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IRREGOLARIT E LE CENSURE

NELLESERCIZIO DEL MINISTERO PASTORALE

Relazione del 25 marzo 2014


Juan Ignacio Arrieta
Segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi

1. La nozione di foro interno.


Lespressione foro interno normalmente usata nel linguaggio parlato
nel contesto logico dellidea di privacy, come ambito di autonomia e di non
soggezione, o per designare materie che riguardano esclusivamente la coscienza
personale.
Nessuna di queste accezioni corrisponde al significato proprio del
termine nellordinamento giuridico della Chiesa. In senso stretto, foro interno
semplicemente un modo di agire, nascosto e senza pubblicit, della potest
ecclesiastica di giurisdizione (potestas regiminis, c. 129 CIC).
La formazione del concetto di foro interno e la sua distinzione con quello
esterno ha avuto, nei secoli, un corso lento e travagliato. Al momento della
codificazione canonica del 1917 si gener un grave errore confondendo foro
interno, di valenza giuridica, e foro della coscienza, che ha invece
dimensione morale. In questo modo si confondeva lordine giuridico con quello
morale e il potere giuridico col potere sacramentale di perdonare i peccati.
Tale confusione stata finalmente superata nel Codice del 1983. Il can.
130 parla di ununica potest di giurisdizione nella Chiesa che esercitata
abitualmente nel foro esterno, ma alle volte soltanto nel foro interno 1.

1 Potestas regiminis de se exercetur pro foro externo, quandoque tamen pro solo foro
interno, ita quidem ut effectus quos eius exercitium natum est habere pro foro externo,
in hoc foro non recognoscantur, nisi quatenus id determinatis pro casibus iure
statuatur

Ci indipendentemente dal fatto che l'atto di foro esterno comporti anche


un obbligo di coscienza, perch ogni battezzato tenuto a rispettare le leggi
canoniche e ad ubbidire alle indicazioni dellautorit ecclesiastica.

2.- La giurisdizione della Penitenzieria nel foro interno


Essendo unattivit giurisdizionale della Chiesa, i soggetti con capacit di
realizzare atti di foro interno sono la Santa Sede, per tutta la Chiesa, e il
rispettivo Ordinario per i propri fedeli nelle questioni non riservate alla Santa
Sede: non il confessore che pu perdonare i peccati, salvo che riceva facolt.
La Penitenzieria Apostolica il Dicastero della Santa Sede incaricato del
foro interno. La Penitenzieria un tribunale peculiare, che giudica e conosce
attraverso lautodenuncia del penitente, che rende testimonianza delle
circostanze del proprio reato. Cos funziona il foro interno, che una
giurisdizione volontaria, non contenziosa, che si mette in atto con la spontanea
e riservata manifestazione allautorit competente, fatta dal fedele stesso o, a
volte, da terza persona a suo nome, di fatti o situazioni a cui lordinamento
canonico lega una sanzione inabilitante, per, la cui effettivit (leffettivit della
sanzione stessa) rimane spesso occulta.
Ci che risulta maggiormente decisivo per far scattare lattivit di foro
interno non principalmente il carattere nascosto o la non pubblicit del fatto,
in s stesso, ma principalmente lincertezza sulleffettivo avverarsi della
sanzione penale (o dellimpedimento, o dellirregolarit, ecc.), che solo il
soggetto pu attestare, riconoscendo la consapevolezza di essere incorso in tale
divieto.
Un aborto procurato, per esempio, potrebbe risultare un fatto notorio
nellambiente familiare, tra gli amici, ecc.; ma il soggetto a poter dichiarare che
non aveva agito con timore o con ignoranza, ma era consapevole della sanzione
penale che comportava la sua azione e che, di conseguenza, effettivamente
incorso nella censura.

Questa

personale

ammissione

di

colpevolezza,

riservatamente

manifestata dal reo, determina a sua volta la riservatezza dellautorit


nellesercizio della giurisdizione, nel desiderio di incoraggiare i fedeli ad
attingere a questa forma di potest della Chiesa che di perdono e di
scioglimento dei debiti sempre che occorre, garantendo nel contempo il pieno
rispetto della buona fama del fedele (can. 220 CIC).
Nel foro interno agisce solo chi ha giurisdizione. Il Confessore non
esercita la giurisdizione della Chiesa, ma amministra un Sacramento: perdona i
peccati in nome di Dio; non assolve da una sanzione penale o dispensa da una
legge della Chiesa.

3.- Alcune caratteristiche del foro interno


Vediamo alcune caratteristiche dellattivit in foro interno:

a) Iniziativa dellinteressato
La giurisdizione nel foro interno paradigma di giurisdizione volontaria,
non contenziosa. Solo linteressato in grado di far scattare la giurisdizione di
foro interno perch ordinariamente solo lui in grado di certificare la verit dei
fatti sottostanti.

b) Provvedimento giuridico occulto


Latto che viene richiesto allautorit un atto di giurisdizione occulto,
derivante tanto dalla natura ugualmente occulta dei fatti su cui poggia, quanto
dal modo riservato con cui stata attivata la giurisdizione da parte
dellinteressato.

c) Atto giurisdizionale di natura remissiva


La giurisdizione nel foro interno ha necessariamente natura remissiva, di
perdono. Non dato imporre atti giuridici di sottomissione nel solo foro

interno: tutti i comandi giurisdizionali di autorit sono di foro esterno, e quindi


possono essere oggetto di ricorso amministrativo.
Esercitare la giurisdizione in foro interno non una sorta di optional
nelle mani dellautorit ecclesiastica; il principio proprio linverso: la
giurisdizione di foro interno viene attivata dal fedele quando in maniera
spontanea fa ricorso allautorit e chiede una dispensa.

