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ANALISI DI BILANCIO
ARGOMENTO:
DALLIMPRESA AL BILANCIO
Occorre precisare che i beni strumentali costituiscono una fattispecie concettualmente distinta dalle
immobilizzazioni, sebbene poi concretamente le due figure possano in parte coincidere.
I beni strumentali sono concettualmente rappresentati dai fattori che cedono la loro utilit in una pluralit di cicli
produttivi, e che proprio per questo sono definiti fattori a fecondit ripetuta (a differenza dei fattori a fecondit semplice
che partecipano invece esclusivamente ad un unico processo produttivo ed alla generazione dellunico prodotto in cui
sono fisicamente incorporati o combinati, cedendo la loro utilit in ununica soluzione).
Le immobilizzazioni sono invece concettualmente definite in base ad un criterio che prescinde dalla partecipazione
ad un unico o ad una pluralit di cicli produttivi, ma che si basa invece sul tempo occorrente ai singoli elementi perch
si trasformino in liquidit, tempo convenzionalmente considerato superiore a 12 mesi.
Ci vale in particolare per le imprese manifatturiere che realizzano un processo di trasformazione fisica dei fattori
in prodotti finiti. Per le imprese commerciali lintervallo temporale in oggetto non scindibile.
Lipotesi che alcuni crediti derivanti dalle vendite vengano incassati solo parzialmente per inadempienza dei clienti
debitori non deve far pensare ad una divergenza quantitativa tra ricavi ed entrate: configura invece unerrata previsione
dei ricavi effettuata al momento della vendita e successivamente corretta in sede di incasso.
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Oltre al caso della distribuzione al dettaglio, dove le vendite avvengono per contanti, si pensi alle societ di
assicurazione, le quali incassano i premi, che costituiscono i ricavi, addirittura in anticipo rispetto ai tempi di
maturazione degli stessi.
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Ritorniamo al momento in cui limpresa acquisisce i fattori della
produzione, attraverso linstaurazione dei rapporti di fornitura.
Quando limpresa acquisisce la disponibilit dei fattori della
produzione, deve rilevarne contabilmente i costi, i quali costituiscono la
contropartita o remunerazione riconosciuta ai fornitori per aver messo a
disposizione dellimpresa i beni strumentali, le materie, i servizi ed il
lavoro.
In corrispondenza al costo sostenuto dallimpresa per acquisire la
disponibilit di ciascun fattore, esiste luscita di cassa relativa al
pagamento da effettuare al fornitore.
Lintervallo temporale che intercorre dal momento in cui si sostiene il
costo, sino al momento in cui si concretizza la relativa uscita, corrisponde
al ciclo di durata (o vita media) dei debiti di funzionamento, e costituisce
una variabile fondamentale per definire le condizioni di equilibrio
finanziario dellimpresa.
Come gi visto per i ricavi e le entrate, sotto il profilo quantitativo,
anche i costi e le uscite coincidono sempre.
Per definizione, luscita costituisce la quantificazione numeraria del
costo, ed il rapporto esistente tra costi ed uscite lo stesso esistente tra le
due facce di una identica medaglia5.
Se dunque sotto il profilo quantitativo i costi e le uscite coincidono
sempre, non necessariamente coincidono anche sotto il profilo della
dinamica temporale, cio in relazione al momento in cui si essi
manifestano: anzi, si pu assumere concettualmente che non esiste
coincidenza - se non casuale - tra il momento in cui limpresa acquisisce i
propri fattori, sostenendo contabilmente dei costi, ed il momento in cui
effettua il pagamento dei costi stessi, sostenendo le relative uscite.
La FIGURA 2 riepiloga quanto sinora affermato, rappresentando uno
schema che precisa graficamente la dinamica temporale con cui limpresa
realizza il suo ciclo economico e monetario, ed individuando al tempo
stesso anche gli operatori dai quali limpresa acquisisce i fattori della
produzione (fornitori) e gli operatori ai quali limpresa cede i prodotti
ottenuti dalla combinazione dei fattori impiegati (clienti).
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Anche quando dovesse verificarsi la circostanza che un costo non venisse pagato per il suo ammontare originario (a
causa per esempio di un accordo successivo tra le parti), ci non prefigurerebbe una divergenza tra queste due figure
(costo e corrispondente uscita), ma solo una successiva correzione del costo, la cui misurazione oggettiva resta sempre
concretizzata dalleffettiva uscita.
FIGURA 2
Lulteriore differenza costituita dal criterio di valutazione adottato per liscrizione in bilancio: mentre i prodotti in
attesa di essere venduti sono iscritti al valore corrispondente al costo dei fattori produttivi impiegati, i crediti di
funzionamento sono iscritti al valore del presumibile incasso. Tale impostazione determinata dal fatto che i crediti di
funzionamento nascono in contropartita alla vendita dei prodotti, cio contestualmente al conseguimento del ricavo: di
conseguenza, il valore di iscrizione in bilancio deve incorporare anche la porzione di utile che, sebbene non ancora
monetizzato, sotto il profilo contabile comunque gi stato conseguito.
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Per processo produttivo si intende in questa sede lintero processo di monetizzazione o di conversione monetaria
dei fattori della produzione, e non solo il processo di trasformazione fisico dei fattori in prodotti finiti.
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FIGURA 3
Il termine strutturalmente da intendere nel senso che il surplus finanziario perdura sino a quando le entrate
precedono mediamente le uscite. Linversione dello scarto temporale entrate/uscite in uscite/entrate azzererebbe il
surplus e, come vedremo, determinerebbe il sorgere di un fabbisogno finanziario.
