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Sant'Ambrogio

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Sant'Ambrogio di Milano
Mosaico di Sant'Ambrogio di Milano nel sacello di San Vittore (378 ca.)
annesso alla Basilica del Santo, probabile ritratto del vescovo.
Mosaico di Sant'Ambrogio di Milano nel sacello di San Vittore (378 ca.)
annesso alla Basilica del Santo, probabile ritratto del vescovo.
Vescovo
Nascita

forse 339-340

Morte

397

Venerato da

Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi

Santuario principale Basilica di Sant'Ambrogio, Milano


Ricorrenza

4 aprile (vetero-cattolici e luterani)

7 dicembre (cattolici)
7 dicembre (ortodossi)
Attributi

api, scudiscio, bastone pastorale e gabbiano

Patrono di Milano, Alassio, prefetti, Lombardia, Buccheri, Cerami, Vigevano,


Castel del Rio, Sant'Ambrogio di Torino, vescovi, apicoltori
Aurelio Ambrogio
vescovo della Chiesa cattolica
AmbroseGiuLungara.jpg
BishopCoA PioM.svg

Incarichi ricoperti

Vescovo di Milano

Nato Treviri, incerto 339-340


Ordinato presbitero

Consacrato vescovo 7 dicembre 374


Deceduto Milano, 397
Aurelio Ambrogio (Aurelius Ambrosius), meglio conosciuto come
sant'Ambrogio (Treviri, incerto 339-340 Milano, 397) stato un vescovo,
scrittore e santo romano, una delle personalit pi importanti nella Chiesa
del IV secolo. venerato come santo da tutte le Chiese cristiane che
prevedono il culto dei santi; in particolare, la Chiesa cattolica lo annovera
tra i quattro massimi dottori della Chiesa d'Occidente, insieme a san
Girolamo, sant'Agostino e san Gregorio I papa.

Conosciuto anche come Ambrogio di Treviri, per il luogo di nascita, o pi


comunemente come Ambrogio di Milano, la citt di cui assieme a san Carlo
Borromeo e san Galdino patrono e della quale fu vescovo dal 374 fino alla
morte, nella quale presente la basilica a lui dedicata che ne conserva le
spoglie.

Indice

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1 Biografia
1.1 Giovent
1.2 Incarichi pubblici e nomina a vescovo di Milano
1.3 Episcopato
1.3.1 Gli impegni pastorali
1.3.2 Politica ecclesiastica
1.3.3 Rapporti con la corte imperiale
2 Pensiero e opere

2.1 Esegesi
2.2 Morale e ascetismo
2.3 Societ e politica
2.4 Antigiudaismo
2.4.1 L'episodio di Callinicum
2.5 Mariologia
3 Milano e il rito ambrosiano
4 Sant'Ambrogio e il canto liturgico
5 Leggende su Sant'Ambrogio
6 Opere
6.1 Oratorie (esegetiche)
6.2 Morali (ascetiche)
6.3 Dogmatiche (sistematiche)
6.4 Catechetiche
6.5 Epistolario
6.6 Innografia
6.7 Altro
7 Note
8 Bibliografia
9 Voci correlate
10 Altri progetti
11 Collegamenti esterni
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Giovent[modifica | modifica wikitesto]

Ambrogio con la sorella Marcellina, in un rilievo barocco


Aurelio Ambrogio nacque nel 339-340, da un'importante famiglia senatoria
romana (la famiglia degli Aurelii, da parte materna, la famiglia dei Simmaci,
da parte paterna), a Treviri (Gallia), dove il padre esercitava la carica di
prefetto del pretorio delle Gallie.

La famiglia di Ambrogio era cristiana da alcune generazioni (egli stesso cita


con orgoglio la sua parente Santa Sotere, martire cristiana che ai consolati
e alle prefetture dei parenti prefer la fede[1]) ed egli era terzogenito dopo
due fratelli, Marcellina (consacratasi a Dio nelle mani di papa Liberio nel
353) e Satiro, anch'essi venerati poi come santi.

Destinato alla carriera amministrativa sulle orme del padre, dopo la sua
morte prematura frequent le migliori scuole di Roma, dove comp i
tradizionali studi del trivio e del quadrivio (impar il greco e studi diritto,
letteratura e retorica), partecipando poi alla vita pubblica della citt.

Incarichi pubblici e nomina a vescovo di Milano[modifica | modifica


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Dopo cinque anni di avvocatura a Sirmio, nel 370 fu incaricato quale
governatore della provincia romana Aemilia et Liguria, con sede a Milano,
dove divenne una figura di rilievo nella corte dell'imperatore Valentiniano I.
La sua abilit di funzionario nel dirimere pacificamente i forti contrasti tra
ariani e cattolici gli valse un largo apprezzamento da parte delle due
fazioni.[2][3]

Nel 374, alla morte del vescovo ariano Aussenzio di Milano, il delicato
equilibrio tra le due fazioni sembr precipitare. Il biografo Paolino racconta
che Ambrogio, preoccupato di sedare il popolo in rivolta per la designazione
del nuovo vescovo, si rec in chiesa, dove all'improvviso si sarebbe sentita

la voce di un bambino urlare Ambrogio vescovo!, a cui si un quella


unanime della folla radunata nella chiesa. I milanesi volevano un cattolico
come nuovo vescovo. Ambrogio per rifiut decisamente l'incarico,
sentendosi impreparato: come era in uso presso alcune famiglie cristiane
all'epoca, egli non aveva ancora ricevuto il battesimo, n aveva affrontato
studi di teologia.[4]

Paolino racconta che, al fine di dissuadere il popolo di Milano dal farlo


nominare vescovo, Ambrogio prov anche a macchiare la buona fama che lo
circondava, ordinando la tortura di alcuni imputati e invitando in casa sua
alcune prostitute; ma, dal momento che il popolo non recedeva nella sua
scelta, egli tent addirittura la fuga. Quando venne ritrovato, il popolo
decise di risolvere la questione appellandosi all'autorit dell'imperatore
Flavio Valentiniano, cui Ambrogio era alle dipendenze. Fu allora che accett
l'incarico, considerando che fosse questa la volont di Dio nei suoi confronti,
e decise di farsi battezzare: nel giro di sette giorni ricevette il battesimo e, il
7 dicembre 374, venne ordinato vescovo.[5][6] Riferendosi alla sua
elezione, egli scriver poco prima della morte:[7]

Quale resistenza opposi per non essere ordinato! Alla fine, poich ero
costretto, chiesi almeno che l'ordinazione fosse ritardata. Ma non valse
sollevare eccezioni, prevalse la violenza fattami.
Nonostante, come scrisse pi tardi, si sentisse rapito a forza dai tribunali e
dalle insegne dell'amministrazione al sacerdozio[8], dopo la nomina a
vescovo, Ambrogio prese molto sul serio il suo incarico e si dedic ad
approfonditi studi biblici e teologici.