d) La sicurezza giuridica e il problema della prova


Latto giurisdizionale di foro interno risulta giuridicamente efficace e non
occorre ripeterlo nel foro esterno; tuttavia, essendo occulto, pone un problema
di sicurezza giuridica e di pubblicit, relativo in sostanza all'aspetto probatorio.
Per prevenire questo problema, lesperienza ha consolidato forme
discrete e anonime di poter certificare esternamente, se necessario, la
concessione delle opportune dispense, ecc., come quella indicata nel can. 1082
CIC.

e) Il passaggio da un foro allaltro


Lincomunicabilit dei due fori interno ed esterno, il principio generale,
principio che ha alcune eccezioni. Una causa iniziata nel foro esterno mai pu
essere poi portata nel foro interno, ad eccezione del caso previsto dal can. 64
CIC.
Invece, in certi casi, cause poste nel foro interno possono trasferirsi
allesterno, perch lautorit si vede nella necessit di prevenire lo scandalo dei
fedeli Dichiarando nel foro esterno una censura di foro interno.

4. Le irregolarit canoniche: questioni generali


Si chiamano irregolarit canoniche determinate proibizioni di carattere
permanente stabilite dalla legge canonica per ricevere o per esercitare lOrdine
sacro. Essendo permanente, lunica soluzione al divieto la dispensa. Simili alle

irregolarit sono gli impedimenti che, per, non sono permanenti e


possono cessare per cause varie.
Il Codice orientale non fa distinzioni tra irregolarit e impedimenti.
Cosa c allorigine delle irregolarit e degli impedimenti? Linteresse da
tutelare la dignit del ministero ordinato.
Come afferma il n. 1578 del Catechismo della Chiesa Cattolica, nessuno ha
un diritto a ricevere il sacramento dellOrdine; infatti, questo sacramento non
pu essere ricevuto che come un dono immeritato.
Anche se la chiamata agli ordini procede sempre dal rispettivo Ordinario,
per assicurare il dovuto rispetto per il ministero ecclesiastico sin dal Concilio di
Nicea (can. XVII) la Chiesa ha stabilito un sistema di divieti e irregolarit.
Le irregolarit non sono pene canoniche, n hanno la finalit di punire un
delinquente. Lirregolarit un divieto funzionale alla protezione della dignit
del ministero, per

allontanare chi abbia commesso in passato atti di un

determinato genere (normalmente delitti), mentre non vi sia una esplicita


dispensa. Lirregolarit risulta autonoma dalle vicende della sanzione penale, e
dalla cessazione della pena: chi provoca aborto, per es., oltre a cadere in
scomunica, diventa irregolare per ricevere lordine (o per esercitare lordine se
era stato gi ordinato). Lirregolarit sussiste anche dopo lassoluzione dalla
scomunica, in attesa di una specifica dispensa che prenda direttamente in esame
il ravvedimento della persona in funzione dellesercizio ministeriale.
Proprio perch non hanno carattere penale, lignoranza delle
irregolarit e degli impedimenti non esime dai medesimi (can. 1045 CIC). Un
soggetto pu trovarsi in una oggettiva situazione di irregolarit anche senza
esserne consapevole e senza avere per questo una responsabilit morale, il che
non avviene con le pene canoniche (cfr. cann. 1323, 2, 1324 1, 9 CIC).
Lirregolarit riguarda, dunque, un fatto oggettivo.

5. Le irregolarit canoniche

Vediamo in concreto quali sono le irregolarit attualmente esistenti nel


Codice, distinguendo quelle che riguardano la ricezione degli Ordini e quelle
invece relative al loro esercizio.

a) Irregolarit per ricevere gli Ordini


Le irregolarit per ricevere gli Ordini si riferiscono, anzitutto, a
qualunque grado del sacramento

diaconato, presbiterato o episcopato ,

facendo illecita, ma non invalida, lordinazione (can. 1044 1 CIC).


Venendo rapidamente alle concrete fattispecie, il can. 1041 CIC stabilisce
sei irregolarit per ricevere gli Ordini; ad eccezione della prima, tutte le altre
sono da collegare ad un precedente fatto delittuoso:
1) La prima irregolarit riguarda chi affetto da qualche forma di
pazzia o da altra infermit psichica, per la quale, consultati i periti, viene
giudicato inabile a svolgere nel modo appropriato il ministero (can. 1041, 1
CIC; cfr. can. 762 1 CCEO).
2) La seconda irregolarit riguarda chi ha commesso il delitto di
apostasia, eresia o scisma (can. 1041, 2 CIC; cfr. can. 1364 CIC; cfr. can. 762 2
CCEO). Questa irregolarit esige, dunque, una esternazione effettiva poich il
fatto non deve considerarsi effettivamente compiuto, se nessuno raccoglie
quella dichiarazione o manifestazione (can. 1330 CIC).
3) La terza irregolarit riguarda chi ha attentato il matrimonio anche
soltanto civile, o perch lui stesso impedito da vincolo matrimoniale o da
ordine sacro o da voto pubblico perpetuo di castit dal contrarre matrimonio,
oppure ha attentato il matrimonio con una donna sposata validamente o legata
dallo stesso voto (can. 1041, 3 CIC; cfr. can. 762 3 CCEO) .
4) La quarta irregolarit concerne chi ha commesso omicidio volontario
o ha procurato l'aborto, ottenuto l'effetto, e tutti coloro che vi hanno cooperato
positivamente (can. 1041, 4 CIC; cfr. can. 762 4 CCEO; cfr. cann. 1397, 1398
CIC). Come si sa, a questo punto richiesta una cooperazione positiva senza

