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Situazionismo
Materiali per un'economia politica
dell ' immaginario
I testi dell' Internationale Situationniste
a cura di
Pasquale Stanziale
massari
editore
dell'immaginario
INDICE
Avvertenza
Comunicazione di servizio
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Introduzione
Il '68: la vittoria sar di chi avr saputo creare
il disordine senza amarlo di Pasquale Stanziale 15
Debord & Vaneigem (15) - Flashback (34) - Meduse situazionaute (43) - Per un'economia politica dell'immaginario (47)
Situazionisti
Tesi sulla rivoluzione culturale di G. E. Debord
Teoria della deriva di G.-E. Debord
Posizioni situazioniste sulla circolazione
di G.-E. Debord
A proposito di alcuni errori d'interpretazione
di G.-E. Debord
Programma elementare dell'ufficio di urbanismo
unitario di A. Kotnyi, R. Vaneigem
Prospettive di modificazioni coscienti
della vita quotidiana di G.-E. Debord
Commenti contro l'urbanistica di R. Vaneigem
Banalit di base I di R. Vaneigem
Banalit di base II di R. Vaneigem
Risposta a un'inchiesta
del centro d'arte socio-sperimentale
di J. Martin, J. Strijbosch, R. Vaneigem, R. Vinet
Corrispondenza con un cibernetico
di G.-E. Debord
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AVVERTENZA
Nella prima parte di questo lavoro, oltre ad offrire un'introduzione critica alla problematica del Situazionismo, si
cerca di fare il punto sulle tematiche originarie di tale movimento, esaminando alcune opere ad esso dedicate e proponendo una prospettiva critica di analisi, innovativa e attualizzante.
Nella parte centrale del libro vengono riproposti i testi
pi significativi di G.-E. Debord e R. Vaneigem pubblicati
originariamente sulla rivista Internationale Situationniste: tra
gli altri, la prima parte de La societ dello spettacolo di Debord e, integralmente, Banalit di base di Vaneigem.
La sezione Materiali raccoglie ima scelta di saggi significativi di altri autori situazionisti.
L'ultima parte del libro dedicata a brevi testi situazionisti e comprende anche due documenti originali, in francese,
tratti dalla rivista Potlatch diretta negli anni '50 da Debord.
Indichiamo, di seguito, le pubblicazioni tratte dalla rivista
Internationale Situationniste e che - nel bene e nel male - sono state tradotte in italiano.
L'estremismo coerente dei situazionisti, Ed. 912, Milano,
1968.
P. Cardan, Capitalismo moderno e rivoluzione, Ed. 912,
Milano, 1969.
R. Vaneigam (sic), Banalit di base, DeDonato, Bari,1969.
COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
A decenni di distanza dal '68 torniamo a parlare del Situazionismo. Ci dovuto al fatto che non se ne pu fare a meno:
del resto, della sua vittoria che si parla e si scrive (M. Morelli 1995). Il problema, tuttavia, che i Situazionisti, in un certo senso, hanno vinto vincendo e, per altro verso, hanno vinto
perdendo. Ci fa s che, da un lato, vi sia chi insiste sul senso,
ovvero su ci che in un movimento si proietta, per propria forza
critica, al di l della circoscrizione del suo tempo; da un altro
lato, si nota come la critica decostruente e anticipatoria del Situazionismo si sia sciolta in una cultura pi o meno di sinistra,
a sua volta pi o meno di potere. E' successo come al Marx di
cui parla Vaneigem: per il suo valore d'uso, la critica si converte in dominio.
Il Situazionismo era fondamentalmente la pratica teorica
della consapevolezza dei processi in atto e quindi critica-progetto che tendeva a superare, nella prospettiva di un cambiamento, l'assetto capitalistico della produzione, gli sviluppi della
scienza e le modalit di vita della quotidianit. Si trattava di
un grado massimo di consapevolezza dei processi che non riscontrabile in nessun tempo successivo. Il rapporto con l'oggi
va a delinearsi in questa direzione, per notare come gli esiti del
capitalismo odierno comportino un 'omologazione della filosofia e della politica pertinente a un grado minimo, questa volta,
della consapevolezza dei processi in atto.
La critica situazionista offriva una prospettiva di analisi
che, prevedendo gli sviluppi del capitalismo, cominciava a por9
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Introduzione
Una lucida critica del capitalismo degli anni '60 e la profezia di un'alienazione totalizzante e pervasiva sono distintamente articolate nelle analisi dei situazionisti, movimento nato verso la met degli anni '50, sviluppatosi tra alterne
vicende in Europa - ma avente come centro Parigi - nel periodo 1958-1969, e dissoltasi nel popolo successivamente.
Le tesi dei situazionisti, dopo rimozioni, translazioni strumentali e banalizzazioni, sono state negli ultimi tempi opportunamente e giustamente richiamate nella necessaria possibilit di ridare loro il riscontro filosofico e sociologico che
loro spetta, unitamente all'affermazione della loro attualit
profetica ed esplicativa nell'attuale panorama sociopolitico
europeo - e italiano, in particolare - di capitalismo integrato
in via di ulteriore consolidamento.
I situazionisti hanno dato un notevole contributo alla critica del capitalismo contemporaneo attraverso analisi articolate e puntuali, sulle pagine di quella rivista dalla copertina
metallica colorata che si titolava Internationale Situationniste:
una rivista parigina che autorizzava a tradurre, adattare e di1
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diana e quindi, come una realt garantita da un'ordine superiore, va accettata nel nouveau dcor de l'epoque.
E la requisitoria situazionista contro Domenach si conclude con queste parole:
Certo, in una societ che ha bisogno di produrre una sottocultura
di massa e di far capire i suoi pseudointellettuali spettacolarizzati,
molti termini devono essere volgarizzati velocemente. Ma per la
stessa ragione le parole perfettamente semplici e chiarificatrici
hanno tendenza a sparire... I Domenach, essendo essi stessi dei servitori dello spettacolo culturale del potere, che vuole usare velocemente e recuperare a suo modo i termini, i pi brucianti del
pensiero critico moderno, non vogliono mai ammettere che i concetti pi importanti e pi veri dell'epoca sono precisamente misurati sulla pi grande confusione e sui peggiori controsensi:
alienazione, dialettica o comunismo. I concetti vitali di volta in volta vengono usati nel modo pi vero come nel modo pi falso, con
una moltitudine di confusioni intermedie, perch la lotta della realt critica e dello spettacolo apologetico conduce a una lotta sulle
parole, lotta tanto pi aspra quanto pi di centrale importanza.
Non la purga autoritaria, la coerenza del suo impiego, nella teoria e nella vita pratica, che rivela la verit di un concetto. L'alienazione porta a tutto a condizione di uscirne1.
2.
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3.
E in effetti quasi tutte le tesi situazioniste rappresentano
una serrata critica dell'esistente attraverso una tessitura
stringente, principalmente del concetto di alienazione. Rendere conto del lavoro dei situazionisti in senso generale, per
il loro peso nella filosofia e nella politica contemporanee,
impresa ardua ed auspicabile che qualcuno prenda l'iniziativa in proposito in modo organico e non frammentario.
Per quanto ci riguarda ci occuperemo delle analisi di
Guy-E. Debord (molto abusate e banalizzate) e di Raoul Vaneigem (poco conosciute e poco usate), anche se non possibile, nell'ambito del Situazionismo, prescindere da scritti
abbastanza rilevanti quali quelli, citiamo tra gli altri, di Rotile, di Frey, di Khayati, di Vinet, di Kotnyi.
Il motivo di fondo del lavoro critico di Debord dato dallo smascheramento d'una strategia di potere diffuso che,
mentre da una parte ha bisogno di una umanit alienata e di1 M. Khayati, Les mots... e IS n. 8.
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Hegel, interpretando la trasformazione del mondo, diviene il pi alto punto filosofico della filosofia: vuole comprendere il mondo che si fa da s.
La societ burocratica totalitaria vive in un presente perpetuo, dove tutto quello che avvenuto esiste soltanto per
essa...
Non possibile combattere l'alienazione sotto forme alienate.
(Tesi 54-124)
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Il tempo pseudociclico non che il travestimento consumabile del tempo merce della produzione.
Il capitalismo concentrato si orienta verso la vendita di
blocchi di tempo organizzati, ognuno di essi costituendo una
sola merce unificata che ha integrato altre merci.
Quest'epoca che si presenta come offerta di varie festivit
, al contrario, un'epoca senza festa. Il momento partecipativo comunitario impensabile in una societ senza comunit
e senza partecipazione.
Lo spettacolo la falsa coscienza del tempo come paralisi
della storia e della memoria.
Il tempo, come necessaria alienazione hegeliana, la dimensione in cui il soggetto diventa altro per diventare la verit di se stesso.
L'alienazione dominante, invece, quella che impone al
soggetto un presente estraneo. C' poi un'alienazione spaziale che riguarda il soggetto e la sua attivit, con un tempo
sottrattogli. C' una alienazione vivente che viene sormontata da quella sociale.
(Tesi 147-164j
Questa societ ha soppresso la distanza geografica ma ha
raccolto la distanza interiormente, come divisione spettacolare.
La circolazione umana come sottoprodotto della circolazione mercantile si realizza principalmente come accesso al
banale.
La geografia umana rispecchia la geografia delle espropriazioni sociali.
(Tesi 165-179)
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Colui che subisce passivamente la propria sorte quotidianamente estranea viene dunque spinto verso la follia... Il bisogno di imitazione che prova il consumatore precisamente
il bisogno infantile, condizionato da tutti gli aspetti del suo
spossessamelo fondamentale. Emanciparsi dalle basi materiali della verit rovesciata, ecco in che cosa consiste l'autoemancipazione del nostro tempo.
(Tesi 212-221)
Scritto nel 1967 e pur ponendosi in parallelo, per alcuni
accenni, al lavoro di Deleuze e Guattari, il libro di Debord
sembra non tener molto in conto le analisi lacaniane relativamente al soggetto. Il fatto che, in effetti, i situazionisti non
vedono di buon occhio le scienze dell'uomo, considerate come persecutorie rispetto al soggetto. Mentre l'alienazione
viene intesa come dimensione di massa e la sua denuncia si
articola avendo tra i punti di partenza l'alienazione hegeliana.
Il punto d'arrivo di Debord una teoria critica che, come
stato fatto osservare, non molto lontana dall'orizzonte
adorniano , e che cerca di strutturare una rinnovata dialettica tra informazione e comunicazione in un universo di mer1
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il rinnovamento tecnologico;
la fusione economico-statuale (concentrazioni e alleanze
di potere economico/politico/mediale);
il segreto generalizzato (invisibilit strutturale dei sistemi
di controllo ecc.);
il falso indiscutibile (e una fase successiva al fatto che il
vero un momento del falso, l'accettazione strumentalmente
consapevolizzata, la scomparsa dell'opinione pubblica);
un eterno presente (affermazione di una temporalit artificiale).
Viene ad emergere dunque un disegno di controllo totale
anche avvalorato da alcuni fatti: non si pu discutere la logica della merce, la scomparsa della dialettica storica e della
storia come riferimento, lo scandalo che rientra in una logica
di integrazione, il sistema che, creando da s i propri nemici,
tende a spostare i giudizi su questi e non sui risultati della
sua azione.
Ipostatizzazione dell'immagine e unidimensionalit dei
messaggi. Impoverimento costretto a integrarsi in un ordine
di discorso e a un linguaggio che nasce dallo spettacolo,
l'unico che gli ormai familiare. La droga aiuta questo ordine di cose, la pazzia aiuta a fuggirlo.
Ecco il villaggio globale spettacolare in una omologazione uniforme di valori, di fatti, di segni.
Il predominio dell'economia si esercita anche rispetto alla scienza cui viene assegnato un compito giustificatorio. La
scienza tende a diventare scienza della giustificazione, perch diretta in modo spettacolare.
E' il dominio della disinformazione. Il segreto parte importante e strategica della democrazia spettacolare: ci vale
per la sicurezza, per le manovre di potere, per le informazioni importanti. Segreto segreto del dominio.
Si afferma il regno della sorveglianza-disinformazione,
non contro il potere, ma a suo favore.
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L'arte morta perch soppiantata dal dominio di ima diffusa artisticit banalizzante ed essenzialmente inautentica.
(Tesi I-XXXIII)
I Commentari si chiudono con accenti pessimistici non
dissimili da quelli dei francofortesi. Agamben nota come il
fatto pi inquietante dei libri di Debord la puntualit con
cui la storia sembra essersi impegnata a verificarne le analisi .
E in effetti al capitalismo vincente corrisponde il consolidamento in atto della democrazia spettacolare debordiana
con forme di alienazione di massa sempre pi compiute. Di
contro, il rifiuto delle identificazioni, delle aggregazioni di
uomini che non si presentano con ima identit ben definita e caratterizzante - sembra ci che, in una forma di disalienazione, pu costringere la democrazia spettacolare a tradire la
propria vocazione autoritaria di fondo .
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E' necessario rilevare le negativit dell'esistente e mostrarne il reale e possibile rovesciamento di prospettive.
Questo itinerario dialettico del Trattato viene realizzato con
dovizia di articolazioni e, in effetti, sembra aver ragione Vaneigem quando afferma che l'importanza del Trattato si verificher col fatto che, nel tempo, nessuno sfuggir alle sue
conclusioni.
Ma cerchiamo di seguire , nel consueto modo schematico, le analisi di Vaneigem:
La banalizzazione e l'impoverimento della vita quotidiana
devono essere area di investimento politico. Nel vissuto individuale va compreso il valoresowersivo dei sentimenti.
Il potere si configura come somma di costrizioni: l'umiliazione degli scambi, la sofferenza dell'alienazione sociale succeduta a quella naturale, il potere come organizzazione di
costrizioni, l'orizzonte della morte.
L'alienazione produttiva al posto della passione creativa.
L'organizzazione dei tempi satura la vita degli individui.
La comunicazione impossibile e il potere si afferma come mediazione universale. La dittatura dei consumi, il primato dello scambio sul dono, trionfo della cibernetizzazione
e del quantitativo.
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- del ruolo;
e affermazione di:
- una libert di realizzazione autentica;
- ima trasparenza dei rapporti sociali.
La tattica come fase polemica del gioco tra la poesia e la
spontaneit.
Il dtournement come rimessa in gioco globale e manifestazione di creativit. Esso la costruzione di un nuovo ordine significante dopo la svalutazione di quello precedente.
Dove c' decomposizione l vi sono le condizioni del dtournement.
La soggettivit ha un luogo incolto: l'interrando. E' una
terra di nessuno tra lo spettacolare e l'insurrezionale. Attraverso una nuova innocenza l'interrando pu cambiare le
cose in una rivoluzione della vita quotidiana, verso l'edificazione di una societ parallela.
(Capitoli XIX-XXV)
Nel maggio 1968 l'Internazionale Situazionista si scioglieva nel popolo portando a termine un itinerario critico certamente appassionante. L'idea di un'osmosi tra vita, arte e politica, aveva radici letterarie e riferimenti alle avanguardie
storiche degli anni '20 , ma soprattutto dava corpo a una denuncia delle nuove forme di alienazione, correlate sia con lo
sviluppo della societ industriale, che con rimozioni politiche.
Il tutto non senza contraddizioni e insofferenze verso una
sinistra di tradizione cui i Situazionisti opponevano un radicalismo basato fondamentalmente sulla possibilit di ricostruzione e di ri-gestione qualitativa del mondo .
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Flashback
1.
Di l dagli esiti filosofici e politici, nell'analisi del Situazionismo importante esaminare l'origine di questo movimento internazionale per una serie di passaggi certamente significativi. Un punto nodale, in tale ambito, il fatto che il
Situazionismo sia il risultato di un transito dall'ambito estetico a quello politico e filosofico. La ricerca di Robert Estivals ha posto bene in evidenza questo punto, mostrando come la maturazione delle avanguardie artistiche francesi, alla
fine degli anni '50, abbia condotto al Situazionismo, in un clima di fermenti di varia origine, ma poi convergenti nel pi
generale movimento del '68.
In Italia, nel 1975, sulla rivista Uomini e Idee, L. Caruso e
S.M. Martini hanno ripreso l'impostazione di Estivals ponen1
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Vi sono due documenti che, a nostro avviso, possono essere abbastanza indicativi della fase originaria del Situazionismo e che cercheremo di esaminare nei loro aspetti fondamentali.
Il primo un testo di Asger Jorn databile al 1954 che anticipa temi ripresi negli anni '60 e relativi al rapporto economia-arte, alla reificazione, all'opera d'arte come controvalore.
E' un testo abbastanza articolato in cui vengono inizialmente prese in esame le forme dello sviluppo moderno della
pittura, della scultura e dell'architettura. Si denuncia l'iniziativa di F.L. Wright di realizzare un museo inteso come ambiente in cui sono sepolte le opere d'arte senza passare prima
nella vita di ogni gjiorno. Si passa quindi a una critica dell'architettura, intesa come arte per formare il nostro ambiente, ma
ormai immobilizzata su vecchi problemi, senza una prospettiva nuova che ridefinisca il rapporto uomo-ambiente (come
invece ha fatto Le Corbusier).
Di qui la necessit di trasformare il programma funzionalista di l da ogni necessit assoluta dell'oggetto. Jorn cerca
pertanto di ridisegnare una concezione dinamica della forma
e del cambiamento, ponendo in evidenza alcuni parametri significativi:
l'evoluzione formale ha luogo attraverso brusche rotture;
l'uso crea la forma ideale;
1 M. Perniola, loc. cit.
2 A. Jorn, Immagine e forma (Mouvement international pour un Bauhaus imaginiste) in Uomini e Idee, cit.
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ternationale lettriste nel Movimento per la Bauhaus imaginista. Siamo nel 1956. L'anno dopo, nel 1957, Debord comincer a parlare della costruzione di situazioni.
3.
Il secondo il testo di Guy Debord Sur la construction des
situations et sur les conditions de l'organisation et de l'action
de la tendance situationniste internationale del 1957. Si tratta
di un Rapporto presentato ai membri dell'Internationale lettriste, del Movimento per vaia Bauhaus imaginiste e del Comit Psychogographique di Londra, come base di discussione e
strumento di propaganda. Con questo documento Debord
traccia l'ambito teorico di base del Situazionismo, individuando due prospettive di lotta il cui valore non pu essere
considerato privo di una certa attualit: un rinnovato valore
politico dell'arte di l da ogni valore di scambio e la critica serrata all'industria culturale, proseguendo in modo originale
sulla via aperta dalla Scuola di Francoforte. L'unificazione
delle due prospettive avviene nell'ambito di una propugnata
rivoluzione da attuare attraverso i partiti operai.
Punti fondamentali di questa rivoluzione saranno la costruzione di situazioni, un diverso assetto del territorio mediante il concetto di urbanismo unitario, la deriva intesa come
gioco spaziale-emotivo riguardante un uso creativo degli ambienti e la delineazione di una nuova area di ricerca, quella
psicogeografica, relativa al rapporto tra l'ambiente e il comportamento individuale. Abbiamo infine il dtournement, una
pratica di spiazzamento, di decontestualizzazione e di riutilizzo creativo di elementi della civilt borghese. Si tratta
chiaramente di un documento che definisce gi tutte le direttrici analitiche presenti nella rivista Internationale Situationniste. Si divide in sei parti che sono:
- rivoluzione e controrivoluzione nella cultura moderna;
- il disfacimento, stadio supremo del pensiero borghese;
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Questo perch
ogni anno si pone sempre pi decisamente il problema del dominio razionale delle forze produttive e della formazione della civilt
su scala mondale. Il capitalismo, inoltre, inventa nuove forme di
lotta: dirigismo del mercato, raggruppamento dei settori della distribuzione, governi fascisti...
E ci sfruttando
le degenerazioni delle direzioni operaie e neutralizzando mediante tattiche riformiste le opposizioni di classe.
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Da qui il concetto di urbanismo unitario da realizzare attraverso l'impiego dell'insieme delle arti e delle tecniche, come mezzi che possono portare ad una strutturazione integrale dell'ambiente. Ci in modo dinamico e sperimentale, non
escludendo, ad esempio la costruzione di quartieri stati-d'animo per cui possibile pensare che
.ogni quartiere eli una citt dovr tendere a provocare un sentimento
semplice cui il soggetto si esporr con conoscenza di causa,
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Debord parla poi delgioco situazionista come di un'attivit che recupera l'unit della vita di l dalle separazioni poste
in atto dal sistema borghese e riscontra
nell'abbondanza di bassezze televisive una delle ragioni dell'incapacit della classe operaia americana a politicizzarsi.
II comportamento della deriva (in tale ambito Debord postula l'uso creativo della televisione e del cinema come rappresentazione diretta di un'attualit giocata) e le analisi psicogeografiche rientrano per Debord in una pratica che tiene
conto del fatto che la vita di un uomo una successione di situazioni fortuite. Particolare rilievo assume il conflitto tra il
desiderio e la realt ostile a tale desiderio: ci che sembra
essere la sensazione del deflusso temporale. Al contrario i
situazionisti puntano sulla fuga del tempo, contrariamente
ai metodi dell'estetica che tendono alla fissazione dell'emozione.
La quarta e la quinta parte riguardano un approccio organizzativo e l'analisi dei percorsi delle avanguardie artistico-rivoluzionarie per tutto ci che riguarda il rapporto tra
creazione culturale e rivoluzione mondiale.
Nell'ultima parte brevemente Debord si occupa delle forme di opposizione al modo di vivere capitalistico e in particolare della necessit di distruggere, con tutti i mezzi iperpolitici, l'idea borghese di felicit. Si tratta di presentare
un'alternativa rivoluzionaria alla cultura dominante.
Perch si sono interpretate abbastanza le passioni: si tratta ora di
trovarne altre.
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Meduse situazionaute
1.
Machiavelli, il Guy Debord del Rinascimento...
Sun Tze, il Guy Debord cinese...
...c' una certa similitudine tra l'opera di Debord e quella
del grande scrittore di fantascienza Philip Dick.
Amenit del genere sono oggi reperibili su Internet, la rete in cui sono presenti materiali diversi - in contesti discutibili- relativamente ai Situazionisti, in generale, e a Debord e
Vaneigem in particolare, con la possibilit di scaricare molti
testi dei due situazionisti oltre a commenti di vario genere.
Ci a indicare la banalizzazione e l'espropriazione dell'ambito critico situazionista, nonch il suo uso traslato e, quindi la
sua neutralizzazione di fatto, ovvero la vittoria perdente del
Situazionismo
2.
Il Debord pi reale, tuttavia, rintracciabile in determinati spazi culturali in cui troviamo per es. alcune riviste che,
partendo dalle analisi debordiane, cercano di riprodurre fenomenologie critiche del postmoderno, estendendo il terreno alla cibernetica, alla critica d'arte e ad altri ambiti culturali. E' l'area di intervento della critica neosituazionista, che
spesso per ottiene degli esiti discutibili e/o oscuri. A tutto
ci viene a corrispondere, per altro verso, la rimozione di
Debord posta in atto nello studio della storia della filosofia,
nonch la sua utilizzazione asettica nel discorso universitario.
A maggior ragione, quindi, va riconosciuto il merito di
studiosi come Mario Perniola e Giorgio Agamben che hanno
correttamente posto il lavoro dei situazionisti e di Debord
nella partitura storica del nostro secolo.
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Perniola, per aver giustamente considerato Debord un filosofo del sospetto verso le forme sensibili, nell'ambito della
critica ai nuovi media .
Agamben, sia per ci che riguarda l'attualit della fenomenologia debordiana, sia per il suo valore critico rispetto
allo stato e alla politica spettacolari, che per la conferma profetica di taluni temi della fenomenologia heideggeriana di
Essere e tempo .
Un riconoscimento positivo va dato al libro di Anselm
Jappe su Debord (1993, gi cit.), per l'accuratezza dell'analisi documentaria relativa al percorso del pensiero debordiano
e per l'inquadramento critico dei due punti centrali della Societ dello spettacolo: la soggettivit e l'alienazione. Due temi
che l'evoluzione dell'antropologia filosofica ha ridefinito, con
una tendenza a confermare e ad approfondire gli assunti
strutturali del lavoro di Debord, piuttosto che renderli profetici in modo vago.
La citata raccolta di saggi dal titolo I Situazionisti (del
1991), contiene, oltre al saggio di Agamben e gli accenti da
lirismo teoretico di Enrico Ghezzi e di Roberto Silvestri (i situazionisti avrebbero vinto vincendo...), mia serie di altri contributi che si articolano con ricchezza di valutazioni critiche.
Penso, in particolare, al saggio di Paolo Virno che si sofferma sulla profezia debordiana della morte dell'arte e sulla critica filosofica situazionista al capitalismo nella sua ideologia
post-moderna.
Molto circostanziata risulta l'analisi proposta da Roberto
Massari , sia come collocazione storica del Situazionismo,
nell'ambito internazionale delle culture e dei movimenti politici che aprirono la strada al '68, che come caratterizzazione
1
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di questo movimento in rapporto ai temi principali di elaborazione della sua teoria critica. Al di l della sezione dedicata ai situazionisti, si tratta comunque di uno dei lavori pi
completi sul '68 e ci per l'ampiezza dei riferimenti, per l'articolazione coerente delle tematiche richiamate e per la ricchezza delle conclusioni politiche.
