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Dellantilogia

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Stefania Giombini, Flavia Marcacci

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20/11/2010 11.51.06

Stefania Giombini, Flavia Marcacci, Dellantilogia.


Estratto da/Excerpt from:
Il quinto secolo. Studi di filosofia antica in onore di Livio Rossetti
a c. di Stefania Giombini e Flavia Marcacci. AguaplanoOfficina del libro, Passignano s.T. 2010, pp. 277-294
[isbn/ean: 978-88-904213-4-1].

Stefania Giombini, Flavia Marcacci

Dellantilogia

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Stefania Giombini, Flavia Marcacci, Dellantilogia.


Estratto da/Excerpt from:
Il quinto secolo. Studi di filosofia antica in onore di Livio Rossetti
a c. di Stefania Giombini e Flavia Marcacci. AguaplanoOfficina del libro, Passignano s.T. 2010, pp. 277-294
[isbn/ean: 978-88-904213-4-1].

Propriet letteraria riservata.

copyright 2010 by AguaplanoOfficina del libro. www.aguaplano.eu / info@aguaplano.eu


In copertina/Cover: Greece, Athens (Ancient). Erecthion, Caryatide Porch (1860-1890), National Library of Congress, Prints and Photographs Division, Washington, d.c.
Videoimpaginazione/graphic layout by: Raffaele Marciano.

Introduzione

i sono argomenti, concetti o temi della filosofia antica che non hanno trovato e non trovano largo spazio nelle analisi degli specialisti:
tra questi ci sembra di poter annoverare lantilogia, detta anche antilogica come arte di costruire antilogie. La letteratura critica non ha mai
trattato lantilogia in maniera esauriente, forse per il fatto che vi una
sostanziale ambiguit su quale tipo di approccio possa essere pi atto a
comprenderne la natura profonda. Lantilogia, infatti, come forma retorico-argomentativa retta da una stringente struttura logica, si posta
in bilico tra la logica e la retorica. Si tratta, cio, di intendere se essa sia
una struttura retorica o se, pur anche tale, abbia una validit nel campo
della logica e indirettamente in quello pi generale della conoscenza. A
sottolineare tale presunta dicotomia, non solo nei manuali di retorica
ma anche nei testi di filosofia (tra cui i dizionari), non raro trovare
lidentificazione tra antilogia e antinomia1.
Non questione da poco comprendere se possibile, in relazione
alle nostre conoscenze, collocare in maniera definitiva lantilogia in un
campo o in un altro o se gode di uno statuto autonomo, dal momento

1. A riprova di questo sar sufficiente affidarsi a un buon dizionario di retorica (ad


esempio: G.L. Beccaria (a cura di), Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Torino 1994, v. antinomia) per scoprire che antilogia pu non comparire a favore di
antinomia e che quando si va a cercare qualcosa in pi circa lantinomia si deviati alla
definizione di paradosso. In alternativa possibile consultare i manuali di retorica dove
addirittura spesso, diremmo sempre, tale figura non appare (cf. ad esempio O. Reboul,
Introduction la rhtorique. Thorie et pratique, Paris 1991-1994 [tr. it. di G. Alfieri,
Introduzione alla retorica, Bologna 1996] e B. Mortara Garavelli, Manuale di retorica,
Milano 1988).

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che n la retorica n la logica la comprendono pienamente nella loro


sfera di interesse. In questo nostro contributo andremo a investigare
le origini e gli sviluppi dellantilogica, collocabili in pieno V secolo, per
provare a raccogliere eventuali elementi risolutivi o almeno chiarificatori di questo problema.
forse utile iniziare circoscrivendo uso e semantica del termine.
Lantilogia in primis una forma di argomentazione, una modalit di
produrre un discorso attraverso un duplice registro. La sua formalizzazione A et non-A dove A e non-A (che da qui in avanti indicheremo
con ~A) vengono proposte con lo stesso valore epistemico. Infatti costruire una antilogia significa costruire intorno allo stesso argomento
due discorsi di natura opposta, ugualmente potenti, ossia persuasivi e
funzionanti, allo stesso modo e con la stessa intensit.
Leffetto dirompente di una tale argomentazione consiste nel fatto
che un ascoltatore (o un lettore) pu accettare entrambe le argomentazioni o arrivare a rifiutarle entrambe perdendo, in ogni caso, la possibilit di giudicare vera ununica argomentazione.
I luoghi dellantilogia: lesperienza sofistica
Quando si parla di figure retoriche e arte della persuasione immediato riportarsi al mondo della Sofistica. proprio in questo mondo che
la figura dellantilogia trov una sua diffusione e uso specifico, tanto
da non lasciare intendere immediatamente la possibilit di una vera e
propria pratica dellantilogica al di fuori della Sofistica. Per lappunto
scrive Mortara Garavelli2: Era la tecnica del contraddire, o antilogia:
lapporto pi scandalosamente innovativo della retorica sofistica.
La Sofistica, fuor di dubbio, trov grande fortuna nellantilogia. Era
un vanto per i sofisti sentirsi e dimostrarsi capaci di poter argomentare su tutto e sul contrario di tutto, vantandosi di saper rendere forte
ogni tipo di argomentazione, anche quella apparentemente debole.
Filostrato a consegnarci un Gorgia che nel teatro di Atene sollecitava
la folla con un proponetemi un tema, dimostrando grande abilit
nellimprovvisare discorsi ispirati ad argomenti diversi e sotto diverse
prospettive (Philostr. v.s. I1 = DK 82A1a)3.
2. Mortara Garavelli, Manuale di retorica, cit., p. 19.
3. DK = H. Diels-W. Kranz, I Presocratici. Testimonianze e frammenti, Bari 1979.

