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eretici e/o sovversivi .

ML

Guy-Ernest Debord nel 1968

Una delle ultime fotografe di G.-Ernest Debord,


in Liberation del 2 dicembre 1994.

Guy-E. Debord, Raoul Vaneigem


e altri

Situazionismo
Materiali per un'economia politica
dell ' immaginario
I testi dell' Internationale Situationniste
a cura di
Pasquale Stanziale

massari
editore

In accordo alla tradizione situazionista, su


quest'opera non vi alcun copyright, alcun
diritto d'autore, di traduzione o di edizione.

Guy-Ernest Debord, Raoul Vaneigem e altri


Situazionismo

Materiali per un'economia politica


traduzioni e cura
di Pasquale Stanziale (1998)

dell'immaginario

Senza copyright ' 1998, R. Massari editore seri


Casella Postale 144 - 01023 Bolsena (VT)
E-mail: erre.emme@enjoy.it
Http://www.enjoy.it/erre-emme/
Versamenti su c.c.p. n. 24 95 70 03
Stampa: Ceccarelli - Grotte di Castro
Prima edizione: agosto 1998
ISBN 88-457-0120-4

INDICE
Avvertenza
Comunicazione di servizio

1
9

Introduzione
Il '68: la vittoria sar di chi avr saputo creare
il disordine senza amarlo di Pasquale Stanziale 15
Debord & Vaneigem (15) - Flashback (34) - Meduse situazionaute (43) - Per un'economia politica dell'immaginario (47)
Situazionisti
Tesi sulla rivoluzione culturale di G. E. Debord
Teoria della deriva di G.-E. Debord
Posizioni situazioniste sulla circolazione
di G.-E. Debord
A proposito di alcuni errori d'interpretazione
di G.-E. Debord
Programma elementare dell'ufficio di urbanismo
unitario di A. Kotnyi, R. Vaneigem
Prospettive di modificazioni coscienti
della vita quotidiana di G.-E. Debord
Commenti contro l'urbanistica di R. Vaneigem
Banalit di base I di R. Vaneigem
Banalit di base II di R. Vaneigem
Risposta a un'inchiesta
del centro d'arte socio-sperimentale
di J. Martin, J. Strijbosch, R. Vaneigem, R. Vinet
Corrispondenza con un cibernetico
di G.-E. Debord

53
56
64
67
73
78
93
101
121
149
157

Di alcune questioni teoriche senza questionamento


n problematica di R. Vaneigem
Avere per fine la verit pratica di R. Vaneigem
La separazione compiuta di G.-E. Debord
Avviso ai civilizzati riguardo all'autogestione
generalizzata di R. Vaneigem
Sulla Comune
di G.-E. Debord, A. Kotnyi, R. Vaneigem
La questione dell'organizzazione per l'IS
di G.-E. Debord
Materiali
Manifesto
II questionario
Prefazione all'unit scenica Nessuno e gli altri
di A. Frankin
Le parole prigioniere di M. Khayati
La fine dell'economia e la realizzazione dell'arte
diA.Jorn
Prospettive per una generazione di T. Frey
Le strutture elementari della reificazione
diJ. Gamault
Vive la libertad. L'Internazionale situazionista
diR. Gutirrez
Massime situazioniste (Debord)
Documenti
Panorama intelligent de l'avant-garde
la fin de 1955
Projets d'embellissements rationnels
de la ville de Paris
Bibliografia minima

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169
175
187
199
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287

AVVERTENZA

Nella prima parte di questo lavoro, oltre ad offrire un'introduzione critica alla problematica del Situazionismo, si
cerca di fare il punto sulle tematiche originarie di tale movimento, esaminando alcune opere ad esso dedicate e proponendo una prospettiva critica di analisi, innovativa e attualizzante.
Nella parte centrale del libro vengono riproposti i testi
pi significativi di G.-E. Debord e R. Vaneigem pubblicati
originariamente sulla rivista Internationale Situationniste: tra
gli altri, la prima parte de La societ dello spettacolo di Debord e, integralmente, Banalit di base di Vaneigem.
La sezione Materiali raccoglie ima scelta di saggi significativi di altri autori situazionisti.
L'ultima parte del libro dedicata a brevi testi situazionisti e comprende anche due documenti originali, in francese,
tratti dalla rivista Potlatch diretta negli anni '50 da Debord.
Indichiamo, di seguito, le pubblicazioni tratte dalla rivista
Internationale Situationniste e che - nel bene e nel male - sono state tradotte in italiano.
L'estremismo coerente dei situazionisti, Ed. 912, Milano,
1968.
P. Cardan, Capitalismo moderno e rivoluzione, Ed. 912,
Milano, 1969.
R. Vaneigam (sic), Banalit di base, DeDonato, Bari,1969.

Internazionale situazionista (Rivista della sezione italiana


dell'IS), n. 1, luglio 1969, Milano.
R. Vaneigem, Saper vivere. Trattato ad uso dello giovani generazioni. Terrorismo e rivoluzione e altri scritti, ciclostilato, Genova, 1972 [Vallecchi, Firenze 1973].
R. Vaneigem, Terrorismo e rivoluzione e altri scritti, Arcana
editrice, Roma, 1973.
C. Reeve, La tigre di carta, Edizioni La Fiaccola, Ragusa,
1974 (Il punto di esplosione dell'ideologia in Cina, Internationale Situationniste, agosto 1967).
Internazionale situazionista, Ecat libri, ciclostilato, Genova,
1975-77: voi. I (trad. dei nn. 1 e 2), II (trad. dei nn. 2 e 3), III
(trad. dei nn. 4 e 5).
Internationale situationniste (ce n'a t qu'un dbut), a cura di
S. Ghirardi e D. Verini, La Salamandra, Milano, 1976.
IS, Viva la Comune, Ed. G.d.C., Caserta, s.d.
IS, Riforma e controriforma nel potere burocratico, Ed.
G.d.C., Caserta, s.d.
IS, Strutture elementari della reificazione, Ed. G.d.C., Caserta,
s.d.
Mirella Bandini, L'Estetico e il politico. Da Cobra all'Internazionale Situazionista (1948-1957), Officina Edizioni, Roma,
1977.
Aa.Vv. I situazionisti in II Manifesto del 6 luglio 1989, ripreso nell'omonimo volume della Manifestolibri, Roma,
1991.
R. Vaneigem, Banalit di base e Avviso ai civilizzati sull'autogestione generalizzata, Edizioni de L'Ammutinamento del
Pensiero, Bologna, 1992.
La rivolta situazionista (1954-1991), Tracce Edizioni, Piombino, 1992.
Internationale situationniste, La critica del linguaggio come
linguaggio della critica, Nautilus, Torino, 1992.
Internazionale situazionista (1958-69), Nautilus, Torino 1994.

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

A decenni di distanza dal '68 torniamo a parlare del Situazionismo. Ci dovuto al fatto che non se ne pu fare a meno:
del resto, della sua vittoria che si parla e si scrive (M. Morelli 1995). Il problema, tuttavia, che i Situazionisti, in un certo senso, hanno vinto vincendo e, per altro verso, hanno vinto
perdendo. Ci fa s che, da un lato, vi sia chi insiste sul senso,
ovvero su ci che in un movimento si proietta, per propria forza
critica, al di l della circoscrizione del suo tempo; da un altro
lato, si nota come la critica decostruente e anticipatoria del Situazionismo si sia sciolta in una cultura pi o meno di sinistra,
a sua volta pi o meno di potere. E' successo come al Marx di
cui parla Vaneigem: per il suo valore d'uso, la critica si converte in dominio.
Il Situazionismo era fondamentalmente la pratica teorica
della consapevolezza dei processi in atto e quindi critica-progetto che tendeva a superare, nella prospettiva di un cambiamento, l'assetto capitalistico della produzione, gli sviluppi della
scienza e le modalit di vita della quotidianit. Si trattava di
un grado massimo di consapevolezza dei processi che non riscontrabile in nessun tempo successivo. Il rapporto con l'oggi
va a delinearsi in questa direzione, per notare come gli esiti del
capitalismo odierno comportino un 'omologazione della filosofia e della politica pertinente a un grado minimo, questa volta,
della consapevolezza dei processi in atto.
La critica situazionista offriva una prospettiva di analisi
che, prevedendo gli sviluppi del capitalismo, cominciava a por9

si il problema della complessit, relativa sia ai nuovi modi di


produzione capitalistica che ai corrispondenti mutamenti tecno-comunicativi. Ci troviamo di fronte a una complessit strategica del sistema basata sul cambiamento strumentale^ sulla
velocit gestita in una prospettiva di spaesamento e di frammentazione ,atta a spazzar via anche spiragli di consapevolezza
dell'alienazione.
Qualcosa di analogo all'ambito dromoscopico d Virilio.
I situazionisti hanno posto in essere l'ultima, per il momento,
grande narrazione fenomenologica relativa a un'area vitale
della complessit. Mentre altri, come Luhman, preferiranno
trattare la complessit come razionalizzazione strumentale
dell'esistente. In ogni caso questa complessit ha la sua principale dimensione strategica nel dominio dell'immateriale di cui
parla Bernocchi nel suo recente libro sul '68.
E a proposito delle nuove tecnologie della virtualit va intanto rilevato che esse fanno emergere unitamente a nuovi feticismi della merce, alle socialit sognate, all'abolizione delle
contraddizioni della prassi mediante una mercantilizzazione
generalizzata e spettacolare in cui la merce contempla se stessa
in un mondo creato da se stessa (Debord 1967), anche possibili spazi di comunicazione liberata che vanno opportunamente
recuperati e disegnati di l da ogni inteff-azione tecnologica e/o
spettacolare.
Il Situazionismo qualcosa da cui ripartire. Certo ingombrante con le sue scissioni, le sue polemiche, con l'ostentazione
delle sue certezze. Debord stato ucciso molte volte prima di
uccidersi e Vaneigem resiste in Francia producendo libri notevoli che in Italia vengono accuratamente evitati. Il problema
che si sente il bisogno di una narrazione distinta e non omologata.
Oggi lo spazio dei discorsi occupato da quelli di cui parla
Lacan: il discorso del Padrone, dell'Universit, dell'Isterico...
Ridurre il Situazionismo a citazione, a scontato presupposto o

10

a forme folkloriche di attualizzazione un modo di seppellirlo.


La necessit quindi di ri-leggere i Situazionisti, come stato
fatto, in modo evolutivo, per altre grandi narrazioni negli anni
'60. Una necessit che valga a re-istituire punti di riferimento
critico rispetto all'esistente e al consolidamento strategico
dell'esistente. La teoria critica situazionista si presenta, a
trent'anni di distanza, come qualcosa che va ripensato senza
intenti divulgativi, nostalgici o commemorativi. In tal senso
gi stato provveduto in modo ampio e gratificante.
P.S.

11

Sopra: Raoul Vaneigem (a sinistra) e J.-V. Martin.


Sotto: Chez Moineau. Michle Bernstein (una delle fondatrici
dell'IS), accende la sigaretta di Eliane Brau. A sinistra, riflesso nello
specchio, Jean-Louis Brau [foto Ed van der Elsken],

Introduzione

Quinta conferenza dell'IS (Goteborg, 30 agosto 1961).


In fondo al tavolo, lacqueline de Jong e Guy-Ernest Debord.

IL '68: LA VITTORIA SAR DI CHI AVR SAPUTO


PROVOCARE IL DISORDINE SENZA AMARLO
di Pasquale Stanziale

Debord & Vaneigem


1.

Una lucida critica del capitalismo degli anni '60 e la profezia di un'alienazione totalizzante e pervasiva sono distintamente articolate nelle analisi dei situazionisti, movimento nato verso la met degli anni '50, sviluppatosi tra alterne
vicende in Europa - ma avente come centro Parigi - nel periodo 1958-1969, e dissoltasi nel popolo successivamente.
Le tesi dei situazionisti, dopo rimozioni, translazioni strumentali e banalizzazioni, sono state negli ultimi tempi opportunamente e giustamente richiamate nella necessaria possibilit di ridare loro il riscontro filosofico e sociologico che
loro spetta, unitamente all'affermazione della loro attualit
profetica ed esplicativa nell'attuale panorama sociopolitico
europeo - e italiano, in particolare - di capitalismo integrato
in via di ulteriore consolidamento.
I situazionisti hanno dato un notevole contributo alla critica del capitalismo contemporaneo attraverso analisi articolate e puntuali, sulle pagine di quella rivista dalla copertina
metallica colorata che si titolava Internationale Situationniste:
una rivista parigina che autorizzava a tradurre, adattare e di1

1 Per es., in Italia, Aa. Vv., ISituazionisti, Manifestolibri, Roma 1993.

15

vulgare i propri testi liberamente e senza alcun diritto d'autore o copyright.


All'alienazione nella societ contemporanea, alla vita
quotidiana, alle forme contemporanee dell'urbanismo, a
questi e ad altri temi sono dedicate molte tesi che prendono
in esame gli aspetti concreti di queste realt di dominio. Dalla comunicazione colonizzata al ruolo di Godard, dall'imballaggio del tempo Ubero alle forme di separazione sociale: tutto ci viene denunciato con sistematicit e con notevole
violenza critica. In particolare il concetto di alienazione viene ad emergere trasversalmente come categoria centrale pertinente, nelle sue varie forme, all'affermato dominio spettacolare e reificante in cui si colloca il soggetto .
Nel n. 10 dell'/S (1966), vi un richiamo diretto al concetto di alienazione, in occasione di un articolo di J.M.
Domenach, apparso l'anno precedente sulla rivista Esprit.
Domenach imputava al concetto di alienazione di essere
confuso, di essere utilizzato abusivamente, di essere svalutato storicamente, di dar luogo a formule sorpassate e vaghe .
I situazionisti, con il loro stile di scrittura veemente e brillante, mettono dapprima criticamente in discussione il background cristiano-gauchiste di Domenach, facendo poi notare
che in una societ materialmente divisa l'abolizione di concetti e di parole funzionale solo al rafforzamento del dominio
di determinate forze. Contro Domenach, essi fanno rilevare
che l'invito di questi a s'y re-signer, a rassegnarsi, a dimenticare l'alienazione, ed a sostituire questo concetto con quello di exploitation (sfruttamento) nasce dal fatto che l'alienazione - concetto d'origine filosofica - in relazione all'evoluzione capitalistica, nella realt di tutte le ore della vita quoti1

1 Per un'analisi pi ampia di tale problematica, rinviamo al nostro Mappe


dell'alienazione. Da Hegel al cyberpunk ad uso delle nuove generazioni, Erre
emme, Roma 1995.
2 J.M. Domenach, Pour finir avec l'alination, in Esprit, 12/1965.

16

diana e quindi, come una realt garantita da un'ordine superiore, va accettata nel nouveau dcor de l'epoque.
E la requisitoria situazionista contro Domenach si conclude con queste parole:
Certo, in una societ che ha bisogno di produrre una sottocultura
di massa e di far capire i suoi pseudointellettuali spettacolarizzati,
molti termini devono essere volgarizzati velocemente. Ma per la
stessa ragione le parole perfettamente semplici e chiarificatrici
hanno tendenza a sparire... I Domenach, essendo essi stessi dei servitori dello spettacolo culturale del potere, che vuole usare velocemente e recuperare a suo modo i termini, i pi brucianti del
pensiero critico moderno, non vogliono mai ammettere che i concetti pi importanti e pi veri dell'epoca sono precisamente misurati sulla pi grande confusione e sui peggiori controsensi:
alienazione, dialettica o comunismo. I concetti vitali di volta in volta vengono usati nel modo pi vero come nel modo pi falso, con
una moltitudine di confusioni intermedie, perch la lotta della realt critica e dello spettacolo apologetico conduce a una lotta sulle
parole, lotta tanto pi aspra quanto pi di centrale importanza.
Non la purga autoritaria, la coerenza del suo impiego, nella teoria e nella vita pratica, che rivela la verit di un concetto. L'alienazione porta a tutto a condizione di uscirne1.

2.

Il retroterra filosofico dei situazionisti e stato oggetto di


varie interpretazioni. Ma si pu certamente dire che l'esperienza situazionista perviene a un'originale maturazione storica in un crocevia ove si intersecano il giovane Marx (di l
da ogni sua burocratizzazione all'Est come all'Ovest, tiene a
precisare R. Vaneigem) , Lukcs di Storia e coscienza di
classe, indirettamente la psicoanalisi freudiana, Lenin, ma
soprattutto la fenomenologia hegeliana e Feuerbach. Il tutto
su imo sfondo di analisi politiche costruito con riferimenti a
Marx, Abendroth, Sweezy ecc. Non meno importanti sono le
ascendenze lettriste.
2

1 IS, Domenach contre l'alination.


2 R. Vaneigem, Banalit di base, De Donato, Bari 1969.

17

I testi dei situazionisti sono articolati per tesi in uno stile


ispirato a modelli barocchi , ma abbastanza incisivo, come
possibile rilevare da alcuni passi che estrapoliamo qui di
seguito.
1

Il linguaggio resta ancora la mediazione necessaria per la presa di


coscienza dell'alienazione (Hegel direbbe: l'alienazione necessaria), lo strumento della teoria radicale... E' primordiale dunque che
noi forgiamo un nostro proprio linguaggio, il linguaggio della vita
reale, contro il linguaggio ideologico del potere, luogo di giustificazione di tutte le categorie del vecchio mondo... Il nostro dizionario
sar una sorta di griglia con la quale si potranno decrittare le informazioni e lacerare il velo ideologico che copre la realt .
La decomposizione dei valori e dell'antica comunicazione unilaterale artistica (nelle arti plastiche come nei vari aspetti del linguaggio) accompagna ci che viene chiamata vagamente crisi della
comunicazione nella societ e che rappresenta, nello stesso tempo, la concentrazione monopolistica della comunicazione unilaterale (di cui i mass-media non sono che un'espressione tecnica) e la
dissoluzione di tutti i valori comuni e comunicabili, dissoluzione
che prodotta dalla vittoria (annichilatrice) che ha riportato sul
terreno dell'economia il valore di scambio contro il valore d'uso-'.
E' impossibile sbarazzarsi di un mondo senza sbarazzarsi del linguaggio che lo garantisce e lo nasconde, senza mettere a nudo la
sua verit (M. Khayati, Le mots...).
Le banalit, per ci che nascondono, lavorano per l'organizzazione dominante della vita (ibid.).
Il potere vive della nostra impotenza a vivere mantenendo scissioni e separazioni moltiplicate indefinitamente^.
Il declino del pensiero radicale accresce considerevolmente il potere delle parole, le parole del potere. Il potere non crea niente, recupera. Le parole forgiate dalla critica rivoluzionaria sono come le
armi dei partigiani, abbandonate su un campo di battaglia: esse
passano alla controrivoluzione; e come i prigionieri di guerra, esse
sono sottomesse al regime dei lavori forzati... Gli ideologi, cani da

1 A. Illuminati, Cospirazioni irriverenti, in il Manifesto, 30 maggio


1994.
2 M. Khayati, Les mots captifs, in IS [si veda avanti],
3 IS, De l'alination, dcomposition et rcupration.
4 T. Frey, Perspectives pour une gnration, in IS [si veda avanti].

18

guardia dello spettacolo dominante... fanno s che i concetti pi


corrosivi siano svuotati dei loro contenuti, rimessi in circolazione al
servizio dell'alienazione... essi diventano slogans pubblicitari .
La societ che ha realizzato l'optimum della separazione tra gli
uomini e le loro attivit, e tra gli uomini e loro stessi, distribuisce
loro unilateralmente le immagini del loro proprio mondo come informazioni monopolizzate del potere economico statale... Si tratta
di sperimentare la costruzione positiva della realt dell'esistenza
individuale come esecuzione dell'informazione esistente. Gli individui devono accettare di "riconoscersi" in s stessi, e nelle loro relazioni con gli altri, secondo la fatalit di un codice presentato come
libero e obiettivo. Ma i programmatori devono essere loro stessi
programmati. I criteri che ispirano i loro questionari sono gli stessi
che hanno creato dappertutto le separazioni. Se ognuno cerca l'altro per scoprire in questo rapporto l'esteriorizzazione della propria
realt, il preservativo del calcolo elettronico garantisce la scoperta
reciproca della stessa menzogna (IS, De l'alination...).

3.
E in effetti quasi tutte le tesi situazioniste rappresentano
una serrata critica dell'esistente attraverso una tessitura
stringente, principalmente del concetto di alienazione. Rendere conto del lavoro dei situazionisti in senso generale, per
il loro peso nella filosofia e nella politica contemporanee,
impresa ardua ed auspicabile che qualcuno prenda l'iniziativa in proposito in modo organico e non frammentario.
Per quanto ci riguarda ci occuperemo delle analisi di
Guy-E. Debord (molto abusate e banalizzate) e di Raoul Vaneigem (poco conosciute e poco usate), anche se non possibile, nell'ambito del Situazionismo, prescindere da scritti
abbastanza rilevanti quali quelli, citiamo tra gli altri, di Rotile, di Frey, di Khayati, di Vinet, di Kotnyi.
Il motivo di fondo del lavoro critico di Debord dato dallo smascheramento d'una strategia di potere diffuso che,
mentre da una parte ha bisogno di una umanit alienata e di1 M. Khayati, Les mots... e IS n. 8.

19

visa per la propria perpetuazione, dall'altra trova una forma


di consolidamento e di autoreferenzialit nell'adombrare una
unit fittizia dell'essere nello SPETTACOLO, attuando l'immaginario nello spettacolo.
La societ dello spettacolo di Debord (Parigi, 1967), con i
relativi Commentari del 1988, senza alcuna ombra di dubbio, un classico della filosofia contemporanea, di capitale valore pedagogico, regolarmente ignorato, o a malapena accennato, nella manualistica filosofica italiana.
Articolato in nove sezioni consta di 221 tesi attraverso le
quali si sostanzia un percorso critico che, partendo dalla riduzione del vissuto a rappresentazione, a spettacolarit totalizzante, apre ad una visione di virtualit generalizzata in cui
ben riscontrabile la morte della realt come compimento di
un processo di alienazione prodotto dallo stadio attuale del
capitalismo egemone. Va pure sottolineato che tale esito tende anche a coincidere con analisi presenti, nello stesso periodo, in ambito lacaniano e foucaultiano.
Ma cerchiamo di seguire le tesi di Debord, sintetizzandole e ponendone in evidenza alcuni punti fondamentali:
La vita sociale divenuta un immenso accumulo di spettacoli. Il vissuto diventato rappresentazione. Lo spettacolo
rapporto sociale per immagini. Lo spettacolo un modello
della vita sociale, di cui forma e contenuto giustificano i fini
del sistema esistente. Lo spettacolo unifica ci che divisione sociale.
Si instaura ima doppia alienazione: Lo spettacolo diviene
reale e la realt si instaura nello spettacolo. In questa alienazione generalizzata il vero un momento del falso. E' la vittoria dell'apparenza che nega la vita quando questa si visualizza.
Lo spettacolo ha un carattere tautologico e positivo. Lo
spettacolo non ha altro scopo che la propria affermazione.

20

Lo spettacolo mostra la subordinazione degli uomini


all'economia.
La prima degradazione: dall'essere all'avere. Ci in corrispondenza della prima fase del dominio dell'economia sulla
vita sociale.
La degradazione attuale: dall'avere al sembrare. Ci per
l'occupazione della vita sociale da parte dell'accumulazione
economica (viene a configurarsi, cos, una processualit storica dell'alienazione).
Sembrare , in effetti, non-essere. Pi non-si- pi accettabile l'apparire.
Lo spettacolo la scissione prodotta definitivamente
all'interno dell'uomo. Lo spettacolo il cattivo sogno della
societ moderna. Nello spettacolo si esprime il permesso,
non il possibile.
L'alienazione nella societ spettacolarizzata comporta
una sclerotizzazione del vissuto a vantaggio della contemplazione dell'oggetto.
La crescita dell'economia la crescita dell'alienazione
nello spettacolo.
(Tesi 1-34/
Il principio del feticismo della merce produce il dominio
della societ per mezzo di cose sovrasensibili come anche
sensibili.
Lo spettacolo il momento in cui la merce ha occupato
totalmente la vita sociale. C' un umanismo della merce che
prende in carico il tempo libero e l'umanit.
Il valore di scambio ha vinto la sua guerra rispetto al valore d'uso, divenuto il condottiero del valore d'uso.
1 G.-E. Debord, La divisione perfetta, in La societ dello spettacolo,
De Donato, Bari 1968, e Commentari sulla Societ dello spettacolo, in
La societ dello spettacolo, Sugarco, Milano 1990.

21

D consumatore reale consumatore d'illusioni in quanto


consumatore di merci che ha la propria manifestazione nello
spettacolo.
Lo spettacolo corrisponde all'altra faccia del denaro ed
equivale, in astratto, a tutte le merci.
La coscienza del desiderio e il desiderio della coscienza
sono ci che negano la societ dello spettacolo, dove la merce contempla se stessa in un mondo creato da essa stessa.
C Tesi 35, 53)

Hegel, interpretando la trasformazione del mondo, diviene il pi alto punto filosofico della filosofia: vuole comprendere il mondo che si fa da s.
La societ burocratica totalitaria vive in un presente perpetuo, dove tutto quello che avvenuto esiste soltanto per
essa...
Non possibile combattere l'alienazione sotto forme alienate.
(Tesi 54-124)
2

Il tempo ciclico in se stesso tempo senza conflitto.


La vittoria della borghesia la vittoria del tempo profondamente storico dato che il tempo della produzione
economica che trasforma permanentemente la societ.
Il trionfo del tempo irreversibile anche la sua metamorfosi in tempi di cose perch ci che ha vinto la produzione in serie degli oggetti secondo le leggi del mercato.
Il tempo irreversibile produttivo anzitutto la misura di
tutte le merci.
(Tesi 125-147f
1 La merce come spettacolo, in La societ cit.
2 Il proletariato come soggetto e come rappresentazione, ibid.

22

Il tempo pseudociclico non che il travestimento consumabile del tempo merce della produzione.
Il capitalismo concentrato si orienta verso la vendita di
blocchi di tempo organizzati, ognuno di essi costituendo una
sola merce unificata che ha integrato altre merci.
Quest'epoca che si presenta come offerta di varie festivit
, al contrario, un'epoca senza festa. Il momento partecipativo comunitario impensabile in una societ senza comunit
e senza partecipazione.
Lo spettacolo la falsa coscienza del tempo come paralisi
della storia e della memoria.
Il tempo, come necessaria alienazione hegeliana, la dimensione in cui il soggetto diventa altro per diventare la verit di se stesso.
L'alienazione dominante, invece, quella che impone al
soggetto un presente estraneo. C' poi un'alienazione spaziale che riguarda il soggetto e la sua attivit, con un tempo
sottrattogli. C' una alienazione vivente che viene sormontata da quella sociale.
(Tesi 147-164j
Questa societ ha soppresso la distanza geografica ma ha
raccolto la distanza interiormente, come divisione spettacolare.
La circolazione umana come sottoprodotto della circolazione mercantile si realizza principalmente come accesso al
banale.
La geografia umana rispecchia la geografia delle espropriazioni sociali.
(Tesi 165-179)
1

5 Tempo e storia, ibid.


1 Il tempo spettacolare, ibid.
2 La disposizione del territorio, ibid.

23

L'innovazione nella cultura non pu essere portata che


dal movimento storico totale che, attraverso la coscienza della propria totalit, tende al superamento dei propri presupposti culturali, e va verso la soppressione di ogni divisione.
La cultura proviene dalla storia, essa l'intelligenza e la comunicazione sensibile, rimaste parziali in una societ parzialmente storica.
Il teatro e la festa, la festa teatrale, sono i momenti dominanti della realizzazione barocca, in cui ogni espressione non
acquista il suo senso se non nel suo riferirsi alla decorazione
di un luogo costruito, a una costruzione che deve essere per
se stessa il centro dell'unificazione; questo centro ^ p a s saggio, che e iscritto come un equilibrio minacciato nel disordine dinamico del tutto.
La teoria critica deve comunicarsi nel proprio linguaggio che deve essere dialettico nella forma e nel contenuto.
Esso non un grado zero della scrittura, ma il suo rovesciamento. Non una negazione dello stile, ma lo stile della '
negazione.
Le idee migliorano. Il senso delle parole vi partecipa. Il
plagio necessario. Il progresso lo implica.
Elogio e necessit del dtournement (storno di elementi
estetici prefabbricati, inserimenti, ricombinatoria significante) come strumento antiideologico.
(Tesi 180-2 11)
L'ideologia la base del pensiero di una societ di classi,
nel corso conflittuale della storia.
Lo spettacolo l'ideologia per eccellenza perch in esso
si manifesta l'essenza di tutto il sistema ideologico, l'asservimento e la negazione della vita reale.
Ecco ci che imposto a ogni ora della vita quotidiana
1

1 La negazione il consumo della cultura, ibid.

24

sottomessa allo spettacolo: un'organizzazione sistematica


della mancanza della facolt di incontro e la sua sostituzione con un fatto allucinatorio sociale; ci che costituisce la
falsa coscienza dell'incontro, l'illusione dell'incontro.
Nei quadri clinici della schizofrenia - afferma Gabel - decadenza
della dialettica della totalit (assieme, quale forma estrema, alla
dissociazione) e decadenza della dialettica del divenire (assieme,
quale forma estrema, alla catatonia) sembrano ben solidali.

Colui che subisce passivamente la propria sorte quotidianamente estranea viene dunque spinto verso la follia... Il bisogno di imitazione che prova il consumatore precisamente
il bisogno infantile, condizionato da tutti gli aspetti del suo
spossessamelo fondamentale. Emanciparsi dalle basi materiali della verit rovesciata, ecco in che cosa consiste l'autoemancipazione del nostro tempo.
(Tesi 212-221)
Scritto nel 1967 e pur ponendosi in parallelo, per alcuni
accenni, al lavoro di Deleuze e Guattari, il libro di Debord
sembra non tener molto in conto le analisi lacaniane relativamente al soggetto. Il fatto che, in effetti, i situazionisti non
vedono di buon occhio le scienze dell'uomo, considerate come persecutorie rispetto al soggetto. Mentre l'alienazione
viene intesa come dimensione di massa e la sua denuncia si
articola avendo tra i punti di partenza l'alienazione hegeliana.
Il punto d'arrivo di Debord una teoria critica che, come
stato fatto osservare, non molto lontana dall'orizzonte
adorniano , e che cerca di strutturare una rinnovata dialettica tra informazione e comunicazione in un universo di mer1

1 L'ideologia materializzata, ibid.


2 A. Jappt,Debord, Tracce, Pescara 1993.
3 A. Illuminati, art cit.

25

cificazione spettacolarizzata in cui la simulazione tende a decretare la fine della realt.


Non si pu trascurare il valore profetico delle tesi debordiane per quanto riguarda il dominio televisivo e per quanto
riguarda le tecnologie informatiche della simulazione. A tale
proposito i Commentari di Debord del 1988 ci forniscono ulteriori chiavi di lettura della realt contemporanea.
Anche i Commentari si articolano in Tesi (I-XXXIII) e,
partendo dalla Societ dello spettacolo riprendono le analisi
dell'alienazione di massa per arrivare a far emergere gli
aspetti pi inquietanti della democrazia spettacolare-, molti
sono i riferimenti all'Italia per ci che riguarda i Servizi Segreti, la Mafia e la P2.
Cerchiamo di seguire, ancora una volta schematicamente,
il discorso dei Commentari:
Esiste un ben preciso rapporto tra l'essenza dello spettacolo moderno, l'economia mercantile autocratica e le nuove
tecniche di governo.
Lo spettacolo consolida la sua potenza, influenza e intensifica i cambiamenti dei modi di vivere. I cambiamenti avvengono e sono accolti come naturali. Di ci che esiste non bisogna parlarne.
Si assiste alla spettacolarizzazione di molteplici aspetti
della vita sociale: politica-spettacolo, giustizia-spettacolo
scienza-spettacolo, cultura ridotta a spettacolo, filosofiaspettacolo.
Lo spettacolo e ormai leggibile a tre livelli:
spettacolo concentrato (per i suoi aspetti come potere di
strutturazione);
spettacolo diffuso (globalizzazione mass-mediale);
spettacolo integrato (integrato nella realt verso ima indistinguibilit saturata).
Ci che caratterizza la democrazia spettacolare :

26

il rinnovamento tecnologico;
la fusione economico-statuale (concentrazioni e alleanze
di potere economico/politico/mediale);
il segreto generalizzato (invisibilit strutturale dei sistemi
di controllo ecc.);
il falso indiscutibile (e una fase successiva al fatto che il
vero un momento del falso, l'accettazione strumentalmente
consapevolizzata, la scomparsa dell'opinione pubblica);
un eterno presente (affermazione di una temporalit artificiale).
Viene ad emergere dunque un disegno di controllo totale
anche avvalorato da alcuni fatti: non si pu discutere la logica della merce, la scomparsa della dialettica storica e della
storia come riferimento, lo scandalo che rientra in una logica
di integrazione, il sistema che, creando da s i propri nemici,
tende a spostare i giudizi su questi e non sui risultati della
sua azione.
Ipostatizzazione dell'immagine e unidimensionalit dei
messaggi. Impoverimento costretto a integrarsi in un ordine
di discorso e a un linguaggio che nasce dallo spettacolo,
l'unico che gli ormai familiare. La droga aiuta questo ordine di cose, la pazzia aiuta a fuggirlo.
Ecco il villaggio globale spettacolare in una omologazione uniforme di valori, di fatti, di segni.
Il predominio dell'economia si esercita anche rispetto alla scienza cui viene assegnato un compito giustificatorio. La
scienza tende a diventare scienza della giustificazione, perch diretta in modo spettacolare.
E' il dominio della disinformazione. Il segreto parte importante e strategica della democrazia spettacolare: ci vale
per la sicurezza, per le manovre di potere, per le informazioni importanti. Segreto segreto del dominio.
Si afferma il regno della sorveglianza-disinformazione,
non contro il potere, ma a suo favore.

27

L'arte morta perch soppiantata dal dominio di ima diffusa artisticit banalizzante ed essenzialmente inautentica.
(Tesi I-XXXIII)
I Commentari si chiudono con accenti pessimistici non
dissimili da quelli dei francofortesi. Agamben nota come il
fatto pi inquietante dei libri di Debord la puntualit con
cui la storia sembra essersi impegnata a verificarne le analisi .
E in effetti al capitalismo vincente corrisponde il consolidamento in atto della democrazia spettacolare debordiana
con forme di alienazione di massa sempre pi compiute. Di
contro, il rifiuto delle identificazioni, delle aggregazioni di
uomini che non si presentano con ima identit ben definita e caratterizzante - sembra ci che, in una forma di disalienazione, pu costringere la democrazia spettacolare a tradire la
propria vocazione autoritaria di fondo .
1

Per quanto riguarda invece Raoul Vaneigem - autore di


vari testi apparsi sull'Internationale Situationniste e del Traile
de savoir-vivre a l'usage des junes gnrations del 1967 anch'egli si muove sullo stesso terreno teorico di Debord.
Nel suo Trattato, alla parte di analisi critica della democrazia
spettacolare, si aggiunge una parte indicativa che si collega
alla pi generale strategia di disalienazione situazionista di
cui parleremo in seguito.
1 G. Agamben, Glosse in margine ai Commentari.
2 G. Agamben Violenza e speranza dell'ultimo spettacolo, ne I Situazionisti, cit.
3 R. Vaneigem, Trait de savoir-vivre l'usage des jeunes gnrations, Gallimard, Paris 1967 [Vallecchi, Firenze 1973] e l'Internationale Situationniste
1958-69 [R. Vaneigem, Banalit di base, De Donato, Bari 1969],

28

Il Trattato di Vaneigem - pubblicato in Italia nel 1973


(trad. P. Salvadori) senza alcun commento o introduzione -
diviso in due parti (La prospettiva del potere, Il rovesciamento di prospettiva) e in venticinque capitoli. L'opera parte dal presupposto che il mondo da rifare, nel senso che
deve divenire ci che : ci che gli impedito da manipolazioni e banalizzazioni. Non pu essere accettato un mondo in
cui
La garanzia di non morire di fame si scambia contro il rischio di
morire di noia

E' necessario rilevare le negativit dell'esistente e mostrarne il reale e possibile rovesciamento di prospettive.
Questo itinerario dialettico del Trattato viene realizzato con
dovizia di articolazioni e, in effetti, sembra aver ragione Vaneigem quando afferma che l'importanza del Trattato si verificher col fatto che, nel tempo, nessuno sfuggir alle sue
conclusioni.
Ma cerchiamo di seguire , nel consueto modo schematico, le analisi di Vaneigem:
La banalizzazione e l'impoverimento della vita quotidiana
devono essere area di investimento politico. Nel vissuto individuale va compreso il valoresowersivo dei sentimenti.
Il potere si configura come somma di costrizioni: l'umiliazione degli scambi, la sofferenza dell'alienazione sociale succeduta a quella naturale, il potere come organizzazione di
costrizioni, l'orizzonte della morte.
L'alienazione produttiva al posto della passione creativa.
L'organizzazione dei tempi satura la vita degli individui.
La comunicazione impossibile e il potere si afferma come mediazione universale. La dittatura dei consumi, il primato dello scambio sul dono, trionfo della cibernetizzazione
e del quantitativo.

29

La storia come trasformazione dell'alienazione naturale


in alienazione sociale. La disalienazione deve disfare la storia
realizzando nuovi modi di vita.
Denuncia dello scambio generalizzato. La quotidianit si
parcellizza in relazione ai gadgets di consumo.
Pensare una societ unitaria.
La tecnica desacralizza. Le mediazioni alienate impoveriscono l'individuo divenendo vitali.
La realt schiava della metafisica. Alla teologia si sostituita l'astrazione pianificata dal potere. I metafisici hanno
organizzato il mondo, si tratta ora di trasformarlo contro di
loro. Capacit trasformatrice della teoria radicale nelle masse. La teoria radicale la verit del linguaggio, l'ideologia ne
la menzogna. La lotta per il linguaggio la lotta per la libert e per la vita.
Tre forme di libert:
- l'informazione corretta come traduzione dei messaggi
ufficiali;
- il dialogo libero, aperto e non spettacolare;
- il linguaggio sensuale (Bohme).
Il potere come potere di seduzione. Esistono dei segni di
rivoluzione nella vita quotidiana: il rifiuto del sacrificio e dello scambio, la costruzione di situazioni vissute. Agire come se
non ci dovesse essere futuro . Il piacere radicale soggettivo
per-s e per-tutti.
L'apparenza organizzata e protegge, mito e spettacolo. I ruoli assunti nel vissuto sono incrostazioni di alienazione.
Il ruolo come stereotipo. L'identificazione quantitativamente necessaria al potere. Gli incidenti di identificazione
rientrano nella categoria della malattia mentale. Necessit
di rifiutare il ruolo. Vivere intensamente e dtoumer lo spazio-tempo individuale.

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L'alienazione nel ruolo e sublimazione permanente. La


borghesia fonda il suo dominio sulla trasformazione del mondo, ma rifiuta la propria trasformazione. Bisogna non esaurirsi nel proprio ruolo, lasciare uno spazio ludico, il ruolo
porta in s il ridicolo. Preparare l'era del gioco.
L'et un ruolo. Il tempo che passa riempie lo spazio lasciato vuoto dall'assenza dell'io. Il tempo va preso nel presente e il futuro da costruire.
La sopravvivenza la vita ridotta al consumabile, essa
tende a riempire la vita di cure infinite. La carenza di vita appare come carenza di consumo. Il suicidio inutile perch
non si possiede, in s, un valore da distruggere.
Il progetto della libert personale stato pervertito dal liberalismo. Il progetto della libert collettiva stato pervertito dal socialismo.
Il progetto di ritrovamento della natura stato pervertito
dal fascismo.
L'uomo del risentimento arriva ad essere nichilista. Il nichilismo attivo coscienza della degradazione e denuncia
delle cause. Il nichilismo attivo pre-rivoluzionario.
(Capitoli I-XVIH).
Rovesciare la prospettiva significa sostituire la conoscenza con la prassi, l'esperienza con la libert, la mediazione con
il volere l'immediato. Significa affermare imo spazio intersoggettivo basato su tre poli: la partecipazione, la comunicazione, la realizzazione.
Il soggetto sempre creativo. La creazione spontanea
qualit. La poesia organizza la spontaneit creativa, essa
complementare alla teoria radicale.
(Vaneigem, a questo punto saluta il Marchese De Sade.)
Deve prodursi: il superamento dell'organizzazione patriarcale, del potere gerarchico, dell'arbitrio soggettivo e del
capriccio autoritario.

