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C.P.T.A.

SOPPRESSIONE UFFICIO LEGISLATIVO LEGALE DELLA REGIONE SICILIA

POS.

II

Prot._______________/222.11.06

OGGETTO: Ambiente - Emissioni in atmosfera - Autorizzazioni - Iter.


ASSESSORATO
Dipartimento
PALERMO

REGIONALE DEL
Territorio

TERRITORIO
e

DELL'AMBIENTE
Ambiente

1. Con nota prot. n. 58206 dell'11 settembre 2006 codesto Dipartimento ha


chiesto allo Scrivente se, in ordine al procedimento per il rilascio delle
autorizzazioni alle emissioni in atmosfera derivanti da impianti, alla luce
della nuova disciplina recata dal D.Lgs. 3 aprile 2006, n.152, che ha
abrogato e sostituito il D.P.R. 24 maggio 1988, n.203, sia ancora necessario
il parere delle Commissioni provinciali per la tutela dell'ambiente (CPTA) gi
previsto da disposizioni regionali, o se, invero, come avviso di codesta
Amministrazione, l'abrogazione del D.P.R. n.203/1988 cit. abbia
comportato la "inapplicabilit di norme, decreti e circolari regionali ad esso
collegati o ad esso connessi, con particolare riferimento all'iter autorizzatorio
ante
D.Lgs.
152/2006".
Codesto Dipartimento ha chiesto, altres, se per "l'identificazione" delle
Province, competenti al rilascio delle autorizzazioni alle emissioni in
atmosfera di impianti a ridotto inquinamento, resta salvo quanto previsto
dall'art.6, l.r. 3 ottobre 1995, n.71, come avviso di codesta
Amministrazione "con l'applicazione, tuttavia, delle nuove procedure delle
conferenze di servizi e senza il passaggio del parere delle CPTA, come
originariamente previsto dal comma 4 del suddetto articolo della l.r.".
2.
Sulla
questione
suesposta
si
osserva
quanto
segue.
La competenza delle Commissioni provinciali per la tutela dell'ambiente a
fissare i limiti delle emissioni inquinanti derivanti da insediamenti
produttivi e urbani trae origine dall'art.17, l.r. 18 giugno 1977, n.39 e
dall'art.18, l .r. 4 agosto 1980, n.78.
Con la l.r. 18 giugno 1977, n.39, recante "Norme per la tutela dell'ambiente
e per la lotta contro l'inquinamento", il legislatore regionale interveniva per la
prima volta nella materia ambientale, disponendo che "Nell'ambito della
Regione siciliana le leggi nazionali dirette alla tutela dell'ambiente si
applicano con le integrazioni e le specificazioni contenute nella presente
legge" (art.1).
In particolare, la legge istituiva, presso ogni ufficio del medico provinciale,
la Commissione per la tutela dell'ambiente e la lotta contro l'inquinamento
(art.16).
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La CPTA, secondo quanto testualmente disposto dall'art.17, l.r. n.39/1977,


