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Valle Giulia
Corso di Laurea AR
Corso di
Teorie e tecniche
costruttive
nel loro sviluppo
storico
Giorgio Monti
Silvia Alessandri
A.A. 2007-2008
Cenni storici
Appunti tratti da
La Scienza delle Costruzioni
di Edoardo Benvenuto
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Corso di Teorie e tecniche costruttive nel loro sviluppo storico Giorgio Monti, Silvia Alessandri
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3. Il Rinascimento
Leonardo da Vinci
Galileo
Indice
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1.1.
Aristotele
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Segue
Artistotele
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1.2.
Archimede
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Segue
Archimede
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1.3.
I meccanici
alessandrini:
Erone e
Pappo
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1.4.
Meccanica e
Architettura
in Vitruvio
Fra gli argomenti con attinenza alle macchine o alle difese - di competenza
dell'ingegnere pi che dell'architetto - si possono segnalare i passi dedicati
alla costruzione delle mura urbane (libro primo), agli acquedotti (libro
ottavo), all'utilit delle scienze (libro nono) e, infine, alla trattazione della
machinatio, o costruzione di macchine ad uso civile o bellico (libro
decimo).
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Si divide larco, sia quello a tutto sesto, sia quello a sesto acuto, in tre
parti uguali; con centro in D e raggio DC si descrive una
semicirconferenza. Il punto E, intersezione di detta circonferenza con la
verticale determina lo spessore del piedritto. Lo spessore del piedritto a
tutto sesto risulta maggiore di quello a sesto acuto.
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Nel XIII sec. spicca la figura di Giordano Nemorario, al quale gli storici
attribuiscono numerosi trattati sulla statica, dove spiccano i principi sui
teoremi dei lavori virtuali.
Lui e i suoi discepoli introducono anche il concetto di momento.
Medioevo
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3. Il Rinascimento
3.1.
Leonardo
da Vinci
Nel Codice Atlantico si trovano numerosi appunti sui suoi studi. Tra i
principali oggetti dei suoi studi applicativi e delle sue realizzazioni si
trovano: argani ed apparecchi di sollevamento con sistemi multipli di
carrucole, martinetti, torni ed altre macchine utensili, macchine belliche,
artiglierie, bastioni, ponti, strumenti nautici, scafandri, scavatrici,
macchine da filare e tessere, progetti per il volo strumentale, ad ali battenti,
per il volo a vela, paracadute, propulsori ad elica, ecc.
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Leonardo
Tra i tanti concetti il Codice Atlantico riporta il teorema detto del Poligono di
sostentazione secondo il quale, se un corpo pesante poggia su un piano,
lequilibrio esige che la verticale passante per il suo centro di gravit incontri il
piano allinterno della superficie di appoggio.
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Leonardo
La seconda parte della tesi invece erronea. Eppure in essa implicita una
notevole intuizione: che cio la snellezza del pilastro abbia influenza sulla forza
di compressione massima che pu essere sostenuta. Ma il fenomeno che
interviene quando il pilastro sufficientemente esile non riguarda propriamente
la resistenza del materiale, ma la possibile insorgenza di una instabilit, per la
quale la struttura, pur soggetta a un carico assiale, pu inflettersi.
Si tratta di un fenomeno complicato per essere chiarito e descritto
analiticamente: la conclusione che il carico critico Pcr per cui esso si verifica
legato al rapporto 1 a considerato da Leonardo secondo una relazione del tipo:
A
Pcr = K
(1 a) 2
dove K un opportuno coefficiente di proporzionalit. Pertanto la formula errata
deducibile dalle parole del Codice Atlantico:
A
Pcr = K
(1 a )
quantitativamente inaccettabile, ma testimonia in Leonardo una prima
avvertenza del problema che solo nei secoli XVIII e XIX verr pienamente in
luce.
