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Titolo originale
Gruppenbild mit Dame
Traduzione e nota introduttiva
di Italo Alighiero Chiusano
Einaudi Tascabili.
Letteratura
Copyright 1971
by Verlag Kiepenheuer & Witsch
Kln
Copyright 1972 e 1994
Giulio Einaudi editore s'p'a'
Torino
Einaudi
prima volta alla tornata del Gruppo 47, che gli assegna il proprio
premio annuale, consacrandolo autore di primo piano. Bll pu ormai
lasciare l'impiego per dedicarsi esclusivamente alla produzione
letteraria. Ben presto egli si afferma anche in campo europeo, grazie
al premio Tribune de Paris assegnatogli dopo il successo dei
romanzi Und sagte kein einziges Wort e Haus ohne Hter.
Sempre pi Bll, ora anche saggista e articolista molto ascoltato,
assume un ruolo di coscienza della Germania, di perturbatore delle
acque stagnanti, di denunciatore d'ogni manovra antidemocratica e
regressiva in seno alla societ di Adenauer e poi di Erhard. Egli d
la sua fattiva adesione al movimento antiatomico, appoggia sempre pi
apertamente la Spd e in particolare l'amico Willy Brandt, si fa
applaudire o esecrare per i suoi amichevoli contatti con l'Urss e la
Repubblica democratica tedesca, invia un clamoroso mazzo di fiori
alla donna che schiaffeggi il cancelliere K'G' Kiesinger per il suo
passato di nazista, entra in una lunga lite con l'arcivescovo di
Colonia per aver rifiutato di pagare ancora la famigerata tassa per
il culto. Intanto pubblica un libro dopo l'altro, si ritira
volentieri in Irlanda, dove ha comprato una casa, fa lunghi viaggi
(nel 1961 trascorre qualche mese a Roma, stipendiato d'onore della
fondazione di Villa Massimo), ottiene numerosi premi (tra quelli
italiani, l'Isola d'Elba e il Premio Calabria).
Dopo il 1966, quando pubblica Ende einer Dienstfahrt, entra in una
fase di silenzio che alcuni prevedono definitiva, anche per
l'irrompere di massicce forze nuove nel campo della letteratura
tedesca. Ma nominato presidente del Pen-Club per la Germania nel
1970, poi di quello internazionale l'anno successivo, in quello
stesso 1971 ripropone se stesso con forza e felicit del tutto
inaspettate col romanzo Gruppenbild mit Dame, che ottiene un trionfo
internazionale. Ma l'uomo pubblico verr duramente attaccato da pi
parti l'anno successivo, quando invocher il concetto della grazia o
per lo meno la rinuncia alla psicosi di caccia alle streghe per il
gruppo anarchico Baader-Meinhof. Poi partecipa alla vittoriosa
campagna elettorale della Spd e il 19 ottobre riceve la notizia che
gli stato conferito il premio Nobel. Nella massa di articoli,
saggi, interviste che si occupano ora di lui come scrittore,
s'incunea ancora una volta l'interesse per il personaggio politico
quando, fra il 13 e il 15 febbraio 1974, Bll ospita nella sua casa
di campagna, a Langenbroich, Aleksandr Solzenicyn espulso il giorno
13 dall'Urss.
Tra i fatti degli ultimi anni emergono la dichiarazione di Bll di
essere uscito dalla corporazione della Chiesa cattolica tedesca, pur
restando nel corpo della Chiesa cattolica universale; la crisi
diabetica, che prima in America latina poi in Germania, lo sottopone
a due interventi chirurgici con amputazione di parte dei piedi; la
morte del figlio Raimund, scultore (1982) la lotta pacifista ed
ecologica tra i Verdi. In attesa di una nuova operazione, Bll muore
nel 1985 nella sua casa di campagna a Langenbroich e viene sepolto a
Bornheim-Merten, presso Colonia.
Le opere
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dei lettori, avr una parte determinante nel far assegnare a Bll,
l'anno dopo, il premio Nobel.
In Italia la critica, per Foto di gruppo, ha dimostrato
un'attenzione pressoch plenaria e rispettosa che Bll non aveva mai
avuto tra noi in precedenza. Giacinto Spagnoletti (9), pur preferendo
Opinioni di un clown, studia con attenzione questa denuncia del
nazismo che non avviene mai per via diretta e che va osservata non
attraverso la specola della Storia, ma attraverso il
personaggio-uomo. Carlo Bo (10) vi ravvisa una nuova stagione
dello scrittore, cio il tentativo di uscire dalla semplice
cronaca, per quanto fosse palpitante ed eccitante, e affrontare dei
temi pi comuni ma proprio per questo meno soggetti all'usura della
polemica e della critica immediata, e conclude: Foto di gruppo ,
da questo punto di vista, un successo. Giancarlo Vigorelli (11) lo
considera il suo libro pi importante, o quanto meno pi clamoroso,
il pi modernamente composito di tutta la sua carriera, fondato su
una stabile pluralit di valori e accoglie anche lui la definizione
di summa della sua opera narrativa. Alberto Bevilacqua (12) parla
di un Bll monumentale, descrive il particolare tipo di questa
monumentalit e conclude: Bll s'impaluda, a volte, in un
descrittivismo che esaspera i propri labirinti e in cui si avverte un
bisogno di riduzione, di snellezza; ma l'autore ha polmoni potenti e
abbraccia il proprio orizzonte storico dalla sua statura non comune.
Luigi Baldacci (13), definito Bll scrittore di precisa collocazione
culturale ma d'inconsueta statura, scrive: Una volta finito di
leggere questo lunghissimo romanzo, necessario riconoscere che non
abbiamo letto un libro inatteso; ma inattesa bens l'intensit di
scrittura, di aggressivit, d'ironia con la quale Bll ricompone le
tessere e i frammenti di questa Foto di gruppo. Quello che in altri,
anche in Johnson, era un espediente tecnico, un divertimento
relativistico, acquista in Bll uno spessore che solo della
conoscenza scientifica e storica. Walter Mauro (14) sottolinea il
sentore aspro e fetido di morte che lascia sconvolti ad ogni nuovo
incontro con la pagina, vede i personaggi pi simili a fantasmi che
a creature vive, e in Bll uno scrittore concreto e realistico che
sa offrire anche ai giovani un'alternativa liberatoria: il romanzo,
per Mauro, segno e verifica di un'esplosione lungamente meditata e
sostenuta da una fede profonda nella propria vocazione di narratore,
finora marginata entro soluzioni parziali e univoche, ed ora invece
orientata verso l'impresa di dare un andamento romanzesco alla vasta,
drammatica vicenda della Germania di mezzo secolo. Per Claudio
Marabini (15) con Foto di gruppo la narrativa di Bll tocca
indubbiamente il suo vertice e segna con ogni probabilit, nel
medesimo tempo, una svolta: questa volta, alla pienezza del quadro
storico e sociale, all'evidenza dei personaggi, alla profondit della
protesta umana, si unisce una struttura narrativa estremamente
moderna ... qui risolta in autentico fatto d'arte. Il romanzo,
articolatissimo e folto, si chiude in un rigoroso blocco monolitico,
nel medesimo tempo come un apologo o come un rapporto
documentaristico di un'inchiesta. Enzo Siciliano (16) giudica Foto
di gruppo il romanzo di uno scrittore autentico, di quelli che si
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NOTE:
(1) Heinrich Blls Beschreibung einer Epoche, in Frankfurter
Allgemeine Zeitung, 28 luglio 1971.
(2) Das vielfache Nein des Heinrich Bll, in Die Welt der
Literatur, 5 agosto 1971.
(3) Radikale Chronik der Nachkriegszeit, in Handelsblatt, 20-21
agosto 1971.
(4) Eine Frau von 48 Jahren, in Christ und Welt, 13 agosto 1971.
(5) Gruppenbild mit Bll, in Welt am Sonntag", 1o agosto 1971.
(6) Schade um die Kranzbinderei, in Rheinischer Merkur", 30 luglio
1971.
(7) Nachdenken ber Leni G', in Die Zeit, 6 agosto 1971.
(8) Heinrich Blls epische Summe?, in Basis 3, Frankfurt am Main
10
nel giro di venti minuti e disse, anche adesso con la sua asciutta
cadenza renana: Ogni volta con uno solo. Rahel pianse di nuovo,
mormor che non era bene ci che Margret faceva, no davvero e che
sarebbe finita male. Infatti Margret non rimase pi a lungo in
collegio, si venne a sapere quello che faceva coi ragazzi del
villaggio (per la maggior parte chierichetti militanti), scoppiarono
grane coi genitori dei ragazzi, col parroco, coi genitori delle
ragazze, fu fatta un'inchiesta nella quale Margret e tutti i ragazzi
si rifiutarono di deporre, e insomma Margret dovette lasciare il
collegio gi alla fine del suo primo anno. A Leni per rimase
un'amica per tutta la vita, che pi tardi si sarebbe spesso
dimostrata tale in varie situazioni difficili, anzi pericolosissime.
Niente affatto amareggiata, ma con una curiosit ancora inappagata,
un anno dopo Leni entr nel mondo del lavoro: come apprendista
(qualifica ufficiale: impiegata di commercio) nell'ufficio di suo
padre, dietro alle cui pressanti insistenze ella ader a
quell'organizzazione nazista per fanciulle nella cui uniforme
(ahim!) essa riesce ugualmente a sembrar carina. Leni - questo
bisogna dirlo - partecipava senza alcun piacere a quelle serate, e
bisogna aggiungere, prima che nascano dei malintesi, che Leni non
afferr mai, nemmeno alla lontana, le dimensioni politiche del
nazismo; a lei quelle uniformi brune non piacevano affatto,
specialmente le Sa le erano odiose, e chiunque riesca a immedesimarsi
un poco tanto nei suoi interessi scatologici quanto nella sua
educazione scatologica ad opera di suor Rahel, capir o almeno
riuscir a intuire perch quel bruno le riuscisse cos antipatico. La
sua partecipazione svogliata a quei raduni, cui alla fine smise
d'intervenire dato che, comunque, a partire dal settembre del 1939
essa lavorava nell'azienda di suo padre come forza lavorativa
d'importanza bellica, aveva altri motivi: per lei, l dentro, c'era
un clima troppo conventuale e bigotto; il gruppo al quale l'avevano
assegnata, infatti, era stato preso all'arrembaggio da un'energica
giovane cattolica la quale si era proposta di vincere di
contropiede e, dopo di essersi assicurata - purtroppo solo in parte
- la fedelt delle dodici ragazze a lei affidate, destin serate
intere al canto di inni mariani, a meditazioni sul rosario, ecc'; ora
Leni, come si pu bene immaginare, non aveva nulla contro gl'inni
mariani, il rosario, ecc', solo che - a diciassette anni appena
compiuti - dopo due anni e mezzo di devozione monacale e scolastica
sopportata con gran fatica, non si sentiva molto attratta e si
annoiava; non che la cosa la sorprendesse, ma la trovava noiosa.
Naturalmente i tentativi della giovane donna - una certa Gretel
Mareike - non restarono inosservati, essa venne denunciata da una
ragazza - una certa Paula Schmitz -, Leni venne persino chiamata a
testimoniare, ma, preparata a dovere dal padre di Gretel Mareike, non
si lasci smuovere, neg senza batter ciglio che si fossero mai
cantati inni mariani (cosa che fecero altre dieci ragazze su dodici),
e cos furono risparmiati a Gretel Mareike dei guai seri, ma non due
mesi di carcere e di interrogatori presso la Gestapo, che per lei
furono pi che abbastanza. Pi di questo non disse mai (riassunto
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battesimo di Hubert, era mio cugino, no? Negli anni dopo la guerra
(si riferisce alla prima guerra mondiale, l'A') l'ho aiutato un po',
e lui pi tardi ha aiutato me nel pi generoso dei modi. Quando fond
l'azienda, mi ci fece subito entrare, bench io avessi superato da un
pezzo i trent'anni: sono stato il suo capocontabile, il suo
procuratore, pi tardi il suo socio... S, vero, rideva di rado, e
in lui c'era non solo poco, c'era molto di un giocatore. E quando poi
scoppi la catastrofe non riuscii mai a capire perch avesse agito in
quel modo, forse la parola sognatore ci spiega qualcosa. Per (risata
maligna), quello che pi tardi ha fatto con la nostra Lotte non direi
che fosse da sognatore".
Nessuno dei ventidue ex collaboratori ancora in vita nega che G'
fosse generoso, gentile nel tratto, asciutto ma gentile.
Dato che ce lo forniscono due testimoni interrogati separatamente,
risulta comprovata la frase che G' disse nel 1932, quand'era
sull'orlo del fallimento. Dev'essere stato poche settimane dopo la
caduta di Brning. M'v'd' cita la frase a questo modo: C' odor di
calcestruzzo, figliuoli, di miliardi di tonnellate di cemento, odor
di caserme e di bunker, mentre Hoyser la riferisce cos: C' odor
di caserme e di bunker, figliuoli, caserme per almeno due milioni di
soldati. Se superiamo la prima met dell'anno prossimo, ce l'abbiamo
fatta.
Di fronte alle molte testimonianze disponibili sul conto del
vecchio G', non possiamo nominare a uno a uno tutti i nostri
informatori. Resta il fatto che non ci siamo risparmiati per ottenere
informazioni il pi possibile obiettive anche su un personaggio
secondario, che ha la sua importanza solo come sfondo.
Nel caso di Marja van Doorn bisogna consigliare una certa cautela
per ci che riguarda il vecchio G'; dato che aveva (ha) suppergi la
sua stessa et e proveniva dal suo stesso villaggio, non da
escludere che fosse innamorata di lui, o che almeno avesse gettato un
occhio su di lui e sia perci prevenuta. Essa entr, diciannovenne,
al servizio di Gruyten, sposato da poco, che sei mesi prima aveva
acceso di s la diciassettenne Helene Barkel in occasione d'un ballo
di architetti al quale lo aveva invitato il padre di Helene; riesce
difficile scoprire se anche lui fosse altrettanto acceso di lei; come
piuttosto dubbio se sia stato giusto affiancare a due sposini cos
recenti una contadinotta di diciannove anni a cui tutti riconoscono
una vitalit gagliarda e indomabile. Fuor di dubbio invece che
tutti i giudizi di Marja sulla madre di Leni sono piuttosto negativi,
mentr'essa vede il padre di Leni sotto una permanente luce
iconolatrica, quasi come - alla luce di una lampada perpetua, di una
candela di cera o elettrica o di un tubo al neon - un'immagine del
Sacro Cuore di Ges o di san Giuseppe. Certe dichiarazioni della van
Doorn autorizzano persino a pensare che, dandosi il caso, essa
sarebbe stata persino disposta a commettere adulterio con Hubert
Gruyten. Quando dice, ad esempio, che a partire dal 1927 quel
matrimonio aveva cominciato a incrinarsi, ma che lei sarebbe stata
pronta a dare a lui tutto ci che sua moglie non poteva o non voleva
pi dargli, direi che questa un'allusione piuttosto chiara, e se
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C' una cosa che non ha fatto mai: considerare Leni un'ochetta.
Il furore di lei quando le diedero la prima comunione non lo ha
minimamente irritato, anzi ci ha fatto su una gran risata (cosa che
risulta piuttosto rara nella sua vita), e il suo commento fu: Sa
bene quel che vuole, quella (Lotte H').
Mentre sua moglie sbiadisce sempre pi, diventa piagnucolosa e
persino un po' bigotta, lui entra nei suoi migliori anni. C' una
cosa che non ha mai avuto e non avr sino alla fine dei suoi giorni:
dei sentimenti d'inferiorit. Avr avuto, s, dei sogni: per quel che
riguarda suo figlio, certamente; e per quanto concerne la sua
conoscenza dello spagnuolo, pi che certamente. Tredici anni dopo che
(secondo Marja van Doorn) non ci sono pi rapporti coniugali tra lui
e sua moglie, lui continua a non tradirla, almeno non con altre
donne. Ha una sorprendente avversione per i discorsi osceni, e la
dimostra chiaramente quando, ogni tanto, costretto a partecipare a
qualche serata per soli uomini, dove inevitabilmente, verso le due
o le tre del mattino, si crea una certa atmosfera per cui uno degli
intervenuti richiede una circassa dal sangue ardente. Il riserbo di
Gruyten in fatto di discorsi osceni e di circasse lo espone a una
certa derisione ch'egli accetta con calma (Werner von Hoffgau, che
per un anno lo accompagn, di tanto in tanto, a quelle serate).
