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Indirizzo in
a.s. 2013-2014
Sommario
Presentazione del Dirigente .............................................................................8
Prefazione .................................................................................................................9
Introduzione ......................................................................................................... 11
Archeologia: una parola antica per una scienza moderna ............ 14
Lesperienza raccontata con le parole dei protagonisti................... 43
Il racconto di christian barnaba ................................................................. 44
Le suggestioni di rino laera ........................................................................... 46
Le istantanee di federica mancini .............................................................. 49
Le impressioni di davide novielli ................................................................. 52
Lavventura con gli occhi di lorenzo recchia ......................................... 54
Annotazioni ........................................................................................................... 57
Prefazione
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Introduzione
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III.
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Archeologia:
una parola antica per una scienza moderna
(Atene, ca. 460 a.C. dopo il 397 a.C.) stato uno storico e militare ateniese:
uno dei principali esponenti della letteratura greca grazie al suo capolavoro
La Guerra del Peloponneso, accurato resoconto sulla grande guerra tra Atene e
Sparta (431 - 404 a.C.).
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(Alicarnasso, 484 a.C. Thurii, 425 a.C.) considerato da Cicerone come il padre
della storia (Cicerone, De legibus, I, I, 5.).
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il settembre del 1748, sono passati oltre duemila anni dagli eventi
delle Guerre del Peloponneso, ma queste storie non restano un mero
ricordo. La civilt classica, quella greca prima e quella romana poi, ha
lasciato una preziosa eredit in tutte le societ che le sono succedute.
Se ci troviamo in questa biblioteca, non un caso, infatti, quellanno (il
settembre 1748) era giunto un tale Johann Joachim Winckelmann, 4 un
brillante studioso tedesco. Ci sarebbe rimasto fino allottobre del
1754, per approfondire gli studi sullarte greca. Un anno dopo, nel
giugno del 1755, pubblic i Pensieri sullimitazione delle opere
greche in pittura e scultura. Cosa c di nuovo? Cosa c di strano? Il
fatto sensazionale che il passato, ovverosia ci che stato,
tornava ad avere una relazione col presente, ci che .
Winckelmann, figlio del suo tempo (let neoclassica), era interessato
in modo particolare al contributo artistico e quindi al valore estetico
che la civilt classica aveva espresso nelle opere che aveva prodotto.
Insomma, la storia ci insegna che Greci e Romani non hanno solo fatto
guerre a destra e a manca, ma
hanno anche realizzato opere
di grande valore artistico. E
cos, il termine Archeologia,
ai tempi di Winckelmann,
assume un significato diverso,
che per certi versi si discosta
dal concetto moderno che
abbiamo di questo termine,
ma per altri si avvicina molto.
Allarcheologia si cominciano
ad associare non soltanto dei
fatti, degli eventi, ma anche
dei reperti. Questi erano per
in modo esclusivo opere
darte.
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Essi vanno distinti per natura e fattura: cio, a seconda del materiale,
vanno trattate in maniera distinta, perch alcuni materiali richiedono
una cura e un trattamento pi meticoloso rispetto ad altri.
Si prenda in esame, a titolo di esempio, un frammento di ceramica.
Questo giunge dallo scavo praticamente sporco, poich ricoperto di
terreno cristallizzato. Pertanto va ripulito: di norma sotto acqua
corrente e deterso con un comune spazzolino da denti, con un
movimento che privilegi il senso rotatorio. Naturalmente occorre una
certa cura, specie di quei frammenti che presentano sul rivestimento
delle decorazioni. Sciacquandolo, e rimuovendo la terra, possono
emerge ancora delle altre concrezioni di diversa natura organica.
Queste, solo se necessario vanno rimosse, e in tal caso si usano degli
espedienti chimici (quindi spesso anche tossici), che per questo si
adoperano con molta cautela e parsimonia. Lavato, questo frammento
va asciugato: si sottopone cio ad essiccazione naturale o,
eventualmente, condizionata con apparecchiature. Il reperto, lavato e
asciugato si sottopone a siglatura. La sigla segue una numerazione
ordinata secondo il catalogo di scavo, e occorre a identificarlo nel
contesto di scavo in qualunque momento e a distinguerlo dagli altri.
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Una volta che si scesi al livello del terreno, si rivela utile la macchina
reflex, che consentir di ritrarre foto relative allo scavo. Si tratta
essenzialmente di quelle fotografie che sono realizzate direttamente
sul cantiere, a testimoniare un cosiddetto contesto di rinvenimento.