31

La dittatura del proletariato divenuta il pi delle volte


la dittatura sul proletariato.
La fine dei ruoli implica il trionfo della soggettivit.
Bisogna dtourner il tempo a favore dello spazio del vissuto.
Bisogna riorientare la storia a fini soggettivi.
La passione di creare fonda il progetto di realizzazione.
La passione di amare fonda il progetto di comunicazione.
La passione di giocare fonda il progetto di partecipazione.
Isolate, le tre passioni degenerano.
La soggettivit radicale la volont di costruirsi una vita
appassionata.
Il progetto di realizzazione comporta un trasferimento di
strutture dall'artistico al soggettivo.
La realizzazione della soggettivit individuale sar collettiva o non sar.
La soggettivit radicale il fronte comune della identit
ritrovata.
L'amore offre il modello puro della comunicazione autentica. La passione amorosa appartiene al qualitativo.
L'amore attraverso la spettacolarit diviene un rapporto reificato.
L'erotico il piacere che cerca la sua coerenza. E' il movimento delle passioni divenute comunicanti, inseparabili,
unitarie.
(Segue, a questo punto, una serie di riferimenti a Reich,
Freud, N. Brown, Breton.)
La noia sempre controrivoluzionaria (IS, n. 3).
La passione del gioco nasce dalla crisi della spettacolarit. In questo caso la partecipazione si fa reale e si ha una serie di rifiuti:
- del capo e della gerarchia;
- del sacrificio;

32

- del ruolo;
e affermazione di:
- una libert di realizzazione autentica;
- ima trasparenza dei rapporti sociali.
La tattica come fase polemica del gioco tra la poesia e la
spontaneit.
Il dtournement come rimessa in gioco globale e manifestazione di creativit. Esso la costruzione di un nuovo ordine significante dopo la svalutazione di quello precedente.
Dove c' decomposizione l vi sono le condizioni del dtournement.
La soggettivit ha un luogo incolto: l'interrando. E' una
terra di nessuno tra lo spettacolare e l'insurrezionale. Attraverso una nuova innocenza l'interrando pu cambiare le
cose in una rivoluzione della vita quotidiana, verso l'edificazione di una societ parallela.
(Capitoli XIX-XXV)
Nel maggio 1968 l'Internazionale Situazionista si scioglieva nel popolo portando a termine un itinerario critico certamente appassionante. L'idea di un'osmosi tra vita, arte e politica, aveva radici letterarie e riferimenti alle avanguardie
storiche degli anni '20 , ma soprattutto dava corpo a una denuncia delle nuove forme di alienazione, correlate sia con lo
sviluppo della societ industriale, che con rimozioni politiche.
Il tutto non senza contraddizioni e insofferenze verso una
sinistra di tradizione cui i Situazionisti opponevano un radicalismo basato fondamentalmente sulla possibilit di ricostruzione e di ri-gestione qualitativa del mondo .
1

1 L. Passerini, Critica della vita quotidiana, ne I Situazionisti, cit.


2 M. Perniola, I Situazionisti, in Agaragar, 4/1972.

33

Ovviamente vari accadimenti successivi avrebbero dato al


concetto di soggettivit collocazioni diverse, ma ci non toglie interesse e attrazione verso forme di divertimento che
recuperano la soggettivit attraverso l'organizzazione del dtournement, attraverso la deriva (modo di comportamento
sperimentale legato alle condizioni della societ urbana: tecnica di passaggio improvviso attraverso ambienti diversi) e
attraverso il disegno di una quotidianit ri-soggettivante.
E' innegabile inoltre il valore delle analisi situazioniste
per ci che riguarda la realt dell'assetto capitalistico degli
anni '60 e per i successivi consolidamenti e sofisticazioni
nell'ambito comunicativo e per ci che riguarda quello che si
definisce come postmoderno.

Flashback
1.

Di l dagli esiti filosofici e politici, nell'analisi del Situazionismo importante esaminare l'origine di questo movimento internazionale per una serie di passaggi certamente significativi. Un punto nodale, in tale ambito, il fatto che il
Situazionismo sia il risultato di un transito dall'ambito estetico a quello politico e filosofico. La ricerca di Robert Estivals ha posto bene in evidenza questo punto, mostrando come la maturazione delle avanguardie artistiche francesi, alla
fine degli anni '50, abbia condotto al Situazionismo, in un clima di fermenti di varia origine, ma poi convergenti nel pi
generale movimento del '68.
In Italia, nel 1975, sulla rivista Uomini e Idee, L. Caruso e
S.M. Martini hanno ripreso l'impostazione di Estivals ponen1

1 R. Estivals, Dall'avanguardia estetica alla rivoluzione di maggio, in


Marcatr, 49/1969.

34

do l'accento su altri punti significativi . Anzitutto la polemica


contro Vopera-merce: un tema centrale e reperibile in gran
parte dei movimenti artistici dell'epoca. Poi quella che viene
da Estivals definita come modestia di origine sociocentrica e
marxista: una delle matrici del Situazionismo. Oltre ad altri
aspetti sottolineati da Estivals, come l'ascendenza lettrista dei
situazionisti e la comunanza di questo movimento col surrealismo di cui condivideva l'antidogmatismo.
L'idea di base dei situazionisti comunque la realizzazione del significato. E' un punto fondamentale che informer di
s gran parte del '68. Realizzare il significato marcando la
catena di dominio significante nei poli di alienazione, per riscattare una soggettivit che - ora possibile dirlo - pur essendo dissolta dall'attacco strutturalista in generale la si ritrova oggi lacanianamente come alienazione strutturale e
strutturante che pur sempre rimanda all'oggetto a e quindi
a un'offerta saturante di identificazioni a misura del discorsa
del capitalista e quindi di un plusgodere .
C' quindi una processualit che vede in Debord il catalizzatore delle tendenze che sono passate, attraverso una maturazione dialettica, dall'estetica alla politica e alla filosofia.
Dalle esperienze cinematografiche alla fondazione dell'Internazionale lettrista, prima, e poi doti'Intemazionale Situazionista, vi sono una continuit e una conseguenzialit evidenti. Si
trattava di tradurre in termini rivoluzionari l'eversione artistica e farla straripare nella quotidianit e in un progetto politico che, con Vaneigem, si attesta su ima teoria dell'autogestione generalizzata basata sui consigli operai .
Prendono quindi forma una serie di istanze artistico-poli1

1 L. Caruso-S.M. Martini, La "rivoluzione culturale e i situazionisti, in


Umini e Idee, 1/1975, Schettini Ed. Napoli.
2 J. Lacan, Seminario XVII, 1969-70.
3 R. Vaneigem, Avviso ai civilizzati riguardo all'autogestione generalizzata, in IS n. 12 [si veda avanti].

35

tiche quali la deriva, il dtournement, la ricerca psicogeografica


ecc. che caratterizzar anno il Situazionismo. In tale ambito
acquista rilievo una dimensione, quella relativa all'esaltazione e alla valorizzazione del presente e ci anche nella prospettiva di ima reale pratica dell'arte\
2.

Vi sono due documenti che, a nostro avviso, possono essere abbastanza indicativi della fase originaria del Situazionismo e che cercheremo di esaminare nei loro aspetti fondamentali.
Il primo un testo di Asger Jorn databile al 1954 che anticipa temi ripresi negli anni '60 e relativi al rapporto economia-arte, alla reificazione, all'opera d'arte come controvalore.
E' un testo abbastanza articolato in cui vengono inizialmente prese in esame le forme dello sviluppo moderno della
pittura, della scultura e dell'architettura. Si denuncia l'iniziativa di F.L. Wright di realizzare un museo inteso come ambiente in cui sono sepolte le opere d'arte senza passare prima
nella vita di ogni gjiorno. Si passa quindi a una critica dell'architettura, intesa come arte per formare il nostro ambiente, ma
ormai immobilizzata su vecchi problemi, senza una prospettiva nuova che ridefinisca il rapporto uomo-ambiente (come
invece ha fatto Le Corbusier).
Di qui la necessit di trasformare il programma funzionalista di l da ogni necessit assoluta dell'oggetto. Jorn cerca
pertanto di ridisegnare una concezione dinamica della forma
e del cambiamento, ponendo in evidenza alcuni parametri significativi:
l'evoluzione formale ha luogo attraverso brusche rotture;
l'uso crea la forma ideale;
1 M. Perniola, loc. cit.
2 A. Jorn, Immagine e forma (Mouvement international pour un Bauhaus imaginiste) in Uomini e Idee, cit.

36

esstono un conservatorismo e un radicalismo delle forme


stesse.
Tutto ci viene a costituire un punto di partenza propositivo per un nuovo Bauhaus il quale, per Jorn, dovr avere un
respiro artistico internazionale e basarsi su un corpo dottrinario definito, strutturato intorno a un'unica definizione dialettica dell'arte articolata su tre ambiti:
estetico: l'arte la realizzazione del non-conosciuto, il
realizzare l'irrealizzabile, il principale punto di riferimento
dell'uomo e la sua completa possibilit;
etico: l'arte la realt soggettiva, la capacit di un essere o di una comunit, l'espressione di una manifestazione
vitale;
logico o scientifico: l'arte la natura vista come un temperamento, la fedele immagine dell'oggetto, l'osservazione
non interessata.
A questi tre ambiti corrispondono tre prospettive di analisi dell'arte:
- analisi estetica relativa gli effetti sensoriali, di shock e di
novit dell'oggetto artistico;
- analisi etica relativa all'utilit, agli interessi umani e alla
funzionalit sociale dell'oggetto artistico;
- analisi scientifica relativa alla costruzione dell'oggetto
artistico in relazione alle sue possibilit.
Jorn cerca con questo - che un vero e proprio programma di intervento e di analisi con evidenti prospettive politiche - di superare il formalismo dottrinario imputabile ai rinnovatori del Bauhaus e a Gropius, in considerazione anche
del fatto che sarebbe stupido ignorare che nel frattempo si
imposto il surrealismo.
Da queste Manifesto presero avvio scissioni e costituzioni
di gruppi e movimenti, tra i quali la rivista Reflex, il gruppo
De Stijl, la rivista Cobra . Abbiamo poi la confluenza dell'/n-

37

ternationale lettriste nel Movimento per la Bauhaus imaginista. Siamo nel 1956. L'anno dopo, nel 1957, Debord comincer a parlare della costruzione di situazioni.
3.
Il secondo il testo di Guy Debord Sur la construction des
situations et sur les conditions de l'organisation et de l'action
de la tendance situationniste internationale del 1957. Si tratta
di un Rapporto presentato ai membri dell'Internationale lettriste, del Movimento per vaia Bauhaus imaginiste e del Comit Psychogographique di Londra, come base di discussione e
strumento di propaganda. Con questo documento Debord
traccia l'ambito teorico di base del Situazionismo, individuando due prospettive di lotta il cui valore non pu essere
considerato privo di una certa attualit: un rinnovato valore
politico dell'arte di l da ogni valore di scambio e la critica serrata all'industria culturale, proseguendo in modo originale
sulla via aperta dalla Scuola di Francoforte. L'unificazione
delle due prospettive avviene nell'ambito di una propugnata
rivoluzione da attuare attraverso i partiti operai.
Punti fondamentali di questa rivoluzione saranno la costruzione di situazioni, un diverso assetto del territorio mediante il concetto di urbanismo unitario, la deriva intesa come
gioco spaziale-emotivo riguardante un uso creativo degli ambienti e la delineazione di una nuova area di ricerca, quella
psicogeografica, relativa al rapporto tra l'ambiente e il comportamento individuale. Abbiamo infine il dtournement, una
pratica di spiazzamento, di decontestualizzazione e di riutilizzo creativo di elementi della civilt borghese. Si tratta
chiaramente di un documento che definisce gi tutte le direttrici analitiche presenti nella rivista Internationale Situationniste. Si divide in sei parti che sono:
- rivoluzione e controrivoluzione nella cultura moderna;
- il disfacimento, stadio supremo del pensiero borghese;

38

- verso un'Internazionale Situazionista;


- piattaforma per un'opposizione provvisoria;
- ruolo delle tendenze minoritarie nel periodo di riflusso;
- nostri compiti immediati.
Nella prima parte l'assunto principale che
ci che si chiama la cultura riflette e prefigura, in una societ data,
le possibilit di organizzazione della vita. La nostra epoca caratterizzata principalmente dal ritardo dell'azione politica rivoluzionaria
rispetto allo sviluppo delle possibilit moderne di produzione, che
richiedono una superiore organizzazione del mondo.

Questo perch

ogni anno si pone sempre pi decisamente il problema del dominio razionale delle forze produttive e della formazione della civilt
su scala mondale. Il capitalismo, inoltre, inventa nuove forme di
lotta: dirigismo del mercato, raggruppamento dei settori della distribuzione, governi fascisti...

E ci sfruttando

le degenerazioni delle direzioni operaie e neutralizzando mediante tattiche riformiste le opposizioni di classe.

E' evidente la proiezione in avanti di queste analisi che, in


qualche modo, prefigurano i problemi connessi con la globalizzazione dell'economia, con le strategie di integrazione del
capitalismo mondiale e con l'avanzata di una borghesia (vittoriosa) che Debord inquadra come impegnata a dtourner il
gusto del nuovo verso forme inoffensive e confuse.
Debord esamina, quindi, i percorsi del futurismo, del dadaismo e del surrealismo ponendo in evidenza le loro degenerazioni. La conclusione di questa prima parte che bisogna andare pi avanti e razionalizzare di pi il mondo,
condizione prima per renderlo pi appassionante.
Nella seconda parte viene ancora sviluppata un'analisi
della cultura borghese per ci che riguarda le varie tendenze

39

letterarie, artistiche in generale, ma anche religiose. Il punto


centrale di queste analisi che
la crisi della cultura moderna si conclude come disfacimento ideologico. Niente di nuovo costruibile su queste rovine e il semplice
esercizio dello spirito critico diviene impossibile dato che ogni giudizio in conflitto con altri, ognuno si riferisce a residui di sistemi
d'insieme ormai vecchi, oppure a imperativi sentimentali personali.
Il disfacimento si esteso a tutto. Appare cos l'uso massiccio della
pubblicit commerciale influire sempre di pi sui giudizi relativi alla creazione culturale, ci che era un antico processo. Si giunti a
imo stato di assenza ideologica in cui agisce solo l'attivit pubblicitaria, escluso ogni giudizio critico preliminare, ma non senza attivare
un riflesso condizionato del giudizio critico.

Siamo, in effetti, alla stessa chiaroveggenza della Societ


dello spettacolo, alla denuncia di stereotipi imposti all'immaginario collettivo dei quali il Sagan-Drouet uno dei pi rilevabili, alla fine degli anni '50. Anche l'architettura non sfugge
a questo disfacimento che ha tout gagn.
Debord conclude accennando a una possibile presa di coscienza della decadenza del pensiero borghese da parte delle
minoranze di avanguardia come recupero di una dimensione
positiva.
Nella terza parte Debord centra le sue proposte d'intervento anzitutto sulla costruzione di
ambientazioni contingenti della vita e della loro trasformazione in
qualit passionale di ordine superiore.

Da qui il concetto di urbanismo unitario da realizzare attraverso l'impiego dell'insieme delle arti e delle tecniche, come mezzi che possono portare ad una strutturazione integrale dell'ambiente. Ci in modo dinamico e sperimentale, non
escludendo, ad esempio la costruzione di quartieri stati-d'animo per cui possibile pensare che
.ogni quartiere eli una citt dovr tendere a provocare un sentimento
semplice cui il soggetto si esporr con conoscenza di causa,

40

Debord parla poi delgioco situazionista come di un'attivit che recupera l'unit della vita di l dalle separazioni poste
in atto dal sistema borghese e riscontra
nell'abbondanza di bassezze televisive una delle ragioni dell'incapacit della classe operaia americana a politicizzarsi.

II comportamento della deriva (in tale ambito Debord postula l'uso creativo della televisione e del cinema come rappresentazione diretta di un'attualit giocata) e le analisi psicogeografiche rientrano per Debord in una pratica che tiene
conto del fatto che la vita di un uomo una successione di situazioni fortuite. Particolare rilievo assume il conflitto tra il
desiderio e la realt ostile a tale desiderio: ci che sembra
essere la sensazione del deflusso temporale. Al contrario i
situazionisti puntano sulla fuga del tempo, contrariamente
ai metodi dell'estetica che tendono alla fissazione dell'emozione.
La quarta e la quinta parte riguardano un approccio organizzativo e l'analisi dei percorsi delle avanguardie artistico-rivoluzionarie per tutto ci che riguarda il rapporto tra
creazione culturale e rivoluzione mondiale.
Nell'ultima parte brevemente Debord si occupa delle forme di opposizione al modo di vivere capitalistico e in particolare della necessit di distruggere, con tutti i mezzi iperpolitici, l'idea borghese di felicit. Si tratta di presentare
un'alternativa rivoluzionaria alla cultura dominante.
Perch si sono interpretate abbastanza le passioni: si tratta ora di
trovarne altre.

41

Meduse situazionaute
1.
Machiavelli, il Guy Debord del Rinascimento...
Sun Tze, il Guy Debord cinese...
...c' una certa similitudine tra l'opera di Debord e quella
del grande scrittore di fantascienza Philip Dick.
Amenit del genere sono oggi reperibili su Internet, la rete in cui sono presenti materiali diversi - in contesti discutibili- relativamente ai Situazionisti, in generale, e a Debord e
Vaneigem in particolare, con la possibilit di scaricare molti
testi dei due situazionisti oltre a commenti di vario genere.
Ci a indicare la banalizzazione e l'espropriazione dell'ambito critico situazionista, nonch il suo uso traslato e, quindi la
sua neutralizzazione di fatto, ovvero la vittoria perdente del
Situazionismo
2.

Il Debord pi reale, tuttavia, rintracciabile in determinati spazi culturali in cui troviamo per es. alcune riviste che,
partendo dalle analisi debordiane, cercano di riprodurre fenomenologie critiche del postmoderno, estendendo il terreno alla cibernetica, alla critica d'arte e ad altri ambiti culturali. E' l'area di intervento della critica neosituazionista, che
spesso per ottiene degli esiti discutibili e/o oscuri. A tutto
ci viene a corrispondere, per altro verso, la rimozione di
Debord posta in atto nello studio della storia della filosofia,
nonch la sua utilizzazione asettica nel discorso universitario.
A maggior ragione, quindi, va riconosciuto il merito di
studiosi come Mario Perniola e Giorgio Agamben che hanno
correttamente posto il lavoro dei situazionisti e di Debord
nella partitura storica del nostro secolo.

42

Perniola, per aver giustamente considerato Debord un filosofo del sospetto verso le forme sensibili, nell'ambito della
critica ai nuovi media .
Agamben, sia per ci che riguarda l'attualit della fenomenologia debordiana, sia per il suo valore critico rispetto
allo stato e alla politica spettacolari, che per la conferma profetica di taluni temi della fenomenologia heideggeriana di
Essere e tempo .
Un riconoscimento positivo va dato al libro di Anselm
Jappe su Debord (1993, gi cit.), per l'accuratezza dell'analisi documentaria relativa al percorso del pensiero debordiano
e per l'inquadramento critico dei due punti centrali della Societ dello spettacolo: la soggettivit e l'alienazione. Due temi
che l'evoluzione dell'antropologia filosofica ha ridefinito, con
una tendenza a confermare e ad approfondire gli assunti
strutturali del lavoro di Debord, piuttosto che renderli profetici in modo vago.
La citata raccolta di saggi dal titolo I Situazionisti (del
1991), contiene, oltre al saggio di Agamben e gli accenti da
lirismo teoretico di Enrico Ghezzi e di Roberto Silvestri (i situazionisti avrebbero vinto vincendo...), mia serie di altri contributi che si articolano con ricchezza di valutazioni critiche.
Penso, in particolare, al saggio di Paolo Virno che si sofferma sulla profezia debordiana della morte dell'arte e sulla critica filosofica situazionista al capitalismo nella sua ideologia
post-moderna.
Molto circostanziata risulta l'analisi proposta da Roberto
Massari , sia come collocazione storica del Situazionismo,
nell'ambito internazionale delle culture e dei movimenti politici che aprirono la strada al '68, che come caratterizzazione
1

1 M. Perniola, L'estetica del Novecento, Il Mulino, Bologna 1997.


2 G. Agamben, Violenza e speranza, cit.
3 R. Massari, Situazionismi, in II '68. Come e perch, Massari Ed., Boisena 1998.

43

di questo movimento in rapporto ai temi principali di elaborazione della sua teoria critica. Al di l della sezione dedicata ai situazionisti, si tratta comunque di uno dei lavori pi
completi sul '68 e ci per l'ampiezza dei riferimenti, per l'articolazione coerente delle tematiche richiamate e per la ricchezza delle conclusioni politiche.
Salutarmente provocatorio il lungo saggio di Gianfranco Marelli sui situazionisti, comparso sul n. 8 di Per il Sessantotto del 1995 e ripreso recentemente nel libro omonimo a
cura di Diego Giachetti . Il saggio parte dallo scandalo di
Strasburgo di cui ripercorre le tappe significative, per mettere a fuoco ima critica puntuale - e opportunamente smitizzante - del Situazionismo. La sfida sul cambiamento, la reinvenzione della rivoluzione, la critica del linguaggio, ma anche il
settarismo, lo scissionismo, sono i punti posti in evidenza da
Marelli nel proprio saggio, punti nevralgici e caratterizzanti.
Il Situazionismo viene esaminato anche in rapporto alle sue
illusioni storiche, per lo sganciamento di fatto dai nuovi proletari - di cui i situazionisti avevano peraltro individuato i bisogni - e per come il ricco armamento fenomenologico dei situazionisti sia stato recuperato dal potere per i suoi fini.
1

3.
Riteniamo, infine, utile accennare a un movimento italiano che si richiama direttamente al Situazionismo attraverso
iniziative, provocazioni e pubblicazioni. Si tratta del gruppo
bolognese Luther Blisset, nome collettivo che tende a eludere
il concetto di diritto d'autore per porsi come spazio creativo
e critico, filiazione evidente della libert divulgativa e riproduttiva tipica dei testi dell'ambito situazionista nonch spiaz1 G. Marelli, Uno scandalo all'Universit di Strasburgo. L'Internazionale Situazionista, ora in D. Giachetti (a cura di), Per il Sessantotto. Studi e
Ricerche, Centro di Documentazione di Pistoia-Massari Ed., Bolsena 1998.

44

zamento mirante a svelare l'aspetto autoritario del sistema.


La pubblicazone dall'omonimo nome - Luther Blisset. Rivista
di guerra psichica e adunate sediziose - tende a riprendere il
barocchismo stilistico dei testi situazionisti, riproponendosi
di distruggere i meccanismi di controllo della logica borghese, cambiare il mondo in cui viviamo nonch sabotare
l'ordine virtuale .
Tenendo presente i criteri dell'analisi psicogeografica
vengono sviluppate analisi territoriali e il fumetto viene detournato secondo lo stile situazionista; si riprende il concetto di deriva e anche il teatro viene rivisto in ima prospettiva
situazionista cercando di recuperare al teatro il popolo delle discoteche.
Anche Luther Blisset tende ad avere uno spazio di sviluppo e di azione internazionale. Vi sono articoli in inglese e
collegamenti con gruppi americani e di altri paesi, oltre che
con vari corrispondenti sul territorio nazionale. Presente su
Internet Luther Blisset ha compiuto provocazioni via etere a
Roma, a Catania ecc.
E' certo un tentativo di attualizzazione del situazionismo,
interfacciata in qualche modo con l'area pubblicistica cyber.
Tentativo per vari aspetti discutibile e pertinente, in questo
caso, alla vittoria perdente dei situazionisti; recupero di un
senso che non va a sostanziarsi in una incidenza culturale, ma
che allude, in qualche modo, a una necessit. Di questa area
ci sembra che alcuni tentativi di narrazioni, che si riferiscono
direttamente al cyberpunk, possano essere valutate come riflessioni critiche sulle nuove (possibili) libert. Stiamo parlando di Net.gener@tion, manifesto di Luther Blisset sulla generazione della Rete. Ci si muove qui tra P.K. Dick, letteratura ciberpunk, neocritica cinematografica, cultura trash e,
1

1 Suppl. a Radio K Centr., Grafton, Bologna, 9 numeri zero e segg.


2 R. Bui, Transmaniacalit e situazionauti, Synergon, Bologna 1994.

45

ovviamente, riferimenti ai Situazionisti che ora, attraverso varie contaminazioni, divengono situazionauti .
Nell'introduzione al libro si afferma che la Rete (Internet)
una nuova libert, propria delle nuove generazioni, entro
cui realizzare il senso dell'avventura... far esplodere la mente
al Grande Cambiamento, ovvero: da oggi siete liberi.
Abbastanza apprezzabile peraltro la lettura di Pulp Fiction, il film di Quentin Tarantino, che viene visto come una
felice metafora della realt - presente e futura- avvitata in
una retorica di chiacchiera e di violenza. Vi si coglie l'emergere di una necessit, il tentativo di costruire un profilo
d'identit oltre il dominio complessante. E anche qui emerge
la vittoria vincente dei situazionisti nell'anticipare come l'ineluttabile dominio complessante si riproduca incessantemente
come spettacolo integrato, secondo l'analisi debordiana presente nei Commentari, un'integrazione esponenziale verificabile nei fatti.
Certo, possibile pensare a libert esplorative e spazi ludici relativi al soggetto desiderante. Il problema la rappresentazione. Se si tende a porre l'immagine (apparenza?) come
sostituzione della realt, a risolvere in ultima analisi la realt
in ima virtualit, con la conseguenza che il soggetto coincide
con l'immagine senza discontinuit , allora si realizzata una
coincidenza simulativa, di cui non forse azzardato dire che
non comunicazione e che si tratta di una deriva autarchica
rispetto al mondo da cui tende a distanziarsi .
E' questa una prospettiva di liberazione o non piuttosto,
come sostiene Virilio, solo uno degli stadi finali verso il crack
delle immagini ?
1

1 L. Blisset, Net. gener@tion, Mondadori, Milano 1996.


2 P. Virilio, Occhio contro occhio, il crack delle immagini, in Le monde
diplomatique, 22 febbr. 1998.
3 Per queste tematiche ci permettiamo di rimandare al nostro Mappe
dell'alienazione, cit.

46

Per un'economia politica dell'immaginario


1.

C' un filo rosso che nel pensiero occidentale si dipana,


volto a delineare un'area critica, variamente articolata, definibile in termini di economia politica dell'immaginario. Si
tratta di un percorso che ha i suoi passaggi nodali in Hegel,
Marx, Freud, Heidegger, la Scuola di Francoforte, fino ai Situazionisti, a Lacan...
2.

Gli esiti moderni della Fenomenologia dello Spirito, partendo dalla lettura kojviana di questa opera, rientrano a
pieno titolo in una figurazione fondamentale: l'assetto vincente della nostra epoca ha fatto s che si realizzasse una
omologazione fittizia della padronanza per cui i servi si sentono sempre pi padroni e, nell'affermare la propria padronanza essi, in effetti, si attardano sempre di pi nella loro condizione servile. Tutto ci riguarda l'economia e l'immaginario,
pertiene al Marx non-banalizzato e pertiene all'alienazione
strutturale e strutturante del soggetto lacaniano. Rientra
nell'alienazione generalizzata che i situazionisti, pi di altri,
hanno posto in evidenza nelle loro analisi critiche.
3.
Omologazione fittizia della padronanza, dunque: ci che
i situazionisti conoscevano bene per averne definito i parametri attraverso i concetti di merce e di spettacolo, per averne
individuato i meccanismi perversi ai vari livelli. Ma anche per
averne mostrato, nei limiti owii di tale impresa, le vie di fuga
possibili, fino a ridefinire il concetto di sociale o a prendere
in esame l'architettura e la vita quotidiana. Si trattava di prospettive eluse da una sinistra che gi pi di trent'anni fa co-

47

minciava a perdersi in vicoli ciechi. E anche di questo i situazionisti sono stati profeti.
4.
L dove la deriva era una strategia creativa di ridefinizione e riappropriazione dello spazio tempo in un universo di
flussi programmati ora, nella moltiplicazione di questi flussi,
in un dominio di complessit, la deriva stata settorializzata
e istituzionalizzata. Basti pensare a certe serie televisive, a
certe tecniche letterarie. L dove si parlava di urbanismo
unitario e di quartieri-stati-d'animo ora abbiamo le citt a tema. Il problema di fondo che questa complessit ha opportunamente mescolato padronanza e servit nell'ambito strutturale, producendo virtualit che ben si sono insediate in
un'economia dell'immaginario. Le derive cos sono diventate
molteplici e quindi la vittoria tende ad essere di coloro che
sanno creare il disordine senza amarlo.
5.
Gli intellettuali sono scomparsi. E ci anche come effetto
collaterale della cultura di sinistra. Conseguenza di tale
scomparsa la caduta della domanda sul senso e quindi la
vittoria di un modello di pensiero fondamentalmente basato
sull'accettazione dell'esistente. L'esatto contrario di quanto
affermava Marx quando definiva la scienza in relazione al
senso e alla fenomenicit.
La complessit ha coronato opportunamente questo processo.
6.

La categoria del concreto e quella di unit tendono ad assumere contorni sempre pi sfumati. Da qui l'esigenza di ridefinirle nell'ambito di un materialismo negativo che individui i domni strutturali e che possa costituire il punto di

48

partenza per una nuova economia politica dell'immaginario


nella complessit (strumentale) del reale.
7.
La prospettiva di tener conto dell'antropologia filosofica e psicoanalitica contemporanee le quali, purtroppo per i
situazionisti, hanno evidenziato l'alienazione costitutiva del
soggetto (alienazione umana) quale prezzo inevitabile per
l'accesso all'ordine simbolico che politico come discorso.
Un ordine che viene vissuto come spazio e dimensione in relazione con l'Altro, con le identificazioni e gli oggetti del desiderio. I situazionisti ben avevano previsto la capacit del
dominio capitalista di attrezzarsi e di articolarsi per regolare
l'economia politica dell'immaginario.
8.

Non bisogna mai dimenticare che gli effetti del simbolico


sulle aree suddette sono di natura politica e culturale e quindi, ad esempio, vengono a rinforzarsi nell'ignoranza, nelle
parcellizzazioni, nella manipolazione tecnocomunicativa. E'
qui che va a delinearsi il recupero di una nuova autenticit.
E' qui che l'economia politica dell'immaginario deve farsi
teoria critica partendo dal materialismo negativo.
9.
Negli anni '60, i situazionisti hanno avvertito, pi di altri,
la domanda sul senso e intuito linee di tendenza. La loro teoria critica una risposta ancor oggi valida. Una risposta nei
confronti del recupero di un senso. Oggi l'offerta di senso
tende strategicamente a saturare all'origine ogni domanda.
Ma da qui che pu prendere forma un materialismo negativo decostruente. Era ci che avevano iniziato i situazionisti e
che costituisce la prospettiva di una loro rilettura critica produttiva.

49

Prendiamo l'Universit. Non forse vero che il discorso


universitario, nella sua decostruzione - come afferma Lacan tende a coincidere con quello del Padrone? Non forse vero
che c' ima miseria dell'ambiente studentesco la cui rimozione generalmente accettata? Le quotidianit, quali riscontri
autenticanti hanno trovato? E cos di seguito. Guai a tagliare
il filo rosso.
Pasquale Stanziale

50

Situazionisti

internationale situationniste
Revue de la section frangaise de l'IS

Directeur: Debord
Rdaction: B.P. 307-03 Paris
Comit de Rdaction :
Mustapha Khayati, Ren Riesel, Christian Sbastiani,
Raoul Vaneigem, Ren Vinet
Tous les textes publis dans
.INTERNATIONALE SITUATIONNISTE
peuvent tre librement reproduits, traduits ou adapts
mime sans indication d'origine\
GIOVANI, RAGAZZE
Con qualche attitudine al superamento e al gioco
senza speciali conoscenze.
Se intelligenti o belli,
voi potete andare nel senso della Storia,

CON I SITUAZIONISTI

Non telefonare. Scrivere o presentarsi


32, rue de la Montagne-Genevive, Paris 5
n

e m e

Non si pu certo dire che io abbia troppo in stima l'epoca presente;


ma se non dispero di essa, ci per la sua situazione disperata,
che mi riempie di speranza.
Marx a Ruge
1 Tutti i testi pubblicati nell'Internationale Situationniste possono essere
liberamente riprodotti, tradotti o adattati, anche senza indicarne la provenienza.

52

TESI SULLA RIVOLUZIONE CULTURALE


di Guy-E. Debord
1

1
Il fine tradizionale dell'estetica di far sentire, nella mancanza e nell'assenza, certi elementi passati della vita che, attraverso una mediazione artistica, sfuggirebbero alla confusione delle apparenze, essendo quindi l'apparenza ci che
subisce il dominio del tempo. Il grado della riuscita estetica
in rapporto, dunque, a una bellezza inseparabile dalla durata
e che tende addirittura a una pretesa di eternit. Il fine dei
situazionisti la partecipazione immediata a un'abbondanza
di passioni della vita, mediante il cambiamento di momenti
deperibili deliberatamente organizzati. La riuscita di questi
momenti non pu consistere in altro che nel loro effetto temporaneo. I situazionisti considerano l'attivit culturale, dal
punto di vista della totalit, come metodo di costruzione sperimentale della vita quotidiana, permanentemente dispiegabile con la dilatazione del tempo Ubero e la scomparsa deUa
divisione del lavoro (a partire dalla divisione del lavoro artistico).
2

L'arte pu cessare di essere un rapporto suUe sensazioni


per divenire un'organizzazione diretta di sensazioni supe1 Thses sur la revolution culturelle, da Internationale Situationniste n.
1, giugno 1958.

53

riori. Si tratta di produrre noi stessi e non delle cose che ci


assoggettino.
3
Ha ragione Mascolo nell'affermare (Le Communism)
che una riduzione della giornata lavorativa, da parte del regime della dittatura del proletariato, la garanzia pi certa che
esso possa dare della sua autenticit rivoluzionaria. Infatti, se
l'uomo una merce, se viene trattato come una cosa, se i rapporti generali degli uomini tra di loro sono rapporti tra cosa e
cosa, perch possibile comprare il suo tempo. Tuttavia Mascolo conclude troppo affrettatamente nel dire che il tempo
di un uomo liberamente impiegato sempre impiegato bene e
che il solo male l'acquisto del tempo. Non esiste libert
nell'impiego del tempo senza il possesso degli strumenti moderni di costruzione della vita quotidiana. L'uso di tali strumenti segner il passaggio da un'arte rivoluzionaria utopica a
un'arte rivoluzionaria sperimentale.
4
Un'associazione internazionale di situazionisti pu essere
considerata come un'unione dei lavoratori di un settore
avanzato della cultura o, pi precisamente, come un'unione
di tutti coloro che reclamano il diritto a un lavoro attualmente precluso dalle condizioni sociali e, dunque, come un tentativo di organizzazione di rivoluzionari professionali nella cultura.
5
Siamo praticamente divisi dal dominio reale dei poteri
materiali accumulati dal nostro tempo. La rivoluzione comunista non si compiuta e siamo ancora nel quadro della decomposizione delle vecchie sovrastrutture culturali. Henri
Lefebvre vede giustamente che questa contraddizione al

54

centro di un disaccordo particolarmente moderno tra l'individuo progressista e il mondo e definisce romantico-rivoluzionaria la tendenza culturale che si basa su questo disaccordo.
L'insufficienza della concezione di Lefebvre risiede nel
fare della semplice espressione del disaccordo il criterio sufficiente di un'azione rivoluzionaria nella cultura. Lefebvre rinuncia in anticipo a ogni esperienza di modificazione culturale profonda, accontentandosi di un contenuto: la coscienza
del possibile-impossibile (ancora troppo lontano), che pu
venire manifestata in qualsivoglia forma ripresa dal quadro
della decomposizione.
6

Coloro che vogliono andare oltre il vecchio ordine stabilito, in tutti i suoi aspetti, non possono accettare il disordine
del presente, anche nella sfera della cultura. Bisogna lottare
senza pi attendere, anche nel campo della cultura, per l'apparizione concreta dell'ordine fluido del futuro. E' la sua
possibilit, gi presente tra di noi, che svaluta tutte le espressioni nelle forme culturali conosciute. Bisogna portare al collasso finale tutte le forme di pseudocomunicazione, per arrivare un giorno a una comunicazione reale diretta (nella
nostra ipotesi di impiego di mezzi culturali superiori: la situazione costruita). La vittoria sar di coloro che avranno saputo provocare il disordine senza amarlo.
7
Nel mondo della decomposizione possiamo provare, ma
non usare le nostre forze. Il compito pratico di superare il
nostro disaccordo con il mondo, vale a dire di superare la
decomposizione mediante alcune costruzioni superiori, non
romantico. Saremmo dei romantico-rivoluzionari, nel senso
di Lefebvre, proprio nella misura del nostro fallimento.

55

TEORIA DELLA DERIVA


di Guy-E. Debord
1

Tra i vari procedimenti situazionisti, la deriva si presenta


come una tecnica di passaggio veloce attraverso vari ambienti. Il concetto di deriva indissolubilmente legato al riconoscere effetti di natura psicogeografica e all'affermazione di
un comportamento ludico-costruttivo, ci che da ogni punto
di vista lo oppone ai classici concetti di viaggio e di passeggiata. Una o pi persone che si lasciano andare alla deriva rinunciano, per una durata di tempo pi o meno lunga, alle ragioni di spostarsi e di agire che sono loro generalmente
abituali, concernenti le relazioni, i lavori e gli svaghi che sono
loro propri, per lasciarsi andare alle sollecitazioni del terreno e degli incontri che vi corrispondono. La parte di alcatoriet qui meno decisiva di quanto si pensa: dal punto di vista della deriva, esiste un rilievo psicogeografico delle citt,
con dei flussi costanti, dei punti fissi e dei vortici che rendono molto disagevoli l'accesso o la fuoriuscita da certe zone.
Ma la deriva, nella sua unit, comprende nello stesso
tempo questo lasciarsi andare e la sua contraddizione necessaria: il dominio delle variazioni psicogeografiche attraverso
la conoscenza e il calcolo delle loro possibilit. Sotto
quest'ultimo aspetto, i dati posti in risalto dall'ecologia, per
quanto sia limitato a priori lo spazio sociale che questa scien1 Thorie de la derive, da IS n. 2, dicembre 1958.

56

za si propone di studiare, non cessano di sostenere utilmente


il pensiero psicogeografico. L'analisi ecologica del carattere
relativo o assoluto delle fratture del tessuto urbano, del ruolo
dei microclimi, delle unit elementari interamente distinte
dai quartieri amministrativi e soprattutto dall'azione dominante di centri d'attrazione, deve essere utilizzata e completata con il metodo psicogeografico. Il terreno passionale oggettivo in cui si muove la deriva deve essere definito
contemporaneamente sia secondo il proprio determinismo
sia secondo i suoi rapporti con la morfologia sociale.
Chombart de Lauwe, nel suo studio su Paris et l'agglomration parisienne (Bibliotheque de Sociologie Contemporaine, PUF Paris 1952), nota come un quartiere urbano non definito solo dai fattori geografici ed economici, ma anche dalla
rappresentazione che ne hanno i suoi abitanti e quelli degli altri
quartieri e presenta nella stessa opera - per mostrare l'angustia della Parigi reale, nella quale ciascun individuo vive geograficamente un quadro il cui raggio estremamente piccolo il tracciato di tutti i percorsi effettuati in un anno da ima studentessa del XVI arrondissement: questi percorsi disegnano
un triangolo di dimensioni ridotte, senza sbocchi, i cui tre
vertici sono la Scuola di scienze politiche, il domicilio della
ragazza e quello del suo professore di pianoforte.
Non c' dubbio che tali schemi, esempi di una poesia moderna suscettibile di generare vivaci reazioni affettive - in
questo caso l'indignazione per il fatto che sia possibile vivere
in questo modo - o anche la teoria, avanzata da Burgess, a
proposito di Chicago, sulla ripartizione delle attivit sociali
in zone concentriche definite, debbano servire al progresso
della deriva.
Nella deriva, il caso gioca un ruolo tanto pi importante
quanto pi l'osservazione psicogeografica ancora incerta.
Ma l'azione del caso naturalmente conservatrice e tende,
all'interno di un nuovo quadro, a ricondurre tutto all'alter-

57

nanza di un numero limitato di varianti, e all'abitudine. Poich il progresso non rappresenta niente altro che la rottura
di imo dei campi in cui si esercita il caso, con la creazione di
condizioni nuove e pi favorevoli ai nostri protetti, possiamo
dire che se gli imprevisti della deriva sono sostanzialmente
diversi da quelli della passeggiata, tuttavia le prime attrazioni
psicogeografiche scoperte rischiano di stabilizzare il soggetto, o il gruppo, alla deriva intorno a nuovi assi abituali cui
tutto li riconduce costantemente.
Un certo sospetto rispetto al caso, e al suo impiego ideologico sempre reazionario, condannava a un penoso fallimento la famosa deambulazione senza scopo tentata nel 1923
da quattro surrealisti a partire da una citt scelta a caso: l'erranza in aperta campagna evidentemente deprimente e gli
interventi del caso avvengono qui in modo quanto mai raro.
Ma l'avventatezza spinta ben oltre in Medium (maggio
1954) da un tal Pierre Vendryes che crede di poter avvicinare quell'aneddoto - dato che tutto ci farebbe parte di
un'identica liberazione antideterministica - ad alcuni esperimenti sulla probabilit, per esempio sulla ripartizione aleatoria di alcuni girini in un sfera di cristallo, intorno a cui esprime il suo profondo pensiero precisando: bisogna, beninteso,
che tale massa non subisca dall'esterno alcuna influenza direttrice. In tali condizioni, nei fatti il successo ha arriso ai girini,
che hanno il vantaggio di essere sprovvisti assolutamente di
intelligenza, socialit e sessualit e, conseguentemente, veramente indipendenti gli uni dagli altri.
All'opposto rispetto a queste aberrazioni, il carattere fondamentalmente urbano della deriva, a contatto con quei centri di possibilit e di significati che sono le grandi citt trasformate dall'industria, corrisponderebbe piuttosto alla frase
di Marx: gli uomini non possono vedere nulla intorno a s che
non sia il loro proprio volto: tutto parla loro di loro stessi. Anche il loro paesaggio ha un'anima.

