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aguaplano
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20/11/2010 11.51.06
Dellantilogia
Aguaplano
Introduzione
i sono argomenti, concetti o temi della filosofia antica che non hanno trovato e non trovano largo spazio nelle analisi degli specialisti:
tra questi ci sembra di poter annoverare lantilogia, detta anche antilogica come arte di costruire antilogie. La letteratura critica non ha mai
trattato lantilogia in maniera esauriente, forse per il fatto che vi una
sostanziale ambiguit su quale tipo di approccio possa essere pi atto a
comprenderne la natura profonda. Lantilogia, infatti, come forma retorico-argomentativa retta da una stringente struttura logica, si posta
in bilico tra la logica e la retorica. Si tratta, cio, di intendere se essa sia
una struttura retorica o se, pur anche tale, abbia una validit nel campo
della logica e indirettamente in quello pi generale della conoscenza. A
sottolineare tale presunta dicotomia, non solo nei manuali di retorica
ma anche nei testi di filosofia (tra cui i dizionari), non raro trovare
lidentificazione tra antilogia e antinomia1.
Non questione da poco comprendere se possibile, in relazione
alle nostre conoscenze, collocare in maniera definitiva lantilogia in un
campo o in un altro o se gode di uno statuto autonomo, dal momento
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4. K. Hlser (Hg.), Die Fragmente zur Dialektik der Stoiker, 4 Bd., Stuttgart-Bad
Cannstatt 1986-1987.
5. Non questa la sede per approfondire ulteriormente tale rilievo, ma innegabile
che sia stimolante pensare che, se lanalogia esiste, probabilmente le Antilogie protagoree ebbero un contenuto politico inerente la vita della citt. Daltronde Protagora, come
risulta dalle testimonianze, era profondamente esperto di politica e diritto dal momento
che gli fu commissionata la stesura della costituzione di Turi (D.L. IX 50-56 = DK 80A1.
Cf. I. Lana, Protagora, Torino 1950, p. 32 ss.).
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Diogene Laerzio si spinge ancora oltre quando afferma che Protagora fu il primo a dire che su ogni oggetto ci sono due ragionamenti
contrapposti (D.L. IX 51 = DK 80A1); e ancora, il sofista sarebbe stato
il primo a riconoscere e utilizzare le antilogie6 applicandole al dialogo,
strumento che sar reso celebre da Socrate: Anche da lui prese le mosse la forma di discorso cosiddetta socratica. E quel ragionamento con
cui Antistene cercava di dimostrare che la contraddizione non possibile, stato lui a sostenerlo [] (D.L. IX 53 = DK 80A1).
Questultima testimonianza ci indirizza verso qualcosa che pi di
un semplice sospetto: sembra chiaro, infatti, che per Protagora non sussista contraddizione qualora si afferma A et ~A perch A e ~A sono
entrambi validi. E altre fonti antiche, da Platone e Aristotele a Seneca e
Clemente Alessandrino, confermano questa conclusione7.
Se e quale fosse il presupposto teoretico sul quale la tecnica di Protagora si basava chiarito da Aristotele in Metaph. 4.1007 b 18 (=
DK80A19):
6. necessario, comunque, sottolineare che precedentemente la filosofia aveva riflettuto sulla possibilit di discorsi opposti. Ne un lieve indizio (piuttosto labile) in Alcmeone di Crotone, fisiologo e allievo di Pitagora, cos come testimonia lo stesso Diogene
Laerzio, D.L. VIII 8 = DK 24A1: Anche costui fu discepolo di Pitagora. Per lo pi tratta
di medicina. E tuttavia parla qualche volta della natura, come quando dice: La gran parte
delle cose umane duplice; e come pi nello specifico testimonia Aristotele, Metaph. A
5.986 a 22 e ss., = DK 24A3: [] Parlando in modo simile a quello dei Pitagorici, [Alcmeone] diceva che duplici sono per lo pi le cose riguardanti luomo. Ma, diversamente da
essi, egli non definiva quali fossero le contrariet, ma nominava quelle che gli capitavano,
bianco nero, dolce amaro, buono cattivo, grande piccolo. Alcmeone si troverebbe sulla
linea delle opposizioni pitagoriche e delle opposizioni naturali di cui si fatto bandiera
anche Eraclito.
7. Pl. Euthd. 286b-c = DK 80A19: [Socrate]: Sebbene io abbia sentito molte volte e
da molti cotesto ragionamento [che non possibile la contraddizione], sempre ne provo
meraviglia. Se ne serviva spesso Protagora e la sua scuola, e anche altri pi antichi; Arist.