Episcopato[modifica | modifica wikitesto]

Ambrogio con le insegne episcopali


Gli impegni pastorali[modifica | modifica wikitesto]

Quando divenne vescovo, adott uno stile di vita ascetico, elarg i suoi beni
ai poveri, donando i suoi possedimenti terrieri (eccetto il necessario per la
sorella Marcellina).

Uomo di grande carit, tenne la sua porta sempre aperta, prodigandosi


senza tregua per il bene dei cittadini affidati alle sue cure. Ad esempio,
Sant'Ambrogio non esit a spezzare i Vasi Sacri e ad usare il ricavo dalla
vendita per il riscatto di prigionieri[9][10]. Di fronte alle critiche mosse
dagli ariani per il suo gesto, egli rispose che molto meglio per il Signore
salvare delle anime che dell'oro. Egli infatti mand gli apostoli senza oro e
senza oro fond le Chiese. [...] I sacramenti non richiedono oro, n
acquisisce valore per via dell'oro ci che non si compra con l'oro (De
officiis, II, 28, 136-138)

La sua sapienza nella predicazione e il suo prestigio furono determinanti per


la conversione nel 386 al cristianesimo di Sant'Agostino, di fede manichea,
che era venuto a Milano per insegnare retorica.

Ambrogio fece costruire varie basiliche, di cui quattro ai lati della citt,
quasi a formare un quadrato protettivo, probabilmente pensando alla forma
di una croce. Esse corrispondono alle attuali basiliche di San Nazaro (sul
decumano, presso la Porta Romana, allora era la Basilica Apostolorum), di
San Simpliciano (sulla parte opposta), di Sant'Ambrogio (collocata a
sud-ovest, era chiamata originariamente Basilica Martyrum in quanto
ospitava i corpi dei santi martiri Gervasio e Protasio rinvenuti da Ambrogio
stesso; accoglie oggi le spoglie del santo) e di San Dionigi.

Il ritrovamento dei corpi dei santi martiri Gervasio e Protasio narrato dallo
stesso Ambrogio, che ne attribuisce il merito ad un presagio, per il quale
egli fece scavare la terra davanti ai cancelli della basilica (oggi distrutta) dei
santi Felice e Nabore. Al ritrovamento dei corpi segu la loro traslazione
(secondo un rito importato dalla Chiesa orientale) nella Basilica Martyrum;

durante la traslazione, si racconta ( lo stesso Ambrogio a riportarlo) che un


cieco di nome Severo riacquist la vista. Il ritrovamento del corpo dei
martiri da parte del vescovo di Milano diede grande contributo alla causa dei
cattolici nei confronti degli ariani, che costituivano a Milano un gruppo
nutrito e attivo, e negavano la validit dell'operato di Ambrogio, di fede
cattolica.

Ambrogio fu autore di diversi inni per la preghiera, compiendo fondamentali


riforme nel culto e nel canto sacro, che per primo introdusse nella liturgia
cristiana, e ancor oggi a Milano vi una scuola che tramanda nei millenni
questo antico canto.

Politica ecclesiastica[modifica | modifica wikitesto]


L'importanza della sede occupata da Ambrogio, teatro di numerosi contrasti
religiosi e politici, e la sua personale attitudine di uomo politico lo portarono
a svolgere una forte attivit di politica ecclesiastica. Egli scrisse infatti opere
di morale e teologia in cui combatt a fondo gli errori dottrinali del suo
tempo; fu inoltre sostenitore del primato del vescovo di Roma, contro altri
vescovi (tra i quali Palladio) che lo ritenevano pari a loro.

Si mostr in prima linea nella lotta all'arianesimo, che aveva trovato


numerosi seguaci a Milano e nella corte imperiale. Si scontr per questo
motivo con l'imperatrice Giustina, di fede ariana e probabilmente influ sulla
politica religiosa dell'imperatore Graziano che, nel 380, inaspr le sanzioni
per gli eretici e, con l'editto di Tessalonica, dichiar il cristianesimo religione
di Stato. Il momento di massima tensione si ebbe nel 385-386 quando,
dopo la morte di Graziano, gli ariani chiesero insistentemente con
l'appoggio della corte imperiale una basilica per praticare il loro culto.
L'opposizione di Ambrogio fu energica tanto che rimase famoso l'episodio in
cui, assieme ai fedeli cattolici, "occup" la basilica destinata agli ariani
finch l'altra parte fu costretta a cedere. Fu in questa occasione, si
racconta, che Ambrogio introdusse l'usanza del canto antifonale e della
preghiera cantata in forma di inno, con lo scopo di non fare addormentare i

fedeli che occupavano la basilica. Fu inoltre determinante per la vittoria di


Ambrogio nella controversia con gli ariani il ritrovamento dei corpi dei santi
Gervasio e Protaso, che avvenne proprio nel 386 sotto la guida del vescovo
di Milano, il quale guadagn in questo modo il consenso di gran parte dei
fedeli della citt.

Fu infine forte avversario del paganesimo "ufficiale" romano, che


dimostrava in quegli anni gli ultimi segni di vitalit; per questo motivo si
scontr con il senatore Quinto Aurelio Simmaco che chiedeva il ripristino
dell'altare e della statua della dea Vittoria rimossi dalla Curia romana, sede
del Senato, in seguito a un editto di Graziano nel 382.