58

Ci si pu lasciar andare alla deriva da soli, ma tutto mostra che la ripartizione numerica pi produttiva consiste nella costituzione di vari piccoli gruppi di due o tre persone
giunte a una stessa presa di coscienza, poich il confronto tra
le impressioni di questi differenti gruppi deve consentire di
giungere a delle conclusioni oggettive. E' auspicabile che la
composizione di questi gruppi cambi da una deriva all'altra.
Superando il numero di quattro o cinque partecipanti, il carattere proprio della deriva sfuma rapidamente e in ogni caso non possibile superare la decina di persone senza che la
deriva si frammenti in pi derive condotte simultaneamente.
D'altra parte la pratica di quest'ultimo movimento di grande interesse, ma le difficolt che esso comporta non hanno
mai consentito fino ad ora di organizzarlo con l'ampiezza che
gli spetterebbe.
La durata media di una deriva di una giornata, considerata come l'intervallo compreso tra due periodi di sonno. I
punti di partenza e di arrivo, nel tempo, in rapporto al giorno
solare sono indifferenti, tuttavia bisogna notare che in genere
le ultime ore della notte sono poco adatte alla deriva.
Questa durata media della deriva ha solo un valore statistico. Anzitutto, si presenta abbastanza raramente in tutta la
sua autenticit, perch, difficilmente gli interessati evitano, al
principio o alla fine di questa giornata, di sottrarvi una o due
ore per dedicarle ad occupazioni banali; alla fine della giornata, la stanchezza contribuisce molto a questa forma di abbandono. Ma, soprattutto, la deriva si svolge spesso in alcune
ore fissate deliberatamente o anche in modo fortuito, durante momenti abbastanza brevi, o, al contrario, durante vari
giorni senza interruzione. Nonostante le pause imposte dalla
necessit di dormire, alcune derive, di sufficiente intensit, si
sono prolungate per tre o quattro giorni e anche pi. E' vero
che, nel caso di un succedersi di derive per un periodo abbastanza lungo, quasi impossibile stabilire con precisione il

59

momento in cui lo stato d'animo proprio di una deriva lascia


il posto a un altro stato d'animo. Una successione di derive
stata prolungata, senza interruzioni significative, fino a circa
due mesi, ci che pu portare a nuove condizioni oggettive di
comportamento che inducono la scomparsa di un buon numero di quelle precedenti.
L'influenza sulla deriva delle variazioni climatiche, bench reale, determinante nel caso di piogge prolungate, che
la rendono impossibile quasi del tutto. Ma i temporali o altri
generi di precipitazioni le sono piuttosto propizie.
Il campo spaziale della deriva pi o meno definito o vago a seconda che questa attivit miri piuttosto allo studio di
un terreno o a risultati affettivi spaesanti. Non bisogna sottovalutare il fatto che questi due aspetti della deriva presentano molteplici interferenze e che impossibile isolare uno dei
due allo stato puro. Ma l'uso del taxi pu, per esempio, fornire una linea di demarcazione abbastanza chiara; se nel corso
di una deriva si prende un taxi sia per spostarsi in una destinazione precisa, sia per spostarsi in venti minuti in direzione
ovest, perch si interessati soprattutto al disambientamento personale. Se ci si attiene all'esplorazione diretta di
un terreno, vuol dire che si privilegia la ricerca di un urbanismo psicogeografico.
In tutti i casi, il campo spaziale riguarda anzitutto le basi
di partenza che sono costituite, per i soggetti isolati, dal loro
domicilio e, per i gruppi, dai punti di riunione prescelti.
L'estensione massima di questo campo spaziale non supera
l'insieme di ima grande citt e delle sue periferie. La sua
estensione minima pu essere limitata a una piccola unit
ambientale: un solo quartiere o, se ne vale la pena, anche un
solo isolato (d limite estremo, la deriva statica di una giornata senza uscire dalla stazione di Saint-Lazare).
L'esplorazione di un campo spaziale prefissato presuppone, dunque, l'aver stabilito delle basi e l'aver calcolato le di-

60

rezioni di penetrazione. E' qui che interviene lo studio delle


mappe, siano esse normali o ecologiche o psicogeografiche,
la loro rettifica e il loro miglioramento. C' bisogno di dire
che il piacere per un quartiere sconosciuto in quanto tale,
mai percorso, non interviene per niente? Oltre alla sua insignificanza, questo aspetto del problema del tutto soggettivo
e non sussiste a lungo.
Al contrario, la parte dell'esplorazione appare minima, in
rapporto a quella del comportamento spaesante, nell'appuntamento possibile. Il soggetto viene pregato di recarsi da solo
a una certa ora in un certo luogo che gli viene fissato. E' slegato dai penosi obblighi di un appuntamento normale, perch, non ha nessuno da aspettare. Tuttavia, poich questo
appuntamento possibile lo ha condotto inaspettatamente in
un luogo che pu conoscere o no, ne osserva i dintorm. Contemporaneamente, potrebbe esser stato dato un altro appuntamento possibile, nello stesso luogo, a qualcuno di cui egli
non pu prevedere l'identit. Pu anche non averlo mai visto,
fatto che induce ad attaccare discorso con diversi passanti.
Pu non trovare nessuno o anche, incontrare casualmente
chi ha fissato l'appuntamento possibile. In ogni caso, e soprattutto se il luogo e l'ora sono stati ben scelti, l'uso del tempo
del soggetto prender ima piega imprevista. Pu persino
chiedere per telefono un altro appuntamento possibile a qualcuno che ignori dove il primo appuntamento l'abbia portato.
Sono evidenti le risorse quasi infinite di questo passatempo.
Cos, il modo di vivere poco coerente e addirittura certi
scherzi considerati di dubbio gusto, che sono sempre in voga
e ben visti nel nostro ambiente, come, ad esempio, introdursi
nottetempo nei piani delle case in demolizione o percorrere
Parigi in autostop durante uno sciopero dei mezzi pubblici
senza fermarsi, con il pretesto di aggravare la confusione facendosi trasportare in un luogo qualsiasi, o errare nei sotterranei delle catacombe proibiti al pubblico, discenderebbe da

61

un senso pi generale che altro non che il senso della deriva. Ci che possiamo scrivere pu valere soltanto come parola d'ordine in questo grande gioco.
Gli insegnamenti della deriva consentono di stabilire i
primi rilevamenti delle articolazioni psicogeografiche di una
citt moderna. Al di l del riconoscimento di unit ambientali, delle loro componenti principali e della loro localizzazione
spaziale, si percepiscono le loro direttrici principali di passaggio, le loro vie d'uscita e le loro linee di difesa. Si giunge
cos all'ipotesi centrale circa l'esistenza di rotonde psicogegrafiche. Si misurano le distanze che separano effettivamente
due regioni di una citt e che sono incommensurabili rispetto
a quello che poteva far credere una lettura approssimativa di
ima pianta della citt. Con l'aiuto di vecchie mappe, di vedute fotografiche aeree e di derive sperimentali, si pu costruire una cartografia influenziale che sino ad oggi mancata e
la cui attuale incertezza, inevitabile fino a quando non verr
portata a termine una immensa mole di lavoro, non peggiore di quella dei primi portolani, con questa differenza: che
qui non si tratta pi di delimitare con esattezza dei continenti
stabili, ma di cambiare l'architettura e l'urbanistica.
Le diverse unit di atmosfera e di abitazione, oggi, non
sono ritagliate nettamente, ma si presentano circondate da linee di confine pi o meno estese. Il cambiamento pi generale che la deriva porta a proporre la diminuzione costante
di queste linee di confine, sino alla loro completa abolizione.
Nell'architettura stessa, il gusto della deriva induce a rendere manifesta ogni sorta di nuove forme di labirinto, favorite dalle moderne possibilit di costruzione. Cos, nel marzo
1955, la stampa segnalava la costruzione a New York di un
palazzo dove si potevano vedere i primi segni di una possibilit di deriva all'interno di un appartamento: gli alloggi della
casa elicoidale avranno la forma di una fetta di torta. Potranno
venire ingranditi o diminuiti a volont attraverso lo spostamenti

to di pareti mobili. La suddivisione in semipiani evita di limitare il numero di stanze poich l'affittuario pu chiedere di poter
utilizzare la fetta seguente immediatamente sopra o sotto quella che gi abita. Questo sistema permette di trasformare in sei
ore tre appartamenti di quattro stanze in un appartamento di
dodici stanze o pi.

63

POSIZIONI SITUAZIONISTE SULLA CIRCOLAZIONE


di Guy-E. Debord
1

1.
L'errore di tutti gli urbanisti di considerare l'automobile individuale (e i suoi sottoprodotti, tipo scooter) fondamentalmente come un mezzo di trasporto. E' essenzialmente la
principale materializzazione di una concezione del benessere
che il capitalismo sviluppato tende a diffondere nell'insieme
della societ. L'automobile come bene sovrano di una vita
alienata., e, inseparabilmente, come prodotto essenziale del
mercato capitalista, si pone al centro della stessa propaganda
globale: si dice correntemente, quest'anno, che la prosperit
economica americana dipender presto dal successo dello
slogan: Due vetture per famiglia.
2

Il tempo di trasporto, come ha ben visto Le Corbusier,


un lavoro aggiuntivo che riduce di altrettanto la giornata di
vita cosiddetta libera.
3
Bisogna passare dalla circolazione come supplemento del
lavoro, alla circolazione come piacere.
1 Positions situationnistes sur la circulation, da IS n. 3, dicembre 1959.

64

Voler rifare l'architettura in funzione dell'esistenza attuale, massiva e parassitaria, delle vetture individuali, vuol dire
spostare i problemi con grave irrealismo. Bisogna rifare l'architettura in funzione di tutto il movimento della societ, criticandone tutti i valori effimeri, legati a forme di rapporti sociali ormai condannati (in primo luogo: la famiglia).
5
Anche se si pu ammettere provvisoriamente, per un periodo transitorio, la divisione assoluta tra zone di lavoro e zone di abitazione, bisogna prevedere almeno una terza sfera :
quella della vita stessa (la sfera della libert, del tempo disponibile - la verit della vita). Si sa che l'urbanismo unitario
senza frontiere: pretende di costituire un'unit totale
dell'ambiente umano in cui le separazioni, del tipo lavorisvaghi collettivi-vita privata, saranno finalmente dissolte. Ma
prima, l'azione minima dell' urbanismo unitario il terreno
di gioco esteso a tutte le costruzioni possibili. Questo terreno
sar al livello di complessit di una citt antica.
6

Non si tratta di combattere l'automobile come un male.


La sua estrema concentrazione nelle citt porta alla negazione del suo ruolo. L'urbanismo non deve certo ignorare l'automobile, ma ancor meno accettarla come tema centrale. Esso deve scommettere sul suo indebolimento. In ogni caso, si
pu prevedere la proibizione del suo uso all'interno di alcuni
nuovi insiemi, come certe vecchie citt.
7
Quelli che credono eterna l'automobile non pensano, anche da un punto di vista strettamente tecnico, ad altri futuri
mezzi di trasporto. Per esempio, alcuni modelli di elicottero

65

individuale che sono attualmente sperimentati dall'esercito


degli Stati Uniti, saranno probabilmente diffusi nel pubblico
prima di vent'anni.

La rottura della dialettica dell'ambiente umano a favore


delle automobili (si progetta l'apertura di autostrade all'interno di Parigi, che comportano la distruzione di migliaia di
alloggi, mentre, d'altra parte, la crisi degli alloggi si aggrava
continuamente) maschera la sua irrazionalit con delle spiegazioni pseudopratiche. Ma la sua vera necessit pratica corrisponde a una condizione sociale precisa: coloro che ritengono permanenti i dati del problema vogliono credere di
fatto alla permanenza della societ attuale.
9
Gli urbanisti rivoluzionari non si preoccuperanno soltanto della circolazione di cose e di uomini immobilizzati dentro
un mondo di cose. Cercheranno di rompere queste catene
topologiche, sperimentando territori per la circolazione degli
uomini attraverso la vita autentica.

66

A PROPOSITO DI ALCUNI ERRORI


D'INTERPRETAZIONE
di Guy-E. Debord
1

Bisogna riconoscere allo studio di Robert Estivals, su


quello che egli definisce sistema situazionista (Grammes, numero 4) l'onest di una ricerca di informazione esatta, ancora assai poco comune quando si tratta dell'IS. Fatto che ci
spinge a segnalare le cause della trasformazione del suo sforzo critico in incomprensione globale. Questa esplode nell'incoerenza dei suoi giudizi, poich egli rimprovera alla teoria
situazionista la sua megalomana - senza che venga definita
prima la grandezza in questione - e, ancor pi bizzarramente,
la sua scarsa erudizione, per arrivare alla conclusione generale che essa ha tutte le caratteristiche che possiedono le
creazioni autentiche.
Estivals non certamente in difficolt per una carenza
quantitativa di conoscenze, ma per un insufficiente livello di
pensiero. Questo riguarda, come Estivals, tutti gli avanguardisti che decidono di superare l'estetica borghese servendosi
degli strumenti concettuali della borghesia.
In effetti, l'analisi di Estivals scopre che la situazione costruita, essendo partecipe di un'interazione tra un comportamento umano e l'ambiente che esso modifica, riguarda certa1 A propos des quelques erreurs d'interprtation, da JS n. 4, giugno
1960.

67

mente un dualismo filosofico ereditato da Auguste Comte.


Estivais autonomamente decide (p. 24) che il situazionista
crea liberamente la sua situazione... sospesa alla sua propria
volont e l'idea del Ubero arbitrio ch'egli ci attribuisce dominerebbe notoriamente tutto il nostro giudizio sull'arte moderna. E' strano che Estivals non abbia riconosciuto, nelle
sue letture, come noi abbiamo in primo luogo connesso questo giudizio dell'arte moderna alla lotta di classe, al ritardo
della rivoluzione. Strano anche che egli riconduca al dualismo un metodo che divenuto abbastanza usuale dopo che
Engels, esplicitando ima tesi di Marx assai celebre, scriveva:
La coincidenza del cambiamento delle circostanze e dell'attivit umana non pu essere considerata, e compresa razionalmente, se non in quanto pratica rivoluzionaria. Ci nonostante, Estivals confessa i suoi handicaps ideologici
notando che, poich si fonda su una prospettiva sintetica,
la concezione situazionista... non pu intravedere la realt
storica fatta di settori fondamentalmente separati (p. 26).
Sono io che sottolineo questa affermazione di Estivals, e
di molti altri, perch illumina adeguatamente il suo punto di
vista, che all'opposto del nostro. Il regno della categoria
della totalit il portatore del principio rivoluzionario nella
scienza, come dice Lukcs. E ci che manca ad Estivals,
poich sembra non mancare di erudizione, la dialettica. Bisogna credere che Estivals sia molto legato alla metafisica
perch, per lui, la nozione di momento conduce a un'opposizione alla visione tradizionale della storia, quindi alla metafisica e alla morale che ne discendevano, che essa sostituisce
con un'altra, derivata evidentemente da se stessa. Costretti,
ad ogni modo, a riconoscersi in una metafisica o in un'altra,
dove vanno dunque i situazionisti? Secondo Estivals, la metafisica del presentismo che riscuote i nostri favori. Perch? Perch noi respingiamo in blocco le nozioni, molto curiosamente amalgamate, di evoluzione, di progresso, di

68

eternit, che rappresentano la fede moderna dopo la fine del


XVII secolo (p. 22).
Questa apparizione dell'eternit alla fine del secolo XVII
richiama quasi lo humour di un titolo di J.L. Borges; Nuova
confutazione del tempo. Ma Estivals non scherza. La situazione non mai stata tuttavia presentata come un istante indivisibile, isolabile, nel senso metafisico di Hume, per esempio,
ma come un momento nel movimento del tempo, momento
contenente i suoi fattori di dissoluzione, la sua negazione. Se
essa pone l'accento sul presente, lo fa nella stessa misura in
cui il marxismo ha potuto formulare il progetto di una societ nella quale il presente domina il passato. Questa struttura del presente che conosce la sua inevitabile scomparsa,
che concorre alla sua sostituzione, pi lontana da un presentismo di quanto non lo sia l'arte tradizionale, che tendeva a trasmettere un presente ipostatizzato estratto dalla sua
realt mobile, privato del suo contenuto di passaggio.
La metafisica e l'eternit che preoccupano Estivals si accompagnano naturalmente con una risoluta sopravvalutazione della creazione idealista individuale. Nel caso della creazione situazionista, egli tanto gentile da attribuirmene
personalmente e subito la maggior parte. Mi sembra che ci
significhi che Estivals ancora largamente influenzato dal sistema ideologico di Isou, di cui ha fatto un'insufficiente critica sociologica, nella falsa chiarezza del ragionamento meccanicista.
Testimoniando pi di ogni altro della dissoluzione della
cultura contemporanea, l'arte che Isou ha proposto la prima arte del solipsismo. Nel quadro di un'espressione artistica sempre pi unilaterale e separata, e completamente illuso
da questo, Isou giunto all'eliminazione teorica del pubblico, giungendo cos all'assoluto - che la morte e l'assenza una delle tendenze fondamentali della vecchia attivit artistica. Cos annunciava nella sua seconda Memoria sulle forze fu-

69

ture delle arti plastiche e sulla sua morte (apparso sulla rivista
Ur, 1951): Si creeranno ogni giorno delle forme nuove; non
ci si dar pi la pena di provarle, di verificare la loro resistenza con delle opere valide...
Ecco dei tesori possibili, si dir. Ecco delle opportunit per delle opere secolari. Ma nessuno si chiner a raccogliere una pietra. Si andr pi lontano al fine di scoprire altre
sorgenti secolari che si abbandoneranno a loro volta, nelle
stesso stato di virtualit non sfruttata. Il mondo traboccher
di ricchezze estetiche di cui non si sapr cosa fare. L'involontaria ammissione da parte di Isou, della scomparsa delle
arti, un riflesso della scomparsa reale delle arti. Ma Isou,
che si scopre collocato, per caso o grazie a un tratto del suo
genio, a un punto zero della cultura, si affretta ad arredare
questo vuoto con una cultura simmetrica che fatalmente si
riaprir, dopo che era stata ridotta a niente, con degli elementi simili a quelli vecchi. E, approfittando dell'insperata
fortuna per diventare il solo creatore definitivo di questa
neocultura, Isou si appropria di concessioni sempre pi
grandi su terreni artistici che non occuper. Isou, prodotto di
un'epoca d'arte inconsumabile, ha soppresso l'idea stessa del
suo consumo. Non ha pi bisogno del pubblico. Ha bisogno
solo di credere ancora alla presenza di un giudice nascosto quasi nulla, la sua variante personale del Dio spettatore giudice di un piccolo tribunale esterno al tempo, la cui sola
funzione resta quella di omologare i titoli di propriet di
Isou, eternamente.
Il sistema di creazione di Isou un sistema di perorazioni, ima composizione del suo dossier il pi estesa possibile, per difendere su ogni punto il suo potere ideale contro la
cattiva fede e i cavilli di un eventuale concorrente alla creazione che cercasse di farsene riconoscere, con l'imbroglio,
una particella. Niente limita la sovranit di Isou, salvo il fatto

70

che n il tribunale n il codice di procedura esistono al di


fuori del suo sogno.
Tuttavia, questo sistema non stato applicato in modo
assolutamente puro, perch il proposito di costituire nel secolo un movimento d'avanguardia ha portato Isou a realizzare, quasi accidentalmente, molte reali esperienze della decomposizione artistica contemporanea (libri metagrafici,
cinema). Io credo che Estivals, confutando Isou in nome
dell'obiettivit pi evidente, non ha distinto abbastanza chiaramente tra il settore dell'attivit pratica del lettrismo, almeno tra il 1946 e il 1952, e il settore dell'alienazione idealista, e
i rapporti e le contraddizioni tra di loro. Di modo che, quando affronta le posizioni situazioniste - non senza avanzare
molte considerazioni parziali e anche delle ipotesi che, nel
dettaglio, sono giuste - ancora, nell'insieme, vittima della
sua concezione mistificata della creazione d'avanguardia fondamentalmente idealista, che in caso accetta come tale (e di
cui critica solo l'esagerazione, la propensione al delirio). Poich deve ricondurre tutto a un individuo, che esorter in seguito a rimanere modesto, Estivals crea all'occorrenza il suo
creatore: Isou non faceva del romanzo tridimensionale che
un rovesciamento parziale di un ramo della creazione artistica. Debord trova nella situazione, composta da tutte le attivit umane, i mezzi per rovesciarle tutte insieme. Io me ne
vedo ancora abbastanza lontano, tuttavia. E non penso di farlo da solo.
Vale ancora la pena di ripeterlo? Non esiste situazionismo. Io stesso non sono situazionista che per il fatto della
mia partecipazione, sul momento e in certe condizioni, a una
comunit praticamente in vista di un compito, che sapr o
non sapr adempiere. Accettare la nozione di dirigente, anche in una direzione collegiale, in un progetto come il nostro,
significherebbe gi la nostra rinuncia ad esso. L'IS evidentemente composta da individui molto diversi e anche da di-

71

verse tendenze individuabili i cui rapporti di forza sono gi


cambiati alcune volte. La sua attivit complessiva indiscutibilmente presituazionista. Noi non difendiamo in alcun modo
delle creazioni che apparterrebbero ad alcuni, e ancor meno a imo solo di noi: al contrario, troviamo molto positivo
che i compagni che si aggiungono a noi abbiano gi sviluppato da soli una problematica sperimentale che confermi la nostra. Il pi sicuro sintomo del delirio idealista , d'altronde,
i la stagnazione degli stessi individui, che si sostengono o litigano per anni intorno agli stessi valori arbitrari, perch sono
i soli a riconoscerli come regole di un povero gioco. I situazionisti li lasciano ai loro allevamenti di polvere. Estivals ha
sopravvalutato il loro interesse, fino a trarne dei criteri di
giudizio inapplicabili altrove, forse perch l'ottica troppo
strettamente parigina del suo lavoro sul periodo delle avanguardie recenti ingrandisce troppo questi dettagli. Una simile conoscenza degli aneddoti deve almeno fargli sapere che
non ho mai considerato come un motivo per occuparmi delle
persone i rapporti di subordinazione che esse erano capaci
di intrattenere con me. Ma ho altri gusti.

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PROGRAMMA ELEMENTARE
DELL'UFFICIO DI URBANISMO UNITARIO
di A. Kotnyi, R. Vaneigem

1. Il nulla dell'urbanistica e il nulla dello spettacolo


L'urbanistica non esiste: non niente altro che un'ideologia, nel senso di Marx.
L'architettura esiste realmente, come la coca-cola: una
produzione ammantata di ideologia, ma reale, che soddisfa
falsamente un falso bisogno. Invece l'urbanistica paragonabile all'apparato pubblicitario della coca-cola, pura ideologia
spettacolare. Il capitalismo moderno, che organizza la riduzione di tutta la vita sociale a spettacolo, incapace di offrire
un altro spettacolo che non sia quello della nostra alienazione. Il suo sogno di urbanistica costituisce il suo capolavoro.
2. La pianificazione urbana come condizionamento e falsa
partecipazione
Lo sviluppo dell'ambiente urbano l'educazione capitalista dello spazio. Rappresenta la scelta di un certo materializzarsi del possibile ad esclusione di altri. Come l'estetica, di
cui sta seguendo il movimento di decomposizione, pu essere considerata come un ramo abbastanza trascurato della criminologia. Tuttavia, ci che la caratterizza sul piano dell'wr1 Programme lmentaire du bureau d'urbanisme unitaire, da IS n. 6,
agosto 1961.

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banistica rispetto al suo piano semplicemente architettonico,


che esige un consenso dalla popolazione, un'integrazione
individuale nel far scattare questa produzione burocratica
del condizionamento.
Tutto ci imposto attraverso il ricatto dell'utilit. Viene
nascosto il fatto che il valore completo di questa utilit posto al servizio della reificazione. Il capitalismo moderno porta a rinunciare ad ogni critica con la semplice argomentazione che un tetto necessario, cos come la televisione pu
passare con il pretesto che ci vuole informazione, divertimento. Inducendo a trascurare l'evidenza e cio che questa
informazione, questo divertimento, questo modo di vita non
sono fatti per le persone, ma senza di loro, contro di loro.
Tutta la pianificazione urbana si capisce solo come campo di pubblicit-propaganda di una societ, vale a dire l'organizzazione della partecipazione a qualcosa cui non possibile partecipare.
3. La circolazione, stadio supremo della pianificazione urbana
La circolazione l'organizzazione dell'isolamento di tutti.
In ci essa costituisce il problema principale delle citt moderne. E' il contrario dell'incontro, l'espropriazione delle
energie disponibili per gli incontri, o per qualunque tipo di
partecipazione. La partecipazione, divenuta impossibile, viene risarcita come spettacolo. Lo spettacolo si manifesta
nell'habitat e nello spostamento (in quanto status sociale
espresso nell'abitazione e nei veicoli personali). Infatti, non
si abita il quartiere di una citt, ma il potere. Si abita in qualche grado della gerarchia. Al vertice di questa gerarchia, i
ranghi possono essere commisurati al grado di circolazione.
Il potere si materializza con l'obbligo di essere presenti quotidianamente in luoghi sempre pi numerosi (pranzi di affari) e sempre pi distanti gli uni dagli altri. Si potrebbe confi-

74

gurare l'alto dirigente moderno come un uomo a cui capita


di trovarsi in tre capitali diverse nel corso di una sola giornata.
4. Il distanziamento di fronte allo spettacolo urbano
La totalit dello spettacolo, che tende a integrare la popolazione, si manifesta altrettanto bene come sistemazione
delle citt e come rete permanente di informazioni. E' un
quadro stabile per proteggere le condizioni esistenti di vita.
Il nostro primo lavoro quello di consentire alla gente di
smettere di indentifcarsi con l'ambiente circostante e con le
condotte modello. Ci che inseparabile da una possibilit
di riconoscersi Uberamente in alcune prime zone destinate
aU'attivit umana. Le persone saranno obbUgate ancora per
molto tempo ad accettare il periodo di reificazione delle citt. Ma l'atteggiamento con cui l'accetteranno pu essere immediatamente cambiato.
Bisogna appoggiare la propagazione del sospetto verso
questi giardini di infanzia areati e colorati che costituiscono,
all'Est come all'Ovest, le nuove citt dormitorio. Soltanto
ima presa di coscienza pu porre il problema di una costruzione cosciente deU'ambiente urbano.
5. Una libert indivisibile
Il principale successo deU' attuale pianificazione deUe citt di far dimenticare la possibiUt di ci che noi chiamiamo
urbanismo unitario, vale a dire la critica vivente, alimentata
dalle tensioni di tutta la vita quotidiana, di questa manipolazione delle citt e dei loro abitanti. Critica vivente vuol dire
stabilire delle basi per una vita sperimentale: aggregazione di
persone che creano la loro propria vita su luoghi attrezzati a
loro misura. Queste basi non potranno essere riservate a pia-

75

ceri separati dalla societ. Non c' alcuna area spazio-temporale completamente separabile. Di fatto, c' sempre una
pressione della societ globale sulle sue attuali riserve di vacanze.
La pressione si eserciter in senso opposto nelle basi situazioniste, che funzioneranno da teste di ponte per un'invasione di tutta la vita quotidiana. L'urbanismo unitario il
contrario di un'attivit specializzata, e riconoscere un'area
urbanistica separata gi riconoscere tutta la menzogna urbanistica e la menzogna in tutta la vita. L'urbanistica promette la felicit. Sar dunque giudicata in base a questa promessa. Il coordinamento dei mezzi artistici e dei mezzi scientifici
di denuncia deve portare alla denuncia completa del condizionamento esistente.
6. Lo sbarco
Tutto lo spazio gi occupato dal nemico che ha strumentalizzato a suo uso persino le regole elementari di questo
spazio (oltre la giurisdizione: la geometria). Il momento di
apparizione dell'urbanismo autentico consisterer nel creare,
in certe aree, il vuoto da questa occupazione. Ci che noi
chiamiamo costruzione comincia l. Lo si pu capire con
l'aiuto del concetto di buco positivo, utilizzato dalla fisica
moderna. Materializzare la libert anzitutto sottrarre a un
pianeta asservito alcune particelle della sua superficie.
7. Nello spazio del dtournement [spiazzamento]
L'uso elementare della teoria dell'urbanismo unitario sar la trascrizione di tutte le falsificazioni teoriche dell'urbanistica, dtoume [spiazzata, stravolta] in una prospettiva di disalienazione: bisogna difenderci in ogni attimo dal dominio
degli artefici del condizionamento, ribaltare i loro ritmi.

76

8. Le condizioni del dialogo


E' funzionale ci che pratico. E pratica solo la risoluzione del nostro fondamentale problema: la realizzazione di
noi stessi (la nostra separazione dal regime dell'isolamento).
Questo l'utile e l'utilitario. Niente altro. Tutto il resto non
rappresenta che ima minima derivazione dalla pratica, la sua
mistificazione.
9. Materia prima e trasformazione
La distruzione situazionista dell'attuale condizionamento
gi, nello stesso tempo, la costruzione delle situazioni. Si
tratta della liberazione delle inesauribili energie presenti nella vita quotidiana pietrificata. L'attuale pianificazione delle
citt, leggibile come una geologia della menzogna, lascer il
posto, con l'urbanismo unitario, a una tecnica di difesa delle
sempre pi vessate condizioni della libert, nel momento in
cui i soggetti, che in quanto tali, non esistono ancora, costruiranno la propria storia Uberamente.
10. Fine della preistoria del condizionamento
Noi non sosteniamo che bisogna ritornare a un qualunque stadio precedente il condizionamento, ma che bisogna
andare oltre. Abbiamo inventato l'architettura e l'urbanistica
le quaU non possono realizzarsi senza la rivoluzione deUa vita
quotidiana, vale a dire mediante l'appropriazione del condizionamento da parte di tutti gU uomini, il suo inimitato arricchimento, il suo compimento.

77

PROSPETTIVE DI MODIFICAZIONI COSCIENTI


DELLA VITA QUOTIDIANA
di Guy-E. Debord
1

Studiare la vita quotidiana sarebbe un'impresa assolutamente ridicola, e condannata anzitutto a non comprendere
nulla del suo oggetto, qualora non si proponesse espressamente di studiare questa vita quotidiana allo scopo di trasformarla.
La conferenza, l'esposizione di alcune considerazioni intellettuali davanti a un pubblico, in quanto forma estremamente banale dei rapporti umani in un settore abbastanza
ampio della societ, rientra essa stessa nella critica della vita
quotidiana.
I sociologi, per esempio, evidenziano fin troppo la tendenza a lasciarfixoridalla vita quotidiana, a rimandare in sfere separate - dette superiori - ci che loro accade in ogni
istante. E' l'abitudine in tutte le sue forme - a cominciare da
quella di manipolare alcuni concetti professionali, quindi
prodotti dalla divisione del lavoro - ci che nasconde la realt dietro convenzioni privilegiate.
E' augurabile allora mostrare, con uno spiazzamento delle formule tradizionali, che la vita quotidiana proprio qui.
Certo, una diffusione di queste parole attraverso un magne1 Perspectives de modifications conscientes de la vie quotidienne, da
IS n. 6, agosto 1961.

78

tofono non intende mostrare l'integrazione delle tecniche in


questa vita quotidiana marginale al mondo tecnico, ma vuol
cogliere la pi semplice delle occasioni per rompere con le
apparenze della pseudocollaborazione, del dialogo fittizio,
che vengono istituite tra il conferenziere presente di persona e
i suoi spettatori.
Questa piccola rottura di un comfort pu servire a coinvolgere di fatto nel campo della messa in discussione della vita quotidiana (messa in discussione altrimenti del tutto
astratta) la conferenza stessa come tante altre disposizioni
dell'impiego del tempo, o degli oggetti, disposizioni ritenute
normali, che neppure si vedono, e che comunque ci condizionano. Rispetto a tale prospettiva, come rispetto all'insieme
stesso della vita quotidiana, la modificazione sempre la
condizione necessaria e sufficiente per far apparire sperimentalmente l'oggetto del nostro studio, che altrimenti resterebbe problematico; oggetto che necessita piuttosto modificare che studiare.
Ho appena detto che la realt di un insieme osservabile
che venga designato col termine vita quotidiana per molti rischia di restare ipotetico. Di fatto, da quando si costituito
questo gruppo di ricerca, l'aspetto che pi colpisce non evidentemente il fatto che non si sia ancora trovato nulla, ma
che fin dal primo momento si sia manifestata una contestazione dell'esistenza stessa della vita quotidiana; e che non
abbia cessato di rafforzarsi di seduta in seduta. La maggior
parte degli interventi ascoltati fino ad ora proviene da persone che non sono affatto convinte che la vita quotidiana esista,
perch non l'hanno incontrata in nessun luogo. Un gruppo di
ricerca sulla vita quotidiana, animato da questo spirito, si
pu paragonare, in tutto e per tutto, a un gruppo partito alla
ricerca dello Yeti, e la cui indagine potrebbe benissimo giungere alla conclusione che si trattava di uno scherzo folcloristico.

79

Tutti ammettono, comunque, che certi gesti ripetuti ogni


giorno, come aprire porte o riempire bicchieri, sono del tutto
reali; ma questi gesti si trovano a un livello cos banale della
realt che viene contestato, a ragione, che possano essere abbastanza interessanti da giustificare una nuova specializzazione della ricerca sociologica. E un certo numero di sociologi sembra poco incline a immaginare altri aspetti della vita
quotidiana, partendo dalla definizione proposta da Henri
' Lefebvre, ossia ci che resta quando si estraggono dal vissuto
tutte le attivit specializzate. Qui si scopre che la maggior parte dei sociologi - e sappiamo quanto si trovino a loro agio
nelle attivit specialistiche, appunto, e quale fede cieca tributino loro abitualmente! - che la maggior parte dei sociologi
dunque, individua attivit specialistiche dappertutto, e la vita
quotidiana da nessuna parte. La vita quotidiana sempre altrove. Negli altri. In ogni caso nelle classi non-sociologicamente significative della popolazione. Qualcuno qui ha detto
che si devono studiare gli operai. Probabilmente come cavie
inoculate con questo virus della vita quotidiana, perch gli
operai, non avendo accesso alle attivit specializzate, hanno
solo la vita quotidiana da vivere. Questo modo di chinarsi sul
popolo, alla ricerca di un remoto primitivismo del quotidiano, e soprattutto questa gioia confessata senza remore, questo ingenuo orgoglio di essere partecipi di una cultura di cui
nessuno si sogna di nascondere l'evidente fallimento, la radicale incapacit di comprendere il mondo che la produce, tutto ci non cessa di sorprendere.
Vi in questi fatti un'evidente volont di nascondersi dietro a una formazione del pensiero basato sulla separazione
tra campi parcellari artificiali, per respingere il concetto inutile, volgare e imbarazzante di vita quotidiana. Questo concetto si riferisce alla parte residuale di una realt catalogata
e classificata, residuo con cui a qualcuno ripugna di venire
rapportato, perch rappresenta, contemporaneamente, il

80

punto di vista della totalit; e come tale comporterebbe la


necessita di un giudizio globale, di una politica. Sembrerebbe, in tal modo, che alcuni intellettuali possano vantare un'illusoria partecipazione personale al settore dominante della
societ, attraverso il possesso di una o pi specializzazioni
culturali: ci che li pone tuttavia in un luogo privilegiato per
rendersi conto che l'insieme di questa cultura dominante
notoriamente roso dalle tarme. Ma quale che sia il giudizio
espresso sulla coerenza di questa cultura, o sul suo interesse
nei particolari, l'alienazione che essa ha imposto a questi intellettuali consiste nel far loro ritenere, dal loro olimpo di sociologi, di essere estranei a questa vita quotidiana della gente
qualunque, o di essere posti troppo in alto nella scala dei poteri umani, come se anche loro non fossero piuttosto dei poveri.
Certamente le attivit specializzate hanno un'esistenza;
hanno anche, in ogni epoca, un utilizzo generale che sempre bene saper riconoscere in modo demistificato. La vita
quotidiana non tutto, bench essa sia in osmosi con le attivit specializzate al punto che, in un certo modo, non si mai
fuori dalla vita quotidiana. Ma volendo far ricorso a un'immagine facile di rappresentazione spaziale delle attivit, dobbiamo comunque porre la vita quotidiana al centro di tutto.
Qualunque progetto parte da l e qualunque realizzazione vi
ritorna per assumervi il suo autentico significato. La vita
quotidiana la misura di tutto: del compimento o del non
compimento delle relazioni umane, dell'organizzazione del
tempo vissuto, delle ricerche dell'arte, della politica rivoluzionaria.
Non sufficiente ricordare che quel tipo di vecchia agiografia scientifica dell'osservatore disinteressato in ogni caso illusoria. Occorre sottolineare il fatto che l'osservazione
disinteressata ancora meno possibile in questo campo che
in qualunque altro. Il riconoscimento stesso di un ambito

81

della vita quotidiana difficile, non solo perch sarebbe gi


l'ambito in cui si incontrano una sociologia empirica e
un'elaborazione concettuale, ma anche perch si trova ad essere oggi la posta in palio di qualunque rinnovamento rivoluzionario della cultura e della politica. La vita quotidiana non
criticata significa oggi il perdurare delle forme attuali, profondamente degradate della cultura e della politica, forme la
cui crisi estremamente avanzata, soprattutto nei paesi pi
moderni, si traduce in una spoliticizzazione e in un neoanalfabetismo generalizzati. Invece la critica radicale, e fattiva,
della vita quotidiana data, pu condurre a un superamento
della cultura e della politica intese in senso tradizionale, cio
a un livello superiore di intervento sulla vita.
Ma qualcuno potr dire: questa vita quotidiana, che secondo me l'unica reale, come pu succedere che la sua importanza sia completamente e immediatamente deprezzata
da persone che, tutto sommato, non hanno alcun interesse
diretto a farlo, e molte delle quali sicuramente sono anche
lungi dall'essere nemiche di un qualsiasi rinnovamento del
movimento rivoluzionario?
{ Io penso sia perch la vita quotidiana organizzata nei li( miti di una povert scandalosa, ma soprattutto perch questa
povert della vita quotidiana non ha nulla di accidentale: ima
i povert che le viene imposta in ogni istante dalla costrizione
e dalla violenza di una societ divisa in classi, una povert organizzata storicamente secondo le necessit della storia dello
sfruttamento. L'uso della vita quotidiana, nel senso di un
i consumo del tempo vissuto, viene imposto dal regno della raj rit: rarit del tempo Ubero e rarit dei possibiU impieghi di
! questo tempo Ubero.
Come la storia accelerata deUa nostra epoca la storia
deU'accumulazione, deUa industrializzazione, U ritardo deUa
vita quotidiana, la sua tendenza aU'immobiUsmo sono prodotti deUe leggi e degU interessi che hanno portato a questa

82

industrializzazione. La vita quotidiana presenta effettivamente, fino ad ora, ima resistenza alla storia. Questo gi un giudizio sulla storia, in quanto eredit e progetto di una societ
di sfruttamento.
L'estrema povert dell'organizzazione cosciente, della
creativit delle persone nella vita quotidiana, traduce la fondamentale necessit dell'incoscienza e della mistificazione in
una societ di sfruttamento, in una societ dell'alienazione.
Henri Lefebvre ha applicato qui un'estensione dell'idea
di sviluppo ineguale al fine di caratterizzare la vita quotidiana, in quanto sfasata, ma non tagliata fuori dalla storicit, come un settore arretrato. Credo si possa arrivare a definire
questo livello della vita quotidiana come settore colonizzato.
Abbiamo visto, a livello dell'economia mondiale, come sottosviluppo e colonizzazione siano fattori che interagiscono.
Tutto porta a credere che cos avvenga anche a livello della
formazione economico-sociale e della prassi.
La vita quotidiana, mistificata con ogni mezzo e controllata in modo poliziesco, una sorta di riserva per i buoni selvaggi che mandano avanti, senza capirla, la societ moderna
attraverso il rapido aumento dei suoi domni tecnici e
l'espansione forzata del suo mercato. La storia cio la trasformazione del reale - non utilizzabile attualmente nella vita
quotidiana perch l'uomo della vita quotidiana il prodotto
di una storia sulla quale non ha alcun potere. Certo, lui a
fare questa storia, ma non Uberamente.
La societ moderna si comprende per frammenti specialistici, pressoch intrasmissibili, e la vita quotidiana, in cui
tutti i problemi rischiano di venir posti in modo unitario,
per questo, naturalmente, il regno dell'ignoranza.
Attraverso la sua produzione industriale, questa societ
ha svuotato di significato i gesti del lavoro. E nessun modello
di comportamento umano ha mantenuto una vera e propria
attualit nel quotidiano.

83

Questa societ tende ad atomizzare le persone in consumatori isolati, a vietare la comunicazione. La vita quotidiana
diventa cos vita privata, terreno della separazione e dello
spettacolo.
^ Cos la vita quotidiana anche la sfera della dimissione
degli specialisti. E' cos, per esempio, che uno dei rari individui in grado di comprendere la pi recente immagine scientifica dell'universo diventa stupido, e valuta attentamente le
teorie artistiche di Alain Robbe-Grillet, oppure manda petizioni al Presidente della Repubblica nell'intento di modificare la sua politica. E' la sfera del cedimento, dell'ammissione
dell'incapacit di vivere.
Non si pu quindi caratterizzare il sottosviluppo della vita
quotidiana solamente per la sua relativa incapacit di integrare delle tecniche. Tale aspetto un prodotto importante,
ma ancora parziale, dell'insieme dell'alienazione quotidiana,
che si potrebbe definire come incapacit di inventare una
tecnica di liberazione del quotidiano.
E di fatto molte tecniche modificano in modo pi o meno
marcato alcuni aspetti della vita quotidiana: le arti domestiche, come stato detto qui, ma anche il telefono, la registrazione della musica su dischi microsolco, i viaggi aerei alla
portata di tutti, eccetera. Questi elementi intervengono in
modo anarchico, casuale, senza che nessuno ne abbia calcolato le connessioni e le conseguenze. Ma certo che, nel suo
complesso, questo movimento di introduzione delle tecniche
nella vita quotidiana, inquadrato alla fine dalla razionalit
del capitalismo moderno burocratizzato, va certamente nella
direzione di una riduzione dell'indipendenza e della creativit delle persone. Cos le nuove citt di oggi interpretano
chiaramente la tendenza totalitaria dell'organizzazione della
vita da parte del capitalismo moderno: gli individui isolati
(generalmente isolati nell'ambito della cellula famigliare) vedono la loro vita ridotta al puro squallore del ripetitivo, com-

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binata alla fruizione obbligatoria di uno spettacolo ugualmente ripetitivo.