Ma che uomo questo, si chieder certo il lettore sempre pi
impaziente, che uomo questo che, per cos dire, vive casto, si
arricchisce sui preparativi di guerra, poi sulla guerra stessa, ha un
giro d'affari (secondo Hoyser) che da un milione l'anno nel 1935
salito, nel 1943, a un milione al mese, e che nel 1939, quando il suo
giro d'affari doveva comunque aggirarsi su un milione ogni tre mesi,
fa di tutto per tirar fuori suo figlio da questa che la fonte della
sua ricchezza?
Negli anni 1939 e '40 c' una certa irritazione, anzi amarezza tra
il padre e il figlio tornato a casa, che sceso dalle tre montagne
dell'Occidente e a quattro ore di treno prosciuga una qualche palude,
anche se nel frattempo - su insistente desiderio di suo padre, che ha
pagato fior di compenso speciale a un gesuita spagnuolo - in grado
di leggere Cervantes nell'originale. Tra giugno e settembre il figlio
fa forse sette visite alla famiglia, tra la fine di settembre 1939 e
i primi di aprile 1940 forse altre cinque. Heinrich ha rifiutato di
servirsi della longa manus apertamente offertagli da suo padre, per
il quale sarebbe stato facilissimo (tutte citazioni di Hoyser sen'
e Lotte) fargli assegnare un posto conveniente o anche ottenergli
il congedo definitivo come addetto a un lavoro d'importanza bellica.
Che cos' questo per un figlio che, richiesto di come stesse e che
cosa facesse nell'esercito, al tavolo della colazione tira fuori di
tasca un libro dal titolo: Reibert, Come si presta servizio
nell'esercito, Edizione per i cacciatori anticarro, rielaborato da un
certo dottor Allmendiger, un maggiore, e ne legge ad alta voce una
parte che non aveva ancora comunicata per lettera: una dissertazione
di quasi cinque pagine intitolata Come rendere gli onori, che
descrive tutti i vari generi di saluto militare che si fanno
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non glie ne ha voluto, per questo, solo che era triste, perch lei,
s, era pronta. Lo sapeva persino sua madre, e lo voleva, glie lo
dico io. Ho pur visto come badava che Leni si mettesse il suo vestito
pi bello, quello giallo zafferano con la scollatura tonda, e poi gli
ornamenti: le ha messo degli orecchini di coralli che sembravano
ciliegie appena colte, e le ha dato scarpe di vernice e profumo...
l'ha addobbata come una sposa; persino lei lo sapeva e lo voleva, ma
manc il tempo, soltanto il tempo. Una sola giornata in pi, e Leni
sarebbe diventata la sua donna e non... be', lei mi capisce. Fu un
guaio per Leni".
Fu inevitabile recarsi ancora una volta dalla signora Schweigert;
richiesta per telefono dalla portiera, preg di accomodarsi, non
troppo seccata, anche se visibilmente impaziente, e, mentre beveva il
t, senza per offrirlo, acconsent a qualche altra domanda. S,
suo figlio le aveva portato un giorno quella ragazza be' s; diede
molta importanza alla differenza tra portato e presentato; del resto
non occorrevano presentazioni: quella ragazza lei la conosceva da un
pezzo, sapeva anche qualcosa della sua educazione e dei suoi studi;
chiaro che c'era di mezzo una cotta, ma ancora una volta respinse
come impossibile un eventuale legame permanente come il matrimonio,
cos come un legame permanente tra sua sorella col padre della
ragazza; la ragazza, disse poi senza che glie l'avessimo chiesto, una
volta l'aveva anche visitata da sola, aveva preso il t - bisogna
essere giusti - con molta distinzione, l'unico tema della
conversazione - s, sembra strano ma fu proprio cos - era stata
l'erica; la ragazza le aveva chiesto dove e quando fiorisse l'erica:
forse proprio allora? Era verso la fine di marzo, deve sapere, e io
ebbi l'impressione di parlare con una deficiente, domand se alla
fine di marzo - e questo nell'anno di guerra 1940 - nello
Schleswig-Holstein fiorisse l'erica; la ragazza non sapeva
assolutamente nulla della differenza tra brughiera atlantica e terra
di scopeto, n della natura dei vari terreni; ma alla fine, disse la
signora Schweigert, tutto era poi finito bene: evidentemente la morte
di suo figlio ad opera di un plotone d'esecuzione della Deutsche
Wehrmacht le pareva meglio di un suo possibile matrimonio con Leni.
Bisogna riconoscere che questa signora Schweigert, col suo modo
crudelmente incisivo, ha gettato una certa luce su pi di un
retroscena; ha chiarito la malaugurata faccenda dei Finni o almeno
ha contribuito a chiarirla; e se si considera che Leni, a fine marzo
1940, accondiscese a far visita alla madre di Erhard e a parlar con
lei dell'erica dello Schleswig-Holstein, se si aggiunge che, secondo
la van Doorn, Leni era pronta, secondo Lotte addirittura disposta a
prendere lei stessa l'iniziativa, e se ci ricordiamo della sua
esperienza sull'erica, sotto il cielo stellato estivo, lecito
concludere, anche obiettivamente, ch'essa meditasse di far visita a
Erhard in quelle terre nordiche e di trovare appagamento con lui in
mezzo all'erica; anche se obiettiviamo le condizioni botaniche e
climatologiche e giungiamo alla conclusione che un tale intento
sarebbe stato condannato a fallire per via dell'umidit e del freddo,
resta pur sempre il fatto innegabile che certe brughiere dello
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NOTE:
(1) In italiano nel testo.
Iv
Ci che ora segue potrebbe intitolarsi: Leni commette una
sciocchezza, Leni lascia il sentiero della virt... oppure: Ma che
sta succedendo a Leni?
Alla festa della ditta, celebrata nel giugno del 1941, Gruyten
aveva invitato anche tutti i dipendenti dell'azienda che in quel
momento si trovassero l in licenza. Ci che nessuno poteva
immaginare, n del resto lo si poteva arguire dal biglietto
d'invito (Hoyser sen') era che qualcuno potesse aver l'idea che
quell'invito riguardasse anche gli ex dipendenti, e del resto anche
dire ex dipendente era gi un'esagerazione, per quello l, che nel
1936 era stato sei settimane da noi come volontario: no,
l'apprendista non voleva farlo, era una qualifica troppo "primitiva"
per lui, doveva far subito il "volontario", ma d'imparare non gli
andava, voleva solo insegnare a noi come si costruisce. Be', noi
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l'abbiamo sbattuto fuori, e lui poco dopo andato sotto la naia, non
era poi tanto male, quel ragazzo, ma uno stravagante, non uno
stravagante buono, come forse Erhard: uno stravagante cattivo, con
una tendenza al gigantismo che a noi proprio non andava, la sua idea
era di ripudiare il calcestruzzo e di "riscoprire" la "regalit"
della pietra. E va be', forse c'era del buono, ma noi non potevamo
utilizzarlo, soprattutto perch non voleva n sapeva prendere una
pietra in mano. Accidenti, ho lavorato nell'edilizia per quasi
sessant'anni, a quel tempo c'ero gi dentro dalla bellezza di
quarant'anni e avevo idee ben chiare sulla "regalit della pietra";
ho visto centinaia di muratori e di garzoni muratori trattare le
pietre. Lei dovrebbe vedere come un vero muratore ti piglia su una
pietra! Bene, ma quello l non aveva la mano, non aveva la
sensibilit per la pietra; era un chiacchierone. Non che fosse
cattivo, no... solo aveva la testa piena di grandi idee, e noi si
sapeva perfino di dove gli venivano.
Altra componente imprevista e disgraziata di quella festa: Leni non
ci voleva andare. La voglia di ballare le era passata, adesso Leni
era una ragazza molto seria, molto silenziosa, che si capiva molto
con sua madre, studiava con lei il francese e un po' d'inglese ed era
innamorata cotta del suo pianoforte (van Doorn). Inoltre conosceva
anche troppo il personale della ditta, non c'era nessuno, l in
mezzo, che potesse risvegliare in lei la voglia di ballare (Lotte
H'). Leni partecip alla festa solo per obbedienza, su preghiera dei
suoi genitori.
A questo punto, anche se ha solo una parte secondaria, si devono
purtroppo dire alcune parole su Alois Pfeiffer, caratterizzato in
maniera cos distruttiva da Hoyser, e sulla sua famiglia, il suo
mondo. Il padre di Al', Wilhelm Pfeiffer, compagno di scuola e di
guerra del vecchio Gruyten, era originario dello stesso villaggio e
fino al matrimonio di Gruyten avevano intrattenuto una debole
amicizia che fin a questo modo: Wilhelm P' aveva cominciato a
scocciare a tal punto Gruyten, che questi non lo sopport pi (H').
I due, infatti, avevano partecipato insieme a una battaglia della
prima guerra mondiale (sulla Lys, come risult poi), e dopo il
ritorno in patria Pfeiffer, allora ventenne, cominci di punto in
bianco (H', anche quanto segue) a trascinare la gamba destra, come
se fosse paralizzata. E va bene, non ho niente in contrario che
qualcuno cerchi di scroccare una pensione, ma quello esagerava, non
parlava d'altro che della sua "scheggia di granata grande come una
capocchia di spillo" che lo aveva colpito in un punto decisivo"; e
quello non mollava, per tre anni trascin la sua gamba da un medico
all'altro, da un ufficio di collocamento all'altro, finch in ultimo
gli diedero una pensione e per di pi gli resero possibile studiare
da maestro. Bene. Bene. Non si vuol far torto al prossimo, e forse
Pfeiffer era... che dico?, davvero paralizzato, ma quella scheggia
non l'ha mai trovata nessuno: non dipender dalla scheggia, non prova
nemmeno che non ci sia, e va bene... infatti prese la sua pensione,
divent maestro, eccetera, ma lo strano che Hubert diventava
maledettamente nervoso appena vedeva spuntare Pfeiffer che trascinava
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giorno della sua nascita, si sono fatte troppe storie. Come c'era da
aspettarsi dai Pfeiffer, si fece ben presto di necessit virt, e il
ragazzo fu considerato il nostro zingaro solo fino al 1933, mentre
da quell'anno in poi passava per un occidentale classico; l'A' ci
tiene a sottolineare che Al' non era affatto un tipo celtico,
equivoco in cui facile cadere, dato che tra i celti frequente il
tipo con gli occhi chiari e i capelli scuri; ad Al' mancava del tutto
- come risulter in seguito - la sensibilit e la fantasia celtiche;
se proprio vogliamo inquadrarlo razzialmente, non c' che la
qualifica di germano mal riuscito. Fu mostrato in giro, sollevato,
definito per mesi, forse per anni un amore, prima che sapesse
parlare in modo un po' articolato si progettavano per lui le pi
folli carriere, soprattutto artistiche, lo si sovraccaric di alte
aspettative: scultore, pittore, architetto (solo pi tardi la
letteratura entr nell'ambito delle fantasticherie familiari. L'A').
Qualunque cosa facesse, veniva giudicata in scala gigante. Poich era
anche un amore di chierichetto (il suo nome di battesimo basta a
indicare a quale chiesa appartenesse), zie, cugine, ecc', vedevano
gi in lui il frate pittore, forse addirittura l'abate che
dipinge. E' comprovato (dalla moglie, oggi sessantaduenne,
dell'albergatore Commer, di Lyssemich, e dalla suocera di lei,
l'ottantunenne nonna Commer, di cui tutto il paese loda la buona
memoria) che il numero dei frequentatori della chiesa fu in continuo
aumento negli anni in cui Al' funse da chierichetto, cio tra il 1926
e il 1933. Oh Dio s, naturalmente ci si andava pi volte anche nei
giorni feriali e poi la domenica al cristello (quale pratica
religiosa fosse questo cristello non siamo finora riusciti a
scoprirlo. L'A'), perch era troppo carino vedere quel birboncello
(nonna Commer). Dovemmo intervistare pi volte il signor Pfeiffer e
sua moglie Marianne nata Tolzem. Forse baster dire che l'ambiente
dei Pfeiffer viene definito un gradino pi su di quello del loro
figliuolo Heinrich: una casa in serie un po' pi grande e
l'automobile c' gi. P' sen', frattanto gi in pensione, continua a
trascinare la gamba. Siccome i P' sono molto comunicativi, nessuno di
loro ha avuto difficolt a parlare di Al'; tutto ci ch'egli ha
prodotto viene conservato in una vetrina, quasi fossero reliquie: di
quattordici conservati, c'erano due o tre disegni niente male:
disegni a matita, colorati, del paesaggio intorno a Lyssemich, la cui
estrema piattezza (differenze di livello che sono inevitabili anche
in pianura, ad esempio avvallamenti provocati da corsi d'acqua e
dell'altezza di sei-otto metri, sono considerate eccezionali) sembra
aver ispirato continuamente Al' a disegnarlo; poich da queste parti
il cielo grava sempre sulla terra, una terra fertile, Al' si
orientato - naturalmente non si potuto scoprire se in maniera
consapevole o no - verso il mistero luministico della pittura
olandese e in due o tre fogli ci si avvicinato. Come fonte luminosa
Al' usa, originalmente, la fabbrica di zucchero di Tolzem, che sposta
pi vicina a Lyssemich, nascondendo il sole dietro il suo fumo
bianco. Non abbiamo potuto verificare, ma solo prendere atto con
scetticismo delle affermazioni dei P', secondo le quali di disegni
simili ce n'erano a centinaia. Alcuni lavoretti fatti da Al' (un
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I
Si parte!
Gi da otto mesi siamo in guerra e non abbiamo ancora sparato un
colpo. Il lungo e freddo inverno servito per un duro addestramento.
Ma ora venuta la primavera e gi da settimane aspettiamo l'ordine
del Fhrer.
In Polonia si combattuto, mentre noi qui sul Reno si stava di
guardia; Norvegia e Danimarca sono state occupate senza che a noi
fosse dato parteciparvi; gi pi d'uno affermava che questa guerra
l'avremmo vissuta solo in patria.
Ci troviamo in un piccolo villaggio dell'Eifel. Ed ecco, il 6
maggio, alle ore 16,30, arriva l'ordine di marciare verso ovest.
Allarme! Viavai di staffette, si mettono i finimenti ai cavalli,
dovunque si affardellano gli zaini, un ultimo grazie agli addetti al
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Ii
La Mosa 1940.
La Mosa non un fiume. E' un'unica vampata di fuoco. Le due sponde
opposte sono montagne che sputano fuoco.
Ogni riparo naturale, in questo terreno ideale per la difesa, viene
sfruttato. Dove la natura fa difetto, supplisce la tecnica. Dovunque
nidi di mitragliatrici: davanti alle rocce, negli anfratti, dentro le
rocce. Antri minuscoli perforati, murati, cementati, sui quali
torreggia un tetto costituito da cinquanta metri di pesante roccia
millenaria.
Iii
Aisne 1940.
Centoventi motori Stuka intonano il loro ferreo canto! Centoventi
Stuka rombano sopra l'Aisne!
Ma nessuno trova il suo bersaglio.
La natura protegge la linea Weygand con una nebbia bassa e fitta.
Su, fante ignoto, oggi, affidato solo a te stesso, dovrai
dimostrare la superiorit del tuo duro tirocinio. La tua volont di
vittoria dovr spezzare la pi tenace resistenza.
Quando scenderai dalle alture del Chemin des Dames, pensa al sangue
che qui stato versato.
Pensaci: migliaia di soldati, prima di te, hanno gi percorso
questa strada.
Tu, soldato del 1940, dovrai arrivarci in fondo.
Hai letto, su quella lapide: Qui sorgeva Ailette, distrutta dai
barbari? Che mentalit criminale acceca i tuoi avversari, che ancor
oggi considerano un barbaro te, che combatti per il tuo diritto alla
vita!
All'alba del 9 giugno la nostra divisione pronta all'attacco. I
camerati di un reggimento fratello hanno il compito di intervenire
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Iv
Un eroe.
La storia di quest'eroe un esempio del valore intrepido e
dell'incondizionato impegno personale degli ufficiali tedeschi. Si
detto che l'ufficiale deve avere il coraggio di morire alla testa dei
suoi uomini. Ma ogni soldato, nel momento che mette piede sul campo
di battaglia e afferra il nemico alla gola, si affratella alla morte.