Rapporti con la corte imperiale[modifica | modifica wikitesto]

Sant'Ambrogio rifiuta l'ingresso in chiesa all'imperatore, nel dipinto di Van


Dyck. Molto probabilmente questo episodio non avvenne mai: Ambrogio
prefer non arrivare allo scontro pubblico con l'imperatore, ma lo redargu in
privato
Il potere politico e quello religioso al tempo erano strettamente legati: in
particolare l'imperatore, a cominciare da Costantino, possedeva una certa
autorit all'interno della Chiesa, nella quale il primato petrino non era
pienamente assodato e riconosciuto. A questo si aggiunsero la posizione di
Ambrogio, vescovo della citt di residenza della corte imperiale, e la sua
precedente carriera come avvocato, amministratore e politico, che lo
portarono pi volte a intervenire incisivamente nelle vicende politiche, ad
avere stretti rapporti con gli ambienti della corte e dell'aristocrazia romana,
e talvolta a ricoprire specifici incarichi diplomatici per conto degli imperatori.

In particolare, nonostante il convinto lealismo verso l'impero Romano e


l'influenza nella vita politica dell'impero, i suoi rapporti con le istituzioni non
furono sempre pacifici, soprattutto quando si tratt di difendere la causa
della Chiesa e dell'ortodossia religiosa. Gli storici bizantini gli accreditarono

questo atteggiamento come parrhesia (), schiettezza e verit di


fronte ai potenti e al potere politico, che traspare a partire dal suo rapporto
epistolare con l'imperatore Teodosio.

Essendo Ambrogio precettore dell'imperatore Graziano, lo educ secondo i


principi del Cristianesimo. Egli predicava all'imperatore di rendere grazie a
Dio per le vittorie dell'esercito e lo appoggi nella disputa contro il senatore
Simmaco, che chiedeva il ripristino dell'altare alla dea Vittoria fatto
rimuovere dalla Curia romana

Chiese poi a Graziano di indire il concilio di Aquileia nel settembre del 381
per condannare due vescovi eretici, secondo i dettami dei vari concili
ecumenici ed anche secondo l'opinione del Papa e dei vescovi ortodossi.[11]
In questo concilio Ambrogio si pronunci contro l'arianesimo.

Ambrogio influ anche sulla politica religiosa di Teodosio I. Nel 388, dopo
che un gruppo di cristiani aveva incendiato la sinagoga della citt di
Callinico, l'imperatore decise di punire i responsabili e di obbligare il
vescovo, accusato di aver istigato i distruttori, a ricostruire il tempio a suo
spese. Ambrogio, informato della vicenda, si scagli contro questo
provvedimento, minacciando di sospendere l'attivit religiosa, tanto da
indurre l'imperatore a revocare le misure.

Nel 390 richiam severamente l'imperatore, che aveva ordinato un


massacro tra la popolazione di Tessalonica, rea di aver linciato il capo del
presidio romano della citt: in tre ore di carneficina erano state assassinate
migliaia di persone, attirate nell'arena con il pretesto di una corsa di cavalli.
Ambrogio, venuto a conoscenza dell'accaduto, evit una contrapposizione
aperta con il potere imperiale (con il pretesto di una malattia evit l'incontro
pubblico con Teodosio) ma, per via epistolare, chiese in modo riservato ma
deciso una penitenza pubblica all'imperatore, che si era macchiato di un
grave delitto pur dichiarandosi cristiano, pena l'esclusione dai sacri riti

(Non oso offrire il sacrificio, se tu vorrai assistervi, Lettera 11). Teodosio


accett di rimettersi alla volont del vescovo e fece atto di pubblica
penitenza nella notte Natale di quell'anno, momento in cui venne assolto e
riammesso ai sacramenti.

Dopo questo episodio la politica religiosa dell'imperatore si irrigid


notevolmente: tra il 391 e il 392 furono emanati una serie di decreti (noti
come decreti teodosiani) che attuavano in pieno l'editto di Tessalonica:
venne interdetto l'accesso ai templi pagani e ribadita la proibizione di
qualsiasi forma di culto, compresa l'adorazione delle statue[12]; furono
inoltre inasprite le pene amministrative per i cristiani che si riconvertissero
nuovamente al paganesimo[13] e nel decreto emanato nel 392 da
Costantinopoli, l'immolazione di vittime nei sacrifici e la consultazione delle
viscere erano equiparati al delitto di lesa maest, punibile con la condanna
a morte[14].

Nel 393 Milano fu coinvolta nella lotta per il potere tra l'imperatore Teodosio
I e l'usurpatore Flavio Eugenio. In aprile Eugenio varc le Alpi e punt alla
conquista della citt, in quanto capitale d'Occidente. Ambrogio part e and
ritirarsi a Bologna. Durante un soggiorno temporaneo a Faenza scrisse una
lettera ad Eugenio. Poi accett l'invito della comunit di Firenze, ove rimase
per circa un anno. La guerra per il controllo dell'impero fu vinta da
Teodosio. Nell'autunno del 394 Ambrogio fece ritorno a Milano.

Pensiero e opere[modifica | modifica wikitesto]

Rilievo gotico raffigurante Ambrogio. Tra gli attributi del santo c' il miele,
simbolo della dolcezza delle prediche e degli scritti
Fortemente legata all'attivit pastorale di Ambrogio fu la sua produzione
letteraria, spesso semplice frutto di una raccolta e di una rielaborazione
delle sue omelie e che quindi mantengono un tono simile al parlato.

Per il suo stile dolce e misurato del suo parlato e della sua prosa, Ambrogio
venne definito dolce come il miele e tra i suoi attributi compare perci un
alveare.

Esegesi[modifica | modifica wikitesto]


Oltre la met dei suoi scritti dedicata all'esegesi biblica, che egli affronta
seguendo un'interpretazione prevalentemente allegorica e morale del testo
sacro (in particolare per quanto riguarda l'Antico Testamento): ad esempio,
ama ricercare nei patriarchi e nei personaggi biblici in generale figure di
Cristo o esempi di virt morali. Fu proprio questo metodo di lettura della
Bibbia ad affascinare Sant'Agostino e a risultare determinante per la sua
conversione (come egli scrisse nelle Confessioni V, 14, 24).