cit.:
"- verifica il possesso, da parte degli insediamenti produttivi ed urbani, di
impianti, installazioni o di altri dispositivi idonei a contenere entro i limiti
prescritti lo smaltimento delle scorie inquinanti sia nell'atmosfera che nelle
acque o nel sottosuolo, per accertare il contributo all'inquinamento;
- formula pareri su richiesta del Comitato regionale per la tutela dell'ambiente
e su richiesta degli enti locali;
- esamina ed analizza i dati acquisiti in tema di rilevamento
dell'inquinamento e promuove adeguate iniziative;
- effettua i sopralluoghi richiesti dal Comitato regionale per la tutela
dell'ambiente e dagli enti locali;
- svolge periodicamente indagini epidemiologiche anche per la individuazione
di eventuali relazioni tra l'inquinamento e la salute degli addetti agli impianti
e delle popolazioni.".
Successivamente, la legge regionale 4 agosto 1980, n.78, recante "Modifiche
ed integrazioni alla legge regionale 18 giugno 1977, n. 39, riguardante norme
per la tutela dell'ambiente e per la lotta contro l'inquinamento.", all'art.18 ha
disposto
che:
"Fermo restando l'obbligo di cui all'art. 20 della legge 13 luglio 1966, n. 615,
di limitare le emissioni inquinanti entro i pi ristretti limiti che il progresso
della tecnica consente, le commissioni provinciali di cui all'art. 16 della legge
regionale 18 giugno 1977, n. 39, provvedono a fissare i limiti di emissione ai
sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 322 del 15 aprile 1971.".
Si tratta di previsioni legislative anteriori allo stesso D.P.R. 24 maggio 1988,
n.203,
oggi
abrogato
dal
D.
Lgs.
3
aprile
2006,
n.152.
Pu essere d'ausilio, pertanto, per una corretta impostazione della
problematica in oggetto, ricostruire l'originario contesto normativo statale, e
le sue successive modifiche.
Al riguardo, si possono distinguere tre fasi.
I) In materia di inquinamento atmosferico le disposizioni statali vigenti al
momento dell'entrata in vigore delle suddette disposizioni regionali, erano
quelle di cui allaL. 13 luglio 1966, n.615 recante "Provvedimenti contro
l'inquinamento atmosferico" e al relativo regolamento di esecuzione emanato
con D.P.R. 15 aprile 1971, n.322, limitatamente al settore delle industrie.
Nell'impianto normativo statale richiamato, la competenza al rilascio
dell'autorizzazione per installazioni, ampliamenti e modifiche di stabilimenti
industriali si intestava in capo al sindaco.
La
legge
n.615/1966
affidava
l'accertamento
del
contributo
all'inquinamento atmosferico da parte degli stabilimenti industriali, su
richiesta delle autorit comunali o provinciali interessate, al comitato
regionale contro l'inquinamento atmosferico, da istituire a norma dell'art.5,
l.cit., prevedendo altres che "A tal fine, il Comitato regionale, ove lo ritenga
necessario, delega per i sopralluoghi agli stabilimenti industriali una
apposita Commissione provinciale composta dal medico provinciale che la
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presiede, da un rappresentante del Comune, dal comandante provinciale dei


vigili del fuoco, dal direttore del laboratorio chimico provinciale, da un
ispettore del lavoro, da un rappresentante della Camera di commercio,
industria e agricoltura, da un esperto di chimica-fisica, da un esperto in
chimica industriale designati dal Comitato regionale." (v. art.20, secondo e
terzo comma, l. n.615/1966).
In sintesi, come specificamente prescritto dal D.P.R. n.322/1971 cit.: "Il
sindaco trasmette gli atti al comitato regionale, il quale esprime il proprio
parere sul progetto degli impianti di abbattimento nel termine massimo di
sessanta giorni, tenendo conto anche dei limiti di immissione fissati ai sensi
dell'art.8 del regolamento. Nel parere, il Comitato indica i limiti delle
emissioni fissati secondo i criteri di cui all'art.3, terzo comma, D.P.R. cit.,
nonch la periodicit dei rilevamenti delle emissioni stesse che debbono
essere effettuati dalla direzione dello stabilimento industriale" (v. art.5, terzo
comma, D.P.R. cit.).
Le predette norme statali hanno trovato applicazione in ambito regionale
con "le integrazioni e le specificazioni" contenute nella l.r. n.39/1977 cit. e
nella successiva l.r. n.78/1980, che la prima ha modificato e integrato
(art.1, l.r. n.39/1977).
In particolare, nell'esercizio dei propri poteri di organizzazione delle funzioni
amministrative, la Regione siciliana, come sopra visto, ha assegnato il
compito di fissare i limiti alle emissioni "ai sensi del D.P.R. n.322/1971" alle
CPTA (v. art.18, l.r. n.78/1980 cit.).
II) Com' noto, nel 1988 mutato il quadro statale di riferimento.
Infatti, con il D.P.R. 24 maggio 1988, n.203, la legislazione italiana si
adeguata ad alcune delle principali direttive comunitarie in tema di
inquinamento atmosferico (direttive CEE nn. 80/779, 82/884, 84/360 e
85/203), dettando una nuova disciplina in materia di qualit dell'aria e di
inquinamento
prodotto
dagli
impianti
industriali.
La competenza ad autorizzare l'apertura di nuovi impianti industriali
stata sottratta al sindaco ed attribuita alla regione (cfr. art.6, D.P.R. cit),
mentre al comune restavano le potest generali di rilascio della concessione
edilizia e del nulla osta di agibilit dell'impianto, nonch funzioni
meramente consultive sulle autorizzazioni di competenza regionale.
Il D.P.R. cit. si articolava in norme puntuali e dettagliate in ordine agli
obiettivi, ai controlli e alle sanzioni applicabili. Pur tuttavia rimetteva alle
singole regioni la concreta individuazione delle "autorit regionali"
competenti.
Nella Regione siciliana, la predetta normativa statale stata applicata con
"le integrazioni e le specificazioni" recate dalle ll.rr. nn.39/1977 e 78/1980
sopra viste (rimaste compatibili con la nuova disciplina) e secondo le
puntuali istruzioni fornite con successive circolari assessoriali (v. circ. ass.
26 giugno 1989, n.44062; circ. ass. 18 settembre 1989, n.56868; circ. ass.
9 marzo 1994, n.18042), che hanno assegnato la competenza al rilascio
dell'autorizzazione all'Assessore regionale per il territorio e per l'ambiente,
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previo parere delle competenti Commissioni provinciali per la tutela


