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Direttore di Collana: Mauro Murzi

Direttore editoriale: Lorena Panzeri


Collana DOXA: XX
ISBN: 978 - 88 - 98496 - XX - X
Finito di stampare nel mese di XXXXXXXXX 2014
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Copyright 2014 Casa Editrice Limina Mentis di Lorena Panzeri, Villasanta (MB).
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione pu essere fotocopiata,
riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo - elettronico,
meccanico, digitale - se non nei termini previsti dalla legge che tutela il Diritto dAutore.

Mauro Murzi
Alberto Valenti

STRUTTURA E LIMITI
DELLA SCIENZA
PER UNA TEORIA CIRCOSCRIZIONISTA
DELLA SCIENZA

Riconoscimenti

Le illustrazioni della figura 1 sono adattamenti di immagini provenienti da <commons.wikimedia.org>, licenza Creative Commons Attribution 2.5 Generic e Creative Commons Attribution-Share Alike 2.5 Generic.
Limmagine superiore della figura 2 degli autori. Limmagine inferiore della medesima figura, che rappresenta la molecola di metano,
stata realizzata con il software Avogadro: an open-source molecular
builder and visualization tool, versione 1.1.0, <http://avogadro.openmolecules.net>.
La fotografia della Torre Eiffel colpita da un fulmine (2 giugno 1902,
autore M. G. Lopp), nella figura 3, di pubblico dominio. Lorigine il
sito NOAA Photo Library, <http://www.photolib.noaa.gov>. Le altre due
immagini nella medesima figura, in alto a destra, provengono da <upload.wikimedia.org> (licenza Creative Commons Attribution-Share Alike
3.0 Unported, autore JabberWok at the English language Wikipedia) e
<commons.wikimedia.org>, (licenza Creative Commons Attribution 2.5
Generic).
Le mappe della figura 4 provengono da <upload.wikimedia.org>, licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported.
Le due immagini della figura 5, che rappresentano la molecola
dellacqua, sono state realizzate con il software Avogadro, cit. La foto
della Terra stata scattata dagli astronauti dellApollo 17 ed di pubblico
dominio. La fotografia del bicchiere dacqua di Derek Jensen ed di
pubblico dominio.

URL delle immagini (13 maggio 2014)

commons.wikimedia.org/wiki/File:Idealgas_and_Brownian_motion.jpg
commons.wikimedia.org/wiki/File:Entropie.png
www.photolib.noaa.gov/htmls/wea00602.htm
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en.wikipedia.org/wiki/File:Mercator_projection_SW.jpg
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www.nasa.gov/images/content/115334main_image_feature_329_ys_full.jpg
commons.wikimedia.org/wiki/File:Glass-of-water.jpg

1.

PREFAZIONE

Il nostro obiettivo di esporre e difendere la teoria circoscrizionista della scienza. In estrema sintesi, la teoria circoscrizionista
della scienza afferma, di l di quello che possono ritenere gli scienziati, che:
a) ogni teoria scientifica , sin dallinizio, circoscritta a un
campo limitato;
b) un obiettivo della ricerca scientifica di individuare i confini del campo di validit delle teorie scientifiche.
Lo scienziato, per individuare i limiti del campo di validit di
una teoria, applica le stesse strategie che userebbe se tentasse di
falsificare la teoria. Lo scienziato, tuttavia, non cerca di falsificare
n di confermare la teoria, ma di delimitare il suo campo di validit. Lo scienziato pu impiegare la teoria in modo ragionevolmente
sicuro e affidabile solo dopo averne circoscritto il campo di validit. Lapparente falsificazione la condizione necessaria affinch
lo scienziato possa usare la teoria in maniera affidabile. Una volta
delimitato il campo di validit, lo scienziato:
i) conosce in quali condizioni la teoria funziona;
ii) in grado di stimare lerrore che commetterebbe se impiegasse la teoria al di fuori del proprio campo di validit.
Non possiamo affermare che la teoria circoscrizionista sia un
nostro prodotto originale. Altri studiosi, prima di noi, ne hanno delineato alcuni aspetti importanti1. Costoro, tuttavia, si sono limitati
a unesposizione sommaria, senza soffermarsi sulle motivazioni
1 Heisenberg [1978 (1959)], Ageno [1987], Agazzi, Minazzi, Geymonat [1989].
5

logiche ed epistemologiche a sostegno della teoria circoscrizionista. Un esempio di questo atteggiamento offerto da J. Woodward
che, in modo quasi casuale, asserisce che le leggi scientifiche note
sono generalizzazioni che valgono allinterno di certi domini o
regimi e decadono al di fuori di questi2. Vogliamo riprendere ed
espandere il punto di vista dei precursori della teoria circoscrizionista, argomentando a favore di tale teoria e spiegando perch altre
posizioni filosofiche (quali il falsificazionismo, lo strumentalismo e
il finzionalismo) non sono accettabili. Faremo ci affrontando nello stesso tempo un aspetto fondamentale delle teorie scientifiche,
strettamente legato al punto di vista circoscrizionista: il ruolo dei
modelli nella scienza. Faremo anche qualcosa che i precursori della
teoria circoscrizionista non hanno fatto, ossia mostreremo come il
punto di vista circoscrizionista possa gettare nuova luce su alcuni
problemi tradizionali della filosofia della scienza, quali il dibattito
tra realismo e anti-realismo, il (vero o presunto) progresso della
scienza, lapparente inconsistenza di alcune teorie scientifiche e
limportanza delle strutture matematiche nella fisica moderna.
Alcune parti di questo volume sono state gi pubblicate3. Qui
sono presentate in forma rielaborata e adattata al nuovo ambito. Ci
auguriamo che la teoria circoscrizionista possa ricevere lattenzione che merita dagli studiosi di filosofia della scienza, che fino ad
oggi sembrano averla ignorata.

2 Woodward [2014], p. 93 (tr. it. nostra).


3 Murzi [2010, 2011, 2012], Valenti [2012, 2014].
6

2.

INTRODUZIONE

Il concetto di scienza non


n assoluto n eterno.
Jacob Bronowski

Potremmo partire proprio dalla frase di Jacob Bronowski: il


concetto di scienza non n assoluto n eterno. Cosa significa
questo? Che cosa vuole dirci Bronowski? Come minimo, significa
che il concetto di scienza pu subire dei cambiamenti, anche radicali, nel corso della storia. Significa che la scienza una creazione
umana e, pertanto, perfettibile e migliorabile, ma anche soggetta
alla caducit tipica delle cose umane.
Questo ha una ricaduta immediata sullintenzione di occuparsi
della scienza: perch occuparsi, anzi preoccuparsi, di qualcosa che
pu anche in futuro sparire o subire modificazioni inimmaginabili?
Perch occuparsi della scienza? Perch preoccuparsene? Non
forse vero che la scienza (e con essa la tecnologia) marciano sulle
proprie gambe, senza sforzo, ed anzi sempre pi speditamente?
Che senso ha, poi, per un individuo, volersi occupare della
scienza? Nessun individuo pu, al giorno doggi, maneggiare speditamente tutto lo scibile umano prodotto dalla scienza. Neppure il
pi coraggioso degli specialisti potrebbe avvicinarsi a ci. Allora,
che pu fare un individuo?
Dobbiamo dirlo a chiare lettere: esiste un problema di controllo politico della scienza. Tale problema andr, nei prossimi anni e
decenni, assumendo caratteri sempre pi inquietanti ed ostici. Infatti, con la specializzazione crescente, gi oggi (per fare un esempio)
un fisico dello stato solido fatica a capire quello che dice, del suo
mestiere, un fisico delle particelle o un biofisico. Come avverr la
7

comunicazione tra questi specialisti ed i politici incaricati di ripartire


i fondi? Come verr informato il grande pubblico delle scelte fatte?
Che possibilit avr ciascuno di occuparsi di questi problemi?4
Questo rilevante, che si sia o no interessati alla democrazia.
Vogliamo dire: una persona pu anche non essere democratica. Per
quanto sia un atteggiamento ufficialmente poco diffuso, abbiamo
sentito varie persone dichiararsi in tal senso. Eppure anche queste
persone dovrebbero chiedersi: possiamo affidare tutte le decisioni scientifiche esclusivamente agli esperti? questa una decisione
saggia? Se la guerra una cosa troppo importante per lasciarla fare
ai generali, che dire della scienza?
Bisogna comunque occuparsi della scienza: se solamente siamo
interessati, non diciamo alla democrazia, ma allandamento della
cosa pubblica. Infatti anche chi non democratico deve interessarsi
alla cosa pubblica, alla politica, allo stato: per il solo fatto di essere
uomo. Interessarsi alla cosa pubblica significa (tra laltro) cercare
di capire che cos la scienza. Soltanto in questo modo potremo vedere in chiarezza il rilievo e la portata di problemi quali: la comunicazione tra specialisti di scienze diverse o (ci che forse lo stesso)
tra specialisti diversi di una stessa scienza; la comunicazione tra
scienziati e uomini politici in grado di prendere decisioni rilevanti
per la comunit umana; la capacit di controllo della popolazione
di queste forme di comunicazione; la comprensione da parte della
gente comune o (se questo non possibile) da parte della intellighentsia illuminata (ossia, della classe dirigente), del significato
che rivestono le scoperte e le ricerche delle varie scienze; infine, la
capacit di individuare i legami tra le varie scienze ed i loro ambiti
tematici.
4 Non pare sostenibile una posizione come quella di Mario Capanna, sia pure
limitatamente ad un preciso ambito della ricerca-pratica scientifica, secondo
cui le decisioni di un comitato popolare sarebbero vincolanti per la ricerca.
Come verrebbe composto un tal comitato? Forse un assortimento di operai,
massaie, impiegati, barboni, ciclisti e studenti. Questo comitato avrebbe il
preciso compito di pronunciarsi se una certa scoperta buona, se una qualche
ricerca pu essere utile, o sulleventualit che un programma di ricerca sembri
essere promettente, oppure no. M. Capanna, Intervento del 26 Luglio 2011,
sugli OGM. Lintervento seguibile su YouTube.
8

Ma il potere connesso alla scienza laspetto pi inquietante.


Infatti il potere, connesso alla scienza, andato sempre pi crescendo negli ultimi decenni. Basti pensare a quello che sta accadendo nel resto del mondo, dove la scienza sta cambiando, letteralmente, il volto del pianeta. Come ha fatto notare Gianfranco Basti5,
stata decisiva, per innescare tale cambiamento, lapertura di tanti
popoli ai paradigmi e ai linguaggi della scienza; ci rende possibile
oggi a quei popoli capire la scienza, senza il passaggio attraverso la
comprensione di due o tre lingue europee.
Non si pu mancare di osservare che finora le discussioni sulla
scienza hanno mancato lobiettivo di una descrizione completa ed
esauriente di che cosa sia la scienza. Il neopositivismo ha creduto
(e fatto di tutto per accreditare questidea) che la scienza crescesse come semplice accumulo di conoscenze a partire da asserzioni
empiriche indubitabili; Sir Karl Raimund Popper ha descritto la
scienza come un seguito di congetture e falsificazioni; Imre Lakatos ha criticato questo modo di vedere poich riduceva la scienza
ad una sorta di cimitero di teorie, ed ha introdotto il concetto di
programma di ricerca; Larry Laudan ha modificato il concetto in
quello di tradizioni di ricerca, accentuando ancora di pi lidea gi
presente in Lakatos, che fosse possibile operare una comprensione
storica della scienza; Thomas Samuel Kuhn ha parlato di paradigmi, di periodi di scienza normale alternati a brevi fiammate rivoluzionarie; ma tutti questi epistemologi, ed anche tanti altri nel corso
di due secoli, hanno mancato di dare una descrizione compiuta ed
esauriente di che cosa , realmente, la scienza.
Allora diremo cos: solamente fornendo un quadro completo ed
esaustivo, potremo avere le idee pi chiare e quindi sapere che cosa
possibile fare e che cosa no. in questa direzione, di un progressivo chiarimento delle idee riguardo alla scienza, che rivolto il
saggio che segue.
Ci pare anche necessario illustrare il metodo che intendiamo seguire. Per cominciare, intendiamo dichiarare qual il cammino, il
metodo che seguiremo. Deve essere chiaro, intanto, qual il significato della parola: metodo significa, letteralmente, -()-,
5 Basti [2012].
9

attraverso il cammino; chiaro quindi che solamente percorrendo


il cammino ci renderemo conto pienamente di che cosa si tratta, ed
anche ci aspetta. Quindi le parole che seguiranno saranno una pura e
semplice indicazione di ci che seguir, senza pretendere di esaurire
la comprensione di ci che stiamo dicendo.
Nel seguito vogliamo attenerci al modo tipico di procedere di
un fisico, Carl Friedrich von Weizscker6. Il noto fisico tedesco,
per spiegare il suo metodo, usava le parole: cavalcata in tondo
[Rundtritt]. Con questa espressione egli intendeva significare che,
per addentrarci in un argomento, occorre avvicinarsi al centro progressivamente e lentamente, attraverso un cammino che prevede di
ritornare, circolarmente, sui vari argomenti toccati in precedenza,
rivedendoli dopo essersi arricchiti degli altri. Ad ogni giro, chiaro, si sanno pi cose che nel giro precedente, quindi si possono
affrontare argomenti che prima erano ostici. Inoltre ci pare che von
Weizscker ci suggerisca, con la proposta di questo suo metodo,
che solamente addentrandoci in profondit in un argomento si possa giungere ad una qualche comprensione: che, insomma, anche
qui si possa dire, in tutta franchezza, con Ludwig Wittgenstein, che
In filosofia ci si deve calare nellantico caos e sentircisi a proprio
agio7.

6 von Weizscker [1994].


7 Wittgenstein [1980b], p. 121.
10

3.

SCIENZA E MODELLI

3.1. Importanza dei modelli per la prassi scientifica


Per il senso comune (perlomeno per quello filosoficamente
orientato) esistono tre modi in cui si pu esprimere la conoscenza
cui si pervenuti8.
Innanzitutto c la visione onnicomprensiva, sistemante ed ordinata, che viene offerta dalle teorie (il termine trae il suo significato proprio da una parola theorein che significa vedere-tutto)
ipotetico-deduttive9. il modo generalmente tipico della scienza,
sottoposto a rigorosi vincoli logici, a regole ferree; una sua variante
anche nota come metodo galileiano o, tout court, scientifico10.
questo il metodo, per fare un esempio che tutti conoscono, che
incontriamo in un libro liceale di geometria euclidea. Ma questo
metodo non il solo.
C anche il metodo dialettico, che fa uso di una tesi, per poi
contrapporle unantitesi; entrambe vengono poi risolte ad un livello superiore da una sintesi. In fondo, anche le dimostrazioni per
assurdo usate nei testi di geometria analitica o euclidea sono, in
un certo senso, dialettiche. il metodo riconosciuto come proprio
della filosofia da alcuni autori11.
8 Non ci addentriamo, qui, nella questione di come si arrivi a questa conoscenza. Sarebbe troppo complicato parlare di ispirazione, di Gestalt, e cos via.
per noi sufficiente cercare di risolvere qualche problema, non intendiamo
certamente cercare di risolverli tutti quanti.
9 Una variante di questo, il cosiddetto metodo anipotetico-deduttivo: si veda
Faggiotto [1989].
10 esposto in qualunque libro di fisica, alla voce metodo galileiano, solitamente allinizio del testo.
11 Ad esempio da Berti [1989]. Anche San Tommaso fa uso di questo metodo o
modo di argomentare.
11

Infine c il metodo detto del circolo ermeneutico. Possiamo


pensare ad autori come Heidegger e Gadamer, oppure riferirci proprio al metodo della cavalcata in tondo di von Weizscker.
Si badi bene: non stiamo dicendo che ogni articolo, libro o forma di divulgazione scientifica debba per forza essere collocato in
una o nellaltra di queste tre tipologie schematiche. Tutti quanti, o
quasi, fanno largamente uso di due oppure di tutte e tre le tipologie.
Anche nel libro pi assiomatico-deduttivo si incontrano talvolta
dimostrazioni per assurdo, che altro non sono che lapplicazione
nel modo pi stringato del metodo dialettico. Per non dire delle
frasi, che si trovano anche nei testi di geometria, che costituiscono
dei rimandi ad altre parti del testo. Questi rimandi interni sarebbero
da etichettare come appartenenti alla cavalcata in tondo, al circolo
ermeneutico. Tutta la scienza (e tutta la filosofia) sono costruite a
partire da questi tre tipi di approccio: ipotetico-deduttivo, dialettico, del circolo ermeneutico. Generalmente, troviamo tutti e tre questi tipi di approccio in qualunque testo di filosofia, o di scienza, ecc.
Eppure per la scienza vera e propria c qualcosa daltro.
Che cosa serve, ad uno scienziato, per addentrarsi nella conoscenza e per comunicare ad altri quanto ha trovato? Di che cosa fa
uso, egli, per arrivare ad un qualche risultato? qualcosa di estraneo a questo schema, che ha un innegabile e riconosciuto ruolo: il
modello.
Non semplice chiarire qual questo ruolo: potremmo forse
dirlo (visti i molteplici usi che abitualmente vengono fatti dei modelli scientifici) ruolo paradigmatico-euristico-analogico. Paradigmatico: lo diciamo nel senso in cui parla di paradigma T. Kuhn nel
suo [1962]; , insomma, una guida per il ricercatore, un esempio
vincolante cui attenersi nelle sue indagini. Euristico: in quanto aiuta lo scienziato a trovare nuove idee e soluzioni; in questo senso,
ci che gli permette di trovare quello che gli serve. Analogico: in
quanto gli permette di pensare degli utilissimi come... allora...; ci
gli sar utile anche in fase di illustrazione agli altri della sua idea.
Basti pensare a quei casi (numerosissimi in verit) in cui uno
scienziato, per addentrarsi in un problema, deve innanzitutto disporre di un modello del medesimo. Questo si dice appunto, con
12

un brutto neologismo, modellizzare un problema. generalmente


riconosciuta, dagli scienziati, limportanza dei modelli nella pratica della ricerca. Meno presente questa tematica in filosofia della scienza. Solo recentemente alcuni autori12 si sono addentrati in
considerazioni relative a questo argomento.
Esistono vari modi o significati per cui si pu parlare di modello. Non solo: tutti questi modi sono presenti nella scienza e sempre
utilizzati in un tal senso analogico/allusivo.

3.2. Limiti dei modelli per lermeneutica


La scienza usa continuamente modelli, in uno o pi dei sensi
che pu assumere la parola (vedremo tra poco quali sono questi
sensi). Non si deve per credere, per questa onnipresenza dei modelli nella pratica scientifica, che quella del modello sia una sorta
di via regia della scienza. Ci fa rapidamente rinunciare a questa
idea la dinamica dello sviluppo delle teorie, della competizione tra
teorie, del rapporto tra teorie e modelli.
Vediamo, innanzitutto, perch un modello non sempre attendibile quanto allinterpretazione che suggerisce. Si consideri un gas in
un contenitore come sistema fisico di interesse. Consideriamo il gas
in condizioni iniziali di non equilibrio. Ci vuol dire che, per esempio, la maggior parte delle molecole del gas si trover, inizialmente,
concentrata in una zona particolare del contenitore. Come studiare questo sistema? A quali leggi della fisica affidarsi? Vedremo che
la risposta a questa domanda non scontata, ed apre scenari molto
diversi tra loro. Immaginiamo che un fisico voglia studiare questo
sistema, con buona approssimazione isolato, costituito da un certo
numero N (molto grande, probabilmente) di particelle mutuamente interagenti secondo una legge nota. Le condizioni iniziali siano
note, pur non formulando nessuna ipotesi aggiuntiva sullo stato del
sistema al tempo t=0, salvo che, poniamo, tutte le particelle siano
confinate nella parte sinistra del contenitore. Supponiamo che questo
12 Suppes [1961, 1962], Suppe [1977, 1989], Van Frassen [1980], Ageno [1987,
1992], Giere [1988], Fano [2005], Murzi [2011].
13

fisico immaginario non debba fare i conti con limpossibilit pratica


di risolvere esattamente il moto del sistema secondo la fisica classica, se N non piccolo, il che rende in pratica impossibile questo
tipo di trattazione. Si pu anche supporre che egli studi il gas con
laiuto di un computer, il che gli permetterebbe di avere a disposizione un complesso modello computistico del gas in esame. Egli
potrebbe allora scrivere le equazioni differenziali corrispondenti ai
gradi di libert del sistema. Le previsioni ottenute in questo modo
corrisponderebbero ai dati sperimentali (stiamo supponendo le condizioni iniziali note con precisione arbitraria). La conclusione cui il
fisico perverrebbe sarebbe che levoluzione del sistema descritta
rigorosamente da una legge di causalit.
Dato che il fisico ha a disposizione un computer, potrebbe decidere di seguire il percorso di una particolare particella sullo schermo del computer: allora giungerebbe alla conclusione che il caso
governa il comportamento del sistema in esame. Alla medesima
conclusione arriverebbe se si servisse della teoria statistica, per ragionare con le quantit fornite da tale teoria per studiare il sistema
in esame.
Egli potrebbe per decidere di servirsi, anzich di questi due
modelli, di equazioni variazionali. Allora avrebbe limpressione
che la natura si comporti in modo tale da raggiungere determinati
fini, in modo cio da massimizzare determinati parametri. Gli sembrerebbe cio che la natura abbia uno scopo, al quale si uniformino
i fenomeni osservati, che sarebbero comunque in accordo con le
sue previsioni.
Quindi vediamo che al variare della nostra impostazione (modellistica, modellizzante) del problema abbiamo un responso diverso: se seguo ogni particella, vedo il caso; se seguo levoluzione
come descritta da unequazione di marcia verso lequilibrio, ho
limpressione che il sistema sia deterministico; se calcolo le funzioni in base al calcolo variazionale, ho limpressione che il gas
segua dei principi teleologici ovvero persegua delle finalit.
Il sistema ci appare ora, a posteriori, come intrinsecamente ambiguo: ci sembra, non appena ci solleviamo ad un livello superiore,
che esso possa essere descritto da ben tre modelli intrinsecamente
14

differenti. Siamo forse capitati in uno di quei casi in cui abbiamo


a che fare con unambiguit intrinseca, irrisolvibile, insomma con
una di quelle figure interpretabili a piacere come moglie/suocera o
anatra/coniglio13?
Passando dal gas che abbiamo considerato ad un qualunque sistema fisico, avremo la domanda: di quale sistema di indagine si
servito il fisico? Il suo modello interpretativo tale da suggerire
una visione del mondo deterministica, oppure finalistica? Oppure
dobbiamo pensare che alla base di tutto ci sia il caso?
Quindi abbiamo raggiunto questa importante conclusione: linterpretazione della dinamica del sistema strettamente legata alla
tecnica di calcolo che si utilizza.
Lo stesso problema si presenta anche in Teoria Quantistica.
Consideriamo un sistema (s) assoggettato ad una misura, rappresentata nel nostro caso dalloperatore A; As=s0. Qui s (come anche
s0) rappresenta lo stato del sistema. Quando scriviamo As intendiamo significare che il sistema s assoggettato ad un procedimento
di misura, rappresentata dalloperatore A.
Se pensiamo che tutto il sistema, compreso lapparato (a) di misura, deve obbedire alle regole della meccanica quantistica, abbiamo che il nuovo sistema (s+a) deve evolvere nel tempo secondo
lequazione di Schrdinger. Quindi si ha qui un paradosso: quello
di un sistema che evolve in modo non-causale, quando assoggettato ad una misura; e un sistema allargato (vecchio sistema + apparato di misura) che evolve in modo prevedibile (secondo lequazione
di Schrdinger).

13 Kuhn [1962].
15

Il moto delle molecole di un gas in un


contenitore determinato dagli urti tra
le molecole e tra le molecole e le pareti
del contenitore. Gli urti seguono le leggi
della meccanica classica, che sono
deterministiche. Levoluzione del sistema
descritta da una legge di causalit.

Se il fisico seguisse il percorso di una


singola particella, osserverebbe un
tipico moto browniano, del tutto casuale.
Levoluzione del sistema governata dal
caso.

Le molecole del gas si dispongono nel


contenitore in modo da massimizzare
lentropia. Levoluzione del sistema tende
a un determinato stato finale.

Figura 1. Linterpretazione della dinamica di un sistema dipende dal modello


usato per la sua descrizione.

16

Ritorniamo a quello che stavamo dicendo. Abbiamo detto: a


seconda dellinterpretazione che scegliamo di utilizzare per analizzare il nostro sistema, anzi proprio a seconda del modello interpretativo che adottiamo a questo scopo, abbiamo una diversa visione
dei fenomeni in gioco. Questo, tra laltro, toglie molta vigoria a chi
dichiara solennemente di seguire la visione scientifica del mondo.
Infatti: quale visione , quella che egli dichiara scientifica? Quale
tra le tante? Da quale modello la trae? Il fatto innegabile che il
modello possa essere molto utile per effettuare calcoli, avere idee
ingegnose, poter ottenere una visione dinsieme del fenomeno, non
ci autorizza ad estrarne considerazioni relative a presunte visioni
scientifiche del mondo.

3.3. I vari significati del modello in scienza


In Lanalogia come concetto analogico, A. Olmi14 affronta
il concetto di modello, cercando di esplicitarne i vari significati.
Lautore esamina i modelli ed i loro usi in fisica, chimica, biologia generale, ecologia, geografia umana, insomma in quasi tutte le
scienze fisiche o in qualche modo imparentate alla fisica.
Esistono vari modi o significati per cui si pu parlare di modello.
Innanzitutto ne parliamo come di un esempio paradigmatico,
qualcosa di singolarmente rappresentativo. Per esempio quando
diciamo di qualcuno: un modello di dedizione, o di coraggio, o
di efficienza.
Come secondo esempio, vi quello di un oggetto da cui si parte
e cui si fa riferimento per la realizzazione di qualcosa: schizzo o
disegno da cui cavare un dipinto o una statua. Possiamo riferirci a
tale caso come a un modello in senso euristico o causale: euristico, nel senso che spesso la mente, per creare qualcosa, ha bisogno
di uno schizzo o qualcosa di simile, proprio per riuscire a trovare
delle soluzioni accettabili15; causale, nel senso che la costruzione
14 Olmi, in Bertel, Olmi, Salucci, Strumia [1999].
15 Cellucci [2005].
17

dellopera avverr proprio secondo indicazioni fornite, per cos


dire, dal modello.
Riproduzione bi- o tri-dimensionale di qualcosa che o sar,
come quella fornita da una carta geografica, il Colosseo in miniatura, un modello in scala 1:20 di un palazzo che si intende costruire,
ecc. Abbiamo in questo caso una mappa di certe caratteristiche,
non tutte, delloggetto che vogliamo rappresentare.
Raffigurazione analogica di qualcosa. Volendo fare un esempio, pensiamo ad un modellino a stecchini di legno e pongo di una
molecola.

Modello planare della


molecola di metano

Modello tri-dimensionale,
realizzato mediante biglie e
bastoncini, della molecola di
metano

Figura 2. Modelli della molecola di metano.

