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LE DISPENSE ( 85 93)

Can. 85

La dispensa, ossia lesonero dallosservanza di una legge puramente ecclesiastica in un caso particolare,
pu essere concessa da quelli che godono di potest esecutiva, entro i limiti della loro competenza, e altres da
quelli cui compete la potest di dispensare esplicitamente o implicitamente sia per lo stesso diritto sia in forza di
una legittima delega.
Can. 86

Non sono suscettibili di dispensa le leggi in quanto definiscono quelle cose, che sono essenzialmente
costitutive degli istituti o degli atti giuridici.
Can. 87

1. Il Vescovo diocesano pu dispensare validamente i fedeli, ogniqualvolta egli giudichi che ci giovi al
loro bene spirituale, dalle leggi disciplinari sia universali sia particolari date dalla suprema autorit della
Chiesa per il suo territorio o per i suoi sudditi, tuttavia non dalle leggi processuali o penali, n da quelle la cui
dispensa riservata in modo speciale alla Sede Apostolica o ad unaltra autorit.
2. Quando sia difficile il ricorso alla Santa Sede e insieme nellattesa vi sia pericolo di grave danno,
qualunque Ordinario pu dispensare validamente dalle medesime leggi, anche se la dispensa riservata alla
Santa Sede, purch si tratti di una dispensa che la stessa Santa Sede nelle medesime circostanze solitamente
concede, fermo restando il disposto del can. 291.
Can. 88

LOrdinario del luogo pu dispensare validamente dalle leggi diocesane, e, tutte le volte egli giudichi che
ci giovi al bene dei fedeli, dalle leggi date dal Concilio plenario o provinciale oppure dalla Conferenza
Episcopale.
Can. 89

Il parroco e gli altri presbiteri o i diaconi non possono dispensare validamente da una legge universale e
da una particolare, a meno che tale potest non sia stata loro espressamente concessa.
Can. 90

1. Non si dispensi dalla legge ecclesiastica senza giusta e ragionevole causa, tenuto conto delle
circostanze del caso e della gravit della legge dalla quale si dispensa; altrimenti la dispensa illecita e, se non
fu data dal legislatore stesso o dal suo superiore, anche invalida.
2. Nel dubbio sulla sufficienza della causa la dispensa concessa validamente e lecitamente.
Can. 91

Chi gode della potest di dispensare la pu esercitare validamente anche stando fuori dal territorio, verso
i sudditi, bench assenti dal territorio, e, se non stabilito espressamente il contrario, anche verso i forestieri che
si trovano attualmente nel territorio, e altres verso se stesso.
Can. 92

sottoposta a interpretazione stretta non solo la dispensa a norma del can. 36, 1, ma la stessa potest di
dispensare concessa per un caso determinato.
Can. 93

La dispensa che ha tratti successivi cessa nei medesimi modi del privilegio, e inoltre per la sicura e totale
cessazione della causa motivante.
1.
Concetto di dispensa
85 (80*)
Privilegi e dispense come s gi rilevato (n. 548) costituiscono due espressioni tipiche
dellordinamento ecclesiastico, capace di adeguarsi con singolare duttilit alle esigenze delle situazioni concrete, concernenti
sia i luoghi che le persone, attenuando in tal modo la rigidezza della legge e rettificandone con pastorale sensibilit il carattere
necessariamente generale e astratto. Alla necessit della dispensa canonica accenn lo stesso Concilio di Trento, affermando
espressamente nella XXV Sessione del 34 dicembre 1563: Publice xpedit legis vinculum quandoque relaxare, ut plenius
evenientibus casibus et necessitatibus pro communi utilitate satisfiat.
1)
Definizione ed elementi
Il 85 d della dispensa la definizione tradizionale: Legis mere ecclesiasticae in casu particulari relaxatio, lesonero
dallosservanza di una legge puramente ecclesiastica in un caso particolare.
Gli elementi accennati sono tutti essenziali:


Relaxatio: la legge infatti importa un vincolo che lega la coscienza: con la dispensa il vincolo viene a cessare, e la
legge resta come priva della sua efficacia operante.

