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Investire nella crescita:

idee per rilanciare


lItalia

Vittorio Terzi
Roberta
Marracino Chiara
Spreaco Arianna
Turconi

Investire nella crescita: idee per rilanciare lItalia

Indice
Investimenti privati: una risorsa per la crescita
La caduta degli investimenti privati
La sfida del rilancio degli investimenti privati

Le leve per riattivare gli investimenti

5
5
10

16

Sbloccare i settori industriali

17

Ricostruire la fiducia nel fare impresa in Italia

19

Ritrovare lappetito per il rischio Italia

23

Investire nella crescita: idee per rilanciare


lItalia

McKinsey & Company


3

Investire nella crescita:


idee per rilanciare lItalia

La crescita rimane una priorit assoluta per gran parte dei paesi occidentali,
ed europei in particolare. Il dibattito tecnico-economico degli ultimi anni si
concentrato su questo tema elaborando proposte di varia natura, spesso orientate
al recupero del potere di acquisto delle famiglie come leva per riattivare i
consumi. In realt, non possibile ipotizzare il rilancio della crescita senza una
ripresa robusta degli investimenti privati: non unopzione tra diverse altre
disponibili, la strada prioritaria da seguire per uscire dalla crisi in Italia e in
Europa.
La ricerca pubblicata dal McKinsey Global Institute nel gennaio 2013, Investing
in growth: Europes next challenge, lo conferma: la causa principale della
profonda stagnazione che sta vivendo il continente europeo la debolezza degli
investimenti, fattore determinante della diminuzione del prodotto interno
lordo negli ultimi anni. Tra il 2007 e il 2012, nellEuropa a 27 gli investimenti
sono crollati di 475 miliardi di euro, un importo pari a dieci volte la riduzione
dei consumi avvenuta nello stesso periodo e a cinque volte la riduzione
complessiva
del PIL. Le aziende detengono un ammontare significativo di liquidit bloccata
in azienda o investita in strumenti finanziari a breve termine che potrebbe essere
investita in progetti di crescita, laddove venissero a cadere almeno una parte delle
attuali incertezze e cause di instabilit. Lexcess cash delle aziende europee quotate
stata stimata intorno ai 750 miliardi di euro alla fine del 2011, circa 70 dei quali
riferibili ad aziende italiane. In Italia queste risorse rimangono liquide, oltre che
per sfiducia nelle prospettive economiche, anche per la difficolt di fare impresa
e per le numerose barriere che non favoriscono liniziativa privata.

Per ridare vigore alla crescita e alloccupazione, necessario che il Governo


agisca sui fattori che inibiscono gli investimenti in ogni settore delleconomia e
migliori lambiente economico in cui operano le imprese locali e gli investitori
esteri.
Nelle pagine che seguono approfondiamo questi temi, suggerendo una strategia
di rilancio basata sul metodo dellattivismo microeconomico, che prevede il
concorso delle migliori energie pubbliche e private per far ripartire il Paese.

Investimenti privati:
una risorsa per la crescita
La caduta degli investimenti privati
Fra le cause principali della lunga fase di crisi e di mancata crescita dellEuropa vi
la caduta degli investimenti. Tra il 2007 e il 2012 il calo stato pari a 475
miliardi di euro (figura 1), rappresentando la componente di maggior rilievo nella
riduzione complessiva del PIL continentale.

Il fenomeno stato trasversale a tante economie europee, anche alle maggiori.


Se si escludono Germania, Norvegia e Svezia, in molti paesi europei si
registrato un calo consistente degli investimenti negli ultimi cinque anni. In
particolare, nel Regno Unito si sono ridotti nella misura del 3% del PIL 2007,
mentre in Danimarca e in Spagna il calo stato pi rilevante (rispettivamente
pari al 5,1%
e all11,1% del PIL). Forti riduzioni si sono osservate anche nei paesi del
Nord Europa che non soffrono di vincoli endemici allo sviluppo (figura 2).

Lintensit e la profondit della crisi per leconomia italiana si evince dalle cifre
impietose: tra il 2007 e il 2012 lItalia ha perso l1,42% del PIL allanno, un dato
negativo che non ha trovato riscontro in nessun altro grande paese europeo
(figura 3).
Anche nel nostro Paese gli investimenti rappresentano la componente che ha
maggiormente pesato nella dinamica negativa del PIL: 90 miliardi di euro in

meno dal 2007 al 2012, di cui oltre il 90% fanno capo a imprese e circa il 10% a
investimenti pubblici un ammontare circa doppio rispetto al corrispondente
calo dei consumi nello stesso periodo e circa dieci volte superiore al
corrispondente calo dei consumi nel periodo 2007-2011 (figura 4).

Dopo un trend positivo durato quasi 15 anni (dal 1993 al 2007), gli attuali valori
degli investimenti sono tornati al di sotto dei livelli registrati nel 1990 (figura
5).

La criticit della situazione confermata dai dati che evidenziano la diminuzione


dellinteresse degli investitori esteri nei confronti dellItalia. Se si esclude una
serie limitata di operazioni importanti (Bulgari-LVMH, Parmalat-Lactalis, WindVimpelCom, GE-Avio), si rileva che gli investimenti diretti esteri nel nostro Paese
sono in continua discesa: da un flusso medio in entrata di circa 21 miliardi di euro
nel periodo 2002-2006 a un flusso medio di soli 13,4 miliardi di euro nel periodo
2007-2011 (figura 6).

difficile pensare a un rilancio delleconomia senza porre unattenzione


primaria e nuovo vigore sulle strategie e le politiche di stimolo agli investimenti
privati.
La maggior parte delle discussioni programmatiche e del confronto politico
continua a vertere su richieste di intervento diretto dello Stato nelleconomia,
attraverso investimenti pubblici (ad esempio per lo sviluppo di infrastrutture) e
il rilancio dei consumi. Purtroppo, il potenziale di queste due leve limitato e
non migliorer in tempi brevi.
Gli investimenti pubblici, con un peso pari a circa il 10% del totale degli
investimenti (dato medio nel periodo 2000-2012), per compensare la caduta
degli investimenti privati registrata dal 2007 a oggi, dovrebbero pi che
triplicare (ipotizzando costanti tutte le altre variabili). Se consideriamo i
vincoli di bilancio posti dal Patto di stabilit europeo e la dimensione del
debito pubblico italiano, unespansione della spesa pubblica per investimenti
di queste proporzioni appare irrealizzabile.