Getta via dall'animo ogni timore, tende le sue forze come la corda di
un arco, i suoi sensi improvvisamente si aguzzano, egli si getta in
braccio alla fortuna capricciosa e sente, anche senza saperlo, che la
fortuna e il favore degli dei si alleano solo col prode. Gli esitanti
vengono travolti dall'esempio dei coraggiosi, e l'esempio anche di un
solo che insegna il coraggio accende le fiaccole dell'ardimento nel
cuore degli uomini che gli stanno intorno. Tale era il colonnello
Gnther!
V
Il nemico combatte con tenacia, con astuzia e, se accerchiato, fino
all'ultimo. Non si arrende quasi mai. Sono negri del Senegal qui nel
loro elemento, veri maestri nelle imboscate. Stupendamente
mimetizzati dietro radici d'alberi, pareti di frascame naturali o
artificiali, sempre annidati l dove un sentiero o una radura
attirano l'aggressore. Si spara a bruciapelo, quasi ogni colpo va a
segno ed quasi sempre mortale. Anche i cecchini che sparano
dall'alto degli alberi restano perloppi invisibili. Spesso lasciano
che il nemico vada oltre per freddarlo alle spalle. Non si riesce a
eliminarli e insidiano riserve, staffette, ufficiali del comando,
artiglieri. Ormai tagliati fuori, mezzi morti di fame, vari giorni
dopo hanno ancora ucciso qualche militare isolato. Stanno sdraiati,
in piedi o seduti a ridosso dell'albero, spesso avvolti in una rete
mimetica, e spiano la preda. Quando, ogni tanto, si riesce a
scoprirne uno, il selvaggio se n' quasi sempre accorto prima e s'
lasciato cadere dall'alto come un sacco, per poi sparire come un
fulmine nel folto del bosco.
Vi
Avanti, non possiamo soffermarci, qui meno che altrove. Il
battaglione scende a valle senza alcun riparo. Chiss se a destra e a
sinistra sta nascosto, in alto, il nemico... avanti, avanti! E' come
un miracolo, nessuno disturba la nostra avanzata. I villaggi sono
stati depredati e distrutti dai francesi in fuga.
Laggi si vede lo Chemin des Dames, - disse sottovoce un camerata
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Vii
Ogni momento guardiamo l'orologio. Le ultime misure, gli ultimi
accertamenti, le ultime esortazioni. Ed ecco che un colpo squarcia il
silenzio. All'attacco! Le artiglierie tedesche fanno fuoco da dietro
i margini del bosco, dietro file di cespugli. Pian piano il cilindro
di fuoco rotola su, lungo il pendio della riva opposta dell'Aisne.
Tutta la vallata in una nuvola di fumo, tanto che a tratti non
riusciamo a vedere quasi nulla. Sotto il fuoco pi nutrito i genieri
accostano i battelli pneumatici e traghettano la fanteria. Inizia un
duro scontro per l'attraversamento dell'Aisne e del canale. Verso le
dodici, nonostante la disperata resistenza del nemico, l'altura
opposta raggiunta. Dal nostro osservatorio, ormai, non possiamo pi
vedere nulla. L'osservatore avanzato e i due radiotelegrafisti sono
gi andati avanti questa mattina con la fanteria. Nel pomeriggio
arriva anche per l'osservatorio e la postazione d'artiglieria
l'ordine di spostarsi. Il sole ardente. Poco dopo arriviamo
all'Aisne. Il nuovo osservatorio verr piazzato a quota 163.
L'autore, troppo prevenuto in fatto di prosa, deve astenersi da
ogni commento.
Se si sommano tutti i dati obiettivi su Al', se si riducono tutti
quelli non obiettivi al mero nocciolo che potrebbe corrispondere a
quelli obiettivi, avremo forse che in lui c'era un allenatore
sportivo niente male, che come materia secondaria avrebbe potuto
insegnar disegno. Ma dove, dopo alcune carriere interrotte, egli sia
effettivamente approdato, il lettore ormai lo sa: nell'esercito.
Ora, come noto, nemmeno sotto le armi nessuno ti d niente per
niente, no di certo, se si vuol prendere la carriera del
sottufficiale, l'unica aperta ad Al' che, non avendo finito le
scuole medie, aveva solo il titolo elementare (H' sen'). E qui, a
esser giusti, bisogna dire che l'Al' diciassettenne, che dapprima si
present volontario al Servizio del lavoro, poi sotto la naia,
comincia a dimostrarsi giudizioso. Scrivendo ai genitori (lettere che
tutti possono vedere in quella vetrina) usa queste testuali parole:
Ora per, ad onta di ogni pericolo, voglio tener duro, e se anche la
gente mi osteggia, non voglio dargli sempre tutta la colpa, e perci
vi prego, pap e mamma, quando vedete che inizio una carriera, di non
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dice che quando Al' usc un momento per recarsi al gabinetto sulle
scale, Leni gli cav di tasca il foglio di licenza e storse il
nasetto per l'eccessiva durata della licenza stessa. Una cosa, qui,
senz'altro errata: Leni non ha un nasetto, ma un naso di giuste
proporzioni e assai ben fatto.
Siccome Alois non manifestava alcuna intenzione seduttrice o
simile, a tarda sera, dopo che si era stati l seduti senza dir
niente, a bersene tutto il mio caff, non rest altro da fare che
presentarsi alle rispettive famiglie. Cosa imbarazzante: si and
prima dai Pfeiffer, che abitavano molto fuori mano, in periferia, da
quando il vecchio P' era stato trasferito in citt. Il vecchio P',
nascondendo a fatica il suo trionfo, si tir fuori di bocca un
rimprovero: Come hai potuto far questo alla figlia del mio vecchio
amico! La signora P' si limit a un insipido queste cose non si
fanno. L'allora quindicenne Heinrich Pfeiffer crede di ricordare
perfettamente che quella notte la passarono bevendo caff e cognac
(commento della signora P': Per un'occasione simile, crepi
l'avarizia) e architettando elaborati progetti matrimoniali. Leni
taceva, tanto pi che nessuno le chiedeva niente. Finalmente si
addorment, mentre si continuava ad architettar progetti, si
discussero perfino i minimi particolari riguardanti la grandezza e
l'arredamento della casa (Meno di cinque stanze non pu darle, a sua
figlia: un suo preciso dovere verso di lei e "Mogano, meno di cos
escluso. Forse la volta buona che costruisce una casa per se
stesso o almeno per sua figlia).
Verso mattina (tutto secondo Heinrich P') Leni fece un tentativo
apertamente provocatorio di comportarsi come una prostituta. Fum due
sigarette di seguito, aspir, soffi il fumo attraverso il naso,
s'impiastricci di rossetto. Da un telefono del vicinato chiamarono
un tass (stavolta il signor P': Crepi l'avarizia) (Che avarizia?
L'A'), e si and in casa Gruyten, dove - d'ora innanzi dobbiamo
ricorrere alla testimone van Doorn, dato che Leni persiste a tacere arrivarono a un'ora indiscreta, cio verso le sette e mezzo del
mattino. La signora Gruyten, dopo aver dormito poco (allarme aereo e
primo raffreddore del suo figlioccio Kurt), stava ancora in letto e
faceva colazione (Caff, pane tostato e marmellata di arance, lo sa
quanto era difficile trovare della marmellata di arance nel 1941? Ma
che cosa non avrebbe fatto, lui, per lei?)
Eccola l, dunque, Leni, "risorta il terzo giorno"... mi fece
proprio quest'impressione, corse subito da sua madre, l'abbracci,
poi and in camera sua, mi preg di portarle la colazione e - se lo
immagina? - si sedette al pianoforte. La signora Gruyten, devo
renderle questa giustizia, si "sollev" - non so se mi spiego -, fece
la sua toeletta in tutta calma, si mise la mantiglia - un capo
antico, bellissimo, che passava sempre in eredit alla figlia minore
della famiglia Barkel -, and nel soggiorno dove attendevano i
Pfeiffer e disse, gentile: "Prego, che cosa desiderano?" Ci fu subito
una discussione a proposito del "lei": "Ma Helene, adesso a un tratto
ci dai del lei?" e la signora Gruyten: "Non ricordo di aver loro mai
dato del tu", e allora la vecchia Pfeiffer: "Siamo venuti a chiederle
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trova complessivamente nell'enciclopedia alle voci l', p', r', b', d'
e s'. Non una parola sull'Unschuld, non nemmeno nominata.
Maledizione, ma dove siamo? Forse che per i tedeschi il diritto
scolastico pi importante del riso e del pianto, del dolore, della
sofferenza e della beatitudine? Che manchi l'Unschuld molto
irritante, cos difficile venire a capo di questo concetto senza
dizionario. Che la scienza, alla fine, ci pianti davvero in asso?
Basta dunque dire che Leni, quel che fece, lo fece in tutta Unschuld,
e senza virgolette? Leni, cui l'A' teneramente affezionato, non pu
essere capita senza questo concetto. Che tuttavia non fosse incapace
di agire con piena consapevolezza lo vedremo presto - tra un anno
circa - quand'essa avr quasi esattamente ventun anni.
Che donna mai questa che, facendosi giudicare un'elegantona
bionda, se ne va in giro in piena guerra con la sua macchina di
lusso e corrompe giardinieri chiacchieroni (che probabilmente si sono
permessi qualche approccio nell'ombra del giardino conventuale) per
portare caff, pane e sigarette a una monaca disprezzata e
chiaramente condannata a morire di stenti, e che non dimostra il
minimo terrore quando quella dice, fissando la porta: Il Signore
vicino, il Signore vicino, e quando la stessa, alla vista del
crocifisso, dice: Questo non lui? Essa balla mentre tutti gli
altri fanno la morte dell'eroe, va al cinema mentre cadono le bombe,
si lascia sedurre, sposare da un giovanotto, per non dir altro, non
poi tanto imponente, va in ufficio, suona il pianoforte, rifiuta
l'avanzamento a direttrice, e mentre in guerra muore sempre pi
gente, continua ad andare al cinema a vedere film come Il gran re e I
veltri del cielo. Di questi due anni di guerra non ci restano che una
o due frasi di lei che si possano citare alla lettera. Naturalmente
apprendiamo qualcosa dagli altri, ma possiamo fidarcene? Sappiamo che
di tanto in tanto la si sorprende in camera sua che scuote la testa
leggendo la propria carta d'identit con fotografia, dove risulta
come Helene Maria Pfeiffer nata Gruyten, nata il 17 agosto 1922.
Marja inoltre osserva che i capelli di Leni sono di nuovo al loro
massimo splendore; che Leni (fra le altre cose, s'intende) odia la
guerra e pi ancora della guerra le domeniche, perch non ci sono
panini freschi.
Non nota Leni la strana serenit di suo padre, che ora, nel pieno
della sua eleganza (Lotte H') trascorre la maggior parte della
giornata nel suo ufficio in citt, dove conferisce, ormai tutto
capo progettatore, non pi proprietario, nemmeno socio, con
unicamente un abbastanza cospicuo stipendio fisso pi le spese?
Con nient'altro che disprezzo, dimostrato solo con smorfie e
sollevamenti di sopracciglia, Leni accoglie la notizia che suo
suocero, per aver partecipato a una battaglia combattuta ventitre
anni addietro, intende non solo fregiarsi della Croce di guerra, ma
addirittura della Croce di Ferro di 2a categoria, e che sta a
rompere i timpani al suo amico Gruyten, che naturalmente nel suo
ufficio di citt tratta ogni tanto anche con generali, perch lo
aiuti a ottenere quell'ambita decorazione. Tuttavia, nessun medico ha
ancora scovato quella scheggia di granata grande come una capocchia
di spillo che ebbe come conseguenza la rigidit permanente della
100
quando una volta tanto volevo portarle dove abito: niente da fare, le
dico, tanto meno da fare quanto pi erano puttane, neanche i soldi
servivano.
Interrogato su Leni, si dimostr quasi imbarazzato. S,
naturalmente, la Pfeiffer... vuole che non la ricordi? Come se
potessi dimenticarmela! La Leni. E' chiaro, tutti gli uomini ci
stavano dietro, si pu dire tutti, anche quel furbetto di Walter
(alludendo all'ormai settantenne Pelzer. L'A'), ma nessuno che avesse
proprio il coraggio. Quella era inavvicinabile, non nel senso che
fosse una puritana, questo no, io poi ch'ero il pi vecchio - gi
allora ero a met della cinquantina - non sono neanche stato a
calcolare le mie probabilit, degli altri credo che ci abbia provato
solo Kremp, che noi chiamavamo quello schifo di Heribert", e quello
l lei lo ha respinto con una cos fredda strafottenza che lui ci ha
rinunciato. Fino a che punto si sia azzardato il piccolo Walter non
lo so... ma certo non arrivato con lei dove voleva, e per il resto
non c'erano con noi altro che donne, si sa, era la guerra, e le donne
erano divise in due partiti abbastanza uguali, pro e contro... non
pro e contro Leni, ma pro e contro quel russo, che pi tardi venne
fuori ch'era l'uomo del suo cuore. Se lei considera che tutta 'sta
storia durata quasi un anno e mezzo, e che nessuno, non uno di noi
ha notato niente di serio, bisogna dire che sono stati veramente
abili e prudenti. Be', del resto il rischio era grosso: due teste,
come minimo una e mezza. Accidenti, ancora a posteriori mi sento un
brivido freddo gi per la schiena fino all'osso sacro se penso a
quello che ha rischiato 'sta ragazza. Sul lavoro? Com'era sul lavoro?
Be', forse sono un po' prevenuto perch le volevo bene, ma bene sul
serio, certe volte come si vuol bene a una figlia che non si mai
avuta, oppure... tutto sommato, avevo trentatre anni pi di lei...
come un'innamorata che non sar mai tua. Insomma, Leni era un talento
naturale: e con questo detto tutto. Avevamo solo due giardinieri di
professione, se ci mette anche Walter, tre, ma Walter aveva in testa
solo i suoi libri e la sua cassa. Perci due: la Hlthohne, che per
era una fiorista intellettuale, tipo "movimento giovanile", aveva
frequentato le scuole medie, si era diplomata e poi si era data alla
fioricultura, un tipo romantico, innamorata della terra, del lavoro
manuale e cos via... per ci sapeva fare; poi c'ero io. Tutti gli
altri non avevano nessuna preparazione speciale, la Heuter, Kremp, la
Schelf, la Kremer, la Wanft, la Zeven: tutte donne, non pi tanto
fresche, comunque nessuna che venisse voglia di stendere, una volta
tanto, tra la torba e il tulle. Ebbene, dopo due sole giornate di
lavoro capii che la Pfeiffer non sarebbe mai stata adatta per
confezionare l'anima delle corone, lavoro grossolano e relativamente
duro affidato al gruppo Heuter-Schelf-Kremp: gli si dava
semplicemente un elenco, un mucchio di verde che variava a seconda di
quello che avevamo, pi tardi quasi solo fogliame di quercia, di
faggio, pinastro, e poi le misure, in genere grandezza normale, ma
per i funerali solenni avevamo delle sigle convenzionali: G1, G2, G3,
cio gerarca di prima, seconda, terza classe; quando in seguito venne
fuori che, nella nostra contabilit interna, avevamo anche la
qualifica E1, E2, E3 per eroi di prima, seconda, terza classe, ci fu
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una grana con quello schifo di Kremp, che ci vedeva non so che
oltraggio e si sentiva oltraggiato anche lui perch era un eroe di
seconda classe: gamba amputata, un paio di decorazioni e medaglie.
Dunque dicevo che Leni non era fatta per quel gruppo l, me ne
accorsi subito e la misi nel gruppo decoratori, dove lavorava con la
Kremer e la Wanft... Be', le dico, era un genio naturale della
decorazione o, se preferisce, una superdecoratrice. Avrebbe dovuto
vedere come ci sapeva fare con le foglie di lauroceraso, con quelle
di rododendro, a quella s che le si poteva affidare il materiale pi
prezioso: non andava perso nulla, mai che rompesse qualcosa, e poi
aveva capito subito quello che molti non capiranno mai: cio che il
punto focale, il centro di gravit della decorazione si trovano nel
quarto superiore sinistro della corona: di l si diffonde in tutta la
corona un movimento ascensionale gioioso, si potrebbe quasi dire
ottimista; se invece lei mette il centro della decorazione a destra,
d subito un'impressione di pessimismo, come di qualcosa che cada.
