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Il fatto
Dal 24 al 28 ottobre si tenuta a Roma il pi grande ed importante
incontro tra rappresentanti religiosi mai organizzato dalla Chiesa
cattolica. 230 persone (non si tratta solo di leader, ma in molti casi di
normali fedeli) provenienti da 48 Paesi del mondo e in rappresentanza di
circa venti religioni. Ebrei, musulmani, confuciani, induisti, buddhisti e
in pratica rappresentanti di tutti i principali credi religiosi.Nutrita
anche la presenza delle confessioni cristiane. Tra gli altri, anglicani,
valdesi, armeni di Cilicia, metodisti, la Federazione luterana mondiale,
diverse Chiese riformate e alcuni patriarcati ortodossi.
In un'epoca in cui l'incontro tra religioni sembra pi uno scontro - ha
detto il cardinale Etchegaray, spiegando il senso dell'assemblea - serve un
chiaro sforzo di dialogo come questo. Infatti, ha aggiunto il cardinale
Arinze, vi sono alcune grandi sfide nel mondo (discriminazioni, violenze,
divario tra ricchi e poveri, malattie gravi, ingiustizie) che richiedono
per la loro soluzione la cooperazione tra tutti i credenti. E mentre per
far precipitare in guerra l'ingiustizia sono sufficienti poche persone, per
promuovere la pace si richiede la collaborazione di ognuno.
L'assise stata aperta in Vaticano, nell'Aula del Sinodo, dalla relazione
di Theresa Ee-Chooi di Kuala Lumpur (Malesia), presidente dell'Unione
internazionale della stampa cattolica (Ucip).
Theresa Ee-Chooi, nata a Singapore nel 1938, una delle figure di maggior
rilievo del giornalismo asiatico, non solo cattolico. Nel 1987 ha
partecipato a Roma al sinodo sui laici. Ha fatto parte inoltre della
delegazione della Santa Sede in alcune Conferenze internazionali, tra cui
quella sulla donna organizzata dalle Nazioni Unite a Pechino nel 1995.
Terziaria carmelitana, sposata con un avvocato, tre figlie, la Ee-Chooi
anche membro di due Pontifici consigli: quello per i laici e quello per le
comunicazioni sociali.
Primladell'inizio dei lavori la signora Ee-Chooi ha spiegato che: Il
nostro mondo non certo un paradiso. L'umanit divisa da odi etnici,
guerre, conflitti religiosi, razzismoS Il millennio che comincia ci trover
profondamente divisi: i ricchi sempre pi ricchi, i poveri sempre pi
poveri. Queste differenze ci rendono tutto meno uomini: potenti e indifesi,
oppressori ed oppressi.
Da questo punto di vistaLe religioni hanno oggi la possibilit di fare
veramente qualcosa perch questa situazione cambi. I prossimi 50 anni in
questo senso costituiscono una sfida. Dobbiamoanche sconfiggere un
atteggiamento cinico che si sta diffondendo verso le religioni, prese a
pretesto per compiere nefandezze di ogni tipo. Basti pensare all'Irlanda
del Nord, al Kosovo o ai recenti fatti di Timor Est. Va detto con chiarezza
che chiunque rivendica un'identit religiosa in senso ideologico, molto
lontano dalla vera fede.
L'esperienza del dialogo in Asia pu aiutare. Il confronto, la
condivisione, l'accoglienza, sono parte del nostro Dna. Sono questi i
valori, comuni a tutte le religioni, di cui il nostro mondo materialista e
individualista deve ripartire.
Le difficolt, le critiche interne ed esterne, pericoli del sincretismo e realt
Inutile dirvi che il clima intorno a questa assise era molto pessimista.
Pochicredevano veramente in una allenza tra le diverse religioni.
I poteri forti e i signori della guerra che si arricchiscono con la vendita
delle armi, hanno sperato affinch le divisioni vincessero sui segni di
collaborazione.
Critiche sono sorte anche all'interno del mondo cristiano dove sono tante
le ferite sanguinanti per i fratelli dicriminati ed uccisi da militanti di
altre confessioni religiose. Situazione grave per alcuni paesi muslmani e
per l'India, dove il fondamentalismo ind minaccia addirittura la visita
del Papa. Criticato anche il dialogo interreligioso che per alcuni un
Successo dell'Incontro
Testimonianze e giubilo dell'incontro
L'incontro interreligioso andato comunque benissimo, basta guardare il
tetso Lamnifestazione finale stata splendida. 50 mila presenti.
gremlivano piazza San Pietro dove Il fuoco dei cinque bracieri accesi sul
sagrato si diffondeva a poco a poco nella grande piazza.
Giovanni Paolo II ha detto: Conservate nel cuore la luce di questo
evento. Una luce, che da oggi in poi ha un significato inequivocabile.
Qualsiasi uso della religione per sostenere la violenza un abuso della
religione. La religione non , e non deve diventare, un pretesto per
conflitti, specialmente quando coincide con l'identit culturale ed
etnica.