I consumi privati potrebbero costituire il motore della crescita economica,


ma la prospettiva di una loro imminente ripresa appare del tutto ipotetica. La
stagnazione economica, la crescita della disoccupazione e la contrazione dei
redditi contribuiscono infatti a mantenere un clima di pessimismo, che
spinge le famiglie alla cautela e scoraggia i consumi. Anche laddove le
prospettive economiche migliorassero nel prossimo futuro, lesperienza
dimostra che i
tempi per una ripresa sostenuta dei consumi si misurerebbero nellarco di anni e
non di mesi.
Peraltro, laumento recente delle esportazioni, sostegno utilissimo per leconomia,
ha purtroppo compensato solo in parte la riduzione del PIL e presenta un
potenziale di crescita ulteriore che va a saturazione. Il 66% delle esportazioni
italiane infatti diretto verso economie sviluppate1, in cui la domanda rimane
debole come in Italia e in cui laumento delle quote di mercato richiederebbe
un miglioramento della competitivit dei prodotti italiani, che di fatto non
realizzabile nellimmediato. Anche il dirottamento di quote consistenti
di
export verso paesi a maggiore crescita interna richiede lo sviluppo di strategie di
posizionamento e di entrata in questi mercati, i cui effetti si renderebbero visibili
in tempi lunghi.
Rilanciare gli investimenti nel Paese, sia di imprese nazionali sia di
investitori stranieri, quindi fondamentale per ridare vigore alla crescita
economica e creare nuovi posti di lavoro. In particolare, se si realizzassero
politiche in grado di recuperare in tre anni i 90 miliardi di euro di investimenti
persi nel periodo 2007-2012 (mantenendo inalterate le altre componenti del PIL),
leffetto sul PIL reale nel primo anno sarebbe di oltre 2 punti percentuali2.
Anche leffetto sulloccupazione sarebbe notevole. Le analisi condotte sui dati
raccolti dal 1993 al 2012 evidenziano una stretta correlazione tra investimenti
e occupazione: sulla base di questa serie storica, a ogni milione di euro
investito in attivit produttive corrispondono circa 20 nuovi occupati (figura
7). Se ipotizzassimo per il futuro un impatto analogo a quello prodotto in
passato,
recuperare il gap di investimenti persi negli ultimi cinque anni consentirebbe di
creare oltre 1,6 milioni di nuovi posti di lavoro.

1 Include Unione Europea, America Settentrionale, Oceania, Giappone e Israele (calcolato nellanno 2011).

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esclusi gli effetti moltiplicativi dellaumento degli investimenti privati sulle altre componenti del PIL (consumi
delle famiglie, consumi delle amministrazioni pubbliche e commercio estero). Analisi prospettica basata su
stime Prometeia (aprile 2013).

10 McKinsey &
Company

La sfida del rilancio degli investimenti privati


Dare priorit al rilancio degli investimenti privati importante non solo perch
questa la componente del PIL manovrabile con maggiori gradi di libert, ma
anche perch le imprese non finanziarie italiane ed europee dispongono delle
risorse necessarie.
Secondo le stime della citata ricerca del McKinsey Global Institute, nel 2011 le
societ quotate europee disponevano di un surplus di cassa3 pari a circa 750
miliardi di euro, di cui circa 70 riconducibili a societ quotate italiane. Gran
parte di queste risorse sono gestite come liquidit aziendale e non vengono
impiegate in nuovi progetti di sviluppo. Le cause sono molteplici e spesso
interrelate. Il
fattore pi importante rappresentato dal rallentamento delleconomia provocato
dallindebolimento della domanda e accompagnato da una riduzione nellutilizzo
di capacit produttiva. Domanda debole e capacit produttiva sottoutilizzata
scoraggiano le imprese dal lanciare nuovi investimenti, soprattutto nei settori
a pi alta intensit di capitale, e inducono a rinviare i progetti in attesa di un
chiarimento dello scenario economico. Dalle analisi condotte dal McKinsey Global
Institute in Europa, si rileva che gli investimenti fissi nei settori caratterizzati da
alta intensit di capitale sono diminuiti di 14 punti percentuali nel 2009, a fronte
di una caduta del resto delleconomia di 8 punti percentuali.

McKinsey & Company


Investire nella crescita: idee per rilanciare
3 valore
3 Leccesso di cassa calcolato come il totale delle disponibilit liquide al di sopra del 2%1 del
lItalia
del fatturato delle imprese.

Alcuni settori, come quello delle costruzioni, hanno risentito in modo molto
severo di questo rallentamento, al punto di bloccare qualsiasi nuova progettualit
in attesa di un ritorno a condizioni di normalit.
Unaltra causa che disincentiva gli investimenti privati, peculiare del nostro
Paese, rappresentata dalla diffidenza diffusa circa la possibilit di fare
impresa con successo in presenza di fattori di sistema come fiscalit,
burocrazia, giustizia civile, mercato del lavoro che penalizzano la piena
realizzazione del potenziale economico sottostante. Una diffidenza accentuata
dalla crisi, fino al punto di scoraggiare il lancio di nuovi progetti.
Questo tipo di barriera non blocca solo le aziende straniere, ma anche le imprese
italiane. Queste ultime, infatti, non hanno smesso del tutto di investire e hanno
puntato sempre di pi sullestero e in modo crescente sui mercati emergenti
cambiando la destinazione geografica dei loro investimenti. Gli investimenti
diretti esteri di origine italiana sono passati da un flusso medio netto di 18,4
miliardi di euro nel periodo 2002-2006 a un flusso medio netto di quasi 38
miliardi di euro nel periodo 2007-2011, con un picco di oltre 70 miliardi netti
nel 2007 (figura 8). Questultimo valore, da solo, copre per ben oltre due terzi
la riduzione di 90 miliardi di euro di investimenti registrata in Italia nel
periodo 2007-2012.

12 McKinsey &

Le pi importanti classifiche di competitivit attestano con messaggi univoci


il ritardo italiano su gran parte delle leve che spingono unazienda a scegliere
il
Paese per investimenti produttivi e commerciali. Nella classifica annuale Doing
Business 2012 della World Bank, pur guadagnando 14 posizioni rispetto al 2011,
lItalia si colloca ancora alla 73a posizione su 185 paesi analizzati, a circa 30 posti
di distanza dalla Spagna, e molto lontana dagli altri grandi paesi europei: la
Francia alla 34a, la Germania alla 20a e il Regno Unito alla 7a (figure 9 e 10).

