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DIOCESI DI VIGEVANO

SEMINARIO VESCOVILE
UFFICIO DI PASTORALE SCOLASTICA E UNIVERSITARIA
BANDO DI CONCORSO
TERRITORIO E DIOCESI: B. MATTEO CARRERI

ANALISI DELLA MEMORIA STORICA


NELLO SVILUPPO DELLE FESTE PATRONALI
IN ONORE DEL BEATO MATTEO CARRERI
DALLA META' DELL'OTTOCENTO AL 1970
DI GABRIELE BECCIOLINI

INTRODUZIONE
Con questa ricerca intendo focalizzare lattenzione su un aspetto
molto particolare del nostro territorio, o meglio, della nostra
citt di Vigevano e del suo inclito protettore il Beato Matteo
Carreri. Analizzando attraverso documentazioni storiche locali,
fonti di tradizione popolare e testimonianze ancora tangibili
nella quotidianit, le celebrazioni solenni e le festivit ad esse
correlate.
Si tratta dunque di un viaggio nella nostra tradizione e nella sua
memoria in cui cercher di mettere in luce gli aspetti sia
prettamente liturgici che popolari traendo le informazioni
necessarie dallanalisi del settimanale Araldo dallanno 1900
al 1970, dalle fonti storiche del tempo quali per esempio il
Biffignandi Buccella e dai documenti ufficiali redatti dalla Curia
Vescovile e dal Comune. Inoltre sar presente una sezione
dedicata esclusivamente alla testimonianza diretta di alcuni
vigevanesi, foto inedite e testi che ancora oggi rimangono nella
memoria di tutti noi.

FRA' MATTEO
Il beato venne alla luce nel 1420 in Mantova. Religioso
domenicano si vot con ardore apostolico alla predicazione.
Dopo aver sostato a Mantova e a Soncino venne nel 1456 ancor
giovane a Vigevano dove fu maestro dei novizi e
successivamente direttore spirituale nel convento dei
domenicani di San Pietro Martire. Dieci anni dopo la sua lunga
predicazione nellItalia Settentrionale e in Toscana, Matteo
torna a Vigevano per trasmettere permanentemente ai frati e
tutta la popolazione del luogo la passione della verit, della
carit e della santit e questa sua passione si compenetra con
lautentica passione di Cristo, fino a ricevere la trasverberazione
del cuore dal grande Crocifisso che sta nella chiesa di san Pietro
Martire. Mor la notte del 5 ottobre 1470. Il giorno 8 febbraio
1482 fu iscritto nel libro dei Beati. Su pressione dei vigevanesi
gi nel 1482, la citt ottiene da Papa Sisto IV di poterlo
commemorare nellanniversario della morte.
Numerose testimonianze, tra cui il Robecchi, narrano di miracoli
ottenuti per sua intercessione e il 27 Marzo 1518 i vigevanesi lo
elessero protettore della citt. E sempre stato oggetto di
venerazione da parte dei cittadini di Vigevano che,
attribuendogli da sempre il superamento di tempi calamitosi e
difficili, vollero per riconoscenza deporre le sue spoglie in
apposito luogo della chiesa annessa al convento dove egli visse.
Nel 1646 viene traslato a spese del comune1 in unarca debano
ornata di fregi dargento e recante su una lastra lo stemma della
citt e collocata poi, nella chiesa di San Pietro Martire, in una
nuova cripta che stata abbellita nel corso degli anni con un
rivestimento in marmo e la dotazione di un altare. Fu allora
creato il cos detto scurolo sotto laltare maggiore per
ospitarne lurna. Papa Benedetto XIV il 23 settembre 1742 ha
confermato il culto2.
Lanno 1740 il nostro punto di partenza nell'analisi delle
festivit in onore del Beato Matteo; l'8 maggio di quell'anno
infatti, l'intera citt, in occasione dell'ennesimo restauro allo
scurolo di San Pietro Martire, omaggi l'inclito protettore con
ben tre giorni di festeggiamenti e a culmine di tutto ci si tenne
per la prima volta la solenne processione delle sacre spoglie tra
le vie della citt. Naturalmente quasi come a rinnovare le
promesse che fece prima di abbandonare questo mondo terreno,
il Beato Matteo guar un abbiatense, tale Giuseppe Scotti, che
accorse dal milanese per partecipare alla Peregrinatio.

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A.S.C.V. Parte Antica art. 66 par 5 n 3


A.S.C.V. Parte Antica art. 66 par 5 n 4

L'OTTOCENTO
Dalle fonti ottocentesche analizzate, emerge come si vadano a
delineare due tipologie di festeggiamenti: una sacra, organizzata
dalla Parrocchia di S. Cristoforo in S. Pietro Martire (che
custodisce le spoglie del beato), che prevede nei giorni di
domenica e luned della seconda settimana di ottobre un ricco
programma liturgico, caratterizzato da messe lette tenute dai
Predicatori Domenicani, il solenne pontificale della domenica
mattina presieduto da S.E. Mons. Vescovo con il Rev. Capitolo
della R. Cattedrale e con l'accompagnamento musicale tenuto da
grandi maestri quali Cordone, Rocco o Gambino. Il luned a
conclusione delle grandi celebrazioni, solenne messa per tutti i
defunti della citt, oltre al notturno per i defunti spesso
presieduto dallo stesso Vescovo. Naturalmente la presenza della
cittadinanza si faceva ogni anno sempre pi numerosa proprio
perch il Beato manteneva la sua promessa di protezione alla
citt: egli fu invocato a furor di popolo in occasione delle
invasioni austriache del 1848, 1849 e 1859 che fortunatamente
non colpirono la citt; grazi la cittadinanza da innumerevoli
morti che provoc il funesto colera asiatico dal 1867 al 18853
che si sparse in questa zona d'Italia; arrest l'avanzata degli
ideali protestanti che nel 1881 si andavano a radicare nella
Lomellina e che minavano l'integrit morale dei vigevanesi.
Nel 1882 in occasione del quarto centenario dalla proclamazione
a beato da parte di Papa Sisto IV, lintera citt festeggia il suo
Protettore con una grandiosa processione, la terza dal 1740.
Per loccasione il Vescovo Pietro Giuseppe de Gaudenzi fa
pubblicare un anno dopo, nel 1883, dalla tipografia Valenti, una
dettagliata relazione contenente oltre alle sue omelie, anche
quelle dei Vescovi di Pavia, Biella, Tortona, Alba e Novara che
con grande premura parteciparono alla celebrazione; il
programma delle feste e le relative spese e in ultimo, una
breve indirizzata a Papa Leone XIII e la relativa risposta4
L'altra tipologia era di carattere profano: l'amministrazione
comunale, come dice il Biffignandi Buccella, fin dai tempi pi
antichi ha contribuito alle spese per la realizzazione della festa,
in ottemperanza a quel giuramento spirituale che la citt ha
assunto col suo Protettore e viceversa. Con lordinanza numero
1007 datata 8 giugno 18125, il Podest di Vigevano permette
alla fabbriceria di S. Cristoforo (attuale San Pietro Martire) di
celebrare solennemente ogni anno le feste in onore del Beato,
mentre notevole importanza acquista una missiva del 6 ottobre
1828 inviata dallAmministrazione Comunale6 al Rev. Capitolo
3