Oltre alla trave carica assialmente, Leonardo considera anche il tema della trave
inflessa, sia nella schema strutturale della mensola soggetta a un peso
sullestremit (il cosiddetto problema di Galileo) sia nello schema della trave
appoggiata. Per la mensola Leonardo scrive: Se una aste che sporti fori duno
muro 100 grossezze regie 10 libre, che regier 100 simile aste di simile sporto
insieme collegate e unite? Dico che se le ciento grossezze regano 10 libre, che le
5 grossezze regieranno 10 tanti che le 100 e se AB 5 grossezze son 100 aste
che regie 20 mila.
In altri termini, la resistenza sarebbe proporzionale allarea della sezione e
inversamente proporzionale alla lunghezza. La tesi errata nella prima parte,
poich sappiamo che la resistenza proporzionale allo spessore e al quadrato
dellaltezza, per una trave di sezione rettangolare.
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Leonardo
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Tutti sanno quali grandi contributi, anche rivoluzionari, abbia dato Galileo
alla formazione e allo sviluppo del pensiero scientifico un po in tutti i
campi.
Gi durante i suoi primi studi prima di medicina e poi di matematica
allUniversit di Pisa, scopr, nel 1583, la legge dellisocronismo del
pendolo e invent una bilancia idrostatica per la determinazione del peso
specifico dei corpi.
Dall89 al 92 fu lettore di matematica allUniversit di Pisa ed in quello
stesso periodo condusse le ricerche sulla caduta dei gravi, contenute nei
dialoghi De Motu, dove appare gi il contrasto con le dottrine di Aristotele.
Si trasfer poi allUniversit di Padova con una cattedra di matematica, dove
lavor moltissimo, inventando il compasso militare, il cannocchiale e nel
1610 il telescopio, con il quale fu poi possibile realizzare tutta una serie di
scoperte di astronomia.
3.2.
Galileo
Per farsi una idea delle principali scoperte meccaniche di Galileo bisogna
riferirsi al trattato intitolato i Discorsi, che Galileo scrisse nel 1638.
Il trattato scritto sotto forma di dialogo che si svolge in 4 giorni.
La prima e la seconda giornata trattano specificamente sulla resistenza dei
materiali, mentre la terza e la quarta trattano del moto.
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Il problema di Galileo
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I primi consistenti passi avanti per una teoria della statica degli archi e delle
volte si debbono al matematico astronomo francese Philippe De la Hire (16401718) con il Trait de Mcanique pubblicato nel 1730 e con una Memoria
pubblicata dallAccademia delle Scienze nel 1731 dal titolo Sur la construction
des voutes dans les dificies.
Nel Trait de Mcanique presente linizio di una chiave di lettura dellarco che
rester in piedi fino al tutto il XVIII secolo e successivamente rimosso con
notevoli difficolt. De la Hire intravede nellarco la presenza di una macchina
semplice: il cuneo, basandosi sul fatto che i conci dellarco possono essere intesi
come porzioni di cunei incidenti sui letti che se parano un concio da quelli
attigui.
In realt il dimensionamento non ha un riscontro reale e conduce a vari
paradossi. Esso ha tuttavia un approccio importante per la statica delle strutture
in muratura intese come sistemi di blocchi rigidi, di solidi geometricamente
definiti che in nulla si distinguono dai solidi euclidei se non per il fatto che sono
dotati di peso. La povert di tale modello appare evidente quando si voglia
utilizzarlo per la trave in flessa.
Ma diverso il caso delle strutture murarie ad arco e volta: lelemento fisico
ignorato non tanto la deformazione, quanto invece lattrito. Sar lintroduzione
di questo elemento la via che migliorer il modello; ma occorre attendere la fine
del secolo affinch le leggi dellattrito siano definite correttamente da Coulomb.
I problemi affrontati da De la Hire sono due: lequilibrio di una volta
indipendente dai piedritti e la determinazione della larghezza dei medesimi in
4.2.
funzione delle spinte provenienti dalla volta.