E' necessario dunque ritenere che la censura delle persone sul problema della propria vita quotidiana si spieghi con
la coscienza della sua insostenibile miseria. Oltre che con la
sensazione, forse inconfessata, ma inevitabilmente sentita
prima o poi, che tutte le vere possibilit, tutti i desideri repressi dal funzionamento della vita sociale risiedono l, e
niente affatto nelle attivit o nelle distrazioni specializzate.
Che la coscienza della ricchezza profonda, dell'energia lasciata nella vita quotidiana, cio inseparabile dalla conoscenza della miseria dell'organizzazione dominante di questa
vita: solo l'esistenza percettibile di questa ricchezza non
sfruttata porta a definire per contrasto la vita quotidiana come miseria e come prigione; poi, nello stesso processo, a negare il problema.
In queste condizioni, mascherare la questione politica posta dalla miseria della vita quotidiana significa nascondere la
profondit delle rivendicazioni relative alla ricchezza possibile di questa vita; rivendicazioni che non possono portare
altro che ad una reinvenzione della rivoluzione. Si deve ammettere che una fuga dalla politica a questo livello non affatto contraddittoria con il fatto di militare nel Partito sociaUsta unificato, per esempio, o di leggere con fiduciaL'Humanit.
Effettivamente tutto dipende dal Uvello in cui si osa porre
questo problema: come si vive? Quanto se ne soddisfatti?
0 insoddisfatti. Questo senza lasciarsi intimidire un solo attimo daUe varie pubbUcit tutte miranti a persuaderci che si
pu essere feUci grazie aU'esistenza di Dio, o del Cnrs .
Mi pare che l'espressione critica della vita quotidiana po1

1 Centre nationale de la recherche scientifique scientifique: il Cnr francese [n.d.r.].

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trebbe e dovrebbe intendersi, anche con questo rovesciamento: critica che la vita quotidiana eserciterebbe, sovranamente, su tutto ci che le veramente esterno.
Il problema dell'uso dei mezzi tecnici, nella vita quotidiana e altrove, non altro che un problema politico (e fra tutti i
mezzi tecnici reperibili quelli posti in essere sono in realt
selezionati in relazione agli scopi del mantenimento del dominio di una classe). Quando si considera l'ipotesi di un avvenire, come viene ammesso dalla letteratura di fantascienza,
in cui le avventure interstellari coesisterebbero con ima vita
quotidiana mantenuta su questa terra nella stessa indigenza
materiale e lo stesso moralismo arcaico, questo significa di
fatto che vi sarebbe ancora una classe di dirigenti specializzati che manterrebbe al suo servizio le masse proletarie delle
fabbriche e degli uffici, e che le avventure interstellari sarebbero unicamente un'impresa decisa da questi dirigenti, il modo di sviluppare la loro economia irrazionale, il successo di
attivit specializzata.
Ci si chiesti: La vita privata, privata di che? Semplicemente della vita, che ne crudelmente assente. La gente
privata per quanto possibile di comunicazione e di realizzazione di s. Si dovrebbe dire: di fare la propria storia, in prima persona. Le ipotesi per rispondere positivamente a questa domanda sulla natura della privazione si potranno quindi
enunciare solo sotto forma di progetti di arricchimento, progetti di un altro stile di vita, di fatto di uno stile... Oppure, se
si considera che la vita quotidiana al confine tra il settore
dominato e il settore non dominato della vita, quindi il luogo
dell'aleatorio, si dovrebbe arrivare a sostituire all'attuale
ghetto un confine sempre in movimento: lavorare in permanenza all'organizzazione di nuove possibilit.
Il problema dell'intensit del vissuto viene posto oggi, per
esempio, con l'uso degli stupefacenti, nei termini in cui la societ dell'alienazione in grado di porre qualsiasi problema:

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voglio dire in termini di falso riconoscimento di un progetto


falsificato, in termini di fissazione e di legame. E' il caso di
sottolineare anche a che punto l'immagine dell'amore elaborata e diffusa in questa societ si apparenti a quella della
droga. La passione vi dapprima riconosciuta come rifiuto
di tutte le altre passioni: poi viene impedita. E infine si ritrova soltanto nelle compensazioni dello spettacolo regnante.
La Rochefoucauld ha scritto: Ci che ci impedisce spesso di
abbandonarci a un solo vzio il fatto eh ne abbiamo pi di
uno. Ecco una constatazione molto positiva se respingendone i presupposti moralistici, la si rimette in piedi come base
di un programma di realizzazione delle capacit umane.
Tutti questi problemi sono all'ordine del giorno perch il
nostro tempo visibilmente dominato dalla comparsa del
progetto, portato dalla classe operaia, di abolizione di qualsiasi societ di classe e di inizio della storia umana; dominato dunque, come corollario, dalla resistenza accanita a
questo progetto, dagli sviamenti e dalle sconfitte registrati finora.
L'attuale crisi delta vita quotidiana rientra nelle nuove
forme della crisi del capitalismo, forme che non vengono colte da coloro che si ostinano a profetizzare la scadenza classica delle prossime crisi cicliche dell'economia.
La perdita di tutti i vecchi valori, di tutti i punti di riferimento della comunicazione del passato, nel capitalismo sviluppato: e l'impossibilit di sostituirli con qualsiasi altro riferimento, senza aver prima dominato razionalmente, nella vita
quotidiana e ovunque, quelle nuove forze industriali che ci
sfuggono sempre pi; questi fatti producono non solo l'insoddisfazione quasi ufficiale della nostra epoca, particolarmente acuta fra i giovani, ma anche il movimento di autonegazione dell'arte. L'attivit artistica era stata sempre la sola a
rendere conto dei problemi clandestini della vita quotidiana,
bench in modo velato, deformato, parzialmente illusorio.

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Esiste, sotto i nostri occhi, la testimonianza di una distruzione di tutta l'espressione artistica: l'arte moderna.
Se si considera in tutta la sua ampiezza la crisi della societ contemporanea, non credo sia possibile guardare ancora agli svaghi come a una negazione del quotidiano. Abbiamo ammesso qui che dovevamo studiare il tempo perduto.
Ma vediamo il recente movimento di questa idea del tempo
perduto.
Per il capitalismo classico, il tempo perduto ci che
estraneo alla produzione, all'accumulazione, al risparmio. La
morale laica, insegnata nelle scuole della borghesia, ha istituito questa regola di vita. Il fatto che il capitalismo moderno, con un'astuzia inaspettata, ha bisogno di aumentare i
consumi, di innalzare il livello di vita (ricordiamo che questa
espressione rigorosamente priva di senso). Poich contemporaneamente le condizioni della produzione parcellizzata e
cronometrata sin nei particolari sono diventate perfettamente indifendibili, la morale, gi in atto nella pubblicit, nella
propaganda, e in tutte le forme dello spettacolo dominante,
ammette invece apertamente che il tempo perduto quello
| del lavoro, giustificato solo dai vari livelli del guadagno, che
permette di comprare il riposo, i consumi, gli svaghi - cio
una passivit quotidiana fabbricata e controllata dal capitalii smo.
Ora, se consideriamo l'artificiosit dei bisogni del consumo, creata dal nulla, continuamente stimolata dall'industria
moderna - se si riconoscere il vuoto degli svaghi e l'impossibilita del riposo - si pu porre la domanda in modo pi realistico: che cosa non sarebbe tempo perduto? In altre parole:
lo sviluppo di una societ dell'abbondanza dovrebbe portare
all'abbondanza di che?
Questo pu evidentemente servire per molti aspetti come
pietra di paragone. Quando per esempio, in imo dei giornali
su cui si mette in mostra l'inconsistenza del pensiero di que-

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ste persone chiamate intellettuali di sinistra - intendo FranceObservateur - si pu leggere un titolo che annuncia qualcosa
come L'utilitaria all'assalto del socialismo - per un articolo
che spiega che i russi, di questi tempi, perseguirebbero individualmente un consumo privato di beni in stile americano, a
cominciare naturalmente dalle auto, non ci si pu impedire
di pensare che non sarebbe comunque indispensabile aver
assimilato, dopo Hegel, tutta l'opera di Marx, per accorgersi
quanto meno che un socialismo che arretra di fronte all'invasione del mercato, da parte delle utilitarie, non in alcun
modo il socialismo per il quale il movimento operaio ha lottato. Cos non ad alcun livello della loro tattica, o del loro
dogmatismo, che bisogna opporsi ai dirigenti burocratici della Russia, ma alla base, sul fatto che la vita della gente non ha
realmente cambiato di senso. E questa non l'oscura fatalit
della vita quotidiana, destinata a restare reazionaria. E' una
fatalit imposta da ci che esterno alla vita quotidiana dalla
sfera reazionaria dei dirigenti specializzati, qualunque sia
l'etichetta sotto cui pianificano la miseria in tutti i suoi aspetti.
Allora, la spoliticizzazione attuale di molti vecchi militanti della sinistra, il distacco da una certa alienazione per lanciarsi in un'altra, quella della vita privata, non ha tanto il senso di un ritorno al privato, come rifugio contro le
responsabilit della storicit, ma piuttosto di un allontanamento dal settore politico specializzato, e quindi sempre manipolato da altri, in cui l'unica vera responsabilit stata
quella di lasciare tutte le responsabilit a capi incontrollati,
in cui il progetto comunista stato ingannato e deluso.
Come non si pu opporre in blocco la vita privata a una
vita pubblica, senza chiedere: che vita privata? che vita pubblica? (perch la vita privata contiene i fattori della sua negazione e del suo superamento allo stesso modo con cui l'azione collettiva rivoluzionaria ha potuto nutrire i fattori della

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sua degenerazione), cos sarebbe un errore fare il bilancio di


un'alienazione degli individui nella politica rivoluzionaria
mentre il problema riguarda l'alienazione della politica rivoluzionaria stessa. E' giusto dialettizzare il problema dell'alienazione, porre in evidenza le possibilit di alienazione sempre rinascenti nella stessa lotta condotta contro l'alienazione,
ma sottolineiamo allora che tutto questo deve essere applicato al livello pi alto della ricerca (per esempio alla filosofia
dell'alienazione nel suo insieme), e non a livello dello stalinismo, la cui spiegazione sfortunatamente pi grossolana.
La civilt capitalista non ancora superata in nessun luogo, ma ovunque continua essa stessa a produrre i suoi nemici. La prossima ondata del movimento rivoluzionario, radicalizzato dagli insegnamenti delle precedenti sconfitte, e il cui
programma rivendicativo dovr arricchirsi proporzionalmente ai poteri pratici della societ moderna, poteri che costituiscono virtualmente fin da ora la base materiale che mancava
alle correnti cosiddette utopiche del socialismo: questo prossimo tentativo di contestazione totale del capitalismo sapr
inventare e proporre un altro impiego della vita quotidiana e
pogger su nuove pratiche quotidiane, su nuovi tipi di rapporti umani (non ignorando pi che qualsiasi conservazione,
all'interno del movimento rivoluzionario, dei rapporti dominanti nella societ esistente porta insensibilmente a ricostruire, con varianti diverse, questa stessa societ). Come la borghesia ha dovuto un tempo, nella sua fase ascendente
realizzare una feroce liquidazione di tutto ci che esulava
dalla vita terrena (il cielo, l'eternit); cos il proletariato rivoluzionario - che non pu mai, senza cessare di esistere come
tale, riconoscere un passato o dei modelli - dovr rinunciare
a tutto ci che esula dalla vita quotidiana; o piuttosto a ci
che pretende di superarla: lo spettacolo, il gesto o la parola
storici, la grandeur dei dirigenti, il mistero delle specializzazioni, l'immortalit dell'arte e la sua importanza esterna alla

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vita. Come dire: rinunciare a tutti i sottoprodotti dell'eternit


sopravvissuti come armi del mondo dei dirigenti.
La rivoluzione nella vita quotidiana, spezzando la sua attuale resistenza al dato storico (e ad ogni sorta di cambiamento) creer condizioni tali per cui il presente domini sul
passato, e che la parte della creativit vinca sempre sulla parte ripetitiva. Dobbiamo perci prevedere che il lato della vita
quotidiana espresso dai concetti dell'ambiguit - il malinteso,
il compromesso o l'uso improprio - perda molta importanza,
a vantaggio dei loro contrari, la scelta cosciente o la scommessa.
L'attuale messa in discussione artistica del linguaggio,
contemporanea di questo metalinguaggio delle macchine,
che non altro che il linguaggio burocratizzato della burocrazia al potere, sar allora superata da forme pi alte di comunicazione. La presente nozione di testo sociale decifrabile
dovr sfociare in nuovi modi di scrittura di questo testo sociale, nella direzione di quanto ricercano oggi i miei compagni situazionisti con l'urbanismo unitario e l'abbozzo di un
comportamento sperimentale. La produzione centrale di un
lavoro industriale interamente riconvertito sar l'allestimento
di nuove configurazioni della vita quotidiana, la creazione libera di avvenimenti.
La critica e la ricreazione perpetua della totalit della vita quotidiana, prima di essere fatte naturalmente da tutti gli
uomini, devono essere intraprese nelle condizioni dell'oppressione presente, e per portare alla rovina queste stesse
condizioni. Non pu essere un movimento culturale d'avanguardia, anche con simpatie rivoluzionarie, a compiere questo. Non neppure un partito rivoluzionario sul modello tradizionale, anche se accordasse ampio spazio alla critica della
cultura (intendendo con questo termine l'insieme degli strumenti artistici o concettuali attraverso cui una societ si spiega a se stessa e mostra di avere degli scopi di vita). Questa

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cultura - come questa politica - sono consunte, e non senza


motivo che la maggior parte delle persone se ne disinteressa.
La trasformazione rivoluzionaria della vita quotidiana, cui
non riservato un avvenire vago, ma che viene posta immediatamente davanti a noi dallo sviluppo del capitalismo e dalle
sue insopportabili esigenze, poich l'altro termine dell'alternativa, il rafforzamento della schiavit moderna; questa
trasformazione segner la fine di ogni espressione artistica
unilaterale e immagazzinata sotto forma di merce, come la fine di ogni politica specializzata.
Questo sar il compito di un'organizzazione rivoluzionaria di tipo nuovo, fin dalla sua formazione.
Questa relazione stata registrata il 17 maggio 1961
dal Gruppo di Ricerca sulla vita quotidiana, riunito
da Henri Lefebvre nel Centro di studi sociologici del Cnrs.

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COMMENTI CONTRO L'URBANISTICA


di Raoul Vaneigem
1

Il parere di un esperto - Chombart de Lauwe - verifica, in


relazione a precise esperienze, che i programmi proposti dai
pianificatori producono, in certi casi, disagi e rivolte che
avrebbero potuto, in parte, essere evitati se avessimo avuto
una conoscenza pi approfondita dei comportamenti reali, e
soprattutto di ci che motiva questi comportamenti.
Grandezza e miseria dell'urbanistica. Allorch abbiamo
fiutato il pianificatore urbanista con diffidente insistenza, ci
si discostati, come di dovere di fronte a una tale mancanza
di buone maniere, a una simile scorrettezza. Non si tratta qui
di incriminare il giudizio popolare. Il popolo si era gi pronunciato con la stessa incongruenza: razza di architetto!
sempre stata in Belgio un'espressione esplicita. Ma poich
un certo esperto si allinea oggi all'opinione del volgo e si
mette anche lui a fiutare il pianificatore, eccoci salvati! Cosi
l'urbanista ufficialmente accusato di suscitare disagio e rivolta, di suscitarli quasi come un principale provocatore. Bisogna auspicare una pronta reazione dei pubblici poteri: sarebbe impensabile che dei focolai di rivolta venissero
apertamente provocati dagli stessi che hanno il compito di
spegnerli. Vi qui un crimine contro la pace sociale che solo
un consiglio di guerra pu troncare. Vedremo forse la giusti1 Commentaires contre l'urbanisme, da IS n. 6, agosto 1961.

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zia colpire tra le sue stesse file? A meno che l'esperto, dopo
tutto, non sia che un astuto urbanista.
Se il pianificatore non pu conoscere le motivazioni comportamentali di coloro che egli vuole alloggiare nelle migliori
condizioni per il loro equilibrio nervoso, tanto vale porre
senza ritardi l'urbanistica al centro delle ricerche criminologiche (depistare i provocatori - vedi sopra - e permettere a
ognuno di starsene tranquillo nella gerarchia); se lo pu veramente, allora la scienza della repressione criminale si priva
della sua ragione di essere e cambia la ragione sociale: sar
sufficiente l'urbanistica per mantenere l'ordine stabilito senza ricorrere all'indelicatezza delle mitragliatrici. L'uomo assimilato al calcestruzzo: che sogno o che incubo felice per i
tecnocrati, anche se dovessero perdervi ci che resta loro
dell'Attivit Nervosa Superiore, e conservarsi nel potere e
nella durezza del calcestruzzo.
Se i nazisti avessero conosciuto gli urbanisti di oggi,
avrebbero trasformato i campi di concentramento in case popolari. Ma questa soluzione sembra troppo brutale al signor
Chombart de Lauwe. L'urbanistica ideale deve impegnare
tutti, senza insofferenze n rivolte, per ima soluzione finale
del problema uomo.
L'urbanistica la realizzazione concreta pi compiuta di
un incubo. Incubo, secondo Littr: stato che finisce con un risveglio di soprassalto dopo un'estrema ansiet. Ma soprassalto
contro chi? Chi ci ha rimpinzato fino alla sonnolenza? Sarebbe altrettanto stupido mettere a morte Eichmann che impiccare gli urbanisti. E' come prendersela con i bersagli quando
ci si trova in un campo di tiro!
Pianificazione la grande parola: parola grossa dicono
alcuni. Gli specialisti parlano di pianificazione economica e
di urbanistica pianificata, poi strizzano l'occhio con un'aria
di intesa e, purch il gioco sia eseguito bene, tutti applaudono. Il momento magico dello spettacolo la pianificazione

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della felicit. Gi il contabile conduce la sua inchiesta; esperimenti precisi stabiliscono la densit dei telespettatori; si
tratta di sistemare il territorio intorno a loro, di costruire per
loro, senza distrarli dalle preoccupazioni di cui li si nutre attraverso gli occhi e le orecchie. Si tratta di assicurare a tutti
un quieto vivere e un equilibrio, con quella previdenza astuta
di cui davano prova i pirati dei fumetti nella loro sentenza: /
morti non parlano. L'urbanistica e l'informazione sono complementari nelle societ capitalistiche e anticapitalistiche, organizzano il silenzio.
Abitare il bevete coca-cola dell'urbanistica. Si sostituisce
la necessit di bere con quella di bere Coca-cola. Abitare,
essere ovunque a casa propria, dice Kiesler, ma ima tale verit profetica non prende nessuno per il collo, essa un foulard contro il freddo che si fa pi intenso, anche se evoca un
nodo scorsoio. Noi siamo abitati: da questo punto che bisogna partire.
Come public relations, l'urbanistica ideale la proiezione
nello spazio della gerarchia sociale senza conflitto. Strade,
prati all'inglese, fiori naturali e foreste artificiali lubrificano
gli ingranaggi del dominio, lo rendono amabile. In un romanzo di fantascienza di Yves Touraine, lo Stato offre persino ai
pensionati un masturbatore elettronico: l'economia e la felicit vi trovano il loro utile.
Una certa urbanistica di prestigio necessaria, afferma
Chombart de Lauwe. Questo spettacolo che egli ci propone
rende Haussmann folcloristico, lui che non poteva programmare il prestigio al di fuori di un campo di tiro. Questa volta,
si tratta di organizzare scenicamente lo spettacolo sulla vita
quotidiana, di lasciar vivere ognuno nel quadro corrispondente al ruolo che la societ capitalistica gli impone, di isolarlo sempre pi, educandolo come un cieco a riconoscersi
illusoriamente in una materializzazione della propria alienazione.

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L'educazione capitalistica dello spazio non nient'altro


che l'educazione in uno spazio dove si perde la propria ombra, in cui si finisce per perdersi a forza di cercarsi in ci che
non si . Che bell'esempio di tenacia per tutti i professori e
altri organizzatori patentati dell'ignoranza.
I percorsi di una citt, le sue strade, i suoi muri, i suoi
quartieri costituiscono altrettanti segni di uno strano condizionamento. Quale segno riconoscervi che sia nostro? Qualche graffito, parole di rifiuto o gesti proibiti, incisi di sfuggita, il cui interesse appare alle persone dotte solo sui muri di
Pompei, in ima citt fossile. Ma le nostre citt sono ancora
pi fossilizzate. Noi vogliamo abitare in paesi di conoscenza,
fra segni viventi come amici quotidiani. La rivoluzione sar
anche la creazione perenne di segni che appartengano a tutti.
C' un pesantezza incredibile in tutto ci che riguarda
l'urbanistica. La parola costruire cola a picco, nella flotta in
cui le altre parole possibili galleggiano. Ovunque si sia estesa
la civilt burocratica, l'anarchia della costruzione individuale
stata consacrata ufficialmente, e se ne sono fatti carico gli
organismi competenti del potere, di modo che l'istinto di costruzione stato estirpato come un vizio e non sopravvive pi
che nei bambini, i primitivi (gli irresponsabili, nella terminologia amministrativa) E fra tutti coloro che, non potendo
cambiare vita, la trascorrono a demolire e a ricostruire la loro casupola.
L'arte di rassicurare, l'urbanistica intende proprio esercitarla sotto la sua forma pi pura: l'ultima gentilezza di un potere sul punto di assicurarsi totalmente il controllo degli spiriti. Dio e la Citt: nessuna forza astratta e inesistente
poteva, meglio dell'urbanistica, rivendicare la successione di
Dio al posto di portiere reso vacante dalla morte che conosciamo. Con la sua ubiquit, la sua immensa bont e, un
qualche giorno forse, la sua potenza sovrana, l'urbanistica (o
il suo progetto) avrebbe certamente di che terrorizzare la

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Chiesa, se al riguardo vi fosse mi minimo dubbio relativamente all'ortodossia del potere. Ma non cos perch la Chiesa era urbanistica molto prima del potere; cosa potrebbe temere da un Sant'Agostino laico?
C' qualcosa di ammirevole nel far convivere nella parola
abitare migliaia di esseri a cui si toglie finanche la speranza di
un giudizio universale. In questo senso, l'ammirevole corona
l'inumano.
Industrializzare la vita privata. Fate della vostra vita un affare: questo sar il nuovo slogan. Proporre a ognuno di organizzare la sua sfera vitale come ima piccola officina che bisogna gestire, come un'impresa in miniatura con i suoi
surrogati di macchine, la sua produzione di prestigio, il suo
capitale costante di muri e di mobili, non forse il miglior
modo per rendere perfettamente comprensibili le preoccupazioni di quei signori che possiedono una fabbrica, vera,
grande, che anch'essa deve produrre?
Uniformare l'orizzonte: i muri e gli angoli verdi approntati attribuiscono al sogno e al pensiero dei nuovi limiti, poich
malgrado tutto saper conoscere i limiti significa poetizzare il
deserto.
Le nuove citt cancelleranno anche le ultime tracce delle
lotte che opposero le citt tradizionali agli uomini che vollero dominare. Strappare dalla memoria di tutti questa verit:
che ogni vita quotidiana ha la sua storia e, nel mito della partecipazione, contestare il carattere irriducibile del vissuto;
in questi termini che gli urbanisti esprimerebbero gli obiettivi
che perseguono, se si degnassero di mettere da parte per un
istante lo spirito borioso che ostruisce il loro pensiero. Quando lo spirito serioso sparisce il cielo si rischiara, tutto diventa
pi netto o quasi; cos gli umoristi lo sanno bene, distruggere
l'avversario a colpi di bombe H condannarsi a morire con
sofferenze pi lunghe. Bisogner ironizzare ancora a lungo
sugli urbanisti perch siano consapevoli del fatto che, nell'at-

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tentato che stanno premeditando, non vi forse un abbozzo


del loro suicidio?
I cimiteri sono le zone verdi pi naturali che ci siano, le
sole a integrarsi armoniosamente nel quadro delle citt future, come gli ultimi paradisi perduti.
I prezzi di costo devono finire di essere un ostacolo al desiderio di costruire, rivendicano i costruttori di sinistra. Dormano in pace: succeder ben presto, quando il desiderio di
costruire sar sparito.
In Francia si sono sviluppati i procedimenti che fanno
della costruzione un gioco di meccano (Q.J.E. Havel). Anche nel migliore dei casi, un self-service non che un luogo
in cui ci si serve, nel senso in cui la forchetta serve per mangiare.
Mischiando il machiavellismo al cemento armato, l'urbanistica ha la coscienza a posto. Entriamo nel regno delle delicatezze poliziesche. Asservire nella dignit. Costruire nella
fiducia: la realt stessa delle vetrate non dissimula la comunicazione fittizia; l'atmosfera stessa dei luoghi pubblici denuncia la disperazione e l'isolamento delle coscienze private; lo
stesso riempimento indaffarato dello spazio si misura in tempi morti.
Progetto per un'urbanistica realista: sostituire le scalinate
di Piranesi con ascensori, trasformare le tombe in grattacieli,
cingere le fogne con i platani, ristrutturare le pattumiere come stanze di soggiorno, mettere in pila i tuguri e costruire
tutte le citt in forma di musei: trarre partito da tutto, anche
dal nulla. L'alienazione a portata di mano: l'urbanistica rende l'alienazione tangibile. Il proletariato affamato viveva
l'alienazione nella sofferenza delle bestie. Noi la vivremo nella sofferenza cieca delle cose. Sentirsi altro a tastoni.
Gli urbanisti onesti e chiaroveggenti hanno il coraggio degli stiliti. Faremo della nostra vita un deserto per rendere legittime le loro aspirazioni?

98

I guardiani della fede filosofica hanno scoperto da circa


vent'anni l'esistenza di una classe operaia. Nel momento in
cui i sociologi si accordano per decretare che la classe operaia non esiste pi, gli urbanisti, loro, non hanno atteso n i filosofi n i sociologi per inventare l'abitante. Bisogner rendere loro questo merito: che cio sono stati fra i primi a
comprendere le dimensioni nuove del proletariato. Definizione tanto pi precisa e tanto meno astratta in quanto seppero guidare, con metodi pi flessibili di addestramento, verso una proletarizzazione meno brutale ma radicale, la quasi
totalit della societ.
Avviso ai costruttori di rovine: agli urbanisti succederanno agli ultimi trogloditi delle bidonvilles e delle topaie. Costoro sapranno costruire. I privilegiati delle citt-dormitorio
non potranno che distruggere. C' da aspettarsi molto da un
simile incontro: definisce la rivoluzione.
Svalutandosi, il sacro divenuto mistero: l'urbanistica
l'ultima decadenza del Grande Architetto.
Dietro l'infatuazione tecnologica si dissimula una verit
rivelata, come tale indiscutibile: bisogna abitare. Sulla natura
di una simile verit, il barbone sa benissimo come procedere.
Senza dubbio, meglio di chiunque altro egli misura, fra le
pattumiere in cui viene costretto a vivere da una proibizione
ad abitare, come non si distinguano, sul solo piano di verit
esistente - la pratica - il costruire la propria vita e il costruire
la propria dimora. Ma l'esilio in cui lo tiene il nostro mondo
civilizzato rende la sua esperienza cos derisoria e cos disagiata che il costruttore patentato vi trover un pretesto per
giustificarsi - supponendo, ipotesi assurda, che il potere abbia cessato di farsi garante della sua esistenza.
Sembrerebbe che la classe operaia non esista pi. Considerevoli quantit di proletari di ieri oggi possono accedere ai
comfort una volta riservati a una minoranza: conosciamo
l'antifona. Ma non piuttosto ima quantit crescente di com-

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fort che accede ai loro bisogni e d loro il prurito della domanda? Di modo che ima certa organizzazione del comfort,
a quanto pare, proletarizza, in modo epidemico, tutti coloro
che essa contamina con la forza delle cose. Ora, la forza delle cose si esercita per il tramite di dirigenti responsabili, preti
di un ordine astratto i cui soli privilegi si riassumeranno presto o tardi nel regnare su un centro amministrativo circondato da ghetti. L'ultimo uomo morir di noia come un ragno
muore di inedia nel mezzo della sua tela.
Bisogna costruire in fretta, c' molta gente da alloggiare dicono gli umanisti del cemento armato. Bisogna scavare
trincee senza tardare, dicono i generali, c' la patria intera
da salvare. Non c' forse qualche ingiustizia nel lodare i primi e nel beffarsi dei secondi? Nell'era dei missili e del condizionamento, la facezia dei generali ancora una facezia di
buon gusto. Ma innalzare trincee per aria con lo stesso pretesto...!

100

BANALIT DI BASE (I)


di Raoul Vaneigem
1

1.
Il Capitalismo burocratico ha trovato in Marx la sua giustificazione legittima. Qui non si tratta di accordare al marxismo ortodosso il dubbio merito di aver rafforzato le strutture
neocapitalistiche, la cui attuale riorganizzazione porta in s
l'elogio del totalitarismo sovietico, ma di sottolineare come le
pi profonde analisi di Marx sull'alienazione si siano volgarizzate in fatti di un'estrema banalit che, spogliati del loro
magico imballaggio e materializzati in ogni gesto, danno vita
da se stessi, e giorno per giorno, a un numero sempre crescente di individui. Insomma, il capitalismo burocratico contiene in s la chiara verit dell'alienazione: l'ha posta alla
portata di tutti meglio di quanto Marx potesse sperare, l'ha
banalizzata man mano che, attenuandosi la miseria, la mediocrit dell'esistenza si estesa a macchia d'olio.
Il pauperismo riguadagna in profondit sul modo di vivere ci che perde in estensione sulla mera sopravvivenza; ecco
quindi un sentire unanimemente condiviso che libera Marx
da tutte le interpretazioni che un bolscevismo degenerato ne
ricavava, bench la teoria della coesistenza pacifica intervenga opportunamente per accelerare una tale presa di coscienza e spinga lo scrupolo fino a rivelare, a quanti non avrebbero potuto non comprenderlo che tra sfruttatori l'intesa
possibile a dispetto delle divergenze spettacolari.
1 Banalits de base I, da IS n. 7, aprile 1962.

101

12.
Ogni atto - scrive Mircea Eliade - ha la possibilit di divenire un atto religioso. L'esistenza umana si realizza contemporaneamente su due piani paralleli: quello della temporalit, del
divenire, dell'illusione e quello dell'eternit della sostanza, della realt. Nel XIX secolo si ha la prova, con il divorzio brutale
dei due piani, che sarebbe stato preferibile per il potere
mantenere la realt in un bagno di trascendenza divina. Bisogna tuttavia rendere giustizia al riformismo: Bonaparte fallisce l dove nega il divenire nell'eternit e il reale nell'illusione; l'unione non vale i sacramenti del matrimonio religioso,
ma dura, e questo il massimo che possono esigere da lei i
managers della coesistenza e della pace sociale. Ci troviamo
cos a doverci definire, nella prospettiva illusoria della durata
cui nessuno sfugge, come la fine della temporalit astratta,
vale a dire la fine del tempo reificato dei nostri atti. In altri
termini: definirci nel polo positivo dell'alienazione come fine
dell'alienazione sociale, come fine del permanere dell'umanit nell'alienazione sociale?
3.
La socializzazione dei gruppi umani primitivi dimostra la
volont di lottare pi efficacemente contro le forze misteriose e terrificanti della natura. Ma lottare nell'ambiente naturale, contemporaneamente contro di esso e con esso, sottomettersi alle sue leggi pi inumane al fine di strappargli una
supplementare possibilit di sopravvivenza: tutto ci non poteva che dar luogo a una forma pi evoluta di difesa aggressiva, a un'attitudine pi complessa e meno primitiva, presentando a un livello superiore le contraddizioni che l'uomo
continuamente si sente imporre dalle forze incontrollabili e
tuttavia influenzabili della natura. Socializzandosi, la lotta
contro la dominazione cieca della natura riesce a imporre le

102

sue vittorie nella misura in cui assimila poco a poco, ma in


una diversa forma, l'alienazione primitiva, l'alienazione naturale. Potr essere un caso, ma la civilt tecnica si sviluppata
a un punto tale che l'alienazione sociale vi si rivelata entrando in conflitto con gli ultimi punti di resistenza naturale
che la potenza tecnica non riusciva a ridurre, e a ragione. I
tecnocrati ci propongono oggi, in un bello slancio umanitario, di porre fine all'alienazione primitiva, e incitano al maggiore sviluppo dei mezzi tecnici che permetterebbero in s di
combattere efficacemente la morte, la sofferenza, la malattia,
la fatica del vivere. Ma il miracolo non sarebbe tanto quello
di eliminare la morte, quanto di sopprimere il suicidio e il
desiderio di morire. Vi un modo di abolire la pena di morte
che la fa rimpiangere. Fino ad oggi, l'impiego particolare
della tecnica o, pi in generale, il contesto economico-sociale
in cui si definisce l'attivit umana, ha ridotto quantitativamente le occasioni di sofferenza e di morte, mentre la morte
si installava, come una malattia incurabile, nella vita di ciascuno.
4.
Al periodo preistorico della raccolta del cibo succede il
periodo della caccia, nel corso del quale si formano i clan
cercando di aumentare le loro probabilit di sopravvivenza.
Una tale epoca vede costituirsi e delimitarsi riserve e terreni
di caccia sfruttati a profitto del gruppo e dai quali restano
esclusi gli stranieri, interdizione tanto pi assoluta in quanto
da essa dipende la salvezza di tutto il clan. In modo che la libert ottenuta grazie a ima collocazione pi confortevole
nell'habitat naturale, e al tempo stesso con una protezione
pi efficace contro i suoi rigori, questa libert genera a sua
volta la propria negazione al di fuori dei limiti fissati dal clan
e costringe il gruppo a limitare la sua attivit lecita organizzando i rapporti con i gruppi esclusi i quali costituiscono ima

103

V continua minaccia. Fin dalla sua apparizione, la sopravvivenza economica socialmente costituita postula l'esistenza di limiti, di restrizioni, di diritti contraddittori. Bisogna ricordarlo come si ripete l'abc: fino ad oggi il divenire storico non ha
cessato di definirsi e di definirci in funzione del movimento
di appropriazione privata, dell'assunzione da parte di una
classe, di un gruppo, di una casta o di un individuo, di un potere generale di sopravvivenza economico-sociale la cui forma resta complessa, a partire dalla propriet di ima terra, di
un territorio, di una fabbrica, di capitali, fino all'esercizio puro del potere sugli uomini (gerarchia). Al di l dell'opposizione contro i regimi che pongono il loro paradiso in un wel\ fare-state cibernetico, emerge la necessit di estendere la
lotta contro uno stato di cose fondamentale e inizialmente
naturale, nel cui movimento il capitalismo non gioca che un
ruolo episodico, e che non scomparir senza che scompaiano
le ultime tracce del potere gerarchizzato, o i padroncini
dell'umanit, ben inteso.
5.
^ Essere proprietario vuol dire arrogarsi un bene dal godimento del quale gli altri sono esclusi; nello stesso tempo, riconoscere a ciascuno un diritto astratto di possesso. Escludendo il diritto reale di propriet, il possidente estende la
i sua propriet sugli esclusi (specialmente sui non-possidenti,
, relativamente sugli altri possidenti) senza i quali egli niente. Da parte loro, i non-possidenti non hanno scelta. Il possidente se ne appropria e li aliena come produttori della sua
potenza mentre, per la necessit dalla propria esistenza fisica, essi sono costretti a collaborare loro malgrado alla propria esclusione, a produrla e a sopravvivere nell'impossibilit
di vivere.
S, essi partecipano alla propriet per il tramite del proprietario, partecipazione mistica perch, cos, si organizzano

104

all'origine tutti i rapporti di clan e tutti i rapporti che a poco


a poco succedono al principio di coesione obbligata secondo
il quale ciascun membro funzione integrante del gruppo
(interdipendenza organica).
La loro garanzia di sopravvivenza dipende dalla loro attivit nel quadro dell'appropriazione privata; essi rafforzano
un diritto di propriet da cui sono esclusi. Per questa ambiguit, ciascuno di essi si coglie come partecipante alla propriet come vivente particella del diritto di possedere, proprio mentre una tale credenza, nel momento in cui si
rafforza, Io definisce a un tempo come escluso e come posseduto. (Termine estremo di questa alienazione: lo schiavo fedele, il poliziotto, la guardia del corpo, il centurione che, per
una sorta di unione con la propria morte, d alla morte una
potenza uguale alle forze di vita, identifica in un'energia distruttrice il polo negativo dell'alienazione e il polo positivo,
lo schiavo assolutamente sottomesso e il padrone assoluto.)
Nell'interesse dello sfruttatore necessario che l'apparenza si mantenga e si affini; la chiave non in alcun machiavellismo, ma in un semplice istinto d sopravvivenza. L'organizzazione dell'apparenza legata alla sopravvivenza del
proprietario, una sopravvivenza legata a quella dei suoi privilegi, ed essa passa per la sopravvivenza fisica del non-proprietario, un modo di restar vivo nello sfruttamento l'impossibilit di essere uomo. L'accaparramento e la dominazione a fini privati sono cos imposti e sentiti primitivamente
come un diritto positivo, ma anche come un'universalit negativa. Valido per tutti, giustificato agli occhi di tutti per ragione divina o naturale, il diritto di appropriazione privata si
oggettiva in un'illusione generale, in una trascendenza universale, in una legge essenziale in cui ognuno, a titolo individuale, trova ima giustificazione sufficiente per sopportare i
limiti pi o meno angusti assegnati al suo diritto di vivere e
alle condizioni di vita in generale.

105

12.
Bisogna comprendere la funzione dell'alienazione come
condizione di sopravvivenza in questo contesto sociale. Il lavoro dei non-proprietari obbedisce alle stesse contraddizioni
del diritto di appropriazione particolare. Esso li trasforma in
posseduti, in fabbricanti di appropriazione e in autori della
loro stessa esclusione, ma rappresenta la sola possibilit di
sopravvivenza per gli schiavi, i servi, i lavoratori, cosicch
l'attivit che fa durare l'esistenza svuotandola di ogni contenuto finisce per prendere un senso positivo attraverso un rovesciamento di ottica comprensibile e sinistro. Non solo il lavoro stato valorizzato (nella sua forma di sacrifcio
nell'ancien rgime, nel suo aspetto abbrutente nell'ideologia
borghese e nelle sedicenti democrazie popolari) ma, gi molto presto, lavorare per un padrone, alienarsi con la buona coscienza della sottomissione, divenuto il prezzo onorevole e
appena contestabile della sopravvivenza. La soddisfazione
dei bisogni elementari resta la miglior salvaguardia dell'alienazione, quella che la dissimula meglio giustificandola sulla
base di un'esigenza inattaccabile. L'alienazione moltiplica
senza fine i bisogni perch non ne soddisfa nessuno; oggi,
l'insoddisfazione si misura in numero di auto, frigo, TV; gli
oggetti alienanti non hanno pi l'astuzia n il mistero di ima
trascendenza, ma ci circondano nella loro povert concreta.
Il ricco oggi colui che possiede il pi gran numero di oggetti poveri.
Sopravvivere ci ha, fino ad oggi, impedito di vivere. E' per
questo che bisogna aspettarsi molto dall'impossibilit della
sopravvivenza che si annuncia ormai con un'evidenza tanto
meno contestabile quanto pi il comfort e la sovrabbondanza
nel quadro della sopravvivenza ci spingono al suicidio o alla
rivoluzione.

