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##################################1) PERCH SONO NELLA CHIESA? CRISTO S, CHIESA
NO, SI PU CREDERE SENZA APPARTENERE?.La nostra riflessione parte da Mt 16, 13-20
poich la Scrittura l'anima dell'ecclesiologia.A Cesarea di Filippo, centro del
paganesimo, Ges chiede ai suoi discepoli: La gente chi dice che sia il Figlio
dell'uomo?. Questa domanda viene, poi, rivolta direttamente ai discepoli: Voi chi
dite che io sia? e, ancora oggi, interpella ciascuno di noi. Questi interrogativi
possono essere riferiti anche alla Chiesa, corpo di Cristo: La gente cosa dice
della Chiesa? ed Io cosa penso della Chiesa?. Dalla risposta di Pietro: Tu sei
il Cristo, il Figlio del Dio vivente comprendiamo che la fede, la quale ha
permesso a Pietro di riconoscere Ges come il Messia, anche il dono necessario
per vivere l'esperienza di Chiesa.Tu sei Pietro e su questa pietra edificher la
mia Chiesa. Ges edifica la Sua Chiesa dando il primato a Pietro, malgrado ne
conosca le debolezze. Pietro a differenza di Giuda, si pente e Cristo lo perdona.
La Chiesa fondata, quindi, dal perdono di Cristo e dalla fede di Pietro. Le
porte degli inferi non prevarranno contro di essa. Cristo, con il mistero
pasquale, non permette che la morte metta fine all'esperienza della Chiesa.Alla
luce di quanto fin'ora esposto, ci chiediamo se sia possibile credere senza
appartenere alla Chiesa.L'assunto che non si fa esperienza di fede autentica se non
all'interno della Chiesa, pu essere avvalorato dal discorso di Ratzinger,
pronunciato il 4 Giugno del 1970, in cui egli motiva il suo essere ancora nella
Chiesa: Sarebbero tanti i motivi per abbandonare questa esperienza ma credo che,
oggi come prima, indipendentemente da noi, dietro di noi, vive la Sua Chiesa. []
Nella nostra Chiesa c' la Sua Chiesa. Ratzinger continua affermando che la Chiesa
ci dona Ges Cristo nonostante le debolezze umane e che, senza la Chiesa, Ges
sarebbe un grande personaggio dell'umanit ma il suo messaggio non sarebbe vivo
ancora oggi. Tra Ges e la Chiesa non c' rottura n discontinuit. Nella Liturgia
e nella preghiera sperimentiamo di essere discepoli di Cristo e suoi contemporanei.
Il vero modello di Chiesa quello della Pentecoste, quando lo Spirito Santo
discende sui discepoli e permette loro di parlare in tutte le lingue. Questa
esperienza opposta a quella del racconto della torre di Babele dove gli uomini,
per l'orgoglioso desiderio di raggiungere il cielo, non si comprendono pi. Chi
cerca Cristo lo trova solo nella Chiesa, infatti, non si pu credere da soli poich
solo essa ci garantisce che la nostra fede proprio la fede degli apostoli. La
fede o ecclesiale o non fede.Solo all'interno della Chiesa posso amare Cristo
poich in essa sperimento che Ges un essere superiore all'uomo ed entro in
relazione con Lui. La scelta di entrare nella Chiesa libera ma sempre preceduta
dalla chiamata di Dio.Ratzinger dice che solo nella Chiesa c' la salvezza
dell'uomo. Essa mediatrice di salvezza per noi e anche per coloro che ne sono
fuori.Il valore che tutti cerchiamo, la libert e spesso si cade nell'inganno di
credere di trovarla attraverso la trasformazione delle strutture con cui pensiamo
di raggiungere la salvezza. Ratzinger, al contrario, afferma che l'uomo soffre non
per le disuguaglianze, ma per la tirannide del proprio egoismo e che l'uomo non
viene redento se non dalla croce di Cristo. I frutti di questa redenzione li ricevo
con il battesimo e li vivo nella comunit.La logica della Chiesa la gratuit. La
Chiesa va guardata con gli occhi dell'amore, malgrado gli scandali la facciano
giudicare negativamente. In essa la zizzania non va estirpata altrimenti si rischia
di eliminare anche il grano buono. Non bisogna avere un atteggiamento di giudizio,
poich noi stessi siamo, a volte, il grano buono e, a volte, la zizzania.
necessario testimoniare l'esperienza di Chiesa nella quale si vive l'amore, la
riconciliazione ma anche lo scontro a causa della diversit dell'altro. Tale
scontro pu essere superato solo amandoci l'un l'altro come Ges ci ha amati,
questa la missione che ci stata affidata. La vera rivoluzione portata da Cristo
sempre l'iniziativa di Dio che sceglie per amore di salvare Israele e, attraverso
di esso, tutti i popoli.Caratteristiche del popolo dIsraele:) Israele popolo in
cammino: Abramo nomade, Giuseppe va in Egitto, Dio chiama Mos e lo invita a far
uscire il popolo dall'Egitto, Giosu porta il popolo nella terra promessa. Solo con
Davide il popolo diverr sedentario. Il popolo pellegrino ha un Dio pellegrino che
cammina con s e dimora in una tenda tra le tende degli israeliti. Dio guida il suo
popolo che, nel peregrinare, accompagnato da una nube di giorno e da una colonna
di fuoco di notte. Il Dio d'Israele non il Dio della localit, ma delle persone:
l'alleanza fatta con le persone.) Il popolo militante, non conquistatore. una
comunit nomade pronta ad affrontare le sfide che si presentano durante il cammino
e combatte con l'aiuto di Dio, cfr. Giudici 5.Cosa significa che Dio combatte? Il
popolo da conquistatore occupato da sette nazioni. In questo i Padri vedono i
sette vizi capitali che ognuno deve combattere ogni giorno.) Israele popolo di
mediazione. Dio stringe un patto per dare salvezza non solo al suo popolo ma a
tutte le genti. Questa mediazione pu essere intesa in un duplice significato:- nel
popolo d'Israele ci sono mediatori tra Dio ed il popolo stesso;- tutto il popolo
mediatore tra Dio e tutte le genti. 4) Il popolo consacrato: Dio riserva per s
e ci che riserva per s sacro e santo. Il profeta unge Davide re d' Israele:
questo rivela l'azione di Dio come atto d'amore: Egli mette da parte per una
missione. La missione d'Israele vivere con Dio, deve testimoniare alle genti la
gloria di Dio e deve far riflettere sul fatto che Israele, bench piccolo popolo,
con Dio vince grandi eserciti.5) Il popolo di Dio strutturato in dodici trib (
evidente il richiamo ai dodici apostoli e alle dodici benedizioni di Giacobbe) per
meglio proteggersi. Il suo nucleo la famiglia allargata: schiavi, nipoti,
fratelli, zii, ecc.6) Il resto santo il piccolo resto, il popolo d'Israele
nella sua parte migliore. Il popolo infedele. Dio lo castiga ma c' il resto
fedele che permette che le promesse fatte da Dio portino la salvezza. In Gn 18, 1633 Abramo intercede presso Dio perch il piccolo resto fedele non permetta la
distruzione del popolo. In Is 1,9, per, si vede come i superstiti prediletti siano
anche peccatori, allora ci si chiede perch resto santo. Il resto santo non
riguarda solo ci che il popolo vive ora, ma anche la realt escatologica: il resto
santo perch Dio santo ma la santit sar piena solo nell'escatologia, nel
giorno del Signore. Cfr Es 19, Deut 7-6, Is 62, Lv 19, 2.20. L'idea di santit
nell'AT non si identifica con la santit degli Israeliti ma con il fatto che il
popolo scelto da Dio. Il popolo santo perch Dio in mezzo a lui e, per questo,
diviene strumento di salvezza per gli altri popoli. In sintesi possiamo affermare
che il fondamento della santit del popolo d'Israele la santit di Dio.7) Il
popolo come comunit cultuale. Nel 597 e nel 586 Israele vive le due deportazioni a
cui segue una vita in esilio. Nel periodo della diaspora nasce la sinagoga in cui
ci si riunisce per pregare, leggere la Scrittura e meditare la Parola di Dio.
Israele prende consapevolezza di essere popolo di Dio nel culto verso DioLa Bibbia
per parlare del popolo radunato usa due termini: edah e qahal. Il primo ha un
senso passivo ed indica la comunit di persone gi radunata, il secondo ha,
invece, un senso attivo, pi religioso e cultuale, che indica la chiamata. Nella
LXX edha indica la sinagoga e qahal l'ecclesia. Il popolo ha unit religiosa. Ha
Dio per re. Successivamente il re chiamato da Dio ed al Suo servizio. Il popolo
ha consapevolezza di essere comunit quando convocato per il culto. Nell'AT
Gerusalemme la citt santa costruita su tre colli: sulla collina di Sion c' il
tempio, segno dellidentit cultuale e religiosa del popolo. Nella concezione
ebraica del cosmo, Sion al centro della terra perch il tempio che vi eretto
testimonia che Dio presente ed il luogo dove Dio dimostra la sua Gloria
(schekin).Popolo di Dio e Regno di Dio: il regno di Dio vivere riconoscendo la
sovranit di Dio sulla propria vita e sulla propria storia. Nei salmi regali
vediamo come la sovranit di Jav non sia sopraffazione, piuttosto, benevolenza e
favore di Dio verso il suo popolo.Missione e universalit della chiamata alla
salvezza nell'ATChe rapporto c' tra Chiesa e regno di Dio? La Chiesa, dice il
Concilio, germe ed inizio del regno di Dio.Nell'AT, nonostante si parli di popolo
eletto, c' una chiamata universale alla salvezza, infatti, proprio attraverso
questa elezione Dio salva tutti i popoli. A prima vista l'elezione sembra essere a
discapito degli altri popoli, basti vedere Deut 9,13 in cui Dio chiama il popolo ad
attraversare il Giordano a sfavore di altri popoli. In realt l'elezione va vista
in riferimento a Dio e non agli altri popoli. L'elezione l'espressione del bene
che Dio nutre verso gli altri popoli poich in funzione della salvezza
universale. Nell'AT non abbiamo l'idea di missionariet ma in esso si vede come
Israele sperimenti l'azione di Dio cos da divenire, in seguito, testimonianza per
gli altri.Heshel afferma che non siamo stati noi a scegliere Dio ma lui ad aver
scelto noi. Non vi alcun concetto di un Dio eletto ma vi quello del popolo
eletto. L'elezione di Dio, per, non esprime una discriminazione di altri popoli
poich popolo eletto significa popolo a cui Dio si accostato. Il termine eletto
non si riferisce ad una qualit del popolo ma al rapporto che esiste tra il popolo
e Dio.Le Grand afferma che nell'AT la missione la riunione di un popolo in
cammino messo in marcia da Dio. Israele non ha coscienza del suo obbligo
missionario ma in Is 49,6 il servo di Jav definito luce delle genti. L'agire
di Dio nei confronti
di Israele testimonianza per tutti gli altri popoli. Israele comprende questo
gradualmente, via via che procede la sua storia. Un autore polacco sostiene che la
differenza tra AT e NT la consapevolezza della missione ma questa affermazione va
considerata con prudenza.Il termine saliah, tradotto con missione, all'interno
dell'AT presente ottocento volte. usato in senso profano, nel suo significato
di inviare, mandare una lettera, un messaggero, e in senso religioso per cui Jav
ad inviare un dono, una grazia, una persona, gli angeli. All'interno di
quest'ultima accezione inserito il profeta il quale un eletto da Dio e ha
ricevuto da Lui una chiamata. Linvio necessario altrimenti si falsi profeti.
La missione, dunque, viene sempre da Dio ed implica la vocazione e la consacrazione
poich c' una elezione in ordine alla salvezza. L'inviato, inoltre, rimane sempre
in contatto con Dio: Non temere, Io sono con te. L'invio fatto sulla Parola di
Dio e questa anche il contenuto dell'invio. La parola dell'inviato legata a
segni e prodigi e la missione ha sempre un carattere universale.4) GES HA INTESO
FONDARE LA CHIESA? QUALE CHIESA? LE CARATTERISTICHE DEL REGNO PREDICATO DA GES E
LA COMUNIT RACCOLTA DA GES MEDIANTE LA PREDICAZIONE DEL REGNO. GES INVIATO A
TUTTO IL POPOLO DI ISRAELE E L'APERTURA DEL REGNO AGLI STRANIERI.Sappiamo che i
Vangeli non hanno la pretesa di essere un documento storico ma vanno, piuttosto,
visti come una rilettura teologica del Cristo degli apostoli, delle sue azioni e
delle sue parole. Fino ai primi del '900 si aveva un approccio fiducioso alla
storicit dei Vangeli. Tale fiducia , successivamente, messa in discussione dal
metodo storico critico arrivando, cos, ad uno scetticismo radicale.Bultmann
afferma, infatti, che il Vangelo offre una riflessione sul Cristo della fede e non
sul Ges della storia. Egli si basa sul carattere cherigmatico e non storico dei
Vangeli e deduce che da essi non possiamo avere nulla di certo riguardo al Ges
storico. Questa scissione sfocia in un problema ecclesiologico: Ges non avrebbe
voluto fondare la Chiesa.Harnack, 1851 1930, teologo protestante, vede come
nucleo del messaggio di Cristo la signoria di Dio nel cuore dell'uomo. Nel vedere
un rapporto individuale tra anima e Dio, nega che Ges abbia voluto la Chiesa. Nel
primo secolo c'era una comunit guidata da Paolo e Giovanni. Nel II secolo d.C., a
causa dell'ellenizzazione, nasce la Chiesa istituzione e con essa quello che
l'autore chiama il protocattolicesimo e, cio, la vittoria dell'istituzione sulla
mistica.A. Loisy (1857 1940) un teologo esegeta modernista e scrive: Il
Vangelo e la Chiesa (1902) e Attorno ad un piccolo libro (1903). Egli rifiuta la
posizione di Harnack ed afferma che il regno annunciato da Ges non ha una
grandezza etica ma escatologica. Secondo l'autore Cristo, prima della Pasqua, crea
un discepolato che continua dopo la resurrezione l'opera del Maestro annunciando
la speranza del regno. Loisy continua asserendo di non essere certo che Ges abbia
voluto davvero fondare la Chiesa poich non vi un atto formale.