Cfr. Inserto in Relazione pubblicata a stampa sulle feste per il IV centenario della beatificazione, Vigevano, tipografia ecclesiastica
Valenti, 1883
4
Cfr. Relazione pubblicata a stampa sulle feste per il IV centenario della beatificazione, Vigevano, tipografia ecclesiastica Valenti,
1883
5

A.S.D. fasc. 4 (8) sc. 1 r. 5 n. 5

A.S.D. fasc. 9 sc. 1 r. 2 n. 36

della Cattedrale, i funzionari infatti con grande rispetto invitano


alle celebrazioni in onore del Protettore i Canonici che con
grande piacere accettano. Col passare degli anni per le varie
amministrazioni che si sono susseguite nella citt ducale hanno
ampliato il contributo sponsorizzando eventi, patrocinando
manifestazioni e installando luminarie per le vie della citt,
accompagnando la festivit religiosa con giochi popolari, tornei,
balli e concorsi tra bande musicali.
Gi dal 1818 infatti l'illuminazione pubblica era affidata alle
lampade ad olio, sostituite poi nel 1870 da quella a gas. Nel
1840 nel primo centenario della Peregrinatio, l'intera Piazza fu
addobbata con palloncini luminosi: venne creata una grandiosa
macchina di fuochi artificiali, una sorta di carro pirotecnico
che abbagli la facciata del Duomo7. Durante la giornata
venivano anche organizzate corse col sacco e con lasino, alberi
della cuccagna, gare di tiro e spettacolini dei burattinai.
Dal 1866 lorganizzazione e la competenza della gestione di
fiere e mercati pass sotto la giurisdizione del Comune e di
conseguenza la fiera che veniva prima concessa in occasione
dei festeggiamenti patronali ne diviene un appuntamento fisso;
le fiere sono molto importanti per una citt, gi nel Medioevo
infatti si svolgevano nel corso di feste locali e re e principi
concedevano lesenzione da dazi e gabelle rendendo cos pi
convenienti i prezzi delle merci vendute.
Questo privilegio creava l'afflusso di compratori, anche dai paesi
vicini, attratti dalla possibilit di risparmiare; Vigevano dunque
divenne un'importante centro di scambi commerciali e mantenne
questo status fino alla fine degli anni ottanta del secolo scorso.
Dal 1873 i festeggiamenti si aprivano con una gran ballo in
maschera al Teatro Cagnoni, ampliato e poi successivamente
sostituito dalla rappresentazione delle opere teatrali pi
importanti che inauguravano anche la stagione. Sempre in
quell'anno fu organizzata dalle Ferrovie dell'Alta Italia una
corsa speciale notturna di tramvia che partiva da Vigevano alle
00.15 per arrivare a Porta Ticinese alle 1.12.
Nel 1875 si costituisce una societ cittadina che promuove gare
dilettantistiche di tiro al piccione e alla quaglia organizzate
presso il Campo di Marte vicino al Ticino (ora Brughiera),
successivamente
verranno
promosse
anche
corse
velocipedistiche (dal 1893).
Negli ultimi anni dell'ottocento, esattamente dal 1896, venne
esteso a tutta la Lomellina il concorso tra le bande musicali.

A.S.C.V. art. 440 fasc. 14

La seconda met dell'ottocento fu dunque ricca di importanti


cambiamenti o, meglio ancora, di innovazioni per quanto
riguarda i solenni festeggiamenti del patrono vigevanese.
Si vanno a creare per due schieramenti (religioso e laico) che
se inizialmente molto collaborativi, successivamente con
l'affermarsi delle idee socialiste e anticlericali nei primi anni del
novecento divennero contrapposti; interessante notare infatti
come il giornale diocesano, l'Araldo, si scagli con invettive
molto pungenti nei confronti dell'Amministrazione comunale del
tempo, per il mancato aiuto nell'organizzazione delle festivit
religiose sponsorizzando invece quelle comunali con la tendenza
a laicizzare la festa in onore del beato patrono, trasformandola
in una festa d'autunno.

IL NOVECENTO
Per quanto riguarda la nostra ricerca, si tratta del secolo pi
importante perch densamente ricco di fatti storici di portata
nazionale (e mondiale!) che si ripercuotevano anche a livello
locale, un secolo di ricordi e di testimonianze vissute in prima
persona da chi, ancora oggi, fa parte di questa comunit.
Analizzando dunque L'Araldo degli anni iniziali del novecento
non emerge ancora quella discrepanza tra gli organizzatori che
emerger negli anni successivi; infatti mentre nell'edizione del
1900 si fa riferimento ai festeggiamenti liturgici e nell'edizione
del 1901 si fa accenno a dei pubblici trattenimenti che gi da
fine ottocento rallegravano la festa, nell'edizione del 1902
abbiamo un vero e proprio manifesto di protesta nei confronti
dell'Amministrazione comunale che in omaggio alla morale
socialista [] non vuole festa religiosa epper nega alla
cittadinanza, non i divertimenti che costano molto e non si fanno
se non in occasione della festa, ma le funzioni sacre stabilite dal
Municipio stesso, si tratta di una pagina memorabile in cui si
difendono le tradizioni e la morale che in quegli anni veniva
corrotta dagli ideali rivoluzionari socialisti che in
contrapposizione alle proteste levatesi da una buona parte dei
cittadini (quella cattolica) aveva tramutato la festa patronale in
festa e fiera d'autunno con numerose iniziative che
distraevano i cittadini dalla vera festa.
Naturalmente il clima che aleggiava in quegli anni, con i relativi
proclami da ambo le parti, richiama senza dubbio quello che si
respirer, pi bonariamente, negli anni dopo la seconda guerra
mondiale nella Bresciello di Don Camillo e Peppone, un chiaro
esempio di spaccatura tra la parte cattolica tradizionalista e la
rivoluzionaria socialista.
Naturalmente i toni non si placheranno ma anzi col passare degli
anni risulteranno sempre pi aspri e acuti accompagnati per da
un buon umorismo politico.
5