Secondo Grard Nauroy, per Ambrogio l'esegesi un modo fondamentale


di pensare piuttosto che un metodo o un genere: [...] ormai egli "parla la
Bibbia", non pi con la giustapposizione di citazioni dagli stili pi diversi, ma
in un discorso sintetico, eminentemente allusivo, "misterico" come la Parola
stessa.[15] Per Ambrogio la lettura e l'approfondimento della conoscenza
biblica costituiscono un elemento fondamentale della vita cristiana:

Bevi dunque tutt'e due i calici, dell'Antico e del Nuovo Testamento, perch
in entrambi bevi Cristo. [...] La Scrittura divina si beve, la Scrittura divina si
divora, quando il succo della parola eterna discende nelle vene della mente
e nelle energie dell'anima
(Ambrogio, Commento al Salmo I, 33)
Tra le opere esegetiche spiccano l'esauriente commento al Vangelo di Luca
(Expositio evangelii secundum Lucam) e l'Exameron (dal greco "sei giorni").
Quest'ultima opera, ispirata ampiamente all'omonimo Exameron di Basilio di
Cesarea, raccoglie, in sei libri, nove omelie riguardanti i primi capitoli della
Genesi dalla creazione del cielo fino alla creazione dell'uomo. Anche in

questo caso, il racconto della creazione occasione di evidenziare


insegnamenti morali desunti dalla natura e dal comportamento degli animali
e dalle propriet delle piante; in questo senso l'uomo appare ad Ambrogio
necessariamente legato con tutto il creato dal punto di vista non solo
biologico e fisico, ma anche morale e spirituale.

Morale e ascetismo[modifica | modifica wikitesto]


Un altro gruppo significativo consiste nelle opere di argomento morale o
ascetico, tra le quali risalta il De officiis ministrorum (talvolta abbreviato in
De officiis), un trattato sulla vita cristiana rivolto in particolare al clero ma
destinato a tutti i fedeli. L'opera ricalca l'omonimo scritto di Cicerone, che si
proponeva come manuale di etica pratica indirizzato al figlio (cui dedicato)
rivolto soprattutto a questioni politico-sociali. Ambrogio riprende il titolo
(indirizzando l'opera ai suoi "figli" in senso spirituale, cio il clero e il popolo
di Milano), la struttura (il libro ripartito in tre libri, dedicati all'honestum,
all'utile e al loro contrasto risolto nell'identificazione tra i due) e alcuni
elementi contenutistici (tra i quali i principi della morale stoica, come il
dominio della razionalit, l'indipendenza dai piaceri e dalla vanit delle cose,
la virt come sommo bene). Questi elementi sono rivisti con originalit in
chiave cristiana: agli exempla tratti dalla storia e dalla mitologia classica,
Ambrogio sostituisce ad esempio storie ed esempi tratti dalla Bibbia. In
generale, lo stesso orientamento del testo a non essere pi etico-filosofico
ma prevalentemente religioso e spirituale, come egli spiega fin dall'inizio:
Noi valutiamo il dovere secondo un principio diverso da quello dei filosofi.
Essi considerano beni quelli di questa vita, noi addirittura danni (De
officiis, I, 9, 29). Allo stesso modo, le virt tradizionali vengono rilette
cristianamente e accettate alla luce del Vangelo: la fides (lealt) diventa la
fede in Cristo, la prudenza include la devozione verso Dio, esempi di
fortezza divengono i martiri. Alle virt classiche si aggiungono le virt
cristiane: la carit (che gi esisteva nel mondo latino, ora assume un
significato pi interiore e spirituale), l'umilt, l'attenzione verso i poveri, gli
schiavi, le donne.

Altre cinque opere sono dedicate alla verginit, specialmente quella


femminile (De virginibus, De viduis, De virginitate, De instituzione virginis e
Exhortatio virginitatis). Ambrogio esalta la verginit come massimo ideale di
vita cristiana, sulla scia della tradizione cristiana da San Paolo (colui che
sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio, 1 Cor 7,38) fino
al contemporaneo Girolamo, senza tuttavia negare la validit della vita
matrimoniale. La scelta della verginit ritenuta l'unica vera scelta di
emancipazione per la donna dalla vita coniugale, in cui si trova subordinata.
Critica aspramente in questo senso il fatto che il matrimonio costituisca solo
un contratto economico e sociale, che non lascia spazio alla scelta degli
sposi e in particolare della donna: Davvero degna di compianto la
condizione che impone alla donna, per sposarsi, di essere messa all'asta
come una sorta di schiavo da vendere, perch la compri chi offre il prezzo
pi alto (De virginibus, I, 9, 56). Per questo Ambrogio incoraggia i genitori
ad accettare la scelta di verginit dei figli e i figli a resistere alle difficolt
imposte dalla famiglia (Se vinci la famiglia, vinci anche il mondo, De
virginibus, I, 11, 63).

Societ e politica[modifica | modifica wikitesto]

Ambrogio assolve Teodosio dopo l'episodio di Tessalonica


Nel confronto con la societ e gli ideali del mondo latino, Ambrogio accolse i
valori civili della romanit con l'intento di dare ad essi nuovo significato
all'interno della religione cristiana. Nel suo Esamerone esalta l'istituzione
repubblicana (di cui l'antica repubblica romana era secondo lui un
ammirevole esempio) prendendo spunto dalla spontanea organizzazione
delle gru, che si dividono il lavoro avvicendandosi nei turni di guardia:

Che c' di pi bello del fatto che la fatica e l'onore comuni a tutti e il
potere non sia preteso da pochi, ma passi dall'uno all'altro senza eccezioni
come per una libera decisione? Questo l'esercizio di un ufficio proprio di
un'antica repubblica, quale conviene in uno stato libero.

(Esamerone, VIII, 15, 51)


Nella visione di Ambrogio inoltre potere e dell'autorit, intesi come servizio
(Libert anche il servire, Lettera 7), dovevano essere sottomessi alle
leggi di Dio. Prendendo ispirazione dal racconto della corona imperiale e del
morso di cavallo realizzati, secondo la tradizione, da Costantino con i chiodi
della croce di Ges, nel discorso funebre di Teodosio egli elogi la
sottomissione dell'imperatore a Cristo, dimostrata in primis dall'episodio di
Tessalonica:

Per quale motivo [ebbero] "una cosa santa sul morso" se non perch
frenasse l'arroganza degli imperatori, reprimesse la dissolutezza dei tiranni
che, come cavalli, nitrivano smaniosi di piaceri, perch potevano
impunemente commettere adulteri? Quali turpitudini conosciamo dei Neroni
e dei Caligola e di tutti gli altri che non ebbero "una cosa santa sul morso"!

