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Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

IISS Caramia ~ Gigante


Locorotondo - Alberobello

IISS Caramia Gigante Locorotondo - Alberobello

Elaborazione grafica a cura di Gabriele Carmelo Rosato


Le foto che si riferiscono alle attivit didattiche, contenute in questa
pubblicazione, sono state catturate da Federica Mancini
Stampa: AGA Arti Grafiche Alberobello

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

IISS Caramia Gigante


Locorotondo Alberobello
Sede di Alberobello

Indirizzo in

Agraria, agroalimentare e agroindustria


classe II B

a.s. 2013-2014

IISS Caramia Gigante Locorotondo - Alberobello

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

Agli allievi della II B,


dotati di un talento
che spenderanno bene

La conoscenza di tutti i fatti umani del passato


ha come sua prima caratteristica quella di essere
una conoscenza per via di tracce; e queste tracce,
ora materiali ora testuali, si prestano
a interpretazioni anche eccessive.
Il rischio che una congettura diventi un dato
Da Apologia della storia o Mestiere di storico di Marc Bloch

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A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

Sommario
Presentazione del Dirigente .............................................................................8
Prefazione .................................................................................................................9
Introduzione ......................................................................................................... 11
Archeologia: una parola antica per una scienza moderna ............ 14
Lesperienza raccontata con le parole dei protagonisti................... 43
Il racconto di christian barnaba ................................................................. 44
Le suggestioni di rino laera ........................................................................... 46
Le istantanee di federica mancini .............................................................. 49
Le impressioni di davide novielli ................................................................. 52
Lavventura con gli occhi di lorenzo recchia ......................................... 54
Annotazioni ........................................................................................................... 57

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Presentazione del Dirigente


er la scuola, incontrare il territorio ormai un imperativo.
Lautosufficienza sarebbe chiusura e penalizzerebbe i giovani
che hanno diritto ad una pluralit di stimoli.

Con questa consapevolezza, il nostro Istituto attento


allindividuazione di risorse che possano arricchire lofferta formativa,
come avvenuto nel caso di questo percorso che, attraverso
lArcheologia, ha coniugato la Storia con la conoscenza del territorio e
con una serie di altre discipline, di cui la ricerca archeologica deve
necessariamente servirsi.
Le attivit si sono svolte con cadenza settimanale, nella classe II B di
Alberobello, a partire dalla fine di febbraio fino a maggio, in unora
sottratta alla Storia, per far vivere ai ragazzi una di quelle esperienze
formative che restano indelebili nella mente dei giovani.
Limpegno e lentusiasmo crescenti dei ragazzi durante le attivit, che
linsegnante referente del progetto, prof.ssa Margherita Longo, mi ha
comunicato, testimoniano anche lefficacia della proposta e del
metodo utilizzato dallesperto, il giovanissimo Gabriele Rosato, che
ringrazio per la sua professionalit e la disponibilit con la quale,
nonostante gli impegni di studio allUniversit del Salento, ha seguito i
nostri studenti.
Ritengo quindi di poter dire che questesperienza ha offerto ai ragazzi
un importante messaggio rispetto allorientamento negli studi. Il
nostro esperto, infatti, nonostante la sua innata passione per
lArcheologia e la scrittura, ha frequentato un Istituto Tecnico ad
indirizzo linguistico, dimostrando cos che le discipline umanistiche e
quelle tecnico-scientifiche possono agevolmente integrarsi e che
limpegno ad ampio raggio negli anni di scuola, apre a possibilit pi
ampie di quelle che spesso ci si prefigge scegliendo un certo indirizzo
di studi.
Il Dirigente Scolastico
Prof. Raffaele Fragassi

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

Prefazione

a curiosit per il passato non nasce facilmente dalle pagine di


un libro, ma se passa attraverso losservazione, lesperienza
diretta e la valorizzazione di ci che vicino diventa parte noi.

Lesperienza fatta con la presenza in classe di Gabriele Rosato, giovane


studente in archeologia, ha vivificato il rapporto dei ragazzi con la
storia, innestandosi agevolmente nellinteresse che molti di loro
dedicano alla natura e allambiente, in continua trasformazione per
opera delluomo.
Dopo il primo incontro con la classe, il giovane studioso ha meritato la
fiducia e lammirazione degli studenti per la passione comunicata da
ogni suo gesto. A ventuno anni ha gi al suo attivo rari interessi
(conosce lEbraico biblico!) e alcune pubblicazioni di diverso tipo e
argomento. Le sue parole lo rivelano innamorato di un passato non
astratto, ma inteso come ricostruzione della vita di uomini come noi,
fatta di gesti tangibili, di bisogni, di oggetti che possono dirci molto, se
li sappiamo osservare. La storia ha assunto, cos, concretezza e si
rivestita del fascino della scoperta, di cui, alla fine di un percorso
teorico, gli alunni sono stati attivi protagonisti. Lescursione a
Barsento, localit gi nota a molti di loro, diventata una rivelazione
di come le cose consuete possano assumere connotati nuovi, se si
hanno delle domande e degli obiettivi da raggiungere. Muniti di carta
topografica, bussola, scheda di classificazione, sacchetto per la
raccolta dei reperti, si sono trasformati in ricercatori di tracce
delluomo.
Latteggiamento pi prezioso che Gabriele Rosato riuscito a
sollecitare nei ragazzi lo sviluppo dellosservazione critica. Ha
dimostrato che ogni particolare importante per capire lorigine e
levoluzione di un oggetto, di un edificio, di un luogo senza dei quali
non saremmo ci che siamo oggi.

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Un ringraziamento doveroso va al Dirigente Scolastico, prof. Raffaele


Fragassi, per aver consentito questesperienza. Essa ha senzaltro
permesso ai ragazzi di approcciare una disciplina che trova poco
spazio nella nostra scuola, lArcheologia; inoltre, e Gabriele qui deve
consentirmi di esprimere questo personale punto di vista, hanno
potuto conoscere un giovane, poco pi grande di loro, che ha il
coraggio di essere sempre autentico e concentrato a fare bene le cose:
una persona che si dedica ad un passato lontanissimo con la stessa
passione e attenzione che egli usa nel rapporto con gli altri. Non
dimenticher mai lespressione di sorpresa e gratitudine sul volto dei
ragazzi, quando nel sacchetto dellescursione a Barsento, insieme
alloccorrente per la ricerca, hanno trovato una merenda che Gabriele
si era preoccupato di includere, mostrando di comprendere tutte le
loro esigenze; o il loro ascolto ammirato quando, in occasione dell8
marzo, ha concluso la lezione con una poesia di sua composizione
dedicata alla donna, pensando che fosse suo dovere sensibilizzare
verso un tema importante.
Alla storia dei libri questi studenti continueranno forse ad essere un
po ostili, ma hanno colto con quanta dedizione e professionalit essa
viene ricostruita.
Il corso di Archeologia rester unesperienza fondamentale, di cui
sono grata a Gabriele per la cura che ci ha dedicato, e ai ragazzi della II
B per il rispetto, limpegno e lentusiasmo con cui hanno risposto alle
sue interessanti proposte.
Prof.ssa Margherita Longo
IISS Caramia Gigante
Sede di Alberobello

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

Introduzione

uando mi stato proposto di accompagnare una classe in un


breve percorso nellArcheologia, ho accettato subito con grande
entusiasmo. Avevo lasciato i banchi di una scuola come questa
pochi anni prima, e ricordavo ancora il tepore delle quattro pareti
della mia aula, entro la quale ho trascorso gli anni pi propizi alla mia
formazione, nonch al mio accrescimento personale. Pertanto, ho
avuto parecchio a cuore questa iniziativa, della quale ho desiderato
curare ogni particolare dal principio quando temevo il primo
approccio con la classe al compimento, con la realizzazione di questa
sintetica monografia, come compendio delle attivit svolte. Questo
opuscolo si propone non solo di riaccendere il ricordo dellesperienza
trascorsa insieme, ma anche di fornire per quel poco che ho potuto
contribuire degli spunti di riflessione per lavvenire di ciascuno.
Il mio proposito stato quello di stimolare gli studenti
allosservazione: in un senso verticale, volto a disvelare quanto
sepolto sotto i nostri piedi, e soprattutto in un senso orizzontale,
per imparare ad apprezzare quanto gi visibile ai nostri occhi. Una
sensibilit che permetter loro di fruire sapientemente dei Beni trditi
in eredit dalle civilt che ci hanno preceduto, e di conseguenza di
tutelarli come Bene comune.
Il progetto intendeva condurre i
giovani allievi alla ricerca delle
loro origini pi remote,
attraverso il reperimento e la
conseguente analisi delle tracce
materiali che i loro antenati
hanno lasciato di s. In questa
maniera, gli studenti hanno
accompagnato
alla
loro
precipua formazione agraria un
breve percorso di approfondimento umanistico. Hanno appreso che la
disciplina archeologica non poi cos distante dallattivit agricola.

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Questo corso monografico, infatti, ha avuto per oggetto un elemento


che affiora, alla stregua della vegetazione, dalla nuda terra. I frutti in
questione non sono evidentemente ortaggi, bens manufatti: eppure,
entrambi hanno in comune lo stesso terreno, che rappresenta il
grembo per la vegetazione e il cosiddetto deposito per i reperti.
Il corso si articolato come segue:
I.

La prima parte intendeva fornire agli studenti (in maniera


concisa) i fondamenti della disciplina e della metodologia
archeologica e la loro applicazione nel campo dei Beni
Culturali.

II.

La seconda parte ha visto protagonisti gli stessi ragazzi,


impegnati in diverse attivit pratiche:

Sono state illustrate le figure professionali che collaborano


sinergicamente in unquipe archeologica: gli addetti al
disegno archeologico, alla documentazione fotografica, alle
indagini forensi, alle prospezioni geologiche, ecc. A questo
punto, ciascuno degli studenti si calato nei panni di un
operatore archeologico, secondo le proprie naturali
inclinazioni.

