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STUD SULL'ATTIVITA': DELL'IMPRENDITORE MODERNO

Author(s): Giovanni Demaria


Source: Rivista Internazionale di Scienze Sociali e Discipline Ausiliarie, Nuova serie, Vol. 2, Fasc. 1
/2 (Aprile-Maggio 1929), pp. 39-53
Published by: Vita e Pensiero Pubblicazioni dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/41618525
Accessed: 05-02-2016 18:45 UTC

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STUD

SULL'ATTIVIT'

DELL'IMPRENDITORE

MODERNO

La strutturaeconomica dei mercati oggi cos intimamentelega


ta con l'elementoinventivoe dinamico dell'economia capitalistica,perBonificatodall'imprenditore,che niente giova quanto il richiamare
eopra la figura dominante di lui, sopra i rapporti sostanziali che eono fruttodella sua potente attivit,l'attenzione di quanti, studiosi e
uomini di affari,aspirano a comporrein ischema gli infinitilegami di
mutua dipendenza tra i fattoridella realt economica.
Le fasi attraversole quali il mercato odierno si venuto formando costituisconotanti oggettiprecisi di siffattaindagine. Senza dubbio
molte questioni non sono ancora risolte, ma tuttavia gi la eintesi
provvisoria di questo sviluppo possibile per grandi tratti.
#
Nella prima fase, in cui il consumatoreraccolta la materia prima
necessaria provvede a farla trasformaredall'artigiano secondo i proprii gusti,non esiste un vero e proprio mercato.Il prezzo che in questo stadio primitivosi paga per il prodotto finitoha pi della rimunerazione per un servizio, quello recato dall'artigiano,che la sostanza d'un prezzo per il risultato di una produzione intrapresa con capitali e lavori proprii dell'artigiano. Manca ogni elemento di rischio
commercialeda parte dell'artigiano. Quasi nullo pure il rischio del
consumatore: non che vi siano unicamente valori di consumo, ma il
tradizionalismo talmente il carattere di quest'epoca statica, i bisogni individuali, subordinati all'ideale tomistico,sono cos correlativi
alla posizione sociale di ognuno ( l'idea delle sussistenzee della spesa cos cara a Sombart) che il rischio insito in ogni produzione si riduce al minimo.
La seconda fase di sviluppo del mercato quella in cui l'artigiano, anticipati i capitali necessarii alla produzione, fronteggiain antecedenza la domanda futura dei consumatori,da lui previstain base
allo studio dell'abito, delle convenzioni e della posizione sociale del
consumatore.C' gi un prezzo di mercato,sebbene esso si forminella
casa nel negozio dell'artigiano. Come nella fase precedente,anche
in questa il compito di dirigere la produzione conservatodal consumatore; ma per effettodella anticipata produzione spetta gi all'artigiano una funzione speculativa limitata, che pi tardi, ingrandita
e notevolmentecomplicata,apparterral commerciante,allorch si saranno scisse le due figuredi produttoree di mercante.E 'notevole il

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SOCIALI

fatto che in questo periodo la clientela considerata come un dominio particolare dell'artigiano-imprenditore,
su cui nessuno ha diritto
di immischiarsi.
Nella terza fase di sviluppo del mercato crescono e mutano rapidamente i bisogni del consumatore,in relazione al trasformarsie al
complicarsi della vita economica. La figuradell'artigiano-imprenditore si sdoppia: da una parte l'imprenditoreche organizza la produzione dietro gli ordini ricevuti dal commerciante; dall'altra il commercianteal quale pervengonoi desideri e le richiestedel consumatore. L'artigiano-imprenditorenon tratta pi direttamenteclic col
commerciante.Il commerciantefunge da speculatore: egli il vero
elemento motore della produzione. Cadono i vincoli alla libera concorrenza: la caccia alla clientela altrui non pi condannata,n dalla
legge, e nemmeno dalla morale.
Si passa alla quarta fase con un crescentesviluppo di funzioni.
La figuradel commerciantesi dissocia in due pi figureche possono per comodit di indagine ricondursi a due principali: il commercianteall'ingrossoe quello al dettaglio.Entrambisono speculatori;
per chi fa maggior opera speculativa il commercianteall'ingrosso,
che studia e prepara in anticipo, passando gli ordini agli imprenditori,
la soddisfazionedei bisogni sociali, ossia di quei bisogni che sono comuni alla media dei consumatori.Questo fenomeno particolarmente
evidente nelle industriemanifatturieree nella produzione delle materie grezze. Nella produzione agricola invece l'offertanon pu essere
regolata con la stessa facilit, correlativa com' alle condizioni atmosferiche.
Al commercianteal dettagliotocca una funzioneben pi limitata.
Ci che i consumatori richiedono quale mezzo di soddisfazione di
particolari e non comuni bisogni costituiscela speciale domanda dei
commerciantial minuto agli imprenditori.
L'imprenditoreresta in una posizione di attesa; non corre rischi
commerciali poich lavora in base agli ordini ricevuti dai commercianti. Egli appare come qualche cosa di costante e passivo di fronte
ai commerciantie ai consumatori,che sono invece liberi e determinanti.
Mentre nella fase precedente vi era un solo prezzo di mercato,
in questa pi evoluta e complicata i prezzi sono tanti quanti sono i
mercati: il mercatoin cui si trovanodi frontel'imprenditoree il commerciante all'ingrosso,il mercato del commercianteall'ingrosso e del
commercianteal minuto,e infineil mercato del commercianteal minuto e del consumatore.
E' questo il carattere di molte economie commerciali,l'inglese
compresa. Carattereche porta al regolamentodella produzione sopratutto attraversoi commerciantiall'ingrosso,e che richiede da parte
degli imprenditoriuna adattabilit continua e un talento di organizzazione raffinatoper stare al corrente con i gusti indisciplinati dei
consumatori.
Pi tardi, man mano che il capitalismo evolve e l'economia dei