Leggiamo:
Ghi dacc gneat al Biat Mate par cambi ra nosta piasa in dna
gabia da pule. Ma ji facc un bel fiascon, e tucc i om unest
dAvgevan a von dacc na gron lision. Von fai vegh che prutesion
lur i specian dal so Biat no da quatar pastoso. Se i ni poc in dra
sucoria salt su dal cadrjin e ciap in mon ra siloria.
Non avete dato niente al Beato Matteo per cambiare la nostra
piazza in una gabbia da pollaio. Ma avete fatto un bel fiasco e
tutti gli uomini onesti di Vigevano vi han dato una grande
lezione. Vi han fatto vedere che protezione loro spettano dal
proprio Beato non da quattro pasticcioni. Se ne avete poco nella
testa saltate gi dal cadreghino e prendete in mano laratro
Nel 1903 proprio perch il Comune si rifiutava di coprire le
spese che gli spettavano nella gestione della festa, il Prevosto di
S. Pietro Martire con un accorato appello chiede alla
cittadinanza un obolo affinch le cerimonie liturgiche venissero
preparate con cura. Sempre tra le pagine de L'Araldo leggiamo
come con devozione i fedeli rispondono alle richieste di aiuto.
Chi tenta di privarci delle VERE FESTE vigevanasche, che
consistono solamente nel rendere culto pubblico al nostro
grande Protettore, CI FERISCE IL CUORE, e ci obbliga a
protestare quanto possiamo in nome della religione, della
famiglia e della patria[]
In quell'anno fu ospite Igino Bandi, vigevanese, Vescovo di
Tortona, che presenzi al pontificale della domenica.
Nel 1904 l'ospite officiante fu il Rev. Mons. Vincenzo Biroli
Can. Prevosto delegato episcopale; pur mantenendo il canonico
programma liturgico vi fu una numerosissima partecipazione di
fedeli di ogni estrazione sociale. Anche in questo caso le
polemiche nei confronti dell'Amministrazione comunale non
furono poche.
Nel 1905 di grande rilievo furono i consueti fuochi artificiali e i
giochi popolari che videro la partecipazione delle societ
sportive di Milano, Novara, Mortara e Broni. Furono per
festeggiamenti dettati anche da una grande parsimonia
soprattutto per quanto riguarda la parte musicale: l'orchestra
(voluta dal popolo) fu ridotta in quanto i soldi utilizzati per il
suo allestimento vennero donati a favore dei terremotati in
Calabria; inoltre anche le spese folli in fiera furono molto pi
contenute.
Negli anni 1906-1907-1908 si mantengono inalterate le funzioni
religiose ma si aggiungono manifestazioni nuove di carattere
popolare.
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Nel 1906 compaiono a rallegrare la piazza e le vie del centro dei


palloni umoristici oltre alle consuete baracche e baracconi.
Sono questi gli anni in cui si affermano le famose giostre e
che rimarranno un appuntamento fisso fino ai giorni nostri
Nel 1907 oltre alle luminarie e ai fuochi in piazza vi furono
delle corse speciali di tram.
Nel 1908 contro ogni aspettativa, le feste sacre ottennero una
grande vittoria a favore del Municipio che quest'anno assunse
un atteggiamento totalmente nullafacente quasi a sabotare le
consuete festivit. Vittoria spirituale dettata dalla partecipazione
dei fedeli che da ogni parte non solo della citt ma anche dai
paesi vicini, accorsero a venerare le sacre spoglie. Una
salvaguardia della tradizione che Vigevano da alcuni anni aveva
un po' tralasciato a favore della mondanit. Il Prevosto Maffioli
offr come ringraziamento delle numerose offerte ricevute e
della imponente presenza, una messa per tutta la cittadinanza.
Mentre del 1909 non abbiamo menzioni importanti, emerge
invece nell'edizione dell'ottobre del 1910 una nuova protesta
dell'ala cattolica nei confronti di un nuovo nemico patrocinato
e supportato dal Comune, ovvero la Societ degli Esercenti e
degli Industriali che organizz il concorso bandistico ma a causa
della cattiva gestione, il poco interesse e i pessimi musicisti,
gener un forte malcontento.
La festa del 1911 fu guastata un po' dal tempo prima grigio poi
piovigginoso, di fatto non sub grandi cambiamenti anche
perch qualche giorno prima (il 9 ottobre) fu inaugurato dal
Conte di Torino, Vittorio Emanuele di Savoia, il nuovo ospedale
civile della citt. Presenzi per alle funzioni religiose il
domenicano M. R. Padre Antonio e S. E. Mons. Capettini
Missionario Apostolico dello Scen si Meridionale.
La situazione fu diversa nel 1912: infatti in occasione della
inaugurazione della Mostra Zootecnica e del Palazzo Comunale
(l'attuale sito in C.so Vittorio Emanuele II) vi fu un intenso
programma intrecciato con solenni funzioni religiose.
Personaggi illustri arrivarono a Vigevano per l'occasione, tra di
essi vi furono l'ex ministro dell'Agricoltura l'on. Raineri e il
direttore dell'Istituto Zootecnico di Milano, il prof. Pistoia. Si
assaporava un grande clima di festa dettato soprattutto dalle
grandiose esibizioni musicali dei 150 Ceciliani, la messa in
scena della Madama Butterfly di Puccini al Cagnoni. La pluri
premiata Schola Cantorum di Galliate Novarese rese ancor pi
solenni le celebrazioni liturgiche in onore del patrono il cui
altare, situato nello scurolo della chiesa di S. Pietro Martire, fu
dotato di una magnifica cancellata in ferro battuto e di un
impianto di candele elettriche grazie alla raccolta fondi
promossa dal Comitato Signore e Signorine della citt; il
7