Un ritardo cos marcato sulle leve del fare impresa pu avere un impatto ancora
pi dannoso se si guarda al futuro. In tutto il mondo, infatti, dopo un periodo in
cui aumentata la propensione a investire al di fuori dei confini nazionali (la
quota di investimenti diretti esteri sul totale del PIL mondiale passata da poco
meno dell1% nel 1990 a oltre il 4,34% nel 2000), si registra una stasi e in alcuni
casi un aumento degli indicatori di segno contrario (figura 11).

Sono numerosi gli esempi di societ che stanno pianificando un ritorno delle
proprie attivit produttive dai paesi emergenti ai paesi di origine. Un vero
fenomeno di delocalizzazione al contrario. Tra gli esempi recenti figurano
Sleek Audio e Chesapeake Bay Candle, societ americane rientrate dalla Cina,
oppure Ford Motor Company, Otis Elevator e General Electric, che hanno
traslocato dal Messico. I motivi che spingono queste aziende al reshoring sono
molteplici, e tra questi citiamo la crescente automazione dei processi
produttivi, che riduce
lincidenza relativa del costo del lavoro domestico, e laumento del costo del
lavoro nei paesi emergenti. In Cina, ad esempio, questultimo cresce del 20%
lanno, molto pi di quanto cresca la produttivit del lavoro.
Le autorit americane hanno reagito con prontezza a questa inversione di
tendenza, adottando provvedimenti normativi per facilitare il reshoring e ridare
impulso alla crescita interna un esempio e una rapidit di reazione da emulare
(box 1).

Box 1: Gli Stati Uniti e il sostegno al reshoring


Nel 2011, lamministrazione Obama ha lanciato il programma Select USA, un
piano per promuovere e facilitare gli investimenti in America, rivolto anche alle
imprese americane interessate a reinvestire nel loro paese. Nel 2012, la Casa
Bianca ha promosso levento Insourcing American Jobs Forum, un momento di
discussione cui sono seguite numerose iniziative legislative per la promozione
degli investimenti sul territorio americano e la creazione di posti di lavoro in loco.
Tra queste rientrano: la possibilit di dedurre immediatamente il 100% dei costi
dei nuovi investimenti in impianti (stabilimenti e macchinari) aperti sul territorio
nazionale; gli incentivi per le aziende manifatturiere che decidono di produrre
localmente tecnologie innovative in campo energetico; il lancio della National
Export Initiative; le numerose azioni a supporto della formazione del personale
locale; lavvio del Recovery Act, un piano di investimenti di oltre 50 miliardi di
dollari da destinare a infrastrutture di trasporto e di 7 miliardi a infrastrutture di
telecomunicazioni e banda larga. In parallelo alle iniziative governative, le
associazioni di settore contribuiscono a promuovere linsourcing attraverso
molteplici programmi: la Reshoring Initiative, sostenuta da numerose imprese
manifatturiere, Make it in America, lanciata dal National Institute of Standards
and Technology, Growth, promossa dal Manufacturing Institute.

Continuo il dibattito su unaltra possibile causa di rallentamento degli


investimenti privati, da attribuire alla crescente difficolt di accesso al credito per
le imprese.
Pur riconoscendo la dipendenza delle imprese dal credito bancario per la
copertura dei propri fabbisogni finanziari (soprattutto delle imprese di medie e
piccole dimensioni tipiche del tessuto economico italiano), difficile dimostrare
che le limitazioni nellaccesso al credito siano dovute a un sovrappeso del rischio
nelle decisioni di concessione del credito delle banche. I dati confermano che le
restrizioni di credito non sono andate oltre le soglie compatibili con la sottostante
evoluzione del rischio. difficile quindi considerare la restrizione del credito
come la causa del rallentamento di progetti di investimento che superano i test di
merito creditizio. In un contesto in cui il rapporto tra sofferenze lorde e impieghi
delle societ non finanziarie molto peggiorato (passando dal 5,8% del 2010 al
9,5% del 2012), i volumi di prestiti alle imprese sono rimasti pressoch stabili.
Grazie anche alle politiche di contenimento dei tassi della Banca Centrale
Europea degli ultimi anni, i tassi di interesse medi sui prestiti alle imprese sono
scesi (dal 5,6% del 2007 al 3,8% del 2012), pur a fronte di un aumento dello
spread medio applicato dalle banche a parziale copertura del maggior rischio
creditizio.
verosimile pensare che le imprese abbiano deciso di ridurre gli investimenti in
capacit produttiva a prescindere dalle disponibilit di risorse finanziarie.
anche

vero che se, per effetto del deleveraging, il credito bancario totale disponibile
dovesse attestarsi su un livello pi basso rispetto ai picchi raggiunti nellultimo
decennio, diventando pi selettivo, la velocit e lintensit della ripresa degli
investimenti delle imprese e quindi la ripresa della crescita economica e
delloccupazione ne potrebbero risentire in misura sensibile.

Le leve per riattivare gli


investimenti
Gli appelli al rilancio della crescita economica in Italia e in Europa sono
numerosi e continui, le azioni intraprese e i risultati ancora deludenti. Lo Stato,
con il suo elevato debito pubblico, non dispone delle risorse necessarie per dare
un nuovo impulso alla crescita economica attraverso investimenti diretti. I
consumi privati, un importante fattore tradizionale di impulso allo sviluppo
economico, rimangono deboli per la combinazione degli effetti della crisi in
corso (crescente disoccupazione, contrazione dei redditi reali, riduzione della
propensione ai consumi) e di una demografia sfavorevole.
Agli investimenti privati va quindi assegnato un ruolo centrale. Le risorse che
sono venute a mancare alla crescita, e che devono ritornare ad alimentare il
processo
di generazione di ricchezza e posti di lavoro, vanno ricercate presso gli investitori
privati italiani ed esteri. Mobilitare queste risorse richiede tempo: lanalisi storica
evidenzia che far tornare gli investimenti privati ai livelli pre-crisi richiede non
meno di cinque anni. Se in alcune nazioni europee come Svezia, Norvegia,
Austria, Germania, Regno Unito e Danimarca gi stata recuperata una parte
degli investimenti perduti dal 2007, in Italia questo processo non sembra
ancora iniziato.
Lo Stato svolge un ruolo fondamentale nel mobilitare queste risorse, ma negli
ultimi mesi lattenzione e le energie del Governo sono state prevalentemente
concentrate sullobiettivo di riequilibrio della finanza pubblica.
Il recupero di disciplina finanziaria, seppure necessario, non basta a ridare
slancio alleconomia. Adesso che lemergenza della finanza pubblica sembra
superata necessario un nuovo visibile scatto in avanti da parte dello Stato e
delle imprese. Allo Stato non richiesto come spesso accaduto in passato,
con deludenti risultati di dimostrare generosit con robusti programmi di
sussidio o con investimenti diretti nelleconomia. La finanza pubblica non lo
consente. Lo Stato pu tuttavia esercitare la propria influenza attraverso
unazione normativa incisiva e mirata per stimolare gli investimenti privati nel
Paese.
In particolare, necessario che il Governo e il Parlamento intervengano con
maggiore incisivit agendo su due leve. Da un lato, sbloccando i settori

