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Dolt. Ing. G I O V A N N I P E G N A
Questo modesto nla appassionalo 1ai.ot.o dedico
a S . E. il Generale Italo nalbo, Ministro d d l a
Aeronautica Italiana, che mi permise d i osare.
Gih nel 1920, nella rivista che allora posse~levoe dirigevo, L'Aeronautica (maggio 1920, pag. zq), scriqsi in una nota " ..... sono da
tempo conviilto che prob~bileche le massime velocit dei velivoli
al di sopra di una certa potenza saranno ottenute dagli idrovolanti ,,.
Tale convinzione stata confermata dalla realt ed anzi niai
colrie oggi, che si raggiunta e sorpassata dagli idrovolanti per la
Schneider la consjderevole velocit del 50 O/o di quella del suono,
si stati convinti che le alte velocit sono meglio appropriate per
gli aeroplani marini che non per quelli terrestri. E ci sia perch il
mare calino offre un canipo di distacco ed atterraggio di ampiezza
praticaniente illimitata, sia perch l'ala stessa e lo scafo-fusoliera
servono per sostenere staticamente la macchina ferma, nel mentre
gli aeroplani terrestri non possono fare a nieno del carrello di atterraggio, e se questo a sconiparsa dovr occultarsi in volo entro le
struttiire (ala o fusoliera) le qiiali perci saranno o deformate o ingrandite, a scapito della finezza, specie negli aeroplani da corsa, che
sono di piccole dimensioni.
TJna prima manifestazione di queste idee rappresentata nella
fig. I e risale al 1921.
Quell'icirovolante che invero f i i pensato per la corsa, ma che
potrebbe essere studiato in forme analoghe per la navigazione aerea
corrente, nii senibra aerodinamicamente il piii semplice concepibile
nel campo dei piccoli e medi niotovelivoli con corpo ahitabile, e con
gradiialit da esso si potrebbe passare all' idrovolante con ala abitabile
e senza fusoliera, che, ripeto, sarh l'aeroplano pi~semplice concepibile e forse, quindi, l'aeroplano dell'arvenire.
I,a fig. I non richiede spiegazioni.
Le dificolt5 meccaniche e termodinamiche si intuiscono inimedia- tamentr, e non appaiono gravi, quelle costruttive si arguiscono di
piccola entit, nel mentre si pu rimanere perplessi di fronte all'incognita (che allora mi si presentava pi minacciosa che non oggi) dei
momenti aerodinamici diirante le nianovre in volo, per l'abbassamento ed il rialzaniento dell'asse dell'elica.
Costruttivamente l'ala, monoblocco, potrebbe anche essere del
tipo a " I' ,, innestantesi sotto al motore e portante sul dorso l'incavo
per il carter di questo.
I n tale caso la parte di ala vicina allo scafo resterebbe immersa
nelle conciizioni di riposo e conferirebbe all'idrovolante la stabilit
3. -
IDROVOZAXTE
I i A COKSA CLASSICO
C'
I l progresso aeroclirianiico si scorge per mezzo della polare adimensionale, e per questo nelle tavole figure 12 e I3 sono tracciati i
punti rappresentativi cielle caratteristiche aeroditiimic!ie degli iiiro'volanti " S j ,, ed " S 6 ,, qiiali li ho dedotti approssimativarriente
dalle cifre piibhlicate nella starilpa tecnica. Xella fig. 13 le 'polari sono
riferite alla siiperficie portante totale anzich alla pura ala, come
dir pii1 avanti.
Si vede che, bench i piinti relativi al!"' S 5 ,, ed " S 6 ,,
tengano naturalmente conto dell'effetto di scala, questi idrovolanti
hanno lo stesso ordine di finezza del " Pc. 3 ,,. Tenendo presente il
fatto che il " Pc. 3 ., aveva pii1 di mZ 16 di siipeificie alare e riducendo detta superficie iiiio a permettere la stessa velocit miniina
dell"' S 6 ,, si ottengo110 i diagrammi di fig. 14 dai qiiali deducesi
che, anche se il " Pc. 3 ,, cos ridotto dovesse essere murlito di galleggianti pii voliiminosi in relazione al peso ingente dell"' S 6 ,,,
rimane senipre dimostrato che 1' " S 6 ,, stesso non a e r ~ d i n a ~ i c a mente dissimile dal " Pc. 3 ,. . Credo quindi che si possa anililettere con
me, che dal 192.3 ad oggi il fantastico aumento di velocit rnassinia
iealizzato sia dovuto pii1 al progresso nel campo dei moto~iche
non al perfezionamento aerodinamico delle macchine.