Metaph. 4. 1007 b 18 = DK 80A19: E ancora, se su ciascuna cosa sono vere nello stesso
tempo tutte le proposizioni contraddittorie, chiaro che tutte quante le cose saranno
una. Per esempio se di ogni cosa si pu affermare o negare alcunch, saranno lo stesso un
trireme, un muro e un uomo; come necessariamente deve ammettere chi fa suo il ragionamento di Protagora. Clem. Al. Strom. VI 65 (II 464, 14) = DK 80A20: I Greci affermano, e per primo Protagora, che si pu a ogni argomento contrapporre un argomento.
Senec. ep. 88, 43 = DK 80A20: Dice Protagora che di ogni cosa si pu discutere con pari
attendibilit da punti di vista opposti; e anche di questo stesso principio, se cio ogni cosa
si possa discutere da opposti punti di vista.
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[] Per esempio, se di ogni cosa si pu affermare o negare alcunch, saranno lo stesso una trireme, un muro e un uomo; come necessariamente deve
ammettere chi fa suo il ragionamento di Protagora. Poich se a qualcuno
pare che un uomo non sia una trireme, chiaro che, perci, non una trireme; ma allora, anche , dato che la proposizione contraria vera.
Ancora in Metaph. I 1.1053a35 (= DK 80A19), quando contestualizza il rimando al sofista inquadrandolo nella pi ampia discussione
sullunit e i suoi molteplici significati; e poich luno misura si parla
pi in generale di misure:
Protagora afferma che luomo misura di tutte le cose, non intendendo dire
se non che misura colui che sa o colui che percepisce; e questi, perch
hanno luno la percezione sensibile, laltro la scienza, le quali noi diciamo
esser misura del loro oggetto. Nulla dunque dice deccezionale, pur avendone laria.
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Antistene, lAiace e lUlisse (sez. V A 53 e 54 delle Socratis et Socraticorum Reliquiae)8. Pi di Protagora e dei sofisti a lui vicini, per, oggi
costituiscono per noi repertori emblematici esempi di antilogie le Tetralogie antifontee e i Dissoi Logoi: in queste opere luso delle antilogie
strutturale.
Le Tetralogie di Antifonte sono costituite da tre gruppi di quattro discorsi che concernono tre eventi giudiziari9 in cui viene ripetuto lo stesso schema argomentativo: il primo discorso laccusa, il secondo la
difesa, il terzo e il quarto sono le repliche ai due precedenti. Questopera
si caratterizza per essere non tanto una narrazione, quanto piuttosto
una vera e propria messa in opera delle argomentazioni: entrambe le
posizioni di accusa e di difesa con le relative obiezioni si propongono al
pubblico con la stessa forza epistemica e persuasiva, secondo la forma
tipica degli esercizi antilogici.
I Dissoi Logoi, i Ragionamenti duplici, sono un testo anonimo tramandatoci da un manoscritto di Sesto e attribuibile a un allievo di Protagora che probabilmente li compose come esercitazioni scolastiche.
Si tratta di quattro antilogie complete a cui seguono altri 5 testi meno
strutturati ma sempre di carattere antilogico10.
8. Cf. S. Giombini, v. antilogia, in Dizionario delle scienze e delle tecniche di Grecia e
Roma, Pisa-Roma 2010.
9. I contenuti delle Tetralogie sono i seguenti. La prima tetralogia tratta dellassassinio di un uomo ricco e del suo servo al rientro da un banchetto. Di questo omicidio
accusato lacerrimo nemico del nobile che in tribunale si difende. La seconda tetralogia
concerne lomicidio di un giovane da parte di un amico che lanciando un giavellotto lo colpisce. Il padre del ragazzo morto accusa il giovane lanciatore che deve difendersi dallaccusa della volontariet e della responsabilit dellazione (questa tetralogia avvicinabile
alla discussione tra Pericle e Protagora circa la morte di Epitimo di Farsalo tramandataci
da Plutarco; Plut. Per. 36=DK 80A10). La terza tetralogia riguarda la discussione tra un
giovane e un vecchio che sfocia in una zuffa e in cui ha la peggio il vecchio che muore in
seguito a un colpo del giovane. Un anonimo accusa il giovane di omicidio ma questi si
difende affermando che si trattato di legittima difesa. Per unedizione delle Tetralogie
con commento cf. F. Decleva Caizzi (a cura di), Antiphontis Tetralogiae, Milano-Varese
1969.