Le prime
Nel primo caso De la Hire pone alla base delle proposizioni riguardanti la statica
teorie statiche degli archi un teorema che di grande importanza in quanto prelude ad una
sullarco in
relazione fondamentale della statica grafica, che sar messa in evidenza verso la
muratura
fine del XIX secolo: si tratta di un uso alquanto anomalo del poligono delle forze
per esprimere lequilibrio di un sistema di forze concorrenti.
Lautore osserva che se tre forze F1, F2, F3, convergenti in un punto, sono in
equilibrio, le loro intensit debbono essere in proporzione con i lati di un
triangolo perpendicolari alle direzioni delle forze medesime.
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Le prime teorie
statiche sullarco
in muratura
Riassumendo il cuneo costituito dalla parte superiore della volta, al di sopra del
giunto di rottura, che cala per il peso proprio, tende a far ruotare il piedritto,
solidale con la restante porzione della volta, attorno al punto H.
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4.3.
Le due
memorie
di
Claude
Antoine
Couplet
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Couplet
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Sul tema degli archi, delle volte e delle cupole si svilupparono anche in Italia,
nella seconda met del Settecento, interessanti e vivaci studi, che condussero alla
formazione di veri e propri trattati sullargomento, dove rintracciabile una
sintesi completa delle conoscenze statiche del tempo intorno alle costruzioni in
muratura.
Fra tutti eccelle sicuramente lopera di Mascheroni, intitolata Nuove ricerche
sullequilibrio delle volte (1785), che vale allabate bergamasco la cattedra di
algebra presso lUniversit di Pavia.
Nel trattato il Mascheroni intende dare forma analitica rigorosa ai principali
problemi che intervengono nel progetto degli archi e delle cupole.
Il primo capitolo riguarda lequilibrio dei sistemi articolati di aste, ossia di pi
travi connesse da cerniere, a foggia di poligono. In particolare vengono presi in
esame il tetto quadrangolare ABDE e il tetto pentagono ABCDE della figura
sottostante.
4.4.
La cultura
scientifica
italiana
Un affinamento del modello che sar poi messo in luce qualche anno dopo,
consiste nel supporre che le quattro o le cinque stanghe siano trattenute
reciprocamente e sul suolo da superficie di appoggio dotate di attrito secondo un
coefficiente fs.
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La cultura
scientifica
italiana
2. Leonardo Salimbeni
Tra gli studi sul tema degli archi e delle volte, opportuno segnalare anche il
notevole trattato Degli Archi e delle Volte di L. Salimbeni.
A differenza dei suoi predecessori il Salimbeni si interessa molto dei problemi
che insorgono anche nel corso della costruzione di una volta: come premono i
conci sulla centina, in che misura rispetto al loro peso, sino a quale segno
occorre prevedere una sovracentina per impedire lo sfiancamento dei conci
prossimi allimposta.
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4.5.
Gli ulteriori
sviluppi
nel
XIX secolo
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Secolo XIX
Tutte queste cose vennero alla luce per gradi, non senza passare per equivoci o
falsi obiettivi.
Audoy
Le formule analitiche di Audoy per le volte a tutto sesto , ad arco di cerchio,
ovali, dotate di diversi estradossi, hanno reso grandi servizi agli ingegneri. La
sua ricerca consiste soprattutto nellindividuare i giunti di rottura alle reni che
corrispondono al massimo della spinta orizzontale in chiave nelle condizioni di
equilibrio limite per scorrimento o rotazione. Si tratta quindi di un calcolo a
rottura, dove lautore consiglia di assumere un coefficiente di sicurezza pari a
due per gli edifici pi impegnativi. Purtroppo le formule sono estremamente
complicate, per cui numerosi ingegneri militari, negli anni successivi, hanno
tentato di apportare le necessarie semplificazioni.
