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discorso indiretto libero


Enciclopedia dell'Italiano (2010)

di Magda Mandelli
discorso indiretto libero
1. Definizione
Il discorso indiretto libero una delle forme tradizionalmente riconosciute del
discorso riportato, cio uno dei modi che offre la lingua per riprodurre enunciati
appartenenti a un atto di enunciazione diverso da quello che d luogo alla
riproduzione. Cos, ad una frase come quella di (1) corrispondono le riproduzioni in
discorso indiretto libero di (2):
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(1) vattene, adesso! (in Mortara Garavelli 1995: 427)


(2) mi diede un ordine perentorio: dovevo andarmene, adesso! / dovevo andarmene,
e subito! (in Mortara Garavelli 1995: 427)
Come con le altre forme di discorso riportato ( discorso diretto; discorso
indiretto), anche col discorso indiretto libero si possono riportare testi scritti o
parlati che sono stati (o si suppongono) realizzati dal parlante a cui si
attribuiscono, come in (2), oppure ipoteticamente realizzabili, come in (3):
(3) mi dar, come al solito, un ordine perentorio:
dovr andarmene, e subito!
A differenza della forma indiretta non libera, che ha varie restrizioni
morfosintattiche e lessicali circa il modo di riprodurre il messaggio originale, il
discorso indiretto libero pu contenere enunciati non dichiarativi, strutture
sintatticamente non integrate al cotesto citante, forme lessicali di natura espressiva
quali termini dialettali o propri del parlato. Cos, nel discorso indiretto libero
evidenziato nel testo che segue (commentato in Mortara Garavelli 1995: 465) si
ritrovano, inalterati, lesclamativa nominale E che partito!, il segnale discorsivo
nientemeno! e il termine picciottone:
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(4) Rest, quando quelle vennero a dirle che la sorella sposava. E che partito! Coi
fiocchi, e procurato proprio dalla Z Tresa: Pitrinu Cinquemani, nientemeno!, giovine
doro []: Pitrinu Cinquemani, quel picciottone che pareva una bandiera, con terre e
case e bestie da soma e da lavoro (Luigi Pirandello, Chi la paga, in Novelle per un
anno, Milano, Mondadori, 1956-1957, vol. 1, p. 1283).
2. La cornice del discorso indiretto libero
Al pari delle altre forme del discorso riportato, anche il discorso indiretto libero pu
essere introdotto da una porzione di testo che segnala esplicitamente il suo
carattere citazionale e che viene chiamata cornice o cornice citante (o anche frase o
clausola citante: cfr. Mortara Garavelli 1995; Calaresu 2000 e 2004). Essa contiene
in genere indicazioni sulla fonte della citazione, un verbo di dire (dire, affermare,
bisbigliare, dichiarare, imporre, ordinare, ecc.) o un verbo di sentire (sentire, udire,
intendere, ecc.).
Dal punto di vista sintattico, la cornice pu essere sovraordinata a uno o pi degli
elementi citati, come nellesempio seguente:
(5) mi disse che dovevo andarmene, e subito!
o sintatticamente indipendente, come in (6):
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(6) non era questa, rifletteva, la fine che aveva desiderato; non qui almeno (in
Mortara Garavelli 1995: 463)
Quanto alla sua distribuzione, le cornici sintatticamente autonome possono, come
in (6), interrompere la citazione, ma anche seguirla o precederla, come negli esempi
seguenti:
(7) non era questa la fine che aveva desiderato; non qui almeno, rifletteva (ivi)
(8) rifletteva: non era questa la fine che aveva desiderato; non qui almeno (ivi)
Infine, in un discorso indiretto libero la cornice pu mancare del tutto, come nel
testo qui di seguito (ivi, p. 464):
(9) il disgusto che provava di se stesso aumentava; ecco: egli era dovunque cos:
sfaccendato, indifferente; questa strada piovosa era la sua vita stessa (Alberto
Moravia, Gli indifferenti, Milano, Garzanti, 1976, p. 120)
La presenza o assenza della cornice alla base della distinzione proposta da
Calaresu (2000) tra i discorsi indiretti liberi segnalati (con cornice) e i discorsi
indiretti liberi non segnalati (privi di aggancio linguistico esplicito al cotesto).
3. I segnali del discorso indiretto libero
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3.1 Intersezione dei centri deittici