10. Il primo ragionamento si sviluppa sul rapporto tra il bene e il male, il secondo si
muove tra il bello e il brutto, il terzo concerne il giusto e lingiusto, mentre il quarto tratta
del vero e del falso. I successivi ragionamenti riguardano il linguaggio, la sapienza e la
virt (la loro insegnabilit), lelezione casuale dei politici, la capacit dialogica, il valore
della memoria. Oltre che per il loro valore intrinseco, i Dissoi logoi hanno ottenuto un
decisivo successo dal pubblico contemporaneo in virt della loro collocazione a chiusura
dei frammenti dei Presocratici di Hermann Diels e Walther Kranz.
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ro delle opere dellEleate12; analogamente si potrebbe giudicare scarsamente eloquente il brano dialogico riportato da Simplicio in cui Zenone
discute con Protagora esponendo quello che per alcuni un paradosso,
ma che ci appare pi una sorta di ragionamento deduttivo, reso debole
dalla mancata esplicitazione del significato dei termini coinvolti (Phys.
1108, 18 = DK 29A29):
Con ci risolve anche il ragionamento di Zenone leleata che domand a Protagora il sofista: Dimmi, Protagora, un sol grano o la decimillesima parte di
grano fanno rumore cadendo?. Protagora rispose di no. E un medimmo
di grani, disse, fa rumore cadendo o no?. Protagora rispose che il medimmo faceva rumore. E che disse Zenone non c una proporzione tra
un medimmo di grani e un grano solo o la decimillesima parte di un grano
solo?. Questi rispose che c. e che disse Zenone non ci sar anche tra
i suoni la stessa proporzione? Infatti la proporzione che c tra i corpi sonori
ci deve anche essere tra i suoni. Se cos , dato che un medimmo di grano
fa rumore, far rumore anche un sol grano e la decimillesima parte di un
grano. Tale limpostazione che dava Zenone al ragionamento.
Eppure anche Aristotele13 sembra suggerire che Zenone abbia utilizzato il dialogo.
A occuparsi della questione in maniera pi doviziosa stato George B. Kerferd14 che ha provato a capire perch proprio Platone, che ha
sempre legato larte antilogica15 al mondo sofistico, abbia attribuito a
Zenone questa stessa metodologia. Per lo studioso la difficolt interpretativa del passo e, dunque, della posizione platonica, deriva da una
carenza terminologica e una scarsa chiarificazione della semantica della
12. D.L. III 48 = DK 29A14: Il primo a scrivere dialoghi dicono che sia stato Zenone
eleata; Aristotele invece, nel primo libro del Sui poeti [fr. 55 Rose] dice Alessandro di
Stiria o di Teo.
13. SE 10 170b19 = DK 29A14: Se si ritiene, sia da parte dellinterrogante che dellinterrogato, che un nome che ha pi significati ne abbia uno solo lessere e luno, per
esempio, hanno certo molti significati, ma sia linterrogato che Zenone interrogante pongono la questione pensando che ne abbiano uno solo e il risultato del discorso che tutto
uno , in questo caso il discorso segue tanto la parola quanto il pensiero.
14. G.B. Kerferd, The sophistic movement, Cambridge 1981 [ed. it. a cura di C. Musolesi, I sofisti, Bologna 1988, pp. 79-89].
15. Kerferd si riferisce allantilogia sempre come tecnica antilogica, sottintendendo
sempre non solo la forma logica di unargomentazione ma la capacit tecnica, larte di
costruire antilogie.