Mai le sarebbe venuta l'idea, a quella, di mescolare motivi
ornamentali geometrici e vegetali: mai, le dico. Quella era un tipo
aut-aut, ed una cosa che si manifesta anche nel decorare una
corona. Quello che per le dovetti togliere, insistendo ripetute
volte e con molta energia, era la sua predilezione per le forme
puramente geometriche - rombi, triangoli - e si figuri che una volta,
infatti - e per di pi con una corona tipo G1 - a forza di giochi
geometrici, certo non intenzionalmente, ti aveva fatto venir fuori
una stella di Davide tutta di margherite, le era semplicemente nata
tra le mani cos, e forse Leni non sa neanche oggi perch
m'innervosii tanto da trattarla male: pensi che quella corona, senza
che nessuno la controllasse, sarebbe arrivata dritta sul carro
funebre. E poi, la gente preferiva le forme vagamente vegetali, e
Leni, in questo, era brava a improvvisare: c'intrecciava cestelli,
addirittura uccellini - be', se non proprio vegetali, erano motivi
organici - e quando, per una corona G1, occorrevano le rose e il
piccolo Walter ce le forniva senza risparmio, se addirittura si
trattava di rose scelte e ancora quasi in boccio, allora Leni
diventava un'artista: faceva nascere interi quadri di genere, peccato
in fondo che durassero cos poco: un parco in miniatura con laghetto
e cigni... be', le dico solo questo: se ci fossero stati dei premi,
lei se li sarebbe beccati tutti, e poi la cosa pi importante, almeno
per Walter: con poco materiale Leni otteneva effetti molto pi
vistosi che altri con molto. Sicch, oltre tutto, faceva anche
risparmiare. Poi la corona finita passava al gruppo consegne,
composto della Hlthohne e della Zeven... ma alla fine non usciva una
corona che non fosse passata per le mie mani. La Hlthohne doveva
controllare la base e la decorazione, se necessario correggerle, e la
Zeven era, come la chiamavamo noi, la "nastraiola", attaccava alla
corona i nastri che ci avevano fornito in citt, e l chiaro che
bisognava fare un'attenzione del diavolo perch non ci fossero
scambi. Se uno che aveva ordinato una corona con la scritta "A Hans
l'ultimo saluto di Henriette", se ne vedeva arrivare una col nastro
"Emilia al suo indimenticabile Otto" o viceversa, cosa pi che
possibile con tutte le corone che facevamo, be', poteva succedere un
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superficiale, una cosa sola non e non mai stata: una fraschetta.
Questo no. Mai.
Nel '45 non mi hanno dato nessun risarcimento perch non si riusc
a capire se mi fossi nascosta come separatista o come ebrea. Per
separatisti datisi alla macchia non c'era naturalmente nessun
indennizzo... e quanto all'ebrea, be', dimostri un po' lei che
fallito volontariamente per sviare l'attenzione delle autorit.
Quello che ho ottenuto, e anche questo solo grazie a un amico che
stava nell'esercito francese, stata una licenza di coltivare e
vendere fiori, e gi alla fine del '45, quando Leni se la passava
molto male col suo bambino, me la sono presa nel negozio, e l'ho
tenuta con me per ventiquattro anni, fino al 1970. Non dieci, non
venti, ma pi di trenta volte le ho offerto di dirigere una filiale,
di diventare mia socia, e Leni avrebbe potuto servire i clienti,
vestita bene, nel locale di vendita; invece preferiva starsene, col
suo camiciotto, in quel freddo retrobottega, a intrecciar ghirlande e
a legar mazzi di fiori. Nessuna ambizione di andare pi avanti, pi
in alto, nessuna ambizione. A volte penso che sia una sognatrice. Un
po' matta, ma tanto tanto cara. E inoltre - e anche in questo vedo
qualcosa di proletario - abbastanza viziata: lo sa che Leni, di
professione operaia e con una paga settimanale di cinquanta marchi al
massimo, ha tenuto anche durante la guerra la sua vecchia cameriera;
e lo sa che cosa le coceva, quella, con le proprie mani? Dei panini
freschi, croccanti, le dico, tanto che a volte mi veniva l'acquolina
in bocca e - anche se mi chiamavano la "dama" - ero l l per dirle:
"Senta, piccina, mi lasci dare un morso, per favore, solo un morso".
E lei me lo avrebbe permesso, pu star sicuro... ah, se glie lo
avessi chiesto, e se lei ora, quando le va male, non avesse scrupoli
a chiedermi dei soldi! Ma sa che altro , la Leni? E' orgogliosa.
Orgogliosa come le principesse delle fiabe. Quanto alle sue capacit
di decoratrice, l'hanno molto sopravvalutata: certo, era abile e
capace, ma per i miei gusti le sue decorazioni erano troppo simili
alla filigrana, troppo fini, quasi un ricamo, pi che un bel lavoro a
maglia a grana grossa; sarebbe stata bravissima a lavorare l'oro e
l'argento, ma coi fiori - questo forse la sorprender - a volte
bisogna avere un tocco energico e un po' rude: questo Leni non lo
faceva mai, la sua decorazione dimostrava coraggio ma non audacia. Se
per si considera che non aveva nessuna preparazione, un grosso
risultato, soggettivamente, che avesse imparato cos presto.
Siccome la teiera non veniva pi sollevata, l'astuccio d'argento
non pi aperto e offerto, l'A' ebbe l'impressione che il colloquio
fosse finito (e per allora infatti bastava, come poi risult chiaro).
Gli parve che Frau Hlthohne avesse contribuito in maniera
determinante a completare il ritratto di Leni. Frau H' gli permise
ancora di dare un'occhiata al suo piccolo studio, dove da qualche
tempo si dedica di nuovo all'architettura applicata ai giardini. Per
le citt del futuro essa progetta giardini pensili cui d il nome
di Semiramide: secondo l'A', un nome che non testimonia di una
grande inventiva per una lettrice cos appassionata di Proust. Al
termine gli rimase l'impressione che questa visita fosse senz'altro
finita, ma che altre visite non fossero escluse, perch sul volto di
117
presentarvi il protagonista maschile della prima parte. Pi d'uno non solo Frau Ilse Kremer - e finora quasi tutti senza arrivare a un
risultato, si gi chiesto come mai quest'uomo, un cittadino
sovietico di nome Boris Lvovic Koltovskij, si sia trovato nella
situazione privilegiata di poter lavorare, nel 1943, in una
ghirlanderia tedesca. Poich Leni non si sbottona molto nemmeno
quando si tratta di Boris, ma di tanto in tanto qualcosa dice, dopo
tre anni di insistenze da parte di Lotte, Margret e Marja tutte
insieme, si decise a nominare due persone che avrebbero potuto dar
ragguagli su Boris Lvovic. La prima di queste persone lo ha appena
conosciuto, ma intervenuta in maniera determinante nel suo destino.
Ne ha fatto un beniamino della sorte intervenendo, ripetiamo, nel suo
destino con potenza e coerenza, al caso anche disposto a pagare di
persona. E' un altissimo personaggio a sfondo industriale che in
nessun caso, a nessun prezzo vorrebbe essere nominato. L'A' non si
pu permettere la minima indiscrezione, gli costerebbe troppo cara, e
poich l'ha promessa solennemente anche a Leni - la discrezione, cio
-, naturalmente a voce, egli vorrebbe comportarsi da gentiluomo e
mantenere ci che ha promesso. Purtroppo il suddetto personaggio ha
scoperto Leni molto tardi, troppo tardi, solo nel 1952, perch solo
in quell'anno venne a sapere che Boris era undoppio beniamino della
sorte: non solo poteva lavorare nel laboratorio di Pelzer, ma fu
anche lui l'uomo che Leni pareva aspettare. Su Boris sono caduti
quasi tutti i sospetti possibili: che fosse una spia introdotta
segretamente dai tedeschi per sorvegliare Pelzer e il suo personale
assortito, e poi naturalmente che fosse una spia sovietica.
Sorvegliare che cosa? I segreti della confezione di corone da morto,
in Germania, durante la guerra? O il morale non granitico dei
lavoratori germanici? Quello che non si discute che fosse un
beniamino della sorte. E basta. Alla fine del '43, quando entr in
scena, era alto - dobbiamo accontentarci di una stima
approssimativamente tra m 1,76 e 1,78; magro, biondo, pesava - con
una verosimiglianza che rasenta l'incertezza - non pi di 54 chili e
portava un paio di occhiali di dotazione all'Armata rossa. Quando
entr nella vita di Leni aveva ventitre anni, parlava correttamente
il tedesco, seppure con accenta baltico, il russo invece come un
russo. Nel 1941 era ancora venuto in Germania da pacifico viaggiatore
e un anno e mezzo pi tardi torn, come prigioniero di guerra
sovietico, in questo strano (per taluni misterioso e allucinante)
paese. Era il figlio di un lavoratore russo promosso a funzionario
della missione commerciale sovietica a Berlino, aveva in testa alcune
poesie di Trakl, persino alcune di Hlderlin, nell'originale,
s'intende, ed era stato tenente dei pionieri come ingegnere stradale
diplomato. Qui dobbiamo chiarire altri favoritismi della sorte che
non sono da imputare all'A'. Chi poteva vantarsi di aver per padre un
diplomatico e per protettore una personalit altolocata
dell'industria bellica? E perch mai nessun tedesco funge qui da
protagonista? N Erhard n Heinrich n Alois n il vecchio G' n il
vecchio H' n il giovane H', nemmeno quel considerevole personaggio
di Pelzer o l'amabilissimo Scholsdorff, che sar infelice sino alla
fine dei suoi giorni al pensiero che un uomo dovette andare in
121
aveva solo due o tre anni, durante la guerra civile, sua madre lo
nascose in un villaggio della Galizia, in casa di una vecchia amica,
e quell'amica aveva una nonna ebrea che si prese in casa il ragazzo
quando l'amica venne fucilata, e allora lui per un anno o due ha
giocato in quel villaggio in mezzo ai bambini ebrei, poi morta
anche quella nonna e qualche altra nonna si presa su il piccolo, di
cui nessuno sapeva pi bene la provenienza. E un bel giorno questa
nonna scopre che il piccolo Boris non era ancora stato circonciso, e
naturalmente pensa a una dimenticanza della nonna morta e ci provvede
lei... insomma, Boris era circonciso. Pensai di diventar matto. L'ho
interrogato, gli ho detto: "Boris, sai bene che non ho pregiudizi,
ebbene dimmi, sei un ebreo s o no?" E lui mi ha giurato: "No che non
lo sono, se lo fossi te lo direi". Be', del resto non aveva nemmeno
un'ombra di pronuncia ebraica, ma insomma era una brutta notizia lo
stesso, perch nel nostro lager c'erano diversi antisemiti che,
sapendolo, lo avrebbero tormentato o addirittura denunciato ai
tedeschi. Gli ho chiesto: "E come hai fatto a passare le visite
eccetera, voglio dire, a passare col tuo, diciamo, prepuzio diverso?"
E lui mi ha detto che aveva un amico, uno studente di medicina a
Mosca, che aveva capito il pericolo della cosa e gli aveva
riattaccato l'affare con un pezzo di budello di gatto - un lavoro
pulito, ma dolorosissimo - prima che lui andasse sotto le armi, e
l'affare aveva tenuto finch... be', finch erano venuti questi
continui stati di eccitazione, e allora addio cucitura: si era
staccato. Ora voleva sapere se le donne, eccetera. Be', fu un altro
motivo, per me, di piangere la notte e sudar sangue: non questo
problema delle donne... non ne so niente, se le donne lo notano e che
cosa... No, ma il fatto che Viktor Genrichovic era un antisemita
arrabbiato, e tra di noi ce n'erano alcuni che per invidia e
diffidenza lo avrebbero senz'altro denunciato ai tedeschi: e poi...
be', a quel punto nessun personaggio altolocato avrebbe pi potuto
salvarlo. Ogni confacevolezza sarebbe andata a quel paese.
Il personaggio altolocato: Devo confessarle che me la presi molto
con lui quando venni a sapere, pi tardi, che aveva stretto una
relazione amorosa. Eh s, molto. Ora si esagerava. Avrebbe dovuto
sapere quant'era pericoloso e immaginare che noi tutti che lo
proteggevamo - e lui sapeva bene di essere protetto - ci saremmo
trovati in una situazione spiacevole. Perch in quel caso sarebbero
risaliti su su lungo tutta la catena dei protettori. Lei sa bene che
in casi simili non c'era remissione. Bah, comunque finita bene, mi
sono solo spaventato a posteriori e anche di fronte alla signorina...
alla signora Pfeiffer non ho nascosto la mia costernazione per tanta
ingratitudine. S, ingratitudine, io la chiamo cos. Mio Dio, per un
affare di donne! Naturalmente dai miei intermediari ricevevo continue
notizie su come stava e qualche volta sono stato tentato di andarlo a
vedere in occasione di un viaggio di servizio. Ma una tentazione
cui ho saputo resistere sino in fondo. Mi dava gi abbastanza
seccature perch certe volte in tram - non so se coscientemente o no
- provocava la gente. S, arrivavano lagnanze sul suo conto e sulla
sua guardia personale, e von Kahm fu costretto a controllarle. Deve
131
giorni, lavorava con Kremp nella squadra che fabbricava l'anima delle
corone. Era una cosa ovvia, per Leni, offrire una tazza di caff a
uno che non aveva n una tazza n il caff... ma crede che si
rendesse conto di quanto fosse politico quell'atto? Notai ch'era
impallidita persino Ilse Kremer: perch quello lo sapeva bene quanto
fosse politico portare a un russo una tazza di caff puro per un
terzo, che col suo solo aroma ti ammazzava tutte le altre miscele
fasulle. Kremp allora che ti fa? Quasi sempre, quando sedeva a
lavorare, si staccava la gamba finta a cui non si era abituato bene.
Dunque, ti stacca la protesi dalla parete, dove l'aveva agganciata bello spettacolo, non le pare, quella gamba finta sempre attaccata al
muro - e fa saltar via la tazza di mano al russo, che ti rimane
scombussolato. Segu quello che credo si chiami un silenzio mortale,
ma anche questo cosiddetto silenzio mortale - cos lo chiamano nella
letteratura, nei libri che leggo adesso ogni tanto - aveva le sue
variazioni: mortale ma di approvazione nella Schelf e nella Wanft,
mortale ma neutrale nella Heuter e nella Zeven, mortale ma pieno di
simpatia nella Hlthohne e in Ilse. Be', spaventati, mi creda, lo
eravamo tutti, tranne il vecchio Grundtsch, che stava accanto a me,
appoggiato alla porta dell'ufficio e rideva. S, aveva un bel ridere,
era considerato un irresponsabile e non aveva molto da temere, bench
fosse un furbo di tre... ma che dico?, di sei cotte. Che cosa ho
fatto? Dalla porta dell'ufficio, tanto ero nervoso, ho sputato nel
laboratorio, e se la cosa esiste e sono riuscito a esprimerla, era
uno sputo assolutamente ironico, che and a cadere molto pi vicino a
Kremp che a Leni. Mio Dio, come spiegare certi particolari
politicamente importanti: che il mio sputo and a cadere pi vicino a
Kremp che a Leni? E come spiegare ch'era uno sputo ironico? Intanto
continua quel silenzio mortale, e Leni che ti fa, mentre regna, be'
diciamo una tensione spasmodica e angosciosa? Che cosa ti fa?
Raccoglie la tazza, ch'era caduta senza rompersi sugli avanzi di
torba in polvere disseminati tutt'intorno, la raccoglie, va al
rubinetto, la sciacqua con cura - in maniera addirittura provocatoria
- e credo che da quel momento decise di essere proprio provocatoria.
Mio Dio, lei sa che a una tazza si pu dare una sciacquatina alla
svelta, magari anche a fondo, ma lei te la lavava come se fosse un
vaso sacro. Dopo di che fece una cosa del tutto inutile: l'asciug
con la stessa cura usando un fazzoletto pulito, poi torn alla sua
caffettiera, vers nella tazza la seconda porzione - sa, era una di
quelle piccole caffettiere a due tazze - e la porta, serafica, al
russo, senza dare neanche un'occhiata a Kremp. E non lo fece in
silenzio. No, disse anche: "Si serva, prego". Adesso toccava al
russo. Lui certo sapeva quanto fosse politica la situazione... un
ragazzo nervoso, ipersensibile, mi creda, di una finezza!... be', pi
d'uno avrebbe potuto farsene dare una fetta, pallido, con quei suoi
buffi occhiali di nichel e quei capelli biondi, sbiaditi, un po'
crespi, sembrava quasi un angioletto quel ragazzo... che cosa ti fa,
che cosa ti fece? Continua quel silenzio mortale, e tutti sentono che
sta per succedere qualcosa di decisivo. Leni ha fatto la sua parte...
e lui? Ebbene, lui accetta il caff e dice forte e chiaro, nel suo
tedesco impeccabile: "Grazie, signorina", e comincia a bere, con la
134
dei denti d'oro. Gli americani, con le loro fobie igieniche, pagavano
quel lavoro in maniera fantastica, ed eccoti, un'altra volta, molti
dollari legali e illegali in un tempo che di dollari ne vedeva pochi
e il nostro ometto si fa un altro paio di terreni, appezzamenti
minuscoli, ma stavolta proprio nel cuore della citt, dov'erano
falliti piccoli negozianti di alimentari e artigiani.
