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GIURISPRUDENZAI SINGOLI CONTRATTI

Intermediari finanziari

La responsabilit precontrattuale
dellintermediario per violazione
degli obblighi di informazione
Tribunale di Foggia - Sentenza del 30 giugno 2006
Pres. De Benedittis - Rel. Chieca - Ric.V.G. - Res. B.M.P.S.
Intermediazione finanziaria - Servizi di investimento - Contratto di negoziazione e ricezione/trasmissione di ordini su
strumenti finanziari - Contratto di opzione - Doveri generali degli intermediari - Obblighi informativi
dellintermediario - Operazione non adeguata - Violazione - Responsabilit precontrattuale
Linosservanza, da parte dellintermediario, dellobbligo di informare linvestitore sulle caratteristiche
e sullinadeguatezza delloperazione di acquisto di prodotti finanziari Btp-Tel e relativa vendita di opzione put, determina responsabilit precontrattuale in capo alla Banca intermediaria ai sensi dellart.
1337 c.c. con conseguente risarcimento del danno patrimoniale cagionato.

Svolgimento del processo


Con atto di citazione spedito per la notificazione a mezzo del servizio postale in data 14 febbraio 2004, V.C. ha
convenuto in giudizio davanti alla sezione distaccata di
Cerignola dellintestato Tribunale la Banca Monte dei
Paschi di Siena s.p.a (con sede a Siena alla piazza Salimbeni n. 3), chiedendone la condanna al risarcimento dei
danni patrimoniali quantificati nella somma di
5.366,40, oltre rivalutazione monetaria e interessi e
morali da liquidarsi in via equitativa subiti a causa del
comportamento, asseritamene non conforme ai canoni
della diligenza, correttezza e trasparenza prescritti dalla
normativa di settore, tenuto dalla suddetta banca nella
prestazione di un servizio di investimento.
Alluopo ha esposto che nel dicembre del 1999 esso attore si rec presso la filiale di Cerignola della Banca del
Salento s.p.a (successivamente denominata Banca 121
s.p.a., a sua volta incorporata dalla Banca Monte dei Paschi di Siena s.p.a ), della quale era cliente, allo scopo di
investire i suoi risparmi in titoli di Stato; che, seguendo
le indicazioni fornitegli dagli impiegati della banca, decise di acquistare, in due tranches, BTP per un valore nominale di euro 8.000,00; che nella riferita circostanza
egli non ricevette alcuna informazione circa le caratteristiche degli strumenti finanziari acquistati, ma si limit a
sottoscrivere alcuni modelli prestampati che non gli furono consegnati e dei quali non gli venne data lettura;
che nel corso del rapporto la banca ha inoltre omesso di
inviargli le prescritte comunicazioni sullandamento dellinvestimento; che soltanto alla scadenza delloperazione, a fronte della contestata perdita netta di 5.366,40,
egli si reso conto dallesame della documentazione
messagli a disposizione dalla banca di aver inconsape-

volmente acquistato BTP-Tel, strumenti finanziari ben


diversi dai titoli di Stato e non adeguati al suo profilo di
rischio.
Radicatosi il contraddittorio, si costituita in giudizio la
Banca Monte dei Paschi di Siena s.p.a, in persona del legale rappresentante pro tempore, la quale ha contestato il
fondamento della domanda attorea, deducendo di aver
puntualmente osservato, nella concreta situazione, tutte
le prescrizioni legislative e regolamentari in materia di
intermediazione finanziaria.
Con ordinanza del 20 gennaio 2005, il giudice della sezione distaccata di Cerignola, rilevato che la presente
controversia, introdotta nelle forme ordinarie, inerisce
un rapporto in materia di intermediazione mobiliare, ha
disposto il mutamento del rito e la cancellazione della
causa dal ruolo, ai sensi dellart. 1 comma 5, D.Lgs. n.
5/2003; la causa quindi proseguita mediante lo scambio tra le parti delle difese scritte di cui allart. 7 D.Lgs.
cit.
Alludienza del 10 febbraio 2006, il Collegio, esaurita la
discussione orale, ha confermato il decreto emesso dal
giudice relatore in data 11 ottobre 2005 disponente il
rigetto delle richieste istruttorie formulate dallattore e
ha quindi trattenuto la causa in decisione, riservando di
depositare la sentenza nel termine di cui allart. 16, comma 5, D.Lgs. n. 5/2003, attesa la particolare complessit
della controversia.

Motivi della decisione


La domanda fondata e va pertanto accolta.
Il generale dovere degli intermediari di comportarsi
con diligenza, correttezza e trasparenza nellinteresse dei
clienti e per lintegrit dei mercati (art. 21, comma 1,

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lettera a), D.Lgs. n. 58/1998 c.d. T.U.F.) e di acquisire
le informazioni necessarie dai clienti e operare in modo
che essi siano sempre adeguatamente informati (art.
21, comma 1, lettera b) T.U.F.) ha trovato puntuale attuazione negli artt. 26-29 Reg. Consob n. 11522/98 (dora innanzi Reg.).
Senza analizzare nel dettaglio gli specifici obblighi informativi imposti agli intermediari, va osservato che gli
stessi possono essere suddivisi in doveri di informazione
passivi(obbligo di informarsi) e attivi (obbligo di
informare): tra i primi rientrano la c.d. know your costumer rule, la quale impone allintermediario di acquisire
una serie di informazioni sulle caratteristiche e sulla propensione al rischio del cliente (art. 28, comma 1, lettera
a), Reg.), e la c.d. know you merchandise rule, la quale impone allintermediario di acquisire unadeguata conoscenza degli strumenti finanziari offerti ai clienti (art. 26,
lettera e), Reg.); tra i secondi rientrano invece la c.d. suitability rule, che obbliga lintermediario ad astenersi dalleffettuare operazioni non adeguate e a segnalare la non
adeguatezza delloperazione, qualora sia il cliente a richiederla (art. 29, commi 1 e 3, Reg.), nonch lobbligo
di fornire al cliente informazioni adeguate sulla natura,
sui rischi e sulle implicazioni della specifica operazione
dinvestimento o disinvestimento (art. 28, comma 2,
Reg).
Lart. 23, ultimo comma, T.U.F. stabilisce, inoltre, che
nei giudizi di risarcimento dei danni cagionati al cliente nello svolgimento dei servizi di investimento e di
quelli accessori, spetta ai soggetti abilitati lonere della
prova di aver agito con la specifica diligenza richiesta.
Tanto premesso in punto di diritto, rileva il Collegio
che, nel caso di specie, la banca convenuta a fronte delle contestazioni sollevate dallattore, il quale sostiene di
aver sottoscritto loperazione di acquisto di Btp-Tel senza essere stato preventivamente informato delle caratteristiche di tale strumento finanziario non ha dato prova
di aver puntualmente osservato le regole di comportamento imposte dalla vigente normativa in materia di
prestazioni di servizi dinvestimento.
Anzitutto, essa non ha dimostrato di aver consegnato al
C. il quale nega di averlo ricevuto un esemplare delle
allegata proposte di contratto di vendita opzioni put
collegate allandamento dei corsi sui titoli azionari, unici documenti in cui sono dettagliatamente indicate le
caratteristiche dei suddetti strumenti finanziari derivati
(segnatamente: titolo azionario di riferimento, borsa di
quotazione, quantit del titolo azionario di riferimento,
corso strike, importo del premio, valuta di pagamento
dei premi, data di rilevazione dei corsi strike, data di rilevazione dei corsi di chiusura, data di regolamento del capitale di chiusura); peraltro, la dichiarazione resa dal
cliente nel contesto degli ordini di negoziazione di strumenti finanziari recanti la sua firma con la quale egli
riconosce di essere stato esaustivamente informato sulla natura, sui rischi e sulle implicazioni delloperazione
riportata nel presente ordine e di averne richiesto lese-

