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##################################1) PERCH SONO NELLA CHIESA? CRISTO S, CHIESA
NO, SI PU CREDERE SENZA APPARTENERE?.La nostra riflessione parte da Mt 16, 13-20
poich la Scrittura l'anima dell'ecclesiologia.A Cesarea di Filippo, centro del
paganesimo, Ges chiede ai suoi discepoli: La gente chi dice che sia il Figlio
dell'uomo?. Questa domanda viene, poi, rivolta direttamente ai discepoli: Voi chi
dite che io sia? e, ancora oggi, interpella ciascuno di noi. Questi interrogativi
possono essere riferiti anche alla Chiesa, corpo di Cristo: La gente cosa dice
della Chiesa? ed Io cosa penso della Chiesa?. Dalla risposta di Pietro: Tu sei
il Cristo, il Figlio del Dio vivente comprendiamo che la fede, la quale ha
permesso a Pietro di riconoscere Ges come il Messia, anche il dono necessario
per vivere l'esperienza di Chiesa.Tu sei Pietro e su questa pietra edificher la
mia Chiesa. Ges edifica la Sua Chiesa dando il primato a Pietro, malgrado ne
conosca le debolezze. Pietro a differenza di Giuda, si pente e Cristo lo perdona.
La Chiesa fondata, quindi, dal perdono di Cristo e dalla fede di Pietro. Le
porte degli inferi non prevarranno contro di essa. Cristo, con il mistero
pasquale, non permette che la morte metta fine all'esperienza della Chiesa.Alla
luce di quanto fin'ora esposto, ci chiediamo se sia possibile credere senza
appartenere alla Chiesa.L'assunto che non si fa esperienza di fede autentica se non
all'interno della Chiesa, pu essere avvalorato dal discorso di Ratzinger,
pronunciato il 4 Giugno del 1970, in cui egli motiva il suo essere ancora nella
Chiesa: Sarebbero tanti i motivi per abbandonare questa esperienza ma credo che,
oggi come prima, indipendentemente da noi, dietro di noi, vive la Sua Chiesa. []
Nella nostra Chiesa c' la Sua Chiesa. Ratzinger continua affermando che la Chiesa
ci dona Ges Cristo nonostante le debolezze umane e che, senza la Chiesa, Ges
sarebbe un grande personaggio dell'umanit ma il suo messaggio non sarebbe vivo
ancora oggi. Tra Ges e la Chiesa non c' rottura n discontinuit. Nella Liturgia
e nella preghiera sperimentiamo di essere discepoli di Cristo e suoi contemporanei.
Il vero modello di Chiesa quello della Pentecoste, quando lo Spirito Santo
discende sui discepoli e permette loro di parlare in tutte le lingue. Questa
esperienza opposta a quella del racconto della torre di Babele dove gli uomini,
per l'orgoglioso desiderio di raggiungere il cielo, non si comprendono pi. Chi
cerca Cristo lo trova solo nella Chiesa, infatti, non si pu credere da soli poich
solo essa ci garantisce che la nostra fede proprio la fede degli apostoli. La
fede o ecclesiale o non fede.Solo all'interno della Chiesa posso amare Cristo
poich in essa sperimento che Ges un essere superiore all'uomo ed entro in
relazione con Lui. La scelta di entrare nella Chiesa libera ma sempre preceduta
dalla chiamata di Dio.Ratzinger dice che solo nella Chiesa c' la salvezza
dell'uomo. Essa mediatrice di salvezza per noi e anche per coloro che ne sono
fuori.Il valore che tutti cerchiamo, la libert e spesso si cade nell'inganno di
credere di trovarla attraverso la trasformazione delle strutture con cui pensiamo
di raggiungere la salvezza. Ratzinger, al contrario, afferma che l'uomo soffre non
per le disuguaglianze, ma per la tirannide del proprio egoismo e che l'uomo non
viene redento se non dalla croce di Cristo. I frutti di questa redenzione li ricevo
con il battesimo e li vivo nella comunit.La logica della Chiesa la gratuit. La
Chiesa va guardata con gli occhi dell'amore, malgrado gli scandali la facciano
giudicare negativamente. In essa la zizzania non va estirpata altrimenti si rischia
di eliminare anche il grano buono. Non bisogna avere un atteggiamento di giudizio,
poich noi stessi siamo, a volte, il grano buono e, a volte, la zizzania.
necessario testimoniare l'esperienza di Chiesa nella quale si vive l'amore, la
riconciliazione ma anche lo scontro a causa della diversit dell'altro. Tale
scontro pu essere superato solo amandoci l'un l'altro come Ges ci ha amati,
questa la missione che ci stata affidata. La vera rivoluzione portata da Cristo

quella dell'amore, poich la gratuit e la libert del Suo amore, hanno il


potere di trasformare l'altro. La Chiesa credibile nella misura in cui fa vivere
l'amore di Cristo.2) LA CHIESA UNA REALT SOCIALE DELLA STORIA? LA CHIESA E LA
FEDE DEI CREDENTI. LA CHIESA COME QUESTIONE TEOLOGICA. SINTESI DELLO SVILUPPO DELLA
RIFLESSIONE ECCLESIOLOGICA.La Chiesa fa parte del credo comune di tutti i cristiani
e l'esperienza di fede cristiana sempre comunitaria.Il termine ecclesia nelle
Scritture designa il popolo di Israele mentre nel linguaggio politico indica
lassemblea della polis.I primi cristiani sono consapevoli di essere una realt
sociale con una propria identit. Il termine ecclesia ha, inizialmente, una
connotazione politica mentre, successivamente, lidea di ecclesia si fonda sulla
convocazione da parte di qualcuno che la riunisce. C' differenza tra le assemblee
della polis e quelle del popolo di Israele: le prime decidono sul da farsi, le
seconde sono assemblee liturgiche radunate per ascoltare la parola di Dio, centro
dell'assemblea cristiana. L'essenza del popolo di Dio, Israele, l'essere
convocato e radunato. In Esodo l'ecclesia indica l'assemblea nel deserto. Nella
prova del deserto viene forgiata lidentit spirituale e religiosa del popolo
d'Israele che come rifondato. La comunit cristiana unassemblea convocata da
Dio in Cristo ed in essa si realizza la comunit profetizzata. I testi pi antichi
del NT sono le lettere paoline. Paolo quando parla della vita delle prime comunit
cristiane utilizza il termine ecclesia. Egli parla di Chiese anche se,
allinizio, sono solo poche comunit. I cristiani prima di essere chiamati
cristiani erano chiamati santi poich partecipavano alle cose sante. Anche se ci
sono molte comunit, questo non pregiudica luniversalit della Chiesa e l'unit di
Dio. Il mistero della Chiesa si vive pienamente nella comunit locale la quale
dipende direttamente da Dio che, con la sua Parola, la suscita e le d vita. E
questa Parola che permette anche a persone lontane di diventare una comunit che
vive nella fede.Perni per una riflessione teologicaLa Chiesa si presenta come una
realt teologica e sociale radicata nella storia. Essa comprende e definisce se
stessa come una comunit di credenti con al centro un evento fondatore: la
rivelazione di Dio in Cristo, il mistero pasquale ed il dono dello Spirito. La
Chiesa ha anche la missione di essere sacramento di salvezza. La LG utilizza questa
espressione per indicare l'azione mediatrice della Chiesa affinch le genti possano
conoscere Cristo ed il suo messaggio di salvezza. Latto di fede permette di vivere
la Chiesa come una realt teandrica (teandrica: umana, sociale, incarnata nella
storia ma permeata dalla realt divina).La Chiesa una realt sociale della storia
La Chiesa non astratta e atemporale ma fatta da uomini e donne concrete che
celebrano e condividono il Vangelo il quale viene accolto come parola di salvezza.
La Chiesa vive nel mondo e si inscrive con altri gruppi sociali. Essa porta nel
volto il contrassegno della sua storia precedente che ne modella, per, solo gli
aspetti esteriori poich la natura della Chiesa di Dio non trasformabile come,
invece, la modernit vorrebbe. Bisogna fare una distinzione tra lessenza della
Chiesa e la figura storica che la Chiesa assume nel tempo poich, considerando
solo la sua dimensione storica, si indotti a non vedere che in essa si realizza
ci che Dio vuole.Rapporto tra Chiesa e CredentiLa Chiesa una realt della storia
ma Chiesa di Dio. Ci significa che uno stare insieme in senso teologico.
Essa non risparmiata da critiche e giudizi. Le scienze umane prendono in
considerazione la Chiesa e la studiano circa il suo ruolo storico sociale e
politico (spesso viene accusata di ingerenza politica). La Chiesa, proprio per i
valori che la distinguono, ha il dovere di pronunciarsi per guidare luomo alla
verit. Si professa Credo la Santa Chiesa poich non si crede nella Chiesa ma
l'atto di fede va rivolto a Dio Trinit. Tra Chiesa e credenti c un duplice
rapporto: attraverso la mediazione della Chiesa e dei sacramenti (la Chiesa fa
l'Eucarestia e l'Eucaristia fa la Chiesa), infatti, il credente viene introdotto
alla fede (la Chiesa fa i credenti poich convoca e riunisce i credenti), allo
stesso tempo, per, i credenti fanno la Chiesa. La Chiesa non luce delle genti
poich luce delle genti solo Cristo: come, infatti, la luna brilla di luce
riflessa dal sole, cos la Chiesa brilla della luce di Cristo.La prima comunit
cristiana: At 2, 36-48 e At 4, 32-37.Siamo nel periodo seguente allevento della
Pentecoste, in cui lo Spirito Santo scende in forma di lingue di fuoco a

significare che si tratta di una discesa personale. Luca descrive la Chiesa di


Gerusalemme dove Pietro, dopo aver ricevuto lo Spirito, parla con molta franchezza.
Egli annuncia senza timore che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Ges che
loro, popolo di Israele, avevano crocifisso. Il popolo, a questo punto, chiede a
Pietro e agli altri
Apostoli: Cosa dobbiamo fare, fratelli?. Questa domanda esprime il dinamismo
della conversione suscitata dalla Parola di Dio e porta alla risposta di Pietro:
Pentitevi, e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Ges. Allora,
coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a
loro circa tremila persone. Ci testimonia che la parola convoca, suscita la fede
e crea l'ecclesia.Gli Apostoli hanno autorit e, i primi cristiani, sono assidui
nell'ascoltare il loro insegnamento (i brani dellAT vengono riletti alla luce di
Cristo), nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. La
comunione spirituale si estrinseca, cos, nella comunione dei beni, nasce come sua
conseguenza. Questa piccola comunit cristiana comincia a dare un segno forte alla
societ del tempo: gli Apostoli distribuivano quanto ricevuto nel segreto ed
aiutavano poveri ed orfani; la frazione del pane, commemorazione della cena di
Ges, avveniva durante i pasti che essi condividevano; avevano un atteggiamento di
apertura, accoglienza e carit verso tutti. E proprio per questa rivoluzione
basata sullamore, che la prima comunit cristiana inizia a ricevere molti consensi
dal popolo. In At 4,32-37 la comunione dei beni gi prassi, ne esempio
lepisodio di Barnaba. Nel DNA della Chiesa c' la comunione verticale che si
estende a quella orizzontale.Sviluppo della riflessione teologica sulla Chiesa
nella storiaGuardando la storia vediamo che ci sono due modelli con cui stato
concepito il rapporto Chiesa mondo:monistico, dove la societ assorbe la Chiesa,
dualistico, dove la Chiesa opposta alla societ.Il Vaticano II apre la Chiesa al
dialogo con il mondo senza, per, scendere a compromessi con esso.La Chiesa
strumento di salvezza perch testimonia il Vangelo: non vive per se stessa, non
auto referenziale. Nel rapporto Chiesa mondo, la Chiesa deve essere segno nel
mondo, v. Rm 12, 1-2.Ecclesiologia del NTLa riflessione teologica sulla fede
vissuta secondaria alla fede vissuta nella comunit. L'ecclesiologia e la
teologia, infatti, non si fanno a tavolino: partono dall'esperienza della
comunit.Pietro, ad esempio, non ha bisogno di fare ecclesiologia perch ha
esperienza diretta della comunit fondata da Ges.Nel NT non sviluppata una
riflessione teologica sulla Chiesa ma ci sono lineamenti di diverse riflessioni
sulle Chiese fatti da diverse comunit. Nei primi tre secoli le chiese prendono
vita a partire dalla predicazione degli apostoli. La fede della Chiesa quella
degli Apostoli ed ha degli elementi essenziali:confessione di fede;battesimo;
eucaristia;disciplina;Scritture;comunione dei fedeli (un cuor solo, un'anima sola).
Nel NT la Chiesa comunione che si realizza nell'accoglienza, nella celebrazione
del mistero e nella carit.I Padri non sviluppano unecclesiologia sistematica,
piuttosto, evocano l'esperienza di fede con immagini bibliche rispondendo alle
eresie che minacciano la Chiesa.Ignazio di Antiochia: il primo che vede i cristiani
come unit nella Chiesa cattolica. Definisce i cristiani Chiesa cattolica.Ireneo
di Lione: unisce la Chiesa alla riflessione sul Figlio di Dio e sviluppa lidea
dellApostolicit della fede e della successione apostolica.Chiesa e ImperoNel IV
secolo la Chiesa presente nel diritto pubblico romano ed figura imperiale con
lo statuto dei ministeri. La distanza col mondo eliminata a vantaggio di una
Chiesa regno. Chiesa e Impero, infatti, formano insieme la societ cristiana.
Nel 1054, con la rottura tra occidente ed oriente si verifica che:a oriente si
sviluppa una Chiesa di prospettiva puramente teologica, cristologica e
pneumatologia dove si insiste sulla chiamata dell'uomo alla divinizzazione;a
occidente c una Chiesa pi giuridica che sviluppa una dimensione pi morale che
spirituale e che guarda la Chiesa pi come istituzione caratterizzata da una vita
sinoidale.Nel Medio Evo Agostino, con La dottrina sulla cattolicit e La validit
dei sacramenti, offre temi che, successivamente, l'ecclesiologia svilupper contro
le eresie. Egli fa, inoltre, una distinzione tra Chiesa visibile (umana) e Chiesa
invisibile (permeata dal divino). Quest'ultima sar ripresa dalla critica
protestante di Lutero. La riflessione teologica successiva alla riforma gregoriana,

la quale ha interessato la Chiesa latina, influenzata da Agostino: si parla del


Corpo totale di Cristo per indicare l'unione tra Chiesa del cielo e Chiesa della
terra.Nel XII secolo l'ecclesiologia non ancora una trattazione sistematica.
Tommaso non considera l'ecclesiologia una disciplina a s, infatti, parla di Chiesa
quando parla di Grazia, di Ges e dei sacramenti.La riflessione sulla Chiesa si
avr con la scienza canonistica. Nel diritto canonico essa trattata per esprimere
il potere del sacerdozio ed considerata una societ visibile ed organizzata.
Nella concezione del tempo l'unit non unione nello spirito ma sottomissione
all'autorit del Papa. Si svilupper anche un'apologetica a difesa dei caratteri
tipici della Chiesa di Cristo.Solo con la Mistici Corporis di Pio XII del 1943, si
avr il passaggio da una concezione giuridica della Chiesa ad una visione
comunionale sacramentale. Il corpo eucaristico di Cristo verr inteso, infatti,
come segue: la comunione dei santi comunione di cose sante che crea una comunit
che diviene Corpo di Cristo. La testa di questo corpo Cristo.Nel periodo della
Riforma si afferma che la vera Chiesa quella spirituale: i riformatori criticano
le autorit ecclesiastiche in nome dell'autorit di Dio e della Parola, mettendo in
risalto la sola Scrittura e la sola fede. La reazione della Chiesa cattolica si
concretizza nella redazione di trattati canonici e teologici sulla Chiesa a scopo
apologetico. L'ecclesiologia si riduce alla visione della Chiesa come societ
visibile e gerarchica e si concentra sulla figura del Pontefice.Roberto Bellarmino
(1542-1621), definisce la Chiesa come l'assemblea di uomini uniti dalla confessione
della medesima fede cristiana e dalla comunione dei medesimi sacramenti sotto il
governo dei pastori legittimi e, principalmente, di un solo vicario di Cristo sulla
terra, il Romano Pontefice. Le note dell'apostolicit ci permettono di riconoscere
la vera Chiesa: Una, Santa, Cattolica ed Apostolica. L'ecclesiologia proposta dal
Bellarmino si sviluppa nel segno dell'apologia contro il gallicanesimo ed il
giansenismo. L'ecclesiologia tende sempre pi a ridurre la Chiesa ad una societ
visibile e gerarchica sotto il Pontefice, garante dell'ortodossia e della fede.Nel
XIX secolo, passato il secolo dei lumi che vedeva la Chiesa come educatrice di
moralit, nasce l'ultramontanismo, un movimento di restaurazione, che svilupper la
concezione della monarchia pontificia.A Tubinga si ha una nuova visione che si
scontrer con la scuola romana, ancora giuridica. Mhler (1796-1838), riprendendo i
Padri, parla di Chiesa teologica, comunione nel tempo e nello spazio che si
dispiega dall'incarnazione del Figlio ed ha un'origine trinitaria che si
costituisce nella fede e nella carit.Newman (1801-1890), anglicano convertito,
diviene cardinale. Studia i Padri su una dimensione teologica e non giuridica.La
scuola romana con Scheeben (1835-1888) vede la Chiesa come Corpo di Cristo, come
incarnazione continuata che integra le strutture in una teologia della Chiesa. Il
pensiero del Bellarmino, trova una sintesi ed una conferma nel Vaticano I (18691870). In esso si propone, inoltre, un progetto di schemi sulla Chiesa come Corpo
mistico di Cristo. La Chiesa, per, considerata ancora una societ perfetta, uno
Stato tra gli Stati dove si sottolineano il primato del Papa e l'infallibilit del
suo ministero. Questa situazione presente malgrado il fiorire di movimenti
teologici spirituali che, poi, sfoceranno nel Vaticano II.Nel 1917 viene promulgato
il codice di diritto canonico in cui espressa l'ecclesiologia del Vaticano I
(Chiesa come societas perfecta) che si avr fino al 1983, anno della promulgazione
del nuovo codice. Quest' ultimo rispecchia, invece, l'ecclesiologia del Vaticano
II: non pi Chiesa come societas perfecta ma Chiesa come mistero di comunione.
Durante la prima guerra mondiale si approfondiscono gli studi sulla Scrittura, i
Padri e la Liturgia.Romano Guardini nel 1920 afferma: Si sente un risveglio della
Chiesa nelle anime. Il secolo scorso, infatti, il secolo della Chiesa. Il
movimento di ricerca teologica mosso dalla spiritualit, si consacra nel 1943 con
l'Enciclica Mistici Corporis di Pio XII (1939-1958). Questa enciclica nasce per
far chiarezza nella diatriba tra chi insisteva sulla dimensione spirituale ( Chiesa
= Corpo di Cristo) e giuridica della Chiesa. La definizione della Chiesa come Corpo
Mistico di Cristo, soddisfa le due esigenze.Dopo la seconda guerra mondiale si
assiste ad un rinnovamento liturgico, biblico, patristico ed ecumenico, che porter
al Vaticano II ed alle sue 4 Costituzioni fondamentali:la Lumen gentium, la
Sacrosanctum concilium, la Gaudium et spes, la Dei Verbum. In esso troviamo

l'ecclesiologia di comunione con la piramide capovolta e s' insiste sulla


sacramentalit dell'episcopato, sull'apertura al mondo e sulla riunificazione di
tutti i cristiani.3) Il POPOLO DI DIO VETEROTESTAMENTARIO: POPOLO DELL'ALLEANZA E
DELLA MEDIAZIONE. IL RESTO SANTO E LA COMUNIT CULTUALE. LA MISSIONE E
L'UNIVERSALITA' DELLA CHIAMATA ALLA SALVEZZA NELL'ANTICO TESTAMENTO.Dopo la morte
di Stefano i cristiani vanno nel mondo pagano ed usano il termine ecclesia (in
ebraico qahal e edah) che gi dal V sec a.C. indicava la comunit cittadina.
Paolo usa questo termine per indicare la Chiesa in Cristo e le Chiese mentre Matteo
lo utilizza solo due volte.In linea generale, il vocabolo indica:) la citt Stato
greca;) l'assemblea
d'Israele;) i discepoli raccolti da Ges dopo la resurrezione;) i discepoli delle
generazioni successive.Nella Nostra aetate 4 viene analizzato il rapporto tra il
cristianesimo e la religione giudaica e si afferma che, scrutando il mistero della
Chiesa, si vede come il popolo del NT sia legato ad Abramo. Nel riferimento fatto a
S. Paolo ancora evidente il richiamo alle origini ebraiche della Chiesa: nelle
vicende del popolo eletto c' la radice dell'ulivo buono a cui sono innestati i
rami selvatici dei pagani attraverso la fede. L'innesto permette d'inserire nell'
albero i pagani, poich, Cristo riconcilia ebrei e pagani:Non c' n giudeo, n
greco, n schiavo, n libero. Cristo ha fatto di due popoli un solo popolo
riconciliato nell'amore, cfr. Ef 2 e Gal.Giovanni Paolo II a Magonza, il 7
novembre 1980, afferma che l'incontro tra i due popoli del Nuovo e dell'Antico
Testamento dialogo all'interno della nostra Chiesa. Il 13 aprile 1986 il Papa
entra nella Sinagoga a Roma e afferma che la religione ebraica intrinseca alla
nostra religione. Nella LG 2 si considera, inoltre, il rapporto tra il popolo
dell'AT e del NT evidenziando la necessit di fondare il popolo del NT su quello
dell'AT.Israele ha la coscienza di essere un popolo ('Am) composto da persone che
hanno in comune le origini: la paternit divina. Questo popolo tale perch
popolo di Dio e popolo eletto da Dio ed ha la consapevolezza di questa elezione che
avviene per amore gratuito di Dio, il quale sceglie il pi piccolo dei popoli,
cfr. Deut 7, 6-8 ed Os 11, 1.Dio, nella storia, rinnova l'elezione del suo popolo
con Abramo, Is 45, 4.9, Mos, Giacobbe, Davide ed i profeti. Tu sei popolo
consacrato al Signore ed il Signore ti ha scelto, Deut 14, 2. Qui il termine
consacrato esprime l'idea dell'elezione e del riservare per s perch Dio chiama
ed affida al chiamato una missione.In Os 2, 25 viene usata la figura dello sposo
che sposa una prostituta per simboleggiare il fatto che Dio perdona il popolo che
si lascia traviare da idoli e, con la sua misericordia, fa del non popolo, il
mio popolo.Nell'AT il popolo solo Israele, gli altri sono semplicemente
definiti genti (goijm = quelli che non fanno parte del popolo) poich non hanno
l'elezione ma anche ad essi Dio assicura la salvezza. Ci che rende compatto il
popolo d'Israele l' essere consapevole di appartenere a Dio e con la
circoncisione si sancisce questa consapevolezza. Il termine 'Am indica anche la
parentela, la comunione di vita, pertanto, il popolo di Dio non una massa
d'individui ma popolo di fratelli per il legame che tutti hanno con Dio, cfr. Lv 19
e Deut 17,14-20.Nella Scrittura c' l'idea che il popolo appartenga a Dio il quale
ne geloso, perch sua propriet, qualcosa che riserva per s e che considera
cosa cara. Jav, eleggendo il popolo d'Israele, lo riserva per s non perch abbia
bisogno del culto ma lo chiama alla fedelt affinch non faccia male a se stesso.
Il popolo gregge e vigna di Dio e appartiene a Dio come la sposa allo sposo.
L'elezione di Israele un dono ed un mistero. Il popolo di Dio per cui la
definizione di popolo che si ha nell'AT definizione teologica e non solo
sociologica. Israele il popolo dell'Alleanza ed esiste perch Dio si allea con
esso.Tutto inizia in Gn 12 dove Abramo chiamato alla bert. Egli il capostipite
che stipula l'alleanza ma Dio che passa in mezzo alla vittima sacrificale poich
Lui ad impegnarsi. L'alleanza successiva stipulata con Mos a cui sono
consegnate le tavole della legge, Es 20. Ancora, in Giosu viene descritta una
liturgia della parola e Dio chiede al popolo di fare una professione di fedelt.
Dopo che il popolo sceglie il Signore, Dio rinnova la sua Alleanza. In 2Sam 7
stipulata l'Alleanza con Davide, in Ger 31, 31-34 stipulata una nuova alleanza in
cui Dio scrive la legge nel cuore con lo spirito.Dietro l'elezione e l'Alleanza c'

sempre l'iniziativa di Dio che sceglie per amore di salvare Israele e, attraverso
di esso, tutti i popoli.Caratteristiche del popolo dIsraele:) Israele popolo in
cammino: Abramo nomade, Giuseppe va in Egitto, Dio chiama Mos e lo invita a far
uscire il popolo dall'Egitto, Giosu porta il popolo nella terra promessa. Solo con
Davide il popolo diverr sedentario. Il popolo pellegrino ha un Dio pellegrino che
cammina con s e dimora in una tenda tra le tende degli israeliti. Dio guida il suo
popolo che, nel peregrinare, accompagnato da una nube di giorno e da una colonna
di fuoco di notte. Il Dio d'Israele non il Dio della localit, ma delle persone:
l'alleanza fatta con le persone.) Il popolo militante, non conquistatore. una
comunit nomade pronta ad affrontare le sfide che si presentano durante il cammino
e combatte con l'aiuto di Dio, cfr. Giudici 5.Cosa significa che Dio combatte? Il
popolo da conquistatore occupato da sette nazioni. In questo i Padri vedono i
sette vizi capitali che ognuno deve combattere ogni giorno.) Israele popolo di
mediazione. Dio stringe un patto per dare salvezza non solo al suo popolo ma a
tutte le genti. Questa mediazione pu essere intesa in un duplice significato:- nel
popolo d'Israele ci sono mediatori tra Dio ed il popolo stesso;- tutto il popolo
mediatore tra Dio e tutte le genti. 4) Il popolo consacrato: Dio riserva per s
e ci che riserva per s sacro e santo. Il profeta unge Davide re d' Israele:
questo rivela l'azione di Dio come atto d'amore: Egli mette da parte per una
missione. La missione d'Israele vivere con Dio, deve testimoniare alle genti la
gloria di Dio e deve far riflettere sul fatto che Israele, bench piccolo popolo,
con Dio vince grandi eserciti.5) Il popolo di Dio strutturato in dodici trib (
evidente il richiamo ai dodici apostoli e alle dodici benedizioni di Giacobbe) per
meglio proteggersi. Il suo nucleo la famiglia allargata: schiavi, nipoti,
fratelli, zii, ecc.6) Il resto santo il piccolo resto, il popolo d'Israele
nella sua parte migliore. Il popolo infedele. Dio lo castiga ma c' il resto
fedele che permette che le promesse fatte da Dio portino la salvezza. In Gn 18, 1633 Abramo intercede presso Dio perch il piccolo resto fedele non permetta la
distruzione del popolo. In Is 1,9, per, si vede come i superstiti prediletti siano
anche peccatori, allora ci si chiede perch resto santo. Il resto santo non
riguarda solo ci che il popolo vive ora, ma anche la realt escatologica: il resto
santo perch Dio santo ma la santit sar piena solo nell'escatologia, nel
giorno del Signore. Cfr Es 19, Deut 7-6, Is 62, Lv 19, 2.20. L'idea di santit
nell'AT non si identifica con la santit degli Israeliti ma con il fatto che il
popolo scelto da Dio. Il popolo santo perch Dio in mezzo a lui e, per questo,
diviene strumento di salvezza per gli altri popoli. In sintesi possiamo affermare
che il fondamento della santit del popolo d'Israele la santit di Dio.7) Il
popolo come comunit cultuale. Nel 597 e nel 586 Israele vive le due deportazioni a
cui segue una vita in esilio. Nel periodo della diaspora nasce la sinagoga in cui
ci si riunisce per pregare, leggere la Scrittura e meditare la Parola di Dio.
Israele prende consapevolezza di essere popolo di Dio nel culto verso DioLa Bibbia
per parlare del popolo radunato usa due termini: edah e qahal. Il primo ha un
senso passivo ed indica la comunit di persone gi radunata, il secondo ha,
invece, un senso attivo, pi religioso e cultuale, che indica la chiamata. Nella
LXX edha indica la sinagoga e qahal l'ecclesia. Il popolo ha unit religiosa. Ha
Dio per re. Successivamente il re chiamato da Dio ed al Suo servizio. Il popolo
ha consapevolezza di essere comunit quando convocato per il culto. Nell'AT
Gerusalemme la citt santa costruita su tre colli: sulla collina di Sion c' il
tempio, segno dellidentit cultuale e religiosa del popolo. Nella concezione
ebraica del cosmo, Sion al centro della terra perch il tempio che vi eretto
testimonia che Dio presente ed il luogo dove Dio dimostra la sua Gloria
(schekin).Popolo di Dio e Regno di Dio: il regno di Dio vivere riconoscendo la
sovranit di Dio sulla propria vita e sulla propria storia. Nei salmi regali
vediamo come la sovranit di Jav non sia sopraffazione, piuttosto, benevolenza e
favore di Dio verso il suo popolo.Missione e universalit della chiamata alla
salvezza nell'ATChe rapporto c' tra Chiesa e regno di Dio? La Chiesa, dice il
Concilio, germe ed inizio del regno di Dio.Nell'AT, nonostante si parli di popolo
eletto, c' una chiamata universale alla salvezza, infatti, proprio attraverso
questa elezione Dio salva tutti i popoli. A prima vista l'elezione sembra essere a

