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Rovesciare la lingua: interpreti e traduttori nellEgitto antico

(Ovvero: cosa centra la traduzione con laglio?)


Nicola Reggiani
Der Geist einer Sprache offenbart sich
am deutlichsten in ihren unbersetzbaren Worten1.

1. Introduzione
wc rmt dd dd 3plns | mt Wjnn P3-tj-r-Pj | mt rmt Kmj p3 nt e.rj-hr | p3j wcb2

La criptica descrizione di un sogno, tanto nella suggestiva prima traduzione


offerta da Giuseppe Botti 3 , quanto nella successiva revisione condotta da Edda
Bresciani e allieve 4 , offre uninconsueta prospettiva su uno dei fenomeni
culturalmente pi rilevanti dellEgitto antico: il bilinguismo che, a partire
dallepoca della conquista di Alessandro in poi, informer sempre di pi la societ
e le istituzioni di un Paese che viceversa, come avremo modo di vedere fra breve,
si era sempre configurato, linguisticamente e culturalmente, monolitico, con
variazioni che tuttal pi interessavano diversi livelli o registri della medesima
lingua5: quella lingua, legiziano, che ora veniva ad affrontarsi e confrontarsi con
un idioma completamente diverso, scritto in grafia differente, portatore di unaltra
cultura forte. Fra i due blocchi, horos en metaichmi!i per citare Solone6, stavano
gli interpreti/traduttori 7 : mediatori in quella che stata definita una uneasy
1

[Lo spirito di una lingua si manifesta chiaramente soprattutto nelle parole intraducibili]
(VON EBNER-ESCHENBACH 1880: 22).
2
Papiro demotico di Bologna 3173 (P.TestiBotti 2, ll. 9-11) con esposizione di sogni, 164-152 a.C.
3
[Un uomo canta: Apollonio parla greco, Petearpisis parla egiziano, e colui che sa
questo sacerdote: BOTTI 1941: 12-15].
4
[Un uomo affermava: Apollonio un nome greco, Petearenfoi un nome egiziano; chi
diceva questo era un sacerdote: BRESCIANI/BEDINI/PAOLINI/SILVANO 1978: 95-9].
5
Il bilinguismo greco-demotico un tema ben studiato: si ricordano qui solo, fra i contributi
pi recenti, THOMPSON 2009: passim e part. 399-417; MAIRS 2010c; TORALLAS TOVAR
2010; si rimanda anche a BERNINI/REGGIANI 2011 per ulteriori spunti interpretativi e
bibliografici pi specifici. Sulla diglossia nellEgitto faraonico cf. JANSEN-WINKELN 1995.
6
Segnacolo confinario fra schiere contrapposte Sol. 31, 8-9 G.-P.2; cf. LORAUX 1984.
7
Per una panoramica generale e recente sulla traduzione nellAntichit cf. ASTORI 2007 e le fonti ivi citate.

relationship (HOUSTON/BAINES/COOPER 2003: 443) e, al contempo, the cradle of


translation (PASSONI DELLACQUA 2010: 338-9). Seguiremo, in queste pagine, la
loro origine e la loro storia, per comprenderne il ruolo in una societ che, tutto
sommato, riteneva la lingua un dono degli di (cf. LUTZ 1936, passim).
Lesigenza di interpretare, ovvero capire, le lingue degli altri nasce con il
contatto con gli altri medesimi. Nellantico Vicino Oriente, mondo plurilingue8
in cui lEgitto affonda le proprie radici, due erano i tipi istituzionalizzati di tale
contatto: il commercio e la guerra9, spesso non precisamente distinguibili, come
accade nellepica sumerica di Enmerkar e il Signore di Aratta, dove non a caso troviamo una delle pi antiche testimonianze sul problema dellintercomunicazione /intercomunicabilit fra i popoli. Il poema descrive i messaggi che sinviano a vicenda
Enmerkar, il re della citt-stato sumerica di Uruk, e il sovrano del lontano regno di
Aratta, localizzabile nellodierno Iran, per tramite di un messaggero. Enmerkar
vorrebbe sottomettere Aratta, e il problema della sovranit (legato al rapporto di
favore instaurato con la dea Inanna) sintreccia con proposte di scambi
commerciali tra le granaglie di cui ricca Uruk e il legname e le pietre dure di cui
provvista la regione di Aratta. Il clou linguistico si raggiunge quando il re di
Uruk, volendo trasmettere un messaggio troppo complesso perch possa essere
ricordato con esattezza dal messaggero, inventa la scrittura (ll. 500-6). Laltro
sovrano non dimostra un particolare entusiasmo alla vista della tavoletta,
evidentemente incisa in cuneiforme: rimane sconcertato da quelli che per lui sono
segni incomprensibili, quasi pungenti, violenti (ll. 537-41), involontaria metafora
degli intenti bellicosi del mittente.10 Di fatto, il tema dellincomunicabilit percorre
in sottofondo lintero poema, per emergere anche nel cosiddetto Incantesimo di
Nudimmud (ll. 134-55), un passo di difficile interpretazione11, strutturato come un
inno al dio Enki, che potrebbe essere tanto la rievocazione di un passato ideale di
monolinguismo universale, quanto lauspicio perch quella felice situazione si
possa ripetere, con benefiche conseguenze per le relazioni internazionali (dal punto
di vista, ovviamente, dei vincitori, cio dei Sumeri di Uruk): by the globalization
of the use of their language (the Spell of Nudimmud!) and by the invention of
writing they [sc. gli Urukiti] also control this international trade (VANSTIPHOUT 2003: 9).
8

Sul tema del multilinguismo nel Mediterraneo antico si rimanda, exempli gratia, ad ASTORI
2010 e nuovamente a BERNINI/REGGIANI 2011, nonch alla letteratura richiamata in entrambi.
9
Cf. ROTOLO 1972: 400-2; ROCHETTE 1993: 313.
10
Sullorigine della scrittura cuneiforme cf. GLASSNER 2000. Originale e traduzioni dei brani citati
si possono consultare in PETTINATO 1994 e VANSTIPHOUT 2003.
11
Ricordiamo, dopo KRAMER 1943, 1968: VAN DIJK 1970; BLOCK 1984: 334-7; JACOBSEN
1992; VANSITPHOUT 1994; KLEIN 1997, 2000; MITTERMAYER 2009.

124

Nelle sue stanze devi anche cantargli questo canto sacro, questo incantesimo: /
lincantesimo di Nudimmud! / Un giorno non vi saranno serpenti, n scorpioni,
/ non vi saranno iene, n leoni, / non vi saranno n cani selvatici n lupi, / e cos
non vi saranno paure n timori, / perch luomo non avr nemici. / Quel giorno
le terre di ubar e di Hamazi, / cos come la bilingue Sumer grande montagna
del potere della regalit / insieme ad Akkad la montagna che possiede tutto
ci che le adatto / e anche la terra di Martu, che poggia su pascoli verdi, / s,
lintero mondo dei popoli ben governati, / sar capace di parlare a Enlil in una
sola lingua! / Perch quel giorno, per le discussioni fra signori e prncipi e re, /
Enki [], Signore dellabbondanza, Signore delle salde decisioni, / Signore
della sapienza e della conoscenza sulla Terra, / esperto degli di, eletto per la
saggezza, Signore di Eridug, / cambier le lingue nelle loro bocche, tante quante
un giorno vi colloc, / e la parlata dellumanit sar davvero solo una!

Va da s che questa lingua universale doveva essere il sumerico (anche se gi


traspare, nellattributo bilingue, il carattere intrinsecamente composito della
terra di Sumer, dove sumerico e accadico da tempo vivevano in contatto e
reciproco scambio12): fin dalle origini, limperialismo politico-economico si colora
di una evidente sfumatura linguistica, che sar decisamente accentuata dallespansionismo territoriale e culturale di Sargon di Akkad, nellultimo quarto del 2300,
quando la lingua dei dominatori (laccadico, un idioma semitico diverso dal primigenio sumerico) presentata come centrale in una propagandistica cosmografia
(LIVERANI 2004: 124) era divenuta, con progressive evoluzioni, il principale strumento dinterscambio (soprattutto in mbito economico, legale e politico) fra le popolazioni conquistate, dallAsia Minore, alla Siria, alla Palestina (GIANTO 2000: 124).
Il suo status di institutionalized interlanguage functioning as a contact language in
a multilingual society (VANSTIPHOUT 1999: 131) ulteriormente confermato dal
suo uso nella corrispondenza delle corti vicino-orientali con i faraoni egiziani
dellet amarniana (XIV s. a.C.), con riconoscibili varianti regionali13.
Ma questo accadico internazionale, che riesce a far breccia persino in Egitto, ,
nel Paese del Nilo, tutto sommato uneccezione 14 , limitata alle alte sfere della
12

Su questo cf. BERNINI/REGGIANI 2011: 48, con ulteriori riferimenti.