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cuzione nella pi completa consapevolezza-non pu essere ritenuta sufficiente ai fini dellassolvimento dellonere della prova gravante sullintermediario, in quanto
in detti modelli sono unicamente contenute le condizioni contrattuali delloperazione di acquisto dei Btp (valore nominale, controvalore, prezzo e valuta), ma non risulta affatto esplicitato il collegamento esistente tra detta operazione e quella di vendita dellopzione put (formante oggetto di due separati contratti, neppure richiamati per relationem). N pu ritenersi che il prescritto dovere di informazione sulla natura, sui rischi e sulle implicazioni della operazione sia stato osservato dalla Banca
del Salento s.p.a. mediante la mera consegna al Colangione del documento sui rischi generali degli investimenti in strumenti finanziari, trattandosi di informativa
inidonea, per lestrema genericit del suo contenuto, a
garantire quella conoscenza concreta ed effettiva del titolo negoziato che lintermediario deve assicurare al suo
cliente, in modo da renderlo capace di tutelare il proprio
interesse e di assumere consapevolmente i rischi dello
specifico investimento (cfr., in tal senso, Trib. Genova,
18.4.2005; Trib. Mantova 1 dicembre 2004; Trib. Roma
8 ottobre 2004); del resto, diversamente opinando, la
previsione contenuta nellart. 28 comma 2, Reg. (secondo cui Gli intermediari autorizzati non possono effettuare operazioni o prestare il servizio di gestione se non
dopo ver fornito allinvestitore informazioni adeguate
sulla natura, sui rischi e sulle implicazioni della specifica
operazione o del servizio, la cui conoscenza sia necessaria
per effettuare consapevoli scelte di investimento o disinvestimento) finirebbe per restare assorbita dal disposto
del primo comma del citato articolo, il quale impone allintermediario di consegnare allinvestitore il documento sui rischi generali degli investimenti in strumenti finanziari.
Va, inoltre, osservato che la Banca Monte dei Paschi di
Siena s.p.a non ha affatto dimostrato che loperazione di
acquisto dei Btp-Tel fosse adeguata al profilo di rischio
dellinvestitore.
Al riguardo rileva il Collegio che la vendita di opzioni
put rappresenta senza dubbio unoperazione altamente
rischiosa, in quanto la sua struttura implica una scommessa da parte dellinvestitore a favore della stabilit o
dellulteriore crescita dei mercati azionari: in tal caso
linvestitore guadagna sul BTP e sulle put vendute alla
Banca. In caso di caduta dei mercati, al contrario, linvestitore pu incorrere in perdite anche rilevanti (p. 1
della relazione di analisi e valutazione del processo BTPTel, a firma del prof. Riccardo Cesari, ordinario di matematica finanziaria presso lUniversit degli Studi di Bologna, allegata al fascicolo di parte convenuta).
Ora, le caratteristiche del suddetto prodotto finanziario
non appaiono affatto adeguate al profilo di rischio dellodierno attore, il quale, come si ricava dalle notizie da
lui stesso fornite alla banca:
a) aveva precedentemente investito i suoi risparmi in
titoli di Stato e obbligazioni, azioni, risparmio ge-

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stito e fondi, cio in strumenti finanziari sintomatici di
una media propensione al rischio, e non invece in prodotti strutturati e derivati ad alto rischio (laddove i
contratti di opzione di cui allart. 1, comma 2, lettera i,
T.U.F. rientrano tra gli strumenti finanziari derivati: art.
1, comma 3, T.U.F.);
b)aveva dichiarato che le finalit del suo investimento
erano quelle di rendere fruttifero il suo risparmio, e
non certo quelle di realizzare alti rendimenti investendo in operazioni ad alto rischio, e inoltre che il suo obbiettivo era da individuarsi in un rendimento atteso
medio alto con oscillazioni medie, e non invece in
un rendimento atteso elevato con oscillazioni forti;
c)aveva manifestato lintenzione di avvalersi della consulenza della banca in caso di perdite o di utili, e cos pure in vista di eventuali futuri investimenti in titoli azionari: comportamento, questultimo, che si addice a un risparmiatore non particolarmente esperto in materia di
investimenti finanziari.
Sul punto, la convenuta si difesa deducendo di essersi
limitata, nella concreta situazione, a seguire lordine di
acquisto impartito dal cliente, senza aver minimamente
influito sulla formazione della sua volont negoziale.
Lassunto per privo di pregio, in quanto come gi innanzi si avuto di chiarire - lintermediario comunque
tenuto a valutare ladeguatezza delloperazione, anche
nel caso in cui sia stato linvestitore a richiederne lesecuzione (art. 29, comma 3, Reg.).
Non solo: avendo ricevuto lordine di eseguire una operazione non adeguata, la banca avrebbe dovuto informare linvestitore di tale circostanza e delle ragioni per le
quali non era opportuno procedere alla sua esecuzione, e
qualora questi avesse inteso comunque dare corso alloperazione, essa avrebbe potuto eseguirla soltanto sulla
base di uno specifico ordine impartito per iscritto (ovvero, in caso di ordini telefonici, registrato su nastro magnetico o su altro supporto equivalente), in cui fosse fatto esplicito riferimento alle avvertenze ricevute (art. 29,
comma 3, Reg., il cui contenuto testualmente riprodotto nellart. 5, comma 7, del contratto di negoziazione e ricezione/trasmissione di ordini su strumenti finanziari; senonch la convenuta non ha fornito la prova
(necessariamente documentale) dellosservanza delle
surriferite regole di condotta.
A questo punto, si rende necessario chiarire che gli obblighi di comportamento gravanti sullintermediario
come ben stato messo in evidenza da autorevole
dottrina-, dal punto di vista della loro fonte sono non
solo legali, in quanto dettati da norme di legge o di
regolamento, ma anche contrattuali, in quanto nascenti dal contratto quadro stipulato con il cliente (nel
caso di specie trattasi del contratto di negoziazione e
ricezione/tra-smissione di ordini su strumenti finanziari stipulato inter partes il 30 aprile 1999) e trasfusi in
apposite clausole di questo, e comunque entrati a far
parte del regolamento negoziale per via di integrazione
ex art. 1374 Codice civile (Il contratto obbliga le par-

