You are on page 1of 162

Appunti di Comunicazioni

Elettriche
Andrea Austa, Alberto Cuda
9 Aprile 1998

Revisione 1.1.0

AVVERTENZA
Questo documento puo` essere liberamente distribuito, tramite fotocopie o in
forma elettronica, nei formati PostScript e LATEX, purche nessuna parte, in particolar modo questa avvertenza, venga rimossa.
In conformit`a con la formula shareware, se il lavoro si e` rivelato particolarmente utile e soddisfaciente, si puo` decidere di contribuire ad esso; nel caso specifico, questo lo si puo` fare in due modi:
 Aggiornando il presente documento (il che d`a diritto ad essere inseriti nella
lista degli autori);
 Mettendo a disposizione i propri appunti di una qualsiasi materia ed apponendovi questa stessa nota.

Un particolare ringraziamento a Claudio Vacca, Felice Cifarelli, Daniele Bechis, Fabrizio Vacca, Ezio Ricca, Michelangelo de Bonis : : :

Andrea Austa
email:
aausta@athena.polito.it
homepage: http://www.cclinf.polito.it/s83414

Alberto Cuda
email:
dks@cclinf.polito.it
homepage: http://www.cclinf.polito.it/s84606

Prefazione
Questo fascicolo contiene gli appunti relativi al corso di Comunicazioni Elettriche
Generale tenuto dal professore Guido Albertengo, svoltosi durante lanno accademico
1996-97 presso il Politecnico di Torino.
Lidea e` nata da una nostra necessit`a di avere degli appunti ordinati, ma anche dalla convinzione che la collaborazione debba sempre svolgere un ruolo significativo nella
vita di chiunque; saremo perci`o grati a chi vorr`a contribuire inviandoci segnalazioni e
suggerimenti.
Questo documento e` stato realizzato mediante AMSLATEX1 ; la copertina, invece, e`
stata composta mediante il pacchetto FoilTEX2 ; il sistema operativo utilizzato e` Debian
GNU Linux3 .
Il presente testo pu`o essere liberamente distribuito tramite fotocopie o in forma elettronica, nei formati Postscript e LATEX ed e` disponibile sulla rete Internet a partire dalle
nostre home page.
Per contattarci, potete inviare una e-mail ai nostri indirizzi; consigliamo inoltre di
visitare periodicamente le nostre home page per consultare lerrata corrige o di scriverci se
volete essere avvertiti ogni volta che viene aggiornata.
Siamo disponibili a fornire supporto a chiunque voglia intraprendere un lavoro di
scrittura in LATEX.

ANDREA AUSTA

ALBERTO CUDA

1 Si pronuncia late ; lultima lettera va aspirata, come Ich in tedesco.


2 Copyright c 1995 IBM Corporation.
3 Abbandonate ogni altra distribuzione, questa e` lunica veramente GNU.

Indice
Prefazione

Capitolo 1. Teoria dellInformazione


1. Struttura di un Sistema di Comunicazione
2. Codifica di Fano
3. Codifica di Fano-Huffman

7
7
8
9

Capitolo 2. Analisi di Segnali


1. Potenza
2. Lo Spazio delle Funzioni
3. Realizzazione di Trasmettitore e Ricevitore

13
13
16
20

Capitolo 3. Serie e Trasformata di Fourier


1. Base di Fourier
2. La Serie di Fourier delle funzioni reali. Teorema di Parseval
3. Trasformata di Fourier
4. Conversione da Serie a Trasformata e viceversa

22
22
24
25
26

Capitolo 4. Densit`a Spettrali di Energia e di Potenza


1. Definizione di densit`a spettrale di energia e di potenza
2. Densit`a di potenza di funzioni periodiche

32
32
33

Capitolo 5. Processi Casuali


1. Definizioni
2. Calcolo di media e varianza di x(t)
3. Applicazione: trasmissione con rumore termico

35
35
36
37

Capitolo 6. Il Digital Signal Processing


1. Analisi del DSP con componenti ideali
2. Analisi del DSP con componenti reali

39
39
43

Capitolo 7. Codici di Linea


1. Definizioni
2. Densit`a spettrale di potenza per simboli equiprobabili
3. Generalizzazione a simboli non equiprobabili

46
46
48
51

Capitolo 8. Segnalazioni in Banda Limitata


1. Parametri caratteristici della trasmissione in bande
2. Interferenza Intersimbolica
3. Il Primo Criterio di Nyquist
4. Il Filtro Trasversale

53
53
57
63
66

INDICE

Capitolo 9. Rumore
1. Resistore Rumoroso
2. Doppio Bipolo Rumoroso
3. Modello della temperatura equivalente
4. Catena di doppi bipoli
5. Rumore gaussiano bianco con il modello della Te

70
70
73
75
76
79

Capitolo 10. Filtro Adattato


1. Presentazione
2. Dimostrazione
3. Filtro adattato con rumore gaussiano bianco.
4. Esempio

81
81
81
83
84

Capitolo 11. Soglie, codifica Gray, Canali


1. Soglie in un NRZ
2. Soglie e probabilit`a di errore in sistemi multilivello
3. Codifica Gray
4. Canale

87
87
89
90
91

Capitolo 12. Modulazioni Numeriche


1. Banda base e banda traslata
2. On-Off Keying
3. Amplitude Shift Keying e Binary Phase Shift Keying
4. Frequency Shift Keying

93
93
96
99
100

Capitolo 13. Segnalazioni Multilivello Modulate


1. M-ASK
2. M-PSK
3. M-QAM
4. Confronto fra sistemi

103
103
104
106
108

Capitolo 14. Rumore Associato a Segnali Modulati


1. Il Rumore Modulato
2. Stazionariet`a di n(t)
3. Altre Caratteristiche Statistiche di xn (t) e yn (t)
4. Modulazione in Banda Vestigiale. AMSSB

109
109
110
112
114

Capitolo 15. Probabilit`a dErrore in Segnali Modulati


1. Probabilit`a dErrore nel B-PSK con Demodulazione Coerente
2. Probabilit`a dErrore nel 4-PSK con Demodulazione Coerente
3. Probabilit`a dErrore nellOOK con Demodulazione Incoerente
4. Probabilit`a dErrore nel 16-QAM con Demodulatore Coerente
5. Probabilit`a dErrore nel M-PSK
6. Probabilit`a dErrore nel FSK con Demodulatore Coerente
7. Union Bound
8. La Ritrasmissione

116
116
116
118
120
124
127
129
130

Capitolo 16. Quantizzazione di segnali analogici


1. Campionamento e quantizzazione
2. Rumore di quantizzazione: un primo approccio
3. Trasmissioni attraverso un BSC

133
133
134
137

INDICE

4. Rumore di quantizzazione: un approccio generale.

142

Appendice A. Alcune Formule Trigonometriche


1. Algebra delle Delta4
2. Alcune Relazioni Trigonometriche

147
147
150

Appendice B. Formulario
1. Teoria dellInformazione
2. Analisi di Segnali
3. Serie e Trasformata di Fourier
4. Densit`a Spettrali di Energia e di Potenza
5. Processi Casuali
6. Il Digital Signal Processing
7. Codici di Linea
8. Segnalazioni in Banda Limitata
9. Rumore
10. Filtro Adattato
11. Soglie, codifica Gray, Canali
12. Modulazioni Numeriche
13. Segnalazioni Multilivello Modulate
14. Rumore Associato a Segnali Modulati
15. Probabilit`a dErrore in Segnali Modulati
16. Quantizzazione di segnali analogici

152
152
152
153
154
155
155
155
156
157
157
158
158
159
159
160
161

4 Adattato da: Mencuccini, Silvestrini, Fisica II (Liguori Editore).

CAPITOLO 1

Teoria dellInformazione
1. Struttura di un Sistema di Comunicazione
Un sistema di comunicazione elettriche puo` essere schematizzato cos`:

}|
{z

Canale trasmissivo

! TX !

Parte elettrica

! RX !

F IGURA 1
Dove:
 S e` la sorgente, che genera linformazione;
 TX e` il trasmettitore, che converte le informazioni in segnali elettrici;
 RX e` il ricevitore, che esegue la trasformazione inversa;
 U e` lutilizzatore;
Un classico esempio e` il telefono: TX e RX sono gli apparecchi telefonici,
S ed U gli utenti, il canale trasmissivo la rete telefonica. Si osservi che solo le
comunicazioni fra trasmettitore e ricevitore sono di natura elettrica.
Qualora si voglia classificare i sistemi di comunicazione, la prima ovvia distinzione da operare e` tra sorgente numerica (detta anche digitale) e sorgente analogica:
una sorgente numerica e` discreta nel tempo ed ha un numero finito di valori significativi, mentre una sorgente analogica e` continua nel tempo ed ha un numero
infinito (seppure limitato) di valori significativi.
Un sistema numerico e` di qualit`a superiore (piu` immune al rumore) rispetto
ad uno analogico, ma quando il rumore supera una certa soglia le prestazioni calano bruscamente, mentre un sistema analogico peggiora in maniera graduale al
crescere dei disturbi.
Gli esempi di sistemi digitali sono molti:
 Compact Disk;
 Telex / Telefax;
 Computer;
 GSM;
 ...
Quelli analogici di una certa importanza, invece, sono attualmente solo due:
 Radio;
 Televisione (anche se nel 1997 e` stato approvato uno standard per la televisione digitale);
7

2. CODIFICA DI FANO

Storicamente i sistemi di comunicazione numerici sono stati i primi ad essere


utilizzati, mentre i sistemi analogici sono entrati in scena solo grazie allimpiego
dellelettricit`a, la quale ha permesso le comunicazioni a lunga distanza.
2. Codifica di Fano
Una sorgente numerica e` caratterizzata da un alfabeto A, composto da n simboli:

A = fs1; s2 ; :::; sn g
Ad ogni simbolo si si associa una probabilit`a pi . In linea teorica questo dato e` incompleto, in quanto sarebbe necessario conoscere le probabilit`a congiunte,
cio`e quelle di ogni sequenza di simboli di lunghezza arbitraria, in quanto gli elementi di un alfabeto non sono in generale indipendenti fra loro (ad esempio la
probabilit`a che ad una T segua una Z in un testo italiano e` oltremodo bassa). Per
semplicit`a qui si supporr`a sempre lindipendenza statistica, cio`e:

fXY (sx ; sy ) = fX (sx )fY (sy )


Un simbolo e` tanto piu` rilevante quanto piu` raramente viene trasmesso; un
modo per misurare questa importanza e` dunque:

Ij / 1p

Ij viene detta quantit`a di informazione. Siccome e` comodo esprimerla in bit (cos`


da assegnare al simbolo in questione una stringa di bit di tale lunghezza), la sua
definizione e` :
Ij = log2 1p

Ad esempio:

 p1 = p2 = 21 ) I1 = I2 = 1
 p1 = p2 = p3 = p4 = 41 ) I1 = I2 = I3 = I4 = 2

Un importante parametro della sorgente e` il valore atteso della quantit`a di


informazione trasmessa:

H  E fIj g =
=
(1)

N
X
j =1
N
X

Ij pj =
pj log2 p1 =

j =1
N
X

=;

j =1

pj log2 pj

Il parametro H e` detto entropia della sorgente, e misura la regolarit`a delle


sue trasmissioni, ad esempio supponiamo che lalfabeto sia costituito dai segenti

3. CODIFICA DI FANO-HUFFMAN

simboli:

pA = 12

A:

pB = 14

B:

pC = 18

C:

pD = 18

D:
Si ottiene:

H = 21 log2 2 + 14 log2 4 + 18 log2 8 + 81 log2 8 = 1; 75 bit/simbolo

Volendo assegnare ad ogni simbolo una stringa di bit lunga come la quantit`a
di informazione che porta, bisogna rispettare la regola del prefisso: nessun simbolo
deve iniziare con la codifica di un altro. Il metodo piu` semplice (particolarmente
appropriato a questo caso) e` usare il bit 1 per indicare la fine del simbolo:

!
!
!
!

A
B
C
D

1
01
001
000

Questo alfabeto si puo` rappresentare cos`:


{A B C D}
{B C D}

1 0

{C D}

1 0

{A}

1 0

{B}
{C}

{D}

F IGURA 2
Tale codifica e` detta codifica di Fano, ma puo` essere applicata solo se
(2)

pj = 21j

8j < N

3. Codifica di Fano-Huffman
E` estremamente raro che la condizione (2) sia rispettata: bisogna trovare un
metodo che permetta di codificare i simboli anche quando non sia cos`; lidea e`
di partire da un albero analogo a quello illustrato in figura 2, ma costruito al contrario, cio`e partendo da insiemi formati da un singolo elemento, come in figura 3.

3. CODIFICA DI FANO-HUFFMAN

10

0,6
0,3
0,06
0,04

A
B
C
D

F IGURA 3
Se osserviamo ancora la figura 2, notiamo che, partendo dal basso, vengono uniti i due insiemi con la probabilit`a minore di tutti. Applichiamo lo stesso
principio anche qui:
A
B
C
D

0,6
0,3

0,6
0,3
0,06
0,04

0,1

F IGURA 4
A questo punto si puo` reiterare fino ad arrivare alla radice:
A
B
C
D

0,6
0,3
0,06
0,04

1
0,4
0,1

F IGURA 5
Non resta che etichettare i nodi dellalbero:
A
B
C
D

0,6
0,3
0,06
0,04

1
1
1
0

F IGURA 6
Cui corrisponde una codifica del tipo:

A
B
C
D

!
!
!
!

1
01
001
000

In questo caso la lunghezza media delle stringhe di bit non e` piu` uguale alla quantit`a media di informazione trasmessa, cio`e lentropia; valutiamo queste
grandezze:

H = ;0; 6 log2 0; 6 ; 0; 3 log2 0; 3 ; 0; 06 log2 0; 06 ; 0; 004 log2 0; 004 =


= 1; 39
N = 3  0; 1 + 2  0; 3 + 1  0; 6 = 1; 5

3. CODIFICA DI FANO-HUFFMAN

11

E` sempre H 6 N , con H = N se e solo se vale la (2), ed in questo caso lalgoritmo descritto (detto algoritmo di Fano-Huffman) produce gli stessi risultati della
codifica di Fano. E` da notare che in generale il simbolo 1 non e` piu` il simbolo di
termine sequenza, infatti lalbero puo` essere piu` complesso:
A
B
C
D

0,3
0,2
0,1
0,4

1
0
1
0

1
0

F IGURA 7
Che fornisce:

A
B
C
D

!
!
!
!

11
10
01
00

Non viene mai violata pero` la regola del prefisso.


Il problema della codifica e` particolarmente sentito nella scelta del formato
delle immagini; possono esserci vari approcci al problema:
 Un metodo ingenuo puo` essere quello di assegnare ad ogni colore lo stesso
numero di bit, il che richiede N  p bit (N e` il numero di pixel, mentre p e` il
numero di colori);
 Un metodo migliore e` utilizzare proprio lalgoritmo di Fano-Huffman: non
si perdono informazioni, ma non si sfrutta il fatto che difficilmente due
pixel adiacenti hanno colori fortemente differenti
 Il metodo impiegato nella codifica JPEG e` quello di dividere limmagine
in quadrati di dimensioni 8x8 pixel, eseguire lanalisi di Fourier e filtrare
le frequenze basse ed alte: si perdono delle informazioni, ma le dimensioni dei file sono particolarmente modeste. Nei file MPEG (filmati) si
sfrutta anche il fatto che il colore di un pixel nel tempo non varia molto
velocemente.
Che rischi si corrono compattando? Supponiamo di trasmettere la sequenza
A B B A D C C A
Codificata in maniera usuale si ottiene:

1 01 01 1 000 001 001 1


Se un disturbo sulla linea dovesse modificare la sequenza, ad esempio se il
ricevitore riconoscesse:

1 01 00 1 000 001 001 1


Questa sequenza verrebbe interpretata come

1 01 001 000 001 001 1


cio`e

3. CODIFICA DI FANO-HUFFMAN

12

A B C D C C A
Un errore in B si propaga e corrompe anche A. Le possibili soluzioni a questo
problema sono:
 Tenere molto basso il rumore
 Proteggere linformazione
La protezione dellinformazione puo` essere eseguita in varie maniere, tutte
pero` basate sullinserimento di una certa quantit`a di ridondanza nelle trasmissioni. Il modo piu` semplice e` aggiungere in fondo al pacchetto trasmesso un singolo
bit (bit di parit`a), in modo tale che la somma di bit a 1 sia sempre pari (o sempre
dispari). I vantaggi sono:
 La ridondanza inserita e` molto modesta (solo un bit);
 Rileva tutti gli errori che interessano un numero dispari di bit (ed e` raro che
siano gi`a due in un pacchetto);
Uno svantaggio e` che, sebbene ci si accorga dellerrore, e` impossibile correggere il
pacchetto, quindi e` necessaria la ritrasmissione (cosa non sempre possibile, come
nel caso di sistemi a tempo reale).
Quando e` necessario correggere oltre che rilevare gli errori, si puo` ricorrere a
metodi piu` complessi, come quello illustrato in figura 8.

Parit orizzontale

Parit verticale
Informazione

F IGURA 8
Lunica regola che vale con questi sistemi di protezione e` che la dimensione
dellinformazione codificata e protetta e` sempre minore di quella dellinformazione non codificata.

CAPITOLO 2

Analisi di Segnali
1. Potenza
Sia dato un bipolo nella configurazione di figura 1.
i(t)
p
v(t)

F IGURA 1
Valgono le note relazioni

2
p = v(t)i(t) = R(t)i2 (t) = vR((tt))

Uno strumento di misura reale non puo` fornire la potenza istantanea, ma solo
quella media. La media temporale si definisce come:

Zb
1
<  >= b ; a []dt
a

Da un punto di vista teorico, dovrebbe essere:


+T

Z 2
1
<  >= T !lim+1 T T []dt
;2

ma, anche qui, visto che si parla di strumenti reali, ci si accontenta di un intervallo
di tempo sufficientemente lungo.
Supponiamo che il doppio bipolo sia un semplice resistore:

Se poi R = 1
:
(3)

2
< p(t) >= R < i2 (t) >= < v R(t) >

< p(t) >=< i2 (t) >=< v2 (t) >

La potenza, in questo caso particolare, viene detta normalizzata, e deve la sua


importanza al legame diretto con la tensione; a tale proposito va osservato che
v(t) e` interpretabile come:
(4)

v(t) = v0 (t)+ < v(t) >

Linformazione e` tutta in v0 (t), ragion per cui si tenta sempre di ridurre a zero la
tensione media, che rappresenta solo potenza sprecata.
13

1. POTENZA

14

La potenza (normalizzata e non) gioca un ruolo fondamentale nellanalisi dei


segnali, ad esempio permette di classificarli: un primo tipo (lunico fisicamente
realizzabile) e` quello di figura 2.

A
+
0

T0

F IGURA 2
Questo genere di segnale viene detto ad energia finita, mentre la sua potenza
media e` nulla infatti:

< P >= T !lim+1 A


T =0

Un secondo tipo di segnale e` illustrato in figura 3.

F IGURA 3
Qui lintegrale da eseguire per calcolare la media temporale della potenza
diverge, dunque si parla di segnale a potenza media infinita.
In figura 4 e` rappresentato un terzo tipo di segnale:

F IGURA 4

1. POTENZA

15

Essendo un segnale periodico, si puo` far tendere T ad infinito, ma con la


condizione che sia sempre multiplo del periodo della funzione, quindi si ottiene

< P >= T !lim+1 CT


T =C

con

C=

Z T0
0

2 (t)dt

Unaltra applicazione della potenza e` la misura del livello di disturbi presente


in una trasmissione: esso normalmente si esprime come

S
N

Dove S e` la potenza del segnale utile, mentre N e` la potenza del rumore. In


genere il rumore introdotto e` funzione di piu` contributi

 S   S  
f = f N ; N ; :::
1

Per misurare tali grandezze si e` soliti usare il decibel, definito come

PdB = 10 log10 PPx

(5)

dove P0 e` una potenza di riferimento; nella telefonia e` frequente luso del dBm,
dove P0 = 1 mW o del dBW, dove P0 = 1 W.
Spesso si conoscono solo le tensioni, ma, proprio per il fatto che quel che conta
e` il rapporto di due potenze, il calcolo dei decibel si puo` effettuare facilmente:

Px = Vx2 =R = Vx2
P0 V02 =R V02
 2
10 log10 VVx2 = 20 log10 VVx
0
0

Supponiamo ora di avere una cascata di doppi bipoli

g1

g2

g3

Ognuno di essi puo` essere caratterizzato da una impedenza di ingresso ed una di


uscita, come in figura 5.

Z out

Z in

F IGURA 5
Per quale valore della resistenza di ingresso la potenza fornita ad ognuno di
essi e` massima? Chiaramente deve essere un valore finito, perche, se Zin = 0, la
tensione di ingresso e` nulla, mentre se Zin = +1, sar`a la corrente ad essere pari
a zero. Si puo` dimostrare che la condizione di massimo trasferimento di potenza

2. LO SPAZIO DELLE FUNZIONI

16

(detta anche condizione di adattamento) si ha per Zin = Zout . La potenza trasferita


in condizione di adattamento e` detta potenza disponibile, e vale

2
Pdu = (Zout iout )iout = 4VZout

(6)

out

Un esempio di applicazione di questa regola e` il televisore: ogni cavo coassiale


ha una resistenza di 75
, dunque ogni televisore ha una resistenza di ingresso di
75
. Dora innanzi si sottointender`a sempre, quando si parla di catene di doppi
bipoli, che essi siano in condizione di adattamento.
2. Lo Spazio delle Funzioni
Si puo` pensare ad una funzione (t) come ad un vettore, le cui componenti
siani i valori assunti al variare di t, cio`e:

t  (t)

La definizione di prodotto scalare fra funzioni risulta quindi ovvia

b
X

(7)

t=a

Zb
t t  (t)  (t)dt
a

Si puo` verificare che tale definizione soddisfa i requisiti per essere un prodotto
scalare e che i segnali non devono necessariamente essere reali.
Due segnali si dicono ortogonali se vale la relazione

Zb

(8)

(t)  (t)dt = 0

Sono di particolare importanza gli insiemi di funzioni a due a due ortogonali


fra di loro, cio`e certe funzioni k tali che

Zb

(9)

i (t)j (t)dt = Ki i;j

dove i;j e` il simbolo di Kronecker,

che vale uno se i = j , zero altrove (si puo`


vedere come un elemento della matrice identit`a). Se inoltre Ki = 1 8i, allora
i segnali sono fra loro ortonormali. Va segnalato che i Ki hanno un ben preciso
significato fisico, infatti

Ki =

(10)

Zb
a

ji j2 dt = Ei

Ei e` lenergia normalizzata del segnale (t) 1 . Condizione necessaria affinche

un insieme di segnali sia ortonormale e` dunque che siano dotati di energia finita.
Supponiamo ora che una funzione u(t) sia esprimibile come combinazione
lineare delle funzioni componenti la base ortogonale

 = fj jj 2 N ; 1 6 j 6 N g

()

()

1 Se si interpreta  t come una tensione o una corrente, 2 t e` la sua potenza normalizzata, in


i
i
accordo con la (3). Poiche si integra nel tempo, si ottiene lenergia fornita dal segnale dallistante a
allistante b.

2. LO SPAZIO DELLE FUNZIONI

17

Allora esisteranno certi coefficienti aj tali che:

u(t) =

N
X
j =0

aj j (t)

Geometricamente questi coefficienti si possono vedere come le proiezioni


della funzione u(t) lungo i vettori della base, quindi si dovrebbero ricavare mediante il prodotto scalare; si puo` verificare che e` proprio cos`:

< u(t)jj (t) > = K1

Zb

j a

= K1
=

u(t)j (t)dt =

Z bX
N

j a i=0
N 1 Zb
X

ai i (t)j (t)dt =

ai i (t)j (t)dt =
K
j
a
i=0

N
X

ai Kj i;j =
i=0 Kj
= aj
=

Noti i coefficienti aj e` facile ricavare anche lenergia che il segnale trasporta:

Ew = E fw(t)g =

8N
9
<X
=
= E : aj j (t); =
j =0
N
X
=
=

E faj j (t)g =

j =0
N
X
j =0

jaj j2 Kj

Se vale lortonormalit`a:
(11)

Ew =

N
X
j =0

jaj j2

Lequazione (11) e` di fondamentale importanza anche perche e` rispettata se e


solo se il segnale u(t) e` completamente rappresentabile con il sistema di riferimento , altrimenti la sommatoria e` strettamente minore di Ew . Conviene peraltro
ricordare che la funzione originale e quella ricostruita si equivalgono solo allinterno dellintervallo dove lintegrale e` stato calcolato, mentre al di fuori di esso
nulla si puo` dire.
Come esempio consideriamo le due funzioni ortogonali di figura 6.

2. LO SPAZIO DELLE FUNZIONI

/2

18

/2

F IGURA 6

Per prima cosa dimensioniamo


ortonormali:

A e B affinche le due funzioni siano anche

A2 u(t) ; u t ; T2
K1 =
0
= A2 T2 = 1
r
A= 2
2



dt =

Per simmetria e` evidente che affiche sia anche


proiettiamo il segnale di figura 7.

K2 = 1 deve essere A = B .

Ora

w
3
/2

-1

F IGURA 7

a1 =
a2 =

ZT
Z0T
0

w(t)1 (t)dt = 3 T2

w(t)2 (t)dt = ; T2

Il punto in cui si trova w(t) e` quello di figura 8.


Grazie alla (11) possiamo dire che lenergia di ogni simbolo rappresentato su
tale piano e` proporzionale alla sua distanza dallorigine: questo vale anche per la
funzione, purche sia rappresentabile.

2. LO SPAZIO DELLE FUNZIONI

19

a1
a2

F IGURA 8
Possiamo controllare la completa rappresentabilit`a mediante la (11) stessa:

2
X

a2i = 9 T2 + T2 = 10
2 T = 5T
i=1
E = 32 T + (;1)2 T = 10 T = 5T
w

Che cosa succede se tale condizione non viene rispettata? Proviamo a rappresentare il segnale di figura 9.
w
3
/2
-1

/4

F IGURA 9
Si ottiene il vettore posizione

r !

w~ = 32 T2 ; ; 21 T2

La funzione che si ottiene componendo i vettori della base e` in figura 10.


w

3/2
/2
-1

F IGURA 10

3. REALIZZAZIONE DI TRASMETTITORE E RICEVITORE

20

In effetti la (11) non e` soddisfatta:

2
X
j =1

a2i = 45 T

Ew = 11
4T

3. Realizzazione di Trasmettitore e Ricevitore


Sia data una sorgente numerica che fornisca due simboli (A
sistema avr`a la struttura:

A
;!

A ! 1 (t)
B ! 2 (t)

= fA; B g);

A
! A ;!
! 1((tt)) !
B
2

il

Si puo` notare che i simboli generati dalla sorgente sono concettualmente diversi da quelli trasmessi sul canale, tant`e vero che si usano le diciture simboli della
sorgente e simboli di canale rispettivamente. I simboli di canale sono quelli che abbiamo esaminato finora, e la conversione in simboli della sorgente (e viceversa)
viene operata da trasmettitore e ricevitore, come descritto in figura 11.
*1 (t)
1 (t)

a+T
a

A,B

2 (t)

a+T
a

D
E
C
I
S
O
R
E

A,B

*2 (t)

F IGURA 11
Volendo passare da una costellazione di soli due simboli ad una di quattro
simboli, si possono operare varie scelte, la piu` semplice delle quali e` illustrata in
figura 12.

F IGURA 12
Le modifiche concettuali sono modestissime: basta sostituire agli interruttori
del trasmettitore dei moltiplicatori (amplificatori a guadagno variabile) e la logica
interna del decisore del ricevitore (vd. figura 13).

