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SCANDALO A VERONA

Lettera aperta al Vescovo di Verona


Che la diocesi di Verona abbia concesso da anni ai Luterani la chiesetta dedicata a San
Pietro Martire, co-patrono della città assieme a San Zeno, è stato accolto dai veronesi con vero
disappunto, in quanto è risaputo che i Luterani non hanno bisogno di chiese per le loro celebrazioni,
perché essi non hanno più “sacramenti” da celebrare, tranne il Battesimo, e pertanto è più consona
per loro una qualunque sala civica. Oltretutto essi già ufficiavano nella zona del lago più frequentata
dai tedeschi luterani, essendo solo un paio di rappresentanti qui a Verona, ma sono stati invitati qui
dietro “pressione” di alcuni preti veronesi dichiaratamente filo-protestanti, gli stessi che insegnano
da anni nel nostro Seminario con i risultati che vediamo sotto i nostri occhi, purtroppo!
Ma che in questa stessa chiesa cattolica i Luterani abbiano recentemente insediato il
loro nuovo decano il quale ha stabilito, d’accordo con il loro Sinodo interno, di accogliere e
benedire ufficialmente le coppie gay, è davvero molto, molto scandaloso! Ormai il peccato
impuro contro natura è diventato diritto pubblico in molte parti perfino legalizzato, e chi osa
dissentire è tacciato di omofobia, ma il cristiano deve saper andare contro corrente, quando le
circostanze lo esigono. Riteniamo la cosa grave, Eccellenza, e ci rivolgiamo a Lei, a nome di molti
fedeli veronesi, perché, in qualità di Vescovo della nostra città, ci dia qualche risposta che orienti il
nostro animo a capire il perché di questa situazione, nonostante le nostre vive e forti
disapprovazioni dimostrate per anni e anni.
Venerdì scorso si è pregato al Santuario di Lourdes per le vocazioni sacerdotali. Ebbene,
sappiamo come il mondo e la società rendano difficile, se non ostile per tutti, in particolare per i
giovani, vivere le virtù e la fedeltà sia nel cammino matrimoniale che in qualunque altra forma di
consacrazione. Purtroppo, però, vediamo anche come vengono “sfornati” questi nostri neo-sacerdoti
dopo parecchi anni di seminario, come si comportano, cosa predicano, come pregano, in che cosa
credono, a tal punto che viene da chiedersi, tranne che per qualche “caso raro”, se vale ancora la
pena di invogliare i nostri figli a entrare in seminario per avere quei risultati lì!
1. Infatti in questi ultimi decenni questi nostri figli sono entrati in Seminario più o meno come
si entra in un college, senza una piena consapevolezza, vale a dire che non hanno trovato
quella disciplina, quell’impegno anche gravoso, quella prova a cui una volta erano sottoposti
un po’ tutti i “novizi” che esige sacrificio, rinuncia, obbedienza, sincerità massima davanti a
chi ha la responsabilità della propria anima. Chi entra in Seminario deve trovare certamente
un ambiente sereno, fraterno, ma anche severo, esigente, impegnativo, selettivo, non certo
per discriminare chi non è all’altezza, bensì per “saggiare” chi ha vera vocazione da chi
invece è animato da altri intenti, sia pure molto nobili. E l’esperienza anche passata ci dice
che più il percorso è duro, e più le vere vocazioni emergono proprio dalle difficoltà.
2. Se poi a questo si aggiunge la mancanza di un programma di studi che privilegi
l’insegnamento del Magistero e della tradizione bimillenaria della Chiesa piuttosto che altre
dottrine di dubbia provenienza, non dovremmo più stupirci di questi risultati e grave rimane
la responsabilità di coloro che sono stati chiamati dal Vescovo a insegnare e a dirigere i
seminaristi. Meglio chiese senza sacerdoti piuttosto che Ministri senza identità!
3. Inoltre, perché non far tesoro anche dei sacerdoti che hanno compiuto i 75 anni e che sono
ancora nel pieno delle loro forze? Perché giunti a quell’età vengono invitati a lasciare
parrocchia e compiti ministeriali anche se godono ancora buona salute e potrebbero servire
la Chiesa ancora per molti altri anni? Anziché emarginarli sarebbe assai opportuno
assegnare loro quelle chiesette non impegnative nelle quali essi possono ancora esercitare il
loro ministero fino alla morte perché tali restano per sempre, cioè sacerdoti nella pienezza
della loro vocazione fino alla morte, altro che “poveri pensionati dimenticati da tutti”!
Noi laici vorremmo comunque manifestarle tutta la nostra fiducia, Eccellenza, fieri e orgogliosi di
far parte di questa nostra Chiesa Cattolica ultimamente così bersagliata dal diavolo, perché siamo
comunque pienamente consapevoli che “Le porte degli Inferi non prevarranno mai!”
patrizia.stella@alice.it

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