Legis mere ecclesiasticae: la dispensa pu riguardare soltanto le leggi ecclesiastiche, non le leggi divine, naturali o
positive, che, per un principio teologico prima che giuridico, appartengono a un ordine superiore, sul quale il potere umano non
ha alcuna competenza.

In casu particulari: la dispensa non sopprime la legge, ma soltanto lobbligo che ne deriva, e questo non in generale,
ma limitatamente a una o pi persone determinate in particolari e concrete circostanze. Tali persone precisa il M.P. De
Episcoporum muneribus di Paolo VI (15 giugno 1966) possono costituire anche, in senso stretto, una comunit ( Enchir.
Vat., vol. 2, p. 683, n. 716).
Nel Codice precedente, si parlava di casus specialis ( 80*): nel nuovo, con maggiore propriet, si parla di casus particularis
( 85), che il vero caso concreto, oggetto della dispensa, mentre il caso speciale pu essere anche generale e, come tale,
oggetto di una legge.
La dispensa in senso proprio richiede un atto positivo della competente autorit. Se taleintervento non necessario, perch la
stessa prevede i casi in cui si esenti da essa, non si ha propriamente la dispensa, ma il semplice esonero. il caso, ad
esempio, del 919, 3, col quale si stabilisce che le persone anziane e coloro che sono affetti da qualche infermit, come pure
le persone che li assistono, non sono tenuti alla legge del digiuno eucaristico, per cui possono ricevere la SS. Eucaristia
anche se hanno preso qualcosa entro lora antecedente.
2)
Concetti affini
La dispensa non si distingue soltanto dal semplice esonero stabilito dalla legge, ma si differenzia anche da altre figure
canoniche, che presentano delle affinit.

Dal privilegio, che ha un carattere di stabilit ed opera positivamente, ponendo in essereuna nuova norma in luogo di
quella disposta dal diritto comune. La dispensa, invece, presenta piuttosto un carattere negativo, poich rende inoperante la
legge, facendone cessare lobbligo in un caso particolare.

Dallepikia, che soltanto una regola soggettiva della coscienza, un suo giudizio intimo, per cui lobbligo della legge
non cessa ab extrinseco per lintervento della pubblica autorit, ma solo ab intrinseco, vale a dire per il sopravvenire di
particolari circostanze che rendendo la legge oltremodo gravosa o addirittura impossibile, inducono il soggetto a ritenersi
scusato dalla sua osservanza (v. n. 321).

Dalla licenza, che una facolt concessa secondo la legge e in alcuni casi pu ancheessere presunta (cfr. 283, 1;
886, 2, 911, 2; 969, 1). La dispensa, invece, che contra legem, poich ne fa cessare lobbligo, richiede un positivo
intervento dellautorit competente e non pu essere mai il termine di una presunzione.

Dallabrogazione, in cui si ha la cessazione della stessa legge, ossia la sua revoca, e nonsoltanto la sospensione del
suo vincolo giuridico in un caso particolare.

Dalla tolleranza, che un atteggiamento di prudenza da parte del Superiore, il quale, purlasciando intatto lobbligo
della legge, ne permette la trasgressione senza renderla con ci lecita, per evitare mali maggiori, che sarebbero di particolare
danno alla Chiesa.
1.

