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Dipartimento di Matematica
Analisi Complessa
29 settembre 2010
Facolta` di Ingegneria
Corso di laurea in Ingegneria Elettronica
Indice
1
ANALISI COMPLESSA
1.1 Numeri complessi e funzioni complesse . . . . . . . . . . .
1.2 Funzioni complesse, limiti e continuit`a . . . . . . . . . . . .
1.3 Funzioni notevoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.4 Punti singolari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.5 Integrazione nel campo complesso . . . . . . . . . . . . . .
1.6 Formule integrali di Cauchy e conseguenze . . . . . . . . .
1.6.1 Formula integrale per le derivate di ordine superiore.
1.7 Funzioni analitiche e serie di Taylor . . . . . . . . . . . . .
1.7.1 Funzioni analitiche e serie di Laurent . . . . . . . .
1.8 Residui e teorema dei residui . . . . . . . . . . . . . . . . .
1.9 Teorema dei residui e calcolo
R +di integrali . . . . . . . . . . .
1.9.1 Integrali del tipo f (x) dx . . . . . . . . . . . .
R 2
1.9.2 Integrali del tipo 0 f (cos(), sin()) d . . . . . .
R +
1.9.3 Integrali del tipo f (x){cos(x), sin(x)} dx .
1.9.4 Valore principale di Cauchy di integrali impropri . .
1.9.5 Integrali calcolabili mediante il teorema dei residui. .
1.10 Inversione della trasformata di Laplace nel campo complesso
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5
5
16
21
32
35
44
48
49
53
58
61
61
64
65
67
68
70
Capitolo 1
Analisi Complessa
1.1
Questo capitolo e` dedicato alle funzioni complesse, ossia alle funzioni che, in un assegnato dominio del campo complesso, assumono valori complessi. Allo scopo di evitare incomprensioni,
dovute a lacune su questioni di base, vengono premesse definizioni e propriet`a fondamentali sui
numeri complessi.
Si definisce unit`a immaginaria la soluzione dellequazione i2 + 1 = 0, ossia i2 = 1.
Ovviamente i non e` un numero reale.
Per numero complesso si intende un qualsiasi numero del tipo = a + ib, essendo a e b
numeri reali. I numeri a e b sono
realee immaginaria di . Dunque Re() = a e
definiti parte
Im() = b. Ad esempio: Re( 2 + 4i) = 2 e Im( 2 + 4i) = 4.
Due numeri complessi sono uguali se e solo se sono uguali sia le parti reali sia quelle
immaginarie. Ad esempio: a + ib = c + id se e solo se a = c e b = d.
Di conseguenza la risoluzione di unequazione nel campo complesso richiede che lo siano
le parti reali e immaginarie. Ad esempio: x2 + (x + y)i 3 = 0 implica la risoluzione del
sistema
(
x2 3 = 0
x+y =0
dunque x = 3 e y = 3.
Le operazioni di addizione, sottrazione e moltiplicazione sono definite di conseguenza, ossia
(a + ib) (c + id) = a c + i(b d)
(a + ib)(c + id) = ac bd + i(bc + ad).
Il complesso coniugato di un numero = a + ib e` , per definizione,
= a ib. Da notare
2
2
che
= (a + ib)(a ib) = a + b , ossia che
e` reale anche se e` complesso.
Per ogni numero complesso
= a+
ib si definisce modulo di , in simboli ||, il numero
. Ovviamente || 0 con || = 0 se e solo se
reale non negativo || = a2+ b2 =
= 0. Ad esempio: |1 i| = 2.
Se 6= 0, si definisce come rapporto / il numero
a + ib
ac + bd + (bc ad)i
ac + bd bc ad
=
= =
= 2
+ 2
i
2
2
c + id
c +d
c + d2
c + d2
Figura 1.1:
E` utile notare che
rappresenta un punto del piano in posizione simmetrica rispetto ad ,
relativamente allasse dellascisse, e che il modulo di rappresenta la lunghezza euclidea del
vettore ai + bj, ossia la distanza del punto (a, b) dallorigine.
La somma di due numeri complessi (a + ib) + (c + id), in virt`u della loro interpretazione
geometrica, pu`o essere associata al vettore (a+c)i+(b+d)j, ottenibile da (ai+bj)+(ci+dj)
mediante la regola del parallelogramma. E` anche immediato osservare che
|(a + ib) + (c + id)| |a + ib| + |c + id|,
essendo
(a + c)2 + (b + d)2 a2 + b2 + c2 + d2 .
Tale relazione corrisponde al fatto, ben noto dalla scuola Euclidea, che in un triangolo la lunghezza di qualsiasi lato e` minore o uguale alla somma delle lunghezze degli altri due. Dalla
precedente interpretazione segue che la distanza tra i punti = (a, b) e = (c, d) e` data da
p
| | = (a c)2 + (b d)2 .
Esercizio 1.1 Determinare il luogo dei punti z per cui |z| = 1. Si tratta evidentemente della circonferenza con centro lorigine e raggio 1, ossia dei punti (x, y) con x2 + y 2 = 1. La relazione |z| 1 indica
invece il cerchio unitario, ossia linsieme dei punti (x, y) del piano con x2 + y 2 1.
Esercizio 1.2 Determinare i numeri complessi z tali che |z 2 + 4i| < 3. Si tratta dei punti interni al
cerchio di centro 2 4i e raggio 3.
Esercizio 1.3 Determinare z in modo che |z|2 + 2 Re(z 2 ) = 4. Posto z = x + iy, deve risultare
x2 + y 2 + 2(x2 y 2 ) = 3x2 y 2 = 4, per cui lequazione rappresenta liperbole x2 31 y 2 = 43 .
Esercizio 1.4 Verificare la validit`a, nel campo complesso, della formula sul binomio di Newton
n
X
n
( + ) =
nj j ,
j
n
j=0
n
j
=
n!
j!(n j)!
k
X
k
kj j ( + )
( + )k+1 = ( + )k ( + ) =
j
j=0
k
X
j=0
=
k
0
k
j
(k+1)j j
k+1
X
r=1
k
r1
(k+1)r r
(r = j + 1)
k
X
k
k
k
(k+1)j j
0 k+1
+
+
+
k
j1
j
k+1 0
j=1
k+1
X
j=0
k+1
j
(k+1)j j
dato che
k
j
+
k
j1
k!
k!
+
j!(k j)! (j 1)!(k j + 1)!
k!
=
(k j + 1 + j)
j!(k j + 1)!
k!(k + 1)
k+1
=
=
.
j
j!((k + 1) j)!
=
Il risultato e` pertanto valido, anche nel campo complesso, qualunque sia il numero naturale n.
Forma polare. Ad ogni numero = a+ib, si pu`o associare il punto (a, b) del piano complesso
(Figura 1.2), a sua volta identificabile mediante le coordinate polari (, ), essendo a = cos
e b = sin .
Di conseguenza = (cos + i sin ) e` la rappresentazione polare di , essendo la lunghezza del vettore ai + bj e 0 < 2 la misura in radianti della rotazione positiva (senso
Figura 1.2:
antiorario) necessaria per sovrapporre lasse x al vettore ai + bj. Le coordinate
polari e ven
2
2
gono rispettivamente definite modulo e argomento di , essendo = a + b e = arctan ab .1
Come esempio si possono considerare:
2
1+i=
(cos + i sin )
4
4
2
2
3
3
(cos + i sin ).
1 + i =
2
4
4
Propriet`a fondamentali:
1. || = ||||;
||
2. se 6= 0, =
;
||
3. arg() = arg() + arg();
4. se r e` un numero positivo, e r hanno lo stesso argomento.
Dimostrazione. Limitiamoci a dimostrare le propriet`a 1. e 3. Posto = (cos + i sin ) e
= r(cos + i sin )
= r[(cos cos sin sin ) + i(sin cos + cos sin )]
= r[(cos( + ) + i sin( + ))]
per cui || = r e arg() = arg() + arg().
Esercizio 1.5 Se = 2i e = 3(1 + i),
2
= = 2
3 2
3
1
Se a < 0 al valore di si deve aggiungere per via della periodicit`a della tangente.
e
arg
= = .
2
4
4
Teorema 1.1 (Formula di de Moivre) Per ogni intero n e ogni numero reale ,
(cos + i sin )n = cos n + i sin n.
Dimostrazione. La formula e` ovviamente valida per n = 1. Per ogni intero positivo, in
conseguenza della propriet`a 3,
arg(cos + i sin )n = n arg(cos + i sin ) = n
e di conseguenza il risultato e` corretto, essendo = 1. Per n = m, con m intero positivo,
1
1
=
m
(cos + i sin )
cos m + i sin m
= cos m i sin m
(cos + i sin )n =
e dunque,
arg(cos + i sin )m = m.
Esercizio 1.6 Verificare lidentit`a trigonometrica di Lagrange
n
X
j=0
cos j =
1 sin[(n + 21 )]
+
2
2 sin 2
j=0
10
Radici n-esime dellunit`a. Sia n un intero positivo. Il numero z e` una radice n-esima dellunit`a se z n = 1. Posto z = (cos + i sin ), per la formula di de Moivre deve dunque
risultare
z n = n (cos n + i sin n) = 1,
ossia = 1 e n = 2k (k = 0, 1, 2, . . . ). In conseguenza della periodicit`a di cos n e
sin n, si ottengono n radici distinte dellunit`a ponendo
2k
2k
+ i sin
, k = 0, 1, . . . , n 1.
zk = cos
n
n
Per qualunque altro valore intero di k si ottengono radici gi`a ottenute di zk . Ragionando allo
stesso modo e` immediato dimostrare che se = r(cos + i sin ) le sue radici n-esime sono
+ 2k
+ 2k
n
k = r cos
+ i sin
,
n
n
con k = 0, 1, . . . , n 1. Ad esempio:
2k
2k
4
1 = cos
+ i sin
4
4
= {1, i, 1, i}
(k = 0, 1, 2, 3)
di 1 i.
Poiche 1 i = 2 cos 74 + i sin 47 ,
!
7
+ 2k
+
2k
1 i = 2 cos
+ i sin 4
4
4
7
1/8
+k
+ i sin
+k
,
=2
cos
16
2
16
2
7
4
k = 0, 1, 2, 3.
Le definizioni e le principali propriet`a sugli insiemi dei numeri reali possono formalmente
estendersi al campo complesso senza particolari difficolt`a. Questo vale in particolare per le
seguenti definizioni:
Punto interno: un numero di un insieme S e` un punto interno ad S se esiste un cerchio
centrato in contenente soltanto punti di S.
Punto di frontiera: un numero di un insieme S e` un punto di frontiera per S se ogni cerchio
centrato in contiene punti di S e punti non di S.
Insieme aperto: S e` un insieme aperto se tutti i sui punti sono interni.
Frontiera: la frontiera di S e` linsieme dei punti di frontiera di S.
Punto di accumulazione: un numero e` un punto di accumulazione per un insieme S se
ogni intorno di contiene punti di S.
Un insieme S di numeri complessi e` limitato se esiste un cerchio di diametro finito che lo
contiene. Si definisce compatto un insieme chiuso e limitato.
Teorema 1.2 (Bolzano-Weierstrass) Un insieme infinito e compatto possiede almeno un punto
di accumulazione.
11
Limite: Il numero L e` il limite di una successione {zn } se per ogni numero positivo esiste
un n() tale che per ogni n > n()
|zn L| <
Se un tale numero non esiste, si dice che {zn } diverge.
Propriet`a:
3 n+1
+
ii
n n+2
in quanto
3
n+1
0 e
1.
n
n+2
Al contrario, la successione zn = cos n + i sin n diverge, in quanto non esistono i limiti di cos n
e sin n per n +.
Propriet`a:
Siano zn L e wn K, allora
1. zn + wn L + K;
2. zn L, per ogni numero ;
3. zn wn LK;
4.
zn
L
, se wn 6= 0 per ogni n e K 6= 0
wn
K
Successione di Cauchy. Una successione {zn } e` di Cauchy se, per ogni > 0, esiste un intero
positivo n() tale che |zn zm | < , qualunque siano n > n() e m > n().