L'istituzionalizzazione della Chiesa sarebbe avvenuta gradualmente come un processo
di quel germe iniziale piantato da Ges: Ges ha annunciato il regno ed venuta
fuori la Chiesa. Per lui non c' alternativa assoluta tra regno e Chiesa:
l'annuncio del regno mantenuto nella Chiesa la quale viva e si adatta alle
situazioni istituzionali.Nel libro Attorno ad un piccolo libro del 1903 l'autore
presenta la Chiesa come una comunit che ha per fine l'annuncio del regno. Vede
l'origine della Chiesa legata alla fede e non alla persona di Ges: La Chiesa
fondata su Ges pi che da Ges. Nella stessa opera fa una dura critica alla Chiesa
cattolica. Possiamo concludere che nel Vangelo ci sono elementi per rispondere alle
provocazioni di questi autori. Nella prospettiva del NT la Chiesa nata per
l'evento globale di Ges Cristo. Nei sinottici la Chiesa vista come un mistero
della Trinit.Legame tra il regno predicato da Ges e la ChiesaNel messaggio di
Ges basilare l'annuncio del regno di Dio (Matteo parla del regno dei cieli), il
quale l'idea guida nei sinottici. Ges, quindi, non predic in primo luogo la
Chiesa. In Mc 1,15 abbiamo il tema del regno, il cuore del messaggio pre pasquale
di Ges. Ci domandiamo se nel regno che Ges annuncia implicata una forma di
comunit. Se la risposta fosse negativa, la Chiesa, partendo dal Ges storico, non
avrebbe alcuna fondazione teologica. La risposta, per, positiva e, dunque,
possiamo affermare che la Chiesa fa parte dell'annuncio del regno. Aspetti del
regno1) Aspetto escatologico. Il regno una realt presente e futura nello stesso
tempo che si compie nell'escaton, alla fine dei tempi, cfr Mt 8,11 e Mt 26,29.Il
popolo d'Israele attendeva il messia ma Ges non si definisce mai tale perch ogni
gruppo aveva un'idea propria del messia ed Egli non vuole essere frainteso. Ges
spesso fugge da chi vuole farlo re perch la sua missione non politica ma
spirituale.2) Aspetto cristologico nella predicazione del regno: Il regno di Dio
in mezzo a voi. Il regno di Dio si compie gi in un uomo il quale s'identifica con
la persona e l'opera di Ges, Mt 4, 17 e Mc 1,15.Ges compie segni e miracoli per
confermare quanto detto con la parola. Essi sono un'irruzione del regno di Dio, cfr
Mt 12,28.3) Aspetto comunitario del regno. In Mt 13 abbiamo le parabole del regno
le quali non si riferiscono solo al regno escatologico ma anche a quello presente,
che si realizzato in se stesso, e alla comunit che si va formando.Alla
predicazione del regno legata una comunit. In essa, nella predicazione del
regno, centrale la legge dell'amore: Amatevi come io ho amato voi Mt 22, 34-40.
Il come ci che fa la differenza rispetto allo Shem d'Israele proprio perch
l'annuncio relativo al regno legato alla comunit stessa fondata sull'amore.
Dianich nell'opera: Chiesa mistero di comunione vede la Chiesa come segno vivente
del regno. L'annuncio del regno fatto da Ges relativo alla comunit dominata dal
Signore Ges. Da questo emerge l'importanza del rapporto Chiesa regno. La Chiesa
annuncia il regno con la Parola ed segno del regno attraverso la sua vita
comunitaria. Ricordiamo che la LG 5 non identifica la Chiesa con il regno di Dio.
Pottmeyer afferma che la venuta del regno di Dio ha forma collettiva. Nell'annuncio
del regno Ges raccoglie intorno a s una comunit gi strutturata. Non sono i
discepoli a scegliere Lui ma, a differenza di altri maestri, Egli stesso che
sceglie e chiama. Ges chiama uomini affinch collaborino alla venuta del regno di
Dio. Dopo la sua morte, essi si ritrovano a Gerusalemme maturando qui la
consapevolezza di non essere una comunit sinagogale ma la comunit di Ges.
Schnackenburg scrive La Chiesa nel Nuovo Testamento dove afferma che la Chiesa
primitiva post pasquale sarebbe impensabile se Ges non avesse fatto una precedente
opera di raccolta. Secondo l'autore la comunit primitiva sarebbe strutturata a
centri concentrici con al centro gli apostoli (in primis Pietro seguito da Giacomo
e Giovanni) a cui seguono i discepoli ed infine la folla.Matteo presenta spesso la
folla. Essa la prima forma di comunit che Ges vuole raccogliere poich vuole
che tutti e non pochi eletti siano partecipi del regno di Dio. Spesso Ges sfugge
alla folla perch vuole fuggire il successo ed il rischio che si travisi la sua
missione, Gv 6,14 -15 e Mc 1, 32 - 39.I discepoli sono coloro che hanno accolto
Ges ed hanno una missione ed una vocazione specifiche. In Mt 8, 1920 Ges
condanna i maestri. Si diviene discepoli con la risposta ad una chiamata, Mt 8,
1822, Lc 9, 57-62. Il discepolo non solo condivide il messaggio di Cristo ma la
sua stessa vita: Vieni e seguimi, sulla via della croce.In Lc 10, 1-20 Ges invia
i settantadue discepoli a due a due predicando la venuta del regno di Dio. Li invia
per preparare i cuori di chi ricever la visita di Ges.Gli apostoli. I Vangeli
narrano la loro chiamata: Mt 4, 18-22; Mt 10, 2-4; Mc 3, 16-19 (chiamata con i nomi
degli apostoli); Lc 6, 13-16 (chiamata dei dodici). La missione dei dodici
partecipazione alla missione di Ges prima e anche dopo la Pasqua con l'eucaristia,
predica e fa segni: la venuta del regno legata alla sua persona. Ges vive la sua
missione annunciata da Giovanni Battista. Prima accolto e, poi, rifiutato. Questo
rifiuto lo porter alla morte e, con il suo sacrificio corona la sua missione. Ges
non vede la sua morte come un fallimento perch l'accoglie nella certezza di
realizzare la vittoria definitiva. Ges prepara i discepoli i quali dovranno vivere
senza la sua presenza. Con il dono dello Spirito Santo nasce la Chiesa come
comunit della Nuova Alleanza, una comunit non fine a se stessa ma che vuole
portare a tutti il messaggio di Ges.5) IL PROFILO ECCLESIOLOGICO DEL VANGELO DI
MATTEO: VERO ISRAELE, COMUNIT RIUNITA ALLA PRESENZA DI CRISTO, L'APOSTOLICIT, I
DODICI, IL PRIMATO DI PIETRO E LA MISSIO AD GENTESMatteo.La sua visione
ecclesiologica mette in evidenza l'apostolicit della Chiesa.Trilling sostiene che,
per Matteo, la Chiesa vero Israele e afferma questo partendo dalla parabola dei
vignaiuoli omicidi in cui il padrone consegna ad altri la vigna per farla
fruttificare. Questa posizione implica la condanna di Israele e la Chiesa vista
come l'alternativa ad esso.Ross riprende la teologia dell'Alleanza, del Dio con
noi e afferma che questo tema tipico di Matteo. La presenza di Ges, dopo la sua
morte, assicurata dallo Spirito.Per Matteo gli elementi che caratterizzano la
Chiesa, sono:la presenza ed il ruolo dei dodici;il primato ed il ruolo di Pietro;la
missione alle genti.Matteo sottolinea la costituzione apostolica, Mt 10,5:
istituzione degli apostoli. Chi non accoglie la loro predicazione non si salva.
Saranno loro a sedersi sui dodici troni e giudicheranno le nazioni, Mt 19,28.
Partecipano dell'ecsusia, il potere, cio, che Ges ha sul male, e compiono dei
prodigi.Matteo esplicita chiaramente la funzione di Pietro:Mt 4, 18-19: Pietro il
primo chiamato;Mt 10,12: Pietro il primo della lista;Mt 15, 15:Pietro portavoce
del gruppo apostolico;Mt 16, 17-19: a Pietro affidato il primato, riceve la
funzione di guidare la Chiesa.Per Matteo il ruolo primaziale di Pietro si
eserciter nel potere di sciogliere e legare, Mt 18,18, potere che legato allo
scioglimento dei peccati.Matteo propone una serie di brani definiti
universalistici:Mt 21, 43: Vi sar tolto il regno di Dio e sar dato ad un popolo
che lo far fruttificare. Con quest'affermazione Ges non intende cancellare la
missione dIsraele ma vuole inserire le genti in Israele.Mt 8, 10-12: Molti
verranno da occidente e da oriente;Mt 25, 31-46, il giudizio finale;Mt 28.6) LA
CHIESA SECONDO LA RIFLESSIONE TEOLOGICA DELL'EVANGELISTA LUCA: L'AZIONE DELLO
SPIRITO NELLA VITA DI GES E DELLA CHIESA, IL PROCESSO DI COSTITUZIONE E LA
STRUTTURA APOSTOLICA DELLA CHIESAIl contributo ecclesiologico di LucaLa Chiesa vive
il tempo tra l'Ascensione ed il ritorno del Signore. Questo tempo, per, riempito
dalla comunit del Signore risorto. La storia tempo di salvezza e di speranza.
Luca il teologo del tempo della Chiesa, infatti, non limita la salvezza alla
presenza fisica di Cristo, cos come, invece, credevano i discepoli di Emmaus i
quali erano sconsolati poich pensavano Ges morto.La salvezza estesa grazie alla
presenza della Chiesa. I discepoli possono fare quanto faceva il maestro poich in
essi agisce lo Spirito. Il tempo della Chiesa tempo della missione: Ges va verso
il monte santo in cui compie la sua missione che poi si irradier, con la Chiesa,
in tutto il mondo. Luca vede Israele intrecciato alla Chiesa e diviene elemento
essenziale nella sua genesi. In questo appare evidente la differenza con Matteo.In
Luca appare un parallelismo tra l'azione dello Spirito Santo in Ges e l'azione
dello stesso nella Chiesa. L'autore ha chiaro che, come lo Spirito agisce su
Cristo, cos agisce sulla Chiesa e su Maria.Azione dello Spirito in Ges e nella
Chiesa.Luca, pi degli altri evangelisti, approfondisce la presenza dello Spirito
la cui presenza sottolineata nella vita di Cristo, sin dal suo concepimento, e
nella vita della Chiesa, cfr At 2,4: la Pentecoste.Lo Spirito accompagna i primi
passi di Ges:Maria va da Elisabetta. Giovanni Battista esulta nel suo grembo ed
ella diviene piena di Spirito Santo;Ges al tempio, Lc 2,27: lo Spirito muove
Simeone;lo Spirito conduce Ges nel deserto.Parallelamente:dopo la Pentecoste, chi
si fa battezzare, riceve lo Spirito;Barnaba definito uomo pieno di Spirito e
fede;lo Spirito accompagna la Chiesa nei momenti di evangelizzazione. Ad esempio,
Paolo si lascia guidare dallo Spirito;lo Spirito pone i Vescovi a pascere la
Chiesa, At 20. Per Luca, dunque, la Chiesa non ha solo una dimensione orizzontale
infatti la chiave di lettura per decifrare la realt ecclesiale la
credenti formalisti e legalisti e quelli che non lo sono. Agar, la donna che non
accoglie, corrisponde alla Gerusalemme terrena mentre Sara corrisponde, invece,
alla Gerusalemme di lass. La Gerusalemme celeste gi riconoscibile nei tratti
della Chiesa terrena la quale chiamata ad essere madre dei figli liberi.Paolo,
successivamente, fa riferimento ai figli di queste due donne, Ismaele e Isacco.
Il primo, nato secondo la carne, rappresenta Israele e perseguita Isacco il quale,
nato secondo lo spirito, rappresenta invece la Chiesa. Con queste allegorie Paolo
invita i Galati a fare una scelta tra l'osservanza della legge e la non alterazione
del Vangelo ricevuto. Possiamo dire che si tratta di una polemica contro i giudei
cristiani che vogliono portare la comunit sotto la legge.In Rm 9, 11 si presenta
un quadro del rapporto tra i cristiani ed Israele, tra i discepoli di Ges e chi
non crede in Lui. Mentre i Galati vogliono tornare agli usi giudaici, altre
comunit pagane non vogliono rapporti con Israele.Nel testo in esame Paolo ricorda
i privilegi d'Israele e mostra la gloria del popolo eletto facendo sentire la sua
fierezza di essere ebreo. Da questo Israele nasce Cristo secondo la carne. In
questo passo c' lo schema della chiamata universale alla salvezza: Israele
consapevole di essere stato chiamato, segno tra le nazioni ed portatore di
salvezza per gli altri popoli. A questo punto ci chiediamo se, dopo la venuta di
Cristo, Israele abbia ancora una funzione di mediazione salvifica. Man mano che
Paolo procede nelle sue riflessioni, si sviluppa una risposta positiva: Ma Dio
avrebbe ripudiato il suo popolo perch non ha accettato il Messia? Impossibile.
I doni e la chiamata di Dio, infatti, sono irrevocabili e non dipendono dalla
fedelt di chi li riceve. Per avvalorare questa affermazione, Paolo utilizza tre
argomenti:) C Israele ed Israele: ci sono i ribelli ma anche coloro che hanno
accettato Cristo, quel piccolo resto che Paolo identifica con i giudeo cristiani.