Salutarmente provocatorio il lungo saggio di Gianfranco Marelli sui situazionisti, comparso sul n. 8 di Per il Sessantotto del 1995 e ripreso recentemente nel libro omonimo a
cura di Diego Giachetti . Il saggio parte dallo scandalo di
Strasburgo di cui ripercorre le tappe significative, per mettere a fuoco ima critica puntuale - e opportunamente smitizzante - del Situazionismo. La sfida sul cambiamento, la reinvenzione della rivoluzione, la critica del linguaggio, ma anche il
settarismo, lo scissionismo, sono i punti posti in evidenza da
Marelli nel proprio saggio, punti nevralgici e caratterizzanti.
Il Situazionismo viene esaminato anche in rapporto alle sue
illusioni storiche, per lo sganciamento di fatto dai nuovi proletari - di cui i situazionisti avevano peraltro individuato i bisogni - e per come il ricco armamento fenomenologico dei situazionisti sia stato recuperato dal potere per i suoi fini.
1
3.
Riteniamo, infine, utile accennare a un movimento italiano che si richiama direttamente al Situazionismo attraverso
iniziative, provocazioni e pubblicazioni. Si tratta del gruppo
bolognese Luther Blisset, nome collettivo che tende a eludere
il concetto di diritto d'autore per porsi come spazio creativo
e critico, filiazione evidente della libert divulgativa e riproduttiva tipica dei testi dell'ambito situazionista nonch spiaz1 G. Marelli, Uno scandalo all'Universit di Strasburgo. L'Internazionale Situazionista, ora in D. Giachetti (a cura di), Per il Sessantotto. Studi e
Ricerche, Centro di Documentazione di Pistoia-Massari Ed., Bolsena 1998.
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ovviamente, riferimenti ai Situazionisti che ora, attraverso varie contaminazioni, divengono situazionauti .
Nell'introduzione al libro si afferma che la Rete (Internet)
una nuova libert, propria delle nuove generazioni, entro
cui realizzare il senso dell'avventura... far esplodere la mente
al Grande Cambiamento, ovvero: da oggi siete liberi.
Abbastanza apprezzabile peraltro la lettura di Pulp Fiction, il film di Quentin Tarantino, che viene visto come una
felice metafora della realt - presente e futura- avvitata in
una retorica di chiacchiera e di violenza. Vi si coglie l'emergere di una necessit, il tentativo di costruire un profilo
d'identit oltre il dominio complessante. E anche qui emerge
la vittoria vincente dei situazionisti nell'anticipare come l'ineluttabile dominio complessante si riproduca incessantemente
come spettacolo integrato, secondo l'analisi debordiana presente nei Commentari, un'integrazione esponenziale verificabile nei fatti.
Certo, possibile pensare a libert esplorative e spazi ludici relativi al soggetto desiderante. Il problema la rappresentazione. Se si tende a porre l'immagine (apparenza?) come
sostituzione della realt, a risolvere in ultima analisi la realt
in ima virtualit, con la conseguenza che il soggetto coincide
con l'immagine senza discontinuit , allora si realizzata una
coincidenza simulativa, di cui non forse azzardato dire che
non comunicazione e che si tratta di una deriva autarchica
rispetto al mondo da cui tende a distanziarsi .
E' questa una prospettiva di liberazione o non piuttosto,
come sostiene Virilio, solo uno degli stadi finali verso il crack
delle immagini ?
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Gli esiti moderni della Fenomenologia dello Spirito, partendo dalla lettura kojviana di questa opera, rientrano a
pieno titolo in una figurazione fondamentale: l'assetto vincente della nostra epoca ha fatto s che si realizzasse una
omologazione fittizia della padronanza per cui i servi si sentono sempre pi padroni e, nell'affermare la propria padronanza essi, in effetti, si attardano sempre di pi nella loro condizione servile. Tutto ci riguarda l'economia e l'immaginario,
pertiene al Marx non-banalizzato e pertiene all'alienazione
strutturale e strutturante del soggetto lacaniano. Rientra
nell'alienazione generalizzata che i situazionisti, pi di altri,
hanno posto in evidenza nelle loro analisi critiche.
3.
Omologazione fittizia della padronanza, dunque: ci che
i situazionisti conoscevano bene per averne definito i parametri attraverso i concetti di merce e di spettacolo, per averne
individuato i meccanismi perversi ai vari livelli. Ma anche per
averne mostrato, nei limiti owii di tale impresa, le vie di fuga
possibili, fino a ridefinire il concetto di sociale o a prendere
in esame l'architettura e la vita quotidiana. Si trattava di prospettive eluse da una sinistra che gi pi di trent'anni fa co-
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minciava a perdersi in vicoli ciechi. E anche di questo i situazionisti sono stati profeti.
4.
L dove la deriva era una strategia creativa di ridefinizione e riappropriazione dello spazio tempo in un universo di
flussi programmati ora, nella moltiplicazione di questi flussi,
in un dominio di complessit, la deriva stata settorializzata
e istituzionalizzata. Basti pensare a certe serie televisive, a
certe tecniche letterarie. L dove si parlava di urbanismo
unitario e di quartieri-stati-d'animo ora abbiamo le citt a tema. Il problema di fondo che questa complessit ha opportunamente mescolato padronanza e servit nell'ambito strutturale, producendo virtualit che ben si sono insediate in
un'economia dell'immaginario. Le derive cos sono diventate
molteplici e quindi la vittoria tende ad essere di coloro che
sanno creare il disordine senza amarlo.
5.
Gli intellettuali sono scomparsi. E ci anche come effetto
collaterale della cultura di sinistra. Conseguenza di tale
scomparsa la caduta della domanda sul senso e quindi la
vittoria di un modello di pensiero fondamentalmente basato
sull'accettazione dell'esistente. L'esatto contrario di quanto
affermava Marx quando definiva la scienza in relazione al
senso e alla fenomenicit.
La complessit ha coronato opportunamente questo processo.
6.
La categoria del concreto e quella di unit tendono ad assumere contorni sempre pi sfumati. Da qui l'esigenza di ridefinirle nell'ambito di un materialismo negativo che individui i domni strutturali e che possa costituire il punto di
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Situazionisti
internationale situationniste
Revue de la section frangaise de l'IS
Directeur: Debord
Rdaction: B.P. 307-03 Paris
Comit de Rdaction :
Mustapha Khayati, Ren Riesel, Christian Sbastiani,
Raoul Vaneigem, Ren Vinet
Tous les textes publis dans
.INTERNATIONALE SITUATIONNISTE
peuvent tre librement reproduits, traduits ou adapts
mime sans indication d'origine\
GIOVANI, RAGAZZE
Con qualche attitudine al superamento e al gioco
senza speciali conoscenze.
Se intelligenti o belli,
voi potete andare nel senso della Storia,
CON I SITUAZIONISTI
e m e
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1
Il fine tradizionale dell'estetica di far sentire, nella mancanza e nell'assenza, certi elementi passati della vita che, attraverso una mediazione artistica, sfuggirebbero alla confusione delle apparenze, essendo quindi l'apparenza ci che
subisce il dominio del tempo. Il grado della riuscita estetica
in rapporto, dunque, a una bellezza inseparabile dalla durata
e che tende addirittura a una pretesa di eternit. Il fine dei
situazionisti la partecipazione immediata a un'abbondanza
di passioni della vita, mediante il cambiamento di momenti
deperibili deliberatamente organizzati. La riuscita di questi
momenti non pu consistere in altro che nel loro effetto temporaneo. I situazionisti considerano l'attivit culturale, dal
punto di vista della totalit, come metodo di costruzione sperimentale della vita quotidiana, permanentemente dispiegabile con la dilatazione del tempo Ubero e la scomparsa deUa
divisione del lavoro (a partire dalla divisione del lavoro artistico).
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centro di un disaccordo particolarmente moderno tra l'individuo progressista e il mondo e definisce romantico-rivoluzionaria la tendenza culturale che si basa su questo disaccordo.
L'insufficienza della concezione di Lefebvre risiede nel
fare della semplice espressione del disaccordo il criterio sufficiente di un'azione rivoluzionaria nella cultura. Lefebvre rinuncia in anticipo a ogni esperienza di modificazione culturale profonda, accontentandosi di un contenuto: la coscienza
del possibile-impossibile (ancora troppo lontano), che pu
venire manifestata in qualsivoglia forma ripresa dal quadro
della decomposizione.
6
Coloro che vogliono andare oltre il vecchio ordine stabilito, in tutti i suoi aspetti, non possono accettare il disordine
del presente, anche nella sfera della cultura. Bisogna lottare
senza pi attendere, anche nel campo della cultura, per l'apparizione concreta dell'ordine fluido del futuro. E' la sua
possibilit, gi presente tra di noi, che svaluta tutte le espressioni nelle forme culturali conosciute. Bisogna portare al collasso finale tutte le forme di pseudocomunicazione, per arrivare un giorno a una comunicazione reale diretta (nella
nostra ipotesi di impiego di mezzi culturali superiori: la situazione costruita). La vittoria sar di coloro che avranno saputo provocare il disordine senza amarlo.
7
Nel mondo della decomposizione possiamo provare, ma
non usare le nostre forze. Il compito pratico di superare il
nostro disaccordo con il mondo, vale a dire di superare la
decomposizione mediante alcune costruzioni superiori, non
romantico. Saremmo dei romantico-rivoluzionari, nel senso
di Lefebvre, proprio nella misura del nostro fallimento.
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nanza di un numero limitato di varianti, e all'abitudine. Poich il progresso non rappresenta niente altro che la rottura
di imo dei campi in cui si esercita il caso, con la creazione di
condizioni nuove e pi favorevoli ai nostri protetti, possiamo
dire che se gli imprevisti della deriva sono sostanzialmente
diversi da quelli della passeggiata, tuttavia le prime attrazioni
psicogeografiche scoperte rischiano di stabilizzare il soggetto, o il gruppo, alla deriva intorno a nuovi assi abituali cui
tutto li riconduce costantemente.
Un certo sospetto rispetto al caso, e al suo impiego ideologico sempre reazionario, condannava a un penoso fallimento la famosa deambulazione senza scopo tentata nel 1923
da quattro surrealisti a partire da una citt scelta a caso: l'erranza in aperta campagna evidentemente deprimente e gli
interventi del caso avvengono qui in modo quanto mai raro.
Ma l'avventatezza spinta ben oltre in Medium (maggio
1954) da un tal Pierre Vendryes che crede di poter avvicinare quell'aneddoto - dato che tutto ci farebbe parte di
un'identica liberazione antideterministica - ad alcuni esperimenti sulla probabilit, per esempio sulla ripartizione aleatoria di alcuni girini in un sfera di cristallo, intorno a cui esprime il suo profondo pensiero precisando: bisogna, beninteso,
che tale massa non subisca dall'esterno alcuna influenza direttrice. In tali condizioni, nei fatti il successo ha arriso ai girini,
che hanno il vantaggio di essere sprovvisti assolutamente di
intelligenza, socialit e sessualit e, conseguentemente, veramente indipendenti gli uni dagli altri.
All'opposto rispetto a queste aberrazioni, il carattere fondamentalmente urbano della deriva, a contatto con quei centri di possibilit e di significati che sono le grandi citt trasformate dall'industria, corrisponderebbe piuttosto alla frase
di Marx: gli uomini non possono vedere nulla intorno a s che
non sia il loro proprio volto: tutto parla loro di loro stessi. Anche il loro paesaggio ha un'anima.
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Ci si pu lasciar andare alla deriva da soli, ma tutto mostra che la ripartizione numerica pi produttiva consiste nella costituzione di vari piccoli gruppi di due o tre persone
giunte a una stessa presa di coscienza, poich il confronto tra
le impressioni di questi differenti gruppi deve consentire di
giungere a delle conclusioni oggettive. E' auspicabile che la
composizione di questi gruppi cambi da una deriva all'altra.
Superando il numero di quattro o cinque partecipanti, il carattere proprio della deriva sfuma rapidamente e in ogni caso non possibile superare la decina di persone senza che la
deriva si frammenti in pi derive condotte simultaneamente.
D'altra parte la pratica di quest'ultimo movimento di grande interesse, ma le difficolt che esso comporta non hanno
mai consentito fino ad ora di organizzarlo con l'ampiezza che
gli spetterebbe.
La durata media di una deriva di una giornata, considerata come l'intervallo compreso tra due periodi di sonno. I
punti di partenza e di arrivo, nel tempo, in rapporto al giorno
solare sono indifferenti, tuttavia bisogna notare che in genere
le ultime ore della notte sono poco adatte alla deriva.
Questa durata media della deriva ha solo un valore statistico. Anzitutto, si presenta abbastanza raramente in tutta la
sua autenticit, perch, difficilmente gli interessati evitano, al
principio o alla fine di questa giornata, di sottrarvi una o due
ore per dedicarle ad occupazioni banali; alla fine della giornata, la stanchezza contribuisce molto a questa forma di abbandono. Ma, soprattutto, la deriva si svolge spesso in alcune
ore fissate deliberatamente o anche in modo fortuito, durante momenti abbastanza brevi, o, al contrario, durante vari
giorni senza interruzione. Nonostante le pause imposte dalla
necessit di dormire, alcune derive, di sufficiente intensit, si
sono prolungate per tre o quattro giorni e anche pi. E' vero
che, nel caso di un succedersi di derive per un periodo abbastanza lungo, quasi impossibile stabilire con precisione il
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un senso pi generale che altro non che il senso della deriva. Ci che possiamo scrivere pu valere soltanto come parola d'ordine in questo grande gioco.
Gli insegnamenti della deriva consentono di stabilire i
primi rilevamenti delle articolazioni psicogeografiche di una
citt moderna. Al di l del riconoscimento di unit ambientali, delle loro componenti principali e della loro localizzazione
spaziale, si percepiscono le loro direttrici principali di passaggio, le loro vie d'uscita e le loro linee di difesa. Si giunge
cos all'ipotesi centrale circa l'esistenza di rotonde psicogegrafiche. Si misurano le distanze che separano effettivamente
due regioni di una citt e che sono incommensurabili rispetto
a quello che poteva far credere una lettura approssimativa di
ima pianta della citt. Con l'aiuto di vecchie mappe, di vedute fotografiche aeree e di derive sperimentali, si pu costruire una cartografia influenziale che sino ad oggi mancata e
la cui attuale incertezza, inevitabile fino a quando non verr
portata a termine una immensa mole di lavoro, non peggiore di quella dei primi portolani, con questa differenza: che
qui non si tratta pi di delimitare con esattezza dei continenti
stabili, ma di cambiare l'architettura e l'urbanistica.
Le diverse unit di atmosfera e di abitazione, oggi, non
sono ritagliate nettamente, ma si presentano circondate da linee di confine pi o meno estese. Il cambiamento pi generale che la deriva porta a proporre la diminuzione costante
di queste linee di confine, sino alla loro completa abolizione.
Nell'architettura stessa, il gusto della deriva induce a rendere manifesta ogni sorta di nuove forme di labirinto, favorite dalle moderne possibilit di costruzione. Cos, nel marzo
1955, la stampa segnalava la costruzione a New York di un
palazzo dove si potevano vedere i primi segni di una possibilit di deriva all'interno di un appartamento: gli alloggi della
casa elicoidale avranno la forma di una fetta di torta. Potranno
venire ingranditi o diminuiti a volont attraverso lo spostamenti
to di pareti mobili. La suddivisione in semipiani evita di limitare il numero di stanze poich l'affittuario pu chiedere di poter
utilizzare la fetta seguente immediatamente sopra o sotto quella che gi abita. Questo sistema permette di trasformare in sei
ore tre appartamenti di quattro stanze in un appartamento di
dodici stanze o pi.
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1.
L'errore di tutti gli urbanisti di considerare l'automobile individuale (e i suoi sottoprodotti, tipo scooter) fondamentalmente come un mezzo di trasporto. E' essenzialmente la
principale materializzazione di una concezione del benessere
che il capitalismo sviluppato tende a diffondere nell'insieme
della societ. L'automobile come bene sovrano di una vita
alienata., e, inseparabilmente, come prodotto essenziale del
mercato capitalista, si pone al centro della stessa propaganda
globale: si dice correntemente, quest'anno, che la prosperit
economica americana dipender presto dal successo dello
slogan: Due vetture per famiglia.
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Voler rifare l'architettura in funzione dell'esistenza attuale, massiva e parassitaria, delle vetture individuali, vuol dire
spostare i problemi con grave irrealismo. Bisogna rifare l'architettura in funzione di tutto il movimento della societ, criticandone tutti i valori effimeri, legati a forme di rapporti sociali ormai condannati (in primo luogo: la famiglia).
5
Anche se si pu ammettere provvisoriamente, per un periodo transitorio, la divisione assoluta tra zone di lavoro e zone di abitazione, bisogna prevedere almeno una terza sfera :
quella della vita stessa (la sfera della libert, del tempo disponibile - la verit della vita). Si sa che l'urbanismo unitario
senza frontiere: pretende di costituire un'unit totale
dell'ambiente umano in cui le separazioni, del tipo lavorisvaghi collettivi-vita privata, saranno finalmente dissolte. Ma
prima, l'azione minima dell' urbanismo unitario il terreno
di gioco esteso a tutte le costruzioni possibili. Questo terreno
sar al livello di complessit di una citt antica.
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ture delle arti plastiche e sulla sua morte (apparso sulla rivista
Ur, 1951): Si creeranno ogni giorno delle forme nuove; non
ci si dar pi la pena di provarle, di verificare la loro resistenza con delle opere valide...
Ecco dei tesori possibili, si dir. Ecco delle opportunit per delle opere secolari. Ma nessuno si chiner a raccogliere una pietra. Si andr pi lontano al fine di scoprire altre
sorgenti secolari che si abbandoneranno a loro volta, nelle
stesso stato di virtualit non sfruttata. Il mondo traboccher
di ricchezze estetiche di cui non si sapr cosa fare. L'involontaria ammissione da parte di Isou, della scomparsa delle
arti, un riflesso della scomparsa reale delle arti. Ma Isou,
che si scopre collocato, per caso o grazie a un tratto del suo
genio, a un punto zero della cultura, si affretta ad arredare
questo vuoto con una cultura simmetrica che fatalmente si
riaprir, dopo che era stata ridotta a niente, con degli elementi simili a quelli vecchi. E, approfittando dell'insperata
fortuna per diventare il solo creatore definitivo di questa
neocultura, Isou si appropria di concessioni sempre pi
grandi su terreni artistici che non occuper. Isou, prodotto di
un'epoca d'arte inconsumabile, ha soppresso l'idea stessa del
suo consumo. Non ha pi bisogno del pubblico. Ha bisogno
solo di credere ancora alla presenza di un giudice nascosto quasi nulla, la sua variante personale del Dio spettatore giudice di un piccolo tribunale esterno al tempo, la cui sola
funzione resta quella di omologare i titoli di propriet di
Isou, eternamente.
Il sistema di creazione di Isou un sistema di perorazioni, ima composizione del suo dossier il pi estesa possibile, per difendere su ogni punto il suo potere ideale contro la
cattiva fede e i cavilli di un eventuale concorrente alla creazione che cercasse di farsene riconoscere, con l'imbroglio,
una particella. Niente limita la sovranit di Isou, salvo il fatto
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PROGRAMMA ELEMENTARE
DELL'UFFICIO DI URBANISMO UNITARIO
di A. Kotnyi, R. Vaneigem
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ceri separati dalla societ. Non c' alcuna area spazio-temporale completamente separabile. Di fatto, c' sempre una
pressione della societ globale sulle sue attuali riserve di vacanze.
La pressione si eserciter in senso opposto nelle basi situazioniste, che funzioneranno da teste di ponte per un'invasione di tutta la vita quotidiana. L'urbanismo unitario il
contrario di un'attivit specializzata, e riconoscere un'area
urbanistica separata gi riconoscere tutta la menzogna urbanistica e la menzogna in tutta la vita. L'urbanistica promette la felicit. Sar dunque giudicata in base a questa promessa. Il coordinamento dei mezzi artistici e dei mezzi scientifici
di denuncia deve portare alla denuncia completa del condizionamento esistente.
6. Lo sbarco
Tutto lo spazio gi occupato dal nemico che ha strumentalizzato a suo uso persino le regole elementari di questo
spazio (oltre la giurisdizione: la geometria). Il momento di
apparizione dell'urbanismo autentico consisterer nel creare,
in certe aree, il vuoto da questa occupazione. Ci che noi
chiamiamo costruzione comincia l. Lo si pu capire con
l'aiuto del concetto di buco positivo, utilizzato dalla fisica
moderna. Materializzare la libert anzitutto sottrarre a un
pianeta asservito alcune particelle della sua superficie.
7. Nello spazio del dtournement [spiazzamento]
L'uso elementare della teoria dell'urbanismo unitario sar la trascrizione di tutte le falsificazioni teoriche dell'urbanistica, dtoume [spiazzata, stravolta] in una prospettiva di disalienazione: bisogna difenderci in ogni attimo dal dominio
degli artefici del condizionamento, ribaltare i loro ritmi.
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Studiare la vita quotidiana sarebbe un'impresa assolutamente ridicola, e condannata anzitutto a non comprendere
nulla del suo oggetto, qualora non si proponesse espressamente di studiare questa vita quotidiana allo scopo di trasformarla.
La conferenza, l'esposizione di alcune considerazioni intellettuali davanti a un pubblico, in quanto forma estremamente banale dei rapporti umani in un settore abbastanza
ampio della societ, rientra essa stessa nella critica della vita
quotidiana.
I sociologi, per esempio, evidenziano fin troppo la tendenza a lasciarfixoridalla vita quotidiana, a rimandare in sfere separate - dette superiori - ci che loro accade in ogni
istante. E' l'abitudine in tutte le sue forme - a cominciare da
quella di manipolare alcuni concetti professionali, quindi
prodotti dalla divisione del lavoro - ci che nasconde la realt dietro convenzioni privilegiate.
E' augurabile allora mostrare, con uno spiazzamento delle formule tradizionali, che la vita quotidiana proprio qui.
Certo, una diffusione di queste parole attraverso un magne1 Perspectives de modifications conscientes de la vie quotidienne, da
IS n. 6, agosto 1961.
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industrializzazione. La vita quotidiana presenta effettivamente, fino ad ora, ima resistenza alla storia. Questo gi un giudizio sulla storia, in quanto eredit e progetto di una societ
di sfruttamento.
L'estrema povert dell'organizzazione cosciente, della
creativit delle persone nella vita quotidiana, traduce la fondamentale necessit dell'incoscienza e della mistificazione in
una societ di sfruttamento, in una societ dell'alienazione.
Henri Lefebvre ha applicato qui un'estensione dell'idea
di sviluppo ineguale al fine di caratterizzare la vita quotidiana, in quanto sfasata, ma non tagliata fuori dalla storicit, come un settore arretrato. Credo si possa arrivare a definire
questo livello della vita quotidiana come settore colonizzato.
Abbiamo visto, a livello dell'economia mondiale, come sottosviluppo e colonizzazione siano fattori che interagiscono.
Tutto porta a credere che cos avvenga anche a livello della
formazione economico-sociale e della prassi.
La vita quotidiana, mistificata con ogni mezzo e controllata in modo poliziesco, una sorta di riserva per i buoni selvaggi che mandano avanti, senza capirla, la societ moderna
attraverso il rapido aumento dei suoi domni tecnici e
l'espansione forzata del suo mercato. La storia cio la trasformazione del reale - non utilizzabile attualmente nella vita
quotidiana perch l'uomo della vita quotidiana il prodotto
di una storia sulla quale non ha alcun potere. Certo, lui a
fare questa storia, ma non Uberamente.
La societ moderna si comprende per frammenti specialistici, pressoch intrasmissibili, e la vita quotidiana, in cui
tutti i problemi rischiano di venir posti in modo unitario,
per questo, naturalmente, il regno dell'ignoranza.
Attraverso la sua produzione industriale, questa societ
ha svuotato di significato i gesti del lavoro. E nessun modello
di comportamento umano ha mantenuto una vera e propria
attualit nel quotidiano.
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Questa societ tende ad atomizzare le persone in consumatori isolati, a vietare la comunicazione. La vita quotidiana
diventa cos vita privata, terreno della separazione e dello
spettacolo.
^ Cos la vita quotidiana anche la sfera della dimissione
degli specialisti. E' cos, per esempio, che uno dei rari individui in grado di comprendere la pi recente immagine scientifica dell'universo diventa stupido, e valuta attentamente le
teorie artistiche di Alain Robbe-Grillet, oppure manda petizioni al Presidente della Repubblica nell'intento di modificare la sua politica. E' la sfera del cedimento, dell'ammissione
dell'incapacit di vivere.
Non si pu quindi caratterizzare il sottosviluppo della vita
quotidiana solamente per la sua relativa incapacit di integrare delle tecniche. Tale aspetto un prodotto importante,
ma ancora parziale, dell'insieme dell'alienazione quotidiana,
che si potrebbe definire come incapacit di inventare una
tecnica di liberazione del quotidiano.
