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Domanda scomoda ma necessaria a cui risponde san Roberto Bellarmino, Dottore della Chiesa.

Viviamo tempi di grande confusione in cui le autorit che dovrebbero chiarire e mettere ordine spesso agiscono in modo
enigmatico.
Per essere pi chiari, la verit che ogni buon cattolico ha cominciato a porsi interrogativi su interrogativi a partire dalla sera del
13 marzo 2013, quando il Sommo Pontefice si affacci dalla loggia vaticana senza insegne pontificali se non la talare bianca,
salutando con il tuttaltro che solenne buonasera, parlando di se come del Vescovo di Roma e chiedendo la benedizione alla
folla astante. Dopo quella sera gli interrogativi si sono fatti sempre pi numerosi ed insistenti, giorno dopo giorno.
Molti, per amore al Papa e alla Chiesa, hanno tentato i salti mortali per difendere e giustificare quel che appare indifendibile;
molti altri hanno praticato la sospensione del giudizio; moltissimi non vogliono pi leggere nulla a riguardo del Papa per non
restare turbati. Molti altri riversano la responsabilit di tale confusione sulla stampa: la stampa, si dice, che fa dire al Papa
cose che in realt non dice, oppure che estrapola parole da contesti pi ampi stravolgendone il significato. Come il caso delle
due interviste concesse a Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica, anticlericale, figlio di generazioni di massoni [qui], interviste
nelle quali il Papa avrebbe detto, tra le altre cose che non crede in un Dio cattolico, che il proselitismo una solenne
sciocchezza e che ciascuno di noi ha una sua visione del Bene ma anche del Male noi dobbiamo incitarlo a procedere verso
quello che lui pensa sia il Bene. Giustamente affermazioni simili hanno scandalizzato moltissimi ma, si detto, Scalfari non ha
registrato nulla, ha preso appunti e daltronde lui stesso ha ammesso di aver rielaborato molto, anche se sempre comunque in
base a quel che il Papa avrebbe detto.
Inoltre, dopo il Sinodo recentemente concluso, i dubbi si sono acuiti per la sensazione molto pi che concreta che dallalto si
volesse dirigere il tutto in una direzione preordinata, almeno per stare allopinione Edward Pentin [qui], il giornalista che ha
sbugiardato il Card. Kasper relativamente allintervista da lui rilasciata e poi negata in riferimento ai Vescovi africani. Oppure,
ancora pi chiaramente, a partire dalle affermazioni dello stesso Card. Kasper, che ha candidamente e pubblicamente sostenuto
che chi si opponeva alla sua posizione, di fatto si opponeva al Papa [qui]. Questo, en passant, mi ricorda un altro doloroso caso
di questi tempi, quello dei francescani dellImmacolata, dove a sei religiosi sacerdoti che hanno domandato la dispensa e che
sono stati accolti da un Vescovo cattolico, stata comminata una sospensione a divinis con laccusa di essere scismatici,
perch sarebbero contro il commissariamento, dunque sono contro il Papa [qui]: non bisogna aver studiato la logica per
comprendere la grossolana falsit di un tale ragionamento e la pericolosit di un sistema in cui i colonnelli si fanno forti,
nellingiustizia, dellassolutismo del potere centrale, volgendo ogni timida e legittima opposizione al loro fare autoritario o sopra
le righe in unoffesa di lesa maest delegata. Smetto qui perch senn si fa troppo lunga.
Come dicevamo, dinanzi a tanta confusione le reazioni tra i cattolici sono molteplici: c chi si chiude occhi, orecchie, naso e
bocca e chi invece ha il coraggio di porsi e di porre delle domande, anche quando queste domande sono scomode, com il
caso di Antonio Socci nel suo libro Non Francesco. Devo dire che ho sommamente apprezzato la citazione battistiana del
titolo. Non so se sia intenzionale, ma credo di s perch in effetti di grande eloquenza, oltre ad essere di una rara delicatezza.
In effetti, chi non si immedesima nel cantore di Non Francesca, famosa canzone di Battisti [qui]? Un amico viene a dirgli di
aver visto la sua amata Francesca insieme ad un altro e lui risponde che no, non possibile che lei, sar unaltra. la storia
dellamante (colui che ama) che non vuole vedere il male nellamato, ma che cerca solo il bene e che, anche dinanzi
allevidenza del tradimento, cerca ragioni per continuare ad amare, per continuare a credere. Questa mi sembra, peraltro, anche