industriali, rimuovendo con sistematicit gli ostacoli alla crescita mediante


ladozione di
una politica industriale basata sul metodo dellattivismo microeconomico;

dallaltro, aumentando la competitivit del Paese e ricostruendo la fiducia nel


fare impresa necessaria per sbloccare liniziativa privata e le relative risorse.
inoltre necessario che le imprese, oltre a portare un contributo diretto alle
iniziative di attivismo microeconomico dello Stato, ritrovino lappetito per il rischio
Italia. In particolare, dovrebbero rivalutare le opportunit di investimento in Italia,
assicurando che le loro decisioni siano prive di percezioni distorte sulleffettiva
attrattivit dei progetti e sul reale rischio dimpresa nel Paese (dovute alla cautela
indotta dalla crisi prolungata).

Sbloccare i settori industriali


A testimonianza di quanto nel dibattito pubblico degli ultimi anni abbiano
prevalso i temi di politica fiscale e di stabilit finanziaria, rispetto a quelli
attinenti alle riforme di politica industriale, basti citare il fatto che la copertura
mediatica dei primi stata quattro volte superiore a quella dei secondi. In
particolare, in tema di rilancio della crescita economica, si assistito e si continua
ad assistere alla ricerca di soluzioni basate su pochi provvedimenti trasversali
(costo del lavoro, fiscalit, semplificazioni), che facciano davvero la differenza. Il
risultato deludente sotto gli occhi di tutti.
La verit che ogni settore delleconomia frenato da moltissimi ostacoli di
natura microeconomica. Ed a questo livello che occorre intervenire in maniera
incisiva.
Nel commercio non si cresce perch una regolamentazione restrittiva ostacola
lo sviluppo di formati distributivi a pi alta produttivit. Nelle costruzioni non
si
cresce a causa di innumerevoli ostacoli autorizzativi e della mancanza di standard
costruttivi che aumentino lefficienza e riducano il costo dei progetti immobiliari.
Il settore dei trasporti soffre per lelevata frammentazione delle imprese
coinvolte, oltre che per lassenza di una regolamentazione e di meccanismi di
sistema che
promuovano i benefici di una maggiore cooperazione. Ogni settore presenta
ostacoli specifici che frenano gli investimenti privati. Le riforme che prescindono
dagli aspetti microeconomici di ciascun settore finiscono con avere unefficacia
limitata. necessario conoscere a fondo la situazione in cui si trova ogni comparto
economico, per comprenderne leffettivo potenziale di sviluppo e le principali
barriere che inibiscono la crescita, secondo il metodo dellattivismo
microeconomico.
I paesi che hanno adottato questo metodo hanno conseguito significativi aumenti
di produttivit, accelerazione degli investimenti e crescita economica.
Una corretta applicazione dellattivismo microeconomico richiede lattenzione del
Governo su tre punti:

1. Dare priorit ai settori che consentono un rilancio degli investimenti su


una scala dimensionale rilevante, con un impatto significativo e in tempi brevi
sulla

crescita e sulloccupazione. Intervenire con azioni specifiche su settori come


quelli del commercio, delle costruzioni, dellhoreca (hotel, ristoranti, catering),
dei trasporti e delle attivit professionali (che rappresentano oltre il 56% degli
investimenti persi negli ultimi anni, quasi il 50% delloccupazione e del valore
aggiunto nazionale) pu avere un impatto rilevante e immediato per
leconomia (figura 12). Il manifatturiero, la metallurgia e la produzione di
macchinari
e apparecchiature di qualit sono altrettanto importanti, rappresentando
il 5,7% in termini di occupazione e circa il 5% in termini di valore
aggiunto.
Sono settori che fanno leva su un patrimonio di competenze e tecnologie
avanzate non replicabili in paesi a basso costo. Le eccellenze del made in
Italy (enogastronomia, moda, design e mobili), che contano il 6,8% in
termini di occupazione e il 5,2% in termini di valore aggiunto, sono
anchessi comparti in cui investire, puntando su un forte aumento di
produttivit e quindi di competitivit della produzione.
Ragioni di equit politica spesso suggeriscono iniziative comuni a pi
settori o relative a comparti economici marginali. difficile immaginare
che tale
approccio possa avere un impatto significativo sulla crescita e sulla creazione di
nuovi posti di lavoro nel Paese in tempi brevi.

2. Assicurare la cooperazione pubblico-privato, per comprendere a fondo


gli ostacoli sistemici che bloccano gli investimenti privati nei singoli settori.
Questo approfondimento possibile attivando tavoli di lavoro dellEsecutivo

specializzati per settore e costituiti da unampia rappresentanza delle imprese,


anche attraverso la loro partecipazione e il loro contributo diretti. La voce di
chi

sul mercato tutti i giorni fondamentale per comprendere i vincoli effettivi


allo sviluppo del settore, per misurare con rigore i costi e i benefici di una loro
rimozione e per individuare, testare e mettere a punto i provvedimenti che
consentono di rilanciare la crescita. Non si possono trovare soluzioni di piena
efficacia senza il confronto con le imprese, che sono le prime ad avere un
diretto interesse nel rilancio della crescita.
3. Assicurare le necessarie competenze ed esperienza nella gestione
di questo processo. Di solito, lo Stato affida lelaborazione delle riforme di
politica industriale a personale con formazione ed esperienza giuridicoamministrativa. Questa esperienza utile e necessaria (vista la
complessit
della macchina legislativa dello Stato), ma non sufficiente. Il settore pubblico
ha bisogno di dotarsi di figure dirigenziali con conoscenze ed esperienze in
ogni settore soggetto a riforma, di professionalit che dovrebbero integrare
quelle dei funzionari addetti allo sviluppo di politiche industriali nellorganico
della Pubblica Amministrazione italiana. Senza la presenza di risorse che
parlano lo stesso linguaggio delle imprese, la comprensione delle
problematiche di ogni settore da parte degli organismi dello Stato non sar
mai completa.
I paesi che hanno adottato il metodo dellattivismo microeconomico hanno
sbloccato i settori industriali, rimuovendo con sistematicit le barriere
microeconomiche alla crescita di ognuno, e hanno conseguito aumenti di
produttivit e competitivit delleconomia che hanno dato un forte impulso alla
ripresa degli investimenti privati. Ne hanno ad esempio beneficiato i paesi del
Nord Europa, nellintensa stagione di riforme economiche degli anni Novanta, e
Singapore, che con questa impostazione negli ultimi anni ha conseguito un
impressionante sviluppo della propria economia.