E di fatto molte tecniche modificano in modo pi o meno
marcato alcuni aspetti della vita quotidiana: le arti domestiche, come stato detto qui, ma anche il telefono, la registrazione della musica su dischi microsolco, i viaggi aerei alla
portata di tutti, eccetera. Questi elementi intervengono in
modo anarchico, casuale, senza che nessuno ne abbia calcolato le connessioni e le conseguenze. Ma certo che, nel suo
complesso, questo movimento di introduzione delle tecniche
nella vita quotidiana, inquadrato alla fine dalla razionalit
del capitalismo moderno burocratizzato, va certamente nella
direzione di una riduzione dell'indipendenza e della creativit delle persone. Cos le nuove citt di oggi interpretano
chiaramente la tendenza totalitaria dell'organizzazione della
vita da parte del capitalismo moderno: gli individui isolati
(generalmente isolati nell'ambito della cellula famigliare) vedono la loro vita ridotta al puro squallore del ripetitivo, com-
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trebbe e dovrebbe intendersi, anche con questo rovesciamento: critica che la vita quotidiana eserciterebbe, sovranamente, su tutto ci che le veramente esterno.
Il problema dell'uso dei mezzi tecnici, nella vita quotidiana e altrove, non altro che un problema politico (e fra tutti i
mezzi tecnici reperibili quelli posti in essere sono in realt
selezionati in relazione agli scopi del mantenimento del dominio di una classe). Quando si considera l'ipotesi di un avvenire, come viene ammesso dalla letteratura di fantascienza,
in cui le avventure interstellari coesisterebbero con ima vita
quotidiana mantenuta su questa terra nella stessa indigenza
materiale e lo stesso moralismo arcaico, questo significa di
fatto che vi sarebbe ancora una classe di dirigenti specializzati che manterrebbe al suo servizio le masse proletarie delle
fabbriche e degli uffici, e che le avventure interstellari sarebbero unicamente un'impresa decisa da questi dirigenti, il modo di sviluppare la loro economia irrazionale, il successo di
attivit specializzata.
Ci si chiesti: La vita privata, privata di che? Semplicemente della vita, che ne crudelmente assente. La gente
privata per quanto possibile di comunicazione e di realizzazione di s. Si dovrebbe dire: di fare la propria storia, in prima persona. Le ipotesi per rispondere positivamente a questa domanda sulla natura della privazione si potranno quindi
enunciare solo sotto forma di progetti di arricchimento, progetti di un altro stile di vita, di fatto di uno stile... Oppure, se
si considera che la vita quotidiana al confine tra il settore
dominato e il settore non dominato della vita, quindi il luogo
dell'aleatorio, si dovrebbe arrivare a sostituire all'attuale
ghetto un confine sempre in movimento: lavorare in permanenza all'organizzazione di nuove possibilit.
Il problema dell'intensit del vissuto viene posto oggi, per
esempio, con l'uso degli stupefacenti, nei termini in cui la societ dell'alienazione in grado di porre qualsiasi problema:
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Esiste, sotto i nostri occhi, la testimonianza di una distruzione di tutta l'espressione artistica: l'arte moderna.
Se si considera in tutta la sua ampiezza la crisi della societ contemporanea, non credo sia possibile guardare ancora agli svaghi come a una negazione del quotidiano. Abbiamo ammesso qui che dovevamo studiare il tempo perduto.
Ma vediamo il recente movimento di questa idea del tempo
perduto.
Per il capitalismo classico, il tempo perduto ci che
estraneo alla produzione, all'accumulazione, al risparmio. La
morale laica, insegnata nelle scuole della borghesia, ha istituito questa regola di vita. Il fatto che il capitalismo moderno, con un'astuzia inaspettata, ha bisogno di aumentare i
consumi, di innalzare il livello di vita (ricordiamo che questa
espressione rigorosamente priva di senso). Poich contemporaneamente le condizioni della produzione parcellizzata e
cronometrata sin nei particolari sono diventate perfettamente indifendibili, la morale, gi in atto nella pubblicit, nella
propaganda, e in tutte le forme dello spettacolo dominante,
ammette invece apertamente che il tempo perduto quello
| del lavoro, giustificato solo dai vari livelli del guadagno, che
permette di comprare il riposo, i consumi, gli svaghi - cio
una passivit quotidiana fabbricata e controllata dal capitalii smo.
Ora, se consideriamo l'artificiosit dei bisogni del consumo, creata dal nulla, continuamente stimolata dall'industria
moderna - se si riconoscere il vuoto degli svaghi e l'impossibilita del riposo - si pu porre la domanda in modo pi realistico: che cosa non sarebbe tempo perduto? In altre parole:
lo sviluppo di una societ dell'abbondanza dovrebbe portare
all'abbondanza di che?
Questo pu evidentemente servire per molti aspetti come
pietra di paragone. Quando per esempio, in imo dei giornali
su cui si mette in mostra l'inconsistenza del pensiero di que-
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ste persone chiamate intellettuali di sinistra - intendo FranceObservateur - si pu leggere un titolo che annuncia qualcosa
come L'utilitaria all'assalto del socialismo - per un articolo
che spiega che i russi, di questi tempi, perseguirebbero individualmente un consumo privato di beni in stile americano, a
cominciare naturalmente dalle auto, non ci si pu impedire
di pensare che non sarebbe comunque indispensabile aver
assimilato, dopo Hegel, tutta l'opera di Marx, per accorgersi
quanto meno che un socialismo che arretra di fronte all'invasione del mercato, da parte delle utilitarie, non in alcun
modo il socialismo per il quale il movimento operaio ha lottato. Cos non ad alcun livello della loro tattica, o del loro
dogmatismo, che bisogna opporsi ai dirigenti burocratici della Russia, ma alla base, sul fatto che la vita della gente non ha
realmente cambiato di senso. E questa non l'oscura fatalit
della vita quotidiana, destinata a restare reazionaria. E' una
fatalit imposta da ci che esterno alla vita quotidiana dalla
sfera reazionaria dei dirigenti specializzati, qualunque sia
l'etichetta sotto cui pianificano la miseria in tutti i suoi aspetti.
Allora, la spoliticizzazione attuale di molti vecchi militanti della sinistra, il distacco da una certa alienazione per lanciarsi in un'altra, quella della vita privata, non ha tanto il senso di un ritorno al privato, come rifugio contro le
responsabilit della storicit, ma piuttosto di un allontanamento dal settore politico specializzato, e quindi sempre manipolato da altri, in cui l'unica vera responsabilit stata
quella di lasciare tutte le responsabilit a capi incontrollati,
in cui il progetto comunista stato ingannato e deluso.
Come non si pu opporre in blocco la vita privata a una
vita pubblica, senza chiedere: che vita privata? che vita pubblica? (perch la vita privata contiene i fattori della sua negazione e del suo superamento allo stesso modo con cui l'azione collettiva rivoluzionaria ha potuto nutrire i fattori della
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zia colpire tra le sue stesse file? A meno che l'esperto, dopo
tutto, non sia che un astuto urbanista.
Se il pianificatore non pu conoscere le motivazioni comportamentali di coloro che egli vuole alloggiare nelle migliori
condizioni per il loro equilibrio nervoso, tanto vale porre
senza ritardi l'urbanistica al centro delle ricerche criminologiche (depistare i provocatori - vedi sopra - e permettere a
ognuno di starsene tranquillo nella gerarchia); se lo pu veramente, allora la scienza della repressione criminale si priva
della sua ragione di essere e cambia la ragione sociale: sar
sufficiente l'urbanistica per mantenere l'ordine stabilito senza ricorrere all'indelicatezza delle mitragliatrici. L'uomo assimilato al calcestruzzo: che sogno o che incubo felice per i
tecnocrati, anche se dovessero perdervi ci che resta loro
dell'Attivit Nervosa Superiore, e conservarsi nel potere e
nella durezza del calcestruzzo.
Se i nazisti avessero conosciuto gli urbanisti di oggi,
avrebbero trasformato i campi di concentramento in case popolari. Ma questa soluzione sembra troppo brutale al signor
Chombart de Lauwe. L'urbanistica ideale deve impegnare
tutti, senza insofferenze n rivolte, per ima soluzione finale
del problema uomo.
L'urbanistica la realizzazione concreta pi compiuta di
un incubo. Incubo, secondo Littr: stato che finisce con un risveglio di soprassalto dopo un'estrema ansiet. Ma soprassalto
contro chi? Chi ci ha rimpinzato fino alla sonnolenza? Sarebbe altrettanto stupido mettere a morte Eichmann che impiccare gli urbanisti. E' come prendersela con i bersagli quando
ci si trova in un campo di tiro!
Pianificazione la grande parola: parola grossa dicono
alcuni. Gli specialisti parlano di pianificazione economica e
di urbanistica pianificata, poi strizzano l'occhio con un'aria
di intesa e, purch il gioco sia eseguito bene, tutti applaudono. Il momento magico dello spettacolo la pianificazione
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della felicit. Gi il contabile conduce la sua inchiesta; esperimenti precisi stabiliscono la densit dei telespettatori; si
tratta di sistemare il territorio intorno a loro, di costruire per
loro, senza distrarli dalle preoccupazioni di cui li si nutre attraverso gli occhi e le orecchie. Si tratta di assicurare a tutti
un quieto vivere e un equilibrio, con quella previdenza astuta
di cui davano prova i pirati dei fumetti nella loro sentenza: /
morti non parlano. L'urbanistica e l'informazione sono complementari nelle societ capitalistiche e anticapitalistiche, organizzano il silenzio.
Abitare il bevete coca-cola dell'urbanistica. Si sostituisce
la necessit di bere con quella di bere Coca-cola. Abitare,
essere ovunque a casa propria, dice Kiesler, ma ima tale verit profetica non prende nessuno per il collo, essa un foulard contro il freddo che si fa pi intenso, anche se evoca un
nodo scorsoio. Noi siamo abitati: da questo punto che bisogna partire.
Come public relations, l'urbanistica ideale la proiezione
nello spazio della gerarchia sociale senza conflitto. Strade,
prati all'inglese, fiori naturali e foreste artificiali lubrificano
gli ingranaggi del dominio, lo rendono amabile. In un romanzo di fantascienza di Yves Touraine, lo Stato offre persino ai
pensionati un masturbatore elettronico: l'economia e la felicit vi trovano il loro utile.
Una certa urbanistica di prestigio necessaria, afferma
Chombart de Lauwe. Questo spettacolo che egli ci propone
rende Haussmann folcloristico, lui che non poteva programmare il prestigio al di fuori di un campo di tiro. Questa volta,
si tratta di organizzare scenicamente lo spettacolo sulla vita
quotidiana, di lasciar vivere ognuno nel quadro corrispondente al ruolo che la societ capitalistica gli impone, di isolarlo sempre pi, educandolo come un cieco a riconoscersi
illusoriamente in una materializzazione della propria alienazione.
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Chiesa, se al riguardo vi fosse mi minimo dubbio relativamente all'ortodossia del potere. Ma non cos perch la Chiesa era urbanistica molto prima del potere; cosa potrebbe temere da un Sant'Agostino laico?
C' qualcosa di ammirevole nel far convivere nella parola
abitare migliaia di esseri a cui si toglie finanche la speranza di
un giudizio universale. In questo senso, l'ammirevole corona
l'inumano.
Industrializzare la vita privata. Fate della vostra vita un affare: questo sar il nuovo slogan. Proporre a ognuno di organizzare la sua sfera vitale come ima piccola officina che bisogna gestire, come un'impresa in miniatura con i suoi
surrogati di macchine, la sua produzione di prestigio, il suo
capitale costante di muri e di mobili, non forse il miglior
modo per rendere perfettamente comprensibili le preoccupazioni di quei signori che possiedono una fabbrica, vera,
grande, che anch'essa deve produrre?
Uniformare l'orizzonte: i muri e gli angoli verdi approntati attribuiscono al sogno e al pensiero dei nuovi limiti, poich
malgrado tutto saper conoscere i limiti significa poetizzare il
deserto.
Le nuove citt cancelleranno anche le ultime tracce delle
lotte che opposero le citt tradizionali agli uomini che vollero dominare. Strappare dalla memoria di tutti questa verit:
che ogni vita quotidiana ha la sua storia e, nel mito della partecipazione, contestare il carattere irriducibile del vissuto;
in questi termini che gli urbanisti esprimerebbero gli obiettivi
che perseguono, se si degnassero di mettere da parte per un
istante lo spirito borioso che ostruisce il loro pensiero. Quando lo spirito serioso sparisce il cielo si rischiara, tutto diventa
pi netto o quasi; cos gli umoristi lo sanno bene, distruggere
l'avversario a colpi di bombe H condannarsi a morire con
sofferenze pi lunghe. Bisogner ironizzare ancora a lungo
sugli urbanisti perch siano consapevoli del fatto che, nell'at-
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99
fort che accede ai loro bisogni e d loro il prurito della domanda? Di modo che ima certa organizzazione del comfort,
a quanto pare, proletarizza, in modo epidemico, tutti coloro
che essa contamina con la forza delle cose. Ora, la forza delle cose si esercita per il tramite di dirigenti responsabili, preti
di un ordine astratto i cui soli privilegi si riassumeranno presto o tardi nel regnare su un centro amministrativo circondato da ghetti. L'ultimo uomo morir di noia come un ragno
muore di inedia nel mezzo della sua tela.
Bisogna costruire in fretta, c' molta gente da alloggiare dicono gli umanisti del cemento armato. Bisogna scavare
trincee senza tardare, dicono i generali, c' la patria intera
da salvare. Non c' forse qualche ingiustizia nel lodare i primi e nel beffarsi dei secondi? Nell'era dei missili e del condizionamento, la facezia dei generali ancora una facezia di
buon gusto. Ma innalzare trincee per aria con lo stesso pretesto...!
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1.
Il Capitalismo burocratico ha trovato in Marx la sua giustificazione legittima. Qui non si tratta di accordare al marxismo ortodosso il dubbio merito di aver rafforzato le strutture
neocapitalistiche, la cui attuale riorganizzazione porta in s
l'elogio del totalitarismo sovietico, ma di sottolineare come le
pi profonde analisi di Marx sull'alienazione si siano volgarizzate in fatti di un'estrema banalit che, spogliati del loro
magico imballaggio e materializzati in ogni gesto, danno vita
da se stessi, e giorno per giorno, a un numero sempre crescente di individui. Insomma, il capitalismo burocratico contiene in s la chiara verit dell'alienazione: l'ha posta alla
portata di tutti meglio di quanto Marx potesse sperare, l'ha
banalizzata man mano che, attenuandosi la miseria, la mediocrit dell'esistenza si estesa a macchia d'olio.
Il pauperismo riguadagna in profondit sul modo di vivere ci che perde in estensione sulla mera sopravvivenza; ecco
quindi un sentire unanimemente condiviso che libera Marx
da tutte le interpretazioni che un bolscevismo degenerato ne
ricavava, bench la teoria della coesistenza pacifica intervenga opportunamente per accelerare una tale presa di coscienza e spinga lo scrupolo fino a rivelare, a quanti non avrebbero potuto non comprenderlo che tra sfruttatori l'intesa
possibile a dispetto delle divergenze spettacolari.
1 Banalits de base I, da IS n. 7, aprile 1962.
101
12.
Ogni atto - scrive Mircea Eliade - ha la possibilit di divenire un atto religioso. L'esistenza umana si realizza contemporaneamente su due piani paralleli: quello della temporalit, del
divenire, dell'illusione e quello dell'eternit della sostanza, della realt. Nel XIX secolo si ha la prova, con il divorzio brutale
dei due piani, che sarebbe stato preferibile per il potere
mantenere la realt in un bagno di trascendenza divina. Bisogna tuttavia rendere giustizia al riformismo: Bonaparte fallisce l dove nega il divenire nell'eternit e il reale nell'illusione; l'unione non vale i sacramenti del matrimonio religioso,
ma dura, e questo il massimo che possono esigere da lei i
managers della coesistenza e della pace sociale. Ci troviamo
cos a doverci definire, nella prospettiva illusoria della durata
cui nessuno sfugge, come la fine della temporalit astratta,
vale a dire la fine del tempo reificato dei nostri atti. In altri
termini: definirci nel polo positivo dell'alienazione come fine
dell'alienazione sociale, come fine del permanere dell'umanit nell'alienazione sociale?
3.
La socializzazione dei gruppi umani primitivi dimostra la
volont di lottare pi efficacemente contro le forze misteriose e terrificanti della natura. Ma lottare nell'ambiente naturale, contemporaneamente contro di esso e con esso, sottomettersi alle sue leggi pi inumane al fine di strappargli una
supplementare possibilit di sopravvivenza: tutto ci non poteva che dar luogo a una forma pi evoluta di difesa aggressiva, a un'attitudine pi complessa e meno primitiva, presentando a un livello superiore le contraddizioni che l'uomo
continuamente si sente imporre dalle forze incontrollabili e
tuttavia influenzabili della natura. Socializzandosi, la lotta
contro la dominazione cieca della natura riesce a imporre le
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103
V continua minaccia. Fin dalla sua apparizione, la sopravvivenza economica socialmente costituita postula l'esistenza di limiti, di restrizioni, di diritti contraddittori. Bisogna ricordarlo come si ripete l'abc: fino ad oggi il divenire storico non ha
cessato di definirsi e di definirci in funzione del movimento
di appropriazione privata, dell'assunzione da parte di una
classe, di un gruppo, di una casta o di un individuo, di un potere generale di sopravvivenza economico-sociale la cui forma resta complessa, a partire dalla propriet di ima terra, di
un territorio, di una fabbrica, di capitali, fino all'esercizio puro del potere sugli uomini (gerarchia). Al di l dell'opposizione contro i regimi che pongono il loro paradiso in un wel\ fare-state cibernetico, emerge la necessit di estendere la
lotta contro uno stato di cose fondamentale e inizialmente
naturale, nel cui movimento il capitalismo non gioca che un
ruolo episodico, e che non scomparir senza che scompaiano
le ultime tracce del potere gerarchizzato, o i padroncini
dell'umanit, ben inteso.
5.
^ Essere proprietario vuol dire arrogarsi un bene dal godimento del quale gli altri sono esclusi; nello stesso tempo, riconoscere a ciascuno un diritto astratto di possesso. Escludendo il diritto reale di propriet, il possidente estende la
i sua propriet sugli esclusi (specialmente sui non-possidenti,
, relativamente sugli altri possidenti) senza i quali egli niente. Da parte loro, i non-possidenti non hanno scelta. Il possidente se ne appropria e li aliena come produttori della sua
potenza mentre, per la necessit dalla propria esistenza fisica, essi sono costretti a collaborare loro malgrado alla propria esclusione, a produrla e a sopravvivere nell'impossibilit
di vivere.
S, essi partecipano alla propriet per il tramite del proprietario, partecipazione mistica perch, cos, si organizzano
104
105
12.
Bisogna comprendere la funzione dell'alienazione come
condizione di sopravvivenza in questo contesto sociale. Il lavoro dei non-proprietari obbedisce alle stesse contraddizioni
del diritto di appropriazione particolare. Esso li trasforma in
posseduti, in fabbricanti di appropriazione e in autori della
loro stessa esclusione, ma rappresenta la sola possibilit di
sopravvivenza per gli schiavi, i servi, i lavoratori, cosicch
l'attivit che fa durare l'esistenza svuotandola di ogni contenuto finisce per prendere un senso positivo attraverso un rovesciamento di ottica comprensibile e sinistro. Non solo il lavoro stato valorizzato (nella sua forma di sacrifcio
nell'ancien rgime, nel suo aspetto abbrutente nell'ideologia
borghese e nelle sedicenti democrazie popolari) ma, gi molto presto, lavorare per un padrone, alienarsi con la buona coscienza della sottomissione, divenuto il prezzo onorevole e
appena contestabile della sopravvivenza. La soddisfazione
dei bisogni elementari resta la miglior salvaguardia dell'alienazione, quella che la dissimula meglio giustificandola sulla
base di un'esigenza inattaccabile. L'alienazione moltiplica
senza fine i bisogni perch non ne soddisfa nessuno; oggi,
l'insoddisfazione si misura in numero di auto, frigo, TV; gli
oggetti alienanti non hanno pi l'astuzia n il mistero di ima
trascendenza, ma ci circondano nella loro povert concreta.
Il ricco oggi colui che possiede il pi gran numero di oggetti poveri.
Sopravvivere ci ha, fino ad oggi, impedito di vivere. E' per
questo che bisogna aspettarsi molto dall'impossibilit della
sopravvivenza che si annuncia ormai con un'evidenza tanto
meno contestabile quanto pi il comfort e la sovrabbondanza
nel quadro della sopravvivenza ci spingono al suicidio o alla
rivoluzione.
106
12.
Il sacro presiede anche alla lotta contro l'alienazione. Da
quando, rivelando la sua trama, la copertura mistica cessa di
avviluppare i rapporti di sfruttamento e la violenza, espressione del loro movimento, la lotta contro l'alienazione si svela e si definisce nello spazio di un lampo, nel tempo di una
rottura, come un corpo a corpo inesorabile con il potere
messo a nudo, scoperto improvvisamente nella sua forza brutale e nella sua debolezza, un gigante contro il quale ogni
colpo va a segno ma ogni ferita del quale conferisce all'aggressore la fama maledetta di Erostrato; finch sopravvive il
potere, ognuno vi trova il suo profitto. Prassi di distruzione,
momento sublime in cui la complessit del mondo diventa
tangibile, cristallina, alla portata di tutti, rivolte inesplicabili
come quelle degli schiavi, degli Jacques, degli iconoclasti, degli Arrabbiati, dei Federati, di Kronstadt, delle Asturie e,
promesse per il futuro, dei blusons noirs di Stoccolma e degli
scioperi selvaggi, ecco ci che solo la distruzione di ogni potere gerarchizzato sapr farci dimenticare; a questo che noi
intendiamo dedicarci.
L'usura delle strutture mitiche e il loro ritardo nel rinnovarsi che rendono possibile la presa di coscienza e la profondit critica dell'insurrezione, sono anche la causa del fatto
che, passati gli eccessi - eccessi rivoluzionari - la lotta contro l'alienazione viene proiettata su un piano teorico, come
prolungamento della demistificazione che prepara alla rivolta. E' l'ora in cui la rivolta nel suo aspetto pi vero, e il pi
autenticamente capito, viene riesaminata e liquidata dal noi
non volevamo questo dei teorici incaricati di spiegare il senso
di un'insurrezione a coloro che l'hanno fatta, a quelli che vogliono demistificare con i fatti, non soltanto con le parole.
Tutti i fatti che contestano il potere esigono oggi un'analisi e uno sviluppo tattico. Bisogna aspettarsi molto: a) dal
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nuovo proletariato che scopre la sua privazione nell'abbondanza consumabile (vedere lo sviluppo delle lotte operaie
che sorgono attualmente in Inghilterra, cos come l'atteggiamento della giovent ribelle in tutti i paesi moderni); b) dai
paesi che, insoddisfatti delle loro rivoluzioni parziali e truccate, relegano nei musei i loro teorici passati e presenti (vedere il ruolo dell'intellighenzia nei paesi dell'est); c) dal Terzo Mondo, la cui diffidenza verso i miti tecnicisti stata
alimentata dai poliziotti e dai mercenari del colonialismo, ultimi militanti troppo solerti di ima trascendenza di cui essi
sono i migliori vaccini preventivi; d) dalla forza dell'IS (le
nostre idee sono in tutte le teste) capaci di impedire le lotte
telecomandate, le notti di cristallo e le rivolte acquiescenti.
8.
L'appropriazione della propriet privata legata alla dialettica del particolare e del generale. Nella mistica in cui si
fondano le contraddizioni dei sistemi schiavista e feudale, il
non-proprietario, escluso in particolare dal diritto di propriet, si sforza con il proprio lavoro di assicurare la propria
sopravvivenza: egli vi riesce tanto meglio quanto pi si sforza
di identificarsi con gli interessi del padrone. Egli non conosce gli altri non-proprietari se non attraverso i loro sforzi
identici ai suoi, nella cessione obbligata della forza-lavoro (il
cristianesimo raccomander la cessione volontaria; la schiavit finisce nel momento in cui lo schiavo offre di buon animo la propria forza-lavoro), nella ricerca delle condizioni ottimali di sopravvivenza e di identificazione mistica.
Sorta da una volont di sopravvivenza comune a tutti, la
lotta emerge tuttavia al livello dell'apparenza in cui mette in
gioco l'identificazione con la volont del padrone e scatena
dunque una certa rivalit individuale che riflette la rivalit
dei padroni tra loro. La competizione si svilupper su questo
piano finch i rapporti di sfruttamento resteranno dissimulati
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nell'opacit mistica, e fino a quando sopravviveranno le condizioni di una tale opacit; o ancora, finch il grado di schiavit determiner nella coscienza dello schiavo il grado della
realt vissuta. (Si continua sempre a chiamare coscienza oggettiva quella che coscienza di essere oggetti.)
Da parte sua, il proprietario si trova legato al riconoscimento di un diritto da cui egli il solo a non essere escluso,
ma che sentito al livello dell'apparenza come un diritto valido per ogni escluso preso individualmente. Il suo privilegio
dipende da una tale credenza, sulla quale poggia anche la
forza indispensabile per fronteggiare e tener testa agli altri
proprietari: essa la sua forza. Se a sua volta egli rinuncia
apparentemente all'appropriazione esclusiva di ogni cosa e
di ognuno, se si pone meno come padrone che come servitore del bene pubblico e garante della sicurezza comune, allora
il prestigio incorona la sua forza, egli aggiunge ai suoi privilegi quello di negare al livello dell'apparenza (che il solo livello di riferimento nella comunicazione troncata) la nozione
stessa di appropriazione personale, rifiuta questo diritto a
chiunque, e nega gli altri proprietari.
