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STUD
SULL'ATTIVIT'
DELL'IMPRENDITORE
MODERNO
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DI SCIENZE
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fatto che in questo periodo la clientela considerata come un dominio particolare dell'artigiano-imprenditore,
su cui nessuno ha diritto
di immischiarsi.
Nella terza fase di sviluppo del mercato crescono e mutano rapidamente i bisogni del consumatore,in relazione al trasformarsie al
complicarsi della vita economica. La figuradell'artigiano-imprenditore si sdoppia: da una parte l'imprenditoreche organizza la produzione dietro gli ordini ricevuti dal commerciante; dall'altra il commercianteal quale pervengonoi desideri e le richiestedel consumatore. L'artigiano-imprenditorenon tratta pi direttamenteclic col
commerciante.Il commerciantefunge da speculatore: egli il vero
elemento motore della produzione. Cadono i vincoli alla libera concorrenza: la caccia alla clientela altrui non pi condannata,n dalla
legge, e nemmeno dalla morale.
Si passa alla quarta fase con un crescentesviluppo di funzioni.
La figuradel commerciantesi dissocia in due pi figureche possono per comodit di indagine ricondursi a due principali: il commercianteall'ingrossoe quello al dettaglio.Entrambisono speculatori;
per chi fa maggior opera speculativa il commercianteall'ingrosso,
che studia e prepara in anticipo, passando gli ordini agli imprenditori,
la soddisfazionedei bisogni sociali, ossia di quei bisogni che sono comuni alla media dei consumatori.Questo fenomeno particolarmente
evidente nelle industriemanifatturieree nella produzione delle materie grezze. Nella produzione agricola invece l'offertanon pu essere
regolata con la stessa facilit, correlativa com' alle condizioni atmosferiche.
Al commercianteal dettagliotocca una funzioneben pi limitata.
Ci che i consumatori richiedono quale mezzo di soddisfazione di
particolari e non comuni bisogni costituiscela speciale domanda dei
commerciantial minuto agli imprenditori.
L'imprenditoreresta in una posizione di attesa; non corre rischi
commerciali poich lavora in base agli ordini ricevuti dai commercianti. Egli appare come qualche cosa di costante e passivo di fronte
ai commerciantie ai consumatori,che sono invece liberi e determinanti.
Mentre nella fase precedente vi era un solo prezzo di mercato,
in questa pi evoluta e complicata i prezzi sono tanti quanti sono i
mercati: il mercatoin cui si trovanodi frontel'imprenditoree il commerciante all'ingrosso,il mercato del commercianteall'ingrosso e del
commercianteal minuto,e infineil mercato del commercianteal minuto e del consumatore.
E' questo il carattere di molte economie commerciali,l'inglese
compresa. Carattereche porta al regolamentodella produzione sopratutto attraversoi commerciantiall'ingrosso,e che richiede da parte
degli imprenditoriuna adattabilit continua e un talento di organizzazione raffinatoper stare al corrente con i gusti indisciplinati dei
consumatori.
Pi tardi, man mano che il capitalismo evolve e l'economia dei
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studi sull'attivit*dell'imprenditore
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studi sull'attivit' dell'imprenditore
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delle modificazioniprofonde e sostanziali. Mentre negli stadi precedenti dello sviluppo del mercato (in particolarenel penultimo) i commercianti,oltrech fornirei servizi proprii alla loro funzione economica, fungevanopure da speculatori,perch anticipavano la domanda
del consumatore,nella nuova fase, ultima per ordine di tempo, essi
restano quasi unicamente per costituire l'organizzazione di vendita
delle merci. All'uopo combinano la vendita delle merci di parecchi
imprenditori,sopportando una spesa unitaria (per ogni vendita) inferiore a quella che graverebbe sull'imprenditoreove questi organizzasse la vendita esclusiva dei propri prodotti.