3. REALIZZAZIONE DI TRASMETTITORE E RICEVITORE

*1 (t)

1 (t)

a+T
a

A,B
C,D

2 (t)

a+T
a

21

D
E
C
I
S
O
R
E

A,B
C,D

2* (t)

F IGURA 13
Il passaggio da quattro a otto simboli e` immediato, come anche da otto a sedici e cos` via, ma ci sono dei limiti pratici qualora si debba utilizzare un canale
non ideale, in quanto il rumore non e` nullo, ed i simboli sarebbero troppo vicini
luno allaltro (a meno di allontanarli sempre piu,
` ma questo richiederebbe energie
sempre maggiori).
Data una costellazione e` facile ricavare lenergia media spesa per trasmettere
i simboli che le appartengono, ad esempio prendiamo in considerazione quella di
figura 14:

F IGURA 14
In questo caso lenergia media (supponendo i simboli equiprobabili) e` :

E = M1

M
X

Ei =

i=1
M
1 X

=M

jw~ i j2 =

i=1
1
= 8 (4 + 2  4) = 32 J
La quantit`a di informazione insita in ogni simbolo e`

Ii = ; log2 18 = 3 bit

Quindi si ottiene che lenergia necessaria per trasmettere un singolo bit di


informazione e` :

Eb = E3 = 0; 5 J

CAPITOLO 3

Serie e Trasformata di Fourier


1. Base di Fourier
Una delle possibili basi ortogonali per il prodotto scalare (7) e` :
(12)

n (t) = ej2nf0 t = ejn!0 t

dove n e` un intero relativo. Valgono le note relazioni

!0 = 2f0 = 2T
0

Limportanza di questo insieme infinito di funzioni deriva dal seguente:


T EOREMA DI F OURIER . Qualunque segnale ad energia finita e` rappresentabile in
manera completa mediante la base (12).
Cio` significa che w(t) deve essere tale per cui:

Z +1
;1

jw(t)j2 dt = C

Una funzione che soddisfi questa propriet`a deve essere identicamente nulla al
di fuori di un certo intervallo [a; b] con a e b finiti e reali, inoltre non deve avere
asintoti verticali al suo interno.

a
b

F IGURA 1. Esempio di funzione che ammette Sviluppo di Fourier


Prima di proiettare le funzioni e` opportuno rendere la base (12) ortonormale:

n (t) = K n(t)

Z x+T0
x

j n (t)j2 dt = 1
22

1. BASE DI FOURIER

Si ottiene:

n=

(13)

23

p1T ej2nf0 t
0

Se la funzione e` diversa da zero nellintervallo [a; b], conviene ovviamente porre x = a e T0 > b ; a, quindi le componenti di una funzione rispetto alla base or
ora introdotta sono:

Z a+T0

cn = p1

T0 a

w(t)e;jn!0 t dt

Una volta ottenute le componenti, si puo` esprimere la funzione originale come


combinazione lineare delle n (t):

+1
X

w(t) = p1
c ejn!0 t
T0 n=;1 n
Normalmente si raggruppano le due radici esterne allintegrale e si indicano
in una sola delle due formule:
(14)
(15)

cn = T1

w(t) =

Z a+T0

0 a
+1
X

n=;1

w(t)e;jn!0 t dt

cn ejn!0 t

Poiche lintegrale e` stato eseguito solo su di una porzione dellasse delle ascisse, non esiste alcun vincolo che costringa la sommatoria al secondo membro ad
essere identicamente nulla al di fuori di esso. Per sapere quali valori assuma in
realt`a, e` opportuno indagare sulle funzioni periodiche: esse non sono ad energia
finita, ma sono a potenza media finita, e, particolare essenziale, possono essere
descritte completamente conoscendo il loro andamento su di un intervallo finito.

wT(t)
w (t)

F IGURA 2. Funzione periodica w(t) e relativo troncamento wT (t)


Data dunque una funzione periodica w(t) eseguiamo un troncamento, ovvero
consideriamo la funzione wT (t) che assume i suoi stessi valori solo su di un intervallo di lunghezza pari al periodo T di w(t), mentre e` identicamente nulla al di
fuori di esso.

2. LA SERIE DI FOURIER DELLE FUNZIONI REALI. TEOREMA DI PARSEVAL

24

Chiaramente wT (t) e` ad energia finita, quindi se ne puo` fare lanalisi di Fourier:

cn = T1
wT (t) =

ZT

0 0
+1
X

n=;1

wT (t)e;jn!0 t dt

cn ejn!0 t

Se pero` considerassimo un altro troncamento, a causa della periodicit`a dellesponenziale complesso (!0 e` uguale alla pulsazione della funzione periodica), otterremmo gli stessi coefficienti cn , dunque si puo` dire che una funzione periodica e`
uguale allo sviluppo di Fourier su tutto lasse delle ascisse.

2. La Serie di Fourier delle funzioni reali. Teorema di Parseval


Se la funzione in questione e` reale, i coefficienti della Serie di Fourier godono
di particolari propriet`a, utili quando si devono fare delle verifiche:

w(t) Reale ;! cn = c;n


w(t) Reale e pari ;! =fcn g = 0 cn = c;n
w(t) Reale e dispari ;! <fcn g = 0 cn = ;c;n

(16)

In altre parole:





La parte reale dei cn e` pari, mentre la parte immaginaria e` dispari;


Se la funzione e` pari, i coefficienti sono reali;
Se la funzione e` dispari, i coefficienti sono puramente immaginari;

Queste simmetrie permettono di accoppiare gli esponenziali a due a due, ottenendo una somma di funzioni trigonometriche:

w(t) = c0 +
= c0 +
= c0 +
= c0 +
(17)

+1
X
n=1

cn ejn!0 t +

+1
X

;1
X
n=;1

cn ejn!0 t

[cn ejn!0 t + c;n e;jn!0 t ]

n=1

+1
X

[(c0n + jc00n )ejn!0 t + (c0n ; jc00n )e;jn!0 t ] =

n=1

+1
X

[c0n (ejn!0 t + e;jn!0 t ) + jc00n (ejn!0 t ; e;jn!0 t )] =

n=1

= c0 + 2

+1
X

n=1

c0n cos n!0 t ; 2

+1
X
n=1

c00n sin n!0 t

Come e` naturale, se w(t) e` pari, si annullano tutti i termini con il seno, mentre,
se e` dispari, spariscono i termini con il coseno. Un comodo risultato e` il Teorema di

3. TRASFORMATA DI FOURIER

25

Parseval, applicazione della (11):

(18)

"X
#
+1
+1
1 Z a+T0 jw(t)j2 dt = 1 Z a+T0 X
jn!
t
jm!
t
0
cm e 0 dt =
T0 a
T0 a n=;1 cn e
m=;1
+1 Z a+T0
X
cn cm ej(n;m)!0 t dt =
= T1
0 n;m=;1 a
+1
X
=
n;m cn cm =
n;m=;1
+1
X
=
jcn j2
n=;1

Questo teorema e` unestensione del Teorema di Pitagora applicato ad uno spazio con uninfinit`a numerabile di dimensioni, ed ha la caratteristica di permettere
il calcolo dellenergia di una funzione w(t) sviluppabile secondo Fourier noti solo
i suoi coefficienti.

3. Trasformata di Fourier
Aumentando T0 , cio`e le dimensioni dellintervallo in cui la funzione e` diversa
da zero (o, nel caso di funzioni periodiche, aumentando il loro periodo), f0 si riduce di conseguenza. Al limite per T0 tendente allinfinito, f0 diviene infinitesimale,
quindi si puo` sostituire a nf0 (discreto) la variabile f (continua). Si parla allora di
Trasformata di Fourier, e si indica con il seguente formalismo:

F W (f )
w(t) ;!
La trasformata di Fourier e` utile per calcolare la banda di frequenze occupata
da un certo segnale; le sue formule sono:
(19)

W (f ) = F [w(t)] =

(20)

w(t) = F ;1 [W (f )] =

Z +1

Z;1
+1
;1

w(t)e;j2ft dt
W (f )ej2ft df

Si puo` sostituire la pulsazione alla frequenza, ma in tal caso bisogna tener


conto del un fattore costante 21 da portare fuori dallintegrale:
(21)
(22)

Z +1

w(t)e;j!t dt
;1
Z +1
w(t) = 21
W (!)ej!t d!
;1
W (! ) =

4. CONVERSIONE DA SERIE A TRASFORMATA E VICEVERSA

26

Se un segnale e` reale, la parte reale della sua trasformata e` pari, mentre la parte
immaginaria e` dispari. E` inoltre facile ricavare le propriet`a analoghe alle (16):

w(t) Reale ;! W (f ) = W  (;f )


w(t) Reale e pari ;! = fW (f )g = 0 ! W (f ) = W (;f )
w(t) Reale e dispari ;! < fW (f )g = 0 ! W (f ) = ;W (;f )

(23)

Esiste anche una forma trigonometrica della W (f ), se reale:

W (f ) =

(24)

Z +1
;1

w(t) cos 2fdt + j

Il Teorema di Parseval diventa:

Z +1

(25)

;1

w1 (t)w2 (t)dt =

Infatti:

Z +1
;1

w1 (t)w2 (t)dt =

Z +1
;1

Z +1 Z +1
;1
Z;1
+1 Z +1

Z +1
;1

w(t) sin 2fdt

W1 (f )W2 (f )df

W1 (f )ej2ft dfw2 (t)dt =

W1 (f )w2 (t)ej2ft dfdt =


;1 ;1
Z +1
Z +1
=
W1 (f )
w2 ej2ft dtdf =
Z;1
Z;1
+1
+1
=
W1 (f )
[w2 (t)e;j2ft ] dtdf =
;1
;1
Z +1
=
W1 (f )W2 (f )df
;1
=

4. Conversione da Serie a Trasformata e viceversa


Il passaggio da Serie a Trasformata di Fourier e` molto agevole:

Ffw(t)g = F
=
(26)

=
=

(X
+1

n=;1

+1
X

n=;1

+1
X

n=;1

+1
X

n=;1

cn
cn

cn ejn!0 t =

Z +1
;1
Z +1
;1

ejn!0 t e;j2ft dt =
e;j2(f ;nf0 )t dt =

cn (f ; nf0 )

4. CONVERSIONE DA SERIE A TRASFORMATA E VICEVERSA

27

Ricordiamo alcune propriet`a notevoli della delta di Dirac:

(x) =

Z +1

Z ;1
+1

Z +1
;1

;1

ej2xy dy

(x)dx = 1

w(x)(x ; x0 )dx = w(x0 )

Una funzione periodica ammette dunque come trasformata un treno di delta


equispaziate, e la distanza fra due delta adiacenti e` pari allinverso del periodo
della funzione nel dominio del tempo.
Come esempio notevole si puo` calcolare la trasformata della sinusoide:

v(t) = A sin(!0 t)
V (f ) =

Z +1

A sin(!0 t)e;j2ft dt =

;1
Z +1

=A
=A

sin(!0 t)e;j!t dt =
;1
Z +1 ej!0 t ; e;j!0t
;j!t

dt =

2j
;1
Z
Z +1
+
1
= 2Aj
e;j(!;!0 )t dt ; 2Aj
e;j(!+!0 )t dt =
;1
;1

(27)

= 2Aj [(f ; f0 ) ; (f + f0 )]

A/2j

-f 0
f0

-A/2j

F IGURA 3. Trasformata di A sin(!0 t)


Non e` difficile trovare anche la trasformata del coseno:
(28)

FfA cos(!0 t)g = A2 [(f ; f0 ) + (f + f0 )]

4. CONVERSIONE DA SERIE A TRASFORMATA E VICEVERSA

28

A/2

-f 0

f0

F IGURA 4. Trasformata di A cos(!0 t)

Unimportante funzione e` il pettine di Dirac, ovvero la funzione:

w(t) =

(29)

+1
X
m=;1

(t ; mT0)

Se si tenta di trasformare direttamene la (29), si ottiene:

W (f ) =
(30)

Z +1 X
+1

(t ; mT0 )e;j2ft dt =

;1 m=;1
+1
X
=
e;j2fmT0
m=;1

Intuitivamente questa funzione assomiglia molto ad un treno di delta, infatti


se f = T10 largomento della sommatoria e` unitario (quindi W ( T10 ) ! 1), mentre
per gli altri valori della f le varie armoniche dovrebbero tendere ad elidersi a vicenda. Un metodo per risolvere questo problema e` calcolare la serie ed ottenere la
trasformata mediante la (26). I suoi coefficienti sono:

Z + T20
1
cn = T T0 w(t)e;jn!0 t dt =
0 ;2
Z + T20 X
+1
1
= T T0
(t ; mT0)e;jn!0 t dt = T1
0 ; 2 m=;1
0
Questo perche fra ; T20 e + T20 c`e solo una delta. Da questi coefficienti e` facile
risalire alla trasformata:
(31)

W (f ) = f0

+1
X
m=;1

(f ; mf0 )

4. CONVERSIONE DA SERIE A TRASFORMATA E VICEVERSA

29

Dalla (31) e dalla (30) otteniamo una relazione che ci sar`a utile:
(32)

+1
X
m=;1

e;j2fmT0 = f0

+1
X
m=;1

(f ; mf0)

Sappiamo ottenere la trasformata nota la serie: ci si puo` chiedere se sia possibile eseguire anche il passaggio inverso, cio`e, data la trasformata, trovare la serie
(come e` ovvio, la trasformata deve essere un treno di delta); il nostro obiettivo e`
calcolare i coefficienti cn tali che:

w(t) =

+1
X

n=;1

cn ejn!0 t

O anche, utilizzando la funzione troncata (ricordiamo che w(t) e` periodica):

+1
X

(33)

n=;1

wT (t ; nT0) =

+1
X
n=;1

cn ejn!0 t

F IGURA 5. Esempio di convoluzione con una delta

Lidea e` di trasformare ambo i membri: per quanto riguarda quello di destra,


e` presto fatto:
(34)

(X
+1

n=;1

cn e

) X
+1
jn!0 t
=

n=;1

cn (f ; nf0 )

La convoluzione di una funzione f (x) con una delta equivale a centrare f (x)
sullargomento della delta stessa, come indicato in figura 5. Tutto cio` permette di

4. CONVERSIONE DA SERIE A TRASFORMATA E VICEVERSA

30

esprimere in modo differente la traslazione della wT nella (33):

w(t) =
=
=
=

+1
X

n=;1

+1
X

n=;1

wT (t ; nT0 ) =
wT (t)  (t ; nT0 ) =

Z +1 X
+1

wT ( )( ; t + nT0 )d =

;1 n=;1
Z +1
+1
X
;1

wT ( )

= wT (t) 

+1
X

n=;1

n=;1

( ; t + nT0 )d =

(t ; nT0 )

Questo risultato si poteva immaginare anche senza il calcolo diretto: il segnale


periodico e` somma di tanti segnali elementari opportunamente sfasati fra di loro
di un tempo pari a T0 ; per spostare un segnale basta convolverlo con una delta, e
la somma di infinite delta equispaziate e` il pettine di Dirac.
Trasformando:

W (f ) = F wT 
= WT (f )F

+1
X

n=;1

(X
+1

= WT (f )f0

(t ; nT0 ) =

n=;1

+1
X

n=;1

(t ; nT0) =

(f ; nf0 )

Lespressione trovata e` dunque costituita da un pettine di Dirac moltiplicato per una funzione: gli unici valori significativi che tale funzione assume sono
in realt`a in corrispondenza delle ascisse in cui una delle delta e` diversa da zero,
quindi si puo` scrivere:

W (f ) = f0

(35)

+1
X
n=;1

WT (nf0 )(f ; nf0 )

Tornando allequazione (33), combinando (34) con (35), si ottiene:

+1
X
n=;1

f0 WT (nf0 )(f ; nf0) =

+1
X
n=;1

ovvero:
(36)

cn = WT (nf0 )f0

cn (f ; nf0)

4. CONVERSIONE DA SERIE A TRASFORMATA E VICEVERSA

31

Graficamente la (36) corrisponde a porre delle delta equispaziate alle ascisse


multiple della f0 e con forza pari al valore che assume in quel punto la WT (f )
(scalandola di un fattore f0 ).

- f0
-2 f0

- f0

f0

2 f0

-2 f0

f0

2 f0

F IGURA 6. Due importanti esempi di applicazione della (36): il


pettine di Dirac (a sinistra) e la funzione sinusoidale (a destra). In
entrambi i casi la WT (f ) e` indicata a tratto discontinuo

CAPITOLO 4

Densit`a Spettrali di Energia e di Potenza


1. Definizione di densit`a spettrale di energia e di potenza
La relazione di Parseval ha un importante significato fisico:
(37)

Z +1
;1

j|w1{z(t)j2} dt =

Z +1

Potenza del segnale

;1

j|W1{z(f )j}2

df

Densit`a spettrale di energia

La densit`a spettrale di energia si misura in J/Hz ed e` un parametro fondamentale nellanalisi dei segnali: indica infatti la distribuzione di energia in funzione della frequenza, ed il confronto fra le densit`a del segnale trasmesso e di quello
ricevuto puo` rivelare le distorsioni subite.
Se il sistema non e` ad energia finita (cio`e non ha potenza media nulla), si puo`
tentare di trovare un modo per esprimere come la potenza sia distribuita al variare
della frequenza.
Sappiamo che:
+T

P = T !lim+1 T1

;T
2

jw(t)j2 dt

Poiche T tende ad infinito, si puo` anche riscrivere cos`:

Z +1
1
P = T !lim+1 T
jwT (t)j2 dt
;1


Dove con wT (t) si intende la funzione w(t) troncata allintervallo ; T2 ; + T2 . GraZ +1
1
jWT (f )j2 df =
P = T !lim+1 T
;1
Z +1 jWT (f )j2
= T !lim
+1 ;1
T df

zie alla relazione di Parseval:

E` dunque ovvio definire densit`a spettrale di potenza:


(38)

Pw (f ) = T !lim+1 jWTT(f )j

Se il segnale w(t) e` reale, allora Pw (f ):


 E` pari;
 E` sempre positiva o nulla;
 Se il segnale e` periodico e` costituita da un treno di delta equispaziate;
 Ha una delta nellorigine se e solo se esiste una componente continua;
32

` DI POTENZA DI FUNZIONI PERIODICHE


2. DENSITA

33

Le prime due asserzioni sono inoltre condizioni necessarie e sufficienti.


Un grave limite della definizione (38) e` il fatto che non sempre la trasformata di wT (t) e` agevole da calcolare, anche per segnali molto semplici come la
sinusoide. In tali casi e` molto piu` comodo usare la seguente formula:

Pw (f ) = FfRw ( )g

(39)

Dove Rw ( ) e` detta funzione di autocorrelazione di w(t), ed e` pari a:

Rw ( ) = w (t)  w(t +  )

(40)

Se il segnale e` reale, allora Rw ( ):


 E` pari;
 Assume il massimo assoluto (che coincide con la potenza del segnale) nellorigine;
 La sua trasformata ha le caratteristiche di una densit`a spettrale di potenza;
 E` periodica se e solo se anche w(t) e` periodico ed ha uguale periodo;
Le prime tre asserzioni sono inoltre condizioni necessarie e sufficienti.
2. Densit`a di potenza di funzioni periodiche
Come esempio di applicazione della formula precedente, supponiamo di dover calcolare la densit`a spettrale di potenza per il segnale w(t) = A sin !0 t: e` logico
aspettarsi che tutta la potenza sia concentrata alla pulsazione !0 . Per prima cosa
bisogna calcolare la funzione di autocorrelazione:
+T

Rw ( ) = T !lim+1 T1

;T

A2 sin !0 t sin(!0 t + !0  )dt =

2 Z + T2
A
= T !lim
+1 2T ; T2 [cos !0 ; cos(2!0t + !0  )] dt =
2
= A2 cos !0 

A questo punto si puo` calcolare la sua trasformata di Fourier:

Pw (f ) = FfRw ( )g = A4 [(f + f0 ) + (f ; f0 )]


Pw =

Z +1
;1

Pw (f )df = A2

In effetti il risultato e` proprio quello che ci aspettavamo: tutta la potenza


e` equipartita alle due frequenza f0 e ;f0 , in modulo pari alla frequenza della
sinusoide.
Come conseguenza del fatto che il termine superstite nel calcolo della funzione
di autocorrelazione e` il coseno avente come argomento la differenza di t e t +  , la
densit`a spettrale di potenza di una cosinusoide (che e` una sinusoide sfasata di =2)
e` uguale a quella calcolata precedentemente per il seno.
Ci si puo` chiedere se sia possibile calcolare la densit`a spettrale di potenza nel
caso in cui il segnale sia periodico e si abbiano a disposizione i coefficienti cn della

` DI POTENZA DI FUNZIONI PERIODICHE


2. DENSITA

34

Serie di Fourier: in tal caso la funzione di partenza e` esprimibile come:

w(t) =

+1
X

n=;1

cn ej2nf0 t

E, come si e` detto precedentemente, la sua trasformata sar`a:

W (f ) =

+1
X

n=;1

cn (f ; nf0)

X
+
+1

j
2
nf
t
j
2
mf
(
t
+

)
0
0
cn e
cm e
=

n=;1
m=;1
+1
X

j 2nf0 t j 2mf0 (t+ )

*X
+1

Calcoliamo la funzione di autocorrelazione:

Rw ( ) =
=
=
=

n;m=;1

+1
X

n;m=;1

+1
X

n=;1

cn cm < e

je

>=

cn cm ejm!0  < ejn!0 t jejm!0 t >=

jcn j2 ejn!0 

Dove si e` sfruttata la relazione


(41)

< e;j2nf0 t jejm!0 t >= n;m

Per finire:

Pw (f ) = F
(42)

(X
+1
n=;1

+1
X

jcn j2 ejn!0  =

jcn j2 (f ; nf0 )

n=;1

Quindi lo spettro e` composto da un treno di delta (spettro a righe), cos` come


succede per la trasformata del segnale.

CAPITOLO 5

Processi Casuali
1. Definizioni
Si definisce processo casuale una funzione in una o piu` variabili casuali ed una
o piu` variabili deterministiche. Si dice che un processo casuale e` stazionario se le
sue caratteristiche statistiche non dipendono dal tempo.
I segnali sono tipici esempi di processi casuali, in cui le variabili casuali sono
i valori campionati, mentre la variabile deterministica e` il tempo. La densit`a di
probabilit`a in generale si indica con:

f (x; y)

dove  ed  sono le variabili casuali. Nel caso sopracitato, la densit`a di probabilit`a


sar`a:

fn1 n2 (x; y)

con

n1 = n(t1 )
n2 = n(t2 )

Le due variabili casuali indicano, dunque, i campioni prelevati ai tempi t1 e


t2 . Se il processo e` stazionario, si richiede non solo che fn1 n2 (secondo ordine) sia
indipendente dal tempo, ma che lo siano anche fn1 n2 n3 , fn1 n2 n3 n4 e cos` via (terzo,

quarto ordine...). E` dunque particolarmente difficile dimostrare la stazionariet`a


cos` come e` stata definita precedentemente (detta anche stazionariet`a in senso stretto), e spesso ci si accontenta di una condizione piu` blanda (detta stazionariet`a in
senso lato) le cui caratteristiche sono:
 n(t) indipendente dal tempo
 Rn ( ) = n(t1 )n(t2 ) dipendente solo da  = t2 ; t1
Vale la pena di ricordare che il simbolo <  > indica media nel tempo,
mentre  significa media statistica. Le rispettive definizioni sono:
+ T2
1
(43)
< x(t) > = T !lim+1 T T x(t)dt
;

E f g = x(t) =

(44)

Z +1
;1

Ad esempio consideriamo la funzione

xf (x)dx

x(t) = A sin(!0 t + 0 )

in cui:

A e` costante;
35

2. CALCOLO DI MEDIA E VARIANZA DI




x(t)

36

!0 e` costante;
0 e` una variabile casuale con densit`a di probabilit`a indicata in figura 1;
0 ()

F IGURA 1

Z +
x(t) = 2A
sin(!0 t + )d = 0
;
Rx (t1 ; t2 ) = x(t1 )x(t2 ) =
= A sin(!0 t1 + 0 )A sin(!0 t2 + 0 ) =
= A2 sin(!0 t1 + 0 ) sin(!0 t2 + 0 ) =
2
= A2 cos !0 (t1 ; t2 ) ; cos[
| !0(t1 +{zt2) + 20}] =

Si ottiene:

2
= A2 cos(!0  )

Mediamente nullo

Dunque il processo esaminato e` stazionario in senso lato. Va comunque segnalato il fatto che se la distribuzione fosse, ad esempio, una porta fra 0 e  , la
media non piu` sarebbe nulla.
Si dice che un processo casuale e` ergodico se vale la relazione
(45)

< x(t1 )x(t2 ) >= x(t1 )x(t2 )


2. Calcolo di media e varianza di x(t)

Nella maggior parte delle distribuzioni e` sufficiente conoscere media e varianza (talvolta anche solo una di esse) per conoscere landamento esatto della fx (t).
Lo scopo di questo paragrafo e` di trovare un legame fra Rx (f ) e media e varianza
di x(t).
Consideriamo la definizione della funzione di autocorrelazione
(46)

Rx ( ) = x(t)x(t +  )

Se  e` sufficientemente grande, x(t) e x(t +  ) diventano statisticamente indipendenti, quindi:

x(t)x(t +  ) = x(t) x(t +  )

3. APPLICAZIONE: TRASMISSIONE CON RUMORE TERMICO

37

Ma abbiamo richiesto stazionariet`a1 , quindi:

x(t) = x(t +  )
In conclusione:
(47)

h i2

x(t) =  !lim
+1 Rx ( )

Intuitivamente (47) indica che se due campioni infinitamente lontani sono in qualche maniera legati fra loro (cio`e la media del loro prodotto non e` nulla), deve esserci una componente continua. Un altro indizio per scoprire se il processo e` a
media non nulla e` la presenza di una delta nellorigine della Px (f ).
Per calcolare la varianza, va prima trovato il valore atteso di x2 (t):

x2 (t) = Rx (0) = P =
Dunque:
(48)

Z +1
;1

Px (f )df

x2 = x2 (t) ; 2x = Rx (0) ; Rx (+1)


3. Applicazione: trasmissione con rumore termico

Per il teorema del limite centrale la densit`a di probabilit`a della somma di infinite variabili casuali e` una gaussiana. Questo e` proprio il caso del rumore termico, somma delle perturbazioni delle particelle atomiche, che sono in numero
praticamente infinito, quindi si ha:
(x;x )2
f (x) = 1 e; 2x2

p22

In figura 2 e` indicata la distribuzione del rumore gaussiano bianco su un canale


trasmissivo.

N0/2

F IGURA 2
La media e` nulla, perche non ci sono delta nellorigine, del resto la sua antitrasformata, che rappresenta la funzione di autocorrelazione, e` una delta, che
allinfinito e` nulla, mentre nellorigine e` infinita, per cui la varianza di x(t) e`
infinita.
1 Peraltro la condizione di ergodicit`a
tempo.

x(t) =< x(t) > ci assicura che x(t) e` indipendente dal

3. APPLICAZIONE: TRASMISSIONE CON RUMORE TERMICO

38

Questi valori fuori della norma derivano dal fatto che la banda non e` stata
limitata: se questo viene effettuato tramite un filtro passabasso ideale, si ottiene
una Py (f ) come quella in figura 3.

N0/2

-B

+B

F IGURA 3
Siccome il filtro e` un sistema lineare, se allingresso c`e una gaussiana, deve
uscirne una gaussiana. Si ottiene cos`:

y(t) = 0
y2 (t) =

Z +1
;1

Px (f )df = N20 2B = N0 B

CAPITOLO 6

Il Digital Signal Processing


1. Analisi del DSP con componenti ideali
Per elaborare dei segnali analogici in maniera agevole, si puo` discretizzarli,
operare sul corrispondente segnale digitale (tramite un DSP), e quindi riconvertire
il tutto in segnale analogico. La struttura che si usa in genere e` la seguente:
(49)

S. anal
;;;!

num.
;S.;;;
! DSP ! D=A !

anal.
;S.;;;
!