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moderno
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mercati profondamentesi complica, cade il carattere irrazionalista


della produzione.
La statica sociale, legge di conservazione della moda, valida
pei popoli a civilt arretratacome il popolo cinese e indiano, ha iniziato la sua inevitabile decadenza: l'economia odierna dinamica e
antitradizionalista.Con transizioni pi marcate e con cambiamenti
meno bruschi non si riusciva un tempo ad accorgersidella trasformazione dei bisogni che dopo parecchie generazioni. Come molto acutamente ha osservato il Worms (1), vi era un solo gusto sociale per
secolo: uno per il XVI secolo, un altro per il XVII, uno per il XVIII.
Nel XIX secolo ve n' uno per generazione e oggi uno ogni decade e
forse anche meno. Manca un criterio generale che presieda alla loro
formazione,se non quello estremamenteimpreciso che fa risalire alla
legge del ritmola causa di tuttele trasformazionisociali. Senza porre
interessese questi cambiamenti dei bisogni costituiscano meno un
reale progressoper la collettivit,basta che essi sussistanoe si manifestinoper suggerireuna serie di attitudinie di interventionde regolarne gli effettied eliminarnegli immancabili inconvenienti.
Ma possibile spezzare certa caoticit nei bisogni che oggi si
rileva pur anco all'occhio meno esperto?
La recenteesperienza in materia mostra come in effettosi tenda,
da parte degli imprenditori,
.verso la creazione di merci ben determinate per qualit e di generale riferimento,onde sollevare il consumatore dall'onere della scelta e costituirealtres un sicuro e duraturo
indirizzo alla produzione. Anche lo Stato, mediante la concessionedei
marchi di fabbrica e di commercio,il riconoscimentoufficialedi beni
di largo consumo (es. stoffedi Stato), la vigilanza sui generi di prima
necessit,mostradi seguire una via analoga nel risultatoa quella degli
imprenditori,seppure la sua azione sembri dettata da superiori principii di benessere e di sicurezza dei consumatori.
In terminimolto generali, tutto ci significache non c' arbitrio
assoluto nella formazione dei bisogni.
Non bisogna credere peraltro che il determinismo razionalismo
della produzione sia limitato a questo. Un altro punto occore esaminare, quello della moda. Non si erra dicendo che oggi l'imprenditore
non attende pi gli ordini in casa propria, ma va incontro al consumatore, e lo educa. C' una vera scuola dei bisogni sociali. Vi sono
direttoridi vendita che oggi riescono a forzare il consumatorea comprare beni cui mai aveva pensato, presentandogliqualche cosa che
appena suggerita forma l'oggetto preciso di un nuovo bisogno (2).
de
International
(1) A. Worms,La luttedes Ages, in: Annalesde l'Institut
, 1902.
Sociologie
italiano.L'interomercato
due esempidal mercato
italianopu
(2) Prendiamo
in certosenso,comeinvasodagli apparecchi
ricevitori
radio,senza
considerarsi,
radioin generale
abbianofattodomandadi apparecchi
e tanto
che i consumatori
del tipo dei tipi lanciatisul mercato.
menodi apparecchi
Ecco un caso di
di apparecchi
radio.Lo stessopu ripetersi
creatadagliimprenditori
domanda
per
la 509 di Agnelli.Quale clienteha mai fattorichiesta,
primache si iniziasse

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Con la pubblicit l'imprenditorelancia la sua moda che rompe la


consuetudine di lasciare ai non imprenditoriil compito di crearla.
Cos la dinamica dei bisogni non presenta attraversoil tempo quelle
variazioni imprevedibiliche erano proprie dell'epoca precedentee che
agivano e reagivano,spesso con enormi danni, sull'indirizzodella produzione. Pur tacendo sulla immensa importanza di questo fatto, ci
limitiamo a suggerireun lato particolarmentenotabile della psicologia del consumatoreodierno.
E' stato detto dalla nostra et che essa Yage of the child. Con
questa definizionesi volle richiamarel'attenzione sul fatto che la tradizione e i costumi dell'epoca passata tendono ora ad avere un significato via via minore, mentre in lor vece cresce e per certi aspetti
giganteggial'influenzadel giovane sulla domanda delle merci. In sostanza, non tanto l'uomo e neanche la donna (la quale praticamente
acquieta la quasi totalit dei beni di uso domestico) che formanola
sostanziale curva dei gusti,quanto il giovane a cui dato per la freschezza del sentire di ritenereprima e poi di imporrenel chiuso cerchio famigliarel'immagine e il gusto dei nuovi beni (1).
E' questo innegabilmenteuno degli aspetti pi importantidella
pubblicit. Coll'azione diretta sulla mentalit del fanciullo, che sar
il consumatoredi domani, essa si dimostra lo strumentopi efficace
per rompere l'equilibrio dei gusti e degli ostacoli con lo spezzarvi la
persistenza di una delle forze pi importanti del mercato: la domanda. In tal modo l'asservimentodella pubblicit e della moda allo
spirito di intrapresa pu determinareuno standard of living diverso,
tenuto conto beninteso del potere di acquisto del consumatoreche
in funzione del suo reddito.
A questo punto si deve concludere che i gusti del consumatore,
nell'ultimo stadio di sviluppo dei mercati preso in esame, sono un
elemento pi determinatoche determinantedella produzione.
Questo aspetto caratteristicodel mercatomodernova ora posto in
relazione da un lato con l'evoluzione della funzionedell'intermediario
e dall'altro con la prevalente funzione dell'imprenditoremoderno.
t
Analizziamo dunque particolarmentele due figuredell'intermediario e dell'imprenditore.
Nell'ultimo stadio dell'evoluzione del mercato esistono sempre i
commerciantiall'ingrosso e al minuto, ma la loro funzione subisce
e le caratteristiche
della macla costruzione,
di una automobile
aventei requisiti
E' statoil genioimprenditore
chinadel tipoindicato?
di Agnellia scorgere
che
i tempieranomaturi
e a costruirla,
in tal modo
perla sua macchina,
fronteggiando
una domandafutura,
solo prevista,
che vennepoi sollecitata
ed educatacon una
rclame.Ecco un altroesempiodi scuoladel bisogno.Spessodunque
opportuna
nonei ha libertdi decisioneda partedel consumatore,
ma subordinazione
allo
stimoloche provienedall'imprenditore.
and Trade, 1 ediz.,pagg.140-162,
sulla omoge(1) Cfr.:Marshall,Industry
neitdella popolazionedegliS. U. in materiadi consumi.