Riassunto del colloquio sotto l'oleandro: Walter aveva quattro
anni quando io, che ne avevo quattordici, andai a imparare il
mestiere dal vecchio Pelzer, e noi tutti, anche i suoi genitori, lo
chiamavamo Walterchen (Valterino), e questo gli rimasto. Erano
brava gente, i suoi genitori, lei un po' troppo devota, sempre in
chiesa eccetera, lui un pagano convinto, se ha un'idea di che cosa
volesse dire nel 1904. Naturalmente aveva letto Nietzsche, leggeva
Stefan George, era non proprio un sognatore, ma certo un po' tra le
nuvole; gli affari non lo interessavano molto, solo la coltivazione,
gli esperimenti fatti in base a nuove formule: cercava non solo il
famoso fiore azzurro, ma anche quello nuovo, fece parte fin
dall'inizio della Jugendbewegung (1), dove trascin anche me. Ancor
oggi posso cantarle tutte le strofe della canzone I lavoratori. E
Grundtsch cant: Chi scava l'oro?@ Chi martella il bronzo e il
sasso?@ Chi tesse panni e seta?@ Chi cura il grano e l'uva?@ Chi ai
ricchi d alimento@ e vive nello stento?@ Sono i lavoratori@ il
proletariato!@ Chi sgobba e suda e pena@ dall'alba fino a sera?@ Chi
agli altri d ricchezza@ e ogni comodit?@ Chi manda avanti il mondo@
ma il gran diseredato?@ Sono i lavoratori@ il proletariato!@
Be', ragazzo di quattordici anni lasciai il pi miserabile di
tutti i villaggi dell'Eifel per andar a imparare il mestiere da
Pelzer. Lui mi ha destinato una cameretta nella serra, con un letto
un tavolo una sedia, proprio vicino alla stufa - mi dava da mangiare
e un po' di soldi - e lui stesso non aveva pi da mangiare n pi
soldi di me. Eravamo comunisti senza conoscere quella parola n saper
bene che cosa fosse. La moglie di Pelzer, Adelheid, mi mandava dei
pacchi quando dovetti fare il servizio militare, tra il 1908 e il
1910. E sa dove mi hanno spedito? Ma a casa mia, naturalmente, a
Bromberg. Ma io dove andavo quand'ero in licenza? Non al paese, in
quella topaia dominata dai preti, ma da Pelzer. Be', Walterchen,
all'aperto e nella serra stava sempre a giocarci tra i piedi, un bel
ragazzino, calmo, non affettuoso, non scostante. A pensarci bene, sa
che cosa lo faceva cos diverso da suo padre? La paura. Walterchen
aveva paura. C'erano sempre grane con ufficiali giudiziari e cambiali
in protesto, e un paio di volte noi assistenti abbiamo raggranellato
i nostri pochi risparmi per evitare il peggio. Il giardinaggio non
mai stato un grande affare, lo diventato solo adesso, che la mania
dei fiori si abbattuta sull'Europa intera. E Heinz Pelzer, intanto,
sempre a dar la caccia al suo fiore speciale. Pensava che i tempi
nuovi avessero bisogno di un fiore nuovo, immaginava qualcosa di
assurdo che non ha trovato mai, bench per anni e anni, col fare
misterioso di un inventore, abbia continuato a trafficare, concimare,
tagliare, innestare tra vasi e aiuole: non gli venivano che tulipani
degenerati o rose pervertite, insomma dei brutti bastardi. Be', e
Walterchen, quando a sei anni cominci ad andare a scuola, aveva in
145
cose non dovevano dirsi! Origini, stato d'animo, come si viveva nel
lager, politica, guerra, cibo. Naturalmente Leni aveva da fare con
lui anche per lavoro, gli doveva portare le corone finite, no?, e la
consegna durava magari mezzo minuto, di cui dieci secondi potevano
servire per bisbigliarsi rapidamente qualcosa. Certe volte, poi,
senza doverlo combinare loro stessi, avevano da lavorare insieme
nell'ufficio di Pelzer, quando Leni gli dettava i quantitativi di
fiori usati o doveva controllar qualcosa nell'armadio dei nastri.
Be', in quei casi a volte ci scappava un minutino extra. Dovevano
comunicare tra loro con delle abbreviature, no?, ma prima mettersi
d'accordo, appunto, sulle abbreviature. Quando Boris diceva "due",
Leni sapeva che quel giorno c'erano stati due morti al lager. E poi,
si sa, perdevano un sacco di tempo con domande in s superflue, ma
necessarie a ogni innamorato, come "Mi ami ancora?" e cos via, e
anche qui bisognava abbreviare. Se Boris diceva, ad esempio: "Ancora...
come me?", Leni sapeva che voleva dire: "Mi ami ancora, come io amo
te?", e poteva rispondere in fretta "S s s", cosa che certo non
portava via molto tempo. Poi lei, s'intende, ogni tanto doveva
mettere in giro un paio di sigarette per farsi amico quel nazista con
la gamba amputata - non ricordo pi il suo nome - e doveva farlo con
molta, molta prudenza perch quello non s'insospettisse: non doveva
sembrare una mossa per ingraziarselo n un tentativo di corruzione,
ma cos, solo un naturale atto di gentilezza tra compagni di lavoro,
e quando al nazista - magari nel corso di un mese - aveva dato
quattro o cinque sigarette, poteva darne una, apertamente, anche a
Boris, e Pelzer qualche volta saltava fuori a dire: "Ragazzi, andate
un po' fuori, fatevi una pausa e fumate una sigaretta all'aria
fresca", e allora poteva uscire anche Boris e, l fuori, fumarsi
apertamente una sigaretta, e lui e Leni potevano conversare insieme,
di fronte a tutti, per due o tre minuti, per in modo che nessuno
capisse quello che dicevano. E poi, di tanto in tanto, si ammalava
anche il nazista, e anche quell'altra antipatica, e certe volte tutti
e due insieme; c'erano dei casi fortunati, quando erano ammalati
contemporaneamente tre o quattro lavoranti e Pelzer era assente, e
Boris svolgeva una parte della contabilit e Leni l'altra: be', in
quelle occasioni se ne stavano seduti insieme in ufficio, alla luce
del giorno, per venti o anche solo per dieci minuti, e potevano fare
un vero discorso, parlare dei loro genitori, della loro vita, Leni
parlare di Alois... Era gi passata un'eternit, credo che avessero
gi persino fatta quella cosa, come diceva Leni, e lei non sapeva
ancora quale fosse il cognome di lui. "Perch, - mi diceva, - perch
dovevo saperlo prima, avevamo cose pi importanti da dirci, e io gli
ho detto che mi chiamavo Gruyten, non Pfeiffer come c' sui
documenti". E come Leni si studiata la situazione bellica per
poterlo informare esattamente sulla linea del fronte! Riportava su un
atlante tutto quello che sentivamo da Radio Londra e le assicuro che
sapeva alla perfezione che ai primi di gennaio del '44 il fronte
passava ancora per Krivoi Rog e che a met marzo c'era stata una
battaglia nella sacca di Kamenec-Podolskij e che a met aprile i
russi erano gi alle porte di Leopoli, e poi sapeva a menadito chi
puntava, da occidente, suAvranches Saint-L e Caen: gli americani,
156
melodia improvvisata... per dare una gioia a lui, e infatti glie l'ha
data, ma ci sono anche state delle grane con quel nazista, che un
giorno le ha urlato in faccia chiedendole che cos'era quella roba, e
lei ha risposto che citava soltanto un poeta tedesco, e scioccamente
Boris intervenuto e ha detto che lo conosceva, quel poeta tedesco,
che proveniva dalla Ostmark (2) - ha detto veramente Ostmark! - si
chiamava Georg Trakl e cos via. Il nazista ci ha visto rosso
all'idea che quel bolscevico conoscesse la poesia tedesca meglio di
lui; andato a informarsi alla direzione del partito o qualcosa di
simile se quel Trakl fosse un bolscevico, e penso che gli abbiano
risposto che Trakl andava bene. Ma andava anche bene che un russo
sovietico, un essere inferiore, un comunista conoscesse cos bene
quel Trakl? E allora immagino gli abbiano detto che i sacri valori
culturali tedeschi non dovrebbero finire in bocca a un essere
inferiore. In effetti ci furono altre grane perch Leni - be', in
quel tempo era insolente, sicura di s e aveva un aspetto
meraviglioso perch era amata come me non mi ha mai amato nessuno,
nemmeno Schlmer (forse mi avrebbe amata cos Heinrich) - be',
proprio quel giorno Leni cant la canzone di Sonja: La sera torna in
vecchi giardini la vita di Sonja, azzurra quiete... il nome Sonja
torna quattro volte. E' il nazista a gridare che Sonja era un nome
russo, che quello era tradimento o gi di li. E Leni, pronta: Anche
Sonja Henie si chiamava Sonja e ancora un anno prima lei aveva visto
un film intitolato Il maestro di posta, con tutti russi e una ragazza
russa. Questa disputa venne poi troncata da Pelzer col dire ch'erano
tutte fregnacce e che Leni, naturalmente, aveva diritto di cantare
durante il lavoro e che se non erano cose contrarie allo stato non
c'era niente da eccepire. Anzi, si fece una votazione, e siccome Leni
aveva una cos bella voce di contralto e l'ambiente era gi
abbastanza depresso e a nessun altro veniva la voglia di cantare
cos, spontaneamente, tutti, ma proprio tutti hanno votato contro il
nazista, e cos Leni pot continuare a cantare le sue canzoni
improvvisate su versi di Trakl.
La Hlthohne, la Kremer e Grundtsch attestano, sia pure con
formulazioni differenti, che consideravano gradevole il canto di
Leni. La Hlthohne: Mio Dio, in quei tempi spaventosi una cosa tanto
dolce: la piccina, con la sua graziosa voce di contralto, che
cantava, e senza che glie l'ordinassero; be', si capiva subito che
sapeva a memoria il suo Schubert, e com'era abile a variarlo sulla
base di quei bei versi commoventi. La Kremer: "Era proprio come un
raggio di sole, quando Leni ci cantava qualcosa. Nemmeno la Wanft o
la Schelf obiettavano niente; si vedeva, si sentiva, quasi si toccava
che Leni non solo era innamorata ma anche amata: ma di chi e da chi,
nessuno di noi lo avrebbe immaginato, perch il russo se ne stava l
buono buono e continuava a lavorare come se niente fosse.
Grundtsch: Ridevo a crepapelle - di dentro e di fuori - per la
rabbia che ingoiava quello schifo di Kremp. Come si arrabbiava per
Sonja! Come se centinaia, migliaia di donne tedesche non si
chiamassero Sonja, ed stato un bel colpo, da parte di Leni, tirar
fuori Sonja Henie. Ah, quando quella ragazza cominciava a cantare era
158
NOTE:
(1) Movimento giovanile [^N'd'T'].
(2) Marca orientale. Denominazione dell'Austria durante
l'occupazione nazista [N'd'T'].
(3) Ek 1 - Eisenkreuz erster Klasse - Croce di guerra di 1a classe.
Decorazione di guerra [N'd'T'].
Viii
L'A', ormai entrato pienamente nella parte del ricercatore (e
sempre in pericolo di essere considerato una spia, quando invece non
ha che una sola e unica mira: mettere nella giusta luce una persona
taciturna e riservata, fiera e senza rimorsi come Leni
Gruyten-Pfeiffer, questo personaggio tanto statico quanto
statuario!), ebbe qualche difficolt a conoscere, a scoprire con una
certa obiettivit, attraverso gli stessi attori degli avvenimenti,
quale fosse la loro situazione alla fine della guerra.
Su un solo punto erano concordi tutti coloro che abbiamo presentato
e citato, in queste pagine, pi o meno diffusamente: che non volevano
abbandonare la citt. Persino i due cittadini sovietici Bogakov e
Boris non avevano alcun desiderio di trasferirsi a oriente. Poich
ormai gli americani (Leni a Margret: Finalmente, finalmente, ma
quanto ci hanno messo!) si avvicinavano, loro soli potevano
garantire ci che tutti agognavano, ma senza riuscire a crederci: la
fine della guerra. C' un problema, comunque, che dal 1o gennaio del
'45 risolto: i giorni d'entrata - chiamiamoli cos per semplicit
- di Boris e di Leni. Leni era incinta al settimo mese, ancora molto
vivace (M'v'd') ma, date le sue condizioni, un po' impedita, sicch
entrate, amplessi, lotte corpo a corpo, qualunque espressione si
scelga, erano ormai fuori discussione (Leni secondo Margret).
Ma dove e come sopravvivere? E' facile dirlo se non si considera
quanta gente doveva nascondersi dagli altri. Margret, ad esempio, che
doveva attenersi a ordini e regolamenti come un soldato, avrebbe
dovuto attraversare il Reno, con l'ospedale militare, in direzione
est. Non lo fece, ma non poteva nemmeno rifugiarsi in casa sua, dove
sarebbero andati a prenderla con la forza. Lotte H' era in una
situazione analoga, essendo impiegata presso un ufficio pubblico che
si trasferiva ugualmente a est. Dove poteva andare? Se si tien conto
del fatto che ancora nel gennaio del '45 quasi tutti venivano
evacuati in Slesia, dove li si mandava dritto in braccio all'Armata
170
Hans e Grete Helzen non richiedono che due parole di alibi: Hans
nacque solo nel giugno 1945; l'A' ignora se abbia dimostrato
sentimenti da Werwolf (4) fin dal grembo materno. Grete, infine,
nata solo nel 1946.
Heinrich Pfeiffer, ventunenne alla fine della guerra, appena
amputato della gamba sinistra, stava in un convento barocco nei
pressi di Bamberga, che avevano trasformato in ospedale militare.
Come dice lui stesso, mi ero appena risvegliato dalla narcosi, e
stavo male da cani, quand'eccoti gli americani alla porta... per
fortuna mi lasciarono in pace.
Il vecchio Pfeiffer, che indica la residenza sua e di sua moglie,
nel giorno della disfatta, con l'espressione non lontano da
Dresda, si tira ormai dietro la sua gamba paralizzata dalla bellezza
di ventisette anni (trentacinque, se ci riferiamo alla data odierna),
quella gamba che il padre di Leni ancora nel 1943, prima di andarsene
in prigione, definiva la gamba pi bugiarda che io conosca.
La van Doorn: Credevo di essere stata la pi furba, e gi nel
novembre del '44 mi trasferii a Tolzem, dove avevo la casa dei miei
genitori e in pi avevo comprato quel terreno coi soldi che Hubert
regalava a carrettate. Non facevo che ripetere a Leni di venire da me
e di partorire in campagna, in santa pace, il suo bambino continuavamo a non sapere di chi fosse -, le dissi anche che da noi
gli americani sarebbero arrivati certamente due o tre settimane prima
che da loro. E invece, come and a finire? E' una fortuna che Leni
non fosse con me. Tolzem, come si dice, l'hanno rasa al suolo, ci
diedero appena mezz'ora di tempo per andarcene e ci portarono in
macchina oltre il Reno, e poi come si faceva a tornare dall'altra
parte, quando di l ormai comandavano gli americani e qui da noi
ancora i tedeschi? Davvero una fortuna che Leni non abbia seguito il
mio consiglio. Altro che campagna e tranquillit e aria buona e fiori
e compagnia bella! Non abbiamo pi visto altro che un'enorme nuvola
di fumo: quella, una volta, era Tolzem. Adesso l'hanno ricostruita,
ma le ripeto: una gran nuvola di fumo!
Mamma Kremer: Dopo che mi ebbero portato via il ragazzo, pensai: E
adesso dove vado? A est, a ovest, o resto qui? Decisi di restare: a
ovest non lasciavano andare nessuno, solo soldati e zappatori... e a
est? Io che ne sapevo, potevano giocare alla guerra ancora per un
paio di mesi o un anno intero. Cos sono restata a casa mia fino al
giorno due (Si allude al 2 marzo 1945, che presso molte persone
rimaste in citt diventato il giorno due per antonomasia. L'A').