prevosto Maffioli ringrazi pubblicamente la generosit che


ogni anno rendeva speciale la festa al beato. Anni questi difficili
per la popolazione vigevanese che affidava a fr Matteo la cura
e la salvezza dei suoi concittadini in occasione della guerra
italo-turca del 1911, speranzosa che i suoi figli ritornassero dalla
Libia.
Il programma del 1913 fu densamente ricco; questa volta infatti
L'Araldo pubblica per completo tutte le manifestazioni
organizzate dall'Amministrazione Comunale che si tennero tra
l'11 e il 14 ottobre. Ogni giorno era rallegrato da concerti
bandistici (oltre a quella civica, come abbiamo gi notato, ne
venivano invitate altre provenienti dalle citt vicine) che
musicavano soprattutto Verdi; corse ciclo podistiche e
ciclistiche caratterizzavano le giornate di sabato, domenica e
luned assieme alle consuete gare di tiro che ormai erano un
appuntamento fisso da parecchi anni; naturalmente venivano
assegnati premi cospicui, spesso donati dai commercianti o
medaglie comunali. Alla domenica vi fu la prima edizione del
Gran Corso dei Fiori ovvero un concorso dove venivano
premiati i carri agghindati per l'occasione con fiori e piante che
circolavano, come un corteo, lungo le vie della citt. Venivano
premiate anche le vetrine o i balconi pi belli e pi decorati in
occasione della festa; alle ore 15 per 20 cent vi era la possibilit
di accedere all'ascensione della mongolfiera Tripoli eseguita
dal Sig. Giacomo Merighi. Il luned invece si diede atto alla
superba commemorazione del primo centenario della nascita di
Verdi, tenuta dal Civico Corpo di Musica e diretta dal Maestro
Castellani; inoltre oltre ai consueti fuochi artificiali vi fu nel
pomeriggio la parte dedicata ai giochi popolari, eccone uno
stralcio: anello del secchio - il beduino si diverte- il pomo
d'Adamo equilibrismi al trampolo topo in trappola
marmitte a sorpresa lanterna alla cieca e per non ultimo
pastasciutta o risotto al salto. Una grande variet che
naturalmente ci procura uno spaccato della vita ludica popolare
e che ora non ne rimasta pi alcuna traccia se non in particolari
rivisitazioni storiche.
Per quanto riguarda la parte liturgica, le funzioni rimangono
fisse, esse ottengono sempre una grande partecipazione grazie
all'ardore apostolico utilizzato nelle predicazioni dei Padri
domenicani e nei sacerdoti che si susseguirono nel corso degli
anni. Emerge nell'edizione del 17 ottobre il consueto felice
rendiconto delle feste in cui si elogiava la presenza della
cittadinanza e si rimpiangeva.. quella Comunale!
Nel 1914 in prossimit dello scoppio del primo conflitto
mondiale, la presenza della citt sotto l'Urna del Beato fu
incommensurabile, inoltre le predicazioni di Padre Giovanni
Balduzzi, Oblato dell'Immacolata, tennero vivo lo spirito di
ciascun vigevanese. A differenza dell'anno precedente per
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questa volta feste e fiera furono poco coinvolgenti causa


mancanza di denaro e crisi in vista della guerra.
Nell'ottobre del 1915 tutta Vigevano partecip con entusiasmo
alla solenne festa patronale, essi infatti pregarono il Beato
affinch la sua protezione scendesse sui loro cari e sulle armi
italiane e concedesse presto la pace invocata con tanto
fervore e con tanti gemiti
Il 1916 incentrato sulla figura della Beata Caterina Naj-Savina,
terziaria domenicana che in quell'anno ricorreva il IV centenario
della sua morte. La devozione e la partecipazione della citt nel
ricordare la prima seguace del Beato Matteo fu
indimenticabile e ricca di spiritualit.
Mentre del 1917 non risultano alcune notizie riguardo i
festeggiamenti, il 1918 invece sarebbe dovuto essere l'anno della
commemorazione del IV centenario dell'elezione del Beato a
patrono della citt, festa che fino a pochi giorni prima del suo
attuarsi fu rimandata all'anno successivo a causa della guerra
falcidiante e della seria malattia di spagnola che imperversava in
citt. Fu donato nel frattempo un Cuore d'oro dai sacerdoti
cittadini al Beato per simboleggiare la perenne indefettibile
armonia di tutti i cuori sacerdotali con il cuore di Colui che
puls solo con Dio. La stessa facciata della chiesa di S. Pietro
Martire fu restaurata e riportata al suo antico splendore e vi fu
posta anche una cancellata per preservarne la sua bellezza.
In tale occasione S. E. Mons. Berruti scrisse una lettera pastorale
sulla figura del Beato Matteo, eccellente esempio di moralit e
fede intoccabile, il pi degno dei cittadini di questa citt, un
autentico protettore che mai ha tradito la sua devozione nei
confronti della comunit che da sempre, anche in vita, lha
sempre amato
Finalmente nel 1919, il 3 ottobre ripresero le festivit. Un
plebiscito di cristiana piet si accalc nei tre giorni di festa
ma soprattutto alla domenica pomeriggio, giorno della solenne
processione col corpo del Beato per le vie della citt. Un
omaggio sentito nell'intimo dei cuori vigevanesi, una libera
manifestazione della fede, una luce che rischiara finalmente il
buio di una guerra piena di morte e sofferenza. Un trionfo!
Tanto che pure il cielo fu propizio contro ogni previsione;
neppure nel 1882 la folla fu cos numerosa, infatti ogni
associazione presente sul territorio e fedeli di ogni estrazione
sociale giunsero devoti sotto l'urna del Beato.
Abbiamo inoltre una analitica descrizione della ricognizione del
corpo e le nuove aggiunte quali il cuore dorato, un nuovo giglio
di argento, nuove calze e nuove calzature con suola pirografata
(si vedono tutt'ora).

Incredibilmente
per,
dopo
questa
indimenticabile
commemorazione, negli anni seguenti, ovvero 1920 e 1921, non
vi fu alcuna festa.. Questa riprese con l'augurio di mantenerla
negli anni a venire nell'ottobre del 1922. Festeggiamenti classici
ma che inaugurarono una nuova tradizione che si consolider
sempre di pi ovvero il Palio. Di fatto non fu un Palio a tutti gli
effetti, ma una cavalcata storica in costume dell'arrivo in citt
di Ludovico il Moro e di sua moglie Beatrice.
Nel 1923 le solenni funzioni furono molto partecipate,
soprattutto il Pontificale presieduto da S. E. Mons. Arcivescovo
Scapardini: erano infatti gli anni in cui si stava sempre pi
affermando Azione Cattolica e la partecipazione giovanile nella
vita della chiesa locale diveniva sempre pi forte e decisa,
soprattutto dopo la riorganizzazione degli Statuti di ACI su
volont stessa di Papa Pio XI. Era un momento di grande
cambiamento ma anche di scontro con la politica fascista
insediatasi a Roma dopo la marcia del '22. La novit invece di
quest'anno fu una ferrovia aerea che allietava i visitatori che si
recavano con ansia febbrile sulla fiera a girovagare tra i
baracconi e le giostre.
Il 1924 e il 1925 furono anni intensi per il ricco programma che
caratterizzava sia la festa liturgica che quella popolare, in cui la
prima trascinava l'altra grazie soprattutto all'inaugurazione
dell'Anno Santo indetto da Papa Pio XI. Il Vescovo di Vigevano
Scapardini, seguendo quell'onda di integrit morale che stava
rinsaldando le forze cattoliche del tempo ed in preparazione al
Giubileo del '25 indisse con vigore un ciclo di giornate
Antiblasfemia, che iniziarono con la festa patronale del Beato
Matteo, il nostro fervente predicatore che grazie alla preghiera e
alla penitenza indusse molti uomini e molte donne nella via
della perfezione, degno garante di questa iniziativa. Dunque
non deve stupirci il fatto che l'affluenza alle cerimonie fu
incalcolabile, una partecipazione indescrivibile, n tanto
meno quella ai consueti baracconi sulla fiera che col passare
del tempo aumentavano, rendendo quasi impossibile l'ingresso
per la grande fiumana di persone che affluiva.
Un piccolo commento va fatto riguardo l'affacciarsi del
Fascismo nella celebrazione popolare della festivit; dopo tre
anni dalla Marcia su Roma a Vigevano (N. B. l'Amministrazione
comunale di orientamento a sinistra, sciolta e sostituita da
elementi indipendenti e filofascisti) assieme all'effige del Beato
Matteo, che da anni oramai capeggiava tra le forme dei fuochi
pirotecnici assieme ad altre figure, compare il Fascio Littorio:
il segno tangibile di come la cultura fascista (prima diretta
dall'Ufficio Stampa del Capo del Governo e poi dal 1937 dal
Ministero della Cultura Popolare) si stava inserendo in ogni
strato sociale anche a livello locale e nel giro di pochi anni essa
sarebbe diventata poi la vera protagonista delle feste.
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Nelle edizioni dell'ottobre del 1926 sono significative testuali