Teorema 1.3 Una successione {zn } e` convergente se e solo se e` di Cauchy.
Esercizio 1.8 Sia {zn } = 12 (zn1 +zn2 ) per n 3, con z1 e z2 valori complessi assegnati. Dimostrare
che {zn } e` una successione di Cauchy. Osserviamo preliminarmente che
1
|z3 z2 | = |z2 z1 |
2
1
1
|z4 z3 | = |z3 z2 | = 2 |z2 z1 |
2
2
..
.
|zn zn1 | =
1
2n2
|z2 z1 |,
n 3.
12
Di conseguenza, posto n = m + p,
|zn zm | = |zm+p zm | = |(zm+p zm+p1 ) + (zm+p1 zm+p2 ) + + (zm+1 zm )|
|zm+p zm+p1 | + |zm+p1 zm+p2 | + + |zm+1 zm |
1
1
1
=
+
+ + m1 |z2 z1 |
2m+p2 2m+p3
2
1
1
1
= m1
+
+ + 1 |z2 z1 |
2
2p1 2p2
1 1 21p
1
= m1
|z2 z1 | < m2 |z2 z1 |,
1
2
2
1 2
che, ovviamente, converge a zero per m +.
Serie di numeri complessi. Se {zn } e` una successione di numeri complessi, con il simbolo
zn
n=1
n
X
zn ,
n = 1, 2, . . .
k=1
indica la n-esima somma parziale della serie e {Sn } e` la successione delle somme parziali. La
serie converge/diverge a seconda che la successione sia convergente o divergente in C.
Per le serie a termini complessi valgono i seguenti teoremi:
Teorema 1.4 Se zn = xn + iyn , valgono i seguenti risultati:
1.
n=1
xn
n=1
2. Se
X
n=1
xn converge a x e
yn y, la serie
n=1
yn ;
n=1
zn x + iy.
n=1
n=1
Teorema 1.6 Condizione necessaria e sufficiente per la convergenza della serie e` che la successione delle sue somme parziali sia di Cauchy, ossia che prefissato > 0, esista un n() tale
che, qualunque siano n > n() e lintero positivo p, risulti
|zn+p + zn+p1 + + zn+1 | < .
13
n=1
zn
n=1
converge. Questo significa che nel campo complesso, come in quello reale, lassoluta sommabilit`a di una serie implica la semplice sommabilit`a. Ovviamente non vale linverso.
Ad esempio
(1)n1
n=1
mentre la serie
1
= ln 2
n
X
1
diverge.
n
n=1
|zn+1 |
= r,
|zn |
allora:
1. la serie e` assolutamente convergente e di conseguenza anche semplicemente se 0 < r <
1;
2. la serie e` assolutamente divergente per r > 1.
Da notare che se r = 1 la serie pu`o essere convergente ma anche divergente. Ad esempio la
X
X
1
1
serie
e` convergente, mentre
e` divergente.
2
n
n
n=1
n=1
Esercizio 1.9 Dimostrare che
zn =
n=0
1
1z
se |z| < 1 e che essa diverge per z 1. Posto Sn = 1 + z + + z n1 e osservato che zSn =
z + z 2 + + z n , sottraendo membro a membro si ha che (1 z)Sn = 1 z n , da cui, se z 6= 1,
Sn =
1 zn
.
1z
1
. Per z = 1, Sn = n e dunque lim Sn = . Se |z| > 1, si ha
n
n
1z
|z|n e pertanto la successione Sn non converge.
Pertanto, se |z| < 1, lim Sn =
Serie di potenze a termini complessi. Per serie di potenze a termini complessi, centrate in
z0 , si intende una serie del tipo
X
an (z z0 )n
n=0
dove z0 , a0 , a1 , . . . , an , . . . sono numeri complessi noti. I numeri {an } rappresentano i coefficienti della serie. La serie ovviamente converge ad a0 per z = z0 . Per motivi di continuit`a c`e
da aspettarsi che la serie converga anche per z sufficientemente vicino a z0 , come evidenziato
dal seguente teorema.
14
n=0
tamente per ogni z che dista da z0 meno di z1 , ossia per ogni z tale che |z z0 | < |z1 z0 |
(Figura 1.3).
y
z1
z
z0
Figura 1.3:
Dimostrazione.
Poiche z1 6= z0 e la serie
n=0
mente grande, diciamo n > N , |an (z1 z0 )n | < 1. Di conseguenza, per n > N ,
|z1 z0 |n
|an (z z0 )|n = |an (z z0 )n |
|z1 z0 |n
n
n
z z0
z
z
0
|an (z1 z0 )n | <
=
z1 z0 .
z1 z0
X
z z0 n
Pertanto la serie
z1 z0 converge in quanto
n=0
X
z z0 n X
1
<
rn =
z1 z0
1r
n=0
n=N
X
z z0
< 1. Di conseguenza converge assolutamente anche la serie
essendo r =
an (z
z1 z0
n=0
z0 )n .
Il precedente teorema suggerisce lidea del raggio di convergenza, ossia dellesistenza di un
numero positivo R tale che la serie e` convergente per ogni z con |z z0 | < R e divergente
per |z z0 | > R. Da notare che per |z z0 | = R la serie pu`o essere convergente oppure
divergente. Se R = la serie e` convergente nellintero piano e se R = 0 lo e` soltanto in z0 .
Per la valutazione di R i criteri pi`u usati sono i seguenti:
15
|an |
|an+1 |
1
R = lim p
n n |a |
n
X
(1)n
n=0
n+1
2n (z 1 + 2i)n .
Si tratta di una serie di potenze centrata in 1 2i. Per il criterio del rapporto
n
an
= 2 n + 2 = 1 n + 2 1,
an+1 n + 1 2n+1
2n+1
2
per n . Di conseguenza la serie e` assolutamente convergente in tutti i punti del cerchio di centro
1 2i e raggio 1/2, ossia per tutti i valori z con |z 1 + 2i| < 12 .
Il precedente criterio del rapporto e` una diretta conseguenza dellanalogo criterio per le
X
zn con zn =
serie numeriche. Infatti la serie di potenze pu`o essere pensata nella forma
n=0
an (z z0 )n . Lapplicazione del criterio del rapporto per la sua assoluta convergenza richiede
che
|zn+1 |
|an+1 ||z z0 |
=
<1
|zn |
|an |
ossia che
Propriet`a:
an
.
|z z0 | <
an+1
n=0
R. Questo comporta che per ogni numero z con |z z0 | < R resta definita una funzione
f (z) =
an (z z0 )n .
n=0
f (z) =
nan (z z0 )n1
n=1
X
X
le due serie
an (z z0 )n e
nan (z z0 )n1 , la seconda delle quali e` ottenuta dalla prima
n=0
n=1
16
per derivazione termine a termine, hanno lo stesso raggio di convergenza. Literazione della
suddetta propriet`a implica che
f (k) (z) =
n=k
e che la nuova serie ha anchessa raggio di convergenza R. Dallultima relazione deriva infine
che
f (k) (z0 ) = k(k 1) 2 1 ak
ossia che
f (k) (z0 )
, k = 0, 1, . . .
k!
(ricordare che f (0) (z0 ) = f (z0 ) e 0! = 1). I coefficienti {ak }, per la loro evidente coincidenza
con quelli dello sviluppo di Taylor di una funzione, sono definiti coefficienti di Taylor della f e
la serie
X
f (k) (z0 )
(z z0 )n
n!
n=0
ak =
X
n+1
2n
n=0
(z + 3i)n .
R = lim
Il dominio di convergenza e` dunque costituito dal cerchio di centro 3i e raggio 2 (|z + 3i| < 2).
Esercizio 1.12 Stabilire se la serie
an (z 2i)n
n=0
pu`o convergere in z = 0 e non in z = i. Questo fatto non pu`o verificarsi perche la serie
assolutamente convergente nel caso lo sia
an (i)n e`
n=0
n
n=0
1.2
Per funzione complessa si intende una funzione f che, ad ogni numero complesso di un insieme
S assegna un numero complesso. In simboli f : S C. S e` dominio di f e f (S) il suo
codominio. Nel caso in cui il dominio di f non sia esplicitamente indicato, lo si definisce come
il pi`u ampio insieme di C nel quale essa e` definita.
17
Per esempio f (z) = z n , con n intero positivo, e` definita su tutto C; f (z) = z n , con n
z 2 + 3z + 2
intero positivo, e` definita per ogni z complesso 6= 0 e f (z) =
e` definita per ogni
z2 + 1
z 6= i.
La definizione di limite per una funzione complessa e` del tutto analoga a quella introdotta
per le funzioni reali, con lavvertenza che la distanza tra numeri complessi nel piano sostituisce
quella di distanza tra numeri reali sulla retta.
Limite. Se f : S C e` una funzione complessa e z0 un punto di accumulazione di S,
diciamo che
lim f (z) = l
zz0
se, per ogni > 0, esiste un () tale che |f (z) l| < per ogni z S con |z z0 | < ().
In altre parole l e` il limite di f (z) per z z0 se la distanza tra f (z) e l pu`o essere resa
arbitrariamente piccola prendendo z sufficientemente vicino a z0 .
Propriet`a immediate: Se lim f (z) = l e lim g(z) = k, allora:
zz0
zz0
lim
zz0
l
f (z)
= se k 6= 0
g(z)
k
Continuit`a.
zz0
18
La differenza sostanziale rispetto a quanto avviene nel campo reale, dove la variabile x pu`o
tendere a x0 unicamente sulla retta, e` che ora z pu`o tendere a z0 secondo una qualsiasi curva del
piano.
Vediamo alcuni esempi:
1. f (z) = z 2 e` differenziabile in 1 + i e f 0 (1 + i) = 2(1 + i); infatti
2(1 + i)h + h2
[(1 + i) + h]2 (1 + i)2
= lim
= 2(1 + i).
h0
h0
h
h
lim
Figura 1.4:
Se z i orizzontalmente, ossia assumendo valori del tipo z = + i con 0, il
rapporto incrementale diventa
f (z) f (i)
i (i)
=
= 1.
zi
+ii
Il limite dunque non esiste perche procedendo lungo lasse delle ordinate si ottiene -1 e
parallelamente allasse delle ascisse si ottiene 1.
19
(x
,
y
)
0
0
0
0
y
x
20
f (z0 + z) f (z0 )
.
z0
z
Posto z = x + iy, il rapporto incrementale pu`o essere scritto nel modo seguente
f 0 (z0 ) = lim
f (z0 + z) f (z0 )
=
z
[u(x0 + x, y0 + y) + iv(x0 + x, y0 + y)] [u(x0 , y0 ) + iv(x0 , y0 )]
=
x + iy
v(x0 + x, y0 + y) v(x0 , y0 )
u(x0 + x, y0 + y) u(x0 , y0 )
+i
.
=
x + iy
x + iy
Poiche f 0 (z0 ) esiste, il rapporto incrementale deve convergere allo stesso valore indipendentemente dalla traiettoria lungo la quale z 0, dunque per x 0 e y = 0, come per
x = 0 e y 0.
1 caso
v(x0 + x, y0 ) v(x0 , y0 )
u(x0 + x, y0 ) u(x0 , y0 )
+i
f (z0 ) = lim
x0
x
x
v
u
(x0 , y0 ) + i (x0 , y0 )
=
x
x
0
2 caso
u(x0 , y0 + y) u(x0 , y0 )
v(x0 , y0 + y) v(x0 , y0 )
f (z0 ) = lim
+i
y0
iy
iy
u
v
= i (x0 , y0 ) +
(x0 , y0 )
(1/i = i)
y
y
0
Di conseguenza
u
v
v
u
(x0 , y0 ) + i (x0 , y0 ) =
(x0 , y0 ) i (x0 , y0 ).
x
x
y
y
Da cui, eguagliando le parti reali e immaginarie, seguono le equazioni di Cauchy-Riemann.