dell'ambiente.
III) Da ultimo, la Parte V del D.Lgs. 29 aprile 2006, n.152 ha riorganizzato
tutta la disciplina nazionale in materia di tutela dell'ambiente atmosferico,
abrogando espressamente all'art.280 il D.P.R. 24 maggio 1988, n.203,
nonch
la
l.
n.615/1966
cit.
(art.289,
D.Lgs.
ult.
cit..).
In particolare, il D.Lgs. cit., Parte V, ha riassunto nei suoi tre titoli tre
importanti filoni normativi: il Titolo I tratta, infatti, la prevenzione e la
limitazione delle emissioni in atmosfera di impianti e attivit, il Titolo II
detta norme in materia di impianti termici e civili e, infine, il Titolo III
riassume la disciplina dei combustibili.
Un'importante novit introdotta dal D.Lgs. cit. riguarda il procedimento di
autorizzazione alle emissioni in atmosfera.
In
particolare,
l'art.269
al
riguardo
dispone
che:
"3. Ai fini del rilascio dell'autorizzazione, l'autorit competente indice, entro
trenta giorni dalla ricezione della richiesta, una conferenza di servizi ai sensi
degli articoli 14 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241, nel corso della
quale si procede anche, in via istruttoria, ad un contestuale esame degli
interessi coinvolti in altri procedimenti amministrativi e, in particolare, nei
procedimenti svolti dal comune ai sensi del decreto del Presidente della
Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, e del regio decreto 27 luglio 1934, n.
1265. Eventuali integrazioni della domanda devono essere trasmesse
all'autorit competente entro trenta giorni dalla richiesta; se l'autorit
competente non si pronuncia in un termine pari a centoventi giorni o, in caso
di integrazione della domanda di autorizzazione, pari a centocinquanta giorni
dalla ricezione della domanda stessa, il gestore pu, entro i successivi
sessanta giorni, richiedere al Ministro dell'ambiente e della tutela del
territorio di provvedere, notificando tale richiesta anche all'autorit
competente. Il Ministro si esprime sulla richiesta, di concerto con i Ministri
della salute e delle attivit produttive, sentito il comune interessato, entro
novanta giorni o, nei casi previsti dall'articolo 281, comma 1, entro
centocinquanta giorni dalla ricezione della stessa; decorso tale termine, si
applica l'articolo 2, comma 5, della legge 7 agosto 1990, n. 241.".
Le modifiche concernono le modalit procedimentali: la nuova normativa
rivede il procedimento al fine di renderlo armonico con i principi di
semplificazione di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241 e succ. mod. e
integraz.: scompare la richiesta di parere al comune di competenza ed
prevista invece una conferenza di servizi nella quale vengono esaminati, in
via istruttoria, gli interessi coinvolti.
3.

Alla

luce

di

quanto

suesposto,

si

osserva

quanto

segue.

Le disposizioni regionali che attribuiscono la competenza a fissare i limiti


alle emissioni derivanti da insediamenti produttivi ed urbani alle CPTA non
sono mai state espressamente abrogate.
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Peraltro, la tecnica normativa utilizzata dal legislatore regionale , come