ti non solo a quanto nel medesimo espresso, ma anche a tutte le conseguenze che ne derivano secondo la
legge): la loro inosservanza configura, perci, inadempimento contrattuale, nel senso che violando tali obblighi, lintermediario viola il contratto quadro che li
ha prodotti.
Dal punto di vista della loro funzione i detti obblighi sono invece precontrattuali, in quanto strumentali alla
conclusione di un contratto diverso e successivo: lo specifico contratto di acquisto di prodotti finanziari in base
allordine impartito dal cliente, che del contratto quadro
costituisce sviluppo ed attuazione.
In una recente pronuncia edita in subiecta materia, la Suprema Corte di Cassazione ha sottolineato che lambito
di rilevanza della regola posta dallart. 1337 Codice civile va ben oltre lipotesi della rottura ingiustificata delle
trattative, assumendo ormai il valore di una vera e propria clausola generale, il cui contenuto non pu essere
predeterminato in maniera precisa, ma certamente implica il dovere di trattare in modo leale, astenendosi da
comportamenti maliziosi o anche solo reticenti e fornendo alla controparte ogni dato rilevante, conosciuto o
anche solo conoscibile con lordinaria diligenza, ai fini
della stipulazione del contratto: la violazione di tale regola di comportamento assume, quindi, rilievo anche
nel caso in cui il contratto posto in essere sia valido e tuttavia pregiudizievole per la parte vittima del comportamento scorretto.
In particolare, i giudici di legittimit hanno chiarito che
quando il danno derivi da un contratto valido ed efficace ma sconveniente, il risarcimento, pur non potendo
essere commisurato al pregiudizio cagionato dalla mancata esecuzione del contratto posto in essere (c.d. interesse positivo), neppure pu essere determinato - come
normalmente accade in caso di responsabilit precontrattuale - avendo riguardo allinteresse della parte vittima del comportamento non conforme a buona fede a
non essere coinvolta nelle trattative (c.d. interesse negativo), per la decisiva ragione che, in questo caso, il contratto stato validamente concluso, sia pure a condizioni diverse da quelle alle quali esso sarebbe stato stipulato
senza linterferenza del comportamento scorretto; in detta ipotesi, il risarcimento deve essere perci ragguagliato
al minor vantaggio o al maggior aggravio economico
determinato dal contegno sleale di una delle parti (cfr.,
in tal senso Cass., sez. I, 29 settembre 2005, n. 19024,
P.B. c/ San Paolo IMI S.p.A.).
In applicazione dei suesposti principi di diritto, riconosciuta la responsabilit precontrattuale della banca
convenuta, per violazione delle regole di condotta dettate dagli artt. 21 T.U.F. e 2829 Reg. e dal contratto
quadro, la stessa deve essere condannata al risarcimento del danno patrimoniale conseguentemente cagionato: tale danno pu essere liquidato nella somma di euro 5.366,40, pari allammontare della perdita netta subita dal C. alla scadenza delloperazione (circostanza
pacifica, in quanto allegata dallattore anteriormente

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alla notifica dellistanza di fissazione delludienza e in
precedenza non specificatamente contestata dalla convenuta: art. 10, comma 3, D.Lgs. n. 5/2003); invero, in
tale importo pu essere commisurato il minor vantaggio economico determinato dalla inosservanza dei surriferiti obblighi di comportamento, in quanto, ove la
banca si fosse astenuta dal dare corso a unoperazione
(quella di vendita delle opzioni put) non adeguata al
profilo di rischio dellinvestitore, questultimo avrebbe
potuto conseguire, alla prevista scadenza, il maggior
rendimento assicurato dai titoli di Stato che intendeva
acquistare.
Trattandosi di obbligazione risarcitoria, e quindi di debito di valore, limporto liquidato deve essere rivalutato,
anno per anno, secondo indici ISTAT, dalla data di verificazione dellevento dannoso (1 gennaio 2004) sino a
quella di pubblicazione della presente sentenza; sul capitale cos progressivamente rivalutato vanno inoltre
computati gli interessi al tasso legale, aventi natura compensativa.
Nessun ulteriore risarcimento dovuto allattore (in particolare per il danno morale assertivamente patito), in
difetto di qualsiasi prova al riguardo.
Le spese seguono la soccombenza, secondo la regola sancita dallart. 91, comma 1, Codice procedura civile e si liquidano come in dispositivo.

P.Q.M.
Il Tribunale di Foggia seconda sezione civile, in composizione collegiale, definitivamente pronunciando sulla domanda proposta da V.C., con atto di citazione spedito per la notificazione a mezzo del servizio postale in
data 14 febbraio 2004, nei confronti della Banca Monte
dei Paschi di Siena s.p.a (con sede a Siena alla piazza Salimbeni n. 3), in persona del legale rappresentante pro
tempore, uditi i procuratori delle parti cos provvede:
1) accoglie la domanda e, per leffetto, condanna la banca convenuta, in persona del suo legale rappresentante
pro tempore, al risarcimento dei danni cagionati allattore, liquidati nellimporto di 5.366,40, da rivalutarsi
anno per anno, secondo indici ISTAT, dal 1.1.2004 sino alla data di pubblicazione della presente sentenza, oltre agli interessi al tasso legale sul capitale cos progressivamente rivalutato, dal 1 gennaio 2004 sino alla data di
pubblicazione della presente sentenza, e sulla somma finale rivalutata, da questultima data sino al saldo;
2) condanna la banca convenuta, alla rifusione delle
spese processuali sostenute dallattore, che liquida in
Complessivi 3.660,01 (di cui 360,01 per esborsi,
1.800,00 per diritti ed 1.500,00 per onorari), oltre rimborso forfetario, IVA e CAP come per legge.
Cos deciso in Foggia, add 30 giugno 2006, nella camera di consiglio della seconda sezione civile del Tribunale.

IL COMMENTO
di Marco Scalzo
La sentenza in epigrafe, affrontando il delicato tema
degli obblighi dinformazione dellintermediario nei
confronti dellacquirente di strumenti finanziari derivati, riconosce la responsabilit precontrattuale della
banca-intermediaria per violazione degli artt. 21
T.U.F. e 28 - 29 Reg. Consob n. 11522/98 con conseguente condanna al risarcimento danni. Tale pronuncia oltre a costituire uno dei pochi casi di connubio tra
dottrina e giurisprudenza, introduce nellambito della
giurisprudenza di merito un nuovo orientamento che
sembra destinato a consolidarsi.