Dove:
 C e` il campionatore (Sample and Hold);
 Q e` il quantizzatore;
 DSP e` il Digital Signal Processor;
 D/A e` il convertitore digitale/analogico;
 R e` il ricostruttore di segnale (detto anche filtro ricostruttore)
Se il DSP non facesse nulla (cio`e lasciasse inalterato il segnale digitale), allingresso ed alluscita si dovrebbe teoricamente trovare lo stesso segnale analogico.
La struttura equivalente sarebbe la seguente:
(50)

analogico
x(t) ;S.;;;;;
!

numerico
;S.;;;;;
!

analogico
;S.;;;;;
! x~(t)

Lobiettivo di questo capitolo e` fare in modo da avere:


(51)

x(t) = x~(t)

Prima di affrontare questo problema e` opportuno pero` aprire una breve parentesi riguardante i sistemi lineari.
1.1. Sistemi Lineari ed Invarianti. Si definisce sistema lineare ed invariante
un funzionale  [x(t)] che goda delle propriet`a di:
 Linearit`a:  [a1 x1 (t) + a2 x2 (t)] = a1  [x1 (t)] + a2  [x2 (t)];
 Invarianza temporale:  [x(t)] = y(t) !  [x(t ; T )] = y(t ; T ) 8 T 2 R
Si puo` dimostrare che un sistema lineare invariante puo` essere caratterizzato
completamente dalla risposta allimpulso h(t):

(t)=(!
t)
(t)=h(!
t)
;x;;;;;
 ;y;;;;;
y(t) = x(t)  h(t)

Y (f ) = X (f )H (f )

Se allingresso di un sistema lineare e` presente un segnale x(t) caratterizzato


da una certa Px (f ), quale sar`a la densit`a spettrale di potenza Py (f ) del segnale
39

1. ANALISI DEL DSP CON COMPONENTI IDEALI

y(t) alluscita?
y(t)

x(t)

Px(f ) ;;! h(t) ;;! Py (f ) = T !lim+1

40

Y (f ) 2
T

T =
YT (f )YT (f ) =
= T !lim
+1
T
H
(
f
)
XT (f )H  (f )XT (f ) =
= T !lim
+1
X (f ) 2 T
T
H (f ) 2=
= T !lim
+1 T

= H (f ) 2 Px (f )

(52)

Un elemento di ritardo non influisce su questo risultato:

x(t)
Px(f ) ;;!
h(t) ;! ej!t ;! Py (f ) = H (f )ej!t 2 Px (f ) =

= H (f ) 2 ej!t 2 Px(f ) =

= H (f ) 2 Px(f )

Questo fatto si puo` esprimere dicendo che la potenza non dipende dalla fase.
Come conseguenza, se si conoscono solo gli spettri di ingresso e di uscita e` impossibile conoscere completamente la funzione di trasferimento: ci e` dato conoscerne
solo il modulo, mentre la fase e` totalmente indeterminata:

H (f ) 2 = Py (f )

Px (f )

(53)

(
H (f ) = C

Un sistema non e` distorcente se valgono le relazioni

\H (f ) = ;2fTd

(54)

che mantengono inalterato il rapporto (53). Queste condizioni sono soddisfatte


da

y(t) = Cx(t)

Ma anche da

y(t) = Cx(t ;  )

(purche  sia costante).


Un tipico esempio e` il filtro passabasso (fig. 1).
i(t)

x(t)

F IGURA 1

y(t)

1. ANALISI DEL DSP CON COMPONENTI IDEALI

41

Il sistema e` retto dalle equazioni

 x(t) = Ri(t) + y(t)


i(t) = C dtd y(t)

(55)
E` immediato ricavare

1
1 + j ff0
1
f0 = 2RC
H (f ) = p2 H (0)
0
2

H (f ) =

Il sistema distorce al crescere delle frequenze, infatti:

 Il modulo
decresce, ma
H (f ) = p1+(1f=f )2 ' C se f  f0
0
 La fase decresce inf maniera non lineare, ma
\H (f ) = arctan f0 ' Kf se f  f0
Pero` se f  f0 , Py ' C Px

1.2. Il campionatore ideale. Puo` essere schematizzato cos`:

x (t)=P+1 x(nT )(t;nT )

c
c
c
x(t)
n=;1
;;;;
!
;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;!

x?P+1
? n=;1 (t;nTc)

e la sua mansione e` illustrata in figura 2.

Tc

F IGURA 2
E` chiaro che, affinche durante il campionamento non vadano perse delle informazioni preziose tali da rendere impossibile riottenere il segnale elementare, e`
necessario che la funzione non vari troppo tra un campione e quello successivo.
Matematicamente questo si esprime dicendo che il segnale deve essere a banda
limitata, cio`e supporremo che:

X (f ) = 0

8jf j > B

1. ANALISI DEL DSP CON COMPONENTI IDEALI

42

Come deve essere scelto B in relazione a Tc ? Per prima cosa occorre calcolare
la trasformata del segnale campionato mediante loperazione di convoluzione del
segnale x(t) con il treno di delta S (t):

Xc = S (f )  X (f ) =
=

Z +1
;1

= fc
=

X ( )S (f ; )d =

Z +1

;1
+X
1

n=;1

X ( )

+1
X
n=;1

(f ; + nfc)d =

fcX (f + nfc)

Quindi la convoluzione con un treno di delta trasla il segnale originale1 . Se


il segnale e` quello descritto in figura 3, si otterr`a quello di figura 4.

-B

+B

F IGURA 3

B
fc -B

fc

F IGURA 4
1.3. Il filtro ricostruttore ideale. Per riavere il segnale originario, si puo` pensare ad un filtro passabasso ideale, che agir`a come si vede in figura 5. Si vede
subito che il segnale ricostruito non e` quello originale, perche le due copie adiacenti non vengono filtrate. Lunico sistema e` allontanare fra di loro le repliche
campionando piu` spesso (vd. figura 6).
1 Vedi paragrafo 4 del capitolo 3.

2. ANALISI DEL DSP CON COMPONENTI REALI

43

F IGURA 5

F IGURA 6
La condizione richiesta e` :
(56)

fc > 2B

2. Analisi del DSP con componenti reali


Chiaramente la realizzazione della catena (49) con componenti reali richiede
delle considerazioni aggiuntive, che riguardano
 Il campionatore;
 Il filtro ricostruttore.
2.1. Il filtro ricostruttore reale. Le specifiche per un filtro reale introducono
delle zone che la funzione di trasferimento non deve attraversare, tipicamente
come in figura 7.

F IGURA 7

2. ANALISI DEL DSP CON COMPONENTI REALI

44

Piu` le specifiche sono severe (e stretti i corridoi fra le zone non permesse),
piu` complessa (e costosa) e` la progettazione e la realizzazione, ma aumentando
la frequenza di campionamento un numero intero di volte la frequenza richiesta
dalla (56), il filtro puo` essere meno sofisticato (vd. figura 8).

F IGURA 8
Un esempio di applicazione di questa tecnica sono i lettori CD x2: lorecchio
umano non riesce ad apprezzare suoni di frequenza superiore ai 16 KHz, ragion
per cui i campionamenti su di un CD sono di 44 KHz, in modo da eliminare laliasing. I lettori piu` recenti interpolano i campioni, passando al filtro ricostruttore
campioni a frequenza 88 KHz, cosicche il filtro risulta piu` semplice, meno costoso
e la qualit`a del suono alluscita e` migliore.
2.2. Il campionatore reale. Abbiamo sempre espresso lazione del campionatore mediante delle delta di Dirac, ma non e` cos`: in un campionamento reale, gli
impulsi sono rappresentati come in figura 9.

Tc

F IGURA 9
Poiche il campionatore reale d`a in uscita porte anziche impulsi, viene chiamato S/H (Sample and Hold). Il S/H e` un sistema lineare, caratterizzato dalla
funzione di trasferimento illustrata in figura 10.
La funzione di trasferimento ideale e` quella tratteggiata, che non distorce (amplifica alla stessa maniera tutte le frequenze). Si vede bene che alle alte frequenze
questo filtro riduce il guadagno, ma a noi interessano solo le frequenze in modulo
minori di B e, per quella banda, la funzione e` sufficientemente piatta (`e del tipo
sin x ), inoltre riducendo  la funzione diviene sempre piu` prossima a quella ideale.
x
Si puo` pensare di inserire un filtro correttore Z (f ) tale che H (f )Z (f ) = 1
(almeno per le frequenze che ci interessano). Lo schema diventa:

! S=H !

! Z (f ) !

2. ANALISI DEL DSP CON COMPONENTI REALI

45

F IGURA 10
Un filtro di tal tipo e` piuttosto complicato, e spesso non e` necessario, perche 
e` sempre molto piccolo. In genere si progetta il filtro passabasso in modo tale che
la sua funzione di trasferimento comprenda gi`a al suo interno la Z (f ).

CAPITOLO 7

Codici di Linea
1. Definizioni
Supponiamo di voler trasmettere un segnale digitale, ad esempio
1 1 0 1 0 0 1
Il metodo piu` semplice (impiegato, ad esempio, nella trasmissione mediante
fibre ottiche) consiste nel trasmettere un impulso in presenza di un 1, oppure
nulla in presenza di un 0.

?? ?

Gi`a dallesame della linea precedente si puo` notare che un problema rilevante
e` la possibile perdita di sincronismo in seguito a lunghe sequenze di 0. Esiste
un corrispettivo elettrico di questo sistema di comunicazione, ed e` chiamato NRZ
(Non Return to Zero): alla sequenza di cui sopra e` associata una forma donda del
tipo descritto in figura 1.
+V

0
1

F IGURA 1. NRZ unipolare


Il segnale e` costante allinterno di una bit-cell, e non torna a zero: il nome NRZ
deriva da questa caratteristica; un altro considerevole svantaggio e` il valor medio
diverso da zero, che provoca lo spreco di energia senza la trasmissione di alcuna
informazione1 , inoltre i trasformatori che si interfacciano al canale ricevendo una
componente continua vengono saturati, isolando il secondario.
Per eliminare questo difetto si puo` ricorrere allNRZ antipodale, in cui i due
livelli di tensione sono V , anziche +V e 0. Questo sistema funziona finche i
due simboli sono equiprobabili in quanto le componenti positive e negative si
compensano originando un segnale a media nulla.
Laltro difetto dell NRZ, cio`e la perdita di sincronismo, puo` essere eliminato
adottando una delle seguenti tecniche:
 Usare orologi precisi;
1 Vedi paragrafo 1 del capitolo 2.
46

1. DEFINIZIONI

47

+V

0
1

1
-V

F IGURA 2. NRZ antipodale





Usare pacchetti brevi (ad es. RS232C: 1 bit di start, 8 bit di informazioni, 1-2
bit di stop);
Usare un altro canale per trasmettere il segnale di sincronismo;
Ricorrere allRZ (Return to Zero), dove nella bit cell di ciascun 1 si torna a
zero, come illustrato in figura 3.
+V

0
1

F IGURA 3. RZ unipolare
Anche con lRZ si puo` eliminare la componente continua: si ricorre a tale scopo alla segnalazione RZ bipolare, in cui a 0 e` sempre associata tensione nulla,
mentre a 1 e` associata una tensione alternativamente +V e ;V . Questo metodo
veniva implementato nella realizzazione dei primi telex, ed e` indipendente dalla
probabilit`a dei simboli 1 e 0 (vedi figura 4).
+V

-V
1

F IGURA 4. RZ bipolare
C`e comunque il problema delle lunghe sequenze di 0: a questo si puo` ovviare utilizzando lRZ antipodale (figura 5), oppure ricorrerndo al bit-stuffing.

` SPETTRALE DI POTENZA PER SIMBOLI EQUIPROBABILI


2. DENSITA

48

+V

-V
1

F IGURA 5. RZ antipodare
Il bit stuffing dal punto di vista del trasmettitore consiste nellinserire un 1
dopo una sequenza di 0 di una certa lunghezza (stuffing); tale bit biene denominato stuff bit. Il ricevitore deve riconoscere lo stuff bit contando il numero di 0
consecutivi ed eliminarlo (destuffing), ad esempio:
1 0 1 0 0 0 0 0 0 1 0
Stuffing
1 0 1 0 0 0 0 1 0 0 1 0
Destuffing
1 0 1 0 0 0 0 0 0 1 0
Evidentemente se avviene un errore che interessa un 0 in quella sequenza, lo
stuff bit viene scambiato per un bit significativo.
2. Densit`a spettrale di potenza per simboli equiprobabili
Il segnale puo` essere considerato un processo casuale, funzione del tempo e di
certe variabili aleatorie n :

x(t) =

+1
X

n=;1

n s(t ; nTs )

Consideriamo la trasmissione NRZ unipolare: in tal caso s(t) (segnale elementare) sar`a una porta di periodo Ts , mentre la distribuzione di ciascuna delle n
e` :

n = A
0

con probabilit`a p1
con probabilit`a p0

La probabilit`a del primo ordine e` indipendente dal tempo (p0 = p1 = K , assumiamo K = 12 ), mentre la densit`a di probabilit`a del secondo ordine dipende dalla
differenza dei tempi (se t2 ; t1 < Ts , la probabilit`a che il segnale assuma lo stesso valore e` maggiore, perche si potrebbe ricadere nella stessa bit-cell). Possiamo
inoltre pensare che il processo sia ergodico: lo e` certamente al primo ordine, infatti

< x(t) >= x(t) = A2


ma non possiamo essere certi che sia cos` anche per quel che riguarda gli ordini
superiori.

` SPETTRALE DI POTENZA PER SIMBOLI EQUIPROBABILI


2. DENSITA

49

Vogliamo ora calcolare la densit`a spettrale di potenza in una segnalazione del


tipo:

x(t) =

(57)

+1
X
n=;1

an = +A
;A

an f (t ; nTs )

con probabilit`a
con probabilit`a

1
2
1
2

La segnalazione e` un NRZ antipodale con i simboli equiprobabili, quindi f (t) e`


quella rappresentata in figura 6.

f(t)
1
t
-T s/2

+Ts /2

F IGURA 6
E` logico troncare la funzione x(t) usando multipli di Ts , centrando nellorigine
(figura 7), dunque e` :

T = (2N + 1)Ts

F IGURA 7

` SPETTRALE DI POTENZA PER SIMBOLI EQUIPROBABILI


2. DENSITA

50

La Trasformata di Fourier del segnale troncato xT (t) e`

XT (f ) =

+N
X

n=;N

= F (f )

F (f )an e;jn!Ts =
+N
X
n=;N

an e;jn!Ts

Il calcolo della densit`a di probabilit`a e` immediato:

Px(f ) = T !lim+1 jXTT(f )j

2
+N
23
2 X
j
F
(
f
)
j
4
= T !lim
an e;jn!Ts 5
+1
T
n=;N

Lunica parte che ci interessa, cio`e lunica casuale, e` la sommatoria, di cui


bisogna eseguire una media statistica:

X
2 +N X
+N
+N ane;jn!Ts = X
 ;j(n;m)!Ts =
n=;N
n=;N m=;N aname
+N X
+N
X
 ;j(n;m)!Ts
=

n=;N m=;N

an am e

Ancora una volta isoliamo la parte che contiene le uniche variabili casuali2 :

2
an am = R(k) = a| n{zam} = an = 1
an am = 0
am 2R

(58)

se n = m
se n 6= m

In questo caso specifico an e` nullo (simboli equiprobabili e con segni opposti),


dunque la sommatoria diviene

+N X
+N
X

n=;N m=;N
Allora e` :

an am e;j(n;m)!Ts =

+N X
+N
X

n=;N m=;N

2 e;j(n;m)!Ts = 2N + 1
n;m

Px (f ) = T !lim+1 jF (Tf )j (2N + 1) =


2
= lim jF (f )j T =
T !+1

2
= jF (f )j =

Ts

Ts

= Pf (f )

Dunque la densit`a spettrale dellintero segnale e` pari a quella del segnale


elementare.
2 Ipotizziamo sempre che due segnali distinti siano statisticamente indipendenti. In tal caso,
appunto, an am
an am .

3. GENERALIZZAZIONE A SIMBOLI NON EQUIPROBABILI

51

3. Generalizzazione a simboli non equiprobabili


Puo` essere interessante calcolare la densit`a spettrale di potenza di un segnale
rinunciando allipotesi (57): in tal caso

X
2#
+N
1

2
;
jn!T
s =
Px(f ) = T !lim+1 T jF (f )j
an e

P+N Pn+=N;N a a e;j(n;m)!Ts
jF (f )j2 =
= N!
lim+1 n=;N m(2=;NN+ n1)Tm
s
P+N P;n+N a a ejk!Ts
2
j
F
(
f
)
j
;n;N n m
= T N!
lim+1 n=;N k=2N
=
+1
s
+N P;n+N an am ejk!Ts
2
X
j
F
(
f
)
j
k=;n;N
= T N!
lim+1
2N + 1
s
n=;N
"

E` opportuno constatare che, se N tende ad infinito, la sommatoria in k diviene


insensibile al variare di n, quindi tutti i termini della sommatoria in n tendono
ad essere uguali fra di loro ed, essendo 2N + 1, possono essere semplificati come
segue:

;X
n+N

Px(f ) = jF (Tf )j N !lim+1


s

(59)

a| n{zam} ejk!Ts =

k=;n;N R(k)

+1
2 X
= jF (Tf )j
R(k)ejk!Ts =
s k=;1
"
#
;1
+1
2
X
X
j
F
(
f
)
j
j!T
j!T
s
s
= T
R(0) +
R(k)e + R(k)e
=
s
k=;1
k=1
"
#
+1
2
X
j
F
(
f
)
j
R(0) + 2 R(k) cos(k!Ts )
= T
s
k=1

Essendo questo risultato piu` generale di quello trovato al paragrafo precedente, si puo` verificare la correttezza delle formule ricavate applicandole al caso in cui
valga la (57); ricorrendo alla (58) si ottiene:

"

+1
2
X
Px(f ) = jF (Tf )j R(0) + 2 R(k) cos(k!Ts ) =
s

jF (f )j2

k=1

Ts [1 + 0] =
2
= jF (Tf )j =
s
= Pf (f )
che e` esattamente quello che avevamo ottenuto.

3. GENERALIZZAZIONE A SIMBOLI NON EQUIPROBABILI

Un altro caso importante e` lNRZ unipolare:

an = 1
0

con probabilit`a
con probabilit`a

52

1
2
1
2

Per calcolare la funzione di autocorrelazione occorre distinguere:


 Se k = 0 le possibili coppie (an ; an+k ) sono (0; 0) e (1; 1), quindi R(0) =
1  0  0 + 1  1  1 = 1.
2
2
2
 Se k 6= 0 le possibili coppie sono invece (0; 0), (0; 1), (1; 0) e (1; 1), quindi
R(0) = 41  0  0 + 14  0  1 + 14  1  0 + 14  1  1 = 41 .
Concludendo:

(1

R(k) = 21
4

se k
se k

=0
6= 0

"

Si ottiene immediatamente, mediante la (32):

+1
2
X
Px (f ) = jF (Tf )j 21 + 2 14 cos(2fnTs) =
s

jF (f )j2

"X
+1

k=1

1 ej!kTs + 1 =
= T
4
s
k=;1 4
"
#
+1
2 X
j
F
(
f
)
j
= f0 4 T
(f ; kfs ) + 1
s k=;1
Che testimonia con la delta nellorigine la presenza di una componente continua.
Siccome si ha spesso a che fare con variabili casuali scorrelate, si puo` cercare
unequazione generale nel caso in cui

2 2
2
R(k) = aan a= = a+ a = 2 kk ==6 00
n k
n k

In tal caso, sfruttando ancora una volta la (32)

Px(f ) = jF (Tf )j N !lim+1


s

(60)

;X
n+N

R(k)ejk!Ts =

k=;n;N
;X
n+N

2
lim+1 2 +
2 ejk!Ts =
= jF (Tf )j N !
s
k=;n;N
"
#
+
1 
2 2 2 X
j
F
(
f
)
j
n
= T
 +T
 f;T
s
s n=;1
s

CAPITOLO 8

Segnalazioni in Banda Limitata


1. Parametri caratteristici della trasmissione in bande
Riconsideriamo lo schema trasmissivo di figura 1: il canale trasmissivo e` normalmente suddiviso in bande, per rendere possibile a piu` sorgenti di comunicare
al rispettivo utente. Per banda si intende linsieme di frequenze occupate dalla
densit`a spettrale di potenza.
Un primo problema e` il fatto che la Px (f ) dipende da x(t), il quale a sua volta
e` funzione dellinformazione trasportata e del segnale elementare; mentre questultimo puo` essere manipolato come piu` conviene, linformazione e` una variabile
casuale, su cui non si possono fare ipotesi.
Un altro problema e` il fatto che un segnale limitato in banda deve essere, secondo un noto teorema, illimitato nel dominio del tempo, cosa fisicamente irrealizzabile. In pratica e` necessario troncare il segnale al di l`a di certi estremi, e, a
seconda della regola utilizzata si distingue in:
 Banda null to null (o banda da zero a zero) che va dal primo zero a sinistra
al primo zero a destra del punto in cui la Px (f ) e` massima;
 Banda a 3 dB, in cui si considera lintervallo di frequenze in cui e` presente
il massimo e gli estremi sono rappresentati dai punti in cui la Px (f ) scende
a 3 dB sotto di esso;
 Banda assoluta, in cui non si eseguono troncamenti, perche il segnale e`
limitato di per se in banda (`e chiaramente una idealizzazione);
 Banda a 99%, in cui si considera un intervallo di frequenze dove e` presente
il 99% della potenza complessiva del segnale.
Banda 99%
Banda 3 dB

3 dB
99 % P
Banda null to null
Banda assoluta

F IGURA 1
Salvo sia diversamente specificato, ci riferiremo sempre alla banda null to null.
53

1. PARAMETRI CARATTERISTICI DELLA TRASMISSIONE IN BANDE

54

Che banda occupa il segnale elementare NRZ? Si ha che:

f (t) = u(t) ; u(t ; Ts )


fTs )
F (f ) = Ts sin(fT
s
2 (fTs )
sin
2
2
jF (f )j = Ts (fT )2
s

In una segnalazione NRZ, la densit`a spettrale di potenza e` proporzionale al


quadrato del modulo del segnale elementare, quindi si puo` applicare quanto detto
a jF (s)j. Osservando la figura 2 si nota che tale grafico puo` essere diviso in lobi:

Lobo principale

-2/Ts

-1/Ts

1/Ts

2/Ts

Lobi secondari

F IGURA 2
scegliere la banda null to null corrisponde a considerare il solo lobo principale.
Leliminazione dei lobi secondari rende il segnale nel dominio del tempo non
piu` uguale ad una porta, ma inserisce delle interferenze, generalmente trascurabili
a causa della modesta entit`a della potenza che e` stata esclusa.
Si e` soliti introdurre alcuni parametri che misurano lefficienza della trasmissione, cio`e la velocit`a di trasferimento dellinformazione in relazione alle dimensioni della banda occupata. In particolare si definisce R la velocit`a di trasmissione
dei simboli della sorgente, espressa in bit al secondo; D e` la velocit`a di trasmissione dei
simboli di canale, espressa in simboli al secondo; B e` la dimensione della banda (nel
caso specifico della banda null to null si usa il simbolo B00 ); infine  e` lefficienza
spettrale, ed e` pari al rapporto fra la velocit`a di trasmissione e le dimensioni della
banda considerando le sole frequenze positive (Banda unilatera):

 = B R=2

(61)

00

Per codici di canale





NRZ unipolari
NRZ bipolari
NRZ antipodali

se non si adottano tecniche di trasmissione multilivello (che verranno trattate piu`


avanti), ad ogni simbolo della sorgente corrisponde un simbolo di canale, quindi

1. PARAMETRI CARATTERISTICI DELLA TRASMISSIONE IN BANDE

55

D = R, e la durata di ciascun simbolo e` Ts , percio`


R = T1

Osservando la figura 2 si ricava subito che

B00 = T1
s
=1
Per codici di canale





RZ unipolari
RZ bipolari
RZ antipodali

se si suppone che il segnale torni a zero a,Ts =2 il segnale elementare e` una porta
di dimensione pari Ts =2 soltanto (vd. fig. 3).

Ts

T/2
s

F IGURA 3
Come conseguenza, anziche ottenere il grafico di figura 2 se ne ottiene uno che
ha gli zeri distanziati di 2=Ts invece di 1=Ts , il che, se non modifica R (`e sempre
un bit per simbolo, e Ts non cambia), modifica  , poiche la banda si allarga:

R = T1

B00 = T2
s
1
=2
Per colmare questa lacuna dellRZ si puo` aumentare il numero di simboli possibili, in modo da potere assegnare piu` bit a ciascuno di essi, ad esempio se i vari

1. PARAMETRI CARATTERISTICI DELLA TRASMISSIONE IN BANDE

56

simboli sono porte di ampiezza 0 V, 1 V, 2 V e 3 V si puo` porre

00 ! 0 V
01 ! 1 V
10 ! 2 V
11 ! 3 V

A questo punto non e` piu` vero che ad ogni simbolo di canale corrisponde un simbolo della sorgente: ne corrispondono due (R = 2D), il che modifica R, ma non
B00 , e si riottiene:

R = 2  T1 )  = 1
s

Generalizzando, se ad un simbolo sono associati l bit, ovviamente sar`a

D = Rl

Per quanto riguarda lefficienza spettrale

 = ll

(62)

NRZ
RZ

Chiaramente aumentare il numero di simboli di sorgente per un simbolo di


canale ha delle conseguenze in termini di energia media spesa per trasmettere un
bit di informazione. Nel caso in cui la corrispondenza sia 1:1, cio`e la costellazione
sia quella di figura 4, si ottiene:
d=2V

-V

+V

F IGURA 4

E = 12 V 2 + (;V )2 = V 2
Se invece i simboli sono otto (fig. 5), si trova:

-7V

-5V

-3V

-V

+V

+3V

+5V

+7V

F IGURA 5

E = 18 V 2 [49 + 25 + 9 + 1 + 1 + 9 + 25 + 49] = 21V 2


Come si vede, E cresce di molto, ed i canali reali non possono trasportare

segnali eccessivamente energetici. Si puo` scegliere di comprimere la costellazione, cio`e di dimensionare il valore di V in figura 5 affinche abbia la stessa energia

2. INTERFERENZA INTERSIMBOLICA

57

media di quella calcolata in figura 4; si ottiene:

V2 = pV1

21

Questo comporta una minore immunit`a al rumore (d2  0; 2d1 ). Noto il rapporto
S
N e` possibile calcolare il massimo numero di simboli che si possono introdurre,
infatti deve essere:
dove d e` la distanza fra i simboli:

N 6 d2

d = M2V; 1 = 2l2;V 1
Il numero di bit per simbolo e` indicato con l. Con un po di algebra si ricava che,
per un NRZ:

max = l = log2 1 + NS

(63)

2. Interferenza Intersimbolica
Abbiamo precedente affermato che leliminazione dei lobi secondari causa
delle distorsioni, generalmente trascurabili: e` giunto il momento di trattare piu` approfonditamente questo argomento. Il segnale elementare dellNRZ e` una porta:
matematicamente si ottiene che il lobo principale (lunico che attraversa il canale)
ha una forma donda come quella di figura 6: il punto di campionamento ottimo,
cio`e quello il cui e` piu` facile discriminare fra 1 e 0 e` quello indicato.
t0

Ts

Ts

F IGURA 6. Segnale elementare prima e dopo leliminazione dei


lobi secondari.
Scegliere t0 come punto di campionamento non garantisce pero` che il decisore
riesca sempre ad interpretare correttamente il segnale ricevuto, infatti il segnale
elementare cos` come giunge allaltro capo del canale non si esaurisce subito, ma
ha una coda (enfatizzata in figura 7) rivolta verso linfinito positivo che rischia di
fare interpretare come 1 i simboli successivi, anche se sono 0.
Questo genere di disturbo e` detto interferenza intersimbolica (ISI); se conduce
allerrata ricezione di certe sequenze di simboli, si parla di errore sistematico,
cio`e di un grave errore di progetto, che causa errori in ricezione anche in assenza
di rumore: la ricerca di un modo per eliminare questo pericolo e` lo scopo di questo
capitolo.