Nella prospettiva feudale, il proprietario non si integra
nell'apparenza allo stesso modo dei non-proprietari, schiavi,
soldati, funzionari, servitori di ogni razza. Costoro conoscono ima vita cos sordida che, per la maggior parte, non hanno
altra scelta che viverla come una caricatura del Padrone (il
feudatario, il principe, il maggiordomo, l'aguzzino, il gran
prelato, Dio, Satana...). In ogni caso il padrone costretto a
sostenere il ruolo di tale caricatura. Egli vi riesce senza grande sforzo, tanto gi caricaturale nella sua pretesa di vivere
totalmente nell'isolamento in cui lo tengono coloro che non
possono che sopravvivere, e appartiene ormai (con la grandezza dell'epoca gi passata come sovrappi, grandezza passata che conferiva alla tristezza un sapore desiderabile e forte) alla specie che oggi la nostra, triste, simile a ognuno di
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ili
sa si limiter di fatto a desacralizzare l'essere e a risacralizzare per suo maggior profitto il Divenire, innalzando cos il suo
divenire all'Essere, non pi della propriet assoluta, bens
dell'appropriazione relativa; un piccolo divenire democratico
e meccanico, con la sua nozione di progresso, di merito e di
successione causale. Ci che il proprietario vive lo dissimula
a se stesso; legato al mito con un patto di vita o di morte, gli
vietato cogliersi nel godimento positivo ed esclusivo di un bene se non mediante l'apparenza vissuta della propria esclusione; e non attraverso questa esclusione mitica che i nonproprietari coglieranno la realt della loro esclusione?
Egli porta la responsabilit di un gruppo, e assume il peso
di un dio. Sottomesso alla sua benedizione come alla sua vendetta, egli si riveste di proibito e vi si consuma. Modello di
dei e di eroi, il signore, il proprietario il vero volto di Prometeo, del Cristo, di tutti i sacrificati spettacolari che hanno
permesso che la grandissima maggioranza degli uomini non
cessi di sacrificarsi ai padroni, all'estrema minoranza (converr peraltro affinare l'analisi del sacrifcio del proprietario:
nel caso del Cristo, non si dovrebbe ammettere che si tratta
pi precisamente del figlio del proprietario?
Ora, se il proprietario non pu mai sacrificarsi che
nell'apparenza, si assiste tranquillamente all'immolazione effettiva, quando le circostanze lo esigono imperiosamente, del
figlio del proprietario; in quanto questi non in realt che un
proprietario molto incompiuto, un abbozzo, una semplice
speranza di propriet futura.
E' in questa dimensione mitica che bisogna intendere la
famosa frase di Barrs, giornalista, nel momento in cui la
guerra del 1914 era infine giunta ad esaudire i suoi voti: La
nostra giovent, come era giusto, andata a versare a fiotti il
nostro sangue.
Questo gioco discretamente disgustoso ha del resto conosciuto, prima di raggiungere i riti e il folclore, un'epoca eroi-
112
ca in cui re e capi trib erano ritualmente messi a morte secondo la loro volont. Di qui si giunge rapidamente, assicurano gli storici, a sostituire gli augusti martiri con prigionieri,
schiavi e criminali. Sparito il supplizio, l'aureola rimasta.
10.
Il sacrificio del proprietario e del non-proprietario fonda
il concetto di sorte comune; in altri termini, la nozione di
condizione umana si definisce sulla base di un'immagine
ideale e dolorosa in cui tenta di risolversi l'opposizione irriducibile tra il sacrificio mitico degli uni e la vita sacrificata
degli altri. Il mito ha la funzione di unificare e di eternizzare,
in ima successione di istanti statici, la dialettica del voler vivere e del suo contrario. Una tale unit fittizia e ovunque dominante si raggiunge nella comunicazione, e in particolare nel
linguaggio, la sua rappresentazione pi tangibile, pi concreta. A questo livello, l'ambiguit pi manifesta, si apre
sull'assenza di comunicazione reale, consegna l'analista a
fantasmi derisori, a delle parole - istanti eterni e mutevoliche cambiano di contenuto a seconda di chi le pronuncia, come cambia la nozione di sacrificio. Messo alla prova, il linguaggio cessa di dissimulare il malinteso fondamentale e
sbocca nella crisi della partecipazione.
Nel linguaggio di un'epoca, si pu seguire la traccia della
rivoluzione totale, incompiuta e sempre imminente. Sono segni esaltanti e spaventosi per gli sconvolgimenti che preannunciano, ma chi li prenderebbe sul serio? Il discredito che
colpisce il linguaggio cos profondo e cos istintivo quanto
la diffidenza di cui si circondano i miti, ai quali si resta tuttavia fermamente attaccati. Come scovare le parole chiave con
altre parole? Come mostrare con l'aiuto di frasi quali segni
denunciano l'organizzazione fraseologica dell'apparenza?
I testi migliori aspettano la loro giustificazione. Quando
una poesia di Mallarm apparir come la sola spiegazione di
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un atto di rivolta, allora sar permesso parlare senza ambiguit di poesia e di rivoluzione. Attendere e preparare questo momento significa manipolare l'informazione, non come
l'ultima onda d'urto di cui tutti ignorano l'importanza, bens
come la prima ripercussione di un atto futuro.
11.
Nato dalla volont degli uomini di sopravvivere alle forze
incontrollabili della natura, il mito una politica di salute
pubblica che si mantenuta al di l della sua necessit, e si
confermata nella sua forza tirannica riducendo la vita all'unica dimensione della sopravvivenza, negandola come movimento e totalit.
Contestato, il mito unifica le sue contestazioni, presto o
tardi le assimila e le digerisce. Nulla gli resiste di ci che, immagine o concetto, tenta di distruggere le strutture spirituali
dominanti. Esso regna sull'espressione dei fatti e del vissuto,
alla quale impone la sua struttura interpretativa (drammatizzazione). La coscienza del vissuto, che trova la sua espressione al livello dell'apparenza organizzata, definisce la coscienza privata.
Il sacrificio compensato alimenta il mito. Poich ogni vita
individuale implica una rinuncia a se stessi, bisogna che il vissuto si definisca come sacrificio e ricompensa. Come premio
della sua ascesi, l'iniziato (l'operaio promosso, lo specialista,
il manager - nuovi martiri canonizzati democraticamente) riceve un ruolo su misura nell'organizzazione dell'apparenza, e
si installa comodamente nell'alienazione. Ora, i ricoveri collettivi sono scomparsi con le societ unitarie e sussistono solo
le loro traduzioni concrete ad uso del volgo: templi, chiese,
palazzi... ricordi di una protezione universale. Restano oggi i
rifugi individuali, di cui si pu contestare l'efficacia, ma di
cui con certezza si conosce il prezzo.
114
12.
La vita privata si definisce soprattutto in un contesto
formale. Certo, essa ha le sue radici nei rapporti sociali nati
dall'appropriazione privativa, ma l'espressione di questi
rapporti che le d la sua forma essenziale. Universale, incontestabile e ad ogni istante contestata, una tale forma fa
dell'appropriazione un diritto riconosciuto a tutti e da cui
ciascuno escluso, un diritto al quale non si accede che rinunciandovi. Non si prende coscienza del vissuto pi autentico,
non lo si esprime e non lo si comunica, ove questo non spezzi
il contesto nel quale si trova imprigionato (rottura che ha nome rivoluzione), se non con un movimento d'inversione di segno in cui la sua contraddizione fondamentale si dissimula.
In altri termini, se esso rinuncia a prolungare una prassi di
rovesciamento radicale delle condizioni di vita - condizioni
che, in tutte le loro forme, sono quelle dell'appropriazione
privata - un progetto positivo non ha la minima possibilit di
sfuggire a un'assimilazione da parte della negativit che regna sull'espressione dei rapporti sociali; esso viene ricuperato, come l'immagine nello specchio, in senso inverso. Nella
prospettiva totalizzante in cui condiziona la vita di tutti, e in
cui non si distinguono pi il suo potere reale e il suo potere
mitico (entrambi reali ed entrambi mitici), il movimento di
appropriazione privata non lascia al vissuto altra via di
espressione che la via negativa. La vita tutta intera immersa
in una negativit che la corrode e la definisce formalmente.
Parlare di vita suona oggi come parlare di corda in casa
dell'impiccato. Perduta la chiave della volont di vivere, tutte
le porte si aprono su delle tombe. Ora, il discorso del colpo
di fortuna e del caso non basta pi a giustificare la nostra
inerzia; quelli che accettano ancora di vivere sommersi dalla
loro fatica si costruiscono pi facilmente di se stessi un'immagine indolente pi di quanto non riconoscano in ciascuno
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dei loro gesti quotidiani ima smentita vivente della loro disperazione, una smentita che dovrebbe piuttosto incitarli a
disperare solo della loro povert d'immaginazione. Fra queste immagini che sono come un oblio del vivere, il ventaglio
della scelta si apre fra due estremi: il bruto conquistatore e il
bruto schiavo da una parte, il santo e l'eroe puro dall'altra.
E' gi da molto tempo che in questa latrina l'aria divenuta
irrespirabile. Il mondo e l'uomo come rappresentazione puzzano di carogna e non c' nessun dio ormai che possa trasformare i carnai in campi di mughetti. Da quando gli uomini
muoiono, sarebbe abbastanza logico che ci si ponesse la questione di sapere - dopo aver, senza cambiamenti apprezzabili, accettato la risposta venuta dagli dei, dalla Natura e dalle
leggi biologiche - se ci non corrisponde con il fatto che una
gran parte della morte entra, per delle ragioni molto precise,
in ogni istante della nostra vita.
13.
L'appropriazione privata pu definirsi in particolare come appropriazione di cose tramite l'appropriazione di esseri.
Essa la sorgente e l'acqua torbida dove tutti i riflessi si confondono in immagini confuse. Il suo campo d'azione e di influenza, che ricopre tutta la storia, sembra essersi caratterizzato fino ad oggi per una duplice determinazione
comportamentale di base: una ontologia fondata sulla negazione di s e sul sacrificio (nei suoi aspetti rispettivamente
oggettivo e soggettivo), e una dualit fondamentale, una separazione fra particolare e generale, individuale e collettivo,
privato e pubblico, teorico e pratico, spirituale e materiale,
intellettuale e manuale, eccetera.
La contraddizione fra appropriazione universale ed
espropriazione universale postula una messa in rilievo e un
isolamento del padrone. Questa immagine mitica di terrore,
di necessit e di rinuncia si offre agli schiavi, ai servi, a tutti
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quelli che aspirano a cambiare pelle e condizione; essa il riflesso illusorio della loro partecipazione alla propriet, illusione naturale poich essi vi partecipano effettivamente con
il sacrificio quotidiano delle loro energie (ci che gli antichi
chiamavano pena o supplizio e che noi chiamiamo fatica o lavoro), poich, questa propriet, essi la fabbricano in modo
tale da escluderli. Il padrone, lui, non ha altra scelta che
quella di aggrapparsi alla nozione di lavoro-sacrificio, come
il Cristo alla sua croce e ai suoi chiodi; di autenticare il sacrificio a modo suo, di rinunciare apparentemente al suo diritto
di godimento esclusivo e di cessare di far uso, per l'espropriazione, di una violenza puramente umana (vale a dire senza mediazioni).
La sublimit del gesto smorza la violenza iniziale, la nobilt del sacrificio assolve l'uomo delle truppe speciali, la
brutalit del conquistatore si irradia in una trascendenza il
cui regno immanente, gli dei sono i depositari intransigenti
dei diritti, i pastori irascibili di un gregge pacifico e tranquillo dell'Essere e del Voler-Essere proprietario. La scommessa
sulla trascendenza - e il sacrificio che implica - sono la pi
bella conquista del padrone, la sua pi bella sottomissione
alla necessit di conquistare.
Chi ambisce a qualche potere e rifiuta la purificazione
della rinuncia (brigante o tiranno) si vedr presto o tardi
braccato come un animale, o peggio, come chi non persegue
altri fin che i suoi e per il quale il lavoro si concepisce senza
la minima concessione alla serenit di spirito degli altri:
Troppmann, Landra, Petiot pareggiando il loro bilancio senza mettere in conto la difesa del mondo libero, dell'occidente
cristiano, dello stato o del valore umano, erano vinti in partenza.
Rifiutando le regole del gioco, pirati, gangster, fuorilegge
turbano le buone coscienze (le coscienze-riflesso del mito),
ma i padroni, uccidendo il bracconiere o facendone un guar-
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121
alfa e omega. Quanto all'appropriazione privata, si pu definirla come l'appropriazione delle cose mediante l'appropriazione degli esseri, mentre la lotta contro l'alienazione naturale genera l'alienazione sociale.
L'appropriazione privata implica un 'organizzazione
dell'apparenza, in cui siano dissimulate le contraddizioni radicali: occorre che i servi si riconoscano come riflessi degradati del padrone, rafforzando cos, al di l dello specchio di
una illusoria libert, quel che accresce la loro sottomissione e
la loro passivit. Occorre che il padrone si identifichi col servitore mitico e perfetto di un dio o di una trascendenza che
non altro che la rappresentazione sacra ed astratta della totalit degli esseri e delle cose su cui egli esercita un potere
tanto pi reale e tanto meno contestato quanto pi si accredita universalmente la virt della rinuncia ad esso. Al sacrificio dell'esecutore risponde il sacrificio mitico del dirigente,
l'imo si nega nell'altro, lo strano diventa familiare e viceversa, ognuno si realizza in senso inverso.
Dalla comune alienazione nasce l'armonia, un'armonia
negativa di cui la nozione di sacrificio l'unit fondamentale.
Ci che mantiene l'armonia oggettiva (e pervertita), il mito,
e questo termine stato usato per designare l'organizzazione
dell'apparenza nelle societ unitarie, cio nelle societ in cui
il potere schiavistico, tribale e feudale ha l'esperienza ufficiale di un'autorit divina e in cui il sacro permette al potere di
occupare la totalit.
Ora, l'armonia fondata inizialmente sul dono di s dono
di s ingloba una forma di rapporto che si svilupper, diverr autonoma e la distrugger. Questo rapporto si appoggia
sullo scambio parcellare (merce, denaro, prodotto, forza-lavoro...), lo scambio di una parte di s che fonda la nozione di
libert borghese. Esso nasce man mano che il commercio e la
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le piaghe. E tuttavia - lasciamo gli storici e gli esteti alle collezioni - basta grattare la crosta del ricordo perch le grida,
le parole, i gesti antichi facciano nuovamente sanguinare il
potere in tutta la sua estensione. Tutta l'organizzazione della
sopravvivenza dei ricordi non impedir all'oblio di cancellarli
man mano che, divenuti vivi, cominceranno a dissolversi; nello stesso modo in cui la nostra sopravvivenza si dissolver
nella costruzione della nostra vita quotidiana.
Processo inevitabile: come ha mostrato Marx, l'apparizione del valore di scambio e la sua sostituzione simbolica da
parte del denaro aprono una crisi latente e profonda in seno
al mondo unitario. La merce introduce nelle relazioni un carattere universale (un biglietto da 1000 franchi rappresenta
tutto che ci che si pu comprare con quella somma) e un
carattere egualitario (vi scambio di cose eguali). Questa
universalit egualitaria sfugge in parte allo sfruttatore come
allo sfruttato, ma l'imo e l'altro vi si riconoscono. Si ritrovano
faccia a faccia, a confronto non pi nel mistero della nascita
e dell'ascendenza divina, come nel caso della nobilt, ma in
una trascendenza intelligibile, che il Logos, insieme di leggi
comprensibili per tutti, anche se una simile comprensione resta misteriosa. Un mistero che ha i suoi iniziati, i sacerdoti
che si sforzano di mantenere il Logos nel limbo della mistica
divina, per cedere ben presto ai filosofi, successivamente ai
tecnici, il posto, se non anche la dignit della loro sacra missione. Dalla Repubblica platonica allo Stato Cibernetico.
Cos sotto la pressione del valore di scambio e della tecnica (che potremmo definire come una mediazione a portata di
mano) il mito si laicizza lentamente. Tuttavia vanno notati
due fatti:
a) Il Logos che si libera dall'unit mistica si afferma contemporaneamente in essa e contro di essa. Alle strutture
comportamentali magiche e analogiche vanno a sovraimprimersi strutture comportamentali razionali e logiche che le
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125
ci preparano l'avvenire. In una tale prospettiva bisogna comprendere che la coesistenza pacifica limita l'unit totalitaria.
E' tempo che ognuno prenda coscienza che si cominciato a
resistervi.
15.
Il campo di battaglia conosciuto. Si tratta di preparare
la lotta prima che sia dovutamente benedetto il coito politico
del patafisico, provvisto della sua totalit senza tecnica, e del
cibernetico con la sua tecnica senza totalit.
Dal punto di vista del potere gerarchizzato, desacralizzare il mito non era ammissibile se non risacralizzando il Logos, o almeno i suoi elementi desacralizzanti. Prendersela col
sacro, era al tempo stesso - conosciamo la musica - liberare
la totalit, dunque distruggere il potere. Ora, il potere della
borghesia, sbriciolato, povero, contestato senza tregua, conserva un equilibrio relativo appoggiandosi su questa ambiguit: la tecnica, che desacralizza oggettivamente, appare soggettivamente come uno strumento di liberazione. Non una
liberazione reale, quale solo la desacralizzazione, vale a dire
la fine dello spettacolo, consentirebbe, bens una caricatura,
un surrogato, un'allucinazione provocata. Ci che la visione
unitaria del mondo rigettava nell'aldil (l'immagine dell'elevazione), il potere parcellare lo inscrive in un futuro maggior
benessere (l'immagine del progetto), del sol dell'avvenire che
sorge sul letamaio del presente, e che non altro che il presente moltiplicato per il numero dei gadget da produrre. Dallo slogan Vvete in Dio, siamo passati alla formula umanistica
sopravvivete alla vecchiaia, che suona vivete giovani, vivete a
lungo.
Il mito desacralizzato e parcellizzato perde la sua superbia e la sua spiritualit. Diventa ima forma povera, che conserva le sue vecchie caratteristiche, ma le rivela in modo concreto, brutale, tangibile. Dio ha cessato di essere regista e, in
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attesa che il Logos prenda il suo posto con le armi della tecnica e della scienza, i fantasmi dell'alienazione si materializzano dappertutto e seminano il disordine. Stiamo attenti: si
tratta dei prodromi di un ordine futuro. Fin da ora, tocca a
noi giocare se voghamo evitare che l'avvenire sia posto sotto
il segno della sopravvivenza, o anche che la sopravvivenza,
divenuta impossibile, sparisca radicalmente (l'ipotesi di un
suicidio dell'umanit). E sparisca con lei, evidentemente, tutta l'esperienza di costruzione della vita quotidiana. Gli obiettivi di una lotta per la costruzione della vita quotidiana sono i
punti nevralgici di ogni potere gerarchizzato. Costruire l'ima
distruggere l'altro. Presi nel vortice della desacralizzazione
e della risacralizzazione, gli elementi contro i quali ci definiamo prioritariamente restano: l'organizzazione dell'apparenza
in spettacolo quale ognuno si nega; la separazione che fonda
la vita privata, poich essa il luogo in cui la separazione oggettiva fra coloro che possiedono e coloro che sono spossessati, vissuta e ripercossa su tutti i piani; e il sacrificio. I tre
elementi sono solidali, questo va da s, come d'altronde i loro antagonisti: partecipazione, unificazione, realizzazione.
Lo stesso vale per il loro contesto: non-totalit (mondo deficitario, ovvero totalit sotto controllo) e totalit.
16.
I rapporti umani, un tempo dissolti nella trascendenza divina (in altri termini: la totalit ammantata di sacro), si sono
decantati e solidificati da quando il sacro ha finito di agire
come catalizzatore. La loro materialit si rivelata e, mentre
le leggi capricciose dell'economia prendevano il posto della
Provvidenza, sotto il potere degli dei traspariva il potere degli uomini. Al ruolo allora mitico giocato da ciascuno sotto i
riflettori divini corrisponde oggi una moltitudine di ruoli, le
cui maschere, per essere dei visi umani, nondimeno continuano ad esigere dall'attore - come dalla comparsa - che ne-
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niano). Nel quadro di ci che abbiamo chiamato la colonizzazione della vita quotidiana, non esistono altri cambiamenti
che quelli di ruoli frammentari. Si successivamente - e secondo convenienze pi o meno imperative - cittadino, padre
di famiglia, partner amoroso, politico, specialista, uomo del
mestiere, produttore, consumatore. E tuttavia, quale governante non si sente governato? A tutti si applica l'adagio: fottitore qualche volta, fottuto sempre!
L'epoca parcellare almeno non avr consentito alcun
dubbio su questo punto: la vita quotidiana ad essere il campo di battaglia in cui si svolge la lotta tra la totalit e il potere, che impegna tutta la sua energia per controllarla.
Ci che noi rivendichiamo, esigendo il potere della vita
quotidiana contro il potere gerarchizzato, tutto. Noi ci situiamo nel conflitto generalizzato che va dalla lite domestica
alla guerra rivoluzionaria, e abbiamo scommesso sulla volont di vivere. Ci significa che dobbiamo sopravvivere come
antisoprawiventi. Noi ci interessiamo fondamentalmente ai
momenti in cui la vita zampilla attraverso la glaciazione della
sopravvivenza (che questi momenti siano privi di coscienza o
teorizzati, storici - come la rivoluzione - o personali). Ma, occorre arrendersi all'evidenza, noi siamo anche impediti di seguire liberamente il corso di questi momenti (eccettuato il
momento della rivoluzione stessa), sia da parte della repressione generale del potere, che da parte delle necessit della
nostra lotta, della nostra tattica eccetera. E' importante parimenti trovare il mezzo di compensare questa percentuale di
errore supplementare, nell'ampliamento di questi momenti e
nella messa in evidenza della loro portata qualitativa. Ci che
impedisce che quanto diciamo sulla costruzione della vita
quotidiana sia ricuperato dalla cultura e dalla sottocultura
(es.: Arguments, i pensatori che si danno da fare con le loro
domande e con le loro ferie pagate), precisamente il fatto
che ognuna delle idee situazioniste il prolungamento fedele
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all'elaborazione degli strumenti che condizionano e trasformano il mondo, egli innesca la rivolta dei privilegiati. Fino ad
ora una simile rivolta si chiamata fascismo. E' essenzialmente una rivolta da operetta - Nietzsche non aveva forse visto in Wagner un precursore? - in cui gli attori, che per lungo
tempo sono stati tenuti in disparte o che si ritengono sempre
meno Uberi, rivendicano d'un tratto i ruoli principali. Clinicamente parlando, il fascismo l'isteria del mondo spettacolare, spinta al parossismo. E' in tale parossismo che lo spettacolo assicura momentaneamente la sua unit mentre svela,
contemporaneamente, la sua inumanit radicale. Attraverso
il fascismo e lo stalinismo, che costituiscono le sue crisi romantiche, lo spettacolo rivela la sua vera natura: esso una
malattia.
Noi siamo intossicati dallo spettacolo. Ora, tutti gli elementi che portano a ima cura disintossicante (traduci: a costruire noi stessi, la nostra vita quotidiana) sono nelle mani
degli specialisti. Costoro ci interessano dunque tutti al pi alto grado, e tuttavia a differenti titoli. Cos, ci sono dei casi disperati: non cercheremo di mostrare agli specialisti del potere, ai dirigenti, l'estensione del loro delirio. Per contro,
siamo pronti a prendere in considerazione il rancore degli
specialisti prigionieri di un ruolo angusto, ridicolo o infamante. Si ammetter, nondimeno, che la nostra indulgenza non
senza lmiti. Se, malgrado i nostri sforzi, essi si ostinano a
fabbricare il condizionamento che colonizza la loro stessa vita quotidiana, a mettere la loro cattiva coscienza e la loro
amarezza al servizio del potere, se preferiscono alla vera realizzazione una rappresentazione illusoria nella gerarchia, se
brandiscono con ostentazione la loro specialit (la loro pittura, i loro romanzi, le loro equazioni, la loro sociometria, la
loro psicoanalisi, le loro conoscenze balistiche), infine se, sapendo bene - e fra poco si avr che non lo ignoreranno pi che soltanto l'IS e il potere possiedono le modalit d'uso del-
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la loro specializzazione, scelgono lo stesso di servire il potere, poich il potere, forte della loro inerzia, li ha, fino ad oggi, scelti per servirlo, allora che crepino! Non si potrebbero
mostrare pi generosi. Possano capirlo e possano comprendere sopra ogni altra cosa che, oramai, la rivolta degli attori
non dirigenti legata alla rivolta contro lo spettacolo (si veda
l'IS e il potere).
21.
L'anatema generalizzato scagliato contro il lumpenproletariat dipende dall'uso che di questi faceva la borghesia, alla
quale esso forniva, oltre che un regolatore per il potere, le
forze dubbie dell'ordine: poliziotti, spie, scagnozzi, artisti...
Tuttavia, la critica della societ del lavoro vi latente a un
grado di radicalismo notevole. Il disprezzo che vi si professa
per i servi e i padroni contiene una critica valida del lavoro
come alienazione, critica che non stata presa in considerazione fino ad oggi perch il lumpenproletariat era il luogo
delle ambiguit, ma anche perch la lotta contro l'alienazione naturale, e la produzione del benessere, apparivano ancora nel XIX e all'inizio del XX secolo come dei pretesti validi.