la quale non si sarebbe commesso il fatto delittuoso (cfr. can. 1329 2 CIC).
5) La quinta irregolarit riguarda chi ha mutilato gravemente e
dolosamente se stesso o un altro o ha tentato di togliersi la vita (can. 1041, 5
CIC; cfr. can. 762 5 CCEO). La norma esige, dunque, un atto pienamente
deliberato, e non basta la sola negligenza anche se colpevole.
6) Infine, la sesta irregolarit del can. 1041 CIC concerne chi ha posto un
atto di Ordine riservato a coloro che sono costituiti nell'ordine dell'episcopato o
del presbiterato, o essendone privo o avendo la proibizione di esercitarla in
seguito ad una pena canonica dichiarata o inflitta(can. 1041, 6 CIC; cfr. can.
762 6 CCEO) .
Queste sarebbero le sei irregolarit per accedere agli Ordini di cui parla il
Codice di Diritto Canonico, parallele a quelle che il Codice orientale chiama
impedimenti. Di esse tre sono riservate alla Santa Sede, cio, alla Penitenzieria
Apostolica: se c stato un delitto di apostasia, eresia o scisma, quando si
attentato matrimonio, commesso omicidio o aborto; le altre le pu dispensare
lOrdinario.
Quando alcuna di queste azioni compiuta dopo lordinazione,
lirregolarit impedisce lesercizio degli ordini ricevuti o lacceso a nuove ordini
sacre.

b) Irregolarit per esercitare gli ordini


Anche le irregolarit riguardanti il loro esercizio hanno per finalit la
protezione della dignit del ministero. Mi limito a farne lelenco (cann. 1044 1
CIC, 763 CCEO).
irregolare per esercitare gli ordini:
anzitutto chi le ha ricevute illegittimamente perch impedito da
qualche irregolarit che non stata dispensata;
il chierico che commette delitto di apostasia, eresia o scisma;
chi ha commesso delitto di mutilazione o tentato suicidio;

chi commette usurpazione di funzioni ecclesiastiche o non osserva il


divieto di esercitare gli ordini.

chi

attenta

matrimonio,

essendo

vincolato

dallimpedimento

dellOrdine (cfr. can. 1394 CIC);


il chierico che commette omicidio o aborto, o cooperi positivamente in
uno di questi delitti;
Solo le due ultime irregolarit per esercitare gli ordini sono riservate alla
Penitenzieria Apostolica.

6. Gli impedimenti riguardo la ricezione o lesercizio dellordine


Molto simili a queste irregolarit permanenti, per ricevere o esercitare
gli Ordini, sono gli impedimenti per ricevere o esercitare gli Ordini. In questo
caso, per, il divieto solo temporaneo e pu venir meno senza bisogno di
dispensa, cio quando la causa impedente rimossa.
Gli impedimenti hanno per noi minore interesse poich normalmente si
risolvono in foro esterno. Nel Codice appaiono tre impedimenti per ricevere gli
ordini (can. 1042 CIC) e due per esercitare gli ordini.

a) Impedimenti per ricevere gli ordini


1) L'uomo sposato, a meno che non sia legittimamente destinato al
diaconato permanente. Nella disciplina orientale, com risaputo, non c
questo impedimento, anche se pu essere introdotto nel diritto particolare di
una Chiesa sui iuris (can. 764 CCEO). Questo lunico impedimento per ricevere
gli Ordini riservato alla Santa Sede.
2) Chi svolge un'amministrazione vietata ai chierici a norma dei cann.
285 e 286 CIC di cui deve rendere conto, fintantoch, lasciato l'ufficio e
l'amministrazione e fatto il rendiconto, divenuto libero (can. 1042, 2 CIC;
can. 762 1, 7 CCEO).

3) Infine, il can. 1042 CIC considera impedito a ricevere gli Ordini il


neofita, a meno che, a giudizio dell'Ordinario, non sia stato sufficientemente
provato (can. 1042, 3 CIC; can. 762 1, 8 CCEO). Neofita ladulto che si
converte alla fede ed battezzato dopo i quattordici anni (cfr. can. 863 CIC).

b) Impedimenti per esercitare gli ordini


Oltre a questi, vi sono due impedimenti per esercitare lOrdine gi
ricevuti. Il primo, ovviamente, riguarda chi essendo impedito a ricevere gli
Ordini, li ha ricevuti illegittimamente (can. 1044 2, 1 CIC). Come accadeva
nel caso delle irregolarit, la ricezione dellOrdine sacro con uno di questi
impedimenti in se stessa valida, ma lordinato diffidato dallesercitare gli
ordini mentre sussiste la causa della proibizione.
Il secondo impedimento per esercitare gli ordini riguarda chi affetto
da pazzia o da altre infermit psichica (can. 1044 2, 2 CIC). In tale ipotesi, la
cessazione dellimpedimento canonico dipender dal giudizio del proprio
Ordinario, dato sulla base di un positivo parere facoltativo.
Ecco, in sintesi, il quadro complessivo delle irregolarit e degli
impedimenti concernenti il Sacramento dellordine. Vediamo brevemente
come possono cessare queste due proibizioni.