discapito degli altri popoli, basti vedere Deut 9,13 in cui Dio chiama il popolo ad
attraversare il Giordano a sfavore di altri popoli. In realt l'elezione va vista
in riferimento a Dio e non agli altri popoli. L'elezione l'espressione del bene
che Dio nutre verso gli altri popoli poich in funzione della salvezza
universale. Nell'AT non abbiamo l'idea di missionariet ma in esso si vede come
Israele sperimenti l'azione di Dio cos da divenire, in seguito, testimonianza per
gli altri.Heshel afferma che non siamo stati noi a scegliere Dio ma lui ad aver
scelto noi. Non vi alcun concetto di un Dio eletto ma vi quello del popolo
eletto. L'elezione di Dio, per, non esprime una discriminazione di altri popoli
poich popolo eletto significa popolo a cui Dio si accostato. Il termine eletto
non si riferisce ad una qualit del popolo ma al rapporto che esiste tra il popolo
e Dio.Le Grand afferma che nell'AT la missione la riunione di un popolo in
cammino messo in marcia da Dio. Israele non ha coscienza del suo obbligo
missionario ma in Is 49,6 il servo di Jav definito luce delle genti. L'agire
di Dio nei confronti
di Israele testimonianza per tutti gli altri popoli. Israele comprende questo
gradualmente, via via che procede la sua storia. Un autore polacco sostiene che la
differenza tra AT e NT la consapevolezza della missione ma questa affermazione va
considerata con prudenza.Il termine saliah, tradotto con missione, all'interno
dell'AT presente ottocento volte. usato in senso profano, nel suo significato
di inviare, mandare una lettera, un messaggero, e in senso religioso per cui Jav
ad inviare un dono, una grazia, una persona, gli angeli. All'interno di
quest'ultima accezione inserito il profeta il quale un eletto da Dio e ha
ricevuto da Lui una chiamata. Linvio necessario altrimenti si falsi profeti.
La missione, dunque, viene sempre da Dio ed implica la vocazione e la consacrazione
poich c' una elezione in ordine alla salvezza. L'inviato, inoltre, rimane sempre
in contatto con Dio: Non temere, Io sono con te. L'invio fatto sulla Parola di
Dio e questa anche il contenuto dell'invio. La parola dell'inviato legata a
segni e prodigi e la missione ha sempre un carattere universale.4) GES HA INTESO
FONDARE LA CHIESA? QUALE CHIESA? LE CARATTERISTICHE DEL REGNO PREDICATO DA GES E
LA COMUNIT RACCOLTA DA GES MEDIANTE LA PREDICAZIONE DEL REGNO. GES INVIATO A
TUTTO IL POPOLO DI ISRAELE E L'APERTURA DEL REGNO AGLI STRANIERI.Sappiamo che i
Vangeli non hanno la pretesa di essere un documento storico ma vanno, piuttosto,
visti come una rilettura teologica del Cristo degli apostoli, delle sue azioni e
delle sue parole. Fino ai primi del '900 si aveva un approccio fiducioso alla
storicit dei Vangeli. Tale fiducia , successivamente, messa in discussione dal
metodo storico critico arrivando, cos, ad uno scetticismo radicale.Bultmann
afferma, infatti, che il Vangelo offre una riflessione sul Cristo della fede e non
sul Ges della storia. Egli si basa sul carattere cherigmatico e non storico dei
Vangeli e deduce che da essi non possiamo avere nulla di certo riguardo al Ges
storico. Questa scissione sfocia in un problema ecclesiologico: Ges non avrebbe
voluto fondare la Chiesa.Harnack, 1851 1930, teologo protestante, vede come
nucleo del messaggio di Cristo la signoria di Dio nel cuore dell'uomo. Nel vedere
un rapporto individuale tra anima e Dio, nega che Ges abbia voluto la Chiesa. Nel
primo secolo c'era una comunit guidata da Paolo e Giovanni. Nel II secolo d.C., a
causa dell'ellenizzazione, nasce la Chiesa istituzione e con essa quello che
l'autore chiama il protocattolicesimo e, cio, la vittoria dell'istituzione sulla
mistica.A. Loisy (1857 1940) un teologo esegeta modernista e scrive: Il
Vangelo e la Chiesa (1902) e Attorno ad un piccolo libro (1903). Egli rifiuta la
posizione di Harnack ed afferma che il regno annunciato da Ges non ha una
grandezza etica ma escatologica. Secondo l'autore Cristo, prima della Pasqua, crea
un discepolato che continua dopo la resurrezione l'opera del Maestro annunciando
la speranza del regno. Loisy continua asserendo di non essere certo che Ges abbia
voluto davvero fondare la Chiesa poich non vi un atto formale.
L'istituzionalizzazione della Chiesa sarebbe avvenuta gradualmente come un processo
di quel germe iniziale piantato da Ges: Ges ha annunciato il regno ed venuta
fuori la Chiesa. Per lui non c' alternativa assoluta tra regno e Chiesa:
l'annuncio del regno mantenuto nella Chiesa la quale viva e si adatta alle
situazioni istituzionali.Nel libro Attorno ad un piccolo libro del 1903 l'autore

presenta la Chiesa come una comunit che ha per fine l'annuncio del regno. Vede
l'origine della Chiesa legata alla fede e non alla persona di Ges: La Chiesa
fondata su Ges pi che da Ges. Nella stessa opera fa una dura critica alla Chiesa
cattolica. Possiamo concludere che nel Vangelo ci sono elementi per rispondere alle
provocazioni di questi autori. Nella prospettiva del NT la Chiesa nata per
l'evento globale di Ges Cristo. Nei sinottici la Chiesa vista come un mistero
della Trinit.Legame tra il regno predicato da Ges e la ChiesaNel messaggio di
Ges basilare l'annuncio del regno di Dio (Matteo parla del regno dei cieli), il
quale l'idea guida nei sinottici. Ges, quindi, non predic in primo luogo la
Chiesa. In Mc 1,15 abbiamo il tema del regno, il cuore del messaggio pre pasquale
di Ges. Ci domandiamo se nel regno che Ges annuncia implicata una forma di
comunit. Se la risposta fosse negativa, la Chiesa, partendo dal Ges storico, non
avrebbe alcuna fondazione teologica. La risposta, per, positiva e, dunque,
possiamo affermare che la Chiesa fa parte dell'annuncio del regno. Aspetti del
regno1) Aspetto escatologico. Il regno una realt presente e futura nello stesso
tempo che si compie nell'escaton, alla fine dei tempi, cfr Mt 8,11 e Mt 26,29.Il
popolo d'Israele attendeva il messia ma Ges non si definisce mai tale perch ogni
gruppo aveva un'idea propria del messia ed Egli non vuole essere frainteso. Ges
spesso fugge da chi vuole farlo re perch la sua missione non politica ma
spirituale.2) Aspetto cristologico nella predicazione del regno: Il regno di Dio
in mezzo a voi. Il regno di Dio si compie gi in un uomo il quale s'identifica con
la persona e l'opera di Ges, Mt 4, 17 e Mc 1,15.Ges compie segni e miracoli per
confermare quanto detto con la parola. Essi sono un'irruzione del regno di Dio, cfr
Mt 12,28.3) Aspetto comunitario del regno. In Mt 13 abbiamo le parabole del regno
le quali non si riferiscono solo al regno escatologico ma anche a quello presente,
che si realizzato in se stesso, e alla comunit che si va formando.Alla
predicazione del regno legata una comunit. In essa, nella predicazione del
regno, centrale la legge dell'amore: Amatevi come io ho amato voi Mt 22, 34-40.
Il come ci che fa la differenza rispetto allo Shem d'Israele proprio perch
l'annuncio relativo al regno legato alla comunit stessa fondata sull'amore.
Dianich nell'opera: Chiesa mistero di comunione vede la Chiesa come segno vivente
del regno. L'annuncio del regno fatto da Ges relativo alla comunit dominata dal
Signore Ges. Da questo emerge l'importanza del rapporto Chiesa regno. La Chiesa
annuncia il regno con la Parola ed segno del regno attraverso la sua vita
comunitaria. Ricordiamo che la LG 5 non identifica la Chiesa con il regno di Dio.
Pottmeyer afferma che la venuta del regno di Dio ha forma collettiva. Nell'annuncio
del regno Ges raccoglie intorno a s una comunit gi strutturata. Non sono i
discepoli a scegliere Lui ma, a differenza di altri maestri, Egli stesso che
sceglie e chiama. Ges chiama uomini affinch collaborino alla venuta del regno di
Dio. Dopo la sua morte, essi si ritrovano a Gerusalemme maturando qui la
consapevolezza di non essere una comunit sinagogale ma la comunit di Ges.
Schnackenburg scrive La Chiesa nel Nuovo Testamento dove afferma che la Chiesa
primitiva post pasquale sarebbe impensabile se Ges non avesse fatto una precedente
opera di raccolta. Secondo l'autore la comunit primitiva sarebbe strutturata a
centri concentrici con al centro gli apostoli (in primis Pietro seguito da Giacomo
e Giovanni) a cui seguono i discepoli ed infine la folla.Matteo presenta spesso la
folla. Essa la prima forma di comunit che Ges vuole raccogliere poich vuole
che tutti e non pochi eletti siano partecipi del regno di Dio. Spesso Ges sfugge
alla folla perch vuole fuggire il successo ed il rischio che si travisi la sua
missione, Gv 6,14 -15 e Mc 1, 32 - 39.I discepoli sono coloro che hanno accolto
Ges ed hanno una missione ed una vocazione specifiche. In Mt 8, 1920 Ges
condanna i maestri. Si diviene discepoli con la risposta ad una chiamata, Mt 8,
1822, Lc 9, 57-62. Il discepolo non solo condivide il messaggio di Cristo ma la
sua stessa vita: Vieni e seguimi, sulla via della croce.In Lc 10, 1-20 Ges invia
i settantadue discepoli a due a due predicando la venuta del regno di Dio. Li invia
per preparare i cuori di chi ricever la visita di Ges.Gli apostoli. I Vangeli
narrano la loro chiamata: Mt 4, 18-22; Mt 10, 2-4; Mc 3, 16-19 (chiamata con i nomi
degli apostoli); Lc 6, 13-16 (chiamata dei dodici). La missione dei dodici
partecipazione alla missione di Ges prima e anche dopo la Pasqua con l'eucaristia,

il battesimo e la remissione dei peccati. Sono, cos, i rappresentanti, gli inviati


di Cristo.Fondamenti biblici del primato di PietroPietro, nella lista dei dodici,
ricordato per primo:Mc 10, 2-4;Mc 3,16-19;Lc 6, 14-16.Nonostante le sue debolezze,
egli portavoce dei discepoli. Ges stesso si rivolge spesso direttamente a lui.
Pietro la roccia, Mt 16, e la storicit del suo primato ben fondata. Pesh
afferma che Pietro il primo tra gli apostoli e che nei testi non si designa un
suo preciso successore. Il concetto di Chiesa sviluppato nel NT implica, pertanto,
un ministero petrino a carattere permanente. I tre testi su cui si fonda il
ministero petrino sono:Mt 16, 16-19 (Pietro detentore delle chiavi);Lc 22, 31-32
(Pietro la pietra su cui la Chiesa edificata);Gv 21, 15-17 (Pietro pastore che
protegge il gregge).Schlier nella struttura stratificata del discepolato vede
preformata la struttura della Chiesa che realizza il compimento della promessa.Tra
la comunit pre e post pasquale vi continuit. Ges, infatti, ha raccolto una
comunit che non in contrapposizione ed in alternativa alla comunit d'Israele.
La sua predicazione, infatti, rivolta ai figli d'Israele e solo successivamente,
anche ai pagani.Ges, dunque, non inviato solo ad Israele ma i Vangeli sinottici
sembrano contraddire questa affermazione, cfr Mt 15,24 e Mt 10,5 e ss., vediamo il
perch.Con il tempo appare l'ostilit d'Israele e, soprattutto, da parte dei suoi
capi, Mt 8,10, nei confronti
di Ges che, nonostante ci, non si chiude in una setta ma continua la sua
predicazione ad Israele. Ges non contesta radicalmente il giudaismo ma ne critica
gli eccessi. Il suo intento non quello di fondare un nuovo movimento religioso
ma vuole purificare l'intero popolo dei patriarchi chiamando tutti alla conversione
e prediligendo i pubblici peccatori, Lc 19,10: Non sono venuto per i sani ma per i
malati. La salvezza non si ottiene con l'osservanza della legge ma con la purezza
del cuore. Ges non usa l'espressione il santo resto poich non vuole fondare
un gruppo separato. Per fondare il nuovo Israele chiama i dodici, numero della
totalit, facendo un espresso richiamo anche alle dodici trib d'Israele.Come
abbiamo visto, Ges non vuole fondare un nuovo gruppo ma chiama a conversione tutto
Israele (cfr Mt 18, il fariseo ed il pubblicano), infatti, non costituisce una
comunit di soli puri, ma raduna anche pubblici peccatori e apre agli stranieri
definendo i pagani commensali del regno. Ges non ha lo scopo di rifondare il
popolo ma di rinnovarlo e fa sua la prospettiva per cui Israele eletto per essere
segno visibile che la salvezza per tutti i popoli. Ges utilizza i segni per
criticare gli atteggiamenti giudaici., cfr Mt 8 11-12; Lc 13, 28-29; Mt 21,43.Ci si
chiede se Ges abbia voluto dare un senso salvifico alla sua morte violenta.Secondo
alcuni la morte di Ges cos violenta da essere quasi imprevista anche da
Cristo. Altri autori affermano che Ges pensano che il regno di Dio sia instaurato
nel momento della morte, dunque, non ci sarebbe stato bisogno della Chiesa. Nasce,
ora, un problema storico: bisogna comprendere se l'attribuire il valore
soteriologico alla morte di Ges cosa che riguarda la comunit pre pasquale o
post pasquale.Ges, nella sua predicazione, ha annunciato il regno, cfr Lc 13,33
Il profeta non pu morire fuori da Gerusalemme; Lc 13,33, il figlio ucciso della
parabola dei vignaiuoli omicidi. Da questo vediamo che Ges ha inquadrato la sua
morte nell'ambito della missione datagli dal Padre. Gli stessi annunci della
passione, Mc 8,31; 9,31; 10, 33-34, avvalorano quanto detto.Ges cresce, vive: la
morte violenta non lo coglie impreparato e pensa ad una storia successiva alla sua
morte.Secondo Schweitzer, il quale scrive La storia della ricerca sulla vita di
Ges, la Chiesa nata senza il comando esplicito di Cristo ed nata perch tarda
la parrusia. Il testo in cui si d il mandato a Pietro sarebbe frutto di una
interpretazione post pasquale.Secondo una commissione di teologi, riunitasi nel
1995, tre avvenimenti attestano che Ges ha voluto la Chiesa:l'imposizione a
Simone del nome di Pietro: Mc 3,16;la professione di fede di Pietrol'istituzione
dell'Eucarestia, Mc 14,22 ss, Mt 26,26; 22,14; 1Cor 11,23.Culmann, al contrario,
studiando Mt 16,16, colloca la professione di fede di Pietro nell'ultima cena e in
assenza della consegna del primato a Pietro. Per questo, secondo lui, non si
giustifica il ruolo direttivo di Pietro nella comunit.Il sostantivo Kefhas ha il
duplice significato di pietra e Pietro. Quando Ges chiama Pietro l'apostolo
Simone, allude al compito che dovr svolgere e non certo alla sua psicologia. Ges

predica e fa segni: la venuta del regno legata alla sua persona. Ges vive la sua
missione annunciata da Giovanni Battista. Prima accolto e, poi, rifiutato. Questo
rifiuto lo porter alla morte e, con il suo sacrificio corona la sua missione. Ges
non vede la sua morte come un fallimento perch l'accoglie nella certezza di
realizzare la vittoria definitiva. Ges prepara i discepoli i quali dovranno vivere
senza la sua presenza. Con il dono dello Spirito Santo nasce la Chiesa come
comunit della Nuova Alleanza, una comunit non fine a se stessa ma che vuole
portare a tutti il messaggio di Ges.5) IL PROFILO ECCLESIOLOGICO DEL VANGELO DI
MATTEO: VERO ISRAELE, COMUNIT RIUNITA ALLA PRESENZA DI CRISTO, L'APOSTOLICIT, I
DODICI, IL PRIMATO DI PIETRO E LA MISSIO AD GENTESMatteo.La sua visione
ecclesiologica mette in evidenza l'apostolicit della Chiesa.Trilling sostiene che,
per Matteo, la Chiesa vero Israele e afferma questo partendo dalla parabola dei
vignaiuoli omicidi in cui il padrone consegna ad altri la vigna per farla
fruttificare. Questa posizione implica la condanna di Israele e la Chiesa vista
come l'alternativa ad esso.Ross riprende la teologia dell'Alleanza, del Dio con
noi e afferma che questo tema tipico di Matteo. La presenza di Ges, dopo la sua
morte, assicurata dallo Spirito.Per Matteo gli elementi che caratterizzano la
Chiesa, sono:la presenza ed il ruolo dei dodici;il primato ed il ruolo di Pietro;la
missione alle genti.Matteo sottolinea la costituzione apostolica, Mt 10,5:
istituzione degli apostoli. Chi non accoglie la loro predicazione non si salva.
Saranno loro a sedersi sui dodici troni e giudicheranno le nazioni, Mt 19,28.
Partecipano dell'ecsusia, il potere, cio, che Ges ha sul male, e compiono dei
prodigi.Matteo esplicita chiaramente la funzione di Pietro:Mt 4, 18-19: Pietro il
primo chiamato;Mt 10,12: Pietro il primo della lista;Mt 15, 15:Pietro portavoce
del gruppo apostolico;Mt 16, 17-19: a Pietro affidato il primato, riceve la
funzione di guidare la Chiesa.Per Matteo il ruolo primaziale di Pietro si
eserciter nel potere di sciogliere e legare, Mt 18,18, potere che legato allo
scioglimento dei peccati.Matteo propone una serie di brani definiti
universalistici:Mt 21, 43: Vi sar tolto il regno di Dio e sar dato ad un popolo
che lo far fruttificare. Con quest'affermazione Ges non intende cancellare la
missione dIsraele ma vuole inserire le genti in Israele.Mt 8, 10-12: Molti
verranno da occidente e da oriente;Mt 25, 31-46, il giudizio finale;Mt 28.6) LA
CHIESA SECONDO LA RIFLESSIONE TEOLOGICA DELL'EVANGELISTA LUCA: L'AZIONE DELLO
SPIRITO NELLA VITA DI GES E DELLA CHIESA, IL PROCESSO DI COSTITUZIONE E LA
STRUTTURA APOSTOLICA DELLA CHIESAIl contributo ecclesiologico di LucaLa Chiesa vive
il tempo tra l'Ascensione ed il ritorno del Signore. Questo tempo, per, riempito
dalla comunit del Signore risorto. La storia tempo di salvezza e di speranza.
Luca il teologo del tempo della Chiesa, infatti, non limita la salvezza alla
presenza fisica di Cristo, cos come, invece, credevano i discepoli di Emmaus i
quali erano sconsolati poich pensavano Ges morto.La salvezza estesa grazie alla
presenza della Chiesa. I discepoli possono fare quanto faceva il maestro poich in
essi agisce lo Spirito. Il tempo della Chiesa tempo della missione: Ges va verso
il monte santo in cui compie la sua missione che poi si irradier, con la Chiesa,
in tutto il mondo. Luca vede Israele intrecciato alla Chiesa e diviene elemento
essenziale nella sua genesi. In questo appare evidente la differenza con Matteo.In
Luca appare un parallelismo tra l'azione dello Spirito Santo in Ges e l'azione
dello stesso nella Chiesa. L'autore ha chiaro che, come lo Spirito agisce su
Cristo, cos agisce sulla Chiesa e su Maria.Azione dello Spirito in Ges e nella
Chiesa.Luca, pi degli altri evangelisti, approfondisce la presenza dello Spirito
la cui presenza sottolineata nella vita di Cristo, sin dal suo concepimento, e
nella vita della Chiesa, cfr At 2,4: la Pentecoste.Lo Spirito accompagna i primi
passi di Ges:Maria va da Elisabetta. Giovanni Battista esulta nel suo grembo ed
ella diviene piena di Spirito Santo;Ges al tempio, Lc 2,27: lo Spirito muove
Simeone;lo Spirito conduce Ges nel deserto.Parallelamente:dopo la Pentecoste, chi
si fa battezzare, riceve lo Spirito;Barnaba definito uomo pieno di Spirito e
fede;lo Spirito accompagna la Chiesa nei momenti di evangelizzazione. Ad esempio,
Paolo si lascia guidare dallo Spirito;lo Spirito pone i Vescovi a pascere la
Chiesa, At 20. Per Luca, dunque, la Chiesa non ha solo una dimensione orizzontale
infatti la chiave di lettura per decifrare la realt ecclesiale la

pneutomatologia.Tappe della costituzione della Chiesa.La nascita della Chiesa


frutto di un processo che si definisce in sei tappe:Comunit dell'AT: Israele la
prima componente della comunit radunata dal Signore. Dio, infatti, raccoglie un
popolo in cui ci soni uomini che compiono la volont di Jav.Movimento di Giovanni
Battista: il Battista per Luca una figura ancora legata all'AT. Egli anticipa la
missione di Ges.Opera pubblica di Ges: Luca afferma che il destinatario del
messaggio del regno tutto Israele. La comunit cristiana la preformazione della
Chiesa futura.Eventi pasquali: dopo di essi l'annuncio del cherigma viene portato
ai pagani. L'evento pasquale il fulcro su cui si costruisce l'esperienza della
Chiesa.La Pentecoste: Israele rappresentato dai dodici apostoli che ricevono lo
Spirito promesso da Gioele, cfr Gioele 3. In At 7 vediamo il culmine della violenta
persecuzione dei cristiani con la lapidazione di Stefano. La Chiesa, malgrado nasca
dallo Spirito, vittima di persecuzioni.Accoglienza dei pagani nella Chiesa. At
13,46. Per Matteo la Chiesa spinta verso i pagani a causa del rifiuto del Ges
terreno da parte dIsraele. Luca, invece, fa vedere che nei primi tempi della
comunit, il rifiuto porta all'apertura dei pagani (vedi nella lettera ai romani
l'immagine dell'innesto).La Chiesa opera nella Trinit per cui non c' un atto di
fondazione.Luca non presenta una comunit senza capo o guida ma pone i dodici come
destinatari e strumenti dell'opera dello Spirito per guidare la comunit.Le
comunit sono costituite da coloro che hanno fatto esperienza della resurrezione di
Ges, At 1, 21-22, e sono testimoni della sua vicenda storica.La parola di Dio
convoca la comunit, infatti, chi appartiene ad essa vi entra come chiamato e non
per
propria iniziativa. Ci che lega gli appartenenti alla comunit, non una
semplice amicizia ma una fraternit in Cristo.Luca ricorda gli apostoli, Paolo ed i
profeti come persone dotate di Spirito e che leggono gli eventi alla luce della
fede. Egli nomina i presbiteri, gli anziani nella fede, i quali sono figure di
presidenza. Gli episcopi sono coloro che pregano, vegliano e garantiscono dalle
eresie. In At 6, 1-6vengono menzionati sette diaconi che sono a servizio delle
mense. In At 7-8 i diaconi sono scelti per predicare, per condurre la preghiera e
per dare il battesimo.In At 10-11 vediamo che Pietro va verso i pagani per volont
di Dio. A lui , nella Chiesa madre, subentra Giacomo . Questo passaggio di
consegne probabile che sia avvenuto per una consapevolezza sempre maggiore di
doversi aprire sempre di pi ai pagani.Luca non racconta la conversione di Paolo,
ma la sua illuminazione. Il servizio a cui chiamato l'annuncio del Vangelo, At
13-14: i viaggi missionari.In Luca gli elementi germinali della Chiesa sono:
l'insegnamento, il governo, la tradizione e la successione apostolica mediante
l'imposizione delle mani .In sintesi:lo Spirito convoca la Chiesa. Il ministero
(servizio) degli uomini che guidano la comunit governato dalla parola di Dio.
Esso non si fonda su un potere ma sulla veridicit del messaggio di Ges.7) LA
CHIESA NELLA RIFLESSIONE TEOLOGICA DELLE LETTERE PAOLINE: IL RAPPORTO ISRAELE,
CHIESA ED I PAGANI. LA CHIESA CORPO DI CRISTO, IL TEMPIO DELLO SPIRITO,
L'APOSTOLATO E I CARISMIPaolo scrive circa due, tre decenni prima di Luca eppure la
sua visione ecclesiologica pi approfondita. Dai suoi scritti la Chiesa emerge
come una realt misterica, concezione che sar, poi, ripresa dal Vaticano II.
Rapporto Israele, Chiesa, GentiL'espressione laos teou, popolo di Dio, presente
negli scritti di Paolo solo due volte, in Rm 9, 25 e in 2Cor 6, 16 e la riprende
dall'AT. Essa non utilizzata per indicare la comunit dei discepoli di Ges. Per
questa usa il sostantivo ecclesia. Dalle lettere paoline e deuteropaoline emerge
l'esperienza teologica dell'Apostolo.Paolo non vive una conversione ma
un'esperienza di illuminazione che gli permette di rileggere la tradizione ebraica
in funzione del Cristo Risorto. L'autore considera la Chiesa innestata nel popolo
dIsraele: essa, infatti, poggia le sue radici sulle benedizioni fatte da Dio al
popolo ma porta in s anche qualcosa di nuovo portato da Ges Cristo: la Chiesa,
per lui, anche nuova creazione escatologica e luogo dello Spirito. L'Israele che
non riconosce Ges l'Israele della carne, 1 Cor 10, 8, la Chiesa il resto santo
d'Israele, Rm 9, 2729.Gal 4, 21-31 pu sembrare un testo che non riguarda la
riflessione ecclesiologica di Paolo. Egli ricorre ad un'esegesi di tipo rabbinico e
parla di due madri: Agar e Sara. Qui viene messo in evidenza il rapporto tra i