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causati dal promotore finanziario (3). Nellultimo biennio, complici anche i dissesti finanziari di diversi soggetti emittenti prodotti finanziari, si assistito al proliferare
di numerose pronunce sulla violazione degli obblighi di
comportamento degli intermediari finanziari, tanto che,
sul rimedio giuridico da applicare, si sono consolidati
due orientamenti giurisprudenziali. La sentenza in epigrafe, collocandosi in una posizione autonoma rispetto a
tali orientamenti, offre lo spunto per unanalisi del rapporto intercorrente fra legislazione speciale in materia di
servizi dinvestimento e codice civile.

Premessa

Note:

Fino a pochi anni fa la nostra esperienza giuridica si


caratterizzava per essere - a differenza di ci che accade
in altri ordinamenti - priva di un bagaglio giurisprudenziale organico in materia di regole di comportamento degli intermediari finanziari (1). I temi che la giurisprudenza ha avuto modo di affrontare concernevano gli obblighi dellintermediario connessi al prospetto informativo (2) e la responsabilit dellintermediario per danni

(1) Volpe, La responsabilit civile degli intermediari finanziari: un leading case, in Societ, 2001, 901.

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(2) Tra cui: Trib. Milano 11 gennaio 1998, in Giur. comm., 1988, II, 585,
con nota di Ferrarini; App. Milano, 2 febbraio 1990, in Giur. it., 1992, I,
49, con nota di Arietti.
(3) Tra cui: Trib. Milano 11 giugno 1998, in questa Rivista, 1999, 487, con
nota di Maniaci; Trib. Torino, 10 aprile 1998, in Societ, 1999, 45, con
nota di Girino; Trib. Milano 18 gennaio 1996, in Banca, Borsa, tit. credito, 1998, II, 367, con nota di Picardi.

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Il caso
Il sig. V.G. conveniva in giudizio, la Banca MPS
s.p.a (di seguito Banca) dichiarando di appartenere alla
categoria di piccoli e medi risparmiatori privi di intento speculativo. Esso, infatti, sottoscriveva, consigliato
da alcuni impiegati della Banca, un contratto dinvestimento denominato BTP-TEL. Alla scadenza, a seguito
della pressoch totale perdita del capitale investito, accertava di aver inconsapevolmente sottoscritto un investimento diverso da quello in titoli di Stato richiesto. Lo
stesso, pertanto, chiedeva la condanna al risarcimento
dei danni patrimoniali e morali subiti a causa del comportamento della banca-intermediaria non conforme ai
canoni di diligenza, correttezza e trasparenza prescritti
dalla normativa di settore. In particolare linvestitore lamentava la mancata informazione preventiva sulle caratteristiche del contratto dinvestimento e linadeguatezza delloperazione al suo profilo di rischio. Costituitasi in giudizio, la banca contestava il fondamento della
domanda attorea, deducendo di aver puntualmente osservato, nella concreta situazione, tutte le prescrizioni legislative e regolamentari in materia di intermediazione
finanziaria.

Natura giuridica della fattispecie contrattuale


e obblighi informativi
In via preliminare occorre sgombrare il campo da
equivoci: il contratto di investimento denominato BTPTEL 1 gennaio 2004 un investimento ben diverso da
quello in normali titolo di Stato. Esso, infatti, costituisce
un prodotto particolarmente complesso che conseguenza della combinazione di due diversi contratti di
compravendita di strumenti finanziari, funzionalmente
collegati, di cui uno - proposta di contratto di vendita
opzioni put collegate allandamento dei corsi sui titoli
azionari - avente natura derivata (4). La presenza della
componente opzionale fa rientrare loperazione dinvestimento tra i contratti di opzione di cui alla lettera i) del
comma 2 dellart. 1 del D.Lgs. 24 febbraio 1998, n. 58
(testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziari, dora innanzi T.U.F.), quindi in relazione alla natura finanziaria, tra gli strumenti finanziari derivati, di cui al comma 3 della predetta norma.
In quanto servizio dinvestimento, lattivit prestata dalla Banca soggetta alle disposizioni legislative del
T.U.F. ed a quelle regolamentari della Consob (Regolamento di attuazione del T.U.F. concernente la disciplina
degli intermediari, dora innanzi Regolamento Consob
n. 11522/98). In particolare lart. 21 del T.U.F. impone ai
soggetti abilitati alla prestazione dei servizi dinvestimento - oltre al dovere generale di comportarsi con diligenza, correttezza e trasparenza, (art. 21 lettera a) (5)lobbligo di acquisire le informazioni necessarie dai
clienti e operare in modo che essi siano sempre adeguatamente informati (art. 21 lettera b) (6).
Tali obblighi informativi nella motivazione vengono distinti in doveri di informazione attivi (obbligo di

informare) e passivi (obbligo di informarsi): i primi concernenti ladeguata illustrazione della natura del servizio
e dei rischi ad esso connessi; i secondi concernenti la
raccolta dal cliente delle informazioni necessarie per valutare ladeguatezza delloperazione al suo profilo di rischio.
Per quanto riguarda ladeguata illustrazione della
natura del servizio e dei rischi ad esso connessi (art. 28,
comma 2, Reg. Consob n. 11522/98), il Collegio giudicante ha rilevato come la banca-intermediaria non abbia realmente adempiuto allobbligo di informare linvestitore delle caratteristiche dellinvestimento. In particolare la banca non ha dimostrato (7) di aver consegnato allinvestitore - il quale nega di averlo ricevuto - un
esemplare delle allegate proposte di contratto di vendita opzioni put collegate allandamento dei corsi sui titoli
azionari, unici documenti in cui venivano dettagliatamente indicate le caratteristiche degli strumenti finanziari oggetto delloperazione; peraltro la dichiarazione resa dal cliente nel contesto degli ordini di negoziazione
di strumenti finanziari recanti la sua firma - con la quale egli riconosce di essere stato esaustivamente informato sulla natura, sui rischi e sulle implicazioni delloperazione riportata nel presente ordine e di averne richiesto lesecuzione nella pi completa consapevolezza non stata ritenuta sufficiente dal Tribunale ai fini dellassolvimento dellonere della prova gravante sullintermediario, in quanto in detti modelli erano unicamente
contenute le condizioni contrattuali delloperazione di
acquisto dei Btp (valore nominale, controvalore, prezzo
e valuta) ma non risultava esplicitato il collegamento
esistente tra detta operazione e quella di vendita dellopzione put (formante oggetto di due separati contratti,
neppure richiamati per relationem).
Note:
(4) Per ulteriori approfondimenti sulle caratteristiche del contratto dinvestimento BTP-TEL 1.1.2004, v. Trib. Trani (decr.), 22 dicembre 2003,
n. 3967, in Banca, Borsa, tit.credito, 2004, II, 189 ss., con nota di Antonucci.
(5) Lart. 21, lettera a) del T.U.F. assume veste di regola generale, in quanto racchiude i principi che devono guidare gli intermediari nello svolgimento dei propri compiti e le regole fondamentali di comportamento alle quali si devono attenere G.Alpa, in Commentario al T.U. delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria a cura di Alpa/Capriglione,
Padova, 1998, 213.
(6) C. Rabitti Bedogni, Commento allart. 21 del D.Lgs. 24 febbraio
1998, n. 58, in Il Testo Unico della intermediazione finanziaria, Commentario al D.Lgs. 24 febbraio 1998, n. 58, a cura di Carla Rabitti Bedogni, Milano, 1998, 174. Lobbligo di acquisire le informazioni necessarie
dai clienti e operare in modo che essi siano sempre adeguatamente informati, rappresenta uno sviluppo del dovere di comportarsi secondo buona
fede sia nello svolgimento delle trattative e nella formazione del contratto (art. 1337 Codice civile) sia nella sua esecuzione (art. 1375 Codice civile) . C.M. Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1987, 166 ss.;
F.Carbonetti, I contratti dintermediazione mobiliare, Milano,1992, 23.
(7) Art. 23, comma 6, T.U.F.: Nei giudizi di risarcimento dei danni cagionati al cliente nello svolgimento dei servizi di investimento e di quelli accessori, spetta ai soggetti abilitati lonere della prova di aver agito con
la specifica diligenza richiesta.