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tecnica in esame, carenza che ha posto in contraddizione anche grandi studiosi come Francis Macdonald Cornford16, Hermann Frnkel17 e
Gregory Vlastos18. necessario, per Kerferd, distinguere tra antilogica, dialettica ed eristica. Leristica larte di proporre un discorso per
prevalere sullavversario: si tratta di un gioco linguistico e retorico in
senso strettamente tecnico che non ha pena di relazionarsi con la verit;
il vero passa in secondo piano a favore della lotta verbale. Circa il rapporto antilogica-eristica Kerferd sottolinea che: Lantilogica intesa
in senso tecnico, come limpiega Platone differisce dalleristica in due
aspetti principali: anzitutto il suo significato diverso, poi latteggiamento di Platone nei suoi confronti diverso da quello che egli dimostra verso leristica. Consiste nellopporre un logos a un altro, oppure
nello scoprire o porre in risalto la presenza di una simile opposizione in
un ragionamento, in una cosa o situazione [] consiste nel procedere,
muovendo da un determinato logos (diciamo lopinione di un avversario), a formulare un logos che lo esclude o che lo contraddice, cosicch
quello sia costretto o ad accettarli entrambi o per lo meno ad abbandonare la sua posizione originaria19. Kerferd cerca di capire la reale
posizione di Platone nei confronti dellantilogica leggendo questo passo
congiuntamente a quelli del Fedro, del Fedone (89d1-90c7) e del Liside
(261a). Viene cos a delinearsi una distinzione sostanziale tra antilogica
e dialettica in relazione alla discussione filosofica, che non pu reggersi
sulla prima e necessita invece della seconda. Infatti la dialettica procede
sulla base della classificazione delle cose in specie e generi, mentre lantilogica poggia sulle sole contraddizioni verbali. Socrate usa in maniera
involontaria lantilogica (come testimoniato dal Teeteto, 164c2-d8) e
la sua buona fede fa s che non possa dirsi vicino alleristica20. Inoltre,
16. F.M. Cornford, Plato and Parmenides, New York 1964: secondo Cornford Platone
considera Parmenide un vero e proprio sofista dedito, dunque, allantilogia.
17. H. Frnkel, Zeno of Eleas Attacks on Plurality, American Journal of Philology,
63, 1942, pp. 1-25 e pp. 193-206: Frnkel ritenne plausibile limmagine platonica di uno
Zenone dedito a ingannare i suoi lettori.
18. G. Vlastos, Platos Testimony Concerning Zeno of Elea, Journal of Hellenic
Studies, 95, 1975, pp. 150-155. Vlastos si oppose alla tesi di Frnkel ritenendo assolutamente infondata limmagine sofistica di Zenone, fondando la sua tesi anche sul rispetto
che Platone mostra per Parmenide e, di logica, anche per lallievo che lo difende.
19. Kerferd, op. cit., pp. 83-84.
20. In contrapposizione a Kerferd e alla maggior parte della letteratura critica, Narcy
prospetta la possibilit di un Socrate molto pi vicino alleristica di quanto ci si sia mai
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potuti aspettare. Cf. M. Narcy, Che cosa un dialogo socratico?, in G. Mazzara (a cura di),
Il Socrate dei dialoghi. Seminario palermitano del gennaio 2006, Bari 2007.
21. Kerferd, op. cit., p. 85.
22. Ivi, p. 89.
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mincia a intravedersi una certa coerenza nella dichiarazione di paternit dellantilogica a Zenone di Elea.
Pu davvero Zenone essere padre dellantilogica?
Attestata la congruenza della fonte che fa di Zenone il padre dellantilogia, proveremo a mostrare la validit di questa attribuzione su di
un piano contenutistico. Circa la presupposizione sulluso dellantilogia
nello studio della realt fenomenica, diviene eloquente il riferimento di
Plutarco a Zenone (Pericl. 4,5 = DK 29A4):
Pericle ascolt le lezioni anche di Zenone di Elea, il quale si occupava dello
studio della natura come Parmenide, ma che, sviluppando una particolare
capacit di confutare mediante antilogie, imprigionava lavversario in difficolt indissolubili.
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passaggio. La dimostrazione per assurdo offre la possibilit di avanzare una conclusione sfruttando limpossibilit di una contraddizione.
Generalmente lo schema della dimostrazione si applica in seguito alla
posizione di una generica implicazione se p allora q: se ~q allora ~p,
ma p, allora q. A veder bene, la conclusione deriva dallimplicita ammissione dellimpossibilit di tenere insieme p et ~p.
Occorre per usare una seria prudenza nel voler rintracciare nei soli
frammenti di Zenone che possediamo lo schema della dimostrazione
per assurdo cos come oggi la concepiamo24: si prendano ad esempio i
frammenti 1 e 325, qualora si riferiscano alla negazione della molteplicit. Cos recita il fr. 1:
Cos, se gli esseri sono molti [~p], necessario che essi siano, a un tempo, e
piccoli e grandi [r et ~r]: piccoli fino a non aver affatto grandezza, e grandi
fino a essere infiniti.
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ricorrere al passo platonico, non ci sono motivi per risalire alla falsit di
~p e dunque alla verit di p28.