(In morte di Teodosio, 50)


Di fronte al dispotismo e alla dissolutezza che avevano caratterizzato il
comportamento di non pochi imperatori romani, Ambrogio vide nel
cristianesimo una possibilit per "redimere" il potere imperiale e renderlo
giusto e clemente. Nella sua idea, infatti, il cristianesimo avrebbe dovuto
sostituire il paganesimo nella societ romana senza per questo negare e
distruggere le istituzione imperiali (Voi [pagani] chiedete pace per le
vostre divinit agli imperatori, noi per gli stessi imperatori chiediamo pace a
Cristo, Lettera 73 a Valentiniano II), ma anzi dando ai valori romani la
nuova linfa offerta dalla morale cristiana.

Ambrogio richiam infine la societ romana nella quale era sempre pi


accentuato il divario tra ricchi e poveri; alla sperequazione economica,
Ambrogio contrapponeva infatti la morale del Vangelo e della tradizione
biblica. Cos egli scrive nel Naboth:

La terra stata creata come un bene comune per tutti, per i ricchi e per i
poveri: perch, o ricchi, vi arrogate un diritto esclusivo sul suolo? [...] Tu
[ricco] non dai del tuo al povero [quando fai la carit], ma gli rendi il suo;
infatti la propriet comune, che stata data in uso a tutti, tu solo la usi.
(Naboth, 1,2; 12, 53)
Antigiudaismo[modifica | modifica wikitesto]
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Antisemitismo
Antigiudaismo teologico.
Per Ambrogio era fondamentale la storia di Israele come popolo eletto: da
qui la grande presenza dell'Antico Testamento nel rito ambrosiano, le
numerosissime sue opere di commento agli episodi della storia ebraica, la
conservazione della sacralit del sabato, ecc. Tuttavia, come era comune
nel cristianesimo dei primi secoli, forte era anche la volont di mostrare
l'originalit cristiana rispetto alla tradizione giudaica (che non aveva
riconosciuto Ges come Messia) e di affermare l'indipendenza e le
prerogative della Chiesa nascente.

Ad esempio, nell'Expositio Evangelii secundum Lucam (4, 61),


commentando un passo del vangelo di Luca in cui un uomo invaso dallo
spirito di un demonio impuro, grida: Ah! Che c' fra noi e te, Ges
Nazareno? Sei venuto per rovinarci? So chi tu sei: il Santo di Dio,
Ambrogio critica aspramente l'incredulit della gente circostante:

Chi colui che aveva nella sinagoga spirito immondo di demonio, se non
la folla dei giudei che, come stretta da spire serpentine e legata dai lacci del
diavolo, simulata la purit del corpo, profanava con le immondezze della
mente interiore? Ebbene: era nella sinagoga l'uomo che aveva lo spirito
immondo; perch lo Spirito Santo lo aveva ammesso. Era entrato infatti il
diavolo dal luogo da cui Cristo era uscito. Insieme, si mostra la natura del
diavolo non come ostinata, ma come opera ingiusta. Infatti quello che
attraverso una natura superiore professa il Signore, con le opere lo nega. E
in questo appare la sua malvagit [del demonio] e l'ostinazione dei giudei,

poich cos [il demonio] spand tra la folla la cecit della mente furiosa;
affinch la gente neghi, colui che i demoni professano. O eredit dei
discepoli peggiore del maestro! Quello tenta il Signore con le parole, essi
con l'agire: egli dice "Buttati!" (Luc. IV, 9), questi sono assaliti perch [lo]
buttino.
L'episodio di Callinicum[modifica | modifica wikitesto]
Le cronache storiche riportano un episodio che pu essere considerato
rivelatore dell'atteggiamento di Ambrogio nei riguardi degli ebrei. Nel 388, a
Callinicum (Kallinikon, sul fiume Eufrate, in Asia, l'attuale al-Raqqa), una
folla di cristiani diede l'assalto alla sinagoga e la bruci. Il governatore
romano condann l'accaduto e, per mantenere l'ordine pubblico, dispose
affinch la sinagoga venisse ricostruita a spese del vescovo. L'imperatore
Teodosio I rese noto di condividere quanto deciso dal suo funzionario.[16]

Ambrogio si oppose alla decisione dell'imperatore e gli scrisse una lettera


(Epistulae variae 40) per convincerlo a ritirare l'ingiunzione di ricostruire la
sinagoga a spese del vescovo:

Il luogo che ospita l'incredulit giudaica sar ricostruito con le spoglie


della Chiesa? Il patrimonio acquistato dai cristiani con la protezione di Cristo
sar trasmesso ai templi degli increduli?... Questa iscrizione porranno i
giudei sul frontone della loro sinagoga: - Tempio dell'empiet ricostruito col
bottino dei cristiani -... Il popolo giudeo introdurr questa solennit fra i
suoi giorni festivi...
Citando dalla lettera di Ambrogio a Teodosio (Epistulae variae 40,11):

Ma ti muove la ragione della disciplina. Che cosa dunque pi


importante, l'idea di disciplina [mantenimento dell'ordine pubblico] o il
motivo della religione?
Nell'epistola Ambrogio si attribu la responsabilit dell'incendio:

Io dichiaro di aver dato alle fiamme la sinagoga, s, sono stato io che ho


dato l'incarico, perch non ci sia pi nessun luogo dove Cristo venga
negato[17]
Ambrogio afferm inoltre che quell'incendio non era affatto un delitto e che
se lui non aveva ancora dato l'ordine di bruciare la sinagoga di Milano era
solo per pigrizia e che bruciare le sinagoghe era altres un atto glorioso.

Ambrogio non volle salire sull'altare finch l'imperatore non abol il decreto
imperiale riguardante la ricostruzione della sinagoga a spese del vescovo.
Secondo la visione del vescovo, nella questione della religione l'unico foro
competente da consultare doveva essere la Chiesa cattolica la quale, grazie
ad Ambrogio, divenne la religione statale e dominante. In questa impresa lo
scopo era quello di avvalorare l'indipendenza della Chiesa dallo Stato,
affermando anche la superiorit della Chiesa sullo Stato in quanto
emanazione di una legge superiore alla quale tutti devono sottostare.

Mariologia[modifica | modifica wikitesto]


Sebbene non si possa parlare di una mariologia vera e propria (intesa come
pensiero sistematico), sono numerosi nell'opera di Ambrogio i riferimenti a
Maria: spesso, quando si presenta l'occasione, egli si rif alla sua figura e al
suo esempio.