Ci fu allora l'attacco aereo che fece impazzire, o quasi, tanta
gente; io mi sono rifugiata nella cantina della fabbrica di birra
dirimpetto e pensavo: E' la fine del mondo, la fine del mondo, e le
dico apertamente, io che dall'et di dodici anni, cio dal 1914, non
sono pi entrata in una chiesa e non mi sono mai pi interessata alle
fregnacce dei preti, e neanche quando i nazisti, apparentemente (la
sottolineatura vocale non dell'A'), erano contro i preti, neanche
177
allora mi sono messa dalla loro parte: fin qui almeno ci arrivavo con
la dialettica e l'interpretazione materialistica della storia che
avevo imparato, anche se la maggior parte dei compagni mi considerava
una vecchia gallina scema... ebbene, le dico che non ho fatto altro
che pregare. Mi tornarono su le vecchie frasi "Ave Maria", "Padre
nostro" e persino "Affido alle tue mani... nient'altro che pregare.
Fu il pi grave, il pi terribile di tutti gli attacchi aerei subiti
dalla nostra citt, ed durato esattamente sei ore e ventiquattro
minuti, e in certi momenti la volta della cantina si moveva un poco.
Quasi come una tenda al vento, tremava e si moveva... e tutto questo
sulla citt ormai quasi spopolata, un'ondata e un'altra ondata e
ancora e ancora; in quella cantina eravamo solo in sei, due donne, io
e una giovane donna con un ragazzino di tre anni, quella batteva
soltanto i denti. Allora ho visto per la prima volta che cosa vuol
dire quello che si legge cos spesso: batteva i denti; era un fatto
meccanico, lei non poteva farci niente e nemmeno lo sapeva... alla
fine si morsa le labbra a sangue, e noi le abbiamo messo tra i
denti un pezzo di legno, non so che assicella ben piallata - forse la
doga di una botte - che stava l in terra; pensavo: Questa diventa
matta e divento matta anch'io... Non che ci fosse molto fracasso,
solo quel tremito e certe volte il soffitto faceva come una palla di
gomma, quand' bucata e qualcuno la gonfia e la sgonfia con le mani;
il bambino dormiva: era semplicemente stanco, dormiva e sorrideva nel
sonno. Poi c'erano anche tre uomini, il vecchio operaio di un lager,
in uniforme da Sa - e questo il giorno due! -, be', se l' fatta nei
calzoni, se li proprio riempiti, e tremava come se avesse i
brividi, e si fatta la pip addosso e poi corso fuori, ha preso
su e via, gridando forte. Di quello l non avranno pi trovato
neanche un bottone dei calzoni, creda a me. Poi c'erano due ragazzi
pi giovani, in borghese; tedeschi, credo, disertori, che si saranno
aggirati fuori tra le macerie, ma poi gli era venuta fifa di fronte a
quell'attacco aereo; dapprima se ne stettero l zitti zitti e
pallidissimi, ma poi di colpo, dopo che il vecchio se ne fu andato di
corsa, diventarono... Be', oggi ho sessantotto anni, e certo fa un
effetto orribile sentirmi raccontare come and veramente, quella
volta; a quel tempo avevo quarantatre anni e quella giovane donna non l'ho mai pi, mai pi vista, nessuno di quei quattro, n quei due
giovanotti n il bambino, nessuno - quella donna non aveva ancora
trent'anni... Ebbene, quei due giovanotti - avranno avuto al massimo
ventidue, ventitre anni - diventarono improvvisamente... come dire?,
lascivi o intraprendenti, ma no, non si pu dire cos, e io, dopo che
avevano torturato a morte mio marito nel campo di concentramento, da
tre anni non avevo pi guardato un uomo... Be', quei due non che si
siano buttati su di noi, questo non si pu dire, e noi del resto non
abbiamo resistito, perci non ci hanno violentate... Insomma, uno di
loro venne da me, mi palp il petto e mi tir gi le mutande, l'altro
and dalla giovane donna, le tolse di bocca quell'assicella e la
baci, e cos l sotto abbiamo fatto all'amore, se vuol chiamarlo
cos, in mezzo a noi il bambino addormentato, e a lei far certo un
effetto orribile, ma non pu immaginare che cos' quando per sei ore
e mezzo di seguito un passaggio continuo di aerei che buttano gi
178
con quelle due pesti dei piccoli Hoyser e nonno Gruyten, che
sorrideva sempre... Be', Boris potrebbe sedere ancor oggi lungo il
Reno o lungo il Volga, se avesse voluto. Quello che io mi procurai,
infatti, prima di far la mia ricomparsa ufficiale ai primi di giugno,
fu un congedo intestato al mio nome, con un vero numero di detenuto e
il timbro del campo, visto che il nostro mestiere fa parte
dell'agricoltura. Era una cosa perfettamente logica e corretta, e
nella mia professione sa Dio se c'era abbastanza da fare: voglio dire
che non occorreva che la gente morisse, ne era gi morta pi che
abbastanza, e in qualche modo bisognava pur mandarla sottoterra. N
Lotte n Margret, con tutte le loro conoscenze, hanno pensato di
procurare a Boris un documento in regola: a Margret sarebbe costato
solo una mossa con l'anca, e Lotte bastava che ci pensasse, con tutti
i suoi timbri e formulari e contatti umani. Era una leggerezza
spaventosa non legalizzare il ragazzo dopo maggio o giugno, si fosse
chiamato anche Friedrich Krupp. Be', non avrei guardato a sacrifici
per ottenerglielo: non solo volevo bene a quel ragazzo, ma l'ho
amato, s s, rida pure, stato lui a insegnarmi che erano tutte
balle le teorie sugli uomini inferiori eccetera. Gli uomini inferiori
li avevamo qui a casa nostra.
Erano sincere le lacrime di Pelzer? Non si era ancora scolato tutto
un whisky long, quando nei suoi occhi spuntarono lacrime che lui si
asciug con un movimento timido. Ed forse colpa mia se morto il
padre di Leni? Eh? E' un buon motivo per evitarmi come la peste? Che
altro ho fatto, in fin dei conti, che dare al padre di Leni una buona
possibilit di lavoro? Lo vedeva anche un bambino, anche l'ultimo
degli incompetenti che Gruyten non era nemmeno un buon imbianchino,
non ce la faceva nemmeno col miglior materiale, e quanto ai suoi
muratori... be', li si accettava perch non c'era altro, ma poi tutta
la gente per cui Gruyten ha lavorato gli son cascati gi i soffitti o
sbriciolati i muri. Quello, semplicemente, non aveva mai imparato a
intonacare, non aveva il colpo giusto, la vena giusta, e il fatto che
non volesse pi occuparsi di affari ma recitasse a bella posta la
parte del proletario era una di quelle classiche fissazioni che uno
si porta a casa dalla galera o dal lager, o forse glie l'avevano
inoculato i comunisti con cui era stato in contatto. Creda a me, fu
una vera delusione: quel grand'uomo col suo grande scandalo alle
spalle si dimostr una vera schiappa, che non sapeva nemmeno murare
come si deve. Anche quella era solo una specie di snobismo, andarsene
di casa in casa con una vecchia carriola, un paio di secchi di zinco,
con cazzuola e spatola e pala, e offrirsi come muratore in cambio di
patate, pane e di tanto in tanto una sigaretta. E la sera starsene
seduto lungo il Reno e cantar canzonette e guardare i battelli in
compagnia della figlia, del nipote, del genero... no, non era cosa
per un uomo dotato di una cos straordinaria facolt organizzatrice e
di tanto coraggio. Un paio di volte gli ho fatto delle offerte molto
oneste e gli ho detto: "Gruyten, stia a sentire, io possiedo tre o
quattrocentomila marchi che, con la miglior buona volont, non sono
pi riuscito a investire in valori stabili o abbastanza sicuri: li
prenda lei, ci apra un negozio e quando l'inflazione sar passata me
li restituisca, non alla pari, non due a uno, no: tre a uno e senza
197
stretti l'uno all'altra nel terrore, nel buio, nella sporcizia, noi
con tanto di piedi infangati, e forse lei mi ha creduto un tedesco,
oppure un americano. Perch l intorno giacevano anche alcuni giovani
americani mezzo assiderati e feriti, che qualcuno avrebbe dovuto
portare all'ospedale militare o in un centro di raccolta, e invece si
vede che aveva disertato e li aveva piantati l, loro che non
sapevano quasi dire altro che "fucking war" e "fucking generals" e
"shit on the fucking Hrtgen forest". Quella non era la
fraternizzazione sull'Elba, ma sull'Erft, un fiumiciattolo che ci
potevi sputare da una riva all'altra, e l bisognava consolidare la
prima linea, tra il Reno e il confine occidentale: roba che un
ragazzino di dieci anni ci poteva pisciare attraverso. Ebbene, certe
volte ripenso a quella donna che mi si aperta: le ho accarezzato la
guancia e i capelli, che erano folti e lisci. Non so nemmeno se erano
biondi o castani, n se lei aveva trenta o cinquant'anni o com'era il
suo nome. Siamo arrivati l al buio e ripartiti al buio: ho visto
solo grandi cortili, fuochi accesi, dove cuocevano e arrostivano
cibi, soldati, quegli americani intirizziti e noi l in mezzo, c'era
ancora Boris, seguito da Leni come dalla ragazza con le sette paia di
scarpe ferrate e i sette bastoni nodosi. Spero che lei conosca quella
bella fiaba. Buio, piedi infangati, rape, la guancia di una donna, i
suoi capelli, le sue lacrime e... ma s, il suo grembo. Marie o Paula
o Katharina, e spero che non le sia mai venuto in mente di
raccontarlo a suo marito o di bisbigliarlo a qualche confessore. Su,
figlinolo, mi lasci la sua mano: fa bene sentire il polso di un
essere umano. Il mangiacetrioli e il leningradese ammalato di
Weltschmerz sono andati insieme al cinema. Si vedono un film
sovietico sulla battaglia di Kursk. E va bene. Io sono caduto
prigioniero dei tedeschi fin dai primi del '41, figlio mio, in una
stronza battaglia nella sacca di Kirovgrad. A quel tempo, almeno, la
citt si chiamava ancora cos, chiss come si chiama oggi, quando si
sa che cosa ne hanno fatto, di Kirov: era il mio uomo, il nostro
uomo, Kirov. E va bene, non c' pi. Non era molto confacente, la
vostra prigionia tedesca, figlio mio, e se tu mi rispondi che neanche
la nostra era confacente, io ti dico che la nostra popolazione stava
male come i prigionieri tedeschi. Per tre, quattro giorni abbiamo
marciato attraverso villaggi e campagne e siamo quasi impazziti dalla
sete: quando vedevamo una fontana o un ruscelletto ci leccavamo le
labbra dall'arsura e al mangiare non ci pensavamo nemmeno pi.
Cinquemila uomini nel parco bestiame di un kolchoz, a cielo scoperto,
e ancora sete. E quando dei pacifici borghesi, nostri connazionali,
volevano portarci qualcosa da bere o da mangiare, non li lasciavano
accostare, ma gli sparavano addosso, e se uno di noi andava incontro
ai borghesi, una bella raffica di mitra, figlio mio, ed era finita.
Una donna mand una bambinetta di forse cinque anni a portarci un po'
di pane e latte, una dolce piccola Natasa. Avr pensato che a una
bambina cos piccola e graziosa, con una brocca di latte e una
pagnotta in mano, non avrebbero fatto nulla; ma no, una raffica di
mitra, e la nostra piccola Natasa era morta come chiunque altro, e
in terra c'erano latte e sangue e pane. Cos, da Tarnovka siamo
andati a Uman, da Uman a Ivan-Gora, da Ivan-Gora a Gajsin e di l a
203
dove andare nella libert: non era una gran sicurezza, girare il
mondo in qualit di prigioniero di guerra sovietico messo in libert;
e poi, la fine della guerra decretata dal corpo di guardia non era
ufficiale ma solo privata, e immagino che di quelli l ne abbiano
ancora beccati, impiccati o messi al muro alcuni. Tenemmo consiglio e
si arriv alla conclusione di informare la direzione del campo di ci
che era successo; se il maggiore non avesse disertato anche lui ci
avrebbe aiutati a liberarci da una libert che in quel momento era
quanto mai inopportuna e pericolosa. Era assurdo scappar via
senz'altro, per cadere in bocca ai mastini della prima pattuglia che
avremmo incontrato; c' infatti un metodo semplicissimo per
sbarazzarsi di gente che abbastanza fastidioso sorvegliare,
rinchiudere, condannare: la si fucila, cosa che, come puoi ben
capire, non ci piaceva poi molto. Ormai sentivamo gi, a volte, il
fuoco d'artiglieria, che sapeva gi un poco di vera libert; ma
andarcene in giro cos, liberi e sciolti, era troppo rischioso, per
noi. Il piano di Victor Genrichovic era pronto nei minimi
particolari, con carte geografiche e viveri e alcuni indirizzi che
aveva ricevuto dai suoi satelliti o trovato nelle "buche delle
lettere". Se ne sono andati via a gruppi, dandosi appuntamento a
Heinsberg, presso il confine olandese, e di l volevano proseguire
per Arnhem, benissimo. Noi invece eravamo come storditi da questa
libert che ci pioveva addosso all'improvviso. Cinque ebbero il
coraggio di farne uso, raccolsero qualche straccio di vestiario, si
cambiarono un poco, e via oltre i binari della ferrovia, facendosi
passare per una squadra di operai, con tanto di pale e di zappe, mica
male come idea. Ma noi, gli altri sette, avevamo paura, e Boris
naturalmente non voleva allontanarsi dalla sua Leni. D'altra parte
non poteva andar da lei senza Kolb, la sua bambinaia, allora and
subito al telefono e riusc a mettersi in contatto con la fioristeria
e a dare l'allarme: mezz'ora pi tardi la ragazza era l sotto, con
la bicicletta, all'incrocio tra la Nggerathstrasse e la
Wildersdorferstrasse, e lo aspettava. Poi Boris telefon alla
direzione del campo e fece presente che eravamo senza sorveglianti:
neanche mezz'ora, e ti arriva in macchina, insieme con alcuni
soldati, quel maggiore con un braccio, una gamba e un occhio soli, e
per prima cosa ti attraversa in silenzio la baracca. Aveva una gamba
finta stupenda, montata alla perfezione, che ci poteva persino andare
in bicicletta. Poi entr nella stanza del corpo di guardia, ne usc
un'altra volta e si mise a interrogare a fondo Boris, dopo di che lo
ringrazi, con tutti i crismi, stretta di mano, scambio di occhiate
virili e tutto il resto. Proprio da tedesco, e la cosa non fu cos
ridicola come parrebbe a sentirla raccontare. Maledizione, fu due
settimane prima che gli americani entrassero in citt, e che cosa
fece, il maggiore? Ci mand incontro a loro! In prima linea, dove
ormai quelli c'erano gi. A Boris gli disse: "Koltovskij, purtroppo
devo considerar finita la sua assegnazione al lavoro di giardiniere".
Ma io vidi la ragazza che parlava con l'autista, che certo le disse
dove saremmo andati, e si vedeva benissimo ch'era gravida come un
girasole quando i semi quasi schizzano via, e io pensai quello che
pensai. Noi dunque si part entro venti minuti, con un camion, prima
206
scambio di lettere con lei quando mio marito, nel '55, and a Mosca
con Adenauer e, guarda caso, al ministero degli esteri trov ancora
un conoscente, dico uno!, dei tempi berlinesi, cui pot chiedere in
fretta e furia di Koltovskij. Risultato negativo; la nonna, il nonno
di quel delizioso bambino: morti; sua zia Lydia: nessuna traccia.