Se si prosegue in questo modo, ossia facendo a meno del passo platonico e basando largomentazione sulla struttura puramente logica del
ragionamento, si vede bene che, con il solo principio di non contraddizione, la congiunzione di proposizioni opposte, r et ~r e s et ~s, non
pu essere dichiarata vera. Questa consapevolezza non ci dice nulla,
per, neanche sulla conclusione di tutto il ragionamento (ovvero sul valore di verit dellimplicazione ~pr et ~r o ~ps et ~s): infatti,
nel nostro caso, conosciamo solo la falsit di r et ~r e s et ~s, ma non
quella della premessa (p o ~p). Le implicazioni da vero a falso (VF)
e da falso a falso (FF) sono rispettivamente F e V. Non conoscendo il
valore di verit della premessa ~p, vi si potrebbe risalire conoscendo
il risultato dellimplicazione e quello della seconda proposizione del ragionamento. In altre parole, se si sa che limplicazione xF F deduciamo che x V. Mentre se limplicazione di xV F deduciamo che
x F. Ma, nel nostro caso specifico, almeno nei frammenti che ci sono
stati tramandati, il valore di verit dellimplicazione non viene esplicitato. Nei frammenti, infatti, non viene dato n il valore di verit di p
n quello del ragionamento complessivo: non possiamo, quindi, dire di
riscontrare lo schema della dimostrazione per assurdo.
Compiuto questo sforzo, si pu tornare ora al Parmenide, dove si
nota sorprendentemente che la risposta di Zenone a Socrate va nella
stessa direzione del nostro ragionamento: Zenone dichiara di aiutare il
maestro non perch ottiene dai suoi paradossi che lessere uno (p), ma
solo che dallessere molteplice (~p) si ottengono troppe contraddizioni
(128d).
La stessa ambiguit sembra espressa in altri brani, come quando il
Socrate platonico nei passi seguenti al 261d del Fedro ammonisce che,
per scegliere la verit o la falsit di una qualsiasi cosa, bisognerebbe
avere la conoscenza di cosa siano gli esseri in ogni somiglianza e dissomiglianza (262a), poich non si pu risalire dalla verit di una implicazione a quella delle sue premesse in maniera automatica: linganno
nasce proprio quando colui che conduce il discorso passa da un essere
a un non essere sfruttando piccole somiglianze che non hanno a che
28. Nei frammenti lunica ammissione esplicita , di fatto, quella relativa alla non
esistenza dello spazio (fr. 5).
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fare con la verit dellessere (262b). Ancora pi esplicito questo concetto nellattacco ai protagorei, che per ci che concerne
del giusto e dellingiusto, del santo e dellempio, vogliono insistere a dire che
nessuna di queste cose esiste per natura e con una sostanza propria, accetta
toma ci che sembra alla comunit che diventa vero, nel momento in cui
sembra e per tutto il tempo in cui sembra. (Theaet. 172b)29
Linvito sottinteso quello a ricordare che la verit deve essere stabilita con un altro metodo, che si sa volger in Platone allottenimento
delle forme ideali come fonti della verit.
Anche i paradossi, letti in questa direzione, diventano lesplorazione
delle contraddizioni che emergerebbero tenendo per buona la divisibilit dellessere (e, di rimando, dello spazio o del tempo). In un certo
senso avrebbero potuto offrire agli avversari delle tesi eleatiche linvito
a raffinare le loro stesse idee di divisibilit, perch non sufficienti per
sfuggire del tutto alle maglie del diallelo (e dalle quali di fatto si potr
uscire solo una volta compreso chiaramente che non pu ottenersi una
vera dimostrazione se non allinterno di un sistema).
Sostenuti da queste considerazioni, si pu attribuire a Zenone, al
pari che ai sofisti, linvenzione dellantilogica, dal momento che egli
usava elaborare ragionamenti per porre contraddizioni, senza ottenerne insegnamenti positivi30.
Lantilogia: verso la logica formale e/o verso la logica materiale?
Zenone ci offre una retrospettiva sullarte antilogica e ci colloca sul
fronte dellontologia eleatica: proprio questa forn il passo allo sviluppo di una logica pi matura, che da Platone raggiunse ancor pi
compiutezza in Aristotele. Occorre, per, comprendere questa retrospettiva in relazione allesplorazione dellantilogia messa in atto dai
29. Tr. it. di C. Mazzarelli in Platone, Tutti gli scritti, cit.
30. Cf. L. Rossetti, LAchille di Zenone: logica e retorica, Criterion, 1, 1988, pp.6776; Id., Sullintreccio di logica e retorica in alcuni paradossi di Zenone di Elea, Archiv
fr Geschichte der Philosophie, 74, 1992, pp. 1-25; Id., Oltre il demonstrandum. La dimensione metacognitiva dei testi paradossali nellet dei Sofisti, Mthexis, 19, 2006,
pp. 125-138.
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Tabula gratulatoria
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