parole riguardanti le festivit: nulla per di speciale, n di
straordinario; questa moderatezza probabilmente dovuta al
fatto che pochi giorni prima, il 3 ottobre, in tutta la citt si
festeggiarono con grande solennit e partecipazione i settecento
anni dalla morte di San Francesco d'Assisi.
Nel 1927 il solenne Pontificale presieduto dall'Arcivescovo
Scapardini, fu condecorato dall'Augusta Presenza di S. A. R. il
Principe Umberto di Savoia giunto a Vigevano per inaugurare
il nuovo monumento alla memoria dei caduti (ubicato nel parco
della scuola Regina Margherita). Ci viene fatto notare dal
giornalista di come l'affluenza all'urna del Beato si protrasse
costantemente fin dopo le 23, un ulteriore segno tangibile di
come i viginn, pur passando secoli, sono sempre affezionati al
loro protettore.
Gli anni 1928-29 non ebbero alcuna novit n grande rilevanza,
si inaugurava per l'omaggio degli Organizzati di AC all'urna
del Beato.
Il 1929 inoltre conobbe un tragico avvenimento nella ricorrenza
della festivit, vi fu infatti un incidente tramviario tra Gambol e
Tromello con ben 7 morti e moltissimi feriti
La musica sacra, che nell'ultimo biennio si era affievolita,
ritorna protagonista nelle celebrazioni liturgiche grazie al
Maestro Gambino che diede un'ottima esecuzione del Exultate
Deo nel 1930. In quello stesso anno, il 4 dicembre, fu celebrato
inoltre il IV centenario della Diocesi.
Il 1931 privo di informazioni interessanti, sappiamo che viene
inaugurata per la prima volta la Settimana Vigevanese, delle
calzature e affini promossa dallo storico Alessandro Colombo,
dal presidente della Pro Vigevano Giuseppe Ubezio,
lindustriale Pietro Bertolini e Monsignor Carlo DellOrbo. Nel
1937 la manifestazione assumer il nome di Mostra Mercati
Nazionale delle calzature; questo grazie al maggiore interesse
per la nascente industria meccano-calzaturiera e il successo di
quella calzaturiera entrambe ben viste dall'Amministrazione
fascista.
Nel 1932 la grande festa liturgica fu animata copiosamente dal
cappuccino M. R. Padre Faustino da Maggiora, che intrattenne
con le sue ferventi predicazioni tutta la cittadinanza accorsa.
Naturalmente i momenti musicali non mancarono, anche se il
cronista ci fa notare che non fu una perfetta esibizione forse
dovuta al fatto che la musica sia sacra che profana furono
eseguite nella medesima occasione.
La nuova Schola Cantorum Perosi diede nel 1933 una nuova
accuratezza musicale tale da garantirle, da quell'anno in avanti,
11

il monopolio delle esibizioni pi importanti tra cui i nostri


festeggiamenti per il Beato Matteo.
Furono organizzati festeggiamenti classici e sobri anche nel
1934, le giostre sempre attive, la folla ugualmente numerosa sia
alle funzioni che agli intrattenimenti pomeridiani offerti
dallAmministrazione.
Nel 1935 ebbero pi rilievo gli omaggi al Beato da parte degli
Organizzati di AC e le entusiasmanti predicazioni tenute dal
sacerdote salesiano D. Ettore Carnevale Maffei, nativo di
Gambol; inutile ribadire come laffluenza allurna fu
straordinaria. Per quanto riguarda la festa laica, questanno la
V Settimana Vigevanese fu inaugurata dal Sottosegretario alle
Comunicazioni Jannelli.
Di grande interesse furono le festivit del 1936, ritenute
plebiscitari per lintervento dei cittadini anche a causa della
guerra in Etiopia che preoccupava i Vigevanesi per quanto
riguardava il ritorno a casa dei suoi concittadini.
Per la VI Settimana Vigevanese invece abbiamo il Ministro
delle Corporazioni in persona, S. E. Ferruccio Lantini
Bench ci siano stati ma in forma quasi silenziosa, i
festeggiamenti del 1937 non vennero molto sponsorizzati perch
il 17 ottobre faceva ufficialmente il suo ingresso in diocesi il
nuovo Vescovo, S. E. Mons. Bargiggia, evento solenne che
ancora oggi le fotografie del tempo ci illustrano la magnificenza.
Naturalmente nel 1938 i festeggiamenti riprendono con il loro
normale decorso, ed proprio il nuovo Vescovo che durante il
Pontificale in onore del Beato utilizza parole sferzanti per
risvegliare i sentimenti di piet e i desideri di Cielo in mezzo
ad un mondo che sta per diventare pagano. Parole forti che
per illustrano chiaramente come col passare del tempo,
lambiente laico si stia sempre di pi discostandosi nella vita
quotidiana alla vita cristiana intrisa di umilt e semplicit.
Il mese di ottobre diventa quasi un mese di festeggiamenti,
grazie al continuo susseguirsi di iniziative promosse non solo in
ambito comunale ma anche religioso; agli inizi del mese
abbiamo la festivit del S.S. Rosario che ogni anno aumenta la
portata di partecipanti, la festa rionale della Chiesa
dellAddolorata a cui si sovrappone quella popolare della festa
dellUva, per poi proseguire con la settimana Missionaria sul
finire di ottobre e di Cristo Re che annuncia linizio di un nuovo
anno liturgico.
Nel 1939 le celebrazioni liturgiche videro una grande
partecipazione sacerdotale, oltre alla numerosissima folla che
accalcava per visitare lurna del Beato; questo fu dovuto oltre
che dalle predicazioni tenute con ardore da P. Rampi degli
12