Lam e Clapeyron
In Russia Lam e Clapeyron nel 1823 pubblicarono la Memoria sulla stabilit
delle volte in occasione della ricostruzione della chiesa di SantIsacco a San
Pietroburgo. Essi, adottando esclusivamente lipotesi di rottura per rotazione
delle volte cilindriche, sotto la forma di quattro pezzi articolati agli estremi,
senza scorrimento, sono condotti, per la determinazione dei giunti di rottura o
del massimo della spinta, a risultati analoghi a quelli ottenuti da Audoy, secondo
la teoria di Coulomb, con applicazioni originali.
Partendo dallipotesi che i piani dei giunti di rottura, invece di essere normali
allintradosso siano verticali e paralleli allasse, essi determinano con
considerazioni a priori relative al profilo medio di una volta a botte, linfluenza
di un sovraccarico pi o meno vicino al punto di rottura delle reni, la sua
migliore ripartizione intorno a questo punto, e concludono con il seguente
teorema che bene si applica alle volte ribassate: il punto di rottura
sullintradosso tale che la sua tangente incontra lorizzontale per la sommit
dellestradosso in chiave, sulla verticale del centro di gravit della parte
superiore della semi-volt alla quale tale punto di rottura appartiene.
Gli autori traggono qui un procedimento grafico per definire questo stesso punto,
per mezzo di una curva ausiliaria, che non ha altra difficolt se non la
determinazione dei centri di gravit o dei momenti delle parti superiori relative a
ogni ipotesi di posizione del punto di rottura. Lanalisi riferita al calcolo di una
volta a botte qui estesa al caso delle cupole, supponendone la divisione in fusi,
secondo piani meridiani verticali e giungendo alla osservazione, poi utilizzata
per la stesura di tabelle operative: in volte simili, la posizione dei giunti di
rottura non dipende dalle dimensioni assolute, ma in funzione soltanto dei
rapporti tra i raggi dellintradosso e dellestradosso.
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Secolo XIX
Luigi Navier
Il Navier si occup di statica degli archi e delle volte e nel suo celebre testo
Rsem de Leons del 1826 introduce la considerazione della tensione che si
distribuisce in ogni punto dei letti trasversali.
Coulomb si preoccupava della condizione limite di equilibrio senza riguardo alla
resistenza a compressione del materiale; perci egli poteva collocare la spinta
orizzontale in chiave sullestradosso e la forza di compressione per il giunto di
rottura sullintradosso. Invece Navier riferisce il calcolo a una situazione limite
pi severa, in cui ancora le sezioni Aa e Mm sono effettivamente reagenti con
tensioni di compressione sopportabili dal materiale. Conseguentemente la
distribuzione delle tensioni pu essere al pi triangolare, presentando valore
nullo, rispettivamente, in A e in m.
Da ci risulta:
1. che la risultante delle pressioni normali al giunto deve passare a una
distanza dal lembo pi compresso uguale a un terzo della larghezza
effettiva di tale giunto
2. che la pressione in questo lembo il doppio di quella che avrebbe luogo
nellipotesi di una ripartizione uniforme sulla superficie intera del giunto.
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Secolo XIX
F. J. Gerstner
Il Gerstner introduce per la prima volta due nozioni in seguito largamente usate
dagli studiosi degli archi: la linea di resistenza e la linea di pressione.
La prima il poligono che congiunge i centri di pressione su ognuno dei piani
dei giunti; il poligono si muta in linea curva se i giunti sono infinitamente
numerosi e sottili. La seconda linviluppo delle rette dazione delle forze
reattive tra giunto e giunto. Le due linee sono generalmente distinte.
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Secolo XIX
E. Mry
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Secolo XIX
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5.1.
La
rivoluzione
industriale
5.2.
Edifici civili
Il primo esempio di edificio con colonne e travi in ghisa racchiuse tra pareti
esterne in muratura lo stabilimento a sette piani del 1801 progettato a
Manchester da Boulton e Watt; ma pur essendo abbastanza frequente la
sostituzione della parete piena con elementi verticali di ghisa, nelle regioni
industrializzate, restano ancora episodiche le ossature integralmente
metalliche: occorrer attendere sino alla seconda met dell'Ottocento. Del
resto, una soluzione soddisfacente ai vari tentativi per sostituire il ferro al
legno nei solai cominci ad apparire dopo il 1836 con la produzione
industriale delle travi a doppio T.