I! " Pc. 3 ,, fu qiiasi intieramente costruito e nelle fipurt. Ij e
16 si vede lo stadio di lavorazione in ciii si trovava quando ne
FIG. 16
MACCHI
39
Nel 1927 fui ancora interpellato dalla R. Aeronautica, per studiare un idrovolante da corsa per la gara del 1929.
I,a prima idea che ebbi : schematizzata nella fig. 18.
I1 galleggiante centrale doveva incorporare due galleggianti
laterali largabili e rientrabili meccanicaniente.
Gli assi delle eliche erano proliingati per dare alla navicella porta
motori e pilota una grande finezza.
Ma questo idrovolante non mi soddisfece, dal momento in cui
mi accinsi a passare dalle fantasticherie sulla carta alle fatiche della
progetta~ioneeffettiva.
Mi apparve difficile il decollaggio con un galleggiante avente un
cos grande angolo longitudinale di chiglia tra 1- parti anteriori e
posterioii allo scalino e mi sembr anche iion semplice il comando
meccanico dei galleggianti laterali.
Si pu osservare che il mio illustre collega ing. Marchetti ide
e costru un tipo analogo di idrocorsa, ma con due galleggiailti laterali
in luogo del centrale, e con il trave di coda.
Tale idrovolante fu portato a Calshot ma non partecip alla gara.
Io abbandonai sollecitamente questa idea per escogitare qualche
soluzione che ini sembrasse pi eficace.
5.
II~JROVOLA~T
COX
I
SUPERFICIE ALARE VAR1ABII.E
E SCAFO RIALZABILE " YC. 5 ,, E ( ' Pc. 6 ,,
FIG.
23
Kioendicazione
<<
Genova,
IO
settembre r928.
- f l f l . Pio Rinaldini.
Fto. Ottonello Antonio. - 1,'ufficiale di Prefettura .... ,, .
Durarite le discussioni all'estero sulla priorit per questa invenzione potei vedere che precisamente in Ingliilterra fu, nel 1912, ottcniito !in brevetto dal sig. l?iirney su analogo argomento, del quale
riaturalmente non ero a conoscen7a quando immaginai il " Pc. 7 ,,.
Mette.itdomi s u questa via spostai i l pvobletjza del campo aerodinamico a quello idrodinamico, che m i sembvava p i ~facilmente dominabile.
!,'idea di impiegare le alette idroplane nell'a~iazione marina
data, come noto, da molti a n i , e intorno ad essa lavorarono in
Italia precursori geniali: il Forlanini (il quale, pcr niezzo dell' ingegnere Combi, nii propose fino dal 1911 di applicare ad un idrovolante
le sue alette), il Crocco, il Guiloni ed il Caldera13.
Dei lavori del Crocco esiste oggi nella sua opera: T'voble~~zid i
afvonnutica, una corril~iutaed avvincente trattazione.
T1 Giiidoni piibblic un riassiinto dei siioi studi e delle due realizzazioni in Tlze J o ~ t r n a lof the R o j ~ a ldevonautical Society del 1928.
I1 problema si present pcr la prinia volta a ine nell'itlrovolante
(figzirz 24 e 25) costruito nel I ~ I G presso la I. P. (Isotta Praschini)
a Milano.
Per detto idrovolante avevo realizzato, oltre che un galleggiante
in legno del tipo ordinario, anche un galleggiante in lamiera di acciaio
(cnctruttore sig. nottarlini della I. T:.), a sezione maestra circolare
ed il decollaggio doveva avvenire per niezzo delle alette della fig. 24.
Per ragioni di destinazione militare, il lavoro delle alette fu abhandonato e detto idrovolante pot volare solamente con il galleggiante
ordinario in legno (fig. 25).
forse interessante notare che quell'idrovolante aveva una cellula biplaria che, credo, potrebbe essere presa per modello anche oggi.