Una volta resosi conto che l'abbondanza dei beni di consumo non era che l'altra faccia dell'alienazione nella produzione, il lumpenproletariat acquista ima dimensione nuova; libera il suo disprezzo del lavoro organizzato che prende poco
a poco, nell'et del Welfare State, il peso di una rivendicazione che solo i dirigenti rifiutano ancora di ammettere. Malgrado i tentativi di recupero di cui lo sommerge il potere,
ogni esperimento effettuato sulla vita quotidiana, vale a dire
per costruirla (pratica illegale a partire dal momento della
distruzione del potere feudale, in cui essa era stata limitata e
riservata ad alcuni), si concretizza attualmente attraverso la
critica del lavoro alienante e il rifiuto di sottomettersi al lavoro forzato. Tanto che il nuovo proletariato tende a definirsi
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desiderio, la volont, l'intelligenza, il buon gusto, il subconscio e tutte le categorie dell'io come degli assoluti. La sociologia oggi viene ad arricchire le categorie psicologiche, ma la
variet introdotta nei ruoli non fa che accentuare ancor pi
la monotonia del riflesso di identificazione. La libert del sopravvivente sar quella di assumere il costituente astratto cui
avr scelto di ridursi. Una volta scartata ogni realizzazione
reale, non rimane che una drammaturgia psicosociologica in
cui l'interiorit serve da eccedenza per evacuare le spoglie di
cui ci si rivestiti nell'esibizione quotidiana. La sopravvivenza diventa lo stadio pi compiuto della vita organizzata secondo il modulo del ricordo meccanicamente riprodotto.
28.
143
d assoggettamento, non in ima visione manichea, ma facendo evolvere, con la nostra strategia, questa battaglia in cui
ovunque, in ogni istante, gli avversari cercano il contatto e si
scontrano senza metodo, in una notte e in un'incertezza senza rimedio.
29.
La vita quotidiana sempre stata svuotata a vantggio
della vita apparente, ma l'apparenza, nella sua coesione mitica, aveva forza sufficiente perch mai si parlasse di vita quotidiana. La povert, il vuoto dello spettacolo, che traspare attraverso tutti i vari tipi di capitalismo e tutte le variet
borghesi, ha rivelato contemporaneamente l'esistenza di una
vita quotidiana (una vita rifugio, ma rifugio di che cosa e
contro che cosa?) e la povert della vita quotidiana stessa.
Man mano che si rafforzano la reificazione e la burocratizzazione, il carattere deficitario dello spettacolo e della vita
quotidiana divengono la sola evidenza. D conflitto tra l'umano e l'inumano passato anch'esso sul piano dell'apparenza.
Dal momento in cui il marxismo diventa un'ideologia, la lotta
che Marx conduce contro l'ideologia in nome della ricchezza
della vita si trasforma in una antideologia ideologica, uno
spettacolo dell'antispettacolo (cos come nella cultura
d'avanguardia, la disgregazione dello spettacolo antispettacolare quella di restare fra gli attori soltanto, essendo l'arte
antiartistica fatta e compresa dai soli artisti; necessario
considerare i rapporti che questa antideologia ideologica ha
con la funzione del rivoluzionario di professione nel leninismo). E' in questo modo che il manicheismo si trovato per
qualche tempo rivivificato. Perch Sant'Agostino combatte i
manichei con tanta asprezza? Perch ha ben valutato il pericolo di un mito che offre una sola soluzione, la vittoria del
buono sul cattivo; egli sa che una simile impossibilit rischia
di provocare il crollo delle strutture mitiche nella loro inte-
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realt autentica quella delle torture. Queste torture nessuna nuova magia le pu alleviare, n l'ideologia della totalit
(Logos), n quella del nichilismo, che saranno le stampelle
della societ cibernetica. Queste torture sono la condanna di
qualsivoglia potere gerarchizzato, comunque dissimulato e
organizzato che sia. L'antagonismo che l'IS si avvia a rinnovare il pi antico che ci sia: l'antagonismo radicale ed
per questo che esso riprende in s quanto i momenti insurrezionali o le grandi individualit hanno abbandonato nel corso
della storia.
30.
Ci sarebbero molte altre banalit da riprendere e da ripercorrere. Le cose migliori non hanno mai fine. Prima di rileggere quanto precede, e che imo spirito mediocre pu
comprendere al terzo tentativo, bene consacrare al testo
che segue un'attenzione tanto pi sostenuta quanto pi questi appunti, frammentari come gli altri, richiedono delle discussioni e delle messe a punto. Si tratta di una questione
centrale: l'IS e il potere rivoluzionario.
L'IS, considerando congiuntamente la crisi dei partiti di
massa e la crisi delle lites, dovr definirsi come superamento
del Ce bolscevico (superamento del partito di massa) e del
progetto nietzschiano (superamento dell'intellighenzia):
a) Ogniqualvolta un potere si presentato come dirigente
di una volont rivoluzionaria, esso ha compromesso a priori il
potere della rivoluzione. Il Ce bolscevico si definiva contemporaneamente come concentrazione e come rappresentanza.
Concentrazione di un potere antagonista al potere borghese,
rappresentanza della volont delle masse. Questa doppia caratteristica lo costrinse a non essere ben presto nient'altro
che un potere svuotato, un potere dalla rappresentanza vuota
e, di conseguenza, a ricongiungersi in una forma comune (la
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RISPOSTA A UN'INCHIESTA
DEL CENTRO D'ARTE SOCIO-SPERIMENTALE
diJ.-V. Martin, J. Strijbosch, R. Vaneigen, R. Vinet
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gi nel mondo, e che tendono a sostituire l'arte. Allora, questa contestazione frammentaria si ripiega sull'estetica, si fissa
in un estetica subito invecchiata, inoperante, in un mondo in
cui gi troppo tardi per l'estetica come avvenuto per il surrealismo. Altre correnti rappresentano tipicamente il misticismo borghese degradato (l'arte come sostituto della religione). Esse riproducono - ma soltanto nel sogno solitario e
nella pretesa idealista - le forze che dominano ufficialmente
e praticamente la vita sociale presente: la non-comunicazione, il bluff, il gusto frenetico del rinnovamento in s della sostituzione rapida di gadget arbitrari e privi di interesse: come
il lettrismo, a proposito del quale abbiamo potuto scrivere
che Isou, prodotto di un'epoca d'arte inconsumabile ha soppresso l'idea stessa del suo consumo e che ha proposto la prima arte del solipsismo (Intemazionale Situazionista n. 4)
Infine, la moltiplicazione stessa delle pretese correnti artistiche che nulla distingue realmente dalle altre , in qualche
modo, un'applicazione dei princpi della vendita moderna
dello stesso prodotto sotto etichette rivali.
2. In che cosa l'arte pu essere realmente sociale?
I tempi dell'arte sono passati. Si tratta ora di realizzare
l'arte, di costruire effettivamente a tutti i livelli della vita, ci
che, in precedenza, non ha potuto essere altro che illusione o
rimembranza artistica, sognati e conservati unilateralmente.
Non si pu realizzare l'arte se non sopprimendola. Tuttavia,
occorre obiettare allo stato presente della societ, che sopprime l'arte rimpiazzandola con l'automatismo di imo spettacolo ancora pi gerarchico e passivo, che non si potr realmente sopprimere l'arte se non realizzandola.
3. La societ politica in cui vivete favorisce o sfavorisce la vostra funzione sociale d'artista?
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Questa societ ha soppresso, di fatto, ci che voi chiamate funzione sociale dell'artista. Se si tratta della funzione di
impiegato nello spettacolo regnante evidente che i posti da
occupare si moltiplicano con lo spettacolo stesso. Ma i situazionisti non sono affatto disposti a integrarvisi.
Se si considera, al contrario, che si tratta di essere gli eredi
dell'arte passata mediante nuovi tipi di attivit, a cominciare
dalla contestazione della totalit sociale, del tutto normale
che la societ in questione ostacoli una tale pratica.
4. Pensate che la vostra estetica sarebbe diversa se foste posti in
altre realt sociali, politiche, economiche?
Certamente. Realizzandosi le nostre prospettive, l'estetica (come pure la sua negazione) sar superata.
Se, attualmente, ci trovassimo posti in un paese sottosviluppato o sottomessi a condizioni arcaiche di dominio (colonizzazione, dittatura di tipo franchista), riconosceremmo una
certa partecipazione possibile degli artisti in quanto tali alle
lotte popolari, e quindi a ima comunicazione non completamente posticcia, su di una base pi antica: la vecchia funzione sociale dell'artista ancora reale per qualche tempo, rispetto al ritardo generale (sociale e culturale) dell'ambiente.
Se la nostra tendenza fosse costituita in un paese governato dalla burocrazia cosiddetta socialista, dove sistematicamente organizzata la mancanza di informazione sulle esperienze, culturali ed altre, dei cinquanta ultimi anni nei paesi
industriali avanzati, noi condivideremmo certo l'esigenza minima della diffusione della verit, ivi compresa la verit
sull'arte occidentale attuale.
Ci nonostante l'inevitabile ambiguit di questa rivendicazione, dato che la storia dell'arte moderna in Occidente
Ubera e perfino famosa, ma falsificata in profondit; e che la
sua importazione all'Est favorirebbe necessariamente anzi-
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II
1
j
!
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l'antiquadro di Michle Bernstein: Vittoria della banda Bonnot. Fa parte di una serie, che comporta segnatamente la Vittoria della Comune di Parigi, la Vittoria della Grande Jacquerie del 1358, la Vittoria dei Repubblicani spagnoli, la Vittoria
dei Consigli Operai a Budapest, e molte altre vittorie ancora.
Tali pitture si propongono di negare la pop art (caratterizzata materialmente e ideologicamente dall'indifferenza e
l'uggiosa soddisfazione) integrando solo oggetti presi nella
categoria del giocattolo, e rendendoli il pi pesantemente
possibile significanti. Questa serie riprende cos, in un certo
modo, la pittura di battaglie e corregge, nel senso che ci si
addice, la storia delle rivolte, che non finita. Sembra che un
nuovo avvio della trasformazione del mondo debba sempre
cominciare con l'apparire di un nuovo irrealismo. Speriamo
che le nostre manifestazioni di umorismo come di seriet
contribuiranno ad illuminare la nostra posizione sui rapporti
attuali fra l'arte e la societ.
6 dicembre 1963
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gran numero di atti banali che si trovano ad essere straordinari per il loro assemblaggio. Ognuna delle posizioni elementari, correttamente, razionalmente o convenzionalmente legate al mondo esterno, sembrerebbe perfettamente normale:
migliaia di borghesi vi si trovano in ogni momento; l'insieme
particolare delle situazioni , in quanto tale, straordinario
perch non abituale che esse si susseguano in questo ordine (Ministry of Fear, Stambul Train, The Third Man). Vi
segnalo che i teorici dell'Informazione sono capaci (in pura
teoria) di misurare la quantit di novit che un simile sistema
apporta.
Vi sono d'altronde delle situazioni intrinsecamente rare;
per esempio, l'omosessualit statisticamente meno frequente della sessualit puerile e innocente; il gioco d'amore
con tre partner lo meno della copulazione legale. Uccidere
un uomo, o una donna, una situazione rara e, per ci, tanto
pi interessante: la quantit legata alla situazione, misurata
da ima certa escursione al di fuori del campo della libert sociale, pi grande di un susseguirsi di piccole infrazioni al
codice della strada (si veda Dostoevskij, perch io penso che
la letteratura poliziesca non apporti, su questo piano, che
una statistica situazionale [!], per di pi fittizia). E' qui che la
nostra libert interstiziale si ridurr ben presto a zero, a partire dal momento in cui la tecnologia ci porter il controllo di
tutti da parte di tutti, la matrice degli atti elementari e la
macchina per inventariare il contenuto dei pensieri di ognuno in ciascun istante.
Uscire molto dalle norme, raramente, o uscirne molto poco, assai spesso. Su questo punto pertanto vediamo apparire
due dimensioni delle situazioni: la loro novit intrinseca o la
rarit del loro assemblaggio.
La societ controlla sempre pi la prima con le armi congiunte della morale sociale, degli archivi e delle schedature,
delle ricette mediche dei farmacisti eccetera. Controlla anco-
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ra abbastanza male la seconda e mi sembra che si possa ancora vivere ima vita originale in senso situazionista, attraverso
uno schema di piccole deviazioni banali. I surrealisti nella loro vita quotidiana lo avevano gi preavvertito, bench avessero scoperto che il peggior nemico del Surrealismo poteva essere la stanchezza fisica o l'esaurimento delle riserve di
coraggio intellettuale.
Ma mi sembra che, a prezzo di essere incoerenti rispetto
alla stessa nostra accettazione dell'automobile, del frigorifero e del telefono, vale a dire della civilt tecnologica in cui viviamo, sia nell'asse della tecnologia che noi dobbiamo ricercare delle situazioni nuove e mi chiedo in quale misura il
vostro movimento lo accetti. Mi pare estremamente facile
definire delle situazioni nuove basate su un cambiamento
tecnico, le cui condizioni fisiche sono gi realizzate o realizzabili o ragionevolmente concepibili. Per esempio, vivere
senza forza di gravit, abitare sott'acqua, camminare sul soffitto, pi in generale vivere in ambienti estranei: sono situazioni che ci vengono fornite dalla tecnica, nel senso classico
della parola.
Si pu pensare che la tecnica sia lontana dalla nostra vita
quotidiana. Io credo tuttavia che sarebbe disconoscere di fatto che una coppia che possiede una cucina con il termostato
vive una situazione nuova. E' evidente, in base a questi esempi, che l'eco psicologica di una situazione a determinare il
suo valore per una filosofia situazionista.
Qui si delinea una politica: chiedi ai sociologi quali sono
le molle sociali del convenzionalismo. Tra le pi evidenti c'
la sessualit che certamente capace di apportare un gran
numero di situazioni nuove. La fabbricazione, biologicamente concepibile, di donne con due paia di seni senza alcun
dubbio una proposta della biologia alla tradizione. L'invenzione, accanto ai due sessi convenzionali, di uno, due, tre, n
sessi differenti, propone una combinatoria sessuale che segue
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il teorema delle permutazioni e suggerisce un numero rapidamente immenso di situazioni amorose (n fattoriale).
Un'altra fonte di variazioni, dunque di situazioni, potrebbe fondarsi sullo sfruttamento dei nostri sensi. Le arti olfattive, ad esempio, non sono state sviluppate che in notazioni
esclusivamente e fortemente sessualizzate, e piuttosto come
strumento di lotta tra i sessi, ma mai come un'arte astratta.
Nel campo artistico, un gran numero di altre situazioni discenderanno prossimamente dalle capacit tecniche e se i registi americani non sanno che fare del Cinerama, e a maggior
ragione del Ciclorama, forse legittimo aspettarsene una
fonte di arti nuove. Il sogno dell'Arte Totale condizionato
dalla povert dell'immaginazione artistica.
Che succederebbe di ima societ composta di strati sociali basati su quello che Michael Young chiama la meritocrazia
e in cui questi strati fossero inseriti nelle leggi dello Stato?
Prefigurarlo certamente funzione della fiction sociologica.
Di fatto, la vita quotidiana come noi la conosciamo capace,
attraverso scarti che possono sembrare trascurabili, di proporre delle situazioni infinitamente nuove. Penso, per esempio, alla grande discriminazione tra gli uomini e le donne basata su una categorializzazione a priori, aleatoria, ma definitiva.
Non pi del tutto inconcepibile che gli esseri cambino
di sesso nel corso della loro vita, e le situazioni nuove, prima
di carattere individuale, poi di carattere sociale, sono in questo caso perfettamente concepibili. Mi sembra che uno dei
ruoli dell'Internazionale Situazionista sarebbe quello di
esplorarle. Se si suppone semplicemente che i vettori di attrazione degli nomini verso le donne e delle donne verso gli
uomini divengano simmetrici, invece di subire la dissimmetria temporale, che la regola statistica attuale, si pu pensare che il 90 % del Teatro, del Cinema della Letteratura e
dell'Arte figurativa debba venir sostituito.
161
Si potrebbe continuare questa enumerazione indefinitamente, ma mi sembra, in breve, che la ricerca di situazioni
nuove che appare, se capisco bene, come uno degli scopi che
potrebbe porsi il Situazionismo, sia relativamente facile e
debba venir legata, tra le altre cose, a uno studio di quanto
apportano le tecniche biologiche che vari tab lasciano praticamente intatte. Riassumendo:
1. Il mio interesse per il Vostro movimento deriva
dall'idea di base di ricercare delle situazioni nuove, in ima
societ costretta alla felicit tecnologica.
2. Mi sembra che il termine situazione dovrebbe venir meglio definito o ridefinito nella vostra prospettiva, e che sarebbe necessario da parte vostra un rapporto dottrinale con
questo termine. In particolare, la misura del valore di novit
di una situazione mi pare un criterio indispensabile.
3. Non difficile trovare un gran numero di situazioni
nuove - ne ho elencate qui una dozzina ma il ragionamento
pu essere spinto oltre.
Esse possono derivare:
a) dalla trasgressione dei tab che, all'interno del campo
della libert legale, vengono ancora a restringere la nostra libert pratica, in particolare in campo sessuale e biologico;
b) dal crimine nel senso della Sociologia di Durkheim;
c) da numerose deviazioni strane, ma di debole ampiezza
attorno alla norma;
d) infine, dalla tecnologia, vale a dire dal potere dell'uomo sulle leggi della natura.
Vi prego di gradire, signore, l'espressione dei miei migliori sentimenti.
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sitano. A dispetto di molteplici deficienze, l'universit borghese - precedentemente alla burocratizzazione cibernetica
che tu rappresenti cos elegantemente - lascia un certo margine di obiettivit professionale ai suoi insegnanti. Nei casi in
cui degli allievi brillanti abbiano un'opinione opposta a quella del loro esaminatore, accade che la realt dei loro studi
venga comunque riconosciuta e soprattutto non capita, che i
motivi di risentimento extrauniversitari che si hanno contro
di loro vengano ingenuamente proclamati in anticipo, con i
risultati che comporteranno. Ma tu, parvenu sorpreso dalla
polvere di autorit che ti tocca in sorte, non puoi lasciar passare l'occasione di ima prima rivincita. E' cos che miserabilmente (nel senso come un vigliacco e nel senso il colpo
fall: medita sul valore anticombinatorio di una parola), correndo a tutta velocit sulle tue gambette, hai cercato di far
eliminare, a un esame nello scorso giugno, uno dei nostri giovani compagni di cui probabilmente invidiavi l'intelligenza e
l'umanit. Pensavi che noi avremmo dimenticato il tuo comportamento perch hai fallito il tuo colpo? Errore, Moles.
Che i meccanismi della tua specie diventino infine, per
via ufficiale, superiori a qualcuno, che abbiano il potere di
far rispettare le loro inette decisioni: eccoli scatenarsi allo
stimolo. Ma quanto ancora fragile questo potere, dopo tanto arrivismo! Noi ridiamo di te.
Sappi tuttavia che osserveremo tutti il prosieguo della tua
carriera con l'attenzione che merita.
Guy Debord
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ANNUNCIO
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Bisogna impedire che vengano trattate in modo speculativo le questioni che possono essere trattate dalla teoria radicale. Questa esigenza tende ad acquistare un'importanza
sempre pi grande man mano che l'analisi situazionista della
realt fa avanzare il processo di realizzazione pratica del nostro progetto.
La conoscenza inseparabile dall'uso che se ne fa. L'agitazione che le nostre evidenze teoriche cominciano a porre in
discussione ai vari livelli in tutti i settori del vecchio mondo
sta per incaricarsi di completare e correggere il buon uso che
noi facciamo delle idee e delle cose: per questo che'nella
prevedibile societ dell'abbondanza, noi siamo i soli a non
essere spaventati dall'abbondanza.
Il modo d'uso non mai problematico. Gli specialisti del
questionamento - da Socialisme ou Barbarie a Plante - si preoccupano unicamente di non far capire chi favorisca la loro
ideologia della confusione. I situazionisti lavorano nella prospettiva opposta. Essi pongono unicamente delle domande
1 De quelques questions thoriques sans questionnement ni problmtique, da IS n. 10, marzo 1966.
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mite della partecipazione alla sua democrazia totale il riconoscimento e l'autoappropriazione da parte di tutti i suoi membri della coerenza della sua critica: tale coerenza deve essere
nella teoria critica propriamente detta e nel rapporto fra questa
teoria e l'attivit pratica. Essa critica radicalmente ogni ideologia in quanto potere separato delle idee e idee del potere separato.
La coerenza della critica e la critica dell'incoerenza sono
un solo e unico movimento condannato a distruggersi e a fossilizzarsi in ideologia dal momento in cui s'introduce la separazione tra i differenti gruppi di una federazione, tra individui di un'organizzazione, tra la teoria e la pratica di un
membro di questa organizzazione. Nella lotta globale in cui
siamo impegnati, cedere di un punto sul fronte della coerenza significa lasciare che la separazione vinca su tutta la linea.
E' questo che incita alla pi grande prudenza: a non dare
mai per acquisita la nostra coerenza, a restare lucidi di fronte ai pericoli che la minacciano nell'unit di fondo dei comportamenti individuali e collettivi, a prevenire e ad evitare
questi pericoli.
Che una frazione segreta abbia potuto formarsi tra noi,
ma anche che essa sia stata tempestivamente smascherata:
ci sufficiente a indicare il rigore e la mancanza di rigore di
cui abbiamo dato prova nella trasparenza dei rapporti intersoggettivi. In altri termini, questo significa che la propagazione dell'IS consiste essenzialmente in ci: essa capace di fornire un esempio sia in senso negativo, mostrando le proprie
debolezze e correggendole, che in senso positivo traendo
dalle correzioni nuove esigenze. Noi abbiamo spesso ripetuto
che era importante non ingannarsi sulle persone; bisogna
provarlo continuamente e nello stesso tempo accrescere l'impossibilit di sbagliarci su di noi. E ci che vale per le persone vale ugualmente per i gruppi.
Si conosce il detto di Socrate a uno dei giovani cui si ri-
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volgeva: Parla un po', cos che possa vederti. Noi siamo in grado di evitare questo genere di Socrate e questo genere di giovani se il carattere esemplare della nostra attivit assicura la
forza di irradiazione della nostra presenza dentro e contro lo
spettacolo dominante. Ai boss del recupero e ai miserabili
che si accorderanno nel voler presentare come un gruppo
dirigente, bisogna opporre l'esempio antigerarchico di una
radicali/razione permanente; non dissimulare nulla delle nostre esperienze, stabilire tramite la diffusione dei nostri metodi, delle nostre tesi critiche, dei nostri procedimenti di agitazione, la pi grande trasparenza sulla realt del progetto
collettivo di liberazione della vita quotidiana.
L'IS deve agire come un asse che, ricevendo il suo movimento dagli impulsi rivoluzionari del mondo intero, fa precipitare, in modo unitario, il corso radicale degli avvenimenti.
A differenza dei settori arretrati che si ostinano a ricercare
prima di tutto l'unit tattica (i Fronti comuni, nazionali, popolari), l'IS e alcune organizzazioni autonome alleate si incontreranno solamente nella ricerca di un'unit organica,
considerando che l'unit tattica non efficace se non l dove
l'unit organica possibile. Gruppo o individuo, bisogna che
ciascuno viva alla velocit di radicalizzazione degli avvenimenti al fine di radicalizzarli a sua volta. La coerenza rivoluzionaria non nient'altro che questo.
Certamente, noi siamo ancora lontani da ima tale armonia di progressione, ma certamente vi siamo impegnati del
tutto. Dai primi princpi alla loro realizzazione, vi la storia
dei gruppi e degli individui, che anche quella dei loro ritardi possibili. Solo la trasparenza nella partecipazione reale
blocca la minaccia che pesa sulla coerenza: la trasformazione
del ritardo in separazione. Tutto ci che ci separa ancora
dalla realizzazione del progetto situazionista deriva dall'ostilit del vecchio mondo nel quale viviamo, ma la coscienza di
queste separazioni contiene gi ci che le dissolver.
171
Ora, precisamente nella lotta intrapresa contro le separazioni che il ritardo appare a diversi livelli; l che la noncoscienza del ritardo oscura la coscienza delle separazioni e
introduce l'incoerenza. Quando la coscienza si deteriora,
compare l'ideologia. Li si visti serbare per se stessi, l'uno
(Kotnyi) i risultati delle sue analisi, comunicandoli con il
contagocce e con la superiorit di una clessidra sul tempo, gli
altri (esclusi dall'ultimo rovescio) le loro mancanze a tutti i
riguardi, facendo i pavoni ma senza averne la coda. L'attendismo mistico e l'ecumenismo egualitario avevano il medesimo odore. Passate dunque, grottesca mascherata, saltimbanchi dei malesseri incurabili.
La nozione di ritardo appartiene al modo ludico e si ricollega a quella di conduttore del gioco. Come la dissimulazione del ritardo, o la dissimulazione di esperienze, ricrea la
nozione di prestigio, tende a trasformare il conduttore del
gioco in capo, produce i comportamenti stereotipi e il ruolo
con le sue conseguenze nevrotiche, le sue attitudini tormentate, la sua inumanit, allo stesso modo la trasparenza permette di entrare nel progetto comune con l'innocenza calcolata dei giocatori del falansterio che rivaleggiano tra di loro
(composito), che cambiano di occupazione (volubile), che
ambiscono a raggiungere la radicalit pi spinta (cabalista).