credenti formalisti e legalisti e quelli che non lo sono. Agar, la donna che non
accoglie, corrisponde alla Gerusalemme terrena mentre Sara corrisponde, invece,
alla Gerusalemme di lass. La Gerusalemme celeste gi riconoscibile nei tratti
della Chiesa terrena la quale chiamata ad essere madre dei figli liberi.Paolo,
successivamente, fa riferimento ai figli di queste due donne, Ismaele e Isacco.
Il primo, nato secondo la carne, rappresenta Israele e perseguita Isacco il quale,
nato secondo lo spirito, rappresenta invece la Chiesa. Con queste allegorie Paolo
invita i Galati a fare una scelta tra l'osservanza della legge e la non alterazione
del Vangelo ricevuto. Possiamo dire che si tratta di una polemica contro i giudei
cristiani che vogliono portare la comunit sotto la legge.In Rm 9, 11 si presenta
un quadro del rapporto tra i cristiani ed Israele, tra i discepoli di Ges e chi
non crede in Lui. Mentre i Galati vogliono tornare agli usi giudaici, altre
comunit pagane non vogliono rapporti con Israele.Nel testo in esame Paolo ricorda
i privilegi d'Israele e mostra la gloria del popolo eletto facendo sentire la sua
fierezza di essere ebreo. Da questo Israele nasce Cristo secondo la carne. In
questo passo c' lo schema della chiamata universale alla salvezza: Israele
consapevole di essere stato chiamato, segno tra le nazioni ed portatore di
salvezza per gli altri popoli. A questo punto ci chiediamo se, dopo la venuta di
Cristo, Israele abbia ancora una funzione di mediazione salvifica. Man mano che
Paolo procede nelle sue riflessioni, si sviluppa una risposta positiva: Ma Dio
avrebbe ripudiato il suo popolo perch non ha accettato il Messia? Impossibile.
I doni e la chiamata di Dio, infatti, sono irrevocabili e non dipendono dalla
fedelt di chi li riceve. Per avvalorare questa affermazione, Paolo utilizza tre
argomenti:) C Israele ed Israele: ci sono i ribelli ma anche coloro che hanno
accettato Cristo, quel piccolo resto che Paolo identifica con i giudeo cristiani.
Questo ci illumina sulla Chiesa che non una realt di massa, una realt
maggioritaria. Se fosse cos essa perderebbe la caratteristica di essere sale e
lievito. Per Paolo la mediazione salvifica di Israele non finita e la salvezza si
estesa ai pagani perch una parte di Israele ha rifiutato Cristo. Israele sar
salvato secondo le attese dell'AT perch le promesse di Cristo sono irrevocabili.
Con Paolo vediamo che Dio volge al bene il rifiuto da parte dIsraele. Questi ha la
sua parte di responsabilit ma, non per questo, viene privato della salvezza.
L'autore mostra come i cristiani provenienti dal paganesimo s'innestano su Israele.
Il nucleo il resto di Israele che ha accettato Ges, poi ci sono i pagani che Lo
hanno accolto ed, infine, ci sono l'Israele ed i pagani che non hanno accolto Ges.
Questi ultimi costituiscono l'oggetto dell'evangelizzazione della Chiesa.) Chiesa
come corpo di Cristo.La novit della Chiesa di aver riconosciuto Cristo come il
Messia, Figlio di Dio e Kyrios, colui che Israele attende. Cristo ha portato a
compimento tutte la alleanze diventando per noi: sapienza, giustizia e redenzione.
Per in Paolo la fede in Cristo porta alla redenzione. L'opera redentrice
incorporazione in Cristo e per questo Paolo utilizza l'espressione Corpo di
Cristo in riferimento alla Chiesa. La redenzione consiste nel salvare l'uomo che
viene salvato con l'incorporazione in Cristo. La redenzione una relazione intima
tra l'uomo e Dio.) Vediamo ora l'aspetto cristologico del termine Corpo.Paolo non
prende questa immagine dall'AT ma da testi del mondo antico:lApologo di Menenio
Agrippa sullo Stato come corpo ed i cittadini come membra. Lo Stato non sostituisce
i singoli e deve occuparsi del bene comune. Paolo focalizza questo concetto non
limitandosi al solo aspetto sociale ma affermando che i cristiani sono Cristo nel
suo corpo: Siete corpo e membra di Cristo, ciascuno per la propria parte, 1Cor
12, 27.In 1Cor 12, 12 si legge: Come il corpo uno e tutte le membra sono un
corpo, cos anche Cristo. Paolo parla di Cristo e non della Chiesa, come in realt
ci saremmo aspettati. Parla del Corpo di Cristo poich si diviene Corpo di Cristo
per l'intima relazione con Lui, l'incorporazione, che si realizza con il battesimo.
Con Rm 12, 4 -4 vediamo come l'incorporazione con Cristo implica l'apertura verso
l'altro. Qui vi sono espressi gli elementi per l'esperienza della Chiesa come
comunione: la Chiesa valorizza ogni vocazione pur nella diversit, Siamo membra
gli uni degli
altri. L'unit non fatta da una convergenza di singoli ma
costruita dall'Incorporazione a Cristo.Paolo fa un'identificazione mistica tra
Cristo e la Chiesa. Quando Cristo parla a Saulo si riferisce alla Chiesa: Perch

mi perseguiti?.Porre in essere la Chiesa non fare corpo, il nostro entrare a


far parte del Corpo di Cristo che ci fa essere Chiesa. Boneuf, a tal riguardo,
afferma che la Chiesa Cristo esistente come comunit. Ges stesso parla in questa
prospettiva: Dove due o tre si riuniscono nel mio nome, io sono in mezzo a loro.
In 1Cor 12 e in Rm 12 la Chiesa come corpo di Cristo ha un significato eucaristico
e riguarda una Chiesa precisa, ad esempio quella di Corinto.Possiamo fare un
parallelo tra 1Cor 12, 4-31 e Rm 12, 4-5. L'idea di corpo si applica alle Chiese
locali anche se qui si indica l'intera Chiesa: tutti i battezzati appartengono al
Corpo di Cristo. Dai brani in esame si evince che la Chiesa non un insieme amorfo
di persone ma un organismo costituito da membri di pari dignit e diverse funzioni.
Possiamo sintetizzare quanto fin'ora detto che per Paolo l'espressione Corpo di
Cristo ha un significato: - cristologico;- ecclesiale, perch formata da soggetti
diversi;- metafora eucaristica perch il Corpo di Cristo vive l'unione col Capo
nell'eucaristia, 1Cor 11, 23-27; 10, 16-17.La Chiesa come Corpo di Cristo
presente in Efesini e Colossesi dove assume un carattere pi universale. Cristo
capo in rapporto con il cristiano e l'insieme dei cristiani, Ef 4, 11-16 parla
del capo da cui il corpo prende vita, Ef 5, 28-29 invita ad amare le mogli come
Cristo ama la Chiesa.Cristo il salvatore del suo corpo nel quale l'unione fisica
espressione dell'unione spirituale. Schlier scrive Ecclesiologia nel NT ed
afferma che la Chiesa per Paolo Corpo di Cristo in virt dell'origine: essa
prima e pi dei singoli e anche pi della loro somma.Chiesa come tempio dello
Spirito SantoLa Chiesa tempio di Dio e dello Spirito Santo. In 2Cor 6, 16 si
legge:Siamo tempio del Dio vivente ad indicare che il Dio vivo abita nel tempio,
che la Chiesa, ma anche in noi come singoli battezzati.In 1Cor 3, 16-17 Non
sapete che siete tempio di Dio? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distrugge
voi. In questo passo, inoltre, vi riferimento al dono della santit il quale
misura della vocazione cristiana in quanto ci viene donato con il battesimo.Ef
2, 21-22: In Lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo
nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare
dimora di Dio per mezzo dello Spirito. Anche noi, dunque, dobbiamo edificarci per
diventare tempio di Dio.Nella Chiesa tempio di Dio il protagonista lo Spirito
Santo il quale distribuendo doni la edifica. La seconda conseguenza della presenza
dello Spirito la santit della Chiesa. Come nel tempio c' il Santo dei Santi,
nella Chiesa il dono dello Spirito si manifesta nella santit della Chiesa
stessa..Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? 1Cor 6, 15-20: con
l'incorporazione a Cristo, il corpo diviene tempio di Dio, formando con Lui un solo
spirito. A questo segue la necessit del rispetto del corpo.Rm 12,1 Vi esorto
dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come
sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; questo il vostro culto spirituale: il
corpo tempio di Dio per cui nella vita della persona si vive ogni giorno una
liturgia che offerta del corpo. Il culto non pi fatto da olocausti ma una
liturgia che l'uomo pu vivere offrendo il proprio corpo anche nelle cose pi
semplici.Tema dell'apostolato e dei carismiPaolo , come lui stesso si definisce,
l'apostolo per vocazione, l'inviato che fonda e guida la comunit su mandato di
Cristo assistito dallo Spirito. La natura dell'apostolato il servizio con il
quale si costruisce la comunit.Ci chiediamo come l'annuncio del Vangelo faccia
crescere la Chiesa. Come vediamo dalla missione paolina, la comunit nasce come
convocazione che parte dalla parola. Paolo solo un amministratore, un liturgo di
Ges tra i pagani perch esercita l'ufficio sacro del Vangelo. Questo consiste
nell'evangelizzazione dei pagani i quali non offrono cose esteriori ma se stessi.
Per Paolo, servitore del Vangelo, l'evangelizzazione necessaria per
l'edificazione della Chiesa.L'autorit dell'evangelizzatore data dall'autorit
morale della Parola di Dio.1Cor 15, 5-8 il testo cherigmatico per eccellenza:
Paolo mostra come, attraverso l'annuncio, a tutti gli apostoli e a lui stesso
apparso Cristo. Il concetto ecclesiologico dei carismi presente in 1Cor 14: essi
sono fenomeni, frutto dello Spirito. I carismi sono molteplici, provengono da Dio
in Cristo grazie allo Spirito e servono per l'edificazione, la crescita ed il
mantenimento della comunit. Paolo considera tutti i carismi come doni dello
Spirito ma li relativizza poich essi debbono essere messi sotto la via migliore di

tutte: la carit. Tra i carismi troviamo l'apostolato; la profezia; carismi


transitori, come gli esorcismi, la glossolalia, le guarigioni; doni stabili come i
ministeri dell'insegnamento e del governo; doni ausiliari: Paolo evangelizzava e
nella provincia designava un evangelizzatore il quale aveva funzione di
rappresentanza.Nella comunit cristiana tutti i credenti sono carismatici perch
hanno il dono dello Spirito. Nelle comunit paoline ognuno ha un carisma e ognuno,
per ci che pu, si mette a servizio dell'altro facendo un discernimento di
carismi.Il primo criterio per il discernimento cristologico: riconoscere e
confessare Ges come Kyrios, Signore, rinunciando agli idoli 1Cor 12, 13. Il
secondo il perno ecclesiale: il carisma deve essere per la crescita. Il terzo
il perno apostolico: pronunciamento dell'apostolo che ha autorit perch ha vissuto
con Cristo.
8) L'ECCLESIOLOGIA DEL VATICANO II. COLLOCAZIONE, QUALIFICA TEOLOGICA E STRUTTURA
DELLA LUMEN GENTIUM, CHIAVE DI VOLTA DELL'INTERA COSTRUZIONE CONCILIARE. ELEMENTI
FONDAMENTALI DELL'ECCLESIOLOGIA CONCILIARE: CHIESA MISTERO, COMUNIONE E MISSIONE.
Nei testi del Concilio troviamo: decreti, dichiarazioni e costituzioni. Philips
afferma che la LG la pietra angolare di tutti i documenti del Vaticano II. Nella
LG troviamo un'autodescrizione della Chiesa. Giovanni XXIII, nella fase
preparatoria del Concilio invi un questionario ai Padri per chiedere consigli sui
problemi dogmatici e pastorali. I Padri, vedendo che gli argomenti a loro
sottoposti erano gi impostati, ritennero opportuno aprirsi ad un dialogo profondo
che portasse ad un confronto tra la Chiesa e la modernit. Nel rispondere alla
domanda Cos' la Chiesa misero a fuoco la Chiesa ad intra (la sua natura e la sua
missione) e ad extra (Chiesa aperta al dialogo con il mondo). Nella SC si
approfondisce la componente liturgica ed eucaristica della Chiesa.Nella GS troviamo
il rapporto Chiesa- mondo.Nella DV si tratta della Divina Rivelazione.Queste
costituzioni sono precedenti alla LG ma i loro tre pilastri, liturgia -parolaservizio, poggiano sulla natura stessa della Chiesa.La dottrina del concilio
Vaticano II, pur non dichiarando un nuovo dogma, non solo unopinione teologica
ma un insegnamento ministeriale. In virt di questo, rispetto a questioni
controverse, si pronuncia in modo definitivo e vincolante, come le altre
costituzioni a cui fa riferimento. Per tutto ci possiamo affermare che la LG la
magna charta della Chiesa.Struttura della LGIL testo sviluppato in 8 capitoli
divisi, secondo alcuni autori, in 4 binari:1-2 mistero della Chiesa (dimensione
trascendente) e il popolo di Dio (dimensione storica);3-4 struttura gerarchica
della Chiesa: gerarchia-episcopato e vocazione dei laici;5 santit e santificazione
del popolo di Dio;6 vita religiosa;7 sviluppo escatologico della Chiesa pellegrina;
8 rapporto con Maria, tipo madre della Chiesa.Liter della LG un iter
complesso. Vi hanno partecipato molti teologi tra cui lo stesso Ratzinger. In
questa costituzione possiamo trovare tre grandi assi dell'ecclesiologia del
Vaticano II:1 Chiesa come sacramento e mistero trinitario;2 Chiesa come comunione;3
Chiesa che per sua natura missionaria. Nel XIX secolo la Chiesa era considerata
una societas perfecta. Con questo concetto si esprimeva una sua visione prettamente
gerarchica in cui il Papa era visto come il capo. Con il Vaticano II, LA piramide
viene rovesciata: il Papa servo dei servi di Dio.Secondo il Vaticano II, la
Chiesa frutto della vita trinitaria dallorigine allescaton ed un popolo
radunato nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, LG4 che riprende
Cipriano. Per affermare che la Chiesa mistero e sacramento, si usano due
concetti:a) la Chiesa non soltanto una semplice aggregazione umana, b) nella
Chiesa c' la compresenza di una duplice realt, quella umana e quella divina. Essa
una realt trascendente e allo stesso tempo storica, ha natura teandrica. In essa
si intrecciano lopera di Dio, la grazia e la comunit. La Chiesa come comunione
vista a posteriori rispetto al Vaticano in cui non presente questa formulazione.
Parlando di Chiesa come mistero e sacramento, non si cancellano le sue dimensioni
istituzionale e societaria. La Chiesa pur sempre una societ ma sotto la
prospettiva della comunione: da una visione giuridica si passa ad una visione
teologica. La comunione della Chiesa ha la sua fonte nella comunione trinitaria per
cui la comunione trinitaria si riflette nella Chiesa. Nella LG ci sono quindici
riferimenti alla dimensione societaria della Chiesa mentre viene utilizzato un

centinaio di volte il linguaggio comunionale comunitario. Questi due aspetti,


societario e comunionale, vanno letti insieme perch la visione societaria della
Chiesa fa parte della sua dimensione comunitaria. La Chiesa societ che vive
nella comunione e questa si radica nella dimensione misterica e sacramentale. Nel
Vaticano II si parla di missione come vocazione stessa della Chiesa. Prima per
missionario si intendeva chi partiva per le terre di missione, su mandato di Mt 28,
16-20. Ora, invece, vediamo come la missione nel DNA della Chiesa perch il
mandato che Cristo d ai discepoli fa parte del disegno salvifico del Padre che
passa attraverso il Figlio. Ne consegue che, anche se tutto il mondo fosse
evangelizzato, la missione della Chiesa continuerebbe. La missione della Chiesa
trova la sua origine nella missione trinitaria. Tutta la Chiesa missionaria non
solo i pionieri. Tutto il popolo di Dio un popolo in missione. La Chiesa sempre
proiettata fuori di s, extroversa, afferma Dianich. Il decreto Ad Gentes 2-4
riprende la LG 2-4: La Chiesa peregrinante per sua natura missionaria, in quanto
ha origine dalla missione del Figlio e dello Spirito Santo, secondo il disegno di
Dio Padre.Il Vaticano II il Concilio pi partecipato e quello che ha pi
approfondito la riflessione su alcuni temi.9) LA RECEZIONE E LA QUESTIONE
DELL'ERMENEUTICA DEL VATICANO II.La RECEZIONE il fenomeno per cui il popolo
cristiano sotto la guida dello Spirito Santo riconosce ed accoglie riflessioni,
decisioni, iniziative, riforme ed istituzioni che rinnovano la sua vita e la sua
fede. La recezione permette che la ricchezza di ci che auspicato dal Vaticano II
arrivi nella vita di ciascuno e non come una semplice conoscenza.Ermeneutica del
Concilio Vaticano II aggiungere foglioI testi prodotti dal Vaticano secondo e
redatti in forma provvisoria, presentavano delle difficolt dinterpretazione. A
questa situazione si rimedi facendo ricorso ad un lavoro di limatura e revisione
che coinvolse il mondo accademico e pastorale.Esistono due grandi ermeneutiche del
Concilio Vaticano II le quali determinano: il senso del testo, la prospettiva
dellautore, il modello evangelizzatore o ritualista, il paradigma democratico o
autocratico, la chiesa carismatica o istituzionale, la linea progressista o
conservatrice.Queste 2 impostazioni ermeneutiche hanno preso vita subito dopo
la conclusione del concilio.ERMENEUTICA DELLA DISCONTINUITA':fa capo ad Acerbi il
quale scrive Ecclesiologia giuridica e di comunione nella LG e alla scuola di
Bologna con i teologi Alberigo, Melloni, etc.ERMENEUTICA DELLA CONTINUITA':
sostenuta da Ratzinger, Potmaier, Ghirlanda, etc.Acerbi sostiene che, nella Chiesa,
la dimensione societaria e quella di comunione sono giustapposte: la seconda
prevale sulla prima e tra loro non c' osmosi. Sostiene la necessit di dover
andare aldil della lettera dei testi conciliari. A questa affermazione Ghirlanda
controbatte asserendo che le due dimensioni sono irrinunciabili e non contrapposte
e parla, cos, di comunione gerarchica.Ermeneutica di Papa Benedetto XVI.Papa
Benedetto si pronunciato apertamente sull'ermeneutica del Vaticano II. Nel
discorso alla Curia del 22 dicembre 2005, chiedendosi il perch della difficolt
della recezione del Vaticano II, afferma che e tale difficolt nata dal litigio
tra le due ermeneutiche. L'ermeneutica della discontinuit ha fatto confusione,
quella della continuit ha portato frutti ed ermeneutica del rinnovamento nella
continuit. Il Papa parla, cos, dell'esistenza di due visioni ermeneutiche: una
che asserisce una discontinuit ed una rottura con il dato della fede, l'altra che,
al contrario, porta al rinnovamento con una visione comunionale che permette di
superare l'idea di una Chiesa come sola istituzione e di considerarla come entit
che vive autonomamente.La prima porta ad una rottura tra la Chiesa pre conciliare e
post conciliare da cui deriva una cesura tra la lettera e lo spirito del Concilio.
Il Papa, a riguardo, asserisce la necessit di andare aldil dei testi per
comprendere lo Spirito del Concilio. Egli continua dicendo che l'ermeneutica della
discontinuit vede erroneamente l'assemblea conciliare come una costituente. Essa,
infatti, non pu n inventare, n soppiantare la dottrina. Compito della Chiesa
di trasmettere i contenuti del dato di fede in modo comprensibile nella fedelt a
Cristo.Rispetto all'ermeneutica della continuit il Papa riprende lermeneutica
della riforma della dottrina e della prassi in continuit col passato
nell'adattamento alle esigenze moderne (ecclesia semper reformanda est) presentata
da Paolo VI. Afferma, cos, che la Chiesa prima e dopo il Concilio la stessa: Una

Santa, Cattolica ed Apostolica, una Chiesa in cammino, LG n8.Il Concilio


un'apertura della Chiesa verso il mondo ma sempre segno di contraddizione: Voi
siete nel mondo ma non del mondo.TESTO: L Ermeneutica del Vaticano II di Jean
Regalla Chiesa non al di fuori della storia ma nella storia;Questo un
concilio pastorale che non da dogmi ma, allora, non vincolante? No, anzi,
esattamente il contrario;proprio perch la Chiesa deve essere fedele alla sua
missione deve essere in continua riforma;pur nella riforma la Chiesa non deve
seguire le mode ma rimanere sempre se stessa;il messaggio di Cristo viene portato
ad un uomo che in continua evoluzione;la Chiesa cambia proprio perch fedele al
suo Signore;La Chiesa non vive per se stessa ma sempre riflettendo il mistero
trinitario di Dio.10) IL MISTERO DELLA CHIESA: PUNTO DI PARTENZA DELL'ECCLESIOLOGIA
DELLA LG (CAPITOLO I). LA NATURA MISTERICA DELLA CHIESA SECONDO I PADRI. ACCESSO
AL MISTERO DELLA CHIESA MEDIANTE L'ATTO DI FEDE: CREDO ECCLESIAM; LA CHIESA
OGGETTO E SOGGETTO DI FEDELa Chiesa segno e strumento della comunione degli
uomini fra loro e con Dio, LG1.Il primo schema della LG, il quale non fu neanche
discusso, parte dalla Chiesa militante e faceva una riflessione sulla Chiesa
istituzione. Con il De misteri ecclesiae si capovolge la concezione della Chiesa
militante. Congar afferma che a partire da questo capovolgimento si ha una vera
rivoluzione copernicana.Il Sinodo dei Vescovi del 1985, indetto per la recezione
del Vaticano II, inizia la sua riflessione sulla Chiesa come mistero. Nella LG
viene presentata la natura cristocentrica della Chiesa la quale strumento di
unit in Cristo. A questo aggiunta la dimensione missionaria, pertanto, la
Chiesa, perch unita a Cristo unione e missione. La visione misterica della
Chiesa supera l'ideologia tridentina. Congar critica la Chiesa giuridica e dice che
con il Vaticano II la Chiesa non gerarcologia. Questo sinodo esprime la visione
che la Chiesa stessa da del concilio (vedi foglio).1- Qui emerge che lesperienza
sinodale unesperienza di comunione, fede, preghiera e dialogo. Il sinodo come
un piccolo concilio.2- Con semplicit e sintesi viene espressa la Chiesa come
Mistero di Cristo, espressione della realt comunionale d i Dio Uno e Trino.
Attraverso la Chiesa Cristo sempre presente tra gli uomini. Qui si vive il
rapporto di comunione con Padre Figlio e Spirito Santo e con gli uomini. Con il
Concilio Vat. II si incomincia a parlare nella Chiesa di ecclesiologia di comunione
anche se il Concilio non ne parla in modo esplicito. Nella prima parte del concilio
si insistito molto nella Chiesa come popolo di Dio. La Chiesa sempre in riforma
perch chiamata dal Signore. Essa, per, non pu riformarsi a pieno senza la sua
nota caratteristica, che la chiamata alla santit universale insita nel
Battesimo. La Chiesa non dispensatrice di servizi. Il suo primo scopo e servizio
lannuncio, levangelizzazione. C uno sforzo ecumenico teso allunit dei
cristiani, il quale pu essere visto come unanticipazione della comunione pi
grande a cui Dio chiama tutti i cristiani, attraverso lopera della Chiesa.3- Il
testo fa breve richiamo alle altre costituzioni del C Vat. II. (es. la Dei Verbum
mette in evidenza il rapporto tra Dio e Cristo. La SC mette in evidenza la
comunione il servizio dei poveri, la liturgia ecc.)Perch il Concilio insiste sulla
natura misterica della Chiesa? Si fa riferimento ai Padri. Non troviamo nessun
trattato su questo argomento risalente ai cristiani dei primi secoli poich la
Chiesa si vive, si sperimenta. Nella tradizione patristica si evince, invece, una
dimensione misterica che si esprime attraverso i simboli. Si respinge lidea di una
Chiesa delite ma c lidea della presenza di una Chiesa preesistente e celeste
che non possono essere separare.. Nella realt della Chiesa si incontrano realt
terrena e realt celeste. Nel Pastore di Erma, II secolo, c lidea di una Chiesa
preesistente attraverso la quale stato creato il mondo. La Chiesa mistero stata
pensata e voluta da Dio. Essa non nasce da una realt umana ma da un progetto
salvifico, il nuovo popolo che Dio ha preparato.GIUSTINO: dice a Trifone che la
Chiesa il vero Israele. La Chiesa misterica poich ha un'origine trascendente.
PAOLO E ALTRI AUTORI: usano limmagine del corpo.CLEMENTE: La testa non pu stare
senza i piedi e i piedi senza la testa. Non solo vi ununit nella diversit ma
le membra convivono sotto una sola subordinazione per salvare tutto il corpo.
IGNAZIO Di ANTIOCHIA: metafora di Chiesa come corpo. I cristiani sono uniti al loro
Vescovo come la Chiesa lo a Cristo. Le membra appartengono a Cristo.ORIGENE: ci