Questo ci illumina sulla Chiesa che non una realt di massa, una realt
maggioritaria. Se fosse cos essa perderebbe la caratteristica di essere sale e
lievito. Per Paolo la mediazione salvifica di Israele non finita e la salvezza si
estesa ai pagani perch una parte di Israele ha rifiutato Cristo. Israele sar
salvato secondo le attese dell'AT perch le promesse di Cristo sono irrevocabili.
Con Paolo vediamo che Dio volge al bene il rifiuto da parte dIsraele. Questi ha la
sua parte di responsabilit ma, non per questo, viene privato della salvezza.
L'autore mostra come i cristiani provenienti dal paganesimo s'innestano su Israele.
Il nucleo il resto di Israele che ha accettato Ges, poi ci sono i pagani che Lo
hanno accolto ed, infine, ci sono l'Israele ed i pagani che non hanno accolto Ges.
Questi ultimi costituiscono l'oggetto dell'evangelizzazione della Chiesa.) Chiesa
come corpo di Cristo.La novit della Chiesa di aver riconosciuto Cristo come il
Messia, Figlio di Dio e Kyrios, colui che Israele attende. Cristo ha portato a
compimento tutte la alleanze diventando per noi: sapienza, giustizia e redenzione.
Per in Paolo la fede in Cristo porta alla redenzione. L'opera redentrice
incorporazione in Cristo e per questo Paolo utilizza l'espressione Corpo di
Cristo in riferimento alla Chiesa. La redenzione consiste nel salvare l'uomo che
viene salvato con l'incorporazione in Cristo. La redenzione una relazione intima
tra l'uomo e Dio.) Vediamo ora l'aspetto cristologico del termine Corpo.Paolo non
prende questa immagine dall'AT ma da testi del mondo antico:lApologo di Menenio
Agrippa sullo Stato come corpo ed i cittadini come membra. Lo Stato non sostituisce
i singoli e deve occuparsi del bene comune. Paolo focalizza questo concetto non
limitandosi al solo aspetto sociale ma affermando che i cristiani sono Cristo nel
suo corpo: Siete corpo e membra di Cristo, ciascuno per la propria parte, 1Cor
12, 27.In 1Cor 12, 12 si legge: Come il corpo uno e tutte le membra sono un
corpo, cos anche Cristo. Paolo parla di Cristo e non della Chiesa, come in realt
ci saremmo aspettati. Parla del Corpo di Cristo poich si diviene Corpo di Cristo
per l'intima relazione con Lui, l'incorporazione, che si realizza con il battesimo.
Con Rm 12, 4 -4 vediamo come l'incorporazione con Cristo implica l'apertura verso
l'altro. Qui vi sono espressi gli elementi per l'esperienza della Chiesa come
comunione: la Chiesa valorizza ogni vocazione pur nella diversit, Siamo membra
gli uni degli
altri. L'unit non fatta da una convergenza di singoli ma
costruita dall'Incorporazione a Cristo.Paolo fa un'identificazione mistica tra
Cristo e la Chiesa. Quando Cristo parla a Saulo si riferisce alla Chiesa: Perch
che si dice della Chiesa si pu dire anche di Cristo.ATANASIO: noi che proveniamo
da ununica fonte, Cristo, avendolo in noi stessi, diventiamo un solo corpo.ILARIO:
sottolinea lunione tra la Chiesa e Cristo a tal punto, che la Chiesa Cristo
poich la mantiene in s mediante il mistero del suo corpo.AGOSTINO: Chiesa come
comunit eucaristica.CIPRIANO: non ha Dio come padre chi non ha la Chiesa come
madre.IRENEO: riferendosi a 1Tim 3, 14-15: Voglio che tu sappia come comportarti
nella casa di Dio che la Chiesa del Dio vivente colonna e sostegno della verit
vede la Chiesa come servizio alla verit. Dov la Chiesa lo Spirito di Dio. La
Chiesa visibile, mistero trinitario presente e operante, riunita attorno al
Vescovo garante di verit e di fede mistero.Alcuni Padri propongono la Chiesa
attraverso varie immagini: Chiesa come sposa di Cristo, santa e peccatrice; Chiesa
Madre: genera attraverso il dono della parola e dei sacramenti, che fanno crescere
i figli nella fede;chiesa mistero della luna: il rapporto sole-luna come il
rapporto sole-Cristo. Come la luna risplende nelle tenebre, cos la Chiesa
risplende nelle tenebre del mondo e come la luna ha fasi alterne cos la Chiesa. LG
la luce di Cristo che risplende nel volto della Chiesa. Limmagine della luna
esprime la relativit della Chiesa a Cristo; Chiesa come unica veste senza
cuciture: per Cipriano prefigurazione dell'unit della Chiesa. Alcuni cristiani
hanno apostatato sotto persecuzione, Lapsi. I rigoristi novaziani si oppongono al
loro rientro.Cipriano riammette i lapsi difendendo lunit della Chiesa, di cui il
garante il Vescovo. I Vescovi insieme al loro capo il Vescovo di Roma formano un
corpo episcopale. Il Vescovo governa con una responsabilit comunionale che
condivide con tutti i vescovi. Qui Cipriano parla di tunica e insiste sul primato
del Vescovo di Roma; Chiesa come vascello che naviga le onde del mondo e non
affonda perch il nocchiero Cristo stesso. La barca sorretta dallalbero
maestro. La rete lespressione della Chiesa missionaria che raccoglie. Lancora
segno di salvezza. Attraverso la pesca lamo della parola ci permette di essere
tirati fuori dal male (mare). Arca di No che immagine della Chiesa. Cipriano
dice che fuori della Chiesa non c salvezza. La Chiesa come barca di Pietro
condotta da Cristo (Lc 5,3).Luso di queste immagini simboliche permette di
chiarire il mistero della Chiesa. Prendendo queste immagini tutte insieme, e non
una per una, potremmo scoprire questo mistero fino in fondo. Credo la ChiesaPer
entrare nel mistero della Chiesa necessario latto di fede che effetto e causa
dellaspetto comunionale. La Chiesa ha unorigine eterna e trascendente,
trasmette nel tempo i doni del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. La Chiesa
un mistero con le sue incomprensioni. ? un mistero di verit e di grazia nel e per
latto di fede. Noi crediamo una realt complessa con elementi opposti, visibili ed
invisibili (complectio oppositorum) che il credente in grado di scoprire
attraverso la fede. La Chiesa madre perch genera la fede con cui l'uomo penetra
la Chiesa stessa. Latto di fede distingue il credente dagli altri uomini.DE LUBAC
riconosce una realt complessa della Chiesa: umana-visibile e divina invisibile.
Nel credo la Chiesa (in greco: eis ecclesia) la Chiesa entra come oggetto di fede
ma presuppone anche la Chiesa come soggetto di fede. La fede nello Spirito che
opera nella Chiesa e per mezzo di essa. Nel credo la Chiesa oggetto di fede in
quanto accettiamo e proclamiamo la fede in Dio uni-trino. La Chiesa deve essere
creduta ma anche credibile poich essa inseparabile dalla testimonianza. Io non
credo la Chiesa come realt ipostatica ma credo nello Spirito che anima la Chiesa
per questo nel credo essa attribuita allopera dello Spirito. La Chiesa luogo
dell'incontro tra Dio e l'uomo ed segno e sacramento di questa realt. Essa,
inoltre, tra il gi che possiede (parola, sacramenti) ed il non ancora. La
Chiesa opera divina ma non persona divina e lopera di Dio non si esaurisce
nell'opera in essa. LG 5 definisce la Chiesa Inizio e germe del regno. Questa
affermazione permette di vedere come il regno sia una realt pi ampia della
Chiesa.Quando affermo il credo la Chiesa, lo faccio parlando alla prima persona
singolare ma entro in un noi ecclesiale poich la fede non qualcosa di
personale. All'interno del noi vi il mio io. Chi crede non lo fa da solo, chi
crede accolto da una comunit che lo accompagna fino alla fine dei suoi giorni.
Raner descrive la Chiesa come comunit legittimamente stabilita nella costituzione
sociale, nella quale la rivelazione di Dio come comunicazione di s stata data
lorganismo sociale serve allo Spirito che opera in essa. Questa unione ipostatica
del verbo incarnato analoga alla dimensione umana e divina della Chiesa. Anche
Agostino (vedi foglio testo 4) parla della duplice dimensione terrena ed eterna
della Chiesa. Agostino fa una parafrasi di un testo di S. Paolo del NT. Una Chiesa
nella fede(terrena) e una nella visione (celeste). La prima simboleggiata
dallapostolo Pietro (Chiesa istituzionale), laltra da Giovanni (che descrive i
misteri della fede con la sua riflessione teologica es. Apocalisse). La Chiesa non
trascende la storia ma vive la storia fino alla fine del mondo, il compimento
dellaltra differito alla fine del mondo, ma, nel mondo futuro non avr termine.
La Chiesa un organismo vivo. Nella Chiesa non c identificazione tra segno e
realt perch peregrina e va verso la pienezza escatologica.12) ECCLESIA EX
TRINITATE: IL DISEGNO SALVIFICO UNIVERSALE DEL PADRE (LG 2), LA MISSIONE DEL FIGLIO
(LG 3) E LA MISSIONE DELLO SPIRITO (LG 4). LA CHIESA ED IL REGNO DI DIO (LG 5)La
Chiesa prende il via dallamore trinitario, dalla decisione assunta dalla Trinit
di autocomunicarsi alluomo e di farlo attraverso lesperienza ecclesiale. (LG 24). La Chiesa adunata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,
strutturata a immagine della Trinit e va verso il compimento trinitario della
storia. La Chiesa esce dal Padre entra nella storia attraverso Cristo e lo Spirito
permette alla Chiesa di ritornare al Padre (exitus et reditus): la Chiesa viene
dall'alto ed in cammino verso l'alto. La Trinit, quindi, fonda la Chiesa come
mistero tra gli uomini. LG 1 2- Missione del Padre. Leterno Padre per libera
scelta e per la sua infinita bont, rivelando il suo volere salvifico, ha creato
luniverso e ha deciso di elevare gli uomini a partecipare della sua vita divina
entrando in comunione con Lui. Cristo il primogenito di una moltitudine di
fratelli: gli appartenenti alla Chiesa. Coloro che credono, Cristo li ha voluti
convocare nella Chiesa, la quale, gi prefigurata fino allorigine del mondo (Gen
1; 2; il diluvio) , preparata nella storia del popolo di Israele e nellantica
alleanza, istituita in questi ultimi tempi e manifestata dalleffusione dello
Spirito Santo, avr il glorioso compimento alla fine dei secoli. Anche lavvento
della Chiesa legata al Padre in prospettiva storico salvifica.Et della Chiesa
(Agostino, Esposizioni sui Salmi, 128,2)Antica la Chiesa, da quando vi furono i
santi nel mondo vi fu la Chiesa sulla terra. Questo testo interpretato alla luce
dello sviluppo del progetto di Dio, tutto viene riletto in chiave cristologica, i
giusti sono gi prefigurazione della Chiesa, chi ha avuto fede in Dio ha gi fatto
esperienza della Chiesa. La Chiesa precede Israele. Il Vangelo stato annunciato e
si sono moltiplicati senza numero (senza discriminazioni) nella Chiesa: coloro che
credettero, i santi, i giusti (coloro che vivono la realizzazione piena della
volont di Dio) e gli
ingiusti.Il Padre Crea ed ha predestinato tutti ad essere conformi con il Figlio:
malgrado il peccato originale c' unit fra creazione e redenzione. La Chiesa
vista in modo universale. La Chiesa partecipazione storica dellunit della
Trinit e questo dinamismo va dalla creazione alla parrusia. Lo Spirito Santo colma
il vuoto lasciato dalla partenza di Ges e nella Pentecoste diventa un dono
personale concesso a tutti ma ad ognuno. LG 1 3- Missione del Figlio. Il Padre
realizza il suo piano salvifico nella pienezza dei tempi ma ha mandato suo Figlio
nel quale ci aveva eletti, fin dalle origine del mondo, ad una filiazione adottiva
(nella carne) ma come veri figli di Dio Padre. Tutte le cose hanno un senso perch
sin dalla loro creazione sono state fatte in vista di Cristo. Per la volont del
Padre Cristo ha portato sulla terra il regno rivelandocene il mistero. La Chiesa
il regno di Cristo gi misteriosamente presente come segno e non in modo pieno
poich una realt in continua crescita. Il 5 della LG spiega quanto annunciato
nel paragrafo 3. Il regno comincia a splendere nelle parole, nelle opere e nella
presenza di Cristo. Il mistero della Chiesa si manifesta nella sua fondazione che
avviene con l'annuncio del regno il quale si rende presente nelle opere, nelle
parole e nella persona di Cristo. L'esperienza del regno continua nella Chiesa che
cresce. La Chiesa annuncia il regno e lo realizza. Sulla terra la Chiesa germe ed
inizio del regno: nel germe c' la potenzialit della vita che si sviluppa. Il
regno di Dio, cos, cresce lentamente. Inizio e crescita sono simboleggiate dal
sangue e dallacqua che escono dal costato di Cristo e sono prefigurate dalle
parole di Cristo circa la sua morte in croce. Dal costato di Cristo sono scaturiti
il battesimo e leucaristia. La LG non identifica la Chiesa con il regno di Dio: la
Chiesa terrena cresce, in cammino verso la pienezza de regno che non si realizza
su questa terra. Il regno di Dio la sovranit spirituale riconosciuta a Dio, la
relazione con Dio, la sequela di Cristo. Esso include Dio ed il rapporto con
l'uomo ed diverso dalla Chiesa perch essa una realt ridotta, parte del
regno. Con Cristo si fa esperienza del regno ma in modo ridotto.La Chiesa nasce
come comunit dei riconciliati con Dio. Per Paolo Cristo il vero Agnello, ogni
volta che si celebra leucaristia si (rinnova) la redenzione. La Chiesa celebra
leucaristia e nasce dalleucaristia. La Chiesa fa leucaristia e leucaristia fa
la Chiesa.LG 4- Missione dello Spirito. Quando il Figlio ebbe compiuto lopera che
il Padre gli aveva affidato da attuare sulla terra, fu mandato a Pentecoste lo
Spirito Santo. Come il Padre per il Figlio viene alluomo cos luomo, per il
Figlio, attraverso lo Spirito, torna al Padre. Lo Spirito santifica la Chiesa in
permanenza, la vivifica e dimora in essa. Qual' l'opera dello Spirito? Lo Spirito
anima e suscita la fede, il principio vitale e permette lo sviluppo della vita
interiore. Mediante lo Spirito si apre ai credenti laccesso al Padre. Questo lo
Spirito che da la vita sorgente di acqua zampillante per la vita eterna. Lo
Spirito abita nel cuore dei fedeli come in un tempio e intercede per noi. Lo
Spirito suscita la preghiera e guida la Chiesa verso la verit tutta intera, verso
Cristo. L'unit della Chiesa frutto dello Spirito infatti la unifica nella
comunione e nel servizio (mistero di unit e di amore che la missione della
Chiesa) mediante i doni carismatici e gerarchici. La Chiesa, proprio perch
fedele al suo Signore ed animata dallo Spirito, semper reformanda est. Lo
spirito e la Chiesa attendono il compimento definitivo e la venuta dellescaton.