Ma lo spirito di leggerezza passa attraverso l'intelligenza dei
rapporti di pesantezza. Presuppone la lucidit sulle capacit
di ciascuno.
Delle capacit non voghamo sapere nulla al di fuori
dell'uso rivoluzionario che se ne pu fare, uso che acquista il
suo senso nella vita quotidiana. Il problema non che alcuni
vivano, pensino, facciano l'amore, sparino, parlino meglio
degli altri, ma invece che nessun compagno viva, pensi, faccia
l'amore, spari o parli cos male da trovarsi costretto a dissimulare i propri ritardi, a giocare alle minoranze oppresse, e
a reclamare, nel nome stesso del plusvalore che concede agli
172
altri per le proprie insufficienze, una democrazia dell'impotenza dove affermerebbe evidentemente il suo dominio. In
altri termini, necessario almeno che ogni rivoluzionario abbia la passione di difendere quanto ha di pi caro: la propria
volont di realizzazione individuale, il desiderio di liberare la
propria vita quotidiana.
Se qualcuno rinuncia a investire la totalit delle proprie
capacit - e di conseguenza a svilupparle - nella lotta per la
propria creativit, per i propri sogni, per le proprie passioni,
in modo che rinunciandovi rinuncia per ci stesso a s medesimo, si impedisce fin dall'inizio di parlare a proprio nome e,
a-fortior, nel nome di un gruppo che porta in s le possibilit
di realizzazione di tutti gli individui. Il suo gusto del sacrificio, la sua scelta dell'inautentico, l'esclusione o la rottura non
fanno che concretizzarli pubblicamente, con la logica della
trasparenza alla quale costui ha mancato.
Sull'adesione e sull'alleanza, l'esempio della partecipazione reale al progetto rivoluzionario decide sovranamente. La
coscienza dei ritardi, la lotta contro le separazioni, la passione di raggiungere una maggiore coerenza, ci che deve fondare tra noi, come tra l'IS e i gruppi autonomi o le federazioni future, una fiducia oggettiva. Ci sono tutti i motivi per
sperare che i nostri alleati rivaleggeranno con noi nella radicalizzazione delle condizioni rivoluzionarie, come noi contiamo che rivaleggino con i situazionisti coloro che avranno
scelto di unirsi a loro.
Tutto lascia supporre che, a un certo grado di estensione
della coscienza rivoluzionaria, ciascun gruppo avr raggiunto
una coerenza tale che la qualit di conduttore del gioco di
tutti i partecipanti e il carattere irrisorio dei ritardi lasceranno agli individui il diritto di variare nelle loro opzioni e di
cambiare organizzazione secondo le loro affinit passionali.
Ma la preminenza momentanea dell'IS un fatto di cui biso-
173
174
LA SEPARAZIONE COMPIUTA
di Guy-E. Debord
1
menta, cosicch il colmo dell'illusione anche per esso il colmo del sacro.
Feuerbach, Prefazione alla seconda edizione de L 'essenza del Cristianesimo.
1.
Tutta la vita delle societ nelle quali predominano le condizioni moderne di produzione si presenta come un'immensa
accumulazione di spettacoli. Tutto ci che era direttamente
vissuto si allontanato in una rappresentazione.
2.
Le immagini che si sono staccate da ciascun aspetto della
vita si fondono in un corso comune, in cui l'unit della vita
non pu pi essere ristabilita. La realt considerata parzialmente si dispiega nella propria unit generale in quanto
pseudo-mondo a parte, oggetto della sola contemplazione.
La specializzazione delle immagini del mondo si ritrova,
compiuta, nel mondo autonomizzato dell'immagine, in cui il
bugiardo ha mentito a se stesso. Lo spettacolo in generale,
1 La sparation accomplie, da IS n. 11, ottobre 1967.
175
176
tenuto dello spettacolo sono entrambe l'identica giustificazione totale delle condizioni e dei fini del sistema esistente.
Lo spettacolo anche la presenza permanente di questa giustificazione, in quanto occupazione della parte principale del
tempo vissuto al di fuori della moderna produzione.
7.
La separazione fa essa stessa parte dell'unit del mondo,
della prassi sociale globale che si scissa in realt e in immagine. La pratica sociale, di fronte alla quale si pone lo spettacolo autonomo, anche la totalit reale che contiene lo spettacolo. Ma la scissione che in questa totalit la mutila al
punto da far apparire lo spettacolo come il suo fine. Il linguaggio dello spettacolo costituito da segni della produzione imperante, che sono nel contempo la finalit ultima di
questa produzione
8.
177
Il concetto di spettacolo unifica e spiega una grande diversit di fenomeni apparenti. Le loro diversit e i loro contrasti sono le apparenze di questa apparenza organizzata socialmente, che deve essere a sua volta riconosciuta nella sua
verit generale. Considerato secondo nei suoi termini propri,
lo spettacolo l'affermazione dell'apparenza e l'affermazione
di ogni vita umana, cio sociale, come mera apparenza. Ma
la critica, che raggiunge la verit dello spettacolo, lo scopre
come negazione visibile della vita; come una negazione della
vita divenuta visibile.
11.
Per descrivere lo spettacolo, la sua formazione, le sue
funzioni, e le forze che tendono alla sua dissoluzione, bisogna distinguere artificialmente gli elementi inseparabili. Analizzando lo spettacolo, si parla in una certa misura il linguaggio stesso dello spettacolare, in quanto si passa al terreno
metodologico di questa societ che si esprime nello spettacolo. Ma lo spettacolo non nient'altro che il senso della pratica totale di una formazione economico-sociale, il suo impiego
del tempo. E' il momento storico che ci contiene.
12.
Lo spettacolo si presenta come un'enorme positivit indiscutibile e inaccessibile. Esso non dice niente di pi di questo, che ci che appare buono, ci che buono appare. L'attitudine che esso esige per principio questa accettazione
passiva, che ha di fatto gi ottenuto con il suo modo di apparire senza confronti, con il suo monopolio dell'apparenza.
13.
Il carattere fondamentalmente tautologico dello spettacolo si deduce dal semplice fatto che i suoi mezzi sono al tempo
178
Lo spettacolo sottomette gli uomini viventi a s nella misura in cui l'economia li ha totalmente sottomessi. Esso non
che l'economia che si sviluppa per se stessa. E' il riflesso fedele della produzione delle cose, e l'oggettivazione infedele
dei produttori.
17.
La prima fase del dominio dell'economia sulla vita sociale
aveva comportato nella definizione di ogni realizzazione
umana un'evidente degradazione dell'essere in avere. La fase
presente dell'occupazione totale della vita sociale, attraverso
i risultati accumulati dell'economia, conduce a uno slittamento generalizzato dell'avere ne\Vapparire (sembrare), da
179
180
Quanto pi la necessit viene ad essere socialmente sognata, tanto pi il sogno diviene necessario. Lo spettacolo il
cattivo sogno della societ moderna incatenata, che non
esprime in definitiva se non il suo desiderio di dormire. Lo
spettacolo il guardiano di questo sonno.
22.
181
24.
Lo spettacolo il discorso ininterrotto che l'ordine presente rivolge a se stesso, il suo monologo elogiativo. E' l'autoritratto del potere nell'epoca della sua gestione totalitaria
delle condizioni di esistenza. L'apparenza feticista della pura
oggettivit nelle relazioni spettacolari nasconde il loro carattere di relazione tra uomini e tra classi: ima seconda natura
sembra dominare il nostro ambiente con le sue leggi fatali.
Ma lo spettacolo non il prodotto necessario dello sviluppo
tecnico visto come sviluppo naturale. La societ dello spettacolo , al contrario, la forma che sceglie il proprio contenuto
tecnico.
Se lo spettacolo, considerato sotto l'aspetto ristretto dei
mezzi di comunicazione di massa, che sono la sua manifestazione superficiale pi opprimente, pu sembrare invadere
la societ come una semplice strumentazione, questa in effetti non nulla di neutro, ma la strumentazione stessa utile al
suo automovimento totale.
Se i bisogni sociali dell'epoca in cui si sviluppano delle simili tecniche non possono trovare soddisfazione che attraverso la loro mediazione, se l'amministrazione di questa societ e ogni contatto fra gli uomini non possono pi
esercitarsi che per mezzo di questa potenza di comunicazione istantanea, perch tale comunicazione essenzialmente unilaterale; di modo che la sua concentrazione non fa
che accumulare nelle mani dell'amministrazione del sistema
esistente i mezzi che le permettono di continuare questa amministrazione determinata.
La scissione generalizzata dello spettacolo inseparabile
dallo Stato moderno, vale a dire dalla forma generale della
scissione nella societ, prodotto della divisione del lavoro sociale e organo del dominio di classe.
182
24.
La separazione l'alfa e l'omega dello spettacolo. L'istituzionalizzazione della divisione sociale del lavoro e la formazione delle classi avevano edificato una prima contemplazione sacra, l'ordine mitico in cui ogni potere si avviluppa dalla
sua origine. Il sacro ha giustificato l'ordinamento cosmico e
ontologico che corrispondeva agli interessi dei potenti, ha
spiegato e abbellito ci che la societ non poteva fare. Ogni
potere separato stato dunque spettacolare, ma l'adesione
di tutti a una tale immagine immobile non significava altro
che il riconoscimento comune di un prolungamento immaginario alla povert dell'attivit sociale reale, ancora largamente avvertita come una condizione unitaria. Lo spettacolo moderno esprime al contrario ci che la societ pu fare, ma ih
questa espressione il permesso si oppone assolutamente al
possibile.
Lo spettacolo la conservazione dell'incoscienza nel
cambiamento pratico delle condizioni di esistenza. Esso il
proprio prodotto, ed esso stesso che ha posto le sue regole:
insomma uno pseudosacro. Mostra ci che : la potenza separata che si sviluppa in se stessa, nell'aumento della produttivit realizzato per mezzo del raffinamento incessante della
divisione del lavoro come parcellizzazione dei gesti, dominati
dal movimento indipendente delle macchine; e che lavora
per un mercato sempre pi esteso. Ogni comunit e ogni senso critico si sono dissolti nel corso di questo movimento, nel
quale le forze che hanno potuto crescere, separandosi, non si
sono ancora ritrovate.
26.
Con la separazione generalizzata del lavoratore e del suo
prodotto, si perde ogni punto di vista unitario sull'attivit
realizzata, ci vale anche per ogni comunicazione personale
183
diretta fra i produttori. Seguendo il progresso dell'accumulazione dei prodotti separati e della concentrazione del processo produttivo, l'unit e la comunicazione divengono attributo esclusivo della direzione del sistema. Il successo del
sistema economico della separazione la proletarizzazione
del mondo.
27.
Per la riuscita stessa della produzione separata in quanto
produzione del separato, l'esperienza fondamentale, legata
nelle societ primitive a un lavoro principale, si sta spostando oggi, al polo di sviluppo del sistema, verso il non-lavoro,
l'inattivit. Ma questa inattivit non per nulla liberata
dall'attivit produttiva: dipende da essa, sottomissione inquieta e ammirata relativamente alle necessit e ai risultati
della produzione; essa stessa un prodotto della sua razionalit. Non pu esserci libert al di fuori dell'attivit, e nel quadro dello spettacolo ogni attivit viene negata, esattamente
come l'attivit reale stata captata integralmente per l'edificazione globale di questo risultato. Cos, l'attuale liberazione
dal lavoro, l'aumento del tempo libero, non in alcun modo
liberazione nel lavoro, n liberazione di un mondo modellato
da questo lavoro. Nulla dell'attivit estorta nel lavoro si pu
ritrovare nella sottomissione al suo risultato.
28.
184
24.
L'origine dello spettacolo la perdita dell'unit del mondo, e l'espansione gigantesca dello spettacolo moderno
esprime la totalit di questa perdita: l'astrazione di ogni lavoro particolare e l'astrazione generale della produzione d'insieme si traducono perfettamente nello spettacolo, il cui modo d'essere concreto precisamente l'astrazione. Nello
spettacolo, ima parte del mondo si rappresenta davanti al
mondo e gli superiore. Lo spettacolo non che il linguaggio comune di questa separazione. Ci che avvicina gli spettatori non che un rapporto irreversibile nel centro stesso
che mantiene il loro isolamento. Lo spettacolo riunisce il separato, ma lo riunisce in quanto separato.
30.
L'alienazione dello spettatore a vantaggio dell'oggetto
contemplato (che il risultato della sua stessa attivit incosciente) si esprime cos: pi egli contempla, meno vive; pi
accetta di riconoscersi nelle immagini dominanti del bisogno,
meno comprende la sua esistenza e il suo desiderio. L'esteriorit dello spettacolo in rapporto all'uomo che agisce si
manifesta in ci, che i suoi gesti non sono pi suoi, ma di un
altro che glieli rappresenta. E' la ragione per cui lo spettatore non si sente a casa propria in nessun luogo, perch lo
spettacolo dappertutto.
31.
Il lavoratore non produce se stesso, ma produce una potenza indipendente. Il successo di questa produzione, la sua
abbondanza, ritorna al produttore come abbondanza
dell'espropriazione. Tutto il tempo e lo spazio del suo mondo
gli divengono estranei con l'accumulazione dei suoi prodotti
alienati. Lo spettacolo la mappa di questo nuovo mondo,
185
186
1.
Nella sua incompiutezza, il movimento delle occupazioni
ha volgarizzato in maniera confusa la necessit di un superamento. L'imminenza di una sovversione totale, sentita da tutti, deve ora scoprire la sua pratica: il passaggio all'autogestione generalizzata attraverso l'instaurazione dei consigli
operai. La linea d'arrivo, dove lo slancio rivoluzionario ha
portato la coscienza, sta ormai per diventare una linea di
partenza.
1 Avis aux civiliss relativement l'autogestion gnraliss, da IS n. 12,
settembre 1969.
187
24.
188
Solo il proletariato precisa, negandosi, il progetto di autogestione generalizzata, poich lo porta in s oggettivamente e
soggettivamente. E' per questo che le prime precisazioni verranno dall'unit della sua lotta nella vita quotidiana e sul
fronte della storia, e dalla coscienza che tutte le rivendicazioni sono realizzabili nell'immediato, ma soltanto dal proletariato. E' in tal senso che l'importanza di un'organizzazione
rivoluzionaria deve ormai valutarsi, in base alla sua capacit
di accelerare il dissolvimento di se stessa nella realt della
societ dei consigli.
7.
189
Se vogliamo essere conseguenziali, a questo punto chiaro che il progetto di autogestione generalizzata richiede tante precisazioni quanti sono i desideri presenti in ogni rivoluzionario, e tanti rivoluzionari quante sono le persone
insoddisfatte della loro vita quotidiana. La societ mercantile-spettacolare fonda le condizioni repressive e - contraddittoriamente, nel rifiuto che suscita - la positivit della soggettivit; a sua volta, la formazione dei consigli, scaturita anch'essa dalla lotta contro l'oppressione globale, fonda le condizioni di una realizzazione permanente della soggettivit,
senza altro limite che la sua impazienza a fare la storia. Cos
l'autogestione generalizzata si integra con la capacit dei
consigli di realizzare storicamente l'immaginario.
9.
Al di fuori dell'autogestione generalizzata, i consigli operai perdono il loro significato. Bisogna trattare come futuro
burocrate, e quindi immediatamente come nemico, chiunque
parli dei consigli in termini di organismi economici o sociali,
chiunque non li situi al centro della rivoluzione della vita
quotidiana, con la pratica che ci presuppone.
10.
Uno dei grandi meriti di Fourier quello di aver messo in
luce la necessit di realizzare immediatamente - e, per noi,
ci significa: fin dall'inizio dell'insurrezione generalizzata - le
condizioni oggettive dell'emancipazione individuale. L'inizio
190
del momento rivoluzionario deve segnare per tutti un aumento immediato del piacere di vivere, l'ingresso vissuto e cosciente nella totalit.
11.
Il ritmo accelerato con cui il riformismo lascia dietro di s
tutta una serie di deiezioni, tanto ridicole quanto gauchistes il moltiplicarsi, nella colica tricontinentale, dei mucchietti
maoisti, trotskisti, guevaristi - dimostra olfattivamente ci
che la destra, e in particolare socialisti e stalinisti, aveva subodorato da tanto tempo: le rivendicazioni parziali contengono in s l'impossibilit di un cambiamento globale. Invece
di combattere un riformismo per nasconderne un altro, la
tentazione di rivoltare il vecchio ciarpame come una pelle
burocratica appare, per molti aspetti, come una soluzione finale del problema dei recuperatori. Ci comporta il ricorso a
ima strategia che scateni l'incendio generale col favore di
momenti insurrezionali sempre pi ravvicinati; e a una tattica
di progressione qualitativa le cui azioni, per forza di cose
parziali, contengano per tutte, come condizione necessaria
e sufficiente, la liquidazione del mondo della merce. E' ora
di cominciare il sabotaggio positivo della societ mercantilespettacolare. Finch si manterr come tattica di massa la legge del piacere immediato, non ci sar motivo di preoccuparsi
del risultato.
12.
191
192
193
cana chiama gi il nostro incubo', piccoli commandos di insorti che sbucano dalle uscite del metr, sparano dai tetti,
utilizzano la mobilit e le risorse inesauribili della guerriglia
urbana per abbattere i poliziotti, liquidare i servitori dell'autorit, aizzare sommosse, distruggere l'economia. Ma non
siamo tenuti a salvare i dirigenti loro malgrado. Ci basti preparare i consigli e con tutti i mezzi assicurarne l'autodifesa.
Lope de Vega, in ima sua opera teatrale, fa vedere come gli
abitanti di un villaggio mettano a morte un funzionario regio
che li aveva esasperati con le sue esazioni, e come ai magistrati incaricati di colpire il colpevole rispondano tutti col
nome del villaggio: Fuenteovejuna.
La tattica di Fuenteovejuna, di cui si servono molti minatori delle Asturie nei confronti degli ingegneri malaccorti, ha
il difetto di avvicinarsi troppo al terrorismo e alla tradizione
dell'omicidio. L'autogestione generalizzata sar la nostra
Fuenteovejuna. Non pi sufficiente che un'azione collettiva
scoraggi la repressione (si pensi a come sarebbero state impotenti le forze dell'ordine se, durante le occupazioni, gli impiegati di una banca avessero dilapidato i fondi); essa deve
anche incoraggiare, con lo stesso movimento, il progresso
verso una maggiore coerenza rivoluzionaria. I consigli sono
l'ordine di fronte alla decomposizione dello Stato, contestato
nella sua forma dalla crescita dei nazionalismi regionali e nel
suo principio dalle rivendicazioni sociali. Alle domande che
si pone, la polizia non pu rispondere se non calcolando il
numero dei suoi morti. Solo i consigli portano una risposta
definitiva.
Che cosa impedisce il saccheggio? L'organizzazione della
distribuzione e la fine della merce. Che cosa impedisce il sabotaggio della produzione? L'appropriazione delle macchine
da parte della creativit collettiva. Che cosa impedisce le
esplosioni di rabbia e di violenza? La fine del proletariato attraverso la repressione collettiva della vita quotidiana. L'uni-
194
ca giustificazione della nostra lotta la soddisfazione immediata di tale progetto: ci che ci soddisfa immediatamente.
16.
195
196
197
24.
L'estensione interna dei consigli deve andare di pari passo con la loro estensione geografica. Bisogna vegliare sulla
perfetta radicalit delle zone liberate, senza l'illusione di
Fourier sul carattere attraente delle prime comuni, ma senza
peraltro sottovalutare la seduzione che si sprigiona da ogni
esperienza di emancipazione autentica, una volta liberata
dalla menzogna. L'autodifesa dei consigli esemplifica cos la
formula: la verit in armi rivoluzionaria.
21.
E' vicino il giorno in cui l'autogestione generalizzata avr
il suo codice dei possibili, destinato a liquidare la legislazione
repressiva e la sua influenza espropriatrice millenaria. Forse
apparir nel doppio potere, prima che siano annientati gli
apparati giuridici e gli sciacalli della penalit. I nuovi diritti
dell'uomo (diritto di vivere ognuno a proprio modo, di costruirsi ima casa, di partecipare a tutte le assemblee, di armarsi, di vivere da nomadi, di rendere pubblico ci che pensa - a ciascuno il suo giornale murale - di amare senza
riserve; diritto d'incontro, diritto all'equipaggiamento materiale necessario alla realizzazione dei propri desideri, diritto
di creativit, diritto di conquista sulla natura, fine del tempomerce, fine della storia in s, realizzazione dell'arte e dell'immaginario, eccetera) attendono i loro antilegislatori.
198
SULLA COMUNE
di G.-E. Debord, A. Kotnyi, R. Vaneigem
Bisogna riprendere lo studio del movimento operaio classico in un modo disingannato e innanzitutto disingannato rispetto alle varie specie dei suoi eredi politici o pseudoteorici,
perch non possiedono altro che l'eredit del suo fallimento.
Gli apparenti successi di questo movimento sono i suoi fallimenti fondamentali (il riformismo o il collocamento al potere di una burocrazia statale) e i suoi fallimenti (la Comune o
la rivolta delle Asturie) sono finora i suoi aperti successi, per
noi e per l'avvenire.
2.
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24.
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6.
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6.
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13.
La guerra sociale, di cui la Comune un momento, continua sempre (bench le sue condizioni superficiali siano molto mutate). Per il lavoro di rendere consce le tendenze inconsce della Comune (Engels), non detta l'ultima parola.
14.
Da quasi vent'anni, in Francia, i cristiani di sinistra e gli
stalinisti si accordano, in ricordo del loro fronte nazionale
antitedesco, per mettere l'accento su quanto nella Comune vi
fu di turbamento nazionale, patriottismo ferito, e insomma di
popolo francese che chiedeva per petizione di essere ben governato (secondo la politica stalinista attuale), e spinto infine
alla disperazione dalla carenza della destra borghese apolide. Per risputare quest'acqua santa, basterebbe studiare il
ruolo degli stranieri venuti a combattere per la Comune: si
trattava, prima di tutto, dell'inevitabile prova di forza in cui si
doveva condurre tutta l'azione in Europa dal 1848 del nostro
partito, come diceva Marx.
18 marzo 1962
204
(aprile 1968)
1. Tutto ci che finora stato conosciuto dell'IS fa parte
di un'epoca che per fortuna finita (si pu dire pi precisamente che era la seconda epoca, se si conta come prima l'attivit centrata sul superamento dell'arte, tra il 1957 e il 1962).
2. Le nuove tendenze rivoluzionarie della societ attuale,
se sono ancora deboli e confuse, non sono pi relegate in
un'area di clandestinit: quest'anno appaiono nelle strade.
3. Parallelamente, l'IS uscita dal silenzio e deve, in termini strategici, sfruttare ora questo varco. Non si pu impedire la moda, qua e l, del termine situazionista. Dobbiamo
fare in modo che questo fenomeno (normale) ci serva pi di
quanto ci possa nuocere. Quel che ci serve, ai miei occhi indistinto da ci che serve a unificare e radicalizzare le lotte
sparse. E' il compito dell'IS, in quanto organizzazione. Al di
fuori di ci, il termine situazionista potrebbe vagamente designare una certa epoca del pensiero critico ( gi abbastanza
bene averlo inaugurato), ma in cui ciascuno impegnato soltanto per ci che fa personalmente, senza riferimento a ima
comunit organizzata. Ma finch questa comunit esiste, dovr riuscire a distinguersi da chi parla di lei senza essere lei.
1 La question de l'organisation pour l'IS, da IS n. 12, settembre 1969.
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Quando la nostra discussione sull'organizzazione pot venir ripresa, nell'autunno dei 1968, i fatti avevano camminato
molto in fretta e i situazionisti adottarono queste tesi che ne
uscivano confermate. Reciprocamente, l'IS ha saputo agire
in maggio in una maniera che rispondeva abbastanza bene alle esigenze che erano state formulate per il futuro immediato.
Credo che si debba aggiungere ima precisazione, nel momento in cui questo testo conosce una diffusione pi vasta,
per evitare un controsenso sulla questione dell'apertura relativa richiesta per l'IS.
Non ho proposto qui nessuna concessione all'azione comune con quelle correnti semiradicali che possono gi cercare di formarsi, n soprattutto l'abbandono del nostro rigore
nella scelta dei membri dell'IS e nella limitazione del loro
numero. Ho criticato un cattivo uso astratto di questo rigore,
che potrebbe sfociare nel contrario di ci che vogliamo. Gli
eccessi, di ammirazione o successivamente di ostilit, di tutti
coloro che parlano di noi da spettatori intempestivamente
appassionati non devono trovare il loro corrispondente in
una situ-vanteria che, fra di noi, aiuterebbe a far credere
che i situazionisti sono tutti delle meraviglie che possiedono
effettivamente, nella loro vita, ci che hanno enunciato o
semplicemente ammesso in quanto teoria e programma rivoluzionario. Si potuto vedere, dopo il maggio, che ampiezza
abbia preso questo problema e quelle urgenza.
I situazionisti non hanno un monopolio da difendere, n
delle ricompense da ottenere. Un compito, che ci andava bene, stato avviato, mantenuto mediamente e, nell'insieme,
correttamente, con ci che si trovava in quel momento. L'attuale sviluppo delle condizioni soggettive della rivoluzione
deve condurre a definire una strategia che, a partire da dati
differenti, sia altrettanto valida che quella che l'IS ha seguito
in tempi pi difficili.