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delle modificazioniprofonde e sostanziali. Mentre negli stadi precedenti dello sviluppo del mercato (in particolarenel penultimo) i commercianti,oltrech fornirei servizi proprii alla loro funzione economica, fungevanopure da speculatori,perch anticipavano la domanda
del consumatore,nella nuova fase, ultima per ordine di tempo, essi
restano quasi unicamente per costituire l'organizzazione di vendita
delle merci. All'uopo combinano la vendita delle merci di parecchi
imprenditori,sopportando una spesa unitaria (per ogni vendita) inferiore a quella che graverebbe sull'imprenditoreove questi organizzasse la vendita esclusiva dei propri prodotti.
Quanto alla funzione speculativa dei commercianti,essa viene,
per elfetto del crescenteprocesso di specializzazione e di divisionedelle funzioni economiche, trasferitaad altre persone. Diciamo subito
che queste persone sono l'imprenditore,gli assicuratorie gli speculatori di professione,i quali ultimi rappresentano il tipo estremo di
quella classe di uomini di affariche si sobbarcano i rischi commerciali.
Dal punto di vieta del rischio il fenomenosi venuto svolgendo
nella maniera seguente.
Nella prima fase del mercato,non ci sono, a voler parlare propriamente,rischi commerciali,poich il prezzo uno solo e ha tutta
la natura del salario. I rischi della produzione invece gravano interamente sull'artigiano-imprenditore,
come graveranno del resto anche
in seguito. Per questi rischi non si dar alcun trasferimentofino al
terminedel processo evolutivo del mercato,allorch parte di essi, come il rischio del fuoco e degli infortuni,verrannoassunti dalle compagnie di assicurazione verso un premio corrispondenteal loro valore
attuariale; tranne quei rischi che sono propri alla produzione, come
i danni dovuti a metodi sbagliati di produzione,i quali restanoaddossati all'imprenditorepoich non hanno valore attuariale.
Nella seconda fase del mercato, i rischi commerciali dovuti alle
variazioni dei prezzi cadono sull'artigiano-imprenditore.
Nelle due fasi successive i rischi commerciali cadono pure sui
commerciantiall'ingrosso e al minuto,in parti corrispondentiall'importanza della funzione speculativa di ciascuno.
Degno di nota il trasferimentodei rischi commerciali che si
produce nell'ultima fase esaminata. Il fenomeno avvenuto nel seguentemodo. Anzituttova ricordatoche il rischio commercialedipende dalla propriet,sicch non havvi rischio questo minimo allorch non si proprietari la propriet dura un tempo brevissimo:
nessun rischio senza propriet. Non il caso di soffermarsia discutere per comprendereche oggi i commerciantiall'ingrossoe al minuto
riescono generalmentea sottrarsiai rischi commercialimediante l'assunzione della vendita per conto dell'imprenditore,la stipulazione di
particolari condizioni contrattualiper cui le merci rimasteinvendute
sono ritornateagli imprenditoriai prezzi di fattura,e anche a mezzo
delle assicurazioni con i contrattia termine. Varie sono in sostanza
le forme tecniche e giuridiche onde sfuggireai rischi commerciali;

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unica non di meno ne l'essenza economica espressa dalla forinola:


nessun rischio senza propriet. Ove per si pensi che i contrattia
terminesi fanno solo per poche merci,il cotone,il grano, il caffe lo
zucchero, appare evidente la tendenza odierna verso il concentramento sulla persona dell'imprenditoredei rischi commercialiche provengono dalle fluttuazionidei prezzi. In altre parole, in seguito a un
processo assai complicato ed estremamentenotevole, l'economia del
mercato odierno presenta,avuto riguardo ai rischi commerciali,delle
caratteristichemolto analoghe a quelle del mercato nella sua seconda
fase di eviluppo, dove l'imprenditore,che fungevanello etesso tempo
da intermediario,sopportava tutti i rischi.
Questo modo di considerarel'imprenditorecome l'unico o almena
come il pi importantesoggettodei rischi commerciali e industriali
getta una singolare luce sulle indagini intornoalla teoria del profitto,
che alcuni vorrebbero comprendere unicamente nell'Economia dinamica ed escludere in Economia statica, mentrealtri, forse impropriamente,vorrebberofosse comune alle due formedi Economia.
* *
In vero qual' l'essenza del profitto?
E' noto che questa formadi rimunerazionespetta a colui che trae
dai var mercati le forze produttive,le organizza in impresa, e vende
il prodottofinito,correndo in tutto il processo produttivol'alea relativa, cio all'imprenditore.Nulla di pi falso che considerare l'imprenditore come un capitalista. Questa concezione poteva valere al
tempo di Ricardo e di Marx, ma non oggi; perch l'imprenditorepu
procurarsiil capitale ricorrendoal mercato. Molto pi giusto dire
che l'imprenditore un possessore,un organizzatoredi capitali. Parimentierrata quell'altra opinione secondo la quale ogni imprenditor un percettore di profitto.Dice bene Schumpeter: chi con
routine amministrala propria azienda non fa grandi guadagni. Il suo
guadagno quello di un impiegato per il lavoro di direzione d).
In sostanza il profitto un vero e proprio salario. Se poi il routinier
ha investitoun capitale di sua propriet,il guadagno che egli ottiene
rappresenta anche la rimunerazione del capitale impiegato, vale a
dire il profittoin questo caso in parte puro interesse.Quanto al rischio non v'ha dubbio sulla sua piena aesicurabilit teorica poich
l'impresa amministratain routine. Si dovr chiamare il premio
relativo a questo rischio con la parola profitto? non forse meglio,
poich si tratta sempre di rimunerazioniche vanno al lavoro di direzione, al capitale impiegato e al rischio assicurabile,dire che chi con
routine amministrala sua azienda percepisce contemporaneamenteun
salario, un interesse e un premio, anzich chiamare con una parola
speciale, profitto,la quale non dice nulla e tanto meno non distingue
Der Unternehmer
in der Volkswirtschaft
von heute
(1) Cfr.:J. Schumpeter,
da Strukturwandlungen
der Deutschen
estratto
, Berlino,pag. 303.
Volkswirtschaft

