elettrici e 361 MW termici. Undici dei 111 PC del biogas sono
dotati di impianti di tipo cogenerativo, ossia in grado di produrre sia energia
termica che elettrica. I 94 MW di potenza installata di impianti a biogas nei Piccoli
Comuni sono in grado di produrre circa 705 milioni di kWh annua di energia
elettrica, una quantità pari al fabbisogno di circa 280 mila famiglie, che evita
l’emissione in atmosfera di 423 milioni di kg di CO2. Tra i 326 Piccoli Comuni in
(47%) e Veneto (46%) ricevono dai Piccoli Comuni un contributo, sul totale della
percentuale di raccolta differenziata, del tutto paragonabile ai centri di maggiore
dimensione. Segno probabilmente del fatto che nelle regioni dove la percentuale
di raccolta differenziata è più alta il contributo arriva un po’ da tutto il territorio.
Buone pratiche...
Dall’eolico al bonus bebè: Sedini (Ss)
Centro di 1408 abitanti in provincia di Sassari, Sedini ospita sul proprio territorio
un parco eolico Enel Green Power da 65,5 MW. Grazie ai proventi derivanti dalla
presenza di questo impianto, il Comune ha potuto investire circa 205 mila euro (20%
contributo della Regione Sardegna) per dotare di impianti fotovoltaici alcuni edifici
pubblici, come il mattatoio, la scuola elementare e la casa comunale, per 33 kW
complessivi. Sono inoltre in fase di realizzazione altri 2 impianti pubblici per circa 25
kW. Ancora. Parte dei proventi, circa 34 mila euro, sono stati destinati invece ad aiuti
di carattere sociale a famiglie in difficoltà economiche, bonus bebè per le giovani
coppie, per le quali è stato stabilito un bonus di 1.000 euro alla nascita più 500 euro
l’anno per i primi 3 anni di vita. In altre parole ecoincentivi contro lo spopolamento.
100% rinnovabile: Sluderno (Bz)
Realizza la migliore performance italiana sul fronte delle rinnovabili. Esempio per
tutti, questo piccolo comune è in grado di soddisfare la domanda di energia
elettrica e di energia termica dei suoi residenti unicamente con energia proveniente
da fonti pulite. Sluderno fonda la sua ricetta di successo su un mix di diversi
impianti da fonti rinnovabili di piccole e medie dimensioni, diffusi nel territorio.
Un misto di energia verde che va dal solare termico ai pannelli fotovoltaici diffusi
sui tetti di case e aziende, passando per il mini idroelettrico e l’eolico. A scaldare
le case sono, invece, gli impianti da biomasse locali e da biogas, proveniente per
lo più da liquame bovino, allacciati ad una rete di teleriscaldamento lunga 23 km.
Questi impianti producono oltre 13 milioni di kWh annua di energia termica che
soddisfa il fabbisogno di oltre 500 utenze, residenziali e civili, sia del Comune di
Sluderno che del vicino Comune di Glorenza. Come già accennato, i PC non solo
si distinguono per la loro presenza massiccia tra i comuni italiani che ospitano
sul loro territorio impianti alimentati da fonti rinnovabili, ma emergono anche da
un punto di vista qualitativo. Accanto a Sluderno, infatti, ci sono altri 13 PC 100%
rinnovabili. Ben più numerosi (674), invece, i nostri centri minori che, grazie ad
una sola tecnologia pulita, producono più energia elettrica di quella necessaria al
fabbisogno delle famiglie residenti. Per citare qualche nome, troviamo nel gruppo
dei 674 Radicondoli (Si) per la geotermia e Cocullo (Aq) per l’eolico. Dal punto di
vosta termico sono 15 i PC che entrano di diritto nella categoria “100% termici”. In
questi centri impianti a biomassa e geotermici allacciati a reti di teleriscaldamento
soddisfano pienamente il fabbisogno di energia termica delle famiglie residenti.
Fotovoltaico chiavi in mano: Florinas (Ss)
Un’altra esperienza di successo è quella di Florinas, comune di 1567 abitanti. Al
A conferma della vocazione turistica dei Piccoli Comuni e come segnale delle
potenzialità ancora da scoprire nei loro territori si evidenzia il ruolo che il settore
alberghiero e quello della ristorazione svolgono all’interno dell’economia dei PC.