Il padrone di casa: Non esagero dicendo che colpa degli alleati
occidentali se Boris non pi in vita. Non mi riferisco alla sciocca
e disgraziata idea di usare quel libro di paga n al fatto che sia
morto in quell'incidente minerario. No, non questo. La colpa degli
alleati occidentali consiste nell'avermi arrestato e internato o
messo sotto chiave per sette anni, anche se la chiave non era poi
sempre rigorosamente chiusa. Mi ero accordato con Erich von Kahm di
avvertirmi appena la situazione di Boris si facesse pericolosa, ma di
fronte alla diserzione del suo personale di custodia lui perse il
controllo dei nervi e fece, del resto, la cosa migliore che potesse
fare data la situazione: lo sped in prima linea, dove alla prima
occasione favorevole avrebbe potuto passare al nemico senza
difficolt. L'accordo per era un altro: Kahm doveva procurargli
un'uniforme inglese o americana e ficcarlo in un campo di prigionia
per militari inglesi o americani. Prima che si scoprisse l'equivoco
sarebbe finita la guerra. Pura follia, invece, fu affibbiargli un
libro di paga tedesco, un'uniforme tedesca e, come se non bastasse,
anche una ferita fasulla. Veramente una pazzia. Naturalmente n Kahm
n io potevamo supporre che c'era dietro una donna! E un bambino in
viaggio e gli attacchi aerei! Roba da matti! Non riuscii a cavarne
molto, quella volta, dalla ragazza: mi ringrazi quando seppe che ero
stato io a far mettere Boris presso quel floricultore, ma fu un
grazie... be', pi o meno come quello che una ragazzina con un minimo
di educazione ti dice per il dono di una tavoletta di cioccolata. Non
aveva la minima idea di quanto avessi arrischiato e di quanto mi
potesse giovare una dichiarazione di Boris a Norimberga eccetera. Ho
fatto una figuraccia da cani quando, in pieno tribunale e dinanzi ai
camerati posti sotto accusa insieme con me, venni fuori a dire che
avevo salvato la vita a un certo Boris Lvovic Koltovskij, di anni
tot. L'accusatore sovietico disse: "E va bene, cercheremo di trovare
questo Boris Lvovic Koltovskij, visto che lei sa addirittura il
numero del suo lager". Ma ancora un anno dopo non lo avevano
rintracciato! Io pensai che fosse una volgare finta. Boris avrebbe
potuto aiutarmi se fosse stato in vita e glie lo avessero permesso.
In quella sede mi hanno attribuito le dichiarazioni pi orribili,
dichiarazioni ch'erano state fatte, vero, in pi di una riunione a
cui partecipai anch'io, ma che non erano mie. Lei, ad esempio, mi
crede capace di aver detto questo? (Prese un quaderno di appunti e
lesse): "Nemmeno i prigionieri di guerra sovietici che dimostrino
voglia di lavorare e obbedienza devono essere trattati con dolcezza.
La interpreterebbero solo come debolezza e ne trarrebbero le loro
conclusioni". Inoltre, durante un colloquio che ebbe luogo nel
settembre del '41 presso il capo degli armamenti, avrei proposto di
introdurre dei castelli di pancacci a diversi piani in una baracca
del Rad (Reichsarbeitsdienst=Servizio statale del lavoro. L'A') che
ospitava centocinquanta prigionieri, in maniera che potesse
214
non pu pi andare, no. Non questo che volevamo nel '28, quando per
ragioni tattiche bisognava forse ancora aiutare Teddy Thlmann.
Riconoscilo, finalmente, che ha vinto Hindenburg, anche nel '45. E
lasciate in pace quella cara ragazza, la mettete solo nei guai senza
giovare a voi stessi". Gi, ma quella era un'operaia, almeno, una
vera operaia, anche se di famiglia borghese decaduta, e, s, insomma,
siamo riusciti un paio di volte a farle impugnare la bandiera rossa e
a sfilare per la citt con noi, anche se si dovette quasi ubriacarla
perch era di una timidezza morbosa, e un paio di volte anche
rimasta seduta sul palco, molto decorativa, mentre io parlavo. Ancor
oggi mi d disagio pensarci. (L'evidente scurirsi della pelle gi
scura di Fritz era una specie di rossore? Sar concesso almeno
chiederselo, no? A proposito, il nome Fritz fittizio: l'A' conosce
quello vero). Quella ragazza era cos stupendamente proletaria, del
tutto incapace di pensare e meno che mai di agire in soli termini di
profitto, come fanno i borghesi, ma Ilse ha finito per aver ragione:
noi le abbiamo fatto del male senza trarne alcun vantaggio, perch
quel paio di volte che lei rispose ai giornalisti, quando le
chiedevano di Boris e di quello che avesse imparato "alla macchia",
lei rispose: "La preghiera". Era l'unica parola che mettesse fuori,
ed era davvero una pacchia per la stampa reazionaria, che non
rinunci a dedicarci un titolo: Impara a pregare col PC. Bionda alla
Delacroix si rivela cavallo di Troia. Senza che ce ne fosse bisogno,
si era anche iscritta al partito e si era poi dimenticata di uscirne
e allora, quando il partito fu soppresso, ebbe subito la polizia in
casa e allora s'irrigid e, come diceva lei stessa, "meno che mai"
volle uscire dal partito, e una volta che le chiesi la vera ragione
per cui si era messa con noi, mi rispose: "Perch l'Unione Sovietica
ha prodotto uomini come Boris". C'era da diventar matti se si
considera che in maniera molto complicata, essa apparteneva veramente
a noi, ma noi non appartenevamo a lei... Eh s, roba che ti fa
girar la testa, perch allora capisci come mai il movimento
proletario mondiale un fallimento cos completo, nell'Europa
occidentale. Bah, lasciamo perdere. Io vado in Italia e mi dispiace
che a quella donna le vada tutto cos storto. Penso che non mi
ricorder volentieri, se no la pregherei di salutarla da parte mia.
Avrei dovuto dar retta a Ilse e al vecchio Gruyten, il padre della
ragazza, che si limitava a ridere, a ridere e a scuotere la testa
quando la sua Leni si metteva in marcia con la bandiera rossa.
Forse dovremmo ancora aggiungere che Fritz e l'A' si offrivano
scambievolmente sigarette, mentre Fritz vendeva con un disprezzo
quasi voluttuoso i giornali borghesi. Lo faceva con gesti e una
mimica che un compratore di giornali un po' sensibile avrebbe dovuto
considerare offensivi. Il suo commento: Eccoli che se ne vanno a
leggere queste balle, queste fessaggini feudali, che se lei ci sta
attento, leggendole, ci sente la necessaria degnazione nella voce di
chi le ha scritte. E ti mandano gi sesso e droga come prima ti
mandavano gi il pattume dei preti, e indossano le mini e le
maxigonne con la stessa disciplina con cui prima indossavano le loro
blusette accollate da suore. Le do un buon consiglio: Voti per Barzel
o per Kppler, almeno 'sta lercia brodaglia liberale ce l'ha di prima
225
tanto, a dire una preghiera segreta per la signorina G' alias signora
P'. Ne ha bisogno. Comunque, la vista del vecchio borgomastro dottor
Adenauer intento a pregare esercita su di noi un potere di
persuasione infinitamente superiore a quello che si pu trovare nel
mignolo di questa donna (signorina?) traviata e forse demente, che si
dice provenga da una famiglia rispettabile, ma da ogni punto di vista
decaduta.
L'A' si augura di tutto cuore che Leni fosse gi allora, come oggi,
una lettrice di giornali molto saltuaria. Egli - l'A' - si
dispiacerebbe molto di vederla offesa in questo stile cristiano.
Frattanto si potuto verificare un altro particolare importante:
le tacche che Marja van Doorn fece a suo tempo sull'incorniciatura
della porta quando i Pfeiffer intercedettero in casa Gruyten per far
sposare Leni e Alois, sono state nel frattempo scoperte da Grete
Helzen: in quell'occasione la parola onore ricorsa davvero sessanta
volte. Con questo si dimostrano due cose: M'v'd' un'informatrice
attendibile, e l'incorniciatura della porta di Leni non stata pi
riverniciata da trent'anni.
Si potuta verificare anche la strana parola cristallo, grazie
al concorso di alcune circostanze (che per si possono definire
superflue). L'A' fece qualche tentativo (superfluo, appunto) di
chiarimento presso giovani ecclesiastici, dato che la parola, bench
simile a una certa pratica igienica, le era stata messa in un
contesto ecclesiastico dall'attendibilissima nonna Commer. Risultato:
negativo. Diverse telefonate in varie parrocchie, che
(ingiustificatamente!) si credettero prese in giro, poi con
esitazione, con prudenza pignola si lasciarono spiegare la faccenda,
ma alla fine si dimostrarono del tutto disinteressate al chiarimento
di fatti linguistici e, senz'altri indugi, riattaccarono o posarono
il ricevitore, procurarono all'A' solo arrabbiature e perdita di
tempo, finch gli venne l'idea che sarebbe dovuta venirgli prima,
dato che quella parola gli era stata fornita dal triangolo geografico
Werpen-Tolzem-Lyssemich: interrog M'v'd' la quale, senza un attimo
di esitazione, rispose: Cristallo un'espressione dialettale con
cui si definisce la dottrina cristiana, una pratica devota che in
origine doveva essere solo un allargamento dell'insegnamento
religioso che si d ai bambini, ma che poi frequentavamo anche noi
adulti per rinfrescare le nostre conoscenze; tuttavia aveva quasi
sempre luogo in un'ora che noi a casa, dopo un pasto abbondante, si
dormiva: verso le tre della domenica pomeriggio (M'v'd').
Probabilmente si tratta di un equivalente cattolico della scuola
domenicale evangelica.
L'A' (ritardato nelle sue ricerche dall'incontro pugilistico
Clay-Frazier) venne combattuto dagli scrupoli per quel che concerneva
il finanziamento delle sue indagini e il relativo danneggiamento del
fisco. Doveva rischiare il viaggio a Roma, per investigare sulla
sorte di Haruspica nell'archivio della casa generalizia? I due
incontri coi gesuiti a Friburgo e a Roma - incontri di indubbio
227
del suo futuro. Il viaggio a Roma, a cui l'A' fin poi per
risolversi, diede frutti eccezionali. Per ci che riguarda la citt
di Roma, l'A' rimanda ai corrispondenti prospetti turistici, alle
guide di viaggio, a film francesi, inglesi, italiani, americani e
tedeschi, oltre che alla ricca letteratura tedesca sull'Italia, cui
non intende aggiungere nulla; vorrebbe solo confessare che - persino
a Roma - cap i desideri di Fritz; che pot studiare la differenza
tra un convento di gesuiti e uno di suore; che venne ricevuto da una
suora addirittura incantevole di quarantun anni al massimo, che
sorrideva non con degnazione, ma veramente con bont e intelligenza
quando sent tante cose lusinghiere, da parte dell'A', a proposito
delle sue consorelle Columbanus, Prudentia, Cecilia e Sapientia.
Venne nominata persino Leni e risult ch'era conosciuta in quella
splendida casa generalizia sita su un colle a nord-ovest di Roma. Ma
pensate: laggi sanno di Leni! Tra pini e palme, tra marmi e ottoni,
in una fresca saletta di notevole eleganza, seduta su un seggiolone
Morris nero, di pelle, sul tavolo un t non disprezzabile, ignorando
realmente - non a bella posta, non per cortesia - la sigaretta che
fumava sull'orlo della sottocoppa, una suora davvero affascinante,
che si era addottorata con una tesi su Fontane ed era in procinto di
prendere la libera docenza, sia pure nell'istituto superiore di un
ordine religioso, con un lavoro su Gottfried Benn (!!), una
coltissima germanista vestita d'un abito di estrema semplicit (che
le stava un incanto), che conosceva molto bene anche Heissenbttel...
ebbene, essa sapeva chi era Leni!
Cercate di immaginare: Roma! Ombre di pini. Cicale, ventilatori,
t, amaretti, sigarette, circa le sei di sera, una donna seducente,
allo stesso modo, come aspetto e come doti di spirito, che sentendo
citare La marchesa di O... non dimostr nemmeno il barlume di
un'ombra di imbarazzo, la quale, quando l'A' si accese una seconda
sigaretta, dopo aver schiacciato la prima, senza tanti complimenti,
sulla sottocoppa (imitazione porcellana di Meissen, ma una buona
imitazione), bisbigli a un tratto, con un fondo un po' rauco nella
voce: Accidenti, ne dia una anche a me, questo tabacco virginia...
non so resistere all'aroma, poi si mise ad aspirare in un modo che
si pu definire peccaminoso, e continu a bisbigliare, ormai con un
vero tono di cospiratrice: Se viene suor Sofia, la sigaretta sua.
Questa donna, qui, al centro del mondo, nel pi intimo cuore della
cattolicit, conosceva Leni, persino come vedova Pfeiffer, non solo
come Gruyten, e lei, questa donna celestiale, cominci a questo punto
a rovistare, col fare esperto di uno studioso, in un cartone verde,
formato Din A4, alto circa dieci centimetri, e, consultando solo a
tratti carte e fascicoli come sussidio alla memoria, rifer su Suor
Rahel Maria Ginzburg, dei paesi baltici, nata nei pressi di Riga nel
1891, licenza liceale nel 1908 a Knigsberg; studi universitari a
Berlino, Gottinga, Heidelberg. Laurea in biologia, a Heidelberg, nel
1914. Pi volte arrestata, durante la prima guerra mondiale, come
socialista pacifista di origine ebraica. Nel 1918 scrive uno studio
sugli inizi dell'endocrinologia in Claude Bernard: uno studio di
difficile collocazione, dato che aveva dimensioni mediche,
teologiche, filosofiche e morali, ma che alla fine venne accettato da
231
rest in piedi col sorriso sulle labbra, dando cos il segnale che il
colloquio era finito, l'A' non sa se, fingendosi di negarlo, non si
sia invece voluto manipolare un miracolo.
Parlando di letteratura in tono di piacevole conversazione,
Klementina condusse l'A' fino al cancello. Era un percorso
relativamente lungo, circa quattrocento metri attraverso il vasto
giardino. Cipressi, pini, oleandri, la solita vegetazione romana.
Giunti sulla strada, in vista della giallo-rossastra Citt eterna,
l'A' pass a Klementina il suo pacco di sigarette di riserva, ancora
intatto, ch'essa nascose sorridendo nella manica del suo abito; lo
fece scivolare con semplicit sotto l'indumento simile a una camicia
che, fortemente inamidato com'era, sembrava adatto a nascondere ben
altro che sigarette. E l, in attesa dell'autobus che doveva portarlo
verso la citt in direzione del Vaticano, all'A' parve opportuno
rompere l'incantesimo platonico; spinse Klementina tra due giovani
cipressi e la baci senza alcuna soggezione sulla fronte, sulla
guancia destra, poi sulla bocca. Lei non solo non si oppose, ma disse
sospirando: Ah s, tacque un po' di tempo sorridendo, poi lo baci
a sua volta sulla guancia e gli disse, sentendo l'autobus che si
avvicinava: Venga di nuovo... ma, la prego, senza rose.
Tutti comprenderanno che questo viaggio sembrasse proficuo all'A';
altrettanto comprensibile sar forse ch'egli non volesse differire il
viaggio di ritorno per non creare troppo presto dei conflitti tra
diverse persone, e poich per lui il festina lente non esiste, per il
ritorno prefer servirsi dell'aereo, intimamente - e a tutt'oggi dilaniato dal problema se e, in caso favorevole, in che grado, per
ci che riguarda questo viaggio, interessi professionali si siano
mescolati a interessi privati, in quanto a spese; dilaniato inoltre,
anche se solo a met, da un problema non meno professionale che
privato: K' aveva fatto una sottilissima pubblicit al miracolo delle
rose di Gerselen o, con altrettanta sottigliezza, aveva desiderato
impedirlo? E qualora egli fosse riuscito a leggere sulle labbra di
quella donna ormai amata i suoi veri desideri, come si sarebbe
comportato? Obiettivamente, com'era suo dovere, o soggettivamente,
come avrebbe corrisposto alla sua inclinazione e al desiderio di far
cosa gradita a K'?