Per ulteriori osservazioni e bibliografia sullascesa dellaccadico internazionale si rimanda a
BERNINI/REGGIANI 2011: 37. Per le lettere di Amarna cf. LIVERANI 1998.
14
DONADONI 1986c: 198-9. Secondo ROCHETTE 1993: 315, laccadico sarebbe stato introdotto
da Amenhotep IV (alias Akhenaton: secondo quarto del XIV sec. A.C.) craignant de profaner
sa langue maternelle par les contacts avec ltranger (ma la fonte citata MORENZ 1952 non
mi sembra riporti questa constatazione).
13

125

diplomazia internazionale, che conferma latteggiamento egiziano di fondo, notevolmente etnocentrico/egocentrico, nei confronti del cosmo linguistico15: la lingua
egiziana era la lingua degli uomini tout court, e i popoli confinanti, alloglotti, un
insieme caotico che, nei rari momenti di contatto, doveva essere ordinato e
sottomesso al kosmos egiziano16. Per ripercorrere le parole di Sergio Donadoni,
[o]gni volta il riconoscere che oltre lEgitto ci sia altra realt non della pi
antica cultura politica egiziana. Gli imperi universali non soffrono a causa di
queste che noi sentiamo come limitazioni: essi le vedono come un caos nebuloso
e disorganizzato, che solo cornice negativa alla realt del cosmos politicamente
unito e concluso (DONADONI 1986a: 82).

Nei Testi delle Piramidi gli stranieri compaiono in modo estremamente vago e
occasionale: [a] leggere questi testi si direbbe che il pi antico Egitto confini
direttamente con lAldil, ignaro e sdegnoso dei suoi vicini terreni17.
Se lEgitto non conosce un mito della differenziazione linguistica come quello di
Babele o del parallelo sumerico che abbiamo intravisto supra, e la poliglottia del
15

Quando anche laccadico internazionale, scritto in cuneiforme, verr spodestato dalla pi


pratica interlingua aramaica, scritta in caratteri alfabetici, troveremo un sovrano palestinese
(Adon di Ekron) che scrive a un faraone egiziano (verosimilmente Neco II, 610-599 a.C.)
apponendo alla missiva lindirizzo in egiziano (demotico): cf. BRESCIANI 1985: 95 (la presenza
dellindirizzo scritto in demotico per una lettera in aramaico, molto interessante, mostrando
che nella cancelleria del principe di Ekron si sapeva utilizzare il demotico e che tra i due paesi
cera scambio di cultura); su questo, e sullaramaico internazionale, si rimanda a
BERNINI/REGGIANI 2011: 37-9, con la bibliografia ivi citata. La capacit dintendere laramaico
alla corte egiziana era verosimilmente un retaggio dellappena trascorsa dominazione assira
(conosciamo almeno il caso di Apries, traduttore di missive ufficiali aramaiche in demotico
[PESTMAN 1989: 138-40], analogo ma di segno opposto a quello dei sepru babilonesi, che
dovevano convertire in/dallaramaico per la corte [PEARCE 2000] sullaramaico come lingua
ufficiale dellimpero assiro cf. BERNINI/REGGIANI 2011: 49, con bibliografia), mentre lafflato
demotico lascia forse trasparire quella vera e propria infiltrazione di elementi stranieri acculturati
allegiziana di cui si ha qualche traccia nella documentazione a nostra disposizione (cf.
DONADONI 1986c: 200, e REGGIANI 2013a: [3]).
16
Lesigenza di attuare ununit universale di fondo, realizzata nella riunificazione politica di un
Paese geograficamente e culturalmente diversificato, nel segno della coincidenza degli opposti
geografici (Nord/Sud, Est/Ovest), si riverbera nella percezione della regalit egiziana come
forza organizzatrice di una universalit e informa lintero atteggiamento culturale dellEgitto
antico (DONADONI 1986a: 81).
17
DONADONI 1986a: 82-3. Sulla concezione egiziana degli stranieri cf. anche BRESCIANI 1990: 235ss.

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mondo sarebbe stata, per gli Egizi, decisa ab origine dalla divinit creatrice18, va
tuttavia rimarcato che i verbi usati per alludere a questa attivit glottopoietica sono
pnc capovolgere e stn sviare (DONADONI 1986c: 194-5; cf. SAUNERON 1960,
passim e part. 40-1), che possono ben suscitare limpressione che, in fondo, anche
per gli antichi Egizi le lingue degli altri non fossero nulla pi che deviazioni da
un percorso originario e assoluto, quello, beninteso, dellegiziano stesso: e il parallelo con il quadro dipinto dallIncantesimo di Nudimmud palese. Non a caso rovesciare
la lingua locuzione utilizzata per descrivere lacculturazione dei non-egiziani, in
particolare i prigionieri stranieri: una stele di Ramses III (c. 1180 a.C.) riporta, in
sguito a un trionfo su popolazioni libiche, a proposito dei soldati catturati:
Riportati in Egitto, furon posti in fortezza Udirono, al servizio del re, la lingua
degli Egiziani [lett. degli uomini tout court, rmt], e il re fece che essi
dimenticassero la loro propria lingua; egli rovesci le loro lingue19.

Ritorna, fra le altre cose, il ruolo necessario di uniformatore quasi cosmico che
ricopriva il faraone (vd. supra, n.): lideale politico quello dellassimilazione
(DONADONI 1986c, 201).20

2. Traduttori/interpreti nellEgitto antico


proprio in questo contesto che fanno la loro comparsa i veri e propri interpreti,
intesi come categoria e personalit a se stanti, nellantico Egitto. Infatti, finch il
contatto con le lingue altre (specialmente accadico e aramaico) era rimasto
confinato alluso della corte faraonica, erano gli scribi stessi, bilingui o multilingui,
che provvedevano a tradurre/interpretare i testi in lingua straniera, dovevano essere
18

Cos SAUNERON 1960: 40; DONADONI 1986c: 194. Thot (che poi un parziale parallelo del
sumerico Enki) in diversi testi religiosi viene appellato come colui che ha distinto / separato le
lingue dei vari Paesi / dei Paesi stranieri: ma le medesime testimonianze sono interpretate da
%ERN 1948 come prova di un parallelo egiziano del mito biblico di Babele, e da SAUNERON
1960 come evidenza di un plurilinguismo originario, insito nellordine del mondo. Cf. ultimamente
BORGHOUTS 2000: 12 (che parla, come gi SAUNERON 1960: 31-2, di una tendenza probabilmente
diffusasi a partire dal Nuovo Regno, quando pi intensi sono i contatti con popoli stranieri
considerati as equals).
19
Ramesside Inscriptions III, 91.6; DONADONI 1986c: 200; cf. BRESCIANI 1990: 259;
BORGHOUTS 2000: 11-12
20
Sulluniformit linguistica si veda anche il testo sapienziale di Ani (c. 1400 a.C.), in cui si dice
(23.5-6): One teaches Nubians the speech of the Egyptian people (md.t rmt n(y) Km.t); the
Syrians and any foreign country likewise (tr. BORGHOUTS 2000, 11).