Cos la Chiesa appare come il popolo radunato nellunit del Padre del Figlio e
dello Spirito Santo (San Cipriano). Come l'uomo immagine di Dio, cos la Chiesa
deve essere epifania della vita trinitaria. Dio Uno e Trino si manifesta attraverso
Cristo e nell'opera della Chiesa. LG 5- Il regno di Dio comincia a splendere agli
occhi degli uomini nelle parole, nei gesti e nelle azioni di Cristo. Anche i
miracoli provano che il regno gi avvenuto sulla terra. Il regno di Dio si
manifesta soprattutto in Cristo. Lesperienza del regno di Dio continua nella
Chiesa. La prima cosa che la Chiesa chiamata a fare lannuncio di questo regno
di cui lei germe e inizio. La chiesa germe in un dinamismo di crescita ed
anela al regno perfetto e con tutte le forze spera di unirsi con il suo re nella
gloria.Il regno di Dio indica la sovranit spirituale che viene riconosciuta a Dio
ma soprattutto accogliere la relazione con Dio, la sequela di Cristo, il
rapporto di Dio con luomo e la sua Signoria sulla vita delluomo.La chiesa deve
essere unepifania, una manifestazione della vita trinitaria. La Chiesa ex
trinitate e de trinitate. I primi numeri della LG rispondono su che cos la
chiesa, da dove viene e dove va.Bruno Forte: la Chiesa del concilio in continuit
con le scritture e con i Padri ed icona della trinit.Unit ecclesiale, immagine
dellunit trinitaria. (Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni) Testo 5 13
14Dopo la resurrezione e lascensione Cristo ha mandato lo Spirito Santo. La
predicazione avviene grazie al dono dello Spirito che permette di parlare a tutte
le genti, e attraverso lo Spirito coloro che sentono la predicazione si convertono.
Tutti vendevano i propri beni affinch nessuno fosse povero. Agostino parte da una
comunit unita per parlare della Trinit: Padre, Figlio e Spirito Santo sono una
cosa sola. La fonte dellunit tra tutte le genti Dio. La carit di Dio riversata
nei nostri cuori permette di fare di molti cuori un cuore solo. Tanto pi il Padre
il Figlio e lo Spirito, quindi, saranno un solo Dio.La Chiesa vaso dello Spirito
Santo ( Ireneo di Lione, Contro le eresie)Ireneo mostra come la predicazione della
Chiesa sempre fedele a se stessa. Noi riceviamo questa fede dalla Chiesa ed
ispirata dallo Spirito. Alla Chiesa stata affidata la comunione con Cristo, che
lo Spirito, nella chiesa infatti Egli ha posto tutti i doni e carismi. Dov la
Chiesa lo Spirito di Dio. Lo spirito garantisce lesperienza della Chiesa, dove
non c lo Spirito lopera di Dio non continua e la Chiesa sarebbe solo
unassociazione. Lopera dello Spirito Santo nella Chiesa (Agostino, Discorsi)
Agostino fa riferimento alla metafora del corpo che Paolo presenta nella lettera ai
Corinzi. Cos, dice Agostino, la Chiesa di Dio. E' lo Spirito che in alcuni
compie i miracoli in altri guarigioni ecc. (carismi). Questi sono tutti doni dello
spirito per il bene comune.La luce di Dio ci viene comunicata solo dalla Chiesa
( Ireneo di Lione, Contro le eresie) 12 Apertura universalista della Chiesa. Unica
per e identica la fede. La salvezza per tutto luomo. La luce di Dio viene
attraverso la parola e portata agli altri che sono nelle tenebre.Questo indirizzo
storico salvifico della Chiesa stata voluta dal Concilio Vaticano II. Lettura LG
2 4 5 6 7 8.13) ECCLESIA DE TRINITATE. LA CHIESA ICONA DELLA TRINIT: POPOLO DI
DIO (LG 9), CORPO DI CRISTO (LG 7) E TEMPIO DELLO SPIRITO (LG 4B; 6D; 17). IL
MISTERO TRINITARIO FONDAMENTO DELLA COMUNIONE ECCLESIALE. COME DEVE ESSERE INTESA
L'AFFERMAZIONE SUBSISTIT IN (LG 8)? LA CHIESA UNA, LE FERITE DELL' UNITA' E
L'ECUMENISMO (LG 15)Lo Spirito la fonte che assicura la santit e l'unit della
Chiesa; inabita nella Chiesa; la persona tempio dello Spirito; guida la Chiesa
verso la verit tutta intera.La comunione tra i membri donata dallo Spirito che
permette ai fedeli di essere uniti. La Chiesa mistero di comunione, lo spirito la
costruisce la edifica e la dirige. lo Spirito che suscita i carismi e li
arricchisce con i suoi frutti. Lo Spirito rinnova la Chiesa e la ad essere sposa di
Cristo. La Chiesa intera appare come il popolo radunato nel nome del Padre del
Figlio e dello Spirito Santo (Cipriano). Ciascuna delle persone della Trinit
imprime la sua orme nella Chiesa. La Chiesa icona della Trinit. Padre e ChiesaIl
Padre all'origine della convocazione del popolo con cui fa l'Alleanza.La Chiesa
protesa verso il Padre, Lo contempla in attesa del suo compimento. Tutta la
liturgia della Chiesa rivolta al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo.
La preghiera eucaristica rivolta al Padre. La Chiesa parte dal momento storico di
Cristo e dal suo mistero Pasquale. Lo Spirito quello della vittoria sul peccato e
sulla morte, lo Spirito della resurrezione. L'ecclesia de Trinitate perch
trae origine dalla Trinit, in Trinitate perch vive nella sostanza questa
azione trinitaria ed ad Trinitate perch va verso la Trinit come la sua stella
polare.Il risultato della convocazione trinitaria il popolo di Dio che nel NT si
esprime come corpo di Cristo e tempio dello Spirito. LG 6 vengono riprese immagini
dell'AT poich il concilio vuole mostrare che lintima natura della Chiesa, il suo
mistero, si fa conoscere con immagini varie.Nella LG 6-7 non appare la nozione di
popolo di Dio. Philip dice che lespressione popolo di Dio non si pu applicare
alla Chiesa come similitudine perch molto di pi lessenza stessa di essa. Non
pi figura ma piena e totale realt. Il popolo di Dio la Chiesa stessa
considerata nel suo percorso storico. Nel post-concilio stata lespressione pi
usata e pi male interpretata.Chiesa corpo di CristoLG7 Chiesa come corpo di
Cristo. La prima parte riprende la teologia di Paolo con riferimento al battesimo e
alleucaristia. La seconda parte fa riferimento alle lettere della prigionia di
Paolo in cui c' una visione universalistica della Chiesa e dove Cristo
presentato come capo del corpo. Il Concilio vuole integrare alcune lacune e
riduzioni che la Misticis Corporis (Pio XII 1943) ha subito
nel corso del tempo: innanzi tutto si fa un riferimento alleucaristia, la cui
centralit fonda lesperienza di una comunit che Corpo di Cristo. Tra lXI e il
XIV sec. limmagine di Chiesa come corpo viene intesa solo come societ corporativa
il cui capo il Papa. In seguito, durante la controriforma la Chiesa
considerata solo nell'aspetto di societ visibile. Nella Misticis Corporis viene
corretta questa visione infatti c gi un riferimento alla categoria spirituale
del Corpo mistico per la quale Cristo fonda e sostenta la Chiesa.La LG7 rimedia a
queste riduzioni, si ispira alla Misticis Corporis e ne fa una piccola sintesi. C
una stretta relazione tra il mistero eucaristico e la Chiesa (1Cor 10). lo
Spirito che anima questo corpo. Attraverso i sacramenti Cristo comunica la sua vita
misteriosamente ma realmente e realizza uno stretto rapporto con il Corpo.
Attraverso leucaristia, infatti, entriamo in comunione con Lui e tra di noi. Tutte
le membra del corpo umano formano cos un solo corpo in Cristo. Allinterno della
comunit cristiana lo Spirito garante della comunione. Viene anteposta lazione
dello Spirito a quella di Cristo capo. Non c antagonismo tra lazione del Cristo
e dello Spirito nella Chiesa. La conformazione a Cristo illumina la Chiesa nelle
persecuzioni che subisce. Cristo ama tutta la Chiesa. Il principio vitale
dell'anima del corpo paragonato allo Spirito della Chiesa Questo numero mette in
evidenza la dimensione Cristologica ed eucaristica della Chiesa. Assolutizzando la
metafora Chiesa- corpo di Cristo potremmo arrivare ad identificare Cristo con la
Chiesa.Per evitare questo si ricorre ad altre metafore, ad esempio: Chiesa tempio
dello Spirito.Chiesa tempio dello SpiritoQuesta un'immagine presente
dellepistolario paolino. Essere tempio dello Spirito significa essere luogo della
presenza dello Spirito. Questo Paolo lo dice per ogni battezzato e per la Chiesa
insieme. La LG 4 mostra lazione vivificante dello Spirito nella Chiesa cos come
in Ad Gentes 4 lo Spirito spinge la Chiesa alla missione.A livello teologico il
filo rosso della LG la Chiesa come mistero e sacramento. La comunione indica il
modo in cui la Chiesa interpreta se stessa fin dalla prima comunit di Gerusalemme.
La Chiesa allinizio vive la sua dimensione profonda di missione e di comunione.
Solo in seguito nasce la riflessione della Chiesa su se stessa anche per mantenere
la sua identit. Il mistero permette di vedere la Chiesa legata alla Trinit: essa,
nel suo DNA, icona della Trinit. Cos si affianca il concetto di comunione, come
vincolo di unione tra Vescovi e fedeli, Vescovi e vescovi, etc.). Agostino chiama
communio sia la Chiesa universale sia la Chiesa locale, perch anche nella Chiesa
locale vi tutto il mistero della Chiesa. Quando si parla di comunione di santi si
dice che c' una comunione fra i cristiani che travalica il tempo poich riguarda
anche la Chiesa celeste. eucaristico il fondamento della comunione ecclesiale.
LG8. La realt della Chiesa un'unica realt complessa che insieme umana e
divina. Questa unica Chiesa di Cristo, organizzata nel mondo come societ, sussiste
nella chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai Vescovi che sono
in comunione con lui. L'unica Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica.
Esiste, quindi, una sola Chiesa di Cristo che nel simbolo indichiamo come santa
cattolica e apostolica. In questo sussistit in si richiama la singolarit e non la
molteplicit della Chiesa. Alcuni vi vedono la possibilit di riconoscere che la
Chiesa di Cristo sia anche nelle Chiese che nel tempo si sono separate da Roma e
che, quindi, anche in esse ci siano elementi di verit e di santificazione. La
Chiesa di Cristo pu essere incontrata nella Chiesa cattolica ma molti elementi di
santificazione e di santit si possono incontrare nelle altre Chiese. In esse ci
sono, per, solo elementi della Chiesa ma non la Chiesa nella sua interezza.Chiesa
popolo di DioLG 9 ripercorre le tappe di convocazione del popolo. C un a
continuit nella differenza tra il popolo dellantica e quello della nuova alleanza
(1Pt 2, 9-10 brano centrale commentato in LG 10). Tutti credenti in Cristo sono
stirpe eletta. I membri di questo popolo hanno la dignit dei figli di Dio, nel
cuore dei quali dimora lo Spirito come in un tempio. Questo popolo messianico per
tutta lumanit e germe di unit di speranza e di salvezza.Lo statuto ha 4
articoli:il capo Cristo;libert e dignit dei figli di Dio (condizione);Dio
amore (legge);Regno di Dio (finalit).La salvezza avviene attraverso questo piccolo
gregge che ha il compito di orientare. La Chiesa protesa all'esterno: Cristo il
capo anche di chi non nella Chiesa. La Chiesa luce e sale nel mondo. La parte
finale di LG 9 mostra che il popolo antico e nuovo ecclesia ma il nuovo
acquistato dal sangue di Cristo.LG 10,11,12, 13: sacerdozio ministeriale e comune.
14) IL VOLTO COMUNIONALE DELLA CHIESA: IL FONDAMENTO EUCARISTICO DELLA COMUNIONE
ECCLESIALE. LA CHIESA LOCALE E LA CHIESA PARTICOLARE. LA COMMUNIO FIDELIUM NELLA
CHIESA PARTICOLARE E LA CHIESA UNIVERSALE COME COMMUNIO ECCLESIARUM.Nella
celebrazione eucaristica la Chiesa attinge alla fonte della sua pi intima unit e
i credenti, partecipando realmente nel corpo del Signore, sono elevati alla
comunione con lui e tra di loro, mostrando concretamente l'unit del popolo di Dio.