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Che Gorgia e in generale i sofisti si siano serviti dellantilogia in


maniera cospicua e programmatica non vi sono dubbi, mentre pi
difficile andare al fondo della questione e capire in maniera non superficiale cosa essa comportasse. Un aiuto in questa direzione proviene
da Protagora, che deve aver codificato larte antilogica chiarendone il
terreno logico e linguistico e applicandola alle opposizioni naturali in
maniera decisamente nuova. Un noto episodio, riportato da Apuleio
nei Florida (Flor. 18,19-29 = DK 80A4) e da Aulo Gellio ne Le notti
attiche (Noct.att. V 10 = fr. 1222 Hlser4; inoltre cf. ci che riportano
Diogene Laerzio e Quintiliano rispettivamente in D.L. IX 50-56 = DK
80A1 e Quintil. Inst. Or. III 1, 12 = DK 80B6), facilita la chiarificazione della probabile natura dellantilogica e delluso capace che ne fece
Protagora: si tratta del famoso episodio che narra della disputa tra il
sofista e il suo allievo povero Evatlo. Questultimo promette di pagare
lonorario delle lezioni dopo aver vinto la sua prima causa. A seguito
del mancato pagamento, il maestro lo avverte che intenter una causa
vincendola sicuramente: infatti se Evatlo vincer, in virt dellaccordo, dovr pagare e se perder, in virt del giudizio dei giudici, dovr
versare lonorario. Evatlo, per, avendo ben appreso larte antilogica,
propone un discorso di pari valore: infatti, se vincer non pagher, in
virt del giudizio della giuria, se perder non pagher, in virt dellaccordo iniziale.
Non abbiamo, purtroppo, molte tracce degli argomenti antilogici di
Protagora. A lui si deve lo scritto intitolato Antilogie, che per andato perduto: sappiamo per che questo scritto godeva di una fama notevole, se Diogene Laerzio riportando Euforione, Panezio e Favorino
(D.L.III37 e 57 = DK 80B5), arriva (addirittura) a suggerire unanalogia tra la Repubblica di Platone e lopera di Protagora quando afferma
che la prima tutta contenuta nella seconda5.

4. K. Hlser (Hg.), Die Fragmente zur Dialektik der Stoiker, 4 Bd., Stuttgart-Bad
Cannstatt 1986-1987.
5. Non questa la sede per approfondire ulteriormente tale rilievo, ma innegabile
che sia stimolante pensare che, se lanalogia esiste, probabilmente le Antilogie protagoree ebbero un contenuto politico inerente la vita della citt. Daltronde Protagora, come
risulta dalle testimonianze, era profondamente esperto di politica e diritto dal momento
che gli fu commissionata la stesura della costituzione di Turi (D.L. IX 50-56 = DK 80A1.
Cf. I. Lana, Protagora, Torino 1950, p. 32 ss.).

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Diogene Laerzio si spinge ancora oltre quando afferma che Protagora fu il primo a dire che su ogni oggetto ci sono due ragionamenti
contrapposti (D.L. IX 51 = DK 80A1); e ancora, il sofista sarebbe stato
il primo a riconoscere e utilizzare le antilogie6 applicandole al dialogo,
strumento che sar reso celebre da Socrate: Anche da lui prese le mosse la forma di discorso cosiddetta socratica. E quel ragionamento con
cui Antistene cercava di dimostrare che la contraddizione non possibile, stato lui a sostenerlo [] (D.L. IX 53 = DK 80A1).
Questultima testimonianza ci indirizza verso qualcosa che pi di
un semplice sospetto: sembra chiaro, infatti, che per Protagora non sussista contraddizione qualora si afferma A et ~A perch A e ~A sono
entrambi validi. E altre fonti antiche, da Platone e Aristotele a Seneca e
Clemente Alessandrino, confermano questa conclusione7.
Se e quale fosse il presupposto teoretico sul quale la tecnica di Protagora si basava chiarito da Aristotele in Metaph. 4.1007 b 18 (=
DK80A19):

6. necessario, comunque, sottolineare che precedentemente la filosofia aveva riflettuto sulla possibilit di discorsi opposti. Ne un lieve indizio (piuttosto labile) in Alcmeone di Crotone, fisiologo e allievo di Pitagora, cos come testimonia lo stesso Diogene
Laerzio, D.L. VIII 8 = DK 24A1: Anche costui fu discepolo di Pitagora. Per lo pi tratta
di medicina. E tuttavia parla qualche volta della natura, come quando dice: La gran parte
delle cose umane duplice; e come pi nello specifico testimonia Aristotele, Metaph. A
5.986 a 22 e ss., = DK 24A3: [] Parlando in modo simile a quello dei Pitagorici, [Alcmeone] diceva che duplici sono per lo pi le cose riguardanti luomo. Ma, diversamente da
essi, egli non definiva quali fossero le contrariet, ma nominava quelle che gli capitavano,
bianco nero, dolce amaro, buono cattivo, grande piccolo. Alcmeone si troverebbe sulla
linea delle opposizioni pitagoriche e delle opposizioni naturali di cui si fatto bandiera
anche Eraclito.
7. Pl. Euthd. 286b-c = DK 80A19: [Socrate]: Sebbene io abbia sentito molte volte e
da molti cotesto ragionamento [che non possibile la contraddizione], sempre ne provo
meraviglia. Se ne serviva spesso Protagora e la sua scuola, e anche altri pi antichi; Arist.
Metaph. 4. 1007 b 18 = DK 80A19: E ancora, se su ciascuna cosa sono vere nello stesso
tempo tutte le proposizioni contraddittorie, chiaro che tutte quante le cose saranno
una. Per esempio se di ogni cosa si pu affermare o negare alcunch, saranno lo stesso un
trireme, un muro e un uomo; come necessariamente deve ammettere chi fa suo il ragionamento di Protagora. Clem. Al. Strom. VI 65 (II 464, 14) = DK 80A20: I Greci affermano, e per primo Protagora, che si pu a ogni argomento contrapporre un argomento.
Senec. ep. 88, 43 = DK 80A20: Dice Protagora che di ogni cosa si pu discutere con pari
attendibilit da punti di vista opposti; e anche di questo stesso principio, se cio ogni cosa
si possa discutere da opposti punti di vista.

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[] Per esempio, se di ogni cosa si pu affermare o negare alcunch, saranno lo stesso una trireme, un muro e un uomo; come necessariamente deve
ammettere chi fa suo il ragionamento di Protagora. Poich se a qualcuno
pare che un uomo non sia una trireme, chiaro che, perci, non una trireme; ma allora, anche , dato che la proposizione contraria vera.

E in Metaph. 5.1009 a 6 (= DK 80A19):


Da questa opinione deriva anche il ragionamento di Protagora [] Se tutte
le opinioni e tutte le apparenze sono vere, segue necessariamente che ciascuna insieme vera e falsa. Poich si danno spesso tra gli uomini opinioni
contrarie, e chi non la pensa come noi, reputiamo che singanni; sicch per
forza la stessa cosa insieme e non . Ammesso questo, si deve ammettere
anche che tutte le opinioni sono vere. Per esempio chi mentisce e chi dice
il vero sostengono due cose opposte; ma se la realt cos [quale afferma
Protagora], tutti dicono il vero.