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alcunch, la somma delle tre rimunerazioniche cos toccano a chi con


routine amministrala propria azienda, ossia l'interesse,il salario e
il premio?
Qualunque sia la risposta,la triplice rimunerazionerisultantedalla somma del compenso per il lavoro di direzione, del compenso per
Fuso del capitale e del compenso per il rischio della produzione
un profittosui generis, distinto dalle sue parti componenti solo in
quanto Tuno una sommatoria,mentrele altre sono addendi di questa. Siffattaposizione del problema del profittorisponde quindi effettivamenteal pensiero del Wairas, per cui il profittonon esiste in Economia statica (1).
Ove si voglia invece tener conto delle reali condizioni del mercato, che dinamico, pi giustamenteprogressivo,si vede che il
profittonon soltanto una somma ma pi di questa, e la differenza
risponde appunto al carattere dinamico dell'economia. Da cosa sia
data questa differenza,per ora indicata come dovuta al caratteredinamico dell'economia, si vedr subito.
Per Schumpeteril vero Unternehmergewinn
consistenel fattoche
chi ha nuovi metodi industrialida applicare non , dapprincipio, colpito dalla libera concorrenza.Subito dopo s, ma nel frattempoguadagna molto di pi del compenso del lavoro di direzione (e di quello
per l'uso del capitale e per il premio). Ci costituisceil vero profitto,
VUnternehmer
gewinn.Il profittodiventa quindi qualche cosa di molto
personale, a differenzadella rendita che solo collegata al possesso
di una cosa; qualche cosa provenienteda nuove combinazioni,le quali
Bono,1a condizione di ogni cambia'mentoeconomico. Il profitto dunque un fatto esclusivamentedinamico. Questa la cagione per cui
Schumpeterinsistetanto sulla nota affermazione: Ohne Entwicklung
kein Unternehmer
gewinn, ohne Unternehmer
gewinn keine Entwi
Concezione
senza
dubbio
la
vera,
(2).
cklung
quale tuttaviarichiede
pi che una semplice integrazione; perch anzich centrarel'essenza
del profittoin Economia dinamica ne mostraesclusivamentele condizioni necessarie affinchin fatto si produca.
La soluzione del problema, rigorosamentecoordinata con le concezioni pi recenti intorno alla strutturadel sistema economico,
stata indicata dal Del Vecchio nel suo recentelavoro sul profitto(pubder Gegenwart
blicato in Die Wirtschaftstheorie
, Vienna 1928, 3 Band,
sotto il titolo Untersuchungenzur Theorie des Unternehmer
gewinnet,
pag. 1) (3). Richiamando la sola parte che interessail nostrostudio,il
gran merito di tale soluzione quello di aver indicato quale fondamento ed essenza del profittoil compenso per i rischi di produzione
e la notaa pag.XI
d'conomie
pagg.193-195
pure, d. dfin.,
(1) Cfr.:Elments
della prefazione.
TheoriederwirtschajUichen
, Muncnen,
tntwickiung
(2) Cfr.:J. Schumpeter,
li ed.,pag.236.
antaleoniano
(3) Questasoluzionee gi accennalanella prelazioneaei tr
ai ferrovieri
italiano.Le ferrovie
,
Il problema
studiodel Trevisonno,
ferroviario
Pescara,1909,pag.XV e segg.

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e commercialinon convenientementeassicurabili, inteso come diminuzione del prezzo attuale di un prodottofuturoe per tanto non solo
remoto,ma anche incerto.Ne l'assicurazione l'autoassicurazionepossono eliminare del tutto e in ogni caso questo elemento,specialmente
in economia dinamica . Onde la misura del profittodipende dalTassunzione da parte delFimprenditoredi certi rischi non convenientemente assicurabili. Cos la risultante della rimunerazione ai fattori
produttivi,del compenso per il lavoro di direzione e del compenso
per i rischi non assicurabili diventa un elemento costitutivodel prezzo normale di offerta(1).
oich dunque la tendenza odierna dell'economia dei mercati
verso la concentrazionedell'alea sulla figuradell'imprenditore,i commercianti all'ingrosso e al minuto sono dal loro canto liberati, almeno tendono a liberarsi,dalla maggiorparte dei rischi commerciali.
Onde la loro funzionespeculativa si riduce ai rischi che non sono economicamente trasferibiliad altre persone ad altre concrete organizzazioni (speculatori,assicuratori,imprenditori).Per questo essi ottengono ancora un profitto.Ma la parte preponderantedella remunerazione loro costituitadal compenso per il servizioreso contemporaneamente alla vendita,servizio consistentenel far trovareil bene in quella quantit, in quel momento e in quel luogo pi opportuni per il
consumatore.Il prezzo per questo servizio non pu essere chiamato
profitto,per la ragione stessa per cui il salario un reddito diverso
dal profitto,anche se per il lavoratoreil pagamento del salario risulti
soventealeatorio.
L'importanza dell'analisi ora condotta sta nella conclusione che
se ne pu trarr: l'imprenditore,nei mercati progrediti,appare il
centro dell'economia del mercato almeno per quanto riguarda la formazione delle curve dei gusti e l'assunzione dei pi importantirischi
commercialie industriali.
Questo fenomenonon presenta tuttaviaun'importanzatale da asservire il sistema sociale ai voleri dell'imprenditore,perch intervengono delle forze compensatriciproprio nel campo che a primo aspetto
sembrerebberiserbato all'imprenditore: la determinazionedell'estensione della produzione.
Ecco come pu essere epiegato questo punto essenziale di questa
indagine.