Un tal modello sar topografico o topologico (a seconda che sia


planare o in tre dimensioni, e a seconda dei rapporti tra le distanze raffigurate tra i vari atomi che compongono la molecola).
La propriet pi importante o se vogliamo caratteristica di tale
18

raffigurazione quello che si pu ben definire isomorfismo operazionale. Riguardo a questa propriet bene dire brevemente che
cosa si intende con essa: lisomorfismo come noto una propriet matematica. Iso=uguale, morf=forma. Quindi il termine dice,
allingrosso, che c una somiglianza di forma tra due insiemi.
Pi precisamente, per isomorfismo si intende una corrispondenza
biunivoca tra due strutture algebriche che conserva le operazioni. Quindi dire isomorfismo operazionale superfluo. Abbiamo
per voluto mettere in risalto (tramite una endiadi) la natura non
statica dellisomorfismo. Il modello si comporta rispetto ad una
certa operazione in modo analogo a quello della natura rispetto ad
unaltra (corrispondente) operazione. Facciamo un esempio di questo fatto, relativamente semplice. Supponiamo di avere realizzato
un modellino di una molecola complessa, con stecchini di legno e
palline di pongo; se rompiamo uno di questi stecchini, otteniamo
due strutture, generalmente diverse, con diverse propriet. La stessa cosa accadr se rompiamo il legame corrispondente, nella molecola vera e propria. Ecco quindi realizzato un tipo un poco speciale
di isomorfismo, in cui si fa uso del concetto di analogia.
Parliamo ancora di modello a proposito di una ipotesi pi o
meno ragionevole e semplificatrice per capire il comportamento
di un sistema. In matematica, ma anche in fisica, per esempio, si
chiama usualmente modello una equazione (con una leggera distorsione linguistica). Notiamo che, anche in questo caso, pu essere mantenuto lisomorfismo operazionale.
In logica matematica, per modello si intende linterpretazione
di un formalismo. Dato un formalismo coerente ci sono pi modelli, tra loro anche non isomorfi. Data una teoria (formale) ci sono
pi interpretazioni-modelli di essa.
Vediamo quindi che il modello pu avere pi significati: rappresentativo, esemplare paradigmatico, mappatura (parziale), topografico-topologico con isomorfismo operazionale, ipotesi esplicativa, interpretazione. Comunque ci pare che la prima distinzione
da fare, a proposito del modello, sia la seguente.
Innanzitutto il modello pu essere inteso come la raffigurazione
di un processo, un sistema, ecc., che lo scienziato si fa tra s, nella
19

sua mente. Diciamo che in questo senso una visione della mente.
Tommaso parlava in proposito di phantasmata.
Ancora pi importante, se possibile, almeno sul piano delloperativit, la seconda interpretazione: quella secondo cui il modello
inteso come disegno, schizzo, schema, oppure un oggetto fisico,
sul quale lo scienziato pu operare16. Con questultimo significato
del termine tutto ci che abbiamo detto sullisomorfismo acquista
veramente significato e validit.
Negli ultimi anni il modello stato riconsiderato da molti autori
come fondamentale nel dare uninterpretazione valida del cammino
della scienza. Siamo tuttavia convinti, contro la cosiddetta visione
semantica della scienza17, che una teoria scientifica non possa essere considerata semplicemente come una collezione di modelli.
vero che la teoria in corrispondenza con una collezione (che pu
anche essere infinita) di modelli, tuttavia essa non va pensata come
qualcosa di diverso da quello che : un insieme di proposizioni, di
segni, che ovviamente richiedono uninterpretazione. In ogni caso,
consideriamo questa esagerazione come significativa: anche per i
sostenitori della visione semantica, la considerazione dei modelli
importante. Limportanza dei modelli significata anche dal fatto
che quei filosofi ne hanno esagerato il ruolo nel definire che cosa
sia una teoria scientifica.
Il fatto che una teoria sia in corrispondenza con un insieme di
modelli, pu aiutarci a spiegare la sopravvivenza di qualche modello al cambio di teoria. Infatti, come ad una teoria corrispondono
pi modelli, cos un modello pu corrispondere a pi di una teoria.
Per non stupirci troppo di questa affermazione, conviene riferirci a
qualche esempio.
Cos, ad esempio, lequazione di Laplace si applica alla dinamica dei fluidi ed alla diffusione del calore; ritroviamo la seconda
legge di Ohm (sostanzialmente) tutte le volte che si ha a che fare
con fenomeni di trasporto in presenza di un gradiente e di unimpedenza.

16 Cellucci [2005].
17 Giere [1988], Fano [2005], Fano-Macchia [2009].
20

Equazione di Laplace
Lequazione di Laplace lequazione differenziale 2f=0, ove
2 (si legge nabla quadrato) loperatore tale che, in coordinate
cartesiane:
2f
2f
2f
+
+
2f =
2
2
x
y
z2
La funzione f una funzione reale incognita. Il significato fisico
dellequazione di Laplace dipende dalla funzione f. Secondo la natura
di f, lequazione di Laplace descrive problemi di fluidodinamica,
conduzione del calore ed elettrostatica.
Le cose stanno insomma proprio come dice Basti:
La teoria maxwelliana dellelettromagnetismo, altro non che un
particolare modello applicativo di una certa classe di equazioni
alla rappresentazione del moto delle cariche elettriche in un campo
di forze. Il medesimo tipo di equazioni pu essere applicato anche
alla rappresentazione del moto delle particelle in un fluido, secondo un altro modello o interpretazione del medesimo sistema formale. Anzi, storicamente, Maxwell mutu la sua teoria (modello)
elettro-magnetica proprio da un tale modello idrodinamico e solo
dopo fu definito il sistema formale da cui e luno e laltro modello
derivavano.18

3.4. La teoria aristotelico-tomista della scienza


La scienza ci appare oggi come unimmensa, complicata impresa in cui confluiscono le pi svariate competenze tecnologiche,
matematiche, statistiche, ecc. Non pi il risultato dellopera di
un solo uomo, delle sue intuizioni geniali, ma del lavoro di molte
persone, ciascuna con un proprio bagaglio, da immettere nel complesso, enorme e non sempre conosciuto, dal singolo ricercatore,
altrimenti che in modo molto approssimativo.
scienza-industria, insomma. Si ponga mente ad un acceleratore di particelle, o ad un laboratorio di ricerca sui raggi cosmici, e
18 Basti [2002], p. 237.
21

si capir facilmente cosa intendiamo.


Questo complica oppure no il lavoro dellepistemologo, cio di
colui che cerca di ricostruire razionalmente il lavoro dello scienziato? Il lavoro matematico spesso compiuto da esperti che rimangono sostanzialmente allesterno del gruppo di ricerca; lo stesso
pu dirsi degli ingegneri che progettano certe parti del macchinario
utilizzato ed assemblano il tutto. Quali e quanti modelli entrano nel
lavoro del fisico che deve trarre le conclusioni dal comportamento
del sistema? Come possiamo essere certi di poter applicare al lavoro di questi fisici, oggi, le categorie, i paradigmi, le intuizioni di un
Popper, un Kuhn, oppure di Duhem, Koyr, ecc.? ancora la stessa scienza di cui si occuparono queste persone, o unaltra cosa?
A parte il fatto che crediamo profondamente alla frase di Bronowski citata allinizio, preferiamo per pensarla e riferirla al lungo periodo. Siamo insomma convinti che il lavoro dello scienziato, oggigiorno, non sia sostanzialmente cambiato rispetto a quello
svolto fino alla fine del secolo scorso. Anche se le condizioni di
lavoro sono mutate, per molti scienziati, in modo significativo (anche dal punto di vista delle interazioni con i colleghi matematici,
ingegneri, ecc. ), riteniamo che tutti, pi o meno, lavorino nello
stesso modo. Specifichiamo meglio quello che intendiamo.
Riteniamo che, per adesso, i cambiamenti sociologici cui andata incontro la scienza, i mutamenti di scelte metodologiche, laccresciuta interazione tra scienziati delle pi varie specializzazioni,
non ne abbiano cambiato la natura in modo sostanziale. La scienza
sempre la stessa, sostanzialmente, in quanto ci sembra sempre
necessaria la mediazione del soggetto. Certamente, il soggetto (lo
scienziato) deve fare un affidamento aumentato a dismisura sul lavoro altrui. cos che il fisico si affida al matematico, entrambi si
affidano allingegnere, il quale si fida di quanto gli viene detto dal
matematico, ecc. Diciamo che il lavoro del fisico si arricchito,
negli anni, di fiducia negli altri, nellaltrui lavoro, negli altrui risultati. Ma questa dimensione di affidamento, di fiducia, di dare
credito a quello che altri fanno, fa parte da sempre del lavoro dello
scienziato.
Da sempre lo scienziato costretto a fidarsi dei colleghi, non
22

pu controllare di persona tutte le teorie matematiche che usa,


spesso costretto a prendere per buoni dei risultati di cui non conosce neppure la provenienza.
Basti pensare (per rendersi conto appieno di questa situazione) al fatto che, anche nella pi rigorosa teoria assiomatica (non
formalizzata), ci sono sempre dei postulati nascosti, senza che noi
ce ne accorgiamo. Sempre il lavoro dello scienziato pu nascere
solamente da una fede negli altri e nel lavoro degli altri.
Quindi, il lavoro dello scienziato sempre stato caratterizzato
da una tale forma di fiducia in altri: nelle altrui teorie, ipotesi, congetture di lavoro.
Pertanto, riteniamo si possa ancora accordare fiducia alla filosofia della scienza tradizionale, e precisamente a quella aristotelico-tomista. Secondo questa filosofia, ogni scienza definita dai
propri oggetti. Oggetto non semplicemente la cosa, perch ogni
scienza considera le cose secondo un particolare punto di vista.
Ogni scienza si ritaglia un particolare aspetto delle cose, di cui essa
fa il proprio oggetto. Questo oggetto della scienza non va quindi assolutamente confuso con la cosa. Insomma, (decisamente)
cosa oggetto. Consideriamo, per fare un esempio, un gatto in
caduta libera. Come si sa, un gatto generalmente riesce, mentre
cade, ruotando attorno alla propria coda (mantenuta tesa e lontana
dal corpo), a toccare terra a quattro zampe, qualunque sia la sua
posizione iniziale. Questo fenomeno, la caduta a quattro zampe del
gatto, pu essere studiato da varie scienze. Cinematica e dinamica
dei corpi in caduta con accelerazione non costante, dinamica dei
corpi in rotazione, neurologia, scienza dei riflessi: sono solamente
alcuni esempi. Altri se ne possono fare: come di scienze che studino landamento dei battiti cardiaci o la circolazione sanguigna del
gatto mentre cade; oppure una che si interessi delle onde cerebrali
del gatto e delle loro variazioni mentre in caduta.
La distinzione tra la cosa (lente a noi esterno) e loggetto (il
modello dellente) essenziale per aiutarci a risolvere alcuni paradossi della teoria quantistica. Consideriamo il noto esempio del
gatto di Schrdinger. Un gatto chiuso in un contenitore ermetico, al cui interno si trova unampolla di gas velenoso. Il gas sar
23

rilasciato nel contenitore, provocando la morte del gatto, se e solo


se un contatore Geiger registrer la presenza di particelle prodotte del decadimento di una sostanza radioattiva, presente anchessa
nel contenitore. Secondo la teoria quantistica, il gatto si trova in
una sovrapposizione di stati gatto vivo e gatto morto, la cui
evoluzione segue le equazioni di Schrdinger. Il gatto non mai
definitivamente morto n definitivamente vivo, ma oscilla tra uno
stato e laltro. Quando lo scienziato apre il contenitore e osserva il
gatto, fa collassare la funzione donda, congelando il gatto nello
stato vivo o morto. Questa descrizione incomprensibile: noi
tutti sappiamo che il gatto non mai nella sovrapposizione di stati
vivo e morto, ma luno o laltro (e, ovviamente, quando il
gatto nello stato morto, non torner mai pi in quello vivo).
Il paradosso si pu risolvere osservando che stiamo confondendo
il gatto come cosa (noumeno, direbbe Kant) e il gatto come oggetto scientifico (fenomeno). La meccanica quantistica descrive il
gatto usando un particolare modello, adatto alle proprie esigenze.
Loggetto della teoria dei quanti non il gatto in s (il gatto-cosanoumeno) ma il modello di gatto (il gatto-oggetto-fenomeno). La
teoria dei quanti si sofferma su alcuni aspetti del gatto-nel-contenitore, tralasciandone altri. Quando noi parliamo del gatto come
di un essere vivente macroscopico che vivo o morto, ma non
entrambi, stiamo parlando di un modello di gatto (il modello usato
dal senso comune e dalla biologia), non del gatto-cosa. I modelli di
gatto della teoria dei quanti e del senso comune (o della biologia)
sono tra loro incompatibili. Questo fatto non deve sorprenderci: se
ritagliamo aspetti diversi della realt, possiamo ottenere descrizioni tra loro contraddittorie.
Quando consideriamo uno scienziato o un gruppo di scienziati
che svolge qualcuna delle loro indagini, abbiamo sempre a che fare
con persone che si affidano, nelle loro ricerche, a una o pi teorie.
Ora possiamo chiederci: che cosa caratteristico di tutte queste
scienze? Che cosa caratteristico di tutte queste teorie? , come
abbiamo visto, la circostanza che ogni cosa considerata secondo
un particolare aspetto. Quindi ognuna di tali scienze, gi dallinizio e si pu dire per definizione, stabilisce, accetta, di avere
24

dei limiti. Questi limiti possono avere per uno o pi aspetti caratteristiche dinfinit possono cio riguardare, almeno allinizio,
uninfinit di casi.
Asseriamo che la filosofia aristotelico-tomista pu fornire una
valida sistemazione ai vari problemi su cui da alcuni anni si accaniscono i filosofi e gli epistemologi. Questa affermazione perlomeno sorprendente, poich sappiamo che n in Aristotele n in
Tommaso si trovano trattazioni estese di che cosa una scienza
o una teoria scientifica. Sappiamo anche che per entrambi questi
pensatori la scienza aveva una struttura fondamentalmente fatta di
induzione e solo successivamente di deduzione19 da principi primi;
Aristotele si preoccupato, negli Analitici Secondi, di esplorare
tutte le possibili versioni di una buona dimostrazione da principi
primi ritenuti indubitabili; parimenti noto che la logica aristotelica stata trovata mancante in talune sue parti nel secolo scorso.
Anche Tommaso dAquino, nel secolo XIII, aveva unidea piuttosto ridotta di cosa una scienza.
Per la sensibilit dei tomisti moderni piuttosto facile individuare il campo proprio della fisica-matematica attuale in quelle che
Tommaso chiama scientiae mediae. Tommaso ne parla ad esempio
nel Commento al De Trinitate di Boezio (Lettura II, questione I,
art. 3, risposta alla sesta obiezione):
Ci sono tre categorie di scienze per quanto riguarda gli oggetti
della fisica e della matematica:
- Quelle della prima categoria sono puramente fisiche: esse
considerano le propriet delle realt naturali come tali e sono
la fisica, la scienza agraria, ecc.
- Quelle della seconda categoria sono puramente matematiche:
esse si occupano delle quantit come tali, come la geometria
si occupa dellestensione e laritmetica del numero.
- Quelle della terza categoria sono intermedie, dal momento
che applicano i principi della matematica alle realt naturali, e sono la musica, lastronomia, ecc. Esse sono pi vicine
alle matematiche, perch nella loro considerazione ci che
fisico gioca il ruolo di materia, mentre ci che matematico
19 Basti [2002].
25

gioca il ruolo di forma; cos la musica non considera i suoni


in quanto sono suoni, ma in quanto stanno in una proporzione
numerica; similmente le altre scienze di questo tipo. Di conseguenza conducono delle dimostrazioni riguardanti gli oggetti
fisici, ma con metodi matematici. E cos nulla impedisce loro
di trattare della materia sensibile, in quanto sono scienze di
tipo fisico; nel contempo sono scienze astratte in quanto matematizzate.

Per Tommaso erano esempi di scienze medie lastronomia, lottica (geometrica), la musicologia. Tutte queste scienze (Tommaso
non aveva a disposizione lenorme variet che sta oggi dinanzi ai
nostri occhi), o, come oggi potremmo dire, tutta la scienza matematizzata, utilizzano in vari modi la matematica, i suoi procedimenti, i
suoi concetti, per capire la natura, il mondo che ci circonda.
Tra i tomisti contemporanei diffusa lidea che questo concetto
tommasiano, quello di scienza media, sia la chiave giusta per accedere alla comprensione della scienza contemporanea20. Notiamo
che gi in questo concetto, quello di scienza media, si annida un
altro concetto cui faremo robustamente ricorso: quello di analogia.
Avremo occasione di discutere, pi avanti, perch ci sembrano
del tutto inadatte a descrivere lattivit scientifica: il falsificazionismo, il finzionalismo, la teoria evoluzionista della conoscenza, lo
strumentalismo21. Per ora vogliamo solamente presentare almeno
approssimativamente la teoria circoscrizionista della scienza.

3.5. Analogia con le proiezioni geografiche


Ma che cos che d luogo alla corrispondenza-similitudineanalogia con la realt: la teoria o il modello? , senza ombra di
dubbio, il modello. Per questo, siamo costretti a concentrarci sui
modelli, sul loro ruolo nellindagine scientifica. Siamo per cos
dire condotti a proporre questo schema: teoria modello (parte di) realt.
20 Verneaux [1966].
21 Valenti [2012].
26

Figura 3. Le teorie (a sinistra) corrispondono a pi modelli (a destra).


Un modello in corrispondenza con pi teorie. Il modello corrisponde
a una parte circoscritta della realt, rappresentabile da diversi modelli.

La corrispondenza teoria modello assolutamente non banale: basti pensare che, data una teoria, ci sono generalmente molti
modelli, tra loro isomorfi e, nella maggior parte delle teorie interessanti, anche non isomorfi. Il modello (qualunque esso sia) inoltre in corrispondenza con una parte soltanto della realt. Basti qui
27

richiamare alcuni esempi di modelli usati in fisica, per chiarire il


senso di questa affermazione. La legge di dilatazione lineare (usata
in termologia), pur valida con buona approssimazione in un vasto
intervallo di temperature, non perfettamente in accordo con i dati
sperimentali. Essa molto utile per le applicazioni pratiche, ma
comunque va considerata niente pi che unapprossimazione, in
un ambito di fenomeni piuttosto ristretto. , per usare le parole di
un diffuso testo di fisica, un modello22. Oppure potremmo citare
il modello a vasi comunicanti, che vale ovviamente per diametri
non troppo piccoli dei vasi, in modo da non dar luogo al fenomeno
della capillarit. sempre cos che lavora un fisico: accettando fin
dallinizio di porre limitazioni al proprio lavoro, nel senso che si
occuper di una parte soltanto dei casi possibili; inoltre restringer
sempre le ipotesi del modello che utilizza.
La corrispondenza detta: teoriamodello(partedi)realt,
trova una piena e soddisfacente analogia con la corrispondenza tra
parti della superficie terrestre e carte piane (bidimensionali). Per
quanto rappresentazioni di aree relativamente piccole (come una
provincia italiana) diano sostanzialmente unidea veritiera di quanto rappresentato, le cose cambiano e di molto quando dobbiamo
rappresentare, ad esempio, interi continenti.
Nel proporre questa teoria della scienza, intendiamo quindi far
ricorso alla nozione di analogia23, precisamente alla analogia di
proporzionalit. Diremo che la scienza, meglio la teoria scientifica
sta (attraverso i suoi modelli) alla realt come le carte geografiche
22 Amaldi [2012], p. 302.
23 Tommaso DAquino, 1 Sententiarum, d.19, q.5, a.2, ad 1; De Veritate,
q.2, a.11; Summa Theologica I, q.13, a.5 <www.corpusthomisticum.org>;
Bertel, Olmi, Salucci, Strumia [1999]; Basti, Testi [2004]; Strumia [1992,
2006] (in particolare, di Strumia [1992], Capitolo VI, La metafisica, alla voce
LAnalogia: Analogia e scienza galileiana, Analogia e matematiche, Logica
e analogia, alle pp. 229-242). Anche Berselli-Testi [2005], riconoscono che
Aristotele e Tommaso [] affermano [] la necessaria incompletezza della
conoscenza umana [...] e una reale pluralit di approcci scientifici alla medesima realt (p. 25). Pi avanti sostengono che la prospettiva epistemologica
tomista riesce quindi a rendere ragione [] della diversit e autonomia delle
varie scienze; sia della loro unit, ultimamente fondata in quella realt da cui
tutte le scienze [] trovano la loro origine ed il loro termine (p. 91).
28

stanno al globo terrestre (o, pi precisamente, a parti di esso).


La superficie terrestre reale pu essere pensata come tridimensionale liscia, se si trascurano rilievi o avvallamenti del suolo.
Come tutti sappiamo, non una superficie sferica ma schiacciata
ai poli. Unapprossimazione di essa lellissoide di rotazione. La
raffigurazione su carta (piana) di una superficie cos fatta (o sferica, o che sia un ellissoide di rotazione) o di sue parti operazione
inscrivibile nel problema della proiezione geografica24.
Come si sa, non possibile ottenere una raffigurazione di tutta
una superficie sferica (o circa sferica: lellissoide di rotazione ed il
geoide, per esempio) su di un piano rispettando (simultaneamente)
distanze, angoli, aree della superficie reale.

Corrispondentemente, ed analogicamente, possiamo avanzare


lipotesi che non ci sia una (sola) teoria in grado di descrivere tutta
la realt: ma che ogni teoria abbia un dominio limitato (ovvero un
ambito di realt, o anche campo di applicazione), DE.
La situazione analoga alla definizione di una funzione matematica. Come per le funzioni matematiche la definizione, per essere completa, deve specificare anche il dominio della funzione
(ossia linsieme di valori della variabile indipendente accettabili),
cos anche una teoria scientifica pu dirsi conosciuta, esplorata,
quando si conosce il dominio in cui la teoria vale, ossia il suo ambito di validit.
Torniamo al problema della proiezione.
La carta piana ottenuta con le regole di proiezione viene in generale detta reticolato. Assegnata una certa suddivisione secondo
certe geodetiche e linee curve del geoide, ad esempio attraverso
meridiani e paralleli, il reticolato rappresenta su di una superficie
piana i punti corrispondenti a quelli appartenenti alle geodetiche e
alle linee curve. Questa costruzione (modello) quindi sufficiente
a trovare i punti corrispondenti sul piano di un qualunque punto
sul geoide. Le leggi che stabiliscono la proiezione, ossia i tipi di
proiezione, possono essere raggruppati: infatti, scegliendo opportunamente la proiezione, possibile conservare senza errori certi
24 Sestini [1967].
29

angoli, oppure certe distanze, o ancora certe aree della superficie


sferica. Una suddivisione primitiva potrebbe essere in: proiezioni
isogoniche (che conservano inalterati gli angoli), proiezioni equivalenti (conservano le proporzioni tra aree corrispondenti sulla
carta e sulla Terra), proiezioni equidistanti (mantengono la proporzionalit tra distanze corrispondenti sulla carta e sulla Terra, lungo
certe linee).

Figura 4. La medesima regione del globo terrestre (Europa, Africa e


parte dellAsia) rappresentata a sinistra tramite proiezione isogonica e
a destra tramite proiezione equivalente. Le due mappe sono modelli del
globo terrestre che catturano soltanto alcune propriet. La proiezione
isogonica utile per la navigazione, perch rappresenta una rotta
costante mediante linee rette. La proiezione equivalente conserva
i rapporti tra le aree: nella mappa, larea dellAfrica sta allarea
dellEuropa come larea reale dellAfrica sta allarea reale dellEuropa.
30

3.6. Modelli e realismo plurale


Quanto detto fin qui contribuisce a ridimensionare (e di molto)
largomento no-miracle di H. Putnam, come anche tutte le discussioni che ne sono seguite. Ricordiamo brevemente largomento di
H. Putnam. Secondo questo filosofo americano, il realismo lunica filosofia che non renda il successo della scienza un autentico
miracolo. Largomentare di Putnam25 prende le mosse proprio dal
successo straordinario che hanno avuto le nostre teorie scientifiche:
esse permettono previsioni empiriche, retrodizioni, una quantit
enorme di calcoli, applicazioni delle pi svariate specie. Come
possibile una tale cosa? Putnam si pronuncia per una scelta realista
proprio per evitare di dovere per forza pensare di trovarsi alla presenza di un miracolo.
Non intendiamo entrare in una discussione vera e propria n
con Putnam n con i suoi (numerosi) detrattori. Rimandiamo in tal
senso alla bibliografia26. Ci limitiamo a osservare quanto segue.
Dovremmo tenere presente quanto siamo venuti dicendo; che
ogni modello ha un dominio limitato, un (ristretto o larghissimo,
ma sempre) limitato campo di applicazione. Se teniamo questo presente, allora ci sar chiaro perch anche la teoria avr giurisdizione
solo su di una parte di realt, non su tutto il reale. Ci sembra che
anche tante (recenti) polemiche e discussioni su realismo ed antirealismo perdano vigore ed importanza27. In proposito, una breve
ma, crediamo, significativa osservazione. Ci pare che verit, realt
e termini dello stesso significato siano sempre rivolti al tutto;
chiaro che le cose cambiano se ci si rende conto della natura regionale dei nostri discorsi sul mondo.
Che cosa diremo, ora, della realt della seggiola su cui sono
seduto? Di che cosa realmente fatta? Di legno di castagno e di
vimini? Di protoni, neutroni, elettroni? O di quark? Di tutte queste
cose!
Tutto dipende da quale punto di vista desidero descrivere la se25 Putnam [1975], p.73.
26 Boyd [1989], Psillos [1999], Barnes [2002].
27 Ladyman [2009]; Chakravartty [2011].
31

dia: qual la scala cui desidero fornire una descrizione reale della
cosa sedia. Se pensiamo a come descrivere questo pensiero, lespressione che si affaccia alla nostra mente quella di realismo
plurale. Pensiamo cio che oggi tante difficolt possano essere superate se ci si affida ad un pensiero realista ma non riduzionista,
insomma una forma di realismo non esclusivo ed esclusivista, ma,
per dirlo con una sola parola, plurale. Anche tante discussioni riguardanti il problema mente-corpo si dissolverebbero, allora, come
neve al sole28. Tra laltro, lidea (diffusissima) che il pi grande (la
sedia) possa essere spiegato dal pi piccolo (latomo? il protone?
il quark?) stata messa in discussione da B. dEspagnat29. Questi
ha dimostrato che alla base di questa idea vi sono assunti teorici incompatibili con i fondamenti concettuali alla base della meccanica
quantistica.
Posizioni filosofiche simili alla concezione che sosteniamo,
il realismo plurale, non mancano nellambito della filosofia della scienza. Ci limitiamo a qualche cenno, per evidenziare come il
punto di vista pluralista vada sempre pi diffondendosi.
Troviamo esempi di pluralismo nella biologia contemporanea.
John Beatty sostiene che per spiegare i fenomeni biologici necessario ricorrere a una pluralit di teorie scientifiche.
Non esiste ununica teoria o meccanismo e neanche ununica teoria o meccanismo multi-causale che possa spiegare ogni aspetto
del dominio [della biologia]. Non un problema di evidenza insufficiente per una singola teoria; al contrario, vi evidenza che sono
richiesti pi meccanismi di spiegazione.30

Limportanza del pluralismo quanto mai evidente nel dibattito


sulle specie biologiche. Una lunga tradizione, risalente almeno ad
Aristotele, considera le specie biologiche come il tipico esempio di
genere naturale. Il ben noto albero di Porfirio, che rappresenta graficamente la modalit di definizione dei generi naturali tramite il
genere e la differenza specifica, originariamente costruito sullesempio del genere naturale homo (la specie biologica degli esseri
28 Basti [2012].
29 dEspagnat [1980].
30 Beatty [1995], in Sober [2006], p. 229 (tr. it. nostra).
32

umani). In tempi recenti, la visione delle specie biologiche come


generi naturali stata contestata. Hull, nel suo seminale lavoro A
matter of individuality31, ha argomentato che le specie biologiche
non sono generi ma individui. Esiste una pluralit di approcci teorici al tema della natura delle specie biologiche. Vi il tradizionale
approccio basato sulla fertilit: una specie composta degli individui che possono generare prole fertile. Vi lancora pi tradizionale approccio morfologico, che individua le specie ricorrendo ad
alcune caratteristiche fisiche comuni. Accanto a questi, si sono sviluppati punti di vista alternativi, che individuano le specie tramite
caratteristiche (non necessariamente fisiche, ma anche etologiche)
comuni, o che ricorrono a considerazioni genealogiche o evolutive,
puntando sulle relazioni di parentela o di similitudine del DNA.
Qual il punto di vista corretto? La risposta che non esiste un
unico punto di vista corretto, ma che ciascuno di questi approcci
ha un proprio campo di validit, nel quale esercita il proprio ruolo.
Non esiste un concetto univoco di specie biologica, bens esistono
diversi modelli scientifici validi in opportune circostanze.
Il ruolo fondamentale svolto dal livello di astrazione per descrive un oggetto sottolineato da Floridi:
la ricerca di conseguire una conoscenza incondizionata equivalente al tentativo, naturale ma profondamente errato, di analizzare
un sistema [] indipendentemente da qualsiasi (specificazione
del) livello di astrazione al quale si conduce lanalisi, si pongono
le domande e si offrono le risposte, in vista di uno specifico obiettivo [] Supponendo, per semplicit, che un livello di astrazione
sia comparabile a uninterfaccia, non ha senso chiedersi se il sistema sotto osservazione sia finito nel tempo, nello spazio e nella granularit in se stesso, indipendentemente dal livello di astrazione al
quale analizzato, poich questa una caratteristica dellinterfaccia, e interfacce differenti possono essere adottate a seconda delle
necessit e dei requisiti.32
Deve essere sottolineato che una chiara individuazione del livello
di astrazione con cui il sistema analizzato consente il pluralismo
31 Hull [1978].
32 Floridi [2011], p. 59 (tr. it. nostra).
33

senza cadere nel relativismo.33

Unanaloga forma di pluralismo, chiamata dal suo autore realismo promiscuo, sostenuta da John Dupr.
La mia tesi che ci sono innumerevoli modi legittimi, oggettivamente fondati, per classificare gli oggetti nel mondo. [] Quindi,
mentre non nego che, in un certo senso, i generi naturali esistono,
desidero inserirli in una metafisica di radicale pluralismo ontologico, alla quale mi riferisco come realismo promiscuo.34
La mia posizione realista, perch sostengo che esiste qualcosa
che legittima una buona classificazione []. Ma la mia posizione
riconosce anche un ruolo ineliminabile al classificatore umano nel
selezionare un particolare schema di classificazione []. Questa
selezione dipender naturalmente, in maniera cruciale, dallo scopo
per il quale la classificazione costruita.35

33 Ivi p. 72 (tr. it. nostra).


34 Dupr [1993], p. 18 (tr. it. nostra).
35 Dupr [2002], p. 54 (tr. it. nostra).
34

4.

