manifestazioni del genio femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e a tutte le nazioni; ringrazia per tutti i carismi che lo Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del popolo di Dio, per tutte le vittorie che essa deve alla loro fede speranza e carit; ringrazia per tutti i frutti di santit femminile" (Giovanni Paolo 11, Mulieris Dignitatem). Tra queste donne singolari da ringraziare c' senza dubbio Santa Ildegarda di Bingen, vissuta nella Germania del XII secolo. Una figura di donna e di santa dalla personalit straordinaria. Tre anni fa si celebrato il nono centenario della sua nascita. Una celebrazione che ha suscitato molta curiosit, che ha portato a nuovi studi su questa santa chiamata anche la "profetessa del Reno". Ildegarda nacque nei pressi di Alzey (a circa 30 km da Magonza) da Matilde e Idelberto di Bermersheim. Era di famiglia nobile. Due particolarit si notarono subito nella bambina Ildegarda: era di intelligenza pronta ed acuta ma anche di salute fragile. La sua vita fu segnata da visioni celesti che cominciarono all'et di 5 anni come lei stessa raccont: "Nel mio quinto anno di vita vidi una luce cos grande che la mia anima ne fu scossa per, per la mia tenera et, non potei parlarne...". All'et di otto anni fu affidata alla maestra Jutta, una giovane donna di famiglia nobile appena ritiratasi nel monastero benedettino di Disibodenberg. Il secondo maestro fu il monaco Volmar, assistente spirituale della clausura ed in seguito suo primo segretario. Giunta all' adolescenza Ildegarda decise liberamente di entrare nell'ordine, e ponendo cos la sua vita al totale servizio di Dio. Per trent'anni non si verific niente di straordinario, mentre Jutta scopriva, piena di meraviglia che la sua allieva Ildegarda era diventata a sua volta maestra. E cos quando ella mor le monache la elessero loro badessa. Seguirono cinque anni di ordinaria amministrazione poi a 42 anni la svolta decisiva. Sent la voce di Dio che le diceva: "Manifesta le meraviglie che apprendi... Oh tu fragile creatura ... parla e scrivi ci che vedi e senti...". Un particolare: pi lei resisteva alla Voce, pi aumentavano le sofferenze. Finalmente, dietro consiglio di Volmar, cominci a scrivere. E anche le forze ritornarono. Il primo frutto fu
l'opera "Scivias" (Conosci le vie). In 35 visioni c' tutta la storia della
salvezza. un invito pressante a "conoscere le vie, a prestare attenzione, a guardare, scrutare, discernere le vie divine, i percorsi, rettilinei o contorti, le circostanze belle o brutte nelle quali Dio ci viene incontro. Tutte le vie portano ad un'unica meta, pertanto in ogni circostanza si pu desiderare Dio e conoscerlo". La sua fama intanto cresceva sempre di pi, fino ad arrivare alle orecchie del papa Eugenio III che nel 1147 aveva convocato un sinodo generale della Chiesa a Treviri. Il papa invi una delegazione ad incontrare e interrogare Ildegarda. Il test fu superato brillantemente e gli "esaminatori" ritornarono contenti. Al sinodo intervenne anche Bernardo (San) il famoso abate di Chiaravalle, che chiese al papa di non permettere che una luce cos luminosa fosse coperta dal silenzio. Eugenio la incoraggi a scrivere. Uno dei frutti della sua fama (e santit) fu il grande numero di ragazze nobili che bussavano alla porta del suo monastero. Anche per questo, non senza difficolt, riusc a fondarne un altro vicino a Bingen. Possiamo dire che Ildegarda era una monaca atipica. Non era tutta casa (monastero) e chiesa; non era una donna segregata dal mondo tutta incentrata su Dio. Viveva profondamente delle vicende del suo tempo. La sua fama infatti arriv fino a... Federico Barbarossa (s l'imperatore che ebbe molto da fare anche in Italia). Ildegarda ebbe buoni rapporti con lui fin dal 1154. Questo per non le imped in seguito di prendere posizione decisa contro di lui a favore del papa legittimo