2. INTERFERENZA INTERSIMBOLICA

58

F IGURA 7
Un canale e` un sistema lineare ed invariante (almeno teoricamente), dunque e`
possibile individuare una funzione di trasferimento H (f ) (e la relativa h(t)) che lo
caratterizzi completamente. Se il segnale elementare e` una generica r(t)

x(t) =

+1
X

n=;1

an r(t ; nTs )

y(t) = x(t)  h(t) =


=
=

"X
+1

n=;1

+1
X

n=;1

an r(t ; nTs )  h(t) =

[an r(t ; nTs )  h(t)]

Se conosciamo s(t) , r(t)  h(t), sar`a anche

r(t ; nTs)  h(t) = s(t ; nTs )

a motivo dellinvarianza temporale.

x(t)

t0

t 0+Ts

t 0+2Ts

t0

t 0+Ts

t 0+2Ts

y(t)

F IGURA 8
Da cio` segue la semplice formula:

y(t) =

+1
X

n=;1

an s(t ; nTs )

2. INTERFERENZA INTERSIMBOLICA

59

Se consideriamo un istante t0 , i segnali ai due capi del canale saranno1 :

x(t0 ) = a0 r(t0 )
y(t0 ) =

+1
X

n=;1

an s(t0 ; nTs ) = a| 0{z


s(t}) +
S:utile

s(t0 ; nTs)

n6=0
| {z
Interferenti

La situazione e` quella di figura 8. Una conseguenza rilevante dellinterferenza su y (t) e` che i simboli si spostano sullasse s(t) con il tempo, come si nota in
figura 9.
r(t)
Canale
s(t)
Campionamento
s(t)

F IGURA 9
E` ovvio che la soglia va posta comunque nel punto medio della congiungente
dei due simboli, ed e` altrettanto ovvio che la situazione che provoca errori sistematici e` quella di figura 10, in cui i due segmenti si sovrappongono parzialmente.
s0

s1

F IGURA 10
Un parametro per misurare la pericolosit`a dellinterferenza intersimbolica, e`
la distorsione di picco, definita come il rapporto fra interferenti e segnale utile
allistante t0 , cio`e:

P ja s(t ; nT )j
Dp = n6=0 jan s(t0 )j s
0 0

(64)
Noi dovremo porre:
(65)

Dp 6 1
2 (;1 +1)

1 Qui useremo sommatorie con n


;
anche per gli interferenti, ma bisogna ricordare
che solo i termini con n negativa generano interferenza intersimbolica, mentre gli altri sono, per il
principio di causalit`a, necessariamente nulli.

2. INTERFERENZA INTERSIMBOLICA

60

perche questo ci garantisce che, nel caso peggiore, gli interferenti abbiano modulo
pari al segnale utile, ma segno opposto: in tale situazione il simbolo finisce per
coincidere con la soglia, mentre in tutti gli altri casi il simbolo non puo` oltrepassare
la soglia (vd. fig. 11).
Interferenti
-A

A
0

s0

s1

Segnale utile

F IGURA 11. Interferenza intersimbolica in una segnalazione NRZ


antipodale: le due frecce rappresentano la massima ampiezza (nel
caso peggiore) degli interferenti e lampiezza del segnale utile: il
rapporto fra le loro lunghezze e` pari a Dp : se tale parametro e` pari
a uno, le due regioni si toccano, ma non si sovrappongono, il che
motiva la (65).
Finora abbiamo parlato di un sistema NRZ antipodale: che cosa succede se il
sistema e` unipolare? Come e` ovvio, e` solo il simbolo 1 (associato ad una porta
di ampiezza A) a provocare uninterferenza verso lalto, mentre il simbolo 0 (che
non e` associato ad alcuna forma donda) non ne provoca, ma la subisce, come si
vede in figura 12.
Interferenti
A

0
A/2
s0

s1

F IGURA 12. Interferenza intersimbolica in una segnalazione NRZ


unipolare: qui gli interferenti non possono causare problemi durante la ricezione di un 1, ma lo possono fare durante la ricezione
di un 0: in questo caso Dp deve essere minore di 1=2.
Si ottiene:

P ja s(t ; nT )j
Dp = n6=0 an s(t0 ) 0
1 0

Dove a1 = A. Nel caso peggiore sono stati trasmessi in precedenza solo degli
1: affinche un eventuale 0 possa essere ricevuto correttamente, deve essere:
(66)

P s(t ; nT )
Dp = n6=0 s(t0 ) 0 6 12
0

2. INTERFERENZA INTERSIMBOLICA

61

Talvolta viene citata anche la distorsione efficace, che pero` qui non verr`a mai
usata:

DE2 =

(67)

n6=0 [an s(t0 ; nT0 )]

[a1 s(t0 )]2

Veniamo dunque al punto significativo: come deve essere costruito il ricevitore affinche linterferenza intersimbolica sia trascurabile? La cosa piu` ovvia da fare
e` porre a monte del campionatore un filtro, detto filtro di ricezione o equalizzatore
di canale, dotato di unopportuna funzione di trasferimento. Se supponiamo che
la sorgente generi un treno di delta, possiamo assegnare una funzione di trasferimento anche al trasmettitore, cio`e possiamo pensarlo come ad un filtro (detto filtro
formatore) che trasformi una delta unitaria nel segnale elementare. Anche il canale, che filtra i lobi secondari, ha una funzione di trasferimento, quindi lo schema
che si ottiene e` il seguente.
(68)

x(t)
xTX (t)
xRX (t)
y(t)
;;!
TX [HT (f )] ;;;;!
CH [Hc (f )] ;;;;!
RX [HR (f )] ;;!
Le equazioni sono:

x(t) =
xTX (t) =
xRX (t) =
y(t) =

+1
X
n=;1

+1
X

n=;1

+1
X

n=;1

+1
X

n=;1

an (t ; nTs )
an hT (t ; nTs)
an [hT (t ; nTs )  hc (t)]
an [hT (t ; nTs )  hc (t)  hR (t)]

Dunque noi vogliamo che

s(t) , hT (t)  hc (t)  hR (t)


sia priva di interferenza intersimbolica: una volta che sia stata scelta, si puo` calcolare la funzione di trasferimento dellequalizzatore di canale mediante la formula

HR (f ) = H (fS)(Hf ) (f )
c

e con il vincolo che tale funzione sia fisicamente realizzabile2.


2 C`e anche un problema aggiuntivo: un canale reale non ha una funzione di trasferimento rigorosamente costante nel tempo, ma solo lentamente variabile: e` necessario che HR f si possa calibrare
adattandosi alle condizioni del sistema. Una volta tale caratteristica era molto costosa (servomotori che
regolavano capacit`a di condensatori variabili...): ora non e` piu` cos` grazie allimpiego di filtri numerici,
che risolvono anche il problema della fisica realizzabilit`a.

()

2. INTERFERENZA INTERSIMBOLICA

62

Una formalizzazione matematica della condizione di assenza di interferenza


intersimbolica e` :

(69)

s(t0 ; tTs ) = C n = 0
0 n 6= 0
Un esempio di funzione che soddisfi la (69) e` la funzione

s(t) = sin(ffts t)

(70)

in cui la costante C e` unitaria. Dallesame della figura 13 si osserva che la larghezza


di banda deve essere pari ad almeno f2s (detta frequenza di Nyquist). Per quanto
riguarda lefficienza spettrale, si trova che:

 = B R=2 =
00
R
= f =2 =
s
= 1=(2RT ) =
s
R
= R=2 =
=2

Si noti che lefficienza spettrale trovata e` la massima raggiungibile mediante una

Ts

fs
2

F IGURA 13
sgnalazione binaria.
Il segnale (70) non e` fisicamente realizzabile, perche non e` causale (non c`e
un istante prima del quale la funzione e` identicamente nulla). In pratica si tronca
quando il segnale diventa confrontabile con il rumore, come si vede in figura 14.

F IGURA 14

3. IL PRIMO CRITERIO DI NYQUIST

63

Questa funzione ha ancora un punto di campionamento ottimo nel massimo


centrale3 e non presenta interferenza intersimbolica: il suo unico difetto e` che
non puo` essere trasmessa su banda limitata, perche, essendo a supporto compatto, ammette una trasformata di Fourier che ha banda infinita: in pratica si
trasmette ugualmente usando una banda lievemente superiore a quella stimata
precedentemente, introducendo delle distorsioni in genere trascurabili.
3. Il Primo Criterio di Nyquist
Finora non e` stato considerato un aspetto tipico di un sistema di comunicazione reale: la possibile mancanza di perfetta sincronizzazione fra ricevitore e trasmettitore, che sposta il punto di campionamento in anticipo o in ritardo rispetto
al punto di campionamento ottimo. Tale fenomeno viene detto jitter ed e` illustrato
in figura 15.

Ts

F IGURA 15
Leffetto del jitter sul massimo assoluto non d`a grande fastidio, in quanto la
derivata e` nulla in quel punto, per cui intervengono differenze del secondo ordine;
cos` non si puo` dire per quanto riguarda gli zeri della funzione: l` la derivata non e`
piu` nulla, percio` la mancata sincronizzazione puo` provocare dei problemi: come si
vedr`a, si puo` fare in modo che anche negli zeri la derivata di annulli, ma bisogner`a
ridurre lefficienza spettrale.
Riconsideriamo ora lespressione (69), per ottenere una soluzione il piu` generale possibile e in modo da poter scegliere fra un ventaglio di possibili segnali
elementari quello piu` adatto caso per caso.
Il campionatore ideale, avendo allingresso il segnale elementare, fornisce alluscita un treno di delta:
+1 s(t0 +kTs )(t;t0 ;kTs )
s(t)
k=;1

;;;;!
;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;!

x?P+1
? k=;1 (t;t0;kTs )

3 Si noti che la funzione e` stata troncata ai due massimi adiacenti al massimo centrale solo per
chiarezza, ma che lintervallo in cui si tronca puo` essere molto piu` ampio e comprendere anche altri
lobi.

3. IL PRIMO CRITERIO DI NYQUIST

64

Lequazione (69) diventa cos`:

+1
X

k=;1

s(t0 + kTs )(t ; t0 ; kTs ) =


s(t0 )(t ; t0 ) = C(t ; t0 )

Trasformando ambo i lati:

S (f )  T1

+1
X

s k=;1

(71)

(f ; kfs )e;j2ft0 = Ce;j2ft0

+1
1 X
Ts k=;1 S (f ; kfs ) = C

Questo risultato e` detto Primo Criterio di Nyquist, e si puo` verificare facilmente


che la funzione (70) lo soddisfa, come si vede in figura 16.

F IGURA 16. Esempi di segnali elementari soddisfanti il criterio di


Nyquist: si noti che la prima funzione e` la trasformata della (70).
Ci si puo` chiedere che differenze ci siano fra le varie funzioni rappresentate,
ovvero che cosa cambia variando lampiezza degli intervalli in cui le varie repliche
si sovrappongono. Prendiamo come esempio lultima delle funzioni elencate: la
2
sua antitrasformata e` nella forma sinx2 x , ed e` rappresentata in figura 17.

-2/Ts

-1/Ts

1/Ts

F IGURA 17

2/Ts

3. IL PRIMO CRITERIO DI NYQUIST

65

Questo e` proprio il risultato che desideravamo ottenere: in tutti i punti in


cui avviene il campionamento la derivata e` nulla; di contro lefficienza spettrale
diventa solo unitaria in seguito al raddoppiamento della banda.
Un segnale spesso impiegato e` il cosiddetto coseno rialzato, che ha una funzione, nel dominio delle frequenze pari a:

8
>
<11 h
i jf j < f1

j
f
j;
f
1
S (f ) = > 2 1 + cos 2f
f1 < jf j < B
:0
jf j > B

(72)

Dove

f , B ; f0 = f0 ; f1

1
1/2
f1 f0 B
f f

F IGURA 18. La Trasformata del coseno rialzato


I gradi di libert`a solo due, e le specifiche normalmente riguardano:




Il fattore di roll-off r
Il rapporto fB0 .

, ff0 ;

Il fattore di roll-off determina la dolcezza delle curve di salita e discesa della


curva, in particolare, se r = 0, S (f ) e` una porta; se r = 1, non esiste il tratto
orizzontale e la funzione e` simile ad un triangolo smussato. Per calcolare il punto
di campionamento ottimo bisogna innanzitutto antitrasformare la (72):

s(t) = 2f0

 sin(2f0t)  cos(2ft) 
2f0 t

1 ; (4ft)2

Il punto di campionamento ottimo ha due caratteristiche:


 E` un massimo relativo;
 La funzione deve essere nulla traslandola di un tratto pari a Ts .
In effetti non e` difficile scoprire che in t0 = 0 e` localizzato un massimo e che,
per t = 2kf0 la funzione si anulla. Se dunque poniamo fs = 2f0 , si ottiene:

D = T1 = 2f0
s

B = f0 + f = D2 (1 + r)

4. IL FILTRO TRASVERSALE

66

Dunque aumentando il fattore di roll-off, il jitter e` meno dannoso, ma la banda


si allarga, come si era ricavato anche per la famiglia di curve di figura 16.
Se una catena trasmissiva e` nella forma 68, si puo` porre

HRX = HTX = S (f )

dove S (f ) e` dato dalla (72). Poiche il coseno rialzato e` limitato in banda, il canale
non altera il segnale (almeno idealmente), e la funzione di trasferimento complessiva della catena data da trasmettitore, canale e ricevitore e` proprio S (f ).
3.1. Esempio. Supponiamo di avere a disposizione una banda unilatera B =
10 KHz e di dovere realizzare un sistema di trasmissione che garantisca una velocit`a di trasmissione di simboli della sorgente R = 10 Kbit/s. Se vogliamo impiegare una segnalazione binaria mediante coseno rialzato, sar`a

D = R = 10 KHz
r = 2DB ; 1 = 1
Cambiamo ora i valori:

B = 10 KHz
R = 15 Kbit/s
Se continuiamo ad utilizzare una segnalazione binaria

r = 2DB ; 1 = 0; 333

Il fattore di roll-off e` sceso molto piu` di quanto sia salito R.


Aumentando ulterioremente R, ad esempio portandolo a 20 Kbit/s, r diviene
nullo, il che e` inaccettabile4 : dobbiamo passare ad una segnalazione multilivello,
ad esempio con M = 4, che ci permette un fattore di roll-off unitario. E` da notare
che una segnalazione con M = 8 livelli spreca della banda, poiche r non puo` essere
maggiore di uno.
4. Il Filtro Trasversale
Una problematica sinora solo accennata e` quella relativa al fatto che le tre funzioni di trasferimento caratteristiche di un sistema di comunicazione (cio`e quella
del filtro formatore, quella del canale e quella del ricevitore) sono soggette a variazioni col tempo, causate da invecchiamento, difetti di installazione o inevitabili
tolleranze rispetto ai valori nominali. Va dunque posto a valle di tutta la catena
un equalizzatore di canale con funzione di trasferimento Heq in grado di garantire
che la funzione di trasferimento complessiva sia quella voluta.

! TX [HT (f )] ! CH [Hc (f )] ! RX [HR (f )] !

EQ [Heq ]

Se la taratura va eseguita una volta per tutte, basta trasmettere una sinusoide
pura o una sequenza periodica di ben determinati simboli ed osservare il segnale
alluscita, spostando opportunamente poli e zeri fino ad ottenere il segnale desiderato. Questo processo puo` essere pero` realizzato solo se zeri e poli sono pochi,
4 Un valore generalmente accettato e` 0,4 o 0,5; mai meno di 0,2.

4. IL FILTRO TRASVERSALE

67

altrimenti si puo` impiegare un filtro trasversale, la cui struttura e` rappresentata in


figura 19.
Ritardatori

Ts

Ts

b-N

Ts

b-N+1

Ts

b-N+2

bN

xOUT

F IGURA 19
Questo sistema puo` essere utilizzato solo per elaborare segnali numerici, malgrado il filtro sia analogico. I gradi di libert`a sono 2N , cio`e tanti quanti sono i vari
coefficienti bk , che vanno fissati per ottenere la funzione voluta. Questo filtro e`
anche detto FIR (Finite Impulse Response), per distinguerlo dallIIR (Infinite Impulse Response), piu` difficile da progettare. Quando tale filtro viene impiegato,
si fa in modo che conglobi in se sia la funzione di trasferimento del ricevitore che
quella dellequalizzatore:

wc (t)
xOUT (t)
! TX [HT (f )] ! CH [Hc (f )] ;;;!
FIR [HR (f )] ;;;;;!
Chiaramente wc (f ) e` il segnale elementare prelevato dalluscita dal canale,
mentre xOUT (t) e` il segnale desiderato, cio`e privo di interferenza intersimbolica

xOUT (t) = b;N wc (t) + b;N +1wc t ; Ts + ::: + bN wc t ; 2NTs =


=

+N
X

n=;N

bn wc [t ; (n + N )Ts ]

Se vogliamo che il punto di campionamento ottimo sia per


cando la (69)

xOUT ( + kTs ) =
(73)

=
Questo e` un sistema in 2N

+N
X
n=;N
+N
X

 = NTs, appli-

bn wc ( + kTs ; NTs ; nTs) =

bn wc [(k ; n)Ts ] = 1 k = 0
0 k 6= 0
n=;N
+ 1 incognite (le bk ).

4. IL FILTRO TRASVERSALE

68

1
0,5
Ts

2Ts

3Ts

F IGURA 20
Se il segnale, ad esempio, e` quello di figura e` 20, e N

2
66
66
4

1
2
1
1
2
0
0

0
1
2
1
1
2
0

0
0
1
2
1
1
2

0
0
0
1
2
1

0
0
0
0
1
2

32 b
77 66 b;;21
77 66 b0
5 4 b1
b2

= 2, cio`e il FIR ha 5 prese:

3 203
77 66 0 77
77 = 66 1 77
5 405
0

La soluzione di questo sistema e` :

[b;2 ; b;1; b0 ; b1 ; b2 ] = [0; 0; 2; ;4; 6]


Il fatto che i bk siano nulli per k < 0 deriva dal fatto che i segnali sono causali,

quindi un simbolo non puo` interferire prima di essere stato trasmesso. Il segnale
alluscita si puo` facilmente ricavare, ed e` quello di figura 21.

4
3
2
1
Ts 2Ts 3Ts 4Ts 5Ts 6Ts 7Ts

F IGURA 21
Si nota che il filtro lavora bene solo per t 2 [0; 2Ts ], mentre linterferenza intersimbolica aumenta, addirittura, per t 2 [3Ts ; 4Ts ]. Per potere risolvere questo problema sarebbero necessarie infinite prese, oppure e` necessario imporre che
anche questi due campioni si annullino:

2
66
66
4

1
2
1
1
2
0
0

0
1
2
1
1
2
0

0
0
1
2
1
1
2

3
2 1 3
2
3
77 b0 66 a1 77
77 4 b1 5 = 66 a2 77
5 b2 4 a3 5
a4

4. IL FILTRO TRASVERSALE

Con la condizione:

2a
66 a12
4a
3

a4

69

3 203
77 = 66 0 77
5 405
0

Questa e` un sistema di 5 equazioni in 3 incognite, che puo` quindi essere risolto


solo in alcuni casi molto particolari5 . Quello che si fa in pratica e` utilizzare metodi
numerici per minimizzare i moduli di ak .

5 Si puo` dimostrare che questo succede se il sistema non ha memoria, ad esempio se c`e un solo
polo nella funzione di trasferimento, infatti il FIR puo` unicamente inserire degli zeri.

CAPITOLO 9

Rumore
1. Resistore Rumoroso
Si puo` considerare rumore qualsiasi cosa che, quando e` aggiunta ad un segnale di informazione, renda piu` difficile estrarre linformazione stessa. Esistono
molti tipi di rumore, ad esempio quello termico (causato dal movimento di molecole ed atomi), oppure il rumore impulsivo (provocato da scintille e da tener in
gran conto in ambito industriale). Qui si parler`a unicamente di rumori termici, in
quanto la costruzione di un modello si dimostra piu` agevole.
Se si considera il piu` semplice componente passivo, un resistore, si puo` osservare che, a causa dellagitazione termica, esso si comporta come se avesse un
piccolo generatore di tensione.

v(t)

F IGURA 1. Modello del resistore rumoroso con generatore di


tensione di errore v (t).
La potenza che puo` erogare e` comunque ridottissima (lordine di grandezza
e` minore del pW ). Questo generatore di tensione, v (t), e` caratterizzato da una
tensione casuale detta tensione derrore: essa puo` essere considerata un processo
casuale. Si dimostra che la densit`a spettrale di v (t) vale:
(74)
dove:

(75)

Pv (f ) = 2R

 h jf j

h jf j
jf j
2 + e hKT
;1

R e` la resistenza

h = 6; 2  10;34 [Js] e` la costante di Planck


K = 1; 38  10;23[J=K ] e` la costante di Boltzmann

T e` la temperatura in Kelvin del resistore

Lespressione (74) non e` chiaramente molto agevole da utilizzare, ma bisogna trovare una formula approssimata che valga nel campo di valori che hanno
70

1. RESISTORE RUMOROSO

71

un interesse ingegneristico, ovvero nelle seguenti condizioni di temperatura e di


frequenza:

T 2 [;50o ; 100o]C , T 2 [223; 15 ; 423; 15]K


jf j < 1THz

Per i nostri calcoli, pero,


` consideriamo i valori:

T = T0 = 290K = 17oC
f = 1012Hz

(76)

Pertanto il termine dellesponenziale della (74), tenendo conto delle (76) e delle
costanti (75) risulta essere:

h jf j = 6; 2  10;34  1012  0; 15
KT 1; 38  10;23  290

Poiche per x  1 vale la seguente linearizzazione,

ex  1 + x

lespressione (74) diventa:

Pv (f )  2R h 2jf j + hhjjffjj =
= 2R

 h jf j

KT

2 + KT

Sempre tenendo conto delle (76) e delle costanti (75), osserviamo che h jf j si mantiene ad almeno un ordine di grandezza al di sotto di KT :

h jf j = 6; 2  10;22
KT = 4  10;21

Quindi si ottiene la formula approssimata per la densit`a spettrale di potenza della


tensione di errore, dipendente dalla sola temperatura:

Pv (f )  2RTK

(77)

In un circuito resistivo costituito da un generatore di tensione ideale e da un resistore R e da un resistore di carico RL come quello di figura 2, si puo` calcolare

R
P

RL

v(t)

F IGURA 2
la potenza massima disponibile Pd , che si verifica in condizioni di adattamento in

1. RESISTORE RUMOROSO

72

potenza del carico, ovvero ponendo R = RL e ivi misurandone la potenza Pd , che


risulta pari a:
(78)

2
Pd = V4R(t)

La relazione (78) vale anche quando si voglia calcolare la potenza massima disponibile quando il generatore di tensione non e` un segnale deterministico, bens` un
processo casuale:

2
Pd = v4R(t)
Quindi per la propriet`a di linearit`a degli integrali, possiamo calcolare la densit`a
spettrale di potenza del rumore generato dal resistore rumoroso:

(79)

Pd (f ) = P4v R(f ) =
= KT
2

Pd (f)
KT/2

F IGURA 3. Densit`a spettrale di potenza del rumore generato dal


resistore rumoroso.
Come si vede da figura 3, lo spettro e` uniforme, quindi abbiamo a che fare con
del rumore bianco.
Quindi, se nel ricevitore e` presente un filtro ideale passa-basso, la potenza
normalizzata di rumore, in condizioni di adattamento:

Pn =

Z +B KT

2 df =
= KT
2 2B =
= KTB
;B

Possiamo calcolare la potenza normalizzata, se si suppone di essere in condizioni di adattamento, perche la dipendenza da R sparisce. Se non si ha ladattamento, bisogna conoscere il valore della resistenza per determinare la Pn .

2. DOPPIO BIPOLO RUMOROSO

73

Pd (f)
KT/2

-B

+B

F IGURA 4. Potenza di rumore con in ricezione filtro ideale passa-basso.


2. Doppio Bipolo Rumoroso
Un caso piu` generale si ha per un doppio bipolo rumoroso, rappresentato in
figura 5 dalla sua H (f ) e dal modello equivalente che tiene conto del guadagno
disponibile gd e del contributo di rumore interno n(t). Si osservi che il nodo di
somma combina il rumore interno con quello in ingresso e in questo modo i contributi sono indipendenti, pertanto vale il principio di sovrapposizione degli effetti.

non rumoroso

gd

H(f)
n(t)

F IGURA 5
Il guadagno disponibile gd e` funzione solo dalla frequenza ed e` piu` comodo
di H (f ) per caratterizzare il doppio bipolo e inoltre vale:

gd = PPdo
di
P
gd = Pdo ((ff ))
di

jf j < B
jf j > B

Per quanto riguarda il contributo n(t) si calcola il seguente rapporto, detto


cifra di rumore del doppio bipolo (noise figure), rapporto fra potenza Pdo disponibile
alluscita del doppio bipolo rumoroso e la potenza Pdo (f ) del doppio bipolo non
rumoroso:

F (f ) = PPdo ((ff ))
do

2. DOPPIO BIPOLO RUMOROSO

74

v(t)

F IGURA 6
Consideriamo la componente rumorosa di figura 7:

Ri

Rn

F IGURA 7

Rn e` rumorosa, e in condizioni di adattamento e` uguale ad Ri . In effetti


il rumore di un doppio bipolo si misura con lapparecchiatura schematizzata in
figura 8:

R = Ri

290 K

F IGURA 8
Quindi

F (f ) = PPdo ((ff )) =

do
KT0 gd (f ) + Pn (f )
= 2 KT0
gd (f )

>1

Questa espressione va mediata nella frequenza per poter essere semplificata. Se


pero` ipotizziamo lindipendenza di gd da f

gd (f ) = gd

3. MODELLO DELLA TEMPERATURA EQUIVALENTE

si ha

75

KT0 gd + Pn (f )
F (f ) = 2 KT
2 0 gd

F=

Z + B2

F (f )df =

; B2
KT0 gd B + P
= 2KT0 gd n
2 B

Qui viene comoda una banda unilatera (larga il doppio):

0gdB + Pn =
F = KTKT
0gdB
P
d
= KT go B
0d

Ad esempio: dove lequivalenza vale se e solo se la temperatura di Ri e del doppio

R
Ri

Rn
Linea

Rn
T0

T0
T0

F IGURA 9
bipolo e` uguale (qui a T0 ).

F = KTPdgo B =
0d
KT0 2B
= KT2 g B =
0d
1
= g =L
d

Cio` non dipende dalla temperatura, purche sia uguale. Questo risultato vale in
generale.
3. Modello della temperatura equivalente
Un metodo alternativo consiste nel pensare tutti i doppi bipoli come ideali, e
supporre che tutto il rumore provenga dalla resistenza, posta ad una temperatira
superiore, pari a
con Te detta temperatura equivalente

T0 + Te

4. CATENA DI DOPPI BIPOLI

76

Ideale
R

gd

T0 + Te

F IGURA 10. Modello della temperatura equivalente


Il legame fra Te e F e` il seguente:

K (T + T )2Bgd
F = 2 K0 e
=
2 T0 gdB
= T0 T+ Te
e
Te = T0 (F ; 1)

(80)

Questo modello e` molto utile, anche perche la densit`a spettrale alluscita e`


uguale a quella dingresso nella forma.
4. Catena di doppi bipoli
Un caso piu` complesso e` il seguente:
g1

g2

gn

F1

F2

Fn

geq
Feq

F IGURA 11

geq =
(81)

n
Y
i=1
n
X
i=1

gi jW =
gi jdB

Per quanto riguarda Feq e Teeq , la situazione e` piu` complicata: incominciamo


considerando il caso in cui i bipoli siano due.

4. CATENA DI DOPPI BIPOLI

Pdo

g1

g2

F1

F2

77

Pdi

F IGURA 12
Ovviamente vale:

geq = g1 g2
E poi

F = PPdo =
do
= P Pgdog =
di 1 2
P
= 2P+gPog1 g2 =
di 1 2
P
= P g2 g + P1P+gPdig g1 g2
di 1 2
di 1 2
Poiche

F1 = P1 P+ Pgdi g1
di 1
P
+
F2 = 2 P Pgdi g2
di 2

Allora

F = P Pg2 g + F1 =
di 1 2
F
= 2g; 1 + F1
1

Lestensione a tre doppi bipoli e` immediata:


g1

g2

g3

F1

F2

F3

g1

g2 g3

F1

F3 -1
g2

F IGURA 13

4. CATENA DI DOPPI BIPOLI

78

F2 + F3g;1 2 ; 1
F = F1 +
=
g1
= F1 + F2 g2 + (gF3g; 1) ; g2 =
1 2
g
(
F
;
1)
+ (F3 ; 1) =
2
2
= F1 +
g1 g2
= F1 + F2g; 1 + Fg3 ;g 1
1
1 2
In generale e` :
(82)

F = F1 + F2g; 1 + Fg3 ;g 1 +    + gFN  ; g1


1

Analogamente:
(83)

12

Te = T1 + Tg 2 + gTg3 +    + g TN g
1
1 2
1
N

4.1. Esempio. Data una linea con fattore di attenuazione pari a L, con cifra
di rumore FL = L e un amplificatore con guadagno gA = L1 e cifra di rumore
FA = 3dB  2, calcolare la cifra di rumore totale nel caso in cui lamplificatore
sia posto a valle della linea e nel caso in cui sia posto a monte della linea (rispetto
allutilizzatore).
 Caso Amplificatore+Linea

F = FA + FLg ; 1 =
A

gA ; 1

=2+ g =
A
1
;
= 2 + g2gA =
A
2A + 1 ; gA
2
g
=
gA2
Caso Linea+Amplificatore

F = FL + FAg ; 1 =
L

= g1 + 2 ;1 1 =
A
gA
1
= +g =

gA

2
= 1 +g gA
A

Ovviamente i valori di F dipendono esclusivamente dai valori assegnati ai parametri. Nel caso televisivo si preferisce utilizzare la prima soluzione, amplificatore
e poi linea.