Ricostruire la fiducia nel fare impresa in Italia


In parallelo alla rimozione delle barriere alla crescita nei settori rilevanti per
leconomia, necessario che lo Stato ripristini condizioni che favoriscano un
ritorno della fiducia per sbloccare liniziativa privata e stimolare una ripresa degli
investimenti.
La correlazione tra propensione a investire e semplicit di fare impresa in
un paese non dimostrata, ma convinzione diffusa che rendere pi
semplice
lattivit dimpresa sia un prerequisito necessario per promuovere la ripresa degli
investimenti nazionali e internazionali.

Come abbiamo gi osservato, il gap italiano ha origine in quattro aree, che


incidono in termini di inefficienza e onerosit sulle imprese che operano nel Paese:

20 McKinsey &

1. La burocrazia trasversale, in cui risiedono ampi spazi di


miglioramento, a tutti i livelli.
2. La giustizia civile, unarea in cui il Paese registra un forte ritardo; si
pensi, ad esempio, ai tempi di risoluzione delle dispute commerciali e alla
tutela dei creditori.
3. Lelevata imposizione fiscale, che ha raggiunto livelli superiori al 50%
del PIL.
4. La rigidit del mercato del lavoro, che incide in modo marcato in termini
di costo per lattivit dimpresa.
Lagenda del precedente Governo ha posto le basi per recuperare parte degli
svantaggi accumulati negli scorsi decenni, attraverso numerosi provvedimenti
e tavoli di lavoro volti a semplificare lattivit dimpresa e ridare impulso
alleconomia. Tali iniziative rappresentano un primo passo incoraggiante, ma non
sono ancora sufficienti per rilanciare la crescita del Paese e renderla duratura negli
anni a venire. In alcuni casi, richiedono un ampio ripensamento (come nel caso
di alcune norme sul lavoro, che nella fase di crisi aumentano la rigidit anzich
ridurla) o sono ancora in attesa dei regolamenti attuativi necessari a renderle
operative.
Lagenda del nuovo Governo dovr riprendere lobiettivo di recupero di
competitivit, attuando con pienezza le misure deliberate, ma anche prevedendo
miglioramenti in tutte quelle aree moltissime che non sono ancora state
oggetto di riforma. Una recentissima indagine condotta su un campione di
aziende straniere segnala quattro aree dintervento prioritarie:
In termini di regolamentazione del mercato del lavoro, la cosiddetta
riforma Fornero ha prodotto risultati controversi (in particolare sulla
flessibilit in entrata e in uscita), incompleti (soprattutto in materia di
agevolazioni alla creazione di nuovi posti di lavoro) e ancora non misurabili
(per esempio nellapplicazione del nuovo contratto di apprendistato). Tali
effetti necessitano di una correzione.
La fiscalit una leva importante per il rilancio degli investimenti privati. Il
livello del cuneo fiscale e contributivo il secondo pi elevato tra i 34 paesi
Ocse: il 53,5% del costo del lavoro se si considerano anche Irap, Tfr e
trattenute Inail, contro una media Ocse del 35,4% e dellUnione Europea a 15
del 41,9%.
Nel 2012, il total tax rate ha toccato il 68,3% dei profitti, 22 punti percentuali
sopra Stati Uniti e Germania, quasi 30 rispetto a Spagna e 33 rispetto al

McKinsey & Company


Investire nella crescita: idee per rilanciare
2 1 di
lItalia
Regno Unito. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, le possibilit

ripresa

dellItalia passano attraverso la combinazione di pi misure, dalla riforma fiscale


al taglio delle tasse su lavoro e imprese. Il mix di interventi, unito
allampliamento dellimponibile per la tassazione indiretta e allo spostamento
della spesa pubblica su investimenti mirati, imprimerebbe una spinta alla
crescita di oltre 8 punti percentuali in cinque anni e di circa 22 punti
percentuali nel lungo periodo.
La giustizia civile unaltra area in cui richiesto un forte recupero
di efficienza del sistema (anche facendo leva su tecnologie e
metodologie di
e-government). Gli interventi di semplificazione introdotti negli ultimi anni
(tribunali delle imprese, riorganizzazione della geografia giudiziaria, filtro
per il ricorso in appello, liberalizzazione delle tariffe professionali), vanno
nella giusta direzione ma molto di pi richiesto. Occorre agire nel campo
fallimentare, riducendo il costo complessivo della procedura; ottimizzare tempi,
costi e procedure sul fronte del recupero crediti per via giudiziale; rendere pi
immediata e semplice lesigibilit delle garanzie, incrementando il livello di
trasparenza circa il relativo stato e valore, ad esempio attraverso un archivio
centrale consultabile dal pubblico.
Il potenziale di semplificazioni e liberalizzazioni ancora molto ampio.
Nonostante le molteplici misure adottate in diversi settori (commercio al
dettaglio, farmacie, notai, servizi di trasporto locale, servizi idrici e del gas,
concessioni aereoportuali e autostradali, contratti di esclusiva, disciplina
anticoncorrenziale, rifornimenti porti, ecc.), le resistenze allavanzamento dei
provvedimenti rimangono forti e si rischia di non produrre risultati tangibili.
Esistono inoltre ampi spazi per ulteriori interventi di semplificazione.
A un Governo demergenza, che aveva lobiettivo primario di rimettere sotto
controllo la finanza pubblica, non si poteva chiedere molto di pi per rilanciare
la crescita. tuttavia imperativo che il nuovo Esecutivo riprenda questi temi e
li sviluppi con maggiore incisivit, sposando la logica dellemergenza. Per
fare
un esempio, attraverso una normativa speciale, una Legge per gli Investimenti, si
potrebbe prevedere che i progetti rispondenti a precisi criteri di ammissibilit (per
esempio nei settori ad alto potenziale per leconomia, capaci di creare un numero
significativo di nuovi posti di lavoro) possano beneficiare di alcuni vantaggi quali:
Un percorso fast track per le autorizzazioni, trasferite a un organo
centrale qualora le autorit locali non dovessero pronunciarsi dopo un
periodo prestabilito.

Un sistema di incentivi alla realizzazione dellinvestimento in condizioni di


comprovata neutralit fiscale per lo Stato.