Esercizio 1.13 Verificare, nei tre esempi indicati precedentemente, se sono verificate le condizioni di
Cauchy-Riemann.
u
v
u
v
= 2x,
= 2x;
= 2y,
= 2y (sono soddisfatte)
1.
x
y
y
x
2.
x
u
y
u
v
v
=p
,
= 0;
=p
,
= 0 (non soddisfatte)
x
y
x2 + y 2 y
x2 + y 2 x
3.
u
v
u
v
= 3,
= 2;
= 0,
= 0 (non soddisfatte)
x
y
y
x
Teorema 1.12 (Condizione sufficiente per la differenziabilit`a) Se u e v sono funzioni continue in (x0 , y0 ) con le derivate parziali, anchesse continue e soddisfacenti le equazioni di
Cauchy-Riemann, la funzione complessa f (z) = u(x, y) + iv(x, y) e` ivi differenziabile.
21
1.3
Funzioni notevoli
X
xn
x
e =
.
n!
n=0
Nel campo complesso la funzione esponenziale viene definita per estensione analitica, ossia
definendo ez , con z = x + iy, nel modo seguente:
z
e =
X
zn
n=0
n!
2
Una curva e` regolare se e` dotata di tangente in tutti i suoi punti interni; e` regolare a tratti se non lo e` unicamente
in un numero finito di punti.
22
d g(z)
e
= g 0 (z)eg(z)
dz
1
ez
ez
= ezw
w
e
e =
cos x =
sin x =
X
xn
n=0
X
n=0
X
n=0
n!
=1+x+
x 2 x3
+
+
2!
3!
(1)n 2n
x2 x4 x6
x =1
+
+
(2n)!
2!
4!
6!
(1)n 2n+1
x3 x 5 x7
x
=x
+
+
(2n + 1)!
3!
5!
7!
Da tali sviluppi deriva, come notato da Eulero, che le funzioni cos x e sin x posseggono globalmente tutti i termini dello sviluppo di ex . Pi`u precisamente Eulero ha osservato che, sostituendo
23
X
(ix)n
n=0
n!
= 1 + ix +
x2
x3 x4
x5 x6
= 1 + ix
i +
+i
+
2!
3!
4!
5!
6!
x3 x 5 x7
x2 x 4 x6
+
+ + i x
+
+
= 1
2!
4!
6!
3!
5!
7!
= cos x + i sin x.
Per ogni x reale vale dunque limportante formula di Eulero
eix = cos x + i sin x
dalla quale discende immediatamente che
cos x =
eix + eix
2
sin x =
eix eix
.
2i
Formula di Eulero nel campo complesso. Se cos z e sin z vengono estese al campo complesso mediante gli sviluppi in serie validi nel campo reale si perviene alle seguenti definizioni:
sin z =
X
(1)n 2n+1
z
,
(2n
+
1)!
n=0
cos z =
X
(1)n
n=0
(2n)!
z 2n .
d
sin z = cos z.
dz
Come nel campo reale sin z e cos z sono rispettivamente dispari e pari, ossia sin(z) = sin z
e cos(z) = cos z, in quanto le potenze di z che compaiono negli sviluppi di sin z e cos z sono
rispettivamente dispari e pari.
Come conseguenza dei precedenti sviluppi si ha che, anche nel campo complesso, vale la
famosa relazione di Eulero
eiz = cos z + i sin z
dalla quale, ricordando che cos z e` pari e sin z e` dispari, segue che
cos z =
eiz + eiz
2
sin z =
eiz eiz
2i
esattamente come campo reale. Da tali definizioni discende lestensione di ben note propriet`a
trigonometriche al campo complesso, come le seguenti:
sin(z w) = sin z cos w cos z sin w
cos(z w) = cos z cos w sin z sin w.
24
Propriet`a:
1. sin z e cos z non sono limitate se Im(z) 6= 0.
Infatti per z = iy con y 6= 0, sin iy = 2i1 (ey ey ) che, in modulo, tende a + per
y . La stessa conclusione vale anche per cos iy.
2. cos iy = cosh y =
ey +ey
2
y ey
e sin iy = i sinh y = i e
per ogni y R.
sin z =
(formula di Eulero)
Analogamente
eiz + eiz
eixy + eix+y
=
2
2
1 y
= [e (cos x + i sin x) + ey (cos x i sin x)]
2
ey + ey
ey ey
= (cos x)
i(sin x)
2
2
= cos x cosh y i sin x sinh y.
cos z =
4. sin z e cos z sono periodiche di periodo 2, ossia sin(z + 2n) = sin z e cos(z + 2n) =
cos z, per ogni intero n.
E` sufficiente osservare che, per la 3. e tenuto conto della periodicit`a nel campo reale:
sin(z + 2n) = sin[(x + 2n) + iy]
= sin(x + 2n) cosh y + i cos(x + 2n) sinh y
= sin x cosh y + i cos x sinh y = sin(x + iy) = sin z.
Analogamente
cos(z + 2n) = cos[(x + 2n) + iy]
= cos(x + 2n) cosh y i sin(x + 2n) sinh y
= cos x cosh y i sin x sinh y = cos(x + iy) = cos z.
25
d z
dz e
= ez ;
2. ez ew = ez+w ;
3. ez 6= 0, qualunque sia z;
4. ez = 1/ez , qualunque sia z;
5. ez /ew = ezw , qualunque siano z e w;
6. |eix | = 1, per ogni x R;
7. ez = 1 se e solo se z = 2ni con n intero;
8. ez = ew se e solo se z = w + 2ni con n intero.
Dimostrazione.
1. ez = ex (cos y +i sin y) = u(x, y)+iv(x, y) con u(x, y) = ex cos y e v(x, y) = ex sin y. Pertanto
u e v sono ovunque continue e derivabili con continuit`a.
Valgono inoltre le condizioni di Cauchy-Riemann, in quanto
ex sin y.
Di conseguenza ez e` analitica e
2.
d z
dz e
x [u(x, y)
u
x
v
y
= ex cos y e
u
y
v
= x
=
26
Esercizio 1.15 Mostrare che ogni radice n-esima dellunit`a e` esprimibile nella forma ei
0, 1, . . . , n 1.
2k
Basta ricordare che n 1 = cos 2k
n + i sin n e utilizzare la formula di Eulero.
2k
n
, con k =
Altre definizioni.
tan z =
sin z
,
cos z
sec z =
1
,
cos z
csc z =
1
,
sin z
cot z =
1
,
tan z
27
2
ez = e(x+iy) = e(x
essendo u(x, y) = ex
2 y 2
2 y 2 )+2ixy
= ex
2 y 2
2 y 2
v
u
2
2
= 2ex y (x cos 2xy y sin 2xy) =
x
y
v
u
2
2
= 2ex y (y cos 2xy + x sin 2xy) =
y
x
2
Esercizio 1.18 Dimostrare che la funzione e z soddisfa con continuit`a le condizioni di Cauchy-Riemann
per ogni z 6= 0.
1
xiy
y
y
x2 +y 2 sin
con u(x, y) = e x2 +y2 cos x2 +y
. Inoltre
2 e v(x, y) = e
x2 +y 2
x
u
y 2 x2
y
2xy
y
= e x2 +y2 (
cos 2
+
sin 2
)
2
2
2
2
2
2
2
x
x +y
x + y2
(x + y )
(x + y )
x
y
v
1
y
2
2
= e x2 +y2
2 [(y x ) cos x2 + y 2 + 2xy sin x2 + y 2 ] = y
2
2
(x + y )
x
u
y
v
1
y
= e x2 +y2
+ (x2 y 2 ) sin 2
]=
[2xy cos 2
2
2
2
y
x +y
x +y
x
(x2 + y 2 )
se e solo se
x = ey .
Questa relazione pu`o essere utilizzata per estendere la definizione nel campo complesso ove,
per evidenziare che largomento del logaritmo e` complesso, e` preferibile scrivere log z in luogo
di ln z.
Si dice dunque che
w = log z
se e solo se
z = ew ,
relazione che permette di ottenere una formula risolutiva per il calcolo di log z. A tale scopo,
posto z = ei (forma polare di z), si considera lequazione z = ei = ew = eu+iv = eu eiv
nelle incognite u e v.
Da essa deriva che |z| = = eu , ossia che u = ln , con > 0.
28
Poiche arg(z) contiene implicitamente tutti i numeri del tipo +2n, spesso, per semplicit`a,
si scrive
log z = ln |z| + i arg(z).
Alcuni esempi:
2
+ 2n
log(1 i) = ln | 2| + i
7
+ 2n
4
Logaritmo principale. Poiche log z assume infiniti valori, essa non e` propriamente una funzione. La si pu`o comunque considerare tale assumendo come definizione la sua parte principale,
cio`e la funzione
log z = ln |z| + i arg(z), con 0 arg(z) < 2.
Negli esempi precedenti si porr`a dunque
log(i) = i
log(2) = ln 2 + i
7
log(1 i) = ln 2 + i
4
Avvertenza. In molti settori per definire il logaritmo principale si pone la limitazione <
arg(z) , in luogo di 0 arg(z) < 2.
Propriet`a:
29
Figura 1.5:
5. indicato con D il piano complesso privato del semiasse reale non positivo (Figura 1.5),
d
log z = z1 .
privo cio`e dei punti del tipo x 0 e y = 0, il log z e` analitico in D e dz
Dimostrazione.
1. elog z = eln |z|+i arg(z) = eln |z| ei arg(z) = |z|ei arg(z) , forma polare di z.
2. log(zw) = ln |zw|+i arg(zw) = ln |z||w|+i arg(zw) = ln |z|+ln |w|+i[arg z+arg w)] =
log z + log w.
3. log(z/w) = ln |z/w| + i arg(z/w) = ln |z| ln |w| + i[arg z arg w)] = log z log w.
4. Notiamo dapprima che |z r | = |z|r e arg(z r ) = r arg(z).
Pertanto
dz
dz
= 1 = ew dw
,
dz
d
log z = ew = e log z = e ln |z|i arg(z)
dz
1
1
1 i arg( 1 ) 1
z =
= eln |z| +i arg( z ) =
e
.
|z|
z
Esercizio 1.19 Calcolare il logaritmo
di (2 + 2i)35 .
principale
.
log[(2 + 2i)35 ] = 35 ln 2 2 + i
4
30
3
1i
log(1 i) log(1 + i) = ln 2 + i ln 2 i = i = log
.
4
4
2
1+i
Potenze della forma z w . Consideriamo ora le funzioni del tipo z w , dove w e` un qualsiasi
numero complesso e z e` un generico numero complesso diverso da 0.
n volte
z }| {
0
n
Ricordiamo preliminarmente che z = 1 e che z = z z, prodotto di n fattori uguali a z
nel caso n sia un intero positivo. Se z e` un intero negativo
zn =
1
z n
Ad esempio:
1
1
1
1
= 4 = i = .
4
(1 + i)
4e
4
( 2ei 4 )
(1 + i)4 =
Nel caso in cui w = n1 , n intero positivo, z n pu`o essere facilmente calcolato facendo ricorso
alle radici n-esime dellunit`a. Se z = ei (forma polare)
1 i + 2k
1
1
+ 2k
+ 2k
(
)
n
n
n
n
n
cos
+ i sin
, k = 0, 1, . . . , n 1
z = e
=
n
n
Se w del tipo
1
n
zn =
1
1
z n
m
,
n
con m, n interi,
1
z w = (z n )m = (z m ) n .
3
2k
2k
= (16 2) cos
+
+ i sin
+
, k = 0, 1, 2, 3, 4.
20
5
20
5
Siamo ora in grado, utilizzando le funzioni esponenziale e logaritmo nel campo complesso,
di definire z w per ogni numero complesso z 6= 0 e ogni numero complesso w. A tale scopo
ricordiamo che, se x e` un numero reale positivo e y un qualsiasi numero reale,
xy = ey ln x .
31
z 6= 0.
=e
2+i( 74 +2n)]
2( 74 +2n)+i(ln
2( 74 +2n)
2+ 74 +2n)
7
7
cos ln 2 + + i sin ln 2 +
4
4
32
1.4
Punti singolari
Le funzioni analitiche possono presentare dei punti di singolarit`a, ossia dei punti nei quali si
verifica un comportamento non ordinario. Un punto z0 e` definito ordinario se esiste un suo
intorno nel quale la funzione e` analitica, ossia se esiste un > 0 tale che la funzione e` analitica
per ogni z con |z z0 | < . Diversamente z0 e` definito singolare, ossia rappresenta un punto di
singolarit`a per f (z). I punti di singolarit`a possone essere di vario tipo.