La sua venerazione per Maria nasce soprattutto dal ruolo attribuitole nella
storia della salvezza. Maria infatti madre di Cristo, e dunque modello per
tutti i credenti che, come lei, sono chiamati a "generare" Cristo:

Vedi bene che Maria non aveva dubitato, bens creduto e perci aveva
conseguito il frutto della sua fede. Beata tu che hai creduto. Ma beati
anche voi che avete udito e avete creduto: infatti, ogni anima che crede,
concepisce e genera il Verbo di Dio e ne comprende le operazioni. Sia in
ciascuno lanima di Maria a magnificare il Signore, sia in ciascuno lo spirito

di Maria ad esultare in Dio: se, secondo la carne, una sola la madre di


Cristo, secondo la fede tutte le anime generano Cristo
(Esposizione del Vangelo secondo Luca, II, 19. 24-26)
Ambrogio difende strenuamente la verginit di Maria, soprattutto in
relazione al mistero di Cristo: egli infatti, proprio perch nato da vergine,
non ha contratto il peccato originale. Maria anche la prima donna a
cogliere i "frutti" della venuta di Cristo:

Non c affatto da stupirsi che il Signore, accingendosi a redimere il


mondo, abbia iniziato la sua opera proprio da Maria: se per mezzo di lei Dio
preparava la salvezza a tutti gli uomini, ella doveva essere la prima a
cogliere dal Figlio il frutto della salvezza
(Esposizione del vangelo secondo Luca, II, 17)
Maria inoltre modello di virt morali e cristiane, in primo luogo per le
vergini (Nella vita di Maria risplende la bellezza della sua castit e della
sua esemplare virt) ma anche per tutti i fedeli; di lei vengono esaltate la
sincerit (la verginit di mente), l'umilt, la prudenza, la laboriosit,
l'ascesi.[18]

Milano e il rito ambrosiano[modifica | modifica wikitesto]

Sant'Ambrogio con in mano il flagello contro i nemici di Milano, in un


bassorilievo quattrocentesco
Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Rito ambrosiano.
L'operato di Sant'Ambrogio a Milano ha lasciato segni profondi nella diocesi
della citt.

Gi nel settembre del 600 papa Gregorio Magno parl del neoeletto vescovo
di Milano, Deodato, non tanto come successore, bens come "vicario" di

sant'Ambrogio (equiparandolo quasi ad un secondo "vescovo di


Roma").[19] Nell'anno 881 invece papa Giovanni VIII defin per la prima
volta la diocesi "ambrosiana", termine che rimasto ancora oggi per
identificare non solo la Chiesa di Milano, ma talvolta anche la stessa citt.

L'eredit di Ambrogio delineata principalmente a partire dalla sua attivit


pastorale: la predicazione della Parola di Dio coniugata alla dottrina della
Chiesa cattolica, l'attenzione ai problemi della giustizia sociale, l'accoglienza
verso le persone provenienti da popoli lontani, la denuncia degli errori nella
vita civile e politica.[19]

L'operato di Ambrogio lasci un segno profondo in particolare sulla liturgia.


Egli introdusse nella chiesa occidentale molti elementi tratti dalle liturgie
orientali,in particolare canti e inni. Si attribuisce ad Ambrogio l'inno Te
Deum laudamus, ma la questione controversa e negata anche da Luigi
Biraghi. Le riforme liturgiche furono mantenute nella diocesi di Milano anche
dai successori e costituirono il nucleo del Rito ambrosiano, sopravvissuto
all'uniformazione dei riti e alla costituzione dell'unico rito romano voluta da
papa Gregorio I e dal Concilio di Trento.

In dialetto milanese Ambrogio viene chiamato sant Ambroeus (grafia


classica) o sant Ambrs (entrambi pronunciati "sant'ambrs").

Alla sua figura ispirato anche il premio Ambrogino d'oro, che il nome
non ufficiale con cui sono comunemente chiamate le onorificenze conferite
dal comune di Milano.

Sant'Ambrogio e il canto liturgico[modifica | modifica wikitesto]

Michael Pacher, Sant'Ambrogio, Monaco, Alte Pinakothek

Con il termine di ambrosiano non si definisce solo il rito della Chiesa


Cattolica che fa riferimento al santo, ma anche un preciso modo di cantare
durante la liturgia. Esso viene indicato con il nome di canto ambrosiano.
Esso caratterizzato dal canto di inni, cio di nuove composizioni poetiche
in versi, che vengono cantate da tutti i partecipanti al rito.

A differenza di quanto avveniva per i salmi, solitamente cantati da un


solista o da un gruppo di coristi, essi vengono invece cantati da tutti i
partecipanti, in cori alternati, normalmente tra donne e uomini, ma in altri
casi tra giovani e anziani o anche tra fanciulli e adulti. Alcuni di questi inni
sono stati sicuramente composti da Ambrogio. La certezza viene dal fatto
che a menzionarli Sant'Agostino, che fu discepolo di Sant'Ambrogio.

Essi sono:

Aeterne rerum conditor (cf. Retractionum I,21);


Iam surgit hora tertia (cf. De natura et gratia 63,74);
Deus creator omnium (ricordato nelle Confessioni e citato
complessivamente ben cinque volte dal vescovo di Ippona);
Intende qui regis Israel (cf. Sermo 372 4,3).
Attraverso la liturgia della Chiesa cattolica in generale e di quella
ambrosiana in particolare, sono giunti fino a noi una moltitudine di inni in
stile ambrosiano. I ricercatori hanno cercato di trovare dei criteri per
indicare quelli che, con pi certezza, sono stati composti da Ambrogio. Nel
1862 Luigi Biraghi ne indicava tre: la conformit degli inni con l'indole
letteraria di Ambrogio, con il suo vocabolario e con il suo stile. Con questi
criteri egli arriv a selezionare diciotto inni:

Splendor paternae gloriae (nell'aurora)


Iam surgit hora tertia (per l'ora di terza domenicale)

Nunc sancte nobis Spiritus (per l'ora di terza feriale)