Dalla remissione, che il condono totale o parziale di una pena canonica, dovuta per laviolazione di una
legge (cfr. 1354 1361).
3)
Il carattere amministrativo
Nel Codice precedente, secondo una tradizione secolare, la dispensa veniva considerata come un atto tipicamente legislativo.
Il nuovo Codice modifica questa tradizione e presenta la dispensa come un atto particolare amministrativo, di competenza
dellautorit esecutiva. Linnovazione ha senza dubbio le sue difficolt, perch la dispensa un atto di natura complessa, ma la
nuova norma giustificata perch, in realt, la dispensa riguarda propriamente lesecuzione o lapplicazione della legge e,
come tale non essendo una modifica dalla legge, ma soltanto una sospensione del suo vincolo giuridico in un caso
particolare va considerata come un atto specifico della funzione amministrativa e non di quella legislativa, anche per la sua
nota di singolarit.
Il Gruppo di Studio, nella revisione del Codice, tenne a rilevare che la precedente classificazione della dispensa fra gli atti
legislativi era stata determinata da una non sufficiente distinzione delle tre funzioni della potest di governo: legislativa,
esecutiva e giudiziaria (Communicationes, a. 1971, n. 1, pp. 8990).
In conformit con il nuovo concetto, il 85 precisa che la concessione delladispensa pu essere effettuata:

Entro i limiti della propria competenza da coloro che dispongono della potest esecutiva

E inoltre da quelli a cui, esplicitamente o implicitamente, compete la facolt di dispensare, sia ipso iure, ossia per
espressa disposizione di legge, sia in forza di una legittima delega.
Resta ovvio che, a maggior titolo, pu concedere la dispensa dalla legge il Superiore che lha promulgata (il legislatore) o il
suo successore. In ordine alla validit della concessione, essi non sono vincolati alla esistenza della giusta causa (cfr. 90, 1).
2.
Limiti della dispensa
86 Un primo limite costituito come s gi accennato dalla leggedivina, naturale e positiva, sottratta totalmente al
potere umano qualunque esso sia (n. 595). pur vero che si parla nella Chiesa di particolari dispense su materie legate
strettamente alla legge divina: voto, giuramento, matrimonio rato e non consumato, privilegio della fede, ecc. Ma si tratta di
materie limitate, nelle quali la Chiesa esercita la sua autorit per un particolare potere conferitole da Cristo (cfr. M.P. De
Episcoporum muneribus, n. V: Enchir. Vat., vol. 2, p. 683, n. 715).
Il secondo limite fissato dal diritto comune, che esclude qualsiasi possibilit di dispensacirca le leggi che definiscono gli
elementi costitutivi essenziali deglistituti e degli atti giuridici.