LA STRUTTURA DELLA SCIENZA

La scienza non posa


su un solido strato
di roccia.
Sir Karl Raimund Popper

4.1. Filosofia e scienza


A differenza delle scienze puramente matematiche, quelle fisiche e, del tutto in generale, quelle cosiddette empiriche (chimica,
biologia, geologia, ecc.) non si limitano a verificare la loro coerenza interna, ma vanno in cerca di corrispondenze (di natura e gradi
diversi) con la realt.
Lo scienziato fisico fa ampio uso della matematica. Anzi, spesso egli interpella i matematici perch questi gli forniscano nuovi
e pi potenti mezzi logici e di calcolo, oppure qualche volta egli
stesso inventa della matematica. Il suo lavoro radicalmente diverso da quello dei suoi colleghi matematici proprio perch egli
deve, quanto pi spesso possibile, interpellare la natura, la materia, per avere un responso sperimentale su quanto egli ha ottenuto
attraverso la speculazione ed il calcolo. Non importa quanto piccola sia la frazione di tempo che egli dedica a escogitare controlli
sperimentali. Non importa neppure quanto piccola sia la frazione
delle teorie che parlano degli esperimenti (o cui gli esperimenti si
possano riferire).
Quelle parti, di tempo e di teoria, sono essenziali perch caratterizzano il lavoro dello scienziato fisico. Esse sono per cos dire il
cuore del suo lavoro. Esse caratterizzano il complesso delle sue
attivit e contribuiscono in modo insostituibile a dare un aspetto
particolare al prodotto del suo lavoro, ossia le teorie che la fisica
va proponendo, intorno alla materia ed al mondo che ci circonda.
35

Questa ricerca di una corrispondenza con la realt non caratteristica solamente del lavoro del fisico: ma anche del chimico, del
biologo, del geologo, ecc. Essa non legata a vincoli particolari,
non segue regole fisse. Anzi, gli stessi criteri che vi sovrintendono
hanno subito una continua evoluzione (quasi una continua rivoluzione) per opera degli stessi scienziati, nel corso del loro lavoro.
Ai suoi inizi, la scienza moderna era concepita come volta alla
riproduzione del mondo esterno. Ci sarebbe dovuto avvenire con
lausilio delle esperienze di laboratorio e del ragionamento matematico (cio con le sensate esperienze e le certe dimostrazioni di
cui parlava Galileo). Il mondo esterno a sua volta era scritto in
caratteri matematici, opera di un Creatore razionale.
A questo realismo immediato ed ottimista si sono sovrapposte
filosofie della natura pi complesse e problematiche. Cos si passati dalla metodologia galileiana e dalle Regulae philosophandi di
Isaac Newton alla grande crisi legata allavvento della termodinamica36. Questa grande rivoluzione scientifica, avvenuta due secoli
fa, ci ha lasciato la consapevolezza che luniverso non un Grande
Orologio perfettamente prevedibile (come pensava il determinismo). Inoltre emerso sempre pi che luniverso non studiabile
con rigore per mezzo della semplice applicazione di regulae, per
mezzo di una metodologia immutabile ed astorica (comera implicitamente sostenuto dalla metodologia galileiana e newtoniana).
Le due grandi rivoluzioni del secolo scorso, la meccanica dei quanti e la relativit einsteiniana, hanno acuito la consapevolezza degli
scienziati della problematicit del realismo e della storicit della conoscenza. Nel complesso andata sempre pi rafforzandosi una concezione fallibilista della conoscenza umana, cui stata riconosciuta la
difficolt di pervenire ad un quadro unitario ed organico.
Qualcuno ha cantato vittoria, alla notizia di queste crisi della scienza, del modello realista, dei canoni epistemologici galileiani e newtoniani. In particolare si detto: il disegno di una grande unificazione
(Newton, Laplace, Einstein) si dissolto come neve al sole. Forse, il
timore di un imperialismo culturale della scienza e della filosofia scientista era cos grande da oscurare il vero significato filosofico di queste
36 Bellone [1976].
36

crisi.
Qual questo significato? Su che cosa occorre, filosoficamente,
interrogarsi?
Una traccia di lavoro, certamente una sola tra le tante possibili,
potrebbe essere la seguente.
Le scienze empiriche, che potremmo anche chiamare scienze
positive, pongono una serie di problemi che sono raggruppabili sotto la voce di problema del realismo. Certamente, questa solo una
lettura possibile, non necessaria e forse non la pi importante n la
pi interessante, della vicenda conoscitiva legata al progresso della
scienza. Si potrebbe argomentare, con A. Eddington, sulla diversa
rilevanza che la scienza contemporanea attribuisce al conoscere a
priori, o su quanto abbiamo acquisito sui rapporti tra le varie teorie,
o su altre problematiche interne allepistemologia scientifica.
Per la filosofia nel suo complesso, tuttavia, la questione della
rilevanza della scienza nel suo sollevare il problema del realismo
centrale ed ineludibile.
Il problema del realismo si gi manifestato in filosofia: linterrogativo gnoseologico tradizionale comprende al suo interno il
problema del realismo. Infatti accanto ai quesiti: Cos il conoscere? Che cosa posso dire di conoscere? Esiste una conoscenza certa
(epistme)? questa conoscenza alla portata delluomo, raggiungibile? La questione gnoseologica comprende anche il quesito: che
cosa nel conoscere corrisponde alla realt? Quali elementi della
conoscenza hanno una corrispondenza con la realt? Pensiamo, per
capirci, alle varie teorie della verit, da Platone ed Aristotele fino
a Russell e Tarski.
Pertanto, dobbiamo dire: il dibattito epistemologico sulla scienza
parte dellinterrogativo gnoseologico. Ci in quanto esso verte su
natura, ambito, portata e legittimit delle scienze naturali. Infine, in
quanto esso verte sul problema del realismo, in riferimento a questa
particolare forma di conoscenza, costituita dalle scienze positive.
Il modo dellinserimento, nellinterrogativo gnoseologico e, attraverso questo, nella filosofia, del dibattito sulle scienze naturali
ha per connotati particolari, legati alla caratteristica di intersoggettivit goduta dal pensiero scientifico. Semplificando di molto,
37

potremmo dire: lindividuazione dellintersoggettivit scientifica


operativamente equivalente alla messa in esecuzione del metodo
della scienza.
Potremmo cio immaginare un esperimento, consistente in questo: portare un comune cittadino, ignaro di questioni scientifiche,
in un laboratorio scientifico e tentare di introdurlo in una qualche
scienza. Se egli volesse farci delle domande, il titolare del laboratorio dovrebbe rispondergli, spiegandogli tutto quanto nel dettaglio: apparecchiature, tecniche di misura, teoria fisica sottostante,
particolari accorgimenti. Insomma, proprio tutto.
Potremmo considerare questo comune cittadino un rappresentante, per cos dire, del senso comune. Allora sar possibile dire
sensatamente quanto segue. Il senso comune, condotto nei laboratori scientifici, o lascia i suoi preconcetti a favore delle asserzioni e
delle problematiche scientifiche, o rinnega se stesso.
Questo rinnegare se stesso avrebbe laspetto (la prerogativa) di
negare i suoi stessi presupposti, non solo le sue credenze. Presupposti sullevidenza, sul fatto che due pi due faccia quattro, ecc.
Questo ipotetico cambiamento indotto nel senso comune a causa
della scienza non ha il significato di un adeguamento pieno o di
un uniformarsi in tutto e per tutto alla scienza da parte del senso
comune. Non sta a significare, se si vuole esprimersi cos, unassimilazione alla scienza del senso comune. Sta piuttosto a significare
la costante vittoria della scienza sul senso comune.
La scienza interroga la filosofia: i suoi problemi sono tali che
gli scienziati (A. Einstein, N. Bohr, M. Planck, E. Schrdinger, F.
von Weizscker, R. Feynman, B. dEspagnat, ) si fanno filosofi.
praticamente infinita la lista di scienziati che si sono affaticati a
filosofare: ricordiamo, oltre a quelli menzionati, anche i nomi di M.
Born, P. A. M. Dirac, F. Selleri, W. Pauli, P. Jordan, W. Heisenberg,
L. de Broglie, A. Eddington, N va considerata una scusante il
fatto di poterli etichettare come kantiani, spinoziani, idealisti, ecc.
Neppure va fatto troppo caso al fatto che qualcuno di essi fa filosofia negando di farla: per esempio Feynman.
Veramente il processo era gi avviato da quando la fisica era detta
filosofia naturale, dai tempi di Galileo, per intenderci. Si potrebbe a
38

questo proposito argomentare sulla volont di Galileo di proporsi,


non solo come filosofo naturale, ma come filosofo tout court. Quel
che certo che, anche qualche secolo dopo che avvenuto quello
che potremmo definire il Grande Divorzio (tra filosofia e scienza), il
mondo pieno di scienziati che sottolineano che quello che loro dicono, scoprono, ricercano sovrassaturo di idee, suggestioni, suggerimenti che dovrebbero interessare alla filosofia (in quanto rilevanti
per la filosofia stessa).
Si detto: la scienza si ripiega filosoficamente su se stessa. Si
potrebbe argomentare (anche storicamente) sul carattere provvisorio, palliativo di tale ripiegamento. Dato che la scienza interroga
la filosofia, i problemi della scienza sono tali da interpellare la filosofia, suscitano interrogativi filosofici negli scienziati. Eppure la
filosofia, quella dei filosofi professionisti non se ne cura. Quindi
gli scienziati si arrangiano come possono.
Il porre problemi alla filosofia da parte della scienza non un
fatto esclusivamente interno, per, alla scienza stessa, trascurabile
dai filosofi di professione. Ci si potrebbe chiedere quanto pesi, nella decisione di trascurare tale problema, la pigrizia intellettuale di
persone che non vogliono dedicarsi allo studio della scienza, dopo
tanta fatica intorno alle discipline filosofiche.
Ripetiamo: un problema che tocca alla filosofia affrontare e
dipanare. Ci almeno perch lintersoggettivit scientifica non ristretta alla scienza, non un fatto privato della comunit scientifica, come abbiamo visto. Sia luomo comune, armato di senso comune, sia il filosofo devono essere consapevoli di questa non-trascurabilit della scienza, dei suoi risultati e del successo dei suoi metodi.
Devono, possiamo dire, riconoscere il traballare delle loro certezze.
Sar poi il filosofo, che non voglia cambiar mestiere, a dover capire,
addentrarsi nei problemi, impadronirsi degli strumenti, ecc.
Bisogner invece ammettere che lepistemologia parte della
gnoseologia e che, quindi, lo gnoseologo deve ascoltare lepistemologo.
Ogni discorso filosofico, e, ad esempio, anche ogni protologia
metafisica, almeno nella misura in cui fa appello ad assunti gnoseologici, deve tener conto della scienza e della filosofia della scienza,
39

per i motivi seguenti.


I principi primi di una metafisica sono soggetti o assoggettabili
a esame di ragione da parte della logica e della matematica. Conosciamo enti di ragione oggetto della matematica non visti dal senso comune, che estrapola erroneamente dal suo dominio limitato
alluniversale. Per esempio, che il tutto sia maggiore di ogni sua
parte, vero per insiemi finiti, dominio del senso comune, viene
eretto a principio universale. Eppure tale principio cessa di valere quando si considera il campo dei numeri reali (che infinito).
Sicuramente le propriet di questi ultimi non sembrano definibili
come verit di fatto e non di ragione.
La scienza ha scoperto leggi fisiche contrarie al senso comune,
ad esempio in meccanica quantistica e teoria della relativit. Queste
leggi non sono daltronde limitate o relegabili a quanto accade nei
laboratori, al microcosmo, a effetti fini osservabili in circostanze
eccezionali. Sono leggi che manifestano sempre pi i loro effetti su
scala umana. Si pu dire, in modo sostanzialmente poco preciso
ma suggestivo, che questi effetti strani invadono il mesocosmo.
Il senso comune non ha pi un suo terreno dove battere in
ritirata. la stessa Natura che, interrogata scientificamente, nega il
senso comune (almeno localmente).
Si potrebbe dire, per inciso, che se un tal terreno del senso comune ci fosse, la filosofia potrebbe insistere a confrontarsi con il
senso comune stesso, ignorando la scienza. Con ci, beninteso, sarebbero drasticamente ridimensionate le sue passate pretese di universalit e onnicomprensione37. La filosofia, limitandosi a questo
terreno, condiviso col senso comune, sarebbe, comunque, qualcosa
di molto diverso da una philosophia perennis. E saremmo di fronte a una curiosa forma di schizofrenia culturale, almeno nel caso
delluomo di scienza che voglia occuparsi di filosofia.
Fatto sta che sono preoccupazioni inesistenti: un tal terreno non c.
Esiste poi il problema delle perturbazioni indotte nella realt
dalla conoscenza, dagli atti conoscitivi. La scienza attesta, almeno
da Heisenberg38, che il crollo del realismo ingenuo non , per tale
37 Maritain [1932].
38 Heisenberg [1991], p. 128.
40

motivo, pi ignorabile. A questo proposito, lesame critico dei metodi scientifici mostra che essi individuano le deformazioni indotte
dai processi conoscitivi e ne tengono (criticamente) conto. Dunque
la scienza incamminata sulla strada (forse senza fine: si vedano in
proposito K. R. Popper39 e C. Borghi40) della sua auto-correzione.
Questo significa che la scienza implicitamente tale da fornirci garanzie della sua capacit di contribuire in futuro sempre pi alla sua
auto-correzione? La scienza pu garantirci questo? No, ma essa
pu fornirci come minimo speranze in tale senso.
Mentre questa possibilit offerta dai metodi scientifici lascia
aperto uno spiraglio per miglioramenti continui della scienza, il
linguaggio comune , per parte sua, intrinsecamente ambiguo:
quindi, per ci stesso, potenzialmente contraddittorio e perci non
correggibile. Costatiamo, si pu dire, tutti i giorni, non appena ci
soffermiamo a riflettervi, come il linguaggio comune non sia autocorreggentesi.
La logica pu curare se stessa: in quanto deve curare se stessa41,
essa pu farlo. La logica pu curare se stessa, il linguaggio comune
no. Intendiamo dire che il linguaggio comune non pu assoggettarsi ad una cura severa e rigorosa che lo guarisca sicuramente dai
suoi mali. Insomma non pu assoggettarsi ad una cura logica, secondo i canoni della logica. Potr subire solamente cure palliative:
piccoli aggiustamenti qua e l.
La scienza prende le mosse dal linguaggio comune, pu parzialmente ri-formularsi in quel linguaggio, ma ne evolve essenzialmente. Si considerino, per capirci, il problema della matematizzazione delle scienze ed anche il problema di Wittgenstein sui
rapporti tra linguaggio e matematica42.
La scienza in grado di correggere se stessa: qui si trova la prova
del progresso scientifico. Ci perlomeno vero in quanto si considera il progresso da. problematico e non intersoggettivo che sia o
possa esservi un progresso verso, ossia che sia inscritto un finalismo
39
40
41
42

Popper [1976b]
Borghi [1976a], [1976b].
Wittgenstein [1980a (1921)]; proposizione 5.473.
Wittgenstein [1971 (1956)].
41

nella logica e nel cammino della scienza. Il senso comune in grado


di compiere, al massimo, uno ed un solo passo avanti: la sua trasformazione, indotta dalla scienza e dai suoi metodi. Localmente, si
tratta sempre di un auto-abbandono, di una revisione completa delle
proprie passate credenze. Ogni passo possibile solamente in quanto
segue quelli della scienza. Da solo, il senso comune non camminerebbe (o perlomeno non andrebbe molto lontano).
La ragione scientifica riconosce le deformazioni indotte nel reale dal processo conoscitivo e riconosce che non in suo potere
adattarvi i sensi. Di conseguenza non vi si pu adattare il senso
comune, nella misura in cui esso tenacemente, invincibilmente
legato ai sensi. Si badi: non si detto, qui, che il legame tra senso
comune e sensi sia banale, immediato, non bisognoso, a sua volta,
di schemi teorici, deduttivi, astratti.
In sintesi: la ragione ha delle ragioni che il senso comune non
sa capire.
Quando si ammette questo, si ammette la fine del realismo ingenuo.
La crisi del realismo ingenuo pu essere vista come il distacco
tra ragione e senso comune. Essa operativamente equivalente al
distacco tra ragione e senso comune. Ci vuol dire: se si daccordo con quanto si detto finora, non si pu continuare ad essere realisti ingenui e simultaneamente a voler usare la ragione. Al
massimo si pu rinunciare a tutte e due le cose: ma guai a chi lo
facesse! Lunica soluzione possibile, a parte gli scherzi, quella di
abbandonare il senso comune.
Vediamo quindi che questa non una crisi della ragione, n
della razionalit scientifica, ma solamente del senso comune. Nella
rimozione di questo equivoco, tra laltro, sta una risposta (indiretta?) al pensiero debole di G. Vattimo 43.
La filosofia non pu dunque trascurare la scienza e la filosofia
della scienza. Ancor meno pu considerare questultima come una
disciplina particulare e marginale. Ci in quanto da questa decisione ne va della sua propria storia, del suo destino. La filosofia
deve confrontarsi (anche) con la scienza, non pi (solamente) con
43 Vattimo, Rovatti [1983], Barzaghi [1998].
42

il senso comune.
Due protagonisti, due scuole, due tendenze si contendono ancora oggi, qualche decennio dopo la loro scomparsa, il campo della
filosofia della scienza: parliamo (naturalmente) di K. R. Popper e
T. Kuhn.
A partire dalla sociologia della scienza di Kuhn non si perviene ad un criterio di demarcazione o (richiesta, almeno apparentemente, pi debole) ad una descrizione caratterizzante ed univoca
della scienza. Ci sarebbero inoltre argomenti logici-epistemologici
per sostenere che, delle due teorie (falsificazionismo popperiano e
Gestalt kuhniana), lunica filosofia della scienza effettiva quella
di Popper: perch tratta dello status logico delle teorie, dei loro
rapporti reciproci e nei confronti delle asserzioni-base e dei termini
osservativi.
Consistentemente con ci, i metafisici fanno poggiare il loro rifiuto del dialogo con la scienza sul falsificazionismo. Lasserzione
di G. Bontadini, per esempio, che il sapere scientifico strutturalmente falsificabile, dovrebbe a rigore stare a significare che siamo
di fronte ad una controvertibilit intrinseca, necessaria, non di natura contingente o in via di risoluzione. Tale asserzione pu dunque essere interpretata come il riconoscimento di una falsificabilit
logica. Una confutabilit sociologica (o anche psicologica),
posto che tale espressione possa avere un significato, sarebbe di
carattere convenzionale, del tutto contingente e non strutturale, non
intrinseca. Questa scelta di campo epistemologica si rivela dunque
essere pienamente sensata, ma il gran rifiuto di cui si detto
comunque criticabile, anche posto che le premesse epistemologiche siano valide, ovvero se si condivide in pieno lapproccio popperiano.
Criticabile oppure nutrito di una certa dose dimprudenza? Una
certa imprudenza documentabile non solamente in forza dei punti
detti, ma rilevabile in base a quanto segue.
Anche se un positivo non sopprime un altro positivo (Bontadini), pu indurne delle modificazioni. Accettiamo il positivo della
metafisica, ed anche quello della scienza. Come nella protologia

43

di Bontadini44 il positivo del divenire pone in questione, senza misconoscerne la natura di positivit, il positivo dellessere ed il
positivo dellessere chiede la rimozione delle contraddizioni del
divenire. E come in quella protologia la sintesi creazionista getta
nuova luce e sulla tesi (essere) e sullantitesi (divenire), pervenendo ad un diverso, superiore, arricchito concetto di essere; non sar
il positivo della metafisica intaccato, messo in questione dalla sua
antitesi scienza? Per trovare, come diceva G. Melzi45, una tesisintesi ad un livello superiore?
Posto che la metafisica non pu mettere la scienza in un compartimento stagno, che rapporto dovr provare a instaurare tra i
discorsi scientifici e le sue protologie inconcusse? Se dei due
positivi (metafisica e scienza), la metafisica pretende di spiegare
il tutto, di essere onnicomprensiva e onnisistemante, non forse
quel tutto ad andare a gambe allaria, quando non spiega pi la
parte (scienza)? E che succede se la scienza per conto suo funziona, ha successo, progredisce? La metafisica si occupa dellessere: e dellessere non fa parte la scienza? Exceptio probat regulam.
Probat: la mette alla prova, la mette in discussione, la porta allo
scoperto la parte a mettere alla prova, a interrogare il tutto:
non viceversa.
pertinente la chiusura in s della scienza46? Ovvero, auspicabile? Cio, sono auspicabili: le due culture47, il processo a Galileo (esagerando), la schizofrenia intellettuale?
pertinente la chiusura in s della scienza? Ovvero: fattibile?
Attenzione: da parte della scienza, la chiusura non pu essere completa; il che come dire che non pu essere.
La scienza non trova in se stessa i suoi fondamenti, la sua giustificazione. Ci vero almeno della matematica 48, ma rilevante per
44
45
46
47

Bontadini [1982].
Melzi [1983].
Bontadini [1982].
Riferisce in proposito il Corriere della sera del 9 Settembre 2012, a proposito
di una tesi esposta da Telmo Pievani, che auspica la netta separazione tra le
due culture: sarebbe questa la garanzia del progresso di entrambe, se ognuna
di esse potesse dedicarsi ai suoi metodi, in piena libert ed indipendenza.
48 Melzi [1983].
44

tutta la scienza, se si pensa alla matematizzazione di tutte le scienze, ed in particolare della fisica. Occorre poi porre mente al fatto
che chimica, bio-chimica, ecc. non sono indipendenti (potremmo
dire: non sono diverse) dalla fisica (teorema di Lichtenberg-Feynman-Roman49 sulla struttura di gruppo delle leggi fisiche).
Poste come comunque pertinenti queste obiezioni (ai metafisici), e in particolare fermo restando che non vero che la scienza
non pu intaccare le verit di ragione della metafisica, resta aperta
la questione: proprio vero che il sapere scientifico strutturalmente (cio logicamente) controvertibile? proprio vero che il
sapere scientifico strutturalmente falsificabile? O vero in altri
termini che il falsificazionismo ci d un criterio di demarcazione
del sapere scientifico? Oppure: davvero il falsificazionismo ci offre
una descrizione esaustiva e caratterizzante della scienza?
Se la risposta fosse negativa, si aggiungerebbe un ulteriore
motivo perch la metafisica riveda il suo agnosticismo, il suo
disinteresse nei confronti della scienza. Ogni difficolt del falsificazionismo nella sua descrizione della scienza si traduce in una
domanda pressante (in aggiunta a quelle di cui gi si detto) alla
metafisica: sul suo persistente atteggiamento di non-curanza per le
scienze naturali e matematiche, e sulla legittimit di tale atteggiamento.

4.2. La struttura della scienza


Ogni scienza fatta di teorie. Ogni indagine scientifica consta
di uno o pi assunti teorici che ne ispirano gli esperimenti, i problemi insegnati agli studenti, le prime pratiche di laboratorio, tutta
la successiva attivit sperimentale almeno sino a quando non
subentra unaltra teoria al posto di quella attualmente in auge.
Questa sembra unaffermazione banale: eppure non lo , se
la consideriamo un poco a fondo. Abbiamo detto: ogni discorso
scientifico poggia, trae fondamento da una o pi teorie. Pertanto,
49 Borghi [1976a], [1976b]
45

prima di cercare attorno alle teorie, quali siano i loro rapporti reciproci, i loro rapporti con le asserzioni osservative, ecc., dovremo
stabilire, preliminarmente, che cosa sia una scienza.
La risposta pu essere facilmente rinvenuta nella filosofia aristotelico-tomista. Secondo questa filosofia, una scienza definita
dai propri oggetti. Oggetto non semplicemente la cosa, perch
ogni scienza considera le cose secondo un particolare punto di vista.
Ogni scienza si ritaglia, per cos dire, quellaspetto delle cose
che intende studiare, di cui intende fare il proprio oggetto. Quindi
questo objectum della scienza non e non va assolutamente confuso con la res.
Consideriamo, dunque, qualche altro esempio, oltre a quello del
gatto in caduta libera e del gatto di Schrdinger (3.4). Un altro
esempio possibile costituito da un branco di cavalli che vive libero su qualche altipiano erboso e ricco di pascoli. Un etologo ne
studier la struttura sociale, i legami nel gruppo tra le varie famiglie, il comportamento dello stallone dominante; un nutrizionista
gli effetti benefici dellalimentazione di montagna sulla salute dei
cavalli; un entomologo le popolazioni di parassiti locali; e cos via.
Ogni scienziato avr di fronte un diverso oggetto.
Quando consideriamo uno scienziato o un gruppo di scienziati
che svolge qualcuna delle loro indagini, abbiamo sempre a che fare
con persone che si affidano, nelle loro ricerche, a una o pi teorie.
Ora possiamo chiederci: che cosa caratteristica di (tutte) queste scienze (teorie)? , come abbiamo visto, la circostanza che
ogni cosa viene considerata secondo un particolare aspetto. Quindi
ognuna di tali scienze, gi dallinizio e si pu dire per definizione, stabilisce, accetta, di avere dei limiti. Questi limiti possono
avere per uno o pi aspetti caratteristiche di infinit possono cio
riguardare, almeno allinizio, uninfinit di casi. Ci nonostante, le
teorie (e scienze) che vi corrispondono saranno ugualmente limitate, per qualche aspetto. In caso contrario non sarebbe possibile
immaginare una situazione in cui ci si senta di dire, ad uno specialista qualsiasi, di rimanere nellambito della sua specializzazione
(situazione, questa, comunissima).
46

anche questo aspetto, indubitabile ed apparentemente innocuo delle scienze, il loro essere fin dallinizio limitate e circoscritte, che ci fa dire: il destino delle teorie scientifiche non la
falsificazione, ma la loro circoscrizione.
Una teoria demarcata, nel senso preciso che si occupa solamente di certi oggetti (quelli che sono gli oggetti della scienza cui
appartiene). Una teoria demarcata (circoscritta) nel senso che i
suoi oggetti sono diversi, il suo campo dazione diverso rispetto a
quello di altre teorie (magari si tratta di teorie rivali di quella presa
in considerazione).
Ogni teoria scientifica definita quando definito il suo dominio, ovverosia il campo doggetti per cui essa valida.
La storia della scienza non fatta di teorie falsificate, ma di
teorie circoscritte.
Resta vero che lo scienziato che cerca i limiti di validit della
sua teoria mette in atto procedure, strategie, apparati sperimentali
che sono esattamente gli stessi che egli userebbe nel caso cercasse
di falsificare la teoria. Il falsificazionismo , comunque, da rigettare. Questo quanto vorremmo (argomentando) provare.

4.3. Analogia e epistemologia nella contemporaneit


Qualunque cosa tu faccia,
un buon angelo sar
sempre necessario.
Ludwig Wittgenstein
ne.