La bella espressione di De Lubac " L'eucaristia fa la Chiesa" deve essere compresa
nella prospettiva trinitaria. L'eucaristia forma la Chiesa come popolo di Dio ,
corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo. nella celebrazione della santa
eucaristia il mistero della comunione trinitaria s'immette nella nostra storia,
radunando e modellando il popolo dei credenti secondo la sua unit.Per meglio
comprendere questo basta pensare alla struttura della liturgia: Il Padre vi appare
sempre come il principio a quo e il termine ad quem dell'azione liturgicosacramentale. A Lui, infatti rivolta tanto la preghiera iniziale quanto la lode
conclusiva . Il Figlio incarnato Ges Cristo, a sua volta, vi appare come colui
per mezzo del quale compiuta l'azione sacramentale. Lo Spirito Santo, infine la
persona divina nella cui presenza essa si compie hic et nunc.Questa dottrina gi
presente in San Paolo che insiste nel mettere in evidenza il carattere fondativo
dell'eucaristia riguardo alla comunione ecclesiale. E' la comunione alle realt
sante che introduce nella "communio sanctorum" ( La formula include l'idea della
comunione alle cose sante e quella della comunione tra le persone sante. Nel
Medioevo si aggiunge anche il senso dell'unione della Chiesa pellegrina con la
Chiesa celeste).Ci risulta all'evidenza in Cor 10,16s: la comune (Koinonia)
partecipazione al corpo e al sangue di Ges Cristo introduce nella comunione con
Lui e tra di noi. Questa partecipazione d il fondamento all'unit nell'unico corpo
di Cristo, che la Chiesa. Mediante la comunione al corpo e al sangue del Signore
la Chiesa diventa, al tempo stesso communio. A partire dalleucaristia la Chiesa si
manifesta nella sua finalit di essere sacramento della koinonia trinitaria e la
"dimora di Dio con gli uomini". Dall'eucaristia la Chiesa introdotta nellut sint
unum trinitario, che stato la suprema preghiera di Cristo. Il mistero dell'unit
divina trova una meravigliosa espressione nella celebre "Icona della Trinit" di
Rublev, dove i tre sono mostrati come i concelebranti di una divina liturgia e
tutti insieme rendono presente alla Chiesa la Pasqua eterna.La Chiesa localeNel
Nuovo Testamento il termine Chiesa indica l'intero popolo di Dio, sparso su tutta
la terra e radunato nel nome del Padre e del Figlio suo Ges Cristo (I termine
ekklesia compare 19 volte, di cui 17 in San Paolo. Ma negli scritti deuteropaolini
il significa Chiesa assume anche dimensioni che sorpassano la terra e la storia).
Esso,per, indica pure l'assemblea in atto, la riunione dei cristiani per la
celebrazione del servizio liturgico, dell'eucaristia. Nelle lettere di San Paolo la
Chiesa a Tessalonica oppure a Corinto o a Roma, ma sempre l'unica Chiesa a
rendersi presente nelle singole comunit. A questa communio, che localmente
situata e ha la sua fonte e il suo massimo luogo espressivo nella celebrazione
eucaristica, si d anche il nome di Chiesa locale. E' necessario precisare che il
riferimento al luogo, nel nostro caso, non s'intende solamente uno spazio
territoriale bens anche, e soprattutto, uno spazio umano e culturale. La Chiesa,
infatti, al tempo stesso Ecclesia de Trinitate ed Ecclesia ex hominibus. L'opera
del Dio trinitario si compie in e attraverso forme e modelli vari di rapporto
sociale, che sono del tutto umani. Sorvolare su questa complessit del mistero
ecclesiale comporterebbe il rischio di intendere la Chiesa come un'entit astratta,
posta fuori dal mondo. Se invece si considera la prospettiva che la Chiesa non
soltanto il frutto della libera iniziativa del Dio trinitario attuata per mezzo
della parola e della grazia, ma anche il risultato della libera risposta suscitata
da quella Parola e da quella grazia, allora non si pu trascurare il fatto che ogni
uomo risponde a Dio all'interno di una comunit di uomini che vivono in un luogo,
in un tempo e in una cultura ben precisi e determinati. Giovanni Paolo II nel
discorso ai cardinali e alla curia romana del 1984, nella sua riflessione inserisce
alcuni elementi costitutivi di una Chiesa locale, ossia la parola di Dio, i
sacramenti e l'eucaristia. Egli dice che la parola di Dio giunge all'uomo sempre in
parole umane, trasmessa all'interno di una cultura e solo cos essa diventa e
crea storia. Ci vale anche per i sacramenti e per l'eucaristia, i quali non sono
solo mirabilia Dei , ma si radicano nell'antropologia,
esprimendo la profondit del senso religioso dell'uomo, nonch nella sua stessa
creazione. In questo senso lhumanum entra nella costituzione di una Chiesa locale.
Questo dunque il modo di intendere la Chiesa non solo come luogo topografico ma
in senso antropologico e culturale. Essa un luogo concreto riferito, per, a uno
spazio umano o culturale particolare. E' il luogo a partire dal quale si realizza
la cattolicit o luniversalit della Chiesa. I testi del Vaticano II usando il
termine Chiesa locale, lo affiancano, a volte alternativamente, a volte come
sinonima, all'espressione "Chiesa particolare".Chiesa particolareL'espressione
"Chiesa particolare" designa una Chiesa retta da un vescovo cooperato dal suo
presbiterio e, perci, la diocesi. Questa definizione deriva dalla Lumen Gentium n.
23 e poi ripresa dal decreto Cristus Dominus al n. 11, che tratta del ministero
pastorale del vescovo. Anche il Diritto Canonico usa questa stessa terminologia per
definire il termine "diocesi". Sull'espressione Chiesa particolare, il Vaticano II
porta l'attenzione su due elementi precisi: la populi Dei portio e la persona del
vescovo, strettamente congiunta alla realt del presbiterio, cui essa affidata.
San Cipriano affermava a questo proposito "La Chiesa formata dal popolo unito al
suo vescovo e dal gregge che resta fedele al suo pastore".Nel testo non si fa
menzione del territorio, questo ci aiuta a capire, che nonostante l'etimologia
greca, la non un distretto amministrativo della Chiesa universale. Essa, invece,
una comunit nella quale sono in primo piano i rapporti personali tra una
comunit di battezzati che professano la stessa fede cattolica e il suo pastore.
Egli, quale principio e fondamento visibile della communio di questa porzione del
popolo di Dio, rende la stessa un soggetto ecclesiale. Il teologo Legrand tuttavia,
mette in evidenza che la territorialit, legata anche a dei confini geografici, ci
fa capire che la Chiesa particolare non un "club" legato magari ad una
particolare categoria sociale, ma una vera soprattutto non una circoscrizione
della Chiesa Universale, come una regione per uno stato. Il termine portio, usato
dal Concilio tralasciando volutamente partem, dice che la Chiesa particolare la
presenza e la manifestazione integrale del mysterium Ecclesiae . questo esserci
della Chiesa tutta nella Chiesa particolare fa s che questa sia veramente Chiesa.
E' precisamente questo il mistero della Chiesa particolare: il mistero della
presenza del tutto nella parte, pur restando quest'ultima parte del tutto.
Riassumendo possiamo affermare che gli aggettivi "locale" e "particolare" servono a
qualificare la concreta realizzazione della Chiesa. Il primo dice che la Chiesa di
Cristo sempre chiesa che si realizza in un luogo, ossia uno spazio umano; il
secondo specifica che ogni realizzazione locale non divide e non moltiplica la
Chiesa giacch ciascuna da intendersi non gi come pars in toto bens come pars
pro toto.Le condizioni perch questo avvenga sono enumerate nella Christus dominus
n. 11, ossia: la docilit all'azione dello Spirito, l'accoglienza del vangelo, la
celebrazione dell'eucaristia e la presenza del ministero della successione
apostolica.Quindi gli elementi costitutivi della Chiesa particolare sono:"Ecclesia in Spiritu Sancto congregata": lo Spirito Santo convoca la Chiesa agendo
nella Parola e nel sacramento.- "Ecclesia per evangelium congregata": la Chiesa
comunit che si raccoglie attorno all'annuncio del vangelo. Esso costitutivo
della Chiesa.Dalla risposta all'annuncio apostolico del vangelo nasce la Chiesa,
come avverte Sant'Agostino "Hanno predicato la parola della verit e hanno generato
le Chiese"- " Ecclesia per eucharistiam congregata" : insieme con la parola del
vangelo, la celebrazione dell'eucaristia l'altra grande azione che, vitalizzata
dallo Spirito, costruisce la Chiesa come in un "luogo" determinato. Essa fonte,
centro e culmine di tutta la vita cristiana. Nella communio realizzata attorno alla
mensa eucaristica veramente presente il mistero dell'unica Chiesa di Cristo.
Sicch l'ecclesiologia eucaristica conduce direttamente all'ecclesiologia della
Chiesa locale e della Chiesa particolare.- "Ecclesia episcopo cum cooperatione
presbyterii pascenda concredita": il Vescovo ministro della Chiesa nella sua
edificazione sulla parola di Dio e sulla eucaristia.La communio fidelium nella
Chiesa particolareLa funzione episcopale, essenziale per la costituzione della
Chiesa, posta nel cuore della Chiesa particolare per essere centro visibile della
sua unit. Al vescovo affidata la comunit dei fedeli con le sue ricchezze
spirituali perch tutti vivano e operino in comunione caritatis. Collocato nel
cuore della sua Chiesa, il vescovo assicura e tutela le diversit, conservandole
tutte nell'unit. Tra i vescovi e i presbiteri esiste una singolare relazione
fondata sul sacramento dell'ordine sacro. E' la communio sacerdotalis , costituita
dai vincoli sacramentali.Nel quadro della communio fidelium all'interno della
Chiesa particolare ha una particolare rilevanza la ridefinizione del rapporto tra i
pastori e i fedeli laici alla luce di alcuni principi dal Concilio Vaticano II. Ne
ricordiamo almeno due. Il primo si trova all'inizio del capitolo quarto della Lumen
Gentium n. 30, dedicato appunto ai laici. Vi si legge che " i sacri pastori
....sanno di essere stati istituiti da Cristo, non per assumersi da soli tutta la
missione salvifica della Chiesa verso il mondo". Il secondo presente nel decreto
sull'attivit missionaria " la Chiesa non realmente costituita, non vive in
maniera piena e non segno perfetto della presenza di Cristo tra gli uomini, se
alla gerarchia non si affianca e collabora un laicato autentico. Non pu infatti il
Altro segno i "dittici" sui quali erano scritti i nomi dei martiri, dei vescovi e
dei benefattori con cui si era in comunione. Un richiamo a questa prassi era
presente pure nell'intercessione per i vescovi delle altre chiese durante la
preghiera eucaristica: in tal modo si evidenziava che la sinassi eucaristica era
come luogo generativo della communio Ecclesiarum. Anche le "lettere di comunione"
che, erano date dall'autorit ecclesiastica e testificavano l'appartenenza di un
individuo alla comunione cattolica, permettendo cos la sua ammissione
all'eucaristia in un altro luogo, erano segno sicuro della communio Ecclesiarum.La
communio Ecclesiarum o la comunione universale della Chiesa di Dio , infatti, al
tempo stesso una realt sacramentale, perch fondata sull'eucaristia, e anche
un'istituzione giuridica, giacch l'incorporazione e l'esclusione erano sempre
fatte dall'autorit. Cos strutturata dall'intima connessione del sacramentale e
del giuridico, la communio Ecclesiarum ha come momento emergente la comunione dei
vescovi di ogni Chiesa particolare, a sua volta fondata nel legame che
singolarmente tutti li congiunge nel collegio episcopale cui, unitamente al suo
capo, affidata la cura della Chiesa universale.L'unit dell'eucaristia e l'unit
dell'episcopato cum et sub Petro siano la radice sacramentale-istituzionale, che
sostiene la realt della Chiesa universale quale communio Ecclesiarum e ne fanno,
insieme con le Chiese particolari, l'altro polo nel quale si manifesta il mistero
della Chiesa.La Chiesa particolare non possiede alcuna autocefalia radicale,
dovendosi, per ragioni al essa interiori, necessariamente aprire alla communio
Ecclesiarum e vivere in essa. Il teologo Komonchak afferma a tal proposito: " Il
vero confronto non pu essere tra la Chiesa universale e la singola Chiesa locale,
ma tra la Chiesa universale e la comunione di tutte le Chiese locali. In questa
prospettiva, la chiesa universale non trascende la comunione delle Chiese locali:
essa quella comunione".Una particolare forma storica della communio Ecclesiarum
sono i raggruppamenti di Chiese. Testo fondamentale in proposito quello di Lumen
Gentium n. 23 " I raggruppamenti di Chiese, salve restando l'unit della fede e
l'unica costituzione divina della Chiesa universale, godono di una propria
disciplina, di una propria consuetudine liturgica, di un patrimonio teologico e
spirituale proprio. I criteri che presiedono a tali raggruppamenti di Chiese non
sono propriamente quelli costitutivi la comminio Ecclesiarum denominata "Chiesa
universale", ma sono piuttosto criteri di tipo antropologico.15) I MINISTERI AL
SERVIZIO DELLA COMUNIONE: IL COLLEGIO EPISCOPALE: LA SACRAMENTALIT DELL'EPISCOPATO
(LG 21), IL COLLEGIO DEI VESCOVI ED IL SUO CAPO (LG 22), RELAZIONE DEI VESCOVI NEL
COLLEGIO (LG 23), LE CONFERENZE EPISCOPALI; IL MINISTERO DEI VESCOVI (LG 24), LA
FUNZIONE DI INSEGNARE (LG 25), LA FUNZIONE DI SANTIFICARE (LG 26) E LA FUNZIONE DI
GOVERNARE (LG 27); I PRESBITERI COLLABORATORI DELL' ORDINE EPISCOPALE (LG 28) E
I DIACONI (LG 29)Tra i due eventi fondamentali della risurrezione e della parrusia
del Signore Ges, il ministero episcopale ha precisamente lo scopo di servire la
Chiesa nella sua esigenza di apostolicit. In tal senso pure chiamato ministero
della successione apostolica. I dodici fatto durante la sua vita terrena e i
testimoni autorevoli della sua resurrezione. Essi hanno ricevuto da Cristo anche la
missione di essere annunciatori del vangelo al mondo intero e alla funzione
pastorale nella Chiesa, , invece, evidentemente, trasmissibile. La successione
episcopale riguarda, dunque, non la "fondazione" della Chiesa, bens la
propagazione del vangelo, la crescita e la guida pastorale della Chiesa. In questo
i Vescovi si chiamano e sono successori degli apostoli.I vescovi sono ex divina
institutione i successori degli apostoli, il Concilio Vaticano II ha insegnato pure
la sacramentalit della consacrazione episcopale, con la quale "E' conferita la
pienezza del sacramento dell'ordine" (LG n.21). Quest'affermazione una
conseguenza dell'altra riguardo all'istituzione divina della successione apostolica
e appartiene al senso del ministero episcopale, che ha lo scopo di rendere presente
in mezzo ai credenti il Signore Ges Cristo, pontefice sommo. I vescovi, infatti,
"in modo eminente e visibile, svolgono la parte dello stesso Cristo maestro,
pastore e sacerdote, e agiscono in sua persona" (LG n.21).La sacra potestas del
vescovo si caratterizza per quella partecipazione al triplice ministero di Cristo
che donata dal sacramento dell'ordine.Questi tre aspetti, o tria munera,
conferiti dall'ordinazione episcopale costituiscono un tutt'uno e sono da
per il bene comune delle Chiese".Nella Lumen Gentium n. 23 dove si parla della
comunione tra Chiese locali e Chiesa universale, si afferma " Questa variet di
Chiese locali in concorde armonia dimostra con pi evidenza la cattolicit della
Chiesa indivisa. In modo simile le conferenze episcopali possono oggi dare un
contributo molteplice e fecondo, perch lo spirito collegiale passi a concrete
applicazioni. Quindi possibile riconoscere alle conferenze episcopali un indubbio
status teologico. Il loro punto di riferimento la comunione delle Chiese locali
in una determinata regione, per la cui pastorale non necessario n opportuno fare
appello a un atto del collegio in quanto tale e, d'altra parte, non sufficiente
l'apporto di una singola Chiesa locale. Gli atti di cura pastorale sviluppati dai
vescovi all'interno di una conferenza episcopale, pur non essendo in senso stretto
atti del collegio nel suo pieno esercizio (il che richiederebbe la totalit dei
suoi membri) sono, tuttavia, atti compiuti nel collegio. L'attivit di una
conferenza episcopale, dunque, pur non essendo propriamente un'attuazione del
collegio per un'attuazione della collegialit episcopale, cio affermazione
concreta di quell'unione collegiale insita sempre nelle mutue relazioni dei vescovi
con le Chiese particolari e con la Chiesa universale.Il significato ecclesiologico
del collegio episcopale sia la composizione plurima di molti soggetti, i Vescovi,
e la loro coesione attorno ad un unico capo, il Vescovo di Roma. Questi due
elementi sono entrambi costitutivi della vita della Chiesa, ed esprimono, il primo,
la sua variet e cattolicit, il secondo, la sua indivisibile unit.Il collegio
episcopale ha il suo significato ecclesiologico, dunque, nel fatto che esso, in
quanto composto da molti, esprime la variet e l'universalit del popolo di Dio.
