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di Magda Mandelli
discorso indiretto libero
1. Definizione
Il discorso indiretto libero una delle forme tradizionalmente riconosciute del
discorso riportato, cio uno dei modi che offre la lingua per riprodurre enunciati
appartenenti a un atto di enunciazione diverso da quello che d luogo alla
riproduzione. Cos, ad una frase come quella di (1) corrispondono le riproduzioni in
discorso indiretto libero di (2):
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(4) Rest, quando quelle vennero a dirle che la sorella sposava. E che partito! Coi
fiocchi, e procurato proprio dalla Z Tresa: Pitrinu Cinquemani, nientemeno!, giovine
doro []: Pitrinu Cinquemani, quel picciottone che pareva una bandiera, con terre e
case e bestie da soma e da lavoro (Luigi Pirandello, Chi la paga, in Novelle per un
anno, Milano, Mondadori, 1956-1957, vol. 1, p. 1283).
2. La cornice del discorso indiretto libero
Al pari delle altre forme del discorso riportato, anche il discorso indiretto libero pu
essere introdotto da una porzione di testo che segnala esplicitamente il suo
carattere citazionale e che viene chiamata cornice o cornice citante (o anche frase o
clausola citante: cfr. Mortara Garavelli 1995; Calaresu 2000 e 2004). Essa contiene
in genere indicazioni sulla fonte della citazione, un verbo di dire (dire, affermare,
bisbigliare, dichiarare, imporre, ordinare, ecc.) o un verbo di sentire (sentire, udire,
intendere, ecc.).
Dal punto di vista sintattico, la cornice pu essere sovraordinata a uno o pi degli
elementi citati, come nellesempio seguente:
(5) mi disse che dovevo andarmene, e subito!
o sintatticamente indipendente, come in (6):
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(6) non era questa, rifletteva, la fine che aveva desiderato; non qui almeno (in
Mortara Garavelli 1995: 463)
Quanto alla sua distribuzione, le cornici sintatticamente autonome possono, come
in (6), interrompere la citazione, ma anche seguirla o precederla, come negli esempi
seguenti:
(7) non era questa la fine che aveva desiderato; non qui almeno, rifletteva (ivi)
(8) rifletteva: non era questa la fine che aveva desiderato; non qui almeno (ivi)
Infine, in un discorso indiretto libero la cornice pu mancare del tutto, come nel
testo qui di seguito (ivi, p. 464):
(9) il disgusto che provava di se stesso aumentava; ecco: egli era dovunque cos:
sfaccendato, indifferente; questa strada piovosa era la sua vita stessa (Alberto
Moravia, Gli indifferenti, Milano, Garzanti, 1976, p. 120)
La presenza o assenza della cornice alla base della distinzione proposta da
Calaresu (2000) tra i discorsi indiretti liberi segnalati (con cornice) e i discorsi
indiretti liberi non segnalati (privi di aggancio linguistico esplicito al cotesto).
3. I segnali del discorso indiretto libero
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(11) Forse non sa neppure Margheritina che l dirimpetto c un villino con una
Madonnina allo spigolo e un lampadino rosso acceso. Che il mondo per lei? ecco,
ora egli pu intenderlo bene, Bujo. Questo bujo. [] E se domani, l in Francia
Faustino sar ucciso? (Luigi Pirandello, Berecche e la guerra, in Novelle per un
anno, Milano, Mondadori, 1956-1957, vol. 2, p. 770)
Condizione pragmatica fondamentale del discorso indiretto libero, lintersezione dei
centri deittici allorigine di diversi fenomeni dordine morfosintattico, lessicale,
intonativo, testuale e contestuale, che possono essere considerati segnali di
riconoscimento. Con Mortara Garavelli ricordiamo tuttavia che nessuno [di tali
segnali] bast[a] singolarmente a definire le specificit del [discorso indiretto libero]:
n, daltra parte, sembra sufficiente mettere insieme i tratti rilevabili sui vari piani
per avere un identikit completo e omogeneo di questo tipo di discorso
(Mortara Garavelli 1985: 105).
3.2 Segnali morfosintattici
da annoverare tra i segnali morfosintattici del discorso indiretto libero luso
anomalo del sistema dei tempi verbali ( concordanza dei tempi), orientati secondo
la prospettiva del parlante originario e non come in un tradizionale discorso
indiretto secondo quella del parlante che riporta la citazione.
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(13) E in casa gli chiesi anche in casa ci avevano lavorato? Quando ci stavo io,
cera il camino che non tirava pi lavevano poi rotto quel muro? (Cesare Pavese,
La luna e i fal, Torino, Einaudi, 1968, p. 30)
A differenza di quanto accade in un discorso indiretto tradizionale, in (13) le
interrogative non sono introdotte da congiunzioni subordinanti ma riproducono,
come nella citazione diretta, la forma sintattica e intonativa della domanda
originale.