127

essi stessi messaggeri in paesi lontani di cui debbono conoscere la geografia e le


lingue (DONADONI 1986b: 190) e sembra di ritrovarsi di fronte il messaggero di
Enmerkar ad Aratta, che in fin dei conti doveva proprio essere un interprete, a
meno che la storia non si svolgesse nel tempo mitico del monolinguismo originario.
2.1. Traduttori/interpreti nellEgitto faraonico: c3w.w (

Ma [s]e appena si lascia questo ambiente di relazioni diplomatiche, le cose sono


assai diverse (DONADONI 1986c: 199): entriamo nella sfera dazione degli "c3w.w,
o 3cc.w, parola di controversa traslitterazione e interpretazione, ma che dovrebbe
verosimilmente alludere a Egyptianized foreigners, who were used not only as
interpreters but as scouts, spies, agents, couriers and foremen or mercenaries21.
Sembra che il termine rimandi, etimologicamente, alla stessa semantica del greco
barbaros, lo straniero che balbetta perch non parla la lingua civile22 una
constatazione che troviamo ancora, ad esempio, in Erodoto (II 158): &'(&)(*+ ,)'+ . /012 '3*+ 4+ 5 +67+ 819++*+, gli Egiziani chiamano
barbari tutti quelli che non parlano la loro stessa lingua (cf. THISSEN 1993: 243).
The official Egyptian attitude toward speakers of a foreign language was disdain,
the only truly human language is Egyptian (BORGHOUTS 2000: 11-12): presenta
dunque una connotazione squisitamente linguistica che manca, ad es., al classico vocabolo egiziano per indicare gli stranieri incorporati nellesercito locale, h# 3sty.w23.
Lesistenza di una classe di stranieri bilingui (interpreti) stranieri di nascita o
figli di matrimoni misti? , inseriti nella societ egiziana e utilizzati professio21

FISCHER 1964: 28 ss.; cf. BELL 1976: passim; DONADONI 1986c: 195-6; BRESCIANI 1990: 240-1;
REGGIANI 2013a: [8]. Per la resa della parola come stranieri (e non interpreti, come tradizionalmente accettato a partire da GARDINER 1915) cf. GOEDICKE 1960 e 1966. In generale v.
SCHENKEL 1975, che significativamente avverte che Dolmetscher una Konventionelle
bersetzung e ricorda come sia attestato almeno un caso in cui questo termine allude a un
egiziano parlante una lingua straniera. Il Thesaurus Linguae Aegyptiae (http://aaew.bbaw.de/tla)
traduce correntemente con Fremdsprachiger; Dolmetscher. Cf. anche SCHENKEL 1977.
22
Si tratta di an unusual combination of uvulars and pharyngeals whose meaning comes
close to the Greek verb barbarzein; the term 3cc babbler is chiefly used to refer to a
dragoman. The word also served to indicate Egyptians who were able to speak or translate
from a foreign language (BORGHOUTS 2000: 10-11). Per un excursus sulletimologia del
termine cf. anche BELL 1976: lxxxiv-lxxxv.
23
h# 3st era il nome dato alle terre straniere, cf. HELCK 1977: 311. Vd. anche REGGIANI
2013b: [6], con bibliografia.

128

nalmente, abbastanza largamente documentata nellAntico Regno; il Decreto


di Dahshur (Urk. I, 209, 16) ne specifica gruppi provenienti da contrade nubiane
come Medja, Iam, Iretjet, e che facevano parte, probabilmente, di quei Nubiani
pacificati nominati dallo stesso decreto (Urk. I, 211, 3.10). Come quelli, essi
erano probabilmente al servizio dellEgitto, utili come scouts e interpreti
durante le spedizioni in Sinai, in Nubia, sul Mar Rosso, spesso sotto il controllo
di alti funzionari come i governatori di Elefantina Herkhuf, Pepinakhte e
Sarenput, impegnati in fruttuose missioni tra il militare e il commerciale nelle
contrade africane da dove sono riportati indigeni e prodotti esotici24.

Non forse un caso che, nella ben nota storia di Wenamon, che si reca da Tebe
in Libano per scambiare 500 rotoli di papiro con legname di cedro, nel momento in
cui lo sfortunato protagonista fa naufragio a Cipro, cerca (e trova) tra i locali che lo
vogliono uccidere uno che capisce la sua lingua: sono preferenzialmente gli stranieri che
devono imparare legiziano, non viceversa25.
2.2. I traduttori/interpreti nellEgitto greco-romano: hermneis
Per questo appare ancor pi eclatante liniziativa presa dal faraone Psammetico I
(664-610 a.C.) che, fra le ricompense concesse ai mercenari greci che avevano reso possibile la riunificazione dellEgitto sotto il suo potere (cf. PERNIGOTTI 1999: 21ss.),
dopo averli sistemati in stanziamenti stabili sul territorio egiziano, decise di inviare presso
di loro alcuni bambini egiziani in modo che questi potessero imparare la lingua greca
e, in sguito, divenire gli interpreti fra i due popoli. Nelle parole di Erodoto (2.154,1-2):
:;+ ,- <=+ '> ;+ ?'(+> ;+ +*1 '@(1'+'3+ 'A 8 B'CD+
,,; D9(*+ E F+' G7*+ GC=, H I@7* J 3+ KD+, ;+
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P),' 1Q++' E ,,)+ @+L'R GJ ,- 2= E 'L
= 5 1Q++' . H
S(3@+ E /012T 1@1
'+26.
24

BRESCIANI 1990: 242 (e cf. pp. ss. sulleducazione egiziana impartita ai prigionieri stranieri). Si
veda anche KURZ 1985 a proposito dei principi di Elefantina che, probabilmente in parte di etnia
nubiana, ricoprivano orgogliosamente il ruolo di comandanti degli interpreti. Siamo allepoca
delle Dinastie V e VI (c. 2465-2150 a.C.), e sono i primi riferimenti a interpreti in Egitto.
25
Cf. DONADONI 1986c: 203-4; per Wenamon, cf. MAIRS 2012: 461; testo tradotto e
commentato in LICHTHEIM 1984: 224-30.
26
[Agli Ioni e ai Cari che lo avevano aiutato, Psammetico diede lotti di terra sui quali potersi
stabilire; i lotti erano separati dal Nilo, ed egli chiam queste propriet Accampamenti. In

129

Giustamente in questo episodio si visto


un avvenimento della pi grande importanza, ponendo le prime basi del bilinguismo greco-egiziano che costituir uno dei temi pi interessanti dopo la conquista del Paese da parte di Alessandro Magno (332 a.C.) e linstallarsi in Egitto
di una classe dirigente di lingua e cultura greca la cui interazione linguistica e
culturale con quella egiziana rimane un problema molto studiato ma non ancora
interamente risolto per let ellenistica e romana (PERNIGOTTI 1999: 30).

Indubbiamente la decisione di Psammetico, che contrastava con la tradizione


locale invalsa fino ad allora, rispondeva manifestamente a un disegno strategico
(PERNIGOTTI 1999: 29), lo stesso proseguito poi dai suoi successori che lo
avrebbe portato ad affidarsi in modo sempre pi deciso ai Greci come garanzia
(militare) per il mantenimento del potere: da un lato concedere ai mercenari una
certa autonomia, dallaltro esercitare comunque una forma di controllo su di loro
non permettendone lintegrazione nel tessuto sociale egiziano, e salvando la
tradizionale chiusura della lingua e cultura locale (i nuovi interpreti costituivano
infatti una categoria a se stante e limitata) 27 . Ancora una volta, poi, le finalit
militari sintrecciano con quelle commerciali (cf. WIOTTE-FRANZ 2001: 21ss.): non
un caso se, non molto tempo dopo, alla met del VII sec. A.C., sarebbe stato
fondato il famoso centro commerciale greco di Naucrati, alla foce del Nilo.
Il cambiamento, sul piano socio-culturale, non potrebbe essere maggiore: prima
di Psammetico, gli interpreti erano esclusivamente stranieri-che-sanno-parlarelegiziano (BRESCIANI 1990: 242); dopo, le parole di Erodoto sembrano intendere
che gli interpreti, che troveremo impegnati anche nelle pi quotidiane incombenze
che prevedevano un qualsiasi contatto fra Greci ed Egiziani, fossero Egiziani-chesanno-parlare-la-lingua-straniera. Il termine che ricorre nei papiri greci det ellenistica,
e poi romana, per identificare questi professionisti della traduzione, in effetti lo
stesso che troviamo gi in Erodoto, hermneus28 e, sebbene i pochi nomi propri che

aggiunta, diede loro tutte le altre ricompense che aveva promesso. Inoltre, invi presso di loro
dei bambini egiziani affinch venisse insegnata loro la lingua greca, ed da questi Egiziani che
impararono cos il greco che discendono gli attuali interpreti in Egitto].
27
Su queste tematiche si rimanda a REGGIANI 2013a: passim e part. [2-6], e, da una diversa
prospettiva, REGGIANI 2013b: passim e part. [8-10].
28
Sui traduttori/interpreti in et classica si vedano ROTOLO 1972; WIOTTE-FRANZ 2001: 1ss.