5. RUMORE GAUSSIANO BIANCO CON IL MODELLO DELLA

Te

79

5. Rumore gaussiano bianco con il modello della Te


Essendo noti

Pdo (f ) = K (T02+ Te ) g
P (f ) = KT0
di

se si pone

N0 = K (T0 + Te ) g ) N = K (T + T )g
0
0 e
2
2

I calcoli sono piu` semplici, perche N0 non varia nei vari punti della catena.

PN =

Z +B N0

df =

;B 2
= BN0 =
= BK (T0 + Te )g

Quindi si puo` calcolare il rapporto segnale rumore alluscita:

S

PS
N O = PN =
= BK (PTTX+gT )g =
0 e
P
TX
= BK (T + T ) =
S 0 e
= N
I

Tutto cio` purche si pensi che la resistenza sia a temperatura Te


ha:

(t)=P+n=1;1 an r(t;nTs )
y(t)
y(to +nTs )
;x;;;;;;;;;;;;;;;;
!  ;;;;
!
;;;;;;!

x
n(t)?
?

x?P
? n (t;nTs)

+ T0. In pratica si

Si suppone che sia nulla linterferenza intersimbolica (ISI=0)

y(t0 ) =a0  r(t0 ) ;

n6=0

an r(t0 ; nTs ) + n(t0 ) =

= a0 r(t0 ) + n(t0 )

Il rumore n(t0 ) e` gaussiano, quindi lo si descrive compleamente tramite


Siccome e` originariamente bianco si ha:

2 ! 1


 e 2 .

non e` definita

Quando si filtra, il rumore diviene colorato (non gaussiano), come si vede in figura 14.

5. RUMORE GAUSSIANO BIANCO CON IL MODELLO DELLA

Te

80

N0/2

-B

+B

F IGURA 14
Poiche non ci sono delta nellorigine, la componente continua e` nulla e inoltre
vale:

 = n(t0 ) = 0
2 = Rn (0) =
=
=

Z +1
Z;1
+1
;1

Pn (f )ej2f 0 df =
Pn (f )df =

= Pn
Cio`e la potenza normalizzata:
Questo e` un risultato generale.

 2 = N0 B

CAPITOLO 10

Filtro Adattato
1. Presentazione

x(t)
r(t)
ro (t)
;;!
! hRX (t) ;;;;;
hTX (t) ;! hC (t) ;! heq (t) ;;;;
!
S
S
N

N o
Si consideri il processo casuale stazionario r(t), costituito dalla somma

r(t) = s(t) + n(t)


di s(t) segnale elementare con n(t) rumore gaussiano bianco, allingresso del blocco hRX (t). Si vuole ottimizzare hRX (t), tenendo conto del fatto che non e` necessario recuperare la forma di s(t), ma interessa piuttosto decidere se s(t) e` presente
o assente. Si vuole imporre che luscita ro (t) sia piu` grande in un determinato
istante di tempo in cui s(t) e` presente, rispetto a quando e` assente. Questo vuol
(84)

dire che la potenza istantanea della componente del segnale alluscita deve essere
la piu` grande possibile rispetto alla potenza media del termine di rumore, ovvero
S sia migliore di S in un preciso istante di tempo t0 (istante
che il rapporto N
N o
di campionamento ottimo). Il tipo di filtro ricercato viene detto adattato al segnale
s(t) e si trova che la sua f.d.t. e` la seguente:

; 

; 


HRX (f ) = k PS ((ff )) e;j!t0

(85)

2. Dimostrazione
Si consideri

h(t) = hRX (t)


un sistema lineare con ingresso r(t) come definito da (84)
r(t)
ro (t)
;;!
!
h(t) ;;;

tale per cui sia ro (t) la sua uscita. Allora valgono le seguenti:

ro (t) = so (t) + no (t)


so (t) = s(t)  h(t)
no (t) = n(t)  h(t)
Campionando ro (t) allistante t = t0 , avremo
ro (t0 ) = so(t0 ) + no(t0 )
81

2. DIMOSTRAZIONE

82

Si vuole costruire un filtro lineare, con f.d.t. h(t), in modo tale che il rapporto
S sia migliore di quello alluscita
potenza segnale e potenza rumore allingresso N
S
N o in un preciso istante di tempo. Per far questo si vuole massimizzare

; 

; 

S

N o

(86)

= PPso =

no
2
= jso2(t0 )j
no (t0 )

calibrando opportunamente t0 e h(t) variabili.


Ricordando che no (t) e` stazionario e che la funzione di autocorrelazione e`
definita come

Rn ( ) = n(t)n(t ;  )

(87)
allora vale

n2o (t0 ) = n2o (t) =

= Rno (0) =
Z +1

=
Pn (f ) H (f ) 2 df
;1

Per tanto riscriviamo il rapporto (86)

S 

N o

= PPso =
=

sno(t ) 2
o 0

2
Rn+o(1t0 )
2
;1 S (f )H (f )ej2ft0 df
= R +1
2
;1 Pn (f ) H (f ) df
Nota la disuguaglianza di Schwarz
(88)

Z +1
2 Z +1 2 Z +1 2
;1 A(f )B(f )df 6 ;1 A(f ) df ;1 B(f ) df

ricordando che si ha luguaglianza nel caso


(89)
Consideriamo

A(f ) = kB  (f )

A(f ) = H (f ) Pn (f )
j 2ft0
B (f ) = S (pf )e
Pn (f )

3. FILTRO ADATTATO CON RUMORE GAUSSIANO BIANCO.

Allora

83

R +1 P (f ) H (f ) 2 df R +1 S(pf )ej2ft0 2df


;1 n
;1
Pn (f )
=


R
2
+
1
N o
Pn (f ) H (f ) df
Z +1 S (f )e;1
j 2ft0 2
pP (f ) df =
=

;1
n




Z +1 S (f ) 2

S

Pn (f ) df

;1

se vale la (89), ovvero

 j2ft0 
p
H (f ) Pn (f ) = k S (pf )e
Pn (f )
cio`e


H (f ) = k PS ((ff )) e;j!t0
n

C.V.D.

3. Filtro adattato con rumore gaussiano bianco.


Per capire meglio cosa comporti luso del filtro adattato, consideriamo
rumore gaussiano bianco, con spettro di potenza pari a

n(t)

Pn (f ) = N20
Si puo` valutare, dalla relazione (90), come il rapporto segnale rumore alluscita del
filtro adattato sia migliore di 3dB , rispetto al filtro passabasso:

2 Z +1 S (f ) 2 df =
=
N o N0 ;1
Z +1 2
2
=N
s(t) dt =
0 ;1
= N2 Es
0

S 

(90)

Possiamo calcolare la f.d.t. del filtro adattato, in accordo con quanto appena
dimostrato, che vale
(91)

H (f ) = N2k S  (f )e;j2ft0
0

4. ESEMPIO

Antitrasformando

Z +1
h(t) = N2k
S  (f )e;j2ft0 ej2ft df =
=
=

(92)

84

=
=

0 ;1
2k Z +1 S  (f )ej2f (t;t0 ) df =
N0 ;1
2k Z +1 hS (f )ej2f (t0 ;t) i df =
N0 ;1
2k hZ +1 S (f )ej2f (t0 ;t) df i =
N0 ;1
2k s (t ; t)
N0 0
4. Esempio

Consideriamo s(t) 2 R, segnale NRZ, definito come segue

s(t) = 1 0 < t < Ts


0

allora

altrove

h(t) = N2k s (t0 ; t) =


0;

= Cs ;(t ; t0 )

per essere fisicamente realizzabile, ovvero deve rispettare la propriet`a di causalit`a,


pertanto come si puo` ricavare dalla sequenza di figure 1-3 bisogna porre

t0 > Ts

s(t)

Ts

F IGURA 1. Segnale casuale


Il filtro adattato, quando riceve il segnale, agisce come si vede in figura 4.

4. ESEMPIO

85

s(-t)

-Ts

F IGURA 2. Segnale non causale

s(-(t-t0))

t0

Ts+t0

F IGURA 3

Ts

F IGURA 4.

2Ts

h(t)  s(t)

Mentre per il rumore gaussiano bianco si ha una funzione del tipo senx
x

r0 (t) = r(t)  h(t) =


r0 (t0 ) =

Z +1
;1

Z +1
;1

r()h(t ; )d

r()h(t0 ; )d =

Z t0

t0 ;Ts

r()d

4. ESEMPIO

r 0(t 0+nTs )

r(t)

S/

RESET

( t 0+ nTs )

F IGURA 5. Decodificatore

86

<
>

CAPITOLO 11

Soglie, codifica Gray, Canali


1. Soglie in un NRZ
Consideriamo un modello di canale trasmissivo:
ao r(t0 )

;;;;!  ;;;;!

x?
?n(t0)

Supponiamo di essere nel caso dellNRZ antipodale:

a0 r(t0 ) = +A = +r(t0 ) a0 = +1
;A = ;r(t0 ) a0 = ;1
-r(t )0

+r(t 0)

-r(t )0

+r(t 0)

F IGURA 1. Sistema di riferimento e densit`a di probabilit`a (nel


caso di equiprobabilit`a)

F (x) = P f < xg =
X
= P f < xjyk gP fyk g =
k

= P f < xjy1 gP fy1g + P f < xjy2 gP fy2g


Se supponiamo lequiprobabilit`a, in questo caso e` :

F (x) =P f < xja0 r(t0 ) = +Ag P fa0r(t0 ) = +Ag +


+P f < xja0 r(t0 ) = ;Ag P fa0r(t0 ) = ;Ag

La probabilit`a derrore e` data da

P (e) =P (ej ; A)P (;A) + P (ej + A)P (+A) =


= 12 (P (ej ; A) + P (ej + A)
87

1. SOGLIE IN UN NRZ

88

Non e` difficile dimostrare che lerrore e` vicino se la soglia e` posta a met`a (ma deve
valere lipotesi di equiprobabilit`a), infatti se si sposta la sogli alla retta tratteggiata,
si aggiunge la probabilit`a derrore relativa alla zona annerita

1111111
0000000
0000000
1111111
0000000
1111111
0000000
1111111
0000000
1111111
0000000
1111111
0000000
1111111
0000000
1111111
0000000
1111111
0000000
1111111
0000000
1111111
0000000
1111111

F IGURA 2
Se i simboli non sono equiprobabili, la soglia si sposta. Introducendo la funzione erfc (x), definita su una gaussiana come in figura 3 e analiticamente come
segue:

2
erfc (x) = p

Z +1

 x

e;y2 dy

1111111
0000000
0000000
1111111
0000000
1111111
0000000
1111111
0000000
1111111
0000000
1111111
0000000
1111111
0000000
1111111

+ -d
2

F IGURA 3. Larea tratteggiata rappresenta 12 erfc

p22

Per calcolare la erfc (x), esiste anche una forma approssimata:


(93)

erfc (x) 

e;px2
x 

x>4

Si puo` calcolare la P(e) in modo esatto, che in caso di soglia ottima vale:

P (e) = P (ej + A) = P (ej ; A) =

(94)

d
= 12 erfc p2 =
2


= 12 erfc pr(t0 )
2BN0

` DI ERRORE IN SISTEMI MULTILIVELLO


2. SOGLIE E PROBABILIT A

89

Che banda bisogna usare se non si adotta il sistema NRZ o RZ, in cui si prende
la banda zero zero, ma, ad esempio, il coseno rialzato?

NoBeq =

Z +1 N0
;1 2

jHRX (f )j2 df

Beq e` la banda equivalente di rumore. Come risultato, il filtro non e` piu` un passabasso.
2. Soglie e probabilit`a di errore in sistemi multilivello
In un sistema costituito dai seguenti quattro simboli di canale equiprobabili,

s0

s1

s2

s3

F IGURA 4
si puo` rappresentare la densit`a di probabilit`a associata a ciascun simbolo come in figura 5. Come si vede le code delle gaussiane presentano una parziale
sovrapposizione.

s0

s1

s2

s3

F IGURA 5. Densit`a di probabilit`a


Da figura 6 si osservano tre possibili tipi di errore, avendo trasmesso

s0

s1

s2

s3

F IGURA 6. Densit`a di probabilit`a di s0


Pertanto si deve determinare la probabilit`a di successo
(95)
e le probabilit`a di errore

P (s0 Rxjs0 Tx)


P (s1 Rxjs0 Tx)
P (s2 Rxjs0 Tx)
P (s3 Rxjs0 Tx)

che risultano essere decrescenti e decisamente minori rispetto a (95).

s0 .

3. CODIFICA GRAY

90

Si osserva che per avere in ricezione s0 , avendo trasmesso s0 con probabilit`a


massima bisognerebbe spostare la soglia verso +1. Ma questo in realt`a non e`
utile in quanto consentirebbe la corretta trasmissione di un solo simbolo di canale
a scapito dei rimanenti. Per minimizzare la probabilit`a di errore, si considera solo
il sottinsieme dei simboli adiacenti e nel caso di segnali equiprobabili, le soglie
vengono poste in corrispondenza del punto medio.

s0

s1

s2

s3

F IGURA 7
Come si vede dalla figura 7 i simboli esterni sono avvantaggiati, infatti vale

P (ejSe Tx) =CP (ejSi Tx)


se =
Simboli esterni
si =
Simboli interni
1
C =2
per simmetria
3. Codifica Gray

Poiche ogni simbolo reca 2 bit di informazione, bisogna evitare che due simboli adiacenti differiscano, nella codificata adottata, fra di loro di oltre un bit. In
questo modo un eventuale errore di simbolo genera solo un errore sul bit. Per
far questo si adotta una codifica di tipo Gray, caratterizzata dal fatto che simboli
adiacenti differiscono di un solo bit. Un esempio di associazione simbolo secondo
questa codifica e` data da:

s0 :
s1 :
s2 :
s3 :

00
01
11
10

Si potrebbe calcolare la probabilit`a derrore sul bit in maniera rigorosa, ma si


ottengono risultati poco differenti da quelli che hanno ipotizzato che errori che
coinvolgono lo stesso simbolo siano rari, quindi

Pb (e)  12 Ps (e)
Nei sistemi multilivello generici a M livelli e` :
(96)
Pb (e)  log1 M Ps (e)
2

4. CANALE

91

4. Canale
Per rappresentare i canali si puo` ricorrere a tre diverse schematizzazioni:
 Si puo` considerare il canale affetto da rumore gaussiano bianco additivo
(figura 8)

TX !

{z

AWGN

} ! RX

Added White Gaussian Noise

F IGURA 8

Si possono considerare i simboli di canale trasmessi e ricevuti, calcolando


le rispettive probabilit`a (figura 9)

s0 

P (s0 Rx/ js0 Tx)

s1 

P (s1 Rx/ js0sTx)

s2 

P (s2 Rx/ js0sTx)

s3 

P (s2 Rx/ js0 Tx)

 s0
1
2

 s3

F IGURA 9
Ovvero la probabilit`a di ricevere il smbolo s0 :

P (s0 Rx) =

3
X
i=0

P (s0 Rxjsi Tx)  P (si Tx)

Si possono considerare i bit trasmessi e ricevuti, calcolando le rispettive


probabilit`a. Analizzuamo ora un canale binario simmetrico (BSC), in cui il
bit 0 e 1 hanno la stessa probabilit`a derrore (figura 10). La probabilit`a di
errore sul simbolo e sul bit e` :

p = Pb (e) = Ps (e)
0

1;p

/7  0
o o o o o p
o
o o o p
o
o
'
o o
/1
1

1;p

F IGURA 10

4. CANALE

92

4.1. Ridondanza. La ridondanza e` una tecnica utilizzata per diminuire la probabilit`a di errore su un canale. Consiste nellinviare assieme ad ogni parola di
bit dei bit aggiuntivi il cui valore dipende da quanto memorizzato nella parola,
secondo quanto definito dal codice utilizzato. Esistono codici di correzione dellerrore e vengono usati quando non sia possibile dare un acknowledge, come ad
esempio avviene nel broadcasting. Esistono codici di rivelazione dellerrore e vengono impiegati quando sia possibile ritrasmettere, come ad esempio nelle reti di
calcolatori. Gli incovenienti sono dati dal fatto che:
 La ridondanza puo` essere eccessiva.
 Esiste una soglia al di sopra della quale la ridondanza peggiora la situazione.

CAPITOLO 12

Modulazioni Numeriche
1. Banda base e banda traslata
Finora abbiamo sempre parlato di trasmissioni in banda base, cio`e quelle la cui
densit`a spettrale di potenza occupa una banda centrata attorno allorigine. Nella
realt`a e` molto piu` vantaggioso occupare bande centrate attorno ad una determinata frequenza (portante) diversa da zero, perche si possono effettuare su di un solo
canale molte trasmissioni su diverse portanti, distanziate in modo da evitare che le
bande si sovrappongano (figura 1). Questultima tecnica viene detta trasmissione
in banda traslata.

F IGURA 1. Frequency division multiplexing (FDM), tipica delle tramissioni analogiche e Time division multiplexing (TDM),
preferita nelle trasmissioni numeriche.

La tendenza attuale e` quella di impiegare portanti a frequenza sempre maggiori, visto che quelle piu` basse sono gi`a state assegnate; questo permette di realizzare dei ricevitori con antenne molto piccole.

-B

+B

-f c-B

-f c

-f c+B

fc-B

fc

fc +B

F IGURA 2. Segnale in banda base (a sinistra) ed in banda traslata


con portante fc (a destra).
93

1. BANDA BASE E BANDA TRASLATA

94

Un primo problema da affrontare e` : dato un segnale in banda base, come produrne uno in banda traslata? Avevamo visto, nel capitolo 2.2, che una delta centra attorno alla propria fase una funzione se viene convoluta con essa. Qui dobbiamo centrare la trasformata del segnale attorno alle due frequenze con modulo pari
alla portante, quindi si deve impiegare una funzione la cui densit`a spettrale di potenza sia costituita da due delta simmetriche rispetto allorigine: questa funzione
e` il coseno, quindi, nel dominio del tempo, possiamo utilzzare unapparecchiatura
di questo tipo:

x(t)
y(t)=x(t)cos(2fc t)
;;;;
!
;;;;;;;;;;;;!

x?
?cos(2fct)

F IGURA 3
Moltiplicando una funzione per un coseno, quindi, si creano due repliche
della densit`a spettrale di potenza, centrate alle frequenze volute, ciascuna delle
quali dotata di potenza dimezzata rispetto a quella della densit`a originale. Si noti,
inoltre, che la banda occupata e` doppia, quindi raddoppia anche il rumore captato
dal ricevitore; e` comunque possibile ovviare questo problema, come si vedr`a nel
capitolo 14.
Si ricavano inoltre le seguenti relazioni:

x(t) =
y(t) =
=

+1
X

n=;1

+1
X

n=;1

+1
X

n=;1

an s(t ; nTs )
an s(t ; nTs )cos(2fc t) =
an s0 (t ; nTs )

che dimostrano che non esistono differenze formali fra la trasmissione in banda
base ed in banda traslata. Un grosso vantaggio di questultima tecnica e` , inoltre,
che il coseno e` ortogonale al seno, quindi si puo` introdurre un ulteriore versore e,
in definitiva, raddoppiare la velocit`a di trasmissione dei simboli della sorgente:

s0 (t) = cos(2fc t)
s00 (t) = sin(2fct)

Un esempio di costellazione che sfrutti la presenza di due versori e` presente


in figura 4.
E` possibile utilizzare la teoria che abbiamo sviluppato a riguardo della trasmissione in banda base mediante il seguente
T EOREMA DELL I NVILUPPO C OMPLESSO . Ogni segnale
pu`o essere rappresentato nella forma:
(97)
v(t) = < g(t)ej2nfc t

v(t)

in banda traslata

Dove g (t) e` una funzione complessa in banda base, detta inviluppo complesso.

1. BANDA BASE E BANDA TRASLATA

95

s(t)

s(t)

F IGURA 4. Un esempio di costellazione: le distanze fra i vari


simboli vengono sempre ottimizzate.
Ottenuto linviluppo complesso, se ne puo` calcolare la densit`a spettrale di
potenza Pg (f ), quindi ottenere la Pv (f ) mediante lequazione
(98)

Pv (f ) = 14 Pg (f ; fc ) + Pg (f + fc )

La dimostrazione del teorema e` immediata: se esprimiamo


Serie di Fourier

v(t) =

+1
X

n=;1

v(t) mediante la

cn ej2nf0 t

e, come abbiamo ipotizzato, v (t) 2 <

cn = c;n

si ricava:

v(t) = c0 +
= c0 +
= c0 +

;1
X
n=;1

+1 
X

n=1

cn ej2nf0 t +

+1
X
n=1

cn ej2nf0 t =

cn ej2nf0 t + c;n e;j2nf0 t =

+1 h
X

n=1

;
i
cn ej2nf0 t + cn ej2nf0 t  =

+1 
X

2< cn ej2nf0 t =
( n=1 X
)
+1
j
2
nf
t
0 =
= < c0 + 2 cn e
n
=1
8
9
>
>
>
>
"
#
+1
<
=
X
= < > c0 + e;j2nf0 t + 2 cn ej2t(nf0 ;fc ) ej2fc t >
>
>
{zn=1
}
:|
;

= c0 +

g(t)

2. ON-OFF KEYING

96

Resta da dimostrare che g (t) e` in banda base:

+1
X
;
j!
t
c
g(t) = c0 e
+ 2 cn ej(n!0 ;!c )t
n=1

(99)

Per prima cosa dal fatto che v (t) e` in banda limitata si ottiene che i cn sono
diversi da zero solo per n che soddisfa alla condizione:

fc ; B 6nf0 6 fc + B
!c ; 2B 6n!0 6 !c + 2B

mentre e` sempre c0 = 01 .
Alla luce di quanto detto, nella (99) le uniche armoniche moltiplicate per un
coefficiente diverso da zero sono quelle con frequenza compresa fra ;B e B .
2. On-Off Keying
Grazie alle considerazioni finora riportate non e` difficile eseguire una trascrizione del piu` semplice codice di linea: lNRZ unipolare. Il sistema che si ottiene
(riportato in figura 5) e` detto On-Off Keying (OOK):

F IGURA 5
LOOK veniva impiegato nella trasmissione telegrafica (codice Morse) e viene
tuttora usato nella realizzazione dei telecomandi.
Esistono due metodi per demodulare un segnale, il primo ed il piu` semplice
dei quali e` il demodulatore incoerente, che non richiede neppure un campionatore:
basta un filtro risonante, alluscita del quale e` presente una tensione diversa da
zero se allingresso viene rilevata una componente alla frequenza della portante.
Lo schema completo e` riportato in figura 6.
Alluscita del filtro e` presente un demodulatore di inviluppo, che, idealmente,
dovrebbe appiattire la caratteristica fornita dal filtro. In realt`a viene implementato tramite un voltmetro di cresta, la cui costante di tempo va scelta con molta
attenzione, perche




se troppo breve, non viene fornita una caratteristica sufficientemente piatta;


se troppo lunga, una sequenza 1 0 puo` venire interpretata come 1 1.

Un metodo piu` costoso ma piu` preciso per realizzare un demodulatore si basa


ancora una volta sulla convoluzione: se il segnale viene ulteriormente moltiplicato
1 Se siamo in banda traslata, e` evidente che la componente continua deve essere diversa da zero.

2. ON-OFF KEYING

DI

97

Dec

F IGURA 6
per un segnale cosinusoidale perfettamente in fase2 con quello del trasmettitore,
la densit`a spettrale subisce la trasformazione di figura 7.

F IGURA 7
2 Esistono circuiti in grado di estrapolare una data sinusoide che viene data loro in ingresso, agganciare la sua fase, e dare in uscita la stessa sinusoide perfettamente in fase con quella in ingresso:
vengono detti Phase Locked Loop (PLL): sono circuiti totalmente standard, integrabili, e che richiedono
poco spazio (circa 1 mmq).

2. ON-OFF KEYING

98

Dopo avere moltiplicato per il coseno e` sufficiente un filtro passabasso con


frequenza di taglio pari a B per ottenere il segnale originale (dimezzato). Un demodulatore coerente e` piu` costoso, ma anche piu` immune al rumore di un demoS
dulatore coerente: le prestazioni dei due sistemi sono simili solo con rapporti N
molto alti.

Dec

PLL
cos2fc t

F IGURA 8. Demodulatore coerente


LOOK, per come e` stato derivato dallNRZ unipolare, conserva molte somiglianze con questo codice, in particolare la costellazione e` la stessa, visto che differisce il solo versore, che non e` piu` una porta ma una sinusoide troncata; calcoliamo
ora linviluppo complesso, al fine di ottenere la sua densit`a spettrale di potenza.
(100)

v(t) = Am(t) cos(2fc t)

dove m(t) e` proprio una segnalazione NRZ unipolare binaria in banda base:

m(t) = 0

kTs 6 t 6 (k + 1)Ts

Linviluppo complesso si puo` ricavare pensando che, se g (t) fosse reale:



v(t) = < g(t)ej!c t =


= g(t) cos(2fcf )
Questo ci porta subito al risultato:
(101)
Dunque

g(t) = Am(t)
2

2

fTs )]
Pg (f ) = A2 (f ) + Ts [sin(
(fT )2
s

Aplicando la (98) si ottiene la funzione di figura 9.


Lampiezza della banda e` infinita, ma normalmente e` possibile rimuovere i
lobi secondari senza gravi conseguenze: in seguito a tale accorgimento la banda
unilatera diviene pari a 2R.

3. AMPLITUDE SHIFT KEYING E BINARY PHASE SHIFT KEYING

99

fc fc+R

F IGURA 9
3. Amplitude Shift Keying e Binary Phase Shift Keying
Che cosa succede se moduliamo lNRZ antipodale anziche quello unipolare?
La funzione m(t) sar`a ora:

m(t) = +1

;1

kTs 6 t 6 (k + 1)Ts

-A
1

+A

F IGURA 10. ASK/BPSK: esempio di segnalazione e costellazione


Lunico sistema di demodulare un segnale di tal fatta e` quello coerente, visto
che il demodulatore incoerente vedrebbe sempre una sinusoide con la frequenza
della portante. Questo stile di modulazione puo` essere visto secondo due aspetti:




come una cosinusoide che alterni un ampiezza di +A e ;A; per questo e`


detta ASK (Amplitude Shift Keying);
come una cosinusoide che abbia degli improvvisi scatti di fase di  rad;
per questo viene chiamata anche BPSK (Binary Phase Shift Keying);

A seconda di come si vede, possiamo scrivere lespressione analitica di tale


segnalazione nelle due seguenti forme
(102)
(103)

v(t) = Am(t) cos(2fc t) =


= A cos[2fc + Dp m(t)]

Dove Dp vale 2 rad


` detta sensibilit`a del modulatore di fase. Dp puo` avere
V ed e
anche valori diversi da 2 , e vale la pena di vedere che cosa succede variandone il

4. FREQUENCY SHIFT KEYING

vaore:

100

v(t) = Afcos[2fct + Dp m(t)]g =


= A[cos Dp cos(2fc t) + m(t) sin Dp sin(2fct)]

In questespressione si distingue chiaramente una componente costituita dalla portante (il primo addendo), che non reca informazione e che si annulla per
Dp = 2 , ed una componente che contiene tutta linformazione (il secondo addendo). La portante, anche se e` uguale per entrambi i simboli, puo` essere utile in quanto aiuta il PLL a risincronizzarsi: lenergia che trasporta viene spesso
misurata tramite lindice di modulazione h, definito come3 :

h = 2 

(104)

dove  e` langolo formato dallasse perpendicolare al versore e dal vettore posizione di ciascun simbolo, come si vede in figura 11.