Infatti quasi un quarto degli addetti, il 22,38%, lavora nei suddetti campi. Un
peso decisamente rilevante, il 24,71%, è occupato dal terzo settore, in varie
misure legato al turismo, mentre l’industria totalizza un 20,68%. Un dato da
affiancare a questo ci dice che l’attrattività del mercato del lavoro nei PC è spesso
bassa, configurando una situazione in cui solo il 17,71% dei casi rappresenta
un polo attrattivo dal punto di vista occupazionale. Questi comuni sono situati
soprattutto nella fascia alpina, in zone della Toscana e delle Marche. Nel resto
dei casi, diventa frequentemente evidente il fenomeno del pendolarismo. D’altro
canto è da notare che quasi 1500 PC fanno parte di un distretto industriale,
appartenenza che sta a indicare la vitalità produttiva, occupazionale e sinergica
di queste realtà. I settori maggiormente coinvolti sono quello della meccanica,
che può contare sulla presenza di 566 PC, il 37,9% dei piccoli inclusi nei distretti,
del tessile/abbigliamento, con il 27,3% e quello dei beni per la casa, con 228
comuni, il 15,26%. Ma le economie dei Piccoli Comuni possono giocare soprattutto
la carta delle produzioni di qualità, basate sulla capacità di realizzare produzioni
irripetibili e uniche come le tipicità locali, che sono un valore aggiunto delle
economie locali. Da questo punto di vista l’Italia può vantare il primato europeo
nei prodotti con riconoscimento DOP, IGP e STG, sinonimi non semplicemente di
qualità ma di quella vita che nei territori di origine diventa tradizione, cultura e
finalmente eccellenza. In questo i Piccoli Comuni sono speciali: il 94% di essi
presenta almeno un prodotto DOP, e la maggior parte ne presenta più di uno.
1 Dati prelevati da “L’andamento del mercato delle Dop e Igp in Italia nel 2008”, Ismea 2010
Buone pratiche...
La green economy nel cuore dell’Umbria: Massa Martana (Pg)
Come accade spesso è in un piccolo comune che batte il cuore della green eco-
nomy. A due passi da Perugia è stata appena inaugurata la costruzione di un
impianto a concentrazione solare, un sistema che fa convergere i raggi solari per
raggiungere temperature tra i 400 e i 1000 gradi e che produce energia utilizzando
sali fusi al posto di oli potenzialmente nocivi per l’ambiente. È un sistema av-
veniristico, realizzato dall’Archimede Solar Energy, parte del Gruppo Angelantoni
Industrie, in collaborazione con Siemens. Uno di quegli esempi legati al territorio,
che produce innovazione a livello internazionale. Va precisato che non si trat-
ta semplicemente di un impianto: il progetto, che coinvolge numerosi soggetti
pubblici e privati, prevede la costruzione di un polo energetico dalle molteplici
funzioni: ospitare una centrale cogenerativa a biomasse, impianti per la produzio-
ne di biocombustibili, nonché per la realizzazione di componenti per la produzio-
ne di energia solare. Massa Martana diventa così un polo di eccellenza a livello
europeo nel settore dell’energia, grazie alla collaborazione tra pubblico e priva-
to nella condivisione di obiettivi e grazie a uno sguardo attento all’innovazione.
La Lombardia a Consumo di suolo zero: Ronco Briantino (Mi), Cassinetta
di Lugagnano (Mi)
Hanno approvato dei piani regolatori a crescita zero, scegliendo di lascia-
re liberi i terreni non ancora edificati o cementificati. Cosi i Piccoli Comu-
ni di Ronco Briantino e Cassinetta di Lugagnano hanno sposato la difesa del
territorio, come requisito per una buona qualità della vita, trasforman-
dola in un Piano di Governo del Territorio a consumo zero: la terra viene ri-
conosciuta come un bene comune e una risorsa non rinnovabile. L’assedio
legato a tanti attacchi speculativi, progetti strutturali tanto inutili quanto co-
stosi e dannosi, è stato contrastato anche grazie all’attivazione di proces-
si di partecipazione cittadina. A loro volta questi hanno condotto le comunità
a recuperare e valorizzare il patrimonio architettonico ed ambientale esistente.
Tabella 1
Infanzia % Primaria % Media % Superiore % Totale %
Totale plessi 13.629 100 16.117 100 7.155 100 5.123 100 42.024 100
< 50 alunni 5735 42,1 2627 16,3 970 13,5 560 10,9 9892 23,5
Elaborazione Legambiente su dati Miur 2007
caratteristiche dei territori, con l’obiettivo che ogni bambino deve ricevere una
buona istruzione e nelle migliori condizioni.