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Il Collegio inoltre non ha ritenuto sufficiente, ai fini dellosservanza dellobbligo di informare, una mera
informazione generica, quale risultante, solitamente,
dalla consegna del c.d. documento sui rischi generali degli investimenti in strumenti finanziari previsto dallart.
28 comma 1 lett. b) del Regolamento Consob n.
11522/1998 utilizzabile per qualsiasi investimento a prescindere dalla tipologia di titoli acquistati (8). Il corretto assolvimento degli obblighi di informazione, invece,
si dovrebbe tradurre nel mettere linvestitore nelle condizioni di comprendere esattamente la tipologia dei titoli acquistati, la natura ed il grado di esposizione al rischio
delle operazioni in strumenti finanziari e lesistenza di un
rischio per il capitale investito, dovendo lintermediario
garantire la propria assistenza e la propria guida nella
scelta delle operazioni da compiere, anche al di l delle
asettiche e standardizzate informazioni riportate nel documento sui rischi generali (9). In tale ottica, quindi, la
consegna del documento viene intesa come una delle
tante tecniche utilizzate dallordinamento giuridico per
colmare lasimmetria informativa fra le parti e non come
una diabolica presunzione di consapevolezza del risparmiatore (10).
Per quanto riguarda lobbligo di informarsi, esso si
traduce invece nellobbligo dellintermediario di chiedere allinvestitore notizie circa la sua esperienza in materia di investimenti in strumenti finanziari, la sua situazione finanziaria, i suoi obiettivi di investimento e la sua
propensione al rischio (art. 28, comma 1, lettera a), Regolamento Consob n. 11522/98).
Tale disposizione, nota come know your costumer
rule, rilevante, in quanto il profilo soggettivo del
cliente decisivo per lindividuazione degli investitori e
funzionale alla regola sulla adeguatezza delle operazioni
c.d. suitability rule (Art. 29, Regolamento Consob n.
11522/98). Al riguardo, il Collegio ha evidenziato, nella
motivazione, come loperazione dinvestimento fosse altamente rischiosa e inadeguata rispetto al profilo di rischio dellinvestitore, il quale aveva precedentemente
investito i suoi risparmi in titoli di Stato e obbligazioni, azioni, risparmio gestito e fondi, cio in strumenti finanziari sintomatici di una media propensione al
rischio, e non invece in prodotti strutturati e derivati
ad alto rischio.
Quindi, a fronte di un grado di rischio non alto, desumibile dalle dichiarazioni rese dallinvestitore alla
Banca, lacquisto dei titoli BTP-Tel 1.1.04 e la relativa
vendita di opzioni put non appare per il Tribunale adeguata al profilo dellinvestitore (11). Per altro del tutto
irrilevante, ai fini della responsabilit dellinvestitore,
la circostanza che la Banca si sia limitata a seguire lordine di acquisto impartito dal cliente, senza aver minimamente influito sulla formazione della sua volont negoziale. Infatti il terzo comma dellart. 29 Reg. Consob n.
11522/98, prevede che quando gli intermediari autorizzati ricevono da un investitore disposizioni relative ad
una operazione non adeguata, lo devono informare di ta-

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I CO N T R ATTI N. 5/2007

le circostanza e delle ragioni per cui non opportuno


procedere alla sua esecuzione. Daltronde lobbligo di indicare che loperazione non adeguata per il cliente, richiede, necessariamente e preliminarmente, la raccolta
dal medesimo di tutte le informazioni utili per procedere
a tale valutazione, sicch in difetto rimane ben poco rilevante la circostanza che loperazione sia stata suggerita
dal cliente o proposta dallintermediario.

Responsabilit precontrattuale e risarcimento


del danno
Per il Tribunale di Foggia linosservanza da parte
dellintermediario dei summenzionati obblighi di comportamento previsti dallart. 21 TUF e 28-29 Reg. Consob e dal contratto quadro, determina una responsabilit
di tipo precontrattuale in capo alla Banca convenuta,
con conseguente risarcimento del danno patrimoniale
cagionato allinvestitore. Ripercorrendo il ragionamento del Collegio giudicante - che nella motivazione richiama e condivide limpostazione di autorevole dottrina - gli obblighi di comportamento della Banca sono
dunque contrattuali dal punto di vista della loro fonte,
nel senso che derivano da un contratto fra Banca e
cliente: il contratto-quadro; dal punto di vista della loro
funzione, invece, essi sono precontrattuali perch propedeutici alla conclusione di un contratto diverso e successivo, ovvero: lo specifico contratto di acquisto di strumenti finanziari in base allordine del cliente, che del
contratto-quadro costituisce sviluppo ed attuazione
(12).
Secondo questa impostazione, il comportamento
dellintermediario che non adempia ai propri obblighi
informativi precontrattuali nei confronti del cliente, trasgredisce allobbligo generale di comportarsi secondo
Note:
(8) Cfr., in tal senso, Trib. Roma 25 maggio 2005; Trib. Genova 15 marzo 2005; Trib. Mantova 1 dicembre 2004; Trib. Roma 8 ottobre 2004;
Trib. Firenze 30 maggio 2004; Trib. Genova 18 aprile 2004, in www.ilcaso.it.
(9) A. Colavolpe, Nullit del contratto di investimento per violazione di
norme comportamentali, nota a Trib. Firenze 30 maggio 2004, in Dir.
prat. Soc., n. 7, 2005, 83-84; A. Dimajo, La correttezza nellattivit di intermediazione mobiliare, in Banca, Borsa Tit. cred., 1993, I, 292; F. Annunziata, La disciplina del mercato mobiliare, Torino, I ed., 2001, 107.
(10) F. Sartori, Le regole di condotta degli intermediari finanziari, Milano, 2004, 181 ss.
(11) A tal proposito la stessa Consob con la comunicazione n. DI/30396
ha precisato che in nessun caso gli Intermediari sono esonerati dallobbligo di valutare ladeguatezza delloperazione, neanche nel caso in
cui linvestitore abbia rifiutato di fornire le informazioni sulla propria situazione patrimoniale e finanziaria, obiettivi dinvestimento e propensione al rischio; nel caso la valutazione andr condotta in ossequio ai principi generali di correttezza, diligenza e trasparenza, tenendo conto di tutte le notizie di cui lintermediario sia in possesso (es. et, professione, presumibile propensione al rischio anche alla luce della pregressa ed abituale operativit, storicit del cliente ).
(12) Vedi V. Roppo, La tutela del risparmiatore fra nullit, risoluzione e
risarcimento (ovvero lambaradan dei rimedi contrattuali), in Contr. impr., 2005, 897.