Poli Un punto z0 e` un polo di ordine n se esiste un intero positivo n (necessariamente unico)
tale che
lim (z z0 )n f (z) = 6= 0,
C.
zz0
0
0
n
modo da renderla ad un sol valore. Nel primo esempio, posto w = z cos( ) + i sin( ) , la
scelta 0 6 0 < 2 impone la scelta k = 0 ossia di considerare solo w0 , cos` come la scelta
2 6 0 < 4 determina la scelta w1 , ecc. .
Nel secondo esempio avviene esattamente lanalogo, con la sola differenza che le scelte possibili
per largomento di w sono infinite,
come i possibili valori di k.
n
Sinteticamente si dice che a k sono associati n rami e a log(z) ne sono associati infiniti,
uno per ogni scelta di k. Questi rami sono detti piani di Riemann. Si dice che z0 e` un punto
di diramazione per una funzione a pi`u valori f (z) se una rotazione (lungo una curva chiusa)
intorno a z0 fa passare da un ramo della funzione ad un altro.
33
q
qqq
q
q
qqq
qqq
r
dalla relazione z= rei , dove r = OP0 . Inizialmente, ossia nel punto di partenza, z = z0 = rei
34
Esso corrisponde alla scelta = 0 quando z e` reale e positivo e questo implica che in esso
0 6 < 2, oppure 6 < . In questultimo caso la retta di diramazione e` costituita dalla
semiretta reale negativa.
Naturalmente, per immediata estensione dei risultati precedenti, si pu`o affermare che w =
z a ha punto di diramazione in z = a e che la retta di diramazione e` la semiretta reale
che inizia con z = a e termina in z = +. Per gli stessi motivi w = log(z a) ha punto
di diramazione in z = a e la retta di diramazione e` la semiretta reale che inizia con z = a e
termina con z = .
O
_
i
/
/
_i
_ i
Figura 1.7:
Figura
Altra retta di diramazione
1.6: Retta di diramazione per
2
per
w
=
z2 + 1
w = z +1
diramazione z = 1, 2 e z = 0, i 2 rispettivamente.
Singolarit`a essenziali Una singolarit`a non eliminabile che non sia n`e un polo n`e un punto
di diramazione e` , per definizione, una singolarit`a essenziale. Questo significa che, se z0 e` una
singolarit`a essenziale, non esiste alcun intero positivo n tale che
lim (z z0 )n f (z) = C.
zz0
Esempio f (z) = e z ha una singolarit`a essenziale in z = 0, in quanto non esiste alcun intero
1
positivo n tale che limz0 z n e z = C. Questo puo essere dedotto anche dallo sviluppo in
1
serie di e z :
1
1
1 1
1 1
ez = 1 + +
+ +
+ ...
2
z 2! z
n! z n
35
Singolarit`a isolata Un punto singolare z0 rappresenta una singolarit`a isolata se esso possiede
un intorno nel quale non cadono altri punti singolari, ossia se esiste un > 0 tale che tutti i
punti z 6= z0 con |z z0 | < sono non singolari. Viceversa z0 rappresenta un punto singolare
non isolato (di accumulazione) se, qualunque sia > 0, esiste almeno un altro punto singolare
z 6= z0 con |z z0 | < .
z+2
ha punti singolari z = 1 (doppio) e z = i 3
2
2
(z 1) (z + 3)
(semplici), ciascuno dei quali e` chiaramente
isolato.
1
1
La funzione sec z = 1/ cos z ha come singolarit`a gli zeri di cos( z1 ), ossia i punti z1k =
2
(2k + 1) 2 , k = 0, 1, 2, . . . . Sono dunque singolari i valori zk = (2k+1)
, k = 0, 1, 2, . . . .
A questi infiniti punti singolari si deve aggiungere z = 0, in quanto f (z) non e` ivi definita. Da
notare che i punti {zk } rappresentano poli semplici in quanto
Esempi La funzione f (z) =
2
z (2k+1)
H
2
1
4(1)k
lim z
f (z) = lim
=
lim
=
6= 0.
zzk
zzk
zzk 12 sin( 1 )
(2k + 1)
(2k + 1)2 2
cos( z1 )
z
z
Ognuno di essi e` inoltre isolato in quanto, per ogni k, basta prendere un intorno di zk con raggio
inferiore alla distanza tra zk e zk+1 per essere sicuri che in esso non cada alcun punto singolare.
Al contrario z = 0 e` una singolarit`a essenziale, in quanto non esiste alcun intero positivo n per
cui limz0 cos(z 1 ) = C. Infine z = 0 e` una singolarit`a non isolata, dato che z = 0 e` il limite
z
degli zk .
1.5
Le differenze tra lintegrazione nel campo complesso e in quello reale sono molto pi`u marcate
rispetto a quelle esistenti sulla derivazione. Spesso quella nel campo complesso e` molto pi`u
agevole rispetto a quella nel campo reale, tanto e` vero che molte volte si utilizza lintegrazione
nel campo complesso per il calcolo di integrali nel campo reale. Cominciamo con il calcolo
degli integrali di linea, ossia con il calcolo dellintegrale di una funzione complessa su una
curva C.
Supponiamo C definita nel piano da equazioni parametriche
x = x(t) , y = y(t) , a t b.
36
Diciamo che C e` regolare se x(t) e y(t) sono derivabili in [a, b], con derivate continue e simultaneamente non nulle. In questo caso
z 0 (t) = x0 (t)i + y 0 (t)j ,
rappresenta la tangente alla curva in (x(t), y(t)), che risulta variabile con continuit`a. Si dice
che C e` regolare a tratti quando x0 (t) e y 0 (t) sono funzioni continue tranne in un numero finito
di punti. In questo caso la curva si compone di pi`u funzioni regolari che si raccordano in alcuni
punti nei quali non e` definita la tangente. Poiche i numeri complessi sono identificabili con
punti del piano, il generico punto (x(t), y(t)) pu`o essere identificato con il numero complesso
x(t) + iy(t). Per esempio il cerchio unitario con centro lorigine e raggio 1, |z| = 1, orientato
in senso antiorario, pu`o essere cos` rappresentato parametricamente:
z(t) = cos t + i sin t,
0 t 2.
Come t cresce tra 0 e 2 il punto parte da (1, 0) e percorre il cerchio, in senso antiorario,
fino a ritornare nel punto di partenza. Se una curva e` definita parametricamente dalla relazione
z(t) = x(t)+iy(t) per a t b, z(t) si muove lungo la curva, secondo una specifica direzione,
al variare di t tra a e b (Figura 1.8).
y
Figura 1.8:
Integrale lungo la curva C. Sia f (z) una funzione complessa di variabile complessa. Supponiamo che z = z(t) = x(t) + iy(t) descrive una curva C al variare di a t b. Suddividiamo
[a, b] inserendovi un insieme di punti
a = t0 < t1 < < tn1 < tn = b
e indichiamo con zj = z(tj ), j = 0, 1, . . . , n, i corrispondenti punti sulla curva. In ogni
intervallino [tj1 , tj ], j = 1, . . . , n, prendiamo un punto j e consideriamo la somma
n
X
f (
zj )(zj zj1 ),
dove zj = z(j ), j = 1, 2, . . . , n.
j=1
37
Z
[f (z)]dz =
f (z)dz
C
R
C
f (z)dz, essendo
Supponiamo ora che f (z) e F (z) siano funzioni analitiche in un dominio D con F 0 (z) =
f (z) per ogni z D. F (z) e` allora definita una primitiva (anti derivata) di f (z). E` evidente che
se F (z) e` una primitiva lo e` anche F (z) + , qualunque sia il numero complesso . Sotto le
suddette ipotesi, se C e` una curva regolare z contenuta in un dominio D con estremi z1 e z2
Z
f (z)dz = F (z2 ) F (z1 )
C
Tale integrale e` evidentemente nullo se la curva e` chiusa. In analogia con il caso reale, F (z)
viene generalmente indicata nella forma
Z
F (z) = f (z)dz.
Esempi:
38
z n dz =
z n+1
n+1
z dz =
z
ln
ez sin bzdz =
+ c , n 6= 1
+c, >0
+c
Figura 1.9:
Figura 1.10:
Teorema 1.14 (Cauchy o Cauchy-Goursat) Se f e` una funzione analitica in un dominio semplicemente connesso D e C e` una qualsiasi curva chiusa ivi contenuta,
Z
f (z)dz = 0.
C
Molto spesso, per meglio evidenziare che C e` una curva chiusa, si scrive
I
Z
f (z)dz
in luogo di
f (z)dz.
C
Esercizio 1.23
39
ez dz = 0
essendo C il cerchio di centro lorigine e raggio 1. Il risultato e` vero per il teorema di Cauchy, in
2
quanto ez (come abbiamo gi`a visto) e` analitica sul piano complesso e C e` una curva chiusa.
3. Dopo aver osservato che
I
ez dz = 0,
|z| = 1
dimostrare che
Z
2
cos
Z
cos( + sin )d = 0,
z = ei = cos + i sin ,
0 < 2.
= 2i.
40
5. Calcolare
I
C
z
dz
(z + i)2 cos z
essendo C il cerchio di centro lorigine e raggio con 0 < < 1. La funzione integranda e`
analitica, in quanto rapporto di funzioni analitiche, tranne negli zeri del denominatore ossia in
z = i e zk = (2k 1) 2 , con k intero. In particolare e` analitica nel cerchio C e pertanto, per il
teorema di Cauchy, lintegrale e` nullo.
Teorema 1.15 (Deformazione del dominio) Sia f (z) una funzione analitica in un dominio D
limitato da due curve semplici chiuse C1 e C2 (Figura 1.11). Come conseguenza del Teorema di
Cauchy
I
I
f (z)dz =
C1
f (z)dz.
C2
E
A
B
D
C1
C
C2
G
F
Figura 1.11:
Dimostrazione. Si uniscano le due curve C1 e C2 con un taglio lineare AB. Resta cos` definito un dominio chiuso e limitato definito dalla traiettoria ABCDBAEFGA chiusa, percorsa
in senso antiorario a partire da A. Poiche allinterno del dominio da essa limitata la funzione e`
analitica, per ipotesi, e il dominio e` semplicemente connesso, per il teorema di Cauchy
Z
f (z)dz =
ABCDBAEF
GA
Z
Z
Z
Z
=
f (z)dz +
f (z)dz +
f (z)dz +
f (z)dz = 0.
AB
BCDB
BA
AEF GA
Da cui, essendo AB f (z)dz = BA f (z)dz, in quanto la stessa funzione viene integrata sulla
stessa traiettoria, percorsa prima in un verso e poi in quello opposto, si ha che
Z
Z
I
I
f (z)dz =
f (z)dz , ossia
f (z)dz =
f (z)dz.
AEF GA
BCDB
C1
C2
Per la conclusione finale basta osservare che la curva AEFGA che rappresenta C1 viene percorsa
in senso antiorario e la BCDB in senso orario, per cui essa rappresenta C2 .
41
dz
C z
dove C e` una qualsiasi curva semplice chiusa e e` : (a) esterno a C; (b) interno a C.
1
Nel caso (a) lintegrale e` nullo per il teorema di Cauchy, in quanto z
e` analitica nel dominio
semplicemente connesso D delimitato da C sulla stessa curva chiusa.
Nel caso (b), indicato con un cerchio di centro e raggio > 0 contenuto in C (Figura 1.12), per
il teorema sulla deformazione del dominio
I
I
dz
dz
=
.
C z
z
Figura 1.12:
Questo secondo integrale pu`o essere facilmente calcolato in modo diretto, in quanto lungo la frontiera di , z = + ei con 0 2. Pertanto
I
Z 2 i
dz
ie d
=
= 2i
ei
z
0
I
dz
e dunque
= 2i.