che si dice della Chiesa si pu dire anche di Cristo.ATANASIO: noi che proveniamo
da ununica fonte, Cristo, avendolo in noi stessi, diventiamo un solo corpo.ILARIO:
sottolinea lunione tra la Chiesa e Cristo a tal punto, che la Chiesa Cristo
poich la mantiene in s mediante il mistero del suo corpo.AGOSTINO: Chiesa come
comunit eucaristica.CIPRIANO: non ha Dio come padre chi non ha la Chiesa come
madre.IRENEO: riferendosi a 1Tim 3, 14-15: Voglio che tu sappia come comportarti
nella casa di Dio che la Chiesa del Dio vivente colonna e sostegno della verit
vede la Chiesa come servizio alla verit. Dov la Chiesa lo Spirito di Dio. La
Chiesa visibile, mistero trinitario presente e operante, riunita attorno al
Vescovo garante di verit e di fede mistero.Alcuni Padri propongono la Chiesa
attraverso varie immagini: Chiesa come sposa di Cristo, santa e peccatrice; Chiesa
Madre: genera attraverso il dono della parola e dei sacramenti, che fanno crescere
i figli nella fede;chiesa mistero della luna: il rapporto sole-luna come il
rapporto sole-Cristo. Come la luna risplende nelle tenebre, cos la Chiesa
risplende nelle tenebre del mondo e come la luna ha fasi alterne cos la Chiesa. LG
la luce di Cristo che risplende nel volto della Chiesa. Limmagine della luna
esprime la relativit della Chiesa a Cristo; Chiesa come unica veste senza
cuciture: per Cipriano prefigurazione dell'unit della Chiesa. Alcuni cristiani
hanno apostatato sotto persecuzione, Lapsi. I rigoristi novaziani si oppongono al
loro rientro.Cipriano riammette i lapsi difendendo lunit della Chiesa, di cui il
garante il Vescovo. I Vescovi insieme al loro capo il Vescovo di Roma formano un
corpo episcopale. Il Vescovo governa con una responsabilit comunionale che
condivide con tutti i vescovi. Qui Cipriano parla di tunica e insiste sul primato
del Vescovo di Roma; Chiesa come vascello che naviga le onde del mondo e non
affonda perch il nocchiero Cristo stesso. La barca sorretta dallalbero
maestro. La rete lespressione della Chiesa missionaria che raccoglie. Lancora
segno di salvezza. Attraverso la pesca lamo della parola ci permette di essere
tirati fuori dal male (mare). Arca di No che immagine della Chiesa. Cipriano
dice che fuori della Chiesa non c salvezza. La Chiesa come barca di Pietro
condotta da Cristo (Lc 5,3).Luso di queste immagini simboliche permette di
chiarire il mistero della Chiesa. Prendendo queste immagini tutte insieme, e non
una per una, potremmo scoprire questo mistero fino in fondo. Credo la ChiesaPer
entrare nel mistero della Chiesa necessario latto di fede che effetto e causa
dellaspetto comunionale. La Chiesa ha unorigine eterna e trascendente,
trasmette nel tempo i doni del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. La Chiesa
un mistero con le sue incomprensioni. ? un mistero di verit e di grazia nel e per
latto di fede. Noi crediamo una realt complessa con elementi opposti, visibili ed
invisibili (complectio oppositorum) che il credente in grado di scoprire
attraverso la fede. La Chiesa madre perch genera la fede con cui l'uomo penetra
la Chiesa stessa. Latto di fede distingue il credente dagli altri uomini.DE LUBAC
riconosce una realt complessa della Chiesa: umana-visibile e divina invisibile.
Nel credo la Chiesa (in greco: eis ecclesia) la Chiesa entra come oggetto di fede
ma presuppone anche la Chiesa come soggetto di fede. La fede nello Spirito che
opera nella Chiesa e per mezzo di essa. Nel credo la Chiesa oggetto di fede in
quanto accettiamo e proclamiamo la fede in Dio uni-trino. La Chiesa deve essere
creduta ma anche credibile poich essa inseparabile dalla testimonianza. Io non
credo la Chiesa come realt ipostatica ma credo nello Spirito che anima la Chiesa
per questo nel credo essa attribuita allopera dello Spirito. La Chiesa luogo
dell'incontro tra Dio e l'uomo ed segno e sacramento di questa realt. Essa,
inoltre, tra il gi che possiede (parola, sacramenti) ed il non ancora. La
Chiesa opera divina ma non persona divina e lopera di Dio non si esaurisce
nell'opera in essa. LG 5 definisce la Chiesa Inizio e germe del regno. Questa
affermazione permette di vedere come il regno sia una realt pi ampia della
Chiesa.Quando affermo il credo la Chiesa, lo faccio parlando alla prima persona
singolare ma entro in un noi ecclesiale poich la fede non qualcosa di
personale. All'interno del noi vi il mio io. Chi crede non lo fa da solo, chi
crede accolto da una comunit che lo accompagna fino alla fine dei suoi giorni.
Raner descrive la Chiesa come comunit legittimamente stabilita nella costituzione
sociale, nella quale la rivelazione di Dio come comunicazione di s stata data

escatologicamente irrevocabile e con pienezza in Cristo. Essa resta, cos, nel


mondo, una realt di fede, speranza e carit. In sintesi: Dio comunica se stesso
nella Chiesa la quale, per questo, ha origine nella rivelazione di Dio in Cristo
attraverso lo Spirito La Chiesa soggetto storico legata intrinsecamente con la
parola fatta carne.H. KUNG: la Chiesa si costituisce in virt della grazia di Dio.
e attraverso la risposta delluomo. Questi risponde con la fede che diviene
concreta nella comunit dove la fede stessa viene vissuta. Una Chiesa che non
credesse non sarebbe Chiesa perch non esiste in se stessa ma negli uomini che
credono. Essa nasce dallannuncio della parola. ? punto di convergenza di grazia,
di chiamata, di risposta libera delluomo. Come preambolo a quanto segue, leggere
LG 1.Il Santo Sinodo, unito dallo Spirito Santo, ha come obiettivo quello di
illuminare tutti gli uomini con la luce di Cristo annunciando il Vangelo ad ogni
creatura (analogia tra il mistero della Chiesa e quello del verbo incarnato LG1).In
Concilio, cos, vuole che la Chiesa ripensi se stessa per annunciare al mondo il
messaggio di salvezza. 11) LA CHIESA E' IN CRISTO COME SACRAMENTO (LG 1)..... E
PER UNA DEBOLE ANALOGIA ESSA E' PARAGONATA AL MISTERO DEL VERBO INCARNATO (LG 8).
LA CHIESA E' SANTA: CASTA MERETRIX OVVERO DOPPIAMENTE SANTA E INSIEME HA
BISOGNO DI PURIFICAZIONE (LG 8)Nel NT il mistero cos inteso:Mt 13, 11 parla del
nascosto mistero salvifico di Dio.Paolo approfondisce il tema del mistero pasquale,
disegno divino della salvezza, 1Cor 1, 21-46 e Rm 9,11, ed afferma che il mistero
di Dio si realizza in Cristo (Ef 3, 3; Gal 4,4; Ef 6,19; Col 2,2). Il termine
misterion designa anche gli eventi storici in cui il piano salvifico di Dio si
realizza. I sinottici fanno riferimento al mistero parlando in parabole. Per i
pagani il mistero qualcosa di nascosto. Nel primo Medio Evo misterion viene
tradotto con sacramento. Nella dottrina mistero-sacramento si vede la Chiesa nel
piano salvifico di Dio. Sacramento il segno della grazia, significa e comunica la
grazia la quale Dio che comunica se stesso in modo libero e gratuito per la
salvezza delluomo. I sacramenti sono gli strumenti con cui la grazia agisce, segni
che manifestano cose al di la del segno stesso. Il sacramento dono divino di
salvezza attraverso una forma sensibile. In questo senso Raner e altri vedono
Cristo come primo sacramento del Padre Chi vede me vede il Padre). Tramite Cristo
il Padre manifesta e realizza il suo progetto salvifico. Ogni grazia di Cristo
arriva alluomo attraverso la Chiesa. Cristo il segno supremo ed efficace
dellintima unione con Dio. Ogni avvenimento e azione di Cristo diventa sacramento,
perch chi vuole salvarsi deve avvicinarsi a Cristo. In LG 1 c analogia tra il
mistero di Cristo e il mistero della Chiesa. La Santa Chiesa comunit di fede,
speranza e carit voluta da Cristo come organismo visibile. La societ
gerarchicamente organizzata, da una parte, e il Corpo mistico, dall'altra, non
sono due realt separate ma ununica realt complessa costituita dall'elemento
umano e divino. Per una non debole analogia essa paragonata al mistero del Verbo
Incarnato in cui vi sono la natura umana e divina. In modo non dissimile
lorganismo sociale della Chiesa serve allo Spirito vivificante di Cristo per la
crescita del suo corpo.LG 9,3 Ee 48,2 Chiesa come sacramento universale di
salvezza.AG 5Cristo opera mediante la Chiesa.La Chiesa mistero presente in Lg 1;
LG 9n3; LG 48 n2Vedi testo del Cardinal BiffiCASTA MERETRIX, cio, per il
cardinal Biffi, doppiamente Santa. Si pu dire la Chiesa Santa dei peccatori.
Perch il peccato non deturpa la sua bellezza.
I contenuti ecclesiologoci della
LGLG 8 L'opera di redenzione di Cristo continua nella Chiesa. Tutta leconomia
della salvezza sacramentale. La Chiesa segno universale di salvezza perch un
segno efficace nel comunicare la grazia. Lintima unione con Dio si pu considerare
in un duplice aspetto: unione con Dio e comunione dei santi nella Chiesa celeste.
La Chiesa come sacramento non costituisce lVIII sacramento. La Chiesa costituita
da aspetti mistici e spirituali che formano una realt unica e complessa che, per
una non debole analogia, correlata al mistero del verbo incarnato. Come nel
sacramento troviamo il segno (es. battesimo lacqua e la cosa significata la
rinascita in Cristo), anche nella Chiesa abbiamo il segno come i carismi, la
parola,i ministeri, le strutture e la cosa significata la comunione con Cristo.
Il mistero della chiesa presente e si manifesta in un organismo sociale. Troviamo
lanalogia tra Cristo e la Chiesa, la natura umana offre un servizio al logos come

lorganismo sociale serve allo Spirito che opera in essa. Questa unione ipostatica
del verbo incarnato analoga alla dimensione umana e divina della Chiesa. Anche
Agostino (vedi foglio testo 4) parla della duplice dimensione terrena ed eterna
della Chiesa. Agostino fa una parafrasi di un testo di S. Paolo del NT. Una Chiesa
nella fede(terrena) e una nella visione (celeste). La prima simboleggiata
dallapostolo Pietro (Chiesa istituzionale), laltra da Giovanni (che descrive i
misteri della fede con la sua riflessione teologica es. Apocalisse). La Chiesa non
trascende la storia ma vive la storia fino alla fine del mondo, il compimento
dellaltra differito alla fine del mondo, ma, nel mondo futuro non avr termine.
La Chiesa un organismo vivo. Nella Chiesa non c identificazione tra segno e
realt perch peregrina e va verso la pienezza escatologica.12) ECCLESIA EX
TRINITATE: IL DISEGNO SALVIFICO UNIVERSALE DEL PADRE (LG 2), LA MISSIONE DEL FIGLIO
(LG 3) E LA MISSIONE DELLO SPIRITO (LG 4). LA CHIESA ED IL REGNO DI DIO (LG 5)La
Chiesa prende il via dallamore trinitario, dalla decisione assunta dalla Trinit
di autocomunicarsi alluomo e di farlo attraverso lesperienza ecclesiale. (LG 24). La Chiesa adunata nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,
strutturata a immagine della Trinit e va verso il compimento trinitario della
storia. La Chiesa esce dal Padre entra nella storia attraverso Cristo e lo Spirito
permette alla Chiesa di ritornare al Padre (exitus et reditus): la Chiesa viene
dall'alto ed in cammino verso l'alto. La Trinit, quindi, fonda la Chiesa come
mistero tra gli uomini. LG 1 2- Missione del Padre. Leterno Padre per libera
scelta e per la sua infinita bont, rivelando il suo volere salvifico, ha creato
luniverso e ha deciso di elevare gli uomini a partecipare della sua vita divina
entrando in comunione con Lui. Cristo il primogenito di una moltitudine di
fratelli: gli appartenenti alla Chiesa. Coloro che credono, Cristo li ha voluti
convocare nella Chiesa, la quale, gi prefigurata fino allorigine del mondo (Gen
1; 2; il diluvio) , preparata nella storia del popolo di Israele e nellantica
alleanza, istituita in questi ultimi tempi e manifestata dalleffusione dello
Spirito Santo, avr il glorioso compimento alla fine dei secoli. Anche lavvento
della Chiesa legata al Padre in prospettiva storico salvifica.Et della Chiesa
(Agostino, Esposizioni sui Salmi, 128,2)Antica la Chiesa, da quando vi furono i
santi nel mondo vi fu la Chiesa sulla terra. Questo testo interpretato alla luce
dello sviluppo del progetto di Dio, tutto viene riletto in chiave cristologica, i
giusti sono gi prefigurazione della Chiesa, chi ha avuto fede in Dio ha gi fatto
esperienza della Chiesa. La Chiesa precede Israele. Il Vangelo stato annunciato e
si sono moltiplicati senza numero (senza discriminazioni) nella Chiesa: coloro che
credettero, i santi, i giusti (coloro che vivono la realizzazione piena della
volont di Dio) e gli
ingiusti.Il Padre Crea ed ha predestinato tutti ad essere conformi con il Figlio:
malgrado il peccato originale c' unit fra creazione e redenzione. La Chiesa
vista in modo universale. La Chiesa partecipazione storica dellunit della
Trinit e questo dinamismo va dalla creazione alla parrusia. Lo Spirito Santo colma
il vuoto lasciato dalla partenza di Ges e nella Pentecoste diventa un dono
personale concesso a tutti ma ad ognuno. LG 1 3- Missione del Figlio. Il Padre
realizza il suo piano salvifico nella pienezza dei tempi ma ha mandato suo Figlio
nel quale ci aveva eletti, fin dalle origine del mondo, ad una filiazione adottiva
(nella carne) ma come veri figli di Dio Padre. Tutte le cose hanno un senso perch
sin dalla loro creazione sono state fatte in vista di Cristo. Per la volont del
Padre Cristo ha portato sulla terra il regno rivelandocene il mistero. La Chiesa
il regno di Cristo gi misteriosamente presente come segno e non in modo pieno
poich una realt in continua crescita. Il 5 della LG spiega quanto annunciato
nel paragrafo 3. Il regno comincia a splendere nelle parole, nelle opere e nella
presenza di Cristo. Il mistero della Chiesa si manifesta nella sua fondazione che
avviene con l'annuncio del regno il quale si rende presente nelle opere, nelle
parole e nella persona di Cristo. L'esperienza del regno continua nella Chiesa che
cresce. La Chiesa annuncia il regno e lo realizza. Sulla terra la Chiesa germe ed
inizio del regno: nel germe c' la potenzialit della vita che si sviluppa. Il
regno di Dio, cos, cresce lentamente. Inizio e crescita sono simboleggiate dal
sangue e dallacqua che escono dal costato di Cristo e sono prefigurate dalle

parole di Cristo circa la sua morte in croce. Dal costato di Cristo sono scaturiti
il battesimo e leucaristia. La LG non identifica la Chiesa con il regno di Dio: la
Chiesa terrena cresce, in cammino verso la pienezza de regno che non si realizza
su questa terra. Il regno di Dio la sovranit spirituale riconosciuta a Dio, la
relazione con Dio, la sequela di Cristo. Esso include Dio ed il rapporto con
l'uomo ed diverso dalla Chiesa perch essa una realt ridotta, parte del
regno. Con Cristo si fa esperienza del regno ma in modo ridotto.La Chiesa nasce
come comunit dei riconciliati con Dio. Per Paolo Cristo il vero Agnello, ogni
volta che si celebra leucaristia si (rinnova) la redenzione. La Chiesa celebra
leucaristia e nasce dalleucaristia. La Chiesa fa leucaristia e leucaristia fa
la Chiesa.LG 4- Missione dello Spirito. Quando il Figlio ebbe compiuto lopera che
il Padre gli aveva affidato da attuare sulla terra, fu mandato a Pentecoste lo
Spirito Santo. Come il Padre per il Figlio viene alluomo cos luomo, per il
Figlio, attraverso lo Spirito, torna al Padre. Lo Spirito santifica la Chiesa in
permanenza, la vivifica e dimora in essa. Qual' l'opera dello Spirito? Lo Spirito
anima e suscita la fede, il principio vitale e permette lo sviluppo della vita
interiore. Mediante lo Spirito si apre ai credenti laccesso al Padre. Questo lo
Spirito che da la vita sorgente di acqua zampillante per la vita eterna. Lo
Spirito abita nel cuore dei fedeli come in un tempio e intercede per noi. Lo
Spirito suscita la preghiera e guida la Chiesa verso la verit tutta intera, verso
Cristo. L'unit della Chiesa frutto dello Spirito infatti la unifica nella
comunione e nel servizio (mistero di unit e di amore che la missione della
Chiesa) mediante i doni carismatici e gerarchici. La Chiesa, proprio perch
fedele al suo Signore ed animata dallo Spirito, semper reformanda est. Lo
spirito e la Chiesa attendono il compimento definitivo e la venuta dellescaton.
Cos la Chiesa appare come il popolo radunato nellunit del Padre del Figlio e
dello Spirito Santo (San Cipriano). Come l'uomo immagine di Dio, cos la Chiesa
deve essere epifania della vita trinitaria. Dio Uno e Trino si manifesta attraverso
Cristo e nell'opera della Chiesa. LG 5- Il regno di Dio comincia a splendere agli
occhi degli uomini nelle parole, nei gesti e nelle azioni di Cristo. Anche i
miracoli provano che il regno gi avvenuto sulla terra. Il regno di Dio si
manifesta soprattutto in Cristo. Lesperienza del regno di Dio continua nella
Chiesa. La prima cosa che la Chiesa chiamata a fare lannuncio di questo regno
di cui lei germe e inizio. La chiesa germe in un dinamismo di crescita ed
anela al regno perfetto e con tutte le forze spera di unirsi con il suo re nella
gloria.Il regno di Dio indica la sovranit spirituale che viene riconosciuta a Dio
ma soprattutto accogliere la relazione con Dio, la sequela di Cristo, il
rapporto di Dio con luomo e la sua Signoria sulla vita delluomo.La chiesa deve
essere unepifania, una manifestazione della vita trinitaria. La Chiesa ex
trinitate e de trinitate. I primi numeri della LG rispondono su che cos la
chiesa, da dove viene e dove va.Bruno Forte: la Chiesa del concilio in continuit
con le scritture e con i Padri ed icona della trinit.Unit ecclesiale, immagine
dellunit trinitaria. (Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni) Testo 5 13
14Dopo la resurrezione e lascensione Cristo ha mandato lo Spirito Santo. La
predicazione avviene grazie al dono dello Spirito che permette di parlare a tutte
le genti, e attraverso lo Spirito coloro che sentono la predicazione si convertono.
Tutti vendevano i propri beni affinch nessuno fosse povero. Agostino parte da una
comunit unita per parlare della Trinit: Padre, Figlio e Spirito Santo sono una
cosa sola. La fonte dellunit tra tutte le genti Dio. La carit di Dio riversata
nei nostri cuori permette di fare di molti cuori un cuore solo. Tanto pi il Padre
il Figlio e lo Spirito, quindi, saranno un solo Dio.La Chiesa vaso dello Spirito
Santo ( Ireneo di Lione, Contro le eresie)Ireneo mostra come la predicazione della
Chiesa sempre fedele a se stessa. Noi riceviamo questa fede dalla Chiesa ed
ispirata dallo Spirito. Alla Chiesa stata affidata la comunione con Cristo, che
lo Spirito, nella chiesa infatti Egli ha posto tutti i doni e carismi. Dov la
Chiesa lo Spirito di Dio. Lo spirito garantisce lesperienza della Chiesa, dove
non c lo Spirito lopera di Dio non continua e la Chiesa sarebbe solo
unassociazione. Lopera dello Spirito Santo nella Chiesa (Agostino, Discorsi)
Agostino fa riferimento alla metafora del corpo che Paolo presenta nella lettera ai

Corinzi. Cos, dice Agostino, la Chiesa di Dio. E' lo Spirito che in alcuni
compie i miracoli in altri guarigioni ecc. (carismi). Questi sono tutti doni dello
spirito per il bene comune.La luce di Dio ci viene comunicata solo dalla Chiesa
( Ireneo di Lione, Contro le eresie) 12 Apertura universalista della Chiesa. Unica
per e identica la fede. La salvezza per tutto luomo. La luce di Dio viene
attraverso la parola e portata agli altri che sono nelle tenebre.Questo indirizzo
storico salvifico della Chiesa stata voluta dal Concilio Vaticano II. Lettura LG
2 4 5 6 7 8.13) ECCLESIA DE TRINITATE. LA CHIESA ICONA DELLA TRINIT: POPOLO DI
DIO (LG 9), CORPO DI CRISTO (LG 7) E TEMPIO DELLO SPIRITO (LG 4B; 6D; 17). IL
MISTERO TRINITARIO FONDAMENTO DELLA COMUNIONE ECCLESIALE. COME DEVE ESSERE INTESA
L'AFFERMAZIONE SUBSISTIT IN (LG 8)? LA CHIESA UNA, LE FERITE DELL' UNITA' E
L'ECUMENISMO (LG 15)Lo Spirito la fonte che assicura la santit e l'unit della
Chiesa; inabita nella Chiesa; la persona tempio dello Spirito; guida la Chiesa
verso la verit tutta intera.La comunione tra i membri donata dallo Spirito che
permette ai fedeli di essere uniti. La Chiesa mistero di comunione, lo spirito la
costruisce la edifica e la dirige. lo Spirito che suscita i carismi e li
arricchisce con i suoi frutti. Lo Spirito rinnova la Chiesa e la ad essere sposa di
Cristo. La Chiesa intera appare come il popolo radunato nel nome del Padre del
Figlio e dello Spirito Santo (Cipriano). Ciascuna delle persone della Trinit
imprime la sua orme nella Chiesa. La Chiesa icona della Trinit. Padre e ChiesaIl
Padre all'origine della convocazione del popolo con cui fa l'Alleanza.La Chiesa
protesa verso il Padre, Lo contempla in attesa del suo compimento. Tutta la
liturgia della Chiesa rivolta al Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo.
La preghiera eucaristica rivolta al Padre. La Chiesa parte dal momento storico di
Cristo e dal suo mistero Pasquale. Lo Spirito quello della vittoria sul peccato e
sulla morte, lo Spirito della resurrezione. L'ecclesia de Trinitate perch
trae origine dalla Trinit, in Trinitate perch vive nella sostanza questa
azione trinitaria ed ad Trinitate perch va verso la Trinit come la sua stella
polare.Il risultato della convocazione trinitaria il popolo di Dio che nel NT si
esprime come corpo di Cristo e tempio dello Spirito. LG 6 vengono riprese immagini
dell'AT poich il concilio vuole mostrare che lintima natura della Chiesa, il suo
mistero, si fa conoscere con immagini varie.Nella LG 6-7 non appare la nozione di
popolo di Dio. Philip dice che lespressione popolo di Dio non si pu applicare
alla Chiesa come similitudine perch molto di pi lessenza stessa di essa. Non
pi figura ma piena e totale realt. Il popolo di Dio la Chiesa stessa
considerata nel suo percorso storico. Nel post-concilio stata lespressione pi
usata e pi male interpretata.Chiesa corpo di CristoLG7 Chiesa come corpo di
Cristo. La prima parte riprende la teologia di Paolo con riferimento al battesimo e
alleucaristia. La seconda parte fa riferimento alle lettere della prigionia di
Paolo in cui c' una visione universalistica della Chiesa e dove Cristo
presentato come capo del corpo. Il Concilio vuole integrare alcune lacune e
riduzioni che la Misticis Corporis (Pio XII 1943) ha subito
nel corso del tempo: innanzi tutto si fa un riferimento alleucaristia, la cui
centralit fonda lesperienza di una comunit che Corpo di Cristo. Tra lXI e il
XIV sec. limmagine di Chiesa come corpo viene intesa solo come societ corporativa
il cui capo il Papa. In seguito, durante la controriforma la Chiesa
considerata solo nell'aspetto di societ visibile. Nella Misticis Corporis viene
corretta questa visione infatti c gi un riferimento alla categoria spirituale
del Corpo mistico per la quale Cristo fonda e sostenta la Chiesa.La LG7 rimedia a
queste riduzioni, si ispira alla Misticis Corporis e ne fa una piccola sintesi. C
una stretta relazione tra il mistero eucaristico e la Chiesa (1Cor 10). lo
Spirito che anima questo corpo. Attraverso i sacramenti Cristo comunica la sua vita
misteriosamente ma realmente e realizza uno stretto rapporto con il Corpo.
Attraverso leucaristia, infatti, entriamo in comunione con Lui e tra di noi. Tutte
le membra del corpo umano formano cos un solo corpo in Cristo. Allinterno della
comunit cristiana lo Spirito garante della comunione. Viene anteposta lazione
dello Spirito a quella di Cristo capo. Non c antagonismo tra lazione del Cristo
e dello Spirito nella Chiesa. La conformazione a Cristo illumina la Chiesa nelle
persecuzioni che subisce. Cristo ama tutta la Chiesa. Il principio vitale