GIURISPRUDENZAI SINGOLI CONTRATTI


buona fede durante le trattative e nella fase di formazione del contratto (13).
Le regole di condotta non operano quindi solo una
volta che stato formalmente sottoscritto un contratto
fra intermediario e investitore (14). La prestazione dei
servizi dinvestimento unattivit complessa. Parte di
essa si esplica prima della stipulazione del contratto. A
questa conclusione conducono, innanzitutto lart. 21,
comma 1, T.U.F. il quale si esprime nel senso che le regole di condotta operano nella prestazione dei servizi
dinvestimento. La scelta di questa terminologia sembra
indicare che non vi deve essere un legame diretto con la
conclusione di un contratto. Il legislatore avrebbe potuto esprimersi diversamente e scrivere nella esecuzione
dei contratti dinvestimento, i soggetti abilitati devono.... In secondo luogo la legge prevede la possibilit
che i danni vengano cagionati al cliente nello svolgimento dei servizi (15). Anche qui si fa riferimento allo
svolgimento di un servizio piuttosto che alla esecuzione
di un contratto. In terzo luogo lo stesso capo II (16) dove sono contenute le disposizioni che qui interessano,
rubricato svolgimento dei servizi e non contratti con
gli investitori. Ai contratti con i risparmiatori dedicata una sola norma particolare: lart. 23 del T.U.F. Secondo limpostazione a cui aderisce il Tribunale di Foggia, la
previsione di regole di condotta implica che gli intermediari debbano tenere certi comportamenti sia prima sia
dopo la conclusione del contratto dinvestimento (17).
La distribuzione delle regole di condotta sia nella fase
che precede la conclusione del contratto sia nella fase di
esecuzione dello stesso pu essere illustrata bene esaminando lobbligo di acquisire le informazioni necessarie
dai clienti e operare in modo che essi siano sempre adeguatamente informati (18).
Questo doppio dovere dellintermediario finanziario - di acquisizione di informazioni e di dazione dinformazioni - sorge, in forza di legge, ancora prima che il
contratto dinvestimento sia concluso. Lacquisizione
dinformazioni finalizzata alla conclusione del contratto, strumentale allo stesso, effettuata in vista dello
stesso. Se la Banca non rispetta queste disposizioni, ecco
allora che si determina una responsabilit precontrattuale. Una inosservanza del canone di buona fede nella fase
che precede la conclusione del contratto configura violazione dellart. 1337 Codice civile. Cio` puo` avvenire
quando non si fornisce alcuna informazione allinvestitore oppure quando si danno informazioni insufficienti.
Sul punto il Tribunale di Foggia richiama nella motivazione una recente pronuncia in materia della Giurisprudenza di legittimit (Cass. Civ., sez. I, 29 settembre
2005, n. 19024) secondo la quale lambito di rilevanza
della regola posta dallart. 1337 Codice civile va ben oltre lipotesi della rottura ingiustificata delle trattative, assumendo ormai il valore di una vera e propria clausola
generale (19), il cui contenuto non pu essere predeterminato in maniera precisa, ma certamente implica il dovere di trattare in modo leale, astenendosi da comporta-

menti maliziosi o anche solo reticenti e fornendo alla


controparte ogni dato rilevante, conosciuto o anche solo conoscibile con lordinaria diligenza, ai fini della stipulazione del contratto. La violazione di tale regola di
comportamento assume, quindi, rilievo anche nel caso
in cui il contratto posto in essere sia valido e tuttavia
pregiudizievole per la parte vittima del comportamento
scorretto. In particolare, i Giudici di legittimit hanno
chiarito che quando il danno derivi da un contratto valido ed efficace ma sconveniente, il risarcimento, pur
non potendo essere commisurato al pregiudizio cagionato dalla mancata esecuzione del contratto posto in essere (c.d. interesse positivo), neppure pu essere determinato - in caso di responsabilit precontrattuale - avendo
riguardo allinteresse della parte vittima del comportamento non conforme a buona fede a non essere coinvolta nelle trattative (c.d. interesse negativo), per la decisiva ragione che, in questo caso, il contratto stato validamente concluso, sia pure a condizioni diverse da quelle alle quali esso sarebbe stato stipulato senza linterferenza del comportamento scorretto; in detta ipotesi, il risarcimento deve essere perci ragguagliato al minor
vantaggio o al maggior aggravio economico determinato dal contegno sleale di una delle parti (20), salvo la
prova di ulteriori danni che risultino collegati a tale
comportamento da un rapporto consequenziale e diretto (21).
Nel caso di specie il Tribunale ha condannato la
Banca convenuta al risarcimento del danno patrimoniale cagionato allinvestitore, liquidato nella somma di euro 5.366,40, pari allammontare della perdita netta subita alla scadenza delloperazione; in tale importo viene
determinato il minor vantaggio economico derivante
dalla inosservanza dei surriferiti obblighi di comportamento, in quanto, ove la Banca si fosse astenuta dal dare corso ad unoperazione - quella di vendita delle opzioni put - non adeguata al profilo di rischio dellinvestitore, questultimo avrebbe potuto conseguire, alla prevista
Note:
(13) Per approfondimenti sul tema degli obblighi precontrattuali di
informazione si veda V. Roppo, Linformazione precontrattuale:spunti di diritto italiano, e prospettive di diritto europeo, in Riv.dir. priv., 2004, 747.
(14) In questo senso anche V. Roppo/G. Afferni, Dai contratti finanziari
al contratto in genere: punti fermi della Cassazione su nullita` virtuale e
responsabilit precontrattuale, in Danno e resp., 2006, 31.
(15) (art. 23, comma 6, T.U.F.).
(16) (artt. da 21 a 25 bis T.U.F.).
(17) Contra: Trib. Rovereto 18 gennaio 2006, in Contr. impr., 2006, 579
ss. secondo cui gli obblighi di comportamento non sono obblighi precontrattuali ma adempimenti esecutivi di un contratto gi in essere.
(18) Art. 21, comma 1, lett. b, T.U.F.
(19) Cass. 29 settembre 2005, n. 19024, in questa Rivista, 2006, 446 ss.,
con nota di F. Poliani, e in Danno resp., 2006, 25 ss., con nota di V. Roppo/ G. Afferni.
(20) Cass. 11 luglio 1976, n. 2840; 16 agosto 1990, n. 8318.
(21) Cass. 29 marzo 1999, n. 2956.