3.3 Segnali lessicali
Tra i segnali lessicali di discorso indiretto libero va segnalata anzitutto linserzione
entro il cotesto diegetico di un lessico espressivo, di interiezioni ( interiezione), di
intensificazioni, di termini dialettali, gergali, ecc., secondo una gradualit che va
dagli indici lessicali minimi, non caratterizzanti il personaggio (esclamazioni,
stereotipi affettivi, formule di passaggio o di appoggio come bene, ecco, ecc.) fino
ai modi di esprimersi con funzione caratteriologica (cfr. Mortara Garavelli 1985).
Tra le formule di stampo orale e colloquiale le interiezioni e le esclamative sono tra i
segnali pi affidabili di discorso indiretto libero, poich svelano lintromissione
improvvisa della parola del personaggio nel cotesto diegetico, spostando la
prospettiva del discorso al punto di vista del parlante originale. Cos, nei brani
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Sia nellorale che nello scritto, in effetti, il discorso indiretto libero segnalato da
unintonazione particolare.
Nella scrittura, lintonazione (di lettura) resa in particolare dallassetto sintatticointerpuntivo e dalle eventuali interiezioni, domande, esclamazioni, ecc. Nella
comunicazione parlata, le marche intonative assumono unimportanza notevole e
possono a volte da sole caratterizzare un discorso come discorso indiretto libero.
Ci succede in particolare:
quando, allinterno di una parte di discorso, palesemente in forma indiretta, [il
locutore citante] imita la voce o il tono (veri o presunti) [del locutore originario],
passando, cio, dalla sua normale qualit di voce o intonazione a una qualit di
voce o intonazione decisamente altra, con effetto generale di mimica (Calaresu
2004: 168).
Nel testo orale in (19), il discorso indiretto libero segnalato sia dallintonazione
della voce citante che mima il parlante originale, sia dallinteriezione esclamativa
ah!:
(19) si erano dati appuntamento a casa e quello l non venuto perch dice ah! che
caveva un sacco di lavoro! (a partire da un esempio in Calaresu 2004: 168).
3.5 Segnali testuali e contestuali
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Le correnti che fanno del discorso indiretto libero il loro strumento privilegiato, con
funzioni per opposte, sono da un lato quella che va da Alessandro Manzoni a
Giovanni Verga fino ai neorealisti e dallaltro quella espressionista. Il discorso
indiretto libero dei veristi accoglie in genere una sintassi e un lessico di stampo
dialettale e serve essenzialmente a dar voce alle classi popolari e contadine: la
questione del discorso indiretto libero dunque indissociabile dalla questione del
parlato e, almeno in un primo tempo, da quella dei dialetti (cfr. Pasolini 1965). Alla
funzione mimetica dei veristi e dei neorealisti si contrappone quella dei narratori
espressionisti (in particolare di Carlo Emilio Gadda, Lucio Mastronardi, ecc.), in cui
la contaminazione tra lingua e dialetto non risponde alla necessit di rispecchiare il
reale, ma uno strumento di rottura, di estraniamento e di deformazione oltre che di
mimesi fortemente ironica e caricaturale (cfr. Cane 1969). In sostanza, se il discorso
indiretto libero dei veristi consente di ottenere la verosimiglianza linguistica senza
impedire al narratore di intervenire sui contenuti del riporto, il discorso indiretto
libero degli espressionisti serve a ottenere un effetto in primo luogo estraniante e
caricaturale (cfr. Herczeg 1963; Pasolini 1965; Segre 1991; Testa 1997).
Studi
Bachtin, Michail (1975), Estetica e romanzo, trad. it., Torino, Einaudi.
Calaresu, Emilia (2000), Il discorso riportato. Una prospettiva testuale, Modena, Il
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Fiorino.
Calaresu, Emilia (2004), Testuali parole. La dimensione pragmatica e testuale del
discorso riportato, Milano, Franco Angeli.
Cane, Eleonora (1969), Il discorso indiretto libero nella narrativa italiana del
Novecento, Roma, Silva.
Herczeg, Giulio (1963), Lo stile indiretto libero in italiano, Firenze, Sansoni.
Mortara Garavelli, Bice (1985), La parola daltri, Palermo, Sellerio.
Mortara Garavelli, Bice (1995), Il discorso riportato, in Grande grammatica italiana
di consultazione, a cura di L. Renzi, G. Salvi & A. Cardinaletti, Bologna, il Mulino, 3
voll., vol. 3, pp. 427-468.
Pasolini, Pier Paolo (1965), Intervento sul discorso libero indiretto, Paragone
giugno, pp. 121-144.
Segre, Cesare (1991), Intrecci di voci. La polifonia nella letteratura del Novecento,
Torino, Einaudi.
Testa, Enrico (1997), Lo stile semplice, Torino, Einaudi.
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