Ancora in Metaph. I 1.1053a35 (= DK 80A19), quando contestualizza il rimando al sofista inquadrandolo nella pi ampia discussione
sullunit e i suoi molteplici significati; e poich luno misura si parla
pi in generale di misure:
Protagora afferma che luomo misura di tutte le cose, non intendendo dire
se non che misura colui che sa o colui che percepisce; e questi, perch
hanno luno la percezione sensibile, laltro la scienza, le quali noi diciamo
esser misura del loro oggetto. Nulla dunque dice deccezionale, pur avendone laria.

Laccento critico di Aristotele teso a banalizzare lhomo mensura,


nucleo della dottrina protagorea. Al di l del giudizio dello Stagirita, ovviamente improntato sulla sua propria gnoseologia, dal testo si evince
che Protagora avrebbe comunque avuto un pensiero dominante e fondante la sua sofistica e in particolare luso antilogico delle contraddizioni.
Costituiscono altri esempi di antilogie le opere di Gorgia di Lentini
(Encomio di Elena, Apologia di Palamede, Peri tou m ontos) in quanto possono essere intese come discorsi opposti a quelli dellopinione
comune; il dialogo dei Meli di Tucidide (V 85-110), lEracle al bivio di
Prodico (dove leroe attratto sia dalla Virt sia dal Vizio, in Senofonte,
Mem. II 1.21-34 = DK 84A2) e le orazioni epidittiche contrapposte di

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Antistene, lAiace e lUlisse (sez. V A 53 e 54 delle Socratis et Socraticorum Reliquiae)8. Pi di Protagora e dei sofisti a lui vicini, per, oggi
costituiscono per noi repertori emblematici esempi di antilogie le Tetralogie antifontee e i Dissoi Logoi: in queste opere luso delle antilogie
strutturale.
Le Tetralogie di Antifonte sono costituite da tre gruppi di quattro discorsi che concernono tre eventi giudiziari9 in cui viene ripetuto lo stesso schema argomentativo: il primo discorso laccusa, il secondo la
difesa, il terzo e il quarto sono le repliche ai due precedenti. Questopera
si caratterizza per essere non tanto una narrazione, quanto piuttosto
una vera e propria messa in opera delle argomentazioni: entrambe le
posizioni di accusa e di difesa con le relative obiezioni si propongono al
pubblico con la stessa forza epistemica e persuasiva, secondo la forma
tipica degli esercizi antilogici.
I Dissoi Logoi, i Ragionamenti duplici, sono un testo anonimo tramandatoci da un manoscritto di Sesto e attribuibile a un allievo di Protagora che probabilmente li compose come esercitazioni scolastiche.
Si tratta di quattro antilogie complete a cui seguono altri 5 testi meno
strutturati ma sempre di carattere antilogico10.
8. Cf. S. Giombini, v. antilogia, in Dizionario delle scienze e delle tecniche di Grecia e
Roma, Pisa-Roma 2010.
9. I contenuti delle Tetralogie sono i seguenti. La prima tetralogia tratta dellassassinio di un uomo ricco e del suo servo al rientro da un banchetto. Di questo omicidio
accusato lacerrimo nemico del nobile che in tribunale si difende. La seconda tetralogia
concerne lomicidio di un giovane da parte di un amico che lanciando un giavellotto lo colpisce. Il padre del ragazzo morto accusa il giovane lanciatore che deve difendersi dallaccusa della volontariet e della responsabilit dellazione (questa tetralogia avvicinabile
alla discussione tra Pericle e Protagora circa la morte di Epitimo di Farsalo tramandataci
da Plutarco; Plut. Per. 36=DK 80A10). La terza tetralogia riguarda la discussione tra un
giovane e un vecchio che sfocia in una zuffa e in cui ha la peggio il vecchio che muore in
seguito a un colpo del giovane. Un anonimo accusa il giovane di omicidio ma questi si
difende affermando che si trattato di legittima difesa. Per unedizione delle Tetralogie
con commento cf. F. Decleva Caizzi (a cura di), Antiphontis Tetralogiae, Milano-Varese
1969.
10. Il primo ragionamento si sviluppa sul rapporto tra il bene e il male, il secondo si
muove tra il bello e il brutto, il terzo concerne il giusto e lingiusto, mentre il quarto tratta
del vero e del falso. I successivi ragionamenti riguardano il linguaggio, la sapienza e la
virt (la loro insegnabilit), lelezione casuale dei politici, la capacit dialogica, il valore
della memoria. Oltre che per il loro valore intrinseco, i Dissoi logoi hanno ottenuto un
decisivo successo dal pubblico contemporaneo in virt della loro collocazione a chiusura
dei frammenti dei Presocratici di Hermann Diels e Walther Kranz.

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Zenone di Elea nella testimonianza platonica


La ricchezza dellesperienza sofistica in merito allantilogica indiscussa. Per questo motivo suscita pi che una curiosit lattribuzione
della paternit dellantilogica a Zenone di Elea, per la prima volta suggerita e sostenuta da Platone nel Fedro. qui che Platone si riferisce a
Zenone come il Palamede di Elea e lo propone come colui che utilizzava larte del contraddittorio:
Socrate E non sappiamo, allora, che il Palamede di Elea parlava con una
tale arte da fare apparire a quelli che lo ascoltavano le medesime cose simili
e dissimili, una e molte, ferme e in movimento?
Fedro Si certo!
Socrate Dunque, c larte del contraddire non solo nei tribunali e
nellassemblea popolare; ma, come sembra, c, per tutti i discorsi, una sola
arte, se pure c, mediante la quale uno sar capace di rendere ogni cosa
simile a ogni cosa in tutti i casi possibili nella misura del possibile, e di mettere in luce quando un altro sa fare la stessa cosa e sa nasconderla.11

Socrate prosegue sostenendo che da questa possibilit antilogica


nascono e si possono attuare gli inganni. Cosa induca Platone a definire Zenone un pensatore dedito allantilogica un quid tutto da definire dal momento che Zenone ha dovuto la sua fama allesser riconosciuto padre della dialettica (per lo meno dagli antichi che si adeguano
allopinione di Aristotele, DK 29A10 e 29A9) o padre della dimostrazione per assurdo (immagine questultima assunta da filosofi, logici e
matematici nel mondo moderno, cos tanto diffusamente che appare
inutile darne un listato bibliografico); forse proprio da qui conviene
ripartire.
La dialettica notoriamente il metodo filosofico che procede per
alternanza di domanda e risposta, e che da Socrate a Platone fu identificato con la filosofia stessa, mentre Aristotele ne fece un tipo di ragionamento dimostrativo successivamente largamente usato: i paradossi
zenoniani non hanno direttamente a che fare con tale struttura. Diogene Laerzio fonte piuttosto autorevole, sebbene pu offrire un certo
margine di perplessit quando allude alla presenza di dialoghi nel nove11. Pl. Phd. 261 d-e, tr. it. di G. Reale, in Platone, Tutti gli scritti, a cura di G. Reale,
Milano 2000.