Per questo da alcuni anche chiamato "sacramento della communio Ecclesiarum"
(Tillard) o segno ministeriale della comunione delle Chiese.La communio episcoporum
e la communio Ecclesiarum si esprimono, dunque, e si costruiscono reciprocamente.
Ciascun Vescovo, a motivo della consacrazione episcopale e del suo inserimento nel
collegio episcopale, punto visibile di congiunzione della sua Chiesa particolare
con la Chiesa universale e di apertura su di essa; come pure punto visibile
d'irruzione dell'unica Chiesa di Cristo nella sua Chiesa particolare. Nella
comunione delle Chiese il Vescovo rappresenta la sua chiesa particolare, ma nella
sua Chiesa particolare egli rappresenta la comunione delle Chiese. Mediante il suo
ministero episcopale le portiones Ecclesiae vivono la totalit dell'una-santa e la
totalit della cattolica-apostolica presente nelle porzioni. La comunione, al
contempo episcopale e papale, l'espressione organica della struttura organica
della Chiesa, della sua unit nella cattolicit e della sua cattolicit nell'unit.
la funzione di insegnareI vescovi, con i presbiteri, loro cooperatori, "hanno
anzitutto il dovere di annunziare a tutti il Vangelo di Dio" (Presbyterium ordinis,
4), secondo il comando del Signore. Essi sono " gli araldi della fede, che portano
a Cristo nuovi discepoli, sono i dottori autentici" della fede apostolica,
"rivestiti dell'autorit di Cristo" (Lumen Gentium n. 25). L'assistenza divina
data ai successori degli apostoli, che insegnano in comunione con il successore di
Pietro, pastore di tutta la Chiesa, quando, pur senza arrivare ad una definizione
infallibile e senza pronunciarsi in "maniera definitiva", propongono, nel Magistero
ordinario, un insegnamento che porta ad una migliore intelligenza della rivelazione
in materia di fede e di costumi. A questo insegnamento ordinario i fedeli devono
"aderire col religioso ossequio dello spirito" (LG n. 25) che, pur distinguendosi
dall'ossequio della fede, tuttavia ne il prolungamento.la funzione di santificare
Il vescovo " il dispensatore della grazia del supremo sacerdozio", specialmente
nell'Eucarestia che egli stesso offre o di cui si assicura l'offerta mediante i
presbiteri, suoi cooperatori: l'eucaristia, infatti, il centro della vita della
Chiesa particolare. Il vescovo e i presbiteri santificano la Chiesa con la loro
preghiera e il loro lavoro, con il ministero della Parola e dei sacramenti. La
santificano con il loro esempio, "non spadroneggiando sulle persone" loro
"affidate", ma facendosi "modelli del gregge" (1Pt 5,3), in modo che "possano,
insieme col gregge loro affidato, giungere alla vita eterna" (Lumen Gentium n. 26).
La funzione di governare" I vescovi reggono le Chiese particolari, come vicari e
delegati di Cristo, col consiglio, la persuasione, l'esempio, ma anche con
l'autorit e la sacra potest" (Lumen Gentium n.27) che deve per essere esercitata
allo scopo di edificare, nello spirito di servizio che proprio del loro Maestro.
Tale autorit deve esercitarsi in comunione con tutta la Chiesa sotto la guida del
Papa. Il Buon Pastore sar il modello e la "forma" dell'ufficio pastorale del
vescovo. Cosciente delle proprie debolezze, "il vescovo pu compatire quelli che
sono nell'ignoranza e nell'errore. Non rifugga dall'ascoltare" coloro che dipendono
da lui e "che cura come veri suoi figli....I fedeli poi devono aderire al vescovo
come la Chiesa a Ges Cristo e come Ges Cristo al Padre" (Lumen Gentium n. 27). I
presbiteri "collaboratori dell'ordine episcopale"" Cristo, consacrato e mandato nel
mondo dal Padre, per mezzo dei suoi apostoli ha reso partecipi della sua
consacrazione e della sua missione i loro successori, cio i vescovi, i quali hanno
legittimamente affidato, secondo diversi gradi, l'ufficio del loro ministero a vari
soggetti nella Chiesa" (LG n.28). " La loro funzione ministeriale fu trasmessa in
grado subordinato ai presbiteri, affinch questi, costituiti nell'Ordine del
presbiterato, fossero cooperatori dell'Ordine episcopale, per il retto assolvimento
della missione apostolica affidata da Cristo" (Presbyterorum ordinis, 2)." I
presbiteri, pur non possedendo il vertice del sacerdozio e dipendendo dai vescovi
nell'esercizio della loro potest, sono tuttavia a loro uniti nell'onoire
sacerdotale e in virt del sacramento dell'Ordine, a immagine di Cristo, sommo ed
eterno sacerdote, sono consacrati per predicare il Vangelo, pascere i fedeli e
celebrare il culto divino, quali veri sacerdoti del Nuovo Testamento" (Lumen
Gentium n. 28).Essi "Soprattutto esercitano la loro funzione sacra nel culto o
assemblea eucaristica, dove, agendo in persona di Cristo, e proclamando il suo
ministero, uniscono i voti dei fedeli al sacrificio del loro Capo e nel sacrificio
della Messa rendono presente e applicano, fino alla venuta del Signore, l'unico
sacrificio del Nuovo Testamento, il sacrificio di Cristo, che una volta per tutte
si offre al Padre quale vittima immacolata"(Lumen Gentium n. 28). Da questo unico
sacrificio tutto il loro ministero sacerdotale trae la sua forza." I presbiteri,
collaboratori dell'ordine episcopale e suoi aiuto e strumento, chiamati al servizio
del popolo di Dio, costituiscono col loro vescovo un unico presbiterio, sebbene
destinato a uffici diversi. Nelle singole comunit locali di fedeli rendono per
cos dire, presente il vescovo, cui sono uniti con animo fiducioso e grande,
condividono in parte le sue funzioni e la sua sollecitudine e le esercitano con
dedizione quotidiana" (LG n. 28). I sacerdoti non possono esercitare il loro
ministero se non in dipendenza dal vescovo e in dipendenza dal vescovo e in
comunione con lui. La promessa di obbedienza che fanno al vescovo al momento
dell'ordinazione e il bacio di pace del vescovo al termine dell'ordinazione,
significano che il vescovo li considera come suoi collaboratori, suoi figli, suoi
fratelli e suoi amici, e che, in cambio, essi gli devono amore e obbedienza.
L'unit del presbiterio trova un'espressione liturgica nella consuetudine secondo
la quale, durante il rito dell'ordinazione, i presbiteri, dopo il vescovo,
impongono anch'essi le mani.I diaconi"In un grado inferiore della gerarchia stanno
i diaconi, ai quali sono imposte le mani non per i sacerdozio ma per il servizio"
(Lumen Gentium n. 29). Per l'ordinazione al diaconato soltanto il vescovo impone le
mani, significando cos che il diacono legato in modo speciale al vescovo nei
compiti della sua "diaconia".Il sacramento dell'ordine imprime in loro un segno che
nulla pu cancellare e che li configura a Cristo, il quale si fatto "diacono",
cio il servo di tutti. Compete ai diaconi, tra l'altro, assistere il vescovo e i
presbiteri nella celebrazione dei divini misteri, soprattutto dell'eucaristia,
distribuirla, assistere e benedire il matrimonio, proclamare il Vangelo e
predicare, presiedere ai funerali e dedicarsi ai vari servizi della carit (LG n.
29).
16) MINISTERO PETRINO (IL PRIMATO DI PIETRO, IL DOGMA SUL PRIMATO, NATURA
E CARATTERISTICA DEL PRIMATO, LA PERPETUITA' DEL PRIMATO DI PIETRO NEI VESCOVI DI
ROMA) ED IL SACRO MAGISTERO (SENSUS FIDEI: LG 12, LE VARIE FORME DI MAGISTERO, IL
MAGISTERO INFALLIBILE E L'ADESIONE DEI FEDELI AL MAGISTERO: LG 25)Il primato del
beato PietroLa costituzione Pastor aeternus (concilio Vaticano I, 18 luglio 1870),
nel primo capitolo, illustra l istituzione del primato apostolico nel beato
Pietro e condensa la dottrina cattolica nel primo canone. Distinto in due parti
esso afferma che Pietro stato costituito da Cristo come primo fra gli apostoli e
capo visibile della Chiesa sulla terra; insegna pure che il primato di Pietro da
fosse un solo gregge sotto un solo Pastore, cos la Chiesa prega, spera e opera
affinch l'immagine di Ges risplenda pi chiara in essa.Commento capitolo 16a)
Sulla base della lettera ai Romani, in questo capitolo si parla sia degli ebrei,
dal quale Ges nato secondo la carne e della particolare elezione di questo
popolo, sia dei musulmani, che professano la fede in unico Dio. Anche questi non
cristiani sono ordinati in vari modi al Popolo di Dio.b) Dio vicino anche a
coloro che, ignorando il vangelo, lo cercano con cuore sincero e cercano di fare la
sua volont attraverso il dettame della coscienza. Ma ci sono anche quegli uomini
che, ingannati dal maligno, hanno scambiato la verit divina e servono la creatura
con il Creatore. Per questo la Chiesa ricordando
il comando di Ges," Predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15), promuove
le missioni.Commento capitolo 17Questo un paragrafo missionario della Lumen
Gentium dal quale si sviluppato il decreto Ad Gentes, in particolare i capitoli
2,3 e 4. Sono citati tre brani della Scrittura che sono a fondamento dell'azione
missionaria della Chiesa: "Andata dunque e ammaestrate tutte le genti battezzandole
nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare
tutto quanto vi ho comandato"(Gv 20,21); "Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni
fino alla fine del mondo" (Mt. 28,19-20); " Avrete la forza dello Spirito Santo che
scender su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme...fino agli estremi confini
della terra"(At 1,8); Alla luce di questi brani la Chiesa fa sue le parole di San
Paolo "Guai....a me se non predicassi!"(1 Cor 9,16). La finalit della missione
della Chiesa " Implantazio Ecclesiae" . Lo Spirito Santo spinge la Chiesa
nell'opera di evangelizzazione affinch sia eseguito il piano di Dio " Il quale ha
costituito Cristo principio della salvezza per il mondo intero"b) Questo punto
riprende la lettera apostolica di Benedetto XV "Maximum illud" del 1919, che ha un
forte carattere missionario e dove si evidenzia che il pi grande dovere della
Chiesa l'annuncio. Oggi queste parole sembrano scontate, ma prima del Concilio
Vaticano II, l'azione missionaria era lasciata all'iniziativa del singolo. Adesso
si dice che ogni battezzato missionario.Vi una doppia illustrazione del
concetto missionario: primo concetto la missione vista in generale e si riferisce
a Mt 28,16-20; il secondo concetto sviluppato in Gv. 20,21 dove Cristo stesso
mandato e in unit con il Padre, strumento presso gli uomini. Ges invia i
discepoli come il Padre manda lui. Inoltre vi senz'altro il legame trinitario
dietro l'esperienza missionaria, l'elemento pneumatologico, infatti, dato dalla
Chiesa come strumento dello Spirito affinch sia a disposizione di Dio per la
realizzazione della sua opera.Come gi abbiamo detto, i primi numeri dell'enciclica
"Ad Gentes" trattano dell'attivit missionaria. Anche Ratzinger ha partecipato alla
sua stesura.Nell'introduzione c' un forte riferimento alla Lumen Gentium infatti
la Chiesa viene definita "sacramento universale di salvezza" (LG n.48). Inoltre si
fa riferimento ai Vescovi, quali successori degli Apostoli (Inviati) perch
continuino ad annunciare il Regno di Dio.b) La Chiesa sente sua la vocazione di
salvare e rinnovare ogni creatura affinch, ricapitolando tutte in Cristo, formino
una sola famiglia e un solo popolo.c) Il Santo Sinodo, mettendo in evidenza questi
principi dell'attivit missionaria della Chiesa, indica come insieme si possa
operare per questa causa e preparare la strada per la venuta del Signore come fece
Giovanni Battista.Ad Gentes n.2L'inizio riprende la Lumen Gentium n. 2 e dichiara
"La Chiesa che vive nel tempo per sua natura missionaria, in quanto dalla
missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano
di Dio Padre, deriva la propria origine". Quindi la Chiesa che vive nel tempo
peregrinante secondo la Trinit. Vogliamo ora mettere in evidenza proprio questo
legame tra missione trinitaria e missione ecclesiale. La missione della Chiesa
trinitaria perch strettamente legata alla missione del Figlio e a quella Spirito
Santo secondo il disegno del Padre. Vi infatti un collegamento tra una realt che
agisce nel tempo (La Chiesa) e una realt che agisce fuori del tempo (La Trinit).