Fondamentale approccio pratico alla materia, si rivelata la


ricerca sul campo, mediante una ricognizione di superficie nei
pressi dellOasi di Barsento (con una relativa visita guidata).
stato poi sottoposto ad analisi il materiale rinvenuto sul
campo, con una conseguente sintesi documentaria
dellindagine.

Conosciuti i principali contesti di rinvenimento, sono state


passate in rassegna le principali classi ceramiche:
questattivit di laboratorio coincisa con il lavoro diretto sul
materiale archeologico rinvenuto sul campo.

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III.

La terza e ultima parte si proponeva di concludere


lesperienza attraverso la redazione del presente opuscolo.
Esso riassume le impressioni dei protagonisti, nonch la
sintesi delle attivit di ricerca svolte dagli stessi. Il lavoro
stato, infine, presentato ai loro compagni allievi delle altre
classi seconde in una rassegna dedicata, al termine
dellanno scolastico.

Gli obiettivi di questo corso sono stati i seguenti:

Permettere ai giovani studenti di conoscere il passato delle


generazioni che li hanno preceduti, attraverso strumenti
didattici mirati, poich altrimenti ignorare la storia
condurrebbe inevitabilmente a disconoscere la propria
identit.
Sensibilizzare le nuove generazioni alla tutela dellambiente
naturale e alla conservazione responsabile dei Beni Culturali,
patrimonio materiale dal valore inestimabile.
Fornire i fondamenti della disciplina storico-archeologica per
il discernimento tra i diversi tipi di fonti, e conseguente
classificazione.
Mettere a disposizione degli studenti un bagaglio di nozioni
utili al loro accrescimento personale, affinch dispongano di
un pi ampio ventaglio di conoscenze, secondo un approccio
di natura interdisciplinare.

Personalmente, sono oltremodo riconoscente alla prof.ssa Margherita


Longo per avermi concesso questa opportunit, e per aver seguito
brillantemente ogni fase del lavoro in classe. Naturalmente, sono
molto grato a ciascuno dei ragazzi, con i quali ho condiviso
unautentica esperienza di vita.
Gabriele Carmelo Rosato

(Universit del Salento Dipartimento di BbCc,


Istituto Superiore di Formazione Interdisciplinare)

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Archeologia:
una parola antica per una scienza moderna

llinizio di questo breve itinerario nellarcheologia, vorrei


invitare i giovani allievi a valutare quanto abbiamo in comune
nello studio delle nostre discipline: dal canto mio le indagini
archeologiche, dal canto vostro le perizie agrarie. Infatti, larcheologia
non poi cos distante dallattivit agricola. Se badate un attimo, sia
voi che io abbiamo per oggetto di studio un elemento che affiora dal
fertile terreno della nostra terra. Comincerei col dire, che entrambi
abbiamo un occhio di riguardo nei confronti del terreno. I frutti della
terra in questione, nel mio caso, non sono evidentemente ortaggi,
bens manufatti: eppure gli uni e gli altri hanno in comune lo stesso
terreno, che rappresenta il grembo per la vegetazione e il cosiddetto
deposito per i reperti. Tra qualche anno sarete periti agrari, pi
avanti magari agronomi, e vi ritroverete spesso sul campo: scruterete
quel terreno e ve ne prenderete cura, perch avrete a cuore ci che da
quella terra germoglier e spunter fuori. Parallelamente, anche
larcheologo osserva attentamente il terreno, ma lo indaga e lo
rivanga (talvolta, infatti, va gi di piccone) perch ha a cuore, a sua
volta, quanto la terra cela nel suo intimo: quanto vi seppellito.
Dunque, considerato che abbiamo in comune pi di quanto potessimo
aspettarci, comincerei litinerario alla scoperta dellarcheologia.

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Larcheologia una disciplina scientifica. tale perch si basa su una


precisa metodologia di ricerca. Tuttavia, si pu asserire questo
solamente oggi, nel XXI secolo; ma opportuno ripercorre, in volata,
una storia molto pi lunga, che comincia quasi duemilacinquecento
anni fa. Archeologia, infatti, una parola antica che descrive una
scienza moderna.
Questa disciplina ha un nome che era gi
utilizzato al tempo degli scrittori greci, nel
suo senso letterale del termine, cio di
discorso sul passato. Lorigine di questo
lemma si fa risalire allo storico greco
Tucidide:1 egli si riferiva all
cos definita in greco come alle
testimonianze materiali impiegate come
prova per una ricostruzione del passato, del
suo passato. sensazionale, infatti, che gi
sul finire del V secolo a.C. gli storici del
tempo si preoccupassero di quanto gli
eventi del tempo presente fossero
influenzati da quelli gi trascorsi. Mi
soffermerei un istante su questa circostanza, in
quanto, luomo per la prima volta matura una consapevolezza
interiore, che quella di restituire ai posteri la storia delle
generazioni che lo avevano preceduto. Intendiamoci, storici ce ne
erano gi stati in passato (noto sicuramente Erodoto) 2 ma, secondo
Tucidide, lo storico avrebbe avuto il compito di fornire, a chi
partecipava della vita politica della comunit, quegli strumenti
indispensabili per interpretare il presente. Non solo, ma anche
1

(Atene, ca. 460 a.C. dopo il 397 a.C.) stato uno storico e militare ateniese:
uno dei principali esponenti della letteratura greca grazie al suo capolavoro
La Guerra del Peloponneso, accurato resoconto sulla grande guerra tra Atene e
Sparta (431 - 404 a.C.).
2
(Alicarnasso, 484 a.C. Thurii, 425 a.C.) considerato da Cicerone come il padre
della storia (Cicerone, De legibus, I, I, 5.).

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prevedere deterministicamente gli sviluppi futuri dei rapporti tra le


poleis. Questo voleva dire che in natura nulla sarebbe avvenuto per
caso, ma ogni cosa accadrebbe, piuttosto, secondo ragione e necessit.
Oggi questo lo sappiamo e nemmeno ce ne accorgiamo: un tema sul
quale ritorneremo a breve.

La storia non si frequenta, spiluccando qualche fatterello tra una


pagina e laltra del libro: la storia va vissuta. Io ho lasciato i banchi di
scuola pochi anni fa, e ricordo benissimo che la materia pi detestata
era di gran lunga la storia. Chiaramente non era il mio caso, per vi
vorrei invitare a cogliere questo tratto della disciplina: il fatto che
vada vissuta. Voi ne siete protagonisti. E allora, per qualche istante, vi
invito a sperimentarlo. Ci caliamo nella Grecia del V secolo prima
dellEra Volgare.
lestate del 432 a.C., ci troviamo a Sparta: sediamo tra i seggi
dellassemblea federale della Lega del Peloponneso (di cui Sparta ne
era a capo). Si sta discutendo animosamente perch bisogna prendere
seri provvedimenti nei confronti di Atene. Questa citt, gi atavica
rivale di Sparta, era entrata in aperto conflitto con due citt facenti
parte della suddetta Lega: si trattava di Corinto e Megara. Che cosa sta
succedendo? Sparta e Atene, appena un cinquantennio prima, erano
uscite vittoriose (sebbene esangui) dalle celeberrime Guerre Persiane.

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Tuttavia, restavano le maggiori forze economico-militari di tutta la


Grecia. Era il naturale corso degli eventi che avrebbe portato, prima o
poi, a una risoluzione. Questo prima o poi tanto vago quello che in
precedenza stato definito determinismo; e quella che ho definito
risoluzione avrebbe significato evidentemente aperto conflitto.
Doveva soffiare un vento foriero di tempesta quellestate del 432,
perch seguit un inverno speso nei pi meticolosi preparativi. Infatti,
nel giugno dellanno successivo, il 431 a.C., lesercito della lega
Peloponnesiaca, sotto la guida di re Archidamo II, non tard a
invadere i dirimpettai, lAttica, e quindi Atene. I figli della stessa terra
tornavano a fare i conti con le armi. Tutta la Grecia investita dai
conflitti risent fortemente delle sue conseguenze, sprofondando in un
periodo di devastazione, sia dal punto di vista della perdita di vite
umane sia da quello economico.

Lo stesso Tucidide scriver a proposito: questo stato il pi grande


sommovimento che sia mai avvenuto fra i Greci e per una parte dei
barbari e, per cos dire, anche per la maggior parte degli uomini. 3
Tucidide fu un protagonista di quegli eventi: la sua esperienza stata,
alla volta, quella di intellettuale, di storico e di militare.
3

Tucidide, La guerra del Peloponneso, I, 1, 2

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Per questo il suo racconto, per quanto anche un po di parte (non


dimentichiamo che era ateniese), fu tanto pi coinvolgente giacch
Tucidide partecip alla guerra in prima persona, e rivestendo anche
ruoli di primo piano. Ma farei leva ancora su un fatto di portata
eccezionale: questa guerra fu combattuta dagli uomini per gli uomini.
La straordinaria civilt greca, che aveva prodotto una pletora di miti,
non risente dellintervento degli dei in tutta questa vicenda.
Perlomeno, questa limpressione che ci restituisce Tucidide. Il suo
accurato resoconto non risente dellintervento di alcuna divinit. E
questo particolarmente significativo. Infatti, se pensiamo allIliade e
allOdissea, sicuramente possiamo trarre degli spunti per la
ricostruzione dellautentica storia di quegli eventi, ma sono carichi
pure di un notevole apporto mitologico che distoglie lattenzione dalla
realt. Lo storico si propone di effettuare una ricostruzione obiettiva
degli eventi, e Tucidide ci ha provato. Il suo fu un tentativo, riuscito in
parte, ma che pur sempre andato a segno, e ha fatto scuola per gli
scrittori successivi di ogni epoca.
Tornando al discorso che ha generato questo inciso, opportuno
ricordare che siamo protagonisti della storia. Orbene, in questo
viaggio bisogna essere pronti a ogni
mossa. Adesso si rende necessario fare
un salto nel vuoto, di parecchi secoli:
non che non sia accaduto nulla di
significativo (altroch!), ma per
ricostruire in volata la storia
dellArcheologia, necessario soprassedere su numerosi passaggi, per privilegiarne degli altri. Se questo salto non
ha procurato un eccessivo scombussolato, prendiamo ora posto ai tavoli di
una polverosa biblioteca nei pressi di
Dresda, nella Germania centrorientale.