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ro delle opere dellEleate12; analogamente si potrebbe giudicare scarsamente eloquente il brano dialogico riportato da Simplicio in cui Zenone
discute con Protagora esponendo quello che per alcuni un paradosso,
ma che ci appare pi una sorta di ragionamento deduttivo, reso debole
dalla mancata esplicitazione del significato dei termini coinvolti (Phys.
1108, 18 = DK 29A29):
Con ci risolve anche il ragionamento di Zenone leleata che domand a Protagora il sofista: Dimmi, Protagora, un sol grano o la decimillesima parte di
grano fanno rumore cadendo?. Protagora rispose di no. E un medimmo
di grani, disse, fa rumore cadendo o no?. Protagora rispose che il medimmo faceva rumore. E che disse Zenone non c una proporzione tra
un medimmo di grani e un grano solo o la decimillesima parte di un grano
solo?. Questi rispose che c. e che disse Zenone non ci sar anche tra
i suoni la stessa proporzione? Infatti la proporzione che c tra i corpi sonori
ci deve anche essere tra i suoni. Se cos , dato che un medimmo di grano
fa rumore, far rumore anche un sol grano e la decimillesima parte di un
grano. Tale limpostazione che dava Zenone al ragionamento.

Eppure anche Aristotele13 sembra suggerire che Zenone abbia utilizzato il dialogo.
A occuparsi della questione in maniera pi doviziosa stato George B. Kerferd14 che ha provato a capire perch proprio Platone, che ha
sempre legato larte antilogica15 al mondo sofistico, abbia attribuito a
Zenone questa stessa metodologia. Per lo studioso la difficolt interpretativa del passo e, dunque, della posizione platonica, deriva da una
carenza terminologica e una scarsa chiarificazione della semantica della
12. D.L. III 48 = DK 29A14: Il primo a scrivere dialoghi dicono che sia stato Zenone
eleata; Aristotele invece, nel primo libro del Sui poeti [fr. 55 Rose] dice Alessandro di
Stiria o di Teo.
13. SE 10 170b19 = DK 29A14: Se si ritiene, sia da parte dellinterrogante che dellinterrogato, che un nome che ha pi significati ne abbia uno solo lessere e luno, per
esempio, hanno certo molti significati, ma sia linterrogato che Zenone interrogante pongono la questione pensando che ne abbiano uno solo e il risultato del discorso che tutto
uno , in questo caso il discorso segue tanto la parola quanto il pensiero.
14. G.B. Kerferd, The sophistic movement, Cambridge 1981 [ed. it. a cura di C. Musolesi, I sofisti, Bologna 1988, pp. 79-89].
15. Kerferd si riferisce allantilogia sempre come tecnica antilogica, sottintendendo
sempre non solo la forma logica di unargomentazione ma la capacit tecnica, larte di
costruire antilogie.

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tecnica in esame, carenza che ha posto in contraddizione anche grandi studiosi come Francis Macdonald Cornford16, Hermann Frnkel17 e
Gregory Vlastos18. necessario, per Kerferd, distinguere tra antilogica, dialettica ed eristica. Leristica larte di proporre un discorso per
prevalere sullavversario: si tratta di un gioco linguistico e retorico in
senso strettamente tecnico che non ha pena di relazionarsi con la verit;
il vero passa in secondo piano a favore della lotta verbale. Circa il rapporto antilogica-eristica Kerferd sottolinea che: Lantilogica intesa
in senso tecnico, come limpiega Platone differisce dalleristica in due
aspetti principali: anzitutto il suo significato diverso, poi latteggiamento di Platone nei suoi confronti diverso da quello che egli dimostra verso leristica. Consiste nellopporre un logos a un altro, oppure
nello scoprire o porre in risalto la presenza di una simile opposizione in
un ragionamento, in una cosa o situazione [] consiste nel procedere,
muovendo da un determinato logos (diciamo lopinione di un avversario), a formulare un logos che lo esclude o che lo contraddice, cosicch
quello sia costretto o ad accettarli entrambi o per lo meno ad abbandonare la sua posizione originaria19. Kerferd cerca di capire la reale
posizione di Platone nei confronti dellantilogica leggendo questo passo
congiuntamente a quelli del Fedro, del Fedone (89d1-90c7) e del Liside
(261a). Viene cos a delinearsi una distinzione sostanziale tra antilogica
e dialettica in relazione alla discussione filosofica, che non pu reggersi
sulla prima e necessita invece della seconda. Infatti la dialettica procede
sulla base della classificazione delle cose in specie e generi, mentre lantilogica poggia sulle sole contraddizioni verbali. Socrate usa in maniera
involontaria lantilogica (come testimoniato dal Teeteto, 164c2-d8) e
la sua buona fede fa s che non possa dirsi vicino alleristica20. Inoltre,
16. F.M. Cornford, Plato and Parmenides, New York 1964: secondo Cornford Platone
considera Parmenide un vero e proprio sofista dedito, dunque, allantilogia.
17. H. Frnkel, Zeno of Eleas Attacks on Plurality, American Journal of Philology,
63, 1942, pp. 1-25 e pp. 193-206: Frnkel ritenne plausibile limmagine platonica di uno
Zenone dedito a ingannare i suoi lettori.
18. G. Vlastos, Platos Testimony Concerning Zeno of Elea, Journal of Hellenic
Studies, 95, 1975, pp. 150-155. Vlastos si oppose alla tesi di Frnkel ritenendo assolutamente infondata limmagine sofistica di Zenone, fondando la sua tesi anche sul rispetto
che Platone mostra per Parmenide e, di logica, anche per lallievo che lo difende.
19. Kerferd, op. cit., pp. 83-84.
20. In contrapposizione a Kerferd e alla maggior parte della letteratura critica, Narcy
prospetta la possibilit di un Socrate molto pi vicino alleristica di quanto ci si sia mai