Ma gi da tempo l'edilizia popolare per i cosiddetti edifici di pigione alle
periferie delle grandi citt, aveva adottato procedimenti costruttivi e tipologie
strutturali pi flessibili, dove il muro perdeva la sua funzione statica a favore
del pilastro.
Anche nella realt poco industrializzata dell'Italia, Alessandro Antonelli
(1798-1888) aveva operato in questo senso, elaborando un sistema di
scheletro in muratura costituito da pilastri di mattoni (da lui definiti
fulcri), da archi ribassati a spinta eliminata con catene inserite nello
spessore della muratura e da solai realizzati con volte, il tutto sempre in
mattoni. Lesperimento, la cui compatibilit economica era certamente
connessa alla perizia delle maestranze e al basso costo della manodopera,
un precedente culturale della grande diffusione delle strutture a scheletro in
cemento armato che proprio in Italia ebbe a verificarsi sin dai primi anni del
nostro secolo e poi sempre con maggior intensit, pur senza passare
attraverso la mediazione delle costruzioni metalliche.
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5.3.
Il ferro
nella
costruzione
dei ponti
Nella costruzione dei ponti si pu dire che l'ingresso della ghisa e del ferro
interviene ancor prima che fossero intese le potenzialit strutturali di questi
materiali. Significativo il caso del ponte sul Severn ad Ironbridge presso
Coalbrookdale, opera di A. Darby, intorno agli anni 1776-79. Per la prima
volta la ghisa adoperata come elemento fondamentale della costruzione. Le
nervature principali furono fuse, come un'enorme scultura in getti lunghi
circa 21 metri, su forme di sabbia aperte da un altoforno costruito
appositamente, quindi trasportate per via fluviale sul posto e sollevate con
funi e unite in chiave. Non furono impiegati n chiodi, n bulloni.
Ancor pi significativo il caso dei ponti progettati o costruiti verso la fine
del XVIII secolo, dove la ghisa trattata al modo della pietra, come
materiale ben resistente a compressione: ad esempio, per il ponte tra
Sunderlande Monkwearmount gettato nel 1796 sul Wear, dove Burdon
adott una struttura a sei archi affiancati, ognuno di 125 pannelli cavi di
ghisa, collegati trasversalmente a quelli dell'arco vicino da sbarre di ferro
fucinato. Lo stesso concetto sar usato anche in Francia dal Lamande per il
ponte Austerlitz a Parigi (1801-1806).
Gradualmente l'uso del ferro condusse gli ingegneri ottocenteschi ad
esprimere nuove forme strutturali che, affrancandosi dagli schemi
tradizionali connessi ai ponti in muratura e in legno, valorizzassero meglio le
notevoli capacit di resistenza a trazione e a compressione del metallo. E qui
si iscrive certamente l'interessante e movimentata storia dei ponti sospesi.
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Il ferro
nella costruzione
dei ponti
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5.4.
Le grandi
coperture
e le
esposizioni
universali
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6.1.
Mutamenti
linguistici
linguaggio
linguaggio
linguaggio
linguaggio
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6.2.
Uso del
calcolatore
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Il metodo degli
elementi finiti
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Il metodo degli
elementi finiti
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Il metodo degli
elementi finiti
Si possono addurre altri esempi. Le due figure sotto riportate sono prese da un
testo classico sugli elementi finiti di O. C. Zienkiewicz e riguardano l'analisi
della tensione in una diga a gravit, nell'ipotesi di stato piano (fig. a): come si
vede, lo studio esteso anche al terreno sottostante tenendone presenti le
caratteristiche geologiche. Nella fig. b appare il risultato finale, ossia la
individuazione delle tensioni e delle direzioni principali in ogni elemento sotto
l'azione combinata del peso proprio e della pressione dell'acqua: entrambe le
azioni sono intese come forze esterne.
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