7. Cessazione e dispensa degli impedimenti e delle irregolarit


Come si detto, gli impedimenti cessano perch viene meno la causa del
divieto o mediante dispensa. Le irregolarit, invece, essendo permanenti,
possono cessare solo per dispensa.
Questo intervento dispensatore avviene alle volte nel foro esterno se le
circostanze che hanno prodotto lirregolarit o limpedimento hanno natura
pubblica. Altre volte, invece, la loro esistenza non nota e latto giurisdizionale
di dispensa si realizza nel foro interno.
Tuttavia, il can. 64 CIC consente che, nelleventualit che sia stata

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denegata nel foro estero la dispensa da parte di un Dicastero della Curia


Romana, si faccia ricorso successivamente davanti alla Penitenzieria nel foro
interno, anche senza ottenere lassenso del Dicastero che inizialmente era
intervenuto.
Come agire, allora, quando il soggetto o il suo confessore si accorgono
dellesistenza di una irregolarit o di impedimento? A chi rivolgersi
mantenendo la necessaria riservatezza? In questi casi occorre, quanto prima, far
ricorso scritto, attraverso un confessore e senza indicarne il nome (can. 1048
CIC) allAutorit competente per dare la dispensa. Il confessore, in questo caso,
un esecutore di rescritto: un semplice intermediario che non potr dispensare,
perch la dispensa un atto giurisdizionale diverso dallatto sacramentale di
perdonare i peccati.
Chi allora competente per dispensare? Il principio generale questo: a
meno che la causa non sia stata riservata alla Santa Sede, lOrdinario cio, il
Vescovo e i suoi Vicari e i Superiori maggiori degli Istituti di Vita Consacrata
clericali pu dispensare dagli impedimenti e dalle irregolarit a tutte le
persone sottoposte alla propria giurisdizione.
Dal punto di vista formale, quali dati occorre fornire allautorit perch
essa possa essere accordata? Il Codice ne indica tre (can. 1049 CIC): 1) le
domande debbono indicare tutte le irregolarit e tutti gli impedimenti in cui si
caduti, anche se poi la dispensa vale ugualmente per quelli taciuti in buona fede;
2) nelle richieste di dispensa per omicidio volontario o procurato aborto,
necessario ad validitatem indicare il numero dei delitti commessi; 3) la dispensa
per ricevere gli ordini che sar concessa vale per poi tutti gli ordini.
C, infine, il problema di come agire quando ad un chierico che
irregolare o impedito gli viene spontaneamente richiesto un atto del proprio
ministero. Come comportarsi allora? In tali circostanze le esigenze proprie della
salus animarum dei fedeli introducono una sorta di puntuale sospensione dei
divieti prima considerati (can. 1048 CIC). Cos, chi impedito da una

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irregolarit pu esercitare l'Ordine, se si verificano insieme queste tre


condizioni: a) che si tratti di una irregolarit occulta e che il caso sia ritenuto
urgente; b) che in quel momento non sia possibile far ricorso allAutorit che
possa dispensare; c) che il mancato esercizio dell'Ordine possa comportare
rischio di grave danno o infamia.

8. Le censure nel contesto generale delle pene canoniche


Nella seconda parte di questo intervento devo, invece, riferirmi ad una
cosa del tutto differente di cui si occupa anche la Penitenzieria Apostolica:
lassoluzione di censure nel foro interno, cio, lassoluzione di vere pene
canoniche in cui si caduti per aver commesso un reato.

a) Nozione di censura canonica


Per capire il meccanismo, occorre ricordare brevemente alcune nozioni:
cosa una censura, quali tipi di censura vi sono, quali sono le loro conseguenze
ecclesiali, e come si arriva al perdono delle censure.
Cominciamo con la prima questione: che cosa una censura? Il Diritto
canonico la concepisce come un tipo di pena priva il battezzato che ha
commesso un delitto di alcuni beni spirituali finch non cessi dalla contumacia
cio, finche non si penta e venga assolto (cfr. can. 2241 CIC 17).
Proprio in queste ultime parole finch cessi dalla contumacia si
trova la finalit ecclesiale della censura. La censura un tipo di sanzione detta
medicinale che intende provocare soprattutto il pentimento del reo, la sua
conversione, fino al punto che raggiunto tale scopo, nel momento in cui il
soggetto si pente, emerge il diritto di essere perdonato e assolto dalla censura.
Proprio per questo, non sono concettualmente possibili le censure perpetue.
b) Le pene latae sententiae
Per questa sua finalit, le censure canoniche venono frequentemente ma
non sempre applicate latae sententiae.

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Si chiamano cos latae sententiae le pene canoniche in cui si incorre


automaticamente, per il solo fatto di aver commesso un determinato reato senza
lintervento di pubblico di alcun giudice o autorit, e

senza che la pena

trascenda alla collettivit: la sola coscienza del soggetto a farne da giudice, ma


perci occorrono certamente alcune garanzie poich altrimenti tutto cadrebbe in
un banale soggettivismo e nella completa insicurezza giuridica. Ci vuole la
contumacia.

c) Lesigenza della contumacia


Infatti, per far funzionare lautomatismo proprio delle pene latae
sententiae, perch sia accettabile prescindere da un giudice che imponga in
modo certo una sentenza di condanna, occorre che il soggetto si trovi in
contumacia, cio, che abbia chiara consapevolezza del fatto delittuoso e sappia
che la sua condotta non solo moralmente cattiva, ma che punita dalla Chiesa
con una sanzione canonica.
Per questa ragione, perch vi sia la necessaria sicurezza sul reato che
consenta di prescindere dal giudice, nelle pene latae sententiae il diritto canonico
esige la totale assenza di attenuanti che possano diminuire o, quando meno,
non rendere del tutto palese la responsabilit del reato: se concorre alcuna delle
attenuanti indicate dal can. 1324 3 CIC il reo non incorre nella pena latae
sententiae.
Nel Diritto canonico orientale manca la pena latae sententiae. Al suo posto,
invece, vi sono i peccati riservati (cann. 727-729 CCEO) che rappresentano una
limitazione alla facolt di assolvere che hanno i confessori. Alla Sede Apostolica,
e quindi alla Penitenzieria Apostolica, riservato assolvere da due peccati: la
diretta violazione del sigillo sacramentale e lassoluzione del complice nel
peccato contro la castit (can. 728 1 CCEO).