L'imprenditorecome figuradominante del mercato si approprierebbe, con l'aiuto con l'asservimentodelle banche, dei risparmi (in
beni di consumo) prodottidal popolo e dei capitali che sono destinati
ad uso statico, e li indirizzerebbeverso nuove combinazioni,col solo
limitesegnatodal suo arbitrio.Questa sarebbe la maggioree pi recente scoperta nel campo dell'economia. In tal modo essa avrebbe risolto
il problema della causa dei movimentieconomici progressivi.La tesi
ha un certo fondamento,ma non sostanziale.
(1) Marshall,Principidi economia
, IV ed., trad,it.,pag. 340.

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Esponiamo, per meglio verificarneil contenuto,le premesse e lo


evolgimentodell'affermazione.Diciamo in nota cosa si debba intendere per combinazioni nuove, e quale significatoabbia la frase leva
sui risparmie sui capitali destinatiad uso statico (1).
Scomparsi l'empirismo e il tradizionalismo nella produzione, le
esigenze e lo spirito degli affarimoderni,come la loro morale, sarebbero oggi subordinatiinteramenteal volere dell'imprenditore,il quale,
guidato dall'idea di potenza, realizzerebbe il tipo di intermediariotra
il capitale e il lavoro da una parte e il consumatoredall'altra. Si formerebbe,sopratuttoin America,un tipo di imprenditoremolto simile
al facitoredi progettidel XVIII secolo, che ad un tempo calcolatore,
negoziatore,organizzatore e anche filibustiere: il tipo del capitano.
Secondo Sombart (2) l'anima dell'imprenditoremoderno per l'infinitamentegrande, l'infinitamenteesteso. E' la stessa osservazione del
Carnegie: noi speriamo ogni volta di metterfine al nostro sviluppo,
e ogni volta siamo obbligati a riconoscereche qualunque sosta a questo riguardo significherebberegresso (3). La filosofiadell'attivismo
degli imprenditorimoderni dovrebbe essere ricercata nel sentimento
di solitudine e di abbandono che domina la loro anima: per non privarsi di una ragione di vita, l'imprenditoremoderno si persuade che
la sua attiviteconomica,come tale, piena di senso e di valore. Perci
egli trova negli affariil pretesto per il piacevole impiego delle sue
forze, e unicamente in esse fida per assicurarsi i successi economici.
In tal modo allo spirito di intrapresaodierno vengono meno la honesty e la frugalityche erano gli attributi pi notevoli dello spirito
d'intrapresadel manufacturerdi un tempo, il quale gi differivadallo
spirito dell'artigiano a cui mancava la passione per il lavoro economico.
Giuseppe Schumpeterespone in forma diversa lo stesso pensiero.
Per lui all'attivismodella massa, la quale si muove sotto lo spirito del
calcolo edonistico,si contrapponel'attivismodel pioniere dell'et moderna, determinatonon gi dal calcolo edonistico ma dalla gioia del
creare e dal desiderio di potenza sulla societ. Ecco perch oggi la
in produzioni
che
a usi staticii capitaliinvestiti
(1) Sono capitalidestinati
traconsiderato.
sonoin corsonel momento
possonochiamarsi
Questeproduzioni
nuovein sensoassoluto.Ancheil capidalle produzioni
dizionaliperdistinguerle
di sussistenza
come
dai mezzicorrenti
costituito
tale disponibile
pu considerarsi
che abbiamo
ad uso staticoove il suo impiegoavvenganelleproduzioni
destinato
nuovala produzione
che non esiDicesi invececombinazione
dettetradizionali.
Per iniziarlaoccorredisinvestire
considerato.
stevaprimadel momento
capitali
che altrimenti
anil capitaledisponibile
utilizzare
tradizionali
dalle produzioni
leva
tradizionali.
Chiamasiinfine
nelleproduzioni
drebbetuttoquantoinvestito
conl'aiutodei crediticoncessidallebanche
il processo
percui alcuniimprenditori
ad uso
del capitaledestinato
a vantaggio
delle nuovecombinazioni
dispongono
sui beni di consumocomesar detto
statico.Questaleva pu ancheesercitarsi
se sonosufficienti
chequestedefinizioni
pi avantineltesto.E' appenada avvertirei
a chiarirel'oscurissimo
concettodi
per la nostraindaginenon aspiranoaffatto
capitale.
Le bourgeois
(2) W. Sombart,
, trad,franc.,
Paris,1926,pag. 205 e segg.
(3) W. Sombart,
op. cit, loc. cit.