Esso quellambiente entro il quale si individuano delle evidenze di
natura archeologica. comunemente noto anche come deposito
archeologico. Nello specifico, si parla propriamente di deposito
quando quel materiale che vi vediamo collocato al suo interno stato
appositamente depositato, appunto, in maniera intenzionale. il
caso di una sepoltura, per esempio, allinterno del quale si rinviene un
corpo (di cui non rimarranno che i resti scheletrici e il suo corredo
funerario). Questo vuol dire che quel materiale stato posto l
appositamente. I casi pi frequenti, per, sono quelli in cui quella
stessa situazione non si verificata per volont delluomo: vale a dire
che la collocazione di quel materiale in quel luogo dovuta a
circostanze accidentali. Lesempio emblematico quello di un crollo:
una casa che crolla restituir sul terreno le tracce del suo perimetro
(le quali corrisponderanno alle fondamenta), parte dellalzato (anche
se ripiegatosi su se stesso) e una serie di laterizi che sovrasteranno
tutta la parte centrale. Al di sotto si troveranno attrezzi, vasellame, ed
eventualmente anche dei resti umani. In questo caso, dunque, dove la
situazione relativa al rinvenimento non stata in alcun modo
influenzata dallintervento umano, si parla di contesto di giacitura.
Fondamentalmente
si
tratta della stessa cosa,
ma la giacitura indica un
contesto che si venuto
a formare per condizioni
che non sono dipese
dalla volont delluomo;
mentre la deposizione
sottintende che essa sia
dipesa dalla volont
delluomo.
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La luce diretta del sole, infatti, ricreerebbe anche delle zone di ombra
che altererebbero il profilo di una struttura o addirittura potrebbero
non fare emergere dei dettagli sul terreno. Laccorgimento quello di
prestare attenzione alla posizione migliore della fonte di luce:
solitamente il sole deve trovarsi di tre quarti, posteriormente. In
queste condizioni di luce si hanno delle ombre non troppo allungate,
che non compromettono la leggibilit dellimmagine, e che al
contempo conferiscono alle strutture ritratte maggiore volume.
Questa loccasione pi opportuna per unimportante precisazione: la
luce lelemento pi importante nella resa fotografica ottimale di
unimmagine. Infatti, etimologicamente, fotografia vuol dire
scrivere/disegnare con la luce.
Una volta collezionata questa lunga serie di fotografie di scavo, si
solamente a met dellopera: segue, in effetti, la foto di ogni reperto
ritrovato. Questa la buona norma, ma a seconda dellentit dello
scavo, e soprattutto delle risorse a disposizione, si privilegia la
fotografia di almeno quei reperti che rivelano un maggiore interesse:
quelli, cio, la cui fattura tale da poterne comprendere il profilo
originale. In alternativa, almeno viene eseguita una foto dinsieme che
evidenzi la portata del materiale rinvenuto.
La fotografia dei materiali si
basa su una tecnica che, in
parte, si discosta da quella
allaperto: infatti, se in contesti
allaria aperta si fa sempre
affidamento
alle
naturali
condizioni di luce, la fotografia
di
dettaglio
richiede
unilluminazione artificiale. In
una
foto
di
dettaglio
compaiono, per lappunto, i
reperti rinvenuti siano essi
anche solo dei frammenti
Esempi di
posizione del sole
per una fotografia
archeologica
allaperto
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bene precisare che esiste un testo giuridico noto come Codice dei
Beni Culturali e del Paesaggio che chiarifica il comportamento a cui
debbono attenersi il privato (il singolo cittadino) e le autorit. LItalia,
nonostante si ritrovi in eredit un patrimonio inestimabile, ancora
parecchio indietro in questo senso: prova ne che il riferimento
normativo citato di seguito stato emanato solamente nel 2004, e
dallora ha subito una serie di modifiche che sono tuttora in corso.
Art. 90, 1: Chi scopre fortuitamente cose immobili o mobili indicate
[] ne fa denuncia entro ventiquattro ore al soprintendente o al
sindaco, ovvero allautorit di pubblica sicurezza, e provvede alla
conservazione temporanea di esse, lasciandole nelle condizioni e nel
luogo in cui sono state rinvenute. Della scoperta fortuita sono
informati, a cura del soprintendente, anche i carabinieri preposti alla
tutela del patrimonio culturale
Questo Codice, in definitiva,
attribuisce al Ministero per i Beni e
le Attivit Culturali il compito di
tutelare, conservare e valorizzare
il patrimonio culturale del nostro Paese. Ora, stando a quanto scritto
allart. 90 di questo testo legislativo, le autorit competenti a cui
fare riferimento sono il sovrintendente, il sindaco e i
carabinieri. Il Ministero per i Beni e le Attivit Culturali un organo
del Governo, quindi lautorit superiore. Esso preposto alla tutela
della cultura nel senso pi ambio del termine: dallo spettacolo alla
conservazione del patrimonio artistico e del paesaggio, nonch alle
politiche inerenti al turismo. Occupandosi di diversi ambiti molto
complessi (poich ricchi di attivit), questo ministero risulta
suddiviso in 8 Direzioni Generali: una di queste detta Direzione
Generale per le Antichit. Come Direzione, essa svolge
essenzialmente una funzione di coordinamento delle diverse unit
operative regionali, che si chiamano Soprintendenze.
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Lesperienza raccontata
con le parole dei protagonisti
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Annotazioni
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Elaborazione grafica:
Gabriele C. Rosato
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