130

possediamo siano in gran parte greci29, nulla impedisce di pensare che potessero essere,
etnicamente, egiziani: assumere un nome greco era, per gli Egiziani del tempo, un
uso assai comune30. Ma se vero che nei nomi racchiusa lessenza del significato
(con buona pace del Whats in a name? shakespeariano31) e che ogni civilt ha i
propri specifici paradigmi culturali nellintendere latto traduttivo (BETTINI 2012:
vii ss.), e 3cc rimanda al ruolo dellinterprete come insider barbarico nel tessuto
socio-culturale egiziano ( un po come se i Greci avessero chiamato i propri
interpreti barbaroi, o tuttal pi barbarizontes), a cosa rimanda hermneus?
Consideriamo le notizie offerte dai papiri greci, che racchiudono la testimonianza
pi diretta e immediata della quotidianit dellEgitto greco-romano32. Delle poche
attestazioni tolemaiche, quasi tutte concentrate nel ricco archivio documentale di
Zenone, lamministratore e segretario del ministro delle finanze di Tolemeo II33,
non emerge pressoch nulla di veramente significativo, se non un criptico quanto
succulento accenno al delicato ruolo che poteva ricoprire un interprete (in P.Ryl.
IV 563, 7 [250 a.C.] lhermneus Apollonios chiamato in causa perch era in
grado di danneggiare un petente insistente e rompiscatole, si suppone attraverso
la traduzione distorta delle sue petizioni: He might easily have used his position to
do an ill turn to a native petitioner 34 ) e un paio di riferimenti al popolo dei
Trogoditi (sia in un papiro zenoniano che in una fonte di un secolo dopo), unetnia
etiope stanziata in Egitto.
29

Prosopografia completa in HARRAUER 1987: 82, con nomi greci mischiati ad egiziani:
Anoubion, Apollonios, Artemidoros, Haruotes, Glaukias, Kronion, Mysthes, Loulous, ]tos,
cui aggiungiamo lo Iakob di SB XXII 15599, 7.
30
Sui nomi si vedano e.g. CLARYSSE 1992 e QUAEGEBEUR 1992, con ulteriore bibliografia. Di
diversa opinione circa letnia degli hermneis nei papiri PEREMANS 1983: 11.
31
Romeo and Juliet II ii, 1-2.
32
Per un generale inquadramento su cosa studia e come organizzata la disciplina
papirologica si rimanda a TURNER 2002 e BAGNALL 2003. A pi riprese gli studiosi si sono
cimentati con il tema dei traduttori/interpreti nei papiri dellEgitto greco-romano: dopo
CALDERINI 1953, TAUBENSCHLAG 1959b, PEREMANS 1983, ROCHETTE 1994 e 1995, ora merito
di un pi globale progetto di ricerca condotto dalle Dr. Rachel Mairs e Maya Muratov
laver riproposto la questione dellesatta semantica originaria dellhermneia nei papiri, nel
senso pi generale di mediazione (si veda al proposito MAIRS 2012). Colgo loccasione
per ringraziare Rachel Mairs del cortese scambio epistolare ricco di spunti su questo tema.
33
In generale su Zenone si rimanda a CLARYSSE/VANDORPE 1995, che forniscono una sintetica
panoramica sul tema e ogni ulteriore rimando bibliografico necessario.
34
Ad loc. Per uninteressante excursus sulle potenzialit dannose dei traduttori/interpreti, come
erano percepite e considerate nellAntichit classica, cf. MAIRS 2011.

131

In Zenons time it must have been necessary to use interpreters constantly in


dealing with the native Egyptians. [] We see no reason to regard these
@(@ as anything else than interpreters, conversant with the Egyptian
language, who were useful in the daily dealings between the natives and those
Greeks who did not speak the native tongue,

scrivono gli editori di P.Col. IV 63 [257 a.C.] (ad 7; cf. PEREMANS 1983: 15). Non
sorprende, poi, labbondanza di occorrenze in et romana rispetto allet tolemaica,
dal momento che proprio sotto il dominio di Roma il demotico (la lingua e la
scrittura praticate dagli Egiziani in quei momenti) aveva cessato di avere una sia
pur relativa autonomia amministrativa-giudiziaria35, e si facevano dunque indispensabili in tutti i casi le traduzioni in greco (cf. TAUBENSCHLAG 1959b: 168-9). Si
spiegano cos le 14 occorrenze della formula , S(@9+ (per mezzo
dellinterprete) usata in documenti ufficiali (prevalentemente verbali di processi,
ma anche un contratto, una petizione e un verbale di udienza ufficiale) fra II e IV
sec. d.C36. Anche nel fatto che, nei villaggi, vi fossero interpreters appointed by
the state (TAUBENSCHLAG 1959b : 167) non cosa che susciti particolare sopresa:
[l]a coexistence de deux cultures exigeait videmment la prsence
dinterprtes officiels pour servir dintermdiaires entre les personnes de
langue diffrente. Les autorits, qui ne connaissaient pas la langue de leurs
sujets ou de leurs subordonns, se faisaient assister par des interprtes [].
Celui-ci semble indiquer quil sagit dun fonctionnaire, attach officiellement
ladministration de la 9, du village37.
35

Cf. e.g. MEYER 1920: 76 ss.; PESTMAN 1985; MAIRS/MARTIN 2009: 55-6; YIFTACH-FIRANKO
2009: 541-3 (anche sulla scomparsa del demotico dai documenti legali det romana).
36
Cf. HARRAUER 1987: 81; ROCHETTE 1993: 318; MAIRS 2012: 460. I papiri sono: SB XVIII
13156, 7 [inizi II sec. D.C.]; P.Berl.Leihg. I 16A, 15 [Theadelphia, 161 d.C.]; PSI XIII 1326, 4
[181-3 d.C.]; P.Oxy. II 237, vii, 37-8 [Ossirinco, 186 d.C.]; Stud.Pal. XXII 101, 11 [II sec. D.C.];
SB XIV 11391, 6 [II-III sec. D.C.]; Chr.Mitt. 93, 36 [Antinoupolis, c. 250 d.C.]; P.Sakaon 32, 23
e 33 [Theadelphia, 254-268 d.C.]; BGU VII 1567b, 15 [III sec. D.C.]; P.Oxy. XLII 3074, 7
[Ossirinco, III sec. D.C.]; P.Ant. II 87, 12 [Antinoupolis, tardo III sec. D.C.; more probably,
court attendant: ad loc.]; P.Vind.Tand. 8, 2, 3 e 4 [III-IV sec. d.C.]; SB XVI 12692, 57, 59 e
60 [339 d.C.]. Pi difficile cogliere il senso della presenza della formula in SB XVI 13071, 18 e
20, un contratto di vendita dei primi decenni del III sec. D.C. (cf. BASTIANINI 1984: 77), ma non
sembrano esserci particolari ragioni per non pensare a un vero interprete.
37
PEREMANS 1983: 12 e 16; il caso di Cleopatra VII, che parlava nove lingue (Plut. Ant. 27; cf.
ROCHETTE 1993: 315; WIOTTE-FRANZ 2001: 58 e 245 n. 5.), era uneccezione. Si veda, ad
esempio, lhermneus dello stratego in P.Prag.Varcl. II 1v, v, 308 [Theadelphia, 246 d.C.], o