Listituto giuridico il complesso di principi e di norme che regolano un determinato dirittoo rapporto avente in s una certa
completezza: per es. listituto matrimoniale, lo stato clericale, il domicilio, lufficio ecclesiastico, la parrocchia, ecc. La legge
ne determina la natura, gli elementi, il fine, e ne regola lattivit.
Latto o negozio giuridico, di cui si tratta nel tit. VII ( 124 128), un atto umano sociale, posto legittimamente, al quale la
legge riconosce determinati effetti giuridici: per es. la celebrazione di un matrimonio, la nomina ad un ufficio, laccettazione, la
rinunzia, la stipulazione di un contratto, ecc.
Una dispensa dagli elementi costitutivi di tali istituti o atti per es. dalla sacra ordinazioneper il conseguimento dello stato
clericale, dallordine sacerdotale per la figura di parroco, dal consenso per la stipulazione di un contratto non neppure
concepibile (Communicationes, a. 1971, p. 91, 2 cpv); poich porterebbe alla deformazione deglistituti canonici e al
dissolvimento della disciplina ecclesiastica.
Altri limiti riguardano i soggetti titolari del potere di dispensare, come si vedr nei prossimi paragrafi.
3.
La competenza dei Vescovi diocesani
87, 1 (81*) Il 87 costituisce una modifica radicale del diritto precedente, in cui la facolt di dispensare dalle leggi
universali della Chiesa era, per s, riservata al Romano Pontefice, mentre ai Vescovi era concessa solo per delega e in linea
eccezionale.
Una tale prassi canonica sembr limitativa dellautorit dei Vescovi e contraria alle stesseesigenze e necessit pastorali, per
cui, nella Costituzione dogmatica Lumen Gentium del 21 novembre 1964 e nel Decreto Christus Dominus del 28 ottobre 1965,
i Padri Conciliari, in una rinnovata prospettiva ecclesiologica, affermarono i seguenti principi:
1
Che i Vescovi reggono le Chiese particolari loro affidate come vicari e legati di Cristo, per cui non possono essere
considerati come vicari dei Romani Pontefici (Lumen Gentium, n. 27, 12).
2
Che tale potest, esercitata in nome di Cristo, propria, ordinaria e immediata, anche se il suo esercizio sia sottoposto
alla suprema autorit della Chiesa e, in vista dellutilit della Chiesa stessa e dei fedeli, possa essere circoscritta entro certi
limiti (Lumen Gentium, 27, 1; Christus Dominus, 8, 1), in quanto il Romano Pontefice, in virt del suo ufficio, ha il potere in
ogni campo di riservare a se stesso o ad altra autorit alcune cause (Christus Dominus, 8, 1).
3
Che ai singoli Vescovi diocesani si d facolt di dispensare in caso particolare da una legge generale della Chiesa i
fedeli sui quali, a norma del diritto, esercitano la loro autorit, ogni qual volta ritengano che ci giovi al loro bene spirituale,
purch dalla suprema autorit della Chiesa non sia stata fatta qualche speciale riserva in proposito (Christus Dominus, 8, 2).
In applicazione di tali deliberazioni, Paolo VI, con il M.P. De Episcoporum muneribus del15 giugno 1966, mentre riconobbe
ai Vescovi la facolt di dispensare in casi particolari dalle leggi universali della Chiesa (escluse quelle costitutive e
processuali) per il bene dei fedeli, promulg un elenco di venti dispense riservate alla Sede Apostolica ( Enchir. Vat., vol. 2,
pp. 684689). Al M.P. De Episcoporum muneribus per i Vescovi della Chiesa Latina, segu il 2 maggio dellanno successivo
il M.P. Episcopalis potestatis per i Vescovi delle Chiese Orientali (Enchir. Vat., vol. 2, pp. 956965). Si rovesciarono in tal
modo i termini della prassi canonica, sanzionata nel 81 del Codice del 1917, e quel che era leccezione (la potest di dispensa
da parte dei Vescovi diocesani) divenne la norma, mentre le riserve da parte del Romano Pontefice divennero leccezione.
Le norme emanate da Paolo VI che dovevano valere donec novus Codex Iuris Canonicipromulgetur sono passate
con gli opportuni emendamenti dettati dallesperienza nel nuovo Codice, che distingue nettamente i poteri ordinari dei
Vescovi diocesani ( 87, 1) dai poteri eccezionali degli Ordinari ( 87, 2). Relativamente ai Vescovi diocesani, il 87, 1,
stabilisce i seguenti principi:
1
Il Vescovo diocesano, in forza del suo ufficio, ha il potere (valet) di dispensare dalle leggi ecclesiastiche.
2
un potere ordinario, che si esercita tuttavia nei casi particolari, concreti, concernenti sia le persone fisiche che
giuridiche ( 85), tutte le volte che lo richieda il bene spirituale delle anime, a giudizio dello stesso Vescovo.
3
Tale potere del Vescovo diocesano che pu essere anche delegato ( 85 e 134, 3) si esercita sulle leggi
disciplinari, sia universali che particolari, emanate per il suo territorio o per i suoi sudditi dalla suprema autorit della Chiesa.
Sono escluse:

Le leggi processuali e penali, emanate le une e le altre a garanzia della giustizia e a tutela dei diritti

Le leggi la cui dispensa sia riservata in modo espresso (specialiter: in modo specifico) alla Sede Apostolica o ad altra
autorit, per la loro particolare importanza nella vita della Chiesa.
Per s, dunque, non sono escluse le leggi irritanti e inabilitanti, e anche su queste si estendela facolt di dispensare propria
dei Vescovi diocesani (Communicationes, a. 1973, p. 222, n. 3, c; a. 1980, p. 302, 246; a. 1986, p. 148, 3 cpv.).
A norma dei 368, 381, 2, e 427, 1, sonoequiparati ai Vescovi diocesani:
1.