I C ONTRATTI N. 5/2007

429

GIURISPRUDENZAI SINGOLI CONTRATTI


scadenza, il maggior rendimento assicurato dai titoli di
Stato che intendeva acquistare. Nessun ulteriore risarcimento viene riconosciuto allattore - in particolare per il
danno morale - in difetto di qualsiasi prova al riguardo.

Violazioni degli obblighi comportamentali


e dibattito giurisprudenziale
La sentenza in epigrafe, uniformandosi allorientamento della Giurisprudenza di legittimit si colloca in
una posizione autonoma rispetto agli orientamenti interpretativi espressi dai Giudici di merito nelle ormai
numerosissime sentenze emesse sulle vicende del c.d. risparmio tradito; orientamenti che oscillano tra la tesi
inizialmente maggioritaria della nullit e quella inizialmente minoritaria ma ora sempre pi diffusa dellinadempimento.
Un primo orientamento (22), che ha avuto inizio
con la nota sentenza del Tribunale di Mantova del 18
marzo 2004, fa discendere dalla violazione degli obblighi
di comportamento dettati dallart. 21 del T.U.F e specificati dalle norme contenute nel Regolamento Consob
n. 11522/98 (artt. 26-29) la nullit del contratto.
Tale rimedio si fonda, in via ermeneutica, sul riconoscimento della natura imperativa delle regole di comportamento previste dal T.U.F. e dal Regolamento Consob n. 11522/98, poste non soltanto a presidio delle parti
private ma anche degli interessi generali del risparmio
pubblico e dellintegrit dei mercati. Secondo questo
orientamento, la violazione di tali disposizioni (23) comporterebbe la nullit del contratto, a prescindere da una
espressa previsione di legge in tal senso. Si tratterebbe, di
unipotesi di nullit virtuale ai sensi dellart. 1418, primo
comma, Codice civile che rappresenta un principio generale diretto alla previsione e disciplina proprio di quei
casi in cui alla violazione di precetti imperativi non si accompagna una espressa sanzione di nullit (24). Tale
principio trae fondamento in un passaggio della motivazione della sentenza della Cass. n. 3272 del 2001, nel quale la Suprema Corte afferma: ne consegue che ove le
norme imperative siano in linea generale inderogabili
dalla volont dei privati, in relazione a tali valori, tutto
ci che sia programmato o compiuto in contrasto con essi interamente nullo, necessariamente estendendosi la
illiceit della condotta allatto compiuto, per il rilievo
che la sanzione di invalidit ha in relazione allinteresse
perseguito dalla norma che risulterebbe frustrato. Secondo tale orientamento non necessario che sia violata
una regola di validit perch si possa affermare la nullit
del contratto ma la violazione di una regola di comportamento che si rifletta sullatto compiuto, perch questo
possa essere dichiarato nullo. Invero, per, bisogna precisare che la fattispecie esaminata dalla Corte di Cassazione riguardava la conclusione da parte di una societ per
azioni di un contratto di Domestic Indixed Swap, la cui
stipulazione riservata dalla legge (25) alle societ
S.I.M.; in relazione a tale fattispecie la Corte di Cassazione affermava dunque la nullit virtuale del contratto,

430

I CO N T R ATTI N. 5/2007

intesa quale strumento di controllo normativo utile, insieme ad altri, a non ammettere alla tutela giuridica interessi in contrasto con valori fondamentali del sistema giuridico. Nei casi relativi allintermediazione di prodotti finanziari venuti allesame della giurisprudenza di merito,
non viene invocata la nullit del contratto per contrasto
tra fattispecie e schema normativo, ma viene invocata la
nullit per inadempimento da parte dellintermediario
delle regole di comportamento, siano essi obblighi siano
essi divieti, sanciti dalla legge (26).
Alla corrente di pensiero che scorge nella violazione degli obblighi di comportamento una causa di nullit
del contratto dinvestimento, si contrapposta una voce
giurisprudenziale sempre pi corposa (27), la quale afferma che lunica conseguenza compatibile con il nostro sistema giuridico, in caso di violazione di obblighi di comportamento, la responsabilit per inadempimento del
contratto, perch le regole violate attengono al momento funzionale e non a quello genetico del contratto.
Secondo questo orientamento la posizione della
Banca e dei suoi dipendenti appare del tutto simile a
quella di qualsivoglia altro professionista (medico, avvocato, notaio) che, ricevuto un incarico per la soluzione
di un determinato caso sottoposto al suo vaglio, non fornisca al cliente quelle informazioni grazie alle quali lo
stesso pu operare una scelta consapevole e dar seguito o
meno ad ulteriori sviluppi, anche negoziali, rispetto alloriginaria prestazione di mera consulenza o diagnosi
(28). In questottica anche il richiamo alla pronuncia
della Cassazione n. 3272/2001, in tema di nullit virtuale (29) non sarebbe pertinente, giacch in quel caso si
Note:
(22) Tra le moltissime sentenze pubblicate si vedano da ultimo: Trib. Venezia 29 settembre 2005, in www.ilcaso.it; Trib. Parma 6 luglio 2005, in
www.ilcaso.it; Trib. Avezzano 23 giugno 2005, in Foro it., I, c. 2536; Trib.
Genova 18 aprile 2005, in Danno e resp., 2005, 604; Trib. Ferrara 25 febbraio 2005, n. 217, in www.ilcaso.it; Trib Palermo 16 marzo 2005, in Foro it, 2005, I, c. 2539; Trib. Venezia 22 novembre 2004; Trib. Mantova 12
novembre 2004; Trib. Mantova 1 dicembre 2004; Trib. Firenze 19 aprile
2005; Trib. Brindisi 21 giugno 2005; Trib. Brindisi 4 ottobre 2005 in
www.ilcaso.it.
(23) C. Miriello, La strenua difesa dellinvestitore: scandali finanziari e pretese nullit virtuali dei contratti di vendita di titoli obbligazionari, in Contr. e impr., 2005, 497. Per una nitida distinzione delle norme giuridiche vedi F.
Galgano, Diritto civile e commerciale, I, 1, Padova, 2004, 345 ss.
(24) Vedi Cass. 7 marzo 2001, n. 3272, in Giust. civ., 2001, I, 2109. In
dottrina da ultimo notevoli spunti offrono: A. Albanese, Violazione di
norme imperative e nullit del contratto, Napoli, 2003.
(25) Art. 2, 1. n. 1 del 1991.
(26) Cit. artt. 21 T.U.F. e 26-29 Regolamento Consob n. 11522/98.
(27) v. Trib. Roma 31 marzo 2005, in Foro it., 2005, I, 2538; Trib. Genova 15 marzo 2005, in Foro it., 2005, I, 2540; Trib. Taranto 28 ottobre
2004, in Foro it., 2005, I, 896.
(28) Trib. Taranto 27 ottobre 2004, in Giur.it., 2005, I, 755.
(29) La vera e propria inflazione che andato subendo il rimedio della
nullit, specie ad opera della legislazione speciale (tra nullit-sanzione,
nullit di protezione, nullit rimedio), rischia di appesantire oltre il dovuto e
(segue)