C z
42
dz
= 0 se e` esterno a C;
n
C (z )
(
I
2i se n = 1
dz
=
2.
se e` interno a C.
n
0
se n = 2, 3, . . .
C (z )
1.
Teorema 1.16 (Generalizzazione del teorema di deformazione del dominio) Sia f (z) analitica in una regione del piano delimitata dalle curve chiuse, semplici e che non si intersecano
C, C1 , . . . , Cn , con C1 , C2 , . . . , Cn interne a C (Figura 1.13). Sotto tali condizioni
I
I
I
f (z)dz =
f (z)dz + +
f (z)dz.
C
C1
Cn
C1
C3
C2
C
Figura 1.13:
I
Esercizio 1.25 Calcolare
sia nullo, in quanto la funzione non e` analitica, come e` immediato osservare, verificando che non sono
soddisfatte le condizioni di Cauchy-Riemann.
Nel primo caso, essendo z = ei ,
I
z dz =
C
e
0
2i
ie d = i
2
2
ei
i
=
e
d = i
= 0.
i 0
0
43
dz
lungo (a) il cerchio |z 2| = 4, (b) il cerchio |z 1| = 5, (c) il
C z2
quadrato con i vertici 2 2i, 2 2i.
1
Per quanto gi`a osservato, essendo z2
analitica tranne in 2, punto interno a ciascuna delle tre curve,
si avr`a in entrambi i casi
I
dz
= 2i.
z
C 2
Esercizio 1.26 Calcolare
b
B
a
A
C
Figura 1.14:
Dimostrazione. Sia C la curva chiusa formata dalle curve ACB e BDA che uniscono
rispettivamente a con b e viceversa b con a.
Per il teorema di Cauchy
I
Z
Z
f (z)dz =
f (z)dz +
f (z)dz = 0
C
ACB
BDA
e pertanto, osservato che BDA f (z)dz = ADB f (z)dz in conseguenza dellinversione del
verso di percorrenza della curva,
Z
Z
f (z)dz =
f (z)dz.
ACB
ADB
Esercizio 1.27 Indicata con C la cubica y = x3 3x2 + 4x 1 che congiunge i punti (1, 1) e (2, 3),
calcolare
I
(12z 2 4iz)dz.
C
44
Poiche il valore dellintegrale e` indipendente dal percorso, per semplicit`a, possiamo calcolare lintegrale
lungo il segmento lineare che unisce gli estremi della curva, ossia procedendo lungo la retta di equazione
z = t + i(2t 1), 1 t 2. Si ottiene cos`
Z
2+3i
1+i
2+3i
(12z 2 4iz)dz = 4z 3 2iz 2 1+i = 156 + 38i.
(z 2 + 1) dz
lungo larco di cicloide x = ( sin ), y = (1 cos ), numero positivo, compreso tra il punto in
cui = 0 e il punto in cui = 2.
Osservato che z1 = x(0) + iy(0) = 0 e z2 = x(2) + iy(2) = 2,
2
z5 2 3
(z + 1) dz =
(z + 1) dz =
(z + 2z + 1)dz =
+ z +z
5
3
C
z1
0
0
1
2
= (96 5 5 + 80 3 3 + 2) =
(48 4 4 + 40 2 2 + 1).
15
15
z2
R
Esercizio 1.29 Dopo aver osservato che C e2z dz e` indipendente dalla traiettoria che unisce i punti
1 i e 2 + 3i, calcolarne il valore.
Il risultato non dipende dalla traiettoria, ma solo dai punti estremi, in quanto e2z e` ovunque
analitica. Di conseguenza, unendo i due punti in linea retta,
Z
e
C
1.6
2z
i
1 2z 2+3i 1 h 2(1i)
dz =
e dz = e
=
e
e2(2+3i)
2
2
1i
1i
1
1
= e2 (e2i e2 e6i ) = e2 (1 e2 ).
2
2
Z
2+3i
2z
Le formule integrali di Cauchy rendono evidenti alcune fondamentali differenze tra le funzioni
complesse e quelle reali. La prima formula integrale di Cauchy dimostra, in particolare, che il
valore in un punto z0 di una funzione analitica dipende unicamente dai valori che essa assume
in una qualsiasi curva chiusa semplice C che circonda z0 . Questo consente di ridurre il calcolo
dellintegrale della f (z) su C alla valutazione della f in z0 .
45
Teorema 1.18 (Formula integrale di Cauchy) Sia f una funzione analitica in un dominio semplicemente connesso D. Supponiamo inoltre che z0 sia un punto interno a D e che C sia una
curva chiusa semplice contenuta in D avente z0 al suo interno. Sotto tali ipotesi
I
1
f (z)
dz.
f (z0 ) =
2i C z z0
b
Dimostrazione. In conseguenza del teorema di deformazione del dominio, indicata con C
una circonferenza con centro z0 e raggio r contenuta in C (Figura 1.15), si pu`o affermare che
y
C
Figura 1.15:
I
C
f (z)
dz =
z z0
I
b
C
f (z)
dz.
z z0
f (z)
dz = i
z z0
f (z0 + rei ) d,
b
da cui, tenendo conto della continuit`a della f su C,
I
Z 2
Z 2
f (z)
i
dz = lim i
f (z0 + re ) d = i
f (z0 ) d = 2i f (z0 ).
r0
C z z0
0
0
Esercizio 1.30 Calcolare, mediante la formula integrale di Cauchy,
I
sin z 2 + cos z 2
I=
dz,
C (z 1)(z 2)
46
(formula di Cauchy)
Estensione della formula di Cauchy al caso dei domini multiconnessi. Supponiamo che il
b una
dominio D sia molteplicemente connesso, come nella Figura 1.16. Allora, indicati con C
C1
Ch
z0
C3
C2
Figura 1.16:
curva chiusa semplice interamente contenuta in D e con C lintera frontiera di D percorsa in
modo da lasciare sempre D alla sinistra, risulta
I
I
C1
f (z)
dz
z z0
C2
C3
I
b
C
f (z)
dz = 0,
z z0
f (z)
dz =
z z0
I
b
C
f (z)
dz = 2i f (z0 ).
z z0
Di conseguenza, per i domini multiconnessi vale la seguente estensione della formula di Cauchy
1
f (z0 ) =
2i
I
C
f (z)
dz,
z z0
47
CR
z0
D
Cr
Figura 1.17:
Esempio 1.1 Il caso particolare dellanello. Supponiamo che D sia il dominio compreso tra due cerchi
di raggio R ed r rispettivamente. In questo caso
I
I
f (z)
f (z)
1
dz
dz
f (z0 ) =
2i CR z z0
Cr z z 0
dove CR e Cr indicano due circonferenze con centro z0 e raggi rispettivamente R ed r, ambedue percorse
f (z)
in senso antiorario. Di conseguenza il calcolo dellintegrale di zz
lungo la frontiera CR Cr del
0
dominio D limitato dalle due circonferenze e percorso in senso antiorario, nel caso f (z) sia analitica e
z0 D e` semplicemente 2if (z0 ).
Esercizio 1.31
I
1. Calcolare
C
I
2. Calcolare
C
ez
dz.
z+i
cos(z)
dz lungo un rettangolo con vertici in:
z2 1
(a) 2 i, 2 i;
(b) 2 i, i.
1
2i
numero positivo.
3. Verificare che
ezt
dz = sin(t), essendo C la circonferenza |z| = 2 e t un qualsiasi
z2 + 1
(1) Si presentano due casi a seconda che i sia esterno o interno a C. Nel primo caso lintegrale e` nullo
2
per il teorema di Cauchy. Nel secondo caso vale 2ie(i) = 2e1 i.
1
1
(2) Caso (2a). Poiche z 211 = 21 z1
z+1
, osservato che 1 cadono entrambi allinterno del
rettangolo,
I
I
I
cos(z)
1
cos(z)
cos(z)
dz
=
dz
dz
= i[cos() cos()] = 0.
2
2 C z1
C z 1
C z+1
48
ezt
1
dz =
z2 + 1
2i
I
C
ezt
dz
zi
I
C
ezt
1 it
e eit = 2i sin(t)
dz = 2i
z+i
2i
1.6.1
Procedendo per induzione, la formula integrale di Cauchy pu`o essere estesa alle derivate di
ordine superiore nel modo seguente: se f e` analitica in un dominio semplicemente connesso D
e z0 e` interno a D, f e` indefinitamente derivabile in z0 e inoltre, per ogni n = 0, 1, 2, . . . ,
I
n!
f (z)
(n)
f (z0 ) =
dz
(1.1)
2i C (z z0 )n+1
dove C e` una qualsiasi curva chiusa contenuta in D e contenente z0 al suo interno.
Esercizio 1.32 Calcolare:
I
e2z
1.
dz, dove C e` la circonferenza |z| = 3 ;
4
(z
+
1)
C
I
sin(z 2 )
2.
dz, essendo C una curva chiusa semplice contenente il punto z = 1 al suo interno;
3
C (z + 1)
I
2z cos(hz)
3.
dz, essendo C una curva chiusa semplice con 2 4i al suo interno.
2
C (z 2 + 4i)
(1) Poiche e2z e` ovunque analitica e 1 e` interno al cerchio C, per la formula integrale relativa alla
derivata terza,
I
e2z
2i d3 2z
2i 2 8 2
dz
=
e
8e = e i.
=
4
3
(z
+
1)
3!
dz
6
3
C
z=1
2
sin(z )
(2) Se 1 non cade allinterno di C , lintegrale e` nullo dato che (z+1)
3 risulterebbe analitica in C. Se
invece C include 1, per la formula integrale relativa alle derivate seconde (n = 2),
I
sin(z 2 )
2i d2
2
dz =
sin(z )
=
3
2! dz 2
C (z + 1)
z=1
= i 2 cos(z 2 ) 4z 2 sin(z 2 ) z=1 = 2i(cos(1) 2 sin(1)).
(3) Naturalmente lintegrale e` nullo se 24i e` esterno a C. In caso contrario, si pu`o applicare la formula
d
integrale relativa alla derivata prima. Pi`u precisamente, osservato che dz
(2z cos(hz)) = 2(cos(hz) +
h sin(hz)),
I
2z cos(hz)
dz = 4i[cos(h(2 4i)) + (2 4i) sin(h(2 4i))]
2
C (z 2 + 4i)
49
Teorema 1.19 (Teorema di Liouville) Supponiamo che f (z) sia una funzione analitica nellintero piano complesso e che la f sia ivi limitata, ossia che esista un numero L tale che
|f (z)| L per ogni numero complesso z. Sotto tali ipotesi la funzione f (z) e` costante.
La dimostrazione, che qui viene omessa, e` basata sulla formula integrale di Cauchy. Il
teorema 1.19 implicitamente stabilisce che una funzione non costante e analitica su tutto il piano
complesso e` non limitata. Di conseguenza funzioni come sin(z) e cos(z) non sono limitate nel
piano complesso, anche se lo sono in quello reale.
Altra conseguenza quasi immediata e` il seguente:
Teorema 1.20 (Teorema fondamentale dellalgebra) Ogni polinomio p(z) = a0 z n +a1 z n1 +
+ an1 z + an , con n positivo, a0 , a1 , . . . , an complessi e a0 6= 0, possiede esattamente n
zeri, ossia n numeri zi , i = 1, . . . , n, tali che p(zi ) = 0.
La semplice dimostrazione si avvale del teorema 1.19.
Dimostrazione. Si pu`o dimostrare per induzione. Per n = 1 e` banale. Supponiamo che per
un polinomio di grado n 1 sia vero. Un polinomio di grado n deve avere almeno uno zero:
1
sarebbe analitica su tutto il piano e ivi limitata,
infatti, in caso contrario, la funzione f (z) = p(z)
dato che |f (z)| 0 per |z| +, e questo contraddice il teorema di Liouville, in quanto la
f non e` costante. Sia zn questo zero. Dividendo il polinomio p(z) per (z zn ) si elimina lo
zero, ottenendo un polinomio di grado n 1, che, per ipotesi, ha esattamente altri n 1 zeri
z1 , . . . , zn1 . Il numero di zeri e` quindi esattamente pari ad n, ed il teorema e` dimostrato.