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per Platone, lantilogica pu essere pericolosa perch pu prestarsi a


un cattivo uso, specialmente in mano ai giovani (rischio corso anche
dalla dialettica che, se appresa e praticata sotto i trentanni, pu spingere alla contestazione politica). Alla fine dellanalisi, Kerferd ammette
che: [] Platone non condanna lantilogica in quanto tale. Per lui il
processo della confutazione di regola una parte necessaria del metodo
dialettico (cf. Fedone 85c e s.; Repubblica 534b e s.) 21.
Si tratta, dunque, semplicemente di un metodo, di una tecnica che
pu essere giudicata non pregiudizialmente, ma solo in base alluso
buono o cattivo che se ne fa. La possibilit dellantilogica scaturisce
dalla costituzione stessa del mondo fenomenico, che mutevole e molteplice: lantilogica propria del linguaggio e della logica ma esprime
le opposizioni concrete della molteplicit empirica. Questa tesi sostenuta, per Kerferd, dalla lettura (a suo modo, corretta) di un passo del
Fedone (89d1-90c7) incentrato sulla misologia, ossia lavversione per
quei logoi ai quali inizialmente ci si affida perch ritenuti veri ma che
poi si dimostrano falsi. Linstabilit dei logoi di fatto corrispondente alla variabilit della verit fenomenica che, a questo punto, non
strettamente verit, e che dovrebbe portarci a cercare la verit in una
dimensione ulteriore che Platone colloca nel Mondo delle Idee. Cos i
sofisti hanno riconosciuto il carattere antilogico del reale ma, mentre
essi ne hanno preso semplicemente atto, Platone intraprende una seconda navigazione per giungere nella dimensione della verit unica e
incontrovertibile. Nella sua opinione, infatti, quella dei sofisti soltanto
una mezza verit, oltre la quale necessario spingersi ma che resta di
fatto irrinunciabile. Per questo Kerferd conclude che per Platone, anche se non gli piace ammetterlo, lantilogica il primo passo sulla via
che conduce alla dialettica22.
Il risultato raggiunto dalle analisi di Kerferd non pu passare inosservato. Non solo lo studioso ha colto limportanza dellantilogica tentandone una definizione, ma lha riscoperta nel pensiero platonico, laddove difficilmente si sarebbe potuto pensare di riscontrare. Se dunque
Platone stesso descrive un labile limite tra antilogica e dialettica, co-

potuti aspettare. Cf. M. Narcy, Che cosa un dialogo socratico?, in G. Mazzara (a cura di),
Il Socrate dei dialoghi. Seminario palermitano del gennaio 2006, Bari 2007.
21. Kerferd, op. cit., p. 85.
22. Ivi, p. 89.

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mincia a intravedersi una certa coerenza nella dichiarazione di paternit dellantilogica a Zenone di Elea.
Pu davvero Zenone essere padre dellantilogica?
Attestata la congruenza della fonte che fa di Zenone il padre dellantilogia, proveremo a mostrare la validit di questa attribuzione su di
un piano contenutistico. Circa la presupposizione sulluso dellantilogia
nello studio della realt fenomenica, diviene eloquente il riferimento di
Plutarco a Zenone (Pericl. 4,5 = DK 29A4):
Pericle ascolt le lezioni anche di Zenone di Elea, il quale si occupava dello
studio della natura come Parmenide, ma che, sviluppando una particolare
capacit di confutare mediante antilogie, imprigionava lavversario in difficolt indissolubili.

Questo passaggio conferma i passi platonici, in particolare quello


del Parmenide (127a-c = DK 28A12). Questultimo stata la pietra fondante per erigere limmagine di uno Zenone difensore delle dottrine del
maestro:
[] i miei scritti sono un aiuto alla tesi di Parmenide contro coloro che cercano di ridicolizzarlo sulla base dellaffermazione che, se lUno , da questa
asserzione derivano innumerevoli conseguenze ridicole e contraddittorie. I
miei argomenti, opponendosi a coloro che sostengono il molteplice, rendono la pariglia con gli interessi, dimostrando che, se si accetta la loro ipotesi
che esiste la molteplicit, ne conseguono effetti ancora pi ridicoli []23
(Parm. 128c-d, corsivo nostro).

Ci si concentri ora sul passaggio conclusivo: [] dimostrando che,


se si accetta la loro ipotesi che esiste la molteplicit, ne conseguono effetti ancora pi ridicoli []. Cos, da padre dellantilogia, capace di
sviluppare contraddizioni, Zenone stato confermato al titolo di padre
della dimostrazione per assurdo, per la quale indispensabile sapere
che volont di Zenone era difendere il maestro proprio nel sostenere
lindivisibilit e lunit dellessere. Proviamo ad approfondire questo
23. Tr. it. di M. Migliori, in Platone, Tutti gli scritti, cit.

288

Stefania Giombini, Flavia Marcacci

passaggio. La dimostrazione per assurdo offre la possibilit di avanzare una conclusione sfruttando limpossibilit di una contraddizione.
Generalmente lo schema della dimostrazione si applica in seguito alla
posizione di una generica implicazione se p allora q: se ~q allora ~p,
ma p, allora q. A veder bene, la conclusione deriva dallimplicita ammissione dellimpossibilit di tenere insieme p et ~p.
Occorre per usare una seria prudenza nel voler rintracciare nei soli
frammenti di Zenone che possediamo lo schema della dimostrazione
per assurdo cos come oggi la concepiamo24: si prendano ad esempio i
frammenti 1 e 325, qualora si riferiscano alla negazione della molteplicit. Cos recita il fr. 1:
Cos, se gli esseri sono molti [~p], necessario che essi siano, a un tempo, e
piccoli e grandi [r et ~r]: piccoli fino a non aver affatto grandezza, e grandi
fino a essere infiniti.

Ovvero: ~pr et ~r.


E cos il fr. 3:
Se gli esseri sono molteplici, necessario che essi siano tanti quanti sono
e non di pi e neppure di meno [~p s]. Ora, se sono tanti quanti sono,
devono essere finiti. E se sono molteplici, gli esseri sono infiniti [~p~s].

Ovvero: ~ps et ~s26.


Considerando le variabili proposizionali p = lessere uno, r = lessere piccolo, s= lessere di numero finito, si pu vedere che dalla
negazione di p si ottengono le congiunzioni r et ~r e s et ~s27. Assumendo questo dato e volendo leggere i soli frammenti di Zenone senza
24. Ci permettiamo di rimandare a F. Marcacci, Alle origini dellassiomatica: gli
Eleati, Aristotele, Euclide, Roma 2009, pp. 72-78, dove il problema stato pi ampiamente affrontato.
25. Per Zenone ci riferiamo alledizione H. Diels-W. Kranz, I Presocratici, a cura di
G. Reale, Milano 2006.
26. In questo caso, infatti, vale lequivalenza tra le espressioni ~ps et ~p~s
e ~ps et ~s, ovvero la congiunzione delle due implicazioni di opposti equivalente
allimplicazione della congiunzione di opposti.
27. Vedi nota precedente. Inoltre sullopposizione di affermazione-negazione cf. Arist., Top. A 2.109b18 ss.