106

12.
Il sacro presiede anche alla lotta contro l'alienazione. Da
quando, rivelando la sua trama, la copertura mistica cessa di
avviluppare i rapporti di sfruttamento e la violenza, espressione del loro movimento, la lotta contro l'alienazione si svela e si definisce nello spazio di un lampo, nel tempo di una
rottura, come un corpo a corpo inesorabile con il potere
messo a nudo, scoperto improvvisamente nella sua forza brutale e nella sua debolezza, un gigante contro il quale ogni
colpo va a segno ma ogni ferita del quale conferisce all'aggressore la fama maledetta di Erostrato; finch sopravvive il
potere, ognuno vi trova il suo profitto. Prassi di distruzione,
momento sublime in cui la complessit del mondo diventa
tangibile, cristallina, alla portata di tutti, rivolte inesplicabili
come quelle degli schiavi, degli Jacques, degli iconoclasti, degli Arrabbiati, dei Federati, di Kronstadt, delle Asturie e,
promesse per il futuro, dei blusons noirs di Stoccolma e degli
scioperi selvaggi, ecco ci che solo la distruzione di ogni potere gerarchizzato sapr farci dimenticare; a questo che noi
intendiamo dedicarci.
L'usura delle strutture mitiche e il loro ritardo nel rinnovarsi che rendono possibile la presa di coscienza e la profondit critica dell'insurrezione, sono anche la causa del fatto
che, passati gli eccessi - eccessi rivoluzionari - la lotta contro l'alienazione viene proiettata su un piano teorico, come
prolungamento della demistificazione che prepara alla rivolta. E' l'ora in cui la rivolta nel suo aspetto pi vero, e il pi
autenticamente capito, viene riesaminata e liquidata dal noi
non volevamo questo dei teorici incaricati di spiegare il senso
di un'insurrezione a coloro che l'hanno fatta, a quelli che vogliono demistificare con i fatti, non soltanto con le parole.
Tutti i fatti che contestano il potere esigono oggi un'analisi e uno sviluppo tattico. Bisogna aspettarsi molto: a) dal

107

nuovo proletariato che scopre la sua privazione nell'abbondanza consumabile (vedere lo sviluppo delle lotte operaie
che sorgono attualmente in Inghilterra, cos come l'atteggiamento della giovent ribelle in tutti i paesi moderni); b) dai
paesi che, insoddisfatti delle loro rivoluzioni parziali e truccate, relegano nei musei i loro teorici passati e presenti (vedere il ruolo dell'intellighenzia nei paesi dell'est); c) dal Terzo Mondo, la cui diffidenza verso i miti tecnicisti stata
alimentata dai poliziotti e dai mercenari del colonialismo, ultimi militanti troppo solerti di ima trascendenza di cui essi
sono i migliori vaccini preventivi; d) dalla forza dell'IS (le
nostre idee sono in tutte le teste) capaci di impedire le lotte
telecomandate, le notti di cristallo e le rivolte acquiescenti.
8.
L'appropriazione della propriet privata legata alla dialettica del particolare e del generale. Nella mistica in cui si
fondano le contraddizioni dei sistemi schiavista e feudale, il
non-proprietario, escluso in particolare dal diritto di propriet, si sforza con il proprio lavoro di assicurare la propria
sopravvivenza: egli vi riesce tanto meglio quanto pi si sforza
di identificarsi con gli interessi del padrone. Egli non conosce gli altri non-proprietari se non attraverso i loro sforzi
identici ai suoi, nella cessione obbligata della forza-lavoro (il
cristianesimo raccomander la cessione volontaria; la schiavit finisce nel momento in cui lo schiavo offre di buon animo la propria forza-lavoro), nella ricerca delle condizioni ottimali di sopravvivenza e di identificazione mistica.
Sorta da una volont di sopravvivenza comune a tutti, la
lotta emerge tuttavia al livello dell'apparenza in cui mette in
gioco l'identificazione con la volont del padrone e scatena
dunque una certa rivalit individuale che riflette la rivalit
dei padroni tra loro. La competizione si svilupper su questo
piano finch i rapporti di sfruttamento resteranno dissimulati

108

nell'opacit mistica, e fino a quando sopravviveranno le condizioni di una tale opacit; o ancora, finch il grado di schiavit determiner nella coscienza dello schiavo il grado della
realt vissuta. (Si continua sempre a chiamare coscienza oggettiva quella che coscienza di essere oggetti.)
Da parte sua, il proprietario si trova legato al riconoscimento di un diritto da cui egli il solo a non essere escluso,
ma che sentito al livello dell'apparenza come un diritto valido per ogni escluso preso individualmente. Il suo privilegio
dipende da una tale credenza, sulla quale poggia anche la
forza indispensabile per fronteggiare e tener testa agli altri
proprietari: essa la sua forza. Se a sua volta egli rinuncia
apparentemente all'appropriazione esclusiva di ogni cosa e
di ognuno, se si pone meno come padrone che come servitore del bene pubblico e garante della sicurezza comune, allora
il prestigio incorona la sua forza, egli aggiunge ai suoi privilegi quello di negare al livello dell'apparenza (che il solo livello di riferimento nella comunicazione troncata) la nozione
stessa di appropriazione personale, rifiuta questo diritto a
chiunque, e nega gli altri proprietari.
Nella prospettiva feudale, il proprietario non si integra
nell'apparenza allo stesso modo dei non-proprietari, schiavi,
soldati, funzionari, servitori di ogni razza. Costoro conoscono ima vita cos sordida che, per la maggior parte, non hanno
altra scelta che viverla come una caricatura del Padrone (il
feudatario, il principe, il maggiordomo, l'aguzzino, il gran
prelato, Dio, Satana...). In ogni caso il padrone costretto a
sostenere il ruolo di tale caricatura. Egli vi riesce senza grande sforzo, tanto gi caricaturale nella sua pretesa di vivere
totalmente nell'isolamento in cui lo tengono coloro che non
possono che sopravvivere, e appartiene ormai (con la grandezza dell'epoca gi passata come sovrappi, grandezza passata che conferiva alla tristezza un sapore desiderabile e forte) alla specie che oggi la nostra, triste, simile a ognuno di

109

noi che brama l'avventura in cui arde di ricongiungersi a se


stesso, di ritrovarsi sul cammino della propria totale perdizione.
Ci che il padrone coglie degli altri nel momento stesso
in cui li aliena, sarebbe forse la loro natura di esclusi e di
posseduti? In questo caso, egli si rivelerebbe a se stesso come sfruttatore, come essere puramente negativo. Ma tale
consapevolezza poco probabile e pericolosa. Estendendo
la sua autorit e il suo potere sul maggior numero possibile
di soggetti, non permette loro di mantenersi in vita, non accorda loro una possibilit unica di salvezza? (Senza i padroni
che si degnano di dar loro lavoro, che cosa diventerebbero
gli operai? amavano ripetere le anime belle del XIX secolo).
In effetti il proprietario si esclude ufficialmente dalla pretesa
del possesso privato. Al sacrificio del non-proprietario che
nel suo lavoro scambia la sua vita reale con una vita apparente (la sola che gli impedisce di scegliere deliberatamente la
morte, e che permette al padrone di sceglierla per lui), il
proprietario risponde sacrificando apparentemente la sua
natura di proprietario e di sfruttatore; egli si esclude miticamente, si pone al servizio di tutti e del mito (al servizio di
Dio e del suo popolo, per esempio). Con un gesto ulteriore,
con una gratuit che lo avvolge di un'aura meravigliosa, egli
d alla rinuncia la sua pura forma di realt mitica; rinunciando alla vita comune, egli il povero in mezzo alla ricchezza
illusoria, colui che si sacrifica per tutti mentre gli altri non si
sacrificano che per se stessi, per la propria sopravvivenza.
Cos facendo, egli tramuta la necessit in cui si trova in
prestigio. Il suo sacrificio commisurato alla sua potenza.
Egli diventa il punto di riferimento vivente di ogni vita illusoria, la pi alta scala tangibile dei valori mitici. Allontanandosi
volontariamente dai comuni mortali, verso il mondo degli
dei che egli tende, ed la sua partecipazione pi o meno riconosciuta alla divinit che, al livello dell'apparenza (il solo

110

livello di riferimento comunemente ammesso), consacra il


suo posto nella gerarchia degli altri proprietari. Nell'organizzazione della trascendenza, il feudatario - e per osmosi i proprietari di un potere o di beni produttivi, in diverso grado -
portato a ricoprire il ruolo principale, il ruolo che egli ricopre effettivamente nell'organizzazione economica della sopravvivenza del gruppo. Di modo che l'esistenza del gruppo
si trova legata a tutti i livelli all'esistenza dei proprietari in
quanto tali, a coloro che, proprietari di ogni cosa attraverso
la propriet di ogni essere, strappano cos la rinuncia di tutti
per mezzo della loro rinuncia unica, assoluta, divina. (Dal
dio Prometeo punito dagli dei al dio Cristo punito dagli uomini, il sacrificio del Proprietario si volgarizza, perde in sacralit, si umanizza).
Il mito unisce dunque proprietario e non-proprietario, li
ingloba in una forma in cui la necessit di sopravvivere, come
essere fisico o come essere privilegiato, costringe a vivere
nella sfera dell'apparenza e nel segno invertito della vita reale, che quella della prassi quotidiana. Noi siamo sempre
presenti, aspettando di vivere al di l o al di qua di una mistica contro la quale ciascuno dei nostri gesti protesta, obbedendole.
9.
Il mito, l'assoluto unitario in cui le contraddizioni del
mondo si ritrovano illusoriamente risolte, la visione in ogni
istante armoniosa e armonizzata in cui l'ordine si contempla
e si rafforza, veramente il luogo del sacro, la zona extraumana da cui accuratamente bandita, fra tante rivelazioni, la
rivelazione del movimento di appropriazione privato. Nietzsche l'ha ben compreso, quando scrive: Ogni" divenire nei
confronti dell'essere eterno un'emancipazione colpevole, che
bisogna pagare con la morte. Quando all'Essere puro della
feudalit, la borghesia pretender di sostituire il divenire, es-

ili

sa si limiter di fatto a desacralizzare l'essere e a risacralizzare per suo maggior profitto il Divenire, innalzando cos il suo
divenire all'Essere, non pi della propriet assoluta, bens
dell'appropriazione relativa; un piccolo divenire democratico
e meccanico, con la sua nozione di progresso, di merito e di
successione causale. Ci che il proprietario vive lo dissimula
a se stesso; legato al mito con un patto di vita o di morte, gli
vietato cogliersi nel godimento positivo ed esclusivo di un bene se non mediante l'apparenza vissuta della propria esclusione; e non attraverso questa esclusione mitica che i nonproprietari coglieranno la realt della loro esclusione?
Egli porta la responsabilit di un gruppo, e assume il peso
di un dio. Sottomesso alla sua benedizione come alla sua vendetta, egli si riveste di proibito e vi si consuma. Modello di
dei e di eroi, il signore, il proprietario il vero volto di Prometeo, del Cristo, di tutti i sacrificati spettacolari che hanno
permesso che la grandissima maggioranza degli uomini non
cessi di sacrificarsi ai padroni, all'estrema minoranza (converr peraltro affinare l'analisi del sacrifcio del proprietario:
nel caso del Cristo, non si dovrebbe ammettere che si tratta
pi precisamente del figlio del proprietario?
Ora, se il proprietario non pu mai sacrificarsi che
nell'apparenza, si assiste tranquillamente all'immolazione effettiva, quando le circostanze lo esigono imperiosamente, del
figlio del proprietario; in quanto questi non in realt che un
proprietario molto incompiuto, un abbozzo, una semplice
speranza di propriet futura.
E' in questa dimensione mitica che bisogna intendere la
famosa frase di Barrs, giornalista, nel momento in cui la
guerra del 1914 era infine giunta ad esaudire i suoi voti: La
nostra giovent, come era giusto, andata a versare a fiotti il
nostro sangue.
Questo gioco discretamente disgustoso ha del resto conosciuto, prima di raggiungere i riti e il folclore, un'epoca eroi-

112

ca in cui re e capi trib erano ritualmente messi a morte secondo la loro volont. Di qui si giunge rapidamente, assicurano gli storici, a sostituire gli augusti martiri con prigionieri,
schiavi e criminali. Sparito il supplizio, l'aureola rimasta.
10.
Il sacrificio del proprietario e del non-proprietario fonda
il concetto di sorte comune; in altri termini, la nozione di
condizione umana si definisce sulla base di un'immagine
ideale e dolorosa in cui tenta di risolversi l'opposizione irriducibile tra il sacrificio mitico degli uni e la vita sacrificata
degli altri. Il mito ha la funzione di unificare e di eternizzare,
in ima successione di istanti statici, la dialettica del voler vivere e del suo contrario. Una tale unit fittizia e ovunque dominante si raggiunge nella comunicazione, e in particolare nel
linguaggio, la sua rappresentazione pi tangibile, pi concreta. A questo livello, l'ambiguit pi manifesta, si apre
sull'assenza di comunicazione reale, consegna l'analista a
fantasmi derisori, a delle parole - istanti eterni e mutevoliche cambiano di contenuto a seconda di chi le pronuncia, come cambia la nozione di sacrificio. Messo alla prova, il linguaggio cessa di dissimulare il malinteso fondamentale e
sbocca nella crisi della partecipazione.
Nel linguaggio di un'epoca, si pu seguire la traccia della
rivoluzione totale, incompiuta e sempre imminente. Sono segni esaltanti e spaventosi per gli sconvolgimenti che preannunciano, ma chi li prenderebbe sul serio? Il discredito che
colpisce il linguaggio cos profondo e cos istintivo quanto
la diffidenza di cui si circondano i miti, ai quali si resta tuttavia fermamente attaccati. Come scovare le parole chiave con
altre parole? Come mostrare con l'aiuto di frasi quali segni
denunciano l'organizzazione fraseologica dell'apparenza?
I testi migliori aspettano la loro giustificazione. Quando
una poesia di Mallarm apparir come la sola spiegazione di

113

un atto di rivolta, allora sar permesso parlare senza ambiguit di poesia e di rivoluzione. Attendere e preparare questo momento significa manipolare l'informazione, non come
l'ultima onda d'urto di cui tutti ignorano l'importanza, bens
come la prima ripercussione di un atto futuro.
11.
Nato dalla volont degli uomini di sopravvivere alle forze
incontrollabili della natura, il mito una politica di salute
pubblica che si mantenuta al di l della sua necessit, e si
confermata nella sua forza tirannica riducendo la vita all'unica dimensione della sopravvivenza, negandola come movimento e totalit.
Contestato, il mito unifica le sue contestazioni, presto o
tardi le assimila e le digerisce. Nulla gli resiste di ci che, immagine o concetto, tenta di distruggere le strutture spirituali
dominanti. Esso regna sull'espressione dei fatti e del vissuto,
alla quale impone la sua struttura interpretativa (drammatizzazione). La coscienza del vissuto, che trova la sua espressione al livello dell'apparenza organizzata, definisce la coscienza privata.
Il sacrificio compensato alimenta il mito. Poich ogni vita
individuale implica una rinuncia a se stessi, bisogna che il vissuto si definisca come sacrificio e ricompensa. Come premio
della sua ascesi, l'iniziato (l'operaio promosso, lo specialista,
il manager - nuovi martiri canonizzati democraticamente) riceve un ruolo su misura nell'organizzazione dell'apparenza, e
si installa comodamente nell'alienazione. Ora, i ricoveri collettivi sono scomparsi con le societ unitarie e sussistono solo
le loro traduzioni concrete ad uso del volgo: templi, chiese,
palazzi... ricordi di una protezione universale. Restano oggi i
rifugi individuali, di cui si pu contestare l'efficacia, ma di
cui con certezza si conosce il prezzo.

114

12.
La vita privata si definisce soprattutto in un contesto
formale. Certo, essa ha le sue radici nei rapporti sociali nati
dall'appropriazione privativa, ma l'espressione di questi
rapporti che le d la sua forma essenziale. Universale, incontestabile e ad ogni istante contestata, una tale forma fa
dell'appropriazione un diritto riconosciuto a tutti e da cui
ciascuno escluso, un diritto al quale non si accede che rinunciandovi. Non si prende coscienza del vissuto pi autentico,
non lo si esprime e non lo si comunica, ove questo non spezzi
il contesto nel quale si trova imprigionato (rottura che ha nome rivoluzione), se non con un movimento d'inversione di segno in cui la sua contraddizione fondamentale si dissimula.
In altri termini, se esso rinuncia a prolungare una prassi di
rovesciamento radicale delle condizioni di vita - condizioni
che, in tutte le loro forme, sono quelle dell'appropriazione
privata - un progetto positivo non ha la minima possibilit di
sfuggire a un'assimilazione da parte della negativit che regna sull'espressione dei rapporti sociali; esso viene ricuperato, come l'immagine nello specchio, in senso inverso. Nella
prospettiva totalizzante in cui condiziona la vita di tutti, e in
cui non si distinguono pi il suo potere reale e il suo potere
mitico (entrambi reali ed entrambi mitici), il movimento di
appropriazione privata non lascia al vissuto altra via di
espressione che la via negativa. La vita tutta intera immersa
in una negativit che la corrode e la definisce formalmente.
Parlare di vita suona oggi come parlare di corda in casa
dell'impiccato. Perduta la chiave della volont di vivere, tutte
le porte si aprono su delle tombe. Ora, il discorso del colpo
di fortuna e del caso non basta pi a giustificare la nostra
inerzia; quelli che accettano ancora di vivere sommersi dalla
loro fatica si costruiscono pi facilmente di se stessi un'immagine indolente pi di quanto non riconoscano in ciascuno

115

dei loro gesti quotidiani ima smentita vivente della loro disperazione, una smentita che dovrebbe piuttosto incitarli a
disperare solo della loro povert d'immaginazione. Fra queste immagini che sono come un oblio del vivere, il ventaglio
della scelta si apre fra due estremi: il bruto conquistatore e il
bruto schiavo da una parte, il santo e l'eroe puro dall'altra.
E' gi da molto tempo che in questa latrina l'aria divenuta
irrespirabile. Il mondo e l'uomo come rappresentazione puzzano di carogna e non c' nessun dio ormai che possa trasformare i carnai in campi di mughetti. Da quando gli uomini
muoiono, sarebbe abbastanza logico che ci si ponesse la questione di sapere - dopo aver, senza cambiamenti apprezzabili, accettato la risposta venuta dagli dei, dalla Natura e dalle
leggi biologiche - se ci non corrisponde con il fatto che una
gran parte della morte entra, per delle ragioni molto precise,
in ogni istante della nostra vita.
13.
L'appropriazione privata pu definirsi in particolare come appropriazione di cose tramite l'appropriazione di esseri.
Essa la sorgente e l'acqua torbida dove tutti i riflessi si confondono in immagini confuse. Il suo campo d'azione e di influenza, che ricopre tutta la storia, sembra essersi caratterizzato fino ad oggi per una duplice determinazione
comportamentale di base: una ontologia fondata sulla negazione di s e sul sacrificio (nei suoi aspetti rispettivamente
oggettivo e soggettivo), e una dualit fondamentale, una separazione fra particolare e generale, individuale e collettivo,
privato e pubblico, teorico e pratico, spirituale e materiale,
intellettuale e manuale, eccetera.
La contraddizione fra appropriazione universale ed
espropriazione universale postula una messa in rilievo e un
isolamento del padrone. Questa immagine mitica di terrore,
di necessit e di rinuncia si offre agli schiavi, ai servi, a tutti

116

quelli che aspirano a cambiare pelle e condizione; essa il riflesso illusorio della loro partecipazione alla propriet, illusione naturale poich essi vi partecipano effettivamente con
il sacrificio quotidiano delle loro energie (ci che gli antichi
chiamavano pena o supplizio e che noi chiamiamo fatica o lavoro), poich, questa propriet, essi la fabbricano in modo
tale da escluderli. Il padrone, lui, non ha altra scelta che
quella di aggrapparsi alla nozione di lavoro-sacrificio, come
il Cristo alla sua croce e ai suoi chiodi; di autenticare il sacrificio a modo suo, di rinunciare apparentemente al suo diritto
di godimento esclusivo e di cessare di far uso, per l'espropriazione, di una violenza puramente umana (vale a dire senza mediazioni).
La sublimit del gesto smorza la violenza iniziale, la nobilt del sacrificio assolve l'uomo delle truppe speciali, la
brutalit del conquistatore si irradia in una trascendenza il
cui regno immanente, gli dei sono i depositari intransigenti
dei diritti, i pastori irascibili di un gregge pacifico e tranquillo dell'Essere e del Voler-Essere proprietario. La scommessa
sulla trascendenza - e il sacrificio che implica - sono la pi
bella conquista del padrone, la sua pi bella sottomissione
alla necessit di conquistare.
Chi ambisce a qualche potere e rifiuta la purificazione
della rinuncia (brigante o tiranno) si vedr presto o tardi
braccato come un animale, o peggio, come chi non persegue
altri fin che i suoi e per il quale il lavoro si concepisce senza
la minima concessione alla serenit di spirito degli altri:
Troppmann, Landra, Petiot pareggiando il loro bilancio senza mettere in conto la difesa del mondo libero, dell'occidente
cristiano, dello stato o del valore umano, erano vinti in partenza.
Rifiutando le regole del gioco, pirati, gangster, fuorilegge
turbano le buone coscienze (le coscienze-riflesso del mito),
ma i padroni, uccidendo il bracconiere o facendone un guar-

117

diacaccia rendono alla verit di sempre la sua onnipotenza:


chi non paga di persona perde anche la sopravvivenza, chi si
indebita per pagare ha il diritto di vita pagato. Il sacrificio
del padrone ci che d all'umanesimo i suoi contorni, ci
che fa dell'umanesimo - e questo sia inteso ima volta per tutte - la negazione derisoria dell'umano. L'umanesimo non
che il padrone preso sul serio nel proprio gioco e acclamato
da coloro che vedono nel sacrificio apparente, questo riflesso
caricaturale del loro sacrificio reale, una ragione di sperare
nella salvezza.
Giustizia, dignit, grandezza, libert... queste parole che
guaiscono o gemono, che cosa sono d'altro se non dei cagnolini da salotto, di cui i padroni attendono il ritorno in tutta
serenit da quando degli eroici lacch hanno strappato il diritto di portarli al guinzaglio per le strade? Usarle, dimenticare che sono la zavorra grazie alla quale il potere si innalza
e si mette fuori tiro. E supponendo che un regime, giudicando che il sacrificio mitico dei padroni non debba volgarizzarsi in forme cos universali, si accanisca a distruggerle e a perseguitarle, si in diritto di inquietarsi del fatto che la sinistra
non trovi, per combatterlo, che una logomachia belante in
cui ogni parola, ricordando il sacrifcio di un antico padrone,
chiama al sacrificio non meno mitico di un padrone nuovo
(un padrone di sinistra, un potere che fuciler i lavoratori in
nome del proletariato). Legato alla nozione di sacrificio, ci
che definisce l'umanesimo appartiene alla paura dei padroni
e alla paura degli schiavi, non che solidariet di un'umanit
fifona. Ma non importa quale parola prenda il valore di
un'arma quando serve a scandire l'azione di chiunque rifiuti
qualsiasi potere gerarchizzato, Lautramont e gli anarchici
illegalisti l'avevano gi capito, i dadaisti anche.
Il padrone diventa dunque proprietario nel momento in
cui rimette la propriet degli esseri e delle cose nelle mani di
Dio, o di una trascendenza universale, la cui onnipotenza ri-

118

cade su di lui come ima grazia che santifica i suoi pi piccoli


gesti; contestare il proprietario cos consacrato, significa
prendersela con Dio, con la natura, con la patria, con il popolo. Escludersi, insomma, dal mondo fisico e spirituale. Per
cui sono sature di violenza le parole di Marcel Havrenne che
scriveva con tanta noncuranza non si tratta di governare e ancora meno di essere ; non vi n salvezza n dannazione, non
vi posto nella comprensione universale delle cose, n presso Satana, il grande recuperatore di credenti, n nel mito,
qualunque esso sia, poich egli l'inutilit vivente. Costoro
sono nati per una vita che resta da inventare; nella misura in
cui hanno vissuto, su questa speranza che hanno finito per
uccidersi.
Sulla singolarizzazione nella trascendenza, due corollari:
a) se ontologia implica trascendenza, chiaro che ogni
ontologia giustifica a priori l'esistenza del padrone e il potere
gerarchizzato in cui il padrone si riflette in immagini degradate pi o meno fedeli;
b) alla distinzione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, tra teoria e pratica, si aggiunge in sovrimpressione la distinzione tra il lavoro-sacrificio-reale e la sua organizzazione
sotto la forma del sacrificio apparente.
Sarebbe abbastanza affascinante spiegare il fascismo - fra
le altre ragioni - come un atto di fede, l'autodaf di una borghesia ossessionata dall'assassinio di Dio e dalla distruzione
del grande spettacolo sacro e che si vota al diavolo, a una mistica invertita, una mistica nera con i suoi riti e i suoi olocausti. Mistica e grande capitale.
Ricordiamo anche che il potere gerarchizzato non si concepisce senza trascendenze, senza ideologie, senza miti. Il
mito della demistificazione d'altra parte pronto a prendere
le consegne, basta omettere, molto filosoficamente, di demistificare con le azioni. Dopo di che, ogni demistificazione,

119

opportunamente sterilizzata, diventa indolore, eutanasiaca,


umanitaria insomma. Sar il movimento di demistificazione,
che finir per demistificare i demistificatori.
(Il seguito al prossimo numero)
* Che cosa avverr della totalit, inerente alla societ unitaria, alle prese con la demolizione borghese di questa unit?
* Una ricostituzione apparente dell'unit riuscir a ingannare il lavoratore alienato nel consumo?
* Ma quale potrebbe essere l'avvenire della totalit in una
societ parcellare?
* Quale superamento inatteso di questa societ, e di tutta la
sua organizzazione dell'apparenza, ci porter a un felice epilogo?
* E' ci che dovreste sapere, e che verr esposto nella seconda parte di questo studio!

120

BANALIT DI BASE (II)


di Raoul Vaneigem
1

Riassunto dei capitoli precedenti


Il Welfare State ci impone oggi, sotto forma di tecniche di
comfort (frullatore, conserve, Sarcelles e Mozart per tutti),
gli elementi di ima sopravvivenza al cui mantenimento la
maggior parte degli uomini non ha cessato e non cessa di
consacrare tutta la propria energia, proibendosi, per ci stesso, di vivere.
Ora, l'organizzazione che suddivide l'assetto materiale
della nostra vita quotidiana tale che ci che, in s, dovrebbe permettere di costruirla riccamente, ci immerge in un lusso di povert e rende l'alienazione tanto pi insopportabile
quanto pi ogni elemento di comfort ci piomba addosso con
l'aria di una liberazione e il peso di una servit. Eccoci condannati alla schiavit del lavoro liberatore.
Per comprendere tale problema, importante situarlo
nell'ambito del potere gerarchico, che l'evidenza del giorno
e della notte. Ma forse non basta dire che il potere gerarchizzato protegge l'umanit da millenni come l'alcol protegge il
feto impedendogli di putrefarsi o di crescere. Bisogna ancora
precisare che il potere gerarchizzato rappresenta lo stadio
pi elevato dell'appropriazione privata, storicamente il suo
1 Banalits de base II, da IS n. 8, gennaio 1963.

121

alfa e omega. Quanto all'appropriazione privata, si pu definirla come l'appropriazione delle cose mediante l'appropriazione degli esseri, mentre la lotta contro l'alienazione naturale genera l'alienazione sociale.
L'appropriazione privata implica un 'organizzazione
dell'apparenza, in cui siano dissimulate le contraddizioni radicali: occorre che i servi si riconoscano come riflessi degradati del padrone, rafforzando cos, al di l dello specchio di
una illusoria libert, quel che accresce la loro sottomissione e
la loro passivit. Occorre che il padrone si identifichi col servitore mitico e perfetto di un dio o di una trascendenza che
non altro che la rappresentazione sacra ed astratta della totalit degli esseri e delle cose su cui egli esercita un potere
tanto pi reale e tanto meno contestato quanto pi si accredita universalmente la virt della rinuncia ad esso. Al sacrificio dell'esecutore risponde il sacrificio mitico del dirigente,
l'imo si nega nell'altro, lo strano diventa familiare e viceversa, ognuno si realizza in senso inverso.
Dalla comune alienazione nasce l'armonia, un'armonia
negativa di cui la nozione di sacrificio l'unit fondamentale.
Ci che mantiene l'armonia oggettiva (e pervertita), il mito,
e questo termine stato usato per designare l'organizzazione
dell'apparenza nelle societ unitarie, cio nelle societ in cui
il potere schiavistico, tribale e feudale ha l'esperienza ufficiale di un'autorit divina e in cui il sacro permette al potere di
occupare la totalit.
Ora, l'armonia fondata inizialmente sul dono di s dono
di s ingloba una forma di rapporto che si svilupper, diverr autonoma e la distrugger. Questo rapporto si appoggia
sullo scambio parcellare (merce, denaro, prodotto, forza-lavoro...), lo scambio di una parte di s che fonda la nozione di
libert borghese. Esso nasce man mano che il commercio e la

122

tecnica diventano preponderanti all'interno delle economie


di tipo di agrario.
Con la presa del potere da parte della borghesia, l'unit
del potere scompare. L'appropriazione privata sacra si laicizza nei meccanismi capitalistici. Liberata dal sequestro ad
opera del potere, la totalit ridiventata concreta, immediata. L'epoca parcellare non che un succedersi di sforzi per
riconquistare un'unit inaccessibile, risuscitare un surrogato
di sacro per porvi al riparo il potere.
Un momento rivoluzionario quando tutto ci che la realt presenta trova la sua rappresentazione immediata. Tutto
il resto del tempo, il potere gerarchizzato, sempre pi lontano dal suo apparato magico e mistico, si adopera a far dimenticare che la totalit (che non era altro che la realt!) lo
denuncia come impostore.
14.
Attaccando frontalmente l'organizzazione mitica dell'apparenza. le rivoluzioni borghesi andavano a colpire, loro malgrado, il punto nevralgico, non soltanto del potere unitario,
ma soprattutto del potere gerarchizzato sotto qualunque forma. Tale errore inevitabile riuscir a spiegare il complesso di
colpa che uno dei tratti dominanti dello spirito borghese?
Quel che fuor di dubbio, che si tratta veramente di un errore inevitabile.
Errore, intanto, perch una volta spezzata l'opacit menzognera che dissimula l'appropriazione privata, il mito esplode e lascia un vuoto che solo una libert delirante e la grande
poesia vengono a riempire. Certo, la poesia orgiastica fino ad
oggi non riuscita ad abbattere il potere. Non vi riuscita
per ragioni facilmente spiegabili, e i suoi segni ambigui denunciano i colpi che essa ha inferto intanto che cicatrizzano

123

le piaghe. E tuttavia - lasciamo gli storici e gli esteti alle collezioni - basta grattare la crosta del ricordo perch le grida,
le parole, i gesti antichi facciano nuovamente sanguinare il
potere in tutta la sua estensione. Tutta l'organizzazione della
sopravvivenza dei ricordi non impedir all'oblio di cancellarli
man mano che, divenuti vivi, cominceranno a dissolversi; nello stesso modo in cui la nostra sopravvivenza si dissolver
nella costruzione della nostra vita quotidiana.
Processo inevitabile: come ha mostrato Marx, l'apparizione del valore di scambio e la sua sostituzione simbolica da
parte del denaro aprono una crisi latente e profonda in seno
al mondo unitario. La merce introduce nelle relazioni un carattere universale (un biglietto da 1000 franchi rappresenta
tutto che ci che si pu comprare con quella somma) e un
carattere egualitario (vi scambio di cose eguali). Questa
universalit egualitaria sfugge in parte allo sfruttatore come
allo sfruttato, ma l'imo e l'altro vi si riconoscono. Si ritrovano
faccia a faccia, a confronto non pi nel mistero della nascita
e dell'ascendenza divina, come nel caso della nobilt, ma in
una trascendenza intelligibile, che il Logos, insieme di leggi
comprensibili per tutti, anche se una simile comprensione resta misteriosa. Un mistero che ha i suoi iniziati, i sacerdoti
che si sforzano di mantenere il Logos nel limbo della mistica
divina, per cedere ben presto ai filosofi, successivamente ai
tecnici, il posto, se non anche la dignit della loro sacra missione. Dalla Repubblica platonica allo Stato Cibernetico.
Cos sotto la pressione del valore di scambio e della tecnica (che potremmo definire come una mediazione a portata di
mano) il mito si laicizza lentamente. Tuttavia vanno notati
due fatti:
a) Il Logos che si libera dall'unit mistica si afferma contemporaneamente in essa e contro di essa. Alle strutture
comportamentali magiche e analogiche vanno a sovraimprimersi strutture comportamentali razionali e logiche che le

124

negano e le conservano (matematica, poetica, economia,


estetica, psicologia ecc.).
b) Ogniqualvolta il Logos, od organizzazione dell'apparenza intelligibile, guadagna in autonomia, esso tende a staccarsi
dal sacro e a parcellizzarsi. Di modo tale che presenta un
doppio pericolo per il potere unitario. Si sa gi che il sacro
esprime la confisca della totalit da parte del potere, e che
chiunque voglia accedere alla totalit deve passare per l'intermediazione del potere. L'interdetto che colpisce i mistici,
gli alchimisti, gli gnostici lo prova a sufficienza. Questo spiega anche perch il potere attuale protegga gli specialisti nei
quali riconosce confusamente i missionari di un Logos risacralizzato, senza concedere loro piena fiducia. Storicamente
esistono dei segni che testimoniano degli sforzi compiuti per
fondare nel potere unitario mistico un potere rivale che rivendichi la propria unit del Logos: tali appaiono il sincretismo cristiano, che rende Dio spiegabile psicologicamente, il
movimento del Rinascimento, la Riforma e l'Aufklrung.
Sforzandosi di mantenere l'unit del Logos, tutti i signori
avevano coscienza del fatto che soltanto l'unit rendeva il potere stabile. Se guardiamo pi da vicino, i loro sforzi non sono stati cos vani come sembra mostrare la parcellizzazione
del Logos nel XIX e nel XX secolo. Nel movimento generale
di atomizzazione, il Logos si sgretolato in tecniche specializzate (fisica, biologia, sociologia, papirologia e risparmio il
seguito); ma il ritorno alla totalit si impone simultaneamente con maggior forza. Non lo si dimentichi, basterebbe un potere tecnocraticamente onnipotente perch sia messa in opera la pianificazione della totalit, perch il Logos succeda al
mito come requisizione della totalit da parte del potere unitario futuro (cibernetico). In una simile prospettiva, il sogno
degli Enciclopedisti (progresso indefinito rigorosamente razionalizzato) avrebbe avuto soltanto una dilazione di due secoli prima di realizzarsi. In questo senso gli stalino-ciberneti-

125

ci preparano l'avvenire. In una tale prospettiva bisogna comprendere che la coesistenza pacifica limita l'unit totalitaria.
E' tempo che ognuno prenda coscienza che si cominciato a
resistervi.
15.
Il campo di battaglia conosciuto. Si tratta di preparare
la lotta prima che sia dovutamente benedetto il coito politico
del patafisico, provvisto della sua totalit senza tecnica, e del
cibernetico con la sua tecnica senza totalit.
Dal punto di vista del potere gerarchizzato, desacralizzare il mito non era ammissibile se non risacralizzando il Logos, o almeno i suoi elementi desacralizzanti. Prendersela col
sacro, era al tempo stesso - conosciamo la musica - liberare
la totalit, dunque distruggere il potere. Ora, il potere della
borghesia, sbriciolato, povero, contestato senza tregua, conserva un equilibrio relativo appoggiandosi su questa ambiguit: la tecnica, che desacralizza oggettivamente, appare soggettivamente come uno strumento di liberazione. Non una
liberazione reale, quale solo la desacralizzazione, vale a dire
la fine dello spettacolo, consentirebbe, bens una caricatura,
un surrogato, un'allucinazione provocata. Ci che la visione
unitaria del mondo rigettava nell'aldil (l'immagine dell'elevazione), il potere parcellare lo inscrive in un futuro maggior
benessere (l'immagine del progetto), del sol dell'avvenire che
sorge sul letamaio del presente, e che non altro che il presente moltiplicato per il numero dei gadget da produrre. Dallo slogan Vvete in Dio, siamo passati alla formula umanistica
sopravvivete alla vecchiaia, che suona vivete giovani, vivete a
lungo.
Il mito desacralizzato e parcellizzato perde la sua superbia e la sua spiritualit. Diventa ima forma povera, che conserva le sue vecchie caratteristiche, ma le rivela in modo concreto, brutale, tangibile. Dio ha cessato di essere regista e, in

126

attesa che il Logos prenda il suo posto con le armi della tecnica e della scienza, i fantasmi dell'alienazione si materializzano dappertutto e seminano il disordine. Stiamo attenti: si
tratta dei prodromi di un ordine futuro. Fin da ora, tocca a
noi giocare se voghamo evitare che l'avvenire sia posto sotto
il segno della sopravvivenza, o anche che la sopravvivenza,
divenuta impossibile, sparisca radicalmente (l'ipotesi di un
suicidio dell'umanit). E sparisca con lei, evidentemente, tutta l'esperienza di costruzione della vita quotidiana. Gli obiettivi di una lotta per la costruzione della vita quotidiana sono i
punti nevralgici di ogni potere gerarchizzato. Costruire l'ima
distruggere l'altro. Presi nel vortice della desacralizzazione
e della risacralizzazione, gli elementi contro i quali ci definiamo prioritariamente restano: l'organizzazione dell'apparenza
in spettacolo quale ognuno si nega; la separazione che fonda
la vita privata, poich essa il luogo in cui la separazione oggettiva fra coloro che possiedono e coloro che sono spossessati, vissuta e ripercossa su tutti i piani; e il sacrificio. I tre
elementi sono solidali, questo va da s, come d'altronde i loro antagonisti: partecipazione, unificazione, realizzazione.
Lo stesso vale per il loro contesto: non-totalit (mondo deficitario, ovvero totalit sotto controllo) e totalit.
16.
I rapporti umani, un tempo dissolti nella trascendenza divina (in altri termini: la totalit ammantata di sacro), si sono
decantati e solidificati da quando il sacro ha finito di agire
come catalizzatore. La loro materialit si rivelata e, mentre
le leggi capricciose dell'economia prendevano il posto della
Provvidenza, sotto il potere degli dei traspariva il potere degli uomini. Al ruolo allora mitico giocato da ciascuno sotto i
riflettori divini corrisponde oggi una moltitudine di ruoli, le
cui maschere, per essere dei visi umani, nondimeno continuano ad esigere dall'attore - come dalla comparsa - che ne-

127

ghi la sua vita reale, secondo la dialettica del sacrificio mitico


e del sacrificio reale. Lo spettacolo non altro che il mito
desacralizzato e parcellizzato. Esso costituisce il guscio corazzato di un potere (definibile anche come mediazione essenziale) che diventa vulnerabile ad ogni colpo dal momento
in cui non riesce pi a dissimulare, nella cacofonia in cui tutte le grida si soffocano e si armonizzano a vicenda, la sua natura di appropriazione privata. Come l'infelicit che distribuisce a tutti in dose pi o meno forte.
Nel quadro di un potere parcellare roso dalla desacralizzazione, i ruoli si impoveriscono, come lo spettacolo segna
un impoverimento rispetto al mito. Essi tradiscono la meccanicit e l'artificio tanto pesantemente che il potere, per far
fronte alla denuncia popolare dello spettacolo, non ha altra
risorsa che quella di prendere l'iniziativa di questa denuncia
in modo ancor pi pesante, cambiando attori come ministeri,
ed organizzando pogrom di registi putativi o prefabbricati
(agenti di Mosca, di Wall Street, della giudeocrazia, delle
duecento famiglie). Ci significa anche che ogni attore o
comparsa della vita ha fatto posto suo malgrado all'istrione,
che lo stile scomparso, cancellato dalla maniera.
Il mito, in quanto totalit immobile, inglobava il movimento (esempio del pellegrinaggio, che avventura e compimento nell'immobilit). Da una parte, Io spettacolo coglie la
totalit solo riducendola a un frammento e a un susseguirsi
di frammenti (le Weltanschauung psicologica, sociologica,
biologica, filologica, mitologica); dall'altra, si situa alla confluenza del movimento di desacralizzazione e dei tentativi di
risacralizzazione. Cos esso non riesce a imporre l'immobilit
che all'interno del movimento reale, del movimento che lo
cambia malgrado la sua resistenza. Nell'epoca parcellare,
l'organizzazione dell'apparenza fa del movimento ima successione lineare di istanti immobili (questa progressione a
cremagliera si trova perfettamente illustrata dal diamat stali-

128

niano). Nel quadro di ci che abbiamo chiamato la colonizzazione della vita quotidiana, non esistono altri cambiamenti
che quelli di ruoli frammentari. Si successivamente - e secondo convenienze pi o meno imperative - cittadino, padre
di famiglia, partner amoroso, politico, specialista, uomo del
mestiere, produttore, consumatore. E tuttavia, quale governante non si sente governato? A tutti si applica l'adagio: fottitore qualche volta, fottuto sempre!
L'epoca parcellare almeno non avr consentito alcun
dubbio su questo punto: la vita quotidiana ad essere il campo di battaglia in cui si svolge la lotta tra la totalit e il potere, che impegna tutta la sua energia per controllarla.
Ci che noi rivendichiamo, esigendo il potere della vita
quotidiana contro il potere gerarchizzato, tutto. Noi ci situiamo nel conflitto generalizzato che va dalla lite domestica
alla guerra rivoluzionaria, e abbiamo scommesso sulla volont di vivere. Ci significa che dobbiamo sopravvivere come
antisoprawiventi. Noi ci interessiamo fondamentalmente ai
momenti in cui la vita zampilla attraverso la glaciazione della
sopravvivenza (che questi momenti siano privi di coscienza o
teorizzati, storici - come la rivoluzione - o personali). Ma, occorre arrendersi all'evidenza, noi siamo anche impediti di seguire liberamente il corso di questi momenti (eccettuato il
momento della rivoluzione stessa), sia da parte della repressione generale del potere, che da parte delle necessit della
nostra lotta, della nostra tattica eccetera. E' importante parimenti trovare il mezzo di compensare questa percentuale di
errore supplementare, nell'ampliamento di questi momenti e
nella messa in evidenza della loro portata qualitativa. Ci che
impedisce che quanto diciamo sulla costruzione della vita
quotidiana sia ricuperato dalla cultura e dalla sottocultura
(es.: Arguments, i pensatori che si danno da fare con le loro
domande e con le loro ferie pagate), precisamente il fatto
che ognuna delle idee situazioniste il prolungamento fedele