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direzione delle imprese non spetta pi al migliore in senso economico, ma all'uomo risultantedal compromessotra i gruppi capitalistici,
che sa trattare coi partiti politici cos bene come con l'opinione
pubblica.
Queste opinioni appartengono a quell'ordine di dottrineche fanno risalire la cusa dei paesaggi da un equilibrio a un altro allo spirito
di intrapresa che anima l'imprenditore.Non dunque nei movimenti
della popolazione e nemmenonei progressidella tecnica starebbe l'essenza delle crisi, ma nella spinta al nuovo e al grandioso che porta
l'imprenditorea creare combinazioni nuove, dalle quali trae il profittofinchla concorrenzanon sia entratain azione : Ohne Entwicklung
kein Unternehmer
gewinn,ohne Unternehmer
gewinnkeine Entwicklung.
Vista da questo lato, ossia quale*spiegazione delle crisi, l'opinione
surriferitaha per valore solo in quanto non si accolga la possibilit
di una teoria economica delle crisi; come ad es. intende Schumpeter
quando nega alla teoria delle crisi il presupposto edonistico.
Invece, come premessa della tesi per cui gli imprenditori,mossi
dal desiderio di potenza sulla societ, si approprierebberodei risparmi in beni di consumoe dei capitali destinatiad usi produttivistatici,
e ne creerebbero dei nuovi con l'aiuto delle banche, onde realizzare
nuove combinazioni,tale opinione pu anche essere accettata. Si pu
anzi dire che questa idea dell'attivismonon utilitaristanon interamentenuova giacche il Marshall findal 1907 l'aveva esposta, in maniera pi rigorosae senza il tono 'sentimentaledi certa letteraturaeconomica che fa capa ai continuatoridi Marx (1). Seguendo Marshall, infatti, molti uomini di affariagiscononon tanto per la ricchezza in s quanto per vincerele difficolt
che la natura loro oppone in nobile e cavalleresca gara con gli altri uomini di affari.Appena da avvertireche
questa giustificazionedell'attivit degli imprenditoriguadagna poco
credito presso il pubblico, mentredovrebbe invece essere chiarita,perch nel riconoscimentodello spirito cavalleresco degli imprenditori
che molti mali potrebberotrovarela loro soluzione.
Non di meno questa forma mentis dell'imprenditoreche in fatto
esiste insufficiente
ad assicurargli il dominio dell'intera economia
non

perch
sempre possibile far leva sui risparmi e sui capitali destinati ad impieghi statici mediante l'aiuto delle banche.
Anzitutto,si domanda, salva la questione della esitabilit delle
merci in seguitoalle nuove combinazioni produttive?Sui limiti diversi
alla esitabilit delle merci, il Menger aveva scrittopagine bellissime
quasi definitive,finoall'epoca in cui preseroa diffondersile vendite a
rate (2). La realizzazione moderna del credito al consumo sembra
aver allargato i limiti alla esitabilit delle merci in maniera notevo(1) Cfr.:A. C. Picou,Memorial
Londra1925,pag.323e segg.,
of A. Marshall,
al titoloSocialPossibilities
. Questaparte,come dettonel
of EconomicChivalry
con piccoledifferenze
sull'Economie
testo, statapubblicata
Journaldel 1907.
C.
di
(2)
Menger,Principifondamentali Economiapolitica
, trad,it., Bari,
1925,pag. 274-303.

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moderno
studi sull'attivit' dell'imprenditore

49

lissima eeppure non infinita.Gli studi recenti del Seligman (1), condotticon severo criterio,sebbene non giunganoa conclusionedefinitive,
consentononon di meno di sostenereche i limiti economici alla esitabilit delle merci sono stati allargati. Ci dunque costituisceuna condizione di pi alla spinta in avanti dello spirito di intrapresa.
Ma bisogna proseguire l'indagine anche nel campo del credito
alla produzione onde verificareil lato fondamentaledella costruzione
dello Schumpeter, costruzioneche stata riesposta recentementeanche da un autore inglese, il Robertson (2). Giusto il parere di questi
autori, se nell'Economia statica la moneta un semplice mezzo di
scambio, in Economia dinamica, commerciale e non collettivista,essa
sarebbe pi che questo. Il credito accordato dalle banche agli imprenditori agirebbe come un comando sui beni della comunit distogliendoli dai loro usi impieghi produttivistatici. Con esso l'imprenditore
potrebbe aprirsi l'ingresso nel mondo dei mezzi di produzione n
pi n meno di quanto fccia l'imprenditorecolla moneta legale (3).
Per tra i mezzi cosi creati a favore degli imprenditorie la moneta
legale vi sarebbe una differenzasostanziale, perch mentre quest'ultima un buono sui mezzi di produzione e sui beni di consumo esistenti che non porta danno al sistema bancario qualunque sia l'esito
della produzione, i mezzi accordati dalle banche agli imprenditori,
ossia le aperture di credito,sono buoni sui beni attuali privi di ogni
pericolo finch i prodotti futuri ottenuti dalle nuove combinazioni
avranno un valore eguale superioreal creditopi l'interesserelativo.
Secondo questi concetti il banchiere dunque non tanto l'intermediario di potere di acquieto quanto il produttoredi questo capitale
particolare. Egli sta tra coloro che vogliono realizzare nuove combinazioni e coloro i quali posseggonomezzi di produzione. In un certo
senso,il banchiere delegato dall'economia nazionale a concedere rinvestituraagli imprenditori(4). Tutte le banche possono agire in questo senso purch lo vogliano.
Di qui Timmensaimportanza della teoria della moneta e del ere*
dito, non pi circoscrittientro problemi di tecnica bancaria e monetaria, ma costituentiuno dei pi complessi problemi di Economia dinamica.
Il ragionamentotuttavia non corre. E' vero che il credito un
mezzo per disporre dei capitali altrui e per crearne anche dei nuovi
(risparmio forzato),ma vi sono limiti ben strettial suo impiego.
Un primo limite rappresentatodall'ammontarecostituitodal risparmio in via di formazione,dal capitale disponibile e dai capitati
che man mano si disinvestonodai cicli produttivi.Questo limite non
(1) R. A. Seligman,The Economics
of Instalment
Sellings,New York,1927,
1 vol.
(2) D. H. Robertson,
BankingPolicyand the Price Level, London1926,
passim.
Theorieder wirtschaftlichen
(3) J. Schumpeter,
Entwicklung,
op. cit, pagg.
140-207.
(4) Schumpeter,
Op. cfc,pag.110.