la chiave di lettura del libro di Socci, scritto con amore e per amore del Santo Padre e della Chiesa: con delicatezza, ma anche
con precisione chirurgica, mette insieme i numerosi pezzi di questo anno e mezzo di pontificato, ponendo delle questioni
legittime, che nello smarrimento sono in molti a porsi. Per questa sua ricerca Socci stato condannato alla damnatio memori.
Le librerie paoline ufficialmente si son rifiutate di vendere il libro, loro che non si fanno alcun problema etico a vendere libri di
gente tipo Kng, Mancuso, De Mello. Inoltre, molti altri colleghi allineati al regime, o a quello che sembra configurarsi come
tale, lo hanno screditato e sbeffeggiato, senza averne letta neanche una riga.
Questo mi fa venire in mente quel che dice Ges nel Vangelo al soldato che laveva schiaffeggiato: Se ho parlato male,
dimostrami dov il male; ma se ho parlato bene, perch mi percuoti? (Gv 18, 23).
Tra le altre notizie sconcertanti di questi giorni, una che ha destato particolare preoccupazione che la Libreria Editrice
Vaticana ha pubblicato un libro [qui] con le interviste e conversazioni con giornalisti avute da Papa Francesco in questo anno e
mezzo di pontificato, in cui sarebbero comprese quelle di Eugenio Scalfari. Se fossero state pubblicate cos comerano sarebbe
sconvolgente, perch si tratterebbe di una semi-ufficializzazione di parole che di fatto sono contro la Fede cattolica. Non ho letto
il libro e spero sinceramente che qualcuno abbia provveduto a correggere quegli strafalcioni.
Dunque, in questi tempi confusi, per fare chiarezza anche questo blog vuole dare il proprio piccolo contributo ponendo una
domanda scomoda ma non irriverente, nello spirito del libro di Antonio Socci. Una domanda che in passato si sono posti in molti
cattolici, studiosi, Dottori e Santi. Per questo, lasceremo che a rispondere sia un Santo e Dottore della Chiesa, san Roberto
Bellarmino, peraltro confratello gesuita del Sommo Pontefice regnante. La questione : se un Papa diventa eretico. Il santo
Dottore risponde a questa questione nel suo Tractatus de potestate Summi Pontifici in rebus temporalibus. Noi abbiamo
consultato ledizione del 1611 disponibile online [qui] traducendone alcuni significativi passi che vi proponiamo in corsivo.

Se il Pontefice Massimo diventasse eretico, e tentasse di distruggere la Chiesa allontanandola dalla fede cattolica, pu essere
deposto o, certamente, dichiarato deposto, come si evince dai Canoni Se il Papa, dist. 40. Questo non lo nega n Bellarmino,
n alcun cattolico. Non fa meraviglia, perci, che i Re possano esser deposti a causa delleresia, bench non abbiano autorit
temporali superiori, se anche il Papa, per una simile causa, pu esser deposto, anche se sulla terra non c alcuna autorit, n
temporale, n spirituale, superiore alla sua. vero che al Concilio non lecito giudicare, punire, o deporre il Papa che tenta di
turbare e distruggere la Chiesa di Dio; ma solo lecito resistergli non facendo quello che comanda, e ponendo ostacolo affinch
non sia eseguita la sua volont (BELLARMINO, lib. 2 De Pontif., cap. 29). Questo vale solo se il Papa volesse turbare e
distrugger la Chiesa con la sua vita e i suoi costumi, ma fa eccezione il caso delleresia (p. 212).
Ma se il Papa non ha alcun superiore sulla terra, con quale diritto pu esser deposto da un Concilio, o dalla Chiesa, a causa
delleresia? Rispondo subito: mentre gli uomini sono espulsi dalla Chiesa tramite la scomunica a causa di altri crimini,
gli eretici escono dalla Chiesa per s, e se ne allontanano perch, in qualche modo, si scomunicano da se stessi.
Come osservava san Girolamo, spiegando quelle parole dellApostolo a Tito, cap. 3: leretico condannato dal suo proprio

giudizio. Cos che se il Pontefice - la qual cosa ritengo che non possa accadere -, diventasse eretico, infedele o apostata, non
dovrebbe essere deposto, ma dichiarato deposto da un concilio (p. 213).
Il potere delle chiavi di Pietro non si estende fino al punto che il Sommo Pontefice possa dichiarare non peccato
quello che peccato, oppure peccato quello che non peccato. Ci sarebbe, infatti, chiamare male il bene, e bene il
male, la qualcosa , sempre stata, e sar lontanissima da colui che il Capo della Chiesa, colonna e fondamento della
verit (p. 214).
[Ndt Ma se un papa rinuncia a queste qualifiche di maestro di Verit, e opta per una dottrina fatta di dubbi, incertezze ed errori,
sia auto esclude dal munus petrino che gli compete, e deve esser dichiarato deposto da un concilio].
Se accadesse che il Pontefice ordinasse a qualche uomo particolare qualcosa che fosse contro la legge di Dio ossia, non
con un insegnamento universale ex cathedra -, allora vale la nota dottrina di san Pietro: Bisogna obbedire a Dio, piuttosto che
agli uomini (At 1) (p. 255).
E cos concludiamo questo post, lasciando ciascuno alla propria riflessione e preghiera.

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