dell'anima del corpo paragonato allo Spirito della Chiesa Questo numero mette in
evidenza la dimensione Cristologica ed eucaristica della Chiesa. Assolutizzando la
metafora Chiesa- corpo di Cristo potremmo arrivare ad identificare Cristo con la
Chiesa.Per evitare questo si ricorre ad altre metafore, ad esempio: Chiesa tempio
dello Spirito.Chiesa tempio dello SpiritoQuesta un'immagine presente
dellepistolario paolino. Essere tempio dello Spirito significa essere luogo della
presenza dello Spirito. Questo Paolo lo dice per ogni battezzato e per la Chiesa
insieme. La LG 4 mostra lazione vivificante dello Spirito nella Chiesa cos come
in Ad Gentes 4 lo Spirito spinge la Chiesa alla missione.A livello teologico il
filo rosso della LG la Chiesa come mistero e sacramento. La comunione indica il
modo in cui la Chiesa interpreta se stessa fin dalla prima comunit di Gerusalemme.
La Chiesa allinizio vive la sua dimensione profonda di missione e di comunione.
Solo in seguito nasce la riflessione della Chiesa su se stessa anche per mantenere
la sua identit. Il mistero permette di vedere la Chiesa legata alla Trinit: essa,
nel suo DNA, icona della Trinit. Cos si affianca il concetto di comunione, come
vincolo di unione tra Vescovi e fedeli, Vescovi e vescovi, etc.). Agostino chiama
communio sia la Chiesa universale sia la Chiesa locale, perch anche nella Chiesa
locale vi tutto il mistero della Chiesa. Quando si parla di comunione di santi si
dice che c' una comunione fra i cristiani che travalica il tempo poich riguarda
anche la Chiesa celeste. eucaristico il fondamento della comunione ecclesiale.
LG8. La realt della Chiesa un'unica realt complessa che insieme umana e
divina. Questa unica Chiesa di Cristo, organizzata nel mondo come societ, sussiste
nella chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai Vescovi che sono
in comunione con lui. L'unica Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica.
Esiste, quindi, una sola Chiesa di Cristo che nel simbolo indichiamo come santa
cattolica e apostolica. In questo sussistit in si richiama la singolarit e non la
molteplicit della Chiesa. Alcuni vi vedono la possibilit di riconoscere che la
Chiesa di Cristo sia anche nelle Chiese che nel tempo si sono separate da Roma e
che, quindi, anche in esse ci siano elementi di verit e di santificazione. La
Chiesa di Cristo pu essere incontrata nella Chiesa cattolica ma molti elementi di
santificazione e di santit si possono incontrare nelle altre Chiese. In esse ci
sono, per, solo elementi della Chiesa ma non la Chiesa nella sua interezza.Chiesa
popolo di DioLG 9 ripercorre le tappe di convocazione del popolo. C un a
continuit nella differenza tra il popolo dellantica e quello della nuova alleanza
(1Pt 2, 9-10 brano centrale commentato in LG 10). Tutti credenti in Cristo sono
stirpe eletta. I membri di questo popolo hanno la dignit dei figli di Dio, nel
cuore dei quali dimora lo Spirito come in un tempio. Questo popolo messianico per
tutta lumanit e germe di unit di speranza e di salvezza.Lo statuto ha 4
articoli:il capo Cristo;libert e dignit dei figli di Dio (condizione);Dio
amore (legge);Regno di Dio (finalit).La salvezza avviene attraverso questo piccolo
gregge che ha il compito di orientare. La Chiesa protesa all'esterno: Cristo il
capo anche di chi non nella Chiesa. La Chiesa luce e sale nel mondo. La parte
finale di LG 9 mostra che il popolo antico e nuovo ecclesia ma il nuovo
acquistato dal sangue di Cristo.LG 10,11,12, 13: sacerdozio ministeriale e comune.
14) IL VOLTO COMUNIONALE DELLA CHIESA: IL FONDAMENTO EUCARISTICO DELLA COMUNIONE
ECCLESIALE. LA CHIESA LOCALE E LA CHIESA PARTICOLARE. LA COMMUNIO FIDELIUM NELLA
CHIESA PARTICOLARE E LA CHIESA UNIVERSALE COME COMMUNIO ECCLESIARUM.Nella
celebrazione eucaristica la Chiesa attinge alla fonte della sua pi intima unit e
i credenti, partecipando realmente nel corpo del Signore, sono elevati alla
comunione con lui e tra di loro, mostrando concretamente l'unit del popolo di Dio.
La bella espressione di De Lubac " L'eucaristia fa la Chiesa" deve essere compresa
nella prospettiva trinitaria. L'eucaristia forma la Chiesa come popolo di Dio ,
corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo. nella celebrazione della santa
eucaristia il mistero della comunione trinitaria s'immette nella nostra storia,
radunando e modellando il popolo dei credenti secondo la sua unit.Per meglio
comprendere questo basta pensare alla struttura della liturgia: Il Padre vi appare
sempre come il principio a quo e il termine ad quem dell'azione liturgicosacramentale. A Lui, infatti rivolta tanto la preghiera iniziale quanto la lode
conclusiva . Il Figlio incarnato Ges Cristo, a sua volta, vi appare come colui

per mezzo del quale compiuta l'azione sacramentale. Lo Spirito Santo, infine la
persona divina nella cui presenza essa si compie hic et nunc.Questa dottrina gi
presente in San Paolo che insiste nel mettere in evidenza il carattere fondativo
dell'eucaristia riguardo alla comunione ecclesiale. E' la comunione alle realt
sante che introduce nella "communio sanctorum" ( La formula include l'idea della
comunione alle cose sante e quella della comunione tra le persone sante. Nel
Medioevo si aggiunge anche il senso dell'unione della Chiesa pellegrina con la
Chiesa celeste).Ci risulta all'evidenza in Cor 10,16s: la comune (Koinonia)
partecipazione al corpo e al sangue di Ges Cristo introduce nella comunione con
Lui e tra di noi. Questa partecipazione d il fondamento all'unit nell'unico corpo
di Cristo, che la Chiesa. Mediante la comunione al corpo e al sangue del Signore
la Chiesa diventa, al tempo stesso communio. A partire dalleucaristia la Chiesa si
manifesta nella sua finalit di essere sacramento della koinonia trinitaria e la
"dimora di Dio con gli uomini". Dall'eucaristia la Chiesa introdotta nellut sint
unum trinitario, che stato la suprema preghiera di Cristo. Il mistero dell'unit
divina trova una meravigliosa espressione nella celebre "Icona della Trinit" di
Rublev, dove i tre sono mostrati come i concelebranti di una divina liturgia e
tutti insieme rendono presente alla Chiesa la Pasqua eterna.La Chiesa localeNel
Nuovo Testamento il termine Chiesa indica l'intero popolo di Dio, sparso su tutta
la terra e radunato nel nome del Padre e del Figlio suo Ges Cristo (I termine
ekklesia compare 19 volte, di cui 17 in San Paolo. Ma negli scritti deuteropaolini
il significa Chiesa assume anche dimensioni che sorpassano la terra e la storia).
Esso,per, indica pure l'assemblea in atto, la riunione dei cristiani per la
celebrazione del servizio liturgico, dell'eucaristia. Nelle lettere di San Paolo la
Chiesa a Tessalonica oppure a Corinto o a Roma, ma sempre l'unica Chiesa a
rendersi presente nelle singole comunit. A questa communio, che localmente
situata e ha la sua fonte e il suo massimo luogo espressivo nella celebrazione
eucaristica, si d anche il nome di Chiesa locale. E' necessario precisare che il
riferimento al luogo, nel nostro caso, non s'intende solamente uno spazio
territoriale bens anche, e soprattutto, uno spazio umano e culturale. La Chiesa,
infatti, al tempo stesso Ecclesia de Trinitate ed Ecclesia ex hominibus. L'opera
del Dio trinitario si compie in e attraverso forme e modelli vari di rapporto
sociale, che sono del tutto umani. Sorvolare su questa complessit del mistero
ecclesiale comporterebbe il rischio di intendere la Chiesa come un'entit astratta,
posta fuori dal mondo. Se invece si considera la prospettiva che la Chiesa non
soltanto il frutto della libera iniziativa del Dio trinitario attuata per mezzo
della parola e della grazia, ma anche il risultato della libera risposta suscitata
da quella Parola e da quella grazia, allora non si pu trascurare il fatto che ogni
uomo risponde a Dio all'interno di una comunit di uomini che vivono in un luogo,
in un tempo e in una cultura ben precisi e determinati. Giovanni Paolo II nel
discorso ai cardinali e alla curia romana del 1984, nella sua riflessione inserisce
alcuni elementi costitutivi di una Chiesa locale, ossia la parola di Dio, i
sacramenti e l'eucaristia. Egli dice che la parola di Dio giunge all'uomo sempre in
parole umane, trasmessa all'interno di una cultura e solo cos essa diventa e
crea storia. Ci vale anche per i sacramenti e per l'eucaristia, i quali non sono
solo mirabilia Dei , ma si radicano nell'antropologia,
esprimendo la profondit del senso religioso dell'uomo, nonch nella sua stessa
creazione. In questo senso lhumanum entra nella costituzione di una Chiesa locale.
Questo dunque il modo di intendere la Chiesa non solo come luogo topografico ma
in senso antropologico e culturale. Essa un luogo concreto riferito, per, a uno
spazio umano o culturale particolare. E' il luogo a partire dal quale si realizza
la cattolicit o luniversalit della Chiesa. I testi del Vaticano II usando il
termine Chiesa locale, lo affiancano, a volte alternativamente, a volte come
sinonima, all'espressione "Chiesa particolare".Chiesa particolareL'espressione
"Chiesa particolare" designa una Chiesa retta da un vescovo cooperato dal suo
presbiterio e, perci, la diocesi. Questa definizione deriva dalla Lumen Gentium n.
23 e poi ripresa dal decreto Cristus Dominus al n. 11, che tratta del ministero
pastorale del vescovo. Anche il Diritto Canonico usa questa stessa terminologia per
definire il termine "diocesi". Sull'espressione Chiesa particolare, il Vaticano II

porta l'attenzione su due elementi precisi: la populi Dei portio e la persona del
vescovo, strettamente congiunta alla realt del presbiterio, cui essa affidata.
San Cipriano affermava a questo proposito "La Chiesa formata dal popolo unito al
suo vescovo e dal gregge che resta fedele al suo pastore".Nel testo non si fa
menzione del territorio, questo ci aiuta a capire, che nonostante l'etimologia
greca, la non un distretto amministrativo della Chiesa universale. Essa, invece,
una comunit nella quale sono in primo piano i rapporti personali tra una
comunit di battezzati che professano la stessa fede cattolica e il suo pastore.
Egli, quale principio e fondamento visibile della communio di questa porzione del
popolo di Dio, rende la stessa un soggetto ecclesiale. Il teologo Legrand tuttavia,
mette in evidenza che la territorialit, legata anche a dei confini geografici, ci
fa capire che la Chiesa particolare non un "club" legato magari ad una
particolare categoria sociale, ma una vera soprattutto non una circoscrizione
della Chiesa Universale, come una regione per uno stato. Il termine portio, usato
dal Concilio tralasciando volutamente partem, dice che la Chiesa particolare la
presenza e la manifestazione integrale del mysterium Ecclesiae . questo esserci
della Chiesa tutta nella Chiesa particolare fa s che questa sia veramente Chiesa.
E' precisamente questo il mistero della Chiesa particolare: il mistero della
presenza del tutto nella parte, pur restando quest'ultima parte del tutto.
Riassumendo possiamo affermare che gli aggettivi "locale" e "particolare" servono a
qualificare la concreta realizzazione della Chiesa. Il primo dice che la Chiesa di
Cristo sempre chiesa che si realizza in un luogo, ossia uno spazio umano; il
secondo specifica che ogni realizzazione locale non divide e non moltiplica la
Chiesa giacch ciascuna da intendersi non gi come pars in toto bens come pars
pro toto.Le condizioni perch questo avvenga sono enumerate nella Christus dominus
n. 11, ossia: la docilit all'azione dello Spirito, l'accoglienza del vangelo, la
celebrazione dell'eucaristia e la presenza del ministero della successione
apostolica.Quindi gli elementi costitutivi della Chiesa particolare sono:"Ecclesia in Spiritu Sancto congregata": lo Spirito Santo convoca la Chiesa agendo
nella Parola e nel sacramento.- "Ecclesia per evangelium congregata": la Chiesa
comunit che si raccoglie attorno all'annuncio del vangelo. Esso costitutivo
della Chiesa.Dalla risposta all'annuncio apostolico del vangelo nasce la Chiesa,
come avverte Sant'Agostino "Hanno predicato la parola della verit e hanno generato
le Chiese"- " Ecclesia per eucharistiam congregata" : insieme con la parola del
vangelo, la celebrazione dell'eucaristia l'altra grande azione che, vitalizzata
dallo Spirito, costruisce la Chiesa come in un "luogo" determinato. Essa fonte,
centro e culmine di tutta la vita cristiana. Nella communio realizzata attorno alla
mensa eucaristica veramente presente il mistero dell'unica Chiesa di Cristo.
Sicch l'ecclesiologia eucaristica conduce direttamente all'ecclesiologia della
Chiesa locale e della Chiesa particolare.- "Ecclesia episcopo cum cooperatione
presbyterii pascenda concredita": il Vescovo ministro della Chiesa nella sua
edificazione sulla parola di Dio e sulla eucaristia.La communio fidelium nella
Chiesa particolareLa funzione episcopale, essenziale per la costituzione della
Chiesa, posta nel cuore della Chiesa particolare per essere centro visibile della
sua unit. Al vescovo affidata la comunit dei fedeli con le sue ricchezze
spirituali perch tutti vivano e operino in comunione caritatis. Collocato nel
cuore della sua Chiesa, il vescovo assicura e tutela le diversit, conservandole
tutte nell'unit. Tra i vescovi e i presbiteri esiste una singolare relazione
fondata sul sacramento dell'ordine sacro. E' la communio sacerdotalis , costituita
dai vincoli sacramentali.Nel quadro della communio fidelium all'interno della
Chiesa particolare ha una particolare rilevanza la ridefinizione del rapporto tra i
pastori e i fedeli laici alla luce di alcuni principi dal Concilio Vaticano II. Ne
ricordiamo almeno due. Il primo si trova all'inizio del capitolo quarto della Lumen
Gentium n. 30, dedicato appunto ai laici. Vi si legge che " i sacri pastori
....sanno di essere stati istituiti da Cristo, non per assumersi da soli tutta la
missione salvifica della Chiesa verso il mondo". Il secondo presente nel decreto
sull'attivit missionaria " la Chiesa non realmente costituita, non vive in
maniera piena e non segno perfetto della presenza di Cristo tra gli uomini, se
alla gerarchia non si affianca e collabora un laicato autentico. Non pu infatti il

vangelo penetrare profondamente nella mentalit, nel costume, nell'attivit di un


popolo, se manca la presenza attiva dei laici" (Ad Gentes n.21). Anzitutto emerge
la piena "ecclesialit" di questi fedeli con la conseguente abolizione di una sorta
di barriera che li separava dal corpo clericale, quasi fossero cristiani di seconda
categoria.La visione di Chiesa che ne risulta , ancora una volta, quella di una
comunione organica dove si armonizza in una superiore unit la diversit delle
vocazioni, dei carismi e dei ministeri operata dallo Spirito. Nello scambio dei
reciproci doni dei cristiani esprimono l'essere ecclesiale che stato loro donato
con il battesimo ed alimentato dall'eucaristia, a perfezionamento e compimento di
quella natura e vocazione comunionale gi voluta da Dio per l'uomo nell'ordine
della creazione.Le diversit delle vocazioni particolari nella Chiesa pu essere in
qualche modo articolata in tre vocazioni paradigmatiche: vita laicale, ministero
ordinato e vita religiosa. Queste vocazioni, ricorda Giovanni Paolo II, "sono al
servizio l'una dell'altra, per la crescita del corpo di Cristo nella storia e per
la sua missione nel mondo". Il modello della communio si applica anche alla vita di
una Chiesa particolare. Essa l'espressione pi immediata e visibile della
comunione ecclesiale poich, in definitiva, fondata su di una realt teologica ed
una comunit eucaristica. Ci sono varie forme di communio che si trovano nella
Chiesa particolare:- la communio generata e manifestata nella sinassi eucaristica.la communio all'interno della Chiesa diocesana. Essa rispetta il ruolo proprio del
vescovo, la cooperazione del presbiterio al suo ministero e lo specifico apporto
dei fedeli laici. La sinodalit si propone di coniugare, alla maniera si San
Cipriano, il nihil sine episcopo dei fedeli e il nihil sine consilio vestro et sine
consensu prebis del vescovo. In ogni stato di vita ecclesiale, ed ha come scopo
l'aiuto al vescovo diocesano in ordine al bene comune dell'intera comunit
diocesana.Espressione concreta di communio della Chiesa particolare il consiglio
pastorale diocesano ed anche il consiglio presbiteriale che lega tra loro i
presbiteri e il vescovo diocesano.La Chiesa universale come communio ecclesiarumLa
Chiesa particolare strutturalmente rinviata alla comunione con le altre Chiese ed
celebrazione della stessa Parola e degli sacramenti sotto il ministero dei
successori degli apostoli, che assume il nome di Chiesa universale. Fin dal suo
primo momento di apparizione nella storia la Chiesa si caratterizza, invece, per
infatti, presenta cos il volto dell'originaria Chiesa di Gerusalemme nel giorno di
Pentecoste. Qui l'unica Chiesa di Cristo si manifesta simultaneamente come locale e
universale. Essa locale , perch i "circa centoventi" fratelli della Chiesa
nascente sono riuniti in uno stesso luogo (epi to auto: At 2,1.44 ). Tuttavia essa
pure universale, perch quella che si mostra nel giorno pentecostale non
affatto una portio populi Dei ( e quindi non una chiesa particolare, nel senso
attuale dell'espressione) bens la universalis Ecclesia, che parla tutte le lingue
e tutte, nell'amore, comprende. Le due dimensioni della localit e
dell'universalit coincidono, dunque, pienamente in questa condizione originaria
della Chiesa, che unica e irripetibile. Legata al suo momento fondativo, essa ha
i caratteri dellephapax, vale a dire dell'una volta per sempre, e, perci,
progetta normativamente tutta la vita della Chiesa sino alla fine dei tempi.
Partecipando della sua grazia e del suo kairos, prenderanno dunque consistenza le
diverse Chiese locali, ma sar sempre l'unica Chiesa di Cristo ad accrescersi e a
diffondersi. Per questo il Vaticano II ne parla come di un corpus Ecclesiarum,
intendendo cos tutte le Chiese particolari formano come un corpo, ossia un tutto
organico e articolato.Questa comunione di Chiese ha come elemento connettivo non
soltanto elementi giuridici o morali, ma vincoli teologali che possono essere
riferiti a Ef 4, 4-6:un
solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo corpo, un solo Spirito, un
solo Dio Padre di tutti. La Chiesa stata consapevole sin dal principio del
rapporto tra eucaristia e communio Ecclesiarum e che sempre la comunione
sacramentale stata intesa come il segno e la causa efficiente dell'incorporamento
nell'unit. Dipendendo dall'eucaristia, la communio Ecclesiarum una realt,
un'istituzione sacramentale che esiste indipendentemente dalla volont o dal
pensiero dei singoli.Il primo segno di communio nel Nuovo Testamento si trova nelle
lettere di San Paolo quando organizza delle "collette" per i poveri di Gerusalemme.

Altro segno i "dittici" sui quali erano scritti i nomi dei martiri, dei vescovi e
dei benefattori con cui si era in comunione. Un richiamo a questa prassi era
presente pure nell'intercessione per i vescovi delle altre chiese durante la
preghiera eucaristica: in tal modo si evidenziava che la sinassi eucaristica era
come luogo generativo della communio Ecclesiarum. Anche le "lettere di comunione"
che, erano date dall'autorit ecclesiastica e testificavano l'appartenenza di un
individuo alla comunione cattolica, permettendo cos la sua ammissione
all'eucaristia in un altro luogo, erano segno sicuro della communio Ecclesiarum.La
communio Ecclesiarum o la comunione universale della Chiesa di Dio , infatti, al
tempo stesso una realt sacramentale, perch fondata sull'eucaristia, e anche
un'istituzione giuridica, giacch l'incorporazione e l'esclusione erano sempre
fatte dall'autorit. Cos strutturata dall'intima connessione del sacramentale e
del giuridico, la communio Ecclesiarum ha come momento emergente la comunione dei
vescovi di ogni Chiesa particolare, a sua volta fondata nel legame che
singolarmente tutti li congiunge nel collegio episcopale cui, unitamente al suo
capo, affidata la cura della Chiesa universale.L'unit dell'eucaristia e l'unit
dell'episcopato cum et sub Petro siano la radice sacramentale-istituzionale, che
sostiene la realt della Chiesa universale quale communio Ecclesiarum e ne fanno,
insieme con le Chiese particolari, l'altro polo nel quale si manifesta il mistero
della Chiesa.La Chiesa particolare non possiede alcuna autocefalia radicale,
dovendosi, per ragioni al essa interiori, necessariamente aprire alla communio
Ecclesiarum e vivere in essa. Il teologo Komonchak afferma a tal proposito: " Il
vero confronto non pu essere tra la Chiesa universale e la singola Chiesa locale,
ma tra la Chiesa universale e la comunione di tutte le Chiese locali. In questa
prospettiva, la chiesa universale non trascende la comunione delle Chiese locali:
essa quella comunione".Una particolare forma storica della communio Ecclesiarum
sono i raggruppamenti di Chiese. Testo fondamentale in proposito quello di Lumen
Gentium n. 23 " I raggruppamenti di Chiese, salve restando l'unit della fede e
l'unica costituzione divina della Chiesa universale, godono di una propria
disciplina, di una propria consuetudine liturgica, di un patrimonio teologico e
spirituale proprio. I criteri che presiedono a tali raggruppamenti di Chiese non
sono propriamente quelli costitutivi la comminio Ecclesiarum denominata "Chiesa
universale", ma sono piuttosto criteri di tipo antropologico.15) I MINISTERI AL
SERVIZIO DELLA COMUNIONE: IL COLLEGIO EPISCOPALE: LA SACRAMENTALIT DELL'EPISCOPATO
(LG 21), IL COLLEGIO DEI VESCOVI ED IL SUO CAPO (LG 22), RELAZIONE DEI VESCOVI NEL
COLLEGIO (LG 23), LE CONFERENZE EPISCOPALI; IL MINISTERO DEI VESCOVI (LG 24), LA
FUNZIONE DI INSEGNARE (LG 25), LA FUNZIONE DI SANTIFICARE (LG 26) E LA FUNZIONE DI
GOVERNARE (LG 27); I PRESBITERI COLLABORATORI DELL' ORDINE EPISCOPALE (LG 28) E
I DIACONI (LG 29)Tra i due eventi fondamentali della risurrezione e della parrusia
del Signore Ges, il ministero episcopale ha precisamente lo scopo di servire la
Chiesa nella sua esigenza di apostolicit. In tal senso pure chiamato ministero
della successione apostolica. I dodici fatto durante la sua vita terrena e i
testimoni autorevoli della sua resurrezione. Essi hanno ricevuto da Cristo anche la
missione di essere annunciatori del vangelo al mondo intero e alla funzione
pastorale nella Chiesa, , invece, evidentemente, trasmissibile. La successione
episcopale riguarda, dunque, non la "fondazione" della Chiesa, bens la
propagazione del vangelo, la crescita e la guida pastorale della Chiesa. In questo
i Vescovi si chiamano e sono successori degli apostoli.I vescovi sono ex divina
institutione i successori degli apostoli, il Concilio Vaticano II ha insegnato pure
la sacramentalit della consacrazione episcopale, con la quale "E' conferita la
pienezza del sacramento dell'ordine" (LG n.21). Quest'affermazione una
conseguenza dell'altra riguardo all'istituzione divina della successione apostolica
e appartiene al senso del ministero episcopale, che ha lo scopo di rendere presente
in mezzo ai credenti il Signore Ges Cristo, pontefice sommo. I vescovi, infatti,
"in modo eminente e visibile, svolgono la parte dello stesso Cristo maestro,
pastore e sacerdote, e agiscono in sua persona" (LG n.21).La sacra potestas del
vescovo si caratterizza per quella partecipazione al triplice ministero di Cristo
che donata dal sacramento dell'ordine.Questi tre aspetti, o tria munera,
conferiti dall'ordinazione episcopale costituiscono un tutt'uno e sono da

intendersi in connessione col fatto che il vescovo il presidente principale della


communio fidelium, la quale ha la sua massima espressione nella sacra sinassi. Il
vescovo occupa la sua cathedra e si mostra come il centro visibile dell'unit della
Chiesa particolare. Per questa ragione il ministero episcopale costituisce
l'elemento formale strutturante la Chiesa quale comunit ove si rende presente
Cristo. Il legame di una Chiesa al suo Vescovo cos intimo da far dire a San
Cipriano :" Il vescovo nella chiesa e la Chiesa nel vescovo". Il vescovo cos
agisce in persona Ecclesiae.Il collegio dei vescovi e il suo capoLa communio
Ecclesiarum, radicata nella partecipazione di ciascuna chiesa all'unica eucaristia,
ha il suo primo luogo espressivo nella comunione dei vescovi, che legittimamente la
presiedono. Essi formano il collegium episcoporum e sono tenuti, in virt della
loro unit, ad esercitare la loro missione nella communio episcoporum.La dottrina
dell'unione collegiale dei vescovi posta dalla Lumen Gentium n. 22 ed
articolata in quattro punti precisi. Il primo la certezza che Cristo, chiamando i
dodici, " li costitu a modo di collegio o ceto stabile, del quale mise a capo
Pietro, scelto di mezzo a loro" (LG n. 22). A questo collegio affid pure la
missione universale.Secondo punto che come gli apostoli erano uniti in un unico
corpo,apostolico, cos i vescovi sono uniti tra loro in un unico corpo episcopale.
Inoltre il Concilio afferma che come Pietro, scelto tra i dodici, fu messo da
Cristo a capo del collegio apostolico, cos il vescovo di Roma, successore di
Pietro, posto per volont di Cristo a capo del collegio episcopale. Infine si
dice che "Uno costituito membro del corpo episcopale in virt della consacrazione
sacramentale e mediante la comunione gerarchica con il capo del collegio e con le
membra" . E' chiaro il proposito del concilio di precisare la struttura del
collegio episcopale nella sua relazione con il suo capo. Infatti afferma
esplicitamente che il collegio episcopale "non ha autorit, se non lo si concepisce
insieme con il vescovo di Roma, successore di Pietro, quale suo capo". Il vescovo
di Roma il fondamento visibile della communio episcoporum. Il ministero petrino
ha il compito di custodire e di conservare autoritativamente l'unit della fede e
la communio, che sono prodotte dall'annuncio della Parola e dai sacramenti, dei
quali il vertice l'eucarestia. Cristo ha voluto nella sua Chiesa il ministero del
successore Pietro, le cui funzioni sono quelle medesime che gi furono di questo
apostolo all'interno del collegio apostolico. Come, dunque, per volont di Cristo
il beato Pietro fu preposto agli altri apostoli, cos il successore di Pietro
sulla Cattedra di Roma preposto al collegio episcopale come suo capo, perch lo
stesso episcopato fosse uno e indiviso. Egli il garante voluto da Cristo per
questa unit e indivisibilit dell'episcopato. Il Concilio Vaticano II, per sua
parte, nel contesto della dottrina sul collegio episcopale, ha specificato
l'appartenenza al collegio episcopale del vescovo di Roma con la funzione del capo
che ha potest su ciascun vescovo e sull'intero collegio. In forza del suo ufficio,
mentre presiede alla sua Chiesa particolare di Roma, egli pure garante e il
presidente della comunione di tutte le Chiese particolari. Egli stesso gode,perci,
di un primato su tutti, sia i pastori che i fedeli (LG n. 23).La communio in questo
collegio chiamata "gerarchica" perch raccolta sotto un solo capo e non si
concepisce se non insieme a lui (LG n.21).Le conferenze episcopali; il ministero
dei vescoviFin dall'antichit i vescovi di una determinata regione si sono riuniti
per risolvere comuni problemi di tipo solo dottrinale, ma anche relativo al buon
ordine nella comunione ecclesiale. Il ricordo di questi modelli di comunione tra i
vescovi di una determinata regione pu avere il suo valore oggi, con riferimento
alla realt delle conferenze episcopali. Le origini di quest'istituto risalgono
alla met del 1800, quando la costituzione degli Stati nazionali, la
secolarizzazione delle istituzioni e la crescente socializzazione della vita
suggerirono l'opportunit di una consultazione sistematica tra i vescovi
appartenenti a una stessa nazione, al fine di realizzare iniziative comuni, dirette
a fare fronte alle nuove esigenze dell'evangelizzazione. Sorte per spontanea
iniziativa degli episcopati, esse ottennero subito
un deciso appoggio dalla Santa Sede. Nel decreto Christus dominus nn. 37-38 si
trova, perci, anzitutto affermata la loro somma utilit "affinch da uno scambio
di esperienze pratiche e dal confronto di pareri sgorghi una santa collaborazione