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PI SCIENZE
RIVISTA
INTERNAZIONALE
SOCIALI

disconosciutodai nostriautori. Dove invece il nostrodissenso completo intorno all'estensione e all'efficaciadei mezzi forniti con le
aperture di credito allo scopo di realizzare una massa di risparmio
forzato con cui intraprenderenuove combinazioni. Se non nostro
scopo l'affrontaree discutere l'intera sottilissima costruzione dello
Schumpeter e del suo continuatoreil Robertson, e ancora meno verificarlapunto per punto, tuttaviafra le molte obbiezioni possibili due
al nostro assunto,senza uscir fuori del campo
sono pi che sufficienti
delle questioni pratiche.
La prima obbiezione riguarda il rischio. E' incontestabileche i
crediti bancari utilizzati a scopo produttivosi basano sulla fiducia.In
vero qual' la base del credito se non la fiducianei mutuatari?Perci
il primo ostacolo che sorge alla concessionedel credito rappresentato
dalla garanzia fornitadall'imprenditore.La banca non pu ignorare
che la garanzia in questi casi data in gran parte dalla posizione personale degli imprenditori.Pur ammettendoche le banche possano cadere sotto il controllodegli imprenditori,vi semprela questione del
rischio che corrono i depositanti.Manterrannoquesti la fiducia nelle
banche cos asservite,oppure non sar pi probabile la rovina di un
sistema creditizio e bancario siffatto?
Altrimentinon si spiegherebbela concreta elasticit dei depositi
bancari in rapporto alle solidit delle banche. Resta con ci dimostrato che esiste un primo limite ben definito alla possibilit di dare
credito.
La seconda obbiezione relativa al cosidetto risparmio forzato.
Su di esso ha richiamato molto l'attenzione l'inflazionedopo il 1914.
Le banche potrebberoattuare,innalzando opportunamenteil livello dei
prezzi, una larga redistribuzionedelle ricchezze esistentia vantaggio
delle classi produttivedella societ e a danno dell'aggregato sociale
stabile costituitodai risparmiatorimonetari.Questi sarebbero defraudati, nel senso che l'ammontaredei loro risparmiavrebbe una potenza
d'acquisto in merci minore di quella precedente l'innalzamento del
livello generale dei prezzi. Il concetto di risparmio forzato non corrisponde perci al senso dato di solito a questo termine prima della
guerra,secondo il quale esso l'ammotare dei beni di consumo durevoli esistentiin un determinatoanno (Ricci); ma corrispondeinvece
al risparmio creato artificialmentedall'inflazione.
Per valutare il significatopratico di questo processo esposto in
maniera molto semplice,importa richiamarel'attenzione sul fatto che
gli sviluppi della tecnica bancaria hanno ormai chiarita la differenza
sostanziale tra uso e abuso del credito,e il modo di determinarlacon
sicurezza. Le banche non possono agire oltre certilimiti tecnici al di l
dei quali il credito anzich promuoverela ricchezza e il benessere
di un paese ne turba profondamentei rapporti interni e internazionali. Infatti,quanto ai rapporti interni,l'aumento del credito,se non
distruggei capitali, altera per i rapporti gi fissatiin pro di una
parte contraentee a danno dell'altra: esso opera un trasferimentodi
ricchezza tanto pi vasto quanto pi importantisono i contrattimo-

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moderno
studi sull'attivit' dell'imprenditore

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netar a lungo termine. Ove si pensi che la societ moderna si pu


dividere in due classi, una di risparmiatorie l'altra di produttoriche
lavorano in parte col risparmio altrui, Faumento del credito, con l'espropriazione, distruggela prima classe e consolida la seconda. La
prima classe l'elemento stabile della societ, la seconda quello instabile di selezione: epper la leva forzata attraversole banche imprime al corpo sociale un largo movimentodi rinnovazionee di circolazione delle sue classi, che pu modificarnebeneficamentela struttura economica come anche distruggerla alterarla: il problema consistendo unicamentenel vedere se, nella fattispecie,il mutamentoavvenuto negli elementidel paese consideratoabbia provocatopi danni
che vantaggi (1). Ad ogni modo, restando nel campo dei rapporti interni,i limiti apposti dalla possibilit di movimentisociali all'espansione del creditosono pi elastici di quanto sembrinoa tutta prima: in
questo campo Vhomo oecanomicus meno vicino all'uomo reale di
quanto non siano Vhomo ethicus e Yhomo religiosus, sicch i limiti
alla azione bancaria andrebbero con maggiorprecisionericercatinello
studio degli elementi psicologici, politici, religiosi che fanno parte
del campo.
Dove invece i limiti si mstranopi strettie concreti nel campo
dei rapporti internazionali.Val la pena soffermarcisi,
perch proprio
in essi sta la negazione dell'indipendenza dell'imprenditoredal mercato e la riprova invece che tanto l'imprenditorequanto il mercato
sono elementifra loro collegati in maniera strettissimaed inseparabile.
Supponiamo che in una comunitgli imprenditorisiano riuscitiad
otteneredalle banche nuove aperture di credito in aggiunta a quelle
che gi godevano. Questo fattoinevitabilmenteinvolge un iniziale disturbodel livello generale dei prezzi, se la condizione coeterisparibus
rispettata; poich i nuovi prestiti,che prima passano a credito degli
imprenditorie poi ai venditoridi materie prime e ai lavoratori,indi
da questi ad altre persone secondo certi rivoli che non il caso di esaminare, costituisconoun supplemento di potere di acquieto in mano
altrui che genera aumento dei prezzi. Con questo aumento,diminuisce
il consumo di chi gode redditi monetari fissi,sicch quella parte dei
beni di consumoche viene in tal modo risparmiatapu essere dedicata,
attraversoprocessipi meno lunghi e complicati,ad uso produttivo.Il
nuovo capitale circolante dunque dovuto alla riduzione dei consumi
dei rentiers.In questo senso perfettamenteconformeal vero il paradosso deVHawley secondo il quale il capitale circolante dato dal
potere di acquisto in mano agli imprenditori,dato naturalmenteche si
possa esprimeremediante una definizionesemplice il concettodi capitale (2). Ove per la comunitsia legata da rapportidi commerciocon
altre comunit,basate come la prima sull'oro,l'attivitcreatricedi ereil) Cfr.:Pareto,Manuale
, pag. 411 e segg.
W. S. Jevons( TheoryofPoliticalEconomy
(2) Analogamente
, III ed.,ca. VII)
dicecheil capitalenellasua formalibera disponibile
costituito
dai mezzicorrentidi sussistenza.