Portante

Informazione

F IGURA 11
Se h viene ridotta, i simboli si avvicinano ed e` piu` facile commettere errori,
ma anche sincronizzarsi: la facilit`a di sincronizzazione si puo` osservare anche nel
diagramma della densit`a spettrale di potenza4 .
4. Frequency Shift Keying
Finora abbiamo considerato segnalazioni in cui il passare da un simbolo allaltro significava cambiare di ampiezza (OOK, ASK) o di fase (BPSK): resta soltanto
da vedere come agisce un sistema in cui i due simboli sono rappresentati da due
frequenze diverse (Frequency Shift Keying - FSK).
Va subito detto che lutilizzo di due frequenze richiede una banda doppia, il
che rende questo sistema particolarmente penalizzante in termini di banda, quindi
e` raro impiegarlo in trasmissioni numeriche; daltra parte in trasmissioni analogiche e` largamente utilizzato perche garantisce la migliore qualit`a possibile. Una
realizzazione e` quella di figura 13.
In realt`a al posto di due oscillatori con un interruttore si impiega un VCO (Voltage Controlled Oscillator), cio`e un oscillatore la cui frequenza viene controllata da

.
3 Questo parametro e` chiaramente significativo solo se
4
4 La facilit`a di sincronizzazione e` proporzionale alla delta centrata alla frequenza della portante.

jj 6

4. FREQUENCY SHIFT KEYING

101

Inversamente proporzionali
ad h

fc fc+R

Direttamente proporzionali ad h

F IGURA 12

f1
f2

F IGURA 13
un segnale in tensione (nel nostro caso m(t)): questa soluzione, oltre ad essere attualmente molto meno costosa, garantisce che vengano evitate delle discontinuit`a
nel segnale alluscita che finirebbero per allargare ulteriormente la banda.
Per quanto riguarda il ricevitore, invece, si puo` usare sia un demodulatore
incoerente che uno coerente (figura 14) e, come sempre, quello coerente e` piu` pregiato e costoso; la banda occupata e` doppia ed e` pari a 4R, inoltre bisogna fare
attenzione ad evitare che le sottobande di figura 15 occupate dai due simboli non
si sovrappongano, cio`e deve essere
(105)

jf2 ; f1 j > 2R

Passiamo ora alle espressioni analitiche dei segnali: se usiamo due oscillatori,
si ottiene

(106)

v(t) = A1 cos(2f1 + 1 )
A2 cos(2f2 + 2 )

Lespressione relativa alla realizzazione mediante un VCO, invece, e`

(107)

v(t) = A cos 2fc t + Df

Z +1
;1

m()d

4. FREQUENCY SHIFT KEYING

102

DI
Dec
DI

PLL

Dec
PLL

F IGURA 14

f1 f1+R

f2 f2+R

F IGURA 15
dove Df e` la sensibilit`a del modulatore di frequenza. Si trova inoltre
v(t) = < g(t)ej!c t

(108)

g(t) = Aej(t)
(t) = Df

Z +1
;1

m()d

CAPITOLO 13

Segnalazioni Multilivello Modulate


1. M-ASK
Scopo di questo capitolo e` lanalisi dei principali segnali modulati qualora si
voglia associare ad ogni simbolo piu` di un bit: la segnalazione non e` piu` binaria, e
bisogna elaborare costellazioni piu` complesse. Il caso piu` immediato e` la generalizzazione dellASK, che dora innanzi verr`a indicato con 2-ASK per distinguerlo
da tutti gli altri componenti della famiglia M-ASK.
Se vogliamo usare solo ampiezze positive, cio`e stiamo pensando allASK come
un NRZ unipolare modulato, la costellazione piu` ovvia e` quella di figura 1.

2A

3A

4A

F IGURA 1
Viene indicata come 4-ASK unipolare: la prima cosa che si nota e` che la media
non e` nulla, con le conseguenze negative di cui si e` spesso parlato precedentemente; se ne puo` calcolare lenergia media normalizzata al versore ipotizzando i
simboli equiprobabili:

2
2
2
E s = A + 4A4 + 9A = 72 A2
Si puo` con facilit`a passare al 4-ASK antipodale, che ha una costellazione come
quella di figura 2.

-3A/2

-A/2 0 A/2

3A/2

F IGURA 2
Come primo vantaggio si nota che la media non e` nulla, di conseguenza ci
aspettiamo una energia media minore:

 A2 9A2  5
2
E s = 4 4 + 4 = 4 A2

Ancora una volta uno svantaggio dellASK antipodale rispetto allASK unipolare sta nel fatto che la realizzazione del trasmettitore deve forzatamente essere
mediante demodulatore coerente.
103

2. M-PSK

104

Aumentando via via il numero di livelli, a parit`a di R, la banda si riduce

M =2
M =4
M =8
M = 16

In generale

!
!
!
!

B = 2R
B=R
B = 23 R
B = R2

B = log2RM

(109)

2. M-PSK
Per generalizzare il PSK e` necessario introdurre un versore supplementare, come si vede in figura 3, dunque e` impossibile realizzare tale trasmissione in banda
base.
2

F IGURA 3
La scelta piu` ovvia dei versori e`

1 (t) = cos(2fc t) t 2 [0; Ts ]


0
altrove
2 (t) = sin(2fc t) t 2 [0; Ts ]
0
altrove

Anche qui lunica realizzazione possibile richiede un demodulatore coerente.


Poiche bisogna assegnare a ciascun simbolo due bit, bisogna scegliere una codifica che ci assicuri che nella maggior parte dei casi un errore di ricezione conduca
a sbagliare un solo bit; in altre parole due simboli adiacenti devono essere associati
ad una coppia di bit, uno dei quali sia in comune. Una costellazione che rende il
ricevitore molto semplice e` quella di figura 4, infatti il primo bit dipende solo dalla
riga ed il secondo dalla colonna: basta inserire due BPSK, uno per ramo.

2. M-PSK

105

2
01

00

BPSK

11

10

SI
PO
BPSK

Dec

PLL

PI
SO
PLL

Dec

F IGURA 4. Costellazione, trasmettitore e ricevitore 2-MPSK.

La distanza dei simboli dallorigine e` un parametro molto importante, per due


ragioni:




Perche indica lenergia spesa per trasmettere il simbolo in questione;


Perche se tutti i simboli sono equidistanti, lenergia spesa e` costante, quindi
non si varia il punto di lavoro degli amplificatori collegati alla linea, il che
evita spesso di entrare in non linearit`a1 .

Sotto entrambi gli aspetti il M-PSK e` migliore del M-ASK anitpodale, infatti

Lenergia media del 4-ASK e` 54 d2 mentre nel 4-PSK e` d2 : questo perche i


simboli piu` esterni sono portati alla stessa distanza dei piu` interni;
Nel 4-PSK lenergia e` uguale per tutti i simboli, mentre nel 4-ASK no.




Indipendenza statistica fra due simboli qualunque;


Equiprobabilit`a dei simboli;

La velocit`a di trasmissione R e` pari a quella del 4-ASK, cio`e uguale alla larghezza di banda. Il calcolo della densit`a spettrale di potenza richiede alcune
ipotesi preliminari, cio`e

Se osserviamo la costellazione di figura 4, si puo` partizionare in due coppie di


simboli la cui congiungente passa per lorigine: queste due coppie sono due ASK
ortogonali, di cui conosciamo la densit`a spettrale di potenza, quindi

Pg (f ) = 12 Pg (f jA oppure C) + 12 Pg (f jB oppure D)
1 In particolare quelli ad onde progressive, largamente impiegati nei satelliti artificali.

3. M-QAM

106

Poiche i simboli sono indipendenti, la somma delle due densit`a di potenza


non crea interferenze:

(fTs )
Pg (f jA oppure C) = A sin(fT
)2
s

2 (fTs )
Pg (f jB oppure D) = A sin(fT
s )2
2
(fTs )
Pg (f ) = A sin(fT
s )2

Se si vuole aumentare ulteriormente lefficienza spettrale, si puo` ricorrere all8PSK, in cui i simboli giacciono su di una circonferenza e sono sfasati fra loro di 8 ,
come si vede in figura 5.
011
010

001

110

000

100
111
101

F IGURA 5

D = R3

B00 = 2D = 23 D
2
E = d
s

4 sin 28

Esattamente come nel 4-PSK si trova


(110)

(fTs )
Pg (f ) = Es  sin(fT
)2
s

In effetti questa formula vale per ogni M-PSK. Se si vuole aumentare ulteriormente M , o si riduce la distanza fra i simboli, oppure si aumenta il raggio della circonferenza: nel primo caso ci si rende meno immuni al rumore, mentre nel secondo
lenergia per simbolo cresce, percio` e` raro impiegare M-PSK con M > 8.
3. M-QAM
Se e` necessario associare 4 bit per simbolo, si puo` impiegare una costellazione come quella di figura 6, che viene detta Quadrature Amplitude Modulation
(QAM).

3. M-QAM

107

F IGURA 6
Le sue caratteristiche sono:
 Il baricentro coincide sempre con lorigine, il che elimina la componente
continua;
 Tutti i simboli distano d;
 Il 4-QAM coincide con il 4-PSK;
 Per formare un quadrato, M deve essere una potenza di 4;
Dec

4ASK
PLL

SI
PO

PI
SO
PLL

4ASK

Dec

F IGURA 7. Trasmettitore e ricevitore 16-QAM

S sufficientemente alto, la probabilit`a derrore sul simbolo e` allincirca


Per N
uguale a quella di un 4-PSK. Il QAM viene impiegato nelle DSL (Digital Subscribe
Line), cio`e comunicazioni telefoniche ad alta velocit`a, come la ADSL (Asimmetrical DSL), che permette una comunicazione di 2/8 MBit/s da centrale ad utente e
di 160 Kbit/s da centrale ad utente2 .
Per quanto riguarda il calcolo della densit`a spettrale di potenza, si possono
individuare otto coppie di simboli simmetriche rispetto allorigine di tre tipi differenti, inoltre si possono eseguire i calcoli solo su primo e terzo quadrante data la
2 In genere i segnali di comando sono quelli spediti alla centrale, mentre i dati sono quelli che
riceve lutente, di conseguenza e` necessaria una banda maggiore da utente a centrale che da centrale a
utente.

4. CONFRONTO FRA SISTEMI

108

simmetria dei quadranti rispetto allasse delle ordinate. Si trova cos`:

 fTs) 2
=
Pg (f ) = A1 + 2A4 2 + A3 sin(fT

(111)

=C

 sin(fT ) 2

Siccome:

P=

fTs

Z +1
;1

otteniamo

C=

Pv (f )df = ET s
s

Es
R
+
1
)
Ts ;1 sin22(ffT
2 Ts2s

Questa formula e` del tutto generale: vale per ogni costellazione in cui si possano individuare M
2 coppie antipodali.
In un 64-QAM (8-ASK per entrambi i rami) si ha:

D = R=3 2 = R6
B = 2D = R
00

4. Confronto fra sistemi


Possiamo ora confrontare le efficienze spettrali delle varie segnalazioni, con
NRZ e coseno rialzato, in banda traslata:
BPSK
! NRZ = 12 BPSK ! CR = 1+1 r
8PSK
! NRZ = 32 8PSK ! CR = 1+3 r
4PSK
! NRZ = 1 4PSK ! CR = 1+2 r
4
16QAM ! NRZ = 2 16QAM ! CR = 1+
r

CAPITOLO 14

Rumore Associato a Segnali Modulati


1. Il Rumore Modulato
Abbiamo piu` volte osservato che il rumore termico e` caratterizzato da una
densit`a spettrale di potenza costante e pari a N0 =2 indipendentemente da f , ma a
noi interessano solo le frequenze che impieghiamo per comunicare, quindi possiamo fingere che il rumore occupi la sola banda B centrata attorno alla portante fc ,
come illustra la figura 1.

N0/2

- fc

fc -B fc fc+B

F IGURA 1. Rumore gaussiano bianco reale (tratteggiato) e modello di rumore impiegato (a tratto spesso). Come si nota, le due
densit`a spettrali si equivalgono alle frequenze che ci interessano
Dopo avere demodulato1 , le due quadre si sovrappongono a formare la porta
di figura 2.

N0/2

F IGURA 2
1 Supporremo qui di impiegare sempre un demodulatore coerente.
109

` DI
2. STAZIONARIETA

n(t)

110

Leffetto interessante che si ottiene mediante questa visione delle cose consiste
nel fatto che ora possiamo pensare che il rumore sia stato modulato dal trasmettitore assieme al segnale utile anziche essere stato introdotto dal canale, quindi
possiamo affiancare a v (t) il processo casuale n(t), dotato anchesso dellinviluppo
complesso:
(112)
n(t) = < gn(t)ej2fc t

Come avevamo gi`a fatto in precedenza, si puo` scomporre g (t) in parte reale e
parte immaginaria:

gn (t) = xn (t) + jyn(t)

(113)

Combinando (112) e (113) si ottiene immediatamente


(114)

gn (t) = xn (t) cos (2fct) ; yn (t) sin (2fct)

A causa della linearit`a di tutti i componenti della catena trasmissiva, xn (t) e


yn(t) sono processi casuali in banda base, come lo e` gn (t). Talvolta si deve ricorrere

una coppia alternativa di variabili casuali: in luogo della parte reale e di quella
immaginaria, si usano il modulo R(t) e la fase (t) di gn (t). Le quattro variabili
g(t)

y (t)
(t)

R(t)
x(t)

F IGURA 3. Le variabili casuali sul piano di Argand-Gauss

sono legate dalle quattro consuete relazioni:


(115)

R(t) = x2n (t) + yn2 (t)


(t) = arctan xynn((tt))

Si preferisce comunque sempre la forma cartesiana a quella polare, perche le


(115) contengono operatori non lineari, che rendono le distribuzioni associate a
R(t) e (t) non piu` gaussiane.
2. Stazionariet`a di n(t)

Scopo di questo paragrafo e` di dimostrare che n(t) rappresenta un processo


stazionario in senso lato se e solo se valgono le seguenti relazioni2 :
(116)
(117)
(118)

xn (t) = yn (t) = 0
Rxn ( ) = Ryn ( )
Rxy ( ) = ;Ryx ( )

Stazionariet`a in senso lato significa


2 Supporremo qui di avere a che fare con

n(t) ergodico.

` DI
2. STAZIONARIETA

n(t)

111

 n(t) = C
 Rn (t; t +  ) = Rn ( )
Esaminiamo separatamente le due condizioni.
2.1. La Condizione n(t) = C . In base alla (114) si ottiene la forma equivalente

xn (t) cos(2fc t) ; yn (t) sin(2fc t)  C

Non e` difficile convincersi che tale relazione puo` essere verificata se e solo se

8 C =0
<
: xynn((tt))  00

Peraltro tutto cio` ci permette di affermare che il segnale n(t) e` a media nulla.
2.2. La Condizione Rn (t; t +  )
di scrivere

= Rn ( ).

Lipotesi di ergodicit`a ci permette

Rn (t; t +  ) = n(t)n(t +  )

Sostituendo a n(t) lespressione data da (114), si ottiene:

Rn (t; t +  ) = fxn (t) cos(2fc t) ; yn (t) sin(2fct)g 


 fxn (t +  ) cos[2fc(t +  )] ; yn (t +  ) sin[2fc(t +  )]g =
=xn (t)xn (t +  ) cos(2fc t) cos[2fc (t +  )] +
;xn (t)yn (t +  ) cos(2fct) sin[2fc (t +  )] +
;yn (t)xn (t +  ) sin(2fc t) cos[2fc (t +  )] +
+yn (t)yn (t +  ) sin(2fct) sin[2fc (t +  )] =
=Rx (t; t +  ) cos(2fct) cos[2fc (t +  )] +
;Rxy (t; t +  ) cos(2fc t) sin[2fc(t +  )] +
;Ryx (t; t +  ) sin(2fc t) cos[2fc(t +  )] +
+Ry (t; t +  ) sin(2fc t) sin[2fc(t +  )] =
= 12 Rx (t; t +  ) fcos(!c ) + cos[!c(2t +  )]g +
; 12 Rxy (t; t +  ) fsin(!c  ) + sin[!c (2t +  )]g +
; 12 Ryx (t; t +  ) f; sin(!c  ) + sin[!c(2t +  )]g +
+ 12 Rx (t; t +  ) fcos(!c ) + cos[!c(2t +  )]g =

Supponiamo ora che che

(119)

8 R (t; t +  ) = R ( )
>
< Rxxy (t; t +  ) = Rxxy ( )
(t; t +  ) = Ryx( )
>
: RRyx
y (t; t +  ) = Ry ( )

3. ALTRE CARATTERISTICHE STATISTICHE DI

xn (t) E yn (t)

112

Questa ipotesi e` giustificata dal fatto che ci conduce a dimostrare la stazionariet`a di n(t), la quale implica la stazionariet`a di xn (t) e yn (t), condizione equivalente alle (119).
Con le posizioni fatte, si ricava

Rn (t; t +  ) = 21 cos(!c  ) [Rx ( ) + Ry ( )] +

+ 12 cos[!c ( + 2t)] [Rx ( ) + Ry ( )] +


+ 12 sin(!c  ) [;Rxy ( ) ; Ryx ( )] +
+ 12 sin[!c( + 2t)] [;Ryx( ) ; Rxy ( )]

Tale espressione e` funzione della sola  se e solo se valgono la (117) e la (118).


3. Altre Caratteristiche Statistiche di x n (t) e yn (t)

Nel paragrafo precedente abbiamo calcolato la media statistica di xn (t) e di


yn(t): si puo` completare lanalisi calcolando anche le loro varianze x2n e y2n .
Sfruttando la linearit`a delloperatore correlazione:

(120)

Rn ( ) = 21 cos(2fc  ) [Rx ( ) + Ry ( )] +
; 12 sin(2fc ) [Rxy ( ) ; Ryx ( )]

Poiche le medie di tutti i processi i gioco sono nulle, la (48) ci dice che le
varianze sono pari al valore che le rispettive funzioni di correlazione assumono
nellorigine.

Rn (0) = 12 [Rx (0) + Ry (0)]

Possiamo dunque ricavare le varianze di xn (t) e yn (t) nota quella di n(t), che
e` pari a

Rn (0) = n2 =

Z +1

;1
= 2N0B

(121)

P (f )df =

Lultimo passaggio e` immediato osservando la figura 1. Combinando questo


risultato con la (117) possiamo concludere che
(122)

x2n = y2n = 2N0 B

La trasmissione OOK e` un esempio particolarmente semplice da analizzare:

s(t) =

 A cos(2f t)
c

1
0

Facendo riferimento alla figura 4:

r0 (t) =

xn (t)+A 1
xn2(t) 0

3. ALTRE CARATTERISTICHE STATISTICHE DI

cos (2fc t)

xn (t) E yn (t)

113

r0 (t)

n(t)+s(t)

F IGURA 4
Questo perche, ad esempio, se si trasmette un 1:

r0 (t) = [xn (t) cos(2fc t) ; yn (t) sin(2fct) + A cos(2fc t)] cos(2fc t) =


2
= [xn (t) + A] cos
| (2{zfct}) ;yn(t) cos(2
| fct{z) sin(2fct}) =
12 [cos(4fc t) +1]
21 [sin(4
| {z }
| {zfct})]
Filtrato via

= xn (t) + A

Filtrato via

Per quanto riguarda la trasmissione dello 0, si procede nella stessa maniera.


Le distribuzioni che si ottengono sono analoghe a quelle che si osservano quando
si trasmette in banda base.

F IGURA 5
Si noti che larea sottostante ciascuna gaussiana e` pari a un mezzo a causa
della normalizzazione. Conosciamo inoltre da (122) la loro varianza. Si ottiene
che

(123)

=
P (e) = 12 erfc p A=2
2

2
N
B
0


= 12 erfc pA
4 N0 B

E` sempre ultile relazionare la probabilit`a derrore allenergia spesa per trasmettere ciascun simbolo di canale. Per fare cio` bisogna calcolare Es in funzione
di A:

Es = A2 Ts 21 =
2
=A T =
4 s
2
= A4 B1

4. MODULAZIONE IN BANDA VESTIGIALE. AMSSB

Sappiamo infatti che

114

B = D = T1

(124)

La relazione voluta e` quindi

P (e) = 12 erfc 4ENs


0
Il caso dellOOK non modulato presenta una probabilit`a derrore

P (e) = 12 erfc 2ENs


0
Dunque se si modula si raccolgono piu` disturbi (si occupa infatti una banda
doppia), ma questo non e` uno svantaggio ineliminabile, infatti si puo` aumentare
S tramite un apparato come quello di figura 6.
di 3 dB il rapporto N
cos (2fc t)
n(t)+s(t)

2 cos (2fc t)

r0 (t)
D

F IGURA 6

4. Modulazione in Banda Vestigiale. AMSSB


Perche se si modula un segnale si occupa una banda doppia rispetto al caso
in cui si trasmette in banda base? Evidentemente la modulazione introduce una
certa quantit`a di ridondanza, costituita dalle regioni evidenziate in figura 7.

-fc

fc

F IGURA 7
In effetti la densit`a di potenza e` per sua natura pari, quindi non c`e nessuna
informazione contenuta nelle regioni evidenziate che non sia anche nelle corrispettive met`a non evidenziate; questo e` uno spreco di banda, quindi si puo` pensare di
dimezzarla trasmettendo solo le frequenze in modulo superiori a fc , ottenendo un
segnale che puo` essere demodulato con il consueto ricevitore coerente (vd. fig. 8).
Questo tipo di trasmissione viene chiamato AM-SSB (Amplitude Modulation
Single Side Band) e si distingue quando si trasmette la banda laterale inferiore, la
LSB (Low Side Band), da quando si trasmette la banda laterale superiore, la USB
(Upper Side Band). Come sempre, pero,
` una certa quantit`a di ridondanza puo`
aiutare a rendersi maggiormente immuni al rumore, quindi spesso il taglio non e`
cosi netto, ma si opta per filtraggi di forme diverse, come quello di figura 9.

4. MODULAZIONE IN BANDA VESTIGIALE. AMSSB

-fc

fc

-fc

fc

115

F IGURA 8

-fc

fc

-fc

fc

F IGURA 9
Tali tipi di filtraggi complementari vengono detti filtraggi vestigiali, e non dimezzano piu` la banda, ma ne impiegano una di ampiezza pari a

B 0 = B (1 + )

Dove  e` un parametro dipendente dal filtraggio, in particolare, se e` nullo si


ricade nel caso dellAM-SSB, mentre se e` unitario non e` piu` vestigiale.
Tutte queste tecniche sono utili qualora
 la dimensione della banda sia critica;
 si intenda rendere il ricevitore il piu` semplice possibile, a scapito del trasmettitore;
Tali esigenze sono presenti ad esempio nella trasmissione televisiva, dove il filtraggio vestigiale e` ampiamente utilizzato, mentre in sistemi numerici, se si deve
minimizzare la banda, si preferisce complicare la costellazione.

CAPITOLO 15

Probabilit`a dErrore in Segnali Modulati


1. Probabilit`a dErrore nel B-PSK con Demodulazione Coerente

 +A cos(2f t)

Lequazione che caratterizza il B-PSK e` :

s(t) =

;A cos(2fct)

In base alla (123) e` facile calcolare la probabilit`a derrore in questo sistema1 :

P (e) = 12 erfc p d=2 =


0s4N0B 1
2
= 12 erfc @ 4NA B A
0
Se si vuole esprimere la P (e) in funzione della Es , bisogna ricordare che
2
Es = A2 Ts ! A2 = 2TEs = 2Es B
s
2B = 2D ! B = D = T1
s

Dunque
(125)

P (e) = erfc

rE !
s

2N0

Un parametro spesso usato e` il rapporto

Eb
=N

In questo caso ad ogni simbolo del canale corrisponde uno ed un solo bit,
quindi Eb = Es .
(126)

P (e) = 12 erfc

r  
2

2. Probabilit`a dErrore nel 4-PSK con Demodulazione Coerente


Prima di ogni cosa bisogna decidere dove porre le soglie di decisione. Dando
unocchiata alla struttura del ricevitore 4-PSK rappresentata in figura 1, si riescono
a distinguere chiaramente i due B-PSK che lavorano sui due versori ortogonali. Il
1 Si noti che, nella (123), A indica la distanza dei simboli, indipendentemente dalla loro posizione;
per questo tale formula si rivela utile nellanalisi di costellazioni dotate di certi tipi di simmetrie.
116

` DERRORE NEL 4-PSK CON DEMODULAZIONE COERENTE


2. PROBABILIT A

117

cos

sin

F IGURA 1
ramo superiore ha come soglia lasse delle ordinate, mentre quello inferiore lasse delle ascisse: e` del tutto spontaneo scegliere come soglie lunione delle due
soglie, cio`e porre come regione di decisione di ciascun simbolo il quadrante cui
appartiene, come si vede in figura 2.

F IGURA 2
Ad ogni simbolo e` associata una gaussiana bidimensionale, come quella di figura 3, ma non e` necessario integrare su di essa per calcolare la probabilit`a derrore
sul bit, infatti, essendo il 4-PSK uguale ad un doppio B-PSK, la probabilit`a derrore
sul bit in fuzione dellenergia per bit sar`a la stessa:
(127)

Pb (e) = 12 erfc

rE !
b

2N0

Il calcolo della probabilit`a derrore sul simbolo di canale richiede qualche


passaggio in piu:
`

Ps (e) = 1 ; Ps (c) = 1 ; [1 ; Pb (e)]2 = 2Pb (e) ; Pb2 (e)


Es = 2Eb

Percio`
(128)

Ps (e) = 21 erfc

rE !
s

4N0

` DERRORE NELLOOK CON DEMODULAZIONE INCOERENTE


3. PROBABILIT A

118

F IGURA 3

Ancora una volta e` possibile individuare una relazione di proporzionalit`a inversa fra Eb e Pb : tale caratteristica e` spesso utilizzata per operare confronti fra
differenti sistemi, in quanto viene rappresentata mediante diagrammi come quello di figura 4, in cui entrambi gli assi sono logaritmici e il sistema migliore ha una
curva che si avvicina maggiormente allorigine.

Pb(e)
Sistemi migliori

(S/N)dB

F IGURA 4

3. Probabilit`a dErrore nellOOK con Demodulazione Incoerente


La struttura di un ricevitore incoerente e` rappresentata in figura 5: in esso si
individua un demodulatore di inviluppo, solitamente costituito da un voltmetro
di cresta, atto a misurare il picco del segnale che corrisponde alla variabile casuale
R(t), modulo di g(t).
Per la segnalazione OOK si ha

s(t) =

 A cos(! t +  )
c

1
0

Mentre il rumore e` espresso dalla relazione (114):


(129)

n(t) = xn (t) cos(!c t + c ) ; yn (t) sin(!c t + c )

` DERRORE NELLOOK CON DEMODULAZIONE INCOERENTE


3. PROBABILIT A

s(t)

r(t)

n(t)

m(t)

119

Dec

DI

F IGURA 5
Attraversato il filtro risonante2

 [A + x (t)] cos(! t +  ) ; y (! t +  )
n
c
c
n c
c
r(t) + m(t) =

cos(!c t + c) ; yn (!c t + c )


0
A questo punto bisogna stabilire la soglia: purtroppo R(t) non e` gaussiana,

(130)

ma segue la distribuzione di Rayleigh se viene trasmesso un 0 oppure la ancor


piu` complessa distribuzione di Rice se viene trasmesso un 1:

fr0 (rjs0 ) =

(131)

fr0 (rjs1 ) =

(132)

r2 e; 2r22


r>0
r<0

r2 e; r22+2A2 I0 ; rA2 



r>0
r<0

Per I0 si intende una funzione di Bessel del primo tipo non modificata:

I0 () = 21

Z 2
0

ez cos  dz

Affinche la ricezione possa avvenire senza errori la (131) e la (132) devono


essere il piu` diverse possibile, ma, al crescere del rumore, le due distribuzioni
tendono a sovrapporsi e cambia anche la soglia ottima3 , motivo per il quale la
ricezione incoerente non e` particolarmente immune al rumore.
S e` sufficientemente alto, ovvero se A ! 1, in quanto
Se pero` il rapporto N


S / A2
N / 2

) NS / A2
la media di fr0 (rjs0 ) e` quasi nulla, mentre fr1 (rjs1 ) assomiglia ad una delta cen-

trata in A: in tal caso la soglia si puo` porre a A


2 , come si era trovato per il ricevitore
2 Non si notano differenze fra la (129) e la (130) grazie al fatto che per noi il rumore e` nullo al di
fuori delle frequenze che ci interessano: in realt`a questo e` vero solo dopo il filtro risonante (cfr. par. 1
cap. 14).
3 La soglia ottima va posta nel punto di intersezione delle due distribuzioni, poiche il minimo
della funzione f1 f0 e` necessariamente posto l`.

j ; j

` DERRORE NEL 16-QAM CON DEMODULATORE COERENTE


4. PROBABILIT A

120

fr (r|s0)
0

fr (r|s1)
0

Soglia
ottima

F IGURA 6. Distribuzione di fr0 (rjs0 ) e di fr0 (rjs1 ) a confronto.


coerente e si ricava4

P (e)  21 e; 8A2 =
2

= 21 e; N0 2TsB =
Eb
= 12 e; N0
Eb 1

(133)
Poiche

1 erfc (x) ;x;;


!!
0 e;x2
2

la probabilit`a derrore con un demodulatore coerente si avvicina a quella di un


demodulatore incoerente.
Lapplicazione ideale del demodulatore incoerente e` la realizzazione di telecomandi, in cui non si richiede (e, per ovvi motivi, non si vuole) che il raggio di
azione sia troppo ampio.
4. Probabilit`a dErrore nel 16-QAM con Demodulatore Coerente
Per prima cosa bisogna stabilire quali simboli della sorgente bisogna associare
ai simboli di canale per minimizzare il numero di bit sbagliati quando il decisore compie un errore. Questo sembra essere un aspetto piuttosto problematico, in
quanto bisogna, per cos` dire, elaborare un codice Gray bidimensionale. Nel 16QAM abbiamo a che fare con quattro bit per simbolo, e ogni riga e` costituita da
quattro simboli, quindi si puo` pensare di tenere due bit fissi per ogni riga e assegnare ogni combinazione possibile dei bit rimanenti a tutti i simboli della riga. A
questo punto possiamo applicare il codice Gray standard ed il risultato e` quello
di figura 7.
Restano da codificare i simboli di ciascuna riga, con il vincolo che siano uguali di riga in riga. Lidea piu` ovvia e` di applicare il codice Gray anche
verticalmente, il che permette di ottenere la codifica di figura 8.
Questa e` proprio la codifica cercata, in quanto ogni simbolo e` adiacente (orizzontalmente e verticalmente) a simboli che differiscono di un solo bit, inoltre, a
causa della netta separazione in due gruppi di bit, la realizzazione del ricevitore e`
4 NellNRZ

1
2Ts B

= 1.