1.7
Teorema 1.21 (Teorema di Taylor) Sia f una funzione analitica in un cerchio C con centro in
z0 . Sotto tali ipotesi, per ogni z C, la f e` sviluppabile nella serie di potenze
f (z) =
+ (n)
X
f (z0 )
(1.2)
zz0
wz0
n i
1
+
1
1
1
1
1
=
=
zz0 =
zz0
wz
(w z0 ) (z z0 )
w z0 1 wz0
w z0
1 wz0
(
n1 )
n
1
z z0
z z0
1
z z0
=
1+
+ +
+
w z0
w z0
w z0
w z w z0
zz0
wz0
n
50
1+z
1z
(1)
f (z) = log(1 + z),
f 0 (z) = (1 + z)1 ,
f 00 (z) = (1 + z)2 ,
f 000 (z) = 2(1 + z)3 ,
..
.
f (0) = 0
f 0 (0) = 1
f 00 (0) = 1
f 000 (0) = 2
f (n) (0) n
f 00 (0) 2
z + +
z + ...
2
n!
z2 z3 z4
(1)n1 n
+
+ +
z + ...
2
3
4
n
51
(2) Per il criterio del rapporto applicato alla serie di potenze, essendo un =
un
=1
lim
n un+1
(1)n1
,
n
zn + . . .
2
3
4
n
Il cui raggio di convergenza e` ugualmente 1. Sottraendo log(1 z) da log(1 + z) si ottiene:
+ 2n+1
X
z3 z5
1+z
z
=2 z+
log
+
+ ... = 2
1z
3
5
2n + 1
log(1 z) = z
n=0
2
f (z) = sin(z),
f (/4) =
2
f 0 (z) = cos(z),
f 0 (/4) = 22
2
f 00 (z) = sin(z),
f 00 (/4) =
2
f 000 (z) = cos(z),
f 000 (/4) = 22
f 0000 (z) = sin(z),
f 0000 (/4) = 22
..
..
.
.
Di conseguenza:
2
2
21
2
21
3
z
z
+ =
sin(z) =
+
4
2 2!
4
2 3!
4
2 2
2
1
2
1
3
1
4
=
1+ z
z
+
z
+ ...
2
4
2!
4
3!
4
4!
4
Per il criterio del rapporto il raggio di convergenza della serie R = + in quanto, qualunque sia il
valore di z,
1 (n + 1)!
lim
= +
n n!
1
Ci sono dei casi nei quali lo sviluppo in serie di Taylor pu`o essere ottenuto in modo
diretto facendo ricorso a sviluppi ben noti. Supponiamo, ad esempio, di voler determinare la
serie di Taylor della funzione ez centrata in i. La serie e` evidentemente
z
e =
+
X
an (z i)n , con an =
f (n) (i)
.
n!
n=0
i
e
Poiche f (z) = ez e f (n) (z) = ez , an = n!
. Lo stesso risultato e` ottenibile mediante il seguente
P
xn
artificio, basato sulla conoscenza dello sviluppo di ex = +
n=0 n! :
ezi =
+
X
(z i)n
n=0
ez = ei ezi
e dunque
n!
+ i
X
e
=
(z i)n .
n!
n=0
52
P+
n=0 an (z
+ 2i)n , an =
f (n) (2i)
,
n!
n = 0, 1, . . .
essendo f (z) = 1/(1 + z). Osservato che f (n) (z) = (1)n n!(1 + z)(n+1) , an =
conseguenza
+
X
(1)n
1
=
(z + 2i)n .
1+z
(1 2i)n+1
(1)n
.
(12i)n+1
Di
n=0
n=0
Esercizio 1.36 Sviluppare sin(z) in serie di Taylor con punto iniziale z0 = /4.
Da
h
i
sin(z) = sin z
+
= sin z
cos + cos z
sin =
4
4
4
4
4
4
h
i
2
=
sin z
+ cos z
,
2
4
4
ricordando gli sviluppi in serie di Taylor di sin(x) e cos(x), con x = z /4, si ottiene
sin(z) =
=
=
+
2
x3 x5
x2 x4
x
+
+ ... + 1
+
+ ...
=
2
3!
5!
2!
4!
2
x2 x3 x4 x5
1+x
+
+
+ ... =
2
2!
3!
4!
5!
3
(
2
z 4
z 4
2
1+ z
+
2
4
2!
3!
)
4
5
z 4
z 4
+
+ ... .
4!
5!
1.7.1
53
an (z z0 )n .
(1.4)
n=
Si tratta chiaramente di una generalizzazione della serie di potenze, in quanto si riduce ad una
serie di potenze nel caso in cui an = 0 per n = 1, 2, . . . .
Teorema 1.22 (Teorema di Laurent) Sia f una funzione analitica in un anello centrato in z0 ,
ossia in un dominio D delimitato da due cerchi concentrici C1 e C2 ambedue con centro z0 e
raggi r1 ed r2 rispettivamente, con r1 > r2 . Sotto tali ipotesi, qualunque sia z interno allanello
D, vale il seguente sviluppo in serie:
f (z) =
+
X
an (z z0 )n
, dove
n=
an =
1
2i
I
C
(1.5)
f (z)
dz , n = 0, 1, 2, . . .
(z z0 )n+1
Esercizio 1.37 Classificare le singolarit`a delle seguenti funzioni, determinando altres` il raggio di convergenza delle relative serie:
1. f (z) =
z
(z+1)(z+2) ,
2. f (z) =
e2z
,
(z1)2
z = 2;
z = 1;
54
3. f (z) =
zsin(z)
,
z3
z = 0;
4. f (z) = (z 3) sin
1
z+2
, z = 2;
z
(1) f (z) = (z+1)(z+2)
, z = 2.
Il polo (singolarit`a) da classificare e` z = 2, per cui lo sviluppo deve essere centrato in z = 2. Posto
u = z + 2, f (z) diventa
u2
2u 1
z
= (u) =
=
=
(z + 1)(z + 2)
(u 1)u
u 1u
2u
2
=
(1 + u + u2 + . . . ) = + 1 + u + u2 + =
u
u
2
=
+ 1 + (z + 2) + (z + 2)2 + . . .
z+2
f (z) =
Di conseguenza z = 2 e` un polo semplice (singolarit`a di ordine 1). Questo risultato poteva essere
stabilito immediatamente, in quanto lim (z + 2)f (z) = 2. La serie converge per |z + 2| < 1, z 6= 2,
z2
per cui il raggio di convergenza e` R = 1. Procedendo in modo del tutto analogo si pu`o dimostrare che
anche z = 1 e` un polo semplice.
2z
e
(2) f (z) = (z1)
2 , z = 1.
Posto u = z 1, si ottiene
f (z) =
=
=
=
+
e2z
e2(1+u)
e2 2u
=
(u)
=
=
e =
(z 1)2
u2
u2
(2u)2 (2u)3 (2u)4
e2
1 + 2u +
+
+
+ ... =
u2
2!
3!
4!
e2
2e2
(2u)2 (2u)3
2
2 2u
+
+ 2e + 4e
+
+
+ ... =
u2
u
3!
4!
5!
2e2
2
22
e2
2
2
+
+
2e
+
4e
(z
1)
+
(z 1)2 +
(z 1)2 z 1
3!
4!
23
2n
3
n
(z 1) + +
(z 1) + . . .
5!
(n + 2)!
La singolarit`a e` del secondo ordine e, per il criterio del rapporto, la serie e` convergente per ogni z 6= 1.
Lordine della singolarit`a e` immediatamente deducibile, dato che lim (z 1)2 f (z) = e2 .
z1
zsin(z)
,
z3
z = 0.
(3) f (z) =
Ricordando lo sviluppo in serie di Taylor di sin(z),
z sin(z)
1
z3 z5 z7
f (z) =
+
+ ...
=
= 3 z z
z3
z
3!
5!
7!
3
1 z
z5 z7
= 3
+
+ ... =
z
3!
5!
7!
1
z2 z4
1
=
+
+ + (1)n
z 2n2 + . . . .
3!
5!
7!
(2n + 1)!
La serie e` ovunque convergente, per cui si dice che la f (z) ha in z = 0 una singolarit`a eliminabile, come
1
risulta anche dal fatto che lim f (z) = .
z0
6
1
z+2
55
, z = 2.
1
1
f (z) = (z 3) sin
= f (z) = (u 5) sin
=
z+2
u
1
1
1
+
+ ... =
= (u 5)
3
u 3!u
5!u5
5
1
5
1
5
=1
+
+
+ =
u 3!u2 3!u3 5!u4 5!u5
5
1
= 1 5(z + 2)1 (z + 2)2 + (z + 2)3 +
3!
3!
1
1
4
5
+ (z + 2) (z + 2) + . . .
5!
5!
La funzione ha pertanto una singolarit`a essenziale in z = 2.
Esercizio 1.38 Determinare e classificare le singolarit`a delle funzioni:
1.
1
2 sin(z)1 ;
2.
z
ez 1 ;
3.
z
;
e1/z 1
4. ez/(z2) ;
5. tan(z), in un intorno di z = 2 .
Losservazione di partenza e` che il rapporto di funzioni analitiche e` una funzione analitica, tranne
nei punti in cui si azzera il denominatore.
(1) 2 sin(z) 1 = 0 per z = zk0 = 6 + 2k e z = zk00 = 5
6 + 2k, k = 0, 1, 2, . . . . Il fatto che
2 sin(z) 1 = 0 abbia uno zero semplice sia in zk = zk0 che in zk = zk00 fa ipotizzare che i poli siano tutti
semplici. Per poterlo affermare si deve dimostrare che nella serie di Laurent, centrata in zk , a1 6= 0 e
an = 0 per n = 2, 3, . . . .
Che an = 0 per n = 2, 3, . . . e` immediato, dato che
I
1
1
an =
(w zk )n1
dw , con n = 2, 3, . . .
2i Ck
2 sin(w) 1
e la funzione integranda e` analitica in ogni cerchio Ck centrato in zk .
Per il calcolo di a1 , basta osservare che
a1
1
=
2i
I
Ck
1
1
dw =
2 sin(w) 1
2i
I
Ck
1
w zk
3
dw =
w zk 2 sin(w) 1
3
1
3
w zk
lim
=
=
.
wzk 2 sin(w) 1
2 cos(zk )
3
Che i poli siano tutti semplici poteva essere affermato subito, dato che lim (w zk )f (w) =
wzk
3
.
3
56
(2) ez = 1 per ezn = eik con k = 2k, e dunque per zk = 2ki, k = 0, 1, 2, . . . . Tra questi, z = 0
e` una singolarit`a eliminabile in quanto limz0 ezz1 = 1. I punti zk = 2ki, k = 1, 2, . . . sono
invece poli semplici, come pu`o essere verificato, osservando che lim (z zk )f (z) = zk 6= 0.
zzk
i
(3) e1/z 1 = 0 per z1k = 2ki, k = 1, 2, . . . , per cui zk = 2k
, rappresenta un polo per ogni
k = 1, 2, . . . , e i poli sono tutti semplici. In z = 0 si ha una singolarit`a essenziale, e in z un polo
del secondo ordine. Per z , basta osservare che e1/z 1 = z1 + 2!z1 2 + 3!z1 3 + . . . , ossia che linfinitesimo
principale di
e1/z 1
z
1
z2
1
2!z 3
1
3!z 4
+ . . . e` di ordine 2.
ez/(z2) = e
(z2)+2
z2
= ee2/(z2) =
)
2
3
2
1
2
2
1
+
=e 1+
+
+ .
z 2 2! z 2
3! z 2
(
a1
1
=
2i
1
tan(z) dz =
2i
C
I
C
1
z
tan(z) dz = 1.
z
2
Il risultato e` una conseguenza immediata del fatto che lim (z /2) tan(z) = 1.
z 2
Esempio 1.2 La funzione di Bessel Jn (z), per ogni intero n, pu`o essere definita mediante lequazione
+
X
z
2
1
e (w w ) =
Jn (z)wn
(1.6)
n=
nella quale il primo membro e` la funzione generatrice e il secondo membro il suo sviluppo di Laurent
con centro in w = 0. Di conseguenza, per la formula integrale sui coefficienti di Laurent,
1
Jn (z) =
2i
I
C
e 2 (w w )
dw , n = 0, 1, 2, . . .
wn+1
(1.7)
dove C e` un cerchio con centro lorigine. Assumendo, per comodit`a, C di raggio unitario, ossia ponendo
57
1
=
2
1
2
1
=
2
cos(z sin() n) d
1
,
z 2 +1
3.