Dellantilogia

289

ricorrere al passo platonico, non ci sono motivi per risalire alla falsit di
~p e dunque alla verit di p28.
Se si prosegue in questo modo, ossia facendo a meno del passo platonico e basando largomentazione sulla struttura puramente logica del
ragionamento, si vede bene che, con il solo principio di non contraddizione, la congiunzione di proposizioni opposte, r et ~r e s et ~s, non
pu essere dichiarata vera. Questa consapevolezza non ci dice nulla,
per, neanche sulla conclusione di tutto il ragionamento (ovvero sul valore di verit dellimplicazione ~pr et ~r o ~ps et ~s): infatti,
nel nostro caso, conosciamo solo la falsit di r et ~r e s et ~s, ma non
quella della premessa (p o ~p). Le implicazioni da vero a falso (VF)
e da falso a falso (FF) sono rispettivamente F e V. Non conoscendo il
valore di verit della premessa ~p, vi si potrebbe risalire conoscendo
il risultato dellimplicazione e quello della seconda proposizione del ragionamento. In altre parole, se si sa che limplicazione xF F deduciamo che x V. Mentre se limplicazione di xV F deduciamo che
x F. Ma, nel nostro caso specifico, almeno nei frammenti che ci sono
stati tramandati, il valore di verit dellimplicazione non viene esplicitato. Nei frammenti, infatti, non viene dato n il valore di verit di p
n quello del ragionamento complessivo: non possiamo, quindi, dire di
riscontrare lo schema della dimostrazione per assurdo.
Compiuto questo sforzo, si pu tornare ora al Parmenide, dove si
nota sorprendentemente che la risposta di Zenone a Socrate va nella
stessa direzione del nostro ragionamento: Zenone dichiara di aiutare il
maestro non perch ottiene dai suoi paradossi che lessere uno (p), ma
solo che dallessere molteplice (~p) si ottengono troppe contraddizioni
(128d).
La stessa ambiguit sembra espressa in altri brani, come quando il
Socrate platonico nei passi seguenti al 261d del Fedro ammonisce che,
per scegliere la verit o la falsit di una qualsiasi cosa, bisognerebbe
avere la conoscenza di cosa siano gli esseri in ogni somiglianza e dissomiglianza (262a), poich non si pu risalire dalla verit di una implicazione a quella delle sue premesse in maniera automatica: linganno
nasce proprio quando colui che conduce il discorso passa da un essere
a un non essere sfruttando piccole somiglianze che non hanno a che
28. Nei frammenti lunica ammissione esplicita , di fatto, quella relativa alla non
esistenza dello spazio (fr. 5).

290

Stefania Giombini, Flavia Marcacci

fare con la verit dellessere (262b). Ancora pi esplicito questo concetto nellattacco ai protagorei, che per ci che concerne
del giusto e dellingiusto, del santo e dellempio, vogliono insistere a dire che
nessuna di queste cose esiste per natura e con una sostanza propria, accetta
toma ci che sembra alla comunit che diventa vero, nel momento in cui
sembra e per tutto il tempo in cui sembra. (Theaet. 172b)29

Linvito sottinteso quello a ricordare che la verit deve essere stabilita con un altro metodo, che si sa volger in Platone allottenimento
delle forme ideali come fonti della verit.
Anche i paradossi, letti in questa direzione, diventano lesplorazione
delle contraddizioni che emergerebbero tenendo per buona la divisibilit dellessere (e, di rimando, dello spazio o del tempo). In un certo
senso avrebbero potuto offrire agli avversari delle tesi eleatiche linvito
a raffinare le loro stesse idee di divisibilit, perch non sufficienti per
sfuggire del tutto alle maglie del diallelo (e dalle quali di fatto si potr
uscire solo una volta compreso chiaramente che non pu ottenersi una
vera dimostrazione se non allinterno di un sistema).
Sostenuti da queste considerazioni, si pu attribuire a Zenone, al
pari che ai sofisti, linvenzione dellantilogica, dal momento che egli
usava elaborare ragionamenti per porre contraddizioni, senza ottenerne insegnamenti positivi30.
Lantilogia: verso la logica formale e/o verso la logica materiale?
Zenone ci offre una retrospettiva sullarte antilogica e ci colloca sul
fronte dellontologia eleatica: proprio questa forn il passo allo sviluppo di una logica pi matura, che da Platone raggiunse ancor pi
compiutezza in Aristotele. Occorre, per, comprendere questa retrospettiva in relazione allesplorazione dellantilogia messa in atto dai
29. Tr. it. di C. Mazzarelli in Platone, Tutti gli scritti, cit.
30. Cf. L. Rossetti, LAchille di Zenone: logica e retorica, Criterion, 1, 1988, pp.6776; Id., Sullintreccio di logica e retorica in alcuni paradossi di Zenone di Elea, Archiv
fr Geschichte der Philosophie, 74, 1992, pp. 1-25; Id., Oltre il demonstrandum. La dimensione metacognitiva dei testi paradossali nellet dei Sofisti, Mthexis, 19, 2006,
pp. 125-138.