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il settembre del 1748, sono passati oltre duemila anni dagli eventi
delle Guerre del Peloponneso, ma queste storie non restano un mero
ricordo. La civilt classica, quella greca prima e quella romana poi, ha
lasciato una preziosa eredit in tutte le societ che le sono succedute.
Se ci troviamo in questa biblioteca, non un caso, infatti, quellanno (il
settembre 1748) era giunto un tale Johann Joachim Winckelmann, 4 un
brillante studioso tedesco. Ci sarebbe rimasto fino allottobre del
1754, per approfondire gli studi sullarte greca. Un anno dopo, nel
giugno del 1755, pubblic i Pensieri sullimitazione delle opere
greche in pittura e scultura. Cosa c di nuovo? Cosa c di strano? Il
fatto sensazionale che il passato, ovverosia ci che stato,
tornava ad avere una relazione col presente, ci che .
Winckelmann, figlio del suo tempo (let neoclassica), era interessato
in modo particolare al contributo artistico e quindi al valore estetico
che la civilt classica aveva espresso nelle opere che aveva prodotto.
Insomma, la storia ci insegna che Greci e Romani non hanno solo fatto
guerre a destra e a manca, ma
hanno anche realizzato opere
di grande valore artistico. E
cos, il termine Archeologia,
ai tempi di Winckelmann,
assume un significato diverso,
che per certi versi si discosta
dal concetto moderno che
abbiamo di questo termine,
ma per altri si avvicina molto.
Allarcheologia si cominciano
ad associare non soltanto dei
fatti, degli eventi, ma anche
dei reperti. Questi erano per
in modo esclusivo opere
darte.

Nato a Stendal il 9 dicembre 1717, mor a Trieste l8 giugno 1768)

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Quindi, la disciplina archeologica era, per certi versi, intesa come


storia dellarte. Proprio questo studioso, infatti, considerato il primo
archeologo nel senso moderno del termine, specie da quando
introdusse un metodo di classificazione, teorizzato nellopera nota
come Storia delle arti del disegno presso gli antichi, in cui la storia
dellarte antica ricostruita in base alle scoperte archeologiche. Lui,
per molti anni, aveva visto questi reperti solo attraverso i libri, cio
quelle preziose stampe con ritratti dal vero delle opere pi celebri. Il
24 settembre 1755 inizi il viaggio verso Roma, dove arriv il 19
novembre: tempi in cui questa tratta richiedeva mesi. A Roma pot
visionare di persona quelle opere che aveva studiato per anni sulla
carta. Quello che per lui non sapeva che le sculture che stava
toccando con le sue mani erano delle copie, prodotte in et romana o
tardo-antica sugli originali greci, andati persi. Ora, apparentemente
possono sembrare differenze sottili, ma in realt sono molto
importanti ai fini di una valutazione precisa e dinsieme.
Larcheologia del XVIII secolo presentava una menda: era orientata s
sul passato, ma su quel passato per bene, fatto di ori luccicanti,
marmi preziosi, e pitture deccezione, e non contemplava affatto la
vita comune nei suoi aspetti pi concreti. Quegli anni furono per
anche importanti perch si avviarono i primi scavi archeologici della
storia. il caso di Pompei, di recente sotto i riflettori per le vicende
legate ai crolli: era il 1748, quando si effettuarono i primi scavi, per
volere del sovrano Carlo III di Borbone.

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Gli scavi godettero di un momento di ottima fortuna anche negli anni


successivi, e la fama di questa citt (che sappiamo seppellita sotto una
coltre di ceneri e lapilli durante leruzione del Vesuvio del 79 d.C.)
crebbe in tutta Europa. Teniamo conto, per, che gli scavi che si
eseguirono durante quegli anni, e praticamente fino ai primi del
secolo scorso, non seguivano una metodologia ordinata: cio, si
scavava laddove si riteneva ci fosse una maggiore incidenza di reperti,
e tra laltro si teneva conto solamente del materiale prezioso, le opere
darte. Oggigiorno, invece e arriviamo finalmente allarcheologia
contemporanea , locchio dellarcheologo tanto attento alle opere,
quanto scrupoloso verso gli oggetti di uso comune, i quali
costituiscono nellinsieme la cosiddetta cultura materiale.
Risulter oltremodo curioso, ma pur avendo gi a lungo parlato di
archeologia, non si ancora fornita una definizione. Si potuto valutare, in effetti, come questo termine abbia avuto valori distinti a seconda del periodo in cui stato impiegato. Adesso, sulla base di
queste nozioni, mi permetto di dare una personale definizione:
larcheologia una disciplina storico-scientifica che si occupa di
ricostruire il paesaggio antico attraverso il reperimento, lanalisi e
linterpretazione delle tracce che le civilt del passato ci hanno
lasciato consapevolmente o meno in eredit. Il moderno archeologo dispone di un ventaglio di conoscenze decisamente pi ampio,
relativamente alle metodologie di ricerca, rispetto ai
primi antiquari del Settecento che si fregiavano,
talvolta a ragione, di questo titolo. Tanto pi affinati
saranno gli strumenti che lo studioso del III millennio dispone rispetto al padre degli studi dantichit, Tucidide: il primo a impiegare delle
testimonianze materiali come prova per
una ricostruzione del
passato.

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Durante la sua intricata trama storica, larcheologia si


progressivamente costituita in una disciplina autonoma, dotata di una
metodologia e concezioni proprie. Tuttavia, letimologia del termine
rivela una sfumatura ancora autentica che accomuna tanto il primo
archeologo del V secolo a.C. quanto quello moderno del XXI secolo
d.C. Nel suo senso letterale, infatti, archeologia il discorso sul
passato: solo negli ultimi due secoli ha assunto le caratteristiche
proprie di uno studio. Come tale, il discorso in questione vede la
compartecipazione di almeno due soggetti: il primo larcheologo, il
secondo luditorio, che pertanto eterogeneo nella sua
composizione. Il primo interroga le fonti: sia quelle che rintraccia
direttamente sul campo sia quelle che reperisce nel meticoloso
spoglio bibliografico e darchivio. Questi spesso giunge ad una
conclusione che, ancora
pi di frequente, messa
in discussione da parte di
una commissione scientifica. Il contemporaneo visitatore di un museo sar
a conoscenza di una minima parte delle vicende
che hanno interessato il
grazioso reperto dal fascino esotico custodito
nella teca di cristallo.
Quel reperto, muto nella
voce, in realt testimone di un passato che in gran parte disconosciamo ancora, ma per
questo portatore di un messaggio vecchio anche migliaia di anni. Oggi,
il manufatto antico permette di sistemare un singolo tassello nel
variopinto tramato della storia delluomo. Lo stesso manufatto poi al
centro anche di un dibattito scientifico che vede la partecipazione di
altri studiosi di discipline affini allarcheologia, che stimano la societ
che ha prodotto quelloggetto.

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

Larcheologo affiancato da numerose figure, o perlomeno questo


quello che dovrebbe avvenire, in termini ottimali. Mi riferisco agli
antropologi forensi, che studiano pi da vicino i resti scheletrici
relativi a sepolture; ai geologi, che valutano le condizioni del terreno e
limpatto delluomo sullambiente; e ad altre figure professionali di
rilievo, come i chimici. Le moderne tecnologie odierne, infatti,
permettono di condurre delle accurate perizie chimiche sulle
impronte che recano molti dei primi vasi prodotti manualmente, e
quindi ne consentono una stima della cronologia, cio a quando
risale quel dato reperto.

Proprio dalla geologia appena citata la moderna archeologia ha


ereditato un elemento fondamentale per lo studio, che la cosiddetta
stratigrafia. Non un concetto che si pu esaurire in poche parole
e semplici soprattutto ma ci provo con un esempio. Mentre leggete
questo opuscolo avete, di fatto, tra le mani un libro. Immaginatelo
chiuso e come se fosse una piccolissima porzione della nostra Terra. A
questo punto, la prima di copertina (il fronte) sar lattuale piano di
campagna, quello dove poggiamo i piedi: il quale si chiama,
tecnicamente, piano di calpestio.

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Fondamentalmente, uno strato superficiale di terra: magari


ricoperto da vegetazione o da cemento, ma pur sempre uno strato.
Bene, sotto questo strato (cio sotto questa copertina) ce ne sono
molti altri: ovvero, ci sono molte pagine. Ora, sappiamo che un libro,
di norma fatto di capitoli: tornando a paragonare il libro con una
porzione di terreno, possiamo valutare che il primo capitolo
rappresenta uno strato. Il capito secondo rappresenter un ulteriore
strato. E cos via. Di conseguenza quello che c pi in alto sar pi
recente di ci che si trova pi in basso. In sintesi, il capitolo 1 pi
recente del secondo, questo pi recente del terzo e cos via:
contrariamente a un comune libro, dove si presuppone che i primi
capitoli precedano temporalmente gli ultimi. Larcheologo non va solo
alla ricerca dei capitoli, ma tenta di rintracciare anche il loro
contenuto. Ciascuna pagina di questo capitolo rappresenta, in
archeologia, una cosiddetta unit stratigrafica: una porzione di
capitolo. Lo strato il contenitore, quello che si chiama deposito
archeologico; e lunit stratigrafica linformazione che vi
contenuta. Nello specifico, ciascuna unit restituisce una serie di
reperti. Il nostro compito , tra laltro, quello di ricostruire la vita dei
manufatti rinvenuti: il loro ciclo di produzione (cio come e perch
sono stati fatti) e di deposizione (ovvero come e perch sono finiti
laggi, sepolti).

