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Il secondo, ma secondo chi?

I comandamenti che la tradizione biblica indica come dettati a Mos dal suo dio
presso la cima del monte Sinai erano, in gran parte, regole di derivazione egizia:
unepitome delle antiche confessioni dei faraoni tratte dalla Formula 125 del Libro dei
Morti, confessioni dettate a chi si accingeva a raggiungere Osiride nellalto dei cieli.
Non ho ucciso, non ho rubato, non ho detto il falso... confessioni di colpe trasformate in
regole da non trasgredire.
Altre formule non hanno invece nulla a che vedere con la tradizione egiziana: le
dichiarazioni iniziali di Adonai (o Geova) che si manifesta come un dio iroso e
vendicativo, come lo era lEnlil mesopotamico in cui probabilmente va identificato, sono
piuttosto indicative della consapevolezza degli scrittori della Bibbia delle caratteristiche
del dio che essi avevano scelto di adorare; lesplicitazione di tali caratteristiche
consentiva alla casta sacerdotale di ergersi a intermediari autorizzati tra il popolo e il dio,
acquisendo uno strategico controllo delle masse (tant che solo i sacerdoti avevano il
diritto di comunicare con Adonai o Geova e questo dava loro un potere immenso).
Si noti che prima di Mos non esisteva una casta sacerdotale israelita, n
esistevano templi dedicati al culto. Gli israeliti dEgitto continuavano la tradizione dei
loro patriarchi, a cominciare da Abramo: essi veneravano un dio che chiamavano El
Shaddai (e pi tardi Adonai, il Signore), ma con la loro permanenza in Egitto avevano
assimilato alcuni aspetti e concezioni tipici della religione egiziana, che era invece
politeista.
Solo successivamente scribi, interpreti e traduttori della Bibbia tendettero ad unificare
tutte le espressioni della-le divinit degli israeliti con i pi semplici termini di Dio o
Signore.
Secondo la tradizione biblica dellEsodo, i cosiddetti dieci comandamenti furono
dettati dal Signore a Mos e furono accompagnati da una serie di ordinanze.
Fu solo
in seguito che la divinit disse a Mos
Sali da me sul monte: quando sarai lass io ti dar le tavole di pietra,
gli insegnamenti e la legge per istruire gli israeliti (Esodo 24,12)
dando istruzioni per la costruzione della cosiddetta Arca dellAlleanza.
Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mos gli diede le due tavole di pietra; egli le
spezz a causa dellira per lidolatria che nel frattempo aveva preso campo fra il suo
popolo (Esodo 32,19).
Le tavole della legge furono poi riscritte dal Signore (Esodo 34,1) dopo che Mos ebbe
tagliato altre due tavole di pietra identiche a quelle che aveva spezzato: l il Signore dett
le condizioni della sua alleanza con il popolo di Israele (Esodo 34,10 e segg.)
riproponendo alcuni dei suoi comandamenti ed integrandoli con istruzioni per il culto.
I principi morali del mondo antico (o meglio, della casta che dominava quel mondo)
vi furono quindi in parte trasfusi e sono cos giunti sino a noi.
Tali principi, dettati dal
Signore della Montagna per un popolo di pastori in cerca di una patria, nel corso dei
secoli sono stati rielaborati, glossati, modificati, adattati a nuovi culti, sino a perdere in
molti casi il loro spirito originario.
Esempio lampante quello da noi tipicamente conosciuto quale secondo comandamento
(traduzione delle Edizioni Paoline):