Dellantilogia

291

sofisti. Tale confronto serve per provare a rispondere allinterrogativo


inizialmente posto circa la posizione dellantilogia tra filosofia, retorica e logica.
Possono venire in aiuto alcune riflessioni che Vittorio Sainati svolgeva nel 1965 in proposito: La storia della dialettica platonica la storia
di un laborioso e travagliatissimo confronto con la filosofia sofistica del
linguaggio e con lontologia eleatica, riconosciute per lappunto, luna
e laltra, come le pi evidenti formulazioni storiche degli opposti poli
dellantinomia [tra unontologia puramente noetica e trans-linguistica,
di provenienza eleatica, e una linguistica convenzionalistico-pragmatica,
teorizzata dalla Sofistica]31. Gli stimoli preziosi dellontologia eleatica
e della linguistica sofistica costituirono, cio, le due nervature concettuali/metodologiche che sospinsero un versante della filosofia verso la
logica, confluendo di fatto nelle originali sintesi di Platone e soprattutto di Aristotele. DellEleatismo i due maestri ereditarono la vocazione
ontologica della filosofia, tale da far poggiare il cognosco sullesse, ma
cercando di superare la fissit dellessere eleatico, che rendeva la realt
soffocata e soffocante, proprio quella realt a cui, per loro tendenza speculativa, i Greci non rinunciarono mai. Zenone presta gli strumenti per
far emergere questa asfissia, ottenendo di riferirla anche alla negazione
della realt monolitica dellessere eleatico: i paradossi non conducono
inevitabilmente a preferire lunit o la molteplicit dellessere, ma imprigionano coloro che volevano sfuggire a un essere monolitico nelle
contraddizioni di un essere plurale.
La reazione sofistica, per nulla attratta dalla fissit ontologica e attenta piuttosto alla mutevolezza della realt, non fa che dar voce alla
dimensione linguistica e dialettica del logos. Socrate, e dopo di lui
Platone e Aristotele, vorranno raccogliere la sfida di contenere anche
questa dimensione nella ricerca filosofica, senza per rinunciare alla
possibilit di qualcosa di immutabile. Ne prova la permanenza di elementi antilogici sia nella diairesis platonica sia nellopera logica dello
Stagirita. La divisione tra le idee che fonda il meccanismo di risalita alle
essenze dellIperuranio si avvale proprio della struttura affermazionenegazione; cos anche in Aristotele troviamo discussa lantilogia in sede
retorica, sottolineando che il bravo oratore deve saper produrre sia sil31. V. Sainati, Tra Parmenide e Protagora [1965], in V. Sainati, Logica e filosofia,
Pisa 2000, pp. 13-96, in part. p. 17.

292

Stefania Giombini, Flavia Marcacci

logismi dialettici che sillogismi retorici32. E ancora, lontologia eleatica


confluir nel platonismo che pretender di fissare la verit andando a
recuperare i contenuti ontologici dei termini (resi essenze reali nelle
Idee), mentre la logica aristotelica utilizzer questo fondamento ontologico per costruire negli Analitici Primi una vera e propria logica dei
termini (che di fatto diviene una ontologia formale solo parzialmente
formalizzata).
Queste considerazioni ci sembra possano approfondirsi, da un punto
di vista non tanto storico quanto speculativo, introducendo una distinzione che aiuta a illuminare ulteriormente il senso del nostro discorso,
andando per ad approfittare di una distinzione di cui il V secolo non
ancora poteva essere consapevole. Siamo soliti introdurre almeno due
dimensioni nella logica, ovvero logica materiale e logica formale: la prima, detta anche logica dei contenuti o semantica, si riferisce alle relazioni dei segni con i loro oggetti extra o intra linguistici (ovvero con i
referenti) e costituisce lo studio riflesso sulla corrispondenza fra ordine
logico e ordine ontologico; la seconda, invece, studia le relazioni tra i
segni e analizza le diverse forme assunte dalle operazioni logiche prescindendo sia dai contenuti che da coloro che usano tali linguaggi. Tale
distinzione, appunto, nel V secolo non era stata individuata e dunque
usata. Il rapporto tra retorica e logica fatica a chiarirsi nei testi dei pensatori di questo tempo, anche perch non si distinguono la declinazione
materiale e formale nella logica e, di conseguenza, la stessa retorica non
in grado di rapportarsi alluna o allaltra.
Porta in s il segno di questa indecisione anche lantilogia, che cos
poteva essere utilizzata con riferimento ai contenuti (ovvero in chiave
di logica materiale) o con abile utilizzo della sua struttura formale (ov32. Cf. Rh. 1355a4-19. In questo passo della Retorica, Aristotele sostiene che unargomentazione una specie di dimostrazione, per cui largomentazione retorica deve seguire
le regole della dimostrazione. Ora dal momento che il dimostrare possibile attraverso
la logica e dunque attraverso il sillogismo, allora la retorica proceder dimostrando attraverso lentimema che il sillogismo retorico. Un esperto di dialettica sar, cos, anche
un buon costruttore di entimemi tanto da possedere larte di costruire argomentazioni
retoriche fondate. Colui che attraverso la dialettica mira al vero non trover problemi a
raggiungere il probabile attraverso la retorica. Infatti, la differenza sostanziale tra il sillogismo scientifico e lentimema sta nelle premesse: mentre il primo tipo di sillogismo parte
da premesse vere, lentimema parte da premesse probabili. Cf. S. Giombini, La retorica
dei sofisti e la Retorica di Aristotele, Excerptum theseos ad Doctoratum in Philosophia
[PhD. Thesis], Pontificia Universitas Lateranensis, Romae 2009.

Dellantilogia

293

vero in chiave di logica formale). Evidentemente si percepiva che essa,


come tutti i sofismi in generale, pretendesse di esibire una logica strettamente materiale, privando la realt di un valore chiaro e assoluto.
Se i giochi sofistici fossero stati dichiaratamente giochi di tipo formale,
probabilmente non avrebbero destato tanta irritazione. Ma confondere
le carte, disallineando i fatti e le parole o al contrario riprendendo i fatti
nelle parole, era spesso lintenzione dei sofisti. Con un obiettivo, per,
non necessariamente distruttivo, ma talvolta capace di promuovere la
coscienza delle profonde contraddizioni della realt, dimostrandone la
mutevolezza nella plasticit delle parole che la descrivono.
La contraddizione fornisce un terreno appropriato dove retorica e
logica si avvicinano. Si potrebbe pretendere di ricomprendere nella logica il sofisma in generale? E si pu anche pretendere che lantilogia
sia emblematica per conoscere qualcosa di pi sullappartenenza alla
logica del sofisma in generale?
I sofismi in generale sono casi di inosservanza delle regole del ragionamento, per ci detti anche paralogismi o fallacie, argomentazioni
erronee, che sembrano concludere bene. Essi si valgono dellattrattiva
di alcune autentiche verit (ma ambigue e troppo generiche), per poi
deformarle. [] I sofismi sono facilmente smascherabili, ma acquistano notevole forza quando vengono inseriti in un contesto sistematico.
[] Alcuni sofismi si basano su elementi retorici, estetici, sentimentali, oppure su motivi di ordine logico. [] La debolezza dellintelligenza
umana spiega perch alcuni possano ingannarsi con estrema facilit di
fronte a uno stile letterario elegante che presenta per elementi falsi
[]33. In questo senso la logica pu chiarire le strutture dei sofismi e
individuare dove si produce lerrore34.
Le antilogie disseminate nella letteratura di V secolo e in quella pi
tarda sono numerose, e sono sempre usate con obiettivi e modalit diverse: esse si propongono, di fatto, come un modo diverso di leggere la
realt e n tengono conto di una gnoseologia univoca n vogliono ambire alla conquista di verit universali.
Formalmente lantilogia pone la contraddizione: non la supera. E
cos si colloca deliberatamente tra retorica e logica, tra fatti e discorsi,
33. J.J. Sanguineti, Logica filosofica, Firenze 1987, p. 151.
34. Non a caso Aristotele tratta le Confutazioni sofistiche proprio in continuit con
le opere logiche.