La filosofia della scienza sembra vivere oggi una strana stagio-

Da un canto si assiste, tra gli scienziati, al diffondersi di un


atteggiamento agnostico per quanto riguarda i problemi gnoseologici ed epistemologici. Sono diffusissime ed inespresse (per lo
pi) opinioni strumentaliste, o magari anche finzionaliste,50 sulla
50 Vaihinger [1967 (1911)]. Le tesi finzionaliste di Vaihinger sono sostenute da
Boniolo [1988]. Per una presentazione chiara ed esauriente del finzionalismo
47

scienza. Qualche scienziato, se interrogato in proposito, si dichiara


a favore di una generica teoria evoluzionista della scienza (o della conoscenza). Del tutto in generale, sembra di poter dire quanto
segue. Si direbbe proprio che gli scienziati siano, per la maggior
parte, realisti tutti i giorni della settimana (quando devono lavorare
e non possono riflettere troppo su quello che stanno facendo) e
finzionalisti (o strumentalisti, o evoluzionisti) nei fine settimana,
quando si fermano a rifletterci un poco sopra.
Dallaltro, si hanno filosofi della scienza come Larry Laudan51,
che rinunciando espressamente al programma popperiano di individuare un criterio di demarcazione tra scienza e metafisica, attua
invece una sorta di Aufhebung (nel senso di indebolimento, mescolanza che indebolisce) tra le teorie di Popper, Lakatos, Kuhn e
Feyerabend52. C poi da dire che i filosofi (tout court, intendo dire
non filosofi-di ) sembrano avere allingrosso abbracciato le tesi di
K. Popper. Ad esempio segnala il carattere ipotetico-deduttivo della
scienza E. Severino53, mentre G. Bontadini asseriva che il sapere
scientifico strutturalmente falsificabile54. Vedremo di stabilire
che peso sia da assegnare a queste prese di posizione dei filosofi.
Oltre a discutere approfonditamente perch la visione strumentalista della scienza sia assolutamente sterile, intendiamo criticare la
teoria evoluzionista della conoscenza. Inoltre vorremmo argomentare a favore dellimpossibilit del falsificazionismo di demarcare

51
52
53
54
48

si pu vedere Chalmers [1979]. Per capire perch diciamo che finzionalismo e


strumentalismo sono vicini ai limiti della confusione, si veda alle pp. 126-127,
in cui Chalmers dice cose che mostrano chiaramente come, anche per lui, strumentalismo e finzionalismo sono una sola e medesima cosa. Infatti egli parla
dello strumentalismo, ma gli fa asserire tesi chiaramente finzionaliste. Contro
i finzionalisti, vorremmo sostenere una prospettiva realista della conoscenza.
Per una discussione seria ed approfondita delle caratteristiche del realismo, si
veda ad esempio Molinaro [1998]. Si veda anche Scheffler [1972], pp. 195234.
Laudan [1979].
Popper [1970, 1976b, 1984a, 1984b, 1989]; Kuhn [1969, 1972, 1985];
Feyerabend [1979, 1983]; Lakatos-Musgrave [1976].
Severino, Introduzione a Soncini-Munari [1996].
Bontadini [1982]. Pi precisamente dice, a p. 155: il responso scientifico,
come si sa, strutturalmente controvertibile, falsificabile di diritto.

scienza e non-scienza.
Oltre a fare ci, proporremo (e difenderemo dai falsificazionisti) una nostra teoria della scienza. Secondo questa teoria, o,
come dovrebbe dirsi, meta-teoria, ogni teoria scientifica ha un delimitato campo di applicabilit, o ambito di validit, o dominio,
entro cui essa trova corrispondenza; al di fuori di tale dominio la
corrispondenza non pi garantita. Ogni teoria scientifica avrebbe
dunque signoria su di un aspetto limitato della realt.
Questa (meta-)teoria, veramente, gi stata presentata e difesa
da W. Heisenberg ed E. Agazzi55. stato Heisenberg, in particolare, a sottolineare il carattere di definitiva non modificabilit di
una teoria scientifica, tenuto conto della sua completezza e delle
numerose conferme sperimentali ricevute. Le successive smentite sperimentali cui una qualunque teoria pu andare incontro non
avrebbero, secondo Heisenberg, il carattere di falsificazione della
teoria, quanto piuttosto quello di infirmare una delle sue ipotesi.
Contro Popper, Heisenberg cita in proposito, ed a suo favore, anche
il parere di C. F. von Weizscker. Inoltre, per Heisenberg, ciascuna
di queste teorie possiede un ambito di applicazione limitato. Sempre secondo questautore, ogni teoria non unesatta rappresentazione della natura nellambito che si prende in esame. Ci ricorda
quanto dice E. Agazzi:
[] la teoria vera, ossia la presunta teoria che dovrebbe abbracciare simultaneamente tutte le enciclopedie e tutti i dizionari, solo
uno spaventapasseri immaginario [] non esiste una presunta teoria della totalit del reale.

Agazzi prosegue dicendo che la fisica newtoniana non stata


falsificata dalla relativit, ma piuttosto esaurita nella sua possibilit di studiare il proprio campo di oggetti; in questo campo la
meccanica newtoniana ancora vera per i suoi oggetti, quelli la cui
55 Per quanto riguarda Heisenberg, si vedano, dello scienziato tedesco, [1978
(1959)], p.58; [1982 (1977)], pp.138-142; [2003 (1958)], p. 207. Per Agazzi,
si veda Agazzi, Minazzi, Geymonat [1989]. Le citazioni successive di Agazzi
sono riferite alle pp. 146, 147 e 192 di quel testo.
49

determinazione e misurazione avviene utilizzando certi strumenti


di misura. Quindi corretto dire non che la relativit ha falsificato
la meccanica newtoniana, ma che essa ha piuttosto chiarito non
tanto la sua falsit, quanto la sua limitatezza.
Lerrore (e non solo nella scienza) molto spesso (non sempre)
la scoperta che ci che si pensava valere per il tutto vale soltanto
per una parte, e ci conferma sempre meglio la natura del sapere
scientifico, che un sapere esatto proprio perch si istituisce entro
limiti precisi, entro confini determinati, e quando una scienza riesce a chiarire bene i propri confini allora raggiunge, relativamente a quel ben delimitato ambito di realt, una situazione di verit
praticamente stabile, nel senso che tale verit stabilita al di l di
ogni dubbio ragionevole, pur restando, in linea puramente teorica
e ipotetica, sempre soggetta a revisione.

Quindi, secondo Agazzi, le teorie possono venir dette vere o


false solamente in senso analogico: come una fotografia non in s
n vera n falsa, ma si pu parlare per essa soltanto della relativa
fedelt rispetto al soggetto o modello, cos la cosiddetta verit o
falsit di una teoria non pu essere stabilita soltanto con strumenti
logico-empirici; sar invece necessario ricorrere a strumenti di natura ermeneutica (ovvero interpretativa) pi o meno complessi, che
solo analogicamente, appunto, possono essere ricondotti al criterio della verit e falsit. E Agazzi conclude, significativamente:
Questo spiega, da un canto, come sia possibile cambiare le teorie tenendo ferma la verit scientifica delle leggi e, nello stesso
tempo, indica come questo cambiamento delle teorie consenta di
comprendere meglio la stessa verit delle leggi, ossia di rendersi
conto delle sue condizioni, dei suoi limiti, oltre che dei rapporti
che intrattiene con quadri concettuali pi ampi e addirittura con
altre leggi.

50

Quindi da un lato Agazzi critica il falsificazionismo perch questo presuppone che ci sia (e debba essere cercata) una ed una sola
teoria scientifica che riesce a descrivere la realt (potremmo dire
olismo teorico questo atteggiamento dei falsificazionisti); dallaltro Heisenberg riconosce che le teorie scientifiche possono pretendere di avere validit in un loro dominio di applicabilit limitato.
Nessuno dei due, tuttavia, ritiene di dover spendere molte parole
sui motivi logici che stanno sotto questa scelta di campo epistemologica.
Vorremmo riprendere il loro punto di vista, fornendone motivazioni logiche ed epistemologiche, mettendo in chiaro nello stesso
tempo perch altre posizioni (falsificazionismo, strumentalismo,
finzionalismo, ) non ci sembrano accettabili.

51

5.

IL MODELLO SINTATTICO

Crediamo che lunione del modello sintattico e del modello semantico consenta unadeguata descrizione delle teorie scientifiche.
Molti filosofi della scienza ritengono che il modello sintattico e
quello semantico siano luno in alternativa allaltro. Secondo noi
possibile fondere il modello sintattico e il modello semantico in un
unico modello capace di descrivere le teorie scientifiche. Esponiamo il modello sintattico in questo capitolo. Il modello semantico
sar oggetto del capitolo 6.

5.1. Il linguaggio delle teorie scientifiche


Il modello sintattico, sviluppato principalmente da Rudolf Carnap56, rappresenta una teoria scientifica come un insieme P di proposizioni chiuso rispetto alle regole di deduzione. In prima approssimazione, identifichiamo una teoria scientifica T con la coppia (P,
M), ove P un insieme di proposizioni ed M una collezione di
interpretazioni.
Le proposizioni appartenenti a P sono espresse in un linguaggio
formale L, definito nel modo seguente.
1) Il vocabolario V di L comprende i simboli elencati (usiamo
k ed n per indicare numeri interi positivi).
1.1) Simboli logici: (congiunzione), (disgiunzione),
(negazione), (implicazione), (equivalenza), (quantificatore universale), (quantificatore esistenziale).
1.2) Simboli matematici funzionali: simboli fnk che rappresentano funzioni matematiche di k argomenti. Usiamo i simboli usuali
56 Nellesporre il modello sintattico seguiamo Carnap [1956, 1958, 1966].
53

per le pi comuni funzioni, come le operazioni + - /, lelevamento a


potenza xy, lestrazione di radice x, la derivata dx/dy e lintegrale dx.
1.3) Simboli matematici predicativi: simboli Pnk che rappresentano relazioni tra k argomenti. Nel caso k=1, si soliti dire che
Pnk una propriet. Usiamo gli usuali simboli per le comuni relazioni matematiche, quali maggiore >, minore <, uguale = e diverso
.
1.4) Simboli osservativi funzionali: simboli onk che rappresentano funzioni osservabili di k argomenti. Una funzione osservabile quando rappresenta un evento, un processo o una grandezza
direttamente osservabile. Lambito di applicazione del termine
direttamente osservabile non ben circoscritto. I fisici, tuttavia,
sono di solito daccordo su quali eventi, processi e grandezze siano osservabili in una data teoria. Il medesimo evento, processo o
grandezza pu essere osservabile in una teoria e non osservabile in
unaltra teoria.
1.5) Simboli osservativi predicativi: simboli Onk che rappresentano relazioni osservabili con k argomenti. Se k=1, consuetudine dire che Onk una propriet osservabile. Una relazione o una
propriet osservabile quando rappresenta un evento, un processo
o una grandezza direttamente osservabile. Anche nel caso delle relazioni e delle propriet, lambito di applicazione di direttamente
osservabile non chiaramente circoscritto. Tuttavia, i fisici solitamente raggiungono il consenso sulle relazioni e le propriet direttamente osservabili. La medesima relazione o propriet pu essere
osservabile rispetto a una teoria e non osservabile rispetto a una
diversa teoria.
1.6) Simboli teorici funzionali: simboli tnk che rappresentano
funzioni teoriche di k argomenti. Una funzione teorica quando
rappresenta un evento, un processo o una grandezza non direttamente osservabile.
1.7) Simboli teorici predicativi: simboli Tnk che rappresentano
relazioni teoriche di k argomenti. Quando k=1, parliamo di propriet teoriche. Una relazione o una propriet teorica quando non
54

direttamente osservabile.
1.8) Simboli delle variabili e delle costanti: xn e cn.
1.9) Simboli ausiliari: le parentesi e la virgola.
2) Definizione dei termini di L.
2.1) I simboli xn e cn sono termini.
2.2) Se s1...sk sono termini e gnk un simbolo funzionale matematico, osservativo o teorico, allora gnk(s1,...,sk) un termine.
3) Definizione delle formule di L.
3.1) Se s1...sk sono termini e Qnk un simbolo predicativo matematico, osservativo o teorico, allora Qnk(s1,...,sk) una formula
atomica.
3.2) Ogni formula atomica una formula.
3.3) Se A e B sono formule, allora (AB), (AB), (AB), (AB),
(A) sono formule.
4) Se A(x) una formula nella quale la variabile x non vincolata, allora xA(x) e xA(x) sono formule nelle quali la variabile x
vincolata.
Spieghiamo le precedenti definizioni. Il linguaggio di una teoria
comprendente vari tipi di simboli:
i simboli matematici, che esprimono le ordinarie funzioni matematiche;
i simboli logici, che consentono di formare proposizioni composte di proposizioni pi semplici;
i simboli teorici, che rappresentano eventi, processi o grandezze
non direttamente osservabili;
i simboli osservativi, che rappresentano eventi, processi o grandezze direttamente osservabili.

55

Le formule atomiche sono le formule pi semplici, che esprimono una relazione o una propriet. Esempi di formule atomiche
sono 1>2, 7+5=12, massa(Giove)=1,91027 kg. Combinando tra
loro le formule atomiche si ottengono formule composte, come:

(1>2) (7+5=12), uno maggiore di due e sette
pi cinque uguale a dodici;

(1>2) (7+5=12), uno maggiore di due o sette
pi cinque uguale a dodici;

(massa(Giove)=1,91027 kg) (1>2), se la massa
di Giove uguale a 1,91027 kg allora uno maggiore di
due.
I quantificatori consentono di produrre formule generalizzate, quali:

x(pianeta(x)massa(x)1,91027 kg), tutti i pianeti hanno massa non superiore a 1,91027 kg;

x(pianeta(x)massa(x)=1,91027 kg), esiste un
pianeta di massa 1,91027 kg.
Possiamo distinguere diversi tipi di formule del linguaggio L.
Le formule logico-matematiche contengono soltanto simboli logici
e matematici. Le formule osservative contengono anche simboli
osservativi, ma nessun simbolo teorico. Le formule teoriche contengono simboli teorici. Esse sono di due tipi: formule teoriche
pure, che non contengono simboli osservativi, e formule teoriche
miste, che contengono anche simboli osservativi.
Formule teoriche
Teoriche pure
Teoriche
miste
Simboli logici,
Simboli
matematici e
logici,
teorici
matematici,
osservativi e
teorici
Formule di una teoria scientifica (Carnap, 1966)

Formule logicomatematiche
Simboli logici e
matematici

56

Formule
osservative
Simboli logici,
matematici e
osservativi

Le formule teoriche pure corrispondono agli asserti teorici, ossia a proposizioni scientifiche non controllabili tramite losservazione. La valutazione degli asserti teorici avviene tramite la deduzione di leggi empiriche confrontabili con losservazione. Le leggi
empiriche sono formule osservative universali, schematicamente
rappresentabili come x(P(x,y,...)Q(x,y,...)) o x(U(f(x,y,...))
V(g(x,y,...))), ove P e Q sono simboli osservativi predicativi, f e g
simboli osservativi funzionali, U e V simboli matematici predicativi. Una legge empirica una proposizione che afferma lesistenza
di una relazione universale tra eventi, processi o grandezze osservabili.
Non possibile dedurre leggi empiriche da sole formule teoriche pure. Le formule che esprimono leggi empiriche contengono
simboli osservativi che sono assenti nelle formule teoriche pure.
Da un punto di vista logico, non possibile dedurre formule che
contengono simboli che non compaiono nelle premesse, salvo casi
banali nei quali le formule dedotte sono logicamente vere o la classe delle premesse contraddittoria. Quindi, le leggi empiriche non
possono essere dedotte da premesse che includono soltanto formule teoriche pure. necessario che le premesse includano formule
nelle quali occorrono sia simboli osservativi sia simboli teorici. La
classe delle premesse deve quindi includere formule teoriche pure
e formule teoriche miste. Le formule teoriche miste, che contengono simboli osservativi e simboli teorici, esprimono i postulati
di corrispondenza. Esse mettono in relazione i simboli teorici con
quelli osservativi. I postulati di corrispondenza danno un significato empirico parziale ai simboli teorici.

57

5.2. Assiomi e apparato deduttivo


Le asserzioni di una teoria scientifica non sono logicamente indipendenti, ma hanno determinate relazioni logiche. Alcuni esempi
di relazioni logiche tra due asserzioni A e B sono:
se A vera allora B vera;
A e B non sono entrambe vere;
A e B non sono entrambe false.
Una teoria scientifica non un complesso statico di asserzioni.
Le relazioni logiche tra le asserzioni della teoria tendono a crescere
con il progresso della scienza. Due asserzioni A e B, che in determinato momento della ricerca scientifica sono indipendenti, possono risultare connesse da relazioni logiche scoperte in un momento
successivo. Un esempio offerto dallelettromagnetismo e dallottica. Fino alla met circa dellOttocento, non esistevano relazioni
logiche non banali tra lelettromagnetismo e lottica. In seguito, i
fisici dimostrarono che la luce un fenomeno elettromagnetico.
Lottica divenne derivabile dallelettromagnetismo. I fenomeni
elettromagnetici e quelli luminosi, inizialmente indipendenti, sono
stati ricondotti a ununica teoria. In tal modo, i fisici hanno potuto
stabilire relazioni logiche tra asserti che ritenevano indipendenti.
Per rappresentare la struttura deduttiva di una teoria scientifica
opportuno cristallizzare la teoria, ossia considerarla come un insieme statico di proposizioni legate da relazioni logiche. Si tratta
di unidealizzazione estrema, poich una teoria scientifica non
statica, ma in continua trasformazione. La struttura deduttiva di
una teoria rappresentabile mediante una coppia (A, R), ove A
un insieme decidibile di proposizioni (gli assiomi) e R un insieme
decidibile di regole di deduzione. Una regola di deduzione consta
di un insieme di premesse e di una conclusione. Schematicamente,
una regola di deduzione rappresentabile come
P1 Pn
P
58

Le proposizioni P1,...,Pn sono le premesse. La proposizione P


la conclusione.
Una dimostrazione di una formula P un albero tale che:
i suoi nodi sono formule;
la radice dellalbero la formula P;
le foglie dellalbero sono assiomi;
se un nodo N il successore immediato dei nodi P1,...,Pn allora
esiste una regola di deduzione avente P1,...,Pn come premesse e P
come conclusione.
Abbiamo detto che possiamo identificare una teoria scientifica
con la coppia (P, M), costituita di un insieme P di proposizioni e
di una collezione M di interpretazioni. Le proposizioni di P sono
espresse in un linguaggio L. Possiamo adesso migliorare la rappresentazione delle teorie scientifiche sostituendo linsieme P con la
tripla (L, A, R), ove L il linguaggio, A linsieme degli assiomi
e R linsieme delle regole di deduzione. Quindi, in seconda approssimazione, una teoria scientifica identificata con lennupla
(L, A, R, M), costituita di un linguaggio L, di un insieme di assiomi
A, di un insieme di regole di deduzione R e di una collezione di
interpretazioni M.
Una presentazione formale di una teoria richiederebbe la precisa formulazione degli assiomi e delle regole di deduzione. Per
i nostri fini, sufficiente una presentazione informale, basata su
considerazioni intuitive. Linsieme R delle regole di deduzione
comprende sia regole logiche sia regole matematiche. Un esempio
di regola logica quella che consente di dedurre la proposizione
(AB) dalle premesse A e B. La regola rappresentabile come
A,B
(AB)
Rimandiamo ai comuni manuali di logica per una pi completa
esposizione57.
57 Vedi, per esempio, Rogers [1971], Borga [1995].
59

Le regole matematiche consentono di dedurre una conclusione


da un insieme di premesse sfruttando la capacit deduttiva della
matematica. A titolo desempio, supponiamo che una teoria impieghi frequentemente la formula sin2=2sincos. Potrebbe essere pi utile avere una regola che consenta di sostituire il termine
sin2 con 2sincos, invece di dedurre dagli assiomi la formula
sin2=2sincos, ogni volta che la si debba usare. Possiamo
supporre la teoria contenga un numero ristretto di assiomi e un vasto insieme di regole matematiche, in modo da non dover dedurre i
teoremi matematici necessari. Possiamo immaginare che le regole
matematiche siano espresse come regole di sostituzione, che consentono di sostituire termini matematici con altri termini. In questo
modo linsieme degli assiomi si riduce in modo considerevole.
Possiamo ipotizzare che gli assiomi siano in numero finito e che
esprimano esclusivamente i principi fisici della teoria. Questa ipotesi falsa, perch non in genere possibile esprimere una teoria
scientifica tramite un numero finito di assiomi. Non siamo tuttavia
interessati a fornire una rappresentazione fedele di una qualsiasi
teoria, bens desideriamo esporre un modello che sia utile per studiare alcune (ma non tutte) le propriet delle teorie.
Adottiamo dunque lipotesi che una teoria sia formulata tramite
un insieme finito di assiomi, composto di formule teoriche pure e
di regole di corrispondenza. Sia T la congiunzione degli assiomi
teorici puri e C la congiunzione delle regole di corrispondenza.
La congiunzione di T e C (indicata con TC) pu svolgere il ruolo
di unico assioma della teoria. dunque possibile identificare una
teoria con (L, TC, R, M), ove L il linguaggio, TC la congiunzione degli assiomi teorici puri e delle regole di corrispondenza, R
linsieme di regole di deduzione e M una collezione di interpretazioni.

60

5.3. Enunciato di Ramsey


La particolare formulazione delle teorie scientifiche nota come
enunciato di Ramsey stata proposta in Ramsey [1929]. Presto
dimenticata, fu riscoperta da Carnap intorno al 1950. Carl Gustav
Hempel, conosciuti gli studi di Carnap, lo inform che Ramsey
lo aveva preceduto di alcuni decenni. Carnap riconobbe la priorit di Ramsey e si rifer allenunciato con il nome enunciato di
Ramsey, con cui oggi universalmente conosciuto.
Ricordiamo che qualsiasi funzione f di n argomenti pu essere
espressa mediante una relazione R di n+1 argomenti. Si considerino n oggetti x1...xn per i quali la funzione f definita. Esiste un
unico oggetto y tale che y=f(x1,...,xn). possibile definire una relazione R tale che R(x1,...,xn,y) se e solo se y=f(x1,...,xn). La funzione
f rappresentata dalla relazione R. Ci consente di formulare una
qualsiasi teoria scientifica senza usare i simboli funzionali, ma ricorrendo solo ai simboli predicativi. Supponiamo, dunque, che TC
non contenga simboli funzionali. Lenunciato di Ramsey RTC corrispondente a TC cos definito:
i simboli teorici di TC sono sostituiti con variabili libere diverse;
per ogni variabile libera inserita nel passo precedente, si premette alla formula un quantificatore esistenziale.
Come esempio, si consideri un assioma TC in cui occorrono i simboli teorici T1,...,Tn e i simboli osservativi O1,...,Ok. Indicando esplicitamente tali simboli, TC pu essere scritto come
TC(T1,...,Tn, O1,...,Ok). Lenunciato di Ramsey RTC corrispondente
a TC x1,...,xnTC(x1,...,xn, O1,...,Ok).
Valgono le seguenti propriet58.
Rispetto alle formule del primo ordine, TC equivalente alla
congiunzione di RTC e RTCTC.
Le formule osservative del primo ordine che sono conseguenza
58 Psillos [2006].
61

di TC sono le stesse formule che sono conseguenza di RTC. Ossia,


RTC esprime il contenuto empirico della teoria TC.
Tutti gli enunciati osservativi del primo ordine che sono conseguenza di RTCTC sono logicamente veri. Ossia, RTCTC
priva di contenuto empirico.
Carnap, al fine di definire rigorosamente sia la nozione di contenuto empirico di una teoria sia la distinzione tra enunciati analitici
e sintetici, ha avanzato le seguenti proposte:
Il contenuto osservativo di una teoria espresso dal proprio
enunciato di Ramsey.
Gli enunciati analitici della teoria coincidono con le conseguenze di RTCTC.
Gli enunciati sintetici sono quelli non analitici.

5.4. Le ipotesi ausiliarie


La deduzione di teoremi che hanno rilevanza scientifica (di
solito) possibile solo se si aggiungono alle premesse alcune ipotesi
ausiliarie. Tra le ipotesi ausiliarie vi sono sia i principi e i teoremi
di altre teorie scientifiche, sia le condizioni iniziali e al contorno.
La responsabilit di uneventuale incongruenza tra previsione e osservazione non (di solito) attribuita alle ipotesi ausiliarie, ma
posta a carico dei principi della teoria.

62

6.

IL MODELLO SEMANTICO

6.1. Interpretazione e soddisfacimento


Intuitivamente, linterpretazione di una teoria indica il significato dei simboli del linguaggio, facendo corrispondere a ciascun
termine e a ciascun simbolo predicativo di L rispettivamente un
oggetto di un certo dominio e un insieme di oggetti del dominio.
Come abbiamo spiegato, i simboli funzionali possono essere sostituiti con i simboli predicativi. Ci limitiamo quindi a considerare
linterpretazione dei simboli predicativi, omettendo quella dei simboli funzionali.
Presentiamo unesposizione formale della nozione di interpretazione, basata sulla teoria della verit di Tarski59. Uninterpretazione I del linguaggio L consiste dei seguenti elementi:
1) Un insieme non vuoto D.
2) Una funzione i che assegna:
2.1) a ogni costante cn, un oggetto i(cn)D;
2.2) a ogni simbolo predicativo Pnk, un insieme i(Pnk) di k-ple
ordinate, ciascuna delle quali costituita di k oggetti appartenenti
a D; ossia, i(Pnk)Dk.
Si definisce una sequenza s di individui come una successione
infinita di oggetti di D, posti in qualsiasi ordine, eventualmente
ripetuti quante volte si desidera. Si associa la variabile xn allennesimo oggetto della successione s. In questo modo, ogni variabile xn
corrisponde a un oggetto s(xn)D. Data una sequenza s, si definisce
una funzione s(I,t), ove t un termine, nel modo seguente.
59 Seguiamo lesposizione di Rogers [1971].
63

3) Se t una costante cn, allora s(I,t)=i(cn).


4) Se t una variabile xn, allora s(I,t)=s(xn).
Sia x una qualsiasi variabile individuale. Si definisce x-variante
di una sequenza s di individui una qualsiasi sequenza di individui
che differisce da s al pi per lindividuo che corrisponde a x. Ogni
sequenza di individui una x-variante di se stessa.
Si definisce la nozione di formula soddisfatta rispetto a uninterpretazione I e a una sequenza s di individui nel modo seguente.
5) La formula atomica Pnk(t1,,tk) soddisfatta rispetto
allinterpretazione I e alla successione s se e solo se (s(I,t1),
,s(I,tk))i(Pnk). In modo informale, si pu dire che se gli oggetti
che corrispondono ai termini t ,,tk hanno tra loro la relazione corrispondente a Pnk, allora la formula soddisfatta, rispetto a una data
interpretazione e a una certa sequenza di individui.
1

6) La formula (A) soddisfatta (rispetto a I ed s) se e solo


se A non soddisfatta.
7) La formula (AB) soddisfatta (rispetto a I ed s) se e solo
se lo sono anche A e B.
8) La formula (AB) soddisfatta (rispetto a I ed s) se e solo
se lo almeno una tra A e B.
9) La formula (AB) soddisfatta (rispetto a I ed s) se e solo
se B soddisfatta o A non soddisfatta.
10) La formula (AB) soddisfatta (rispetto a I ed s) se e solo
se A e B sono entrambe soddisfatte o entrambe non soddisfatte.
11) La formula xA(x) soddisfatta (rispetto a I ed s) se e solo
se A(x) soddisfatta rispetto a I e a ogni x-variante di s.
12) La formula xA(x) soddisfatta (rispetto a I ed s) se e solo
se A(x) soddisfatta rispetto a I e ad almeno una x-variante di s.

64

Si definisce la nozione di formula soddisfatta in uninterpretazione I nel modo seguente.


13) Una formula F soddisfatta in uninterpretazione I se e
solo se F soddisfatta rispetto a I e a ogni sequenza s.
14) Una formula F non soddisfatta (si dice anche confutata)
in uninterpretazione I se e solo se F non soddisfatta rispetto a I
da nessuna sequenza s. Usiamo le due espressioni la formula F
soddisfatta nellinterpretazione I e linterpretazione I soddisfa la
formula F come sinonimi.

6.2. Interpretazioni delle teorie scientifiche


Abbiamo detto che si pu identificare una teoria T con (L, TC,
R, M), ove L il linguaggio, TC la congiunzione degli assiomi
teorici puri e delle regole di corrispondenza, R linsieme di regole
di deduzione ed M una collezione di interpretazioni. Nei capitoli
precedenti abbiamo spiegato cosa siano L, TC ed R. Avendo presentato la nozione di interpretazione di L, siamo adesso in grado
di spiegare cosa sia la collezione M di interpretazioni: M una
qualsiasi raccolta di interpretazioni del linguaggio L. In particolare, noi non richiediamo che TC sia soddisfatta nelle interpretazioni
I di M. possibile che M includa interpretazioni nelle quali TC
non soddisfatta. Secondo noi, gli scienziati usano interpretazioni
delle teorie scientifiche che non soddisfano gli assiomi delle teorie.
Questo aspetto differenzia il modello che proponiamo dal modello
semantico ordinario.
Il modello semantico stato proposto e sviluppato nella seconda
met del ventesimo secolo da diversi autori, tra i quali si possono
ricordare Patrick Suppes, Frederick Suppe e Bas van Frassen60. Secondo il modello semantico, una teoria scientifica rappresentabile
come una collezione di modelli. Esistono diversi significati distinti
di modello, ognuno dei quali pu essere legittimamente impiegato
60 Suppes [1961, 1962], Suppe [1977, 1989], van Frassen [1980, 1987].
65

proprio nel nostro ambito. perci importante distinguere tali significati, limitandoci allambito della filosofia della scienza.
Il modello una descrizione scientifica di un sistema, nella
quale si studiano soltanto alcuni aspetti, ignorandone volutamente altri. Tali aspetti sono trattati in modo semplificato, usando sistemi noti e gi studiati. Un esempio il modello di Bohr dellatomo dellidrogeno, che tratta latomo come un sistema solare in
miniatura. In questo modello, il protone e lelettrone sono trattati
come punti, soggetti alle ordinarie leggi della meccanica e dellelettromagnetismo, con laggiunta dellipotesi della quantizzazione
dellenergia e della stabilit della prima orbita atomica. In questo
modo, il fisico pu applicare teorie scientifiche ben note alla descrizione delle orbite degli elettroni. Un altro modello quello di
Boltzmann, che descrive un gas contenuto in un recipiente come
composto di palline sferiche che si muovono in tutte le direzioni.
La temperatura e la pressione del gas sono espresse rispettivamente
tramite la velocit delle sfere e la forza degli urti contro le pareti
del contenitore. I problemi termodinamici sono ricondotti, in tal
modo, alla meccanica statistica. Il terzo esempio di modello di un
sistema fisico costituito dalla rappresentazione delle molecole
dei composti chimici tramite palline (che rappresentano i singoli
atomi) connessi da bastoncini (che rappresentano i legami chimici
tra gli atomi). Questa rappresentazione pu essere realizzata materialmente, usando palline e bastoncini di plastica, oppure generata
virtualmente mediante software.
Un particolare tipo di modello di un sistema fisico il modello
matematico, che descrive il sistema ricorrendo quasi esclusivamente a teorie matematiche, di solito gi impiegate nella descrizione di
altri sistemi. Le equazioni del moto armonico, ad esempio, sono
impiegate nella descrizione di vari sistemi fisici, quali:
il movimento della proiezione sul diametro di un punto che percorre una circonferenza con velocit angolare costante;
il movimento del pendolo;
il movimento di una massa collegata a una molla;
la vibrazione libera;
66

una particella atomica intrappolata in una buca di potenziale.