Non ti fare nessuna scultura, n immagine delle cose che splendono


su nel cielo, o sono sulla terra, o nelle acque sotto la terra. Non adorar
tali cose, n servir loro, perch Io, il Signore Iddio tuo, sono un Dio
geloso che punisco l'iniquit dei padri nei figli fino alla terza o quarta
generazione di coloro che Mi odiano; ma uso clemenza fino alla
millesima generazione verso coloro che Mi amano e osservano i Miei
Comandamenti.
Comunque la tradizione orale ci spiega che la voce dei primi due comandamenti (il primo
essendo noto come il comandamento della fede: Io sono Iddio, vostro Signore, che vi ho
tratto dalla terra d'Egitto, dalla casa di schiavit: non avrai altri di di fronte a me) fu
sentita direttamente dal popolo; esso per, non riuscendo pi a sopportarne il terribile
peso della voce divina, chiese a Mos di riferire a lui le parole del dio, senza cos doverle
sentire direttamente.
La natura di dio geloso e collerico di Adonai, molte volte evidente nel vecchio
testamento, traspare chiaramente anche dal secondo comandamento, completamente
cancellato dalla tradizione cattolica poich non conforme ai canoni codificati al Concilio
di Nicea.
Va sottolineato che questo passo non un versetto nascosto chiss dove nel testo; si tratta
di un comandamento, ovvero di una delle poche porzioni della Bibbia in cui la divinit
stessa abbia proferito verbo. Molti credenti cattolici ignorano l'esistenza di questa
prescrizione semplicemente perch non gli stata mai insegnata nel catechismo, ed
quasi buffo notare come chiunque potrebbe conoscerla semplicemente leggendo la
Bibbia.
Il timore ebraico riguardava il fatto che l'immagine potesse convertirsi in idolo: se il
culto prestato al soggetto dell'immagine fosse divenuto culto dell'immagine stessa,
l'immagine sarebbe stata equiparabile all'idolo.
Per
evidenziare
l'incredibile
confusione non disgiunta da malafede che esiste intorno al secondo comandamento,
ecco il commento ad locum delle Edizioni Paoline:
E' qui rigidamente inculcato il monoteismo, ossia il culto al solo vero
Dio, e detestata l'idolatria, alla quale il popolo ebreo era tanto esposto
ed inclinato: per questo si proibisce loro di farsi delle statue e delle
immagini. Oggi, che non vi pi questo pericolo, sono permesse,
perch costituiscono un valido aiuto al culto esterno. Ci aiutano a
ricordare i veri servitori di Dio e ci invitano ad imitare le virt.
L'autore di questo commento, oltre ad accentuare lidolatria ebraica (quasi come se le
altre confessioni religiose dellepoca o attuali non vi fossero egualmente inclinate),
cerca una giustificazione per statue ed immagini basandosi sull'opinione che esse non
costituiscano pi idolatria. Come potuto succedere che dalla pi severa proibizione di
venerare statue ed immagini (ammonizione peraltro riaffermata in Deuteronomio 4, 1518) si sia passati all'idea che esse siano un legittimo supporto per il culto?
Nonostante la civilt cristiana si sia servita di immagini sin dalla fine del terzo
secolo dopo Cristo (simboliche all'inizio, mentre dal quarto secolo cominci a svilupparsi
anche un'arte mimetica), la legittimazione dell'utilizzo di immagini fu sovente messa in
discussione nella stessa cristianit.
Il primo Concilio in cui si tratt il problema, tenuto ad Elvira all'inizio del IV secolo, si
pronunci per queste ragioni contro ladozione delle icone:

Decidiamo che non ci debbono essere pitture nelle chiese, affinch


non sia dipinto sulle pareti ci che viene riverito ed adorato (Mansi,
II, 11).
Quasi quattro secoli dopo per il paradigma cambi completamente. Nell'Impero
Bizantino, in cui il culto e la diffusione delle immagini erano vastissimi, nelle sedute del
Concilio Quinisesto (691-692) ci si pronunci in modo assolutamente favorevole
all'adozione dell'immagine:
Affinch, quindi, anche con la espressione dei colori sia posto sotto
gli occhi di tutti ci che perfetto, comandiamo che d'ora innanzi,
invece dell'antico agnello, il carattere di colui che toglie i peccati del
mondo, cio Cristo nostro Dio, sia dipinto e raffigurato sotto forma
umana, affinch per suo mezzo, comprendendo con la mente la
grandezza della umiliazione del Verbo di Dio, siamo condotti anche
alla memoria della sua vita, della sua passione e della sua morte
salvifica, e della redenzione del mondo che egli oper (Mansi XI,
977-980).
Proprio a Bisanzio, centro di maggiore diffusione dell'immagine sacra, accadde per che
la lotta teorica contro l'immagine divenisse scontro politico: a partire dal terzo decennio
dell'ottavo secolo infatti l'imperatore bizantino Leone III avvi una rigorosa campagna
contro l'immagine che ha preso il nome di iconoclastia. Questa trov la propria
apoteosi nel Concilio di Hieria, tenuto nel 754 presso Costantinopoli, in cui 338 vescovi
orientali cos si pronunciarono:
Se qualcuno cerca di circoscrivere con colori materiali in effigie
umane l'incircoscritta essenza e sussistenza di Dio, per il fatto che si
incarnato, e non riconosce invece come Dio, Lui che anche dopo
l'Incarnazione resta non di meno, incircoscritto: anatema (AAVV,
Bisanzio nella sua letteratura, , a cura di Albini A. e Maltese E. V.,
Garzanti, Milano 1984, p. 273).
Il divieto di raffigurare la divinit veniva esteso ad ogni tipo di rappresentazione di
soggetti liturgici, in modo da coinvolgere anche la Madonna e tutti i Santi.
Tutto ci non venne certo ignorato nella sede pontificia, favorevole secondo
tradizione all'uso delle immagini sacre.
Papa Gregorio II gi dal 727 invi due lettere
a Leone III con le quali cercava di convincerlo a non proseguire sulla strada iconoclasta.
Ottenuta una risposta negativa, il papa successivo, Gregorio III, convoc nel 731 un
Concilio a Roma, cui parteciparono 93 vescovi, durante il quale si scagli la scomunica
contro gli iconoclasti.
La Chiesa Cattolica, che ha dunque tollerato o incoraggiato il culto del divino attraverso
le immagini, sa bene che questa pratica in contrasto con il chiaro comandamento divino
(invece, ad esempio, la Chiesa Ortodossa ha pur tollerato il culto delle immagini, ma
vietando la rappresentazione della divinit stessa); questo spiega lavvenuta soppressione
del secondo comandamento nella presentazione del decalogo.
Per lasciare inalterato il numero dei comandamenti, l'ultimo stato sdoppiato, essendo
il testo originale del decimo comandamento:
Non desiderare la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie del
tuo prossimo, n il suo servo, n la sua serva, n il suo bue, n il suo
asino, n cosa alcuna del tuo prossimo (Es. 20:17)