Alla cerimonia conclusiva in piazza San Pietro, si unito anche il Dalai
Lama, massima autorit spirituale del buddismo tibetano, il cui nome non
figurava nell'elenco dei partecipanti.
Uomini nobili di varie nazioni si sono riuniti qui oggi e, per la parola
della loro bocca, sono pi efficaci dei potenti della terra. Grazie a loro,
Dio l'Altissimo. Ha esordito cos, adattando le parole del Salmo, il
gran rabbino Ren Samuel Sirat, il primo dei rappresentanti delle altre
religioni a prendere la parola in piazza San Pietro. Sirat ha spiegato che
Dopo Assisi gli incontri si sono moltiplicati: i rappresentanti delle
religioni mondiali vanno affrontando i valori della tolleranza, ilrispetto
dell'altro, della volont di coesistenza fraterna dei quali sono
portatori. In nome di Allah, benefattore misericordioso, uniamoci tutti,
musulmani, cristiani, ebrei e altri per arrivare ad avere la pace, gli ha
fatto eco l'afroamericano Imaw Mohammed, giunto dagli Stati Uniti per
rappresentare i suoi Fratelli Musulmani. Servitori di Dio da comunit
religiose del mondo - testimonia l'imam - ci siamo incontrati in Vaticano
con Giovanni Paolo II perch condividiamo valori fondamentali e la fede in
una vita virtuosa, che vuole giustizia e pace per tutti. Parole che
suonano come impegno deciso contro ogni forma di intolleranza e
fondamentalismo, pronunciate da un uomo che racconta di aver dedicato la
vita intera a costruire ponti e che, nella luce del tramonto riflessa
dalla facciata della basilica vaticana appena restaurata, chiude il suo
intervento invocando la benevolenza di Dio su tutti i partecipanti
all'incontro e su questo luogo santo.
stat poi la volta di Usha Mehta, anziana discepola di Gandhi,
l'apostolo della non violenza, della pace e della verit. Egli - ha
raccontato ai giovani romani che gremiscono la piazza - fu ad un tempo un
santo e un rivoluzionario, un uomo religioso e un riformatore sociale, un
grande idealista e un sobrio realista, un ind che fermamente credeva
nell'unit di tutte le religioni nella paternit di Dio e nella fraternit
degli uomini.
Con il Papa e il Dalai Lama ci sarebbe stato anche Gandhi prima ad Assisi e
ora in Vaticano per condannarela futilit della guerra, inclusa quella
nucleare. Il Mahatma, infatti, desiderava appassionatamente l'unione dei
cuori e delle menti, di coloro che desiderano la pace e riteneva che il
modo migliore per raggiungere questo lodevole obiettivo fosse quello di
unire le persone, rettamente, attraverso l'amicizia interreligiosa, il
dialogo e il rispetto reciproco cercando di stabilire un nuovo mondo, dove
tutti i popoli vivano come fratelli e sorelle, come figli di un unico
Padre.
La sera era ormai scesa in piazza San Pietro quando Augustin Tiydze, un
giovane camerunese che ha vissuto l'esperienza del dialogo interreligioso
nella cittadella focolarina di Fontem, dove, ha ricordato, vivono insieme
da 35 anni persone di diverse nazioni, etnie e religioni: unapiccola citt
di 600 case che vuole mettere in pratica la regola d'oro dell'amare l'altro
come noi stessi, un piccolo seme gettato nel cuore dell'Africa e dal quale
pu nascere un grande albero, i cui rami potranno estendersi sempre pi e
essere casa per tanti. Il fiume di cercatori di pace si ingrossato, la
preghiera gli uni accanto agli altri per la pace si approfondita. I ponti
sono stati gettati, ha commentato Andrea Riccardi, della Comunit di
Sant'Egidio, cui era toccato di introdurre le testimonianze. E il cardinale
Roger Etchegaray ha aggiunto che l'assemblea interreligiosa che si
concludeva ormai nella notte romana illuminata dalle torce ben pi di
una semplice alzata del sipario giubilare: ne rappresenta il primo atto che
provoca la Chiesa ad approfondire il senso della sua presenza e della sua
missione in seno alla comunit umana, dove la pluralit delle religioni si
impone come un fatto e ancor pi come un mistero, il mistero divino della
storia e della salvezza dell'umanit.
necessario collaborare alla costruzione di un mondo migliore, ha detto
il metropolita Damaskinos, delegato del patriarca di Costantinopoli,
Bartolomeo I. Mentre l'ebrea Rosalind Preston ha sottolineato l'importanza
di educare bene i bambini, se vogliamo un millennio di pace. E quando i
rapporti sono tesi, come avviene talvolta tra cristiani e musulmani? Ges
non ha paura di Maometto - ha risposto monsignor Giovanni Martinelli,
vicario apostolico di Tripoli, in Libia -. Io piuttosto temo coloro che non
sono sufficientemente cristiani. il gran sacerdote Handa Kojun