Su questo nodo è in atto una forte contrapposizione ancora non risolta in sede
di Conferenza unificata fra il Governo e le Regioni, quest’ultime riconosciute
definitivamente, con una sentenza dalla Corte Costituzionale del luglio 2009, come
il soggetto istituzionale competente per il dimensionamento della rete scolastica.
Il problema attuale, però, è come conciliare questa competenza delle Regioni
con i criteri per la formazione delle classi e di determinazione degli organici,
che rimangono nelle mani dello Stato e stanno subendo come tutti sanno tagli
consistenti, visto che essi incidono fortemente sulla effettiva possibilità di
sopravvivenza di un plesso scolastico: basti pensare all’impossibilità di tenere
aperta una scuola, se anche il comune e al regione lo volessero, in mancanza per
es. del personale ATA sufficiente a garantirne l’apertura, la pulizia e la vigilanza.
Un mondo di opportunità:
3.3
il dinamismo culturale
Sono le occasioni di socialità e di inclusione culturale che rendono forte e coesa
una comunità, soprattutto piccola. Due fattori che non solo incidono positivamente
sulla qualità della vita, ma contribuiscono alla nascita di forti sentimenti di
appartenenza, concorrendo così a tenere più salda la comunità e a renderla
dunque meno esposta a fenomeni di migrazione e abbandono. Questo processo
di radicamento territoriale e culturale può dare un contributo significativo anche
alla capacità e alla consapevolezza di difendere la propria storia e la propria
identità, fatta di territori, paesaggi, natura e borghi storici, dunque alla difesa
dell’ambiente. A eccezione dei comuni con forte disagio insediativo, nei Piccoli
Comuni si vive bene. O almeno questo è ciò che affermano gli abitanti, secondo
una ricerca pubblicata da Cittalia a fine 2007. Nei Piccoli Comuni, infatti, la
qualità della vita ottiene valutazioni significativamente migliori rispetto alla media
nazionale: con un punteggio di 6,68, (su scala da 1 a 10), supera di oltre mezzo
punto l’indice relativo all’intero Paese, che invece si attesta su 6,16. A spostare
verso l’alto la percezione degli abitanti sono le valutazioni relative alla qualità
ambientale, alla viabilità, alla sicurezza e all’ordine pubblico, mentre rispetto
7 La scuola nei territori diffusi, in Appunti di viaggio dai territori della scuola piemontese, a
cura di P. D’Elia, C. Galletto, V: Bonardo, F. Gramegna
8 Dossier tagli 2009, Legambiente, in Formazione Ambiente, settembre/dicembre 2009
9 www.lascuoladottauncomune.it
quelli che non la raggiungono al 95%, mentre per le altre classi demografiche
rappresentano solo il 12% dei casi. Allo stesso modo la diffusione di servizi di base,
come gli sportelli postali e bancari e la presenza di un presidio dei carabinieri,
danno la misura della presenza di servizi essenziali che rendano soddisfacente e
appetibile la qualità della vita di un centro che ambisce a non perdere la propria
popolazione. Pur essendo presenti nei PC solo il 4% degli ospedali, l’accessibilità
alle strutture ospedaliere non è problematica: solo gli abitanti del 13% dei Piccoli
Comuni hanno una struttura ospedaliera lontana più di 20 km. Unica eccezione
per Linosa, Lampedusa e Ustica che devono percorrere più di 60 km. Anche per i
consultori, che restano dei presidi sociosanitari che coprono il 99% del territorio
nazionale, i Piccoli Comuni hanno la situazione più svantaggiata e sono gli unici a
dovere percorrere più di 20 km per raggiungere una struttura, ma questo accade
solo in 55 comuni in tutto il territorio nazionale. Per quanto riguarda gli sportelli
bancari, sono i Piccoli Comuni sotto i 2000 abitanti a vivere uno svantaggio: mentre
qui sono presenti solo nel 43% dei casi, nella fascia superiore di popolazione
raggiungono il 90% dei comuni. Cosi la rete degli uffici postali copre solo il 27%
dei comuni con meno di 2000 abitanti, mentre nella categoria superiore sono
presenti nel 50% dei comuni. Un dato che cresce esponenzialmente con la crescita
demografica. A dimostrazione di come la rarefazione dei servizi renda difficile la vita
soprattutto nei comuni più piccoli, incentivandone ulteriormente lo spopolamento.