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Lammortamento definito un costo figurativo proprio perch, a differenza dei costi monetari, non produce
direttamente unuscita di cassa, ma rappresentativo di una porzione di costo precedentemente sostenuto, il cui
pagamento si presumibilmente verificato molto tempo prima della vendita del prodotto cui quella porzione di
ammortamento stata imputata.
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questo il concetto di equilibrio patrimoniale, che si considera esistente quando il grado di liquidabilit media
degli impieghi maggiore o almeno equivalente al grado di esigibilit media delle fonti corrispondenti.
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FIGURA 5
Ovviamente si fa riferimento alla frazione di utilit ceduta dai beni strumentali utilizzati rappresentata dalla
porzione di ammortamento.
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Il valore attribuibile a tali fattori corrisponde concettualmente allutilit che limpresa ritiene di ottenere dagli
stessi. In particolare, ai fattori che non sono stati ancora oggetto di vendita (beni strumentali, materie prime,
semilavorati e prodotti finiti) attribuito prudenzialmente il valore corrispondente al costo sostenuto per lacquisizione;
ai fattori gi oggetto di vendita (crediti di funzionamento) attribuito il valore corrispondente al prezzo di cessione.
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Con leccezione costituita dai cd. investimenti accessori o extragestionali, di cui si tratter in seguito.
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Sempre ragionando per paradossi, qualora esistesse una differenza positiva (o ricarico) tra il valore di vendita
dei fattori ceduti rispetto al corrispondente valore di acquisto degli stessi fattori, il capitale di finanziamento
comprenderebbe anche una porzione di capitale netto. Tanto spiegato contabilmente dal fatto che mentre i debiti di
finanziamento sono valorizzati al prezzo di acquisto dei fattori acquisiti, i crediti di funzionamento sono invece
valorizzati al prezzo di vendita degli stessi fattori ceduti sotto forma di prodotti finiti.
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Unimpresa potrebbe fare a meno di capitale proprio e di debiti di finanziamento solo se, fin dalla prima
costituzione, ed in ogni successivo momento, si avessero flussi di entrate monetarie per ricavi desercizio sufficienti ad
alimentare di volta in volta i flussi di uscite per costi di ogni specie. Ma questa condizione fuori dalla comune realt.
[...] Anche le aziende di assicurazione, sebbene conseguano i ricavi (premi) anteriormente al sostenimento dei costi
speciali ad essi correlativi, per somme da pagare in conformit agli obblighi di polizza, hanno bisogno di capitale,
specialmente alla costituzione, per anticipare spese dimpianto, di organizzazione, di sviluppo, riserve di garanzia, ecc.
(Cfr. P. Onida, Economia dAzienda, UTET, 1987, pag.391).
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Tali disponibilit, se non fossero reinvestite nelle operazioni tipiche dellazienda di cui si tratta, non sarebbero
necessarie allesercizio e formerebbero, come talora si dice, un capitale accessorio rispetto alla detta azienda (Cfr. P.
Onida, Economia dAzienda, UTET, 1987, pag.391).
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FIGURA 7
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FIGURA 8
Capitale Fisso
Capitale Fisso
Capitale Fisso
Magazzino
materie prime
semilavorati
prodotti finiti
Magazzino
materie prime
semilavorati
prodotti finiti
Magazzino
materie prime
semilavorati
prodotti finiti
Crediti di
Funzionamento
Investimenti
finanziari
patrimoniali
Debiti di
Funzionamento
Debiti di
Funzionamento
Crediti di
Funzionamento
Debiti di
Funzionamento
Crediti di
Funzionamento
Investimenti
finanziari
patrimoniali
Capitale Proprio
Investimenti
finanziari
patrimoniali
Capitale Proprio
Debiti di
Finanziamento
Nella figura 8 la dimensione delle aree corrispondenti a ciascuna delle categorie del Capitale fisso, Magazzino,
Crediti di funzionamento, Investimenti finanziari e/o patrimoniali, Capitale proprio, Debiti di funzionamento e Debiti di
finanziamento evidentemente casuale. Non invece casuale il fatto che in tutti e tre gli schemi larea dei Debiti di
funzionamento sia sempre maggiore della somma delle aree del Capitale fisso, del Magazzino e dei Crediti di
funzionamento, in quanto ci esattamente la conseguenza della situazione in cui i tempi mediamente necessari per la
monetizzazione dei fattori sono pi brevi dei tempi di dilazione mediamente ottenuti per il pagamento dei costi ai
fornitori, determinandosi la formazione di un surplus finanziario investito in attivit finanziarie e/o patrimoniali.
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Capitale Fisso
Capitale Fisso
Capitale Fisso
Debiti di
Funzionamento
Magazzino
materie prime
semilavorati
prodotti finiti
Debiti di
Funzionamento
Magazzino
materie prime
semilavorati
prodotti finiti
Capitale Proprio
Capitale Proprio
Crediti di
Funzionamento
Debiti di
Funzionamento
Magazzino
materie prime
semilavorati
prodotti finiti
Capitale Proprio
Crediti di
Funzionamento
Crediti di
Funzionamento
Debiti di
Finanziamento
Investimenti
finanziari
patrimoniali
Debiti di
Finanziamento
Questa ipotesi frequente quando per unimpresa appartenente ad un gruppo il ricorso al credito bancario pi
agevole rispetto ad altre imprese dello stesso gruppo. In tale caso i finanziamenti, ottenuti in quantit eccedente il
fabbisogno della impresa in oggetto, sono girati ad altre imprese del gruppo per le quali il ricorso al credito bancario
sarebbe stato pi oneroso o difficile.
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