129

dei gesti abbozzati in ogni istante e da migliaia di persone


per evitare che una giornata sia costituita da ventiquattr'ore
di vita sciupata. Siamo un'avanguardia? Se s, essere d'avanguardia vuol dire camminare al passo con la realt.
17.
Noi non pretendiamo di avere il monopolio dell'intelligenza ma quello del suo impiego. La nostra posizione strategica, siamo al centro di ogni conflitto, quale esso sia. Il
qualitativo la nostra forza d'urto. Se qualcuno getta questa
rivista nel cesso perch gli fa schifo, fa un gesto molto pi
ricco che se la leggesse, la comprendesse a met e ci domandasse una dissertazione amplificativa grazie a cui potesse
provare a se stesso di essere un uomo intelligente e colto, vale a dire un imbecille. Bisogner ben capire, presto o tardi,
che le parole e le frasi che usiamo sono ancora in ritardo sulla realt; in altri termini, che il carattere distorto e maldestro
del nostro modo di esprimerci (ci che un uomo di gusto
chiama, non senza verit, un terrorismo ermetico piuttosto agghiacciante) dipende dal fatto che, anche a questo proposito,
noi siamo al centro, sulla frontiera confusa in cui si svolge il
combattimento infinitamente complesso del linguaggio sequestrato dal potere (condizionamento) e del linguaggio liberato (poesia). A colui che ci segue con un passo di ritardo,
preferiamo chi ci rigetta con impazienza, perch il nostro linguaggio non ancora l'autentica poesia, cio la costruzione
libera della vita quotidiana.
Tutto ci relativo al pensiero relativo allo spettacolo.
La maggior parte degli uomini vive nel terrore, opportunamente coltivato dal potere, di un risveglio a se stessi. Il condizionamento, che la poesia speciale del potere, spinge cos
lontano la sua influenza (ha tutto l'equipaggiamento materiale in mano sua: stampa, TV, stereotipi, magia, tradizione,
economia, tecnica, ci che noi chiamiamo linguaggio seque-

130

strato) che arriva quasi a dissolvere ci che Marx chiamava


settore non dominato, per sostituirlo con un altro (vedere pi
avanti il ritratto-robot del sopravvivente). Ma il vissuto non si
lascia ridurre cos facilmente a una successione di figurazioni
vuote. La resistenza all'organizzazione esteriore della vita,
cio all'organizzazione della vita come sopravvivenza, contiene pi poesia di tutto quanto, versi e prosa, sia mai stato
pubblicato, e il poeta, nel senso letterario del termine, colui
che lo ha almeno compreso o provato. Ma su questa poesia
incombe una pesante minaccia.
Certo nell'accezione situazionista, questa poesia irriducibile e irrecuperabile dal potere (giacch un gesto quando
viene recuperato dal potere, diventa subito stereotipo, condizionamento, linguaggio del potere). Non impedisce che essa
si trovi accerchiata dal potere. E' per mezzo dell'isolamento
che il potere accerchia e contiene l'irriducibile; e tuttavia
l'isolamento invivibile. E' una tenaglia: da una parte la minaccia di disintegrazione (follia, malattia, caduta, clochardizzazione, suicidio), dall'altra, le terapie telecomandate; quelle
permettono la morte, queste permettono la sopravvivenza
nuda e cruda (comunicazione vuota, coesione familiare o
amicale, psicoanalisi al servizio dell'alienazione, cure mediche, ergoterapia).
L'IS dovr definirsi, presto o tardi, come terapia: noi siamo pronti a proteggere la poesia fatta da tutti contro la falsa
poesia proposta dal solo potere (condizionamento). E' importante che lo capiscano anche medici e psicoanalisti, sotto
pena di subire un giorno, con gli architetti ed altri apostoli
della sopravvivenza, le conseguenze dei loro atti.
18.
Gli antagonismi non possono evolversi se non rimanendo
prigionieri delle vecchie forme non superate (per esempio,
l'arte anticulturale nello spettacolo culturale). Ogni opposi-

131

zione radicale non vittoriosa o parzialmente vittoriosa - che


la stessa cosa - poco a poco si riduce a opposizione riformi{sta. Le opposizioni parcellari sono come i denti degli ingraf naggi: ingranano e fanno girare la macchina dello spettacolo,
del potere.
Il mito conservava tutti gli antagonismi nell'archetipo del
manicheismo. Dove trovare l'archetipo in una societ parcellare? In verit, il ricordo degli antichi antagonismi, colti nella
loro forma chiaramente svalorizzata e non-aggressiva, appare oggi come l'ultimo sforzo di coerenza nell'organizzazione
dell'apparenza, a tal punto lo spettacolo divenuto spettacolo della confusione e delle equivalenze. Noi siamo pronti a
cancellare ogni traccia di questi ricordi, raccogliendo in una
prossima lotta radicale tutta l'energia contenuta negli antichi
antagonismi. Da tutte le sorgenti che il potere ha murato pu
sgorgare un fiume che modificher il rilievo del mondo.
Caricatura degli antagonismi, il potere preme su ciascuno
affinch sia pr o contro Brigitte Bardot, le nouveau roman,
la 4 cavalli Citroen, gli spaghetti, il mescal, le minigonne,
l'Onu, le antiche forme umane, la nazionalizzazione, la guerra termonucleare e l'autostop. A tutti si chiede il loro parere
su tutti i dettagli, per meglio impedir loro di averne uno sulla
totalit. La manovra, per quanto pesante, riuscirebbe se i
commessi viaggiatori che hanno l'incarico di presentarla di
porta in porta non si avvedessero anche loro della propria
alienazione.
Alla passivit imposta alle masse spossessate, si aggiunge
la passivit crescente dei dirigenti e degli attori sottomessi alle leggi astratte del mercato e dello spettacolo, partecipi di
un potere sempre meno effettivo sul mondo. Gi si manifestano i segni di una ribellione fra gli attori, vedettes che cercano di sfuggire alla pubblicit o dirigenti che criticano il loro stesso potere, B.B. o Fidel Castro. Gli strumenti del
potere si logorano, bisogna fare i conti con loro nella misura

132

in cui, da strumenti che erano, rivendicano il loro statuto di


esseri liberi.
19.
Nel momento in cui la rivolta degli schiavi minacciava di
sconvolgere la struttura del potere, e di svelare ci che univa
le trascendenze al meccanismo di appropriazione privata, si
trovato pronto il Cristianesimo per sviluppare un riformismo in grande stile la cui rivendicazione democratica centrale consisteva nel fare accedere gli schiavi non alla realt di
una vita umana - cosa che sarebbe stata impossibile senza denunciare l'appropriazione nel suo movimento di esclusione ma piuttosto all'irrealt di un'esistenza la cui sorgente di felicit mitica (l'imitazione di Ges Cristo come prezzo dell'aldil). Che cosa c' di cambiato? L'attesa dell'aldil diventata l'attesa del sol dell'avvenire; il sacrificio della vita reali
e immediata, il prezzo pagato per comprare la libert illusoria di una vita apparente. Lo spettacolo il luogo in cui il
lavoro forzato si trasforma in volontario sacrificio. Niente di
pi sospetto della formula a ciascuno secondo il suo lavoro in
un mondo in cui il lavoro il ricatto della sopravvivenza; senza parlare della formula a ciascuno secondo i suoi bisogni, in
un mondo in cui i bisogni sono determinati dal potere. Rientra nel progetto riformista ogni costruzione che intenda definirsi in modo autonomo, e dunque parziale, e che non tenga
conto del fatto di venire in realt definita dalla negativit in
cui tutto in sospensione. Essa pretende di poggiare sulle
sabbie mobili come se si trattasse di una pista di cemento.
Tenere in dispregio e misconoscere il contesto fissato dal potere gerarchizzato porta solo a rafforzare quel contesto. Per
contro, i gesti spontanei che vediamo apparire in ogni dove,
contro il potere e il suo spettacolo, devono essere posti
sull'avviso di tutti gli ostacoli e devono trovare ima tattica
che tenga conto della forza dell'avversario e dei suoi mezzi di

133

ricupero. Questa tattica che noi ci apprestiamo a divulgare


il dtoumement.
20.
Il sacrificio inconcepibile senza ricompensa. In cambio
del loro reale sacrificio, i lavoratori ricevono gli strumenti
della loro liberazione (comfort, gadget) ma si tratta in questo
caso di ima liberazione puramente fittizia perch il potere
detiene le modalit d'uso di tutto l'equipaggiamento materiale, perch il potere utilizza ai propri fini sia gli strumenti sia
coloro che li usano. Le rivoluzioni cristiana e borghese hanno
democratizzato il sacrificio mitico o sacrificio del padrone.
Oggi sono legione gli iniziati che raccolgono delle briciole
del potere mettendo al servizio di tutti la totalit del loro sapere parziale. Non li si chiama pi iniziati, non li si chiama
ancora sacerdoti del Logos, ma specialisti e basta.
Al livello dello spettacolo il loro potere incontestabile;
il candidato a Lascia o raddoppia e l'impiegato alle P&T che
spiegano minuziosamente per tutto il giorno le raffinatezze
meccaniche della propria 2Cv [2 Cavalli, Citroen], si identificano l'uno e l'altro allo specialista, ed noto quanto i capi
della produzione traggano profitto da tali identificazioni per
addomesticare gli operai. La vera missione dei tecnocrati ,
consisterebbe soprattutto nell'unificare il Logos se, per una
delle contraddizioni del potere parcellare, essi non restassero emarginati in un ridicolo isolamento. Alienati come sono
dalle reciproche interferenze, essi conoscono tutto di una
particella, ma l'insieme sfugge loro. Il tecnico atomico, lo
stratega, lo specialista politico ecc., quale controllo possono
esercitare su un'arma nucleare? Quale controllo assoluto
pu sperare disimporre il potere a tutti i gesti che vengono
abbozzati contro di lui? Sono cos tanti gli attori che compaiono sulla scena che il caos la fa da padrone. L'ordine regna
ma non governa. Nella misura in cui lo specialista partecipa

134

all'elaborazione degli strumenti che condizionano e trasformano il mondo, egli innesca la rivolta dei privilegiati. Fino ad
ora una simile rivolta si chiamata fascismo. E' essenzialmente una rivolta da operetta - Nietzsche non aveva forse visto in Wagner un precursore? - in cui gli attori, che per lungo
tempo sono stati tenuti in disparte o che si ritengono sempre
meno Uberi, rivendicano d'un tratto i ruoli principali. Clinicamente parlando, il fascismo l'isteria del mondo spettacolare, spinta al parossismo. E' in tale parossismo che lo spettacolo assicura momentaneamente la sua unit mentre svela,
contemporaneamente, la sua inumanit radicale. Attraverso
il fascismo e lo stalinismo, che costituiscono le sue crisi romantiche, lo spettacolo rivela la sua vera natura: esso una
malattia.
Noi siamo intossicati dallo spettacolo. Ora, tutti gli elementi che portano a ima cura disintossicante (traduci: a costruire noi stessi, la nostra vita quotidiana) sono nelle mani
degli specialisti. Costoro ci interessano dunque tutti al pi alto grado, e tuttavia a differenti titoli. Cos, ci sono dei casi disperati: non cercheremo di mostrare agli specialisti del potere, ai dirigenti, l'estensione del loro delirio. Per contro,
siamo pronti a prendere in considerazione il rancore degli
specialisti prigionieri di un ruolo angusto, ridicolo o infamante. Si ammetter, nondimeno, che la nostra indulgenza non
senza lmiti. Se, malgrado i nostri sforzi, essi si ostinano a
fabbricare il condizionamento che colonizza la loro stessa vita quotidiana, a mettere la loro cattiva coscienza e la loro
amarezza al servizio del potere, se preferiscono alla vera realizzazione una rappresentazione illusoria nella gerarchia, se
brandiscono con ostentazione la loro specialit (la loro pittura, i loro romanzi, le loro equazioni, la loro sociometria, la
loro psicoanalisi, le loro conoscenze balistiche), infine se, sapendo bene - e fra poco si avr che non lo ignoreranno pi che soltanto l'IS e il potere possiedono le modalit d'uso del-

135

la loro specializzazione, scelgono lo stesso di servire il potere, poich il potere, forte della loro inerzia, li ha, fino ad oggi, scelti per servirlo, allora che crepino! Non si potrebbero
mostrare pi generosi. Possano capirlo e possano comprendere sopra ogni altra cosa che, oramai, la rivolta degli attori
non dirigenti legata alla rivolta contro lo spettacolo (si veda
l'IS e il potere).
21.
L'anatema generalizzato scagliato contro il lumpenproletariat dipende dall'uso che di questi faceva la borghesia, alla
quale esso forniva, oltre che un regolatore per il potere, le
forze dubbie dell'ordine: poliziotti, spie, scagnozzi, artisti...
Tuttavia, la critica della societ del lavoro vi latente a un
grado di radicalismo notevole. Il disprezzo che vi si professa
per i servi e i padroni contiene una critica valida del lavoro
come alienazione, critica che non stata presa in considerazione fino ad oggi perch il lumpenproletariat era il luogo
delle ambiguit, ma anche perch la lotta contro l'alienazione naturale, e la produzione del benessere, apparivano ancora nel XIX e all'inizio del XX secolo come dei pretesti validi.
Una volta resosi conto che l'abbondanza dei beni di consumo non era che l'altra faccia dell'alienazione nella produzione, il lumpenproletariat acquista ima dimensione nuova; libera il suo disprezzo del lavoro organizzato che prende poco
a poco, nell'et del Welfare State, il peso di una rivendicazione che solo i dirigenti rifiutano ancora di ammettere. Malgrado i tentativi di recupero di cui lo sommerge il potere,
ogni esperimento effettuato sulla vita quotidiana, vale a dire
per costruirla (pratica illegale a partire dal momento della
distruzione del potere feudale, in cui essa era stata limitata e
riservata ad alcuni), si concretizza attualmente attraverso la
critica del lavoro alienante e il rifiuto di sottomettersi al lavoro forzato. Tanto che il nuovo proletariato tende a definirsi

136

negativamente come un Fronte contro il lavoro forzato nel


quale si trovano riuniti tutti coloro che resistono al ricupero
da parte del potere. E' qui ci che definisce il nostro campo
di azione, il luogo dove noi giuochiamo l'astuzia della storia
contro l'astuzia del potere, il ring dove noi scommettiamo sul
lavoratore (metallurgico o artista) che cosciente o meno rifiuta il lavoro e la vita organizzati, e contro colui che cosciente o meno - accetta di lavorare agli ordini del potere. In questa prospettiva, non arbitrario prevedere un periodo
transitorio in cui l'automazione e la volont del nuovo proletariato abbandoneranno il lavoro in mano ai soli specialisti,
riducendo manager e burocrati al rango di schiavi momentanei. In un'automazione generalizzata, gli operai invece di sorvegliare le macchine potrebbero circondare con la loro sollecitudine gli specialisti cibernetici ridotti al semplice ruolo di
accrescere una produzione che avr cessato di essere il settore prioritario per obbedire, con un rovesciamento di forza e
di prospettiva, al primato della vita sulla sopravvivenza.
22.
Il potere unitario si sforzava di dissolvere l'esistenza individuale in ima coscienza collettiva, in modo che ogni unit
sociale si definisse soggettivamente come una particella di
peso ben determinato in sospensione in un liquido oleoso.
Occorreva che ciascuno si sentisse immerso in questa evidenza: che solo la mano di Dio, scuotendo il recipiente, usasse di
ogni cosa per i suoi disegni che, andando naturalmente oltre
la comprensione di ogni essere umano, si imponevano come
emanazione di una volont suprema e davano senso al minimo cambiamento. (Ogni scossa d'altra parte era solo una via
ascendente discendente verso l'armonia: i Quattro Regni, la
Ruota della Fortuna, le prove inviate dagli dei). Si pu parlare di una coscienza collettiva nel senso che essa contemporaneamente per ogni individuo e per tutti: del mito e coscien-

137

za dell'esistenza-particolare-nel-mito. La forza dell'illusione


tale che la vita autenticamente vissuta attinge il proprio significato da ci che essa non ; da qui quella condanna clericale della vita, ridotta alla pura contingenza, alla materialit
sordida, alla vana apparenza e al pi basso livello di una trascendenza che si degrada man mano che sfugge all'organizzazione mitica.
Dio si faceva garante dello spazio e del tempo, le cui coordinate definivano una societ unitaria. Egli era il punto di
riferimento comune a tutti gli uomini; in cui lo spazio e il
tempo si riunivano, come in lui gli esseri si univano al loro
destino. Nell'era parcellare, l'uomo resta frammentato tra
imo spazio e un tempo che nessuna trascendenza viene a unificare attraverso la mediazione di un potere centralizzato.
Viviamo in uno spazio-tempo dissociato, privato di ogni punto di riferimento e di ogni coordinata, come se non dovessimo mai entrare in contatto con noi stessi, bench tutto ci inviti a farlo,
C' un luogo in cui si agisce e un tempo in cui ci si diverte. Lo spazio della vita quotidiana, in cui ci si realizza realmente, tutto accerchiato da condizionamenti. Lo spazio angusto della nostra realizzazione effettiva ci definisce, e
tuttavia noi ci definiamo nel tempo dello spettacolo. O ancora la nostra coscienza non pi coscienza del mito e dell'essere particolare-nel-mito ma coscienza dello spettacolo e coscienza del rao/o-particolare-nello-spettacolo (ho segnalato
pi sopra i legami di ogni ontologia con un potere unitario, e
qui potremmo ricordare che la crisi dell'ontologia appare
con tendenza parcellare). O, per esprimerlo in altri termini
ancora: nella relazione spazio-tempo, in cui si situano ogni
essere e ogni cosa, il tempo divenuto l'immaginario (il campo delle identificazioni); lo spazio ci definisce, sebbene noi
definiamo nell'immaginario e sebbene l'immaginario ci definisca in quanto soggettivit.

138

La nostra libert quella di ima temporalit astratta in


cui noi siamo nominati nel linguaggio del potere (questi nomi, sono i ruoli che ci sono assegnati): una scelta che ci viene
lasciata di trovarci dei sinonimi ufficialmente riconosciuti come tali. Al contrario, lo spazio della nostra realizzazione autentica (lo spazio della nostra vita quotidiana) sotto il dominio del silenzio. Non vi nome per nominare lo spazio del
vissuto, se non nella poesia, nel linguaggio che si libera dal
dominio del potere.
23.
Desacralizzando e parcellizzando il mito, la borghesia ha
messo in testa alle sue rivendicazioni l'indipendenza della coscienza (vedi le rivendicazioni di libert di pensiero, libert
di stampa, libert di ricerca, il rifiuto dei dogmi). La coscienza cessa dunque di essere pi o meno la coscienza-riflesso
del mito. Essa diviene coscienza dei ruoli successivi interpretati nello spettacolo. L'esigenza che la borghesia ha posto sopra ogni cosa la libert degli attori e delle comparse all'interno di uno spettacolo organizzato, non pi da Dio, dai suoi
sbirri e suoi preti, ma dalle leggi naturali ed economiche, leggi capricciose e inesorabili al cui servizio troviamo ancora una
volta poliziotti e specialisti.
Dio stato strappato come una benda inutile e la piaga
rimasta aperta. Certo, la benda impediva alla piaga di cicatrizzarsi, ma giustificava la sofferenza, le dava un senso che
valeva bene qualche dose di morfina. Ora la sofferenza non
si giustifica pi e la morfina costa cara. La separazione divenuta tangibile. Chiunque pu metterci il dito e, in fatto di
rimedi, tutto quel che la societ cibernetica capace di proporci di diventare spettatori della cancrena e della putrefazione, spettatori della sopravvivenza.
Il dramma della coscienza di cui parla Hegel piuttosto
la coscienza del dramma. Il Romanticismo risuona come il

139

grido dell'anima strappata al corpo, una sofferenza tanto pi


acuta quanto pi ciascuno si ritrova isolato ad affrontare la
caduta della totalit sacra e di tutte le case Usher.
24.
La totalit la realt oggettiva nel cui movimento la soggettivit pu inserirsi soltanto sotto forma di realizzazione.
Tutto ci che non realizzazione della vita quotidiana rientra nello spettacolo in cui la sopravvivenza congelata (ibernazione) e smerciata in pezzi. Non c' realizzazione autentica se non nella realt oggettiva, nella totalit. Tutto il resto
caricatura. La realizzazione oggettiva che si opera nel meccanismo dello spettacolo non altro che un successo di oggetti manipolati dal potere ( la realizzazione oggettiva nella
soggettivit degli artisti famosi, delle vedettes, dei personaggi
del Who's who). Al livello dell'organizzazione dell'apparenza, ogni successo - come pure ogni fallimento - gonfiato fino a diventare stereotipo, e volgarizzato dall'informazione
come se si trattasse del solo successo o del solo fallimento
possibili. Fino ad oggi, unico giudice rimasto il potere, bench il suo giudizio sia sottoposto a pressioni. I suoi criteri sono gli unici validi per coloro che accettano lo spettacolo e si
accontentano di interpretarvi un ruolo. Su quel palcoscenico
non vi sono pi artisti, ma soltanto comparse.
25.
Lo spazio-tempo della vita privata si armonizzava nello
spazio-tempo del mito. A quell'armonia pervertita risponde
l'armonia universale di Fourier. Dal momento in cui il mito
cessa di inglobare l'individuale e il parziale in una totalit dominata dal sacro, ogni frammento si erige in totalit. Nei fatti, il frammento eretto in totalit il totalitario. Nello spaziotempo dissociato che produce la vita privata, il tempo,
assolutizzato secondo il modulo della libert astratta, che

140

quella dello spettacolo, consolida con la sua stessa dissidenza


l'assoluto spaziale della vita privata, il suo isolamento, la sua
angustia. Il meccanismo dello spettacolo alienante dispiega
una forza tale che la vita privata ne risulta definita come ci
che privato di spettacolo, il fatto di sfuggire alle categorie
spettacolari ed ai ruoli, essendo inteso come una privazione
supplementare, come un malessere da cui il potere trae pretesto per ridurre la vita quotidiana a gesti senza importanza
(sedersi, lavarsi, aprire una porta).
26.
Lo spettacolo che impone le sue norme al vissuto ricava
la propria causa dal vissuto. Il tempo dello spettacolo vissuto
sotto forma di ruoli successivi, fa dello spazio del vissuto autentico il luogo dell'impotenza oggettiva mentre, simultaneamente, l'impotenza oggettiva, quella che dipende dal condizionamento dell'appropriazione privata, fa dello spettacolo
l'assoluto della libert virtuale.
Gli elementi nati nel vissuto non trovano riconoscimento
se non al livello dello spettacolo, in cui si esprimono sotto
forma di stereotipi, nonostante che un'espressione siffatta sia
ad ogni momento contestata e smentita nel vissuto e per il
vissuto autentico. L'identikit dei sopravviventi - che Nietzsche
chiamava i piccoli o degli ultimi uomini - concepibile solo
nella dialettica del possibile-impossibile compresa come segue:
a) il possibile al livello dello spettacolo (la variet dei
ruoli astratti) rafforza l'impossibile al livello del vissuto autentico;
b) l'impossibile (cio i limiti imposti al vissuto reale da
parte dell'appropriazione privata) determina l'area dei possibili astratti.
La sopravvivenza a due dimensioni. Contro una simile
riduzione, quali sono le forze che possono mettere l'accento

141

su ci che costituisce il problema quotidiano di tutti gli esseri


umani: la dialettica della sopravvivenza e della vita? O quelle
forze precise sulle quali ha puntato l'IS renderanno possibile
il superamento di questi contrari e riunificheranno lo spazio
e il tempo nella costruzione della vita quotidiana, oppure vita
e sopravvivenza si sclerotizzeranno in un antagonismo indebolito fino all'estrema confusione e all'estrema povert.
27.
La realt vissuta parcellizzata ed etichettata spettacolarmente in categorie, siano esse biologiche, sociologiche o
altre, dipendenti dal comunicabile ma che non comunicano
mai altro che fatti svuotati del loro contenuto autenticamente
vissuto. E' in questo che il potere gerarchizzato, che imprigiona ogni meccanismo oggettivo dell'appropriazione privata
(ammissione-esclusione, vedi paragrafo 3, altres dittatura
sulla soggettivit. E' in quanto dittatore della soggettivit che
esso costringe, con limitate possibilit di successo, ogni soggettivit individuale a oggettivarsi, cio a diventare un oggetto che essa manipola. C' qui ima dialettica estremamente
interessante, che converrebbe analizzare pi da vicino (cfr. la
realizzazione oggettiva nella soggettivit - che quella del
potere - e la realizzazione oggettiva nell'oggettivit - che riguarda la prassi di costruzione della vita quotidiana e di distruzione del potere).
Ora i fatti sono privati di contenuto in nome del comunicabile, in nome di una universalit astratta, in nome di un'armonia pervertita in cui ognuno si realizza in senso inverso. In
una simile prospettiva, l'IS si situa nella linea di contestazione che passa attraverso Sade, Fourier, Lewis Carroll,
Lautramont, il surrealismo, il lettrismo - per lo meno nelle
sue correnti meno conosciute, che furono le pi estreme.
In un frammento eretto a totalit, ogni particella essa
stessa totalitaria. L'individualismo ha trattato la sensibilit, il

142

desiderio, la volont, l'intelligenza, il buon gusto, il subconscio e tutte le categorie dell'io come degli assoluti. La sociologia oggi viene ad arricchire le categorie psicologiche, ma la
variet introdotta nei ruoli non fa che accentuare ancor pi
la monotonia del riflesso di identificazione. La libert del sopravvivente sar quella di assumere il costituente astratto cui
avr scelto di ridursi. Una volta scartata ogni realizzazione
reale, non rimane che una drammaturgia psicosociologica in
cui l'interiorit serve da eccedenza per evacuare le spoglie di
cui ci si rivestiti nell'esibizione quotidiana. La sopravvivenza diventa lo stadio pi compiuto della vita organizzata secondo il modulo del ricordo meccanicamente riprodotto.
28.

Fino ad oggi l'approccio alla totalit stato falsificato. Il


potere si insinua parassitariamente come una mediazione indispensabile fra gli uomini e la natura. Ora, solo la prassi
fonda il rapporto fra gli uomini e la natura. E' essa che spezza senza tregua lo strato di menzogna di cui il mito e i suoi
succedanei tentano di esprimere la coerenza. La prassi, anche alienata, ci che mantiene il contatto con la totalit.
Nel rivelare il suo carattere frammentario, la prassi rivela nel
contempo la totalit reale (la realt), essa la totalit che si
realizza attraverso il suo contrario, il frammento.
Nella prospettiva della prassi, ogni frammento totalit.
Nella prospettiva del potere, che aliena la prassi, ogni frammento totalitario. Questo deve bastare per silurare gli sforzi che il potere cibernetico si appresta a compiere per integrare la prassi in una mistica, per quanto non si debba
sottovalutare la seriet di questi sforzi.
Tutto ci che prassi entra nel nostro progetto, ne fa
parte con la sua dose di alienazione, con le impurit del potere: ma noi siamo in grado di filtrare. Noi metteremo in luce
la forza e la purezza dei gesti di rifiuto come delle manovre

143

d assoggettamento, non in ima visione manichea, ma facendo evolvere, con la nostra strategia, questa battaglia in cui
ovunque, in ogni istante, gli avversari cercano il contatto e si
scontrano senza metodo, in una notte e in un'incertezza senza rimedio.
29.
La vita quotidiana sempre stata svuotata a vantggio
della vita apparente, ma l'apparenza, nella sua coesione mitica, aveva forza sufficiente perch mai si parlasse di vita quotidiana. La povert, il vuoto dello spettacolo, che traspare attraverso tutti i vari tipi di capitalismo e tutte le variet
borghesi, ha rivelato contemporaneamente l'esistenza di una
vita quotidiana (una vita rifugio, ma rifugio di che cosa e
contro che cosa?) e la povert della vita quotidiana stessa.
Man mano che si rafforzano la reificazione e la burocratizzazione, il carattere deficitario dello spettacolo e della vita
quotidiana divengono la sola evidenza. D conflitto tra l'umano e l'inumano passato anch'esso sul piano dell'apparenza.
Dal momento in cui il marxismo diventa un'ideologia, la lotta
che Marx conduce contro l'ideologia in nome della ricchezza
della vita si trasforma in una antideologia ideologica, uno
spettacolo dell'antispettacolo (cos come nella cultura
d'avanguardia, la disgregazione dello spettacolo antispettacolare quella di restare fra gli attori soltanto, essendo l'arte
antiartistica fatta e compresa dai soli artisti; necessario
considerare i rapporti che questa antideologia ideologica ha
con la funzione del rivoluzionario di professione nel leninismo). E' in questo modo che il manicheismo si trovato per
qualche tempo rivivificato. Perch Sant'Agostino combatte i
manichei con tanta asprezza? Perch ha ben valutato il pericolo di un mito che offre una sola soluzione, la vittoria del
buono sul cattivo; egli sa che una simile impossibilit rischia
di provocare il crollo delle strutture mitiche nella loro inte-

144

rezza e di riportare in primo piano la contraddizione tra vita


mitica e vita autentica. Il cristianesimo offre la terza via,
quella della confusione sacra. Quel che il cristianesimo ha
compiuto con la forza del mito, oggi si compie con la forza
delle cose. Non esiste pi antagonismo possibile fra i lavoratori sovietizzati e i lavoratori capitalizzati, come non c' pi
antagonismo possibile fra la bomba dei burocrati staliniani e
quella dei burocrati non staliniani, ormai esiste soltanto
un'unit nella confusione degli esseri reificati.
Dove sono i responsabili, gli uomini da abbattere? E' un
sistema a dominarci, una forma astratta. I gradi di umanit e
di inumanit si misurano secondo variazioni puramente
quantitative di passivit. La qualit ovunque la stessa: o tutti proletarizzati o in via di diventarlo. Cosa fanno i rivoluzionari tradizionali? Riducono la distanza fra i pianerottoli, fanno in modo che certi non lo siano pi di altri. Quale partito
ha messo nel suo programma la fine del proletariato?
La prospettiva di sopravvivenza divenuta insopportabile. Quel che noi siamo il peso delle cose nel vuoto. E' questa
la reificazione: ogni essere e ogni cosa cadono nel vuoto con
velocit eguale, ogni essere e ogni cosa che recano il proprio
valore eguale come ima tara. Il regno delle equivalenze ha
realizzato il progetto cristiano, ma lo ha realizzato al di fuori
del cristianesimo (come Pascal ha supposto) e soprattutto lo
ha realizzato sul cadavere di Dio, contrariamente alle previsioni pascali ane.
Spettacolo e vita quotidiana coesistono nel regno delle
equivalenze. Gli esseri e le cose sono intercambiabili. Il mondo della reificazione il mondo privato del centro, come le
nuove citt che ne costituiscono lo scenario. Il presente si dilegua di fronte alla promessa di un futuro perpetuo che non
che l'estensione meccanica del passato. La temporalit
stessa privata di centro. In questo universo concentrazionario in cui vittime e torturatori portano la stessa maschera, la

145

realt autentica quella delle torture. Queste torture nessuna nuova magia le pu alleviare, n l'ideologia della totalit
(Logos), n quella del nichilismo, che saranno le stampelle
della societ cibernetica. Queste torture sono la condanna di
qualsivoglia potere gerarchizzato, comunque dissimulato e
organizzato che sia. L'antagonismo che l'IS si avvia a rinnovare il pi antico che ci sia: l'antagonismo radicale ed
per questo che esso riprende in s quanto i momenti insurrezionali o le grandi individualit hanno abbandonato nel corso
della storia.
30.
Ci sarebbero molte altre banalit da riprendere e da ripercorrere. Le cose migliori non hanno mai fine. Prima di rileggere quanto precede, e che imo spirito mediocre pu
comprendere al terzo tentativo, bene consacrare al testo
che segue un'attenzione tanto pi sostenuta quanto pi questi appunti, frammentari come gli altri, richiedono delle discussioni e delle messe a punto. Si tratta di una questione
centrale: l'IS e il potere rivoluzionario.
L'IS, considerando congiuntamente la crisi dei partiti di
massa e la crisi delle lites, dovr definirsi come superamento
del Ce bolscevico (superamento del partito di massa) e del
progetto nietzschiano (superamento dell'intellighenzia):
a) Ogniqualvolta un potere si presentato come dirigente
di una volont rivoluzionaria, esso ha compromesso a priori il
potere della rivoluzione. Il Ce bolscevico si definiva contemporaneamente come concentrazione e come rappresentanza.
Concentrazione di un potere antagonista al potere borghese,
rappresentanza della volont delle masse. Questa doppia caratteristica lo costrinse a non essere ben presto nient'altro
che un potere svuotato, un potere dalla rappresentanza vuota
e, di conseguenza, a ricongiungersi in una forma comune (la

146

burocrazia) col potere borghese, sottoposto, sotto la sua


pressione a un'evoluzione similare. Virtualmente, le condizioni di un potere concentrato e di una rappresentanza di
massa esistono nell'IS, allorch fa presente che essa detentrice del qualitativo e che le sue idee sono nella testa di tutti.
Tuttavia noi rifiutiamo contemporaneamente la concentrazione di un potere e il diritto di rappresentare, consapevoli
di prendere da tale istante il solo atteggiamento pubblico
(poich non possiamo evitare di farci conoscere, fino a un
certo punto, nei modi spettacolari) che possa dare a coloro
che si scoprono sulle nostre posizioni teoriche e pratiche il
potere rivoluzionario, il potere senza mediazione, il potere
che contiene in s l'azione diretta di tutti. L'immagine-guida
potrebbe essere la Colonna Durruti che passa di citt in villaggio liquidando gli elementi borghesi e lasciando ai lavoratori la cura di organizzarsi.
b) -.'intellighenzia la sala degli specchi del potere. Contestando il potere, essa offre soltanto identificazioni catartiche alla passivit di coloro i cui gesti sono ognuno un abbozzo di contestazione reale. Il radicalismo - del gesto e non
della teoria, evidentemente - che si potuto cogliere nella dichiarazione dei 121 , ha mostrato tuttavia qualche possibilit
differente. Noi siamo capaci di precipitare questa crisi, ma
possiamo farlo solo entrando come potere nel?intellighenzia
(e contro di essa). Questa fase - che deve precedere quella
descritta nel punto a) ed essere integrata da essa - ci collocher nella prospettiva del progetto nietzschiano. Ci avviamo, in effetti, a costituire un piccolo gruppo sperimentale,
quasi alchimista, in cui si inneschi la realizzazione dell'uomo
totale. Una simile impresa concepita da Nietzsche solo nel
1

1 Manifesto redatto da 121 intellettuali francesi contro la guerra d'Algeria [n.d.t.].

147

quadro del principio gerarchico. Orbene, questo il quadro


in cui di fatto ci troveremo. Sar dunque della massima importanza che noi ci presentiamo senza la minima ambiguit
(al livello del gruppo, la purificazione del nucleo e l'eliminazione dei residui sembra ora compiuta). Non accettiamo il
quadro gerarchico nel quale ci troviamo collocati se non
nell'impazienza di annientare quelli che dominiamo, e che
non possiamo non dominare sulla base dei nostri criteri di riconoscimento.
c) Sul piano tattico, la nostra comunicazione deve essere
un irradiamento a partire da un centro pi o meno nascosto.
Noi stabiliremo delle reti non materializzate (rapporti diretti,
episodici, contatti non costrittivi, sviluppo di rapporti vaghi
di simpatia e di comprensione, alla maniera degli agitatori
rossi prima dell'arrivo degli eserciti rivoluzionari). Noi rivendichiamo come nostri, mentre li analizziamo, i gesti radicali
(azioni, scritti, atteggiamenti politici, opere) e consideriamo i
nostri gesti o le nostre analisi come rivendicate dai pi.
Come Dio costituiva il punto di riferimento della societ
unitaria passata, cosi noi ci prepariamo a fornire a una societ unitaria ora possibile il suo punto di riferimento centrale.
Ma questo punto non potrebbe essere fisso. Esso rappresenta, contro la confusione sempre ripetuta che la societ cibernetica attinge nel passato dell'inumanit, il gioco di tutti gli
uomini, l'ordine mobile dell'avvenire.

148

RISPOSTA A UN'INCHIESTA
DEL CENTRO D'ARTE SOCIO-SPERIMENTALE
diJ.-V. Martin, J. Strijbosch, R. Vaneigen, R. Vinet
1

1. Perch il popolo non si sente toccato dall'arte? Perch l'arte


rimane privilegio di certi strati colti della classe borghese?
L'importanza del tema della presente inchiesta del Centro d'arte socio-sperimentale, e lo spazio limitato riservato
alle risposte, obbligano a un certo schematismo. La posizione
dei situazionisti su questi argomenti stata esposta con pi
esattezza nelle riviste dell'IS (Internationale Situatonniste,
Der Deutsche Gedanke, Situationistk Revolution) e nel catalogo pubblicato in occasione della manifestazione Distruzione di RSG 6 nel giugno scorso in Danimarca.
Il popolo, vale a dire le classi non dominanti, non pu, legittimamente sentirsi interessato da nulla nella cultura o
nell'organizzazione della vita sociale, di ci che si formato
al di fuori della sua partecipazione e del suo controllo; e anche deliberatamente contro questa partecipazione o questo
controllo. Il popolo pu solo trovarsi ad essere illusoriamente interessato da sottoprodotti appositamente destinati al suo
consumo: tutte le forme di pubblicit e di propaganda spettacolari a favore di modelli di comportamento, e di prodotti
disponibili.
1 Rponse une enqute du centre d'art socio-exprimental, da IS n.
9, agosto 1964.

149

Eppure non possibile dedurne semplicemente che l'arte


sussista come privilegio della classe borghese. Nel passato
ogni classe dominante ha avuto la sua arte - per le stesse ragioni per cui ima societ senza classi non ne avr, sar al di l
della pratica artistica. Ma le condizioni storiche del nostro
tempo, per l'appunto legate al superamento di una soglia nel
processo di appropriazione della natura da parte dell'uomo
e, per questa via, al progetto concreto di una societ senza
classi, sono tali che in essa la grande arte stata giocoforza
rivoluzionaria. Ci che stato chiamato arte moderna dalle
sue origini nel diciannovesimo secolo fino alla sua fioritura
nel primo terzo del ventesimo, stata un'arte contro la borghesia. La crisi attuale dell' arte legata alla crisi del movimento operaio dopo la sconfitta della rivoluzione russa e la
modernizzazione del capitalismo.
Oggi un seguito posticcio dell'arte moderna: ripetizioni
formali imballate in modo pubblicitario, scisse dalla contestazione originale, come pure il consumo bulimico di pezzi e
brandelli di antiche culture, amputati di tutto il loro significato (dei quali Malraux fu il pi comico venditore in teoria e
ora ne realizza l'esposizione nelle sue case della cultura) a
costituire pi esattamente il discutibile privilegio del nuovo
strato di lavoratori attuali che prolifera con lo sviluppo del
settore terziario dell'economia. Questo settore strettamente
legato a quello dello spettacolo sociale: questo strato intellettuale (le cui necessit di formazione e di impiego spiegano
insieme l'accrescimento quantitativo e la degradazione
dell'insegnamento) al tempo stesso il pi direttamente produttore dello spettacolo, e consumatore della sua parte propriamente culturale.
Due correnti ci sembrano rappresentare l'attuale consumo culturale proposto a questo pubblico di lavoratori intellettuali alienati.
Da una parte, i tentativi del genere Gruppo di ricerca d'ar-

150

te visiva vanno nettamente nel senso dell'integrazione della


popolazione al sistema socio-economico regnante quale la
perseguono, in questo momento, l'urbanistica poliziesca e i
pensatori del controllo cibernetico: un'autentica parodia delle tesi rivoluzionarie sulla fine della passivit dello spettatore
separato e sulla costruzione delle situazioni, ci con cui
quest'arte visiva pretende di far partecipare lo spettatore e
alla sua miseria; spingendo la mancanza di dialettica fino a liberarlo facendogli divieto di non partecipare (volantino alla III
Biennale di Parigi).
D'altra parte, il nuovo realismo, riprendendo molto della
forma (non dello spirito) dadaista un'arte apologetica della
pattumiera. Si inscrive bene nel margine di pseudolibert e
pu offrirsi una civilt del gadget e dello spreco.
Ma l'importanza di simili artisti resta molto secondaria,
anche in confronto alla pubblicit commerciale. Cos, paradossalmente, il realismo socialista dell'Est, che non per nulla un'arte, ha nondimeno una funzione sociale pi decisiva. Il
fatto che all'Est il potere resiste anzitutto vendendo ideologia (cio giustificazioni mistificatrici), e all'Ovest vendendo
beni di consumo. Il fatto che la burocrazia non ha potuto costituirsi la sua arte specifica, ma ha adottato formalmente la
visione pseudoartistica dei piccoli borghesi conformisti del
secolo scorso, a dispetto della mancanza di efficacia che grava su questa formula, conferma l'impossibilit attuale di
un'arte come privilegio della classe dominante.
Tuttavia, ogni arte sociale nel senso che radicata in
una societ, e anche suo malgrado si apparenta alle condizioni dominanti, o alla loro negazione. Antichi momenti della
contestazione sopravvivono frammentariamente e perdono
cos il loro valore artistico (o postartistico) nell'esatta misura
della loro perdita del centro della contestazione. Con questo
centro va perduto il riferimento alla massa di atti postartistici
(di ribellione e di ricostruzione libera della vita) che esistono

151

gi nel mondo, e che tendono a sostituire l'arte. Allora, questa contestazione frammentaria si ripiega sull'estetica, si fissa
in un estetica subito invecchiata, inoperante, in un mondo in
cui gi troppo tardi per l'estetica come avvenuto per il surrealismo. Altre correnti rappresentano tipicamente il misticismo borghese degradato (l'arte come sostituto della religione). Esse riproducono - ma soltanto nel sogno solitario e
nella pretesa idealista - le forze che dominano ufficialmente
e praticamente la vita sociale presente: la non-comunicazione, il bluff, il gusto frenetico del rinnovamento in s della sostituzione rapida di gadget arbitrari e privi di interesse: come
il lettrismo, a proposito del quale abbiamo potuto scrivere
che Isou, prodotto di un'epoca d'arte inconsumabile ha soppresso l'idea stessa del suo consumo e che ha proposto la prima arte del solipsismo (Intemazionale Situazionista n. 4)
Infine, la moltiplicazione stessa delle pretese correnti artistiche che nulla distingue realmente dalle altre , in qualche
modo, un'applicazione dei princpi della vendita moderna
dello stesso prodotto sotto etichette rivali.
2. In che cosa l'arte pu essere realmente sociale?
I tempi dell'arte sono passati. Si tratta ora di realizzare
l'arte, di costruire effettivamente a tutti i livelli della vita, ci
che, in precedenza, non ha potuto essere altro che illusione o
rimembranza artistica, sognati e conservati unilateralmente.
Non si pu realizzare l'arte se non sopprimendola. Tuttavia,
occorre obiettare allo stato presente della societ, che sopprime l'arte rimpiazzandola con l'automatismo di imo spettacolo ancora pi gerarchico e passivo, che non si potr realmente sopprimere l'arte se non realizzandola.
3. La societ politica in cui vivete favorisce o sfavorisce la vostra funzione sociale d'artista?