132

In et romana, poi, quando altre figure si affiancano ai veri e propri interpreti per
tradurre i documenti legali (ad esempio i nomikoi, giureconsulti38), lazione
comunque sempre espressa dal verbo hermneu!.
Sono stati per il curioso riferimento a un hermneus dellolio in un papiro di III
sec. D.C. da Ossirinco (P.Oxy. XII 1517, 6) e una serie di altrettanto curiose
menzioni a uno standard di misurazione dellhermneus (probabilmente da lui
custodito [HARRAUER 1987: 82] e/o controllato [P.Berl.Leihg. II 39 V, ad
108]) di certi villaggi dellArsinoite romana39 a far dubitare che gli hermneis dei
papiri svolgessero esclusivamente il cmpito di traduttori/interpreti40. Cos, ad es.,
gi WILCKEN 1920: 387 (recepito con riserve da G. Vitelli negli Addenda et
corrigenda di PSI VI, ad PSI IV 332, 6 [p. xi]), proponeva che in certi casi
andassero intesi come mediatori commerciali, e cos spiegava il pagamento di
PSI IV 332, 6, a un hermneus E> N +
(,' (per laglio), ed anche la menzione
dei Trogoditi, con i quali si sarebbe appurto commerciato laglio41, e leditore di
quello (ufficiale?) del villaggio in P.Berl.Leihg. I 16A, 15 [Theadelphia, 161 d.C.]. Il
carattere ufficiale di questi interpreti sembra confermato dallesistenza di una tassa hermn(e)ia,
che verosimilmente doveva essere limposta finalizzata a finanziare il pagamento degli hermneis,
cos come, ad esempio, la desmophylakia finanziava i carcerieri (desmophylakes: cf. REGGIANI
2013c). Nei papiri sono attestati sovrintendenti (epitretai) di questa tassa: telos hermnias in
P.Oxy. XXVII 2472, 3 [Ossirinco, 119 d.C.] (ma per gli editori una tax on the grain trade, ad
loc.), semplicemente hermnia in P.Fay. 23, 12 [Harit, II sec. D.C.]. In SB VI 9355 (= P.Lund VI
5), i nrr. 1 e 2 [187-191 d.C.] sono due ricevute per il pagamento, appunto, di questa tassa.
38
Sui nomikoi cf. TAUBENSCHLAG 1959a: 161-4; un accenno al nomikos come interpreter
of legal acts a p. 163.
39
P.Wisc. II 52, 11 [Karanis, 32 d.C.]; P.Mich. V 321, 20 [Tebtynis, 42 d.C.]; P.Mich. IX 567,
15-16 [Karanis, 78 d.C.]; BGU XI.2 2123, 17-18 [Arsinoite, forse Karanis?, 85 d.C.]; PSI VIII
879, 12 [Karanis, 98/9 d.C.]; P.Mich. III 185, 14 [122 d.C.]; BGU III 985, 9-10 [Arsinoite, 123
d.C.]; P.Athen. 21, 10-11 [Karanis, 131 d.C.]; SB XIV 11718, 11 [Tebtynis, 141 d.C.]: [q]uanto
allS(@2, agevole supporre che in qualit di mediatore istituisse i contatti fra le parti interessate a
un negozio, propiziasse le relazioni nelle fasi preliminari e contribuisse alla definizione del
contratto. Essendo per impiegata la sua misura per il versamento dei canoni fissati [il documento
un contratto daffitto], si deve ritenere che egli intervenisse pure nellapplicazione delle clausole
pattuite, in veste di controllore e garante dellaffare concluso attraverso la sua mediazione (GALLAZZI
1978: 211); BGU I 227, 12-13 [Arsinoite, 150/1 d.C.]; BGU XIII 2341, 6-7 [Karanis, II sec. D.C.].
40
MAIRS 2010: 186 ss. Cf. CALDERINI 1953: 345-6; CRAWFORD 1973: 352-3; PEREMANS 1983:
13-17; BAGNALL 1993: 233-4.
41
Merkwrdig klingt die Notiz in 6: S(@; Q 8,1C' E> N 
(,' ((9&). Wozu
brauchte man einen Dolmetscher? Nun wird in Z. 14 ein :(=1,2 bezahlt (fr 17 Tage). Sollten

133

P.Cair.Zen. I 59065 (dove alla l. 2 era menzionato lhermneus Apollonio) si


poneva il dubbio: it is not quite clear what the function of a S(@2 were (ad
loc.). Cerano anche venditori di manti che erano al contempo hermneis nella
piazza della citt (P.Graux 30, vii, 3, 11 e 12).

3. Conclusioni
Le pi recenti acquisizioni confermano questo significato pi ampio, per gli
hermneis dei papiri, cos come i loro corrispettivi nei documenti romani, gli
interpretes42: anzi, paradossalmente, pace WIOTTE-FRANZ 2001: 117-8, the onus
is, in general, on us to prove that someone designated as hermeneus was an
interpreter rather than a broker or mediator in a more general sense (MAIRS
2010: 186). Ancora: Hermeneus, at any period, might be used in a primarily
linguistic or a primarily commercial sense or both (ibid.: 190). Limpressione
pertanto che hermneus nasca con un valore pi ampio, per specializzarsi solo
secondariamente nei due filoni della traduzione linguistica e dello scambio
commerciale, che sono peraltro necessariamente contigui dal momento che per
commerciare con gli altri quasi sempre necessario comunicare con loro, come

die Leute aus Philadelphia den Knoblauch von Trogodyten geholt haben? Ins Trogodytenland
knnen sie freilich nicht gefahren sein, wenn die Reise auch ein paar Wochen gedauert hat. Da
hilft uns, wie mir scheint, Theb. Bank. IX [= UPZ II 227], wo fr Theben ein S(@@4 Q
:(=1,*Q bezeugt wird (II. Jahrh. vor Chr.). So wird die Fahrt den Nil aufwrts in die
Thebais gegangen sein, wo Trogodyten mit ihren einheimischen Produkten, zu denen auch der
Knoblauch hiernach gehrt haben mte, Handel getrieben zu haben scheinen. Darum fhrte
jener Dolmetscher (Z. 6) sie zum Knoblauch und vermittelte das Geschft mit den
Trogodyten; cf. anche PREISIGKE 1925: 599-600, s.v.; PRAUX 1939: 45; WILCKEN 1941: 1534; TAUBENSCHLAG 1959b: 167; BRAUNERT 1964: 46 n. 108; PEREMANS 1983: 15; HARRAUER
1987: 81-2; ROCHETTE 1993: 315-6; ID. 1995; ARMONI 2003: 214-6. Va sottolineato che la locuzione S(@4 Q :(=1,*Q non dovrebbe far riferimento a un hermneus di etnia trogodita
(cf. gi Rochette 1995, 66): si confronti con la S(@7' Q U=' Q traduzione delle
(lettere) romane [= dal latino] di P.Oxy. I 35, 5; IX 1201, 13; XII 1466, 3; XXXIV 2710, 2.
42
MAIRS 2012a: 458-9; MAIRS 2012b: 26-7. Sugli interpretes a met fra traduzione e
mediazione commerciale cf. ora anche BETTINI 2012: 88-121, che dopo aver verificato [c]he
linterpres fosse un mediatore in generale, e non solo linguistico (p. 92), trova le ragioni del
significato traduttologico nel fatto che favorire linterazione linguistica fra alloglotti favorisce
di conseguenza anche linterazione commerciale, gli scambi con i popoli altri (pp. 97-8, e
ancora 100ss. e 112ss. sulla traduzione come scambio linguistico). Per un caso analogo a
quello degli hermeneis, si veda ARMONI 2003, che discute il significato del termine metabolos.