Tutti questi sistemi, cos differenti tra loro, sono descrivibili
mediante uno stesso modello matematico che impiega le medesime equazioni.
Il sistema di cui si costruisce il modello spesso un sistema
fisico, come abbiamo visto negli esempi precedenti. Pu tuttavia
essere un sistema di natura non fisica. In questo senso si pu parlare del modello sintattico e del modello semantico delle teorie
scientifiche. La teoria scientifica unentit astratta, che possiamo
rappresentare in diversi modi. Nellambito del modello sintattico,
una teoria rappresentata come un linguaggio formale con assiomi
e regole di deduzione. Il modello semantico preferisce rappresentare le teorie come collezioni di modelli.
Nellambito della logica e della matematica, il termine modello ha (per quello che qui ci interessa) due significati distinti, che
talvolta sono confusi.
Il primo significato analogo a quello dellinterpretazione di
un linguaggio: il modello associa ai simboli del linguaggio un universo di oggetti e di relazioni tra questi oggetti. Il modello di un
sistema formale linterpretazione del linguaggio del sistema. Nel
caso di una teoria scientifica, concepita come un sistema formale
astratto, un modello uninterpretazione del linguaggio della teoria. In questo senso, una qualsiasi interpretazione del linguaggio di
una teoria un modello della teoria.
Il secondo significato identifica i modelli di un sistema formale
con le interpretazioni che soddisfano gli assiomi del sistema. In
questo senso, uninterpretazione del linguaggio di una teoria un
modello della teoria se e solo se gli assiomi della teoria sono soddisfatti. La differenza tra i due significati logici della nozione di
modello di una teoria sta nel fatto che in un caso per modello
sintende una qualsiasi interpretazione del linguaggio della teoria,
mentre nellaltro caso per modello sintende uninterpretazione
del linguaggio della teoria che soddisfi gli assiomi della teoria stessa. In altri termini, la nozione di modello di una teoria oscilla tra
due significati:
67

il modello di una teoria una qualsiasi interpretazione del linguaggio della teoria;
il modello di una teoria uninterpretazione del linguaggio della teoria, tale che la teoria vera.
Questa oscillazione del significato di modello affligge il modello semantico delle teorie scientifiche. In alcuni casi i suoi fautori
rappresentano una teoria come una collezione di modelli qualsiasi
(assumendo tacitamente che la teoria possa essere falsa in qualche
modello); in altri casi rappresentano una teoria come una collezione di modelli che la soddisfano (assumendo tacitamente che la
teoria sia vera in ogni modello).
In questo paragrafo, nel quale parliamo dellinterpretazione
delle teorie scientifiche, necessaria unestrema precisione linguistica. Identifichiamo una teoria T con la quadrupla (L, TC, R, M),
ove L il linguaggio, TC la congiunzione degli assiomi teorici
puri e delle regole di corrispondenza, R linsieme di regole di
deduzione e M una collezione di interpretazioni I del linguaggio L, senza richiedere che ogni interpretazione I soddisfi TC. Le
interpretazione del linguaggio di una teoria potrebbero confutare
la teoria stessa. Usiamo il termine modello di una teoria T unicamente nellaccezione di interpretazione I del linguaggio L della
teoria, tale che lassioma TC soddisfatto rispetto a I. Il modello
uninterpretazione che soddisfa la teoria.
Secondo noi, in accordo con Ageno61, gli scienziati usano interpretazioni della teoria in cui la teoria confutata. Per descrivere
il comportamento di un sistema fisico, lo scienziato formula una
teoria, costruendo quello che Ageno chiama un sistema ideale62.
Il sistema ideale immaginato dallo scienziato generalmente tale
da non consentire facili elaborazioni concettuali. Di solito, impossibile risolvere le equazioni matematiche del sistema ideale.
Ageno propone lesempio del modello a sfere rigide utilizzato da
61 Mario Ageno stato il maggiore biofisico italiano del ventesimo secolo. Uno
di noi (Mauro Murzi) ha avuto la fortuna di seguire il corso di Fisica per filosofi tenuto da Ageno nellanno accademico 1980-81.
62 Ageno [1992], p. 10. Le successive citazione provengono da questa stessa pagina.
68

Boltzmann per descrivere il comportamento di un gas. Secondo


la teoria (il sistema ideale), le molecole del gas si comportano
come sfere rigide seguendo le leggi della meccanica classica. La
velocit e la traiettoria di ciascuna sfera sono determinate dagli
urti tra le sfere e con le pareti del contenitore. La velocit delle
sfere determina la temperatura del gas. La forza degli urti contro le
pareti del contenitore determina la pressione del gas. Da un punto
di vista matematico, si dovrebbero risolvere le equazioni del moto
delle sfere rigide. Questo problema non risolubile. Non esiste
una soluzione esplicita di un cos complesso sistema di equazioni.
Lo scienziato deve procedere in modo diverso. Lo fa costruendo
quello che Ageno chiama il sistema schematizzato. Lo scienziato adatta il sistema ideale, cos che in esso siano in qualche modo
soddisfatti i postulati di una qualche teoria matematica. In questo
modo il sistema schematizzato diventa un modello di una teoria
matematica. La capacit deduttiva della teoria matematica e i suoi
teoremi noti possono essere utilizzati per lo sviluppo del sistema
schematizzato. Lo scienziato trasferisce i risultati cos ottenuti nel
sistema ideale. Questa procedura non priva di pericoli. Il sistema
schematizzato diverso, dal punto di vista matematico, dal sistema
ideale. Infatti, mentre il sistema schematizzato soddisfa gli assiomi
di una certa teoria matematica, il sistema ideale non li soddisfa (
proprio questo il motivo per cui lo scienziato ha introdotto il sistema schematizzato). Quindi, se lo scienziato trasferisce nel sistema
ideale i risultati ottenuti usando il sistema schematizzato pu cadere in grossolani errori. Un teorema matematico soddisfatto nel sistema schematizzato potrebbe essere confutato nel sistema ideale.
compito dello scienziato controllare, volta per volta, che la sostituzione del sistema ideale con quello schematizzato non produca
cambiamenti essenziali nei limiti del problema allo studio in quel
momento. Cerchiamo adesso di esprimere queste idee di Ageno in
maniera formale.
Sia T una teoria scientifica, rappresentata dalla quadrupla (L,
TC, R, M), ove L il linguaggio, TC la congiunzione degli assiomi teorici puri e delle regole di corrispondenza, R linsieme
di regole di deduzione e M una collezione di interpretazioni I
69

del linguaggio L. Lo scienziato desidera applicare T a un sistema


fisico S. La complessit matematica di T non consente di risolvere
le equazioni che descrivono il comportamento di S.
Lo scienziato modifica T, costruendo una nuova teoria T*, rappresentata dalla quadrupla (L*, TC*, R*, M*) ove M* una collezione di interpretazioni del linguaggio L* tali che TC* soddisfatta. Ogni interpretazione appartenente a M* un modello di T*.
La teoria T* scelta in modo tale che essa stessa sia un modello
di unopportuna teoria matematica K. Pi precisamente, esiste un
modello della teoria matematica K che appartiene a M*. In altri
termini, almeno uno dei modelli della nuova teoria T* un modello della teoria matematica K. La teoria K di solito una teoria ben
sviluppata. I teoremi di K, che sono ben noti, sono soddisfatti in
ogni modello di K. Sono quindi soddisfatti anche nel modello che
K e T* hanno in comune. La teoria T* pu sfruttare tutta la potenza
matematica di K. Quando lo scienziato incontra in K un teorema
H interessante, lo pu trasportare in T* con la certezza che esso
valga anche l. Questo fatto consente allo scienziato di semplificare
i problemi matematici posti dalloriginaria teoria T.
A questo punto, con un passo non giustificabile dal punto di
vista logico, lo scienziato usa il teorema H anche in T, supponendo
che H sia valido anche nella teoria originaria T. Tuttavia, T e T*
sono teorie strutturalmente diverse. In caso contrario, lo scienziato
non avrebbe dovuto costruire una diversa teoria T*, ma avrebbe
potuto usare direttamente la stessa T. Quindi, le teorie T e T* non
possono avere i medesimi teoremi. dunque possibile che il teorema H non valga in T. Lo scienziato dovrebbe controllare che
lutilizzo di H, nella teoria T, sia legittimo, almeno nel caso dello
specifico sistema studiato.
Non esiste un metodo con il quale lo scienziato possa assicurarsi di non aver introdotto teoremi errati nella teoria originale T.
Il controllo rimesso alla sua attenzione, alla sua sensibilit e al
suo autonomo giudizio. Il rischio di introdurre errori sostanziali
sempre presente e ineliminabile, e lo scienziato dovrebbe eseguire
unattenta verifica, prima di mutuare teoremi dalla teoria T*.
Al cambiare del sistema fisico studiato, lo scienziato si trova
70

spesso nella condizione di dover adoperare una teoria schematizzata diversa. In corrispondenza dei sistemi fisici Sn, lo scienziato
potrebbe dover utilizzare teorie schematizzate Tn, tra loro diverse.
Ciascuna teoria Tn rappresentabile con la quadrupla (Ln, TCn,
Rn, Mn). Ci troviamo di fronte alla serie di teorie T,T1,...,Tn. Vogliamo spiegare come, a nostro giudizio, si costruisce la collezione
M delle interpretazioni di T.
Inizialmente, quando lo scienziato propone la teoria ideale T,
la collezione M composta di una sola interpretazione, che anche un modello (in senso logico) di T. In questa interpretazione la
teoria soddisfatta (lesistenza di tale interpretazione garantita a condizione che la teoria sia coerente). Essa ha la funzione di
modello standard della teoria. uninterpretazione astratta, il cui
dominio costituito di entit matematiche, e i simboli della teoria sono interpretati tramite relazioni e funzioni matematiche. Nel
corso della propria attivit, lo scienziato formula diverse versioni
schematizzate di T, che applica allo studio dei vari sistemi cui
interessato. Lo scienziato costruisce dunque, con il progredire della ricerca, la serie Tn di teorie schematizzate. Ciascuna di queste
teorie schematizzate ha una propria collezione di interpretazioni
Mn. Almeno una delle interpretazioni appartenenti a Mn un modello di una teoria matematica Kn, che lo scienziato impiega per
descrivere il sistema studiato. Per semplicit, ma senza perdita di
generalit, ipotizziamo che ogni collezione di interpretazioni Mn
contenga esattamente uninterpretazione di Tn che sia anche un
modello di Kn. Designiamo questa interpretazione con IKn. Linterpretazione IKn :
uninterpretazione, ma non un modello, della teoria ideale T ;
un modello della teoria schematizzata Tn;
un modello della teoria matematica Kn.
Ciascuna interpretazione IKn si aggiunge alla collezione M
delle interpretazioni della teoria ideale T. Le interpretazioni della
teoria ideale sono dunque costituite di:
71

1) Linterpretazione iniziale astratta, che anche un modello


della teoria ideale.
2) Uninterpretazione di ciascuna teoria schematizzata, che
sia un modello della teoria schematizzata, sia un modello della teoria matematica che lo scienziato usa per descrivere il sistema fisico.
Tale interpretazione non un modello della teoria ideale.
Tranne linterpretazione iniziale astratta, le successive interpretazioni, provenienti dalle teorie schematizzate, non sono modelli
della teoria ideale. Ci consente allo scienziato di applicare la teoria a diversi sistemi, risolvendo le difficolt matematiche che nascevano dalla teoria ideale. A fronte di questo vantaggio, lo scienziato incorre in alcuni problemi.
In primo luogo, si deve osservare che non ha pi senso parlare di
verit o falsit della teoria. La verit e la falsit di una formula sono
definite soltanto rispetto a una qualche interpretazione. Una formula
pu essere vera in uninterpretazione e falsa in unaltra. La nozione
di soddisfacimento di una formula, definita nel precedente paragrafo, relativa a una data interpretazione. Lassioma TC, che esprime
la teoria T, non vero o falso di per s, ma vero o falso rispetto a
uninterpretazione. Le interpretazioni di T, facenti parte della collezione M, sono modelli (tranne linterpretazione standard) di teorie
matematiche che non corrispondono a T. Quindi, la formula TC non
soddisfatta nelle interpretazioni di M (con leccezione dellinterpretazione standard). Dunque, la teoria vera nel proprio modello
standard astratto e falsa nelle interpretazioni usate per descrivere i
sistemi di concreto interesse scientifico. La teoria vera nel proprio
modello (ma questo banale, perch ogni teoria non contraddittoria,
anche la pi bislacca, vera in qualche interpretazione) ma falsa in
ogni applicazione a un qualche sistema fisico. Si potrebbe descrivere
questa situazione dicendo che la teoria vera in astratto, ma falsa
in concreto. Riteniamo sia meglio abbandonare il concetto di verit
applicato alle teorie scientifiche. Le teorie non sono n vere n false.
In secondo luogo, una teoria scientifica non ammette alcun modello realizzato da uninterpretazione completa e uniforme. Definiamo
i concetti di interpretazione completa e di interpretazione uniforme.
72

Uninterpretazione completa associa tutti i simboli del linguaggio


della teoria con qualche elemento del dominio dellinterpretazione
o con qualche relazione tra elementi del dominio. Uninterpretazione completa fornisce un significato a tutti i simboli della teoria,
associando ciascun simbolo a qualche aspetto del sistema studiato.
Uninterpretazione non completa trascura linterpretazione di qualche simbolo del linguaggio della teoria. Uninterpretazione uniforme
uninterpretazione della teoria che, in ogni contesto sperimentale,
associa il medesimo elemento (o relazione tra gli elementi) a ciascun
simbolo. Uninterpretazione uniforme fornisce lo stesso significato
ai simboli della teoria, indipendentemente dal contesto sperimentale.
Uninterpretazione non uniforme fornisce significati diversi al medesimo simbolo della teoria, in dipendenza dei diversi allestimenti
sperimentali. Osserviamo che le interpretazioni della teoria sono di
due tipi: il modello standard e le interpretazioni addizionali basate
sulle teorie schematizzate. Le interpretazioni addizionali non sono
modelli della teoria. Il solo modello della teoria linterpretazione
standard, che dunque lunico candidato ad essere un modello completo e uniforme della teoria. Linterpretazione standard completa
(altrimenti non sarebbe un modello della teoria). E anche uniforme?
Se lo fosse, potrebbe essere usata in ogni contesto sperimentale. In
questo caso, non sarebbe necessario ricorrere a teorie schematizzate.
Se lo scienziato (come noi sosteniamo) deve usare le teorie schematizzate, allora il modello standard non pu essere usato in ogni
contesto sperimentale. Quindi, non uninterpretazione uniforme.
In terzo luogo, non possibile costruire, partendo dalle interpretazioni della teoria, una nuova interpretazione che soddisfi la teoria in
ogni contesto sperimentale descritto da una teoria schematizzata. Infatti, una tale interpretazione sarebbe un modello completo e uniforme
che, come appena visto, non pu esistere. Non dunque possibile integrare le diverse interpretazioni della teoria in ununica interpretazione
coerente. Linsieme delle formule soddisfatte in almeno una delle interpretazioni della teoria contraddittorio. Se quindi tentassimo di identificare la teoria (o i suoi teoremi) con le formule che sono soddisfatte
in almeno uninterpretazione, la teoria (o linsieme dei suoi teoremi)
sarebbe contraddittoria.
73

6.3. Matematica e fisica


Il rapporto tra la teoria matematica e la teoria fisica , per noi,
lopposto di quello previsto dai sostenitori del modello semantico.
Secondo il modello semantico, la teoria matematica un modello
della teoria fisica. Secondo noi, la teoria fisica schematizzata (la teoria T*) un modello di una teoria matematica. Secondo il modello semantico, lo scienziato dovrebbe cercare un modello matematico della teoria fisica. Secondo noi, lo scienziato costruisce la teoria
fisica schematizzata in modo che essa stessa sia un modello di una
teoria matematica. Secondo il modello semantico, la matematica
utilizzabile nella scienza perch esistono strutture matematiche che
possono essere impiegate per interpretare le teorie fisiche. Secondo
noi, la matematica utilizzabile nella scienza perch lo scienziato modifica opportunamente la teoria fisica originale per costruire
una nuova teoria fisica che soddisfi gli assiomi di una determinata
teoria matematica.
Siano cos in grado di dare una nuova risposta alla domanda
Perch possibile usare la matematica nella descrizione della
realt? Lo scienziato pu usare la matematica nella descrizione
della realt perch egli sostituisce il sistema ideale con un sistema schematizzato scelto tra i modelli di una teoria matematica.
La possibilit di descrivere matematicamente la realt fisica non
dipende n da conoscenze sintetiche a priori, come sosteneva la
filosofia kantiana, n da particolari propriet della natura, che sarebbe intrinsecamente matematica, come pensava Galileo quando
affermava che il libro della natura scritto in lingua matematica.
La possibilit di descrivere matematicamente la realt fisica dipende da una precisa scelta dello scienziato, che decide di costruire le
proprie teorie in modo che esse siano modelli della matematica.
Nella pratica scientifica, sostiene Ageno, si verifica spesso una
scarsa rispondenza tra la concreta realt dei fatti empirici e le
rappresentazioni matematiche, faticosamente e un po goffamente
schematizzate, che riusciamo a darne63.
63 Ageno [1992], p. 66.
74

Questa scarsa rispondenza tra la realt e la sua descrizione


matematica pu essere illustrata con alcuni esempi, il primo dei
quali riguarda le funzioni matematiche usate per rappresentare le
grandezze fisiche. Bench i risultati delle misurazioni fisiche siano
sempre numeri razionali osserva Ageno lo scienziato assume
che le grandezze fisiche siano continue nel campo dei numeri reali. In particolare, per consentire lapplicazione del calcolo infinitesimale, lo scienziato suppone esplicitamente che le funzioni
matematiche rappresentative di grandezze fisiche siano continue e
derivabili: tale supposizione non ha tuttavia alcun senso dal punto
di vista operativo. Per esempio, la velocit istantanea di solito
definita come il limite della velocit media quando lintervallo nel
quale si misura la velocit media tende a zero. Si tenta cos di giustificare lintroduzione della velocit istantanea come il risultato
del passaggio al limite di unoperazione fisicamente possibile. Ma
questa presunta giustificazione errata:
se ci si riferisce a intervallini di tempo via via sempre pi brevi, i
valori che si ottengono per il rapporto incrementale non tendono
affatto a un limite ben definito, ma al contrario variano erraticamente tra limiti sempre pi ampi.64

La velocit istantanea unastrazione che non corrisponde ad


alcuna operazione fisicamente possibile; anzi, fisicamente priva
di senso. A proposito della continuit delle funzioni matematiche
che rappresentano grandezze fisiche, Ageno scrive:

lipotesi della continuit non ha alcun senso, dal punto di vista


fisico-operativo []. Lipotesi della continuit appartiene alla metafisica scientifica, e serve solo a rendere possibile luso di teorie
matematiche semplici e potenti. unipotesi di schematizzazione,
generalmente (ma non sempre) innocua.65

64 Ivi p. 15.
65 Ibid.
75

Un secondo esempio della discrepanza tra la realt e la sua descrizione matematica offerto sostiene Ageno dal fatto che
le formule matematiche sono risolvibili rispetto a una grandezza
qualsiasi, mentre dal punto di vista operativo le grandezze indipendenti e quelle dipendenti sono sempre ben distinte. Ageno discute
lesempio della formula che collega il periodo di oscillazione T di
un pendolo alla sua lunghezza l: T=2(l/g), ove g laccelerazione di gravit. matematicamente possibile risolvere tale formula
rispetto a una qualsiasi variabile, per esempio rispetto alla lunghezza l, facendo quindi dipendere matematicamente la lunghezza l dal
periodo T. Da un punto di vista fisico, ci non ha senso. Il periodo
T dipende dalla lunghezza l (se lo scienziato modifica la lunghezza
l, per esempio accorciando il filo, il periodo T cambia) mentre la
lunghezza l fisicamente indipendente dal periodo T (se lo scienziato modifica il periodo T, per esempio spostando il pendolo a
una diversa altezza dal suolo, la lunghezza l del pendolo non cambia). Un terzo esempio della discrepanza tra la matematica e la
realt fisica rintracciabile secondo Ageno nella sostituzione
delle frequenze effettivamente osservate nel sistema studiato con
le equivalenti probabilit. In questo caso, lo scienziato sostituisce
implicitamente un singolo sistema fisico con una famiglia astratta,
potenzialmente infinita, di sistemi fisici analoghi. Se lo scienziato non tiene costantemente presente questa sostituzione, rischia di
incorrere in una situazione di grande confusione, ad esempio attribuendo una probabilit a eventi singoli.

76

7.

SULLA NOZIONE DI VERIT

7.1. Le asserzioni dei fatti


Una classe fondamentale di asserti scientifici quella delle asserzioni dei fatti. Il punto di vista sulle asserzioni dei fatti che presentiamo quello esposto da Mario Ageno66. Lasserzione di un
fatto un tipo particolare di asserzione-base. una proposizione
singolare, formulata in un determinato linguaggio secondo regole
date, del tipo Questo determinato oggetto ha questa determinata
propriet osservabile. Possiamo dire che lasserzione di un fatto
limmagine del fatto e un modello della realt67.
Un esempio di asserzione di un fatto la proposizione Questo
libro giallo, affermata indicando un determinato libro. La proposizione Questo libro giallo il resoconto di un confronto, che
avviene internamente al soggetto, tra la rappresentazione attuale
del fatto percepito e un complesso di rappresentazioni memorizzate nella mente (o nel cervello o nellanima ci indifferente per la nostra teoria). Il soggetto ha appreso le rappresentazioni
memorizzate tramite le cure parentali, listruzione e i contatti con
i membri della societ nella quale vive. Chi afferma Questo libro
giallo comunica lesito del confronto tra la rappresentazione attuale del fatto percepito e le proprie rappresentazioni dei libri e
dei colori che ha appreso in famiglia, a scuola e nella societ. La
verit dellasserzione di un fatto non dipende dalla corrispondenza
tra le rappresentazioni interne del soggetto e lo stato delle cose
esterne, bens dipende dallesito del confronto tra rappresentazioni
66 Ageno [1987].
67 Wittgenstein [1921]: 2.1 Wir machen uns Bilder der Tatsachen (Noi ci facciamo immagini dei fatti) e 2.12 Das Bild ist ein Modell der Wirklichkeit
(Limmagine un modello della realt).
77

interne al soggetto. Lasserzione di un fatto, tuttavia, non soggettiva, ma oggettiva, affidabile e riproducibile, perch i membri
di una stessa societ hanno appreso le medesime rappresentazioni
standard. Esiste un elevato grado di uniformit di giudizio tra i
membri della medesima societ. Una tale concordanza di giudizio
dipende dallavere appreso le medesime rappresentazioni standard
e dallimpiego della medesima lingua.
Un caso interessante, nel quale si pu osservare discordanza di
giudizio, accade quando sono coinvolte persone che parlano lingue
diverse. La copertina di un libro pu essere di colore orange per
un inglese e di colore giallo per un italiano68. ragionevole supporre che la percezione del colore sia la medesima per un inglese
e un italiano. Costoro, tuttavia, usano un diverso schema per denominare i colori. Ci che un italiano denominerebbe giallo pu
essere denominato orange da un inglese. Un italiano e un inglese
potrebbero non concordare sulla verit della proposizione Questo
libro giallo. In questo caso, non ha senso porsi la domanda se il
libro sia veramente giallo o arancione. La persona italiana e quella
inglese asseriscono entrambe il vero. Lesito del confronto tra la
rappresentazione percepita del libro e le rappresentazioni apprese dei colori diverso per linglese (che asserir Questo libro
arancione) e per litaliano (che asserir Questo libro giallo).
Entrambe le proposizioni sono vere, perch la loro verit non dipende dalla corrispondenza tra ci che asserito e ci che esiste.
La verit delle due asserzioni dipende dallesito di un confronto
interno al soggetto.
Le asserzioni dei fatti sono espresse, nel linguaggio L, tramite formule osservative singolari, schematizzabili come O(a,b,...)
o M(o(a,b,...)), ove O un simbolo osservativo predicativo, M
un simbolo matematico predicativo, o un simbolo osservativo
funzionale, a b sono costanti. Ad esempio, se b una costante
che identifica un determinato libro e G il predicato giallo, la
formula che asserisce Questo libro giallo G(b).

68 Vincent [1983].
78

7.2. Ha

senso parlare di verit delle teorie

scientifiche?

Le seguenti osservazioni sulla limitata applicabilit della nozione di verit alle teorie scientifiche seguono quanto esposto da
Ageno [1987].
Sosteniamo che la nozione di verit non applicabile alle teorie
scientifiche. Il concetto di verit di una teoria deve essere sostituito con quello di validit di una teoria in un campo definito da
un insieme di asserzioni ausiliarie. Il significato del concetto di
validit sar chiarito in seguito.
Solo le asserzioni dei fatti possono essere vere o false. Le asserzioni dei fatti sono espresse tramite formule osservative singolari.
Lasserzione di un fatto una proposizione del tipo Questo libro
giallo. In quali circostanze la proposizione Questo libro giallo
vera?
Una nota interpretazione del concetto di verit quella che fa
riferimento alla corrispondenza tra quanto asserito e la realt. Ad
esempio, la proposizione La neve bianca vera se e solo se la
neve bianca. In tale interpretazione, la verit della proposizione
Questo libro giallo dipenderebbe dallesistenza di un libro di
colore giallo. Se il libro indicato da chi afferma Questo libro
giallo giallo, allora la proposizione vera, altrimenti falsa.
La teoria che la verit di una proposizione risiede nella sua corrispondenza con la realt risale a San Tommaso dAquino. Il passo
in cui San Tommaso formula la teoria della corrispondenza famoso: veritas est adaequatio rei et intellectus (San Tommaso dAquino, De veritate, q. 1 a. 1 co). Questa concezione prende il nome
di teoria della corrispondenza, perch asserisce che la verit
la corrispondenza (adaequatio) tra realt (rei) e pensiero (intellectus). Per una precisa formulazione logico-matematica della teoria
della corrispondenza si dovuto attendere il ventesimo secolo.
stato il logico e matematico polacco Alfred Tarski a formalizzare la
teoria della corrispondenza nellambito della logica matematica. Ci
sia occupati della teoria di Tarski nel paragrafo 6.1.
79

La posizione da noi sostenuta, in pieno accordo con quanto asserito da Ageno, che non c alcun confronto tra quanto asserito
e la realt.
[Chi] asserisce un fatto, altro non fa che rendere noto attraverso la
mediazione del linguaggio il risultato di un confronto introspettivo
tra una sua rappresentazione privata del momento e sue rappresentazioni darchivio [] altrettanto private69

Chi afferma Questo libro giallo lo fa perch ha confrontato


la sua rappresentazione del libro percepito con le sue rappresentazioni standard dei libri e dei colori, costatando la corrispondenza
delle une con le altre. Lesito positivo di questo confronto, che
interamente interno al soggetto, espresso mediante la proposizione Questo libro giallo. La proposizione vera non perch
asserisce qualcosa corrispondente alla realt, ma perch esiste una
corrispondenza tra rappresentazioni interne al soggetto.
Questa posizione, che attribuisce la verit di unasserzione alla
corrispondenza tra rappresentazioni interne al soggetto, riecheggia
alcuni aspetti della concezione di Locke della conoscenza. In particolare:
La conoscenza la percezione dellaccordo o del disaccordo di
due idee. La conoscenza, dunque, mi sembra essere nientaltro che
la percezione della connessione e dellaccordo, o del disaccordo
e della contrapposizione di qualcuna delle nostre idee. In questo
soltanto consiste.
La conoscenza [] soltanto la percezione dellaccordo o del disaccordo delle nostre proprie idee. 70

A questo punto, legittimo chiedersi se si corra il rischio di


cadere nel solipsismo. Come risolvere il problema del solipsismo,
69 Ageno [1987], p. 129.
70 Locke [1700], IV.i.2 e IV.iv.1 (tr. it. nostra)
80

nellapproccio da noi seguito? Come possiamo controllare la verit


di unasserzione, se essa dipende dalla corrispondenza tra le rappresentazioni nella mente di unaltra persona? La risposta che i
membri di una stessa societ condividono le rappresentazioni standard, perch le hanno apprese in condizioni simili, frequentando le
stesse scuole e apprendendo la medesima lingua.
Ci di cui [] possiamo parlare, non sono quindi mai cose l
fuori, ma risultati di confronti introspettivi. Laffidabilit dellesito dellintero processo si basa da un lato sullefficacia delle cure
parentali e dallaltro lato sullimpiego di messaggi linguistici secondo codici o regole concordati. Cos, la conferma intersoggettiva delle asserzioni riesce a constatare [] determinate coerenze
tra stati interni degli interlocutori.71

Si evita il solipsismo perch i membri della medesima societ


usano la medesima lingua, frequentano le stesse scuole e ricevono
lo stesso insegnamento, con il risultato di condividere le rappresentazioni standard.