9. Tipi di censura

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Tre sono le censure canoniche presenti nel Codice: scomunica (can. 1331
CIC), interdetto (can. 1332 CIC) e sospensione (cann. 1333-1334 CIC);
questultima applicabile solo ai chierici. Le tre implicano, soprattutto, la
proibizione di ricevere o di celebrare tutti o alcuni dei Beni che la Chiesa d
ai propri fedeli, in particolare la ricezione dei Sacramenti; la sospensione, nel
caso dei chierici, comporta anche il divieto di esercitare tutti o alcuni atti di
ministero. Vediamo brevemente ciascuna di esse.
a) La censura di scomunica
La scomunica comporta la perdita della comunione nella sua dimensione
giuridica e sociale, senza che ci pregiudichi la comunione mistica con la Chiesa
e con Cristo in quanto tale, che si perde col peccato. Secondo il can. 1331 CIC
allo scomunicato fatto divieto
di partecipare attivamente alla celebrazione del Sacrificio eucaristico o
ad altra cerimonia di culto;
di celebrare i Sacramenti od i sacramentali e di ricevere i Sacramenti;
di svolgere funzioni in uffici, ministeri o incarichi ecclesiastici, o porre
atti ecclesiastici di governo.
Quando la scomunica inflitta o dichiarata in foro esterno dallautorit,
agli anteriori divieti sopraggiungono dei nuovi.
Questa la excomunica maior, del can. 1434 del Codice orientale.

c) La censura di interdetto
Il secondo tipo di censura linterdetto, una pena medicinale che priva di
partecipare a determinati Beni spirituali della Chiesa, senza per comportare la
perdita della comunione ecclesiale.
Nel diritto orientale simile alla cosiddetta scomunica minore (cfr. can.
1431 CCEO).

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In sostanza, a chi interdetto vengono proibite due cose: partecipare


attivamente alla Santa Messa o ad altra cerimonia di culto e celebrare
Sacramenti e sacramentali o ricevere sacramenti.

d) La censura di sospensione
Infine, la terza censura la sospensione che si applica unicamente ai
chierici, e ha per effetto il divieto di realizzare atti ministeriali, sospendendo
dallesercizio dell'Ordine, dalla giurisdizione o dall'ufficio.
Come negli altri, gli effetti giuridici di questa censura variano a seconda
del modo di imposizione della pena. Se la sospensione avviene latae sententiae
(can. 1334 2 CIC), al chierico proibito lesercizio di tutti gli atti della potest
di ordine, della potest di governo e di quelli legati alla funzione o ufficio che
occupa.
Di regola, le proibizioni derivate dalla sospensione riguardano solo la
liceit degli atti posti dal chierico. Eccezionalmente, per, possono causare
anche linvalidit degli atti di potest di governo.

10. Interruzione degli effetti giuridici delle censure


Le considerazioni che abbiamo appena fatto mettono in rilievo le
conseguenze di ordine pastorale che pu avere una censura canonica quando
viene colpito un ministro sacro. In tali situazioni, il reo privato del Bene
prezioso del proprio ministero, ma nel contempo risulta danneggiata la
comunit dei fedeli, perch viene privata del suo servizio ministeriale.
Per questo importante motivo, in ragione della priorit che ha nella
Chiesa la salus animarum e la tutela dei diritti dei fedeli concretamente, il
diritto ai sacramenti , il Diritto stabilisce che in alcune situazioni vengano
sospesi i divieti delle censure, permettendo cos il servizio ministeriale del reo
in favore dei fedeli. Secondo il can. 1335 CIC, nella necessit di assistere un
fedele in pericolo di morte, viene automaticamente sospesa ogni proibizioni di

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celebrare sacramenti e sacramentali, o di realizzare un atto della potest di


governo.
Se si tratta di censure latae sententiae non dichiarate, non nemmeno
necessario che la situazione sia di pericolo di morte, poich il divieto di
esercitare il ministero comunque sospeso tutte le volte che un fedele chieda
un sacramento, un sacramentale o un atto di governo per una giusta causa
qualsiasi (can. 1335 CIC).

11. La remissione delle censure attraverso lassoluzione


Pentito il reo, si ha diritto alla remissione della censura. Il termine della
sanzione sempre funzionale al raggiungimento di questo pentimento, ma
lestinzione della censura richiede un atto di giurisdizione; si tratta di
unassoluzione diversa da quella sacramentale che ogni confessore con licenza
pu amministrare al peccatore pentito.
a) Lautorit competente per assolvere dalle censure
Lassoluzione dalle censure deferita allAutorit ecclesiastica con
giurisdizione; e quale sia in ogni caso questa Autorit competente dipende dalla
natura del reato e dalle circostanze del reo.
Il principio generale questo: a meno che non si tratti di casi riservati alla
Sede Apostolica, pu assolvere lOrdinario che ha inflitto la censura ferendae
sententiae o, consultato questo, lOrdinario del luogo dove si trova il
delinquente. Se, invece, sono pene latae sententiae non dichiarate, qualunque
Ordinario pu assolvere a chi gli giuridicamente soggetto. Inoltre, nellatto
della confessione, hanno giurisdizione per assolvere da queste censure anche i
vescovi (can. 1355 CIC), il Penitenziere (can. 508 CIC), e il Cappellano di
ospedali, carceri, viaggi in mare ecc. (can. 566 2 CIC).
Nella documentazione scritta c un quadro generale di quali siano le
censure. Dir solo che lattuale Diritto canonico, oltre alle censure specifiche per
il Conclave elettivo del Sommo Pontefice, prevede unicamente sette reati