` DERRORE NEL 16-QAM CON DEMODULATORE COERENTE


4. PROBABILIT A

10--

11--

01--

00--

10--

11--

01--

00--

10--

11--

01--

00--

10--

11--

01--

00--

121

F IGURA 7

1000

1100

0100

0000

1001

1101

0101

0001

1011

1111

0111

0011

1010

1110

0110

0010

F IGURA 8
alquanto immediata: basta combinare due 4-ASK come si vede in figura 9. Questo
cos
2

Px
PI
2

Py
sin

F IGURA 9

SO

` DERRORE NEL 16-QAM CON DEMODULATORE COERENTE


4. PROBABILIT A

122

tipo di ricevitore ha come soglie quelle di figura 10, che sono peraltro le piu` ovvie,
ma hanno la caratteristica di rendere le regioni di decisione di dimensioni variabili.

1000

1100

0100

0000

1001

1101

0101

0001

1011

1111

0111

0011

1010

1110

0110

0010

F IGURA 10
Tutto cio` si riflette nel fatto che le probabilit`a derrore vanno calcolate separatamente per
 Simboli di vertice (i piu` avvantaggiati);
 Simboli di lato;
 Simboli interni (i piu` svantaggiati);
Se chiamiamo f (x; y ) la gaussiana bidimensionale con x = y = 0 e con 
nota (perche direttamente ricavabile dalla potenza del rumore), e` facile ricavare la
tabella 1.
Se i simboli di canale sono equiprobabili, e` evidente che

Ps (e) =

M
X
i=1

P (ejSi )P (Si ) =

16
1X
= 16
P (ejSi ) =
i=1
= 14 [P (ejSv ) + 2P (ejSl ) + P (ejSi )]

Il calcolo di Pb (e) e` un po piu` complesso, ma, se si suppone che la codifica Gray bidimensionale che abbiamo elaborato sia cos` efficace da garantire che
quasi sempre un errore di simbolo corrompa un singolo bit, e` ovvio che

Pb  14 Ps (e)
Questa e` una stima ottimistica, ma piuttosto vicina alla realt`a, specie se il
rumore e` piuttosto basso5 .
5 Peraltro in genere interessa solo lordine di grandezza del rapporto

S
N.

` DERRORE NEL 16-QAM CON DEMODULATORE COERENTE


4. PROBABILIT A

Simboli di Vertice

Rd Rd

2
2
P (C jSV ) = ;1
;1 f (x; y)dxdy

Simboli di lato

R + d2 R + d2 f (x; y)dxdy
P (C jSL ) = ;1
; d2
Simboli interni

R dR d
P (C jSI ) = ;+d22 ;+d22 f (x; y)dxdy

TABELLA 1. Probabilit`a derrore delle varie categorie di simboli


del 16-QAM

Applichiamo ora le informazioni raccolte in tabella 1.

P (ejSV ) = 1 ; P (cjSV ) = 1 ; (1 ; p)2


P (ejSL) = 1 ; P (cjSL ) = 1 ; (1 ; p)(1 ; 2p)
P (ejSI ) = 1 ; P (cjSI ) = 1 ; (1 ; 2p)2

Dove si e` introdotto, per semplicit`a:

p , 12 erfc pd=2
2

E` sufficiente un po di manipolazione algebrica per ottenere:


(134)

Ps (e) = 3p(4 4; 3p)

123

` DERRORE NEL M-PSK


5. PROBABILIT A

124

Per quanto riguarda la probabilit`a derrore sul bit, si trova:

Pb (e)  3p(416; 3p)

(135)

Se vogliamo analizzare l M-QAM, e` utile pensare che tutti i simboli siano


interni (peraltro, salendo di M , questi sono sempre piu` preponderanti). Si ottiene
quindi:

Pb (e)  2  erfc pd=2


2

Pb (e)  log2 M  erfc pd=2
2
2
Come e` intuitivo, Pb (e) si riduce al crescere di M , e questo e` un innegabile
vantaggio del QAM. Naturalmente non si puo` far crescere M a valori arbitrari,
perche si finirebbe per forzare sul canale potenze eccessive o avvicinare troppo i
simboli.

5. Probabilit`a dErrore nel M-PSK


Cominciamo con lanalizzare il caso M = 8: come sempre bisogna trovare
le soglie ottimali. Questo non e` difficile come potrebbe sembrare, in quanto, dal
punto di vista della fase, un M-PSK e` un M-ASK (vedi figura 11).

C
D

B
A

H
F
G

F IGURA 11
Se noi applichiamo le soglie di un 8-ASK ad un 8-PSK, si ottengono le regioni
di decisione di figura 12.
Purtroppo non si puo` ricorrere ai calcoli eseguiti per il M-ASK, in quanto,
anche se il rumore di ingresso e` gaussiano bianco, modulo e fase non hanno distribuzione gaussiana (vedi paragrafo 1 del capitolo 14). Lunica possibilit`a e` pensare ancora in termini di xn e yn : centrata attorno ad ogni simbolo e` presente una
gaussiana bidimensionale, come in figura 13.

` DERRORE NEL M-PSK


5. PROBABILIT A

125

C
D

H
F
G

F IGURA 12

F IGURA 13

E` difficile integrare sulla sola area interessata, ma e` possibile eseguire unapprossimazione che puo` snellire notevolmente i calcoli: osservando la figura 14, si
nota facilmente che valgono le seguenti considerazioni:

R\W =Q
Ps (e) = P (sR 2 R [ sR 2 W ) =
= P (sR 2 R) + P (sR 2 W ) ; P (sR 2 Q)
Se introduciamo lapprossimazione6

P (sR 2 Q)  0
si ottiene la relazione

Ps (e)  P (sR 2 R) + P (sR 2 W )


6 Si noti che questa e` una stima pessimistica.

` DERRORE NEL M-PSK


5. PROBABILIT A

126

D
R

Q
W
F IGURA 14
E` molto facile integrare sui domini R e W in virtu` della simmetria radiale della
gaussiana: usando come sistema di riferimento il sistema  di figura 15 di ottiene:
+1 ; d

ZZ

f (; )dd =


=
=

;1
Z;1
+1 Z ; d2
;1
Z;1
; d2
;1

f ()dd =

f ( )f ()dd =

f ( )d =

= 12 erfc pd
2 2
p y
y = N0 B

d
2

F IGURA 15

` DERRORE NEL FSK CON DEMODULATORE COERENTE


6. PROBABILIT A

127

Dunque abbiamo un limite superiore per la probabilit`a derrore:

pd

Ps (e) 6 p + p = erfc

(136)

2 2y

La stima e` tanto piu` precisa quanto piu`


 Il rumore e` basso ( NS > 15 dB);
 E` grande il numero di simboli di canale (si restringe la fetta contata due
volte)
Se un errore interessa solo simboli adiacenti e la codifica e` Gray (cio`e un errore
sul simbolo di canale corrompe un solo bit)

Pb (e)  log1 M Ps (e)

(137)

6. Probabilit`a dErrore nel FSK con Demodulatore Coerente


La struttura del ricevitore si puo` vedere in figura 16.
2 cos 2 f1t

+ r0(t)

r (t)

2 cos 2 f2 t

F IGURA 16
Il segnale ha la forma

r(t) =

 A cos(2f t)
1

A sin(2f2 t)

1
0

Se f2 > f1 , gli spettri su canale, ramo superiore e ramo inferiore sono quelli di
figura 17. Si nota che per evitare sovrapposizioni negli spettri, deve essere
(138)

jf2 ; f1 j > 2B

 +A

Se non c`e rumore, al ricevitore si avr`a un segnale del tipo

r0 (t) =

;A

1
0

Questa segnalazione e` quella di un NRZ antipodale, caratterizzato da

Ps (e) = Pb (e) = 21 erfc pA


2

Resta da calcolare  ; per farlo osserviamo che, in presenza di rumore

 A cos(2f t) + n (t)
1
1
r(t) =

;A cos(2f2 t) + n2 (t)

1
0

` DERRORE NEL FSK CON DEMODULATORE COERENTE


6. PROBABILIT A

-f2

...

B 1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
Sul ramo
superiore
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
-f1
1
1
0 canale
0
Sul
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
11111
00000
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0

f1

128

f2

...

Sul ramo inferiore

F IGURA 17
La banda di n1 (t) e n2 (t) e` pari a 2B ed essendo centrati rispettivamente a f1 (t)
e f2 (t), per la (138) non hanno frequenze in comune, dunque sono statisticamente
indipendenti.
Supponiamo di trasmettere un 1: il ramo superiore fornir`a al nodo di somma
il segnale ed il rumore nella banda [f1 ; B; f1 + B ]; il ramo inferiore, chiaramente,
non vedr`a il segnale, ma il rumore nella banda [f2 ; B; f2 + B ] e` sempre presente,
quindi anche questo contributo verr`a convogliato nel nodo di somma.
Otteniamo cos`:

 A + x (t) ; x (t)
n1
n2
r0 (t) =

;A + xn1 (t) ; xn2 (t)

1
0

Si definisce:

xn , xn1 ; xn2
caratterizzato dai seguenti parametri statistici:

xxn = 0
x2n = x2n (t) =
= [xn1 (t) ; xn2 (t)]2 =
= x2n1 (t) + x2n2 (t) ;
2| xn1 (t{z)xn2 (t})
=0

= x2n1 + x2n2 =
= 4N0B

(Statisticamente indipendenti)

Del resto e` quello che ci si poteva immaginare: doppia banda occupata significa doppio rumore introdotto.

7. UNION BOUND

129

Per concludere, le espressioni di probabilit`a derrore nelle varie forme sono

0s

2
P (e) = 21 erfc @ 8NA B A =
0

= 12 erfc 4ENb =
0
r


= 12 erfc 4

(139)
(140)
Questo perche

2
Eb = Es = 2AB

(141)

Puo` essere utile confrontare le prestazioni delle varie tecniche di modulazione:


Modalit`a
B-PSK
OOK
2FSK

P (e)
1 erfc ;p  
2  p2
1 erfc
2  p2 
1 erfc 
2
2

Banda occupata

2R
2R
4R

Come si vede, la migliore e` il B-PSK, la peggiore il 2-FSK. Lunico vantaggio


dellFSK e` la facilit`a di sincronizzazione (`e sempre presente un sinusoide). Peraltro
il bit-stuffing o lo scrambling7 ovviano a questo problema nelle altre segnalazioni,
rendendo lFSK ormai obsoleto.
7. Union Bound
Uno dei problemi da affrontare preliminarmente allanalisi di ciascuna delle
tecniche di modulazione descritte in precedenza e` stata la scelta delle regioni di
decisione. Esiste un metodo generale per tracciare le soglie data una costellazione
qualsiasi: basta disegnare il poligono costituito dagli assi delle congiungenti di
ciascun simbolo con i simboli adiacenti, come si vede in figura 18.

F IGURA 18
Il calcolo della P (e) puo` essere svolto come e` stato fatto per lMPSK: si sommano le probabilit`a di ogni semipiano definito da ogni soglia e dal lato che non
7 Tecnica che esegue una ridisposizione dei bit per evitare lunghe sequenze di bit uguali.

8. LA RITRASMISSIONE

contiene il simbolo in questione:


(142)

Psj (e) 6

M 1
X

2
ii=1
6=j

erfc

130

 dij =2 
p

2N

Si puo` dimostrare che la minore P (e) possibile viene raggiunta rendendo tutte
le dij uguali fra di loro.
Lequazione (142) e` eccessivamente pessimistica, perche tiene conto anche dei
simboli non adiacenti al simbolo in questione: questo si puo` evitare, e lequazione
che si ottiene prende il nome di Union Bound

(143)

Psj (e) 6

M 1
X

2
ii=1
6=j
iadjj

erfc

 dij =2 
p

2N

Come esempio di applicazione si veda la figura 19.

F IGURA 19. Esempio di costellazione: congiungenti (a sinistra) e


soglie (a destra)
Si noti che con costellazioni di tale complessit`a (che sono quelle usate in pratica) lunico modo per realizzare trasmettitore e ricevitore e` il calcolatore digitale.
8. La Ritrasmissione
Le probabilit`a derrore che sono state calcolate sono, in ogni caso, eccessivamente alte per potere essere tollerate in molti dei casi pratici: bisogna utilizzare un
metodo alternativo che consenta di aumentare la P (c).
Osservando, ad esempio, la figura 5, si osserva che, nell intervallo compreso
fra la tensione di soglia VT e A la gaussiana di sinistra assume dei valori ancora
tuttaltro trascurabili. Lidea, dunque, e` di sdoppiare la soglia come in figura 20
ed isolare lintervallo di valori in cui le due gaussiane sono ancora confrontabili: se un simbolo cade allinterno di tale intervallo, linformazione ricevuta viene
considerata corrotta.

8. LA RITRASMISSIONE

-A

-VT

VT

131

F IGURA 20
Una volta scovato un errore di ricezione, lunica possibilit`a e` chiedere la ritrasmissione. Per unanalisi delle prestazioni di un sistema di tale genere, bisogna
introdurre alcuni simboli8 :
Simbolo
Definizione
Evento
+
1
P(CR)
V;TV fx (xjA)dx Corretta ricezione
T f (xjA)dx Errore non rilevato
P(ENR)
x
;1
+VT f (xjA)dx Ritrasmissione
P(RIT)
;VT x

R
R
R

Qual e` la probabilit`a che, malgrado tutte le precauzioni, avvenga un errore ?

P (e) =

+1
X
i=1

P (ENRjiT )P (iT ) =

= P (ENR)

+1
X
i=1

P (it)

Per semplificare tale formula conviene guardare come evolve


del numero di ritrasmissioni necessarie:
Numero di ritrasmissioni
P (e)
1
P (ENR)
2
P (ENR)P (RIT )
3
P (ENR)P 2 (RIT )
...
...

P (ENR)P i;1 (RIT )

Dunque

P (e) = P (ENR)

+1
X
i=1

P i;1 (RIT ) =

)
= 1 P;(PENR
(RIT )

il numero medio di ritrasmissioni e` pari a

nr =
(144)

+1
X
i=1

i[1 ; P (RIT )]P i;1(RIT ) =

= 1 ; P1(RIT )

8 Qui analizzeremo il caso di segnalazione antipodale.

P (e) al variare

8. LA RITRASMISSIONE

132

La velocit`a di trasmissione R dei simboli della sorgente che vede lutente e` ora
strettamente minore di quella del caso in cui non cera la soglia doppia:

Ru = R[1 ; P (RIT )]

In realt`a si usano tecniche differenti per rilevare gli errori che non le due soglie,
anche se il risultato non cambia. Un metodo impiegato in pratica e` il bit di parit`a
(vedi paragrafo 3 del capitolo 1), che rileva un numero dispari di errori su un
pacchetto contenente K bit di informazione utile.

P (RIT ) = P (1E ) + P (3E ) + :::


P (ENR) = P (2E ) + P (4E ) + :::

Dove e`

P (nE ) = k +n 1 pn (1 ; p)k;n
Se supponiamo che, per p > 2
P (2nE )  0
(145)
lunico caso in cui possono avvenire errori non rilevati e` lerrore doppio su di un
pacchetto, quindi
(146)

Pb (e)  P (e) K2

Tale stima e`
 Ottimistica, per via della (145);
 Pessimistica, perche non sono stati esclusi i casi in cui uno dei bit sbagliati
e` quello di parit`a
E` abbastanza logico considerare compensate le due stime.

CAPITOLO 16

Quantizzazione di segnali analogici


1. Campionamento e quantizzazione
Supponiamo di voler utilizzare un sistema trasmissivo di tipo numerico per
diffondere un segnale originato da una sorgente analogica1 : affinche sia possibile
convertire il segnale in una sequenza di simboli di canale, occorre aggiungere due
nuovi blocchi alla catena trasmissiva, che ora si presenta cos`:

z }| {
! RX ! N=A ! U
S ! A=N ! TX !
| {z }
|
{z
}
| {z }
Canale trasm.

Numerico

Analogico

Analogico

F IGURA 1
Come si era detto nel paragrafo 1 capitolo 1, la differenza fra segnale analgico
e segnale numerico sta nel fatto che questultimo e` discreto:




nel tempo;
nei valori che puo` assumere.

Poiche per un segnale analogico tali vincoli non sussistono, la discretizzazione nel
tempo (campionamento) e nei valori (quantizzazione) sono le mansioni del blocco
A/N, mentre compito del blocco N/A e` la ricostruzione del segnale originale.
Vediamo separatamente le due operazioni di discretizzazione e ricostruzione.
1.1. Campionamento. Si puo` supporre che la sorgente fornisca un segnale limitato in banda, dunque sia sempre possibile trovare una frequenza di campionamento che permetta di eliminare laliasing. Alla luce di quanto detto nel capitolo
6, tale frequenza deve soddisfare la relazione:

fc = T1 > 2B
E la struttura del blocco e` :

x (t)=P+1 x(nT )(t;nT )

c
c
c
x(t)
n=;1
;;;;
!
;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;!

x?P+1
? n=;1 (t;nTc)

1 Un tipico esempio e` la telefonia GSM.


133

2. RUMORE DI QUANTIZZAZIONE: UN PRIMO APPROCCIO

134

1.2. Quantizzazione. Consiste nel partizionare la dinamica del segnale (cio`e


la gamma di valori che puo` assumere) in un insieme di intervalli e di associare
ad ognuno di essi un ben definito valore, che corrisponderebbe ad un simbolo di
sorgente, se la sorgente fosse numerica. Chiaramente non sussiste una biunivocit`a
fra il segnale prima e dopo la quantizzazione, quindi si provoca inevitabilmente
una perdita di informazione.
+V

-V

F IGURA 2
Siamo ora in grado di presentare la struttura del blocco A/N:

x(t)
xc (t)
;;;;
!
;;;;
!

x?
?

e la sua espressione matematica:

xq (t) =

+1
X

n=;1

q (t)
;x;;
!

Qfx(nTc)g(t ; nTc)

xq (t) e` ora un segnale numerico e, nel caso di sorgente a banda limitata, la sola
quantizzazione opera una perdita di informazione che e` molto modesta.
1.3. Ricostruzione. Mira ad invertire loperazione di campionamento compiuta dal convertitore A/N, e consiste nel consueto filtro passa-basso.
2. Rumore di quantizzazione: un primo approccio
Il metodo piu` semplice per modellare la perdita di informazione causata dal
quantizzatore e` sostituirlo con un nodo di somma:

xq (t)
xc (t)
;;;;
!  ;;;;
!

x?
?nq (t)

nq (t) e` un processo casuale e viene detto rumore termico di quantizzazione. Facendo


cos`, pero,
` e` necessario conoscere la densit`a di probabilit`a di nq (t), che si rivela essere dipendente sia da quella di xc (t) che dal simbolo da trasmettere, come

dimostra la figura 3.
Nel presente paragrafo assumeremo valida la seguente ipotesi semplificativa:
fxc (t) e` una distribuzione uniforme. In tal caso ci si svincola dalla dipendenza

2. RUMORE DI QUANTIZZAZIONE: UN PRIMO APPROCCIO

f x Q |s 1 (y)

f x c(t)

= K

= K
xc

-V/2
s4

135

V/2

-V/4

s3

s2

s1

-3V/4 -V/4

V/4

3V/4

V/4

xQ

F IGURA 3. Esempio di distribuzione di xc (t) e relativa distribuzione di nq (t) se e` stato trasmesso il simbolo s1 , cio`e per x 2
(0 ; V2 ) . La dinamica del segnale e` V ed e` stata divisa in quattro
intervalli di uguale ampiezza (pari a V2 ).
del simbolo trasmesso ed anche dallo stile di quantizzazione: ci basta conoscere
lampiezza degli intervalli di quantizzazione, come illustra la figura 4.
f x Q |s 1 (y)

f x c(t)

2/V

1/2V

xc
-V

-V/2

V/2

-V/4

V/4

F IGURA 4
Ora che conosciamo le distribuzioni di xc (t) e di nq (t) e` possibile ottenere il
S:
rapporto N

S

x2c (t)
=
N Q n2q (t)
Sfruttando stazionariet`a ed ergodicit`a di nq (t), si ha che
P = R(0)

La media nq (t) e` nulla per una distribuzione pari, quindi

R(0) = 2

2. RUMORE DI QUANTIZZAZIONE: UN PRIMO APPROCCIO

Percio:
`

n2q (t) =
=

Z +1
Z;1
+ 2
; 2
2

= 12
Basta sostituire V a 
2 per ottenere x2 (t):

136

y2 fnq (y)dy =
y2 1 dy =

x2 (t) = V3

Concludendo:

S

 2V 2
=
N Q


E` raro esprimere tale grandezza in funzione di V e : piu` spesso si usa il numero


di intervalli di quantizzazione M :

 

(147)

M = 2V ) NS = M 2
Q

se si osserva il nodo di somma che abbiamo usato come modello di quantizzatore,


S alluscita di esso
si nota che puo` essere piu` interessante conoscere il rapporto N
2
x (t)
x2 (t)
che allingresso, cio`e q2 piuttosto che c2 . Le differenze, specialmente se il
nq (t)
nq (t)
rumore e` piccolo, sono generamente molto modeste:
(148)

(149)

S

x2q (t)
=
N Q n2q (t) = number
2
(M 2 ; 1) 12
=
=
2
12
= M2 ; 1  M2

Per rappresentare M livelli sono necessari

n = log2 M bit

; S  anche in funzione di n:
Quindi si puo` esprimere N
Q
 S  (M 2
= 22n

N Q = M 2 ; 1 = 22n ; 1

Ovvero approsimando:

S

N Q=2

2n

3. TRASMISSIONI ATTRAVERSO UN BSC

137

Oppure usando i deciBel:

S

(150)

2n

N QjdB = 10 log10 2 =
= 2n10 log10 2  6; 02n

La formula (150) e` di estrema importanza quando si quantizzano i segnali,


anche per la sua semplicit`a di applicazione, ad esempio i CD sono caratterizzati
S  96dB.
da campioni di 16 bit a 44KHz, quindi N
Q
Questo tipo di trasmissione garantisce una qualit`a migliore di quella analogica, in quanto lunica distorsione e` causata dalla quantizzazione, di norma trascurabile; se pero` la probabilit`a derrore diventa eccessivamente elevata, le prestazioni degradano rapidamente, anche perche se viene corrotto anche un solo bit, il
campione puo` risultare stravolto. Tutto questo merita di essere approfondito.

; 

3. Trasmissioni attraverso un BSC


Supponiamo per semplicit`a di avere a che fare con soli quattro intervalli di
quantizzazione, cui corrispondono ovviamente due bit. Se la dinamica e` V e
lampiezza di ciascun intervallo e` uguale, allora

;V ; ; V2 ! ; 34 V
 V  1
; 2 ; 0 ! ;4V

0 ; + V2 ! + 14 V
 V  3
+ 2 ; V ! +4V

Volendo associare due bit a ciascun livello, si puo` seguire questa strada:

; 34 V = ; V2 ; V4
; 41 V = ; V2 + V4
+ 41 V = + V2 ; V4
+ 43 V = + V2 + V4

Possiamo dunque dedurre le seguenti regole:




(; ;) ! 0 0
(; +) ! 0 1
(+ ;) ! 1 0
(+ +) ! 1 1

Al primo bit si associa V2 , al secondo V4 , al terzo V8 , e cos` via;


Al + corrisponde 1, al - corrisponde 0.

3. TRASMISSIONI ATTRAVERSO UN BSC

138

Se quantizziamo in questa maniera, si puo` trovare una semplice via per esprimere analiticamente il segnale risultante:

xQ =

n V
X
i=1

Dove

2i ai = V

ai = +1

;1

n a
X
i
i
i=1 2

1
0

Supponiamo di trasmettere tali bit attraverso un canale binario simmetrico, con


probabilit`a derrore pari a p, allora il segnale ricevuto sar`a:

n b
X
j

x~Q =
Ancora

j
j =1 2

bj = +1

;1

1
0

a questo punto consideriamo le propriet`a statistiche di ai : se supponiamo i quattro


simboli equiprobabili, possiamo dedurre che anche gli ai lo sono, come suggerisce
la figura 5.

I bit

II bit

1/2

1/2
1

1/4

1/4 1/4

1
1/4

F IGURA 5
Sono equiprobabili anche i bj ? Basta eseguire un semplice calcolo:

P (bj = 1) = P (bj = 1jaj = 1)P (aj = 1) + P (bj = 1jaj = 0)P (aj = 0) =


= (1 ; p) 21 + p 12 =

= 12
P (bj = 0) = 1 ; P (bj = 1) =
= 12

3. TRASMISSIONI ATTRAVERSO UN BSC

139

Ora che sappiamo che sia gli ai che i bj sono equiprobabili, possiamo calcolare
il rumore che viene introdotto dal canale:

ne = x~Q ; xQ =
n b
n
X
j ; V X ai =
=V
2j
2i
=V
Se ne deduce che:

n2e = V 2

j =1
n b
X
i=1

i ; ai
2i

i=1

"X
n b ; a #2
i
i

=
i
i=1 2
n
n b ;a
X
ai X
j
j
= V 2 bi ;
i
j =
2
2
i=1
j =1
n X
n
X
=V2
(bi ; ai )(bj ; aj ) 2i1+j
i=1 j =1

Poiche:

(bi ; ai )(bj ; aj ) = bi bj ; ai bj ; aj bi + ai aj
Basta calcolare i vari addendi, ricordando che i bj e gli aj sono scorrelati:

(1

1
bi bj = 2  (+1)  (+1) + 2  (;1)  (;1) = 1 i = j
bi bj
i=
6 j
Siccome i bi sono a media nulla:

bi = 12  1 + 12  (;1)
Si ha che:

bi bj = 1 i = j
0 i 6= j
Le stesse propriet`a statistiche sono applicabili agli ai , quindi possiamo esprimere il tutto nel seguente modo:

bi bj = i;j
ai aj = i;j

3. TRASMISSIONI ATTRAVERSO UN BSC

140

Piu` complesso e` il ragionamento per calcolare i termini nella forma ai bj . Se

i = j allora

ai bi =(9 + 1)  (+1) 21 (1 ; p) +

(;1)  (;1) 12 (1 ; p) +
 
(+1)  (;1) 12 p +
 
(;1)  (+1) 12 p = 1 ; 2p

altrimenti

ai bj = ai bj = 0
Ripercorrendo a rovescio i passi finora compiuti, abbiamo:

(bi ; ai )(bj ; aj ) = i;j ; (1 ; 2p)i;j ; (1 ; 2p)i;j + i;j =


= 4pi;j
n X
n
X
n2e = V 2
4pi;j 2i1+j =
i=1 j =1
n
X
= V 2 4p 2i1+i =
i=1
nX
;1
= pV 2 41i =
;i=01 n ; 1
=
= pV 2 41
4 ;1
2n
= 43 pV 2 2 22;n 1 =
2
= 43 pV 2 MM;2 1
S dalla sorgente allutilizzatore bisose dunque vogliamo calcolare il rapporto N
gna sommare al rumore termico che filtra nella trasmissione anche il rumore di
quantizzazione, per ottenere la formula

S

S
N OUT = n2q + n2e =
V2

= V 2 4 3 2 M 2 ;1 =
3M 2 + 3 pV M 2
2
= 1 + 4pM
(M 2 ; 1)

3. TRASMISSIONI ATTRAVERSO UN BSC

141

S si puo` ottenere maniUna forma particolarmente espressiva del rapporto N


polando algebricamente la sua definizione:

S

S =
=
2
N OUT nq + n2e
= n2 1 n2 =
q
e
S + S
= 1 1 1
S + S
n2q

n2e

S

Questa forma ricorda molto da vicino il parallelo fra due resistenze:

S kS
=
N OUT n2q n2e

(151)

S minore) secondo la
Come e` ovvio prevale il rumore piu` forte (cio`e il rapporto N
curva rappresentata in figura 6. Puo` essere interessante calcolare la soglia p :

( SN )

dB

( SN )

( SN )

48dB

; 

p*

S
F IGURA 6. Il rapporto N
dB al variare della probabilit`a derrore:
se questa e` sufficientemente bassa prevale nq , che e` di norma trascurabile e, comunque, costante. Se si supera la soglia p , e` la ne a
prevalere, e le prestazioni del sistema crollano. E` rappresentato il
caso M = 256 e n = 8.