Rector potens verax Deus (per l'ora di sesta)
Rerum, Deus, tenax vigor (per l'ora di nona)
Deus creator omnium (per l'ora dell'accensione)
Iesu, corona virginum (inno della verginit)
Intende qui regis Israel (per il Natale del Signore)
Inluminans Altissimus (per le Epifanie del Signore)
Agnes beatae virginis (per sant'Agnese)
Hic est dies versus Dei (per la Pasqua)
Victor, Nabor, Felix, pii (per i santi Vittore, Nabore e Felice)
Grates tibi, Iesu, novas (per i santi Protasio e Gervasio)
Apostolorum passio (per i santi Pietro e Paolo)
Apostolorum supparem (per san Lorenzo)
Amore Christi nobilis (per san Giovanni Evangelista)
Aeterna Christi munera (per i santi martiri)
Aeterne rerum conditor (al canto del gallo)
Gli autori dell'edizione delle opere poetiche di Ambrogio in un volume
stampato nel 1994, che ha portato a compimento l'Opera Omnia, in latino e
in italiano, del vescovo di Milano, hanno ridotto questo numero certo a
tredici canti, escludendo quelli per le ore minori, per i martiri e della
verginit. L'esclusione va ascritta alla metrica di questi testi. Ambrogio
aveva una predilezione per il numero otto. I suoi inni sono tutti di otto
strofe con versi ottosillabici. Egli vedeva in questo numero la risurrezione di
Cristo, la novit cristiana e la vita eterna (octava dies, l'ottavo giorno della
settimana, cio il nuovo giorno, in cui inizia l'era del Cristo). Per questi
studiosi appare improbabile che egli sia venuto meno a questa preferenza e
quindi quelli di due o di quattro strofe non vengono attribuiti al vescovo
milanese.

Per questi storici inoltre non vi motivo di dubitare che l'autore della
melodia sia lo stesso Ambrogio dato che per loro natura questi inni nascono
consostanziati alla musica. Il Migliavacca nota come Ambrogio possedesse
una conoscenza musicale approfondita. Le sue opere rivelano, oltre a una
perfetta conoscenza scolastica, anche una particolare propensione musicale.
Egli parla dell'arte musicale con cognizione tecnica e non solo con estetica
raffinatezza come il suo discepolo Agostino.

Leggende su Sant'Ambrogio[modifica | modifica wikitesto]

Spoglie mortali di Ambrogio e Gervasio, rivestite dei paramenti liturgici,


nella cripta della Basilica di Sant'Ambrogio a Milano.
Su Sant'Ambrogio vi sono numerose leggende miracolistiche:

Mentre Ambrogio infante dormiva nella sua culla posta temporaneamente


nell'atrio del Pretorio, uno sciame di api si pos improvvisamente sulla sua
bocca, dalla quale e nella quale esse entravano ed uscivano liberamente.
Dopo di che lo sciame si lev in volo salendo in alto e perdendosi alla vista
degli astanti. Il padre, impressionato da tutto ci, avrebbe esclamato: Se
questo mio figlio vivr, diverr sicuramente un grand'uomo!.[20]
Ambrogio camminando per Milano, avrebbe trovato un fabbro che non
riusciva a piegare il morso di un cavallo: in quel morso Ambrogio riconobbe
uno dei chiodi con cui venne crocifisso Cristo. Dopo vari passaggi, un
"chiodo della crocifissione" tuttora appeso nel Duomo di Milano, a grande
altezza, sopra l'altare maggiore.
Nella piazza davanti alla basilica di Sant'Ambrogio a Milano presente una
colonna, comunemente detta "la colonna del diavolo". Si tratta di una
colonna di epoca romana, qui trasportata da altro luogo, che presenta due
fori, oggetto di una leggenda secondo la quale la colonna fu testimone di
una lotta tra Sant'Ambrogio ed il demonio. Il maligno cercando di trafiggere

il santo con le corna fin invece per conficcarle nella colonna. Dopo aver
tentato a lungo di divincolarsi, il demonio riusc a liberarsi e, spaventato,
fugg. La tradizione popolare vuole che i fori odorino di zolfo e che
appoggiando l'orecchio alla pietra si possano sentire i suoni dell'inferno. In
realt questa colonna veniva usata per l'incoronazione degli imperatori
germanici.
A Parabiago, Ambrogio sarebbe apparso il 21 febbraio 1339, durante la
celebre battaglia: a dorso di un cavallo e sguainando una spada, mise paura
alla Compagnia di San Giorgio capitanata da Lodrisio Visconti, permettendo
alle truppe milanesi del fratello Luchino e del nipote Azzone di vincere. A
ricordo di tale leggenda fu edificata a Parabiago la Chiesa di Sant'Ambrogio
della Vittoria e a Milano su un portone bronzeo del Duomo, gli stata
dedicata una formella.[21]
Opere[modifica | modifica wikitesto]
Oratorie (esegetiche)[modifica | modifica wikitesto]
Exameron
De paradiso
De Cain et Abel
De Noe
De Abraham
De Isaac et anima
De bono mortis
De Iacob et vita beata
De Ioseph
De patriarchis
De fuga saeculi
De interpellatione Iob et David
Apologia David

De Helia et ieiunio
De Tobia
De Nabuthae historia
Explanatio in XII Psalmos Davidicos
Expositio in Psalmum CXVIII
Expositio in Lucam
De excessu fratris Satyri libri duo
De obitu Valentiniani consolatio
De obitu Theodosii oratio
Morali (ascetiche)[modifica | modifica wikitesto]
De virginibus o Ad Marcellinam sororem libri tres
De viduis
De perpetua virginitate Sanctae Mariae
Adhortatio virginitatis o Exhortatio virginitatis
De officiis ministrorum
Dogmatiche (sistematiche)[modifica | modifica wikitesto]
De fide ad Gratianum Augustum libri quinque
De Spiritu Sancto ad Gratianum Augustum
De incarnatione dominicae sacramento
De paenitentia
Catechetiche[modifica | modifica wikitesto]
De sacramentis libri sex
De mysteriis
De sacramento regenerationis sive de philosophia