FIG. 2 5
7.
--
I,' IDROUINANICI
7 ,,
Istantaneai~ienteesso, da sollevato coine era poco prinia, ricadeva nell'acqua e continuava a niiioxrervisj come se non avesse avuto
le alette, oppure ad un tratto si sbandava lateralmente e faceva
talvolta iin giro cnrripleto intorno ai1 un asse longitudinale.
F u esaminato il fatto e si vide subito che si trattava di iiiia
specie di " cavitnzione ,, , per trasllortai-e ir, questo campo il terniine
inil~iegatoper indicare il fenomeno clie avviene nelle e!iche iiiarine
funzionanti a1 disopra di una certa velocitn3periferica.
Quando la velocit del modello raggiungeva iin dato valore
e le alette erano quasi completaniente enierse (ininiersione da I
a 2 centimetri), ad iin tratto l'acqua si distaccava dal loro dorso
e l'aria si sostitui\~a nll'acqtia, richiamatavi dalla siiperficie di
questa.
Da questo moniento la portanza delle alette era dovuta alla
sola loro ~iiperficieinferiore ed il coefiiciente C,/, cadcva cos a l-aloii
molto bassi, che furono valutati a circa 1,/4 dei priniitivi.
Se il fenomeno era simultaneo nelle d ~ i ealette il nioclello ricadeva diritto, altrimenti si sbandava come sopra ho detto.
Dovetti ricorrere ai ripari e cominciai con l'inipiegare due diafranimi lerticali od orizzontali, sulle alette, ne!le posizioni in cui
si vedono nella fig. 26, sperando di ostruire ccs il can;mino dell'aria
richiamata dalla depresricne idrodinaniica sul dorso delle alette
stesse.
<chiaro che quando tale del,res~ione (che nell'acqua, a parit
di xre!ocit, - circa 800 volte nlaggiore che nell'aria) supera un kgIcm2
circa, si sta per verificare il fenomeno che in questo momento discuto.
Si comprende perci come l'espediente suddetto non sia stato
eR.cace che in minima proporz,ione, e ci del resto si poteva prevedere in base alla natura fisica del fatto.
T.a soluzione del prol~letnala pensai il 18 dicembre 1923 a soli
otto mesi dalla gara. Nel niio libro di appunti di allora leggo le
seguenti frasi :
" Bisognerebbe utilizzare, anzich. cercare di eliminare, il fenonieilo della cavitazione e basarsi soltanto sLiila l~ressioneidrudinaniica sul ventre dell'aletta ,,
I1 19 dicenibre avexo giii concliiso tutte le precedenti esperienze
e quelle del giorno prima ccn la seguente nota (fig. 29-bis) :
" Nella prima fase del .' decollaggio ,, , quando l'elica niarina occorre fiinzioni, l'apparecchio deve poggiare in C ed 11. A velocit
maggiori qusndo funziona l'elica aerea ed utile eliminare la resistenza idrodinaniica ciell'elica marina, l'apparecchio de\-e poggiare
8. - CONSIDERAZTONI
SUI,LE
ALETTE: IDROPLANE
I1 fenomeno della cavitazione o risucchio sulle alette era prevedibile, per, poco che vi si ponesse attenzione.
I precursori operarono nel canipo di velocit inferiore a quella
di cavitazione e perci essi poterono realizzare ottime maccliine
senza accorgersi dell' insidia.
I1 Forlanini sul Lago Maggiore, il Crocco a Vigna di Valle, il
Guidoni nei nostri porti, non constatarono gli effet,ti del distacco
della vena fluida. Io stesso pilotai (1912) degli idrovolanti Farman ,,
coli le alette Guidoni ed osservai che i fenomeni del decollaggio ,, e
dell'ammaraggio avvenivano con straordinaria continuit e dolcezza.
Ma la velocit minima del Farnian ,, era al di sotto della velocit
critica di cavitazione per le alette impiegate.