S

 

= NS

N q
n2q = n2e

Da cui si ricava p :
(152)

4 p V 2 M 2 ; 1 = 1 V 2
3
M2
3 M2

p = 4(M 21 ; 1)

p  4M1 2 = 22n1+2

p dipende dalla quantizzazione: se si usano piu` bit, la caratteristica di


;Quindi
S  sale, e la soglia scende, come in figura 7.
N q

4. RUMORE DI QUANTIZZAZIONE: UN APPROCCIO GENERALE.

( SN )

142

n1

dB

n2

aumento
bit

n3

p*1

p*2

p*3

F IGURA 7. Spostamento della soglia p al variare del numero n di


bit del quantizzatore. Si noti che n1 > n2 > n3 .
4. Rumore di quantizzazione: un approccio generale.
Nel paragrafo 2 abbiamo ipotizzato che il segnale avesse una distribuzione
uniforme di valori: questa e` una supposizione molto poco fondata, specialmente
nel campo della telefonia, dove questa teoria viene ampiamente applicata. Pertanto e` ben piu` realistico supporre che:




La distribuzione non sia uniforme.


La distribuzione non sia stazionaria.

Cerchiamo di ovviare alla non uniformit`a: l` si trover`a anche la soluzione al problema della non stazionariet`a. Supponiamo che la dinamica teorica del segnale
x(t) non sia V , ma che in realt`a sia sempre

x(t) 2 [;Vin ; +Vin ]

con Vin < V . Il risultato e` che impieghiamo male i bit a disposizione, riducendo
S :
il rapporto N
q

; 

S

V2

3in2 =
=
V
N q 3M 2
2

= VVin M < M 2

Se, ad esempio, Vin

= 109 V , allora

 2
SN = 10 log10 VVin =

= Vin jdB ; V jdB  1dB

Lespressione in deciBel e` :

S

 V 2
in

N q = 6; 02n ; |10 log10{z V


SN

4. RUMORE DI QUANTIZZAZIONE: UN APPROCCIO GENERALE.

143

E` necessario dunque introdurre un blocco aggiuntivo a monte del quantizzatore che rimappi gli intervalli, come si vede in figura 8. A questo punto i i
yc

xi
xc

i
xc

yc

F IGURA 8
sono funzione del valore xc . Se sono sufficientemente ridotti, si puo` approssimare
la curva ad una unica spezzata, ricavando la relazione

2
dy
M

dx xc 2i i
Da cui si ottiene


i = M2 dx
dy

(153)

xc 2i

Calcoliamo ora la n2q senza supporre che la distribuzione fx (x) sia uniforme:

n2q = (x ; xq )2 =
=
=

Z +1
;1

(x ; xq )2 fx(x)dx =

M Z xi + 2i
X

i=1 xi ; 2i

(x ; xi )2 fx(x)dx

Se la distribuzione varia lentamente rispetto alla dimensione degli intervalli,


cio`e:

 f  i
si puo` pensare che f  0, cio`e che non vari allinterno dellintervallo, come si
vede dalla figura 9. In tal caso si puo` estrarre la fx dallintegrale:

4. RUMORE DI QUANTIZZAZIONE: UN APPROCCIO GENERALE.

144

Approssimazione

F IGURA 9

n2q 
=
=

M
X
i=1

M
X
i=1

M
X
i=1

fx (xi )

Z xi+ 2i
xi ; 2i

(x ; xi )2 dx =

fx (xi ) 12i =
3

pi 12i

Dove si e` ricordato che:

fx (xi )i = pi
Si noti che nel caso esaminato nel paragrafo 2, lapprossimazione coincide con
il risultato esatto, perche la distribuzione e` costante globalmente; come riprova, i
due risultati sono identici. Ricordando la (153) si ottiene

Con M

!2
M
X
1
dx
n2q = 3M 2 pi dy
x2i
i=1

! 1, si ha il passaggio al continuo:
n2q = 3M1 2

Poiche

x2 =
Si ottiene

 2
fx(x) dx
dy dx
;1

Z +1

Z +1
;1

fx(x)x2 dx

R +1 f (x)x2 dx
;1 x
N q = 1 2 R +1 fx(x)  dx 2 dx
3M ;1
dy

;
Il nostro obiettivo e` la costanza del rapporto S : se pero`
S

dx = Kx
dy

N q

4. RUMORE DI QUANTIZZAZIONE: UN APPROCCIO GENERALE.

Si ottiene

S

145

R +1 f (x)x2 dx
x
3M 2
=
R;1
+1 f (x)K 2 x2 dx K 2

N q = 3M1 2 ;1 x

La soluzione dellequazione differenziale (4) e`

y = K1 ln x + C
Se x < 0, si puo` adottare la curva di figura 10, che pero` non e` invertibile, dunque
ci possono essere ambiguit`a a livello del ricevitore.

F IGURA 10
Una possibile soluzione consiste nel raccordare le due curve come mostrato
nella figura 11.

F IGURA 11

4. RUMORE DI QUANTIZZAZIONE: UN APPROCCIO GENERALE.

146

Esistono di fatto due differenti standard per raccordare le curve: uno statuitense ed uno europeo:

+ jxj)
 (USA) ) y = ln(1
ln(1 + )

8 Ajxj
>
< 1+ln A jxj 6 A1
(Europa) ) y =
>
: 1+ln
Ajxj 1
1+ln A A < jxj 6 1

jxj 6 1

sebbene si sia cercato di rendere, per ragioni di mercato, questi due standard il
piu` incompatibili possibile, le distorsioni causate da ricevitore e trasmettitore che
S e` :
usano i due diversi standard, sono trascurabili. Il rapporto N
q

S

; 

N q = 6; 02n +

Dove assume i seguenti valori:

= 4; 77 ; 20 log10 ln(1 + )
= 4; 77 ; 20 log10 (1 + ln A)

(Sistema  )
(Sistema A)

APPENDICE A

Alcune Formule Trigonometriche


1. Algebra delle Delta 1
Si e` fatto notare spesso, nelle pagine precedenti, che una delta di Dirac ha la
capacit`a di traslare qualsiasi funzione:
(154)

f (x)  A(x ; x0 ) = Af (x ; x0 )

Questa propriet`a puo` essere sfruttata per eseguire agevolmente calcoli con
funzioni trigonometriche. Per prima cosa, pero,
` bisogna introdurre le due funzioni

s(x) = 2j sin x
c(x) = 2 cos x

le cui trasformate sono in figura 1. Piu` precisamente2 :




La fase della delta e` uguale allargomento delle funzioni;


La forza delle delta e` proporzionale al coefficiente per cui s(x) e c(x) sono
moltiplicate

F IGURA 1
Il calcolo mediante s(x) e c(x) nel dominio delle frequenze si dimostra particolarmente agevole, infatti il prodotto di due funzioni trigonometriche, che normalmente e` piuttosto faticoso, diventa una convoluzione di delta.
Come esempio si puo` cercare unespressione equivalente a

Q = sin A cos B
1 Adattato da: Mencuccini, Silvestrini, Fisica II (Liguori Editore).
2 Per delta di forza A e fase x di intende
.

A(x)
147

1. ALGEBRA DELLE DELTA 3

148

Per prima cosa bisogna ricondurre tutto ad una funzione di s(x) e c(x)

Q = 41j [2j sin A][2 cos B ] = 41j s(A)c(B )

A questo punto si puo` trasformare e convolvere, come si vede in figura 2.

B-A
B+A

F IGURA 2
Non e` difficile individuare due coppie di delta in configurazione simile a quella della trasformata di s(x), dunque, per la linearit`a della trasformata di Fourier

s(A)c(B ) = s(A + B ) ; s(B ; A)

Possiamo dunque dire che:

Q = 41j s(A)c(B ) =

= 41j [s(A + B ) ; s(B ; A)] =


= 2j sin(A + B ) 4;j 2j sin(B ; A) =
= 12 [sin(A + B ) + sin(A ; B )]

Questo sistema e` particolarmente utile per eseguire derivate o integrali, in


quanto permette di passare dal prodotto di funzioni alla somma, ma si puo` agevolmente eseguire anche il procedimento inverso, quando si debbano risolvere
equazioni, ad esempio:

sin(11x) = cos(7x)

1. ALGEBRA DELLE DELTA 4

149

Qui c`e un problema aggiuntivo: se si passa direttamente a s(x) e c(x), lespressione che si ottiene e` in parte immaginaria, ma c`e un espediente:

sin y = ; cos(y + =2) ) cos(7x) + cos(11x + =2) = 0


1 [c(7x) + c(11x + =2)] = 0
2

Mediante la figura 3, si ricava

7x

9x+ /4

11x+ /2

2x+ /4

F IGURA 3

1 [c(7x) + c(11x + =2)] = 1 c(9x + =4)c(2x + =4) =


2
2
= 2 cos(9x + =4) cos(2x + =4)
Percio`

x = =36 + k=9
x = =8 + k=2

2. ALCUNE RELAZIONI TRIGONOMETRICHE

2. Alcune Relazioni Trigonometriche

sin(A + B ) = sin A cos B + cos A sin B


sin(A ; B ) = sin A cos B ; cos A sin B
cos(A + B ) = cos A cos B ; sin A sin B
cos(A ; B ) = cos A cos B + sin A sin B
sin A cos B = 12 [sin(A + B ) + sin(A ; B )]
cos A cos B = 12 [cos(A + B ) + cos(A ; B )]
sin A sin B = 12 [cos(A ; B ) ; cos(A + B )]
sin A + sin B = 2 sin A +2 B cos A ;2 B
sin A ; sin B = 2 sin A ;2 B cos A +2 B
cos A + cos B = 2 cos A +2 B cos A ;2 B
cos A ; cos B = 2 sin A +2 B sin A ;2 B
sin2 A ; sin2 B = sin(A + B ) sin(A ; B )
cos2 A ; cos2 B = sin(A + B ) sin(B ; A)
cos2 A ; sin2 B = cos(A + B ) cos(A ; B ) =
= cos2 B ; sin2 A
sin(2A) = 2 sin A cos A
sin(3A) = 3 sin A ; 4 sin3 A
cos(2A) = cos2 A ; sin2 A = 2 cos2 A ; 1 = 1 ; 2 sin2 A
cos(3A) = 4 cos3 A ; 3 cos A

sin A2 = 12 (1 ; cos A)
r
A
cos = 1 (1 + cos A)
2

150

2. ALCUNE RELAZIONI TRIGONOMETRICHE

sin2 A = 21 [1 ; cos(2A)]
sin3 A = 14 [3 sin A ; sin(3A)]
cos2 A = 12 [cos(2A) + 1]
cos3 A = 14 [cos(3A) + 3 cos A]

151

APPENDICE B

Formulario
1. Teoria dellInformazione
Pag. 8, eq. (1) Entropia di una sorgente:

H =;

N
X
j =1

pj log2 pj

Pag. 9, eq. (2) Condizione necessaria per la codifica di Fano:

pj = 21j

8j < N

2. Analisi di Segnali
Pag. 13, eq. (3) Potenza normalizzata:

< p(t) >=< i2 (t) >=< v2 (t) >

Pag. 15, eq. (5) Definizione di decibel:

PdB = 10 log10 PPx


0

Pag. 16, eq. (6) Potenza disponibile:

2
Pdu = (Zout iout )iout = 4VZout

out

Pag. 16, eq. (8) Condizione di ortogonalit`a per due funzioni:

Zb
a

(t)  (t)dt = 0

Pag. 16, eq. (9) Ortogonalit`a di una base:

Zb
a

i (t)j (t)dt = Ki i;j

Pag. 16, eq. (10) Energia normalizzata, data la funzione:

Ki =

Zb
a

ji j2 dt = Ei

Pag. 17, eq. (11) Energia normalizzata, date le proiezioni:

Ew =
152

N
X
j =0

jaj j2

3. SERIE E TRASFORMATA DI FOURIER

153

3. Serie e Trasformata di Fourier


Pag. 23, eq. (13) Base normalizzata di Fourier:

n=

p1T ej2nf0 t
0

Pag. 23, eq. (14) Coefficienti della Serie di Fourier:

cn = T1

Z a+T0

0 a

Pag. 23, eq. (15) Serie di Fourier:

w(t) =

w(t)e;jn!0 t dt

+1
X
n=;1

cn ejn!0 t

Pag. 24, eq. (16) Propriet`a dei coefficienti per una funzione reale:

w(t) Reale ;! cn = c;n


w(t) Reale e pari ;! =fcn g = 0 cn = c;n
w(t) Reale e dispari ;! <fcn g = 0 cn = ;c;n

Pag. 24, eq. (17) Serie trigonometrica di Fourier:

w(t) = c0 + 2

+1
X

n=1

c0n cos n!0 t ; 2

+1
X
n=1

c00n sin n!0 t

Pag. 25, eq. (18) Relazione di Parseval per la Serie di Fourier:

+1
1 Z a+T0 jw(t)j2 dt = X
jcn j2
T0 a
n=;1

Pag. 25, eq. (19) Trasformata di Fourier:

W (f ) = F [w(t)] =

Z +1
;1

w(t)e;j2ft dt

Pag. 25, eq. (20) Antitrasformata di Fourier:

w(t) = F ;1 [W (f )] =

Z +1
;1

W (f )ej2ft df

Pag. 25, eq. (21) Trasformata di Fourier nel dominio della pusazione:

W (! ) =

Z +1
;1

w(t)e;j!t dt

Pag. 25, eq. (22) Antitrasformata di Fourier nel dominio della pulsazione:

Z +1
1
W (!)ej!t d!
w(t) = 2
;1

Pag. 26, eq. (23) Propriet`a della trasformata di Fourier:

w(t) Reale ;! W (f ) = W  (;f )


w(t) Reale e pari ;! = fW (f )g = 0 ! W (f ) = W (;f )
w(t) Reale e dispari ;! < fW (f )g = 0 ! W (f ) = ;W (;f )

` SPETTRALI DI ENERGIA E DI POTENZA


4. DENSITA

154

Pag. 26, eq. (24) Trasformata trigonometrica di Fourier:

W (f ) =

Z +1
;1

Z +1

w(t) cos 2fdt + j

;1

w(t) sin 2fdt

Pag. 26, eq. (25) Relazione di Parseval per la Trasformata di Fourier:

Z +1
;1

w1 (t)w2 (t)dt =

Z +1
;1

W1 (f )W2 (f )df

Pag. 26, eq. (26) Passaggio da Serie a Trasformata di Fourier:

Ffw(t)g =

+1
X

n=;1

cn (f ; nf0 )

Pag. 27, eq. (27) Trasformata del seno:

FfA sin(!0 t)g = 2Aj [(f ; f0 ) ; (f + f0 )]

Pag. 27, eq. (28) Trasformata del coseno:

FfA cos(!0 t)g = A2 [(f ; f0 ) + (f + f0 )]

Pag. 28, eq. (31) Trasformata del pettine di Dirac:

W (f ) = f0

+1
X

m=;1

(f ; mf0 )

Pag. 29, eq. (32) Da coseno a pettine di Dirac:

+1
X

m=;1

e;j2fmT0 = f0

+1
X

m=;1

(f ; mf0)

Pag. 30, eq. (36) Passaggio da Trasformata a Serie:

cn = WT (nf0 )f0

4. Densit`a Spettrali di Energia e di Potenza


Pag. 32, eq. (37) Densit`a spettrale di energia:

Ew (f ) = jW1 (f )j2

Pag. 32, eq. (38) Densit`a spettrale di potenza:

Pw (f ) = T !lim+1 jWTT(f )j

Pag. 33, eq. (39) Teorema di Wiener-Kintchine:

Pw (f ) = FfRw ( )g

Pag. 33, eq. (40) Funzione di autocorrelazione:

Rw ( ) = w (t)  w(t +  )

7. CODICI DI LINEA

155

Pag. 34, eq. (42) Densit`a spettrale di potenza nota la Serie di Fourier:

Pw (f ) =

+1
X

n=;1

jcn j2 (f ; nf0 )

5. Processi Casuali
Pag. 35, eq. (43) Media temporale:

Z + T2

< x(t) >= T !lim+1 T1

; T2

x(t)dt

Pag. 36, eq. (45) Ergodicit`a:

< x(t1 )x(t2 ) >= x(t1 )x(t2 )


Pag. 37, eq. (47) Media di un processo casuale:

h i2

x(t) =  !lim
+1 Rx ( )

Pag. 37, eq. (48) Varianza di un processo casuale:

x2 = x2 (t) ; 2x = Rx (0) ; Rx (+1)


6. Il Digital Signal Processing

Pag. 40, eq. (52) Densit`a spettrale alluscita di un sistema lineare invariante:

Py (f ) = H (f ) 2 Px(f )

Pag. 40, eq. (54) Condizione di non distorsione:

H (f ) = C
\H (f ) = ;2fTd

Pag. 43, eq. (56) Condizione necessaria per eliminare laliasing1 :

fc > 2B

7. Codici di Linea
Pag. 51, eq. (59) Densit`a spettrale di una trasmissione dotata di funzione di autocorrelazione R:

"

+1
2
X
Px(f ) = jF (Tf )j R(0) + 2 R(k) cos(k!Ts)
s

k=1

"

Pag. 52, eq. (60) Densit`a spettrale con simboli scorrelati:


+1 
2 2 2 X
j
F
(
f
)
j
n
Px(f ) = T  + T
 f;T
s
s n=;1
s

B e` la banda unilatera del segnale

8. SEGNALAZIONI IN BANDA LIMITATA

156

8. Segnalazioni in Banda Limitata


Pag. 54, eq. (61) Efficienza spettrale:

 = B R=2
00

Pag. 56, eq. (61) Efficienza spettrale:

 = B R=2
00

Pag. 56, eq. (62) Efficienza spettrale di un NRZ:

=l



max = l = log2 1 + NS

Pag. 57, eq. (63) Massima efficienza con segnalazione NRZ antipodale multilivello:

P ja s(t ; nT )j
Dp = n6=0 jan s(t0 )j s
0 0

Pag. 59, eq. (64) Distorsione di picco in una segnalazione NRZ antipodale:

P s(t ; nT )
Dp = n6=0 s(t0 ) 0 6 12
0

Pag. 60, eq. (66) Distorsione di picco in una segnalazione unipolare:

Pag. 61, eq. (67) Distorsione efficace:

DE2 =

n6=0 [an s(t0 ; nT0 )]

[a1 s(t0 )]2

Pag. 62, eq. (69) Condizione di assenza di interferenza intersimbolica:

s(t0 ; tTs ) = C n = 0
0 n 6= 0
Pag. 64, eq. (71) Primo criterio di Nyquist:

+1
1 X
Ts k=;1 S (f ; kfs ) = C

8
>
<11 h
i jf j < f1

j
f
j;
f
1
S (f ) = > 2 1 + cos 2f
f1 < jf j < B
:0
jf j > B

Pag. 65, eq. (72) Coseno rialzato:

f , B ; f0 = f0 ; f1
r , ff
0
1
D = T = 2f0
s

B = f0 + f = D2 (1 + r)

10. FILTRO ADATTATO

157

Pag. 67, eq. (73) Calcolo dei coefficienti del filtro trasversale:

+N
X

bn wc [(k ; n)Ts ] = 1 k = 0
0 k 6= 0
n=;N
9. Rumore
Pag. 71, eq. (77) Densit`a spettrale di potenza della tensione derrore:

Pv (f )  2RTK

Pag. 72, eq. (79) Densit`a spettrale di potenza di un resistore rumoroso:

Pd (f ) = KT
2

Pag. 76, eq. (80) Relazione temperatura equivalente - cifra di rumore:

Te = T0 (F ; 1)

Pag. 76, eq. (81) Guadagno equivalente di un catena di doppi bipoli:

n
Y

i=1

gi jW

Pag. 78, eq. (82) Cifra di rumore totale di una catena di doppi bipoli:

F = F1 + F2g; 1 + Fg3 ;g 1 +    + gFN  ; g1


1

12

Pag. 78, eq. (83) Temperatura equivalente totale di una catena di doppi bipoli:

Te = T1 + Tg 2 + gTg3 +    + g TN g
1
1 2
1
N
10. Filtro Adattato

Pag. 81, eq. (85) Forma generica filtro adattato:


HRX (f ) = k PS ((ff )) e;j!t0
n

Pag. 83, eq. (90) Rapporto segnale rumore alluscita del filtro adattato:

S

2
N o = N0 Es

Pag. 84, eq. (91) F.d.t. filtro adattato in presenza di rumore gaussiano bianco:

H (f ) = N2k S  (f )e;j2ft0
0
2
k
h(t) = N s (t0 ; t)
0

12. MODULAZIONI NUMERICHE

158

11. Soglie, codifica Gray, Canali


Pag. 88, eq. (93) Forma approssimata erfc (() x) per x > 4:
erfc (x) 

e;px2
x 

x>4

Pag. 88, eq. (94) Probabilit`a derrore di un sistema NRZ in caso di soglia ottima:

P (e) = 21 erfc pr(t0 )


2BN0

Pag. 90, eq. (96) Probabilit`a derrore sul bit di un sistema a M livelli con codifica
Gray:

Pb (e)  log1 M Ps (e)


2

12. Modulazioni Numeriche

Pag. 94, eq. (97) Inviluppo complesso:

v(t) = < g(t)ej2nfc t

Pag. 95, eq. (98) Calcolo della densit`a spettrale di un segnale modulato nota quella del
suo inviluppo complesso:

Pv (f ) = 14 Pg (f ; fc) + Pg (f + fc )

Pag. 98, eq. (100) Segnalazione OOK:

v(t) = Am(t) cos(2fc t)

Pag. 98, eq. (101) Inviluppo complesso per lOOK:

g(t) = Am(t)

Pag. 99, eq. (102) Segnalazione ASK:

v(t) = Am(t) cos(2fc t)

Pag. 99, eq. (103) Segnalazione BPSK:

v(t) = A cos[2fc + Dp m(t)]

Pag. 100, eq. (104) Indice di modulazione:

h = 2 

Pag. 101, eq. (105) Condizione di non sovrapposizione delle sottobande per lFSK:

jf2 ; f1 j > 2R

Pag. 101, eq. (106) Segnalazione FSK con due oscillatori indipendenti:

v(t) = A1 cos(2f1 + 1 )
A2 cos(2f2 + 2 )
Pag. 101, eq. (107) Segnalazione FSK con VCO:

v(t) = A cos 2fc t + Df

Z +1
;1

m()d

14. RUMORE ASSOCIATO A SEGNALI MODULATI

159

Pag. 102, eq. (108) Inviluppo complesso per lFSK:

g(t) = Aej(t)
(t) = Df

Z +1
;1

m()d

13. Segnalazioni Multilivello Modulate


Pag. 104, eq. (109) Banda richiesta dal M-ASK:

B = log2RM
2

Pag. 106, eq. (110) Densit`a spettrale per tutte le segnalazioni M-PSK:

(fTs )
Pg (f ) = Es  sin(fT
)2
s

Pag. 108, eq. (111) Densit`a spettrale per M-QAM:

 fT ) 2
s
Pg (f ) = C sin(fT
s

C=

Es

R +1 sin2(fTs)
Ts ;1
2 f 2 Ts2

14. Rumore Associato a Segnali Modulati


Pag. 110, eq. (116) Conseguenze della stazionariet`a di n(t):

8
>
<xn(t) = yn(t) = 0
R ( ) = R ( )
>
:Rxxyn( ) = ;Rynyx( )

Pag. 112, eq. (120) Funzione di autocorrelazione del rumore modulato:

Rn ( ) = 12 cos(2fc  ) [Rx ( ) + Ry ( )] ; 21 sin(2fc  ) [Rxy ( ) ; Ryx ( )]

Pag. 112, eq. (121) Varianza del rumore modulato2 :

m2 = x2n = y2n = 2N0B

 A 
p
4 N0 B
rE

Pag. 113, eq. (123) Probabilit`a derrore per lOOK con demodulatore coerente:

P (e) = 12 erfc

= 21 erfc 4Ns
0

B e` la banda unilatera del segnale non modulato, vd. figura 1 a pagina 109.

` DERRORE IN SEGNALI MODULATI


15. PROBABILITA

160

15. Probabilit`a dErrore in Segnali Modulati

Pag. 116, eq. (125) Probabilit`a derrore per il BPSK3 :

rE !
s

Pb (e) = Ps (e) = erfc


= 12 erfc

8
<Pb(e)
:Ps(e)

2N0

r  
2

q 

Pag. 117, eq. (127) Probabilit`a derrore nel 4-BPSK:

= 12 erfc 2ENb0
q 
= 12 erfc 4ENs0

Pag. 120, eq. (133) Probabilit`a derrore nellOOK con demodulatore incoerente4 :
1 ; NEb

Ps (e) = Pb (e)  2 e

Pag. 124, eq. (134) Probabilit`a derrore nel 16-QAM:

Ps (e) = 41 [P (ejSv ) + 2P (ejSl) + P (ejSi )]


Pb
 14 Ps (e)

8
<Ps (e) 6 erfc  2pd2 
:Pb (e)  log12 M Ps (ey)

Pag. 127, eq. (136) Probabilit`a derrore nel M-PSK:

Pag. 129, eq. (139) Probabilit`a derrore nel FSK con demodulatore coerente:

Ps (e) = Pb (e) = 21 erfc 4ENb =


0
r


= 21 erfc 4
Pag. 130, eq. (143) Union Bound:

Psj (e) 6

M 1
X

2
ii=1
6=j
iadjj

erfc

 dij =2 
p

2N

Pag. 131, eq. (144) Numero medio di ritrasmissioni:

nr = 1 ; P1(RIT )

Pag. 132, eq. (146) Probabilit`a derrore di un bit in un pacchetto dotato di codice di
parit`a:

Pb (e)  P (e) K2

3 Il parametro

 vale NE0b .

4 Si suppone che

S
N

sia sufficientemente alto.

16. QUANTIZZAZIONE DI SEGNALI ANALOGICI

161

16. Quantizzazione di segnali analogici


Pag. 137, eq. (147) Rapporto segnale rumore di quantizzazione (distrib. uniforme):

x2c (t) = M 2  6n dB
n2q (t)
x2q (t)
= M2 ; 1
n2q (t)

S

Pag. 141, eq. (151) Rapporto segnale rumore in una trasmissione PCM:

S kS
=
N OUT n2q n2e

Pag. 141, eq. (152) Probabilit`a di soglia:

p = 4(M 21 ; 1)

You might also like