Explanatio Symboli ad initiandos


Epistolario[modifica | modifica wikitesto]
Epistulae
Innografia[modifica | modifica wikitesto]
Hymni
Altro[modifica | modifica wikitesto]
Sermo contra Auxentium de basilicis tradendis
Tituli
Note[modifica | modifica wikitesto]
^ Ambrogio, Exorthatio virginitatis, 12, 82
^ Robert Wilken, "The Spirit of Early Christian Thought" (Yale University
Press: New Haven, 2003), pp. 218.
^ Michael Walsh, ed. "Butler's Lives of the Saints" (HarperCollins
Publishers: New York, 1991), pp. 407.
^ Paolino, Vita di Ambrogio, 6
^ Paolino, Vita di Ambrogio, 7-8
^ Indro Montanelli, Storia di Roma, Rizzoli, 1957
^ Ambrogio, Lettera fuori coll. 14 ai Vercellesi, 65
^ Ambrogio, De officiis, I, 1, 4
^ Giacomo Biffi, Relazione al Meeting di Rimini, 29-08-1997
^ C. Pasini, I Padri della Chiesa. Il cristianesimo dalle origini e i primi
sviluppi della fede a Milano, op. cit., pp. 169-170
^ Graziano avrebbe voluto convocare un concilio numeroso, ma Ambrogio
lo esort a convocare un numero limitato di vescovi, affermando che per
appurare la verit ne bastavano pochi e che non era il caso di incomodarne
troppi, facendo loro affrontare un viaggio faticoso (Neil B. McLynn, Ambrose

of Milan: Church and Court in a Christian Capital, University of California


Press, 1994. pp. 1245.).
^ Codex Theodosianus, 16.10.10
^ Codex Theodosianus, 16.7.4
^ Codex Theodosianus, 16.10.12.1
^ Grard Nauroy, L'Ecriture dans la pastorale d'Ambroise de Milan, in Le
monde latin antique et la Bible. A cura di J. Fontaine e C.. Pietri, Parigi
1985. Citato in Pasini, I Padri della Chiesa. Il cristianesimo delle origini e i
primi sviluppi della fede a Milano, op. cit.
^ Per un'ampia descrizione dell'episodio:
Antonietta Mauro Todini, Aspetti della legislazione religiosa del IV secolo, La
Sapienza Editrice, Roma, 1990, pag. 3 e segg.;
Thomas J. Craughwell, Santi per ogni occasione, Gribaudi, 2003, pag.49;
Lucio De Giovanni, Chiesa e stato nel Codice Teodosiano, Tempi moderni,
pag.120;
Giovanni De Bonfils, Roma e gli ebrei, Cacucci, 2002, pag. 186;
(EN) James Hastings, Encyclopedia of Religion and Ethics , Kessinger
Publishing, 2003, pag. 374
^ Walter Peruzzi, Il cattolicesimo reale, Odradek, Roma, 2008
^ Ambrogio, De virginibus, 2, 6-18, citato in L. Gambero, Testi mariani del
primo millennio, Citt Nuova, 1990
^ a b Rito Ambrosiano: la centralit dell'opera di Sant'Ambrogio per la
Chiesa di Milano
^ Jacopo da Varazze, Leggenda Aurea, LVII. Un episodio analogo riferito
anche a Santa Rita da Cascia, vedi: Alfredo Cattabiani, Santi d'Italia, Ed.
Rizzoli, Milano, 1993, ISBN 88-17-84233-8, pag. 816
^ Per una narrazione della leggenda e della costruzione della chiesa si
veda:

Don Gerolamo Raffaelli, La vera historia della Vittoria qual ebbe Azio
Visconti nell'anno della comune salute 1339 nel d XXI febbr. in Parabiago
contro Lodrisio V a cura di Limonti, Milano, anno MDCIX
Don Claudio Cavalleri, Racconto istorico della celebre Vittoria ottenuta da
Luchino Visconti princ. di Milano per la miracolosa apparizione di Santo
Ambrogio, seguita il d 21 febbr. l'anno 1339 in Parabiago, e dedicata al
March. D. Giambattista Morigia a cura di G. Richino Malerba, Milano, 1745
Alessandro Giulini, La Chiesa e l'Abbazia Cistercense di S. Ambrogio della
Vittoria in Parabiago, Archivio Storico Lombardo, 1923, pagina 144
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
Ponzio, Paolino, Vita di Cipriano. Vita di Ambrogio. Vita di Agostino, Possidio
Editore: Citt Nuova, Milano, 1977
Tutte le opere di sant'Ambrogio, Ed. bilingue a cura della Biblioteca
Ambrosiana, Roma: Citt nuova.
Angelo Paredi, Ambrogio, FIR Milano - Storia - Sec. IV-V Hoepli collana
Collezione Hoepli *Angelo Ronzi, Sant'Ambrogio e Teodosio: studio
storico-filosofico, Visentini editore, Venezia.
Enrico Cattaneo, Terra di Sant'Ambrogio: la Chiesa milanese nel primo
millennio; a cura di Annamaria Ambrosioni, Maria Pia Alberzoni, Alfredo
Lucioni, Ed. Vita e pensiero, Milano, 1989.
Vita di sant'Ambrogio: La prima biografia del patrono di Milano di Paolino di
Milano, a cura di Marco Maria Navoni, Edizioni San Paolo, 1996. ISBN
978-88-215-3306-8
Cesare Pasini, Ambrogio di Milano. Azione e pensiero di un vescovo, Edizioni
San Paolo, Cinisello B. 1996. ISBN 88-215-3303-4
Luciano Vaccaro, Giuseppe Chiesi, Fabrizio Panzera, Terre del Ticino.
Diocesi di Lugano, Editrice La Scuola, Brescia 2003m, 5, 128, 202, 224,
225, 248, 259nota, 280, 286, 287, 442.
Giorgio La Piana, Ambrogio in AA.VV., Enciclopedia Biografica Universale,
Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani, 2006, 434-442.

Dario Fo, Sant'Ambrogio e l'invenzione di Milano Einaudi Torino 2009 - ISBN


978-88-06-19486-4.
Raffaele Passarella, Ambrogio e la medicina. Le parole e i concetti, LED
Edizioni Universitarie, Milano 2009 - ISBN 978-88-7916-421-4
Cesare Pasini, I Padri della Chiesa. Il cristianesimo dalle origini e i primi
sviluppi della fede a Milano. 2010, Busto Arsizio, Nomos Edizioni. ISBN
978-88-88145-46-4
Franco Cardini, 7 dicembre 374. Ambrogio vescovo di Milano, in I giorni di
Milano, Roma-Bari 2010, 21-40.
Sant'Ambrogio, in San Carlo Borromeo, I Santi di Milano, Milano 2012, ISBN
978-88-97618-03-4

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