Quanto alla funzione speculativa dei commercianti,essa viene,
per elfetto del crescenteprocesso di specializzazione e di divisionedelle funzioni economiche, trasferitaad altre persone. Diciamo subito
che queste persone sono l'imprenditore,gli assicuratorie gli speculatori di professione,i quali ultimi rappresentano il tipo estremo di
quella classe di uomini di affariche si sobbarcano i rischi commerciali.
Dal punto di vieta del rischio il fenomenosi venuto svolgendo
nella maniera seguente.
Nella prima fase del mercato,non ci sono, a voler parlare propriamente,rischi commerciali,poich il prezzo uno solo e ha tutta
la natura del salario. I rischi della produzione invece gravano interamente sull'artigiano-imprenditore,
come graveranno del resto anche
in seguito. Per questi rischi non si dar alcun trasferimentofino al
terminedel processo evolutivo del mercato,allorch parte di essi, come il rischio del fuoco e degli infortuni,verrannoassunti dalle compagnie di assicurazione verso un premio corrispondenteal loro valore
attuariale; tranne quei rischi che sono propri alla produzione, come
i danni dovuti a metodi sbagliati di produzione,i quali restanoaddossati all'imprenditorepoich non hanno valore attuariale.
Nella seconda fase del mercato, i rischi commerciali dovuti alle
variazioni dei prezzi cadono sull'artigiano-imprenditore.
Nelle due fasi successive i rischi commerciali cadono pure sui
commerciantiall'ingrosso e al minuto,in parti corrispondentiall'importanza della funzione speculativa di ciascuno.
Degno di nota il trasferimentodei rischi commerciali che si
produce nell'ultima fase esaminata. Il fenomeno avvenuto nel seguentemodo. Anzituttova ricordatoche il rischio commercialedipende dalla propriet,sicch non havvi rischio questo minimo allorch non si proprietari la propriet dura un tempo brevissimo:
nessun rischio senza propriet. Non il caso di soffermarsia discutere per comprendereche oggi i commerciantiall'ingrossoe al minuto
riescono generalmentea sottrarsiai rischi commercialimediante l'assunzione della vendita per conto dell'imprenditore,la stipulazione di
particolari condizioni contrattualiper cui le merci rimasteinvendute
sono ritornateagli imprenditoriai prezzi di fattura,e anche a mezzo
delle assicurazioni con i contrattia termine. Varie sono in sostanza
le forme tecniche e giuridiche onde sfuggireai rischi commerciali;
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e commercialinon convenientementeassicurabili, inteso come diminuzione del prezzo attuale di un prodottofuturoe per tanto non solo
remoto,ma anche incerto.Ne l'assicurazione l'autoassicurazionepossono eliminare del tutto e in ogni caso questo elemento,specialmente
in economia dinamica . Onde la misura del profittodipende dalTassunzione da parte delFimprenditoredi certi rischi non convenientemente assicurabili. Cos la risultante della rimunerazione ai fattori
produttivi,del compenso per il lavoro di direzione e del compenso
per i rischi non assicurabili diventa un elemento costitutivodel prezzo normale di offerta(1).
oich dunque la tendenza odierna dell'economia dei mercati
verso la concentrazionedell'alea sulla figuradell'imprenditore,i commercianti all'ingrosso e al minuto sono dal loro canto liberati, almeno tendono a liberarsi,dalla maggiorparte dei rischi commerciali.
Onde la loro funzionespeculativa si riduce ai rischi che non sono economicamente trasferibiliad altre persone ad altre concrete organizzazioni (speculatori,assicuratori,imprenditori).Per questo essi ottengono ancora un profitto.Ma la parte preponderantedella remunerazione loro costituitadal compenso per il servizioreso contemporaneamente alla vendita,servizio consistentenel far trovareil bene in quella quantit, in quel momento e in quel luogo pi opportuni per il
consumatore.Il prezzo per questo servizio non pu essere chiamato
profitto,per la ragione stessa per cui il salario un reddito diverso
dal profitto,anche se per il lavoratoreil pagamento del salario risulti
soventealeatorio.