7.3. Il ruolo della verifica sperimentale


Secondo il punto di vista verificazionista, con cui non concordiamo, il controllo della teoria avviene nel modo seguente. Sia O
la congiunzione delle formule osservative che descrivono le condizioni iniziali e al contorno. Da TC e O si deducono alcune formule
osservative P che prevedono il comportamento che il sistema avr
nelle condizioni descritte da O. Lo scienziato verifica se, nelle condizioni O, il sistema si comporta secondo le previsioni P. In caso
affermativo, la teoria confermata; altrimenti, confutata. Lobiettivo della ricerca scientifica verificare le teorie, valutando i casi di
conferma e di confutazione.

71 Ageno [1987], p. 130.


81

Il falsificazionismo, con cui non concordiamo, enfatizza limportanza della confutazione delle teorie. Esiste una differenza logica tra la confutazione e la conferma. Se le previsioni P sono false
quando il sistema si trova nelle condizioni descritte da O, allora TC
falsa. Se invece le previsioni P sono vere, allora TC pu essere
vera o falsa. La confutazione di una teoria concludente, perch
dimostra che la teoria falsa. La conferma di una teoria inconcludente, perch la teoria pu essere sia vera sia falsa.
Sosteniamo che il verificazionismo e il falsificazionismo sono
in errore. Asserisce Ageno:
Avviene di solito che una generalizzazione sia valida sotto certe
condizioni e non valida sotto altre. Il concetto di verit, predicabile
per le asserzioni dei fatti, non quindi adeguato nel caso di generalizzazioni []. Le generalizzazioni, le cosiddette leggi naturali, le
teorie scientifiche, non sono dunque mai n vere n false.72

giunto il momento di spiegare il concetto di validit della


teoria; questo concetto, come gi detto, sostituisce il concetto di
verit della teoria.
Per dedurre le asserzioni dei fatti da una teoria necessario usare come premesse addizionali le asserzioni ausiliarie, che esprimono sia le condizioni iniziali e al contorno sia i teoremi di altre teorie
scientifiche. Dalla teoria e dalle asserzioni ausiliarie lo scienziato
pu dedurre determinate asserzioni dei fatti. Per stabilire se esse siano vere, necessario realizzare un contesto sperimentale nel quale
valgono le asserzioni ausiliarie. Se, in tale contesto sperimentale, le
asserzioni dei fatti sono vere, la teoria valida nel campo definito
dalle asserzioni ausiliarie. Se invece sono false, la teoria non valida in quel campo. Nel caso in cui le asserzioni dei fatti siano false,
contrariamente a quanto sostiene il falsificazionismo, lo scienziato
non deve abbandonare la teoria, ma deve modificare le asserzioni
ausiliarie per definire altri campi nei quali controllare le asserzioni
dei fatti. Quando lo scienziato riconosce che le asserzioni dei fatti
72 Ivi p. 131.
82

sono false, si accorge di aver oltrepassato il limite del campo di validit della teoria. Lobiettivo dello scienziato individuare i confini del campo di validit della teoria. Solo dopo aver circoscritto
il campo di validit della teoria, lo scienziato la pu impiegare in
modo ragionevolmente sicuro e affidabile.
essenziale determinare per ogni importante teoria scientifica i
limiti del suo campo di validit: solo quando questi limiti sono
perfettamente conosciuti (solo quando, in altre parole, la teoria
stata sufficientemente falsificata), una teoria pu essere usata
con sicurezza, nel suo campo.73

Perci dobbiamo riconoscere che un obiettivo della verifica


sperimentale di una teoria individuare i confini del campo di validit della teoria. Quando tali confini sono tracciati, lo scienziato
pu usare la teoria in maniera affidabile, perch sa quando la teoria
fornisce previsioni attendibili. Lo scienziato, una volta scoperti i
confini del campo di validit, pu stimare lerrore che commetterebbe applicando la teoria a un dato sistema. quindi nella condizione ideale di poter decidere in quali casi lerrore che commetterebbe accettabile. Il metodo della ricerca scientifica consiste nel
ricercare i casi di apparente falsificazione delle teorie, allo scopo di
sapere in quali circostanze le teorie siano affidabili. Lo scienziato
usa una teoria tanto pi tranquillamente quanto pi conosce i limiti
del campo di validit, perch la teoria applicabile con relativa
sicurezza allinterno del proprio campo di validit. Citiamo ancora
Ageno:
da ribadire esplicitamente, con forza, che la prova non consiste
nel determinare se la teoria vera, e quindi da accettare, o falsa e
quindi da rifiutare e sostituire con unaltra, ma nel trovare i limiti
del suo campo di validit.74
73 Ivi p. 132.
74 Ivi p. 133.
83

Ricostruendo a memoria alcune osservazioni di Ageno nel corso di Fisica per filosofi, che uno di noi (Murzi) ha seguito nellanno
accademico 1980-81, quandera studente di filosofia alla Sapienza
di Roma, possiamo proporre alcuni esempi. Rivolgiamo lattenzione alle tre leggi di Keplero.
Prima legge. Lorbita che il pianeta percorre intorno al Sole
unellisse in cui il Sole occupa uno dei due fuochi.
Seconda legge. Il segmento che unisce il pianeta con il Sole
percorre aree uguali in tempi uguali.
Terza legge. Il quadrato del periodo di rivoluzione del pianeta
proporzionale al cubo del semiasse maggiore dellorbita.
Le leggi di Keplero sono state falsificate. Ad esempio, il Sole
non occupa esattamente il fuoco dellellisse, ma ruota intorno al
centro di massa del sistema. I fisici dovrebbero abbandonare le tre
leggi di Keplero? Se continuassero a usarle, sarebbero irrazionali?
In realt, lobiettivo della ricerca scientifica non stabilire se le
leggi di Keplero siano vere o false. Il vero obiettivo trovare i
confini del loro campo di validit. I fisici possono usare le leggi di
Keplero in maniera affidabile, perch ne conoscono esattamente
limiti e margini di errore. Possono impiegarle per alcuni calcoli,
perch conoscono lerrore che commetterebbero. Possono impiegarle per scopi didattici. Possono estenderle alle stelle doppie, perch lerrore che commetterebbero affidandosi alle leggi di Keplero
inferiore allincertezza dei parametri orbitali. Le leggi di Keplero
continuano ad avere un valore, pur essendo falsificate, perch sono
ben noti i confini del loro campo di validit. Le falsificazioni delle
leggi di Keplero non hanno portato al loro abbandono, ma hanno
consentito ai fisici di conoscere molto bene le condizioni in cui tali
leggi sono affidabili.
Qualcuno potrebbe ritenere che le leggi di Keplero siano utilizzabili perch approssimativamente vere. In realt, le leggi di Keplero sono utilizzabili perch, tramite le successive falsificazioni
osservative e teoriche, i fisici hanno imparato a stimare lerrore che
deriverebbe dal loro utilizzo. I fisici possono quindi stabilire se,
in un dato sistema, con determinate incertezze dei valori iniziali,
di fronte a certe esigenze di precisione, sia possibile impiegare le
84

leggi di Keplero.
Consideriamo un altro esempio: la meccanica classica. Anchessa falsificata. Tuttavia, gli scienziati la utilizzano continuamente,
non solo per scopi pratici ma anche per scopi teorici. Concetti fisici fondamentali, quali lavoro, energia potenziale, energia cinetica,
momento e impulso, sono definiti nella meccanica classica. La teoria della relativit e la meccanica dei quanti richiedono il ricorso
a metodi e risultati della meccanica classica. Com possibile che
nella fisica si utilizzi una teoria falsificata?
Le ripetute falsificazioni della meccanica classica hanno circoscritto esattamente il suo campo di validit. Di conseguenza, quando uno scienziato impiega la meccanica classica in un caso specifico, sa se otterr un risultato affidabile. Il campo di validit della
meccanica classica oggi cos ben noto che essa applicata tranquillamente, nel proprio campo di validit, senza ricorrere a teorie
alternative. solo al di fuori del campo di validit della meccanica
classica che si devono usare teorie alternative, quali la teoria della
relativit, le geometrie non euclidee e la meccanica dei quanti. La
meccanica classica, dunque, ha un campo di validit nel quale non
stata sostituita da teorie pi recenti. Citiamo Ageno:
Le generalizzazioni, le cosiddette leggi naturali, le teorie scientifiche, non sono dunque n vere n false. Verificazionismo e falsificazionismo, valutazioni del grado di conferma, o di verisimilitudine, o di corroborazione... rappresentano vie senza uscita, discorsi
privi di senso. Ogni generalizzazione ha un suo campo di validit
pi o meno ampio: in molti casi, si pu anche dimostrare che tale
campo nullo. essenziale determinare per ogni importante teoria
scientifica i limiti del suo campo di validit: solo quando questi limiti sono perfettamente conosciuti (solo quando, in altre parole, la
teoria stata sufficientemente falsificata), una teoria pu essere
usata con sicurezza, come strumento di pensiero e di indagine, per
prevedere e agire in vista di scopi. [] dunque soprattutto ingenuo parlare di rivoluzioni scientifiche, di falsificazione e rigetto di
grandi teorie scientifiche per sostituirle con altre.75
75 Ivi pp. 131-132.
85

La verifica sperimentale aiuta lo scienziato a determinare il


campo di validit delle teorie. Al contrario di quanto sostenuto dalle principali correnti di filosofia della scienza, seconde le quali il
compito della verifica sperimentale sarebbe quello di verificare o
falsificare la teoria per indurci ad adottarla in via provvisoria o a
respingerla definitivamente, il compito della verifica sperimentale
tracciare i confini del campo di validit della teoria.
Quando lo scienziato usa una teoria il cui campo di validit non
stato determinato, non pu sapere se, in un nuovo contesto sperimentale, la teoria dar risultati affidabili. Non in grado di stimare
lerrore che commetter applicando la teoria. Non sa, quindi, se
commetter un errore accettabile.
Lapproccio che proponiamo, seguendo la teoria di Ageno, ha il
vantaggio di aiutarci a capire perch talvolta gli scienziati trascurino le falsificazioni cui va incontro una certa teoria, come se fossero
irrilevanti, mentre altre volte se ne interessano fortemente. In alcuni casi, la falsificazione di scarso interesse, perch avviene allinterno del campo di validit noto. In tal caso, molto probabile che
si tratti di unapparente falsificazione. Non si dovrebbero verificare
falsificazioni della teoria allinterno del campo di validit. dunque credibile che si sia incorsi in un errato allestimento sperimentale. Lo scienziato dunque giustificato nellignorare la presunta
falsificazione. Se invece la falsificazione accade in una situazione
sperimentale che si trova ai limiti del campo di validit conosciuto,
possibile che essa sia reale. Se lo fosse, indicherebbe che stato
superato il confine del campo di validit della teoria. Potrebbe dunque segnalare la possibilit di scoprire nuovi fenomeni. quindi
possibile distinguere tra falsificazioni interessanti (quelle che sono
scoperte ai limiti del campo di validit) e falsificazioni trascurabili
(interne al campo di validit). Ci consente di comprendere il comportamento degli scienziati di fronte alle falsificazioni, e di capire
perch a volte le trascurino perch le giudicano irrilevanti, mentre
altre volte ne sono fortemente interessati.

86

8.

CRITICA DI ALCUNE FILOSOFIE

8.1. Il

falsificazionismo non fornisce un cri-

terio di demarcazione

La filosofia seppellisce
sempre i suoi becchini.
tienne Gilson
Nel seguito verr discusso:
1) come il falsificazionismo non riesca, anche se vero, a trovare
un criterio di demarcazione tra scienza e non-scienza;
2) la nota posizione, dei popperiani e post-popperiani, sulla
metafisica come male necessario ed il suo ruolo nella teoria
complessiva di Popper;
3) motivi di perplessit suscitate sul piano logico dalla teoria
evoluzionista della conoscenza;
4) lo strumentalismo ed il finzionalismo, la loro vicinanza e
le obiezioni che, ancora su un piano logico, possono essere mosse
loro;
5) qualche obiezione al behaviourismo.
Ci si potrebbe chiedere se davvero il criterio popperiano di
demarcazione (la falsificabilit) tale da separare scienza e nonscienza (metafisiche, pseudo-scienze), ossia se davvero esso sia in
grado di trovare (ovvero costituisca o istituisca) una linea di demarcazione.
87

Popper ha inteso proprio di trovare o magari istituire una tal linea di demarcazione. Il lavoro di Popper venuto dopo la stagione
del Positivismo logico del Wiener Kreis: egli ha dimostrato che
non esistono asserzioni protocollari, a partire dalle quali erigere
per induzione le scienze. Il confronto tra le proposizioni delle teorie scientifiche (proposizioni universali) e proposizioni derivanti da esperimenti (proposizioni particolari) non pu quindi essere
di tipo induttivo, ma soltanto di conferma (provvisoria, instabile,
tale da non superare lo status ipotetico della legge scientifica) o
di negazione (questa s definitiva). Infatti Popper accosta la legge scientifica alla legge giuridica in quanto collezione di divieti.
La legge scientifica pu appropriatamente chiamarsi cos, dice
Popper, perch vieta dei fatti, certi fatti. importante capire questo
argomento. La scienza secondo Popper pronuncia tanti non. Essa
costituita da una collezione di divieti. chiaro che se io enuncio
una legge scientifica del tipo non esiste una mucca pi alta di un
metro senza avere delle macchie, chiunque pu falsificare una tal
legge, semplicemente mostrandomi una mucca che sia pi alta di
un metro e che non abbia macchie. Cos, si prende un impegno
maggiore chi pretende di dimostrare che un certo individuo, fatto
cos e cos, non esiste, perch pu essere smentito, mentre chi dice
che esiste un individuo, dotato di certe caratteristiche, pu sempre
rimandare la prova decisiva.
chiaro cos che ha un senso lerrore di traduzione di A. Strumia che traduce un sistema negativo deve poter essere confutato dallesperienza anzich un sistema empirico [].76 Popper
aveva scritto, poco prima: da un sistema scientifico non esiger
che sia capace di essere scelto, in senso positivo, una volta per
tutte; ma esiger che la sua forma logica sia tale che possa essere
messo in evidenza, per mezzo di controlli empirici, in senso negativo: un sistema empirico [] 77.
Pertanto, Popper ha concluso, non possibile verificare ma solamente falsificare una legge scientifica. Potremmo riferirci alla
sua posizione come al negativismo logico. Il lavoro di Popper
76 Strumia [1992], p. 97.
77 Popper [1970 (1935)], p. 22.
88

stato ispirato dallurgenza di ridimensionare, di azzerare le pretese


di scientificit di marxismo e freudismo. Queste due dottrine sono
capaci di riadattarsi ad hoc in modo da trasformare ogni smentita
in una corroborazione. Resta da chiedersi: cos di tutte le pseudoscienze, di tutte le ideologie, di tutte le metafisiche? Se la risposta
s, allora sar davvero un tratto distintivo delle scienze positive
quello di offrirsi alla confutazione, alle smentite sperimentali. Questo tratto sar allora sufficiente alla demarcazione della scienza rispetto alla non-scienza. Ma davvero cos? Davvero non esistono,
n possono esistere metafisiche falsificabili?
A svantaggio della posizione di Popper, dobbiamo citare: levidenziazione, operata dalla logica, della scorrettezza ideologica
di alcune filosofie; la falsificazione da parte della scienza di metafisiche ermeneutiche (totalizzanti) per le morali proposte; i processi alle metafisiche istituiti dalla meta-matematica e dalla logica
matematica78. Inoltre, dobbiamo fare anche questa osservazione,
sulle basi logiche della falsificabilit, individuate da Popper (sostanzialmente) nella fondamentale asimmetria tra verificazione e
falsificazione. Si pu mostrare che tale asimmetria non presente
solo nei risultati teorici delle scienze naturali: vale, ad esempio,
anche per le metafisiche ermeneutiche.
Infatti ogni metafisica ermeneutica partorisce una morale, la
quale , per cos dire, in attesa di falsificazione. In generale, per,
ad unetica corrispondono infinite ermeneutiche che conducono a
quellunico sistema morale. Dunque dalla vivibilit (praticabilit)
di un cartello etico non segue la verit (la verificazione) della ermeneutica che lo propone, mentre dalla falsificazione (logica, empirica, ) del cartello di regole segue la confutazione di tutte le
ermeneutiche che gli corrispondono. innegabile che la picture
popperiana delle teorie scientifiche come inscritte in una logica negativa ha una corrispondenza esatta e ampia nello svolgimento effettivo dellimpresa scientifica. Ci anche in campi fondamentali.
Si pensi alla fisica delle particelle fondamentali, in cui si visto che
tutto ci che non vietato dai principi di base pu effettivamente
accadere. Le leggi fisiche sembrano agire come una maglia di di78 Ajdukiewicz [1989]; Russell [1927].
89

vieti attraverso cui la natura fluisce, rispettando rigorosamente


tali divieti79.
La filosofia popperiana della scienza si configura pertanto come
basata sulla assunzione che le teorie scientifiche obbediscono ad
una logica negativa. Per teorie scientifiche intendiamo quelle della
fisica, chimica, biologia, e tutte quelle teorie che appartengono alle
scienze derivate da queste (si pensi alla biofisica, biochimica, eccetera). certo invece che la lettera della scienza non conforme
a ci, data lesistenza di molte teorie scientifiche che obbediscono
sia ad una logica positiva sia ad una logica negativa. Logica positiva o assertoria quella ricavabile dalle leggi di Newton per la
dinamica. Se vogliamo un esempio di logica negativa, dobbiamo
considerare casi in cui un certo processo, un evento, una situazione
sono dichiarati impossibili. Pensiamo per esempio alla termodinamica, e agli enunciati di R. Clausius e di Kelvin. Dovremo allora
formulare unipotesi: che tutte le teorie scientifiche siano traducibili, senza impoverimento semantico, in formulazioni basate su
logica negativa.
Secondo principio della termodinamica
Esistono diverse formulazioni equivalenti del secondo principio
della termodinamica. Molto note sono le formulazioni di Clausius
e Kelvin, sia per la loro importanza storica, sia perch esprimono
in maniera chiara il significato del secondo principio. Entrambe le
formulazioni sono espresse come divieti. Lenunciato di Clausius
asserisce: impossibile realizzare una trasformazione il cui unico
risultato sia quello di trasferire calore da un corpo pi freddo a uno
pi caldo senza lapporto di lavoro esterno. Lenunciato di Kelvin
afferma: impossibile realizzare una trasformazione ciclica il
cui unico risultato sia la trasformazione in lavoro di tutto il calore
assorbito da una sorgente omogenea.

79 Ford [1965].
90

A questo punto si aprono due problemi, legati al fatto che le


teorie possono, generalmente parlando, essere formalizzate; esse
tendono, per cos dire, alla formalizzazione.
Consideriamo pertanto separatamente il caso di teorie formalizzate e non formalizzate.
Prima di fare ci, dobbiamo porci una domanda. Tale domanda
: le teorie formalizzate obbediscono ad una logica puramente negativa o anche affermativa? Sono traducibili (perfettamente, cio
senza perdite di contenuto di verit, ovverosia di contenuto semantico) in logica negativa? Se la risposta no, il quadro falsificazionista non pu descrivere limpresa scientifica per la tendenza alla
formalizzazione di cui si detto. Anche se la risposta s, abbiamo
il seguente problema. La scienza nel suo corso storico , nella ricerca, non formalizzata; pi precisamente auto-referenziale. Un
discorso auto-referenziale non formalizzabile. Le teorie formalizzate in logica negativa sarebbero prive di qualunque contenuto
operativo: sarebbero vere e proprie statue di sale. Questo significa
che dal carattere negativo delle leggi scientifiche non si pu ottenere una comprensione del carattere predittivo della scienza.
proprio questa caratteristica della scienza, caratteristica universalmente ammessa, di predicibilit, di computabilit degli effetti, non ricavabile nel quadro del negativismo logico, anzi
incompatibile con esso.
Questo pu essere mostrato anche sulla base delle considerazioni seguenti. Esamineremo separatamente i problemi posti dalle teorie formalizzate e non formalizzate (che sono la stragrande
maggioranza). Cominciamo dalle teorie non formalizzate.
Innanzitutto mostriamo come vi un isomorfismo tra la parte
operativo-sperimentale (anche matematico-linguistica) delle teorie
scientifiche e un subset dei sistemi morali (cartelli di regole). Si
vuole con ci dire semplicemente che il lavoro dello scienziato
descrivibile come se ogni sua azione fosse lesecuzione obbediente
di un comando appartenente ad un dato cartello (insieme) di prescrizioni.
Immaginiamoci uno scienziato qualunque nel suo laboratorio
(nel suo studio, ecc.). Qualunque cosa egli faccia, non forse come
91

se obbedisse ad un preciso sistema morale? E poich ad un sistema


morale richiesto solo di essere coerente e di non violare leggi materiali (fisiche, chimiche, ) e matematiche, siamo assicurati della
descrivibilit detta. pertanto un fatto semplice, questa possibilit
di descrizione del lavoro dello scienziato, ma pregna di conseguenze.
La richiesta di non-contraddittoriet, per il cartello etico equivalente, corrisponde alla non-contraddittoriet delle teorie scientifiche: se una teoria T asserisce p e non-p, non solo incapace di
fare previsioni, ma se ne pu dedurre tutto e il contrario di tutto.
Dunque infalsificabile. Lampiezza del concetto di cartello (la
non obbligatoria talmudicit 80 di esso) corrisponde alla non totale deducibilit di una qualunque teoria da una teoria prima e al
fatto che, in genere, di due qualunque teorie T1 e T2 non si sa, e non
si sapr probabilmente mai81, che relazioni vi intercorrano. Lisomorfismo tra i due insiemi garantisce:
se da due proposizioni a e b della generica teoria T deducibile una proposizione c, dai loro precetti corrispondenti
a e b ricavabile un precetto c che il corrispondente di c
(coerenza della rappresentazione);
arbitraria la corrispondenza individuabile tra un sottoinsieme a, b, c, d , contenuto in T e un sottoinsieme a, b,
c, d, contenuto in C, da cui dedurre e la teoria e il cartello (rispettivamente).
Cos, ogni riaggiustamento delle fondamenta di una teoria T
non intacca la corrispondenza detta con C.
80 Diciamo talmudico un cartello di regole rigorosamente dedotto a partire dai
principi primi (i Dieci Comandamenti). Ci legato al fatto che gli studiosi
del Talmud ritenevano che Dio abbia detto abbastanza da poter dedurre le
istruzioni relative ad ogni comportamento umano possibile. Questa convinzione imponeva ai dottori della Legge un fittissimo lavoro di esame ed interpretazione delle Scritture.
81 Per esempio, deriva dei continenti e quantumcromodynamics; oppure biologia
molecolare e teoria BCS, oppure due qualunque teorie prese a caso nel panorama scientifico.
92

Con queste premesse, possiamo dire sensatamente che uno


scienziato che compia una qualunque misura o calcolo, o cerchi di
condurre a termine un ragionamento, ecc., usa un insieme di regole
interno al cartello C.
Dallequivalenza cos mostrata, si pu dedurre che un sottoinsieme di T, costituito dai fondamenti di T, da cui ogni proposizione
appartenente a T sia deducibile, non pu consistere di sole negazioni. Infatti da quanto detto segue che a proposizioni della teoria che
negano (o vietano) qualcosa, corrisponder in C uno o pi divieti.
E, come si sa, nessun precetto o ordine positivo pu essere dedotto
da uno o pi divieti, ossia da un insieme arbitrario di divieti (coerenti).
Ci equivale a dire che in un cartello etico non possono esserci unicamente divieti, se il cartello deve effettivamente dirmi che
cosa devo fare.
Dato che nella scienza ed anche secondo la picture popperiana
di essa cruciale il controllo con lesperimento, sarebbe pertanto
una parte essenziale del lavoro scientifico quella che si lascia fuori
della logica scientifica in una sua formulazione in logica negativa.
Si visto infatti come il negativismo logico non descrive i contenuti operativi della scienza: la capacit di fare predizioni e loperare
effettivo, attivo dello scienziato.
Le teorie scientifiche non sono quindi rappresentabili secondo
una logica negativa, senza un pesantissimo ed essenziale impoverimento semantico, una sostanziale riduzione allimpotenza, una
vera e propria reductio ad nihil, almeno nella loro operativit effettiva.
Veniamo adesso alle teorie formalizzate. Per quanto riguarda
queste ultime, mostriamo in maniera succinta come si pu illustrare linadeguatezza della logica negativa, in un caso particolare ma
generalissimo. il caso delle funzioni ricorsive e del problema
della decisione (Entscheidungsproblem).
Si sa che sia le funzioni sia le relazioni ricorsive sono tutte calcolabili. Vi sono inoltre buone ragioni per considerare vero anche
il teorema reciproco, ossia che tutte le funzioni e le relazioni effettivamente calcolabili siano ricorsive (tesi di Church). Per questo il
93

caso ha validit generale.


Calcolabile o computabile significa calcolabile da parte di una
Macchina di Turing: una macchina (ideale) capace di un numero
finito di configurazioni, che legge e scrive su di un nastro, scorrevole in entrambi i sensi, diviso in riquadri e infinito. Il problema
della decisione stabilire, per una teoria arbitraria T, se esiste un
procedimento o algoritmo, noto o no che sia a noi, che permetta
di decidere in un numero finito di passi se una data formula della
teoria o no dimostrabile, ossia se o no un teorema di T.
Una teoria formalizzata pu essere gdelizzata, ossia aritmetizzata: associamo un numero naturale ad ogni simbolo del linguaggio, ad ogni formula o successione di formule.
Allora i problemi di decidibilit possono essere riformulati
come problemi di decidibilit per la classe dei numeri di Gdel
delle sue formule, quella dei suoi assiomi, dei suoi teoremi, ecc.
Per la tesi di Church, questi problemi di decidibilit sono risolvibili
con una macchina di Turing 82. Per tutte le teorie assiomatizzate e
decidibili, la macchina di Turing mostrer, in un tempo finito, che
una formula A un teorema della teoria, o che non lo : dir sia s
sia no (secondo i casi).
Il caso di una risposta affermativa non riducibile ad un insieme finito di negazioni, per una classe numerabile infinita di asserti
(cio di numeri). La macchina, daltronde, deve decidere in un tempo finito. Essa non pu, pertanto, dire solo no. Quindi la logica
negativa (il negativismo logico) non pu descrivere questi ambiti.
La cosa si fa (se possibile) anche pi seria se si considerano teorie
indecidibili, cio quelle in cui non si possono dimostrare tutte le
formule vere83. La macchina di Turing debba decidere se il numero
di Gdel di unasserzione A il numero di Gdel di un teorema di
una teoria T (indecidibile). Come pu farlo in logica negativa?
Siano N, M, , Q, i numeri di Gdel dei teoremi della teoria.
Se la risposta AN, AM, AP, AS, : posso concludere che
A=Q? No! Ricordiamo che la teoria indecidibile. Pertanto non
82 Per una ottima discussione di questi (ed altri) problemi, si pu vedere
Hofstadter [1984].
83 Gdel [1931], pp. 173-198 e Nagel-Newman [1974].
94

possiamo distinguere tra tanti no, per dire che la risposta mancante, relativa ad un certo numero Q di Gdel, s. No, perch se
la teoria indecidibile, la risposta pu non esserci!
Se una formula un teorema della teoria, la macchina non pu
dirmelo in logica negativa. E data lequivalenza tra computabilit
secondo Turing e computabilit, si pu concludere che anche le
teorie formalizzate non sono riducibili o traducibili in logica puramente negativa.
Riguardo al falsificazionismo come sviluppato da Popper e dalla sua scuola, riguardo al negativismo logico, dobbiamo dire:
esso non descrive la logica della scienza. Dunque esso non potr
neppure produrre un adeguato criterio di demarcazione.