1
z
con centro in z0 = i;
(1) La funzione e` analitica in ogni anello centrato in i (0 < |z + i| +). Pertanto ricordando che
2
n
ez = 1 + z + z2! + + zn! + . . . , la funzione e1/(z+i) pu`o essere cos` sviluppata:
1
e z+i = 1 +
X 1
1
1
1
+
+
+
+
+
=
(z + i)n
z + i 2!(z + i)2
n!(z + i)n
n!
n=0
1
1
zi z+i
=
i 1
i 1
+
2zi 2z+i
1
analitica in z = i. Basta pertanto sviluppare 2i z+i
in serie di Taylor centrata in i. Essendo
(n) (i)
P
f
+
1
1
n
e f (z) = z+i
, e` sufficiente osservare che f n (z) = (1)n n!(z+
n=0 an (zi) con an =
z+i =
n!
n
n
n
i) , da cui an = (1) (2i) , e pertanto:
con
1
z+i
1
i 1
iX
=
+
(1)n
z2 + 1
2zi 2
n=0
zi
2i
n
.
58
1.8
Sia f una funzione analitica in un cerchio C privato del suo centro z0 . La f e` allora sviluppabile
in serie di Laurent con centro a, ossia e` possibile scrivere
f (z) =
+
X
an (z z0 )n ,
n=
dove
1
an =
2i
f (z)
dz , n = 0, 1, 2, . . . .
(z z0 )n+1
Per n = 1,
I
1
a1 =
f (z) dz,
2i C
risultato formalmente ottenibile dallo sviluppo della f , integrando termine a termine e ricordando che
I
dz
2i , per k = 1;
=
k
0
, per qualsiasi k intero diverso da 1.
C (z z0 )
Definizione 1.1 Il coefficiente a1 viene definito il residuo della funzione f in z = z0 (simbolicamente, Res f (z0 ) oppure talvolta Resz0 (f )), dato che a1 e` lunico coefficiente della serie
che non si annulla nella integrazione della f sulla circonferenza.
Il suo calcolo e` relativamente semplice, se e` nota la molteplicit`a del polo in z0 . Se il polo e`
semplice, per la formula integrale di Cauchy il valore di a1 pu`o essere calcolato come segue:
a1 = lim (z z0 )f (z).
zz0
(1.8)
Nel caso sia multiplo di ordine m, pu`o essere utilizzata la formula seguente:
a1 = lim
zz0
dm1
1
[(z z0 )m f (z)] .
m1
(m 1)! dz
(1.9)
La seconda formula include la prima, dato che, per convenzione, 0! = 1. Per la dimostrazione
basta ricordare che, se z = z0 e` un polo di ordine m, tutti i coefficienti della serie di Laurent
an con n > m sono nulli. Sotto tale ipotesi la serie di Laurent e` del tipo
1
1
1
+ am+1
+ + a1
+ a0 +
m
m1
(z z0 )
(z z0 )
z z0
+ a1 (z z0 ) + + an (z z0 )n + . . . ,
f (z) = am
59
zz0
dm1
[(z z0 )m f (z)] = (m 1)! a1
dz m1
z
;
(z1)(z+1)2
2. f (z) =
z(z2)
;
(z+1)2 (z 2 +4)
3. f (z) =
1
.
sin2 (z)
z1
z
(z 1)
(z 1)(z + 1)2
=
1
4
Residuo in z = 1,
a1
1 d
= lim
z1 1! dz
z
(z + 1)
(z 1)(z + 1)2
2
= lim
z1
(z 1)2
1
= .
4
z(z 2)
(z + 1)2 (z 2 + 4)
z(z 2)
(z 2i)
2
(z + 1) (z + 2i)(z 2i)
1 d
= lim
z1 1! dz
(z + 1)2
d
== lim
z1 dz
z(z 2)
z2 + 4
=
14
.
25
Residuo in z = 2i,
a1 = lim
z2i
Residuo in z = 2i,
a1 = lim (z + 2i)
z2i
z(z 2)
2
(z + 1) (z + 2i)(z 2i)
z(z 2)
7+i
=
.
2
z2i (z + 1) (z + 2i)
25
== lim
z(z 2)
7i
=
.
2
z2i (z + 1) (z 2i)
25
== lim
60
(3) I poli sono zk = k, k = 0, 1, 2, . . . . Essi costituiscono una infinit`a numerabile di poli doppi e
tutti isolati.
Residuo in zk = k,
a1
1
(z k)
=
sin2 (z)
(z k) sin(z) (z k)2 cos(z)
= 2 lim
=
zk
sin3 (z)
z k
sin(z) (z k) cos(z)
= 2(1)k 0 = 0.
= 2 lim
lim
zk sin(z) zk
sin2 (z)
d
= lim
zk dz
Teorema 1.23 (Teorema dei residui) Sia f una funzione analitica in un dominio D esclusi i
punti z1 , z2 , . . . , zm , in ciascuno dei quali presenta una singolarit`a. Indicata allora con C una
curva chiusa regolare contenente al suo interno z1 , z2 , . . . , zm , vale il seguente risultato:
1
2i
I
f (z) dz =
C
m
X
(Res f )(zj ).
(1.10)
j=1
In altri termini, lintegrale della f su C e` uguale a 2i per la somma dei residui della f in C.
Dimostrazione. Siano C1 , C2 , . . . , Cm m cerchi contenuti in C che non si intersecano, con la
propriet`a che il cerchio Ci contiene il polo zi , i = 1, . . . , m, e solo quello. Allora, per il teorema
di deformazione del contorno sulle funzioni analitiche
I
I
I
I
f (z) dz =
f (z) dz +
f (z) dz + +
f (z) dz
C
C1
C2
Cm
d
ez
(Res f )(0) = lim
= 0.
z0 dz z 2 + 2z + 2
61
Residuo in z = 1 + i.
(Res f )(1 + i) =
ez
1
1
= e1+i = (cos(1) + i sin(1)).
2
z1+i z (z + 1 + i)
4
4e
lim
Residuo in z = 1 i.
(Res f )(1 i) =
ez
1
1
= e1i = (cos(1) i sin(1)).
z1i z 2 (z + 1 i)
4
4e
lim
ez
dz =
z 2 (z 2 + 2z + 2)
= 2i
1
1
(cos(1) + i sin(1)) + (cos(1) i sin(1)) = i cos(1).
4e
4e
2e
z0
sin(z)
z
= 1. Pertanto
1
1
sin(z)
= lim
= .
z(z 2 + 4) z0 (z 2 + 4)
4
sin(z)
i
=
sin(2i);
z 2 (z + 2i)(z 2i)
16
z 2 (z
sin(z)
i
=
sin(2i).
+ 2i)(z 2i)
16
Di conseguenza
I
C
sin(z)
z 2 (z 2
1.9
1.9.1
cos(z)
dz = 2i.
zez
R +
f (x) dx
(1.11)
dove la f (z), z C, e` analitica in tutti i punti del piano ad eccezione di un numero finito di
punti z1 , z2 , . . . , zn , non appartenenti alla retta reale, in ciascuno dei quali la f possiede un polo
semplice o multiplo.
62
zn
z2
z1
Rm
Figura 1.18:
Teorema 1.24 Sia C un percorso formato dal segmento di retta R, R e dalla semicirconferenza con centro lorigine, raggio R e orientata in senso antiorario, con R abbastanza grande
da far s` che tutti i poli z1 , z2 , . . . , zn risultino interni al dominio delimitato da C (figura 1.18).
Supponiamo ora che per ogni z risulti |f (z)| RLk , con L numero positivo qualunque e
k > 1. Sotto tale ipotesi
Z
n
X
f (x) dx = 2i
(Res f )(zj ).
(1.12)
j=1
f (z) dz =
C
e che
Z
f (x) dx +
n
X
f (z) dz = 2i
(Res f )(zj )
j=1
Z
Z
Z
L
f (z) dz |f (z)| dz L
dz = k1
k
R
R
per cui
Z
lim
R+
2.
Z
3.
0
x sin(2x)
dx;
x4 + 16
x6
1
dx.
+1
2
z
(1) f (z) = (z 2 +1)2 (z
` analitica nel piano complesso ad eccezione dei quattro punti i, 1 i.
2 +2z+2) e
Considero il contorno C formato dal segmento tra R e R, e la semicirconferenza di centro lorigine
63
x2
7
dx = ,
2
2
2
50
(x + 1) (x + 2x + 2)
1
z2
in quanto lintegrale su e` nullo, essendo (z 2 +1)2 (z
` un infinitesimo di quarto
2 +2z+2) = O R4 , ossia e
ordine rispetto ad 1/R.
(2) zzsin(2z)
` analitica nel piano tranne che in 2(1 i), 2(1 i) dove ha dei poli semplici. Inoltre
4 +16 e
sulla semicirconferenza di raggio R, |f (z)| = O R13 . Pertanto
Z +
x sin(2x)
dx
=
2i[(Res
f
)(
2(1
+
i))
+
(Res
f
)(
2(1 + i))] =
4
x + 16
= e2 2 sin(2 2)
4
Z
11
1
R6
su . Di conseguenza
h
i
1
1
i 6
i 36
i 56
dx
=
2i
(Res
f
)(e
)
+
(Res
f
)(e
)
+
(Res
f
)(e
)
=
x6 + 1
2
3
z ei 6
z6
zei 6
5
z ei 6
zei 6
5
1
1
1
= lim 5 = ei 6
+ 1 zei 6 6z
6
z6
z6
5
1
1
1
= lim
= ei 2
5
+ 1 zei 36 6z
6
25
1
1
1
= lim
= ei 6
5
+ 1 zei 65 6z
6
Supponiamo ora che la f (z), pur soddisfacendo le ipotesi del teorema 1.24, presenti dei poli
sullasse reale. In tal caso in calcolo dellintegrale viene effettuato mediante la formula seguente
Z +
n
m
X
X
f (x) dx = 2i
(Res f )(zj0 ) + i
(Res f )(zk00 )
essendo
{zj0 }
i poli interni e
j=1
{zk00 }
k=1
64
1.9.2
R 2
f (cos(), sin()) d
Nel caso in cui si abbia a che fare con un integrale del tipo
Z 2
f (cos(), sin()) d
(1.13)
dove f e` una funzione razionale (rapporto di due polinomi) il procedimento pi`u usuale consiste
nel ricondursi allintegrazione su un cerchio unitario C di una funzione ivi analitica, tranne in un
numero finito di punti, in modo da poter far ricorso al teorema dei residui. Di solito si raggiunge
lo scopo mediante la sostituzione
z = ei
ovverosia
, 0 2,
cos() =
z + z 1
ei + ei
=
;
2
2
sin() =
ei ei
z z 1
=
;
2i
2i
dz = iei d
(1.14)
d = iz 1 dz
2
cos()
+ sin()
0
Z 2
cos(3)
3.
d;
5
4 cos()
0
(1)
Z
0
cos()
d =
1 + 41 cos()
I
C
z+z 1
2
1
+ z+z8
(iz
I
)dz = 4i
C
z2 + 1
dz
z(z 2 + 8z + 1)
in tutto il piano,
tranne
che
in
z
=
0,
4
+
15
e
4
15.
Di
questi z = 0 e 4 + 15 sono interni
a C e 4 15 e` esterno. Pertanto
Z 2
h
i
cos()
d
=
4i(2i)
15) =
(Res
f
)(0)
+
(Res
f
)(4
+
1 + 14 cos()
0
4 15 16
= 2
15
in quanto
z2 + 1
= 4i
z0
z 2 + 8z + 1
z2 + 1
16i
65
(2)
Z
0
I
1
1
(iz 1 )dz =
d =
zz 1
1
3 2 cos() + sin()
C 3 (z + z ) +
2i
I
2
=
dz.