134

gi la storia di Enmerkar ci aveva insegnato43. Ora, come stato ribadito anche


recentemente, il vocabolo greco hermneia sembra alludere a una traduzione che
non metagraph, trascrizione o traduzione letterale (nel senso di copia ma
anche di rielaborazione come correzione o perfino alterazione44), ma prima
di tutto interpretazione (si ricordi lhermneia degli oracoli biblici ricordati
supra), spiegazione (da cui anche il nostro ermeneutica), decodificazione
(PASSONI DELLACQUA 2010: 325), passaggio di informazione (DE LUNA 2003:
167) se non riarticolazione (BETTINI 2012: xvi) e pure belief ascription, ovvero
lattribuzione di pensieri, intenzioni, sentimenti e cos via, a un interlocutore che
parla una lingua straniera o a un testo scritto in unaltra lingua (BETTINI 2012:
21)45. Conviene riportare lilluminante conclusione di ERTO 2011: 76-8, che muove
dallanalisi delle fonti letterarie:
gi il sostantivo S(@2 usato per designare linterprete-espositore di poesie,
leggi, oracoli etc.; oppure linterprete traduttore di parole, testi o discorsi in
lingua straniera. Analogamente S(@2= [] pu ricoprire sia il significato di
43

Assai istruttivo anche il caso narrato da Erodoto (IV 24) a proposito delle transazioni
commerciali fra gli Sciti e gli uomini calvi, che avvengono per il tramite di sette hermneis
(tanti quante le lingue in gioco): cf. BETTINI 2012: 122-3. ancora BETTINI 2012: 144ss., a
occuparsi di quelle eccentriche forme di commercio che, viceversa, si svolgevano al di l della
mediazione linguistica (il cosiddetto commercio silenzioso).
44
Ci rispecchiato dalla constatazione che [l]a traduzione intesa come trasferimento di un
significato da una lingua ad unaltra, ossia traduzione letterale, parola per parola, unidea
illusoria e ingenua []. La traduzione letterale, infatti, inganna, non consente quella fedelt
alloriginale che pure sembra promettere: il fatto che una traduzione sia semplicemente
letterale non significa per ci stesso che sia anche pi fedele a ci che detto. Una traduzione
fedele solo se le parole parlano il linguaggio della cosa in causa (MORRA 2008: [2], che cita
HEIDEGGER 1968: 300). Su metagraph! cf. anche PASSONI DELLACQUA 2010: 337-8.
45
Con questa gamma di significati appare nei papiri documentari: P.Babatha 11, 29 [Babatha,
124 d.C.]; P.Babatha 16, 33 e 36 [ivi, 127 d.C.]; P.Babatha 27, 15 [ivi, 132 d.C.]; P.Harr. I 67, ii,
11 [c. 150 d.C.]; SB V 7630, 8 [Herakleopolis, 169-177 d.C.]; P.Select. 14, 1 [Arsinoite, II sec.
D.C.]; SB XX 14952, 2 [II-III sec. D.C.]; PSI V 450, 34 [Ossirinco, II-III sec. D.C.]; P.Oxy. I 35,
5 (+ BL I 311) [ivi, 223 d.C.]; P.Oxy. XII 1466, 3 [ivi, 245 d.C.]; SB X 1010 (= Ch.L.A. XI
486), 13 e 26 [ivi, 249 d.C.]; P.Oxf. 7, 12 [256/7 d.C.]; P.Oxy. IX 1201, 12 [Ossirinco, 258 d.C.];
P.Oxy. XXXIV 2710, 2 [ivi, 261 d.C.]; SB XXVI 16717, 9 [Hermoupolis, c. 265 d.C.]; P.Oxy.
IX 1205, 1 [Ossirinco, 291 d.C.]; P.Oxy. XX 2276, 7 [ivi, III-IV sec. D.C.] (in questo caso, non
un documento ufficiale ma una lettera privata); P.Sakaon 34, 15 [Theadelphia, 321 d.C.]; P.Kell.
I 53, 11 [Kellis, IV sec. D.C.] (voce S(@7' in una lista di spese: una traduzione retribuita, come
intendono gli editori, o il pagamento per la tassa che finanziava gli hermneis pubblici? v. supra).

135

interpretare, nella duplice accezione di spiegare, rendere comprensibile e


dare senso o valore preciso a qualcosa; sia quello di tradurre, rendere in un
altro idioma, che il verbo acquista quando riferito a una lingua diversa da
quella in cui sintende comunicare; inoltre la stessa ambivalenza semantica si
riscontra anche nei composti46. Passando dal significato di interpretare a quello
di tradurre, S(@2= di fatto assimila il trasferimento interpretativo tra due
diverse lingue al processo di codifica-decodifica che, allinterno di una stessa
lingua, si stabilisce abitualmente tra fonte e ricevente. Ci spiega perch in
unaccezione pi ampia e forse originaria, il verbo ricopre il significato di
esprimere, manifestare o comunicare per mezzo della parola, cui corrisponde
luso di S(@@7' nel senso di espressione, comunicazione verbale o stile, modo
di comunicare (lat. elocutio). [] Schematizzando, si pu affermare che la lingua
greca attribuisce alla traduzione interlinguistica dinamiche identiche o almeno
analoghe a quelle della comunicazione intralinguistica, nella misura in cui
comunicare di per se stesso un tradurre (cf. anche DE LUNA 2003: 166 ss.).

A differenza di metagraph!, che nella (rara e traslata) accezione di tradurre


tradisce lintenzione sottesa [] di focalizzare lattenzione sulla lingua di partenza
ovvero rivendicare la priorit del testo originario, [] S(@@2= ed S(@7' pongono
nettamente laccento sulla lingua e sul testo darrivo (ERTO 2011: 79; cf. anche PASSONI
DELLACQUA 2010: 322-3). BETTINI 2012: 122-43 ha poi esteso il discorso
riportando, da un lato, la semantica dellhermneus alla sfera della mediazione, e
identificandola, in secondo luogo, con la capacit di esprimersi tout court:
[l]atto dello hermenuein [] sembrerebbe semplicemente coprire la sfera del
comunicare, del dare espressione a un determinato pensiero: non del tradurre un
enunciato precedentemente formulato in unaltra lingua, o dello spiegarlo con
parole diverse. [ E]splicito [] risulta un [] testo aristotelico, in cui viene
svolta una riflessione sullorgano della lingua: La natura fa uso della lingua sia per
il senso del gusto che per la parola (tn dilekton). Il senso del gusto essenziale
per la vita [], mentre la capacit di esprimersi (hermenia) serve a vivere
meglio [Aristotele, De anima, 420 b N.d.A.] (ibid.: 125).

46

In particolare G6@(@2= e EV@(@2=. Viceversa ,@(@@2= si pu considerare una


forma intensiva e rafforzata del primo significato, mentre @L@(@@2= risulta per lo pi
specializzato nel secondo significato [N.d.A.]. Su questi composti (i cui ultimi due esempi si
ritrovano anche nei papiri, e meriterebbero un approfondimento ulteriore che lo spazio qui a
disposizione non permette) cf. anche PASSONI DELLACQUA 2010: 326.

136

Da questo punto di vista, [s]i tratta di un fenomeno pi ampio, che riguarda in


generale la capacit o la possibilit di creare comunicazione (ibid.: 127), e che
lAutore riporta, in ultima istanza, al ruolo di Hermes (che gi era stato chiamato in
causa da Platone, Cratilo 407e; cf. anche WIOTTE-FRANZ 2001: 11ss.) in quanto
rappresentazione divina dello scambio linguistico, in tutte le sue forme (ibid.: 139).
Hermes, infatti, nel suo ruolo primario di kryx, messaggero degli di, appare
legato a ogni possibile manifestazione sonora e vocale: secondo Ateneo (originario,
fra laltro, di Naucrati in Egitto), le lingue sono sacre a lui in quanto hermneus47.
E su Hermes hermneus circolava un curioso mito, a noi giunto attraverso la versione
latina di Igino, di cui Maurizio Bettini offre unacuta interpretazione critica:
homines ante saecula multa sine oppidis legibusque uitam exegerunt, una lingua
loquentes, sub Iouis imperio, sed postquam Mercurius sermones hominum
interpretatus est, unde $%&'()*+,- dicitur [esse] interpres (Mercurius enim Graece
.%&/- uocatur; idem nationes distribuit), tum discordia inter mortales esse coepit,
quod Ioui placitum non est (Hyg. Fab. 143)48.
Ma cosa pu voler dire una frase come dopo che Mercurio ebbe interpretato/tradotto (interpretatus est), i discorsi degli uomini? Di certo Mercurio non
poteva aver tradotto delle lingue che ancora non esistevano, e neppure poteva
averle interpretate. Se mai ci si aspetterebbe che Mercurio avesse creato lingue
diverse a partire dallunica lingua parlata fino allora dagli uomini. Ma proprio
questo, verisimilmente, ci che diceva il testo greco mal interpretato, ovvero mal
tradotto (ironia della sorte, in un racconto sulla confusione delle lingue), da Igino o
da chi per lui. Un testo, cio, in cui Hermes aveva fatto da hermenus rispetto
allunica lingua parlata dagli uomini il loro parlare, i loro discorsi (sermones)
ovvero si era prodotto in un hermenuein di questo parlare: nel senso che laveva
riarticolato in una molteplicit di linguaggi diversi, dando vita ad altrettante nuove
forme di comunicazione (BETTINI 2012: 135-6).