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

Quando si pensa agli archeologi, di norma viene in mente lo scavo: in


effetti, una delle operazione pi importanti e delicate di cui un
archeologo si occupi, ma non lunica. Effettivamente, lo scavo
unoperazione invasiva e distruttiva. Cio, ritornando al libro: se
strappassi via questa pagina, e cos di seguito tutte le altre, potrei
risalire allo stadio iniziale, anche se rammendandolo. Il foglio di carta
mantiene la forma: contrariamente, uno strato di terreno rivangato
non pu essere ricomposto come lo era nel principio. Se si scava e si
asporta del materiale, non si potr pi restituire il terreno alle fasi
originarie. Per questa ragione si tende a scavare sempre meno,
complice anche il fatto che scarseggino i finanziamenti per effettuare
queste operazioni. Si privilegiano pochi scavi ma sistematici, che
seguano quindi un preciso ordine. Si scava laddove si convinti di
poter trovare del materiale dinteresse: dinteresse, badate bene, non
interessante. Interessante potevano essere le sculture che ammirava
Winckelmann, ma la dizione di interesse sottintende che lo stesso
abbia un valore per la ricostruzione della storia. Quindi anche un
piatto, una scodella, o un piccolo unguentario la dicono lunga sulla
popolazione che lha prodotta e impiegata. Quindi, bisogna scavare
laddove si convinti di poter individuare del materiale. Non si tratta
di una caccia al tesoro: allora, come si fanno ad individuare i siti
adeguati? Rispondono a questo quesito gli esperti di prospezioni
archeologiche e i topografi antichi. Ogni attivit di scavo (moderno,
sintende) preceduta, infatti, da una serie di meticolose perlustrazioni sul terreno che si chiamano ricognizioni archeologiche.

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IISS Caramia Gigante Locorotondo - Alberobello

Si tratta di osservare il terreno, direttamente sul campo, e ancora


prima, attraverso lo studio delle fotografie aeree, cio di riprese
effettuate dallalto. Infatti, attraverso unattenta analisi della
conformazione e disposizione della vegetazione, si possono
individuare delle tracce di natura antropica (cio che risentono
dellintervento delluomo). Questa operazione si chiama
fotointerpretazione. Dunque, una volta che si rilevano delle tracce
sulle foto, ci si reca di persona sul terreno e si osservano da vicino per
verificarne levidenza: si effettuano alloccorrenza dei saggi e si
perimetra larea che si intende sottoporre a scavo, quindi non
privilegiando lestensione (altrimenti si distruggerebbero interi
campi) ma la profondit.

Di conseguenza, individuata larea da sottoporre a indagine mirata, si


procede eventualmente con le operazioni di scavo. Chiaramente,
quello che si auspica, lo scavo restituir del materiale (che ora
sappiamo va ricostruito tenendo conto della stratigrafia), il quale sar
sottoposto a perizie fisiche e chimiche. Vale a dire che si porta quel
materiale in laboratorio: di norma si procede alla catalogazione di
tutti i reperti che sono stati riportato alla luce.

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

Essi vanno distinti per natura e fattura: cio, a seconda del materiale,
vanno trattate in maniera distinta, perch alcuni materiali richiedono
una cura e un trattamento pi meticoloso rispetto ad altri.
Si prenda in esame, a titolo di esempio, un frammento di ceramica.
Questo giunge dallo scavo praticamente sporco, poich ricoperto di
terreno cristallizzato. Pertanto va ripulito: di norma sotto acqua
corrente e deterso con un comune spazzolino da denti, con un
movimento che privilegi il senso rotatorio. Naturalmente occorre una
certa cura, specie di quei frammenti che presentano sul rivestimento
delle decorazioni. Sciacquandolo, e rimuovendo la terra, possono
emerge ancora delle altre concrezioni di diversa natura organica.
Queste, solo se necessario vanno rimosse, e in tal caso si usano degli
espedienti chimici (quindi spesso anche tossici), che per questo si
adoperano con molta cautela e parsimonia. Lavato, questo frammento
va asciugato: si sottopone cio ad essiccazione naturale o,
eventualmente, condizionata con apparecchiature. Il reperto, lavato e
asciugato si sottopone a siglatura. La sigla segue una numerazione
ordinata secondo il catalogo di scavo, e occorre a identificarlo nel
contesto di scavo in qualunque momento e a distinguerlo dagli altri.

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IISS Caramia Gigante Locorotondo - Alberobello

A questo punto, i frammenti


pi significativi possono essere fotografati e disegnati:
si tratta di foto
e disegni di natura tecnica,
che occorrono
allo studio e alla classificazione. Lobiettivo quello di ricostruire la storia di quel reperto.
Chiaramente una procedura che richiede del tempo e una serie di
perizie, che si concludono con lavanzamento di una teoria. Questa
viene sottoposta a una commissione scientifica e, nei casi pi fortunati
i risultati vengono pubblicati, e messi quindi a disposizione di altri
studiosi. Questo costituirebbe un passaggio fondamentale, poich la
ricerca opportuno che trovi compimento nella divulgazione.
I dati raccolti e analizzati occorreranno agli storici, i quali li uniranno
alle fonti documentarie, di cui si occupano in maniera precipua: tutto
ci costituir la sintesi sulla cultura materiale di una data
popolazione.
Oggi larcheologia si presente come una moderna scienza storica, che
ambisce a portare il suo contributo per la ricostruzione dellantichit,
attraverso una peculiare metodologia di ricerca: dallindividuazione,
al recupero e allo studio di quelle testimonianze materiali provenienti
dal passato e pervenute sino ai nostri giorni. Dallessere una curiosit
erudita (volta soprattutto al recupero e alla comprensione delle opere
dellarte greca e romana), larcheologia si sviluppata fino a divenire
un metodo applicabile allo studio di qualsiasi contesto e periodo
storico: dalla preistoria al passato pi recente.

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

Riprendiamo il discorso in merito alla documentazione che


accompagna i reperti dallo scavo al laboratorio. Tale documentazione
ha lo scopo di permettere di riconoscere in un secondo momento
(quando lo scavo sar solamente un ricordo) qual stata la situazione
originaria. Ogni reperto significativo (o gruppi di reperti) viene
catalogato in una scheda riepilogativa che espone una sigla, in
riferimento alla suddetta siglatura. Senza rischiare di banalizzare, ma
al fine di semplificare, accade come se si trattasse di una comune carta
didentit: ai reperti si assegnano dei dati anagrafici, correlandoli
con una fotografia, e per i casi pi fortunati (cio quelli di manufatti
dei quali possibile riconoscerne il profilo) anche con un disegno.
Sinteticamente, si espongono degli appunti per una corretta
documentazione fotografica.

Chiaramente, parlando di fotografia, quale che sia lambito di


applicazione, occorre una macchina fotografica adeguata.
fondamentale tenere presente, infatti, quali sono i criteri di scelta di
una macchina fotografica. Come spesso accade, a seconda della
circostanza in cui ci si trova ad operare, concorrono due fattori in
questa scelta: lottimizzazione e la necessit.

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IISS Caramia Gigante Locorotondo - Alberobello

Vale a dire che, da un lato ci sono sempre delle condizioni ottimali,


ossia come la norma vorrebbe che sia eseguito un tale lavoro ma
spesso ci si ritrova in condizioni che non dipendono dalla propria
volont (come scarsit di mezzi o tempo) e che costringono a
compromettere alcune situazioni: si tratta, insomma, della necessit.
Fatta questa premessa, si pu ritenere che su uno scavo occorreranno,
allo stesso tempo, entrambi i tipi di fotocamere presenti sul mercato:
a seconda della circostanza. Esistono le cosiddette compatte che,
come suggerisce il nome, si presentano di dimensioni ridotte al punto
da poter essere comunemente maneggiate senza problemi di
ingombro. Tra laltro, oggi che ormai le foto sono tutte digitali, una
comune macchinetta fotografica potr contenere una mole
eccezionale di dati.
Naturalmente, sino allultimo squarcio di secolo scorso, si operava
ancora con le pellicole: oggi invece i costi si sono ridotti notevolmente
e si dispone di molto pi materiale fotografico. Le compatte si
rivelano molto utili per le foto istantanee, cio quelle che ritraggono
una determinata situazione (sul cantiere, per esempio)
in maniera provvisoria, ma non sono adatte per
ritrarre i dettagli, e
soprattutto nella forma in cui occorrono
in archeologia. Questo vuol dire che in
archeologia, la fotografia ha uno scopo
di natura tecnica: restituire sulla carta la
realt delle tre dimensioni. La foto non deve necessariamente
procurare un gusto estetico, ma piuttosto deve risultare precisa. A
questo scopo, sono di largo impiego le cosiddette macchine
fotografiche Reflex, cio quelle che sono dotate di un sistema di mira
che permette di osservare dal mirino linquadratura in ingresso: la
resa dellimmagine sar pi fedele rispetto a quella di una macchina
fotografica compatta. Esse consentono di poter vedere nel mirino la
stessa immagine che verr immortalata sulla pellicola.

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

In definitiva, le compatte consentono di scattare rapidamente una


foto; mentre le reflex, che richiedono anche una maggiore cura nella
manutenzione, saranno disponibili sullo scavo e poi specialmente in
laboratorio, per le foto di dettaglio.

Abbiamo valutato con quale dispositivo operare, ma bene


considerare in quale ambito occorrono queste foto: ossia, i contesti in
cui si presta utile la fotografia. Qualche paragrafo pi avanti si fatta
menzione delle fotografie aeree. Esse risultano utilissime nelle fasi
che precedono lo scavo, durante quelle operazioni note come
ricognizioni. Naturalmente, queste riprese dallalto sono effettuate
con appositi velivoli che sorvolano i cieli ad alta quota e che sono
dotati di sofisticati sistemi di ripresa fotografica. Nello specifico, sono
denominate ortofoto, in quanto privilegiano una visione centrale
della superficie in piano, senza alcuna distorsione di campo.5

Specificatamente, privilegiano una visione perpendicolare al piano, con


una ripresa in senso verticale.