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punibili con scomunica latae sententiae. Due di questi non sono riservati alla
Sede Apostolica e possono essere assolti dallOrdinario diocesano: lapostasia
eresia e scisma (c. 1364 1 CIC) e laborto procurato. Le altre cinque censure
sono riservati alla Sede Apostolica.
Le cinque scomuniche latae sententiae riservate alla Santa Sede ho gi
avvertito che nel Diritto orientale manca listituto della pena latae sententiae e,
quindi, queste condotte vengono punite in altro modo riguardano la
profanazione delle specie eucaristiche (can. 1367 CIC; cfr. can. 1442 CCEO),
l'aggressione fisica al Romano Pontefice (can. 1370 1 CIC; cfr. can. 1445 1
CCEO), la consacrazione episcopale senza mandato pontificio (can. 1382 CIC;
cfr. can. 1459 1 CCEO), la violazione diretta del sigillo sacramentale (can. 1388
CIC; cfr. cann. 1456, 728 1, 1 CCEO), e il tentativo di assolvere il complice nel
peccato contro il sesto comandamento del Decalogo: dico tentativo, perch, in
questo caso, lassoluzione invalida, a meno che non si tratti di pericolo di
morte (can. 1378 1 CIC; cfr. can. 728 1, 2 CCEO).
Come si sa, nel caso di pericolo di morte, il can. 976 CIC precisa che
ogni sacerdote, anche se privo della facolt di ricevere confessioni [o
addirittura sotto censura che vieti lesercizio dellordine (can. 1335 CIC)],
assolve validamente e lecitamente tutti i penitenti , da qualsiasi censura
[anche se riservata alla Santa Sede] o peccato; perfino del peccato turpe, come
indica il can. 977 CIC, anche se presente un altro sacerdote idoneo. Tuttavia,
nel caso di pene imposte, dichiarate o riservate alla Sede Apostolica, cessato il
pericolo di morte e ristabilita la salute del reo, costui ha l'obbligo di ricorrere
alla Santa Sede.

b) Lassoluzione delle censure. I casi di peso morale (can. 1357 1 e 2)


Quando in Confessione il penitente manifesta di voler essere assolto da
una censura latae sententiae, il sacerdote, che generalmente non sar in possesso
della necessaria giurisdizione, dovr dirgli di tornare di nuovo fra qualche

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tempo per consentire al confessore di fare ricorso allAutorit competente


chiedendo di concedere lassoluzione dalla censura e la penitenza appropriata.
C per una modalit particolare di cessazione che conviene conoscere,
ed dovuta proprio a questo lasso di tempo a cui sottoposta la richiesta
dellassoluzione dalla censura. Pu darsi, infatti, ed ben comprensibile, che il
penitente senta dispiacere e disagio morale per dover attendere a lungo senza
essere perdonato e ricuperare lamicizia con Dio: addirittura tale disagio da
provocare da parte del confessore, almeno nella maggioranza dei casi.
In tali casi, il confessore pu rimettere nel foro sacramentale le censure di
scomunica e di interdetto, che sono quelle che non consentono di ricevere
lassoluzione Sacramentale. Cos, il reo viene assolto dal peccato e almeno
provvisoriamente anche dalla censura.
Da parte del penitente motivo sufficiente per poter fare questa petizione
il desiderio sincero di ricevere l'assoluzione sacramentale e di voler ricuperare
lo stato di grazia, che ovviamente include la cessazione di ogni contumacia e,
quindi, come si detto, fa sorgere il diritto ad essere assolto. Ma deve trattarsi
unicamente di censure latae sententiae di scomunica o interdetto non dichiarate,
e non serve per i casi di sospensione, che si applicano ai chierici (can. 1357 2
CIC).
Nella disciplina orientale prevista una situazione sostanzialmente
analoga. Il can. 729 CCEO dice, infatti, che qualsiasi riserva di assoluzione dal
peccato perde ogni valore in tre casi: 1) se si confessa un malato che non pu
uscire di casa o un fidanzato o fidanzata per celebrare il matrimonio, 2) se, a
giudizio prudente del confessore, la facolt di assolvere non pu essere richiesta
allautorit competente senza un grave disagio del penitente o senza pericolo di
violazione del sigillo sacramentale, e 3) fuori dei confini del territorio nel quale
lautorit che ha posto la riserva del peccato esercita la potest.

12. La funzione di Penitenziere

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Prima di finire vorrei aggiungere qualcosa su come si svolge