L'importanza dell'analisi ora condotta sta nella conclusione che
se ne pu trarr: l'imprenditore,nei mercati progrediti,appare il
centro dell'economia del mercato almeno per quanto riguarda la formazione delle curve dei gusti e l'assunzione dei pi importantirischi
commercialie industriali.
Questo fenomenonon presenta tuttaviaun'importanzatale da asservire il sistema sociale ai voleri dell'imprenditore,perch intervengono delle forze compensatriciproprio nel campo che a primo aspetto
sembrerebberiserbato all'imprenditore: la determinazionedell'estensione della produzione.
Ecco come pu essere epiegato questo punto essenziale di questa
indagine.
L'imprenditorecome figuradominante del mercato si approprierebbe, con l'aiuto con l'asservimentodelle banche, dei risparmi (in
beni di consumo) prodottidal popolo e dei capitali che sono destinati
ad uso statico, e li indirizzerebbeverso nuove combinazioni,col solo
limitesegnatodal suo arbitrio.Questa sarebbe la maggioree pi recente scoperta nel campo dell'economia. In tal modo essa avrebbe risolto
il problema della causa dei movimentieconomici progressivi.La tesi
ha un certo fondamento,ma non sostanziale.
(1) Marshall,Principidi economia
, IV ed., trad,it.,pag. 340.
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direzione delle imprese non spetta pi al migliore in senso economico, ma all'uomo risultantedal compromessotra i gruppi capitalistici,
che sa trattare coi partiti politici cos bene come con l'opinione
pubblica.
Queste opinioni appartengono a quell'ordine di dottrineche fanno risalire la cusa dei paesaggi da un equilibrio a un altro allo spirito
di intrapresa che anima l'imprenditore.Non dunque nei movimenti
della popolazione e nemmenonei progressidella tecnica starebbe l'essenza delle crisi, ma nella spinta al nuovo e al grandioso che porta
l'imprenditorea creare combinazioni nuove, dalle quali trae il profittofinchla concorrenzanon sia entratain azione : Ohne Entwicklung
kein Unternehmer
gewinn,ohne Unternehmer
gewinnkeine Entwicklung.
Vista da questo lato, ossia quale*spiegazione delle crisi, l'opinione
surriferitaha per valore solo in quanto non si accolga la possibilit
di una teoria economica delle crisi; come ad es. intende Schumpeter
quando nega alla teoria delle crisi il presupposto edonistico.
Invece, come premessa della tesi per cui gli imprenditori,mossi
dal desiderio di potenza sulla societ, si approprierebberodei risparmi in beni di consumoe dei capitali destinatiad usi produttivistatici,
e ne creerebbero dei nuovi con l'aiuto delle banche, onde realizzare
nuove combinazioni,tale opinione pu anche essere accettata. Si pu
anzi dire che questa idea dell'attivismonon utilitaristanon interamentenuova giacche il Marshall findal 1907 l'aveva esposta, in maniera pi rigorosae senza il tono 'sentimentaledi certa letteraturaeconomica che fa capa ai continuatoridi Marx (1). Seguendo Marshall, infatti, molti uomini di affariagiscononon tanto per la ricchezza in s quanto per vincerele difficolt
che la natura loro oppone in nobile e cavalleresca gara con gli altri uomini di affari.Appena da avvertireche
questa giustificazionedell'attivit degli imprenditoriguadagna poco
credito presso il pubblico, mentredovrebbe invece essere chiarita,perch nel riconoscimentodello spirito cavalleresco degli imprenditori
che molti mali potrebberotrovarela loro soluzione.
Non di meno questa forma mentis dell'imprenditoreche in fatto
esiste insufficiente
ad assicurargli il dominio dell'intera economia
non
perch
sempre possibile far leva sui risparmi e sui capitali destinati ad impieghi statici mediante l'aiuto delle banche.