Come rivelano gli esempi visti fin qui, il termine discorso indiretto libero si applica a
varie forme citazionali in cui si manifestano strategie tipiche della citazione
indiretta e tecniche riproduttive proprie al discorso diretto. Tale incontroassimilazione tra diegesi e mimesi (Mortara Garavelli 1985: 105) osservabile
anzitutto nellintersezione dei due centri deittici allorigine della citazione, quello
cio degli enunciati originariamente prodotti e quello del contesto citante.
Le relazioni di persona, manifestate dalle apposite marche dei verbi, dai pronomi e
dai possessivi, appaiono dunque sempre stabilite, come nel discorso indiretto,
rispetto alla voce citante, mentre gli altri elementi deittici (in particolare i
dimostrativi e le indicazioni spazio-temporali) sono regolati sul centro discorsivo
dellenunciato originale, come nel discorso diretto. ci che si osserva nei brani
seguenti, in cui i dimostrativi e le locuzioni spazio-temporali evidenziati (fra quindici
minuti, l dirimpetto, ora, questo, domani, l) sono equivalenti a quelli della
produzione, mentre le relazioni personali sono regolate sullego della riproduzione:
(10) Arriva un casertano dagli uffici trafelatissimo [], deve prendere un treno a
Termini fra quindici minuti (Pier Vittorio Tondelli, Pao Pao, in Opere. Romanzi,
teatro, racconti, a cura di F. Panzeri, Milano, Bompiani, 2000, p. 271)
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(11) Forse non sa neppure Margheritina che l dirimpetto c un villino con una
Madonnina allo spigolo e un lampadino rosso acceso. Che il mondo per lei? ecco,
ora egli pu intenderlo bene, Bujo. Questo bujo. [] E se domani, l in Francia
Faustino sar ucciso? (Luigi Pirandello, Berecche e la guerra, in Novelle per un
anno, Milano, Mondadori, 1956-1957, vol. 2, p. 770)
Condizione pragmatica fondamentale del discorso indiretto libero, lintersezione dei
centri deittici allorigine di diversi fenomeni dordine morfosintattico, lessicale,
intonativo, testuale e contestuale, che possono essere considerati segnali di
riconoscimento. Con Mortara Garavelli ricordiamo tuttavia che nessuno [di tali
segnali] bast[a] singolarmente a definire le specificit del [discorso indiretto libero]:
n, daltra parte, sembra sufficiente mettere insieme i tratti rilevabili sui vari piani
per avere un identikit completo e omogeneo di questo tipo di discorso
(Mortara Garavelli 1985: 105).
3.2 Segnali morfosintattici
da annoverare tra i segnali morfosintattici del discorso indiretto libero luso
anomalo del sistema dei tempi verbali ( concordanza dei tempi), orientati secondo
la prospettiva del parlante originario e non come in un tradizionale discorso
indiretto secondo quella del parlante che riporta la citazione.
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Cos, nel passo seguente (commentato in Mortara Garavelli 1985: 116):