Alessandro III e contro quelli illegittimi "eletti" da lui. Ildegarda gli scrisse contro parole di fuoco: "Colui che dice: la ribellione Io la distruggo... Guai, guai alle male azioni dei sacrileghi che mi disprezzano". L'imperatore non rispose, non si vendic, ma interruppe il legame. (Alla "distruzione" del Barbarossa contribu anche la sconfitta che sub a Legnano nel 1176 per opera di una coalizione di citt del nord Italia). Ildegarda intraprese anche quattro grandi viaggi di predicazione pur essendo non pi giovane e malaticcia. Predic, tra le citt tedesche, anche a Treviri e a Colonia. Questo era possibile perch godeva di una grandissima autorit spirituale che le permetteva di parlare con decisione e talvolta con durezza e senza paura. E rimasta famosa (infatti fu tramandata) la predica di Treviri nella Pentecoste 1160: "Io povera creatura, a cui mancano salute, vigore, forza e istruzione, ho udito nella luce misteriosa del vero volto le seguenti parole per il clero di Treviri: I doctores e i magistri non vogliono pi dar fiato alla tromba della giustizia, perci scomparsa in loro l'aurora delle buone opere...". Anche a Colonia fu molto dura con il clero: "Per la vostra disgustosa ricchezza ed avidit, nonch per altre vanit non istruite i vostri fedeli". Fu altrettanto decisa contro gli eretici detti Catari. La sua fama era grande, l'attivit incessante e le malattie tante. Tuttavia Ildegarda aveva l'in-
telligenza e la santit) di fare anche della auto ironia: "Perch non
insuperbisca Dio mi ha costretta a letto". Messaggio antropologico ed... ecologico Varie furono le sue opere. Ho gi detto della prima "Scivias". La seconda fu il "Libro dei meriti della vita" in cui tratta del grande tema dell'armonia tra legge di Dio e volont dell'uomo. Nell'opera "Libro delle opere divine" riprende l'immagine dell'uomo posto in una struttura complessa di rapporti fra microcosmo e macrocosmo. Scrisse anche opere nel campo medicoscientifico che hanno recentemente destato interesse tra gli studiosi. E interessante notare come le sue visioni sono originali, contenenti straordinarie figurazioni intellettuali e immaginifiche, sviluppate sulla base dell'immaginario collettivo del Medio Evo: vi sono presenti elementi naturalistici e astrologici ereditati dall'antichit precristiana. Dio parlava ad Ildegarda, come gi ai profeti dell'Antico Testamento, dall'interno della sua cultura. All'uomo d'oggi Ildegarda dice di non fare di se stesso un idolo, sacrificando ad esso tutto. La sua grande battaglia fu contro l'autonomia umana idolatrata, contro l'uomo centrato su di s e pieno di s, contro l'uomo che parla con empiet proclamando: "Non voglio ubbidire n a Dio n a qualsiasi uomo". E qui c' anche un messaggio ecologico per l'uomo moderno. E di bruciante attualit. Tante volte ci si lamenta dell'inquinamento delle acque e dell'aria delle nostre grandi citt. La qualit della vita sembra sempre pi in pericolo, dovuto ad uno sviluppo selvaggio (non sostenibile) sprezzante dell'ambiente. Una volta rovinato esso si ritorce contro l'uomo stesso (pensiamo all'effetto serra e simili). Per Ildegarda quest'uomo senza rispetto n per Dio n per l'ambiente che causa il lamento terribile di tutta la creazione: "E udii - ha scritto la santa - come gli elementi si volsero a quell'uomo con un urlo selvaggio. E gridavano: Non riusciamo pi a correre e a portare a termine la nostra corsa come disposto dal Maestro. Perch gli uomini con le loro cattive azioni ci rivoltano sottosopra come in una macina. Puzziamo gi come peste e ci struggiamo per fame di giustizia". E un invito pressante al rispetto della natura. A tutti raccomanda di rispettarla e ascoltarla, perch Dio stesso che ci parla attraverso di essa. Anche la natura infatti pu essere una delle vie per conoscere il suo Amore e arrivare a Lui. Questo il messaggio di Ildegarda. Accogliamolo.