per il bene comune delle Chiese".Nella Lumen Gentium n. 23 dove si parla della
comunione tra Chiese locali e Chiesa universale, si afferma " Questa variet di
Chiese locali in concorde armonia dimostra con pi evidenza la cattolicit della
Chiesa indivisa. In modo simile le conferenze episcopali possono oggi dare un
contributo molteplice e fecondo, perch lo spirito collegiale passi a concrete
applicazioni. Quindi possibile riconoscere alle conferenze episcopali un indubbio
status teologico. Il loro punto di riferimento la comunione delle Chiese locali
in una determinata regione, per la cui pastorale non necessario n opportuno fare
appello a un atto del collegio in quanto tale e, d'altra parte, non sufficiente
l'apporto di una singola Chiesa locale. Gli atti di cura pastorale sviluppati dai
vescovi all'interno di una conferenza episcopale, pur non essendo in senso stretto
atti del collegio nel suo pieno esercizio (il che richiederebbe la totalit dei
suoi membri) sono, tuttavia, atti compiuti nel collegio. L'attivit di una
conferenza episcopale, dunque, pur non essendo propriamente un'attuazione del
collegio per un'attuazione della collegialit episcopale, cio affermazione
concreta di quell'unione collegiale insita sempre nelle mutue relazioni dei vescovi
con le Chiese particolari e con la Chiesa universale.Il significato ecclesiologico
del collegio episcopale sia la composizione plurima di molti soggetti, i Vescovi,
e la loro coesione attorno ad un unico capo, il Vescovo di Roma. Questi due
elementi sono entrambi costitutivi della vita della Chiesa, ed esprimono, il primo,
la sua variet e cattolicit, il secondo, la sua indivisibile unit.Il collegio
episcopale ha il suo significato ecclesiologico, dunque, nel fatto che esso, in
quanto composto da molti, esprime la variet e l'universalit del popolo di Dio.
Per questo da alcuni anche chiamato "sacramento della communio Ecclesiarum"
(Tillard) o segno ministeriale della comunione delle Chiese.La communio episcoporum
e la communio Ecclesiarum si esprimono, dunque, e si costruiscono reciprocamente.
Ciascun Vescovo, a motivo della consacrazione episcopale e del suo inserimento nel
collegio episcopale, punto visibile di congiunzione della sua Chiesa particolare
con la Chiesa universale e di apertura su di essa; come pure punto visibile
d'irruzione dell'unica Chiesa di Cristo nella sua Chiesa particolare. Nella
comunione delle Chiese il Vescovo rappresenta la sua chiesa particolare, ma nella
sua Chiesa particolare egli rappresenta la comunione delle Chiese. Mediante il suo
ministero episcopale le portiones Ecclesiae vivono la totalit dell'una-santa e la
totalit della cattolica-apostolica presente nelle porzioni. La comunione, al
contempo episcopale e papale, l'espressione organica della struttura organica
della Chiesa, della sua unit nella cattolicit e della sua cattolicit nell'unit.
la funzione di insegnareI vescovi, con i presbiteri, loro cooperatori, "hanno
anzitutto il dovere di annunziare a tutti il Vangelo di Dio" (Presbyterium ordinis,
4), secondo il comando del Signore. Essi sono " gli araldi della fede, che portano
a Cristo nuovi discepoli, sono i dottori autentici" della fede apostolica,
"rivestiti dell'autorit di Cristo" (Lumen Gentium n. 25). L'assistenza divina
data ai successori degli apostoli, che insegnano in comunione con il successore di
Pietro, pastore di tutta la Chiesa, quando, pur senza arrivare ad una definizione
infallibile e senza pronunciarsi in "maniera definitiva", propongono, nel Magistero
ordinario, un insegnamento che porta ad una migliore intelligenza della rivelazione
in materia di fede e di costumi. A questo insegnamento ordinario i fedeli devono
"aderire col religioso ossequio dello spirito" (LG n. 25) che, pur distinguendosi
dall'ossequio della fede, tuttavia ne il prolungamento.la funzione di santificare
Il vescovo " il dispensatore della grazia del supremo sacerdozio", specialmente
nell'Eucarestia che egli stesso offre o di cui si assicura l'offerta mediante i
presbiteri, suoi cooperatori: l'eucaristia, infatti, il centro della vita della
Chiesa particolare. Il vescovo e i presbiteri santificano la Chiesa con la loro
preghiera e il loro lavoro, con il ministero della Parola e dei sacramenti. La
santificano con il loro esempio, "non spadroneggiando sulle persone" loro
"affidate", ma facendosi "modelli del gregge" (1Pt 5,3), in modo che "possano,
insieme col gregge loro affidato, giungere alla vita eterna" (Lumen Gentium n. 26).
La funzione di governare" I vescovi reggono le Chiese particolari, come vicari e
delegati di Cristo, col consiglio, la persuasione, l'esempio, ma anche con
l'autorit e la sacra potest" (Lumen Gentium n.27) che deve per essere esercitata

allo scopo di edificare, nello spirito di servizio che proprio del loro Maestro.
Tale autorit deve esercitarsi in comunione con tutta la Chiesa sotto la guida del
Papa. Il Buon Pastore sar il modello e la "forma" dell'ufficio pastorale del
vescovo. Cosciente delle proprie debolezze, "il vescovo pu compatire quelli che
sono nell'ignoranza e nell'errore. Non rifugga dall'ascoltare" coloro che dipendono
da lui e "che cura come veri suoi figli....I fedeli poi devono aderire al vescovo
come la Chiesa a Ges Cristo e come Ges Cristo al Padre" (Lumen Gentium n. 27). I
presbiteri "collaboratori dell'ordine episcopale"" Cristo, consacrato e mandato nel
mondo dal Padre, per mezzo dei suoi apostoli ha reso partecipi della sua
consacrazione e della sua missione i loro successori, cio i vescovi, i quali hanno
legittimamente affidato, secondo diversi gradi, l'ufficio del loro ministero a vari
soggetti nella Chiesa" (LG n.28). " La loro funzione ministeriale fu trasmessa in
grado subordinato ai presbiteri, affinch questi, costituiti nell'Ordine del
presbiterato, fossero cooperatori dell'Ordine episcopale, per il retto assolvimento
della missione apostolica affidata da Cristo" (Presbyterorum ordinis, 2)." I
presbiteri, pur non possedendo il vertice del sacerdozio e dipendendo dai vescovi
nell'esercizio della loro potest, sono tuttavia a loro uniti nell'onoire
sacerdotale e in virt del sacramento dell'Ordine, a immagine di Cristo, sommo ed
eterno sacerdote, sono consacrati per predicare il Vangelo, pascere i fedeli e
celebrare il culto divino, quali veri sacerdoti del Nuovo Testamento" (Lumen
Gentium n. 28).Essi "Soprattutto esercitano la loro funzione sacra nel culto o
assemblea eucaristica, dove, agendo in persona di Cristo, e proclamando il suo
ministero, uniscono i voti dei fedeli al sacrificio del loro Capo e nel sacrificio
della Messa rendono presente e applicano, fino alla venuta del Signore, l'unico
sacrificio del Nuovo Testamento, il sacrificio di Cristo, che una volta per tutte
si offre al Padre quale vittima immacolata"(Lumen Gentium n. 28). Da questo unico
sacrificio tutto il loro ministero sacerdotale trae la sua forza." I presbiteri,
collaboratori dell'ordine episcopale e suoi aiuto e strumento, chiamati al servizio
del popolo di Dio, costituiscono col loro vescovo un unico presbiterio, sebbene
destinato a uffici diversi. Nelle singole comunit locali di fedeli rendono per
cos dire, presente il vescovo, cui sono uniti con animo fiducioso e grande,
condividono in parte le sue funzioni e la sua sollecitudine e le esercitano con
dedizione quotidiana" (LG n. 28). I sacerdoti non possono esercitare il loro
ministero se non in dipendenza dal vescovo e in dipendenza dal vescovo e in
comunione con lui. La promessa di obbedienza che fanno al vescovo al momento
dell'ordinazione e il bacio di pace del vescovo al termine dell'ordinazione,
significano che il vescovo li considera come suoi collaboratori, suoi figli, suoi
fratelli e suoi amici, e che, in cambio, essi gli devono amore e obbedienza.
L'unit del presbiterio trova un'espressione liturgica nella consuetudine secondo
la quale, durante il rito dell'ordinazione, i presbiteri, dopo il vescovo,
impongono anch'essi le mani.I diaconi"In un grado inferiore della gerarchia stanno
i diaconi, ai quali sono imposte le mani non per i sacerdozio ma per il servizio"
(Lumen Gentium n. 29). Per l'ordinazione al diaconato soltanto il vescovo impone le
mani, significando cos che il diacono legato in modo speciale al vescovo nei
compiti della sua "diaconia".Il sacramento dell'ordine imprime in loro un segno che
nulla pu cancellare e che li configura a Cristo, il quale si fatto "diacono",
cio il servo di tutti. Compete ai diaconi, tra l'altro, assistere il vescovo e i
presbiteri nella celebrazione dei divini misteri, soprattutto dell'eucaristia,
distribuirla, assistere e benedire il matrimonio, proclamare il Vangelo e
predicare, presiedere ai funerali e dedicarsi ai vari servizi della carit (LG n.
29).
16) MINISTERO PETRINO (IL PRIMATO DI PIETRO, IL DOGMA SUL PRIMATO, NATURA
E CARATTERISTICA DEL PRIMATO, LA PERPETUITA' DEL PRIMATO DI PIETRO NEI VESCOVI DI
ROMA) ED IL SACRO MAGISTERO (SENSUS FIDEI: LG 12, LE VARIE FORME DI MAGISTERO, IL
MAGISTERO INFALLIBILE E L'ADESIONE DEI FEDELI AL MAGISTERO: LG 25)Il primato del
beato PietroLa costituzione Pastor aeternus (concilio Vaticano I, 18 luglio 1870),
nel primo capitolo, illustra l istituzione del primato apostolico nel beato
Pietro e condensa la dottrina cattolica nel primo canone. Distinto in due parti
esso afferma che Pietro stato costituito da Cristo come primo fra gli apostoli e
capo visibile della Chiesa sulla terra; insegna pure che il primato di Pietro da

intendersi come un primato di vera e propria giurisdizione ricevuto da Cristo. Il


testo non afferma che Pietro sia al di fuori del collegio apostolico bens che, in
esso, egli ha un primato sui rimanenti undici, intesi singolarmente e
collegialmente. Il primato costituisce la persona di Pietro superiore in senso
canonico e giuridico, esso stato conferito allapostolo direttamente da Cristo
senza alcun intermediario. Il primato del romano pontefice definito nella Pastor
aeternus, collegato nel livello della non sacra mentalit, bens della
giurisdizione. Per questo non si pu in alcun modo intendere il papato quasi fosse
un sacramento, ossia un grado dellordine sacro che si aggiunge a quelli dell
episcopato, presbiterato e diaconato. Il suo un primato di giurisdizione cui
occorre conservare il giusto significato ecclesiale. Si tratta invece di quella
potestas necessaria per ladempimento del proprio ufficio: potestas pascendi.
Questa autorit un servizio che sostenta la realt la conosce la fa crescere.
Questo apostolo voluto dal Signore quale principio visibile di stabilit e di
unit nella sua Chiesa. Circa lespressione primato di giurisdizione sarebbe forse
auspicabile trovarne unaltra che lasci meno in penombra la sua dimensione
religiosa ed ecclesiale. Una nuova eventuale formulazione non potrebbe mai svuotare
per il ministero del vescovo di Roma, di quella potest e autorit senza le quali
la sua funzione sarebbe illusoria.Il dogma sul primatoLa dottrina teologica sul
primato stato dogmaticamente definita dalla Pastor aeternus. Era in origine la
prima parte di una pi ampia trattazione sulla Chiesa, che non si ebbe tempo di
completare per la precoce interruzione del concilio e che va letta alla luce della
contrapposizione alle tesi che il vaticano I intendeva contrastare (conciliarismo,
episcopalismo, tesi assolutistiche). Bisogner attendere il Vaticano II e
soprattutto il cap. III della LG per avere la seconda parte del dittico che il
Vaticano I non ebbe il tempo di completare. In LG 18 si legge esplicitamente la
volont dintegrare la dottrina sul primato del Vaticano I. Il principio dellunit
della Chiesa la Trinit santa, e Cristo in particolare ne il capo. Se ora anche
Pietro chiamato principio dellunit della Chiesa, lo si afferma nellordine
della visibilit. Per questa funzione e quella dei suoi successori chiamata
vicaria in rapporto a Cristo. Il vero soggetto della potest della Chiesa
unicamente Cristo e coloro che agiscono come suoi vicari sono presenti il suo
potere e la sua autorit.Natura e caratteristiche del primatoIl III cap. della
Pastor aeternus presenta il ministero petrino nel suo concreto esercizio nella vita
della Chiesa. Al vescovo di Roma, successore di Pietro riconosciuto, non gi un
semplice ufficio di ispezione o di direzione alle autonome attivit della Chiesa e
dei cristiani, bens una potest piena e suprema di giurisdizione su tutta la
Chiesa, non soltanto nelle cose di fede e di morale ma anche in tutto ci che
riguarda la disciplina e il governo della Chiesa diffusa nel mondo intero. Questa
giurisdizione supreme ordinaria e immediata sia su tutte e singole le Chiese sia
su tutti e singoli pastori e fedeli.La dichiarazione esprime il carattere
religioso ed ecclesiale del primato del Vescovo di Roma, i cui confini di esercizio
sono unicamente quelli della Chiesa. Si tratta di unautorit religiosa da
esercitarsi, ad edificationem ecclesiae. Nella vita di questa Chiesa esso riguarda
la fede e lagire cristiano, la disciplina della Chiesa e il governo della
comunit. Essa una potest piena e suprema, non pu essere limitata da alcun
altra autorit ecclesiastica che le sia superiore ma solo dal diritto naturale e da
quello divino; e che il papa la possiede riguardo la vita della Chiesa e tutto ci
che essa comporta. Giovanni Paolo II, al n. 94 dell enciclica Ut unum sint ha
ricordato che il primato comporta per il papa lessere Il primo tra i servitori
dellunit. In quanto uomo, il papa, sottoposto agli imperativi morali del
decalogo e in quanto battezzato legato alla costituzione della Chiesa, quale
stata voluta da Cristo. In fine egli non pu agire in distruzione ma per
ledificazione d della Chiesa. Tale potest universale perch esercitata su
tuttintera la vita della Chiesa, persone pastori e fedeli. Tutti i membri della
Chiesa sono legati al Vescovo di Roma da un vincolo di obbedienza religiosa e
gerarchica. La potest del papa pure chiamata ordinaria in quanto annessa allo
stesso ufficio del successore di Pietro. Non dunque una potest delegata perch
il papa la esercita non i nome di unaltra autorit ecclesiastica e neppure pu

essere limitata a situazioni eccezionali nella vita della Chiesa. In quanto


immediata la potest del vescovo di Roma pu essere esercitata senza che vi
frapponga alcun intermediario. Per questo motivo il papa pu esercitare il suo
potere in una Chiesa particolare senza chiedere autorizzazione al Vescovo locale e
senza che questo divenga il suo mediatore.Perpetuit del primato di Pietro nei
vescovi di RomaSorge la domanda se i poteri conferiti da Cristo a Pietro valgano
solamente per la sua persona o se, piuttosto non legittimino un ministero petrino
permanente. Il secondo cap. della Pastor aeternus tratta tale questione conclude:
Chi dunque afferma che non per istituzione dello Cristo Signore, cio per diritto
divino, il beato Pietro ha successori perpetui nel primato su tutta la Chiesa,
oppure che il Vescovo di Roma non il successore di Pietro su questo primato, sia
scomunicato. I compiti affidati da Cristo a Pietro come appaiono dal NT, sono
legati alla struttura stessa della Chiesa, sicch, il primato di Pietro, deve
essere necessariamente esteso nel tempo tanto quanto lo la Chiesa. Il senso del
Vaticano II che la trasmissione del primato di Pietro avviene di fatto in coloro
che siedono in quella che la sua cattedra, ossia nei vescovi di Roma. Il Vescovo
di Roma il successore di Pietro nel primato.Tutti i fedeli sono partecipi della
comprensione e della trasmissione della verit rivelata. L'universalit dei fedeli
che hanno l'unzione del santo non pu fallire nel credere. La Spirito di Verit,
infatti, suscita e sostiene nel popolo di Dio il soprannaturale senso della fede.
Si tratta di un'attiva facolt soprannaturale per cui i fedeli, discernendo tra il
vero ed il falso in questioni di fede, riconoscono la rivelazione trasmessa,
aderiscono indefettibilmente alla fede una volta trasmessa ai santi, penetrano in
essa con retto giudizio e, al tempo stesso, l'applicano alla vita (LG 12). Questo
senso della fede opera interiormente in tutti i fedeli, tanto nei Vescovi, quanto
negli altri. Grazie all'assistenza dello Spirito Santo l'intelligenza delle realt
e delle parole del deposito della fede, progrediscono nella vita della Chiesa. Nel
quadro di questa progressiva e retta comprensione della fede si collocano la
presenza e la funzione del Sacro Magistero. Con questo termine, infatti, si designa
il compito d'insegnare che, per istituzione di Cristo, proprio del collegio
episcopale o dei singoli Vescovi uniti col Sommo Pontefice in comunione gerarchica
(DV 8).Per istituzione e con l'autorit di Cristo, i Vescovi hanno il compito di
conservare, esporre e difendere la parola di Dio.LG 25:inserire testoLe varie forma
di magisteroLa vita articolata e ricca del popolo di Dio la ragione delle varie
forme di magistero nella Chiesa. Comunque sia , ogni atto magisteriale ha sempre lo
scopo di conservare la Chiesa nella verit. Esso un momento interiore di quel
cammino verso la pienezza della verit, nel quale impegnata tutta la Chiesa.
Quanto ai soggetti, il magistero ecclesiastico, chiamato episcopale, quando
espresso dal singolo Vescovo per la sua Chiesa particolare; detto papale, quando
espresso dal Vescovo di Roma nella sua qualit di pastore universale ed rivolto
a tutta la Chiesa; collegiale, infine, quando ne soggetto la totalit dei vescovi
in comunione gerarchica col successore di Pietro. Considerando, invece, la sua
forza vincolante derivante da coloro che da Cristo sono stati costituiti quali
maestri della fede, sempre un magistero autentico. Esercitato nel nome di Cristo
e rivestito di autorit esso serve alla parola di Dio insegnando soltanto ci che
stato trasmesso (DV 10). Facendo infine riferimento alle modalit di esercizio,
l'insegnamento dei pastori, in quanto connesso al ministero, chiamato magistero
ordinario, cfr LG 25. In particolare il magistero del singolo Vescovo nella sua
Chiesa particolare, sempre un magistero ordinario. Tale anche il magistero del
Vescovo di Roma, sia che egli lo indirizzi alla chiesa particolare cui presiede,
sia che lo rivolga alla Chiesa universale. Il magistero del collegio episcopale,
quando esercitato da Vescovi sparsi nel mondo ma convergenti tra loro e con il
successore di Pietro, anch'esso chiamato magistero ordinario ed universale. E'
chiamato, invece, magistero straordinario ed universale quando espresso in un
Concilio ecumenico.Il magistero infallibileDell'infallibilit fruiscono il Vescovo
di Roma quale successore di Pietro e collegialmente l'intero corpo episcopale nel
quale sempre incluso il suo capo.Dal punto di vista linguistico il termine
infallibilit non del tutto chiaro infatti a volte genera un'idea di perfezione.
La dote dell'infallibilit, invece, si riferisce al carattere di verit e di non

erroneit di una proposizione e non al suo carattere di completezza e di


perfezione. Dire che un atto di magistero infallibile significa che un
determinato enunciato magisteriale, in quel preciso senso nel quale stato
pronunciato, non erroneo. Le affermazioni di fede, anche quelle vincolanti e
chiamate infallibili, sono soggette a condizionamenti storici. Pu accadere,
infatti, che una verit dogmatica sia stata in un prima tempo
espressa in modo incompleto e che, solo in seguito, abbia ricevuto un' espressione
pi completa e perfetta. Anche il collegio dei vescovi esprime un magistero
infallibile sia quando, con atto collegiale unitamente al loro capo visibile,
definiscono una dottrina vincolante per tutti i fedeli, sia quando, bench sparsi
nel mondo ma in comunione di magistero con il successore di Pietro, convergono in
un unica sentenza da ritenersi definitiva.E' necessario ricordare che soltanto la
parola di Dio infallibile. La Chiesa e il magistero ecclesiale sono inerranti
unicamente nell'interpretazione, guidata dallo Spirito Santo, della parola di Dio.
Il carisma dell'infallibilit un carisma di assistenza promesso dallo Spirito
Santo ai pastori, non perch, in forza di un'ispirazione rivelassero una nuova
dottrina, ma perch custodissero e interpretassero fedelmente la rivelazione
trasmessa dagli apostoli, cio il deposito della fede (LG 25). I pastori mediante
il loro infallibile magistero non aggiungono nulla al deposito della divina
rivelazione. Il carisma di enunciare infallibilmente la fede della Chiesa
garantito al vescovo di Roma quando parla ex cathedra, cio quando definisce che
una dottrina circa la fede o i costumi da ritenere da tutta la Chiesa. Anche il
magistero del collegio episcopale, radunato in concilio o sparso nel mondo,
ritenuto infallibile quando si verificano i seguenti requisiti che valgono anche
per il magistero infallibile del Romano Pontefice:Il I riguarda il soggetto ossia
personalmente il Vescovo di Roma.Il II riguarda l'oggetto del magistero
infallibile, ossia una dottrina riguardante la fede o la morale.Il III riguarda la
modalit dell'insegnamento che deve far risultare chiaramente l'intenzione di
esprimere un affermazione dottrinale infallibile.L'assenso dei fedeli al magistero
Quando la Chiesa, mediante il suo magistero supremo, propone qualcosa da credere
come rivelato da Dio e come insegnamento di Cristo, a tali definizioni si deve
aderire con l'ossequio della fede. Secondo i due Cincili del Vaticano i cattolici
sono, inoltre, obbligati non solo a credere ai dogmi di fede solennemente definiti,
ma anche a ci che come divinamente rivelato insegnato dal magistero ordinario
universale (LG 25). il magistero infallibile, sia quello personale del romano
pontefice sia quello collegiale del corpo episcopale, acquista vigore non da
un'eventuale consenso successivo della chiesa ma irreformabile di per s stesso e
non per un consenso ecclesiastico (ex sese, non autem ex consensu Ecclesiae). Con
questa formula non s'intende affermare che nel suo magistero il Papa sia dispensato
dal seguire il sensus ecclesiae o il sensus fidei. Per definire le questioni di
fede della Chiesa il magistero deve, invece, applicare tutti i mezzi possibili per
la ricerca della verit. Come enunciato generale su tutte le definizioni
dogmatiche, l' ex sese dice che esse hanno valore d'infallibilit e di
irreformabilit non perch sono effetto di una maggioranza umana che ne approva la
verit, ma perch, alla loro origine, c' la promessa di un'assistenza divina.
Questa assistenza dello Spirito Santo garantita ed attiva per tutta la Chiesa.
Per questo alle definizioni magisteriali non pu mai mancare l'assenso della
Chiesa per l'azione dello Spirito Santo che conserva e fa progredire nell'unit
della fede tutto il gregge di Cristo (LG 25). E' la logica conseguenza del fatto
che il magistero pu insegnare come dogma solo ci che si trova nel deposito della
fede affidato alla Chiesa e attingendo da esso. Da questo deposito il magistero
desume tutto ci che, sotto l'assistenza dello Spirito, propone come verit
rivelata. La coscienza della fede di tutta la Chiesa, a sua volta, anch'essa
guidata dallo Spirito, recepisce la decisione magisteriale come conforme alla
propria fede. L'accettazione di una definizione magisteriale non , quindi, cieca
obbedienza a un'autorit ma il riconoscimento, ottenuto con l'assistenza divina.Di
tipo diverso il religioso ossequio della volont e dell'intelletto. L'aggettivo
religioso si riferisce al motivo che i cattolici hanno per un tale atteggiamento
cio al riconoscimento dell'autorit propria dei pastori come derivante da Cristo

stesso. L'ossequio della volont e dell'intelletto, poi, la disponibilit che i


fedeli devono dimostrare nell'accogliere tale insegnamento e nel farlo proprio.17)
LA NATURA CATTOLICA DEL POPOLO DI DIO (LG 13), LA CHIESA PELLEGRINANTE NEL MONDO
NECESSARIA ALLA SALVEZZA (LG 14), LA CHIESA E I NON CRISTIANI (LG 16) E L'INDOLE
MISSIONARIA DELLA COMUNITA' ECCLESIALE (LG 17). LA CHIESA E' MISSIONARIA PER SUA
NATURA (AG 2): LA MISSIONE ECCLESIALE EPIFANIA DELLA KOINONIA TRINITARIA (AG 2-4)
La parola cattolica significa "universale" nel senso di "secondo la totalit". La
Chiesa cattolica in un duplice senso. E' cattolica perch in essa presente
Cristo. "L dove Cristo Ges, ivi la Chiesa cattolica"(Ignazio di Antiochia).
In essa sussiste la pienezza del Corpo di Cristo unito al suo Capo(Ef.1,22-23) e
questo implica che essa riceve da lui" in maniera piena e totale i mezzi di
salvezza" (Ad Gentes n.6) che Egli ha voluto: confessione di fede retta e completa,
vita sacramentale integrale e ministero ordinato nella successione apostolica. La
Chiesa, in questo senso fondamentale, era cattolica il giorno di Pentecoste(Ad
Gentes n.4) e lo sar sempre fino al giorno della Parrusia.Essa cattolica perch
invitata in missione da Cristo alla totalit del genere umano: "Tutti gli uomini
sono chiamati a formare il nuovo popolo di Dio. Perci questo popolo, restando uno
e unico, si deve estendere a tutto il mondo e a tutti i secoli, affinch si adempia
l'intenzione della volont di Dio, il quale in principio ha creato la natura umana
una, e vuole radunare insieme infine i suoi figli, che si erano dispersi....Questo
carattere di universalit che adorna il popolo di Dio, dono dello stesso Signore,
e con esso la Chiesa cattolica efficacemente e senza soste tende a ricapitolare
tutta l'umanit, con tutti i suoi beni, in Cristo capo nell'unit del suo Spirito".
(Lumen Gentium n.13) (CCC nn. 830 e 831).Nel cap.9 della Lumen Gentium si parla di
quale sia la vocazione del popolo di Dio. Questa viene esplicitata e chiarita nei
nn. che vanno da 13 a 17 dove si evidenzia l'essenza, il compito e la missione
della Chiesa (dice Ratzinger).La cattolicit l'elemento costitutivo della Chiesa.
Commento a Lumen Gentium 13:a) I due confini della storia della salvezza sono la
creazione e l'escatologia in mezzo c' il popolo di Dio. Cristo sacerdote, re e
profeta (gi ribadito in nn. 10 e 11) capo universale del popolo dei figli di Dio,
manda lo Spirito per unificare questo popolo.b) Unione nella diversit questo il
movimento missionario. L'intima unione tra Dio e i fratelli testimonianza verso i
non credenti. La chiesa evangelizzando pu inserirsi in tutte le culture. Qui c'
il riferimento al salmo 2 dove si parla del Messia al quale sono state affidate
tutte le genti; ed anche ad Ebrei 1,2 dove si dice: "Ha mandato il suo Figlio".c)
Le comunit non sono isolate esse portano i propri doni alle altre parti e cos a
tutta la Chiesa. Al suo interno vi sono delle diversit dovute anche alla
distinzione per le diverse funzioni di ognuno.d) All'interno della comunione
ecclesiale ci sono delle Chiese particolari con le loro tradizioni ma rimane il
primato di Pietro. Ignazio di Antiochia afferma: " Sulla comunione universale della
Chiesa vigila il Papa". Ognuno deve mettere a servizio degli altri il ministero
ricevuto. Non bisogna sentirsi padroni di questi ma amministratori.e) La cattolica
unit del popolo di Dio segno e strumento della pace universale che Dio vorrebbe
realizzare nel mondo. Tutti gli uomini sono chiamati sia i cattolici sia i credenti
non cattolici.Unit esemplare l'unit che si crea nella frazione del Pane. Il
popolo ecclesiale sono i fedeli sparsi nel mondo e che rappresentano le membra San
Paolo Efesini 1,10Commento Lumen Gentium n.14a) La Chiesa peregrinante, una
Chiesa che non si considera arrivata ma che in cammino. Essa ha una meta che non
qui, in questo mondo. Soltanto Cristo il mediatore, presente nel suo corpo che
appunto la Chiesa. Si entra in essa attraverso la porta del battesimo. Non
possono salvarsi gli uomini, che pur riconoscendo che la Chiesa fondata da Dio,
non vogliono entrarvi.b) Non si salvano, per, anche coloro che pur incorporati in
essa, non perseverano nella carit con il cuore. Infatti la loro condizione
privilegiata, non va ascritta ai loro meriti ma alla grazia di Cristo.c) I
catecumeni che hanno il desiderio di essere congiunti ad essa, "vengono ricoperti
dal suo amore e dalle sue cure"Commento capitolo 15Nel capitolo 15 troviamo le basi
dogmatiche del decreto sull'ecumenismo. Infatti si fa riferimento ai battezzati che
non accettano "integralmente" la fede e non accettano l'unit sotto il successore
di Pietro (riferimento anche alle Chiese Orientali). Cristo ha desiderato che ci