normalmente lattivit di foro interno nellambito diocesano.
Come si detto, essendo unattivit giurisdizionale, i soggetti con
capacit per concedere assoluzioni o dispense nel foro interno sono la Santa
Sede, per tutta la Chiesa e nelle materie specificamente riservate ad essa, e
lOrdinario rispettivo nei confronti dei propri fedeli o di quanti, comunque, si
trovino sotto la sua giurisdizione in ragione del territorio, ecc. (c. 136 CIC).
Nellambito diocesano, dunque, tale attivit deferita allOrdinario
diocesano, vale a dire, al Vescovo e al suo Vicario generale 2, che possiedono
potest esecutiva generale ordinaria, e la possono esercitare anche nel foro
interno sacramentale e non sacramentale: dentro e fuori dellamministrazione
del sacramento della Penitenza. Non corrisponde, invece, al Vicario giudiziale
perch la sua una potest solo giudiziale.
Inoltre, per, il diritto e la prassi pastorale hanno delineato lungo il
tempo nelle diocesi una funzione del tutto particolare: quella del Penitenziere
diocesano che svolge un ruolo di singolare rilievo sia dal punto di vista
giuridico e per leducazione della coscienza dei fedeli.
Si potrebbe pensare che la figura del Penitenziere sia obbligatoria
soltanto laddove c una Chiesa cattedrale o un proprio Capitolo di canonici e
che, altrove, cio, nella maggior parte delle diocesi del mondo create nellultimo
secolo e mezzo senza istituire Capitolo, sia solo un compito vagamente
raccomandato dalla Chiesa che il Vescovo potrebbe farne a meno scegliendo,
per esempio, di affidare a tutti i sacerdoti diocesani le facolt che abitualmente
si concedono al Penitenziere. In tale modo, si potrebbe ragionare, risulta
ulteriormente facilitata lattivit pastorale.
Pu darsi che in determinate situazioni pastorali, con grade difficolt di
comunicazioni o grandi estensioni territoriali, sia pastoralmente opportuno un
decentramento del compito affidato al Penitenziere, per esempio in favore di
2 Cf per es. cc. 1047 4, 1048, 1080 CIC.

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tutti i vicari o decani di zona o arcipreti. Ma il compito e la funzione del


Penitenziere, e anche il maggiore disaggio che pu causare ai fedeli doversi
rivolgere a lui qualcosa che serve a formare nei fedeli la coscienza del senso
ecclesiale e della natura di reato, e non solo di peccato, di alcune azioni pi
gravi.
Di fatto, la Propositio n. 7 presentata al Santo Padre a conclusione
dellAssemblea generale del Sinodo dei Vescovi riguardante lEucaristia, in
riferimento Sacramento della Riconciliazione, si limitava a segnalare:
Commendatur, ut Episcopus Paenitentiarium nominet. Il testo era sbagliato,
perch non si tratta di una semplice raccomandazione, ma di un dovere imposta
dal Codice e, perci, il testo definitivo dellEsortazione apostolica venne
puntualmente corretto come riporta adesso il n. 21: Di fronte alla necessit di
riscoprire il perdono sacramentale, in tutte le Diocesi vi sia sempre il
Penitenziere3.
Conviene ricordare quale stato lorigine di questa norma del Codice in
vigore.
Il Codice del 1917, infatti, prescriveva la figura del Penitenziere come
ufficio obbligatorio solo nei Capitoli cattedrali e collegiali con potest ordinaria
e non delegabile di assolvere, solo nel foro interno sacramentale, peccati e
censure riservate al Vescovo4. Era un ufficio legato allorganizzazione capitolare,
non considerato in prospettiva pastorale generale della Chiesa, e quindi non
obbligatorio nei luoghi senza capitolo.
3 Benedetto XVI, ex. ap. Sacramentum Caritatis n. 21, del 22 febbraio 2007.
4 Can. 401. 1. Poenitentiarius canonicus tum ecclesiae cathedralis tum ecclesiae collegialis
obtinet a iure potestatem ordinariam, quam tamen aliis delegare non potest, absolvendi etiam a
peccatis et a censuris Episcopo reservatis, in dioecesi extraneos quoque, et dioecesanos extra
territorium quoque dioecesis. 2. Debet in sede excipiendis confessionibus sibi in capitulari
ecclesia destinata residere tempore ad fidelium commoditatem, iudicio Episcopi, opportuniore
et praesto esse iis qui ad confitenda sua peccata accedunt ipso quoque divinorum officiorum
tempore.

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Un criterio sostanzialmente simile seguirono, dopo il Concilio, i primi


schemi preparati per la revisione del Codex. Di fatto, come il CIC del 1917, lo
Schema Codicis del 19805 prevedeva lufficio di Penitenziario unicamente nei
Capitoli cattedrali e collegiali, con una redazione sostanzialmente coincidente
col 1 del can. 508 CIC6.
Molto alla fine dei lavori, per, in occasione del cos detto Schema
Novissimum del mese di marzo 19827, apparse per la prima volta un nuovo 2
del can. 508, che riguardava le diocesi senza Capitolo di canonici. Il nuovo testo
ben chiaro e conciso: Ubi deficit capitulum, Episcopus dioecesanus sacerdotem
constituat ad idem munus implendum8.
Era stato proprio il Papa, il Beato Giovanni Paolo II ad aver intervenuto
direttamente nel testo nel corso delle riunioni di lavoro per conoscere lesito dei
lavori di revisione codiciale; ed era stato proprio lui a voler separare questa
funzione dallo stretto ambito capitolare rivalutando il relativo ruolo pastorale
per lintera Chiesa.
Il senso della norma risulta chiaro e linterpretazione data dalla dottrina
non ha evidenziato particolari contrasti. Gli autori hanno pi volte osservato,
infatti, che tenendo conto che in molte diocesi non esiste un Capitolo di
canonici, il Legislatore ha ritenuto pastoralmente opportuno che le funzioni
5 Cf PONT. COMM. CODICI IURIS CANONICI RECOGNOSCENDO, Schema Codicis
Iuris Canonici (Patribus commissionis reservatum), Libreria Editrice vaticana,
1980, can. 428, pp. 103-104.
6 Paenitentiarius canonicus tum ecclesiae cathedralis tum ecclesiae collegialis
vi officii habet facultatem ordinariam, quam tamen aliis delegare non potest,
absolvendi in foro sacramentali a censuris latae sententiae non declaratis,
Apostolicae Sedi non reservatis, in dioecesi extraneos quoque, dioecesanos
autem etiam extra territorium dioecesis (can. 508 1).
7 Cf PONT. COMM. CODICI IURIS CANONICI RECOGNOSCENDO,Schema Codicis
Iuris Canonicis, Schema Novissimum, E Civitate Vaticana, 25 martii, 1982, p. 94.
8 Cf PONT. COMM. CODICI IURIS CANONICI RECOGNOSCENDO,Schema Codicis
Iuris Canonicis, Schema Novissimum, E Civitate Vaticana, 25 martii, 1982, p. 94.