Per prevedere l'esistenza di questa velocit critica mi sarebbe
stato, nel 1928, sufficietite riflettere alla ragguardevole entit che
pu avere la pressione aero o idrodinamica vicino al bordo di attacco
di un'ala, e che espressa dalla formula:
l'
I'
10 - I,e superficie idroslittanti non si possono costruire frontalniente orizzontali, perch data la scarsit della portanza alare
si nianifesterebbero saltellanienti insostenibili clai 100 krn'h in poi
(ci fu confermato sperimentalmente siii niodelli).
2 O - 1,e superficie idroslittanti (pattini) non sembra consigliabile siano rettangolari. Con la fornia e l'inclinazione frontale da
nie adottate (fig. 28) forse ancora lontane dalla perfezione, si ha il
vantaggio di un ben graduale contatto con l'acqua nell'aniniaraggio
e di evitare i saltellanienti al distacco.
3O - L'incidenza delle superficie idro5littanti troppo elevata
quando la macchina cammina con i l~iiiiti. i , B e C a fior d'acqua
(vedasi j e fig. 29-bis).
-4 ci possibile ovviare col torcere dette superficie in modo che
le loro incidenze geometriche vadano opportutiamente crescendo
dalle estremit interne verso le esterne.
Per questi niotioi ed anche perch la parte poppiera dell'opera
viva dello scafo viene investita dall'acclua a grande incidenza, le
efficienze reali del " Pc. 7 ,, (computando cio tanto le forze idrodinamiche che quelle aerodinamiche) sono risultate, nella prima
realizzazione, peggiori nel paragone con gli altri idrovolanti da
corsa.
Si pu contare su un miglioramento certo delle eflicienze durante
il decollaggio nella seconda progettazione della macchina, mediante
quanto stato detto poco prima.
Per fostiina l'elica niarina, gi originariamelite attribuita alla
macchina all' infuori cii queste ultinie considerazioiii, si presta a risolvere bene il problema del tlistacco del " Pc. 7 ,, cnme vedesi nella
fi6 30.
In q~iestafigura il piinto B corrisponde all'ictante in cui il pilota
mette iti nioviniento l'elica aerea ed il punto C a quello in ciii egli
anniilla l'effetto dell'elica niarina.
Nell'inteivallo tra B e C la somma delle spinte dei due propulsori pu) essere rappresentata dal segmento BC, che come il ponte
di pasiaggio dalla propiilsione idrodinamica IB a quella aerodinamica CB.
1,a fig. 31 rappresenta i diagrainmi relativi alle prove di rimorchio alla vasca del modello completo del " Pc. 7 ,, (completo, cio
con ali ed impennaggi oltre a t u t t a la parte idrodinaillica).
La /ig. 32 riporta i ricultati delle prox,re di assetto, e in essa il
fascio di curve l? si riferisce alla emcrsione della tangente orizzontale inferiore al dicco dell'clica.
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IO.
- I,'AEKODI'TAMICA
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Pc. 7 ,,
FIG.
34
Per il " Pc. 7 ,, furono perci ordinate tre eliche a mozzo d'acciaio e a pale orientabili della Standard Steel (fig. 34),e una di queste
eliche, pur contro il parere di quella Ditta, fu da me fatta disegnare con le sezioni d'estreniit piano convesse quasi simmetriche
ed insolitaniente sottili.
Ci per una estensione delle niie antiche nozioni di halistica
esterna, che nii ricordano la convenienza di aguzzare l'ogiva dei
proietti per diminuirne la resistenza al nioviniento.
Oggi si direbbe che alla velocit del suono la circuitazione non
esista pi e che qiiindi i profili sottili e piani siano migliori, a quella
velocith, che non gli usuali.
Oltre alle suddette eliclie a passo variabile ne feci costruire
dalla Caproni tre, di passi difkerenti, e del tipo usuale, e cio di blocco
in duralliiminio (fig. 35).
I,a lavorazione di queste eliche risult perfetta.
FIG.
35
12.
I,A
COSTRUZIONE
Come avviene per tutte le idee considerate niiove, ebbi notevoli difficolt iniziali per progettare e costruire il " Pc. 7 ,, e ci
influ sul ritardo nell'approntare l'apparecchio, ritardo che provoc
la sospensione delle prove e del mio lavoro ai primi del 1930.