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Esistono, oltre alle ortofoto su grande scala, anche quelle relative ad


una porzione di terreno, e che scattano gli stessi operatori di scavo: si
ottengono attraverso una serie di accorgimenti e sono eseguite
mediante il sollevamento di palloni aerostatici o, pi di recente,
mediante lausilio dei droni, i piccoli aereovelivoli a pilotaggio remoto.
Queste foto servono a restituire la situazione dallalto della porzione
di scavo che via via viene indagata, sempre per la suddetta ragione
per cui lo scavo risulta unoperazione invasiva e distruttiva: di
conseguenza, sempre bene avere traccia di quello che si asporta. Le
fotografie, in questa circostanza, consentono almeno di avere
unimmagine di quella che stata la situazione precedente. Nello
specifico, queste foto risulteranno molto utili per la realizzazione
delle cosiddette piante di scavo, ossia i disegni tecnici in forma di
rilievo topografico.

Alle foto effettuate dallalto, si uniscono in una documentazione


ordinata quelle eseguite dal piano di calpestio, un concetto
ribadito qualche paragrafo addietro. Si tratta di un riferimento da non
trascurare, in quanto durante lo scavo che si scenda di pochi
centimetri o di alcuni metri il piano di campagna rappresenta un
indicatore noto del quale tenere conto.

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

Una volta che si scesi al livello del terreno, si rivela utile la macchina
reflex, che consentir di ritrarre foto relative allo scavo. Si tratta
essenzialmente di quelle fotografie che sono realizzate direttamente
sul cantiere, a testimoniare un cosiddetto contesto di rinvenimento.
Esso quellambiente entro il quale si individuano delle evidenze di
natura archeologica. comunemente noto anche come deposito
archeologico. Nello specifico, si parla propriamente di deposito
quando quel materiale che vi vediamo collocato al suo interno stato
appositamente depositato, appunto, in maniera intenzionale. il
caso di una sepoltura, per esempio, allinterno del quale si rinviene un
corpo (di cui non rimarranno che i resti scheletrici e il suo corredo
funerario). Questo vuol dire che quel materiale stato posto l
appositamente. I casi pi frequenti, per, sono quelli in cui quella
stessa situazione non si verificata per volont delluomo: vale a dire
che la collocazione di quel materiale in quel luogo dovuta a
circostanze accidentali. Lesempio emblematico quello di un crollo:
una casa che crolla restituir sul terreno le tracce del suo perimetro
(le quali corrisponderanno alle fondamenta), parte dellalzato (anche
se ripiegatosi su se stesso) e una serie di laterizi che sovrasteranno
tutta la parte centrale. Al di sotto si troveranno attrezzi, vasellame, ed
eventualmente anche dei resti umani. In questo caso, dunque, dove la
situazione relativa al rinvenimento non stata in alcun modo
influenzata dallintervento umano, si parla di contesto di giacitura.
Fondamentalmente
si
tratta della stessa cosa,
ma la giacitura indica un
contesto che si venuto
a formare per condizioni
che non sono dipese
dalla volont delluomo;
mentre la deposizione
sottintende che essa sia
dipesa dalla volont
delluomo.

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IISS Caramia Gigante Locorotondo - Alberobello

Ancora unosservazione in merito alle fotografie di scavo: si fa


riferimento ai tre elementi che la corredano. Sono rispettivamente, la
palina metrica (a bande rosse e bianche) che serve come riferimento
metrico; la freccia del Nord (che occorre ad orientare il contesto di
rinvenimento rispetto ai punti cardinali); e la lavagnetta di riepilogo,
atta a riconoscere loggetto della ripresa. La lavagna consente,
attraverso una nomenclatura standard, di riportare il luogo dello
scavo e la porzione dello stesso. In questa maniera, anche quando lo
scavo proceder pi a fondo, o la fossa torner ad essere sepolta dal
terreno, gli operatori avranno traccia di quanto cera prima.

Unultima considerazione va fatta in merito alle foto catturate


allaperto. Infatti, bisogna tenere presente le condizioni di
illuminazione. Chiaramente, stando allaperto, si pu fare affidamento
alla fonte di luce diretta che quella del sole, ma sappiamo che la luce
per certi versi altera i colori delle superfici investite dal riverbero
dei suoi raggi. Di conseguenza, sar opportuno privilegiare le zone
ombrate. Per questo, le migliori foto (ossia quelle che restituiscono i
colori pi fedeli agli originali) si possono scattare alle prime ore di
luce del mattino.

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

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La luce diretta del sole, infatti, ricreerebbe anche delle zone di ombra
che altererebbero il profilo di una struttura o addirittura potrebbero
non fare emergere dei dettagli sul terreno. Laccorgimento quello di
prestare attenzione alla posizione migliore della fonte di luce:
solitamente il sole deve trovarsi di tre quarti, posteriormente. In
queste condizioni di luce si hanno delle ombre non troppo allungate,
che non compromettono la leggibilit dellimmagine, e che al
contempo conferiscono alle strutture ritratte maggiore volume.
Questa loccasione pi opportuna per unimportante precisazione: la
luce lelemento pi importante nella resa fotografica ottimale di
unimmagine. Infatti, etimologicamente, fotografia vuol dire
scrivere/disegnare con la luce.
Una volta collezionata questa lunga serie di fotografie di scavo, si
solamente a met dellopera: segue, in effetti, la foto di ogni reperto
ritrovato. Questa la buona norma, ma a seconda dellentit dello
scavo, e soprattutto delle risorse a disposizione, si privilegia la
fotografia di almeno quei reperti che rivelano un maggiore interesse:
quelli, cio, la cui fattura tale da poterne comprendere il profilo
originale. In alternativa, almeno viene eseguita una foto dinsieme che
evidenzi la portata del materiale rinvenuto.
La fotografia dei materiali si
basa su una tecnica che, in
parte, si discosta da quella
allaperto: infatti, se in contesti
allaria aperta si fa sempre
affidamento
alle
naturali
condizioni di luce, la fotografia
di
dettaglio
richiede
unilluminazione artificiale. In
una
foto
di
dettaglio
compaiono, per lappunto, i
reperti rinvenuti siano essi
anche solo dei frammenti

Esempi di
posizione del sole
per una fotografia
archeologica
allaperto

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IISS Caramia Gigante Locorotondo - Alberobello

adeguatamente accompagnati da un comparatore


metrico, per risalire alla scala originale del
reperto. I reperti vanno fotografati dallalto;
inoltre preferibile accostare materiali che
presentino caratteristiche comuni, e che quindi abbiano
pressappoco lo stesso spessore, le stesse dimensioni e
le stesse tonalit cromatiche, per evitare che alcuni
non risultino ben distinguibili. Questo tipo di
fotografia spesso molto ravvicinata, e a maggior
ragione occorrer una macchina fotografica
del tipo reflex: essa dotata, infatti, di
una serie di meccanismi e di un
complesso di lenti che adeguino la resa
dellimmagine. In definitiva, bisogna tenere
conto di una serie di parametri fondamentali per la
resa ottimale della foto. Essi sono:

il diaframma (dispositivo meccanico che consente di


controllare il diametro dellapertura attraverso cui passa la
luce allinterno dellobiettivo);

i tempi di esposizione, tenendo conto che tra lobiettivo e la


pellicola posta una sorta di tendina che si sposta al
momento dello scatto. Il tempo di esposizione rappresenta
quella frazione di secondo per cui resta aperta quella tendina;

la messa a fuoco, quindi la qualit di dettaglio in funzione


della nitidezza dellimmagine;

la profondit di campo, ossia lo spazio antistante e


retrostante il punto in cui avviene la messa a fuoco ottimale.

Si rivela fondamentale anche la predisposizione di opportuni fondali.


Il campo entro il quale si ritrae la foto sar uno sfondo a tinta unita:
bianco o nero, a seconda del materiale sottoposto alla foto, in modo da
contrastare i due livelli. Per quanto riguarda lilluminazione, sono
necessari almeno due flash, in grado di scattare in sincrono.

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Anche le ossa, come la ceramica,


vengono sottoposte al passaggio della
fotografia. La foto di resti scheletrici
(animali o umani che siano) tiene
conto, come nelle ortofoto di scavo, di
una visione strettamente centrale, che
privilegi il senso verticale senza
deformazione alcuna degli oggetti (in
questo caso, ossa). Questa foto si
ottiene mediante una messa a punto di
pi fotografie, ordinate in uno schema
ricostruttivo, elaborate dunque al
computer.
A questo punto, si dispone di un
ventaglio di conoscenze sufficienti per
cimentarsi
nella
disciplina
archeologica. Una materia viva: che,
pur trattando di storie sepolte e
remote, ha ancora molto a che vedere
con il presente. possibile scoprire
questa situazione ancora pi da vicino
affinando le conoscenze acquisite.
stato gi ribadito che lo scavo archeologico rappresenta una delle
ultime tappe verso il traguardo: la ricerca comincia molto prima.
Il punto di partenza di ogni ricerca la segnalazione: che si tratti di un
piccolo ritrovamento o che si riveli una scoperta di grande portata,
ogni attivit di ricerca comincia da una segnalazione. Di solito, sono
proprio i casi fortuiti a rivelarsi quelli pi fortunati. Molte volte,
infatti, sono le comuni operazioni di aratura del terreno a portare alla
luce dei segnali dal passato. Dalla terra smossa, smottata e rivangata
emergono di frequente delle tracce antiche. Questo significa che, in
molte circostanze, sono proprio i contadini e gli allevatori a portare
allattenzione delle autorit competenti queste evidenze del terreno.