Fine ultimo della missione altro non che di rendere partecipi gli uomini della
comunione Koinonia che esiste tra il Padre e il Figlio nel loro Spirito d'amore
(Redenmptoris missio n. 23 di Giovanni Paolo II).Ad Gentes n.3La missione
salvifica di Cristo, mediatore tra Dio e gli uomini, deve essere fatta conoscere a
tutti. Il carattere universale della missione appartiene all'intero popolo di Dio.
Padre manda Lui. Cristo soffia sui discepoli e li invia. Nella relazione tra il
Padre ed il Figlio c' anche l'elemento pneumatologico: la Chiesa strumento dello
Spirito Santo affinch sia a disposizione di Dio per questopera.Ad Gentes. Leggere
il proemio della LG e di AG poich collegati.La Chiesa inviata alle genti per
essere segno e strumento dell'unit con Dio e col genere umano. La predicazione
porta la Parola e genera nuove Chiese. I successori degli apostoli devono portare
avanti l'opera. Con AG il sinodo delinea i principi dell'attivit missionaria e
affronta il tema della cooperazione necessaria per operare la missione. La Chiesa
cammina per l'angusta via della Croce e prepara la strada come il Battista.AG 2
riprende il disegno salvifico universale del Padre: ci che si realizza nella
storia della salvezza frutto di un progetto pensato e voluto da Dio.La Chiesa
pellegrinante missionaria per sua natura in quanto trae origine dalla missione
del Figlio e dello Spirito Santo secondo il disegno del Padre. Anche la LG presenta
l'azione di Cristo e del Padre per cui c' unione tra missione trinitaria ed
ecclesiale. La Chiesa missionaria perch trae origine dalla missione del Figlio e
dello Spirito Santo secondo il disegno del Padre. La Chiesa non ha le radici nel
mandato di Cristo dato ai discepoli ma nel misteri trinitario.La missione come
essenza della Chiesa porta al carattere universale del mandato missionario: la
missionariet nella natura della Chiesa che essa stessa missione in virt della
sua cattolicit. La missione non qualcosa di esteriore ma l'essere intimo della
Chiesa. Questultima, secondo Congar, si propaga nel mondo secondo la processione
che avviene tra il Padre ed il Figlio nello Spirito Santo. movimento di
comunicazione. La Chiesa partecipa, imita e manifesta all'uomo la vita di comunione
delle persone divine nella sua natura ad intera ed ad extra e, cio, nella sua vita
intima e nelle sue manifestazioni. Il mandato missionario dagli apostoli dato a
tutti i membri della Chiesa secondo la propria vocazione. La realt della Chiesa
comunicazione ed estensione dell'unit stessa di Dio . La Chiesa viene da Dio e
torna a Dio portando con s ed in s le sue creature umane. Essa pleroma della
Trinit nel tempo ed epifania visibile di un mistero invisibile.18) VOCAZIONE E
MISSIONE DEI LAICI. L'IDENTITA' DEL LAICO NEL PASSATO: DUO GENERA CHRISTIANORUM. IL
SACERDOZIO COMUNE DEI FEDELI (LG 10) E L'ESERCIZIO DEL SACERDOZIO COMUNE NEI
SACRAMENTI (LG 11). LA NATURA E LA MISSIONE DEI LAICI (LG 31), LA DIGNITA' DEL
POPOLO DI DIO (LG 32) E L'APOSTOLATO (LG 33). LA FUNZIONE SACERDOTALE (LG 34),
PROFETICA (LG 35) E REGALE (LG 36) DEI LAICI IN COMUNIONE CON LA GERARCHIA (LG 37)
Il modello ecclesiologico che si aveva prima del Concilio Vaticano II era un
modello che faceva molta attenzione alla gerarchia ecclesiastica e metteva in
evidenza una struttura piramidale della Chiesa che nemmeno l'enciclica Mistici
corporis di Pio XII del 1946, di cui parleremo meglio in seguito, riusc a
sradicare.Vi era una forte simbiosi tra clero e autorit civili, a causa
dell'unzione del re che era considerata uguale a quella dei sacerdoti. Di
conseguenza il laico rimane fuori della Chiesa. In alcuni testi antichi la parola
laico significava addirittura persona incolta, letteralmente "che fuori".Gi alla
fine del IV secolo vi erano "duo genera christianorum ": il clero, i monaci e i
religiosi, da una parte e i laici dall'altra. In pratica all'interno dei cristiani
vi erano due generi diversi. I laici erano i carnali o secolari ed era
completamente impensabile che un laico potesse essere santo. Il laico non poteva
vivere la perfezione.Nel XII secolo il pi grande canonista Graziano, monaco
bolognese, nella sua opera Decretum Graziani, parla anch'egli dell'esistenza di due
generi, era quindi una realt gi assodata. Il primo genere legato al culto cio
i chierici, il clero, ma c' un altro genere i laici. Ad essi permesso tenere i
beni materiali temporali solo per bisogno ed uso e "si salvano se evitano i vizi e
fanno il bene".Ugo da San Vittore vissuto nello stesso periodo di Graziano, afferma
che i cristiani sono divisi in due parti, come un corpo diviso a met: parte
destra, le cose celesti rappresentate dai chierici e parte sinistra le cose
terrestri rappresentate dai laici.Il libro di Congar "Elementi di una teologia di
laicato" del 1956, segna l'inizio di una nuova stagione. L'autore riprende i testi
antichi e cita Gilberto di Lemeri (1150), il quale vedeva la gerarchia della Chiesa
con un ordine decrescente, nel quale la parte superiore era riservata ai chierici e
nella parte inferiore i laici, detti anche carnali, e gli sposati, ai quali per la
Gentium offre le linee teologiche che parlano dell'apostolato dei laici. La nuova
consapevolezza che c' nella Chiesa che si ha un diverso ministero ma un'unica
missione, che valida sia per i laici che per l'intero popolo di Dio.Il n. 30
parla dei laici e della loro partecipazione alla missione salvifica della Chiesa.
Qui viene messo in evidenza anche il fondamento cristologico. Infatti Cristo il
Capo, da lui tutto il corpo (Chiesa) attraverso tutte le giunture di comunicazione
secondo l'attivit proporzionata a ciascun membro, opera il suo accrescimento e si
va edificando nella carit (Ef 4,15-16).Il n. 31 il pi importante proprio
perch delinea le linee essenziali della figura del laico che il Concilio ha voluto
sottolineare. Nel codice di diritto canonico del 1917, al canone 948, veniva messo
il evidenza che il laico non aveva nessun potere e il suo ruolo era solo in
funzione del chierico, c'era tra i due un rapporto di sudditanza. Veniva definito
solo ci che il laico non era. Quando la chiesa come istituzione e la societ
civile non coincidono pi, bisogna necessariamente rivedere il ruolo dei laici.
Questo ci che fa il Vaticano II."Col nome di laici si intendono qui tutti i
fedeli, a esclusione dei membri dell'ordine sacro e dello stato religioso
riconosciuto dalla Chiesa, i fedeli cio, che, dopo essere stati incorporati a
Cristo col battesimo e costituiti popolo di dio, e nella loro misura resi partecipi
della funzione sacerdotale, profetica e regale di cristo, per la loro parte
compiono nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo
cristiano"(LG n.31)."Per loro vocazione proprio dei laici cercare il Regno di Dio
trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio... A loro quindi
particolarmente spetta illuminare e ordinare tutte le realt temporali, alle quali
essi sono strettamente legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo, e
crescano e siano di lode al Creatore e al Redentore"(LG n.31)L'iniziativa dei
cristiani laici particolarmente necessaria quando si tratta di scoprire, di
ideare mezzi per permeare delle esigenze della dottrina e della via cristiana le
realt sociali, politiche ed economiche. Questa iniziativa un elemento normale
della vita della Chiesa: i fedeli laici si trovano sulla linea pi avanzata della
vita della Chiesa; grazie a loro, la Chiesa il principio vitale della societ.
Per questo essi soprattutto devono avere una coscienza sempre pi chiara non
soltanto di appartenere alla Chiesa, ma di essere la Chiesa, cio la comunit dei
fedeli sulla terra sotto la guida dell'unico capo, il Papa, e dei vescovi in
comunione con lui. Essi sono la Chiesa (Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica
cristifidelis laici).Il laico quindi fermento nella societ in cui vive. La
missione del laico la testimonianza della fede, della speranza e della carit.
Una espressione che troviamo qui e che era impensabile pochi anni prima del
Concilio, a proposito della testimonianza dei laici, : i laici rendono Cristo
visibile agli altri.Lumen Gentium n. 32. Si parla della dignit dei laici quali
membri del popolo di Dio. " A quel modo, infatti, che in uno stesso corpo abbiamo
molte membra, e nessun membro ha la stessa funzione; cos tutti insieme formiamo un
solo corpo di Cristo e individualmente siamo membri gli uni degli altri" (Rm 12, 45).Uno quindi il popolo eletto di Dio: " Un solo Signore, una sola fede, un solo
battesimo" (Ef 4,5). Partendo, quindi, da un unico popolo di Dio, dall'unico
battesimo abbiamo la comune dignit di figli e la comune chiamata alla santit
(Cap. 5 della Lumen Gentium parla della universale vocazione alla santit nella
Chiesa). Non c' pi nessuna disuguaglianza nella Chiesa (Gal 3,28). Non c',
pertanto, pi disuguaglianza tra chierici e laici, c' una differenza di carisma ma
a partire dalla comune dignit.Per questo nella variet, tutti danno testimonianza
dell'unit del corpo di Cristo, infatti, la diversit di grazie e di ministeri
raccoglie in un solo corpo i figli di Dio. Nella parte finale del n. 32 si afferma
che i laici "Hanno per fratello Cristo". Egli non venuto per essere servito ma
per servire e cos hanno per fratelli anche i ministri sacri, che autorit di
Cristo, pascono la famiglia di Dio. Per spiegare meglio questo concetto ci
avvaliamo delle parole di Sant'Agostino "Se mi atterrisce l'essere per voi, mi
consola l'essere con voi. Perch per voi sono vescovo, con voi sono cristiano.
Quello nome di ufficio, questo di grazia; quello nome di pericolo, questo di
salvezza" (Serm. 340).Lumen Gentium n. 33Si ribadisce che l'apostolato dei laici
partecipazione alla stessa missione salvifica della Chiesa, e a questo apostolato
sono tutti destinati dal Signore stesso per mezzo del battesimo e della
confermazione. Specialmente nell'Eucaristia viene comunicato quell'amore verso Dio
e gli uomini che spinge l'apostolato. In particolare i laici sono chiamati a
rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui
essa non pu diventare sale della terra se non per mezzo loro (Pio XII Quadrigesimo
anno). Ogni laico ha doni diversi corrispondenti alla missione affidata loro da
Cristo. I laici hanno la responsabilit di lavorare per il fine a cui Cristo li ha
posti e cos partecipano alla missione salvifica della Chiesa.Un importante
passaggio sul ruolo dei laici nella Chiesa, stato fatto da Giovanni Paolo II:
prima si diceva collaborazione con i ministri, ora si passa a corresponsabilit.