Il mito, evidentemente, si richiama alla stessa matrice della dispersione delle


lingue che abbiamo gi trovato sottesa alla storia di Enmerkar e a certi miti
egiziani su Thot tutti contesti in cui carsicamente ricorre il leit motiv della
47

Deipn. XVI 2; cf. BETTINI 2012, 138. Su queste caratteristiche di Hermes si vedano BETTINI
2000: 5-51 e REGGIANI 2011: 264ss.
48
[Gli uomini per molti secoli vissero senza citt n leggi, parlando una sola lingua, sotto il
regno di Giove, ma dopo che Mercurio ebbe interpretato/tradotto i linguaggi degli uomini, da
cui linterprete detto hermneuts (Mercurio infatti chiamato Herms dai Greci; lui stesso
distribu i popoli), inizi ad esservi discordia fra i mortali, cosa che non piacque a Giove].

137

traduzione. Ora, il dominio di Hermes sulla parola efficace discende dal suo
essere il mediatore della volont divina presso gli uomini secondo precise modalit
distributive che si ritrovano, ad esempio, oltre che nellInno omerico a Hermes, in
alcune favole esopiche49 e nello stesso Igino, dove il quasi casuale accenno al fatto
che Mercurio nationes distribuit deve invece essere la chiave interpretativa
dellintera vicenda. Hermes , primariamente, un dio distributore, e per questo
mediatore: dallintera analisi di BETTINI 2012 sembra emergere, sebbene mai
esplicitamente sottolineato, il ricorrere della tematica dello scambio come sfondo
costante di tutte queste attivit mercuriali. Cos lhermneus colui che promuove
lo scambio e il passaggio: delle merci, delle lingue lattivit di interpretariato
celava qualcosa di ancor pi generale, qualcosa che si lascia ricondurre alla sfera di
competenze di Hermes, il dio mediatore per eccellenza. E lultimo passo di
questa catena proprio lhermneus come mediatore umano fra la sfera terrena e
quella divina: in questa accezione gi attestato nelle fonti letterarie, e non c
dunque bisogno di pensare alla necessit di pregare divinit de diffrentes groupes
linguistiques50 per spiegare la presenza di hermneis degli di Sobek (Souchos) e
Amon (Ammone) in un papiro di II sec. D.C.51.
Fin dalle lontane origini vicino-orientali, che abbiamo seguito dallepica
sumerica in avanti, il legame degli interpreti con le transazioni commerciali, in
parallelo alle spedizioni militari, chiaro e forte: eppure gli hermeneis dei papiri, e
forse gi quelli di Psammetico, non sono pi gli 3cc dei Faraoni. Allidea arcaica di
una lingua dominante, per favorire la quale sono gli alloglotti a doversi fare
interpreti, annullando, o meglio rovesciando la propria identit linguistica, si
sostituisce quella pi moderna, potremmo dire della mediazione, quella che
Paul Ricoeur chiamava lhospitalit langagire:
49

H.Merc. part. 127-9 (Hermes ripartisce porzioni di carne sacrificale mediante sorteggio);
Aesop. 111 (Hermes ripartisce la menzogna [pseudos] agli uomini per ordine di Zeus), 112
(Hermes gira per la Terra guidando un carro pieno di inganni distribuendoli di luogo in luogo
[kata ch!ran]) e 120 (Hermes ripartisce lintelletto [nous] agli uomini per volere di Zeus)
Chambry3. Cf. GROTTANELLI 2001: 165-9, e anche REGGIANI 2011: 221-90 passim.
50
Cos PEREMANS 1983: 14-15, sulla scorta di CALDERINI 1953: 346.
51
SB V 8749 (= P.Lund III 9), 7 [Tebtynis o Akoris, c. 123 d.C.]. Qui propriamente
menzionata la S([]7'[+] | [W2D* '>] X=+, ovvero [d]as Amt eines S(@@2 (ad
loc.). Va notato che hermn(e)ia termine tecnico di oracoli cristiani, in rapporto per lo pi
col testo evangelico di Giovanni, per i quali si rimanda a VAN HAELST 1976: 158, con elenco
delle attestazioni. Per questo tipo di hermn(e)ia si veda ROCA-PUIG 1966: 229-31. Sulla
traduzione della parola divina cf. BETTINI 2012: xvii, e in particolare il suo capitolo
conclusivo dedicato alla traduzione biblica dei Settanta.

138

Il me semble, en effet, que la traduction ne pose pas seulement un travail


intellectuel, thorique ou pratique, mais un problme thique. Amener le lecteur
lauteur, amener lauteur au lecteur, au risque de servir et de trahir deux matres,
cest practiquer ce que jaime appeler lhospitalit langagire52.

Larazzo complessivo del linguaggio, la sua ricchezza, le sue capacit trasformative rendono possibile questa relazione bidirezionale53: un cmpito difficile, che si
esplicita nel valore di hermneia come interpretazione pi ancora che traduzione, e
nella percezione che tale interpretazione non possa mai essere precisa, puntuale,
letterale: questo il senso della formula 'N J ,*'
 (secondo quanto
possibile) che in tanti documenti papiracei accompagna linizio di una traduzione:
'N J ,*'
 also appears in a number of Roman period translations from Latin
into Greek. The recurrence of the term over such a long time period, and its
ubiquity in translations of legal documents, suggests that this is a piece of legalese,
not the modest words of a not-very-good translator with poor written Greek. It is
a formula, in the same way as the rest of the introduction to a translation, not a
statement of personal linguistic competence or confidence. The possible advantages
to introducing a translation with such a caveat are evident: the translator is
52
RICOEUR 2004: 32; cf. MORRA 2008: [2-5]; sul tema della traduzione come mediazione e
forma di superamento delle barriere linguistiche, in una tensione verso la ricomposizione della
frattura originaria, la frammentazione delle lingue umane, si vedano ora ASTORI 2013a e 2013b
(ai quali devo la citazione di Ricoeur). Non forse un caso se le origini di questo cambiamento nel
significato dell interprete vanno cercate in Psammetico I, che sarebbe stato anche linventore e il
diffusore della scrittura demotica, strumento di unificazione e identificazione nazionale contro
le invasioni straniere, ma anche espressione grafica di una apertura mediterranea (DONADONI
1986d: 227). Daltra parte, lo stesso Psammetico avrebbe realizzato il famoso esperimento
finalizzato a individuare la lingua primigenia dellumanit, che non sarebbe stato legiziano
(Hdt. II 2; cf. THOMAS 2007): alla perdita di centralit corrisponde appunto un nuovo tipo
dinterprete/traduttore, che al contempo apre allo straniero e salvaguarda lidentit culturale. Non
possiamo non notare, poi, come questa continua e forse inconscia tensione verso il monolinguismo
originario (superabile di fatto solo in via miracolistica, come ben illustrano lepisodio di xenoglossia
in At. 2, 1-13 e la storia della traduzione della Bibbia dei Settanta: cf. PASSONI DELLACQUA
2010 e BETTINI 2012: 189-251) possa essere allorigine della tendenza, recentemente messa in
evidenza (per esempio da MAIRS 2010: 461), a rendere invisibile il traduttore/interprete: pi
la mediazione scompare, pi aumenta di livello la percezione di monolinguismo o, al limite,
xenoglossia (pensiamo agli alloglotti dei poemi omerici, che comunicano fra loro senza
problemi si suppone in perfetto greco ionico: cf. ROTOLO 1972: 397-8; DE LUNA 2003: 21 ss.
mentre in realt evidente che potrebbero averlo fatto solo con luso di interpreti).
53
RICCA 2011: 99, e cf. passim per unoriginale interpretazione dei nessi antropologici e simbolici
fra linguaggio e ospitalit, un tema quanto mai vicino a quello trattato in queste pagine.

139

absolved of responsibility for any mistakes, and all concerned are assured that the
contents of the translation have been transmitted in good faith.
The use of 'N J ,*'
 shows that there was at least some awareness that
translation was not an exact science, the simple rendering of information in one language
into another, but had the potential to introduce errors or differences in emphasism54.