Oblati di Maria Immacolata, anche dalla richiesta di pace fra le


nazioni in vista del secondo conflitto mondiale appena iniziato.
Nonostante la preoccupazione della guerra, la fiera di ottobre
ottenne un incredibile successo, aumentando di ben venti mila
unit gli abitanti della citt.
I festeggiamenti degli anni 1940-1941-1942 furono molto simili
e ottennero sempre una grande partecipazione, una fiumana di
cittadini e anche di forestieri che port, oltre un doveroso
ringraziamento al Beato, anche una grandiosa riscossa
economica che favor la citt pur trovandosi in un periodo di
ristrettezze come quello della guerra.
Con il 10 settembre 1943 per ragioni di guerra viene sospesa
la pubblicazione de LAraldo fino al 25 maggio 1945, di
conseguenza non abbiamo notizie convalidanti riguardo la
presenza o meno delle festivit, sappiamo per che il 1
novembre 1943 vi fu un furto dell'urna e successivamente, il 12
dicembre, solenni funzioni riparatrici e ricomposizione del
Corpo del Beato. Nonostante ci, la devozione e la richiesta di
protezione al Beato da parte dei Vigevanesi non mancata,
tant che con ledizione del 4 ottobre 1945 il Vescovo Giovanni
Bargiggia esorta lintera cittadinanza a partecipare alla solenne
processione indetta per ringraziare il protettore per la sua
salvaguardia alla citt. Ecco alcune sue parole: Abbiamo
promesso al Beato Matteo che se fosse stata salva la nostra
citt, l'avremmo portato in processione per le nostre vie. E lo
faremo. Sar tutto il nostro Clero cittadino, tutti i Religiosi, le
stesse cittadine Autorit e tutto il popolo che circonder la Sua
Urna venerata, che Gli dir con entusiasmo la sua gratitudine e
riconoscenza.[...] La festa del Beato Matteo sia per noi un
richiamo alle nostre religiose e buone tradizioni, un richiamo a
Dio, alla concordia, alla pace di Cristo nel regno di Cristo
Protagonista dunque di questa grandiosa celebrazione fu la
solenne processione della Sacra Urna. L'intero centro storico fu
addobbato per l'occasione con mille e mille lampade che
formeranno l'ammirato ornamento della citt, la Cattedrale,
San Pietro Martire, l'intera Piazza e la stessa Torre del Bramante
furono illuminate a giorno. Il luned a chiusura dei grandi
festeggiamenti furono offerti i consueti spettacoli bandistici e
pirotecnici. Venne organizzato dal comitato promotore dei
festeggiamenti, anche un pranzo per i poveri della citt
riscuotendo un grande plauso da tutta la cittadinanza e non solo.
Le foto dell'epoca ci fanno realmente capire l'innumerevole
fiumana di persone che accolsero l'urna sul sagrato del Duomo.
Forse in nessuna altra occasione nella storia della nostra citt, ci
fu una partecipazione cos sentita ad un evento pubblico.

13

Gli anni che vanno dal 1946 al 1949 non furono contraddistinti
da impegnativi festeggiamenti e la devozione dei fedeli fu
sempre molto sentita. Da evidenziare il primo Pontificale in
Diocesi del nuovo Vescovo Picconi che fu officiato nell'ottobre
del '46 in occasione della festa patronale.
Nel 1950 alla consueta e solenne festa patronale abbiamo
l'inaugurazione dell'Asilo-Oratorio Beato Matteo di fronte alle
autorit civili e religiose.
Dal 6 al 14 ottobre 1951 grandiose manifestazioni8 per
l'inaugurazione della nuova Urna di bronzo fatta dall'illustre
vigevanese Giovanni Battista Ricci in riparazione al sacrilego
furto del '43 e riparazioni allo Scurolo decorato dal prof. Franco
Mazzucchi.
Nel giorno 6 a Palazzo Esposizioni, esibizioni di pattinaggio e
incontro di hockey; il 7 in Piazza Ducale concerto bandistico.
Il giorno 12 vi fu una parata della Moda mentre il 13 venne
ufficialmente inaugurata dal Vescovo Picconi la Clinica Beato
Matteo con ben 80 posti letto.
Il 14 ottobre dopo la sacra ricognizione delle spoglie e il cambio
del manto ad opera delle Suore Domenicane, vi fu la VI
Peregrinatio per le vie della citt. Le imponenti feste si svolsero
trionfalmente con la partecipazione di tutta la cittadinanza e
della Diocesi.
Il 15 ottobre, a conclusione di tutto, consueto risottone per i
poveri della citt.
Nel 1952 venne inaugurata la Mostra di Ottobre Vigevanese
ovvero una rassegna delle attivit industriali, artigiane,
commerciali ed agricole organizzato dalla Pro Vigevano, Ente
fiera e turismo della citt.
Gli anni 1953 e 1954 furono semplici e dettati dalla consueta
modalit di festeggiamento. Da notare le novene tenute nel
1953 dal Gesuita P. Gandolfo (con furiose condanne al
Comunismo) e nel 1954 da D. Enrico Piastri di Siena che
incant con la sua oratoria tutta la cittadinanza. Una simpatica
postilla emersa nell'edizione del 1954 in cui si faceva
pubblicit ad un evento straordinario per la citt, ovvero
l'esposizione norvegese della balena gigante Golia nella piazza
divertimenti di Vigevano (la Brughiera).
Nel 1955 le feste furono sempre dettate da grande entusiasmo da
arte di tutti; le messe della domenica furono decorate dalla
presenza di un Vescovo missionario del Brasile.
Grande partecipazione anche per la IV Mostra di Ottobre,
presenziata dall'on. Scalfaro, che inaugur anche del nuovo
padiglione della Casa di Riposo dei Lavoratori e dell'Asilo dei
8

Cfr. Al Beato Matteo Carreri in occasione della solenne reposizione del corpo nella nuova urna in bronzo dorato, Vigevano 1951