I Vicari e i Prefetti apostolici


2.

Gli Amministratori apostolici costituiti in modo stabile


3.

I Prelati e gli Abati territoriali


4.

Gli Amministratori diocesani


4.
La competenza degli Ordinari in genere
87, 2 (81*) A norma del 134, sono Ordinari, oltre al Romano Pontefice:

I Vescovi diocesani e quanti, sia pure interinalmente, sono preposti a una Chiesa particolare o a una comunit ad essa
equiparata a termine del 368

I Vicari generali ed episcopali

Relativamente ai propri confratelli, i Superiori maggiori deglIstituti religiosi e delle Societ di vita apostolica
clericali di diritto pontificio, e i loro Vicari ( 620).
Il 87, 2, considera i casi straordinari e urgenti, nei quali sia difficile ilricorso alla Santa Sede e nello stesso tempo vi sia
pericolo certo o anche solo probabile di grave danno a causa dellindugio. E mentre, da una parte, estende le facolt dei

Vescovi diocesani anche alle materie riservate alla Santa Sede, dallaltra concede ipso iure le medesime facolt a qualsiasi
Ordinario, sempre che si tratti di dispensa che la Santa Sede sia solita concedere nelle medesime circostanze, cosa che si
deduce dalla prassi e dalle istruzioni della stessa Sede Apostolica. comunque esclusa la dispensa concernente il celibato dei
chierici, che, a norma del 291, resta di esclusiva competenza del Romano Pontefice, e dal quale, trattandosi di presbiteri,
nessun Ordinario pu dispensare neppure in pericolo di morte ( 1079, 1). Il grave danno richiesto pu essere di qualsiasi
genere: pubblico o privato, morale o fisico o anche economico.
Non necessario che il ricorso alla Santa Sede risulti impossibile: basta che sia difficile, n imposto luso del telegrafo o
del telefono ( 1079, 4 Pont. Comm. per linterpret. del Codice, 12 nov. 1922: X. OCHOA, Leges Ecclesiae, I, n. 464, IV,
col. 506), poich tali mezzi non sono considerati sufficientemente segreti n sicuri contro uneventuale frode. Non si neppure
obbligati a rivolgersi al Legato o Nunzio Apostolico, qualora egli abbia le relative facolt (PCIC, 26 giugno 1947: X. OCHOA,
Leges Ecclesiae, II, n. 1935, I, col. 2423).
Le facolt degli Ordinari, che non sono Vescovi diocesani, sono limitate per s ai detti casistraordinari e urgenti ( 87, 2).
Nei casi ordinari di cui al 87, 1, essi hanno bisogno di una legittima delega da parte della Santa Sede e dello stesso Vescovo
diocesano ( 85 e 134, 3).
1.
Relativamente alle leggi dubbie da tener presente il 14: Le leggi, anche seirritanti o inabilitanti, nel dubbio di
diritto non obbligano; nel dubbio di fatto gli Ordinari possono dispensare da esse, purch, trattandosi di dispensa riservata,
lautorit che ne ha la competenza sia solita concederla.
5.
Particolari competenze degli Ordinari del luogo
88 (82*)
A termine del 88, gli Ordinari del luogo hanno la facolt di dispensare anche dalle leggi diocesane e dalle
stesse leggi emanate dal Concilio plenario o provinciale oppure dalla Conferenza Episcopale, ogni volta che, a loro giudizio,
ci risulti utile al bene delle anime.
Ai sensi del 134, 2, gli Ordinari del luogo sono tutti gli Ordinari enumerati nel 1, ad eccezione dei Superiori deglIstituti
religiosi e delle Societ di vita apostolica, ossia:

I Vescovi diocesani e i Presuli ad essi equiparati

I Vicari generali ed episcopali


1.
Relativamente ai vicari generali ed episcopali, da tener presente il 479, 1, che d facolt al Vescovo diocesano di
riservare a s gli atti amministrativi, e quindi anche le dispense, che ritiene opportuno (cfr. Communicationes, a. 1987, pp. 84
85, 2).
6.
Le facolt dei parroci, degli altri presbiteri e dei diaconi
89 (83*)
N i semplici presbiteri, n i diaconi, e neppure i parroci hanno per s la facolt di dispensare dalla legge,
poich sono privi della potest esecutiva richiesta dal 85. Possono esercitare tale facolt, soltanto se sia stata concessa loro
espressamente per diritto comune o particolare o anche per speciale delega.
Delle concessioni disposte dal Codice diremo nel prossimo n. 11.
7.
La giusta e ragionevole causa
90 (84*)
Qualsiasi dispensa dalla legge, non solo per il suo carattere di vulnus legis, ma anche per i fini che essa si
propone di conseguire, richiede una giusta e ragionevole causa concretamente, il bene spirituale dei fedeli ( 87, 1, e 88)
adeguata alle reali circostanze del caso e alla gravit della legge da cui sintende dispensare.
Alcune volte la stessa legge che usa una formula pi o meno esigente: causa giusta causa grave gravi difficolt:
Causa giusta
1.

527, 2: dispensa dalle formalit di rito prescritte per la presa di possesso del parroco
2.

1142: dispensa super rato


3.

1196: dispensa dai voti privati

1245: dispensa dallobbligo dellosservanza del giorno festivo o penitenziale


Causa grave

1144, 2: dispensa dalle interpellazioni nellapplicazione del privilegio paolino


Gravi difficolt

1127, 2: dispensa dalla forma canonica nei matrimoni misti


La mancanza di una causa iusta et rationabilis secundum iuris principia (Communicationes, a. 1987, p. 82, n. 5)
rende invalida la dispensa, tranne che sia data dallo stesso legislatore o dal suo superiore gerarchico, nel quale caso la dispensa
sarebbe soltanto illecita.
Nel dubbio sulla sufficienza della causa, la concessione della dispensa valida: lo disponeopportunamente il 90, 2, per
evitare incertezze e ansiet.
Aggiungiamo, a maggior chiarimento, alcune precisazioni.
1
Per la concessione della dispensa si richiede una causa giusta e ragionevole, adeguata al caso concreto, ma non tale
che renda losservanza della legge particolarmente gravosa o addirittura impossibile, poich in tal caso lobbligo di osservare
la legge per s verrebbe meno anche senza la dispensa.
2
La causa motiva da addurre nella domanda di dispensa, devessere oggettivamente vera, immune da ogni forma di
surrezione o di orrezione, secondo le prescrizioni del 63 circa i rescritti.
3
Altro il dubbio sulla sufficienza della causa, di cui al 90, 2, e altro ildubbio sulla esistenza della causa, che per
s non ha valore, neppure per lapplicazione del canone richiamato.
4
Una dispensa concessa col dubbio circa la sufficienza della causa, valida e lecita perespressa disposizione del 90,
2. Ma se il dubbio successivamente risultasse infondato, e la causa del tutto inesistente?

Occorre distinguere tra dispensa che si esaurisce in un solo atto, e dispensa che ha tratti successivi. La prima stata concessa
validamente e rimane tale (per es. la dispensa da un impedimento matrimoniale). La seconda rimane valida fino al momento in
cui la causa resta dubbia; successivamente, la dispensa cessa di esser valida, perch viene a mancare lelemento previsto nel
90, 2.
5
Un caso che pu verificarsi. Un Superiore competente concede una dispensa valida, maillecita. Il fedele ne convinto:
pu usufruire della dispensa? I moralisti discutono, ma in genere rispondono che, praticamente, il fedele pu valersi della
dispensa tuta conscientia, perch il problema della illiceit riguarda propriamente lautorit che dispensa. Alcuni per
aggiungono che bisogna eccettuare il caso in cui leventuale futilit della causa risultasse in modo evidente.
Il caso inverso: la dispensa invalida, e non soltanto illecita, il fedele che ne a conoscenza, ovviamente non pu usufruirne,
in quanto sa che la dispensa nulla.
1.
6
Quando una dispensa viene concessa in forma generale a una comunit (una diocesi, unaparrocchia, una casa
religiosa, unassociazione, ecc.), la dispensa vale per tutti, anche per quei membri che personalmente non hanno interesse o
rapporto con i motivi che lhanno determinata.
8.
Sudditi e forestieri
91 un canone nuovo (Communicationes, a. 1971, p. 91, 3 cpv), che applica alla dispensa i principi stabiliti nel 136
circa lesercizio della potest esecutiva in genere. Si stabiliscono pertanto le seguenti norme:

Chi gode della facolt di dispensare, pu esercitarla validamente verso i propri sudditi, sia che egli si trovi fuori del
territorio di sua competenza, sia che ne siano assenti gli stessi sudditi. Il concetto di suddito canonico si ricava dal 107.

Salva espressa disposizione contraria, la medesima facolt pu essere esercitata verso iforestieri che si trovano anche
momentaneamente nel proprio territorio (tenendo presenti i 12 13), e anche verso se stesso.
Ovviamente, la dispensa a proprio favore possibile soltanto circa una legge non propria a cui si soggetti, poich,
strettamente parlando, il legislatore non vincolato dalla propria legge, anche se vi tenuto per motivi di buon esempio e per
non suscitare scandalo.
I Superiori maggiori deglIstituti religiosi e delle Societ di vita apostolica clericali didiritto pontificio sono Ordinari, ma
non Ordinari del luogo, perch privi di un proprio territorio ( 134, 12). La loro facolt di dispensa, nellambito
determinato dal 87, 2, pu esercitarsi solo nei confronti dei propri sudditi (membri e novizi) e di quanti vivono giorno e notte
in una casa dellIstituto o della Societ (cfr. 1196, n. 2, e 1245). La facolt personale e, di conseguenza, pu esercitarsi
dovunque i detti soggetti si trovino.
9.
Linterpretazione della dispensa
92 (85*)
La dispensa s detto costituisce un vulnus legis: come tale, a tenore del 36, 1, soggetta a stretta
interpretazione:

Se concessa in commodum privatorum

Se lede i diritti quesiti di terzi

Se ha attinenza con eventuali liti e vertenze


Nel caso che la dispensa sia stata concessa, non in favore di privati, ma a vantaggio della comunit e per il bene comune
ovvero motu proprio, la dispensa consente una interpretazione ampia.
Quanto alla facolt di dispensare, in conformit col 138 da tener presenteche, se si tratta di facolt delegata circoscritta
ad certum casum, ossia a una particolare situazione e relativamente a una persona singola o a poche persone determinate, per
es. a una famiglia, essa va interpretata in senso stretto. Se invece la facolt ordinaria oppure delegata ad universitatem
casuum, sinterpreta in senso largo.
10. La cessazione
93 (86*)
Occorre distinguere tra dispense che hanno un tratto successivo, nel senso che hanno una durata nel tempo,
per cui il loro uso importa una serie di atti o di applicazioni (per es. la dispensa dalla legge dellastinenza e del digiuno); e
dispense il cui uso si esaurisce in un solo atto (per es. la dispensa da un impedimento matrimoniale).
La prima cessa negli stessi modi del privilegio: per revoca da parte dellautoritcompetente, per rinunzia legittimamente
accettata, per lo scadere del tempo o lesaurirsi dei casi, ess. ( 79 83: nn. 570583). Cessa anche per il venir meno certo e
totale (non semplicemente parziale) della causa motiva, poich si tratta di dispensa virtualmente molteplice, valida cio per i
singoli casi di applicazione. Non cessa invece per s resoluto iure concedentis ( 81), n per il non uso o per luso contrario
( 82).
La dispensa, che non ha un tratto successivo, rimane invece sempre valida, anche se cessitotalmente la causa motiva. La sua
concessione infatti assoluta e il suo effetto indivisibile. Cos, ad esempio, se venga a cessare la causa motiva che ha
determinato la concessione della dispensa da un impedimento matrimoniale, non per questo la dispensa diventa nulla, ma
rimane sempre valida, anche se il matrimonio non sia stato ancora celebrato.
11. Norme ulteriori
1)
Dispense riservate personalmente al Romano Pontefice
1.