294

Stefania Giombini, Flavia Marcacci

tra lessere uno strumento e lessere unarte. Lantilogia resta, in effetti,


un luogo particolarissimo dellargomentare antico, un luogo che perde
spesso i suoi contorni ma senza il quale, inaspettatamente, n la retorica n la logica avrebbero potuto procedere.

Il quinto secolo. Studi di filosofia antica in onore di Livio Rossetti

Introduzione di Stefania Giombini e Flavia Marcacci

11

Bibliografia degli scritti di Livio Rossetti

29

PHYSIS
Beatriz Bossi, Parmnides, DK 28 B 16: el eslabn perdido?, p.45; Omar D. lvarez
Salas, Intelletto e pensiero nel naturalismo presocratico, p.63; Miriam Campolina
Diniz Peixoto, Physis et didach chez Dmocrite, p.83; Antonietta DAlessandro,
Democrito: visione e formazione dei colori nel De sensu et sensibilis, p.101; Carlo
Santini, Democrito, Lucrezio e la poesia delle cose impercettibili (De r.n. 3,370-395),
p.113; Daniela DeCecco, Anassagora B4 DK (B4a; B4b): esame delle fonti, p.123;
Serge Mouraviev, LExorde du livre dHraclite. Reconstruction et Commentaire,
p.135; Dario Zucchello, Parmenide e la tradizione del pensiero greco arcaico
(ovvero, della sua eccentricit), p.165; M. Laura Gemelli Marciano, Il ruolo della
meteorologia e dei discorsi sulla natura negli scritti ippocratici. Alla ricerca di
un canone per lo scritto medico?, p.179; Daniel W. Graham, Theory, Observation,
and Discovery in Early Greek Philosophy, p.199.
LOGOS
Dmitri Panchenko, The Cultural Florescence of Fifth-Century Athens in Comparative
Perspective, p.215; Gianfranco Maddoli, Limmagine dellUmbria nel V secolo
a.C., p.229; Emidio Spinelli, Presocratici scettici? Assunti genealogici nel Varro
di Cicerone, p.235; Maria Michela Sassi, Senofane critico dellantropomorfismo,
p.247; Giuseppe Mazzara, Aspetti gorgiani e pitagorici nel socratico Antistene, p.257;
Ksenija Maricki Gadjanski, and Modern Linguistics, p.269; Stefania
Giombini, Flavia Marcacci, Dellantilogia, p.277; Rafael Ferber, Zenos
Metrical Paradox of Extension and Descartes Mind-Body Problem, p.295, Marcella
G. Lorenzi, Mauro Francaviglia, Continuo o discreto? Dai paradossi di Zenone alla
meccanica quantistica, p.311; Diskin Clay, The Art of Platonic Quotation, p.327;
Toms Calvo-Martnez, Las hiptesis del Fedn y la dialctica como arte del dilogo,
p.339; Franco Ferrari, Equiparazionismo ontologico e deduttivismo: leredit di
Parmenide nella gymnasia del Parmenide, p.357; Michel Narcy, Callicls est-il un
bon interprte du Gorgias?, p.369; Graciela E. Marcos de Pinotti, Ser y aparecer en
Protgoras, p.379; Thomas M. Robinson, Socrates on Soul and Immortality, p.389.

ETHOS
Delfim F. Leo, The Seven Sages and Plato, p.403; Gabriele Cornelli, Sulla vita
filosofica in comune: koinona e phila pitagoriche, p.415; Mario Vegetti, Il medico
antico fra nomadismo e stanzialit (dal V secolo a.C. al II secolo d.C.), p.437;
Francesco De Martino, Aspasia e la scuola delle mogli, p.449; Francisco Bravo,
Entre la euthyma de Democrito a la eudaimona de Aristteles, p.467; Chiara
Robbiano, Limmutabilit come valore morale: da Parmenide (B8, 26-33) a Platone
(Rep. 380d1-383a5), p.483; Renzo Vitali, Stasis come rivoluzione, p.493; Walter
O. Kohan, Scrates en el ltimo curso de Foucault, p.503; Giovanni Cerri, Tesi di
Platone sulla ragion politica del processo a Socrate e sulla natura della sua attivit
propagandistica, p.519; Christopher Rowe, Boys, Kingship, and Board-games: A
Note on Plato, Politicus 292E-293A, p.529; Gerardo Ramrez Vidal, Los sofistas
maestros de poltica en el siglo V, p.535; Rachel Gazolla, Intorno alla Paideia di
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Liviabella Furiani, Il V secolo, tra fiction e realt, nel romanzo di Caritone, p.617;
Maria do Cu Fialho, The Rhetoric of Suffering in Sophocles Philoctetes and Coloneus:
A Comparative Approach, p.645; Noburu Notomi, Prodicus in Aristophanes,
p.655; Enrique Hlsz Piccone, Huellas de Herclito en tres fragmentos filosficos
de Epicarmo, p.665; Alessandro Stavru, Il potere dellapparenza: nota a Gorgia,
Hel. 8-14, p.677; Lidia Palumbo, Scenografie verbali di V secolo. Appunti sulla
natura visiva del linguaggio tragico, p.689; Nestor L. Cordero, Les fondements
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***
Per lamico Livio
Massimo Capponi, Loriginalit e il valore dellipertesto dialogico-interattivo tra
creativit e simulazione, p.715; Chiara Chiapperini, Lincontro con Livio Rossetti,
la nascita di Amica Sofia e alcune osservazioni sullarte della maieutica, p.725;
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Thomas M. Robinson, Livio Rossetti and the International Plato Society, p.743; Marian
Wesoy, I Owe so much to Professor and my Friend Livio Rossetti, p.745.
***
Tabula gratulatoria

749

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Dellantilogia

aguaplano

aguaplano.eu

Stefania Giombini, Flavia Marcacci

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