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tradizionalmente attribuite al Penitenziere capitolare fossero svolte in altro


modo, ma ci con carattere necessario: il testo adopera la forma imperativa
(constituat) tipica dei mandati tassativi e della volont del Legislatore di
sottrae alla discrezionalit del vescovo lopzione di costituire o meno un tale
incarico9. Si tratta, dunque, di una norma precettiva e il Vescovo deve sollecitare
la doverosa dispensa alla Santa Sede per non eseguirla.
Cos stato ribadito poi dal n. n. 188 del Direttorio per il Ministero
pastorale dei Vescovi promulgato nel 2004 dalla Congregazione per i Vescovi:
Tra gli altri uffici del Capitolo tutti di libera determinazione episcopale deve
annoverarsi quello del penitenziere, con limportante funzione di assolvere dalle censure
canoniche nel foro interno. Laddove non stato costituito il Capitolo dei canonici, il
Vescovo deve nominare un sacerdote che svolga le funzioni di penitenziere10.
Si tratta, dunque, di una funzione necessaria che il Vescovo deve istituire.
Tuttavia, il testo non dice in quale modo debba provvederne. Parla della
funzione, del compito che devessere quello che pastoralmente corrisponde al
Penitenziario, ma la norma lascia al Vescovo la forma realizzarla e, a questo
punto, le opzioni possono essere diverse.
In realt, il can. 508 2 non impone che laddove manca il Capitolo sia
creato un vero e proprio ufficio, nel senso di una carica permanente eretta in

9 Cf tra gli altri, A. SOUSA-COSTA, Commento al can. 508 in Commento al Codice


di Diritto Canonico a cura di P. Vito Pinto, , 2 ed., Roma, 2001, p. 307; P.
PAVANELLO, Commento al can. 508, inCodice di Diritto Canonico Commentato,
Milano, 2001, pp. 453-454; F. LOZA, Comentario al can. 508 in ComEx II/2, 2 ed.,
Pamplona, 1997, pp. 1184-1185; A. SERIAUX, Droit canonique, Paris, 1996, pp. 276277, nota 6; D. ANDRS, Comentario al can. 508, en Cdigo de Derecho
Cannico, Valencia, 1993, pp. 251-252; G. GHIRLANDA, Il diritto nella Chiesa
mistero di comunione, roma, 1990, p. 570; E. OLIVARES DANGELO, voce Cabildo de
canonigos, in Diccionario de Derecho Cannico, Madrid, 1989, p. 80; J.
SNCHEZ, Comentario al can. 508, in Profesores de Salamanca, Cdigo de
Derecho Cannico, Madrid, 1983, p. 274.
10 CONGR. PER I VESCOVI, Direttorio Apostolorum successores per il Ministero
pastorale dei Vescovi, del 22 febbraio 2004, n. 188, Citt del Vaticano 2004.

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astratto ai sensi del can. 145 CIC. Ci che il can. 508 2 impone in modo
tassativo che, dove manchi il canonico Penitenziere perch non c Capitolo, vi
sia sempre un sacerdote incaricato dal Vescovo che svolga stabilmente le
funzioni che altro esercita il Penitenziere.
Pu trattarsi, dunque, di un ufficio ecclesiastico costituito dal vescovo,
o semplicemente di un incarico dato personalmente a un sacerdote al quale il
Vescovo conferisce le necessarie facolt per realizzare un ministero tale e quindi
per esercitare la giurisdizione ecclesiastica nel foro interno. La formula che
venga scelta risulta indifferente a patto che si raggiunga lobiettivo pastorale che
intende il canone: che vi sia un ministero pubblico, stabile e sufficientemente noto
in diocesi in grado di realizzare gli scopi pastorali che li si deve affidare.
Daltra parte, nellambito della propria giurisdizione, il Vescovo
diocesano, oltre a designare il sacerdote di cui al can. 508 2 che realizzi queste
funzioni, potrebbe anche delegare ad altri sacerdoti la potest di assolvere delle
censure latae sententiae non riservate: vale a dire, potrebbe delegare le facolt di
foro interno che lui possiede perch vengano esercitate nellamministrazione
del Sacramento del Perdono. Al limite, addirittura, il Vescovo potrebbe anche
investire di questa facolt tutti i sacerdoti della propria diocesi, ma per fare ci
dovrebbe avere una ragione pastorale (scarsit di clero, grandi distanze, ecc.)
proporzionata al serio rischio che ci comporta di non aiutare, sia i sacerdoti che
i fedeli, a distinguere tra lassoluzione sacramentale dei peccati e la remissione
giurisdizionale della sanzione penale. Non una semplice distinzione
concettuale. Per questa via, a livello di formazione della coscienza, potrebbe
risultare banalizzata la disciplina penale della Chiesa e il ruolo pedagogico che
essa possiede nei confronti dei fedeli.
Malgrado gli intenti pastorali che possa avere una scelta del genere,
lesperienza sta a dimostrarlo che contestualmente avviene nei fedeli una
perdita del senso della gravit dei fatti ai quali la Chiesa connette le sanzioni
latae sententiae.

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