esplicitato all'art.1, l.r. n.39/1977, quella di rinviare alle "leggi nazionali"
che disciplinano la materia, con le integrazioni e le specificazioni necessarie
ad adattare le medesime all'organizzazione amministrativa regionale.
Trattasi di un rinvio alla fonte statale, prima ancora che a singole specifiche
disposizioni, che implica, quindi, l'adozione automatica delle eventuali
future norme che l'ordinamento richiamato (statale) dovesse emanare.
In altri termini, il richiamo fatto non soltanto alla norma in vigore alla
data dell'effettuato richiamo, ma a tutte le eventuali norme a quella
successive che la medesima abrogano o modificano o integrano ("il rinvio
formale ad altre norme contenute in una legge, importa che questa abbia una
portata sempre valida nel tempo in relazione non solo alle norme preesistenti
alla data di entrata in vigore della norma di rinvio, ma anche alle altre
emanate successivamente, salvo espressa contraria disposizione legislativa":
cfr. Consiglio di Stato, sez. IV, 23 ottobre 1973, n. 850 che richiama
Adunanza plenaria 26 maggio 1959, n. 10).
Dall'impianto normativo regionale esaminato deriva, dunque, che tutte le leggi
nazionali in materia di ambiente trovano applicazione, ma con le integrazioni e
specificazioni
previste
dalle
norme
regionali.
Occorre per verificare se le predette disposizioni regionali concernenti la CPTA
risultino inapplicabili per incompatibilit con le nuove disposizioni dettate dal
D.Lgs.
n.152/2006
cit.
(abrogazione
tacita).
Va premesso al riguardo che la suddetta incompatibilit si verifica solo quando
fra le leggi considerate vi sia una contraddizione tale da renderne impossibile la
contemporanea applicazione, cosicch dall'applicazione ed osservanza della
nuova legge derivi necessariamente la disapplicazione o l'inosservanza dell'altra
(cos, giurisprudenza costante: cfr., tra le tante, Cass., sez. I, n.2502 del
21.02.2001;
Cass.,
sez.
lav.,
n.1760
del
18.02.1995).
Ora, l'art.269, D.Lgs. n.152/2006 si limita ad introdurre una diversa modalit
procedimentale, quella della conferenza di servizi, al fine di adeguare l'iter ai
nuovi principi che informano in generale il procedimento amministrativo, ai sensi
della
legge
n.241/1990
e
succ.
mod.
e
integraz.
Per di pi, le nuove disposizioni non intervengono sull'assetto delle competenze
che, salve nuove statuizioni regionali, potrebbero rimanere invariate rispetto al
sistema
precedente.
Infatti, il testo normativo in esame lascia ampi margini alle regioni in ordine
all'organizzazione della materia, come esplicitato all'art.268, lett. o), D.Lgs. cit.
che chiarisce che, ai fini del titolo V, l'autorit competente "la regione o la
provincia autonoma o la diversa autorit indicata dalla legge regionale quale
autorit competente al rilascio dell'autorizzazione alle emissioni e all'adozione degli
altri
provvedimenti
previsti
dal
presente
titolo;
...".
N, ancora, la circostanza che l'attuale Titolo V, Parte seconda, della Costituzione
riserva alla legislazione esclusiva dello Stato la "tutela dell'ambiente,
dell'ecosistema e dei beni culturali" (v. art.117, secondo comma, lett. s, Cost.)
assume in qualche modo rilievo nella problematica in esame, dal momento che,
come gi detto, l'art.269, D.Lgs. n.152/2006 cit. non reca innovazioni sostanziali
5 DI 7