Lumen Gentium n. 34Funzione sacerdotale. Essa legata al culto. La funzione
sacerdotale di Cristo, sommo sacerdote, nel sacrificio di s, per fare la volont
del Padre, Egli offre se stesso a noi. I laici possono vivere anche loro questa
offerta. "Tutte, infatti, le loro attivit, preghiere e iniziative apostoliche, la
vita coniugale e familiare, lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale,
se sono compiute nello Spirito, e anche le molestie della vita, se sono sopportate
con pazienza, diventano offerte spirituali gradite a Dio attraverso Ges Cristo
(cfr. 1 Pt 2,5); nella celebrazione dell'eucaristia sono in tutta piet presentate
al Padre insieme all'oblazione del Corpo del Signore. Cos anche i laici, in quanto
adoratori dovunque santamente operanti, consacrano a Dio il mondo stesso". L'apice
dell'offerta della vita quotidiana, avendo Dio come riferimento, viene fatta
nell'eucaristia. Tutto il popolo fa l'offerta di se stesso, il sacerdote,
naturalmente, in "persona Christi".Lumen Gentium n. 35Funzione profetica. Cristo
il grande profeta che ha proclamato il Regno del Padre. Anche i laici fanno in modo
che la forza del Vangelo rispenda nella via quotidiana, familiare e sociale.b) La
testimonianza si fa con la parola, ma ancor prima
con la vita. Paolo VI affermava: " I laici devono essere pi testimoni che
maestri". Testimonianza che deve essere vissuta nelle comuni condizioni del secolo.
c) Importante esempio di apostolato laicale quello che si fa, santificato da uno
speciale sacramento, nella vita matrimoniale e familiare. L'evangelizzazione deve
iniziare proprio dalla famiglia. "La famiglia cristiana proclama ad alta voce sia
le virt presenti del regno di Dio, sia la speranza della vita beata". In questo
modo le quotidiane occupazioni temporali sono santificate.Lumen Gentium n. 36
Funzione regale. A Cristo sono state sottomesse tutte le cose, fino a che Egli
sottometta al Padre se stesso e tutte le creature, affinch Dio sia tutto in tutti
(1Cor 15, 27-28). Questa potest Egli l'ha comunicata ai discepoli, perch
anch'essi siano costituiti della libert regale e della vittoria sul peccato che
porta al Regno di Dio. Anche i laici hanno questa stessa facolt. La loro funzione
regale riguarda la testimonianza nel mondo tramite le competenze di ciascuno. La
missione dei laici assume maggiore importanza considerando che operano in una
societ che "Non tiene alcun conto della religione, e impugna e abbatte la libert
religiosa dei cittadini".L'esercizio di questa partecipazione al triplex munus
Christi identico alla risposta che ciascuno chiamato ad offrire al Padre, che
chiama ad essere perfetti come lui perfetto. E' il perfetto esercizio della
santit, cui chiamato tutto il popolo di Dio. La vocazione alla santit ,
infatti, universale. Ognuno risponde a Dio, che chiama ad essere santi secondo il
proprio stato e la propria condizione di vita, nella Chiesa e nel mondo.Lumen
Gentium n. 37Relazione dei laici con la gerarchia. I laici hanno il diritto di
ricevere abbondantemente dai sacri pastori i beni spirituali della Chiesa,
soprattutto gli aiuti della parola di Dio e dei sacramenti. D'altro canto essi
devono cristiana obbedienza ai Pastori, quali rappresentanti di Cristo, accogliendo
ci che stabiliscono come maestri e rettori della Chiesa. I Pastori devono
riconoscere, promuovere la dignit e la responsabilit dei laici nella Chiesa.
Essi, anzi, devono essere incoraggiati ad intraprendere delle opere anche di
propria iniziativa. Da questi rapporti familiari tra i laici e i Pastori, possono
nascere grandi vantaggi per la Chiesa. Essa, infatti, essendo sostenuta da tutti i
suoi membri, compie con maggiore efficacia la sua missione per la vita del mondo.
Lumen Gentium n. 38Ogni laico deve essere davanti al mondo un testimone della
risurrezione e della vita di Ges. Tutti insieme, e ognuno per la sua parte, devono
alimentare il mondo con i frutti spirituali (Gal 5,22). In una parola: "Ci che
l'anima nel corpo, questo siano i cristiani nel mondo (lettera a Diogneto). 19)
L'ECCLESIOLOGIA DI COMUNIONE. COMMENTO DELLA LETTERA DELLA CONGREGAZIONE PER LA
DOTTRINA DELLA FEDE SU ALCUNI ASPETTI DELLA CHIESA INTESA COME COMUNIONE 1992:
CHIESA MISTERO DI COMUNIONE, CHIESA UNIVERSALE E LA SUA PRECEDENZA ONTOLOGICA E
STORICA SULLE CHIESE PARTICOLARI, COMUNIONE RADICATA NELL'EUCARESTIA,
NELL'EPISCOPATO E NEL MISTERO PETRINO, SEGUITI ECUMENICI DELL'ECCLESIOLOGIA DI
COMUNIONELa riflessione sulla Chiesa nell'epoca successiva alla guerra mondiale,
sia in ambito cattolico, sia in ambito protestante, ha un grande sviluppo. C un
ritorno alle fonti che porta ad abbandonare la chiesa come struttura. La prima
costituzione del Vaticano II la SC che riguarda la liturgia. La pietra angolare,
come abbiamo detto, la LG la quale presenta una riflessione della Chiesa su se
stessa. Vi unaltra costituzione, per, che parla di una Chiesa estroversa, cio,
la GS. Il Vaticano II stato un concilio prevalentemente ecclesiologico anche se
nella metodologia un Concilio pastorale. Il Concilio vuole dire in un linguaggio
nuovo le cose antiche dirette alluomo contemporaneo. Ratzinger, nella conferenza
sullecclesiologia della costituzione LG del 2000, dice che il Concilio Vaticano II
fu solamente ecclesiologico ma prima e soprattutto ha parlato di Dio, che tutto
salva e che accessibile a tutti. Lecclesiologia ha la priorit di parlare di Dio
alluomo di nuova generazione. Egli propone, quindi, una visione ecclesiologica
puramente teologica che negli anni si era persa. Per coincidenza, infatti, la prima
costituzione approvata la SC che la chiave per capire il resto, nulla anteporre
alladorazione e al sacrificio di Dio. Laltra grande costituzione la Dei Verbum
(sulla scrittura e sulla tradizione). I testi del vaticano II mettono in evidenza
come la missione fondamentale della Chiesa sia la comunione con il suo Signore. I
temi che emergono dalla LG e messi poi in risalto anche in epoca post conciliare
sono Chiesa come: mistero, sacramento, popolo di Dio, collegialit episcopale,
Chiesa locale. Il popolo di Dio non poche volte stato interpretato al livello
sociologico per parlare della sua dimensione prettamente umana, riprendendo spesso
le caratteristiche dellesodo. Si riscontrano allinterno del Vaticano II due
ideologie: ACERBI: dice che allinterno della LG ci sono due ecclesiologie una
giuridica e una comunionale che si sviluppano contemporaneamente. Nel vaticano II
non si esprime in modo cos evidente lecclesiologia di comunione ma ci sono degli
aspetti che la richiamano. La Chiesa missionaria perch comunione e proprio
perch comunione missionaria. 1Gv 1,1-3 il primo testo dell'ecclesiologia di
comunione, infatti, mette in risalto che l'esperienza dei discepoli di missione
nella comunione e che la loro testimonianza avviene attraverso l'esperienza
personale ci che abbiamo toccato. La comunione con il Padre, il Figlio e lo
Spirito Santo non come dice Giovanni prerogativa dei discepoli annunciata
perch anche altri siano in comunione. Gli uomini sperimentano la comunione tra
loro perch, a loro volta, sono in comunione con Dio trinit. Paolo attribuisce
alla communio un carattere cristologico e sacramentale (1Cor 10, 16-17). I primi 4
numeri dellAd Gentes (Ad Gentes 2 la Chiesa missionaria per sua natura)
richiamano quanto scritto nella LG della Chiesa come comunione. Lo Spirito Santo
suscita e promuove la comunione nella Chiesa. Dio non ha scelto di salvare luomo
individualmente, n la nostra fede individuale ma ha chiamato luomo a vivere
questa comunione con se attraverso lo Spirito, in modo che, nella Chiesa, si possa
vivere questa comunione con Dio e con il prossimo.Dove noi sperimentiamo la
comunione in senso pieno leucaristia. Cristo che si dona con il suo corpo
rafforza la comunione con il Dio uno e trino e quindi la comunione tra di noi.
DOCUMENTO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDEIntroduzioneSi parte
spiegando il concetto di comunione. Lapprofondimento della comunione un compito
importante che permette di fare nuove esplorazioni nellambito ecclesiale.I. La
Chiesa mistero di comunioneIl concetto di comunione emerge nellauto conoscenza
della Chiesa. Quella della comunione stata prima di tutto un esperienza per la
Chiesa: la fede che mi permette di vivere con Dio e con i fratelli. Questa
esperienza di comunione orientata alla pienezza escatologica ma presente gi
oggi. La comunione verticale uomo-Dio sostiene quella orizzontale uomo-uomo. La
Chiesa come sacramento di Cristo comunione con Cristo. La comunione lo stesso
Chiesa. Nel titolo del capitolo VIII della LG Maria definita come la beata
Vergine, Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa.Il Vaticano II ha
saldato in unit due correnti, quella tradizionale, che insisteva sul legame di
Maria con Cristo, e quella innovatrice, che vedeva Maria come tipo della Chiesa. La
prima corrente, sviluppatasi da quando la mariologia aveva assunto il carattere di
trattato a se stante, evidenziava la Vergine Santa come associata in modo
indissolubile al Figlio. Nel rimarcare questo aspetto si cadde in esagerazioni che
compromisero nelle intenzioni, l'unicit di Cristo come unico mediatore. La seconda
tendenza ha avuto un'esposizione autorevole in De Lubac il quale ha mostrato come
la Chiesa abbia in Maria lorigine ed il suo traguardo di perfezione. In realt, la
dottrina che identifica Maria con la Chiesa gi presente nel giudeo
cristianesimo.Dalla sintesi conciliare emersa una forte spinta per il
rinnovamento della teologia e del culto mariano che poi stata enucleata da Paolo
VI nella costituzione apostolica Marialis cultus, con l'indicazione delle note
trinitaria, cristologica, ed ecclesiale del culto mariano. Successivamente,
Giovanni Paolo II ha dedicato unenciclica a Maria ed al suo significato nel
mistero di Cristo e sulla sua presenza attiva ed esemplare nella vita della
Chiesa.La dignit di Maria stata condensata nella LG nei titoli di Madre del
Figlio di Dio, figlia prediletta del Padre e tempio dello Spirito Santo. Ella ,
infatti, coinvolta nell'originario piano salvifico del Padre come la predestinata
Mater del Figlio di Dio. Maria, dunque, partecipa al mistero della Trinit e in
questa partecipazione si attua la nascita della Chiesa dalla unit del Padre col
Figlio nello Spirito Santo.Maria precede la Chiesa come vergine poich in lei il
popolo dei redenti ha cominciato ad esprimere la sua fede, a conservare la
speranza e a vivere la carit. Maria, ancora, precede la Chiese nella sua
assunzione in anima e corpo alla celeste gloria, mostrando, quale loro icona
escatologica, quel che saranno tutti gli altri membri della Chiesa. Nella persona
di Maria che precede sono congiunti i due misteri della Trinit e della santa
Chiesa.La Vergine, divenuta madre, sintetizza nella propria persona la porzione
pura e fedele del popolo dell'Alleanza poich diviene, con il suo s, la casa
terrena che ospita la Trinit. Noi sappiamo che la storia della salvezza sempre
sotto il segno della gratuit e del puro dono di Dio: Piacque a Dio nella sua
bont e sapienza rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volont,
mediante il quale e gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello
Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura DV
2. Anche il mistero di Maria si colloca in questo progetto. Anch' ella, infatti,
frutto della libert e della benevolenza del Padre dal quale posta al vertice di
quel popolo che scelse per s e col quale stabil l'alleanza. Maria primeggia tra i
poveri del Signore e rivela il volto di Dio che guarda gli umili e che spande la
sua misericordia.Maria nella sua persona riflette il mistero del padre. La sua
maternit, cos singolare sia nei riguardi di Cristo sia nei riguardi della Chiesa,
deve essere vista come una partecipazione alla paternit stessa di Dio. Maria ha
tanto imparato dal Padre da avere sulle proprie labbra le stesse sue parole. Ad
esempio Paolo VI afferma che il Fate quello che vi dir in Gv 2,5, sono le
stesse parole con cui Israele s'impegn di fronte a Dio: Quanto il Signore ha
detto, noi lo faremo, Es 19,8. Ancor pi, sempre Paolo VI a ricordarlo, le
parole di Maria si accordano con la voce del Padre nel mistero della
Trasfigurazione, in riferimento a Ges: Ascoltatelo. Ella, infatti, colei che
ascolt le parole del Padre e le mise in pratica.Nel rapporto tra Maria e Cristo
vediamo che nella Vergine tutto relativo a Cristo e tutto da Lui dipende. In
ragione dei meriti del Figlio ella redenta in modo sublime ed stretta a Lui in
un legame indissolubile. Nella LG 57 tutte le opere, i comportamenti ed i pensieri
di Maria sono visti nella prospettiva della conunctio con il Figlio.Nella relazione
di Maria con lo Spirito Santo, ella invocata come Tempio dello Spirito Santo ed
tipo di ogni cristiano il quale chiamato a diventare abitazione dello Spirito e
anche tipo della Chiesa, anch'essa tempio dello Spirito.Nell'annunciazione lo
Spirito ricopre Maria con la sua ombra cos come la nube aveva coperto la tenda del
convegno e la gloria di Jav aveva riempito la dimora, Es 40, 34-35. L'annuncio
dell'angelo , cos, il compimento del passato ma anche profezia del futuro:
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