211
Le 15 janvier 1967
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MANIFESTO
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216
l'avremo. Siamo determinati a impadronirci dell'Unesco, anche se per poco tempo, perch siamo sicuri di fare all'istante
un'opera che rester tra le pi significative per illuminare un
lungo periodo di rivendicazioni.
Quali dovranno essere i caratteri principali della nuova
cultura, prima di tutto in rapporto all'arte del passato?
Contro lo spettacolo, la cultura situazionista realizzata introduce la partecipazione sociale.
Contro l'arte conservata, si oppone un'organizzazione del
momento vissuto, direttamente.
Contro l'arte parcellare, ci sar una pratica globale basata contemporaneamente su tutti gli elementi utilizzabili.
Tendendo naturalmente a una produzione collettiva e
senza dubbio anonima (almeno nella misura in cui, essendo
note le opere immagazzinate in merci, questa cultura non sar
governata dal bisogno di lasciare tracce). Le sue esperienze
si propongono, come minimo, ima rivoluzione del comportamento e un urbanismo unitario dinamico, suscettibile di essere esteso all'intero pianeta, e di essere poi diffuso su tutti i
pianeti abitabili.
Contro l'arte unilaterale, la cultura situazionista sar
un'arte del dialogo, un'arte dell'interazione. Gli artisti -con
tutta la cultura visibile - si sono separati del tutto dalla societ, come sono separati tra loro dalla concorrenza. Ma anche
prima di questa impasse del capitalismo, l'arte era essenzialmente unilaterale, senza risposta. Essa superer questo periodo chiuso del suo primitivismo a favore di una comunicazione completa.
Poich tutti diventeranno artisti a uno stadio superiore,
cio in modo inseparabile, produttori-consumatori di una
creazione culturale totale, si assister alla rapida dissoluzione del criterio lineare di novit. Poich tutti diventeranno,
per cos dire, situazionisti, si assister a un'inflazione multidimensionale di tendenze, esperienze, di scuole radicalmente
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IL QUESTIONARIO
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essa. Per quanto parcellari siano i campi di attivit disponibili, sino a nuovo ordine, in essi noi ci comportiamo al meglio.
Trattiamo il nemico da nemico, ed un primo passo che raccomandiamo a tutti come apprendimento accelerato del pensiero.
D'altra parte, va da s che sosteniamo incondizionatamente tutte le forme di libert dei costumi, tutto ci che la
canaglia borghese o burocratica chiama dissolutezza. E' evidentemente escluso che noi prepariamo la rivoluzione della
vita quotidiana con l'ascetismo.
12.1 situazionisti sono all'avanguardia della societ dei divertimenti?
La societ dei divertimenti un'apparenza che copre un
certo tipo di produzione-consumo dello spazio-tempo sociale. Se il tempo del lavoro produttivo propriamente detto si riduce, l'esercito di riserva della vita industriale lavorer nel
consumo. Tutti sono successivamente operai e materia prima
nell'industria delle vacanze, dei divertimenti, dello spettacolo.
1 lavoro esistente l'alfa e l'omega della vita esistente.
L'organizzazione dei consumi pi l'organizzazione dei divertimenti deve equilibrare esattamente l'organizzazione del lavoro. Il tempo Ubero ima misura ironica nel corso di un
tempo prefabbricato. Rigorosamente, questo lavoro non potr dare che questo divertimento, sia per l'Ute oziosa - di fatto, sempre pi semioziosa - sia per le masse che accedono ai
divertimenti momentanei.
Nessuna barriera di piombo pu isolare n un pezzo del
tempo, n il tempo completo di un pezzo di societ, dalla radioattivit diffusa dal lavoro aUenato; se non altro perch esso genera la totaUt dei prodotti e deUa vita sociale, cosi e
non altrimenti.
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Dopo Brecht, e il dadaismo, la moda di Beckett; sarebbe indecente scoprire l'antipice o procedimenti arciconosciuti. Sarebbe non meno indecente credere a conseguenze
pi ampie. Questa rianimazione pu essere appassionante o
secondaria: non s'innalzer mai all'altezza di quegli scopritori. Rifarsi a Brecht o ad altri, evidenzierebbe non soltanto
una certa impudicizia ma una tentazione pi sottile: quella
della novit paziente, la nozione di ima ricerca applicata,
comparativa, studiosa e infine illusoria: il Dr. Faust non
niente di meno che l'allievo di Satana. Da cui il didascalismo,
volontario o no, delle pices d'avanguardia!
L'unit scenica, da parte sua, non ha che i suoi prestiti da
far valere, che essi siano patenti o che siano stati suggeriti da
altre forme di arte in decomposizione (come il romanzo, genere letterario esausto, ma destinato alla massima fortuna se
viene rappresentato cos com' sulla scena). L'unit scenica
anzitutto un romanzo. Certo non trasposto. Al contrario! Un
romanzo rappresentato. Cio la proiezione sulla scena di
questa curiosa mescolanza tra uno stile di vita, mai raggiunto
o soltanto sfiorato, e l'asimmetria dei nostri atti, lo iato quotidiano delle situazioni. Da una parte, lo stile di vita dialoga
davanti a noi e, dall'altra, questi gesti, queste decisioni, questi incontri e queste partenze non sono esprimibili positivamente in esso: ecco che cos' l'unit scenica, una volta tenuto
conto dei preconcetti o incidenti della rappresentazione (come la soppressione dell'intervallo).
Quattro elementi costituiscono l'unit scenica. Tutti concorrono alla visione globale dello spettacolo, quale che sia il
momento del dialogo; nessuno estraneo all'articolazione di
questi dialoghi, alla loro progressione (al di fuori di ogni
drammatizzazione), alla loro efficacia lineare, essendo questa pi profonda nella misura in cui ogni spettatore coglie
che la sua vita rappresentata davanti a lui, non pi mediante una qualunque azione o dei mezzi scenici sperimentati, ma
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LE PAROLE PRIGIONIERE
di Mustapha Khayati
Le banalit, per quel che nascondono, lavorano per l'organizzazione dominante della vita. Come dire che il linguaggio non dialettico, per impedire cos l'uso di ogni dialettica.
Ora niente pi evidentemente sottomesso alla dialettica
che il linguaggio, in quanto realt vivente. Cos ogni critica
del vecchio mondo stata fatta con il linguaggio di questo
mondo oppure contro di esso, dunque automaticamente in
un linguaggio altro. Ogni teoria rivoluzionaria ha dovuto inventare le proprie parole, distruggere il senso dominante delle altre parole e portare nuove posizioni nel mondo dei significati, corrispondente alla nuova realt emergente e che
bisogna liberare dal guazzabuglio dominante. Le stesse ragioni che impediscono ai nostri avversari (i padroni del Dizionario) di fissare il linguaggio ci permettono oggi di affermare posizioni altre, negatrici del senso esistente. Tuttavia
sappiamo in anticipo che queste stesse ragioni non ci permettono affatto di aspirare a una certezza legiferata definitivamente; una definizione sempre aperta, mai definitiva; le
nostre valgono storicamente per un periodo dato, legato a
una prassi storica determinata.
1 Les mots captifs (prface un dictionnaire situationniste), da IS n.
10, marzo 1966.
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che letterario pu essere detto). Soltanto che questa abolizione, coscientemente affermata dai Dadaisti, dopo Rimbaud e Lautramont, non era mi superamento. Non c' superamento senza realizzazione, e non si pu superare l'arte
senza realizzarla. Praticamente non c' stata nemmeno abolizione, perch dopo Joyce, Duchamp e Dada, una nuova letteratura spettacolare continua a pullulare. Il fatto che il dire tutto non pu esistere senza la libert di fare tutto.
Dada aveva una possibilit di realizzazione con Spartakus, nella pratica rivoluzionaria del proletariato tedesco. La
sconftta di quest'ultimo rendeva la sua inevitabile. Dada
diventato, nelle scuole artistiche successive (senza escludere
la quasi totalit dei suoi protagonisti), l'espressione letteraria
del nulla nel far poesia, l'arte di esprimere il nulla della libert quotidiana. L'ultima espressione di quest'arte del dire tutto
privato del fare la pagina biancaLa poesia moderna (sperimentale, permutazionale, spazialista, surrealista o neodadaista) il contrario della poesia,
il progetto artistico recuperato dal potere. Abolisce la poesia
senza realizzarla; vive della sua autodistruzione permanente.
A che scopo salvare la lingua - riconosce miserabilmente
Max Bense - quando non c' pi niente da dire?. Confessione di imo specialista! Psittacismo o mutismo, la sola alternativa degli specialisti della permutazione. Il pensiero e l'arte
moderna garantiti dal potere, e suoi garanti, si muovono
quindi in quel che Hegel chiamava il linguaggio dell'adulazione. Tutti contribuiscono all'elogio del potere e dei suoi
prodotti, perfezionano la reificazione e la banalizzano. Affermando che la realt consiste nel linguaggio... o che il linguaggio non pu essere considerato che in s e per s, gli specialisti del linguaggio ne deducono un linguaggio-oggetto,
delle parole-cose... e si dilettano nell'elogio della loro reificazione. Il modello della cosa diventa dominante, e la merce,
ancora una volta, trova la sua realizzazione, i suoi poeti. La
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concetti pi corrosivi vengono allora svuotati del loro contenuto, rimessi in circolazione, al servizio dell'alienazione mantenuta: il dadaismo a rovescio. Diventano slogan pubblicitari
(cfr. il recente opuscolo del Club Mditerrane), I concetti della critica radicale conoscono la stessa sorte del proletariato; li si priva della loro storia, li si taglia dalle loro radici:
sono buoni per tutte le macchine per pensare del potere.
Il nostro progetto di liberazione delle parole storicamente paragonabile all'impresa dell'Enciclopedia. Al linguaggio della lacerazione dcll'Aufklrung (per continuare
l'immagine hegeliana) mancava la dimensione storica cosciente; era effettivamente la critica del vecchio mondo feudale decrepito, ma ignorava totalmente ci che stava per
uscirne: nessuno degli Enciclopedisti era repubblicano.
Esprimeva piuttosto il dissidio proprio dei pensatori borghesi; il nostro prende di mira prima di tutto la pratica che lacera il mondo, cominciando col lacerare i veli che lo nascondono.
Mentre gli Enciclopedisti cercavano l'enumerazione
quantitativa, la descrizione entusiasta di un mondo d'oggetti
in cui si dispiegava la vittoria gi presente della borghesia e
della merce, il nostro dizionario traduce il qualitativo e la vittoria possibile ancora assente, il rimosso della storia moderna (il Proletariato) e il ritorno del rimosso.
Noi proponiamo la liberazione reale del linguaggio, perch proponiamo di inserirlo nella pratica libera da ogni ostacolo. Noi rifiutiamo ogni autorit linguistica o di altro tipo:
solo la vita reale permette un senso, e solo la prassi lo verifica.
La diatriba sulla realt o la non-realt del senso di una parola, isolata dalla pratica, una questione puramente scolastica.
Noi collochiamo il nostro dizionario in questa regione libertaria che sfugge ancora al potere, ma che la sua sola
erede universale possibile.
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LA FINE DELL'ECONOMIA
E LA REALIZZAZIONE DELL'ARTE
diAsgerJorn
1
Il tempo per l'uomo non altro che una successione di fenomeni in un punto di osservazione dello spazio, mentre lo
spazio l'ordine di coesistenza dei fenomeni nel tempo, o il
processo.
Il tempo il cambiamento che non concepibile che sotto forma di movimento in progressione nello spazio, mentre
lo spazio l'elemento stabile che non concepibile che nella
partecipazione a un movimento. N lo spazio n il tempo
posseggono una realt, o valore, al di fuori del cambiamento,
0 processo, cio fuori dalla combinazione attiva spazio-tempo. L'azione dello spazio-tempo il processo, e questo processo esso stesso il cambiamento del tempo in spazio e il
cambiamento dello spazio in tempo.
Cos vediamo che l'aumento di qualit, o resistenza contro il cambiamento, dovuto all'aumento quantitativo. Vanno di pari passo. Questo sviluppo il fine del progresso socialista: l'aumento della qualit attraverso l'aumento della
quantit. Ed esso riconosce che questo doppio aumento
forzatamente identico alla diminuzione del valore, dello spazio-tempo. Questa la reificazione.
1 La fin de l'conomie et la realisation de l'art, da IS n. 4, giugno 1960.
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forma del contenuto: qui uno dei termini si trova in contraddizione assoluta con l'altro.
E' solo nel campo biologico che il contenitore diventa
funzione elementare. Tutta la vita biologica si evoluta, per
cos dire, opponendo le forme-contenitori alle forme della
materia. E lo sviluppo tecnico segue lo stesso cammino, e
tutti i sistemi di misura, di controllo scientifico, sono delle relazioni di forme oggettive con delle forme-contenitori.
Le forme-contenitore sono stabilite come contraddizione
delle forme misurate. La forma-contenitore nasconde di solito la forma del contenuto, e possiede cos una terza forma:
quella dell'apparenza. Queste tre forme non sono mai distinte chiaramente nelle discussioni sulla formali denaro la misura del tempo nello spazio sociale... Il
denaro il mezzo di imporre la stessa velocit in uno spazio
dato, che quello della societ. L'invenzione della moneta
alla base del socialismo scientifico, e la distruzione della moneta sar alla base del superamento del meccanismo socialista. La moneta l'opera d'arte trasformata in cifre. Il comunismo realizzato sar l'opera d'arte trasformata in totalit
della vita quotidiana...
La burocrazia appare, ovunque si manifesti (nel capitalismo, nel riformismo, nel potere cosiddetto comunista) come la realizzazione della socializzazione controrivoluzionaria
comune, in certo modo, ai diversi settori rivali del mondo attuale. La burocrazia la forma-contenitore della societ:
blocca il processo, la rivoluzione. In nome del controllo
dell'economia, la burocrazia economizza senza controllo
(per i suoi fini, per la conservazione dell'esistente). Ha tutti i
poteri, salvo quello di cambiare le cose. E ogni tipo di mutamento si fa anzitutto contro di essa...
Il comunismo reale sar il salto nel territorio della libert
e dei valori, della comunicazione. Il valore artistico, il contrario del valore utilitario (chiamato di solito materiale) il va-
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Una societ folle si propone di pianificare il proprio avvenire generalizzando l'uso di camicie di forza individuali e
collettive tecnicamente perfezionate (case, citt, territorio
pianificato), che ci impone come un rimedio ai suoi mah. Noi
siamo invitati ad accettare, a riconoscere come nostro questo
corpo inorganico prefabbricato; il potere medita di rinchiudere l'individuo in un altro s, radicalmente altro. Allo
scopo di realizzare questo compito, effettivamente vitale per
lui, oltre ai cortigiani (urbanisti, pianificatori del territorio),
pu contare sui fuorviati che fanno attualmente gli straordinari nelle scienze cosiddette umane.
I servitori, segnatamente, di va?antropologia non pi speculativa, ma strutturale e operativa, si adoperano attivamente
ad estrarre una natura umana in pi, ma questa volta direttamente utilizzabile, a somiglianza di una scheda della polizia, attraverso diverse tecniche di condizionamento. Il risultato ultimo del processo cos iniziato (ammesso che la
crescita delle forze della nuova contestazione che l'accompagna dappertutto gliene dia il tempo) si denuncia fin d'ora come la versione modernizzata di una soluzione gi sperimentata, il campo di concentramento, qui decentrata sull'insieme
del pianeta. Le persone vi saranno assolutamente libere, so1 Perspectives pour une gnration, da IS n. 10, marzo 1966.
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prattutto di andare e venire, di circolare, ma interamente prigioniere di questa libert futile di andare e venire nei viali
del potere.
La societ dominante, in nessun luogo governata (eliminata) da noi, non pu governarsi che dominandoci. La convergenza delle varianti attuali di sistemazione dello spazio
materializza poco a poco questo dominio. Possono e devono
essere preordinati, man mano o simultaneamente, una camera, un appartamento, una casa, un quartiere, ima citt, un
territorio intero: senza transizione dal come vivere felici in un
grande complesso al come rendere - questa societ - gradevole per l'insieme degli uomini (Le Monde).
La societ attuale, nel suo desiderio morboso quanto ingenuamente proclamato di sopravvivere, si rimette interamente a una crescita che non pu peraltro che sviluppare
piattamente potenzialit irrisorie, le sole permesse dalla propria razionalit, la logica della merce.
Come dire che l'economia politica, in quanto compimento logico del rinnegamento dell'uomo, prosegue la sua
opera devastatrice. Ovunque politiche e teorie economiche
spettacolarmente divergenti si oppongono; da nessuna parte
gli imperativi assurdi dell'economia politica stessa sono contestati e le categorie economiche borghesi abolite, praticamente, a vantaggio di una costruzione Ubera (posteconomica) delle situazioni, e quindi di tutta la vita, sulla base dei
poteri attualmente concentrati e sprecati nelle Societ avanzate.
Questa colonizzazione del futuro, in nome di un passato
che a giusto titolo ha meritato d'essere abbandonato completamente, al punto che se ne perda il ricordo, presuppone la
riduzione sistematica del possibile radicalmente altro, malgrado tutto presente in tutte le manifestazioni della societ oppressiva attuale, in modo che le cose sembrano persistere ad
avanzare dal loro lato cattivo mentre vi sono costrette.
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nell'assemblaggio cos ottenuto siano affogate nel calcestruzzo le scissioni, segregazioni e opposizioni multiple nate dalla
divisione del lavoro, dalla separazione: l'opposizione delle
classi, l'opposizione tra citt e campagna, l'opposizione tra la
societ e lo Stato, classiche da Marx in poi, alle quali bisogna
aggiungere le molteplici disparit interregionali di cui l'attuale opposizione tra i paesi sviluppati e sottosviluppati non
che l'amplificazione patologica.
L'astuzia della storia per tale che i primi successi apparenti del riordino poliziesco, un'attenuazione della lotta di
classe (nel vecchio senso) e dell'antagonismo citt-campagna, mascherano sempre di meno la proletarizzazione radicale e senza speranza dell'immensa maggioranza della popolazione, condannata a vivere nell'orizzonte uniformato che
costituisce l'ambiente urbano bastardo e spettacolare, nato
dallo scoppio della citt, ci che aggiunto all'antagonismo
Stato-societ da ci rafforzato e che allarma tanto i sociologi
(Tra il potere e la popolazione bisogna stabilire nuovi canali
di comunicazione, Chombart de Lauwe, Le Monde, 13 luglio
1965), tradisce il carattere letteralmente irragionevole del
processo di razionalizzazione della reificazione attualmente in corso e gli assicura ogni specie di noie, perfettamente
irrazionali dal suo punto di vista burocratico e alienato, ma
non meno perfettamente fondate dal punto di vista della ragione dialettica inerente ad ogni realt vivente, ad ogni Praxis.
Come ha ben visto Hegel, ma per rallegrarsene, nel regime degli Stati moderni, lo Stato permette lo sviluppo di una
pseudolibert dell'individuo, pur mantenendo la coerenza
dell'insieme e trae da questo antagonismo una forza infinita,
che si trova ad essere di norma il suo tallone di Achille da
quando ima nuova coerenza, radicalmente antagonista a un
tale ordine di cose, si fonda e si rafforza. In pi, ogni pianificazione coerente e riuscita deve imporsi alla totalit del
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pianeta in un'urbanistica generalizzata che implica la riduzione dei fenomeni di sottosviluppo in quanto potenzialmente
perturbatori dell'impossibile equilibrio perseguito. Ma, come
per inavvertenza, e in ima mortale fedelt a se stesso, il capitalismo si trova a fare la guerra ai paesi sottosviluppati al posto della guerra al sottosviluppo tanto proclamata, preso
com' al laccio da esigenze contraddittorie, ma per esso
ugualmente vitali, compromettendo in tal modo le proprie
pretese di sopravvivenza: tutte le programmazioni tecnocratico-cibernetiche. Una tale dialettica garantisce un risveglio brutale ai dirigenti dell'attuale mondo preistorico che
sognavano di mettersi definitivamente al sicuro seppellendoci sotto un rivestimento di cemento che, finir per essere la
loro tomba.
La pianificazione, in questa prospettiva, si deve anche
comprendere come agonia della comunicazione nel senso antico, limitata, ma reale, i cui residui sono dappertutto braccati, a profitto dell'informazione, dal Potere. Fin d'ora una rete
universale di comunicazioni sopprime radicalmente la distanza tra le cose aumentando indefinitamente la distanza tra le
persone. In una simile rete, la circolazione finisce per neutralizzarsi da s, in modo che la soluzione dell'avvenire consister nel far circolare meno le persone e pi le informazioni, restando le persone a casa, trasformate in semplici ricettori
audiovisivi di informazione: ossia un tentativo per eternizzare
praticamente le categorie economiche attuali, cio borghesi,
per creare le condizioni di un funzionamento permanente e
automatico della presente societ alienata, una macchina
che gira meglio (Le Monde, 4 giugno 1964).
Il mercato perfetto degli economisti impossibile, specie per il fattore della distanza: un'economia perfettamente
razionale dovrebbe essere concentrata in un solo punto (Produzione e Consumo istantaneo); se il mercato non perfetto,
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Bisogna dirlo:
Il compito di unificare lo spazio e il tempo in Una costruzione libera dello spazio-tempo individuale e sociale appartiene alla rivoluzione che viene. La sconfitta dei pianificatori: essa coincider con una trasformazione decisiva
della vita quotidiana, sar questa trasformazione.
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LE STRUTTURE ELEMENTARI
DELLA REIFICAZIONE
di Jean Garnault
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realt sociale finisce per ridursi a due significati contraddittori: mi significato burocratico-mercantile (che ad un altro livello corrisponde al valore di scambio) e un significato reale.
La burocratizzazione del capitalismo non traduce una trasformazione qualitativa interna, ma al contrario l'estensione
della forma mercantile. La merce sempre stata burocratica.
La forma mercantil-spettacolare la parodia del progetto
rivoluzionario di dominio dell'ambiente (naturale e sociale)
ad opera di un'umanit finalmente padrona di se stessa e
della propria storia. Essa presiede al dominio su di un uomo
isolato e astratto da parte di un ambiente organizzato dal potere. Se vero che gli uomini sono il prodotto delle loro condizioni, basta creare condizioni disumane per ridurli allo stato di cose. Nell'allestimento di ambienti mercantili, secondo
il principio dei vasi comunicanti, l'uomo ridotto a cosa, le
cose in cambio prendono qualit umane. La rivista Elle pu
intitolare una pubblicit: Questi mobili vivono - s, ma della nostra vita. L'uomo, il mondo dell'uomo.
Nella Gaia Scienza, Nietzsche nota che
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questo desiderio unico fornendogli una moltitudine di soddisfazioni parcellari e illusorie. In cambio dell'abbandono del
solo possibile, cio un'altra societ, ci concede generosamente tutte le possibilit di essere altro in questa societ.
Lo spettacolo mercantile colonizza i possibili delimitando
poliziescamente l'orizzonte teorico e pratico dell'epoca. Allo
stesso modo in cui nel Medioevo il quadro religioso sembrava l'orizzonte insuperabile, all'interno del quale dovevano inscriversi le lotte di classe, la forma mercantil-spettacolare
tende a crearsi un tale quadro, nel cui ambito si svolgerebbero tutte le lotte perdute in partenza per l'emancipazione totale.
Ma nello stesso modo in cui la forma merce, pur monopolizzando l'insieme del reale, non aveva esistenza reale nel
cervello del borghese del Diciannovesimo secolo, questo incubo di societ non che un'ideologia vissuta, un'organizzazione dell'apparenza che non si innalza che ad un'apparenza
di organizzazione. Lo spettacolo, infatti, non stato altro che
la realizzazione fantastica della merce, perch la merce non
ha mai posseduto una vera realt; il suo carattere misterioso
semplicemente nel suo rimandare agli uomini i caratteri
della loro vita presentandoli come dei caratteri oggettivi. Il
potere proietta dunque l'immagine della sopravvivenza, come esso la permette, integrandovi degli elementi che hanno
talvolta un contenuto liberatorio, sempre aperti sul possibile.
Con questa operazione, passano al servizio della repressione,
rendendo l'alienazione pi sopportabile dopo averla adornata dei fiori della critica.
Per questo le fantasticherie delle classi dominanti sono
sempre pi leggibili a chi sa decrittare il testo sociale
dell'epoca: nientemeno che la costituzione di una societ
astratta (astratta dalla societ) dove spettatori astratti consumerebbero astrattamente degli oggetti astratti. Cos sarebbe
ottenuta la coincidenza, tanto desiderata, tra l'ideologia e il
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propria distruzione. Vecchia banalit socioeconomica, lo sviluppo dell'industria dei beni di consumo di massa produce e
sovrapproduce la sovrapproduzione. Alcuni sociologi giungono perfino a ritenere che con la sovrapproduzione mercantile scompaia ogni differenza oggettiva tra le cose. La sola
differenziazione che possa essere introdotta non che soggettiva. Ma scoprire le tendenze latenti all'autodistruzione,
che un tale processo nasconde, oltrepassa le capacit di un
sociologo. Con la scomparsa del valore d'uso, l'identit generale tra le cose passa dalla fantasia vissuta alla realizzazione
fantasmagorica. Il valore d'uso tuttavia il nucleo di realt
indispensabile per la fioritura e la sopravvivenza del valore di
scambio. La merce sopprime da s le proprie condizioni.