in ordine alla fase istruttoria, tali da potere incidere sulle disposizioni regionali,
rendendole
inapplicabili.
N, infine, pu argomentarsi una incompatibilit dell'"organo collegiale" con la
modalit procedimentale della conferenza di servizi, dal momento che il parere
della CPTA pu comunque essere acquisito in sede di conferenza.
In conclusione, sembra allo Scrivente che l'iter autorizzatorio -come gi in
passato verificatosi con l'entrata in vigore del D.P.R. n.203/1988- rimane ancora
una volta soggetto alla disciplina derivante dalla normativa statale (art.269,
D.Lgs. n.152/2006 cit.), con le integrazioni e specificazioni regionali (art.17, l.r.
n.39/1977,
cit.
e
art.18,
l
.r.
4
agosto
1980,
n.78).
4. In ordine al secondo quesito sottoposto allo Scrivente si osserva quanto segue.
L'art.6, l.r. 3 ottobre 1995, n.71, recante "Disposizioni urgenti in materia di
territorio
e
ambiente.",
testualmente
dispone
che:
"Autorizzazioni ad attivit a ridotto inquinamento atmosferico ed a ridotto impatto
ambientale. - 1. Le autorizzazioni di carattere ambientale attualmente rilasciate
dall'Assessorato regionale del territorio e dell'ambiente per impianti ed attivit non
sottoposti a procedure di valutazione dell'impatto ambientale secondo le specifiche
disposizioni
di
legge,
sono
rilasciate
dalle
Province
regionali.
2. Le autorizzazioni di cui al comma 1 sono rilasciate sulla base di schemi generali
di autorizzazione, indicanti prescrizioni tecniche e modalit di esercizio, per singoli
impianti o attivit produttive, predisposti dall'Assessorato regionale del territorio e
dell'ambiente.
3. Nelle more dell'emanazione della legge regionale in materia di valutazione
dell'impatto ambientale, permangono di competenza del predetto Assessorato le
autorizzazioni per attivit o per opere incluse negli elenchi 1 e 2 della direttiva
comunitaria
n.
337
del
1985.
4. Per l'esercizio delle funzioni di cui al comma 1, le province si avvalgono delle
Commissioni
provinciali
per
la
tutela
dell'ambiente.
5. Con decreto del Presidente della Regione, sulla base di un atto ricognitivo
predisposto dall'Assessore regionale per il territorio e l'ambiente, entro trenta giorni
dall'entrata in vigore della presente legge, sono individuati gli impianti e le attivit
di
cui
al
comma
1
e
le
fonti
normative
di
riferimento.".
Con D.P.Reg. 24 marzo 1997 sono stati individuati gli impianti e le attivit per i
quali le autorizzazioni di carattere ambientale, e segnatamente le autorizzazioni
ex D.P.R. n.203/1988, sono rilasciate dalle Province regionali (art.1 e allegato I).
All'art.3, D.P.Reg. ult. cit. stato chiarito che le Province, per il rilascio
delle autorizzazioni si avvalgono delle commissioni provinciali per la tutela
dell'ambiente.
"Nuove direttive per l'ottenimento di autorizzazioni alle emissioni in
atmosfera, ai sensi del D.P.R. 24 maggio 1988, n.203" sono state fornite da
codesto Assessorato con D.A. 18 aprile 2001 ove, all'art.2, ult. co., stata
ribadita la competenza ex art.6, l.r. n.71/1995 al rilascio delle
autorizzazioni in capo al presidente della provincia regionale sul cui
territorio ricade l'impianto da autorizzare.
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Alla luce delle argomentazioni sopra svolte, risulta evidente che l'entrata in
vigore del D.Lgs. n.152/2006 non travolge la competenza della Provincia al
rilascio delle autorizzazioni e quella della CPTA all'emanazione del
parere ex art.6, l.r. n.71/1995, ma introduce la modalit della conferenza
di servizi..
Infatti, si gi sottolineato che il D.Lgs. ult.cit. prevede la possibilit che la
Regione indichi con propria legge la diversa autorit competente al rilascio
dell'autorizzazione alle emissioni e all'adozione degli altri provvedimenti
previsti
dal
presente
titolo
(art.268,
lett.
o).
Infine, quanto sopra detto in ordine alle disposizioni regionali che
prevedono il parere della CPTA in seno al procedimento per il rilascio delle
autorizzazioni, non pu che essere ribadito con riferimento alla previsione
di cui all'art..6, quarto comma, l.r. n.71/1995: permane dunque la
necessit di richiedere il parere delle CPTA, ma in seno alla conferenza di
servizi.
Ove, comunque, codesto Dipartimento voglia rimodulare i procedimenti di
cui sopra eliminando l'intervento delle CPTA, potr farsi promotore di
un'iniziativa legislativa in tal senso.
Nelle
superiori
considerazioni

il
parere
dello
Scrivente.
A termini dell'art. 15 del regolamento approvato con D.P.Reg. 16 giugno
1998, n. 12, lo Scrivente acconsente alla diffusione del presente parere in
relazione ad eventuali domande di accesso inerenti il medesimo.
Codesta Amministrazione vorr comunicare, entro novanta giorni dalla
ricezione, l'eventuale possibilit che il parere stesso inerisca una lite, ovvero
se intende differirne la pubblicazione sino all'adozione di eventuali
provvedimenti amministrativi. Decorso tale termine senza alcuna
comunicazione in tal senso si consentir la diffusione sulla banca dati
"FoNS", giusta delibera di Giunta regionale n. 229 dell'8 luglio 1998.

http://www.gurs.regione.sicilia.it/Pareri/P060222.HTM

A CURA DEL COMITATO CITTADINO ISOLA PULITA ISOLA DELLE


FEMMINE
TOLOMEO,ANZA',CIAMPOLILLO,SENTENZA 7429 2015,
PARERI,GENCHI, 'NEW ENERGY,CPTA
http://isolapulita.blogspot.it/2015/10/blog-post_9.html

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