8.2. Metafisica e scienza


Penso [] che la buona filosofia ci possa davvero illuminare, e
questa illuminazione pu provenire da qualunque tipo di filosofia.
Hilary Putnam
nota la posizione ambivalente di Popper e dei post-popperiani
circa la rilevanza della metafisica per il cammino della scienza. Ad
esempio, J. Agassi, J. Watkins, D. Antiseri e G. Boniolo84 hanno
proposto in vari lavori la loro concezione del ruolo della metafisica
nella scienza: quello che ne risulta pu essere definito come un
male necessario. La concezione popperiana e post-popperiana
della metafisica nei suoi rapporti con la scienza del tutto analoga
alla concezione pragmatista della metafisica.
Secondo la concezione pragmatista della metafisica, questa non
altro che un insieme di regole per costruire una macchina computatrice. Per i popperiani, basta sostituire teoria scientifica a macchina computatrice.
Questi studiosi asseriscono infatti: una metafisica altro non che
un insieme distruzioni per costruire una scienza (un programma di
84 Antiseri [1980], Agassi [1983], Watkins [1983], Boniolo [1988].
95

ricerca), per quanto camuffata da teoria sul reale o interpretazione


del senso del mondo. Per questo dobbiamo continuare a produrre
metafisiche, e buone metafisiche: perch sono utili alla scienza, e la
scienza ci serve per sopravvivere.
Alla scienza dunque necessaria una buona metafisica. Dobbiamo per stare attenti a non prendere troppo sul serio le metafisiche,
a non accordare loro il significato di interpretazioni del senso del
mondo. Altrimenti non serviranno pi alla scienza, per questo, ed
avremo fra le mani una causa in pi di discordia, uno di quei pretesi
assoluti e sedicenti universali, non per questo utili alla scienza ma
dannosi alla religione.
Ai popperiani, tuttavia, si pu chiedere: se la metafisica non
che un set di istruzioni per impiantare una ricerca scientifica, e se
la scienza cos costruita falsificabile, non falsificabile anche il
pacchetto di istruzioni per la sua costruzione?
Quindi sembra che, nel quadro popperiano che individua nella
falsificabilit il criterio di demarcazione tra scienza e metafisica,
la metafisica e la sua influenza sui programmi di ricerca scientifici
funzionino come un cavallo di Troia.

8.3. Sulla teoria evoluzionistica della conoscenza

Dimostrazione e confutazione: sono termini,questi, che in filosofia


vanno scomparendo, quantunque ancora un G. E. Moore abbia
dimostratoa un mondo perplesso che esso esiste. Che cosa si
pu dire a tanto, se non forse che egli un grande dimostratore al
cospetto del Signore?
Friedrich Waismann
Popper, com noto, verso la fine della sua vita ha sempre pi
piegato verso la teoria evoluzionista della conoscenza85.
Quali sono i due assunti fondamentali di una teoria siffatta?
85 Popper [1975].
96

Sono, naturalmente, gli stessi che costituiscono lossatura del


darwinismo propriamente detto, ossia quello valido in campo biologico:
1) lorigine delle variazioni (biologiche o culturali) sono assolutamente casuali e non connesse allambiente circostante;
2) il secondo elemento coautore della selezione lintervento
selettivo che lambiente opera imparzialmente su di esse, favorendo le pi adatte alla sopravvivenza.
il punto 1) ad essere alquanto vecchiotto.
Lintravedere un parallelismo tra la generazione di idee nella
mente umana e il sorgere di mutamenti organici, non altro che
lidea di Popper, secondo la quale gli scienziati hanno illuminazioni, scoperte improvvise. In seguito lambiente circostante che
sincarica di stabilire selettivamente se unispirazione era davvero
una scoperta scientifica. Come le mutazioni sono casuali, cos le
ipotesi, le congetture, i tentativi di soluzione dei problemi, formulati dagli scienziati, sarebbero alla cieca.
Tale idea popperiana non rispetta il reale svolgimento del lavoro dello scienziato, neppure la storia della scienza, perch una tale
immagine dellattivit scientifica ne una grossolana caricatura. In
realt, le cose stanno come dice Feynman: le [] teorie [] sono
sottili e profonde. Arrivare a unipotesi cos sottile e profonda non
facile: bisogna essere molto astuti per questo, e non lo si pu fare
alla cieca con una macchina.86
Il punto 1) pu essere abbandonato (uscendo con ci dallambito del darwinismo, perlomeno di quello ortodosso). stato fatto,
ad esempio, da S.E. Toulmin87, che stato criticato da J. Cohen88,
che ha mostrato la insostenibilit delle analogie viste da Toulmin
tra evoluzione organica e mutamenti nella scienza.
86 Si vedano Feynman [1970] e [1971-1976]. Il passo citato a p. 181 delledizione italiana dellultimo testo citato.
87 Toulmin [1972].
88 J. Cohen alle pp. 105-120 di E. Agazzi [1976]. Si pu vedere parimenti,
Salazar [1988].
97

Vediamo ora un altro motivo per non prendere molto sul serio le
teorie evoluzioniste della conoscenza. Una qualunque di esse pu
servire agevolmente per descrivere, non solo quanto avviene nella
scienza, ma anche quanto avviene nella filosofia della scienza. Insomma una teoria evoluzionista pu essere usata anche nel piano
meta-teorico immediatamente superiore, quello che ha per oggetti
non le teorie scientifiche, ma le teorie sulle teorie scientifiche. Essa
potrebbe benissimo servirci, al piano superiore, per descrivere
ci che non riesce pi a descrivere al piano inferiore (diremmo
semplicemente che stata superata da una teoria pi adatta).
facile vedere che una tale teoria evoluzionista pu sempre
sopravvivere, anche se relegata a piani via via sempre superiori. Il
suo dominio sui vari piani meta-meta- -teorici arretrando sempre
pi, ma restando comunque infinito. A che serve una teoria di tal
tipo?

8.4. Perch non siamo strumentalisti


La scienza spiega i particolari riconducendoli
nellambito di principi generali. I principi sono esplicativi
solo se sono intelligibili, e sono scientifici
solo se possono essere confrontati con lesperienza.
Israel Scheffler
Veniamo ora a parlare dello strumentalismo ovvero del finzionalismo. abbastanza facile dimostrare che le due teorie sono
equivalenti.
La filosofia finzionalista o filosofia del come se si configura,
presa alla lettera, come una precisazione quanto al contenuto delle asserzioni ed osservazioni umane. La precisazione consiste nel
preporre alle proposizioni la dicitura: tutto va come se .
Il finzionalismo una teoria su tutte le attivit intellettuali umane.
Dunque anche una teoria sulla scienza. Tale teoria asserisce della scienza la sostanziale finzionalit (come di tutte le altre attivit
98

conoscitive).89 Daltro canto, il finzionalismo asserisce che la scienza stessa finzionalista, ne asserisce cio il finzionalismo, oltre alla
finzionalit. Per fare un esempio, il secondo aspetto si ha quando
un finzionalista corregge le asserzioni di un fisico precisando che si
deve dire non lenergia si conserva ma tutto va come se lenergia
si conservasse. Chi asserisce invece il finzionalismo della scienza,
attribuisce (tout court) al fisico lidea, il profondo convincimento
che, al mondo, tutto va come se lenergia si conservasse. chiaro
che queste due tesi (entrambe finzionaliste) sono distinte, ma possono essere trattate congiuntamente. Per quanto riguarda il discorso
scientifico, il finzionalismo si presenta in una duplice veste, ma entrambi gli atteggiamenti sono chiaramente finzionalisti.
Prima di fare ci, puntualizziamo perch la filosofia del come
se un attentato al realismo.
Sia a una proposizione scientifica. chiaro che la correzione
di a consistente in b: tutto va come se a, pu essere applicata
anche a b, ottenendo c: tutto va come se tutto andasse come a
e cos via. Non si d nessun criterio per fermarsi, per qualunque
proposizione a scientifica, a b, anzich a c, d, ecc. Insomma non si
d nessun criterio per preferire il finzionalismo (diciamo) di primo
o di secondo o di terzo livello. Se volete, tutto va come se non
ci fosse alcun criterio per preferire il finzionalismo di un qualunque
livello rispetto agli altri. Non si vede, daltra parte, perch accettare
singole proposizioni finzionaliste, relative a singole proposizioni
scientifiche, invece di ricapitolare il tutto dicendo: tutto va come
se tutto andasse cos. Insomma, quel che in tutto va come se lenergia si conservasse mette in sospetto quel tutto. La frase, a
rigore, ambigua perch non chiaro se significhi:
che lapparenza a favore della conservazione dellenergia, ma
non sappiamo in proposito nulla riguardo alla realt (finzionalismo
forte), oppure
che linsieme dei fatti conosciuti tale che lasserzione che lenergia si conserva una schematizzazione che ne rende giustizia,
sia pure in modo arbitrario ma sostanziale (finzionalismo debole).
Quindi il finzionalismo, come approccio teorico al problema
89 Vaihinger [1967 (1911)].
99

della conoscenza, palesa capacit di regresso allinfinito, capacit


di autodescrizione (tutto va come se il finzionalismo funzionasse)
e ambiguit interpretative pesanti: e questi non sono certamente dei
buoni titoli, agli occhi dei logici.
La possibilit di totalizzarlo (tutto va come se tutto andasse
cos) e interpretarlo in senso forte (tutto va come se la realt ci fosse davvero, ma non ne deduco che sia cos) ne mostrano senzaltro
la portata quanto a far vacillare il realismo. (anche) il realismo
a (poter) essere messo in discussione, in ambito finzionalista. Per
quanto riguarda la scienza, ed il suo preteso finzionalismo, cominciamo ad osservare che la lettera (se non addirittura lo spirito) della
scienza non finzionalista. Gli articoli scientifici non sono zeppi
di tutto va come se . Questa locuzione usata perlopi per
quei casi dubbi, che richiedono ancora sperimentazioni e calcoli, ed enuncia unipotesi di lavoro, sottolinea che quanto segue
verosimile e probabile, ma non ancora certo (allo stato dellarte).
Salvo questo caso, gli scienziati non seguono generalmente il diktat finzionalista.
Qualche scienziato finzionalista qua e l si trova. Per attua la
precisazione finzionalista tra s e s, non solo per quanto attiene la
sua professione, lambito scientifico, ma in tutti gli ambiti umani, per
tutto ci che incontrano nella loro vita civile, morale, affettiva, .

8.5. I Dieci Comandamenti come astuzia biologica


Il Signore sottile, non maligno.
Albert Einstein
La tentazione di esplicitare come scientifico il trattamento finzionalista anche ad altri ambiti umani consiste nella tentazione di
provare a dimostrare che una qualunque cosa che asserisca di stare in un certo modo, va in effetti come se lo fosse, ma se si guarda
pi a fondo Ritengo opportuno esaminare ad hoc un esempio
in cui sembra che, finzionalisticamente, la scienza ci dica che cosa
realmente una dottrina etico-religiosa, o alcune affermazioni di
100

essa. il caso del libro Biologia dei dieci comandamenti di W.


Wickler90.
Questo autore ci fa notare luniversalit di alcune norme etiche
(come: non uccidere i tuoi simili, non rubare, non mentire). Tali
norme etiche sono indispensabili alla convivenza sociale. In particolare Wickler ci mostra la straordinaria somiglianza tra il decalogo mosaico e i comandamenti morali accettati da popoli che vivevano in condizioni socio-economiche simili a quelle del popolo
ebraico. Tutte queste popolazioni erano almeno allinizio nomadi
e praticavano la pastorizia. Wickler ci fa poi notare come le norme
etiche abbiano subito unevoluzione in concomitanza con le mutate
condizioni di vita del popolo di Israele. evidente che i comandamenti morali erano tali, in ogni epoca, da assicurare la convivenza
sociale e la sopravvivenza del gruppo.
Questa portata ecologica delletica sociale pu essere rintracciata anche nellarticolazione delle norme etiche, almeno secondo
Wickler: questa port gli Ebrei ad avere seicentotredici comandamenti della Legge, allepoca in cui visse Cristo91.
Per dimostrare che non siamo per nulla prevenuti nei confronti
delle idee di Wickler, siamo anche disposti ad estendere le sue argomentazioni. Un effetto preventivo nei confronti delle possibili
minacce alla sopravvivenza unitaria del gruppo pu essere rintracciato, oltre che nei sette comandamenti di cui si occupa Wickler 92,
che concernono la vita sociale, anche nei primi tre. Questi raccomandano: ladorazione di un unico Dio, la non profanazione del
suo Nome e la santificazione del Sabato.
Il riconoscimento comune di un unico Dio, per esempio, implica almeno due cose. In quanto riconoscimento di un unico Padre,
il sentirsi tutti fratelli, tutti uguali; in quanto riconoscimento di
ununica autorit superiore, implica il rivolgersi, in caso di dispute
o disaccordi, alla medesima fonte. A questunica fonte tutti devono
obbedienza ed attenzione, nel decidere cosa sia giusto e cosa non lo
sia. evidente, allora, la portata sociale di questo comandamento,
90 W. Wickler [1973].
91 Ivi p. 60.
92 Ivi p. 51. Egli dice esplicitamente di volersi limitare ai comandamenti sociali.
101

come fattore di unificazione della comunit 93.


Dice dunque Wickler: cosa sono i comandamenti scritti sulle
tavole che Mos rec con s quando scese dalla montagna? La tradizione risponde: sono la Legge, consegnata da Dio stesso a Mos
affinch questi la trasmettesse al suo popolo. Wickler dice invece: i profeti, che credevano di aver ricevuto da Dio la parola per
insegnarla al popolo, erano invece i battistrada dellevoluzione.
Essi, attraverso il loro insegnamento, facevano affermare quelle
tendenze culturali e di comportamento che meglio garantivano la
sopravvivenza del gruppo. Essi credevano di aver ricevuto la parola da Dio, mentre in loro (e, attraverso loro, nella loro comunit) si
facevano strada le tendenze sociali pi favorevoli alladattamento
ambientale.
Siamo, come ben chiaro, in pieno travestismo: Mos e i profeti che credono di essere inviati da Dio ed in realt sono degli
ecologi inconsapevoli.
Credo non sia difficile dimostrare che, dal punto di vista scientifico, le tesi del travestimento di questo tipo non valgono nulla.
Chiariamo il perch. Innanzitutto dobbiamo dire che quanto dice
Wickler ci va benissimo: ben vero che norme morali accettate da
un popolo sono quasi sempre quelle che assicurano il raggiungimento delle condizioni migliori per la sopravvivenza. Il Decalogo
non fa sicuramente eccezione. Per lidea di smascherare qualcosa
per quello che veramente , considerandone gli effetti sul piano
economico, o sociale, chiaramente tale da poter dimostrare tutto
ed il contrario di tutto.
Questa tesi del travestimento si pu usare, per esempio, per dimostrare che Wickler , in realt, un profeta. In conclusione del
suo saggio, lautore ci propone un elenco di qualit umane ed esso
valga come interpretazione positiva dei Dieci Comandamenti94
(redatto da H. Klomps, dellUniversit di Colonia). Questo elenco
ci viene proposto come un elenco di qualit che denotano virt
morale e idoneit etico-sociale. [] la parole virt perch non
assuma un sapore patetico, lacrimoso, pietistico vuol significare
93 Peterson [1983 (1935)].
94 Wickler [1973], p. 192.
102

idoneit, convenienza.
Nel proporre questo elenco, dunque, Wickler convinto di fare
opera di educazione ecologica. Egli starebbe spingendo levoluzione comportamentale dei suoi simili nella direzione conveniente per
lequilibrio sociale e la sopravvivenza della specie. In realt egli,
pur credendosi un etologo, un profeta, cui Dio fa pronunciare e
divulgare la sua Legge in un linguaggio di sapore ecologico, scientifico, sapendo quanto sia in disuso in questi tempi un linguaggio
fideistico, pio, religioso, che suonerebbe proprio patetico, lacrimoso, pietistico.
Ma, allora, Dio ci sta ingannando!
Certamente, cos facendo Dio ci inganna, imbrogliando le carte
in tavola. Del resto, gi nellAntico Testamento aveva dimostrato
di essere disposto a prendere misure di ogni tipo pur di fare rispettare la Legge
La tesi di Wickler che in realt i profeti fossero ecologisti non
attaccabile, poich essi hanno contribuito a realizzare lequilibrio
sociale.
Ma neppure la tesi che Wickler in realt sia un profeta attaccabile, perch in effetti egli cerca di divulgare la Legge di Dio.
Considerare un sottoinsieme qualunque degli effetti di una
cosa95, per svelare che cosa essa in realt , qualcosa che si pu
sempre fare, ma pu servire a dimostrare praticamente tutto.
Per esempio, una storiella che circolava fino agli anni ottanta
del secolo scorso era la seguente (giudicate voi della sua attendibilit). Il regime comunista dellURSS era finanziato da capitalisti
americani che volevano impadronirsi del pianeta. Non avrebbero
potuto raggiungere il loro scopo se gli Stati Uniti si fossero trovati
di fronte un paese quale sarebbe stato lUnione Sovietica, se questa
avesse potuto utilizzare appieno le sue immense risorse. Di qui la
necessit di finanziare un regime comunista che riusciva a mantenere qual paese in una perenne situazione di difficolt economicoamministrativa. Si considerino, a sostegno di tale tesi travestista,
95 Ricordiamo, con Popper, che non dato conoscere linsieme totale degli effetti che produrr una qualunque azione. Si veda in proposito la trattazione di
D. Antiseri [1986].
103

i seguenti fatti. Ogniqualvolta leconomia sovietica rischiava il


tracollo, gli statunitensi intervenivano in suo aiuto. USA e URSS
erano sempre daccordo su come spartirsi il pianeta. Anche su
dove, quando e come dovessero scoppiare le guerre, le rivoluzioni
ed i colpi di stato, URSS e USA erano capaci di mettersi daccordo.
Tutti questi accordi erano coperti da una facciata di ostilit endemica, da ridicoli insulti e vuota retorica nazionalista e ideologica.
Intanto, sottobanco si realizzavano importanti accordi di cooperazione economica, ecc.

8.6. Obiezioni al behaviourismo


lo sport nazionale dei filosofi inglesi analizzare
sedie e gatti in termini di dati sensoriali. Analogamente,
i comportamentisti americani si compiacciono di
ridurrele asserzioni psicologiche ad asserzioni riguardanti il
comportamento umano. Cos facendo, essi hanno trascurato un
aspetto importantissimo: la struttura aperta di moltissimi
dei nostri concetti empirici.
Friedrich Waismann
Tutto va come se i profeti annunciassero la parola di Dio: in
realt essi sono battistrada dellevoluzione Tutto va come se i
profeti fossero i battistrada dellevoluzione: in realt essi annunciano la parola di Dio.
Il finzionalismo, in senso debole o forte che si voglia, rappresenta un sottoinsieme ristretto delle sconfinate possibilit di vociferazione che si aprono se accettiamo le tesi del travestimento, enucleando un sub-set delle conseguenze o implicazioni di qualunque
cosa. Per quanto riguarda lasserzione della filosofia del come se,
riguardante la finzionalit della scienza, ossia la pretesa finzionalista di correggere tutte le proposizioni scientifiche, vediamo il caso
del behaviourismo.
104

Lobiezione mossa ai behaviouristi ma, per il suo contenuto,


indirizzabile a molte affermazioni fatte da scienziati dei pi svariati
campi di indagine. Lo scienziato behaviourista cosa sostiene? Che
le uniche asserzioni possibili, da parte della scienza, sono quelle
che si riferiscono al comportamento manifestato da un individuo
in determinate circostanze. Secondo questa interpretazione della
scienza, sono solamente le reazioni di un individuo a certi stimoli
che possono essere oggetto di un accordo intersoggettivo.
Qual , allora, questa obiezione? Un comportamentista ortodosso non pu asserire di avere osservato, per esempio, un certo
animale comportarsi in un dato modo, in seguito a certi stimoli.
Pu soltanto dire, in quanto comportamentista e in quanto animale
(specie homo sapiens), di avere ricevuto, in una certa situazione,
determinati stimoli e, in conseguenza di questi, di essersi comportato in un certo modo.
Richiamiamo la vostra attenzione su due cose. Il discorso fatto
dal comportamentista fin qui sta in piedi. Se si nega che uno possa
dire che un certo animale in certe condizioni ambientali ha manifestato certi comportamenti, non si vede quale pretesa di legittimit
possa avanzare, ad esempio, un fisico: costui, poniamo, osserva
che un dato materiale se immerso in un campo magnetico si comporta in un certo modo.
Il secondo punto su cui vorremmo che poneste la vostra attenzione il fatto che il discorso del comportamentista non in grado,
in definitiva, di descrivere se stesso: nel senso che esso non rientra
nelle caratteristiche che ha scelto per tutti i discorsi scientifici. In
base ai propri criteri metodologici di classificazione degli eventi,
quel ricercatore non pu dire che cosa egli ha fatto, non pu descrivere il suo stesso operato.
Dopo avere notato ci, asseriamo che lobiezione del comportamentista non sta in piedi. Ci per due motivi almeno. Infatti,
assumiamo pure che egli debba applicare i criteri epistemologici
suoi propri di approccio allo studio del comportamento animale a
tutti gli animali. Egli, in conseguenza di ci, rinuncia ad attribuire funzioni conoscitive (ma anche a risultato di apprendimento, a
tendenze innate, ) limitandosi a considerare il comportamento
105

manifesto degli animali. In particolare deve registrare le reazioni


comportamentistiche degli animali a dati stimoli.
Se, accettate queste premesse (comportamentistiche), vogliamo
proprio essere precisi, dovremo dire quanto segue.
Il ricercatore deve considerare che egli stesso un animale.
Quindi non potr pronunciare n accettare proposizioni su quello
che egli ha osservato fare allanimale in esame. Lipotesi supplettiva, di considerare un animale anche il ricercatore, invalida pure la
seconda parte dellobiezione.
Infatti, se consideriamo il primo sistema di osservazione: animale1 + ambiente1, quello con cui abbiamo ora a che fare, considerando anche il ricercatore, sar: animale2 (ricercatore) + animale1 + ambiente1. Il ricercatore, in quanto animale, pu solamente
comportarsi, non pu osservare n registrare! Quelle sono funzioni
conoscitive! Tra le cose che non pu legittimamente osservare, registrare o dire di avere osservato o registrato, c appunto anche il
suo comportamento.
Veniamo ora al secondo motivo che dicevamo.
Si potrebbe pensare di rimaneggiare la situazione, per aggirare
linghippo in cui siamo incorsi. Una soluzione potrebbe essere la
seguente. Un comportamentista ortodosso asserisce che Questo significa che egli ha ricevuto certi stimoli dal sistema che ha
esaminato ed in conseguenza si comportato in un certo modo
(voi illustrate questo modo).
Se voi dite questo, assumendo come validi i criteri metodologici dei comportamentisti, avete dimostrato che il sistema (ricercatore + animale + ambiente) ben descrivibile in base a tali criteri.
Ma, se per questo, era cos anche del sistema (animale + ambiente). Avete solamente introdotto, abbastanza surrettiziamente,
un altro osservatore, il cui comportamento ora fuori dellesame
in base ai criteri comportamentistici di cui si detto. Potremmo,
certamente, introdurre un terzo osservatore, che registri e descriva
i comportamenti del sistema: osservatore2 + osservatore1 + animale
+ ambiente.

106

Il gioco di introdurre nuovi osservatori pu teoricamente continuare allinfinito. Trascuriamo lobiezione che, nel caso teorico
come in quello pratico, ad un certo punto, introdurremmo un osservatore con troppe cose da osservare, per potercela fare. Il punto
che, necessariamente, dovremmo introdurre prima o poi un osservatore il cui operato non viene considerato in base ai criteri con cui
viene valutato il comportamento del sistema osservato. Dato che
non ci sono punti privilegiati in cui interrompere la catena degli
osservatori, la scelta pi economica di considerare il primo osservatore della catena come quello che non si autodescrive pu andare
bene come qualunque altra: col che, si dimostrato come e perch
il behaviourismo si incastra con le proprie mani.

107

9.

LA TEORIA CIRCOSCRIZIONISTA

9.1. Visione

circoscrizionista del progresso

scientifico

Nellet della ragione, la fede rimane ancora suprema;


perch la ragione uno degli articoli di fede.
Arthur Stanley Eddington
Affrontiamo ora lesame dettagliato della teoria circoscrizionista della scienza. Come gi detto, non pensiamo con ci di proporre
alcuna autentica novit. La teoria detta gi stata proposta, come
gi detto, da W. Heisenberg ed E. Agazzi.
Pensiamo invece che questa teoria, suggerita gi dalla visione
aristotelico-tomista della scienza, sia tale da poter sistemare molti
problemi (realismo plurale, convivenza di diverse teorie, rapporti tra modello sintattico e modello semantico della scienza, ).
Inoltre essa pu costituire un efficace antidoto contro le forme di
scientismo pi virulente quelle pi diffuse, tanto per essere chiari
nello stesso tempo incoraggiando la pratica serena della ricerca
ed una serena valutazione dei risultati ottenuti dalla scienza.
Questa teoria sar presentata avvicinandola, per analogia, alla
situazione in cui si trovano gli umani quando cercano di rappresentare una superficie approssimativamente sferica (com quella della terra) su carte piane. Per quanto rappresentazioni di aree
relativamente piccole (diciamo di una provincia italiana) diano
sostanzialmente unidea veritiera di quanto rappresentato, le cose
cambiano quando ci troviamo a rappresentare per esempio interi
continenti.
109

Accettiamo appieno la critica di Popper alla gnoseologia neopositivista. Accettiamo anche la posizione di Popper sulla non esistenza di una conoscenza induttiva che, a partire dai soli protocolli
empirici, ricavi per induzioni successive asserti teorici di crescente
generalit. Ammettiamo che lapproccio sperimentale guidato
dalla teoria e che questa contiene (generalmente) pi di quanto
confrontabile con lempira.
Non ammettiamo, anzi neghiamo decisamente che le teorie
scientifiche siano formulate in logica negativa. Sia asserti positivi
sia divieti saranno compresi nella teoria e nel sottoinsieme di asserti-base deducibili da essa che sono confrontabili con lempira.
Abbiamo detto: ogni teoria scientifica corrisponde a pi modelli. La scienza stabilisce unanaloga (e problematica) corrispondenza tra i suoi modelli e parti distinte (non sempre diverse, n separate) della realt. Problematica in quanto non sempre gli scienziati
si preoccupano di dichiarare che quello che studiano un modello,
non una parte della realt. Su questo si veda Murzi [2011].