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IISS Caramia Gigante Locorotondo - Alberobello

Purtroppo, pur essendo frequenti i casi di ritrovamento di materiale


archeologico, molte volte vengono taciuti. nota, da parte degli
imprenditori agricoli, la seria preoccupazione per cui delle attivit di
ricerca sul loro campo possano compromettere il naturale ciclo di
lavori. chiaro che, pur volendo essere sensibili al passato,
importante badare al presente di ciascuno, e molte volte lunico
sostentamento degli agricoltori il terreno: di conseguenza questo
risulta molto prezioso. Custodirlo gelosamente, per, non dovr
significare trascurare le potenzialit di cui detentore. Spesso gli
archeologi sono visti come soggetti ostili, ma sarebbe opportuno
lavorare in sinergia.

Dunque, chi sono le succitate autorit competenti? A chi rivolgerci


in caso di un ritrovamento fortuito? Come avviene in ogni stato civile
e democratico che si rispetti, ci viene in contro la Legge: opportuno
valutare, tuttavia, come lo Stato non sia fatto esclusivamente di norme
e regolamenti, bens, in prima istanza, di persone (noi cittadini) che
sono chiamati a rispettare il complesso di Leggi.

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

bene precisare che esiste un testo giuridico noto come Codice dei
Beni Culturali e del Paesaggio che chiarifica il comportamento a cui
debbono attenersi il privato (il singolo cittadino) e le autorit. LItalia,
nonostante si ritrovi in eredit un patrimonio inestimabile, ancora
parecchio indietro in questo senso: prova ne che il riferimento
normativo citato di seguito stato emanato solamente nel 2004, e
dallora ha subito una serie di modifiche che sono tuttora in corso.
Art. 90, 1: Chi scopre fortuitamente cose immobili o mobili indicate
[] ne fa denuncia entro ventiquattro ore al soprintendente o al
sindaco, ovvero allautorit di pubblica sicurezza, e provvede alla
conservazione temporanea di esse, lasciandole nelle condizioni e nel
luogo in cui sono state rinvenute. Della scoperta fortuita sono
informati, a cura del soprintendente, anche i carabinieri preposti alla
tutela del patrimonio culturale
Questo Codice, in definitiva,
attribuisce al Ministero per i Beni e
le Attivit Culturali il compito di
tutelare, conservare e valorizzare
il patrimonio culturale del nostro Paese. Ora, stando a quanto scritto
allart. 90 di questo testo legislativo, le autorit competenti a cui
fare riferimento sono il sovrintendente, il sindaco e i
carabinieri. Il Ministero per i Beni e le Attivit Culturali un organo
del Governo, quindi lautorit superiore. Esso preposto alla tutela
della cultura nel senso pi ambio del termine: dallo spettacolo alla
conservazione del patrimonio artistico e del paesaggio, nonch alle
politiche inerenti al turismo. Occupandosi di diversi ambiti molto
complessi (poich ricchi di attivit), questo ministero risulta
suddiviso in 8 Direzioni Generali: una di queste detta Direzione
Generale per le Antichit. Come Direzione, essa svolge
essenzialmente una funzione di coordinamento delle diverse unit
operative regionali, che si chiamano Soprintendenze.

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IISS Caramia Gigante Locorotondo - Alberobello

La Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, nello specifico,


un ufficio periferico territoriale (che opera sempre per conto del
Ministero per i Beni e le Attivit Culturali) con compiti istituzionali in
materia di tutela, conservazione e valorizzazione dei beni
archeologici. I sovrintendenti, dunque, sono i diretti responsabili delle
attivit di gestione del nostro patrimonio archeologico. Essi si
avvalgono della consulenza scientifica e della collaborazione di
diversi funzionari esperti.
Tra gli organi competenti rientra anche il corpo dei Carabinieri:
infatti, sin dal 1969 (addirittura cinque anni prima che fosse istituito
il Ministero per i Beni Culturali), esiste un reparto specializzato che si
chiama Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Questo
nucleo si occupa di tutto ci che di delittuoso ha a che vedere con la
materia dei Beni Culturali: dalla falsificazione delle opere darte, al
fermo degli scavi clandestini (quelli dei celeberrimi tombaroli), al
recupero di opere darte precedentemente sottratte (provenienti da
aste non legalizzate). I carabinieri hanno spesso sventato degli ingenti
furti: furti, si intende, nei confronti di tutta la collettivit, perch si
tratta di Beni Culturali, ovvero Beni di tutti. fondamentale conoscere
la Legge, per quanto ci appaia come una serie di polverosi volumi
contenenti solo una serie di obblighi. In realt, conoscere la Legge ci
permette molte volte di tutelarci in molteplici circostanze che
apparentemente non conoscono via duscita.

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

Adesso, ormai in dirittura darrivo, ci svestiamo degli abiti dei giuristi


per calarci nei panni di un archeologo professionista. Questo non
significa metterci un indumento specifico, ma calarsi in unaltra
dimensione, che per non prescinde dallo spazio e dal tempo. Gli
archeologi sono persone con i piedi per terra (spesso sotto terra, ad
essere franchi) ma dotati di un pizzico di fantasia. Larcheologo
dispone di una serie di strumenti di lavoro, ma ha innanzitutto
bisogno di una dote che non si acquista in nessuna ferramenta. Si
tratta della vista. Non mi riferiscono alle gradazioni, ma a quella
coscienza critica che promossa dai cinque sensi e che passa per la
testa: bisogna, cio, osservare e ragionare.
Fondamentalmente, la vista orientata al terreno, ma va affinata di
volta in volta a seconda del soggetto da mettere a fuoco. Ci si ispira,
pertanto, alla vista minuziosa dei cani da tartufo per cogliere i dettagli pi minuti, quasi fiutandoli come prede. Ma questo non sufficiente, perch osservando esclusivamente da vicino si rischia di trascurare altri elementi significanti, che magari si trovano ad appena un
palmo di naso. Per cogliere una visione dinsieme si procede con la
vista dei rapaci, che dallalto in grado di cogliere una miriade di elementi: questi costituiscono un ampio contesto entro il quale lanalisi
dei dati ci permettere di ordinare ogni cosa al proprio posto. Di
conseguenza, le due modalit di osservazione vanno intese in maniera
complementare, poich di fatto non si escludono, bens si completano.
Prima di recarsi sul terreno, per compiere le
ricognizioni, opportuno approntare un
cosiddetto spoglio bibliografico: vale a
dire effettuare una meticolosa ricerca
tra tutte le pubblicazioni che hanno
trattato del sito in questione. Le fonti
scritte sono, essenzialmente, di due tipi:
quelle dirette (che sono scritte in prima
persona dai protagonisti degli eventi, o a cui
vi hanno almeno assistito) e quelle

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IISS Caramia Gigante Locorotondo - Alberobello

indirette (che rappresentano dei resoconti di terzi sugli stessi


avvenimenti, ma basati su ricostruzioni postume). Unaltra
distinzione che si pu effettuare quella tra fonti primarie e
secondarie: le prime sono i resoconti originali di un determinato fatto
storico e oggi rappresentano collezioni pregiate, conservate pertanto
in archivi; le seconde sono pur sempre resoconti e ricostruzioni, ma
appartengono alla letteratura scientifica moderna. Questa
documentazione rappresenta una parte essenziale e non soltanto
preliminare della ricerca, perch consente di fare delle prime
valutazioni sul contesto da analizzare sulla base di alcune conoscenze
pregresse.
Si gi valutato quanto siano importanti le fotografie in archeologia,
poich esse catturano delle immagini che la memoria non in grado
di fermare a lungo termine. Si pure disquisito su come la fotografia
venga applicata in diversi ambiti e, nello specifico di quanto si riveli
utile nei contesti dinsieme, ossia le fotografie aeree. Non sar
superfluo rammentare allora che, prima di approntare le prospezioni
sul terreno, vadano consultate e analizzate le riprese dallalto. Infine,
non va in alcun modo trascurato lalto potenziale derivante dalla
cartografia: sia quella di natura storica (antiche mappe e censimenti)
sia quelle moderne (ad esempio la Carta Tecnica Regionale o la Carta
Geologica).
Questa trattazione, estremamente sintetica,
trova lepilogo in una considerazione fondamentale che prescinde da tutti gli
strumenti di cui si possa disporre: il
buon archeologo deve, prima di ogni
cosa, dotarsi di un acuto spirito di
osservazione e di un spiccato senso
critico. Le fonti vanno interrogate, per
non correre il rischio per cui i morti
non parlino e i vivi non sappiano
intendere.
Gabriele Carmelo Rosato

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

Lesperienza raccontata
con le parole dei protagonisti

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Il racconto di Christian Barnaba

oi ragazzi della II B dellIstituto Tecnico Agrario di


Alberobello, il 22 febbraio 2014 abbiamo assistito ad una
lezione di archeologia condotta da un esperto esterno:
Gabriele Rosato. Egli un universitario che studia la materia
allUniversit di Lecce.
Questultimo ha introdotto largomento presentandoci un power point,
per lappunto ben fatto, che spiegava lorigine dellarcheologia.
Gabriele ci ha detto che larcheologia, oltre ad essere la disciplina che
studia, una passione che aveva fin da piccolo e pian piano lha
coltivata fino ad oggi. Ci ha spiegato che larcheologia ha unorigine
remotissima, il primo a parlarne fu lo storico greco Tucidide e il suo
contributo fu fondamentale per farla nascere.
Affrontata lintroduzione, Gabriele ha continuato a dirci cose pi
specifiche riguardo largomento. Mi ha molto colpito che, nei secoli
XVIII e XIX, alcuni studiosi si riunivano in cenacoli per discutere della
bellezza delle sculture trovate nel terreno, poi nel 1748 ci furono i
primi scavi a Pompei destinati a ritrovare qualcosa di eccezionale.
Gli incontri successivi hanno richiesto un po pi di attenzione e
concentrazione proprio perch Gabriele ci ha spiegato tutte le cose
fondamentali che un archeologo deve conoscere prima di agire sul
campo, come del resto un perito agrario. Egli ci ha detto che il terreno
che calpestiamo chiamato in archeologia piano di calpestio, e inoltre
fondamentale per la conservazione di oggetti, utensili,
fondamenta, pezzi di ceramica che hanno unimportanza inestimabile
per capire il nostro passato e spiegano come vivevano i nostri
antenati. In seguito, ci ha munito di una scheda di catalogazione della
ceramica, che un archeologo, quando reperisce un pezzo di ceramica,
deve compilare per catalogare e denominare loggetto rinvenuto. Per
quanto mi riguarda, la scheda che ci stata data lho trovata molto
interessante perch, grazie ad essa, nulla di ci che trovi perso, ma
puoi sempre dare un nome e un senso a quelloggetto.