GIURISPRUDENZAI SINGOLI CONTRATTI


era di fronte ad una difformit tra fattispecie e schema
normativo, cio di contrasto tra modello negoziale configurato dalla legge in astratto (con riguardo ad esempio,
ai requisiti soggettivi che devono essere posseduti da uno
dei contraenti) e fattispecie realizzata dalle parti in concreto. Diverso , invece, il caso, nel quale le disposizioni
violate prescrivono obblighi comportamentali in cui si
deve accertare in concreto lesatto adempimento da parte della Banca, alla luce dei parametri stabiliti dalla legge (art. 1176, secondo comma, Codice civile) nellambito di un giudizio di responsabilit da inadempimento
(30). Inoltre per tale orientamento in ossequio al generale ed indefettibile principio di legalit non appare lecito il ricorso indiscriminato alla sanzione della nullit,
che costituisce il pi severo rimedio civilistico, nei casi
di violazioni di norme comportamentali. Lo stesso legislatore, ha valutato certi comportamenti come essenziali e ne ha quindi sanzionato linosservanza con la nullit
(31). Largomento letterale , peraltro, desumibile dal
sesto comma dellart. 23 T.U.F. laddove linversione dellonere probatorio viene riferito ai giudizi di risarcimento dei danni cagionati ai clienti nello svolgimento dei
servizi.Secondo questo orientamento (32), oggetto
della sanzione dovrebbe essere non il contratto in s, ma
la condotta tenuta dallintermediario, rivelatasi inadempiente rispetto alle prestazioni che esso avrebbe dovuto
rendere sulla base del rapporto contrattuale intercorrente con linvestitore (33).
Sulla questione intervenuta la Suprema Corte di
Cassazione richiamata nella sentenza in commento,
(Cass. 29 settembre 2005, n. 19024), la quale pur non
negando il carattere imperativo delle norme di comportamento gravanti sullintermediario, ha escluso la configurazione della nullit virtuale. Per la Corte infatti la
contrariet a norme imperative, considerata dallart.
1418, primo comma, Codice civile quale causa di nullit del contratto, postula che essa attenga ad elementi
intrinseci della fattispecie negoziale, che riguardino,
cio, la struttura o il contenuto del contratto (art. 1418,
secondo comma, Codice civile), i comportamenti tenuti dalle parti nel corso delle trattative o durante lesecuzione del contratto rimangono estranei alla fattispecie
negoziale e sintende, allora, che la loro eventuale illegittimit non pu dar luogo alla nullit del contratto
(34); a meno che tale incidenza non sia espressamente
prevista dal legislatore (35). La Corte per precisa - contrariamente a quel che riteneva il ricorrente - che in caso di violazione delle norme che impongono alle parti di
comportarsi secondo buona fede nel corso delle trattative e nella formazione del contratto, la parte danneggiata, quando il contratto sia stato validamente concluso,
pu ottenere il risarcimento dei danni ai sensi dellart.
1337 Codice civile.
Da questo breve excursus, sui rimedi individuati dalla Giurisprudenza alla violazione dei doveri gravanti sullintermediario, emerge quanto le soluzioni individuate
siano spesso in contrasto fra loro e come trarre conclu-

sioni definitive non sia affatto semplice. Un dato, per,


pu essere individuato con sufficiente certezza, anche alla luce della recente pronuncia in materia della Giurisprudenza di legittimit: le obiezioni mosse allorientamento incline a comminare la sanzione della nullit dei
contratti paiono difficilmente superabili, a meno di voler stravolgere alcuni principi fondamentali del nostro
sistema giuridico.

Note:
(segue nota 29)
il necessario lautonomia dei privati circoscrivendola con continui paletti. Le regole di comportamento meglio rispondono allesigenza di flessibilit e adeguamento alle circostanze richieste dal giudizio di responsabilit, cos A. di Majo, Prodotti finanziari e tutela del risparmiatore, cit.,
1285. Sulle c.d. nullit speciali cfr. A. di Majo, La nullit, ne Il contratto in
generale, tomo VII, in Tratt. Dir. privato, diretto da M: Bessone, XIII, Torino, 2002, 140 ss.; G:B: Ferri, Introduzione alla nullit, in Tratt. Dir. privato, op. ult. cit., XIII; A.Gentili, Nullit, annullabilit inefficacia (nella prospettiva del diritto europeo), in questa Rivista, 2003, 200; Le invalidit, ivi,
cit., 1255; S. Mazzamuto, Linefficacia delle clausole abusive, in Eur e dir.
priv., 1998, 45; M. Nuzzo, Commento allart. 36 Nullit di protezione, in
Commentario al Codice del Consumo, a cura di G.Alpa e L. Rossi Carleo,
Napoli, 2005, 255; G. Passagnoli, Nullit speciali, Milano 1995; P.M. Putti, voce Nullit (nella legislazione di derivazione comunitaria) in Dig. Disc. Priv., sez. Civ. aggiornamento, Torino, 2000, 685.
(30) Trib. Roma 25 maggio 2005, cit. 1275.
(31) (cfr., ad esempio artt. 23, primo comma, secondo e terzo comma; 24,
secondo comma; 30, settimo comma, T.U.F.).
(32) Conformi a questo orientamento: Trib. Monza 27 luglio 2004, in
Giur. merito, 2004, 2189; Trib Taranto 27 ottobre 2004, in Giur. it., 2005,
I, 755; Trib. Genova 15 marzo 2005, in Danno e resp., 2005, 609. Da ultimo Trib. Roma 25 maggio 2005, in Corr. giur., 2005, 1275.
(33) Cfr. B. Grasso, Eccezione di inadempimento e risoluzione del contratto, Napoli, 1973, 25 ss.
(34) Cass. 9 gennaio 2004, n. 111; Cass. 25 settembre 2003, n. 14234.
(35) Ad es. art. 1469 ter, quarto comma, Codice civile, in relazione allart. 1469, quinquies, primo comma.

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