Anzitutto,si domanda, salva la questione della esitabilit delle
merci in seguitoalle nuove combinazioni produttive?Sui limiti diversi
alla esitabilit delle merci, il Menger aveva scrittopagine bellissime
quasi definitive,finoall'epoca in cui preseroa diffondersile vendite a
rate (2). La realizzazione moderna del credito al consumo sembra
aver allargato i limiti alla esitabilit delle merci in maniera notevo(1) Cfr.:A. C. Picou,Memorial
Londra1925,pag.323e segg.,
of A. Marshall,
al titoloSocialPossibilities
. Questaparte,come dettonel
of EconomicChivalry
con piccoledifferenze
sull'Economie
testo, statapubblicata
Journaldel 1907.
C.
di
(2)
Menger,Principifondamentali Economiapolitica
, trad,it., Bari,
1925,pag. 274-303.
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lissima eeppure non infinita.Gli studi recenti del Seligman (1), condotticon severo criterio,sebbene non giunganoa conclusionedefinitive,
consentononon di meno di sostenereche i limiti economici alla esitabilit delle merci sono stati allargati. Ci dunque costituisceuna condizione di pi alla spinta in avanti dello spirito di intrapresa.
Ma bisogna proseguire l'indagine anche nel campo del credito
alla produzione onde verificareil lato fondamentaledella costruzione
dello Schumpeter, costruzioneche stata riesposta recentementeanche da un autore inglese, il Robertson (2). Giusto il parere di questi
autori, se nell'Economia statica la moneta un semplice mezzo di
scambio, in Economia dinamica, commerciale e non collettivista,essa
sarebbe pi che questo. Il credito accordato dalle banche agli imprenditori agirebbe come un comando sui beni della comunit distogliendoli dai loro usi impieghi produttivistatici. Con esso l'imprenditore
potrebbe aprirsi l'ingresso nel mondo dei mezzi di produzione n
pi n meno di quanto fccia l'imprenditorecolla moneta legale (3).
Per tra i mezzi cosi creati a favore degli imprenditorie la moneta
legale vi sarebbe una differenzasostanziale, perch mentre quest'ultima un buono sui mezzi di produzione e sui beni di consumo esistenti che non porta danno al sistema bancario qualunque sia l'esito
della produzione, i mezzi accordati dalle banche agli imprenditori,
ossia le aperture di credito,sono buoni sui beni attuali privi di ogni
pericolo finch i prodotti futuri ottenuti dalle nuove combinazioni
avranno un valore eguale superioreal creditopi l'interesserelativo.
Secondo questi concetti il banchiere dunque non tanto l'intermediario di potere di acquieto quanto il produttoredi questo capitale
particolare. Egli sta tra coloro che vogliono realizzare nuove combinazioni e coloro i quali posseggonomezzi di produzione. In un certo
senso,il banchiere delegato dall'economia nazionale a concedere rinvestituraagli imprenditori(4). Tutte le banche possono agire in questo senso purch lo vogliano.
Di qui Timmensaimportanza della teoria della moneta e del ere*
dito, non pi circoscrittientro problemi di tecnica bancaria e monetaria, ma costituentiuno dei pi complessi problemi di Economia dinamica.
Il ragionamentotuttavia non corre. E' vero che il credito un
mezzo per disporre dei capitali altrui e per crearne anche dei nuovi
(risparmio forzato),ma vi sono limiti ben strettial suo impiego.
Un primo limite rappresentatodall'ammontarecostituitodal risparmio in via di formazione,dal capitale disponibile e dai capitati
che man mano si disinvestonodai cicli produttivi.Questo limite non
(1) R. A. Seligman,The Economics
of Instalment
Sellings,New York,1927,
1 vol.
(2) D. H. Robertson,
BankingPolicyand the Price Level, London1926,
passim.
Theorieder wirtschaftlichen
(3) J. Schumpeter,
Entwicklung,
op. cit, pagg.
140-207.