Questa formula rimanda alla radicata percezione egiziana 55 dellinadeguatezza


(forse grafico-fonetica prima ancora che linguistica?) del greco a rendere il
concetto originale56, uninsostenibile leggerezza cui pure ci si doveva piegare in
nome dellintercomunicabilit. Lhermneus come mediatore, dunque: un
mediatore di cultura attraverso lo specchio linguistico, che rende ragione del suo
legame etimologico con Hermes. E a ideale chiusura del cerchio che racchiude
tutte le grandi civilt del Mediterraneo orientale, da cui siamo partiti e in cui
abbiamo incorniciato il nostro excursus, non possiamo non notare come in
numerosi testi antico-egiziani il dio Thot, il corrispondente, per molti versi, di
Hermes, fosse invocato come Interprete delle Due Terre, ovvero dellEgitto57:
54

MAIRS 2013: [5]; cf. MAIRS 2012: 459-60, e prima PEREMANS 1983: 13; ROCHETTE 1993: 319-20.
bens vero che la formula 'N J ,*'
 ricorre anche in riferimento a traduzioni dal
latino al greco, ma che essa affondi le proprie radici nella tradizione egiziana provato dalla sua
assenza in analoghe formule in documenti dallArabia romana, traduzioni dal latino e
dallaramaico (P.Yadin 5, 11, 16, 27; P.Hever 61): [t]he long history of the 'N J ,*'

clause in pre-Roman Egypt appears to be the reason for its retention; in Arabia, where it did not
have such a local tradition, it was not introduced (MAIRS 2010: 460 n. 8).
56
Cf. ASSMANN 2001: 465-6 e TORALLAS TOVAR 2010: 22-3. Cf. anche THISSEN 1993 (da un
diverso punto di vista) per alcuni spunti su cosa potesse precludere una traduzione/traslitterazione greca al senso originale del testo; mentre la pur suggestiva idea di KIDD 2011
a proposito dellegiziano come lingua preferenziale dellinterpretazione dei sogni stata confutata
da PRADA 2013. Va notato che il senso di superiorit linguistica non era certo estraneo al greco
(cf. MOMIGLIANO 1980: 167 ss. e 190 ss.): secondo Plutarco (Them. 6), Temistocle avrebbe
messo a morte linterprete di una delegazione inviata dal Gran re [persiano] in quanto colpevole
di aver osato usare la lingua greca per esprimere gli ordini dei barbari (ROTOLO 1972: 405-6;
BETTINI 2012: 3 n. 2). Sullimportanza del dato grafico nel processo traduttivo cf. PASSONI
DELLACQUA 2010: 325-6: [t]he change in language, which struck the ear, was combined with
the different graphic effect, which gave the treates visual impact upon seeing the written
document: the tongues of the &)(&'(, the stammerers, rendered using different alphabetic
writings, needed to be carried over, trans-lated from this point of view, as well. Sullimportanza del dato fon(et)ico, BETTINI 2012: 15-18 (a proposito della teoria etimologica romana).
57
Un esempio per tutti, pCairo CG [Catalogue Gnral] 25095 (un Libro dei Morti del regno di
Amenhotep II conservato al Cairo), l. 461: c3.w t3.(Du) Dh# wtj pw, LInterprete delle Due Terre,
egli Thot (fonte: Thesaurus Linguae Aegyptiae, http://aaew.bbaw.de/tla).
55

140

probabilmente era colui che, come la sua greca controparte, avendo creato i
linguaggi frammentando il monolinguismo primigenio, faceva da mediatore fra
gli uomini e gli di, fra la lingua degli uomini e quella degli di.

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146

Fra Linguistica e Storia: parlare e tradurre a Cartagine


Il presente contributo vuole analizzare la lingua a Cartagine, concentrandosi da un
lato sulle origini della citt e del punico, discendente del fenicio, e dallaltro sulla
graduale affermazione del latino in Africa dopo la conquista romana. Tale analisi
viene condotta delineando il quadro storico in riferimento al mito di fondazione di
Cartagine, alle occasioni di contatto e di scambio linguistico, in epoca pre-bellica e
durante le guerre puniche, alluso del latino nei grandi centri urbani da parte delle
lites locali e alla sopravvivenza del neopunico nelle zone rurali dellAfrica.
Massimiliano Nuti, laureato in lettere indirizzo classico, Dottore di ricerca in Storia
(curriculum Storia Romana) Cultore della Materia in Storia Romana presso lUniversit
degli Studi di Parma e collabora con il Boston College (MA, USA). Si occupato
soprattutto di temi legati al rifornimento alimentare di Roma, dello studio di papiri di et
romana (Seminario Papiri inediti da Tebtynis coordinato dalla Prof.ssa I. Andorlini
dellUniversit di Parma) e della storia di Parma.

Rovesciare la lingua: interpreti e traduttori nellEgitto antico


Il contributo traccia unessenziale panoramica sulle figure dei traduttori/interpreti
nellantico Egitto, tentando di definirne da un punto di vista culturale il difficile
ruolo a cavallo fra lingue, e dunque culture, diverse e spesso divergenti. Dopo uno
sguardo al contesto vicino-orientale, in consonanza col quale lEgitto si colloca,
sono presentate le due grandi epoche della traduzione egiziana: quella faraonica,
in cui linterprete lo straniero-che-parla-egiziano, e quella greco-romana, in
cui invece il mediatore (hermneus) per eccellenza, in una semantica che
riallacciandosi a Hermes, signore del linguaggio recupera lessenza divina delle
lingue e che ne valorizza il ruolo di utopico restauratore di una mitica e perduta
unit linguistica globale.
Nicola Reggiani, dottore di ricerca in Storia e cultore della materia in Storia Greca presso
lUniversit degli Studi di Parma, ha partecipato a seminari internazionali di Papirologia e
collabora
con
lInsegnamento
di
Papirologia
della
stessa
Universit
(http://www.papirologia.unipr.it). Attualmente post-doc fellow dellIstituto di Papirologia
dellUniversit di Heidelberg. I suoi ambiti dinteresse specifico riguardano la storia greca
arcaica e classica (rapporti tra politica, societ e religione), la papirologia (tipologie di
supporti scrittori; studio di documenti det tolemaica; lingue e scritture dellEgitto antico;
papirologia digitale) e le risorse informatiche per le scienze dellantichit.

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Produrre quasi lo stesso effetto


Quindici percorsi nei boschi traduttivi

a cura di
Davide Astori

Indice
DAVIDE ASTORI
Produrre quasi lo stesso effetto
(Quasi unintroduzione)

LAURA AIRAGHI
La traduzione ai tempi di Internet

17

ELISA ALBERANI
Le prime traduzioni italiane delle poesie di Fernando Pessoa
e le successive ri-traduzioni

25

DAVIDE ASTORI
Tradurre il Messale in una lingua pianificata

41

FRANCESCA BERTONAZZI
Qualit positive delltman in Bhagavadgt 2,24:
su alcune difficolt di resa nelle lingue moderne

51

GABRIELE BURZACCHINI
Tradurre i lirici greci: alcuni esempi

59

DINO GIGLIOLI
Linterprete di Lingua dei Segni nella realt italiana

91

GUIDO MICHELINI
La voce poetica di Agn agrakalyt

101

MASSIMILIANO NUTI
Fra Linguistica e Storia: parlare e tradurre a Cartagine

111

223

NICOLA REGGIANI
Rovesciare la lingua: interpreti e traduttori nellEgitto antico

123

CLIZIA RIVA
Un caso di autotraduzione intratestuale:
il My life with men and other animals di Pacheco e Cassi

147

GIULIA SARULLO
Translating a translation:
the Odusia by Livius Andronicus and its English versions

157

MARA VALERO GISBERT


Introduccin a la traduccin audiovisual

167

DONATELLA VIGNOLA
Un pictura Della traduzione intersemiotica
per la didattica delle lingue classiche

181

STEFANIA VOCE
Un esempio di traduzione latina: Petrarca Afr. V, 107-110

199

TERESINA ZEMELLA
Traduttore Visibile e Autore Invisibile

207

Abstract e profili degli autori

215

Indice

223

224

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