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

Successivamente, Gabriele ci ha spiegato che esistono delle fasi da


seguire e rispettare che servono per segnalare un reperto. La prima
fase la richiesta di scavo in una determinata zona; in seguito
bisognerebbe avere il consenso e successivamente si passa allo scavo,
delimitando il piano di calpestio con delle strisce, costruendo un
quadrato. Dopo di che, si scava e, se si rinviene qualcosa, si passa alla
pulizia del reperto per mezzo di uno spazzolino bagnato con acqua, e
in particolari casi anche additivi chimici. Dopo lo si cataloga e si
comunica il rinvenimento alla Sovrintendenza per i Beni Archeologici
della Puglia, che ubicata a Taranto; se loggetto ha un valore
prezioso e fondamentale quellente deve avvisare il Ministero dei Beni
e delle Attivit Culturali e del Turismo, che ha sede a Roma. Secondo il
mio parere, questo modo di procedere il migliore che si possa
intraprendere, ma credo che i tempi dattesa per il consenso dello
scavo siano molto lunghi a causa dellinefficienza della burocrazia
italiana.

A breve dovremmo fare unuscita con Gabriele presso la Chiesa di


Barsento, dove ci spiegher meglio le tecniche di scavo e
rinvenimento. Secondo me, questa esperienza ci servita molto dal
punto di vista culturale, poich ci ha arricchiti tutti di una disciplina
che al giorno doggi non molto affermata e riconosciuta nella sua
grande importanza.

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Le suggestioni di Rino Laera

uestanno la professoressa Margherita Longo, insegnante di


materie letterarie, ha proposto alla mia classe di tenere degli
incontri culturali con un esperto in Archeologia. Noi alunni
abbiamo accettato di buon grado la proposta e ad oggi abbiamo
vissuto quattro incontri, in attesa di uno ulteriore con finalit pratiche
e uno finale per riassumere lesperienza vissuta. Gli incontri teorici si
sono svolti nei giorni 22 febbraio, 1, 8 e 15 marzo. Lesperto, un
giovane alberobellese di nome Gabriele Rosato e dell'et di ventuno
anni, frequenta lUniversit di Lecce, naturalmente a indirizzo
archeologico. uno studente molto promettente, ha persino vinto un
concorso per Autori emergenti in Puglia che gli ha consentito di
stendere un romanzo e ottenerne la pubblicazione. Tale romanzo
stato da lui intitolato Cronache di un raggio di Luna. Durante il
primo incontro, lesperto ci ha spiegato il significato della parola
archeologia composta da due termini: archeo che vuol dire
antico e logia che vuol dire studio. Infatti, sostanzialmente
lArcheologia studia tutto ci che riguarda il passato e tramite i reperti
cerca di ricostruire la storia, e dare testimonianza di eventi accaduti. Il
primo storico che parl in modo serio dellArcheologia fu Johann
Winckelmann, oggi considerato padre dellArcheologia Moderna.

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

In passato, gli scavi archeologici non erano salvaguardati in nessun


modo, per cui divenivano spesso oggetto di razzie di gente priva di
scrupoli che si serviva dei reperti per arricchirsi personalmente. Il
primo scavo ufficiale, accompagnato da una ricca documentazione,
risale al 1748 a Pompei, dove furono scoperti i primi resti di quella
che fu una delle pi grandi tragedie consumatesi in et romana, quale
leruzione del Vesuvio che con la sua lava invase e sommerse lintera
cittadina.

Gabriele Rosato ci ha spiegato che al contrario oggi, per poter avviare


uno scavo, bisogna imbattersi in una procedura assai pi lunga, ricca
di studio, ricerca, domande e autorizzazioni. , infatti, necessario
essere quasi certi della possibilit di trovare qualcosa nel punto in cui
si deve avviare uno scavo, soprattutto per le risorse economiche che
devono essere impiegate. molto importante, per, sapere che i
reperti trovati non diventano di propriet privata di chi ha compiuto
lo scavo, bens diventano di propriet dello Stato, bene pubblico, che
tutti possono osservare.

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Lesperto ha portato a noi anche delle similitudini che ci toccano da


vicino. LArcheologia pu essere definita simile allagricoltura, perch
nella prima, dal terreno si recuperano i reperti; nella seconda si
estraggono i frutti, ma in entrambi i casi si tratta sempre di un bene
offertoci dalla terra. A noi, che siamo studenti, ha potuto anche
paragonare uno scavo con un libro, per letto al contrario, dalla fine
verso linizio, perch in uno scavo gli strati pi superficiali
nascondono gli ultimi frammenti di storia: se si vogliono cercare
origini pi antiche bisogna scavare pi a fondo.
Successivamente, abbiamo analizzato meglio come si procede per
trovare un reperto. Una volta individuata unarea di scavo
(preferibilmente quadrata) ci si divide in gruppi, in modo che ognuno
svolga un compito preciso, in base a ci in cui specializzato.
Generalmente gli operatori impiegati sono i fotografi, i disegnatori, gli
scavatori e almeno un individuo che registra tutto ci che viene fatto
con leventuale siglatura dei reperti. Dato che noi eravamo in classe
abbiamo preso come esempio un coccio, e gi solo da questo, con
laiuto di una scheda di catalogazione, lesperto ci ha fatto notare
quante informazioni possiamo ricavare. Considerando la tipologia di
impasto, se grezzo o tornito, si pu dedurre orientativamente lepoca.
In base al luogo del ritrovamento si pu indicare la possibile
popolazione che ci ha vissuto in un dato periodo e considerando
lunit stratigrafica si pu risalire a una data pi precisa. Al termine di
quattro incontri, conclusa la preparazione teorica, che si rivelata
completa, interessante
e mirata a costruire in
noi delle competenze
in materia, attendiamo
con molta ansia luscita
a Barsento, che ci
consentir di mettere
alla prova le nozioni
acquisite.

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

Le istantanee di Federica Mancini

abriele Rosato, un giovane alberobellese di ventuno anni, un


esperto in archeologia che frequenta la facolt di Archeologia
presso lUniversit del Salento , da met febbraio, il nostro
tutor; mio e della mia classe, in unavventura full immersion nel mondo
dellarcheologia. Rosato, oltre che ad essere un vero appassionato
della terra anche un amante delle parole difatti ha scritto un
libro in cui intreccia entrambe le sue passioni, inoltre ha vinto il
concorso della Regione Puglia Giovani Autori Emergenti,
conseguendo come premio la pubblicazione di una raccolta di racconti
intitolata Cronache di un raggio di Luna. Larcheologo ha iniziato con
noi questa esperienza il 22 febbraio scorso, grazie alla collaborazione
della nostra professoressa di Italiano e Storia, Margherita Longo. Con
Rosato ci ritroviamo quasi abitualmente ogni sabato nella nostra
classe ove ci dedica unora del suo tempo ad informarci e renderci
partecipi su una, per noi, nuova disciplina la sua amata archeologia.
Nel primo incontro il giovane ci racconta che in realt archeologia e
agricoltura hanno un forte nesso che le lega: entrambe hanno a che
fare con la terra! Nellarcheologia troviamo i reperti, mentre
nellagricoltura questi reperti corrispondo ai prodotti che coltiviamo.
Letimologia di archeologia deriva da due parole greche: antico e
studio, che stanno poi a significare discorso sul passato. Gli
archeologi compiono il proprio lavoro come la lettura di un libro, per
al contrario: noi il libro lo leggiamo dal primo capitolo per finire con

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lultimo, invece gli archeologi effettuano il loro lavoro al contrario,


iniziando a studiare la terra dal primo strato (in superficie) fino ad
arrivare allultimo (in profondit), cos riescono a ricostruire la storia
del nostro passato. Infine a conclusione del nostro primo giorno di
laboratorio, Rosato ci ha detto che il livello dove si trovano i reperti si
chiama unit stratigrafica.
La nostra classe, soddisfatta dellandamento del primo laboratorio,
decide con grande entusiasmo di continuare questa avventura e cos
nelle lezioni seguenti il giovane esperto ci illustra tante altre
informazioni utili e necessarie per il nostro obbiettivo finale, che
quello di effettuare una visita su un sito.
La prima operazione da fare quando inavvertitamente ci si rende
conto di aver trovato nel proprio giardino o terreno dei reperti
effettuare una denuncia al Sindaco, al Soprintendente o ai Carabinieri
in modo che possano intervenire circoscrivendo la zona con un divieto
di accesso nel luogo del rinvenimento degli oggetti, fino allintervento
di esperti. Se invece siamo noi alla ricerca di qualche rilievo la prima
cosa da fare senz'altro documentarsi tramite fonti darchivio, per
individuare esattamente il punto dove andare a scavare.