Facilitazione allaccesso alle risorse finanziarie necessarie per i progetti,


rese disponibili da fondi dedicati allo sviluppo costituiti con le partecipazioni
di diverse tipologie di investitori.
A tale proposito, fondamentale che la Finanza per la crescita economica
venga riconosciuta come una delle massime priorit nellagenda del Governo.
Come abbiamo osservato, la riduzione di credito bancario conseguente al
deleveraging potrebbe rallentare la velocit di ripresa degli investimenti e
limitarne lestensione ai diversi settori delleconomia. importante quindi che
le banche e le imprese si adoperino per una transizione verso un nuovo sistema
finanziario basato sul principio meno banca, pi mercato. Le nostre
analisi e indagini di mercato indicano una presenza crescente a livello
mondiale di investitori istituzionali (assicurazioni, fondi pensione, fondi
sovrani, ecc.) alla ricerca di nuove opportunit di investimento con un profilo
di rischio/ritorno alternativo ai titoli governativi e con un maggiore contenuto
di rischio creditizio.
Si stima che nei prossimi cinque anni la domanda annuale di investimenti in
strumenti di finanza strutturata e credito si attesti in un intervallo tra i 400 e i
700 miliardi di dollari. Le banche possono aiutare le imprese a cogliere
lopportunit di questo enorme mercato cambiando il loro tradizionale approccio
alla gestione del credito. In particolare, le banche dovrebbero passare da una
logica di erogazione di impieghi da iscrivere sui loro bilanci con conseguente
impegno di capitale proprio a una logica in cui le facilitazioni creditizie alle
imprese sono costruite secondo criteri che ne consentono linserimento in
strumenti mobiliari collocabili presso gli investitori istituzionali. Un rilancio
della securitization del credito secondo criteri di maggiore semplicit,
trasparenza e liquidit degli investimenti evitando le distorsioni del passato
pu contribuire ad allargare le opportunit di finanziamento per le imprese in
misura consistente nei prossimi anni.
La transizione verso un sistema basato sul principio meno banca, pi mercato,
richieder anche un potenziamento dellinfrastruttura normativa, regolamentare
e societaria per allargare laccesso al mercato dei capitali a un insieme molto pi
ampio di imprese, in particolare alle medie imprese tipiche del tessuto
economico italiano ed europeo. Vanno in questa direzione i recenti
provvedimenti normativi (i cosiddetti Decreto Sviluppo D.L. 22 giugno 2012
n 83 e D.L. 18 ottobre
2012 n 179), che hanno reso disponibili nuovi strumenti di finanziamento per le
imprese. Anche alle societ non quotate sono stati estesi i vantaggi legali e fiscali
per lemissione di obbligazioni e cambiali finanziarie, e sono state introdotte le
obbligazioni subordinate e partecipative, strumenti finanziari di solito destinati a
investitori istituzionali per il finanziamento di attivit aziendali.

Nei primi sei mesi di avvio di queste nuove opportunit di finanziamento,


aziende di media e piccola dimensione hanno raccolto circa 2 miliardi di euro.
Inoltre,

alcune banche stanno promuovendo strumenti alternativi al credito, come bond


territoriali a vantaggio di imprese con sede nella zona in cui avviene la raccolta o
strumenti di finanziamento dedicati allespansione di aziende operanti in specifici
settori del made in Italy (come il vitivinicolo e la moda).
In parallelo, lo Stato dovrebbe intervenire promuovendo lo sviluppo di nuovi
strumenti finanziari (sta avvenendo con la Cassa Depositi e Prestiti nel segmento
delle infrastrutture, nel finanziamento e nella partecipazione al capitale per
progetti di investimento) e di nuovi meccanismi di finanziamento (fondi per
linnovazione, programmi di finanza per le piccole e medie imprese, piattaforme di
credito a partecipazione pubblica e privata, ecc.), che ampliano la disponibilit per
i settori e le imprese sottoservite.
necessario infine che il Governo si adoperi per realizzare una maggiore apertura
del nostro sistema finanziario, per ampliare lo scambio e lafflusso di risorse a
livello internazionale. Questa apertura potrebbe essere conseguita, per esempio,
promuovendo levoluzione verso lUnione Bancaria Europea, un assetto che pu
contribuire a ripristinare il mercato interbancario, oggi congelato dallimpatto dei
rischi sovrani e della crisi economica sui bilanci bancari, e a riportare in
condizioni di normalit la liquidit di sistema per le diverse scadenze.

Ritrovare lappetito per il rischio Italia


Se si intende rilanciare gli investimenti, anche le imprese e gli operatori privati
sono chiamati a un cambio di atteggiamento, in particolare nella valutazione delle
opportunit esistenti e delle opzioni di allocazione produttiva del capitale.
Gli esempi virtuosi non mancano. Molte imprese italiane hanno continuato a
credere nellinvestimento domestico, trovando nuove vie per crescere.
Alcune hanno effettuato con coraggio un cambio di rotta nellallocazione delle
risorse, per cavalcare nuovi trend di mercato o per utilizzare le risorse generate
da guadagni di produttivit in nuovi progetti industriali. Altre hanno investito in
ricerca e nuove tecnologie, fattori abilitanti della crescita e dello sviluppo futuro.
Altre ancora hanno scandagliato il mercato in cui operano, anche se maturo, per
cogliere nuove opportunit in nicchie specifiche. Nonostante la congiuntura
attuale, ogni settore presenta possibili e nuove aree di crescita (box 2-5).

Box 2: Settore delle tecnologie verdi e della sostenibilit ambientale


Mossi & Ghisolfi
Azienda piemontese operante in un mercato maturo il poliestere (PET) di cui
uno dei maggiori produttori mondiali, con oltre 2 miliardi di euro di fatturato.
Facendo leva su una specica tecnologia (PROESA) gi sviluppata per il core
business, limpresa riuscita ad allargarne lo spettro delle applicazioni dal
poliestere al bio- etanolo di seconda generazione, derivato da scarti agricoli o da
colture non destinate alla produzione alimentare. Un prodotto completamente
nuovo. La tecnologia competitiva sia rispetto ai processi di prima generazione,
basati su mais e altre colture a uso alimentare, sia rispetto al petrolio, anche
qualora il prezzo del greggio si attestasse a 60-70 dollari al barile. Inoltre, non
utilizza materie prime destinate allalimentazione umana o animale e ha un
bilancio ambientale positivo, riducendo in modo signicativo il fabbisogno di suoli
agricoli.
La societ ha da poco lanciato la prima bio-rafneria al mondo per produrre bioetanolo di seconda generazione, creando di fatto un nuovo mercato basato sulla
produzione sostenibile di biocarburanti innovativi, estremamente attrattivo dal
punto di vista economico.