Quando il sistema pu fare a meno della realt, la realt
che pu fare a meno del sistema. La societ moderna gravida a tal punto di una rivoluzione che fa la parodia in anticipo
della propria distruzione. I gadget lavorano alla fine del
mondo della merce. Gli ultimi gadget sono dei nothing gadget: la macchina che non serve a nulla, la macchina che si distrugge da s, il dollaro falso da bruciare nel camino.
Ma la merce produce anche i propri affossatori, che non
potrebbero limitarsi allo spettacolo della sua distruzione,
poich il loro obiettivo la distruzione dello spettacolo. Non
si possono confutare delle condizioni di esistenza, ci si pu
solo liberare di esse.
A ogni grado della contestazione pratica, i gesti si profilano, pronti a trasformarsi in atti rivoluzionari. Ma, in assenza
di un movimento rivoluzionario, questa contestazione pratica
resta a livello individuale. La nostalgia dell'appropriazione
privata stata alla base della teoria della riappropriazione
individuale e l'ha ridotta a una semplice reazione contro la
socializzazione astratta introdotta dalla forma mercantile. Il
furto nei grandi magazzini, che gli psicosociologi dei padroni
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hanno cos giustamente qualificato come pratica sconosciuta, di un'essenza qualitativamente differente. Nello spettacolo dell'abbondanza, gli oggetti cosiddetti di consumo cessano di essere degli oggetti di godimento, per divenire oggetti
di contemplazione, sempre pi radicalmente estranei a coloro
di cui si ritiene soddisfino i bisogni. Il furto sembra essere allora il solo modo di appropriazione per il godimento, al contrario della pratica conosciuta che appare come un modo
di usarli contemplativo, una maniera di essere posseduti dagli oggetti senza goderne.
Certi sociologi hanno annunciato come una scoperta delle loro investigazioni poliziesche il rapporto esistente tra le
bande di blousons noirs e le societ arcaiche. Questo non
peraltro, semplicemente ed evidentemente, che il rapporto
reale tra ima societ al di qua della merce e dei gruppi che si
pongono al di l. Le distruzioni volontarie di merci, la rottura
delle vetrine, ricordano le distruzioni voluttuarie delle societ precapitalistiche (con questa riserva, che tali gesti vedono
limitata la propria portata rivoluzionaria in una societ dove
c' sovrapproduzione mercantile). Rubando delle merci per
donarle, alcuni blousons noirs evitano questa ambiguit. Riproducono a un livello superiore la pratica del dono che ha
dominato le societ arcaiche e che lo scambio, in quanto formalizzazione dei rapporti sociali sulla base di un debole livello di sviluppo delle forze produttive, giunto a distruggere.
Essi trovano cos una condotta ancor meglio adatta a una societ che si autodefinisce societ dell'abbondanza, e innescano praticamente il suo superamento.
Durante le insurrezioni passate, i gesti pi spontanei,
quelli che i gendarmi del potere hanno qualificato come ciechi, erano in definitiva i pi rivoluzionariamente chiaroveggenti. Per citare solo un esempio tratto dall'attualit pi re-
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cente, gli insorti di Los Angeles se la sono presa direttamente con il valore di scambio spettacolare che fungeva da scenario della loro schiavit; hanno dato l'assalto al cielo dello
spettacolo. Nello stesso tempo in cui distruggevano le vetrine
e incendiavano i supermercati, abbozzavano sul campo una
restituzione del valore d'uso: Un nero che porta su di una
carriola un frigorifero rubato, lo apre e ne tira fuori delle bistecche e qualche bottiglia di whisky (L'Express).
Se vero che, finora, le rivoluzioni hanno generalmente
perso tempo a vestirsi delle spoglie delle vecchie feste, il nemico che sembravano aver dimenticato ha sempre saputo ricordare loro i gesti che avrebbero dovuto compiere da molto
tempo. Ci che si preso per gesti di disperazione esprimeva
soltanto la disperazione per non averli compiuti prima. Questi gesti, le prossime rivoluzioni dovranno ritrovarli immediatamente e compierli senza indugiare: in quanto distruzione
dello spettacolo mercantile sono portatori della speranza di
una costruzione Ubera deUa vita. Si tratter aUora di rivendicare come propriet deU'uomo tutti i tesori spogUati a profitto del cielo dello spettacolo, di rivolgerU nel senso della vera
vita. Ci chiameranno i distruttori del mondo deUa merce, non
saremo che i costruttori di noi stessi.
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VIVE LA LIBERTAD.
L'INTERNAZIONALE SITUAZIONISTA
di Ricardo Gutirrez
1
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dbauch. E' chiaramente escluso, spiegano, che noi prepariamo la rivoluzione quotidiana attraverso l'ascetismo. L'IS
mette pertanto in guardia contro i piaceri mercificati pertinenti pi a una proletarizzazione del godimento piuttosto
che alla sua liberazione.
I situazionisti denunciano anche il mito della societ di
diritto. Essi non rivendicano che un modo supplementare di
produzione-consumo dello spazio-tempo sociale. Se il tempo
del lavoro produttivo si riduce, il tempo consacrato al consumo aumenta incitando a produrre di pi. In questa concezione alienante della societ, il lavoro rappresenta l'alfa e l'omega della vita. I situazionisti oppongono a ci il godimento e la
sua arma assoluta, la gratuit: si tratta di sostituire il dono allo scambio mercantile.
Arte e politica
L'IS si considera come il pi alto grado della coscienza rivoluzionaria internazionale. A met degli anni '60, dopo aver
preso l'esistenzialismo per bersaglio (Sartre, l'inqualificabile-,
Heidegger, povero nazi), i situazionisti denunciano la soverchieria maoista e la catechesi leninista. Essi mettono in luce
l'ipocrisia del socialismo, perch le vittorie del sociale hanno
coinciso sempre con quelle della merce. Ma l'IS rifiuta l'etichetta di movimento politico: essa contesta ogni forma di potere gerarchizzato e rinuncia ai discepoli. I situazionisti ammettono tuttavia di giocare un ruolo politico nella misura in
cui contribuiscono all'irriducibile volont di emancipazione
del proletariato.
L'IS conta dalla sua creazione les plasticiens d'avanguardia del lettrismo e del gruppo Cobra, con ci volendo porsi
come il solo movimento in grado di rispondere a un autentico
progetto d'artista. I situazionisti vedono nell'arte una capacit
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Debord, e Vaneigem
Fondatore dell'IS, il francese Guy-Ernest Debord (19311994) l'autore della Societ dello spettacolo (1967), senza
dubbio uno dei pi grandi testi sul capitalismo contemporaneo e sul suo sistema illusorio. Debord concepisce l'opera
come una critica al regno irresponsabile della merce e dei metodi di governo moderni. Venti anni dopo la pubblicazione
della Societ dello spettacolo, il suo autore constata che i fatti
gli hanno dato ragione: ecco dunque una societ che si annuncia democratica quando ella giunta allo stadio dello spettacolare integrato. Una societ che mette in scena un consenso
ingannatore.
Altro grande teorico de l'IS il saggista belga Roul Vaneigem che ha tracciato alcuni dei grandi princpi del movimento nel suo Trattato del saper vivere ad uso delle giovani generazioni (1967): rifiuto radicale della societ dei consumi,
denuncia dei suoi contrasti e della sua tendenza al conformismo, contestazione ecologica in una prospettiva liberatoria.
Nel Libro dei piaceri (1979) egli invita gli esseri viventi al godimento senza contropartita per chiudere, una volta per tutte
con una civilt della merce in via di disfacimento.
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Ispirazioni situazioniste
I situazionisti rifiutano ogni ideologia e, ancora di pi le
organizzazioni che ne derivano (apparati, partiti e sindacati)
e i poteri collegati. Le loro inquietudini e le loro ispirazioni
hanno fonti multiple e diverse: Hegel, Fourier, Clausewitz,
Marx, Baltasar Gracin, Lukcs, Omar Khayyam, Sade, Lautramont, Babeuf, Lacenaire, Stirner, Lhautier, Vaillant,
Henry, Villa, Zapata, Makhno... senza dimenticare l'alcol e
13, rue de l'Espoir, settimanale sentimentale pubblicato in
Francia da France Soir, negli anni '60.
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MASSIME SITUAZIONISTE
(Debord)
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* Noi siamo totalmente popolari. Noi non prendiamo in considerazione che i problemi che sono gi in sospeso nel popolo.
La teoria situazionista nel popolo come il pesce nell'acqua.
* Che si cessi di ammirarci come se fossimo superiori ai nostri
tempi: che l'epoca inorridisce essa stessa specchiandosi PER
CIO CHE .
* Chi considera la vita dell'IS trova la storia della Rivoluzione.
Niente ha potuto renderla malvagia.
* Il linguaggio la dimora del potere (M. Khayati).
* La conoscenza inseparabile dall'uso che se ne fa (R. Vaneigem).
* Andremo in giro la notte e saremo consumati dal fuoco.
* Il mio metodo sar molto semplice. Dir ci che amo e tutto
il resto, alla luce di questo sar visibile e si far comprendere
sufficientemente.
* Vuoi che la tua vita poggi su solide basi? Vuoi vivere giorni
con il cuore libero da ogni preoccupazione? Non restare un
istante senza senza bere vino, allora ad ogni respiro troverai che
la tua esistenza avr un nuovo fascino (Rubaiyyat di Omar
Khayyam).
* L'arte della saggezza mondana:
271
DE P E S T E SI H A D I C L
BffflM
H E
L U U I E N f c S S A I b DE HECUI
COMME VOUS A V E Z R A I S O N DE
VOLER DES L I V R E S . LA C U L T U RE D E V R A I T E T R E A LA P O R T E
D I S E I D A L E , C E L L E QUI
FAIT PAYER T O U T E S L E S
A U T R E S . PAS ETONNANT
QUE VOUS VOULIEZ L
O F F R I R A T O U S ...
Documenti
Urbansme
Paris il est actuellement recommand de frquenter: la
Contrescarpe (le Continent); le quartier chinois; le quartier
juif; la Butte-aux-Cailles (le labyrinthe); Aubervilliers (la
nuit); les squares du 7 arrondissement; l'Institut mdico-lgal; la rue Dauphine (Nesles); les Buttes-Chaumont (le jeu);
le quartier Merri; le pare Monceau; l'Ile Louis (l'ile); Pigalle;
les Halles (rue Denis, rue du Jour); le quartier de l'Europe
(la mmoire); la rue Sauvage.
Il est recommand de ne frquenter en aucun cas: les 6
et 15 arrondissements; les grands boulevards; le Luxembourg; les Champs-lyses; la place Bianche; Montmartre;
l'Ecole Militaire; la place de la Rpublique, l'toile et l'Opra ; tout le 16 arrondissement.
e
Poesie
La disparition presque totale de cette activit, sous la forme qu'on lui connaissait depuis ses dbuts, disparition videmment lie au dprissement continu de l'esthtique, est
un des phnomnes les plus marquants qui se produisent
1 Da Potlatch n. 24, novembre 1955.
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sous nos yeux. Durant ces dernires annes, la posie onomatopique et la posie noclassique ont simultanment manifest la dprciation complte de ce produit.
Malgr l'attachement normal d'ime socit mourante
des expressions faisandes, il est noter qu'aujourd'hui une
revue srieuse n'ose plus publier de pomes. Quand elle s'y
essaie, avec une vidente mauvaise conscience (voir un certain du Bouchet dans le n. 117 des Temps Modernes), les rsultats se passent de commentaires.
Au nom du renouvellement progressiste de Coppe-Lamartine, Guillevic vient de prendre les risques d'une explication la loyale (Expliquons-nous sur le sonnet, Nouvelle
Critique n. 68) qui fait clater sa burlesque insuffisance. Passons sur l'aspect cocardier du pangyrique (notre sonnet,
cette forme... n'est pas une cration artifcielle par hasard
jete par Marot, du Bellay, Ronsard et les autres. Si elle a t
employe par eux, si elle a travers plusieurs sicles, c'est
bien qu'elle rpond des ncessits de l'esprit frangais),
puisque Guillevic a beau mentir, il vient trop tard, tout le
monde sait que nous avons emprunt cette forme l'Italie
et qu' l'poque des mdivaux attards devaient en rester
la ballade, prfrant, comme Guillevic aujourd'hui, lutter
contre l'envahissement de la culture cosmopolite. Plus significative est la rfrence la vie d'un des hommes les plus
sensibles, les plus nobles, les meilleurs, les plus grands que le
monde ait connus: on a peine le croire, mais il s'agit de
Louis Aragon. Dans ses lourdes tentatives pour confrer
quelque dimension mythique la vie d'Aragon, Guillevic va
si loin au-del de son talent qu'il arrive gravement desservir
son lugubre chef de file: Je revois Aragon un certain soir de
janvier 1954... J'entends son exclamation: Elsa, il crit des
sonnets!.
L'ensemble de l'argumentation est de la mme encre. Reste de tant de vide que des gens qui se recommandent du
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matrialisme dialectique fondent toute leur malheureuse thse sur l'exaltation inconditionnelle des formes fixes.
Les formes fixes - au sens de cadres rpondant aux besoins d'un travail donn - qu'il convient maintenant de pratiquer, pourront tre momentanment: le procs-verbal de drive, le compte rendu d'ambiance, le pian de situation.
Dcoration
Projet de J. Fillon pour l'amnagement d'une salle de rception: les trois quarts de la salle, constituant la partie que
l'on traverse en entrant par la seule porte du lieu, sont meubls lgamment et n'ont aucune destination prcise. Au
fond de la salle se dresse une barricade qui en dlimite la
partie utile, gale au quart de la superficie totale. Cette barricade est on ne peut plus relle, constitue de pavs, sacs de
sable, tonneaux et autres objets consacrs par l'usage. Elle
s'lve peu prs hauteur d'homme, avec quelques points
culminants et quelques brches bauches. Plusieurs fusils
chargs peuvent tre poss dessus. Une troite chicane livre
accs la partie utile de la pice, galement meuble avec
gout, o tout est dispos pour recevoir agrablement les amis
et connaissances.
Cette salle de rception, qui implique videmment un
clairage et un fond sonore appropris, peut servir varier
l'ordonnance d'une maison banale, et n'y introduire qu'un
pittoresque superficiel. Mais sa vraie destination est de s'intgrer dans un complexe architectural tendu, o apparait
pleinement sa valeur dterminante pour la construction
d'ime situation.
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Explorations
Dans un proche avenir une quipe de lettristes, oprant
partir de la rue des Jardins-Paul, devra reconnaitre entirement le quartier Merri, jusqu' prsent omis sur les eartes
psychogographiques.
ADHREZ EN MASSE L'INTERNATIONALE LETTRISTE
ON EN GARDERA QUELQUES-UNS
Jeux ducatifs
Rcemment mise au point, la discussion idologique
considre comme match de boxe semble promise un brillant avenir dans l'hte intellectuelle, dont elle comble tous
les besoins. (La discussion idologique considre comme
match de boxe vous fera gagner de l'estime en perdant du
temps.) En voici la rgie:
Les deux adversaires et l'arbitre, dont la dcision est souveraine, s'assoient la mme table, l'arbitre sparant les
deux joueurs. Il a t convenu que le match se droulerait en
un certain nombre de rounds d'un minutage prcis.
Aprs que l'arbitre a annonc l'ouverture du match, les
deux adversaires s'observent un instant; puis celui qui choisit,
le premier, l'offensive nonce une proposition quelconque
sur un sujet qui lui parait bon. L'autre rpond, soit en niant
hardiment le raisonnement qu'il vient d'entendre, soit en
passant d'autres affirmations sur un sujet voisin ou inattendu, soit mme - ce qui est mieux - en combinant ces deux
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mouvements. L'arbitre veille ce qu'un adversaire n'interrompe pas l'autre. Cependant, un usage trop prolong de la
parole fait perdre des points au maladroit. Le chronomtreur annonce la fin du round par un signal adquat qui interrompt l'instant le discours.
L'arbitre dclare alors le round l'avantage d'un des adversaires, ou ventuellemerit nul. Pendant le temps de repos,
les supporters et les soigneurs apportent aux combattants
des verres d'alcool ou des tasses de caf (dans certains cas,
des stupfiants).
La dispute recommence l'ordre donne. Le ko est proelam par l'arbitre quand un des adversaires, dconcert par
la violence ou la subtilit d'une attaque, se rvle incapable
de poursuivre la discussion. Si cette issue n'intervient pas, le
vainqueur est dsign la fin, aux points, d'aprs le nombre
de rounds o il a domin. La mauvaise foi, mme apparnte,
n'entrane aucune pnalit.
On a dj not, parmi les sujets les plus courus: le Zen, la
Nouvelle-Gauche, l'ontologie phnomnologique, Astruc, les
Monnaies Gauloises, la censure, l'intelligence du jeu
d'Echecs.
(Les lettristes, forcment gagnants, ne jouent pas ce
jeu.)
Cinma
Il y a plusieurs annes qu'on n'a pas vu un film qui apporte la moindre nouveaut. La production gnrale est si terne
qu'un film banal, s'il est fait dans une perspective politique
simplement sympathique (Le sei de la terre), bouleverse la
plupart des critiques, et fait dire de lui, contre toute vrit,
qu'il rester comme ime date cinmatographique. Il est vrai
qu'ici tant d'impratifs financiers et policiers rgnent, qu'un
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film - dont les ressources sont trs suprieures celles du roman - a peu de chances d'atteindre le niveau intellectuel d'un
bon roman de troisime ordre, du genre Raymond Queneau
par exemple.
Dans ces conditions, le mieux est de ne plus s'inquiter
de l'tat actuel de cet art. Dans les salles obscures que la derive peut traverser, il faut s'arrter un peu moins d'une heure, et interprter en se jouant le film d'aventures qui passe:
reconnaitre dans les hros quelques personnages plus ou
moins historiques qui nous sont proches, relier les vnements du scnario inepte aux vraies raisons d'agir que nous
leur coimaissons, et la semaine que l'on est soi-mme en
train de passer, voil im divertissement collectif acceptable
(voir la beaut du Prisonnier de Zenda quand on sait y nommer Louis de Bavire, J. Vach sous les traits du comte Rupert de Rantzau, et l'imposteur qui n'est autre que G.-E. Debord).
On peut aussi voir la srie des aventures de l'admirable
Dents-Blanches, dont l'utilisation actuelle, tout fait ngligeable, ne laisse pas de rappeler les vrais pouvoirs d'enseignement du cinma.
Au cas o tout cela ne vous plairait vraiment pas, il ne
vous reste qu' aimer Les Mauvaises Rencontres d'Alexandre
Astruc, o vous ne manquerez pas de reconnatre parfaitement, selon le mot tonnant de Jacques Doniol-Valcroze
(France-Observateur du 20 octobre 1955) l'atmosphre et la
signification de V O T R E jeunesse.
Philosophie
IMBCILES, VOUS pouvez
cesser de l'tre.
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Arts plastiques
Toute la peinture abstraite, depuis Malevitch, enfonce
des portes ouvertes. Naturellement cette activit est inintressante et, de plus, parfaitement uniforme. Ce n'est pas le
tachisme qui va la renouveler. On pense bien d'autre part
qu'une recherche d'images rellement susceptibles de provoquer des effets nouveaux doit rompre avec des modes de reprsentation hrits de Chirico, de Max Ernst ou de Magritte, qui tendent d'eux-mmes recrer le vieil ordre des
surprises - surprises considrablement affaiblies par la diffusion dj ancienne de ces oeuvres et l'inflation des imitateurs.
Les diverses ralisations de la mtagraphie, qui se proposent thoriquement d'intgrer en une seule criture tous les
lments dont la signification peut servir, ont t, jusqu'
prsent, tout fait insuffisantes.
Il semble que l'on doive attribuer cet chec provisoire la
proccupation constamment mise en vedette de faire des
maquettes d'affiches, qui a impos finalement soit un chaos
illisible, soit une forme dgnre du vieux collage (exposition mtagraphique de la Galerie du Doubl Doute, en juinjuillet 1954).
Revues
L'Internationale lettriste collabore la revue Les Lvres
Nues depuis la parution de son numro 6. Cette revue (Marin diteur, 28 rue du Ppin, Bruxelles) se trouve chez le
Minotaure, libraire, rue des Beaux-Arts.
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Politique
Rien de trs nouveau. Dans le cadre de la dtente, la
presse rvle avec attendrissement que deux jeunes flles sovitiques, aprs s'tre fait photographier aux cts de deux
vedettes de cinema frangaises, ont affirm avoir vcu ainsi la
plus belle journe de leur vie. En mme temps la Pravda fait
savoir que l'Urss a achev la construction d'ime socit socialiste, et que le passage au stade du communisme est ds
prsent amorc.
En France, c'est naturellement encore pire: mobilisation
destine s'tendre, pour alimenter la guerre d'Algrie (Algriens! ce n'est pas par ce que vous tes frangais que vous
devez tre patriotes), la guerre du Rif et les suivantes; dveloppement du troc inaugur par Mends-Bonn, avec Franco
dont les menues faveurs sont payes par l'abandon des rfugis rpublicains; condamnation scandaleuse de Pierre Morain, de la Fdration Communiste Libertaire, en des termes
qui tendent tablir que des opinions anticolonialistes sont
dsormais incompatibles avec la nationalit frangaise.
Propagande
Un procde dcisif pour l'avenir de la communication:
le dtournement des phrases, tait dsign dans Internationale Lettriste n. 3 (aot 1953). L'usage du dtournement fait
maintenant l'objet d'une tude exhaustive, entreprise en collaboration par deux lettristes. Cette tude paratra en son
temps, et laissera peu de choses dire sur la question.
Le numro 25 de Potlatch, inaugurant sa troisime anne,
sera publi en janvier 1956.
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Littrature
On ne manquera jamais d'ersatz pour faire marcher l'industrie de l'dition et maintenir la consommation. Mais, plus
on ira, plus on s'apercevra que les problmes et les divertissements de l'epoque se situent sur d'autres plans.
Dj, il faut signaler des truqueurs qui vont essayer de se
faire irne rputation en remchant, dans un cadre purement
littraire, les motions nouvelles que certaines associations
d'vnements peuvent entrainer. Ainsi M. Julien Gracq rdigeant de jolies narrations qui ont pour thme une ambiance
et ses diverses composantes: ce n'est rien de refuser le prix
Goncourt; encore faut-il ne pas l'avoir mrit.
N E COLLECTIONNEZ PAS POTLATCH
LE TEMPS TRAVAILLE CONTRE VOUS
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Les lettristes prsents le 26 septembre ont propos communment les solutions rapportes ici divers problmes
d'urbanisme soulevs au hasard de la discussion. Ils attirent
l'attention sur le fait qu'aucun aspect constructif n'a t envisag, le dblaiement du terrain paraissant tous l'affaire la
plus urgente.
Ouvrir le mtro, la nuit, aprs la fin du passage des rames. En tenir les couloirs et les voies mal clairs par de faibles lumires intermittentes.
Par un certain amnagement des chelles de secours, et
la cration de passerelles l o il en faut, ouvrir les toits de
Paris la promenade.
Laisser les squares ouverts la nuit. Les garder teints.
(Dans quelques cas un faible clairage Constant peut tre justifi par des considrations psychogographiques.)
Munir les rverbres de toutes les rues d'interrupteurs;
l'clairage tant la disposition du public.
1 Da Potlatch n. 23, octobre 1955.
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Pour les glises, quatre solutions diffrentes ont t avances, et reconnues dfendables jusqu'au jugement par l'exprimentation, qui fera triompher promptement la meilleure:
G.-E. Debord se dclare partisan de la destruction totale
des difices religieux de toutes eonfessions. (Qu'il n'en reste
aucune trace, et qu'on utilise l'espace.)
Gii. J. Wolman propose de garder les glises, en les vidant de tout concept religieux. De les traiter comme des btiments ordinaires. D'y laisser jouer les enfants.
Michle Bernstein demande que l'on dtruise partiellement les glises, de fagon que les ruines subsistantes ne dclent plus leur destination premire (la Tour Jacques, boulevard de Sebastopol, en serait un exemple accidentel). La
solution parfaite serait de raser compltement l'glise et de
reconstruire des ruines la place. La solution propose en
premier est uniquement choisie pour des raisons d'conomie.
Jacques Fillon, enfin, veut transformer les ghses en maisons faire peur. (Utiliser leur ambiance actuelle, en accentuant ses effets paniques.)
Tous s'accordent repousser l'objection esthtique, faire taire les admirateurs du portail de Chartres. La beaut,
quand elle n'est pas une promesse de bonheur, doit tre dtruite. Et qu'est-ce qui reprsente mieux le malheur que cette sorte de monument lev tout ce qui n'est pas encore domin dans le monde, la grande marge inhumaine de la vie?
Garder les gares telles qu'elles sont. Leur laideur assez
mouvante ajoute beaucoup l'ambiance de passage qui fait
le lger attrait de ces difices. Gii J. Wolman rclame que
l'on supprime ou que l'on fausse arbitrairement toutes les indications concernant les dparts (destinations, horaires,
etc.). Ceci pour favoriser la drive. Aprs un vif dbat, l'op-
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BIBLIOGRAFIA MINIMA
a completamento dei precedenti
riferimenti bibliografici
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Paris 1969
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J.-F. Martos, Rovesciare il mondo, Sugarco, Milano 1993
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