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

Bisogna eseguire delle fotografie aeree (ortofoto) per ancor prima


delle foto necessario munirsi di mappe cartografiche, storiche e
tecniche. Quando si compie un rilevamento, ci si divide in gruppi di
lavoro: ognuno ha il proprio ruolo. Se siamo stati bravi, e anche
fortunati, e abbiamo trovato qualche reperto, sicuramente esso si
presenter a noi con molteplici caratteristiche. Sicuramente sar
sporco di sostanze organiche presenti nel terreno, poi avr un colore,
una forma e una grandezza sempre diversa, e perci da analizzare.
Quindi si procede al lavaggio, allasciugamento e alla siglatura di
questultimo. Prima di spostare il reperto dal luogo del rinvenimento
bisogna necessariamente scattare delle particolari foto con
caratteristiche specifiche.
Alla fine di tutto queste operazioni, i reperti vengono catalogati e
certamente non rimangono alla persona che li ha ritrovati, perch
appartengono allo Stato. Esiste proprio una legge, la quale dice che di
tutti i beni appartenenti allo Stato a loro volta sono padroni anche
tutti i cittadini, ma purtroppo in Italia non abbiamo questa
consapevolezza. Per fortuna a tutelare questi beni ci sono degli enti
specifici, soprattutto il Ministero dei beni e delle attivit culturali e
del turismo.
Detto ci possiamo dire, senza ombra di dubbio, di aver conosciuto, se
pure in parte , una nuova disciplina, ampliando cos la nostra cultura e
le nostre conoscenze. Questa stata, ed
, unesperienza importante di grande
arricchimento.
A Gabriele Rosato va
un grande elogio per
la sua conoscenza e
per la sua professionalit.

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Le impressioni di Davide Novielli

abriele ci ha detto che noi dellistituto agrario con larcheologia


abbiamo in comune il terreno. Pompei era ed ancora oggi
importante perch i primi scavi vennero fatti l nel 1748. A
Pompei la colata lavica paralizz la situazione: la lava si trasform in
cemento. stato importante questo evento perch gli archeologi
hanno trovato delle sagome. In passato, quando si vedeva fuoriuscire
dal terreno qualche capitello o qualche altro reperto, si prendeva un
piccone senza sapere ci che ci fosse intorno e lo si tirava fuori. Ad
occuparsene erano i contadini o altre persone che non avevano il
compito di scavare dove ci fossero reperti. Oggi sono solo gli
archeologi ad occuparsene. Larcheologia tutela il valore degli scavi
archeologici. Nel terreno gli archeologi, oltre a trovare oggetti,
rinvengono resti di animali e di uomini.

Larcheologia una scienza complessa. Oggi non si pu fare uno scavo


a caso, ma necessario prima precisarne lobbiettivo. Larea
interessata viene prima individuata dallalto, e poi si va direttamente
sul campo a visualizzare il punto in cui verr fatto lo scavo.

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

Quando troviamo il reperto si fanno delle fotografie e vengono fatti


anche dei disegni tecnici. La parola fotografia significa
scrivere/disegnare con la luce. Per gli scavi si lavora in gruppo e si
ispeziona passo dopo passo il terreno. A rilevare i reperti sono di
solito i contadini. Il contadino, o la persona che ha trovato dei resti, si
deve rivolgere al comando dei Carabinieri che tutelano e valorizzano il
patrimonio culturale. Quando si trova un oggetto, esso prende il nome
della provenienza. Ci sono delle fasi quando si trovano dei reperti: si
lavano a seconda della tipologia di reperto. Ad esempio il vetro e il
metallo non vengono lavati. Per i reperti che vengono lavati si
mettono ad asciugare alla luce del sole. Successivamente avviene la
siglatura e infine la catalogazione. Ciascun reperto ha una scheda su
tutte le informazioni che lo riguardano. Gabriele ci ha mostrato e ci ha
fatto toccare con le nostre mani dei cocci. Questo progetto, proposto
dalla nostra insegnante, mi piaciuto perch ha fornito informazioni
che non conoscevamo, e in pi abbiamo fatto gli archeologi per un
giorno.

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Lavventura con gli occhi di Lorenzo Recchia

l 14 aprile, dopo esserci immersi per alcuni mesi nel mondo


dellarcheologia grazie alle lezioni svolte in classe, ci siamo recati
in uno dei posti pi interessanti del nostro territorio dal punto di
vista storico: la collina di Barsento, che si trova nel territorio
compreso tra Noci e Putignano, in provincia di Bari. Ad aspettarci l
cera Gabriele, il nostro esperto in Archeologia, che ci ha accolti e ha
iniziato a raccontarci la storia di questo posto meraviglioso.
Il termine Barsento sarebbe di derivazione messapica, la parola deriva
da: barza (alto) ed entum (che ) infatti situata in uno dei punti pi
alti della zona, indicando quindi un insediamento su una zona in altura
che consentiva il controllo di una complessa rete di strade gi
sviluppata in passato. Un documento descrive, infatti, una strada che
partendo da Bari, dopo aver attraversato centri importanti come
Norba, lantica Conversano, arrivava a Barsento per poi dirigersi verso
limportante centro urbano di Mottola; e di una via tarantina, che
partendo da Taranto, arrivava a Barsento per poi proseguire per
Monopoli.

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

La leggenda tramanda che la chiesa di


Barsento fu edificata intorno al 591,
per volere di papa Gregorio Magno, con
lo scopo di evangelizzare le genti del
posto nel periodo delle invasioni
barbariche. Le sue origini, per
rimangono ancora misteriose. Il suo
schema architettonico di derivazione
greco-romana. In origine la chiesa
aveva ununica navata successivamente (XI-XII sec.) fu ampliata con le due
navate laterali, come si nota se si
osserva attentamente la facciata. La
cuspide centrale sormontata da un
campanile a vela di epoca pi recente. I
tetti sono ricoperti di chiancarelle, proprio come quelle dei trulli.
Sulla facciata presente un vistoso e indecifrabile frammento
discrizione, che apparterrebbe al periodo in cui la costruzione risale o
piuttosto al periodo in cui furono eseguiti dei restauri o ampliamenti.
Allinterno troviamo una navata centrale e due laterali, sostenute da
colonne che non sono in corrispondenza fra loro. Ci sta a sottolineare
che la struttura ha subito diverse modifiche nel tempo. Laltare
presente nella chiesa sormontato da una tela della Madonna con
Bambino e santi. Ma una delle sorprese di questa chiesa presente
dietro laltare, dove si pu osservare un affresco che rappresenta il
Redentore fiancheggiato dal Sole e dalla Luna umanizzati, circondati
dal cielo stellato. Dopo alcuni scavi effettuati alcuni anni fa, si sono
fatte numerose scoperte: una di queste la presenza di due strati di
pavimentazione e un piccolo affresco situato allangolo della navata di
destra e, sempre nella stessa navata, si pu osservare uno scavo in cui
stata rinvenuta la tomba di una donna che aveva in grembo ancora il
suo bambino; insieme a questo scavo sono state trovate delle monete
romane di et imperiale.

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Dopo questa lunga e dettagliata spiegazione, ci siamo recati allesterno


dove Gabriele ci ha consegnato una busta a testa contenente
lattrezzatura necessaria per poter effettuare una ricognizione
superficiale in un campo poco distante dalla chiesa. Dopo esserci divisi
in gruppi da tre, ad ogni gruppo stata affidata una zona per le
ricerche. Cos in un terreno di fronte alla Chiesa di Barsento iniziata
la nostra avventura. Abbiamo avuto abbastanza tempo per osservare e
raccogliere materiale interessante e alla fine di questa perlustrazione
ogni gruppo ha consegnato il materiale a Gabriele che esprimeva una
prima impressione sulloggetto. Alcuni oggetti, quasi tutti cocci e pezzi
di ceramica, sono risultati interessanti al primo esame del nostro
archeologo; infatti sono stati consegnati a lui per poterli pulire ed
esaminare accuratamente .
Dopo aver concluso questo bel lavoro abbiamo voluto immortalare
con una foto questa bellissima esperienza e siamo tornati a scuola con
unesperienza nuova da poter raccontare. Durante questo periodo in
cui abbiamo conosciuto meglio larcheologia, abbiamo visto e
imparato cose nuove e interessanti. Vedere come avviene il lavoro
dellarcheologo e capire quanto sia importante lo studio della storia
davvero meraviglioso perch noi non ci rendiamo conto di quello che
abbiamo sotto i nostri piedi o intorno a noi, e non ci rendiamo conto di
come la storia si sia evoluta per arrivare a noi oggi. La lezione pi
importante che abbiamo imparato che per poter valorizzare la
nostra storia dobbiamo conoscerla direttamente, magari attraverso
esperienze come questa del mini-corso di archeologia.

A Scuola di Archeologia. Giovani talenti sulle tracce dei loro antenati

Annotazioni
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Finito di stampare presso la tipografia

nel mese di maggio 2014

La propriet letteraria dei testi riservata ai rispettivi autori: vietata la riproduzione

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Ventidue giovani talenti sono sulle tracce di un


passato remoto e dimenticato: i segni che i loro
antenati hanno lasciato del loro passaggio
autentico e concreto sulla nostra terra.
Sono i promettenti ragazzi della II B
dellIstituto dIstruzione Superiore
Secondaria Caramia - Gigante di
Alberobello. Gli allievi sono stati
accompagnati in questo percorso a
ritroso nel tempo dalla prof.ssa Margherita
Longo e dal relatore Gabriele Carmelo Rosato.
Sono state fornite loro le nozioni fondamentali della disciplina
archeologica e, una volta interiorizzate, si sono cimentati in una
serie di attivit pratiche, con vivo slancio e determinazione.
Protagonisti indiscussi sono stati loro, i ragazzi della II B:
Vittorio Albani, Christian Barnaba, Donato Basile,
Antonio DOnghia, Leonardo De Marinis, Cluadio Gigante,
Rino Laera, Maria Federica Mancini, Carmen Manfredi,
Federico Martellotta, Davide Martinelli, Gabriele Masi,
Claudio Netti, Vincenzo Notarnicola,
Davide Francesco Novielli, Gaetano Palmisano,
Alberto Recchia, Lorenzo Recchia,
Antonio Ruggiero, Daniele
Semeraro, Francesco Sgobba,
Vito Tricase

IISS Caramia ~ Gigante


Locorotondo - Alberobello

Elaborazione grafica:
Gabriele C. Rosato
www.borntodig.com

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