Box 3: Settore manifatturiero e delle utilities


GranitiFiandre
Azienda emiliana di medie dimensioni, leader nella produzione e
commercializzazione di lastre in gres porcellanato. stata la prima azienda del
settore a credere nel gres porcellanato e nel formato 20x20 cm gi dagli anni
Sessanta, perfezionando un prodotto allora destinato solo ai pavimenti industriali
esposti ad alte sollecitazioni.
Negli ultimi anni ha investito su una ceramica di nuova generazione, con
caratteristiche battericide e antinquinanti e su un nuovo formato, il pi grande mai
realizzato nora (300x150 cm). Sottopone inoltre i propri prodotti al sistema di
valutazione della qualit energetico-ambientale emanato dal Green Building
Council e nalizzato alla realizzazione di edici verdi ad alte prestazioni nel
rispetto della natura. Oggi sono oltre 250 i materiali dellazienda che hanno
ottenuto questo attestato, garanzia di una liera produttiva verde.
Tra il 2010 e il 2011 lazienda ha incrementato il suo fatturato del 41%, rispetto a una
media di settore che non ha raggiunto il 2%.

Brembo
Azienda manifatturiera bergamasca di eccellenza, attiva nella produzione di
sistemi frenanti per lindustria automobilistica e ciclistica.
Investe costantemente in ricerca e nuove tecnologie e serve clienti di caratura
mondiale in tre continenti (Europa, America e Asia), mentre solo il 15% del
fatturato realizzato in Italia. Nellultimo anno le vendite del gruppo sono cresciute
di quasi l11%, negli ultimi tre anni il tasso di crescita annuo si attestato intorno al
20%. Una sda non scontata in anni di forte crisi per il settore automobilistico di
gran parte dei paesi avanzati.

Midac Batteries
Lazienda veneta produttrice di batterie per uso industriale ha come principio cardine la
continua innovazione tecnologica mirata al migliore utilizzo dellenergia.
Fortemente sensibile alle tematiche ambientali (utilizza lenergia pulita prodotta dal
proprio impianto fotovoltaico per la produzione di batterie e accumulatori, evitando
lemissione di 945 tonnellate di CO 2 ogni anno), applica il concetto di innovazione
anche ai processi e alle attivit aziendali nellottica del conseguimento di una
maggiore produttivit. Ha infatti riorganizzato e semplicato i processi aziendali
mediante lapplicazione delle tecniche di lean production e limplementazione di
un sistema informativo ERP, che consente il monitoraggio delle performance
aziendali tramite strumenti strutturati e puntuali un esempio di applicazione di
tecniche da grandi aziende a imprese di medio-piccole dimensioni.
presente in cinque paesi, con un fatturato in crescita del 19% nellultimo anno.
Nel 2013 stata inserita da Borsa Italiana nellelenco delle migliori 100 PMI per la
crescita.

Etra
Multiutility veneta che serve 50 comuni, fornendo il servizio idrico integrato, la
gestione dei riuti ed energia da fonti rinnovabili.
La societ ha realizzato una rete cloud privata con il duplice obiettivo di
razionalizzare la propria struttura di server e di migliorare lafdabilit dei servizi
informatici. Grazie alla nuova infrastruttura, ha ottenuto una migliore continuit
nellerogazione dei servizi informatici e una riduzione del 30% dei costi di energia
elettrica.
A fronte di un fatturato in crescita del 9% in due anni, lutile netto raddoppiato.

Box 4: Settore alimentare


Eataly
Azienda piemontese fondata da Oscar Farinetti, imprenditore attivo nellelettronica
di consumo (Unieuro) e alimentare.
Al centro della losoa del nuovo operatore della distribuzione alimentare, sta la
certezza del ritorno sullinvestimento nelleccellenza eno-gastronomica italiana.
Attraverso un rapporto diretto tra il produttore e il distributore nale (saltando quindi
i vari anelli intermedi della catena), lazienda offre prodotti artigianali di elevata
qualit (certicati da Slow Food) a prezzi accessibili.
Afanca, inoltre, un percorso di consumo consapevole del prodotto di qualit,
attraverso corsi di cucina, degustazioni, corsi sulla conservazione corretta dei cibi,
didattica per bambini.
Recentemente la catena ha esteso i propri conni no a comprendere anche la
ristorazione, aprendo tre fast food di qualit (nella scelta delle materie prime,
degli abbinamenti e della presentazione) e posizionando in modo innovativo
prodotti in genere standardizzati quali gli hamburger o i panini.
Lazienda gestisce punti vendita nelle principali citt italiane, negli Stati Uniti e in
Giappone ed cresciuta a un tasso medio annuo del 23% dal 2007 al 2011,
superando i 60 milioni di euro di fatturato. Negli stessi anni, il settore alimentare
italiano ha registrato invece una lieve essione.

Grom
Azienda piemontese fondata nel 2003 da due giovani trentenni (Federico Grom e
Guido Martinetti), con un capitale di poche migliaia di euro, specializzata nella
gelateria di alta qualit.
A distanza di 10 anni, conta quasi 60 punti vendita in tutto il mondo e ha saputo
distinguersi nel mercato della vendita di gelati puntando su materie prime di alta
qualit, selezionate direttamente dai fondatori. Nel 2011, il fatturato ha raggiunto i
30 milioni di euro.

Per rilanciare la crescita occorre che le imprese siano le prime a crederci,


modificando in positivo la loro attitudine verso il mercato Italia, riacquistando
fiducia verso le opportunit e gli innumerevoli punti di forza presenti nel Paese
in primis la qualit delle competenze e del lavoro disponibili. Per riprendere a
crescere in Italia, le imprese si devono fare carico di una riallocazione produttiva
del capitale secondo tre priorit:
1. Riconsiderare il premio per il rischio richiesto, a integrazione del
costo del capitale, per progetti di investimento in Italia. Dopo anni di crisi e
alla luce delle permanenti incertezze di scenario, lavversione al rischio pu
orientare le decisioni in senso negativo anche su progetti promettenti. Ma
un atteggiamento da modificare. Unanalisi condotta tra le principali societ
quotate mostra che il premio per il rischio sceso dal 12,1% di met 2010
all8,4% del marzo 2013. Pur rimanendo ancora superiore di 3 punti
percentuali rispetto al periodo pre-crisi (allinizio del 2007), evidente che
cominciano a sussistere le condizioni per valutare le decisioni di investimento
con attitudine nuova.
Anche il cambiamento di prospettiva sullItalia legato allevoluzione della
situazione politica permette di correggere il premio per il rischio da
eventuali fattori di sopravvalutazione, rendendo accettabili nuove opportunit
di investimento che altrimenti andrebbero perse.
2. Scandagliare i sotto-segmenti del mercato. difficile individuare nuove
opportunit di crescita a livello di macrosettore. Solo un esame granulare
che guardi ai sotto-segmenti consente di individuare i trend, le evoluzioni
strutturali e i tassi di crescita favorevoli per nuovi investimenti.
Unanalisi condotta da McKinsey su circa 230 imprese europee nel periodo 19992009 dimostra che circa il 70% della loro crescita deriva dalla scelta dei sottosegmenti giusti in cui investire e competere (mentre solo il 30% attribuibile
alle mosse competitive intraprese). Scandagliare i sotto-segmenti consente di
individuare opportunit non visibili a chi guarda il settore nel suo complesso.