Volendo invece analizzare l’offerta culturale guardando a cinema e teatri, o alle
occasioni di formazione, si rintraccia una situazione più svantaggiata rispetto alla
media nazionale, ma interessante e dinamica. Il 49% dei Piccoli Comuni ha un
cinema entro 10 km, ma a ben vedere, solo il 13,47% ne ha uno entro 5 km,
una percentuale che si abbassa al 7,64 per i comuni sotto i 1000 abitanti. C’è da
segnalare che se il 90% può contare su un cinema, resta un 10% sguarnito che si
concentra per lo più nelle aree più interne della Sardegna, e a macchia di leopardo
lungo l’Appennino e le profonde valli alpine. Nel quadro generale di crisi del teatro,
anche l’offerta culturale disponibile per i Piccoli Comuni è molto limitata: solo l’ 1,98%
dei Piccoli Comuni ha un teatro a meno di 5 km di distanza, mentre si alza subito
al 43, 32% la percentuale dei centri che hanno un teatro entro 20 km di distanza.
Questo vuol dire, però, che oltre la metà dei Piccoli Comuni è potenzialmente
esclusa dalla possibilità di frequentare con regolarità una proposta teatrale. E per
quanto riguarda la diffusione del vasto patrimonio culturale qui custodito, basti
pensare che se solo il 12% dei musei statali si trova in un piccolo comune, oltre un
terzo delle strutture museali non statali - soprattutto pinacoteche, siti archeologici
e gallerie non statali - sono ospitate da Piccoli Comuni, segno della vitalità e della
ricchezza culturale di questi territori. Infatti su 4340 musei di questo tipo ben il 35%
risiedono in Piccoli Comuni, ovvero 1519 percorsi museali che offrono ai visitatori
la ricchezza storico culturale dei Piccoli Comuni. Va detto, comunque, che la metà
dei visitatori si concentra nelle città con oltre 250mila abitanti. Infatti su 468 musei
statali solo 60 sono presenti in Piccoli Comuni (di cui 40 sono ad accesso gratuito),
interessando un flusso del 2,5 % di visitatori, visto che la parte del leone la fanno
solo i comuni con oltre 600mila abitanti in cui si concentra il 70% dei visitatori.
Con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare,
Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Ministero per la Pubblica Amministrazione e
l’Innovazione, Ministero del Turismo, Corpo Forestale dello Stato e Protezione Civile.
Comitato promotore: Legambiente, Anci, Ancim, Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome,
Uncem, Upi, Acli, Aiab, Alleanza delle Alpi, Ana, Arci, Arci Caccia, Archeoclub,
Arco Latino, Banca Etica, Banche del Credito Cooperativo, Cai, Cia, Cipra, CittadinanzAttiva, Civita, Cna, Cngei,
Coldiretti, CoMoDo, Compagnia delle Opere, Confagricoltura, Confartigianato,
Confesercenti, Cts, Fai, Federculture, Federfarma, Federparchi, Fiab, Focsiv, Forum Terzo Settore, Lega Pesca, Libera,
Lipu, Marevivo, Pro Natura, Promocamp, Rete dei Cammini, Symbola, Slow Food,
Touring Club, Uisp, Unpli.
Res tipica: Ass. Naz. del Castagno, Ass. Naz. Città delle Ciliegie, Associazione Borghi Autentici d’Italia, Ass. Città del
Pane, Ass. Città Italiane Patrimonio Mondiale, Ass. Italiana Paesi Dipinti, Ass. Italiana Città della Ceramica,
Ass. Naz. Città del Tartufo, Ass. Naz. Città dell’Olio, Ass. Naz. Città della Nocciola, Ass. Naz. Formaggi Sotto il Cielo,
Ass. Nazionale Città del Vino, Castiglioni d’Italia, Cittaslow, Città del Bio, Città del Gelato artigianale,
Città dell’Infiorata, Città della Lenticchia, Città del Miele, Città dei Sapori, Città della Terra Cruda,
Club dei Distretti Industriali, Club dei Borghi più Belli d’Italia, Federazione dei Distretti Italiani,
Movimento Turismo del Vino, Paesi Bandiera Arancione.