(12) Egli aveva promesso di assistere come testimonio alle nozze segrete di Luisa,
ma ora, sul punto di andar a Castello, gli era venuta una gran paura di
compromettersi []. Se il riveritissimo I. R. Commissario di Porlezza venisse a
sapere di questo pasticcio, come la intenderebbe? (Antonio Fogazzaro, Piccolo
mondo antico, Milano, Mondadori, 1978, p. 73)
il momento dellenunciazione a cui si rapportano limperfetto del congiuntivo
venisse e il presente del condizionale intenderebbe non quello della citazione
bens lhic-nunc della produzione: nella forma indiretta non libera si avrebbe, infatti,
fosse venuto e avrebbe intesa. La collisione tra i tempi del cotesto e quelli del
riporto non che un sintomo di discorso indiretto libero, ma non sistematica:
esistono infatti citazioni indirette libere, come quelle pi sopra in (4) e in (9), in cui il
sistema temporale quello di un normale discorso indiretto.
Un altro segnale, strettamente connesso alla sovrapposizione dei due centri
discorsivi, la presenza di interrogative caratterizzate dalle relazioni di tempo e di
persona della forma cosiddetta indiretta e dallintonazione della forma diretta
(Mortara Garavelli 1985: 124), come nellesempio seguente (da Mortara Garavelli
1995: 467):
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(13) E in casa gli chiesi anche in casa ci avevano lavorato? Quando ci stavo io,
cera il camino che non tirava pi lavevano poi rotto quel muro? (Cesare Pavese,
La luna e i fal, Torino, Einaudi, 1968, p. 30)
A differenza di quanto accade in un discorso indiretto tradizionale, in (13) le
interrogative non sono introdotte da congiunzioni subordinanti ma riproducono,
come nella citazione diretta, la forma sintattica e intonativa della domanda
originale.
3.3 Segnali lessicali
Tra i segnali lessicali di discorso indiretto libero va segnalata anzitutto linserzione
entro il cotesto diegetico di un lessico espressivo, di interiezioni ( interiezione), di
intensificazioni, di termini dialettali, gergali, ecc., secondo una gradualit che va
dagli indici lessicali minimi, non caratterizzanti il personaggio (esclamazioni,
stereotipi affettivi, formule di passaggio o di appoggio come bene, ecco, ecc.) fino
ai modi di esprimersi con funzione caratteriologica (cfr. Mortara Garavelli 1985).
Tra le formule di stampo orale e colloquiale le interiezioni e le esclamative sono tra i
segnali pi affidabili di discorso indiretto libero, poich svelano lintromissione
improvvisa della parola del personaggio nel cotesto diegetico, spostando la
prospettiva del discorso al punto di vista del parlante originale. Cos, nei brani
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seguenti, le interiezioni perdio e santo cielo in (15) e accidenti in (14), lesclamativa


Mass, certo, Pietro il veronese in (16) e le sequenze di chi si era innamorato
accidenti, per chi aveva buttato le notti a sospirare, sempre lui, solo lui, la sua belva
in (14) sono tutte attribuibili al parlante originario:
(14) Baffina era tutto un mollamento di dolore [], di chi si era innamorato
accidenti, per chi aveva buttato le notti a sospirare [], sempre lui, solo lui, la sua
belva (Tondelli, Pao Pao, cit., p. 315)
(15) Gli dico che questa una serata fantastica, davvero ottima, ci siamo ritrovati e
questo baster, perdio se baster. E Lele [] chieder insistentemente di lasciarlo
un attimo, di dargli tregua, che queste cose non le ha mai fatte e santocielo almeno
un po di tempo (ivi, p. 275)
(16) Esco dalla compagnia di Alex, mimbatto in un soldato, praticamente gli rovino
addosso. Chiedo scusa. Mass, certo, Pietro il veronese (ivi, p. 212)
Talvolta, invece, il discorso indiretto libero segnalato da scarti di ordine diatopico
e diastratico, da cambiamenti di registro, da inserzioni di tecnicismi o di forme
vernacolari: in sostanza, dalladozione momentanea di un vocabolario avvertito
come estraneo [al parlante citante] (Calaresu 2004: 186). In (17), ad es., il termine
militaresco patrio esercito appartiene al vocabolario del colonnello, il parlante
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originario, e non al narratore:


(17) Finch il colonnello mi ha chiamato e ha detto che se son gentile sta bene, per
vedessi un poco di fare ben benino il mio lavoro e non tutta unavemaria come se
fossimo in una confraternita e non nel patrio esercito (Tondelli, Pao Pao, cit., p. 300)
Allo stesso modo, in (18) il diminutivo riassuntino e lespressione meno che meno
funzionano da segnali dellinserzione della voce del personaggio nel cotesto
autoriale:
(18) Non conosce i romanzi di Kerouac, Scott Fitzgerald le dice niente, Norman
Mailer meno che meno, Hemingway, be questo s, ha fatto un riassuntino a scuola
del Vecchio e il mare (ivi, p. 209)
Sempre a livello lessicale, infine (vedi 3.1), sintomo del discorso indiretto libero
la presenza di avverbi di luogo e di tempo riferiti deitticamente al qui e allora della
produzione (domani invece di il giorno dopo, ecc.).
3.4 Segnali intonativi
Dal punto di vista intonativo ( intonazione), la marca del discorso indiretto libero
anzitutto la bivocalit interna alla citazione (cfr. Mortara Garavelli 1985: 107),
allorigine di uno scarto dellintonazione tra la narrazione diegetica e la parte citata.
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Sia nellorale che nello scritto, in effetti, il discorso indiretto libero segnalato da
unintonazione particolare.
Nella scrittura, lintonazione (di lettura) resa in particolare dallassetto sintatticointerpuntivo e dalle eventuali interiezioni, domande, esclamazioni, ecc. Nella
comunicazione parlata, le marche intonative assumono unimportanza notevole e
possono a volte da sole caratterizzare un discorso come discorso indiretto libero.
Ci succede in particolare:
quando, allinterno di una parte di discorso, palesemente in forma indiretta, [il
locutore citante] imita la voce o il tono (veri o presunti) [del locutore originario],
passando, cio, dalla sua normale qualit di voce o intonazione a una qualit di
voce o intonazione decisamente altra, con effetto generale di mimica (Calaresu
2004: 168).
Nel testo orale in (19), il discorso indiretto libero segnalato sia dallintonazione
della voce citante che mima il parlante originale, sia dallinteriezione esclamativa
ah!:
(19) si erano dati appuntamento a casa e quello l non venuto perch dice ah! che
caveva un sacco di lavoro! (a partire da un esempio in Calaresu 2004: 168).
3.5 Segnali testuali e contestuali
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3.5 Segnali testuali e contestuali