152

Questa societ ha soppresso, di fatto, ci che voi chiamate funzione sociale dell'artista. Se si tratta della funzione di
impiegato nello spettacolo regnante evidente che i posti da
occupare si moltiplicano con lo spettacolo stesso. Ma i situazionisti non sono affatto disposti a integrarvisi.
Se si considera, al contrario, che si tratta di essere gli eredi
dell'arte passata mediante nuovi tipi di attivit, a cominciare
dalla contestazione della totalit sociale, del tutto normale
che la societ in questione ostacoli una tale pratica.
4. Pensate che la vostra estetica sarebbe diversa se foste posti in
altre realt sociali, politiche, economiche?
Certamente. Realizzandosi le nostre prospettive, l'estetica (come pure la sua negazione) sar superata.
Se, attualmente, ci trovassimo posti in un paese sottosviluppato o sottomessi a condizioni arcaiche di dominio (colonizzazione, dittatura di tipo franchista), riconosceremmo una
certa partecipazione possibile degli artisti in quanto tali alle
lotte popolari, e quindi a ima comunicazione non completamente posticcia, su di una base pi antica: la vecchia funzione sociale dell'artista ancora reale per qualche tempo, rispetto al ritardo generale (sociale e culturale) dell'ambiente.
Se la nostra tendenza fosse costituita in un paese governato dalla burocrazia cosiddetta socialista, dove sistematicamente organizzata la mancanza di informazione sulle esperienze, culturali ed altre, dei cinquanta ultimi anni nei paesi
industriali avanzati, noi condivideremmo certo l'esigenza minima della diffusione della verit, ivi compresa la verit
sull'arte occidentale attuale.
Ci nonostante l'inevitabile ambiguit di questa rivendicazione, dato che la storia dell'arte moderna in Occidente
Ubera e perfino famosa, ma falsificata in profondit; e che la
sua importazione all'Est favorirebbe necessariamente anzi-

153

tutto gli Evtusenko di turno, cio tuia modernizzazione


dell'arte ufficiale.
5. Partecipate o no alla politica? E perch?
S, ma a una sola: lavoriamo, con diverse altre forze nel
mondo, al collegamento e all'organizzazione teorica e pratica
di un nuovo movimento rivoluzionario.
Tutte le considerazioni che sviluppiamo qui costituiscono
le nostre non separabili ragioni per andare al di l dei fallimenti della vecchia politica specializzata.
6. Un'unione degli artisti sembra necessaria? Quali potrebbero
esserne gli obiettivi?
Le unioni di artisti abbondano, prive di princpi o fondate
arbitrariamente su qualche stravagante delirio, come sindacato di mutuo soccorso, circuito chiuso di garanzie elogiatrici, arrivismo collettivo. I lavori che, per la minima occasione,
si proclamano collettivi sono di moda e persino in primo piano alle sventurate biennali di Parigi, per distogliere l'attenzione dai problemi effettivi del superamento dell'arte. Noi
guardiamo a tutte queste unioni con eguale disprezzo, non
accettiamo alcun contatto con questo ambiente.
Quanto a un'unione coerente e disciplinata, per la realizzazione di un programma comune, pensiamo che essa possibile, sulle basi dell'Internazionale Situazionista a condizione che i partecipanti siano abbastanza severamente selezionati da avere tutti del genio, e da cessare in qualche modo
di essere degli artisti, di considerarsi degli artisti, secondo la
vecchia accezione del termine.
D'altronde, ci si pu domandare se i situazionisti siano
degli artisti, anche d'avanguardia. Ci non soltanto perch
questo riconoscimento quasi universalmente contestato nel

154

II
1

j
!

mondo culturale, per lo meno dal momento in cui l'insieme


del programma situazionista in gioco, e perch i loro interessi eccedono certamente il vecchio campo dell'arte. Ma
questa qualit di artisti ancora pi discutibile sul piano socioeconomico. Molti situazionisti vivono per lo pi di espedienti, che vanno dalla ricerca storica al poker, sono barman
o marionettisti. E' anche un fatto notevole che, su 28 membri
dell'Internazionale situazionista che abbiamo dovuto escludere fino ad oggi, 23 figuravano fra quei situazionisti che
hanno individualmente un'attivit artistica caratterizzata, ed
anche un successo economico crescente in questa attivit: capitava loro di venir riconosciuti come artisti a dispetto della
loro adesione all'IS; ma allora tendevano a dare delle garanzie ai nostri nemici - che sperano di inventare un situazionismo per sbarazzarsi di noi, integrandoci allo spettacolo come
una qualunque estetica della fine del mondo; con ci, essi volevano ancora rimanere nell'IS, era inaccettabile. Il valore
statistico di queste cifre pare innegabile.
Va da s che altri obiettivi di un'eventuale unione degli
artisti ci sono indifferenti, poich li consideriamo interamente decaduti.
7. Quali relazioni ponete tra l'opera che esponete qui e queste
dichiarazioni?
L'opera allegata non pu evidentemente rappresentare
un 'arte situazionista. Nelle condizioni culturali presenti, molto chiaramente controsituazioniste, noi ricorriamo ad ima
comunicazione contenente la propria critica, sperimentata in
tutti i suoi supporti accessibili, dal cinema alla scrittura e che
abbiamo teorizzato col nome di dtoumement. Poich il centro d'arte socio-sperimentale ha limitato in questo caso la
sua inchiesta alle arti plastiche, abbiamo scelto, fra le numerose possibilit che offre il dtoumement per l'agitazione,

155

l'antiquadro di Michle Bernstein: Vittoria della banda Bonnot. Fa parte di una serie, che comporta segnatamente la Vittoria della Comune di Parigi, la Vittoria della Grande Jacquerie del 1358, la Vittoria dei Repubblicani spagnoli, la Vittoria
dei Consigli Operai a Budapest, e molte altre vittorie ancora.
Tali pitture si propongono di negare la pop art (caratterizzata materialmente e ideologicamente dall'indifferenza e
l'uggiosa soddisfazione) integrando solo oggetti presi nella
categoria del giocattolo, e rendendoli il pi pesantemente
possibile significanti. Questa serie riprende cos, in un certo
modo, la pittura di battaglie e corregge, nel senso che ci si
addice, la storia delle rivolte, che non finita. Sembra che un
nuovo avvio della trasformazione del mondo debba sempre
cominciare con l'apparire di un nuovo irrealismo. Speriamo
che le nostre manifestazioni di umorismo come di seriet
contribuiranno ad illuminare la nostra posizione sui rapporti
attuali fra l'arte e la societ.
6 dicembre 1963

Per l'Internazionale Situazionista


J.-V. Martin J. Strijbosch R. Vaneigen R. Vinet

156

CORRISPONDENZA CON UN CIBERNETICO


di G.-E. Debord
1

Abraham A. Moles - a giudicare dall'intestazione della sua


carta da lettere: dottore in lettere (filosofia), dottore in scienze
(fsica), ingegnere, professore assistente (Universit di Strasburgo), professore all'Eost - ha indirizzato, il 16 dicembre 1963,
questa lettera aperta al Gruppo Situazionista
Signore,
ho appreso dell'esistenza del Gruppo Situazionista
per mezzo del mio amico e collega Henri Lefebvre. Il significato che ho attribuito al termine situazionista deriva dunque in gran parte da quel che lui mi ha detto e dalla lettura
di un certo numero dei vostri bollettini, cui vi pregherei di
abbonarmi.
L'interpretazione che adotto della parola situazione
qui puramente personale e forse in disaccordo con la vostra.
Mi sembra che, di fronte al dramma personale dell'alienazione tecnologica che ciascuno di noi per proprio conto avverte,
di fronte al consumo sfrenato dell'opera d'arte che distrugge
il significato stesso del termine, di fronte a un certo numero
di concetti, come la felicit anestetica o l'obsolescenza incorporata, cara a Vance Packard, degli individui possano chie1 Correspondance avec un cybernticien da IS n. 9, agosto 1964.

157

dersi dove si pu situare l'originalit creativa in una societ


frigoriferizzata, integrata o no da una mistica dell'aspirapolvere, secondo Goldmann. La libert interstiziale riconducibile poco a poco allo zero, man mano che i cibernetici tecnocratici, di cui io faccio parte, schedano progressivamente i
tre miliardi di insetti.
La vita quotidiana un susseguirsi di situazioni; queste situazioni appartengono a un ambito fortemente limitato. E'
possibile allargare questo repertorio, si possono trovare nuove situazioni? Mi sembra che sia qui che la parola situazionista acquisti un senso.
Una situazione mi pare un sistema di percezioni legato ad
un sistema di reazione a breve scadenza. Certo mi piacerebbe trovare nelle vostre pubblicazioni uno studio su quello che
chiamate situazione: un individuo che, per una ragione
qualunque cammina sul soffitto invece che per terra, in ima
situazione nuova? Uno che danza su una corda in una situazione rara?
Mi sembra che due caratteri consentano di apprezzare
questo concetto. C' innanzitutto la novit di una situazione
data in rapporto all'insieme di quelle che conosciamo. Per un
viaggiatore, una lingua straniera porta un gran numero di situazioni nuove e vi in ci, visibilmente, una grandezza metrica: la quantit di stranezza che percepisce nel mondo estemo.
Noi viviamo abitualmente delle situazioni leggermente nuove
per le quali dobbiamo creare un comportamento. Questo
termine ha qui un semplice carattere statistico: quello che
vale per X non vale per Y, ma vi pu essere un situazionismo marginale in cui gli individui ricercano sistematicamente delle percezioni o dei comportamenti slightly queer.
Una importante fonte di situazioni nuove deriver dall'assemblaggio straordinario di un grande numero di microsituazioni ordinarie; ci che d valore alla tecnica redazionale di
Graham Greene, che assembla in una sequenza stringata un

158

gran numero di atti banali che si trovano ad essere straordinari per il loro assemblaggio. Ognuna delle posizioni elementari, correttamente, razionalmente o convenzionalmente legate al mondo esterno, sembrerebbe perfettamente normale:
migliaia di borghesi vi si trovano in ogni momento; l'insieme
particolare delle situazioni , in quanto tale, straordinario
perch non abituale che esse si susseguano in questo ordine (Ministry of Fear, Stambul Train, The Third Man). Vi
segnalo che i teorici dell'Informazione sono capaci (in pura
teoria) di misurare la quantit di novit che un simile sistema
apporta.
Vi sono d'altronde delle situazioni intrinsecamente rare;
per esempio, l'omosessualit statisticamente meno frequente della sessualit puerile e innocente; il gioco d'amore
con tre partner lo meno della copulazione legale. Uccidere
un uomo, o una donna, una situazione rara e, per ci, tanto
pi interessante: la quantit legata alla situazione, misurata
da ima certa escursione al di fuori del campo della libert sociale, pi grande di un susseguirsi di piccole infrazioni al
codice della strada (si veda Dostoevskij, perch io penso che
la letteratura poliziesca non apporti, su questo piano, che
una statistica situazionale [!], per di pi fittizia). E' qui che la
nostra libert interstiziale si ridurr ben presto a zero, a partire dal momento in cui la tecnologia ci porter il controllo di
tutti da parte di tutti, la matrice degli atti elementari e la
macchina per inventariare il contenuto dei pensieri di ognuno in ciascun istante.
Uscire molto dalle norme, raramente, o uscirne molto poco, assai spesso. Su questo punto pertanto vediamo apparire
due dimensioni delle situazioni: la loro novit intrinseca o la
rarit del loro assemblaggio.
La societ controlla sempre pi la prima con le armi congiunte della morale sociale, degli archivi e delle schedature,
delle ricette mediche dei farmacisti eccetera. Controlla anco-

159

ra abbastanza male la seconda e mi sembra che si possa ancora vivere ima vita originale in senso situazionista, attraverso
uno schema di piccole deviazioni banali. I surrealisti nella loro vita quotidiana lo avevano gi preavvertito, bench avessero scoperto che il peggior nemico del Surrealismo poteva essere la stanchezza fisica o l'esaurimento delle riserve di
coraggio intellettuale.
Ma mi sembra che, a prezzo di essere incoerenti rispetto
alla stessa nostra accettazione dell'automobile, del frigorifero e del telefono, vale a dire della civilt tecnologica in cui viviamo, sia nell'asse della tecnologia che noi dobbiamo ricercare delle situazioni nuove e mi chiedo in quale misura il
vostro movimento lo accetti. Mi pare estremamente facile
definire delle situazioni nuove basate su un cambiamento
tecnico, le cui condizioni fisiche sono gi realizzate o realizzabili o ragionevolmente concepibili. Per esempio, vivere
senza forza di gravit, abitare sott'acqua, camminare sul soffitto, pi in generale vivere in ambienti estranei: sono situazioni che ci vengono fornite dalla tecnica, nel senso classico
della parola.
Si pu pensare che la tecnica sia lontana dalla nostra vita
quotidiana. Io credo tuttavia che sarebbe disconoscere di fatto che una coppia che possiede una cucina con il termostato
vive una situazione nuova. E' evidente, in base a questi esempi, che l'eco psicologica di una situazione a determinare il
suo valore per una filosofia situazionista.
Qui si delinea una politica: chiedi ai sociologi quali sono
le molle sociali del convenzionalismo. Tra le pi evidenti c'
la sessualit che certamente capace di apportare un gran
numero di situazioni nuove. La fabbricazione, biologicamente concepibile, di donne con due paia di seni senza alcun
dubbio una proposta della biologia alla tradizione. L'invenzione, accanto ai due sessi convenzionali, di uno, due, tre, n
sessi differenti, propone una combinatoria sessuale che segue

160

il teorema delle permutazioni e suggerisce un numero rapidamente immenso di situazioni amorose (n fattoriale).
Un'altra fonte di variazioni, dunque di situazioni, potrebbe fondarsi sullo sfruttamento dei nostri sensi. Le arti olfattive, ad esempio, non sono state sviluppate che in notazioni
esclusivamente e fortemente sessualizzate, e piuttosto come
strumento di lotta tra i sessi, ma mai come un'arte astratta.
Nel campo artistico, un gran numero di altre situazioni discenderanno prossimamente dalle capacit tecniche e se i registi americani non sanno che fare del Cinerama, e a maggior
ragione del Ciclorama, forse legittimo aspettarsene una
fonte di arti nuove. Il sogno dell'Arte Totale condizionato
dalla povert dell'immaginazione artistica.
Che succederebbe di ima societ composta di strati sociali basati su quello che Michael Young chiama la meritocrazia
e in cui questi strati fossero inseriti nelle leggi dello Stato?
Prefigurarlo certamente funzione della fiction sociologica.
Di fatto, la vita quotidiana come noi la conosciamo capace,
attraverso scarti che possono sembrare trascurabili, di proporre delle situazioni infinitamente nuove. Penso, per esempio, alla grande discriminazione tra gli uomini e le donne basata su una categorializzazione a priori, aleatoria, ma definitiva.
Non pi del tutto inconcepibile che gli esseri cambino
di sesso nel corso della loro vita, e le situazioni nuove, prima
di carattere individuale, poi di carattere sociale, sono in questo caso perfettamente concepibili. Mi sembra che uno dei
ruoli dell'Internazionale Situazionista sarebbe quello di
esplorarle. Se si suppone semplicemente che i vettori di attrazione degli nomini verso le donne e delle donne verso gli
uomini divengano simmetrici, invece di subire la dissimmetria temporale, che la regola statistica attuale, si pu pensare che il 90 % del Teatro, del Cinema della Letteratura e
dell'Arte figurativa debba venir sostituito.

161

Si potrebbe continuare questa enumerazione indefinitamente, ma mi sembra, in breve, che la ricerca di situazioni
nuove che appare, se capisco bene, come uno degli scopi che
potrebbe porsi il Situazionismo, sia relativamente facile e
debba venir legata, tra le altre cose, a uno studio di quanto
apportano le tecniche biologiche che vari tab lasciano praticamente intatte. Riassumendo:
1. Il mio interesse per il Vostro movimento deriva
dall'idea di base di ricercare delle situazioni nuove, in ima
societ costretta alla felicit tecnologica.
2. Mi sembra che il termine situazione dovrebbe venir meglio definito o ridefinito nella vostra prospettiva, e che sarebbe necessario da parte vostra un rapporto dottrinale con
questo termine. In particolare, la misura del valore di novit
di una situazione mi pare un criterio indispensabile.
3. Non difficile trovare un gran numero di situazioni
nuove - ne ho elencate qui una dozzina ma il ragionamento
pu essere spinto oltre.
Esse possono derivare:
a) dalla trasgressione dei tab che, all'interno del campo
della libert legale, vengono ancora a restringere la nostra libert pratica, in particolare in campo sessuale e biologico;
b) dal crimine nel senso della Sociologia di Durkheim;
c) da numerose deviazioni strane, ma di debole ampiezza
attorno alla norma;
d) infine, dalla tecnologia, vale a dire dal potere dell'uomo sulle leggi della natura.
Vi prego di gradire, signore, l'espressione dei miei migliori sentimenti.

162

Risposta a Moles, 26 dicembre 1963


Testolina,
era davvero inutile scriverci. Avevamo gi constatato
come tutti che l'ambizione che ti incita a uscire dal tuo uso
funzionale immediato sempre infelice, dato che la capacit
di pensare su qualsivoglia altra cosa non rientra nella tua
programmazione.
C' appena il bisogno, quindi, di segnalare che non hai
capito niente da alcune tue letture situazioniste (per le quali,
evidentemente ti mancavano tutte le basi). Tilt. Rifai i tuoi
calcoli, Moles. Rifai i tuoi calcoli: ecco una soddisfazione che
mai alcun risultato positivo verr a portarti via.
Se abbiamo cercato la tua lettera aperta, per noi smarrita,
ma che diverse persone avevano letto, stato perch pensavamo che, provenendo da una persona della tua specie e indirizzata a noi, non potesse essere che ima lettera di insulti.
Neanche questo! Non c' bisogno di sapere se la tua lettera
rifletta fedelmente il grado medio della tua balordaggine o se
magari hai cercato lo scherzo. Falso problema, dato che tutto
quello che tu potrai mai fare contenuto, ai nostri occhi, in
questa ridondante e grossolana burla che data dalla tua esistenza.
Quando si conosce l'apparenza umana di cui i tuoi programmatori ti hanno rivestito, si comprende come tu possa
sognare la produzione di donne fornite di ti serie di seni. Sospettiamo che tu possa difficilmente venire accoppiato con
meno. Messo da parte il tuo caso personale, i tuoi sogni pornografici sembrano tanto mal informati quanto le tue pretese
filosofico-artistiche.
Vi tuttavia un punto in cui tu hai fallito ancora di pi:
malgrado la tua carta da lettere, sei un robot troppo rustico
per far credere di poter gestire il ruolo di professore univer-

163

sitano. A dispetto di molteplici deficienze, l'universit borghese - precedentemente alla burocratizzazione cibernetica
che tu rappresenti cos elegantemente - lascia un certo margine di obiettivit professionale ai suoi insegnanti. Nei casi in
cui degli allievi brillanti abbiano un'opinione opposta a quella del loro esaminatore, accade che la realt dei loro studi
venga comunque riconosciuta e soprattutto non capita, che i
motivi di risentimento extrauniversitari che si hanno contro
di loro vengano ingenuamente proclamati in anticipo, con i
risultati che comporteranno. Ma tu, parvenu sorpreso dalla
polvere di autorit che ti tocca in sorte, non puoi lasciar passare l'occasione di ima prima rivincita. E' cos che miserabilmente (nel senso come un vigliacco e nel senso il colpo
fall: medita sul valore anticombinatorio di una parola), correndo a tutta velocit sulle tue gambette, hai cercato di far
eliminare, a un esame nello scorso giugno, uno dei nostri giovani compagni di cui probabilmente invidiavi l'intelligenza e
l'umanit. Pensavi che noi avremmo dimenticato il tuo comportamento perch hai fallito il tuo colpo? Errore, Moles.
Che i meccanismi della tua specie diventino infine, per
via ufficiale, superiori a qualcuno, che abbiano il potere di
far rispettare le loro inette decisioni: eccoli scatenarsi allo
stimolo. Ma quanto ancora fragile questo potere, dopo tanto arrivismo! Noi ridiamo di te.
Sappi tuttavia che osserveremo tutti il prosieguo della tua
carriera con l'attenzione che merita.
Guy Debord

164

ANNUNCIO

Dato che nessuno dei situazionisti ha una passione per i


giardini del Palais-Royal al punto da passeggiarvi ogni giorno
tra mezzogiorno e l'una\ scrivendo alla Casella Postale 7506 a Parigi che possono contattarci gli editori, i mecenati, i produttori cinematografici eccetera.
Che sia per puro disinteresse, o in previsione dei superprofitti afferenti a certi investimenti intelligenti, noi non vi vediamo
ostacoli. Basta sapere che non discuteremo in nessun caso del
contenuto - o della forma - dei nostri libri, delle nostre riviste,
di film ed opere di ogni natura, della cui completa libert non
pu dar conto che l'IS.

1 Riferimento a Charles Fourier che attese invano, per anni, che a


quell'appuntamento si presentasse un ricco mecenate disposto ad aiutare la
realizzazione del progetto falansteriano [n.d.r.].

165

DI ALCUNE QUESTIONI TEORICHE


SENZA QUESTIONAMELO N PROBLEMATICA
di Raoul Vaneigem
1

Bisogna impedire che vengano trattate in modo speculativo le questioni che possono essere trattate dalla teoria radicale. Questa esigenza tende ad acquistare un'importanza
sempre pi grande man mano che l'analisi situazionista della
realt fa avanzare il processo di realizzazione pratica del nostro progetto.
La conoscenza inseparabile dall'uso che se ne fa. L'agitazione che le nostre evidenze teoriche cominciano a porre in
discussione ai vari livelli in tutti i settori del vecchio mondo
sta per incaricarsi di completare e correggere il buon uso che
noi facciamo delle idee e delle cose: per questo che'nella
prevedibile societ dell'abbondanza, noi siamo i soli a non
essere spaventati dall'abbondanza.
Il modo d'uso non mai problematico. Gli specialisti del
questionamento - da Socialisme ou Barbarie a Plante - si preoccupano unicamente di non far capire chi favorisca la loro
ideologia della confusione. I situazionisti lavorano nella prospettiva opposta. Essi pongono unicamente delle domande
1 De quelques questions thoriques sans questionnement ni problmtique, da IS n. 10, marzo 1966.

166

alle quali pu rispondere la volont sovversiva della maggior


parte degli uomini. Si tratta di imprimere a questa volont il
massimo di efficacia.
I punti da prendere in considerazione, elencati qui di seguito in una lista sommaria ed esemplificativa, avranno il
vantaggio di far luce sul valore rivoluzionario di chi li tratter
e, dunque, sull'importanza che ad essi deve essere attribuita
nelle lotte attuali.
Critica dell'economia politica - Critica delle scienze umane - Critica della psicoanalisi (in particolare: Freud, Reich,
Marcuse) - Dialettica della decomposizione e del superamento nella realizzazione dell'arte e della filosofia - La semiologia, contributo allo studio di un sistema ideologico - La
natura e le sue ideologie - Il ruolo del ludico nella storia Storia delle teorie e teorie della storia - Nietzsche e la fine
della filosofia -Kierkegaard e la fine della teologia - Marx e
Sade - Gli strutturalisti.
La crisi romantica - Il preziosismo - Il barocco -1 linguaggi artistici - L'arte e la creativit quotidiana - Critica del dadaismo - Critica del surrealismo - Prospettiva pittorica e societ - L'arte autoparodistica - Mallarm, Joyce e Malevic Lautramont- Le arti primitive - Della poesia.
La rivoluzione messicana (Villa e Zapata) - La rivoluzione spagnola - Asturie 1934 -L'insurrezione di Vienna - La
guerra dei contadini (1525) - La rivoluzione Spartachista -La
rivoluzione congolese - Le Jacqueries- Le rivoluzioni sconosciute - La rivoluzione inglese -1 movimenti comunalisti - Gli
arrabbiati - La Fronda - La canzone rivoluzionaria (Studio e
antologia) - KronStadt - Bolscevismo e trotskismo - La Chiesa e le eresie - 1 socialismi - Socialismo e sottosviluppo - La

167

cibernetica e il potere - Lo Stato - Le origini dell'Islam - Tesi


sull'anarchia - Tesi per ima soluzione finale del problema
cristiano - Il mondo degli specialisti - Della democrazia - Le
Internazionali- Dell'insurrezione - Problemi e teoria deU'autogestione - Partiti e sindacati - Dell'organizzazione dei movimenti rivoluzionari - Critica del diritto civile e del diritto
penale - Le societ non-industrializzate - Tesi sull'utopia Elogio di Charles Fourier-1 Consigli operai - Il fascismo e il
pensiero magico- Del ripetitivo nella vita quotidiana -1 sogni
e l'onirismo - Trattato delle passioni -1 momenti e la costruzione delle situazioni - L'urbanistica e la costruzione popolare - Manuale di dtoumement sovversivo - Avventura individuale e collettiva - Intersoggettivit e coerenza nei gruppi
rivoluzionari - Gioco e vita quotidiana - Le fantasticherie individuali- Sulla libert di amare - Studi preliminari alla costruzione di una base - La follia e gli stati secondi.

168

AVERE PER FINE LA VERIT PRATICA


di Raoul Vaneigem
1

Cercando di presentare alle nuove forze rivoluzionarie un


modello di coerenza teorico-pratica, l'IS si trova in ogni momento in grado, se necessario, di sanzionare con l'esclusione
0 con la rottura, gli errori, le insufficienze, i compromessi di
coloro che ne fanno - o riconoscono in essa- lo stadio sperimentale pi avanzato del loro progetto comune, Se la generazione insorta, decisa a fondare una societ nuova, si mostra
a partire dai princpi primi indiscutibili, tesa a stroncare ogni
tentativo di recupero, non assolutamente per gusto della
purezza, ma per un semplice riflesso di autodifesa. Provenendo da organizzazioni che prefigurano nei loro tratti essenziali il tipo futuro di organizzazione sociale, l'esigenza minima consiste nel non tollerare quegli individui che il potere
pu tollerare perfettamente.
Nel suo aspetto positivo, la risposta esclusione e rottura
pone la questione dell'adesione all'IS e dell'alleanza con i
gruppi e con gli individui autonomi. Nella sua definizione minima delle organizzazioni rivoluzionarie, la settima conferenza ha insistito particolarmente sul punto seguente: Un'organizzazione rivoluzionaria rifiuta ogni riproduzione in se stessa
delle condizioni gerarchiche del mondo dominante. L'unico li1 Avoir pour fin la vrit pratique, da IS n. 11, ottobre 1967.

169

mite della partecipazione alla sua democrazia totale il riconoscimento e l'autoappropriazione da parte di tutti i suoi membri della coerenza della sua critica: tale coerenza deve essere
nella teoria critica propriamente detta e nel rapporto fra questa
teoria e l'attivit pratica. Essa critica radicalmente ogni ideologia in quanto potere separato delle idee e idee del potere separato.
La coerenza della critica e la critica dell'incoerenza sono
un solo e unico movimento condannato a distruggersi e a fossilizzarsi in ideologia dal momento in cui s'introduce la separazione tra i differenti gruppi di una federazione, tra individui di un'organizzazione, tra la teoria e la pratica di un
membro di questa organizzazione. Nella lotta globale in cui
siamo impegnati, cedere di un punto sul fronte della coerenza significa lasciare che la separazione vinca su tutta la linea.
E' questo che incita alla pi grande prudenza: a non dare
mai per acquisita la nostra coerenza, a restare lucidi di fronte ai pericoli che la minacciano nell'unit di fondo dei comportamenti individuali e collettivi, a prevenire e ad evitare
questi pericoli.
Che una frazione segreta abbia potuto formarsi tra noi,
ma anche che essa sia stata tempestivamente smascherata:
ci sufficiente a indicare il rigore e la mancanza di rigore di
cui abbiamo dato prova nella trasparenza dei rapporti intersoggettivi. In altri termini, questo significa che la propagazione dell'IS consiste essenzialmente in ci: essa capace di fornire un esempio sia in senso negativo, mostrando le proprie
debolezze e correggendole, che in senso positivo traendo
dalle correzioni nuove esigenze. Noi abbiamo spesso ripetuto
che era importante non ingannarsi sulle persone; bisogna
provarlo continuamente e nello stesso tempo accrescere l'impossibilit di sbagliarci su di noi. E ci che vale per le persone vale ugualmente per i gruppi.
Si conosce il detto di Socrate a uno dei giovani cui si ri-

170

volgeva: Parla un po', cos che possa vederti. Noi siamo in grado di evitare questo genere di Socrate e questo genere di giovani se il carattere esemplare della nostra attivit assicura la
forza di irradiazione della nostra presenza dentro e contro lo
spettacolo dominante. Ai boss del recupero e ai miserabili
che si accorderanno nel voler presentare come un gruppo
dirigente, bisogna opporre l'esempio antigerarchico di una
radicali/razione permanente; non dissimulare nulla delle nostre esperienze, stabilire tramite la diffusione dei nostri metodi, delle nostre tesi critiche, dei nostri procedimenti di agitazione, la pi grande trasparenza sulla realt del progetto
collettivo di liberazione della vita quotidiana.
L'IS deve agire come un asse che, ricevendo il suo movimento dagli impulsi rivoluzionari del mondo intero, fa precipitare, in modo unitario, il corso radicale degli avvenimenti.
A differenza dei settori arretrati che si ostinano a ricercare
prima di tutto l'unit tattica (i Fronti comuni, nazionali, popolari), l'IS e alcune organizzazioni autonome alleate si incontreranno solamente nella ricerca di un'unit organica,
considerando che l'unit tattica non efficace se non l dove
l'unit organica possibile. Gruppo o individuo, bisogna che
ciascuno viva alla velocit di radicalizzazione degli avvenimenti al fine di radicalizzarli a sua volta. La coerenza rivoluzionaria non nient'altro che questo.
Certamente, noi siamo ancora lontani da ima tale armonia di progressione, ma certamente vi siamo impegnati del
tutto. Dai primi princpi alla loro realizzazione, vi la storia
dei gruppi e degli individui, che anche quella dei loro ritardi possibili. Solo la trasparenza nella partecipazione reale
blocca la minaccia che pesa sulla coerenza: la trasformazione
del ritardo in separazione. Tutto ci che ci separa ancora
dalla realizzazione del progetto situazionista deriva dall'ostilit del vecchio mondo nel quale viviamo, ma la coscienza di
queste separazioni contiene gi ci che le dissolver.

171

Ora, precisamente nella lotta intrapresa contro le separazioni che il ritardo appare a diversi livelli; l che la noncoscienza del ritardo oscura la coscienza delle separazioni e
introduce l'incoerenza. Quando la coscienza si deteriora,
compare l'ideologia. Li si visti serbare per se stessi, l'uno
(Kotnyi) i risultati delle sue analisi, comunicandoli con il
contagocce e con la superiorit di una clessidra sul tempo, gli
altri (esclusi dall'ultimo rovescio) le loro mancanze a tutti i
riguardi, facendo i pavoni ma senza averne la coda. L'attendismo mistico e l'ecumenismo egualitario avevano il medesimo odore. Passate dunque, grottesca mascherata, saltimbanchi dei malesseri incurabili.
La nozione di ritardo appartiene al modo ludico e si ricollega a quella di conduttore del gioco. Come la dissimulazione del ritardo, o la dissimulazione di esperienze, ricrea la
nozione di prestigio, tende a trasformare il conduttore del
gioco in capo, produce i comportamenti stereotipi e il ruolo
con le sue conseguenze nevrotiche, le sue attitudini tormentate, la sua inumanit, allo stesso modo la trasparenza permette di entrare nel progetto comune con l'innocenza calcolata dei giocatori del falansterio che rivaleggiano tra di loro
(composito), che cambiano di occupazione (volubile), che
ambiscono a raggiungere la radicalit pi spinta (cabalista).
Ma lo spirito di leggerezza passa attraverso l'intelligenza dei
rapporti di pesantezza. Presuppone la lucidit sulle capacit
di ciascuno.
Delle capacit non voghamo sapere nulla al di fuori
dell'uso rivoluzionario che se ne pu fare, uso che acquista il
suo senso nella vita quotidiana. Il problema non che alcuni
vivano, pensino, facciano l'amore, sparino, parlino meglio
degli altri, ma invece che nessun compagno viva, pensi, faccia
l'amore, spari o parli cos male da trovarsi costretto a dissimulare i propri ritardi, a giocare alle minoranze oppresse, e
a reclamare, nel nome stesso del plusvalore che concede agli

172

altri per le proprie insufficienze, una democrazia dell'impotenza dove affermerebbe evidentemente il suo dominio. In
altri termini, necessario almeno che ogni rivoluzionario abbia la passione di difendere quanto ha di pi caro: la propria
volont di realizzazione individuale, il desiderio di liberare la
propria vita quotidiana.
Se qualcuno rinuncia a investire la totalit delle proprie
capacit - e di conseguenza a svilupparle - nella lotta per la
propria creativit, per i propri sogni, per le proprie passioni,
in modo che rinunciandovi rinuncia per ci stesso a s medesimo, si impedisce fin dall'inizio di parlare a proprio nome e,
a-fortior, nel nome di un gruppo che porta in s le possibilit
di realizzazione di tutti gli individui. Il suo gusto del sacrificio, la sua scelta dell'inautentico, l'esclusione o la rottura non
fanno che concretizzarli pubblicamente, con la logica della
trasparenza alla quale costui ha mancato.
Sull'adesione e sull'alleanza, l'esempio della partecipazione reale al progetto rivoluzionario decide sovranamente. La
coscienza dei ritardi, la lotta contro le separazioni, la passione di raggiungere una maggiore coerenza, ci che deve fondare tra noi, come tra l'IS e i gruppi autonomi o le federazioni future, una fiducia oggettiva. Ci sono tutti i motivi per
sperare che i nostri alleati rivaleggeranno con noi nella radicalizzazione delle condizioni rivoluzionarie, come noi contiamo che rivaleggino con i situazionisti coloro che avranno
scelto di unirsi a loro.
Tutto lascia supporre che, a un certo grado di estensione
della coscienza rivoluzionaria, ciascun gruppo avr raggiunto
una coerenza tale che la qualit di conduttore del gioco di
tutti i partecipanti e il carattere irrisorio dei ritardi lasceranno agli individui il diritto di variare nelle loro opzioni e di
cambiare organizzazione secondo le loro affinit passionali.
Ma la preminenza momentanea dell'IS un fatto di cui biso-

173

gna anche tener conto, una felice disgrazia, come il sorriso


ambiguo del gattopardo delle rivoluzioni invisibili.
Poich l'Internazionale dispone oggi di ima ricchezza teorica e pratica che aumenta solo quando viene condivisa, fatta
propria e rinnovata dagli elementi rivoluzionari (fino al giorno in cui l'IS e i gruppi autonomi spariranno a loro volta nella ricchezza rivoluzionaria), essa ha il dovere di accogliere
solo coloro che lo desiderano con cognizione di causa, cio
chiunque ha provato che parlando e agendo per se stesso,
parla e agisce in nome di molti; sia creando con la propria
prassi poetica (volantino, sommossa, film, agitazione, libro)
un raggruppamento di forze sovversive, sia trovandosi solo
detentore della coerenza nell'esperienza di radicalizzazione
di un gruppo. L'opportunit del passaggio dell'US diventa da
quel momento una questione di tattica da discutere: o il
gruppo abbastanza forte per cedere uno dei conduttori del
gioco, o il suo insuccesso tale che i conduttori del gioco restano soli a decidere, o il conduttore del gioco, in conseguenza di circostanze oggettive ineluttabili, non riuscito a formare un gruppo.
Dovunque il nuovo proletariato sperimenta la propria
emancipazione, l'autonomia nella coerenza rivoluzionaria il
primo passo verso l'autogestione generalizzata. La lucidit
che ci sforziamo di mantenere su noi stessi e sul mondo insegna che non ci sono, nella pratica dell'organizzazione, n
precisazione n avvertimento superflui. Sulla questione della
libert, l'errore di dettaglio gi una verit di Stato.

174

LA SEPARAZIONE COMPIUTA
di Guy-E. Debord
1

E senza dubbio il nostro tempo... preferisce


l'immagine alla cosa, la copia all'originale, la
rappresentazione alla realt, l'apparenza
all'essere... Ci che per esso sacro non

che l'illusione, ma ci che profano la veri-

t. Ami il sacro s'ingigantisce ai suoi occhi via


via che diminuisce la verit e l'illusione au-

menta, cosicch il colmo dell'illusione anche per esso il colmo del sacro.
Feuerbach, Prefazione alla seconda edizione de L 'essenza del Cristianesimo.

1.
Tutta la vita delle societ nelle quali predominano le condizioni moderne di produzione si presenta come un'immensa
accumulazione di spettacoli. Tutto ci che era direttamente
vissuto si allontanato in una rappresentazione.
2.
Le immagini che si sono staccate da ciascun aspetto della
vita si fondono in un corso comune, in cui l'unit della vita
non pu pi essere ristabilita. La realt considerata parzialmente si dispiega nella propria unit generale in quanto
pseudo-mondo a parte, oggetto della sola contemplazione.
La specializzazione delle immagini del mondo si ritrova,
compiuta, nel mondo autonomizzato dell'immagine, in cui il
bugiardo ha mentito a se stesso. Lo spettacolo in generale,
1 La sparation accomplie, da IS n. 11, ottobre 1967.

175

come inversione concreta della vita, il movimento autonomo del non-vivente.


3.
Lo spettacolo si presenta nello stesso tempo come la societ stessa, come ima parte della societ, e come strumento
di unificazione. In quanto parte della societ, esso espressamente il settore che concentra ogni sguardo e ogni coscienza.
Per il fatto stesso che questo settore separato, il luogo
dello sguardo illusorio e della falsa coscienza; e l'unificazione che esso compie non altro che un linguaggio ufficiale
della divisione generalizzata.
4.
Lo spettacolo non un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra persone, mediato dalle immagini.
5.
Lo spettacolo non pu essere compreso come un abuso
del mondo visivo, un prodotto delle tecniche di diffusione
massiva delle immagini. Esso invece una Weltanschauung
divenuta effettiva, tradotta materialmente. E' una visione del
mondo che si oggettivata.
6.

Lo spettacolo, nella sua totalit, contemporaneamente


il risultato e il progetto del modo di produzione esistente.
Non un supplemento del mondo reale, la sua decorazione
sovrapposta. E' il cuore dell'irrealismo della societ reale. In
tutte le sue forme particolari, informazione, propaganda,
pubblicit o consumo diretto di divertimenti, lo spettacolo
costituisce il modello presente della vita sociale dominante.
| Esso l'affermazione onnipresente della scelta gi fatta nella
I produzione e il suo consumo ne il corollario. Forma e con-

176

tenuto dello spettacolo sono entrambe l'identica giustificazione totale delle condizioni e dei fini del sistema esistente.
Lo spettacolo anche la presenza permanente di questa giustificazione, in quanto occupazione della parte principale del
tempo vissuto al di fuori della moderna produzione.
7.
La separazione fa essa stessa parte dell'unit del mondo,
della prassi sociale globale che si scissa in realt e in immagine. La pratica sociale, di fronte alla quale si pone lo spettacolo autonomo, anche la totalit reale che contiene lo spettacolo. Ma la scissione che in questa totalit la mutila al
punto da far apparire lo spettacolo come il suo fine. Il linguaggio dello spettacolo costituito da segni della produzione imperante, che sono nel contempo la finalit ultima di
questa produzione
8.