14

Figli degli Operai eretta nel decennio 1945-1955 per iniziativa


del M. R. Padre Giovanni Balduzzi. Il 10 ottobre inoltre, venne
felicemente collocata la prima pietra per la fondazione del
Tempio Sacro al Cuore Immacolato di Maria, progetto voluto
fortemente da S. E. il Vescovo Picconi e portato avanti dal
successore Barbero.
Negli anni 1956-1957-1958 si mantengono inalterate le funzioni
religiose e si espande sempre di pi lo spazio per l'allestimento
del Luna Park.
Nel 1959 la consueta festa religiosa vede un'innumerevole
partecipazione della cittadinanza. I tempi cambiano ma la
devozione al Beato sempre chiara e limpida. Emerge quasi un
affetto devozionale maggiore al Beato Protettore che al Santo
Patrono della Diocesi, ovvero il Vescovo Ambrogio. Il Beato
portentoso infatti.. anche i comunisti ci credono
Nel 1960 un funesto maltempo blocca l'afflusso caotico agli
eventi cittadini, sempre numerosa invece alle funzioni religiose.
Nel 1961 si tennero solenni festeggiamenti per la Beata Caterina
Naj Savina, la pi insigne discepola del Beato Matteo.
In queste settimane si ruppe il momento di festa, generando un
momento di grande sconforto per la cittadinanza, il sacrilego
vandalismo nei confronti della statua della Madonna presente
nella chiesa della Morsella che fu gettata in strada provocandone
la rottura.
Nel 1962 la solennit fu officiata dal vicario generale Mons.
Molinari in quanto il Vescovo Barbero era partito per
presenziare al Concilio Vaticano II; vi fu una grande
partecipazione della cittadinanza: tutti infatti invocavano il
Beato affinch aiutasse anche Lui dall'alto, tutti i Vescovi nella
realizzazione del grandioso Concilio voluto da S. S. Papa
Giovanni XXIII.
Le festivit degli anni successivi (1963-1969) furono molto
limitiate, emerge infatti una dolente nota negativa sulla
organizzazione e gestione delle manifestazioni: da qualche
anno ormai l'interesse e l'euforia per questa ricorrenza va
scemando anche perch nessuno si cura di allestire qualche
manifestazione di un certo interesse; oltre agli appuntamenti
fissi (fiera, mostra delle calzature e mostra di ottobre,
inaugurazione stagione teatrale Cagnoni e giostre) Vigevano non
conobbe altre grandi manifestazioni di grande interesse. Questo
non vuol dire che nonostante la mancanza di cerimonie
macchinose o interventi di personaggi pi o meno illustri la
popolazione non senta pi nel cuore l'affetto verso il suo
Protettore, ma anzi ogni anno la presenza si faceva sempre pi
15

numerosa e costante, chiunque, anche se di passaggio, entrava a


salutare chi custodisce questa citt da cinque secoli.
E il viscerale attaccamento verso il Beato Matteo, che mai si
esaurito, lo si nota chiaramente nelle solenne celebrazioni che
dal 5 al 12 ottobre 1970 allietarono la citt in occasione del V
centenario della sua morte. Festeggiamenti incentrati sulla figura
spirituale del Beato, un momento di grande raccoglimento e di
preghiera che vide tutta la cittadinanza, e le popolazioni
limitrofe alla nostra, accalcarsi a venerare solennemente la Sacra
Urna che trionfalmente attraversava la citt per la settima volta.
Non vi fu nulla di spettacolare fuori dalla festa liturgica,
proprio perch questa doveva essere una celebrazione per
onorare la figura del Beato; venne anzi organizzato il primo
convegno interregionale della Fraternit Laici Domenicani
dell'Alta Italia atto ad analizzare i problemi del laicato
domenicano nella societ.

16

CONCLUSIONE

L'indimenticabile folla che accorre sul sagrato del Duomo per


rendere omaggio al suo Protettore l'ultima immagine che
lasciamo a conclusione di questo elaborato.
Il fatto che Egli sappia ancora trasmettere nell'animo dei
Vigevanesi una totale fiducia nei suoi confronti, si dimostra una
confortante certezza; tutti infatti scendono volentieri nello
scurolo ad accendere una candela e ad affidare con una
preghiera le loro speranze, le paure e i bisogni. Egli sempre
vivo in mezzo a noi, presenza costante in una citt sempre in
movimento, punto di riferimento per ogni cittadino.

Volentieri, padre mio, in conformit al giusto e pio


desiderio vostro, non tralascer in verun tempo di
raccomandare la Santa Chiesa, la nostra Religione, la
provincia, il convento; e la citt di Vigevano sar da me
dal cielo guardata con occhio attento a proteggerla e
custodirla: mai potr scordarmi delle obbligazioni
contratte con gli uomini in terra, se l'infinita misericordia
di Dio mi chiama a regnare cogli Angeli e coi Santi in
paradiso
Beato Matteo Carreri

17

LA TRADIZIONE POPOLARE
Questa piccola appendice stata creata appositamente per
raccogliere materiale inerente alla tradizione popolare sulla
figura del Beato Matteo. Un aneddoto in dialetto che spiega la
nascita della festa nostrana e del dito di Mantova; delle brevi
poesie, sempre in dialetto, sui ricordi che suscita ogni anno
questa festa e il suo Patrono, testimonianze dirette e un video
che ci permettono di riassaporare quella tradizione che oramai,
sta svanendo.
Al Biat Mat
Gh l'aria dl'aut.
I pint s spian pian, pian
dal s vist tt culur,
ingialisa l'erba in di pr
e la matina gh la nebia o la rus.
I giran i giustar in s la fera
e sunan i campan a festa
par ricurd a tt la gent,
che l' n sicr smenti,
cl' la festa ad tta la cit.
In dal scr, suta l'altar magiur
dentar la s bara trasparenta
sempar ilmin dl' ls ad cent candil
smia che l'surida
ascultnda i preghier di vigin
che quond che gh bisogn
l'imploran di n'snugi
cunfidndagh tt i dispias
sicr ad ves'sint e ait
parch al Biat Mat
l' l'prutetur ad tta la cit.
Ogni madar cun un fi mal
l' andaia in dal scr a preg.
Da sempar, ogni genitur
che ghiva un fi in guera
l' andai viscagh una candila
e a preg parch l'turnis a c.
Ogni vigin cun di dispias
l' andai pregal al dagh na m .
Al Biat Mat al surida sempar...
A chi gh fed!
Qund che l'pda
l'interceda cun l
parch tt i vigi
i s s fi...
Sta la s prutesi.
Angelo Penza
18

Al B. Matteo Carreri
I
Santo Patrono dei vigevanesi,
da tutti benedetto e venerato,
che tanti cuori hai di virtude accesi,
tu vivi nell'eterno, consolato.
Nell'Empireo celeste ognun t'invoca
in ogni sua bisogna con la fede,
che mai vien meno in chi di Te s'infoca,
e con le preci sol da Te procede.
Tutti Tu ascolti e vedi dal Tuo soglio
divino, presso a Dio. E tutti segui
nell'aspra vita ad aggirar lo scoglio
perch ogni mal per Te sempre dilegui.
Ave, speranza e amor senza confine.
Proteggi ognor la Tua citt adorata
s che le tue preci, volte ad alto fine,
rendano a noi la vita meno ingrata.
II
Chiuso nell'urna bronzea grandiosa,
che i secoli vedran sempre fulgente
come il tuo spirito, che non mai si posa,
proteggi ognor chi a Te volge la mente.
Tu, Beato Protettor, Santo Patrono,
adorno d'alti meriti e di grazie,
che vedi a Te d'intorno il popol prono
pregar ch tu allontani le disgrazie,
fa che ogni prece giunga alta nel cielo
e dal Tuo altar di luce e di bont
scenda d'amor, su noi, un santo velo.
Tu, che ne allontanasti guerre e mali,
serbaci santa ognor la Tua anist
e guidaci alle gioie spirituali.
Da Vigevano, 19 settembre 1951