9.2. Dominio efficace e dominio teorico di una


teoria.
A questo punto dobbiamo dare qualche definizione.
Abbiamo detto: DE sia il dominio efficace, ossia linsieme degli
asserti-base verificati. Per asserti-base intendiamo semplicemente gli asserti della teoria che sono giudicati suscettibili di controllo
sperimentale. Pensiamo, tanto per essere espliciti, ai numerosissimi asserti della fisica newtoniana su molle, piani inclinati, oggetti
a velocit basse (molto minori di quelle della luce). Se diciamo le
cose in questo modo, per esigenze di brevit: comunque tutto
quello che non ben specificato, specificabile in vari modi, alcuni
dei quali molto precisi.
Questo implica che gli asserti-base della teoria potranno essere
sia verificati sia falsificati dal controllo empirico. La falsificazione,
tuttavia, riguarder, in generale, le singole ipotesi, ossia certi asserti-base, non le teorie. Generalmente parlando, qualunque teoria
110

T conterr (produrr) un set non vuoto DE di asserti-base confrontabili con lempira con successo. quello che abbiamo chiamato
dominio efficace della teoria.
Poich il confronto con lempira guidato dalla teoria, sar
la teoria stessa a dichiarare, tra le altre cose, a quali condizioni e
in che modo vada affrontato il controllo empirico dei suoi assertibase. Con ci si ammette che caratteristico della teoria scientifica
di offrirsi al controllo sperimentale. Questo fatto della pi grande importanza, per quanto esso sia largamente noto: vale sempre
la pena di ribadirlo; vedremo poi perch esso importante, da un
punto di vista logico. Ricordiamo pertanto che la teoria stessa
organizzata in modo tale da permettere di articolare esperimenti
mirati ad ottenere dalla Natura conferme o smentite dei suoi asserti-base, dei s o dei no alle sue asserzioni, siano queste positive o
(riducibili a) divieti.
Abbiamo poi il DTH(E): dominio teorico effettivo. Questo pu
essere pensato come il dominio interpolato del dominio effettivo.
Come dice Eddington:
la conoscenza di quello che sarebbe il risultato di un procedimento osservativo se fosse compiuto, includendo come caso speciale il
risultato di qualsiasi procedimento osservativo che sia stato compiuto. Nel progresso della fisica i fatti individuali sono stati ampiamente assorbiti in generalizzazioni. [] Il fisico non si interessa
di fatti speciali, eccetto che come materiale per generalizzazioni.96

Cerchiamo di spiegarci. Se sono stati compiuti due esperimenti,


con valori diversi di un parametro , diciamo 1 ed 2, con un certo
esito, possiamo ragionevolmente supporre che ogni altro esperimento, effettuato con un valore del parametro compreso tra i valori detti, ossia con un compreso tra 1 ed 2, dar inesorabilmente un esito positivo. Questo, poich tutti gli scienziati credono che
la natura abbia un ordine, che essa lo rispetti e quindi non combini
mai di questi scherzi.
96 Eddington [1984], p. 21.
111

Detto DTH (dominio teorico) della teoria T linsieme degli asserti-base deducibili da essa, sar dato, ad ogni momento della storia,
anche linsieme di tali asserti-base confrontabili, in linea di principio, con lempira97. Si pensi, ad esempio, agli asserti derivabili
dalla meccanica newtoniana concernenti oggetti che si muovono a
velocit qualunque. Anche per oggetti a velocit prossime a quelle
della luce, devono valere le regole della relativit galileiana. Chiamiamo tale subset DTH(E): il dominio teorico chiaramente maggiore del dominio teorico effettivo, DTH(E). Detto in altre parole,
chiaramente DTH(E) compreso in (e magari uguale a) DTH.
Non chiediamo che sia, per ogni T, DTH(E)=DE. Ogniqualvolta
un asserto-base Ab prodotto dalla teoria e appartenente al dominio
teorico (ossia, AbDTH ) sia falsificato dal responso empirico, ma
con altri asserti-base gi verificati, diremo che la teoria stata (parzialmente) circoscritta. Ci significa che ogni teoria con un DE
(con dominio efficace diverso dallinsieme vuoto), una teoria con
un (limitato) campo di applicazione.
Possiamo citare qualche esempio, per chiarire a quali situazioni
pensiamo. noto che la fisica classica di Newton stata dimostrata
essere incompatibile con lelettromagnetismo di J. Maxwell, dalla
teoria ristretta della relativit di A. Einstein. Tuttavia, ogni volta
al giorno, parecchi insegnanti di fisica, in tutto il mondo, scrivono
ancora le equazioni della teoria di Newton, valide per oggetti che
si muovano a piccole velocit (rispetto a quella della luce), senza
stare neppure a specificare che si tratta di unapprossimazione.
Pensiamo anche alle teorie che hanno riguardato, allincirca
nellultimo secolo, i fenomeni superconduttivi. Questi sono legati
alla possibilit, a temperature sufficientemente basse, di fare scorrere correnti di elettroni che non subiscono dissipazione resistiva:
quindi possono scorrere indisturbati nel materiale per un tempo
indefinito. La prima teoria della superconduttivit stata quella
di due fisici russi, Ginzburg e Landau (GL), seguita negli anni successivi da quella Bardeen-Cooper-Schrieffer (BCS). Queste due
teorie stanno tra loro in un rapporto simile a quello tra le teorie
97 Date le conoscenze tecnologiche, il grado di raffinamento delle tecniche sperimentali, eccetera, a quel momento della storia.
112

di Newton ed Einstein, nel senso che la teoria di GL valida per


valori della temperatura non troppo inferiori a quella di transizione,
mentre quella BCS ha un dominio di validit pi ampio. Nel dominio di GL, le equazioni e previsioni BCS si riducono a quelle di
GL (come accade per le previsioni e le equazioni di Einstein, che
quando le velocit si avvicinano a quelle molto minori di quella
della luce, si riducono a quelle di Newton).
Pensiamo, ancora, alle teorie sociobiologiche: secondo esse, il
comportamento umano finalizzato a massimizzare le probabilit
di trasmissione del proprio bagaglio genetico. Queste teorie hanno
indubbie difficolt nella spiegazione di interventi volti alla sterilizzazione irreversibile, ma anche nei casi di omosessualit
Dal momento che lallargamento di DE in DTH legato al cammino stesso di scienza e tecnologia, chiaro che nuovi confini potranno essere tracciati, spostando quelli vecchi, attorno a DE , al
passare del tempo. In particolare, siano date due teorie T1 e T2, i cui
DTH siano coincidenti. Inoltre queste due teorie siano in rapporti
tali per cui sia riconosciuto che T1 unapprossimazione di T2. T1
sia approssimazione accurata in un dominio DE1. Il miglioramento,
laffinamento delle tecniche di controllo sperimentale pu ri-parametrizzare le richieste di accuratezza delle previsioni teoriche,
restringendo DTH(E1).
Del tutto in generale, per, tale restringimento non pu riguardare DE, sicch non pu ridurre DE1 allinsieme vuoto. Infatti sempre DTH a restringersi, non (mai) DE. DE pu solamente allargarsi o
trovare confini. Ci in quanto la possibilit di rifare esperienze gi
fatte, con un grado di accuratezza non massimo (allo stato attuale),
ma pari a quello precedente, riveste un significato non banale:
non solamente un significato storico, quello che riveste questa
possibilit, per la caratteristica non banale di riproducibilit degli
esperimenti. Tale caratteristica implica il perdurare del legame tra
asserti generali di T1 e asserti-base deducibili da essi. Questo il
motivo, anche se riconosciamo di averlo enunciato in un modo alquanto strano, per cui palline, molle e pendoli vengono trattati, in
un qualunque laboratorio didattico di fisica, secondo i dettami della
teoria newtoniana, non secondo la relativit di Einstein o secondo
113

la meccanica quantistica.
La teoria T consister, del tutto in generale, di un certo numero
di assiomi da cui si deducono via via gli asserti-base. Questi ultimi saranno in generale in numero infinito. Tutti questi asserti-base
hanno pari dignit. Ne segue che, ammesso il modus ponens nella
logica della scoperta scientifica, si ha in generale, per una teoria T,
un DE non vuoto che pu solo, al passare del tempo, restare quel che
o allargarsi, ma non restringersi. Il quadro dellattivit scientifica
cos ottenuto, ammettendo sia il modus tollens sia modus ponens,
comporta che la falsificazione riguarda singoli asserti delle teorie,
ma non le teorie stesse: perch, ammesso il modus ponens, ci sono
asserti della teoria verificati. Ammettiamo cio che DEDTH e che
se una teoria ha un dominio effettivo, smentite di sue previsioni
andranno valutate come una demarcazione della teoria, del suo dominio effettivo DE, non come una falsificazione della teoria stessa.
Il falsificazionismo non eliminato dalla nostra teoria, non ,
cio, falsificato. Esso al massimo circoscritto: uno dei casi possibili, quando una teoria circoscrivibile con dominio nullo. Linterpretazione della falsificabilit come sotto-caso di demarcabilit
legittima, sulla base del fatto che non si hanno criteri meta-teorici
per stabilire un dominio di dimensioni minime (diverso dallinsieme vuoto). Questo fatto, e larbitrariet di ritagliare lessere, la
realt, in un dato modo anzich un altro, arbitrariet inscritta nella stessa teoria di Popper, impone di concludere che chi sceglie il
falsificazionismo, al momento in cui viene tracciato un confine di
una teoria, del suo dominio effettivo (ossia, che sceglie di considerare perci stesso la teoria falsificata), considera che una sola teoria
debba (possa) descrivere tutto il reale.
Nel proporre questa teoria della scienza, intendiamo far ricorso
alla nozione di analogia98, precisamente allanalogia di proporzionalit. Diremo che la scienza sta alla realt come le carte geografiche stanno al globo terrestre (o, pi precisamente, a parti di esso).
La superficie terrestre reale pu essere pensata come tridimen98 Bertel et al. [1999], Basti, Testi [2004], Strumia [2006], [1992] (in particolare, Capitolo VI, La metafisica, alla voce LAnalogia: Analogia e scienza
galileiana, Analogia e matematiche, Logica e analogia, alle pp. 229-242).
114

sionale liscia, se si trascurano rilievi o avvallamenti del suolo.


Come tutti sappiamo, non una superficie sferica ma schiacciata
ai poli. Una sua approssimazione lellissoide di rotazione. La raffigurazione su carta (piana) di una superficie cos fatta (o sferica,
o che sia un ellissoide di rotazione, eccetera ) o di sue parti
operazione inscrivibile nel problema della proiezione geografica 99.
Come si sa, non possibile ottenere una raffigurazione di tutta
una superficie sferica (o circa sferica: lellissoide di rotazione ed il
geoide, per esempio) su di un piano rispettando (simultaneamente)
distanze, angoli, aree della superficie reale. Corrispondentemente,
ed analogicamente, possiamo formulare lipotesi che non ci sia una
(sola) teoria in grado di descrivere tutta la realt: ma che ogni teoria abbia un dominio limitato (ovvero un ambito di realt, o anche
campo di applicazione), DE.
La carta piana ottenuta con le regole di proiezione viene in generale detta reticolato. Assegnata una certa suddivisione secondo
certe geodetiche e linee curve del geoide, ad esempio attraverso
meridiani e paralleli, il reticolato rappresenta su di una superficie
piana i punti corrispondenti di punti appartenenti alle geodetiche e
alle linee curve. Esso sufficiente a trovare i punti corrispondenti
sul piano di un qualunque punto sul geoide. Le leggi che stabiliscono la proiezione, ovvero i tipi di proiezione, possono essere
raggruppati: infatti, scegliendo opportunamente la proiezione,
possibile conservare senza errori certi angoli, oppure certe distanze, o ancora certe aree della superficie sferica. Una suddivisione
primitiva potrebbe essere in: proiezioni isogoniche (che conservano inalterati gli angoli), proiezioni equivalenti (conservano le proporzioni tra aree corrispondenti sulla carta e sulla Terra), proiezioni
equidistanti (mantengono la proporzionalit tra distanze corrispondenti sulla carta e sulla Terra, lungo certe linee).
Lanalogia tra teorie scientifiche e proiezioni piane di una superficie curva ha un limite fondamentale: , come detto, unanalogia, ossia una figura che resta vicina allequivocit, come dice
Tommaso dAquino 100. Se pensiamo allo schema presentato nella
99 Sestini [1967].
100 Tommaso dAquino, I Sententiarum, d. 19, q. 5, a.2, ad 1; De Veritate, q.2, a.
115

prossima pagina, allora abbiamo la situazione seguente.


Vediamo che mentre il cartografo ha a che fare con il problema
che si pu definire diretto: dati R e T, calcolare (ricavare) M=T(R),
lo scienziato conosce T e M, mentre non conosce R=T-1(M). Ed
ovvio che R (realt) quello che a noi interessa (opzione realista).

Figura 5. La rappresentazione della superficie terrestre tramite


una mappa varia al variare delle regole di proiezione. Allo stesso
modo, il modello di una porzione della realt cambia in funzione
della teoria. Sono rappresentati quattro modelli della molecola
dellacqua: la formula grezza (H2O), la formula bidimensionale
(H-O-H), la rappresentazione tridimensionale a biglie e bastoncini, e
la rappresentazione tramite sfere di van der Waals.

11; Summa Teologica I, q. 13, a. 5.


116

Questa analogia illustra due tipi di incommensurabilit: tra teorie


e modelli e tra un modello e laltro (in accordo, rispettivamente, con
Einstein101 e con Kuhn102). Per quanto riguarda lincommensurabilit tra modelli, in generale non sar possibile passare da una proiezione piana allaltra, in generale, senza strappi (con trasformazione
conforme)103. Esempi di questa situazione possono essere le carte
spezzate e le proiezioni equivalenti. Per quanto riguarda lincommensurabilit tra teorie, in generale, vi saranno termini osservativi di
una proiezione non ottenibili dallaltra: punti che finiscono in segmenti e casi simili. Ci analogo allimpossibilit di ottenere termini osservativi relativi a fenomeni gravitazionali in relativit ristretta.
Ci porta a una contestazione dellargomento di Bontadini, secondo cui le traduzioni, del tutto in generale 104, non danno problemi,
poich per ogni proposizione espressa in una lingua, ce n una corrispondente in unaltra. La traduzione assicurata, ma vanno persi
interi universi di enti. Questo problema del tutto generale, non
c una unidimensionalit nella intraducibilit dei termini osservativi, andando dalle teorie pi complesse verso quelle precedenti e
approssimate. In effetti il quadro generale che la scuola popperiana
traccia del progresso scientifico, secondo cui le teorie successive inglobano le precedenti generalizzandole, va incontro a delle difficolt.
Ricordiamo le parole di un libro di Richard Mattuck105:
Nella meccanica newtoniana del Settecento era insolubile il problema dei tre corpi; con la nascita della relativit generale, verso il 1910,
e dellelettrodinamica quantistica, verso il 1930, divennero insolubili
il problema dei due corpi e il problema del corpo singolo; nellambito
della moderna teoria quantistica dei campi insolubile il problema
del nessun corpo (del vuoto). Quindi, se vogliamo soluzioni esatte,
gi zero corpi sono troppi.
101 Einstein [1985].
102 Kuhn [1976b].
103 Una trasformazione geometrica detta conforme se ha la propriet di essere
biunivoca e di conservare gli angoli.
104 Bontadini [1971, 1982]. Si veda anche, su questi argomenti, Ajdukiewicz
[1973-1978], pp. 33-69 e Steiner [1984].
105 Citato in Hofstadter, Dennet [1985], p. 148.
117

9.3. Contro lesistenza

di una teoria onni-

comprensiva

Le teorie onnicomprensive in realt nascondono


trucchi intellettuali che le fanno
apparire per quello che in realt non sono.
Juan Jos Sanguineti
Tutto ci equivalente a dire che per un falsificazionista una
teoria indefinitamente sottoponibile a controlli, qualunque sia il
suo grado di corroborazione: quellindefinitamente sta a significare: il DTH di una qualunque teoria tutto il reale. Il distacco dallo
strumentalismo, che noi compiamo con la massima consapevolezza e serenit, difficilmente percepibile se si resta nellambito
dellolismo teorico sotteso dal falsificazionismo. Il falsificazionista
dice: Esiste una teoria vera, onnicomprensiva del reale; quindi
ogni altra teoria falsa; dire che localmente vera non ha senso:
questo strumentalismo.
Quindi noi ammettiamo i primi due punti (realismo obiettivo e
realismo meta-teorico), ma mettiamo decisamente in dubbio il terzo: lesistenza di ununica teoria capace di descrivere tutto il reale.
Non c ununica teoria che descriva appropriatamente, accuratamente, senza contraddizioni, il reale, cos come non si d una proiezione piana che rispetti tutte le propriet di una superficie curva.
Abbiamo detto: il falsificazionismo o negativismo logico legato a doppio filo allolismo teorico (esiste una sola teoria vera
sullUniverso). Tale posizione sembra avere dalla sua motivi teologici. C un Dio, che ha creato il mondo: per questo il mondo
razionale e razionalmente comprendibile, perch c un discorsoprimo pronunciato da Dio allatto della creazione. La scienza e
la conoscenza sono il rintracciamento di quellunico discorso di
Dio106.
A questo non abbiamo nulla da obiettare: quello che contestiamo piuttosto lidea che i discorsi umani, le invenzioni umane che
106 Jaki [1981].
118

sono anche le teorie scientifiche (cos come i miti, ecc) possano


ambire a tanto.
Va detto per che lolismo teorico va incontro a delle difficolt.
Tra queste, menzioniamo lesistenza di teorie incommensurabili; il
fatto che a volte le teorie successive non comprendono del tutto
quelle precedenti; i paradossi della descrizione unitaria dellUniverso, come quella fornita (per esempio) dalla funzione universale quantomeccanica; ancora: i legami tra una teoria formalizzata e
modelli tra loro non-isomorfi di essa 107. Un aiuto, a questo punto,
pu venirci dalla scienza (matematica):
La teoria dei giochi risponde alla necessit di una semiologia, essendo gi di per s un sistema di segni con relative regole sintattiche.
E pu colmare un vuoto che altri tipi di formalizzazioni (come la
logica simbolica) non colmano totalmente e cio la formalizzazione
dialogica di situazioni di conflitto e delle strategie implicate. Ci in
quanto le logiche e le semiologie formalizzate di cui disponiamo attualmente non sono dialogiche, ma monologiche (perch implicano
un solo soggetto che parla). Un dialogismo prevede la interazione di
due soggetti i quali possono agire competitivamente o meno.108

Il dialogismo colma vuoti di cui le formalizzazioni monologiche non vengono a capo. Il dialogismo pi potente, pi espressivo, delle logiche e semiologie monologiche.
La demarcazione delle teorie scientifiche ci assicura che non
investigando lo status logico dei rapporti tra teorie e previsioni, tra
proposizioni universali e asserti-base, tra aspettative teoriche e risultati dei controlli sperimentali, che si pu giungere ad una demarcazione della scienza dalla non-scienza. Infatti, la circoscrivibilit
dei discorsi a porzioni limitate del reale un fatto universale. Per
questa via, si giunge alla demarcazione delle singole teorie scientifiche (nei confronti del reale), non alla demarcazione della scienza
(nei confronti della filosofia).
In che modo e in che misura questo ci dice qualcosa della realt
stessa e non ad esempio solo del linguaggio e delle sue leggi,
strutture logiche, ecc? Si pu cercare di rispondere a tale quesito
107 Berarducci [2006].
108 DAmore [1976], p. 18.
119

utilizzando quel che convenzionalmente possiamo chiamare argomento delle basi materiali dellespressione. Si pu schematicamente riassumere come segue. Gli oggetti materiali usati per significare devono avere complessit e variet almeno pari a quelle del
linguaggio che si vuol significare. Prendiamo ad esempio la logica
booleana, basata su due valori fondamentali (true-false, uno-zero).
Non posso significarla se non ho collezioni di oggetti di almeno
due variet: tensioni elettriche di cinque volt o zero; mele e pere;
puntini pieni e vuoti. Non riesco a significarla con N gessetti uguali: dovrei dividerli, per esempio, in coppie e singoletti, ecc.
Ora, se le teorie dialogiche sono provatamente pi potenti di
quelle monologiche e questo assunto esprimibile nel nostro mondo (materiale), vuole dire che tale mondo costruito (creato) con
una logica dialogica.
Come si detto per lapproccio sociologico (Kuhn), anche di
quello logico (Popper) va detto: per questa via non si arriva ad un
criterio di demarcazione tra scienza e non-scienza109.
Questa analogia pu anche servirci ad illustrare come e perch
la nostra teoria di demarcazione (delle teorie scientifiche) non fa
capo ad una concezione strumentalista della conoscenza, ma ad
unopzione e interpretazione realista.
Diciamo che una generica teoria T ci dice qualcosa della realt
R, e non solo qualcosa che funziona in un dominio di applicazione limitato, cos come una carta nautica non solo un artificio
per individuare le rotte marittime pi brevi. Una carta nautica ha la
propriet di rappresentare con linee rette le linee lossodromiche110.
Quindi se una nave segue una di queste linee (che sono spirali),
mantiene sempre la stessa direzione rispetto ai punti cardinali.
Questa proiezione (isogonica) non solo un trucco empirico, una
finzione concettuale comoda per cavarsela nella pratica, nella vita,
109 Con ci, non vogliamo asserire che la descrizione di Popper, come anche
quella di Kuhn, siano incoerenti. Sulla coerenza della trattazione di Popper,
si veda Morpurgo-Tagliabue [1981]. Quanto alla teoria di Kuhn, il problema
questo: oramai appurato che essa non descrive la scienza (soltanto), ma
anche un sacco di altre cose.
110 Linee lossodromiche: sono quelle che sulla superficie terrestre tagliano tutti i
meridiani ed anche i paralleli con un angolo costante.
120

ma dice qualcosa sulle traiettorie nautiche pi brevi. Lo stesso pu


essere detto a proposito delle proiezioni equivalenti e dei rapporti
tra aree di parti di carte politiche, ad esempio. Con ci neghiamo
sia lo strumentalismo, sia il finzionalismo. Queste due filosofie della scienza possono essere considerate equivalenti. Esse presentano gli stessi problemi logici ed interpretativi: soffrono di regresso
allinfinito, capacit di auto-descrizione (il che implica incoerenza)
ed ambiguit interpretative indecidibili.

121

10.

APPLICAZIONI DELLA TEORIA CIRCOSCRIZIONISTA

10.1. La meta induzione pessimistica


Nella sua versione pi semplice, la meta induzione pessimistica
largomento che conclude che tutte le teorie scientifiche attuali
sono presumibilmente false, muovendo dalla premessa che tutte
le teorie del passato, anche quelle che hanno avuto il maggior successo, si sono dimostrate false. La versione pi nota della meta
induzione pessimistica dovuta a Larry Laudan111. La versione di
Laudan diretta contro il punto di vista realista secondo il quale
il successo di una teoria scientifica dovuto al fatto che la teoria
approssimativamente vera. Largomento di Laudan sintetizzato
da Juha T. Saatsi nei seguenti termini112.
1) Il successo di una teoria indica che essa approssimativamente vera (la premessa da confutare).
2) Molte teorie odierne hanno successo e quindi (da 1) sono
approssimativamente vere.
3) Molte teorie passate sono in contrasto con le teorie odierne
e quindi sono false.
4) Molte teorie passate hanno avuto successo e quindi (da 1)
sono approssimativamente vere.
5) Conclusione: la contraddizione tra 3 e 4 indica la falsit
della premessa 1.
Contro la meta induzione pessimistica stato affermato che gli
aspetti delle passate teorie scientifiche responsabili del loro successo sono ancora presenti nelle odierne teorie. Per questi aspetti non
vale il punto 3 dellargomento di Laudan, perch essi non sono in
contrasto con le teorie odierne.
La meta induzione pessimistica un argomento a favore del
punto di vista circoscrizionista, che non richiede la verit (neanche
111 Laudan [1981].
112 Saatsi [2005].
123

approssimativa) delle teorie scientifiche. La meta induzione pessimistica ci induce a ricercare una spiegazione del successo delle
teorie che sia diversa dalla loro (approssimativa) verit. La nozione
di validit di una teoria in un campo pu essere un buon sostituto
della nozione di verit. Non si pu modificare facilmente la meta
induzione pessimistica per volgerla contro la nozione di validit.
La versione semplice della meta induzione pessimistica concluderebbe che tutte le teorie scientifiche attuali hanno un campo di validit limitato, partendo dalla premessa che tutte le teorie del passato hanno avuto una validit limitata, rafforzando anzich confutando la posizione circoscrizionista. La versione originale di
Laudan, modificata sostituendo la nozione di verit approssimativa
con quella di validit in un campo, non corretta perch il punto 3
non sarebbe pi valido: possibile che teorie in contrasto abbiano
campi di validit parzialmente sovrapponibili, il che spiegherebbe
il loro successo in un contesto comune.

10.2. Il progresso della scienza


La conoscenza scientifica odierna chiaramente superiore a
quella dei secoli scorsi. Tuttavia, se si tenta di chiarire la nozione
di progresso scientifico, sincontrano gravi difficolt. La nozione di
verit o verisimiglianza non sono adeguate: le teorie odierne sono
probabilmente false, come indicato dalla meta induzione pessimistica. Che lo sviluppo scientifico non sia semplicemente cumulativo ormai universalmente riconosciuto. Vari argomenti sono stati
avanzati in difesa della nozione di progresso scientifico. stato
sostenuto, ad esempio, che le teorie odierne migliorerebbero la conoscenza della struttura del mondo offerta dalle passate teorie di
successo.
Nella prospettiva circoscrizionista, la successione delle teorie
scientifiche non porta necessariamente a un progresso. Una teoria
scientifica pu essere proposta per motivi non legati al fallimento
delle teorie precedenti. La nuova teoria potrebbe ridurre la complessit matematica anche al prezzo di una diminuzione del proprio
campo di validit o di previsioni meno accurate. Potrebbe spiegare
124

meglio alcuni fenomeni, con previsioni pi accurate, limitando tuttavia il proprio campo di validit a contesti particolari. Il campo di
validit della nuova teoria potrebbe essere parzialmente sovrapposto a quello della vecchia teoria, ma una parte, talvolta anche ampia,
del campo di validit della vecchia teoria potrebbe rimanere oltre i
limiti di validit della nuova. Ci non esclude che, nel lungo tempo, vi sia un progresso dovuto allespansione del campo di validit:
il campo di validit delle teorie odierne include quello delle teorie dei secoli scorsi, pur non essendo vero che il campo di validit
di una nuova teoria includa sempre quello delle precedenti teorie.
Lampiezza del campo di validit un candidato per la misura del
progresso.

10.3. Inconsistenza delle teorie scientifiche


stato talvolta osservato che alcune teorie scientifiche, ben
lungi dallessere quegli esempi di chiarezza e rigore deduttivo
che di solito si attribuiscono alla scienza, sono contraddittorie. Un
esempio ben noto la teoria dellatomo di idrogeno di Bohr. Pur
spiegando in modo soddisfacente lo spettro dellatomo didrogeno,
questa teoria caratterizzata da unipotesi ad hoc sulla quantizzazione dellorbita dellelettrone che contraddice palesemente la
meccanica classica, peraltro utilizzata nella teoria stessa per determinare i parametri orbitali dellelettrone. Linconsistenza della
teoria di Bohr potrebbe essere spiegata con la particolarit del contesto storico: la fisica delle particelle era sul punto di evidenziare i
limiti della scienza classica. Recentemente laccusa dinconsistenza stata avanzata verso una teoria nobile come lelettromagnetismo classico113. Adottando il punto di vista circoscrizionista, si pu
comprendere come lo scienziato possa introdurre involontariamente inconsistenze nella teoria scientifica. Lo scienziato trasferisce
nella teoria ideale alcuni teoremi dimostrati in quella schematizzata. Tuttavia, la teoria ideale e quella schematizzata differiscono
in alcuni aspetti fondamentali e quindi nulla assicura che i teoremi
113 Frisch [2005].
125

dimostrati nelluna valgano anche nellaltra. Inoltre, lo scienziato


potrebbe usare modelli diversi, tra loro inconsistenti, per la stessa
teoria. Di conseguenza, le possibilit di incorrere in contraddizione
sono rilevanti. Si noti che la teoria ideale e le teorie schematizzate
sono coerenti. Tuttavia, come visto nel paragrafo 4.12, non possibile integrare la teoria ideale e le teorie schematizzate in ununica
teoria coerente.

10.4. Strutturalismo
Abbiamo gi fatto riferimento alla tesi che la nostra conoscenza
concerne la struttura del mondo. Questa tesi deve la sua attendibilit anche allosservazione che in vari casi storici di trasformazione delle teorie ci sono equazioni matematiche cruciali che sono
passate intatte o, pi comunemente, come caso limite delle nuove
equazioni114. Il punto di vista circoscrizionista spiega perch alcune equazioni matematiche passano intatte attraverso le modifiche
delle teorie scientifiche. Supponiamo che la teoria T, che lo scienziato applica alla realt tramite una teoria schematizzata TS, sia
sostituita da una teoria T. Lo scienziato, per applicare T, dovr ricorrere a qualche teoria schematizzata TS costruita come modello
di una teoria matematica opportuna. probabile che gli strumenti
matematici che lo scienziato avr a propria disposizione siano gli
stessi per T e per T. quindi possibile che TS abbia elementi
matematici in comune con TS. Ci spiega perch alcune equazioni
matematiche sopravvivono al cambio della teoria scientifica. Tale
sopravvivenza non ha nulla a che vedere con la reale struttura del
mondo.

114 Saatsi [2010], p. 255 (tr. it. nostra).


126

10.5. A priori
Il ruolo della conoscenza a priori nella scienza stato lungamente discusso. Kant ha cercato di legittimare la conoscenza a priori affermando che alcune verit a priori sono principi trascendentali (ossia, condizioni necessarie per lesperienza). Il positivismo
logico, in aperta opposizione a Kant, ha dichiarato che il principio
cardine dellempirismo risiede nella negazione della possibilit
stessa della conoscenza sintetica a priori115. Michael Friedman,
ispirandosi ai primi lavori filosofici di Hans Reichenbach, ha sviluppato uninterpretazione neo-kantiana della scienza basata sulla
nozione di a priori relativo116. Alcuni principi a priori sarebbero
necessari per linterpretazione empirica delle teorie. A differenza
dei principi trascendentali kantiani, i principi di cui parla Friedman
sono stati pi volte modificati nel corso dellevoluzione delle teorie
scientifiche. Non sarebbero, dunque, principi necessariamente veri.
Adottando la teoria circoscrizionista, si pu comprendere perch le teorie scientifiche contengano importanti elementi di conoscenza a priori. Le teorie schematizzate sono costruite in modo da
soddisfare gli assiomi di una teoria matematica. Questultima una
costruzione a priori. Le teorie schematizzate, dunque, contengono
necessariamente elementi a priori. Da ci deriva che ogni teoria
scientifica che abbia un successo empirico deve includere aspetti
a priori.

115 Hahn, Neurath, Carnap [1929].


116 Friedman [1999, 2001], Reichenbach [1920].
127

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139

INDICE

Prefazione

Introduzione

Scienza e modelli

11

La struttura della scienza

35

Il modello sintattico

53

Il modello semantico

63

Sulla nozione di verit

77

Critica di alcune filosofie

87

La teoria circoscrizionista

Applicazioni della teoria circoscrizionista

109

123

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