Il discorso indiretto libero pu infine essere riconosciuto relativamente al cotesto e
al contesto. Nella prosa letteraria fondamentale il grado di differenziazione tra la
lingua del narratore e la lingua dei personaggi: quanto minore la distanza che le
separa, tanto maggiore la difficolt a riconoscere la presenza della seconda
allinterno del cotesto diegetico (cfr. Mortara Garavelli 1985: 120 segg.).
Tra gli indici di natura cotestuale si segnalano in particolare la prossimit di verba
dicendi, sentiendi, declarandi, ecc. e la presenza nelle immediate vicinanze del
discorso indiretto libero di enunciati in discorso diretto e indiretto (cfr. Mortara
Garavelli 1985: 107). In (20), ad es., il discorso indiretto libero (riconoscibile grazie al
rafforzativo proprio e alla chiusa altroch se lo ha capito) preceduto da una
sequenza di domande in discorso diretto (Come come?, E non ce lo mostri?, Non lo
presenti?) e dalla risposta, sempre in discorso diretto (Ah no carissimi, proprio no):
(20) Beaujean e io ci guardiamo negli occhi strampalati. Come come? E non ce lo
mostri? Non lo presenti? Ah no carissimi, proprio no, dice lui che evidentemente
deve avere ancora le stimmate scottanti per la storia abortiva con Beaujean, a forza
di appuntamenti buchi, visto che proprio non scemo, lo ha capito, altroch se lo ha
capito (Tondelli, Pao Pao, cit., p. 267)
A livello testuale ( testo, struttura del), pu infine essere sintomatica della presenza
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di un discorso indiretto libero la posizione incidentale di contenuti di varia natura


(cfr. Mortara Garavelli 1985: 122). La scelta di collocare una porzione di testo tra
parentesi, trattini o virgolette sembrerebbe cio rivelare in alcuni casi la volont di
chi scrive di inserire una seconda voce nel cotesto diegetico. Nel testo seguente, ad
es., la posizione in inserzione della sequenza gioie e dolori e tanta noja pu essere
un segnale dellaffacciarsi, nel contesto diegetico, della voce del locutore originario:
(21) Dice di non preoccuparsi, che non star malissimo, che vivacchier come tutti,
gioie e dolori e tanta noja, che forse ogni tre settimane potr avere una licenza ecc.
ecc. (ivi, p. 193).
4. Le funzioni del discorso indiretto libero
La modalit del discorso indiretto libero stata oggetto di numerose ricerche
relative al punto di vista e alla plurivocit teorizzata da Michail Bachtin (cfr. Bachtin
1975). Essa, spesso sotto il nome di stile indiretto libero, inoltre tradizionalmente
considerata un procedimento letterario, di cui si sono serviti soprattutto i naturalisti
francesi dellOttocento e poi diffuso nelle altre lingue, tra cui litaliano. In realt,
come ricorda Bice Mortara Garavelli, il procedimento ha le sue radici nelluso
linguistico comune ed documentabile ben prima dellOttocento (Mortara Garavelli
1995: 464). Ci non toglie che la netta maggioranza degli studi sul discorso
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indiretto libero abbiano come oggetto la prosa letteraria, mentre mancano