291: dispensa dal celibato ecclesiastico


2.

1698, 2: dispensa super rato


2)
Dispense riservate alla Santa Sede
1.

691692: indulto di lasciare lIstituto di diritto pontificio a un professo religioso di voti perpetui, con la
conseguente dispensa dai voti e da tutti gli obblighi derivanti dalla professione (cfr. anche 727, 1)

2.

1014: dispensa al Vescovo consacrante di compiere da solo unordinazione episcopale, senza la


partecipazione di altri Vescovi
3.

1031, 1: dispensa oltre lanno sullet richiesta per lordinazione presbiterale o diaconale
4.

1078, 2, n. 1: dispensa dallimpedimento matrimoniale proveniente dai sacri ordini o dal voto pubblico
perpetuo di castit emesso in un Istituto religioso di diritto pontificio
5.

1078, 2, n. 2: dispensa dallimpedimento matrimoniale del delitto, di cui al 1090


6.

1196: dispensa dai voti, che leda i diritti acquisiti di terzi


7.

1203: dispensa dal giuramento promissorio, qualora la dispensa torni di pregiudizio di terzi, che non
intendono condonare lobbligo.
3)
Dispense di competenza del Vescovo diocesano
1.

595, 2: dispensa dalle costituzioni deglIstituti di vita consacrata e delle Societ di vita apostolica di diritto
diocesano (cfr. anche 732)
2.

691 692: indulto di lasciare lIstituto di diritto diocesano a un professo religioso di voti perpetui, con la
relativa dispensa dai voti
4)
Dispense da irregolarit, circa la recezione e lesercizio degli ordini sacri
1.

La competenza della Santa Sede: 1047, 13


2.

La competenza dellOrdinario: 1047, 4


3.

Nei casi occulti pi urgenti: 1048


4.

La formulazione della domanda e il valore della dispensa generale: 1049


5)
Dispense matrimoniali
Dispensa dalla forma canonica
1.

Da parte dellOrdinario del luogo, nei matrimoni misti ( 1127, 2) e nei matrimoni con dispensa
dallimpedimento di disparit di culto ( 1129)

Da parte del Vescovo diocesano, nella sanazione in radice ( 1161, 1, e 1165, 2)


Dispensa daglimpedimenti di diritto ecclesiastico
1.

La competenza dellOrdinario del luogo: 1078, 1


2.

Dispense riservate alla Sede Apostolica: 1078, 2

Una dispensa non concedibile: 1078, 3


In pericolo di morte
1.

Facolt dellOrdinario del luogo: 1079, 1


2.

Facolt del parroco e di altri ministri sacri: 1079, 2


3.

Facolt del confessore: 1079, 3

Un chiarimento: 1079, 4
Cum iam omnia sunt parata ad nuptias
1.

Facolt dellOrdinario del luogo, del parroco, ecc.: 1080


6)
Dispense varie
1.

Dispensa dallosservanza dei tempi sacri: facolt del parroco e del superiore di un Istituto o di una Societ di
vita apostolica clericali di diritto pontificio: 1245
2.

Dispensa da un impedimento canonico, nellelezione a un ufficio ecclesiastico, da parte dellautorit


competente: 180
3.

Dispensa dalle formalit della presa di possesso del parroco, da parte dellOrdinario del luogo: 527, 2
4.

Dispensa dalle interpellanze, da parte dellOrdinario del luogo, nellapplicazione del privilegio paolino:
1144, 2

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