2
C (1 2i)z + 6iz 1 2i
Lultima trasformazione e` stata ottenuta moltiplicando numeratore e denominatore per 2iz. La f (z) e`
ovunque analitica tranne in z = 2 i e (2 i)/5, che sono poli semplici. Di questi solo (2 i)/5 e` nel
cerchio unitario e pertanto
Z 2
1
2i
= ,
d = (2i)(Res f )
3 2 cos() + sin()
5
0
in quanto
(Res f )
2i
5
= lim
z 2i
5
2
1
= .
(1 2i)(z (2 i))
2i
(3)
Z
0
cos(3)
d =
5 4 cos()
z 3 +z 3
2
(iz 1 )dz =
5 2(z + z 1 )
I
1
z6 + 1
=
dz.
2i C z 3 (z 2)(2z 1)
C
1.9.3
R +
f (x){cos(x), sin(x)} dx
(1.15)
Z
f (x) sin(x) dx
con reale positivo. Lintegrale e` spesso calcolabile esattamente, nel caso esista una semicirconferenza con centro lorigine e raggio R (z = Rei , 0 ) nella quale risulti
|f (z)| RLk , essendo k > 0 e L una costante indipendente da R. La semplificazione dipende
dal fatto che, qualunque sia > 0,
Z
lim
eiz f (z) dz = 0
R
66
Dimostrazione.
Z
eR sin() eiR cos() f (Rei )ei d
= iR
0
da cui
Z
Z
iz
e f (z) dz R
R sin()
f (Rei ) d
2L
Rk1
2R
d =
L
Rk1
eR sin() d
L
1 eR .
k
R
R
2
eR sin() d =
eR sin() d e
poi il fatto che sin() 2 per 0 2 (Fig. 1.19). Il risultato e` dunque esatto dato che
lultimo maggiorante converge a zero per R +.
un
pi
Figura 1.19:
Osservazione 1.1 sin() 2 per 0 2 , in quanto y = 2 rappresenta il segmento
di retta che unice il punto (0, 0) con ( 2 , 1). In altre parole essa rappresenta la corda relativa
allarco determinato dalla funzione sin() per 0 2 , come mostrato in figura 1.19.
Nel caso siano valide le suddette ipotesi, a ciascuno degli integrali in esame viene associato
un integrale del tipo
I
f (z)eiz dz
(1.16)
ottenuto con la semplice sostituzione di f (x) con f (z)e di cos(x) o sin(x) con eiz , essendo
C il percorso da R a R, seguito dalla semicirconferenza di equazione z = Rei , 0 .
Esercizio 1.44 Calcolare i seguenti integrali:
1.
2.
67
x sin(x)
dx;
x2 + 2x + 5
x cos( 3x)
dx.
x2 + 16
z
z 2 + 2z + 5
e si osserva che f (z) soddisfa lipotesi richiesta |f (z)| RLk con k > 0, in quanto |f (z)| 0 per
1
1
|z| + come |z|
(in breve f e` un O |z|
). Inoltre f (z) e` ovunque analitica nel piano, ad eccezione
dei punti 1 2i, in ciascuno dei quali possiede un polo semplice.R Poiche soltanto 1 + 2i e` interno
al percorso C, per il teorema dei residui (tenuto conto del fatto che f (z)eiz dz 0 per R +)
possiamo affermare che
Z
Z
Z
zeiz
z cos(z)
z sin(z)
dz =
dz + i
dz =
2 + 2z + 5
2 + 2z + 5
2 + 2z + 5
z
z
z
Z +
z cos( 3z)
z sin( 3z)
dz + i
dz =
z 2 + 16
z 2 + 16
zei 3z
= 2i Res 2
(4i) = ie4 3 .
z + 16
zei 3z
dz =
z 2 + 16
Di conseguenza
Z
1.9.4
Z +
x sin( 3x)
x cos( 3x)
4 3
dx
=
0
e
dx
=
e
.
x2 + 16
x2 + 16
Sia f (x) una funzione continua in a x b, tranne in un punto interno x0 (a < x0 < b).
Supponiamo inoltre che, in senso proprio, non esista lintegrale della f in [a, b]. Questo non
esclude che esista il
Z
Z
x0
lim
0
f (x) dx +
a
f (x) dx .
x0 +
Se tale limite esiste finito, il suo valore viene definito valore principale di cauchy dellintegrale.
Esempio 1.3 In senso proprio non esiste lintegrale
Z 1
1
dx
3
1 x
68
in quanto per x 0
Z
1
dx +
x3
lim
0
Z
(
)
1
1
1 1
2
=
dx = lim
+ 2
0
x3
2x 1
2x
1
1 1
1
= lim 2 + + 2
0
2
2 2 2
1.9.5
=0
Z
0
sin(x)
dx.
x
Prima di tutto osserviamo che la funzione integranda e` pari, per cui, essendo
+
Z
0
1
sin(x)
dx =
x
2
sin(x)
dx,
x
R
ci si pu`o avvalere della tecnica descritta per per il calcolo di integrali del tipo f (x) sin(x) dx. A
tale scopo dobbiamo considerare la funzione integranda eiz /z la quale presenta un polo in z = 0. Per
questo motivo il precedente contorno C va sostituito con quello Cb indicato nella figura 1.20.
B
A
Rm
em
Figura 1.20:
Non essendoci punti singolari allinterno di Cb
eiz
dz =
Cb z
R
eix
R x
eix
dx +
x
dx =
Z
ABC
RR
eiz
dz +
z
Z
ABC
eix
x
Z
eiz
dz +
z
eix
dx +
x
dx,
eix eix
dx +
x
eiz
dz = 0
z
e dunque
Z
2i
eiz
dz = 0
z
sin(x)
dx =
x
Z
ABC
eiz
dz
z
eiz
dz.
z
69
Poiche, per quanto abbiamo gi`a visto, lintegrale su tende a zero per R +, per conoscere il
risultato basta calcolare il primo integrale a destra delluguale per 0. Essendo in ABC, z = ei
con 0.
Z
ABC
eiz
dz =
z
eie
iei d = i
ei
[cos ei + i sin ei ] d
e dunque
Z
2i
0
Z
sin(x)
i
i
[cos e
+ i sin e ] d = i,
dx = lim i
0
x
0
ossia
Z
sin(x)
dx = .
x
2
ln(x2 + 1)
dx.
x2 + 1
+1)
La funzione ln(x
e ovunque analitica, tranne in z = i. Poiche ln(z 2 +1) = ln(z +i)+ln(z i)
x2 +1 `
e i due poli sono uno nel semipiano superiore e uno in quello inferiore, e` conveniente calcolare separatamente gli integrali di z 21+1 ln(z + i) e di z 21+1 ln(z i). Per il calcolo del primo integrale consideriamo
il contorno C formato dal segmento dellasse reale compreso R e R e la semicirconferenza di equazione z = Rei , 0 . Lunico suo polo allinterno di C e` i, nel quale il valore del residuo
e`
ln(2) + i 2
ln(z + i)
ln(2i)
ln(2) + ln(i)
lim(z i)
=
=
=
zi
(z + i)(z i)
2i
2i
2i
avendo assunto come valore del log(2i) il suo valore principale. Di conseguenza
I
C
ln(z + i)
dz =
z2 + 1
ln(x + i)
dx +
2
R x + 1
= ln(2) + i
.
2
Z
0
ln(x + i)
dx +
x2 + 1
ln(z + i)
dz =
z2 + 1
Per R + lintegrale su tende a zero, per cui esso pu`o essere ignorato. Infine, sostituendo z con
z nellinegrale tra R e 0,
Z R
Z R
ln(i x)
ln(i + x)
ln(i2 x2 )
dx
+
dx
=
dx =
x2 + 1
x2 + 1
x2 + 1
0
0
0
Z R
Z R
ln(x2 + 1) + i
ln(x2 + 1)
=
dx
=
dx + i[arctan(x)]R
0 =
x2 + 1
x2 + 1
0
0
2
= ln(2) + i .
2
ln(x2 + 1)
dx = ln(2).
x2 + 1
70
1.10
Se F (s) = L{f (t)}, la trasformata inversa f (t) = L1 {F (s)} e` esprimibile nel modo seguente:
Z a+i
1
est F (s)ds,
f (t) = 2i ai
0,
t > 0,
(1.17)
t 6 0.
Tale formula, detta formula di inversione della trasformata di Laplace, e` nota anche come formula integrale di Bromwich. Lintegrazione, chiaramente nel campo complesso, deve essere effettuata lungo la retta s = a del piano complesso, dove a e` scelto in modo che tutte le eventuali
singolarit`a di F (poli, singolarit`a essenziali, punti di diramazione) si trovino alla sinistra della
retta. Questo significa che lintegrale della formula viene calcolato considerando un integrale
di contorno del tipo
I
1
est F (s)ds
(1.18)
2i C
dve C e` il cosiddetto contorno di Bromwich (figura 1.21) formato dal segmento AB e dallarco
O
R
a + iL
/
a iL
A
Figura 1.21: Contorno di Bromwich
BCAdella circonferenza di centro lorigine e raggio R. Indicato con larco BCA, poich`e
L = R2 a2 per R , dalla (1.17) segue che
1
f (t) = lim
R 2i
a+iL
aiL
1
e F (s)ds =
lim
2i R
st
I
st
e F (s)d s
C
st
e F (s)ds
(1.19)
Calcolo di f (t) mediante il teorema dei residui Supponiamo ora che le uniche singolarit`a
della F siano poli e che questi siano tutti situati alla sinistra della retta s = a. Supponiamo
inoltre che, sotto tali ipotesi, lintegrale lungo di est F (s) tenda a zero per R . In questo
caso, per il teorema dei residui, si puo affermare che
f (t) = somma dei residui di est F (s)
(1.20)
1
(s+1)(s2)2
1
,
(s+1)(s2)2
Poich`e F (s) =
la condizione sufficiente per la validit`a della (1.20) e` chiaramente
soddisfatta. Di conseguenza
f (t) = Res est F (s), 1 + Res est F (s), 2 .
Essendo s = 1 un polo semplice ed s = 2 un polo doppio si ha:
est
1
= et
2
s1
(s + 1)(s 2)
9
h
i
st
d
1
e
Res est F (s), 2 = lim
(s 2)2
= e2t (3t 1)
2
s2 ds
(s + 1)(s 2)
9
Res est F (s), 1 = lim (s + 1)
e di conseguenza
L1
o 1h
i
1
t
2t
=
e
+
e
(3t
1)
.
(s + 1)(s 2)2
9
1
(2) Calcolare L1 (s2 +1)
2 .
Poich`e anche in questo caso vale la condizione sufficiente per lapplicazione della (1.20), possiamo affermare che
est
est
, i + Res
,i
f (t) = Res
(s2 + 1)2
(s2 + 1)2
essendo i i poli doppi. Di conseguenza
est
d est
Res
, i = lim
si ds (s i)2
(s2 + 1)2
d est
est
,
i
=
lim
=
Res
si ds (s + i)2
(s2 + 1)2
1
= (t + i)eit
4
1
(t i)eit
4
e di conseguenza
f (t) =
1
sin(t) t cos(t) .
2
72
Numero infinito di punti singolari isolati Il precedente procedimento puo essere esteso al
caso in cui la F (s) presenta uninfinit`a numerabile di punti singolari isolati. In questo caso
il contorno di Bromwich e` scelto in modo da racchiudere un numero finito M di punti singolari, nessuno dei quali sulla frontiera del dominio. Indicato con LM il raggio della circonferenza alla quale appartiene la curva M del contorno di Bromwich menzionato (figura 1.22)
lantitrasformata e` calcolata come limite per M del risultato precedentemente ottenuto.
O
B
a + iLM
RM
a iLM
A
Figura 1.22: Contorno di Bromwich (contenente M punti singolari)
C
D
R
MMMF
a + iL
/
a iL
A