A. Dell'Ongaro
(Attilio Ferrari Trecate)

19

Leggenda sulla morte del Beato Matteo Carreri


Quand chal Biat Mat lva da mur, l ndacc prand mur a
Mantua a ca d s surela; dunca l j no vurs dvir, che lur ad ntt i
dvran a ns, e l gha dcc: Dvra cha s Mat; e lur gh dicc:
Che Mat, che Mat! Vegna dum chat dvirma, n ad ntt dvirma
a ns. E l l ndacc in s ra prta dra gsia e c al dt la scricc in
s ra prta: Rstica prugnia, sarete parsipitati dai scrpiuni. E l
gn a Vgvan a mur in dal so cunvnt.
Dopu mrt so surla l gn ch saludr, e gha tuc ra m, e gha
rest in m un dt. E lur l, quand che n fuma ra fsta dar Bat Mat,
lur i f ra fsta dal ditt.
Da: Viglevanum, aprile-giugno 1911. pag. 153

Quando il Beato Matteo stava per morire, andato per andare a morire
a Mantova a casa di sua sorella, dunque l non hanno voluto aprirgli,
ch loro di notte non aprono a nessuno, e lui gli ha detto: Apri che
sono Matteo; e loro gli hanno detto: Che Matteo, che Matteo! Vieni
domani che ti apriremo, noi di notte non apriamo a nessuno. E lui
andato davanti alla porta della chiesa e con il dito ha scritto sulla
porta: Rustica progenie, sarete perseguitati dagli scorpioni. Ed
venuto a Vigevano a morire nel suo convento.
Dopo la sua morte sua sorella venuta qua a salutarlo, e gli ha toccato
la mano, e gli rimasto in mano un dito. E loro, quando noi facciamo
la festa del Beato Matteo, loro fanno la festa del dito.

Ed ecco una testimonianza diretta di chi, in primissima persona,


ha vissuto le feste patronali del Beato Matteo, ovvero il Sig.
Francesco Fino che nel 1951 fu segretario del Comitato Cittadino
che si occup della solenne reposizione del corpo del Beato nella
nuova urna in bronzo dorato.
Nel 1951, il nuovo Prevosto di San Pietro Martire, don Maspero,
volle riprendere lidea, abbandonata causa morte prematura nel 48,
del suo predecessore, don Pizzelli, ovvero il rifacimento dellUrna in
cui era custodito il Beato Matteo.. Si trovava infatti racchiuso in una
cassa di legno, molto grande e ben fatta ma ormai rovinata dal tempo e
dal furto del 1943. Il Beato non era sempre visibile come lo adesso,
vi erano momenti in cui era visibile, altre volte no, se non era
racchiuso nella casa, si trovava dietro una tendina che a seconda
delloccasione veniva discostata. Ebbene allepoca avevo 21 anni e
dato che fin da piccolo avevo sempre partecipato attivamente alla vita
parrocchiale di San Pietro (catechismo, chierichetto..), don Masperi,
uomo energico e molto volenteroso, mi propose come segretario del
comitato cittadino che si sarebbe occupato dellorganizzazione
dellintera festa. A differenza del 45, questa fu fortemente voluta in
riparazione ai furti subiti nel 43; il corpo infatti fu solo ricomposto,
ma una vera valutazione della trafugazione delle spoglie fu fatta solo 8
anni dopo, appunto nel 1951. Il corpo fu esaminato e ricomposto da
padre Sanvidotto aiutato dal maestro Scaglioli; successivamente le
ossa furono catalogate dal Dott. Cattaneo Primario dellOspedale.
Cambiato il mantello e risistemato nellurna di ebano il Beato fu

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sigillato privo di ornamenti o gioielli (eccetto un anello) perch furono


rubati tutti nel 43. Venne contattato lo scultore Ricci, un uomo
squisito e umile, di notevole bravura! Vigevanese naturalmente! Egli
scolpi questa nuova Urna di bronzo, mentre lo scurolo fu rifatto dal
Mazzucchi. Vi fu poi la processione solenne, unindescrivibile
partecipazione. Tutti accorsero per il Beato! E fu lunica volta che
venne trasportato su un camioncino perch la nuova urna era troppo
pesante per essere portata in spalla.. Mi rimasta impressa la
partecipazione della gente, totalmente diversa da oggi, lattaccamento
del vigevanese al suo protettore era molto sentita. Spiace dirlo ma
SantAmbrogio, nostro patrono diocesano, non veniva minimamente
considerato. Era un amore profondo quello per il Beato Matteo.
Sempre i Vigevanesi accorrevano nello scurolo per accendere una
preghiera o per chiedere una grazia. Nei tempi di guerra tutto lo
scurolo, ogni angolo, anche fin sotto lurna, era pieno di foto dei
soldati, figli e mariti partiti. Impressionante.
Quello che posso dire questo, i tempi scorrono e passano ma al Biat
Mat sempre ci guarder!

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BIBLIOGRAFIA E DOCUMENTI ANALIZZATI

A.S.D., Relazione pubblicata a stampa sulle feste per il IV centenario della


beatificazione, Vigevano, tipografia ecclesiastica Valenti, 1883

A.S.D., L'Araldo, dal 1900 al 1970

A.S.D. fasc. 4 (8) sc. 1 r. 5 n. 5

A.S.D. fasc. 9 sc. 1 r. 2 n. 36

A.S.C.V., Al Beato Matteo Carreri in occasione della solenne reposizione del


corpo nella nuova urna in bronzo dorato, Vigevano 1951

A.S.C.V. Parte Antica art. 66 par 5 n 3, 4, 5

A.S.C.V. art. 440 fasc. 14

A.S.C.V. Archivio di Transizione 12 fasc. 21 carta 1

A.S.C.V. Archivio di Transizione 39 fasc. 10

S.E. Mons. Pietro Berruti Vescovo di Vigevano, Lettera Pastorale del 1918

Angelo Mario Biffignandi Buccella, Sulle feste centenarie seguite nella citt di
Vigevano nel 1840 in onore del Beato Matteo Carreri protettore di detta citt,
Vitali, Vigevano 1840

Angelo Mario Biffignandi Buccella, Sulle feste del quarto centenario della
beatificazione del Beato Matteo Carreri seguite in Vigevano add 6, 7, 8, 9
ottobre 1882, Vigevano Valenti, 1883

Giuseppe Robecchi, Elogio Storico del Beato Matteo Carreri da Mantova,


Vigevano, Vitali, 1840

Vigevano mese, ottobre 1987

Bruna Rocco Cap, Le feste patronali, al Biat Mat. I quaderni 16, Vigevano,
1994

S.S.V., Atti del convegno storico-scientifico sulla figura del Protettore di V


igevano Beato Matteo Carreri, Vigevano 19 ottobre 2002

P. Renato Vasconi O. P., Luomo che volle convertire Satana. Storia del Beato
Matteo Carreri Protettore di Vigevano nel V centenario della morte, Vigevano
1970

Viglevanum aprile-giugno 1911

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