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DI SCIENZE
imSTA
SOCULI
AZIONALE

dito delle banche rigorosamentelimitata dal rapporto tra la riserva


aurea e le esposizioni bancarie, nel senso preciso che se l'esportazione
aurea riducesse la riserva di oro in guisa da non rispettareil rapporto
detto la contrazione del credito diverrebbe inevitabile (1). La possibilit di azione degli imprenditori dunque limitata.
Se l'economia considerata,anzich essere basata sul sistema aureo,
fosse a corso forzoso,varrebbero i limiti esaminati precedentemente
(economia chiusa).
Prescindendo dagli effetticui d luogo l'esportazione di oro, onde il gravame del risparmio forzato in parte e temporaneamente
sopportatodalle comunit che importanol'oro (2), alle deficienzedell'attivit risparmiatricesi pu rimediare oltre il limite segnato dal
rapporto tra l'ammontare della riserva aurea e il totale delle esposizioni bancarie, mediante l'adozione della stessa politica bancaria
da parte di un numero molto grande di comunit basate sull'oro.
Supposto infatti un gruppo di economie auree legate dagli scambi
internazionali in cui si produca una parallela espansione di credito
(tenuto conto della latente domanda di credito per ordini accumulatisi presso gli imprenditorie non ancora eseguiti),per produrreil capitale circolanteche l'attivitrisparmiatricespontaneanon desse,basterebbe che tali economie commerciasseroesclusivamentefra loro affinch fosse escluso ogni movimentodi oro dall'una all'altra, in dipendenza dell'avvenuta espansione di credito. Cos verrebbe meno una
delle cause di riduzione del rapporto fra riserve e impegni bancari,
e resterebbesolo la causa espansione del credito,la quale agirebbe ma
con intensit minore della prima. Questo caso tutt'altroche irrealizzabile.
Se le autorit monetarie di tutto il mondo decidessero di regolare nello stesso modo la concessione del credito,sarebbe risolto il pi
grave problema dell'economia odierna: come creare il risparmio collettivo. La soluzione di questo problema sta meno nella facilt d'una
azione concorde delle autorit monetarieche nella possibilit di una
unione internazionale degli imprenditoriattraversole concrete forme
di organizzazione internazionaledel capitale.
Allo etato attuale tuttavia debbono escludersi tali forme associative. Restano quindi i limiti molto ristrettisegnati dal rapporto fra
le riserveauree e gli impegnibancari e quelli sorgentidalle considerazioni dinamiche e psicologiche, come le speranze, le aspettative di
prezzi maggiori,ecc., le quali determinanol'entit delle richieste di
capitale circolante da parte degli imprenditori;considerazioni e rapporto sui quali il problema creditiziova sempreimpostato.
Fermati questi principi sommariamenteesposti vediamo di trarne la conclusione: se l'imprenditorerappresenti in questi tempi la
figuradominante del mercato.
L'intrinseca falsit di questo concetto appare ora manifesta.Per
4*(1) Schumpeter,
op. cit.,pag. 161-165.
and Gold
(2) Cfr.,su questopunto:M. Fanno,CreditExpansion
, Sewings
1928.
Exportin: Ec. Journ.,

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studi sull'attivit' dell'imprenditore


moderno

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quanto si riferiscealla formazionedelle curve dei gustie all'assunzione


dei rischi industriali e commerciali l'imprenditoremoderno tende a
diventare l'elemento centrale dell'economia dei mercati.
Nel compito invece che pi gli sembrava proprio, quello di decidere Yammontaredella produzione da intraprendere,egli un elemento pi determinatoche determinantedel mercato (monetario).
Anche qui il concetto organico di interdipendenzaappare in antitesi con ogni concetto di causa, giusta la concezione della Scuola di
Losanna.
Giovanni Demaria

RIASSUNTO

DELL'ARTICOLO

modernotendea diventare
l'elementodeterminante
dell'eL'imprenditore
conomiadei mercatiper quantoriguardala formazione
delle curvedei gustie
dei rischicommerciali
l'assunzione
e industriali.
fenomeno
illumina
Quest'ultimo
le nuoveteoriedel profitto
basatesul rischionon economicamente
singolarmente
assicurabile.
Per quantoriguarda
la determinazione
dell'estensione
della produzione,
l'imprenditore
dipendedal mercatomonetario.

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