Box 5: Scandagliare i sotto-segmenti del mercato


Il settore della sanit italiana stato uno dei pi colpiti dalla recente crisi
economica e dai tagli di spesa, essendo una delle principali componenti del
bilancio pubblico. Tuttavia, nuove e prottevoli aree di business possono essere
identicate anche in un settore colpito da riduzioni della spesa e dei nanziamenti.

Servizi sanitari destinati ad anziani e disabili


Il problema del progressivo invecchiamento della popolazione di attualit in tutti
i paesi sviluppati. In Italia, si prevede che i cittadini over 65 superino il 30% della
popolazione totale nel 2030 e, ad oggi, si registra un gap signicativo tra il
fabbisogno di assistenza adeguata agli anziani e le strutture disponibili (pari a 3040 posti letto per 1000 anziani, secondo gli standard internazionali). Il settore da
sempre presidio degli operatori privati, che detengono una quota del 70% dei posti
letto, ma linsorgere della crisi economica ha reso le rette proibitive per molti
ospiti. In questo contesto, alcuni operatori hanno colto lopportunit di offrire
soluzioni pi essibili per i bisogni di cura dei pazienti anziani, disabili o con
necessit di assistenza. Come per esempio Italiassistenza, che con il marchio
PrivatAssistenza conta oggi un network di oltre 130 centri operativi (che offrono
servizi di assistenza domiciliare di media e alta intensit), di cui quasi 69 sono stati
aperti fra il 2011 e il 2012.

Servizi sanitari low cost


Un altro comparto in crescita nel settore della sanit quello dei servizi
ambulatoriali a tariffe accessibili, mediamente pi basse di quelle praticate dagli
operatori privati e talvolta anche pi vantaggiose delle prestazioni pubbliche (in
particolare dopo ladeguamento dei ticket avvenuto negli ultimi anni). Per fare
qualche esempio, il fatturato del Centro Medico SantAgostino passato dai 500
mila euro del 2009 agli oltre 2 milioni di euro del 2011, e Revita, un operatore nato
allinizio del 2012 nella realt modenese, in rapida espansione.
Anche gli operatori della grande distribuzione organizzata stanno guardando al
mondo della salute low cost. In particolare Coop, che, dopo lapertura delle
parafarmacie con linsegna Coop Salute, nel febbraio 2013 ha esteso la gamma
dei servizi per i propri clienti offrendo polizze di assistenza sanitaria integrativa (in
collaborazione con Unipol). Coop prevede inoltre di utilizzare alcuni spazi allinterno
dei propri punti vendita per erogare prestazioni dentistiche (il primo ambulatorio
sar aperto presso lipermercato Leonardo di Imola), con prezzi calmierati, sconti
per i soci Coop e la possibilit di farsi curare in orari in linea con quelli di apertura
dellipermercato.
Numerose sono poi le catene di assistenza dentale low cost nate negli ultimi anni,
come Vitaldent, Vacupan, Apollonia, Caredent e il network AmicoDentista, solo per
citarne alcune.
Un altro canale in crescita negli ultimi anni quello del couponing online. Secondo
il Rapporto Censis del 2012, Il Sistema Sanitario in controluce, un milione di
italiani ha acquistato prestazioni sanitarie su Internet: 600 mila persone lo hanno
fatto una sola volta, 280 mila tra le due e le quattro volte, 120 mila pi di cinque
volte. In Italia sono diversi gli operatori che offrono queste possibilit, tra cui
Groupon, Glamoo, Poinx e Groupalia.

3. Aumentare la produttivit del capitale investito. Ladozione di


metodologie che aumentano la produttivit del capitale investito in nuovi
progetti contribuisce a migliorare il rendimento e la sostenibilit degli
investimenti e mitiga il rischio di insuccesso. Si tratta di metodologie che
massimizzano il valore economico durante il ciclo di vita del progetto,
attraverso limplementazione di tecniche che ottimizzano lefficacia delle
attivit progettuali (design-to-cost, strategie di contracting, ottimizzazione
degli acquisti, lean construction, ecc.) e mediante il coinvolgimento di un team
dotato di competenze appropriate rispetto agli investimenti da effettuare.
I dati confermano che le imprese che adottano queste metodologie di aumento
della produttivit riescono a risparmiare fino al 30% delle risorse necessarie per
linvestimento a parit di output.

Limportanza degli investimenti privati per il rilancio della crescita e


delloccupazione in Italia sottovalutata. I vincoli di finanza pubblica, la
stagnazione dei consumi e la saturazione del potenziale delle esportazioni non
assicurano un contributo di rilievo da queste leve per il rilancio delleconomia. La
ripresa degli investimenti privati rappresenta lunica strada possibile per uscire
dalla crisi.
Il Governo pu fare molto per rimuovere le barriere che frenano gli investimenti,
anche nel breve periodo e nel difficile contesto economico attuale. Ma
fondamentale muoversi con la logica dellemergenza in quei settori con il
potenziale pi elevato di sviluppo e in cui pi realistico ottenere un impatto
rilevante in tempi brevi.
Le imprese devono ritrovare fiducia nel futuro, correggere la loro percezione del
rischio e delle opportunit e potenziare le loro capacit di impiego produttivo del
capitale.
La ripresa della crescita economica possibile per il nostro Paese: arrivato il
momento di superare la stanchezza provocata da una crisi prolungata e ritrovare
la volont collettiva di tornare, con pazienza, a ricostruire.

Contatti
Vittorio Terzi
+39 02 72406 801
vittorio_terzi@mckinsey.com
Roberta Marracino
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+39 02 72406 242
arianna_turconi@mckinsey.com
Maggio 2013
Copyright McKinsey & Company, Inc. Italy

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