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L’educazione riguarda tutto l’arco della vita, si occupa dei neonati, dei bambini, dei
preadolescenti, degli adolescenti, dei giovani, degli adulti e degli anziani. In termine
tecnico si parla di LONG LIFE EDUCATION.
L’educazione deve avere sempre un obiettivo a cui mirare altrimenti ci si può perdere
lungo il percorso. Devo sapere esattamente dove voglio arrivare, perciò agisco con
intenzionalità. I fini, gli obiettivi, si ricavano dalle teorie e dai modelli pedagogici: ecco
perché serve una solida base teorica/antropologia pedagogica. L’antropologia
pedagogica giustifica e motiva l’agire degli educatori, perciò riveste un ruolo così
importante!
Il pensiero riveste un’attività fondamentale nel processo; la parte pratica, spesso unico
dilemma degli educatori, è lo specchio della nostra attività riflessiva. In un altro modo
potremmo dire che l’antropologia pedagogica “giustifica” e motiva l’agire degli
operatori perciò riveste una parte fondamentale del processo. Questi pensieri sono
organizzati e elaborati dalla Scienza della Pedagogia: la quale, essendo appunto
scienza, non è tanto un fare quanto un sapere. In conclusione, quindi, l’educatore per
“fare” deve prima di tutto “sapere”.
Non aspettiamoci delle “ricette” dalle teorie che ci dicano esattamente che cosa fare
in ogni situazione: la scienza pedagogica e l’antropologia ci danno delle INDICAZIONI
DI MOVIMENTO, i fini e gli obiettivi da raggiungere. Le persone sono diverse, perciò
ogni relazione educativa è diversa e ogni agito educativo sarà unico.