fosse un solo gregge sotto un solo Pastore, cos la Chiesa prega, spera e opera
affinch l'immagine di Ges risplenda pi chiara in essa.Commento capitolo 16a)
Sulla base della lettera ai Romani, in questo capitolo si parla sia degli ebrei,
dal quale Ges nato secondo la carne e della particolare elezione di questo
popolo, sia dei musulmani, che professano la fede in unico Dio. Anche questi non
cristiani sono ordinati in vari modi al Popolo di Dio.b) Dio vicino anche a
coloro che, ignorando il vangelo, lo cercano con cuore sincero e cercano di fare la
sua volont attraverso il dettame della coscienza. Ma ci sono anche quegli uomini
che, ingannati dal maligno, hanno scambiato la verit divina e servono la creatura
con il Creatore. Per questo la Chiesa ricordando
il comando di Ges," Predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15), promuove
le missioni.Commento capitolo 17Questo un paragrafo missionario della Lumen
Gentium dal quale si sviluppato il decreto Ad Gentes, in particolare i capitoli
2,3 e 4. Sono citati tre brani della Scrittura che sono a fondamento dell'azione
missionaria della Chiesa: "Andata dunque e ammaestrate tutte le genti battezzandole
nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare
tutto quanto vi ho comandato"(Gv 20,21); "Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni
fino alla fine del mondo" (Mt. 28,19-20); " Avrete la forza dello Spirito Santo che
scender su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme...fino agli estremi confini
della terra"(At 1,8); Alla luce di questi brani la Chiesa fa sue le parole di San
Paolo "Guai....a me se non predicassi!"(1 Cor 9,16). La finalit della missione
della Chiesa " Implantazio Ecclesiae" . Lo Spirito Santo spinge la Chiesa
nell'opera di evangelizzazione affinch sia eseguito il piano di Dio " Il quale ha
costituito Cristo principio della salvezza per il mondo intero"b) Questo punto
riprende la lettera apostolica di Benedetto XV "Maximum illud" del 1919, che ha un
forte carattere missionario e dove si evidenzia che il pi grande dovere della
Chiesa l'annuncio. Oggi queste parole sembrano scontate, ma prima del Concilio
Vaticano II, l'azione missionaria era lasciata all'iniziativa del singolo. Adesso
si dice che ogni battezzato missionario.Vi una doppia illustrazione del
concetto missionario: primo concetto la missione vista in generale e si riferisce
a Mt 28,16-20; il secondo concetto sviluppato in Gv. 20,21 dove Cristo stesso
mandato e in unit con il Padre, strumento presso gli uomini. Ges invia i
discepoli come il Padre manda lui. Inoltre vi senz'altro il legame trinitario
dietro l'esperienza missionaria, l'elemento pneumatologico, infatti, dato dalla
Chiesa come strumento dello Spirito affinch sia a disposizione di Dio per la
realizzazione della sua opera.Come gi abbiamo detto, i primi numeri dell'enciclica
"Ad Gentes" trattano dell'attivit missionaria. Anche Ratzinger ha partecipato alla
sua stesura.Nell'introduzione c' un forte riferimento alla Lumen Gentium infatti
la Chiesa viene definita "sacramento universale di salvezza" (LG n.48). Inoltre si
fa riferimento ai Vescovi, quali successori degli Apostoli (Inviati) perch
continuino ad annunciare il Regno di Dio.b) La Chiesa sente sua la vocazione di
salvare e rinnovare ogni creatura affinch, ricapitolando tutte in Cristo, formino
una sola famiglia e un solo popolo.c) Il Santo Sinodo, mettendo in evidenza questi
principi dell'attivit missionaria della Chiesa, indica come insieme si possa
operare per questa causa e preparare la strada per la venuta del Signore come fece
Giovanni Battista.Ad Gentes n.2L'inizio riprende la Lumen Gentium n. 2 e dichiara
"La Chiesa che vive nel tempo per sua natura missionaria, in quanto dalla
missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano
di Dio Padre, deriva la propria origine". Quindi la Chiesa che vive nel tempo
peregrinante secondo la Trinit. Vogliamo ora mettere in evidenza proprio questo
legame tra missione trinitaria e missione ecclesiale. La missione della Chiesa
trinitaria perch strettamente legata alla missione del Figlio e a quella Spirito
Santo secondo il disegno del Padre. Vi infatti un collegamento tra una realt che
agisce nel tempo (La Chiesa) e una realt che agisce fuori del tempo (La Trinit).
Fine ultimo della missione altro non che di rendere partecipi gli uomini della
comunione Koinonia che esiste tra il Padre e il Figlio nel loro Spirito d'amore
(Redenmptoris missio n. 23 di Giovanni Paolo II).Ad Gentes n.3La missione
salvifica di Cristo, mediatore tra Dio e gli uomini, deve essere fatta conoscere a
tutti. Il carattere universale della missione appartiene all'intero popolo di Dio.

La Chiesa stessa missione in virt della sua cattolicit.Ad Gentes n.4Compito


dello Spirito Santo dentro la Chiesa per collaborare all'opera della salvezza.Nel
giorno della Pentecoste la Chiesa apparve ufficialmente di fronte alla moltitudine
ed ebbe inizio la predicazione del vangelo. Lo spirito Santo, in tutti i tempi, "d
l'unit intima e ministeriale della Chiesa e la fornisce dei diversi doni
gerarchici e carismatici (LG n.4)".Bruno Forte definisce la Chiesa come icona della
Trinit, movimento di amore e di relazione tra Padre, Figlio e Spirito Santo. La
Chiesa missionaria per sua origine e natura. Essa dipende da Dio che si muove
verso la sua creatura attraverso il Figlio e lo Spirito fino a quando essa non avr
trovato la sua essenza. La Chiesa canale attraverso il quale Dio comunica se
stesso. L'indole missionaria di Dio si trova nella Chiesa. Inoltre la Chiesa
partecipa, imita e manifesta la vita di comunione della Trinit: Ad intra, nella
sua vita intima, ad extra nelle sue manifestazioni esteriori e quindi all'uomo. Il
Teologo G. Congard definisce la Chiesa "Come estensione e manifestazione dell'unit
stessa di Dio, mistero donato all'uomo". Estensione e Manifestazione della Trinit
partecipazione cio alla vita divina. La Chiesa Dio che viene da Dio e va verso
Dio con le creature. Chiesa estensione della vita divina nel senso che
l'insieme della comunione delle anime che vivono la comunione trinitaria. Chiesa
come pleroma della divinit nel tempo ed epifania della Trinit.
La Chiesa
comunione. Tale resa dalla partecipazione comune all'unica realt di Cristo
attinta dalla Santa Eucaristia. Essa pace, perch nella sua comunione non c' pi
n ebreo n greco, n uomo n donna, n schiavo n libero, ma tutti sono "uno in
Cristo Ges" (Gal 3,28). Questa pace che dono, diventa per la Chiesa missione per
realizzare lo shalom di Dio. La missione soteriologica della Chiesa non ha
soltanto una dimensione verticale, ma pure una dimensione orizzontale. Infatti essa
"Non solo comunica all'uomo la sua natura divina,......ma per il fatto che risana
ed eleva la dignit della persona umana, consolida la compagine dellumana societ
e immette nel lavoro quotidiano degli uomini un pi profondo senso e significato"
(Evangeli nuntiandi Paolo VI).Missionariet della Chiesa. La terza nota del simbolo
la Cattolicit. Questo termine ha un significato pi ricco del termine
universalit. Vediamo come esso fondi la missionariet all'interno della LG 13.
Cattolico deriva da cat lon, secondo il tutto, pieno, assoluto, necessario,
globale, universale. Il NT non usa questo termine che, invece, troviamo per la
prima volta in Ignazio: Dove compare il Vangelo, l sia la comunit. Dove c'
Ges, ivi c' la Chiesa cattolica. Per Ignazio, l'aggettivo cattolico nel senso
eucaristico integrale: Cristo presente integralmente nell'eucaristia celebrata
dalla comunit riunita intorno al Vescovo.Nel martirio di Policarpo, cattolico
nel senso locale. In diversi testi patristici cattolicit ha il significato di
ortodossia. Successivamente la Chiesa cattolica indicher con questo termine la
Grande Chiesa rispetto ai piccoli gruppi eretici. Per Vincenzo di Lerino,
cattolico ci che stato creduto dappertutto, sempre e da tutti.Il Vaticano II
ne d una descrizione pi approfondita in LG 13. Qui c' il riferimento alla
chiamata di Dio rivolta a tutti gli uomini. Questo ci permette di considerare il
rapporto della Chiesa con i cristiani e i non cristiani e di vedere il carattere
missionario della Chiesa. I testi centrali sull'essenza della missione della Chiesa
sono LG 13-17. La missionarit trattata dove si tratta della cattolicit. Il
nuovo popolo di Dio, a differenza dell'antico, cattolico: tutti sono chiamati a
formare questo popolo che uno ed unico e deve estendersi a tutto il mondo e a
tutti i secoli affinch si compia il disegno salvifico del Padre. Qui il
riferimento alla creazione quando Dio crea una sola creatura umana. Perch si
possa giungere all'unit del genere umano, Dio manda suo Figlio re, sacerdote e
profeta, come gi detto al n10. Da ultimo Dio ha mandato lo Spirito del suo Figlio
(qui chiaro il riferimento alla Trinit) che il principio che unifica, che fa
del popolo un popolo unico ed uno. Unit e creazione sono concetti uniti in
riferimento al Padre. I confini della storia sono la creazione e l'escatologia. Dio
crea per l'unit: un solo Dio crea l'uomo e vuole che l'umanit sia una. Il dramma
della storia deriva dalla dispersione. Qui si vede come la missione deve unire
contro ogni dispersione la quale frutto del peccato. Nella Pentecoste si
sperimenta l'unione nella diversit. Unione e riunificazione sono realizzate dalla

missione della Chiesa. Poich comunione la Chiesa missionaria.C' un unico


popolo di Dio che pu inserirsi in tutte le nazioni perch la Chiesa non
s'identifica con una cultura particolare. Il fratello lontano non mi estraneo
perch sono unito a lui dallo Spirito. Lazione della Chiesa purificatrice perch
alcune tradizioni non vanno demonizzate ma purificate e, cio, modificate per
renderle adatte ad esprimere il messaggio del Vangelo. In questo testo si pone
l'accento su Cristo erede di tutte le cose. Questo concetto espresso anche in Sal
2,8: Il re d'Israele detto Figlio di Dio e assumer l'eredit del regno
universale.Nella Chiesa avviene uno scambio. Le singole partI a cui si riferisce
il testo sono le varie comunit. Il popolo di Dio fatto da popoli diversi che
hanno accolto l'annuncio. Anche fra i membri appartenenti a popolo ci sono
differenze, non c' omologazione. Le diversit sono rispetto alle funzioni, alle
condizioni ed ai generi di vita. Ci sono, cos, le Chiese particolari all'interno
della comunione ecclesiale ma il primato spetta alla cattedra di Roma. Nella Chiesa
di Roma il Vescovo
presiede alla comunione universale della carit: vigila perch il particolare sia
a servizio dell'unit. Fra le diverse parti ci sono legami di comunione. Ognuno
deve mettere a servizio degli altri ci che ha ricevuto come amministratori, come
servi.All'unit sono chiamati tutti gli uomini. La cattolica unit del popolo di
Dio prefigura la pace universale.Il tema dell'unit ha forma concreta nell'azione
dello Spirito e ha per modello la comunit di Gerusalemme nellinsegnamento, nella
comunione, nella frazione del pane e nella preghiera.Questa unit non solo
quantitativa. I discepoli, infatti, sono pochi ma sono il lievito che si espande.
In essi si manifesta l'unit da un punto di vista qualitativo: con loro si fa
presente un nuovo modo di vivere l'unit, con la preghiera e lo spezzare il pane,
segno di comunione con Cristo e i fratelli.LG 14: i fedeli cattolici. Questo
articolo parla in riferimento alla Sacra Scrittura ed alla tradizione. La Chiesa
pellegrina non si considera arrivata ed nella storia e nel mondo. Essa
necessaria alla salvezza ma solo Cristo il mediatore e via della salvezza. Egli
si rende presente nel suo corpo che la Chiesa. I figli della chiesa devono
ricordarsi che ci che li precede la grazia la quale permette la risposta alla
chiamata di Dio mediante la fede. I figli che hanno ricevuto il messaggio di
salvezza sono, pertanto, privilegiati. I catecumeni domandano di essere incorporati
alla Chiesa ed il loro proposito fa s che la Chiesa li consideri gi suoi.LG 15: i
cristiani non cattolici, cio coloro che non professano la fede in modo cattolico,
integralmente, e la Chiesa. In questo testo si danno le basi dogmatiche al Decreto
sull'ecumenismo. Il Romano Pontefice il garante della comunione. Lo Spirito
suscita in tutti i discepoli di tendere all'unione pacifica. L'opera di
riunificazione dipende dallo Spirito. Il Pastore Cristo ed il problema
l'unicit del gregge.LG 16: i non cristiani e la Chiesa. Coloro che senza colpa
ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa ma vivono cercando sinceramente Dio e
sotto la grazia si sforzano di compiere la Sua volont conosciuta attraverso la
coscienza, sono salvati.LG 17: La finalit della missione della Chiesa
d'impiantare nuove chiesa che siano in grado, a loro volta, di evangelizzare. Lo
Spirito Santo spinge la Chiesa a cooperare con Cristo per la realizzazione del
piano di Dio. Parte di questo testo sar, poi, sviluppato in AG 2,3 e 4. La di
menzione missionaria si esprime attraverso l'annuncio della fede la quale si riceve
dall'accoglienza della Parola. Solo dopo si pu fare la professione di fede che
vivere e testimoniare quanto contenuto nel simbolo. La Chiesa fa s che ogni germe
di bene delle altre culture, non solo non sia annullato ma sia, invece, purificato.
Prima del Concilio la missionariet era solo per pochi specialisti. Oggi, al
contrario, su ogni discepolo di Cristo incombe il dovere di diffondere la fede
perch ogni battezzato missionario per quella che la su missione specifica.
Attraverso il battesimo ogni uomo entra nel popolo di Dio e vive incorporato a
Cristo nella triplice di menzione profetica, regale e sacerdotale. L'eucaristia e
il cuore della missionariet. C' una doppia illustrazione della missione poich
si riprende Matteo e Giovanni. In Mt 28 c' la missione in generale che si
sviluppa in Gv 20, 21 che considera Cristo stesso un inviato. Cristo come mandato
e in unit col Padre strumento per gli uomini. Cristo invia i discepoli come il

Padre manda Lui. Cristo soffia sui discepoli e li invia. Nella relazione tra il
Padre ed il Figlio c' anche l'elemento pneumatologico: la Chiesa strumento dello
Spirito Santo affinch sia a disposizione di Dio per questopera.Ad Gentes. Leggere
il proemio della LG e di AG poich collegati.La Chiesa inviata alle genti per
essere segno e strumento dell'unit con Dio e col genere umano. La predicazione
porta la Parola e genera nuove Chiese. I successori degli apostoli devono portare
avanti l'opera. Con AG il sinodo delinea i principi dell'attivit missionaria e
affronta il tema della cooperazione necessaria per operare la missione. La Chiesa
cammina per l'angusta via della Croce e prepara la strada come il Battista.AG 2
riprende il disegno salvifico universale del Padre: ci che si realizza nella
storia della salvezza frutto di un progetto pensato e voluto da Dio.La Chiesa
pellegrinante missionaria per sua natura in quanto trae origine dalla missione
del Figlio e dello Spirito Santo secondo il disegno del Padre. Anche la LG presenta
l'azione di Cristo e del Padre per cui c' unione tra missione trinitaria ed
ecclesiale. La Chiesa missionaria perch trae origine dalla missione del Figlio e
dello Spirito Santo secondo il disegno del Padre. La Chiesa non ha le radici nel
mandato di Cristo dato ai discepoli ma nel misteri trinitario.La missione come
essenza della Chiesa porta al carattere universale del mandato missionario: la
missionariet nella natura della Chiesa che essa stessa missione in virt della
sua cattolicit. La missione non qualcosa di esteriore ma l'essere intimo della
Chiesa. Questultima, secondo Congar, si propaga nel mondo secondo la processione
che avviene tra il Padre ed il Figlio nello Spirito Santo. movimento di
comunicazione. La Chiesa partecipa, imita e manifesta all'uomo la vita di comunione
delle persone divine nella sua natura ad intera ed ad extra e, cio, nella sua vita
intima e nelle sue manifestazioni. Il mandato missionario dagli apostoli dato a
tutti i membri della Chiesa secondo la propria vocazione. La realt della Chiesa
comunicazione ed estensione dell'unit stessa di Dio . La Chiesa viene da Dio e
torna a Dio portando con s ed in s le sue creature umane. Essa pleroma della
Trinit nel tempo ed epifania visibile di un mistero invisibile.18) VOCAZIONE E
MISSIONE DEI LAICI. L'IDENTITA' DEL LAICO NEL PASSATO: DUO GENERA CHRISTIANORUM. IL
SACERDOZIO COMUNE DEI FEDELI (LG 10) E L'ESERCIZIO DEL SACERDOZIO COMUNE NEI
SACRAMENTI (LG 11). LA NATURA E LA MISSIONE DEI LAICI (LG 31), LA DIGNITA' DEL
POPOLO DI DIO (LG 32) E L'APOSTOLATO (LG 33). LA FUNZIONE SACERDOTALE (LG 34),
PROFETICA (LG 35) E REGALE (LG 36) DEI LAICI IN COMUNIONE CON LA GERARCHIA (LG 37)
Il modello ecclesiologico che si aveva prima del Concilio Vaticano II era un
modello che faceva molta attenzione alla gerarchia ecclesiastica e metteva in
evidenza una struttura piramidale della Chiesa che nemmeno l'enciclica Mistici
corporis di Pio XII del 1946, di cui parleremo meglio in seguito, riusc a
sradicare.Vi era una forte simbiosi tra clero e autorit civili, a causa
dell'unzione del re che era considerata uguale a quella dei sacerdoti. Di
conseguenza il laico rimane fuori della Chiesa. In alcuni testi antichi la parola
laico significava addirittura persona incolta, letteralmente "che fuori".Gi alla
fine del IV secolo vi erano "duo genera christianorum ": il clero, i monaci e i
religiosi, da una parte e i laici dall'altra. In pratica all'interno dei cristiani
vi erano due generi diversi. I laici erano i carnali o secolari ed era
completamente impensabile che un laico potesse essere santo. Il laico non poteva
vivere la perfezione.Nel XII secolo il pi grande canonista Graziano, monaco
bolognese, nella sua opera Decretum Graziani, parla anch'egli dell'esistenza di due
generi, era quindi una realt gi assodata. Il primo genere legato al culto cio
i chierici, il clero, ma c' un altro genere i laici. Ad essi permesso tenere i
beni materiali temporali solo per bisogno ed uso e "si salvano se evitano i vizi e
fanno il bene".Ugo da San Vittore vissuto nello stesso periodo di Graziano, afferma
che i cristiani sono divisi in due parti, come un corpo diviso a met: parte
destra, le cose celesti rappresentate dai chierici e parte sinistra le cose
terrestri rappresentate dai laici.Il libro di Congar "Elementi di una teologia di
laicato" del 1956, segna l'inizio di una nuova stagione. L'autore riprende i testi
antichi e cita Gilberto di Lemeri (1150), il quale vedeva la gerarchia della Chiesa
con un ordine decrescente, nel quale la parte superiore era riservata ai chierici e
nella parte inferiore i laici, detti anche carnali, e gli sposati, ai quali per la

fragilit umana permesso usare le cose del mondo.Quindi l'ecclesiologia ridotta a


gerarcologia. Con la crisi protestante si ha la negazione della gerarchia
ecclesiastica. Il Concilio di Trento reagisce ai riformatori tacendo sul sacerdozio
comune e parlando solo del sacerdozio ministeriale. Vi quindi una certa
diffidenza verso i laici e una forte obbedienza alla Chiesa e al suo Magistero.In
Inghilterra il cardinale Newman, nato a Londra nel 1801, anglicano convertitosi al
cattolicesimo, propone una visione nuova del laicato. L'enciclica "Rerum omnium" di
Pio XI nel 1923. Questo documento asserisce che la santit, la vita santa un
compito generale e un dovere comune, il tema della santit, quindi, legato alla
stessa vita cristiana. In questa prospettiva i laici non sono pi destinatari ma
anche soggetti, per non ancora a pieno titolo ma partecipato. Essi non hanno
ancora un ruolo proprio, ma una partecipazione alla gerarchia che tuttavia rimane
fondata sull'ordine. Quindi i laici collaborano e partecipano alla missione della
Chiesa, in pratica il ruolo del laico non era ancora stato definito. Per
l'enciclica ebbe il merito di riformulare la questione dei laici, a partire dalla
missione e dallapostolato.Il Concilio Vaticano II trasforma tutto ci, fondando
teologicamente la questione del laico sul battesimo. Si supera l'identificazione
tra Chiesa e gerarchia ora la gerarchia al servizio del popolo. La Chiesa il
Popolo di Dio. Il concilio ha collegato alla nozione di popolo di Dio
l'affermazione della comune
dignit di tutti i cristiani. Uno infatti il popolo eletto di Dio e non esiste
ineguaglianza alcuna in Cristo e nella Chiesa. (LG 32). Inoltre la nozione di
popolo di Dio include per tutti i battezzati la comune dignit dell'essere membri,
la comune grazia dell'essere figli di Dio e la comune vocazione alla santit. Tutti
questi valori sono racchiusi nell'espressione "sacerdozio comune dei fedeli". Il
Vaticano II ne ha indicate esplicitamente le radici nel lavacro battesimale e
nell'unzione dello Spirito e ne ha descritto l'esercizio in termini di
partecipazione alla triplice missione sacerdotale, profetica e regale di Cristo.
Derivando dal sacerdozio di Cristo, che ha donato se stesso al Padre in forza di
uno Spirito eterno, anche il sacerdozio comune dei fedeli consiste nell'offerta
totale della propria esistenza al Padre mediante Cristo nello Spirito Santo e, su
questo asse verticale, nella donazione ai fratelli. Esso , dunque, da intendersi
quale comune partecipazione alla vita di Cristo, offerta una volta per sempre al
Padre per i fratelli. E' questa la radicale novit cristiana che nasce con il
battesimo, trova il suo sviluppo nel sacramento della confermazione, ha il suo
sostegno e compimento dinamico nell'eucaristia e la sua espressione in tutta
l'esistenza del cristiano. Questo sacerdozio universale perch riguarda, senza
esclusione alcuna, tutti i battezzati e deve coinvolgere per intero la loro
vita."Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale, anche se
differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno
all'altro, poich l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano
dell'unico sacerdozio di Cristo. Il sacerdote ministeriale, con la potest sacra di
cui investito, forma e regge il popolo sacerdotale, compie il sacrificio
eucaristico nel ruolo di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo; i
fedeli, in virt del loro regale sacerdozio, concorrono all'offerta
dell'Eucaristia, ed esercitano il loro sacerdozio col ricevere i sacramenti, con la
preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con
l'abnegazione e la carit operosa" (LG n. 10).Il carattere sacro della comunit
sacerdotale viene attuato per mezzo dei sacramenti e delle virt. I fedeli,
incorporati nella Chiesa col battesimo, sono destinati al culto della religione
cristiana dal carattere sacramentale; rigenerati quali figli di Dio, sono tenuti a
professare pubblicamente la fede ricevuta da Dio mediante la Chiesa. Col sacramento
della confermazione vengono vincolati pi perfettamente alla Chiesa, sono
arricchiti di una speciale forza dallo Spirito Santo. Partecipando al sacrificio
eucaristico, fonte e apice di tutta la vita cristiana, offrono a Dio la vittima
divina e se stessi. Cibandosi poi del corpo di Cristo nella santa comunione,
mostrano concretamente la unit del popolo di Dio. I fedeli di ogni stato e
condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a quella perfezione di
santit di cui perfetto il Padre celeste (LG n. 11).Il Capitolo IV della Lumen