che stato suddiviso in un nono (Non desiderare la donna d'altri) ed un decimo


comandamento (Non desiderare la roba d'altri).
Va poi osservato che anche il quarto comandamento viene insegnato in modo
distorto, accorciato e svuotato del suo valore.
Nonostante il dio si riferisca al
Sabbath, che non il nostro sabato ma che letteralmente significa settimo giorno, la
Chiesa Cattolica ha fatto in modo che esso non si limiti pi al settimo giorno bens a tutte
le feste inventate dalla stessa Chiesa Cattolica (o a quelle di altri culti di cui si
appropriata).
Sebbene leggendo la Bibbia si possa leggere un perentorio avvertimento del dio:
Non aggiungerete nulla a ci che io vi comando e non ne toglierete
nulla; ma osserverete i comandi del Signore Dio vostro che io vi
prescrivo (Deut. 4:2)
e nonostante il vangelo annunci che chi si ostiner anche soltanto a dire una bugia senza
ravvedersi sar condannato alla seconda morte, ovvero l'inferno (Apocalisse 21:8, e
22:15), scappatoie non dissimili da bugie sono state usate per aggiungere e togliere ai
comandi del loro Signore Dio.
Oltre al secondo comandamento, anche in altre parti la divinit avrebbe poi
severamente imposto ad Israele di rifuggire gli idoli:
- Non vi farete idoli, non vi eleverete immagini scolpite n statue, e non
collocherete nel vostro paese alcuna pietra ornata di figure, per prostrarvi
davanti ad essa, perch io sono lEterno, lIddio vostro" (Lv 26:1)
- Maledetto luomo che fa unimmagine scolpita o di getto, cosa
abominevole per lEterno (Dt 27:15).
- Tu non ti prostrerai davanti ai loro di, e non servirai loro. Non farai
quello chessi fanno; ma distruggerai interamente quegli di e spezzerai le
loro colonne (Es 23:24)
- caccerete dinnanzi a voi tutti gli abitanti del paese, distruggerete tutte
le loro immagini, distruggerete tutte le loro statue di getto e demolirete
tutti i luoghi alti (Nm 33:52)
- Distruggerete interamente tutti i luoghi dove le nazioni che state per
cacciare servono i loro di (Dt 12:2).
Dal canto suo, la Chiesa Cattolica sostiene che le immagini servono solo ad aiutare la
comunione con Dio e che in ogni caso il culto va solo al dio e non alla materia.
Un idolo inteso come simulacro, feticcio non sarebbe per s stesso la
personificazione del dio e non ingannerebbe ladoratore, consapevole di trovarsi di fronte
non al dio in persona bens ad un manufatto che offerto al dio, quasi a far s che questi
acconsenta ad assumerne il volto. Cos, chi adora una statua saprebbe benissimo che il
dio non coincide con quellidolo.
Questo ragionamento ha la sua ragion dessere, tuttavia vi oltre alla facilit con cui
l'uomo scivola nell'idolatria del culto delle immagini un aspetto che colpisce pi dogni
altro: la divinit ha dato degli ordini ed i suoi stessi (sedicenti) rappresentanti li violano.
La croce o il crocifisso, il rosario o gli edifici come chiese, cappelle, edicole votive, ecc.,
le immagini statuarie di Maria o dei santi... esiste uninterminabile lista di manufatti (pi
o meno ostentati) resi oggetto di culto dai cattolici: questo tramuta di fatto quello che
vorrebbe essere un monoteismo in una vera e propria idolatria multipla.

La critica qui per non vuol certo vertere sulle scelte teologico-politiche (ovvero
di marketing) compiute da questa o quella chiesa. Si tratta invece di osservare che ogni
qual volta si abbia a che fare con persone che traggano un qualche vantaggio dalla loro
posizione in un gruppo, lecito essere critici e non scartare mai lipotesi che quelle stesse
persone possano modificare a proprio vantaggio le regole del gruppo.
Una teoria (filosofica, religiosa, politica, ...) non nasce dal nulla, essendo sempre
condizionata da ci che la precede e dalla personalit degli esseri umani che la
elaborano; nel tempo una teoria spesso tradita, mistificata, rielaborata, tenendo conto
delle successive esperienze umane, delle nuove necessit. Che una religione non voglia
ammettere attraverso i suoi sacerdoti o adepti di dovere la sua nascita ad una religione
precedente, questo comprensibile, tale atteggiamento non riguarda certo il solo mondo
religioso: la presunzione senza dubbio cosa umana.

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