I1 primo e pii grave ostacolo fu la indecisione sul tipo di motore
da impiegare.
Questo doveva essere completato dagli innesti e trasmissioni
alle due eliche e dal dispositivo per far arrestare l'elica aerea
orizzontalmente.
Dapprincipio la Fiat si interess0 del problema e anzi desider
di associare il suo nome a quello della mia Ditta, per chiamare il
" Pc. 7 ,, Piaggio-Fiat.
Iniziai il progetto servendomi del motore Fiat 1000 C. v. e delle
trasniissioni studiate dalla Fiat stessa.
Qualche tempo dopo quest'ultima rinunci alla sua collaborazione e allora, d'accordo con la R. Aeronautica, fu interpellata la
Isotta Fraschini, che ader all'invito.
I l niio illustre ed antico amico ing. Giustino Cattaneo, progettista dei motori I . F., esplic cos tutta la sua animirevole genialit
nell'interpretare le mie idee e tradurle in gioielli di meccanica.
I,a fig. 39 rappresenta lo spaccato longitudinale del " Pc. 7 ,,
con motore Isotta Fraschini 800 C. v.
'4 e B sono gli innesti delle due eliche comandate dalle leve
C e D.
La leva D era tale che, liberato l'innesto dell'elica marina, continuando la corsa, le pale di quest'ultima si disponevano con passo
infinito, in liiodo da anniillarne praticaniente la resistenza aerodinamica.
La leva C dopo aver disinnestato l'elica aerea veniva spinta
ancora, e faceva cos azionare il freno a ganasce E che arrestava
l'elica stessa. Successivamente la stessa leva C allentava detto
fieno in modo tale che l'elica predetta poteva fare ancora una
frazione di giro per fermarsi poi orizzontaln~ente per effetto d i
un arresto.
La leva C comandava inoltre una valvola di foglio di gomma
mediante la leva F. Tale valvola veniva chiusa nel momento stesso
in cui l'elica aerea si arrestava, e ,serviva evidentemente per impedire l'entrata dell'acqua in fusoliera quando l'apparecchio era
FIG.
38
FIG. lj
1,a fig. 43 rappresenta l'ala del " Pc. 7 ,, scoperta. Questa era
stata gi costruita con due longheroni, il terzo f i i aggiunto dopo
che nii fu richiesto un fattole di ciciirezza maggiore di qiiello da
me scelto (16 i11 luogo di 13).
1,'ala era conipletanieilte stagna, gli alettoni eiano anch'essi
stagni, e le loro cerniere ed i loro corilancli eiano congegnati in inodo
che non vi fosse nessun apprezzabile giuoco torsionale; ci per prevenire le vilxazioni alari in volo che, come t. noto, trovano grande
incentivo dal giuoco degli alettoni.
I,e ali furono sottoniesse coniplete e sia con, che senza radiatore
con acqua, alla niirura del periodo di vibra~ione flessionale e torsionale (figure46 e 47), per verificare, come risult, che nessun importante reginie dei motore fosse niiiltiplo clcl periodo proprio delle
ali. I radiatori alari sono rappresentati in fig. 48 ed avevano iina
portata di jj.000 ltlli.
L
I radiatore dell'olio si vede nella fig. 49 conie fu, per cos dir?, iinprovrirato, e nella stessa figura si scorgono Ie feritoie .4 :lrlle prese d'aria
dei carburatori, che si aprivano nell'atto in ciii veniva niccsa in moto
elica aerea. Oggi preEerirei raffreddare l'olio con l'acqua dei radiatori
1 periodi
Vibrazioni di torsione. Frequenza dell'ala 840 v
miiiuto
*Sdi
minuto
FIG.
15. -
50
PESI
.
.
.
.
., erano
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.
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.
.
.
.
.
.
.
. .
. .
. .
. .
, .
. .
. .
. .
Peso a ru0t.o .
le seguenti :
1406
280
1686
845
>>
9,SS
kg/mz 165,5
r. v.
850
kiii'ii 600
,,
165
kg.
,
,,
mz
kg.
I '
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>>
7,
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. kg.
272,j00
246,800
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86,200
563
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