perlomeno in italiano ricerche approfondite sulle funzioni del discorso indiretto
libero nella scrittura funzionale e nella comunicazione orale (cfr. alcune
considerazioni in Calaresu 2004).
Per quanto riguarda la prosa letteraria, tradizionalmente si considera che il discorso
indiretto libero nasca dallesigenza di avvicinare, secondo i principi del verosimile
narrativo e linguistico, la lingua letteraria alla lingua viva. Grazie, infatti, alla
sovrapposizione dei piani enunciativi del narratore e del personaggio, il discorso
indiretto libero consente di illuminare il grigiore della pagina dei riflessi della phon
e di rompere il suo innaturale silenzio con echi e tracce di vocalit (Testa 1997:
315). Da un punto di vista sintattico, inoltre, il discorso indiretto libero visto come
un discorso indiretto alleggerito dagli elementi grammaticali pi fastidiosi (verba
dicendi, che subordinativo, ecc.). Herczeg (1963), ad es., giustifica la nascita del
discorso indiretto libero proprio come operazione di alleggerimento sintattico:
essendo il discorso diretto la forma che meglio accoglie una lingua colorita e ricca,
a scapito per di contenuti pi analitici, pi adatti al discorso indiretto, gli scrittori
della fine del XIX secolo (da Alessandro Manzoni in poi) sentono il bisogno di una
nuova forma che permetta di salvare la verit e la vivacit della lingua e di
assicurare allo stesso tempo lintervento del narratore nel racconto.
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Le correnti che fanno del discorso indiretto libero il loro strumento privilegiato, con
funzioni per opposte, sono da un lato quella che va da Alessandro Manzoni a
Giovanni Verga fino ai neorealisti e dallaltro quella espressionista. Il discorso
indiretto libero dei veristi accoglie in genere una sintassi e un lessico di stampo
dialettale e serve essenzialmente a dar voce alle classi popolari e contadine: la
questione del discorso indiretto libero dunque indissociabile dalla questione del
parlato e, almeno in un primo tempo, da quella dei dialetti (cfr. Pasolini 1965). Alla
funzione mimetica dei veristi e dei neorealisti si contrappone quella dei narratori
espressionisti (in particolare di Carlo Emilio Gadda, Lucio Mastronardi, ecc.), in cui
la contaminazione tra lingua e dialetto non risponde alla necessit di rispecchiare il
reale, ma uno strumento di rottura, di estraniamento e di deformazione oltre che di
mimesi fortemente ironica e caricaturale (cfr. Cane 1969). In sostanza, se il discorso
indiretto libero dei veristi consente di ottenere la verosimiglianza linguistica senza
impedire al narratore di intervenire sui contenuti del riporto, il discorso indiretto
libero degli espressionisti serve a ottenere un effetto in primo luogo estraniante e
caricaturale (cfr. Herczeg 1963; Pasolini 1965; Segre 1991; Testa 1997).
Studi
Bachtin, Michail (1975), Estetica e romanzo, trad. it., Torino, Einaudi.
Calaresu, Emilia (2000), Il discorso riportato. Una prospettiva testuale, Modena, Il
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Fiorino.
Calaresu, Emilia (2004), Testuali parole. La dimensione pragmatica e testuale del
discorso riportato, Milano, Franco Angeli.
Cane, Eleonora (1969), Il discorso indiretto libero nella narrativa italiana del
Novecento, Roma, Silva.
Herczeg, Giulio (1963), Lo stile indiretto libero in italiano, Firenze, Sansoni.
Mortara Garavelli, Bice (1985), La parola daltri, Palermo, Sellerio.
Mortara Garavelli, Bice (1995), Il discorso riportato, in Grande grammatica italiana
di consultazione, a cura di L. Renzi, G. Salvi & A. Cardinaletti, Bologna, il Mulino, 3
voll., vol. 3, pp. 427-468.
Pasolini, Pier Paolo (1965), Intervento sul discorso libero indiretto, Paragone
giugno, pp. 121-144.
Segre, Cesare (1991), Intrecci di voci. La polifonia nella letteratura del Novecento,
Torino, Einaudi.
Testa, Enrico (1997), Lo stile semplice, Torino, Einaudi.
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