Gentium offre le linee teologiche che parlano dell'apostolato dei laici. La nuova
consapevolezza che c' nella Chiesa che si ha un diverso ministero ma un'unica
missione, che valida sia per i laici che per l'intero popolo di Dio.Il n. 30
parla dei laici e della loro partecipazione alla missione salvifica della Chiesa.
Qui viene messo in evidenza anche il fondamento cristologico. Infatti Cristo il
Capo, da lui tutto il corpo (Chiesa) attraverso tutte le giunture di comunicazione
secondo l'attivit proporzionata a ciascun membro, opera il suo accrescimento e si
va edificando nella carit (Ef 4,15-16).Il n. 31 il pi importante proprio
perch delinea le linee essenziali della figura del laico che il Concilio ha voluto
sottolineare. Nel codice di diritto canonico del 1917, al canone 948, veniva messo
il evidenza che il laico non aveva nessun potere e il suo ruolo era solo in
funzione del chierico, c'era tra i due un rapporto di sudditanza. Veniva definito
solo ci che il laico non era. Quando la chiesa come istituzione e la societ
civile non coincidono pi, bisogna necessariamente rivedere il ruolo dei laici.
Questo ci che fa il Vaticano II."Col nome di laici si intendono qui tutti i
fedeli, a esclusione dei membri dell'ordine sacro e dello stato religioso
riconosciuto dalla Chiesa, i fedeli cio, che, dopo essere stati incorporati a
Cristo col battesimo e costituiti popolo di dio, e nella loro misura resi partecipi
della funzione sacerdotale, profetica e regale di cristo, per la loro parte
compiono nella Chiesa e nel mondo, la missione propria di tutto il popolo
cristiano"(LG n.31)."Per loro vocazione proprio dei laici cercare il Regno di Dio
trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio... A loro quindi
particolarmente spetta illuminare e ordinare tutte le realt temporali, alle quali
essi sono strettamente legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo, e
crescano e siano di lode al Creatore e al Redentore"(LG n.31)L'iniziativa dei
cristiani laici particolarmente necessaria quando si tratta di scoprire, di
ideare mezzi per permeare delle esigenze della dottrina e della via cristiana le
realt sociali, politiche ed economiche. Questa iniziativa un elemento normale
della vita della Chiesa: i fedeli laici si trovano sulla linea pi avanzata della
vita della Chiesa; grazie a loro, la Chiesa il principio vitale della societ.
Per questo essi soprattutto devono avere una coscienza sempre pi chiara non
soltanto di appartenere alla Chiesa, ma di essere la Chiesa, cio la comunit dei
fedeli sulla terra sotto la guida dell'unico capo, il Papa, e dei vescovi in
comunione con lui. Essi sono la Chiesa (Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica
cristifidelis laici).Il laico quindi fermento nella societ in cui vive. La
missione del laico la testimonianza della fede, della speranza e della carit.
Una espressione che troviamo qui e che era impensabile pochi anni prima del
Concilio, a proposito della testimonianza dei laici, : i laici rendono Cristo
visibile agli altri.Lumen Gentium n. 32. Si parla della dignit dei laici quali
membri del popolo di Dio. " A quel modo, infatti, che in uno stesso corpo abbiamo
molte membra, e nessun membro ha la stessa funzione; cos tutti insieme formiamo un
solo corpo di Cristo e individualmente siamo membri gli uni degli altri" (Rm 12, 45).Uno quindi il popolo eletto di Dio: " Un solo Signore, una sola fede, un solo
battesimo" (Ef 4,5). Partendo, quindi, da un unico popolo di Dio, dall'unico
battesimo abbiamo la comune dignit di figli e la comune chiamata alla santit
(Cap. 5 della Lumen Gentium parla della universale vocazione alla santit nella
Chiesa). Non c' pi nessuna disuguaglianza nella Chiesa (Gal 3,28). Non c',
pertanto, pi disuguaglianza tra chierici e laici, c' una differenza di carisma ma
a partire dalla comune dignit.Per questo nella variet, tutti danno testimonianza
dell'unit del corpo di Cristo, infatti, la diversit di grazie e di ministeri
raccoglie in un solo corpo i figli di Dio. Nella parte finale del n. 32 si afferma
che i laici "Hanno per fratello Cristo". Egli non venuto per essere servito ma
per servire e cos hanno per fratelli anche i ministri sacri, che autorit di
Cristo, pascono la famiglia di Dio. Per spiegare meglio questo concetto ci
avvaliamo delle parole di Sant'Agostino "Se mi atterrisce l'essere per voi, mi
consola l'essere con voi. Perch per voi sono vescovo, con voi sono cristiano.
Quello nome di ufficio, questo di grazia; quello nome di pericolo, questo di
salvezza" (Serm. 340).Lumen Gentium n. 33Si ribadisce che l'apostolato dei laici
partecipazione alla stessa missione salvifica della Chiesa, e a questo apostolato

sono tutti destinati dal Signore stesso per mezzo del battesimo e della
confermazione. Specialmente nell'Eucaristia viene comunicato quell'amore verso Dio
e gli uomini che spinge l'apostolato. In particolare i laici sono chiamati a
rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze, in cui
essa non pu diventare sale della terra se non per mezzo loro (Pio XII Quadrigesimo
anno). Ogni laico ha doni diversi corrispondenti alla missione affidata loro da
Cristo. I laici hanno la responsabilit di lavorare per il fine a cui Cristo li ha
posti e cos partecipano alla missione salvifica della Chiesa.Un importante
passaggio sul ruolo dei laici nella Chiesa, stato fatto da Giovanni Paolo II:
prima si diceva collaborazione con i ministri, ora si passa a corresponsabilit.
Lumen Gentium n. 34Funzione sacerdotale. Essa legata al culto. La funzione
sacerdotale di Cristo, sommo sacerdote, nel sacrificio di s, per fare la volont
del Padre, Egli offre se stesso a noi. I laici possono vivere anche loro questa
offerta. "Tutte, infatti, le loro attivit, preghiere e iniziative apostoliche, la
vita coniugale e familiare, lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale,
se sono compiute nello Spirito, e anche le molestie della vita, se sono sopportate
con pazienza, diventano offerte spirituali gradite a Dio attraverso Ges Cristo
(cfr. 1 Pt 2,5); nella celebrazione dell'eucaristia sono in tutta piet presentate
al Padre insieme all'oblazione del Corpo del Signore. Cos anche i laici, in quanto
adoratori dovunque santamente operanti, consacrano a Dio il mondo stesso". L'apice
dell'offerta della vita quotidiana, avendo Dio come riferimento, viene fatta
nell'eucaristia. Tutto il popolo fa l'offerta di se stesso, il sacerdote,
naturalmente, in "persona Christi".Lumen Gentium n. 35Funzione profetica. Cristo
il grande profeta che ha proclamato il Regno del Padre. Anche i laici fanno in modo
che la forza del Vangelo rispenda nella via quotidiana, familiare e sociale.b) La
testimonianza si fa con la parola, ma ancor prima
con la vita. Paolo VI affermava: " I laici devono essere pi testimoni che
maestri". Testimonianza che deve essere vissuta nelle comuni condizioni del secolo.
c) Importante esempio di apostolato laicale quello che si fa, santificato da uno
speciale sacramento, nella vita matrimoniale e familiare. L'evangelizzazione deve
iniziare proprio dalla famiglia. "La famiglia cristiana proclama ad alta voce sia
le virt presenti del regno di Dio, sia la speranza della vita beata". In questo
modo le quotidiane occupazioni temporali sono santificate.Lumen Gentium n. 36
Funzione regale. A Cristo sono state sottomesse tutte le cose, fino a che Egli
sottometta al Padre se stesso e tutte le creature, affinch Dio sia tutto in tutti
(1Cor 15, 27-28). Questa potest Egli l'ha comunicata ai discepoli, perch
anch'essi siano costituiti della libert regale e della vittoria sul peccato che
porta al Regno di Dio. Anche i laici hanno questa stessa facolt. La loro funzione
regale riguarda la testimonianza nel mondo tramite le competenze di ciascuno. La
missione dei laici assume maggiore importanza considerando che operano in una
societ che "Non tiene alcun conto della religione, e impugna e abbatte la libert
religiosa dei cittadini".L'esercizio di questa partecipazione al triplex munus
Christi identico alla risposta che ciascuno chiamato ad offrire al Padre, che
chiama ad essere perfetti come lui perfetto. E' il perfetto esercizio della
santit, cui chiamato tutto il popolo di Dio. La vocazione alla santit ,
infatti, universale. Ognuno risponde a Dio, che chiama ad essere santi secondo il
proprio stato e la propria condizione di vita, nella Chiesa e nel mondo.Lumen
Gentium n. 37Relazione dei laici con la gerarchia. I laici hanno il diritto di
ricevere abbondantemente dai sacri pastori i beni spirituali della Chiesa,
soprattutto gli aiuti della parola di Dio e dei sacramenti. D'altro canto essi
devono cristiana obbedienza ai Pastori, quali rappresentanti di Cristo, accogliendo
ci che stabiliscono come maestri e rettori della Chiesa. I Pastori devono
riconoscere, promuovere la dignit e la responsabilit dei laici nella Chiesa.
Essi, anzi, devono essere incoraggiati ad intraprendere delle opere anche di
propria iniziativa. Da questi rapporti familiari tra i laici e i Pastori, possono
nascere grandi vantaggi per la Chiesa. Essa, infatti, essendo sostenuta da tutti i
suoi membri, compie con maggiore efficacia la sua missione per la vita del mondo.
Lumen Gentium n. 38Ogni laico deve essere davanti al mondo un testimone della
risurrezione e della vita di Ges. Tutti insieme, e ognuno per la sua parte, devono

alimentare il mondo con i frutti spirituali (Gal 5,22). In una parola: "Ci che
l'anima nel corpo, questo siano i cristiani nel mondo (lettera a Diogneto). 19)
L'ECCLESIOLOGIA DI COMUNIONE. COMMENTO DELLA LETTERA DELLA CONGREGAZIONE PER LA
DOTTRINA DELLA FEDE SU ALCUNI ASPETTI DELLA CHIESA INTESA COME COMUNIONE 1992:
CHIESA MISTERO DI COMUNIONE, CHIESA UNIVERSALE E LA SUA PRECEDENZA ONTOLOGICA E
STORICA SULLE CHIESE PARTICOLARI, COMUNIONE RADICATA NELL'EUCARESTIA,
NELL'EPISCOPATO E NEL MISTERO PETRINO, SEGUITI ECUMENICI DELL'ECCLESIOLOGIA DI
COMUNIONELa riflessione sulla Chiesa nell'epoca successiva alla guerra mondiale,
sia in ambito cattolico, sia in ambito protestante, ha un grande sviluppo. C un
ritorno alle fonti che porta ad abbandonare la chiesa come struttura. La prima
costituzione del Vaticano II la SC che riguarda la liturgia. La pietra angolare,
come abbiamo detto, la LG la quale presenta una riflessione della Chiesa su se
stessa. Vi unaltra costituzione, per, che parla di una Chiesa estroversa, cio,
la GS. Il Vaticano II stato un concilio prevalentemente ecclesiologico anche se
nella metodologia un Concilio pastorale. Il Concilio vuole dire in un linguaggio
nuovo le cose antiche dirette alluomo contemporaneo. Ratzinger, nella conferenza
sullecclesiologia della costituzione LG del 2000, dice che il Concilio Vaticano II
fu solamente ecclesiologico ma prima e soprattutto ha parlato di Dio, che tutto
salva e che accessibile a tutti. Lecclesiologia ha la priorit di parlare di Dio
alluomo di nuova generazione. Egli propone, quindi, una visione ecclesiologica
puramente teologica che negli anni si era persa. Per coincidenza, infatti, la prima
costituzione approvata la SC che la chiave per capire il resto, nulla anteporre
alladorazione e al sacrificio di Dio. Laltra grande costituzione la Dei Verbum
(sulla scrittura e sulla tradizione). I testi del vaticano II mettono in evidenza
come la missione fondamentale della Chiesa sia la comunione con il suo Signore. I
temi che emergono dalla LG e messi poi in risalto anche in epoca post conciliare
sono Chiesa come: mistero, sacramento, popolo di Dio, collegialit episcopale,
Chiesa locale. Il popolo di Dio non poche volte stato interpretato al livello
sociologico per parlare della sua dimensione prettamente umana, riprendendo spesso
le caratteristiche dellesodo. Si riscontrano allinterno del Vaticano II due
ideologie: ACERBI: dice che allinterno della LG ci sono due ecclesiologie una
giuridica e una comunionale che si sviluppano contemporaneamente. Nel vaticano II
non si esprime in modo cos evidente lecclesiologia di comunione ma ci sono degli
aspetti che la richiamano. La Chiesa missionaria perch comunione e proprio
perch comunione missionaria. 1Gv 1,1-3 il primo testo dell'ecclesiologia di
comunione, infatti, mette in risalto che l'esperienza dei discepoli di missione
nella comunione e che la loro testimonianza avviene attraverso l'esperienza
personale ci che abbiamo toccato. La comunione con il Padre, il Figlio e lo
Spirito Santo non come dice Giovanni prerogativa dei discepoli annunciata
perch anche altri siano in comunione. Gli uomini sperimentano la comunione tra
loro perch, a loro volta, sono in comunione con Dio trinit. Paolo attribuisce
alla communio un carattere cristologico e sacramentale (1Cor 10, 16-17). I primi 4
numeri dellAd Gentes (Ad Gentes 2 la Chiesa missionaria per sua natura)
richiamano quanto scritto nella LG della Chiesa come comunione. Lo Spirito Santo
suscita e promuove la comunione nella Chiesa. Dio non ha scelto di salvare luomo
individualmente, n la nostra fede individuale ma ha chiamato luomo a vivere
questa comunione con se attraverso lo Spirito, in modo che, nella Chiesa, si possa
vivere questa comunione con Dio e con il prossimo.Dove noi sperimentiamo la
comunione in senso pieno leucaristia. Cristo che si dona con il suo corpo
rafforza la comunione con il Dio uno e trino e quindi la comunione tra di noi.
DOCUMENTO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDEIntroduzioneSi parte
spiegando il concetto di comunione. Lapprofondimento della comunione un compito
importante che permette di fare nuove esplorazioni nellambito ecclesiale.I. La
Chiesa mistero di comunioneIl concetto di comunione emerge nellauto conoscenza
della Chiesa. Quella della comunione stata prima di tutto un esperienza per la
Chiesa: la fede che mi permette di vivere con Dio e con i fratelli. Questa
esperienza di comunione orientata alla pienezza escatologica ma presente gi
oggi. La comunione verticale uomo-Dio sostiene quella orizzontale uomo-uomo. La
Chiesa come sacramento di Cristo comunione con Cristo. La comunione lo stesso

tempo visibile e invisibile. Questo rapporto degli elementi visibili e invisibili


della comunione ecclesiale costitutivo della Chiesa come sacramento.La comunione
una realt autoreferenziale ma missionaria ed ecumenica. I sacramenti
diniziazione Cristiana permettono questa incorporazione a Cristo. La Chiesa
diventa realmente corpo di Cristo nelleucaristia. Leucaristia nella quale il
Signore ci dona il suo corpo il luogo dove la Chiesa si esprime nella maniera
pi essenziale.La Chiesa comunione dei Santi. Questa comunione esiste non solo
tra i membri della Chiesa terrena ma anche tra quelli che fanno parte della Chiesa
celeste. C, infatti, una mutua relazione tra Chiesa terrena e Chiesa celeste. La
comunione quindi con tutti i fratelli, quelli che ci hanno preceduto e quelli che
verranno dopo di noi.II. Chiesa universale e chiese particolareLa Chiesa di Cristo
la Chiesa universale (LG 8 la Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa
cattolica), cio luniversale comunit dei discepoli, la chiesa particolare pu
essere una Chiesa regionale o di un rito particolari. Le Chiesa particolare
costituita da tutti gli elementi essenziali della chiesa universale, una porzione
del popolo di Dio affidata alla cura del vescovo coadiuvata dal suo presbiterio. La
nostra parrocchia pu essere considerata, invece, come una Chiesa locale. La Chiesa
Universale non la somma delle chiese particolari. La Chiesa universale presente
in tutto nelle chiese particolari. La Chiesa universale madre e non prodotto
delle chiese particolari. Gi nella Pentecoste la Chiesa nasce si diffonde e va ad
evangelizzare. Le chiese che nasceranno saranno figlie di questa chiesa universale.
Nascendo nella e dalla Chiesa universale in essa e da essa hanno la propria
ecclesialit. Non si pu allora riprendere questa correlazione tra Chiesa
universale e particolare con una visione sociologica. Ogni fedele quindi
appartenete alla Chiesa senza mediazione della Chiesa particolare. Chiesa
particolare e universale la stessa realt vista da prospettive diverse. Chi
appartiene quindi ad una Chiesa particolare appartiene a tutte le chiese ed
membro della chiesa universale. In qualsiasi parte del mondo un fedele pu andare
in una chiesa e sentirsi a casa.III. Comunione delle chiese, eucaristia ed
episcopatoLimmagine del colonnato di S. Pietro quella della Chiesa universale
che abbraccia tutte le altre chiese. In ogni piccola Chiesa
nelleucaristia giornaliera la Chiesa Una, Santa, Cattolica Apostolica presente
in quella eucaristia. Alcuni sostengono che basta riunirsi in nome di Cristo per
generare la Chiesa, la chiesa nasce dal basso. Non si pu per parlare di Chiesa
quando si parla di persone che si riuniscono. La Chiesa come incorporazione a
Cristo fa s che io sono incorporato a Cristo e vivo questa dimensione di unicit e
indivisibilit.Lunit della Chiesa radicata nellunit dellepiscopato. Lunit
dellepiscopato comporta lesistenza di un vescovo capo che il Papa. Il vescovo
principio e fondamento visibile dellunit nella Chiesa particolare ma affinch
ogni Chiesa particolare sia costituita a immagine della chiesa universale in essa
deve essere presente il collegio episcopale insieme con il suo capo: il Romano
Pontefice. C quindi una mutua interiorit tra Chiesa universale e Chiesa
particolare.Ogni valida celebrazione eucaristica esprime questa universale
comunione con Pietro e con lintera Chiesa, oppure la richiama, come nel caso delle
chiese separate da Roma.Meritano il titolo di chiese particolari quelle chiese dove
troviamo la successione apostolica e la validit delleucaristia e l'integra
dottrina della fede, poich in loro presente la Chiesa Una, Santa, Cattolica e
Apostolica.Esiste per lunica Chiesa di Cristo che sussiste nella chiesa
cattolica. Le chiese che pur non essendo in perfetta comunione con la Chiesa
cattolica, sono legate ad essa attraverso la successione apostolica e la valida
eucaristia sono chiese particolari. Sono Chiesa di Cristo ma manca la piena
comunione con la Chiesa cattolica.Dominus IesusCristo unico salvatore. Nella Chiesa
cattolica troviamo la pienezza degli elementi che costituiscono la Chiesa
(successione apostolica, validit di comunione, battesimo, professione di fede)
(pag. 138). La divisione non un ostacolo che inficia l'unit della Chiesa ma
ostacolo alla Sua piena e visibile unit storica. Ontologicamente l'unit non
minacciata.20) MARIA, L'ICONA VIVENTE DELLA CHIESA IN MISSIONE E' PROCLAMATA MATER
ECCLESIAE (DA PAPA PAOLO VI, 1964)Maria, nella totalit della sua persona
totalmente relativa al mistero della Trinit e, per questo, specchio della

Chiesa. Nel titolo del capitolo VIII della LG Maria definita come la beata
Vergine, Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa.Il Vaticano II ha
saldato in unit due correnti, quella tradizionale, che insisteva sul legame di
Maria con Cristo, e quella innovatrice, che vedeva Maria come tipo della Chiesa. La
prima corrente, sviluppatasi da quando la mariologia aveva assunto il carattere di
trattato a se stante, evidenziava la Vergine Santa come associata in modo
indissolubile al Figlio. Nel rimarcare questo aspetto si cadde in esagerazioni che
compromisero nelle intenzioni, l'unicit di Cristo come unico mediatore. La seconda
tendenza ha avuto un'esposizione autorevole in De Lubac il quale ha mostrato come
la Chiesa abbia in Maria lorigine ed il suo traguardo di perfezione. In realt, la
dottrina che identifica Maria con la Chiesa gi presente nel giudeo
cristianesimo.Dalla sintesi conciliare emersa una forte spinta per il
rinnovamento della teologia e del culto mariano che poi stata enucleata da Paolo
VI nella costituzione apostolica Marialis cultus, con l'indicazione delle note
trinitaria, cristologica, ed ecclesiale del culto mariano. Successivamente,
Giovanni Paolo II ha dedicato unenciclica a Maria ed al suo significato nel
mistero di Cristo e sulla sua presenza attiva ed esemplare nella vita della
Chiesa.La dignit di Maria stata condensata nella LG nei titoli di Madre del
Figlio di Dio, figlia prediletta del Padre e tempio dello Spirito Santo. Ella ,
infatti, coinvolta nell'originario piano salvifico del Padre come la predestinata
Mater del Figlio di Dio. Maria, dunque, partecipa al mistero della Trinit e in
questa partecipazione si attua la nascita della Chiesa dalla unit del Padre col
Figlio nello Spirito Santo.Maria precede la Chiesa come vergine poich in lei il
popolo dei redenti ha cominciato ad esprimere la sua fede, a conservare la
speranza e a vivere la carit. Maria, ancora, precede la Chiese nella sua
assunzione in anima e corpo alla celeste gloria, mostrando, quale loro icona
escatologica, quel che saranno tutti gli altri membri della Chiesa. Nella persona
di Maria che precede sono congiunti i due misteri della Trinit e della santa
Chiesa.La Vergine, divenuta madre, sintetizza nella propria persona la porzione
pura e fedele del popolo dell'Alleanza poich diviene, con il suo s, la casa
terrena che ospita la Trinit. Noi sappiamo che la storia della salvezza sempre
sotto il segno della gratuit e del puro dono di Dio: Piacque a Dio nella sua
bont e sapienza rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volont,
mediante il quale e gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello
Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura DV
2. Anche il mistero di Maria si colloca in questo progetto. Anch' ella, infatti,
frutto della libert e della benevolenza del Padre dal quale posta al vertice di
quel popolo che scelse per s e col quale stabil l'alleanza. Maria primeggia tra i
poveri del Signore e rivela il volto di Dio che guarda gli umili e che spande la
sua misericordia.Maria nella sua persona riflette il mistero del padre. La sua
maternit, cos singolare sia nei riguardi di Cristo sia nei riguardi della Chiesa,
deve essere vista come una partecipazione alla paternit stessa di Dio. Maria ha
tanto imparato dal Padre da avere sulle proprie labbra le stesse sue parole. Ad
esempio Paolo VI afferma che il Fate quello che vi dir in Gv 2,5, sono le
stesse parole con cui Israele s'impegn di fronte a Dio: Quanto il Signore ha
detto, noi lo faremo, Es 19,8. Ancor pi, sempre Paolo VI a ricordarlo, le
parole di Maria si accordano con la voce del Padre nel mistero della
Trasfigurazione, in riferimento a Ges: Ascoltatelo. Ella, infatti, colei che
ascolt le parole del Padre e le mise in pratica.Nel rapporto tra Maria e Cristo
vediamo che nella Vergine tutto relativo a Cristo e tutto da Lui dipende. In
ragione dei meriti del Figlio ella redenta in modo sublime ed stretta a Lui in
un legame indissolubile. Nella LG 57 tutte le opere, i comportamenti ed i pensieri
di Maria sono visti nella prospettiva della conunctio con il Figlio.Nella relazione
di Maria con lo Spirito Santo, ella invocata come Tempio dello Spirito Santo ed
tipo di ogni cristiano il quale chiamato a diventare abitazione dello Spirito e
anche tipo della Chiesa, anch'essa tempio dello Spirito.Nell'annunciazione lo
Spirito ricopre Maria con la sua ombra cos come la nube aveva coperto la tenda del
convegno e la gloria di Jav aveva riempito la dimora, Es 40, 34-35. L'annuncio
dell'angelo , cos, il compimento del passato ma anche profezia del futuro:

l'annunciazione la pentecoste della Chiesa anticipata in Maria.Nel mistero


dell'annunciazione Maria diviene la dimora di Dio, l'arca della nuova alleanza. Il
significato della visita di Maria ad Elisabetta pu essere avvicinato alla
narrazione veterotestamentaria della traslazione dell'arca al tempo di Davide. Il
parallelismo tra le due narrazioni vuole mettere in evidenza il fatto che la
Vergine Madre dimora itinerante di Dio, portatrice di grazia, di gioia, di
speranza; il segno dell'efficace presenza di Dio in mezzo al suo popolo, il luogo
dove si realizza la visita escatologica di Dio agli uomini.Divenuta, dal momento
dell'incarnazione del Figlio di Dio nel suo grembo, l'arca dei tempi nuovi, Maria
si trasforma nella prima missionaria e nella prima cristofora. In questo ella
anticipo e figura della Chiesa, che diverr tale anch'essa in forza dello Spirito.
Il cammino di Maria verso Elisabetta anticipazione e modello del grande percorso
missionario della Chiesa e dei cristiani. Maria colei che ha accolto la parola e
in lei la parola diventa carne.Lazione pastorale della Chiesa come un
prolungamento della sollecitudine materna di Maria.La vita di Maria pu essere
letta nel segno della peregrinazione e del cammino.Ella appare fin dal principio
come colei che segue i passi del Figlio, ne ricalca le orme e ne ripete i percorsi.
La Madre segue suo Figlio sulla via della croce, vivendo insieme con Lui l'ora
per la quale egli era venuto. L'ora del Signore diviene l'ora della Madre sua. Il
cammino esteriore della Madre alla sequela del Pastore-Figlio che raccoglie
Israele, la figura del cammino interiore, la peregrinazione della fede. La fede
di Maria, infatti, peregrinatio fidei ed la fede della discendente di Abramo il
quale prefigura Maria: come Abramo Maria accoglie una promessa, provata nella
fede accanto a suo figlio, credette contro ogni speranza.#Maria, dopo essere
vissuta sulla terra ed avere indicato alla Chiesa la peregrinatio fidei, abita la
citt celeste ed gi quello che la Chiesa sar quando verr la fine.Udienza
generale di Paolo VI, 18 novembre 1964In questo discorso il Papa annuncia ci che
dir poi nel discorso di conclusione della terza sessione del Concilio Vaticano
II: alla Madonna verr riconosciuto il titolo di Madre della Chiesa. Ella,
infatti, membro della Chiesa, redenta da Cristo e sorella nostra; ma in virt
della sua elezione a Madre del Redentore dellumanit, e in ragione della sua
perfetta ed eminente rappresentanza del genere umano, essa pu dirsi a buon diritto
moralmente e tipicamente Madre di tutti gli uomini, e specialmente la nostra, di
noi credenti e redenti, la Madre della Chiesa, la Madre dei fedeli.Nella parte
iniziale del discorso il Papa fa anche riferimento al popolo di Dio e sottolinea
che nel Vaticano II la Chiesa non definita solo nel suo aspetto gerarchico ma
anche
nel suo aspetto comunitario. Presenta, inoltre, la dottrina della Chiesa come
un'esaltazione dell'umanit che trova il suo vertice in Maria, Madre di Cristo
secondo la carne e Madre nostra secondo lo spirito.Maria esprime la concretezza e
la possibilit della fede. Ci che lo Spirito ha realizzato in Maria pu
realizzarlo anche in noi, nella misura in cui noi facciamo vivere l'amore di
Cristo. #PAGE #67#
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