Alle prese con questo problema a quattro piani, nervoso, anzi
addirittura irritato, dopo la primavera romana l'A' sent duramente
l'inverno germanico: neve a Nifelheim, strade sdrucciolevoli, un
tassista di cattivo umore che voleva continuamente gassare, fucilare,
accoppare o almeno bastonar qualcuno, e - amara delusione un'accoglienza scortese alla porta del convento di Gerselen, dove
venne respinto con poche brusche parole da una suora anziana e
arcigna, che gli disse le incomprensibili parole: Ne abbiamo piena
l'anima, dei giornalisti! Come consolazione gli rimase, se non
altro, un giro intorno alle mura del convento (un quadrato dal
perimetro complessivo di circa cinquecento metri), gli rimase la
vista del Reno, mentre la chiesa del villaggio era chiusa ( qui che
a suo tempo servivano i chierichetti che avevano goduto fino
all'estasi della pelle di Margret). Qui aveva vissuto Leni, qui
235
parte mediana della finestra arcuata, parte che una diversa cornice
di ottone e una maniglia distinguevano come quella che si poteva
aprire, venne impedito, con un sorriso e con dolce violenza, da Kurt
Hoyser, il quale accenn al complicato impianto di aria condizionata,
che permetteva la ventilazione spontanea, individuale solo quando
si accendeva un determinato segnale che regolava l'economia
climatologica dell'intero edificio. Siccome quell'ora - cos Kurt
Hoyser con voce gentile - era proprio l'ora critica, quando si
chiudevano gli uffici e le redazioni, bisognava calcolare che solo
tra un'ora e mezzo all'incirca l'accensione di un occhio magico
situato sull'architrave della finestra avrebbe permesso di dare aria
alla stanza; d'altra parte l'impianto di condizionamento era cos
sovraccarico che non ce la faceva a immettere altra aria fresca. Sa,
questo uno stabile composto di quarantotto appartamenti - dodici
volte quattro - e a quest'ora, quando si detta la corrispondenza, si
fanno telefonate decisive, hanno luogo colloqui importanti, il
sovraccarico cospicuo. Calcoli quarantotto appartamenti di quattro
stanze l'uno, prenda una media di due fumatori e mezzo per ogni
stanza - nella media statistica, uno di questi un fumatore di
sigarette a catena, mezza persona fuma la pipa, tre quarti di
persona, statisticamente, fuma il sigaro -, e verr alla conclusione
che a quest'ora ci sono, in questo palazzo, circa
quattrocentosettantacinque fumatori attivi... Ma ho interrotto mio
fratello, e direi che ormai dovremmo giungere alla conclusione,
perch certo anche il suo tempo limitato.
S, ripigli Werner Hoyser (riportiamo in forma molto concisa), non
era solo questione di danaro, come credevano certi informatori
superficiali, tra i quali non voleva includere affatto l'A'. Avevano
offerto a zia Leni un alloggio gratis in una posizione migliore,
ripetiamo: gratis; ci si era offerti di finanziare un liceo serale e
poi gli studi universitari a Lev, che ormai stava per essere dimesso
dal carcere, ma la cosa era stata rifiutata perch ci si sentiva a
proprio agio in quella compagnia di spazzini, perch ci si rifiutava
a ogni forma anche minima di adattamento; si era sordi e ciechi a
qualunque comfort, si era attaccati ai propri vecchi fornelli, alle
proprie stufe, alle proprie abitudini: era ben chiaro, no?, quale
delle due parti era quella reazionaria. Si trattava - e lo diceva
nella sua duplice qualit di cristiano in un contesto sociale
cristiano e di economista politico e giurista tollerante e
consapevole di quali sono i princip di uno stato di diritto - si
trattava di progresso e chi progredisce deve lasciarsi alle spalle
molte cose. Non vale pi il romantico "Quando avanziamo fianco a
fianco", che nostra madre ci cantava fino alla saziet. Non possiamo
nemmeno fare quello che vogliamo: come vede, neppure in casa nostra
possiamo aprire le finestre quando ci pare. Naturalmente in nessuna
delle nuove costruzioni degli Hoyser si potevano mettere a
disposizione di zia Leni duecentoundici metri quadrati: si sarebbero
persi circa duemila marchi di affitto, cos come non era possibile
permettere delle stufe e delle finestre apribili in qualunque
momento, inoltre bisognava porre delle piccolissime limitazioni
sociali, naturalmente, per quanto concerneva gl'inquilini, i
249
Potrei citarle alcuni altri aspetti - forse una mezza dozzina piuttosto convincenti. Per farla breve: non una misura personale
contro zia Leni, non c' odio in noi, n vendetta, al contrario
nutriamo simpatia e, lo confesso, una certa nostalgia di quel
simpatico anarchismo, anzi, lo confesso, sento persino un po'
d'invidia... ma la cosa determinante questa: quel tipo di
abitazioni - e risulta da precise analisi della nostra associazione sono il semenzaio di un - diciamolo spassionatamente - di un
comunitarismo che favorisce un utopismo idillico e paradisiaco. La
ringrazio della sua pazienza, e se mai lei dovesse avere dei problemi
di abitazione, noi - e badi che la nostra offerta non condizionata
a nulla, nasce solo da simpatia e da tolleranza - noi siamo a sua
completa disposizione.
X
Nell'appartamento di Schirtenstein le cose andavano come forse in
alcune stanze secondarie dello Smolny, a Pietroburgo, nell'ottobre
del 1917. Nelle diverse camere erano riuniti diversi comitati. Frau
Hlthohne, Lotte Hoyser e il dottor Scholsdorff formavano il
cosiddetto comitato delle finanze, che doveva occuparsi delle
dimensioni del tracollo finanziario di Leni, di verbali di
pignoramento, intimazioni di sfratto, ecc'. Con l'aiuto degli Helzen,
del turco Mehmet e del portoghese Pinto si era riusciti a venire in
possesso di lettere ecc' che Leni, sciaguratamente, aveva nascosto
senza aprirle nel cassetto del suo tavolino da notte, e pi tardi,
quando l ormai non c'era pi posto, nello scomparto inferiore dello
stesso comodino. Pelzer era stato assegnato a questo comitato di tre
membri come una specie di capo di stato maggiore. Schirtenstein,
insieme con Hans Helzen, Grundtsch e Bogakov, che Lotte era andata a
prendere in taxi, doveva occuparsi del tema ripercussioni sociali.
Alla sussistenza si era dedicata M'v'd', che doveva apprestar panini,
insalata di patate, uova e t. Come tanti altri inesperti in fatto di
samovar, essa credeva che il t si dovesse cuocere appunto nel
samovar, ma ci pens Bogakov a spiegarle le funzioni di
quell'aggeggio, un apparecchio gigantesco che Schirtenstein, come
raccont, si era visto spedire in casa da un donatore sconosciuto con
questo biglietto scritto a macchina: "Per le migliaia di volte che ci
ho sonato Lili Marleen. Uno che lei conosce. M'v'd', inesperta di t
come tutte le donne di casa della sua et, dovette quasi essere
costretta a forza a quadruplicare, come minimo, la quantit di t da
lei prevista. Del resto si dimostr una gran donna, e appena ebbe
messa da parte una riserva alimentare sufficiente prese la giacca
dell'A', cerc - per lungo tempo invano, ma poi, aiutata da Lotte,
con successo - il necessario per cucire nel cassettone di
Schirtenstein e cominci a rammendare di dentro e di fuori, con
estrema abilit e senza occhiali, le note dolorose ferite di quella
giacca, facendo praticamente, se si considera la sua abilit, anche
se non convalidata da un diploma, un vero rammendo artistico. L'A' si
rec nella stanza da bagno di Schirtenstein, le cui ampie dimensioni,
la cui vasca gigantesca lo deliziarono non meno della provvista
d'ingredienti profumati. Anzi, siccome Lotte, prima ch'egli potesse
252
resto c', qui, una riva? Quando si vide indicare le visibili alture
premontane dell'Eifel si limit a un sorriso sprezzante.
Marja van Doorn, invece, fu un pieno successo. Torta di prugne con
la panna (Commento: Ma qui, in ogni occasione, mangiate panna
montata), un caff che M'v'd', come bisognerebbe sempre fare,
aveva tostato e macinato di fresco, risult irresistibile,
fantastico, in fondo il primo caff della mia vita, solo da questo
momento so che cos' un caff, ecc', ecc'. E poi: Siete proprio dei
gaudenti. Anche M'v'd' fece un commento finale: Un po' tardi, ma
non troppo tardi, e che Dio la benedica; quindi, in un bisbiglio:
Questa glie lo insegner. (Poi si corresse e divent rossa,
bisbigliando ancora): Voglio dire, un po' di ordine e cos via.
Infine lacrime: Io, che vuole, sono diventata e rimasta una vecchia
zitella.
All'ospizio ci dissero che Bogakov era traslocato, anzi, cosa
strana traslocato per destinazione ignota. Aveva lasciato solo un
biglietto: Non fatemi cercare, per intanto grazie, mi far vivo, ma
da quattro giorni non aveva dato notizie di s. Belenko pensava che
Bogakov fosse ricaduto nell'impurit, Kitkin invece credeva che
andasse in giro a fare la spia rossa; l'infermiera simpatica ammise
apertamente di sentire la sua mancanza, e ci comunic tranquilla che
quest'evasione si ripeteva quasi ogni anno a primavera. Niente,
sente il bisogno di andarsene, solo che diventa sempre pi un guaio
perch ha bisogno delle sue iniezioni. Speriamo almeno che non prenda
freddo.
Bench ormai avesse visto rispecchiata la personalit di Leni in
tanti modi anche violenti, ora in via diretta ora in via indiretta
(alludiamo a B'h't', che comunque ne poteva accertare l'esistenza), e
ora voleva assolutamente vederla, concreta, palpabile, annusabile,
visibile. Cos, non senza timore e tremore, facemmo combinare da
Hans Helzen quest'ormai improrogabile incontro diretto con Leni.
Siccome Leni era molto nervosa, si concord di ammettere al
colloquio soltanto Lotte, Mehmet e una persona che lei non
immagina.
"Dopo le prime passeggiate con Mehmet, - disse Hans Helzen, -
talmente eccitata che la presenza di pi di cinque persone le riesce
intollerabile. Perci non saremo presenti nemmeno mia moglie e io.
Ci che soprattutto la innervosisce una persona innamorata di lei,
con le relative speranze e tensioni erotiche irradiate da un Pelzer e
da uno Schirtenstein, e in una certa misura persino da Scholsdorff.
Siccome K' dava un'interpretazione gelosa al nervosismo dell'A',
questi le spieg che di Leni sapeva tutto, di lei - K' - quasi
niente, che anzi, grazie a lunghe e intense ricerche, conosceva le
sfere pi intime dell'animo di Leni, tanto da sentirsi quasi un
traditore o un complice; mentre lei - K' - gli era molto vicina, Leni
era un'estranea per lui, anche se gli riusciva simpatica.
Non si esita ad ammettere che l'A' era ben contento di essere
accompagnato da K', che plaudiva alla curiosit filosociologica di
lei, perch senza K' - che in fondo doveva a Leni e ad Haruspica 262
questo, cara signora Pfeiffer, che morta la sua amica. In ultimo e la cosa fu pienamente confermata dall'autopsia - tutto il suo corpo
era coperto di ematomi e di purpura, il suo sistema nervoso
vegetativo era sollecitato oltre misura, la circolazione le si
arrest, il cuore le venne a mancare, e poich l'arrossire era
diventato in lei una nevrosi massiccia, la sera che precedette la
notte della sua morte essa arross persino quando le suore, in
cappella, si misero a cantare le litanie dei santi. So bene che non
potr mai dimostrare scientificamente la mia teoria (o affermazione),
eppure mi credo in dovere di comunicarle che la sua amica Margret
Schlmer morta per essere troppo arrossita.
Quando ormai era troppo debole per parlare ancora in maniera
coerente, essa si limit a bisbigliare: "Heinrich, Heinrich, Leni,
Rahel, Leni, Heinrich", e per quanto fosse abbastanza ovvio farle
somministrare il viatico, pure finii per astenermene: sarebbe stato
un tormento eccessivo, per lei, dato che negli ultimi tempi,
bestemmiando sempre peggio, si era giunti a usare, nel suddetto
significato, anche il "diletto Redentore", il "caro Bambin Ges" e la
Madonna, santa Maria, la beatissima Vergine in tutti i suoi epiteti,
persino mutuati dalle litanie lauretane, come Rosa mistica, ecc'. Un
testo liturgico pronunciato al suo letto di morte avrebbe certo pi
tormentato che consolato Frau Schlmer.
Ritengo mio dovere aggiungere che Frau Schlmer, oltre i nomi
Heinrich, Leni, Rahel, menzionava anche con simpatia, quasi con
affetto "l'uomo che viene certe volte". Probabilmente si riferiva non
al visitatore misterioso, ma a quello anonimo.
Se concludo questa lettera con le parole "con sincera stima", la
prego di non vederci il ricorso a una convenzionale formula di
saluto. Poich non posso permettermi la parola "cordiale", dato che
potrebbe esprimere una certa confidenzialit, mi permetta di dirmi,
con tanti cari saluti, il Suo
Bernhard Ehlwein.
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Dopo mature riflessioni K', che ora interviene energicamente nelle
indagini, pens ch'era meglio convertire in discorso indiretto,
anzich citare alla lettera, la relazione del funzionario di polizia.
Naturalmente in questo modo si avranno dei notevoli mutamenti
stilistici, pi di un saporito particolare se ne va a quel paese
(come quella signora coi bigodini scoperta in compagnia di un signore
in canottiera, il cui petto villoso venne definito orsino; anche un
cane che guaiva lamentosamente, un esattore di pagamenti a rate,
tutto ci cade sotto i colpi di un'iconoclastia che l'A' non approva
affatto, ma contro la quale non sa opporre resistenza). Se in lui si
tratti di rdr o di rdres (rifiuto di resistenza) un problema che
lasciamo aperto. K' tagli tutto quello che le pareva superfluo, non
disdegnando l'uso della matita rossa, a lei cos familiare, e ci che
rimane l'essenziale (K').
1) L'agente di polizia Dieter Wlffen, mentre qualche giorno fa
parcheggiava con l'auto della sua pattuglia davanti al Cimitero Sud,
veniva interpellato da una certa Kthe Zwiefller, che lo pregava di
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nuovo, sul quale Frau K' aveva incollato un biglietto che diceva
Pagato fino all'ultima rata. Su una fotografia appesa in cornice
sopra la panca di cucina Frau Zw' riconobbe il padre di suo figlio,
Erich K'. Una seconda fotografia raffigurava probabilmente il padre
di lui. Lo dico per la grandissima somiglianza tra i due. In una
scatola di latta dipinta a fiorami, che portava il nome di una nota
marca di caff, vennero rinvenuti: Un orologio da polso per uomo,
quasi senza valore ma in perfette condizioni. Un anello d'oro
consunto, con un rubino artificiale, anche questo pressoch privo di
valore. Una banconota da dieci marchi del 1944. Un distintivo di
appartenente alle brigate rosse, di cui il sottoscritto non sa
indicare il valore. Una polizza del Monte dei pegni, datata 1936, per
Rm 2,50 avuti in cambio del pignoramento di un anello d'oro, e
un'altra del 1937, per Rm 2 avuti per un colletto di castoro. Un
libretto di ricevute d'affitto in perfetta regola. Non si trovarono
riserve alimentari di valore; una bottiglia di aceto riempita a met,
una lattina d'olio quasi piena (formato piccolo), pane integrale
risecchito (cinque fette), un barattolo di latte condensato gi
aperto, del cacao in una scatola di latta contenente circa 65-80
grammi. Mezzo bicchiere di caff in polvere, sale, zucchero, riso,
patate in piccola quantit, oltre a un cartoccio di mangime per
uccelli, ancora chiuso. Inoltre due mazzette di carta per sigarette e
un pacchetto di tabacco taglio fine, marca Trkenkost, gi aperto.
Sei romanzi di un certo Emile Zola, edizione economica, molto
consumati ma non sporchi. Probabilmente di scarso valore. Un libro
intitolato Canti del movimento operaio. L'intera mobilia venne
sprezzantemente definita dal vicinato, che si affoll in casa
incuriosito ma venne dovutamente tenuto a freno, una massa di
ciarpame. Dopo l'arrivo del medico legale l'appartamento, come
prescritto, venne chiuso e sigillato. Quanto a Frau Zw' e alle sue
rivendicazioni ereditarie, le si consigli di rivolgersi alla
magistratura.
6) Venne offerto a Frau Zw' di metterla in contatto col signor ...
(Fritz), che forse avrebbe potuto comunicarle qualche particolare
interessante sulla vita della defunta e sul padre del defunto Erich
K'. Ma lei rifiut. Disse che non voleva aver niente a che fare coi
comunisti.
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A meno che stia imperversando con la matita rossa, K' quasi
insostituibile. La sua innegabile sensibilit germanistica, che le
vien solo meno quando colta da ambizioni autorali o redazionali, la
sua lunga familiarit con le pratiche spiritualistiche non sono
affatto da considerar perdute, se volte a fini secolari; proprio
perch, in un certo senso, emancipata, essa si butta con uno zelo
per noi benefico sul suo lavoro di cuoca, ha una vera febbre di
lavare, registra corrugando la fronte i prezzi della carne,
l'ammontare degli affitti, d'altra parte per le piace andare in
taxi, di tanto in tanto arrossisce di fronte alla massiccia offerta
di materiale pornografico; come autrice si resa indipendente, per
cos dire, cio non interviene pi con la matita rossa sui testi
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