(4) Schumpeter,
Op. cfc,pag.110.
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disconosciutodai nostriautori. Dove invece il nostrodissenso completo intorno all'estensione e all'efficaciadei mezzi forniti con le
aperture di credito allo scopo di realizzare una massa di risparmio
forzato con cui intraprenderenuove combinazioni. Se non nostro
scopo l'affrontaree discutere l'intera sottilissima costruzione dello
Schumpeter e del suo continuatoreil Robertson, e ancora meno verificarlapunto per punto, tuttaviafra le molte obbiezioni possibili due
al nostro assunto,senza uscir fuori del campo
sono pi che sufficienti
delle questioni pratiche.
La prima obbiezione riguarda il rischio. E' incontestabileche i
crediti bancari utilizzati a scopo produttivosi basano sulla fiducia.In
vero qual' la base del credito se non la fiducianei mutuatari?Perci
il primo ostacolo che sorge alla concessionedel credito rappresentato
dalla garanzia fornitadall'imprenditore.La banca non pu ignorare
che la garanzia in questi casi data in gran parte dalla posizione personale degli imprenditori.Pur ammettendoche le banche possano cadere sotto il controllodegli imprenditori,vi semprela questione del
rischio che corrono i depositanti.Manterrannoquesti la fiducia nelle
banche cos asservite,oppure non sar pi probabile la rovina di un
sistema creditizio e bancario siffatto?
Altrimentinon si spiegherebbela concreta elasticit dei depositi
bancari in rapporto alle solidit delle banche. Resta con ci dimostrato che esiste un primo limite ben definito alla possibilit di dare
credito.
La seconda obbiezione relativa al cosidetto risparmio forzato.
Su di esso ha richiamato molto l'attenzione l'inflazionedopo il 1914.
Le banche potrebberoattuare,innalzando opportunamenteil livello dei
prezzi, una larga redistribuzionedelle ricchezze esistentia vantaggio
delle classi produttivedella societ e a danno dell'aggregato sociale
stabile costituitodai risparmiatorimonetari.Questi sarebbero defraudati, nel senso che l'ammontaredei loro risparmiavrebbe una potenza
d'acquisto in merci minore di quella precedente l'innalzamento del
livello generale dei prezzi. Il concetto di risparmio forzato non corrisponde perci al senso dato di solito a questo termine prima della
guerra,secondo il quale esso l'ammotare dei beni di consumo durevoli esistentiin un determinatoanno (Ricci); ma corrispondeinvece
al risparmio creato artificialmentedall'inflazione.
Per valutare il significatopratico di questo processo esposto in
maniera molto semplice,importa richiamarel'attenzione sul fatto che
gli sviluppi della tecnica bancaria hanno ormai chiarita la differenza
sostanziale tra uso e abuso del credito,e il modo di determinarlacon
sicurezza. Le banche non possono agire oltre certilimiti tecnici al di l
dei quali il credito anzich promuoverela ricchezza e il benessere
di un paese ne turba profondamentei rapporti interni e internazionali. Infatti,quanto ai rapporti interni,l'aumento del credito,se non
distruggei capitali, altera per i rapporti gi fissatiin pro di una
parte contraentee a danno dell'altra: esso opera un trasferimentodi
ricchezza tanto pi vasto quanto pi importantisono i contrattimo-
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DI SCIENZE
imSTA
SOCULI
AZIONALE
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RIASSUNTO
DELL'ARTICOLO
modernotendea diventare
l'elementodeterminante
dell'eL'imprenditore
conomiadei mercatiper quantoriguardala formazione
delle curvedei gustie
dei rischicommerciali
l'assunzione
e industriali.
fenomeno
illumina
Quest'ultimo
le nuoveteoriedel profitto
basatesul rischionon economicamente
singolarmente
assicurabile.
Per quantoriguarda
la determinazione
dell'estensione
della produzione,
l'imprenditore
dipendedal mercatomonetario.
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