Non si pu opporre astrattamente lo spettacolo all'attivit


sociale effettiva; questo sdoppiamento a sua volta sdoppiato. Lo spettacolo che inverte il reale effettivamente prodotto. Nello stesso tempo la realt vissuta materialmente invasa dalla contemplazione dello spettacolo, e riproduce in se
stessa l'ordine spettacolare portandogli un'adesione positiva.
La realt oggettiva presente da entrambe i lati. Ogni nozione cos fissata non ha per sfondo che il suo passaggio nell'opposto: la realt sorge nello spettacolo, e lo spettacolo reale.
Questa alienazione reciproca l'essenza e il sostegno della
societ esistente.
9.

Nel mondo realmente rovesciato, il vero un momento del


falso.

177

Il concetto di spettacolo unifica e spiega una grande diversit di fenomeni apparenti. Le loro diversit e i loro contrasti sono le apparenze di questa apparenza organizzata socialmente, che deve essere a sua volta riconosciuta nella sua
verit generale. Considerato secondo nei suoi termini propri,
lo spettacolo l'affermazione dell'apparenza e l'affermazione
di ogni vita umana, cio sociale, come mera apparenza. Ma
la critica, che raggiunge la verit dello spettacolo, lo scopre
come negazione visibile della vita; come una negazione della
vita divenuta visibile.
11.
Per descrivere lo spettacolo, la sua formazione, le sue
funzioni, e le forze che tendono alla sua dissoluzione, bisogna distinguere artificialmente gli elementi inseparabili. Analizzando lo spettacolo, si parla in una certa misura il linguaggio stesso dello spettacolare, in quanto si passa al terreno
metodologico di questa societ che si esprime nello spettacolo. Ma lo spettacolo non nient'altro che il senso della pratica totale di una formazione economico-sociale, il suo impiego
del tempo. E' il momento storico che ci contiene.
12.

Lo spettacolo si presenta come un'enorme positivit indiscutibile e inaccessibile. Esso non dice niente di pi di questo, che ci che appare buono, ci che buono appare. L'attitudine che esso esige per principio questa accettazione
passiva, che ha di fatto gi ottenuto con il suo modo di apparire senza confronti, con il suo monopolio dell'apparenza.
13.
Il carattere fondamentalmente tautologico dello spettacolo si deduce dal semplice fatto che i suoi mezzi sono al tempo

178

stesso il suo scopo. Esso il sole che non tramonta mai


sull'impero della passivit moderna. Esso copre l'intera superficie del mondo ed immerso indefinitamente nella propria gloria.
14.
La societ che si fonda sull'industria moderna non spettacolare in modo fortuito o superficiale: essa fondamentalmente spettacolista. Nello spettacolo, immagine dell'economia imperante, il fine non niente, lo sviluppo tutto. Lo
spettacolo non vuole approdare a nient'altro che a se stesso.
15.
In quanto indispensabile ornamento degli oggetti attualmente prodotti, in quanto esposizione generale della razionalit del sistema, e in quanto settore economico avanzato
che produce direttamente una moltitudine crescente di oggetti-immagine, lo spettacolo il principale prodotto della societ attuale.
16.

Lo spettacolo sottomette gli uomini viventi a s nella misura in cui l'economia li ha totalmente sottomessi. Esso non
che l'economia che si sviluppa per se stessa. E' il riflesso fedele della produzione delle cose, e l'oggettivazione infedele
dei produttori.
17.
La prima fase del dominio dell'economia sulla vita sociale
aveva comportato nella definizione di ogni realizzazione
umana un'evidente degradazione dell'essere in avere. La fase
presente dell'occupazione totale della vita sociale, attraverso
i risultati accumulati dell'economia, conduce a uno slittamento generalizzato dell'avere ne\Vapparire (sembrare), da

179

cui ogni avere effettivo deve trarre il suo prestigio immediato


e la sua funzione ultima. Nello stesso tempo, ogni realt individuale divenuta sociale, direttamente dipendente dalla potenza sociale modellata da questa. Le permesso di apparire, soltanto in ci che essa non .
18.

L dove il mondo reale si cambia in semplici immagini, le


semplici immagini divengono degli esseri reali, e le motivazioni efficienti di un comportamento ipnotico. Lo spettacolo,
come tendenza a far vedere per il tramite di diverse mediazioni specializzate il mondo che non pi direttamente percepibile, normalmente trova nella vista il senso umano privilegiato che in altre epoche fu il tatto; il senso pi astratto e pi
mistificabile, corrisponde all'astrazione generalizzata della
Societ attuale. Ma lo spettacolo non identificabile al semplice sguardo, sia pure combinato con l'ascolto. E' ci che
sfugge all'attivit degli uomini, alla riconsiderazione e al correzione della loro opera. E' il contrario del dialogo. Ovunque
vi rappresentazione indipendente, lo spettacolo si ricostituisce.
19.
Lo spettacolo l'erede di tutta la debolezza del progetto
filosofico occidentale, che fu ima comprensione dell'attivit,
dominata dalle categorie del vedere-, cos come si fonda
sull'incessante dispiegamento della precisa razionalit tecnica che uscita da questo pensiero. Non realizza la filosofia,
filosofizza la realt. E' la vita concreta di tutti che si degradata in universo speculativo.
20.
La filosofia, in quanto potere del pensiero separato, e
pensiero del potere separato, non ha mai potuto da se stessa

180

superare la teologia. Lo spettacolo la ricostruzione materiale dell'illusione religiosa.


La tecnica spettacolare non ha dissipato le nubi religiose
in cui gli uomini avevano deposto i propri poteri staccati da
loro stessi; le ha soltanto riagganciate a una base terrena. Cos la vita pi terrena che diviene opaca e irrespirabile. Essa
non rimanda pi nel cielo, ma alberga presso di s il suo ripudio assoluto, il suo ingannevole paradiso.
Lo spettacolo la realizzazione tecnica dell'esilio dei poteri umani in un al di l; la scissione compiuta all'interno
dell'uomo.
21.

Quanto pi la necessit viene ad essere socialmente sognata, tanto pi il sogno diviene necessario. Lo spettacolo il
cattivo sogno della societ moderna incatenata, che non
esprime in definitiva se non il suo desiderio di dormire. Lo
spettacolo il guardiano di questo sonno.
22.

Il fatto che la potenza pratica della societ moderna si sia


staccata da se stessa, e si sia edificata un impero indipendenta nello spettacolo, non pu spiegarsi che con quest'altro fatto, che questa pratica potente continuava a mancare di coesione, ed era rimasta in contraddizione con se stessa.
23.
E' la pi vecchia specializzazione sociale, la specializzazione del potere, che alla radice dello spettacolo. Lo spettacolo perci un'attivit specializzata che parla per l'insieme delle altre. E' la rappresentazione diplomatica della
societ gerarchica dinanzi a se stessa, dove ogni altra parola
bandita. Il pi moderno qui anche il pi arcaico.

181

24.
Lo spettacolo il discorso ininterrotto che l'ordine presente rivolge a se stesso, il suo monologo elogiativo. E' l'autoritratto del potere nell'epoca della sua gestione totalitaria
delle condizioni di esistenza. L'apparenza feticista della pura
oggettivit nelle relazioni spettacolari nasconde il loro carattere di relazione tra uomini e tra classi: ima seconda natura
sembra dominare il nostro ambiente con le sue leggi fatali.
Ma lo spettacolo non il prodotto necessario dello sviluppo
tecnico visto come sviluppo naturale. La societ dello spettacolo , al contrario, la forma che sceglie il proprio contenuto
tecnico.
Se lo spettacolo, considerato sotto l'aspetto ristretto dei
mezzi di comunicazione di massa, che sono la sua manifestazione superficiale pi opprimente, pu sembrare invadere
la societ come una semplice strumentazione, questa in effetti non nulla di neutro, ma la strumentazione stessa utile al
suo automovimento totale.
Se i bisogni sociali dell'epoca in cui si sviluppano delle simili tecniche non possono trovare soddisfazione che attraverso la loro mediazione, se l'amministrazione di questa societ e ogni contatto fra gli uomini non possono pi
esercitarsi che per mezzo di questa potenza di comunicazione istantanea, perch tale comunicazione essenzialmente unilaterale; di modo che la sua concentrazione non fa
che accumulare nelle mani dell'amministrazione del sistema
esistente i mezzi che le permettono di continuare questa amministrazione determinata.
La scissione generalizzata dello spettacolo inseparabile
dallo Stato moderno, vale a dire dalla forma generale della
scissione nella societ, prodotto della divisione del lavoro sociale e organo del dominio di classe.

182

24.
La separazione l'alfa e l'omega dello spettacolo. L'istituzionalizzazione della divisione sociale del lavoro e la formazione delle classi avevano edificato una prima contemplazione sacra, l'ordine mitico in cui ogni potere si avviluppa dalla
sua origine. Il sacro ha giustificato l'ordinamento cosmico e
ontologico che corrispondeva agli interessi dei potenti, ha
spiegato e abbellito ci che la societ non poteva fare. Ogni
potere separato stato dunque spettacolare, ma l'adesione
di tutti a una tale immagine immobile non significava altro
che il riconoscimento comune di un prolungamento immaginario alla povert dell'attivit sociale reale, ancora largamente avvertita come una condizione unitaria. Lo spettacolo moderno esprime al contrario ci che la societ pu fare, ma ih
questa espressione il permesso si oppone assolutamente al
possibile.
Lo spettacolo la conservazione dell'incoscienza nel
cambiamento pratico delle condizioni di esistenza. Esso il
proprio prodotto, ed esso stesso che ha posto le sue regole:
insomma uno pseudosacro. Mostra ci che : la potenza separata che si sviluppa in se stessa, nell'aumento della produttivit realizzato per mezzo del raffinamento incessante della
divisione del lavoro come parcellizzazione dei gesti, dominati
dal movimento indipendente delle macchine; e che lavora
per un mercato sempre pi esteso. Ogni comunit e ogni senso critico si sono dissolti nel corso di questo movimento, nel
quale le forze che hanno potuto crescere, separandosi, non si
sono ancora ritrovate.
26.
Con la separazione generalizzata del lavoratore e del suo
prodotto, si perde ogni punto di vista unitario sull'attivit
realizzata, ci vale anche per ogni comunicazione personale

183

diretta fra i produttori. Seguendo il progresso dell'accumulazione dei prodotti separati e della concentrazione del processo produttivo, l'unit e la comunicazione divengono attributo esclusivo della direzione del sistema. Il successo del
sistema economico della separazione la proletarizzazione
del mondo.
27.
Per la riuscita stessa della produzione separata in quanto
produzione del separato, l'esperienza fondamentale, legata
nelle societ primitive a un lavoro principale, si sta spostando oggi, al polo di sviluppo del sistema, verso il non-lavoro,
l'inattivit. Ma questa inattivit non per nulla liberata
dall'attivit produttiva: dipende da essa, sottomissione inquieta e ammirata relativamente alle necessit e ai risultati
della produzione; essa stessa un prodotto della sua razionalit. Non pu esserci libert al di fuori dell'attivit, e nel quadro dello spettacolo ogni attivit viene negata, esattamente
come l'attivit reale stata captata integralmente per l'edificazione globale di questo risultato. Cos, l'attuale liberazione
dal lavoro, l'aumento del tempo libero, non in alcun modo
liberazione nel lavoro, n liberazione di un mondo modellato
da questo lavoro. Nulla dell'attivit estorta nel lavoro si pu
ritrovare nella sottomissione al suo risultato.
28.

Il sistema economico fondato sull'isolamento costituisce


una produzione circolare dell'isolamento. L'isolamento fonda
la tecnica, e il processo tecnico isola di rimando. Dall'automobile alla televisione, tutti i beni selezionati dal sistema
spettacolare sono anche le sue armi per il consolidamento
costante delle condizioni d'isolamento delle folle solitarie. Lo
spettacolo ritrova sempre pi concretamente i propri presupposti.

184

24.
L'origine dello spettacolo la perdita dell'unit del mondo, e l'espansione gigantesca dello spettacolo moderno
esprime la totalit di questa perdita: l'astrazione di ogni lavoro particolare e l'astrazione generale della produzione d'insieme si traducono perfettamente nello spettacolo, il cui modo d'essere concreto precisamente l'astrazione. Nello
spettacolo, ima parte del mondo si rappresenta davanti al
mondo e gli superiore. Lo spettacolo non che il linguaggio comune di questa separazione. Ci che avvicina gli spettatori non che un rapporto irreversibile nel centro stesso
che mantiene il loro isolamento. Lo spettacolo riunisce il separato, ma lo riunisce in quanto separato.
30.
L'alienazione dello spettatore a vantaggio dell'oggetto
contemplato (che il risultato della sua stessa attivit incosciente) si esprime cos: pi egli contempla, meno vive; pi
accetta di riconoscersi nelle immagini dominanti del bisogno,
meno comprende la sua esistenza e il suo desiderio. L'esteriorit dello spettacolo in rapporto all'uomo che agisce si
manifesta in ci, che i suoi gesti non sono pi suoi, ma di un
altro che glieli rappresenta. E' la ragione per cui lo spettatore non si sente a casa propria in nessun luogo, perch lo
spettacolo dappertutto.
31.
Il lavoratore non produce se stesso, ma produce una potenza indipendente. Il successo di questa produzione, la sua
abbondanza, ritorna al produttore come abbondanza
dell'espropriazione. Tutto il tempo e lo spazio del suo mondo
gli divengono estranei con l'accumulazione dei suoi prodotti
alienati. Lo spettacolo la mappa di questo nuovo mondo,

185

mappa che copre l'esatta estensione del suo territorio. Le


forze stesse che ci sono sfuggite ci si mostrano in tutta la loro
potenza.
32.
Lo spettacolo nella societ corrisponde a una fabbricazione concreta dell'alienazione. L'espansione economica
principalmente l'espansione di questa produzione industriale
precisa. Ci che cresce con l'economia, ci che si muove autonomamente non pu essere se non l'alienazione che era
appunto insita nel suo nucleo originario.
33.
L'uomo separato dal suo prodotto produce sempre pi
potentemente egli stesso tutti i particolari del suo mondo, e
si trova cos sempre pi separato dal suo mondo. Quanto pi
la sua vita ora il suo prodotto, tanto pi separato dalla
sua vita.
34.
Lo spettacolo il capitale a un tal grado di accumulazione da divenire immagine.
Questo testo costituisce il primo capitolo di un libro
attualmente in stampa, La societ dello spettacolo

186

AVVISO AI CIVILIZZATI RIGUARDO


ALL'AUTOGESTIONE GENERALIZZATA
di Raoul Vaneigem
1

Non sacrificate per nulla il bene presente al


bene futuro. Godete del momento, evitate
qualunque associazione di matrimonio o di
interesse che fin dal primo momento non
soddisfi le vostre passioni. Perch dovrete lavorare per il bene futuro, dal momento che
questo andr oltre i vostri sogni di oggi. E voi
nell'ordine combinato non avrete che un solo
dispiacere, quello cio di non poter raddoppiare la lunghezza dei giorni per farli bastare
all'immenso giro dei godimenti che avrete da
percorrere.
Charles Fourier, Avviso ai civilizzati riguardo alla prossima metamorfosi sociale.

1.
Nella sua incompiutezza, il movimento delle occupazioni
ha volgarizzato in maniera confusa la necessit di un superamento. L'imminenza di una sovversione totale, sentita da tutti, deve ora scoprire la sua pratica: il passaggio all'autogestione generalizzata attraverso l'instaurazione dei consigli
operai. La linea d'arrivo, dove lo slancio rivoluzionario ha
portato la coscienza, sta ormai per diventare una linea di
partenza.
1 Avis aux civiliss relativement l'autogestion gnraliss, da IS n. 12,
settembre 1969.

187

24.

La storia risponde oggi alla domanda posta ai lavoratori


da Lloyd George, e ripetuta in coro dai servitori del vecchio
mondo: Voi volete distruggere la nostra organizzazione sociale,
ma con che cosa la sostituirete? Conosciamo la risposta grazie
alla profusione di piccoli Lloyd George, che difendono la dittatura statale di un proletariato di loro scelta e aspettano che
la classe operaia si organizzi in consigli per scioglierla ed
eleggerne un'altra.
3.
Ogni volta che il proletariato si assume il rischio di cambiare il mondo, ritrova la memoria globale della storia. L'instaurazione di ima societ dei consigli - fino ad oggi confusa
con la storia del suo annientamento in varie epoche - svela la
realt delle sue possibilit passate attraverso la possibilit
della sua realizzazione immediata. Ci apparso evidente a
tutti i lavoratori da quando, durante il maggio, lo stalinismo e
i suoi residui trotskisti hanno dimostrato, con la loro aggressiva debolezza, l'impotenza a soffocare un eventuale movimento dei consigli e, con la loro forza di inerzia, l'attitudine a
frenarne ancora l'apparizione.
Senza manifestarsi veramente, il movimento dei consigli
si trovato presente in un arco di rigore teorico che scaturiva da due poh contraddittori: la logica interna delle occupazioni e la logica repressiva dei partiti e dei sindacati. Chi
confonde ancora Lenin e il Che fare? non fa che prepararsi
una pattumiera.
4.
Sono molti quelli che hanno sentito il bisogno di rifiutare
qualsiasi organizzazione che non sia l'emanazione diretta del
proletariato che si nega come proletariato e, inseparabilmente, la possibilit infine realizzabile di una vita quotidiana sen-

188

za tempi morti. In questo senso, la nozione di consigli operai


fonda il primo principio dell'autogestione generalizzata.
5.
Il maggio ha segnato ima fase essenziale nella lunga rivoluzione: la storia individuale di milioni di uomini, ogni giorno
alla ricerca di una vita autentica, andata a saldarsi con il
movimento storico del proletariato in lotta contro l'insieme
delle alienazioni. Questa unit d'azione spontanea, che fu il
motore passionale del movimento delle occupazioni, pu sviluppare solo unitariamente la sua teoria e la sua pratica. Ci
che fu in tutti i cuori sta per passare in tutte le teste. Avendo
provato che non potrebbero pi vivere come prima, neanche
un po' meglio di prima, molti tendono a prolungare il ricordo
di una parte di vita esemplare, e la speranza, un istante vissuta, di un grande possibile, in una linea di forza alla quale, per
diventare rivoluzionaria, manca solo una maggiore lucidit
sulla costruzione storica dei rapporti individuali liberi, sull'autogestione generalizzata.
6.

Solo il proletariato precisa, negandosi, il progetto di autogestione generalizzata, poich lo porta in s oggettivamente e
soggettivamente. E' per questo che le prime precisazioni verranno dall'unit della sua lotta nella vita quotidiana e sul
fronte della storia, e dalla coscienza che tutte le rivendicazioni sono realizzabili nell'immediato, ma soltanto dal proletariato. E' in tal senso che l'importanza di un'organizzazione
rivoluzionaria deve ormai valutarsi, in base alla sua capacit
di accelerare il dissolvimento di se stessa nella realt della
societ dei consigli.

7.

I consigli operai costituiscono un nuovo tipo di organizza-

189

zione sociale, mediante i quali il proletariato pone fine alla


proletarizzazione dell'insieme degli uomini. L'autogestione
generalizzata non che la totalit conformemente alla quale
i consigli inaugurano imo stile di vita fondato sull'emancipazione permanente individuale e collettiva, unitariamente.
8.

Se vogliamo essere conseguenziali, a questo punto chiaro che il progetto di autogestione generalizzata richiede tante precisazioni quanti sono i desideri presenti in ogni rivoluzionario, e tanti rivoluzionari quante sono le persone
insoddisfatte della loro vita quotidiana. La societ mercantile-spettacolare fonda le condizioni repressive e - contraddittoriamente, nel rifiuto che suscita - la positivit della soggettivit; a sua volta, la formazione dei consigli, scaturita anch'essa dalla lotta contro l'oppressione globale, fonda le condizioni di una realizzazione permanente della soggettivit,
senza altro limite che la sua impazienza a fare la storia. Cos
l'autogestione generalizzata si integra con la capacit dei
consigli di realizzare storicamente l'immaginario.
9.
Al di fuori dell'autogestione generalizzata, i consigli operai perdono il loro significato. Bisogna trattare come futuro
burocrate, e quindi immediatamente come nemico, chiunque
parli dei consigli in termini di organismi economici o sociali,
chiunque non li situi al centro della rivoluzione della vita
quotidiana, con la pratica che ci presuppone.
10.
Uno dei grandi meriti di Fourier quello di aver messo in
luce la necessit di realizzare immediatamente - e, per noi,
ci significa: fin dall'inizio dell'insurrezione generalizzata - le
condizioni oggettive dell'emancipazione individuale. L'inizio

190

del momento rivoluzionario deve segnare per tutti un aumento immediato del piacere di vivere, l'ingresso vissuto e cosciente nella totalit.
11.
Il ritmo accelerato con cui il riformismo lascia dietro di s
tutta una serie di deiezioni, tanto ridicole quanto gauchistes il moltiplicarsi, nella colica tricontinentale, dei mucchietti
maoisti, trotskisti, guevaristi - dimostra olfattivamente ci
che la destra, e in particolare socialisti e stalinisti, aveva subodorato da tanto tempo: le rivendicazioni parziali contengono in s l'impossibilit di un cambiamento globale. Invece
di combattere un riformismo per nasconderne un altro, la
tentazione di rivoltare il vecchio ciarpame come una pelle
burocratica appare, per molti aspetti, come una soluzione finale del problema dei recuperatori. Ci comporta il ricorso a
ima strategia che scateni l'incendio generale col favore di
momenti insurrezionali sempre pi ravvicinati; e a una tattica
di progressione qualitativa le cui azioni, per forza di cose
parziali, contengano per tutte, come condizione necessaria
e sufficiente, la liquidazione del mondo della merce. E' ora
di cominciare il sabotaggio positivo della societ mercantilespettacolare. Finch si manterr come tattica di massa la legge del piacere immediato, non ci sar motivo di preoccuparsi
del risultato.
12.

Al solo fine di esemplificazione e di emulazione, facile


ricordare qui alcune possibilit la cui insufficienza sar evidenziata ben presto dalla pratica dei lavoratori liberati: in
ogni occasione - apertamente durante lo sciopero, pi o meno clandestinamente durante il lavoro - inaugurare il regio
della gratuit offrendo agli amici e ai rivoluzionari prodotti
lavorati o immagazzinati, fabbricando oggetti-regalo (tra-

191

smettiteli, giocattoli, armi, ornamenti, macchine dai vari usi),


organizzando distribuzioni bianche o a singhiozzo di merci
nei grandi magazzini; spezzare le leggi dello scambio e avviare
la fine del salariato appropriandosi collettivamente dei prodotti del lavoro, servendosi collettivamente delle macchine
per fini personali e rivoluzionari; deprezzare la funzione del
denaro generalizzando l'autoriduzione dei pagamenti (affitto,
imposte, cambiali, trasporti eccetera); incoraggiare la creativit di tutti, rimettendo in funzione, anche a intermittenza, ma
sotto il solo controllo operaio, alcuni settori di approvvigionamento e di produzione, e considerando l'esperienza come
un esercizio necessariamente timido e perfettibile; liquidare
le gerarchie e lo spirito di sacrificio, trattando i dirigenti padronali e sindacali come meritano, rifiutando il militarismo;
agire unitariamente dovunque, contro tutte le separazioni; produrre la teoria da ogni pratica, e viceversa con la redazione di
volantini, di manifesti, di canzoni eccetera.
13.
Il proletariato ha gi dimostrato che saprebbe rispondere
alla complessit oppressiva degli Stati capitalisti e socialisti
con la semplicit dell'organizzazione esercitata direttamente
da tutti e per tutti. Nella nostra epoca, le questioni di sopravvivenza si pongono solo alla condizione preliminare di non
essere mai risolte; al contrario, i problemi della storia da vivere si presentano chiaramente attraverso il progetto dei
consigli operai, insieme come positivit e come negativit: in
altre parole, come elemento di base di una societ unitaria
industriale e passionale, e come anti-Stato.
14.
Poich non esercitano alcun potere separato dalle decisioni dei loro componenti, i consigli non tollerano altro potere che il proprio. Il fatto di incoraggiare dovunque le manife-

192

stazioni di anti-Stato non pu quindi essere confuso con la


creazione anticipata di consigli, che in tal caso sarebbero privi di potere assoluto sulle zone che investono, separati
dall'autogestione generalizzata, necessariamente vuoti di
contenuto e pronti a riempirsi di ogni tipo di ideologie. Le
sole forze lucide che oggi siano in grado di rispondere alla
storia fatta con la storia da fare saranno le organizzazioni rivoluzionarie che svilupperanno nel progetto dei consigli una
eguale coscienza sia dell'avversario da combattere che degli
alleati da sostenere. Un aspetto importante di questa lotta si
annuncia sotto i nostri occhi con l'apparizione di un doppio
potere. Nelle fabbriche, negli uffici, nelle strade, nelle case,
nelle caserme, nelle scuole, prende forma una realt nuova, il
disprezzo dei capi, sotto qualunque nome e con qualsiasi atteggiamento essi abbiano. Bisogna ormai che questo disprezzo arrivi al suo risultato logico, dimostrando, attraverso l'iniziativa concertata dei lavoratori, che i dirigenti non sono solo
disprezzabili, ma che sono inutili, e che si pu, dal loro stesso
punto di vista, liquidarli impunemente.
15.
La storia recente non tarder a manifestarsi, nella coscienza dei dirigenti come in quella dei rivoluzionari, sotto
forma di un'alternativa che li riguarda gli uni e gli altri: l'autogestione generalizzata o il caos insurrezionale; la nuova societ dell'abbondanza, o la disgregazione sociale, il saccheggio, il terrorismo, la repressione.
La lotta nel doppio potere gi inseparabile da una simile scelta. La nostra coerenza esige che la paralisi e la distruzione di tutti i modi di governo coincida con la costruzione
dei consigli; a rigor di logica, l'elementare prudenza dell'avversario dovrebbe accontentarsi del fatto che un'organizzazione di nuovi rapporti quotidiani riuscirebbe ad ostacolare
l'estendersi di quello che uno specialista della polizia ameri-

193

cana chiama gi il nostro incubo', piccoli commandos di insorti che sbucano dalle uscite del metr, sparano dai tetti,
utilizzano la mobilit e le risorse inesauribili della guerriglia
urbana per abbattere i poliziotti, liquidare i servitori dell'autorit, aizzare sommosse, distruggere l'economia. Ma non
siamo tenuti a salvare i dirigenti loro malgrado. Ci basti preparare i consigli e con tutti i mezzi assicurarne l'autodifesa.
Lope de Vega, in ima sua opera teatrale, fa vedere come gli
abitanti di un villaggio mettano a morte un funzionario regio
che li aveva esasperati con le sue esazioni, e come ai magistrati incaricati di colpire il colpevole rispondano tutti col
nome del villaggio: Fuenteovejuna.
La tattica di Fuenteovejuna, di cui si servono molti minatori delle Asturie nei confronti degli ingegneri malaccorti, ha
il difetto di avvicinarsi troppo al terrorismo e alla tradizione
dell'omicidio. L'autogestione generalizzata sar la nostra
Fuenteovejuna. Non pi sufficiente che un'azione collettiva
scoraggi la repressione (si pensi a come sarebbero state impotenti le forze dell'ordine se, durante le occupazioni, gli impiegati di una banca avessero dilapidato i fondi); essa deve
anche incoraggiare, con lo stesso movimento, il progresso
verso una maggiore coerenza rivoluzionaria. I consigli sono
l'ordine di fronte alla decomposizione dello Stato, contestato
nella sua forma dalla crescita dei nazionalismi regionali e nel
suo principio dalle rivendicazioni sociali. Alle domande che
si pone, la polizia non pu rispondere se non calcolando il
numero dei suoi morti. Solo i consigli portano una risposta
definitiva.
Che cosa impedisce il saccheggio? L'organizzazione della
distribuzione e la fine della merce. Che cosa impedisce il sabotaggio della produzione? L'appropriazione delle macchine
da parte della creativit collettiva. Che cosa impedisce le
esplosioni di rabbia e di violenza? La fine del proletariato attraverso la repressione collettiva della vita quotidiana. L'uni-

194

ca giustificazione della nostra lotta la soddisfazione immediata di tale progetto: ci che ci soddisfa immediatamente.
16.

L'unico sostegno dell'autogestione generalizzata lo


slancio della libert vissuta da tutti. Ed quanto basta per
poter passare fin d'ora dal rigore preliminare alla sua elaborazione. Un tale rigore deve caratterizzare d'ora in poi le organizzazioni consiliari rivoluzionarie; viceversa la loro pratica conterr gi l'esperienza della democrazia diretta. Ci
permetter di definire meglio certe formule. Cos, un principio come solo l'assemblea generale sovrana significa pure che ci che sfugge al controllo diretto dell'assemblea autonoma risuscita sotto forma di mediazioni tutte le variet
autonome di oppressione. Attraverso i suoi rappresentanti,
l'assemblea tutta intera, con le sue tendenze, che dev'essere
presente al momento di decidere. Se la distruzione dello Stato impedisce essenzialmente il ripetersi di quella beffa che fu
il Soviet Supremo, bisogna non di meno fare attenzione a che
la semplicit organizzativa renda impossibile l'apparizione di
una neoburocrazia. Ora, sar proprio la ricchezza delle tecniche di telecomunicazioni, pretesto per il mantenimento o il
ritorno degli specialisti, a permettere il controllo permanente
della base sui delegati, la conferma, la correzione o la sconfessione immediata delle loro decisioni a tutti i livelli. Telex,
computer, televisioni appartengono quindi inalienabilmente
alle assemblee di base. Realizzano la loro ubiquit. Nella
composizione di un consiglio ci saranno senza dubbio consigli locali, urbani, regionali, internazionali: sar bene che l'assemblea possa eleggere e controllare una sezione di equipaggiamento, destinata a raccogliere le richieste di forniture, a
tracciare le possibilit di produzione e a coordinare questi
due settori; una sezione d'informazione, incaricata di mantenere un rapporto costante con la vita degli altri Consigli; una

195

sezione di coordinamento, con il compito di arricchire, nella


misura in cui le necessit della lotta lo permettono, i rapporti
intersoggettivi, di radicalizzare il progetto fourierista, di occuparsi delle richieste di soddisfazione passionale, di fornire
tutto ci che non necessario alla soddisfazione dei desideri
individuali, delle sperimentazioni e delle avventure, di armonizzare le disponibilit ludiche dell'organizzazione dei lavori
necessari (servizi di pulizia, custodia dei bambini, educazione, cucina eccetera); una sezione di autodifesa. Ogni sezione
responsabile di fronte all'assemblea plenaria; i delegati, revocabili e sottoposti al principio di rotazione verticale e orizzontale, si riuniscono e presentano regolarmente il loro rapporto.
17.
Al sistema logico della merce, che mantiene la pratica
alienata, deve rispondere la logica sociale dei desideri, con la
pratica immediata che essa comporta. Le prime misure rivoluzionarie riguarderanno necessariamente la diminuzione
delle ore di lavoro e la pi larga riduzione del lavoro-servit.
I consigli cureranno la distinzione tra settori prioritari (alimentazione, trasporti, telecomunicazioni, metallurgia, costruzioni, abbigliamento, elettronica, tipografia, armamento,
medicina, comforts e, in generale, l'equipaggiamento materiale necessario alla trasformazione permanente delle condizioni storiche); settori di riconversione, considerati dai lavoratori che vi partecipano come settori riappropriabili a
vantaggio dei rivoluzionari, e settori parassitari, di cui le assemblee avranno deciso la soppressione pura e semplice. E'
evidente che i lavoratori dei settori eliminati (amministrazione, uffici, industrie dello spettacolo e della merce pura) a otto ore al giorno di presenza in un posto di lavoro, preferiranno tre o quattro ore alla settimana di un lavoro liberamente
scelto da loro fra i settori prioritari. I consigli sperimenteran-

196

no forme attrattive di lavori necessari, non per dissimularne


il carattere penoso, ma per compensarlo con un'organizzazione ludica, e per quanto possibile, per eliminarli a vantaggio della creativit (secondo il principio lavoro no, piacere
s). Mano a mano che la trasformazione del mondo s'identificher con la costruzione della vita, il lavoro necessario sparir nel piacere della Storia per s.
18.
Affermando che l'organizzazione consiliare della distribuzione e della produzione impedisce il saccheggio e la distruzione delle macchine e delle scorte, ci si pone ancora
nell'unica prospettiva dell'anti-Stato. Ci che il negativo conserva qui di separazioni, i consigli, come organizzazione della
societ nuova, lo elimineranno mediante una politica collettiva dei desideri. La fine del salariato realizzabile immediatamente, a partire dall'instaurazione dei consigli, dall'istante preciso in cui la sezione equipaggiamento e approvvigionamento di ogni consiglio organizzer la produzione e la
distribuzione in funzione dei voleri dell'assemblea plenaria.
Sar allora che, in omaggio alla migliore predizione bolscevica, si potranno chiamare Lenin i gabinetti pubblici d'oro e
d'argento massiccio.
19.
L'autogestione generalizzata implica l'estensione dei consigli. All'inizio, le zone di lavoro saranno prese in carico dai
lavoratori interessati, riuniti in consigli. Per togliere ai primi
consigli il loro aspetto corporativo, i lavoratori li apriranno, il
pi presto possibile, alle loro compagne, alla gente del quartiere, ai volontari venuti dai settori parassitari, in modo che
prendano rapidamente la forma di consigli locali, frammenti
della Comune (saranno unit pressoch equivalenti dal punto di vista numerico, dalle 8 alle 10.000 persone?).

197

24.

L'estensione interna dei consigli deve andare di pari passo con la loro estensione geografica. Bisogna vegliare sulla
perfetta radicalit delle zone liberate, senza l'illusione di
Fourier sul carattere attraente delle prime comuni, ma senza
peraltro sottovalutare la seduzione che si sprigiona da ogni
esperienza di emancipazione autentica, una volta liberata
dalla menzogna. L'autodifesa dei consigli esemplifica cos la
formula: la verit in armi rivoluzionaria.
21.
E' vicino il giorno in cui l'autogestione generalizzata avr
il suo codice dei possibili, destinato a liquidare la legislazione
repressiva e la sua influenza espropriatrice millenaria. Forse
apparir nel doppio potere, prima che siano annientati gli
apparati giuridici e gli sciacalli della penalit. I nuovi diritti
dell'uomo (diritto di vivere ognuno a proprio modo, di costruirsi ima casa, di partecipare a tutte le assemblee, di armarsi, di vivere da nomadi, di rendere pubblico ci che pensa - a ciascuno il suo giornale murale - di amare senza
riserve; diritto d'incontro, diritto all'equipaggiamento materiale necessario alla realizzazione dei propri desideri, diritto
di creativit, diritto di conquista sulla natura, fine del tempomerce, fine della storia in s, realizzazione dell'arte e dell'immaginario, eccetera) attendono i loro antilegislatori.

198

SULLA COMUNE
di G.-E. Debord, A. Kotnyi, R. Vaneigem

Note editoriali dell'IS


1.

Bisogna riprendere lo studio del movimento operaio classico in un modo disingannato e innanzitutto disingannato rispetto alle varie specie dei suoi eredi politici o pseudoteorici,
perch non possiedono altro che l'eredit del suo fallimento.
Gli apparenti successi di questo movimento sono i suoi fallimenti fondamentali (il riformismo o il collocamento al potere di una burocrazia statale) e i suoi fallimenti (la Comune o
la rivolta delle Asturie) sono finora i suoi aperti successi, per
noi e per l'avvenire.
2.

La Comune stata la pi grande festa del XIX secolo. Vi


si trova, alla base, l'impressione degli insorti di essere divenuti padroni della propria storia, non tanto a livello di decisione politica governativa quanto a livello di vita quotidiana,
in quella primavera del 1871 (vedi il gioco di tutti con le armi, ci che vuol dire: giocare con il potere). E' anche in questo senso che occorre comprendere Marx: La pi grande misura sociale della Comune era la sua stessa esistenza in atto.
1 Da IS n. 12, settembre 1969.

199

24.

La frase di Engels, Guardate la Comune di Parigi. Era la


dittatura del proletariato, deve essere presa sul serio, come
punto di partenza per dimostrare ci che non la dittature
del proletariato in quanto regime politico (le varie modalit
di dittature sul proletariato, in suo nome).
4.
Tutti hanno saputo muovere giuste critiche alle incongruenze della Comune, all'evidente carenza di un apparato.
Ma poich oggi pensiamo che il problema degli apparati politici sia molto pi complesso di quanto lo pretendono gli
eredi abusivi dell'apparato di tipo bolscevico, ora di considerare la Comune non solo come uno spontaneismo rivoluzionario superato di cui si superano tutti gli errori, ma come
un'esperienza positiva di cui non si ancora ritrovata e compiuta tutta la verit.
5.
La Comune non ha avuto capi. Questo in un periodo storico in cui l'idea che se ne dovessero avere dominava in modo assoluto il movimento operaio. Si spiegano cos in un primo momento le sue sconfitte e i suoi successi paradossali. Le
guide ufficiali della Comune sono incompetenti (se prendiamo come riferimento il livello di Marx o Lenin, e perfino
Blanqui).
Ma in compenso gli atti irresponsabili di quel momento
sono precisamente da rivendicene per la continuazione del
movimento rivoluzionario del nostro tempo (anche se le circostanze li hanno limitati quasi tutti allo stadio distruttivo:
l'esempio pi noto quello dall'insorto che dice al borghese
sospetto che afferma di non aver mai fatto politica: proprio
per questo che ti uccido).

200

6.

L'importanza vitale dell'armamento generale del popolo


si manifesta, nella pratica e nei segni, da ima parte all'altra
del movimento. Nell'insieme non si abdicato a favore di reparti specializzati nel diritto di imporre con la forza una volont comune. Il valore esemplare di questa autonomia dei
gruppi armati ha il suo lato negativo nella mancanza di coordinamento: il fatto di non aver portato la forza popolare al livello dell'efficacia militare in nessun momento, offensivo o
difensivo, nella lotta contro Versailles; ma non bisogna dimenticare che la rivoluzione spagnola, e alla fine la guerra
stessa stata persa in nome di una simile trasformazione in
esercito repubblicano. Si pu pensare che la contraddizione
fra autonomia e coordinamento dipendesse in buona parte
dal livello tecnologico dell'epoca.
7.
La Comune rappresenta fino ai nostri giorni l'unica realizzazione di un'urbanistica rivoluzionaria, che attacca sul campo i segni pietrificati dell'organizzazione dominante della vita, riconosce lo spazio sociale in termini politici, non crede
che un monumento possa essere innocente. Chi riconduce
tutto ci a un nichilismo da lumpenproletario, all'irresponsabilit delle incendiarie, deve ammettere in contropartita tutto ci che ritiene positivo, da salvare, nella societ dominante
(si vedr che quasi tutto).
Tutto lo spazio gi occupato dal nemico... il momento di
apparizione dell'urbanismo autentico consister nel creare, in
certe zone, il moto da questa occupazione. Ci che noi chiamiamo costruzione comincia l.
Pu comprendersi con l'aiuto del concetto di buco positivo
forgiato dalla fisica moderna (Programma elementare di urbanismo unitario, da IS n. 6).

201

6.

La Comune di Parigi stata sconfitta meno dalla forza


delle armi che dalla forza dell'abitudine. L'esempio pratico
pi scandaloso il rifiuto di usare il cannone per impadronirsi della Banca di Francia mentre il denaro scarseggiava
abbastanza. Per tutta la durata del potere della Comune, la
Banca rimasta un'enclave versagliese dentro Parigi, difesa
da alcuni fucili e dal mito della propriet e del furto. Le altre
abitudini ideologiche sono state in tutti i campi disastrose (il
risorgere del giacobinismo, la strategia disfattista delle barricate in ricordo del '48, eccetera).
9.
La Comune dimostra come, su un punto o sull'altro, i difensori del vecchio mondo traggano sempre beneficio dalla
complicit dei rivoluzionari; soprattutto da quelli che pensano la rivoluzione. E' l dove i rivoluzionari pensano come loro. Il vecchio mondo mantiene cos delle basi (l'ideologia, il
linguaggio, i costumi, i gusti) nello sviluppo dei suoi nemici, e
le usa per riconquistare il terreno perduto. (Solo, sfugge per
sempre il pensiero, in atti naturali, del proletariato rivoluzionario: la Corte dei Conti bruciata). La vera quinta colonna
nella mente stessa dei rivoluzionari.
10.
L'aneddoto degli incendiari venuti, negli ultimi giorni,
per distruggere Notre-Dame, e si confrontano col battaglione armato degli artisti della Comune, ricco di significato:
un buon esempio di democrazia diretta. Mostra anche, pi a
fondo, i problemi ancora da risolvere nella prospettiva del
potere del consigli. Questi artisti unanimi avevano ragione a
difendere una cattedrale in nome di valori estetici permanenti, e di fatto nello spirito dei musei, mentre altri uomini volevano giustamente comunicare qualcosa, traducendo con que-

202

sta demolizione la loro sfida totale a ima societ che, nella


sconfitta presente, gettava nuovamente tutta la loro vita nel
silenzio e nel nulla?
Gli artisti partigiani della Comune, agendo da specialisti,
si trovavano gi in conflitto con una manifestazione estremista della lotta contro l'alienazione. Bisogna rimproverare agli
uomini della Comune di non aver osato rispondere al terrore
totalitario del potere con la totalit dell'uso delle loro armi.
Tutto porta a credere che si siano fatti sparire i poeti che
hanno tradotto in quel momento la poesia in sospeso nella
Comune. La massa degli atti incompiuti della Comune consente che gli atti abbozzati diventino atrocit e che i ricordi
siano censurati. La frase Coloro che fanno delle rivoluzioni a
met non fanno che scavarsi la fossa spiega anche il silenzio
di Saint-Just.
11.
I teorici che restituiscono la storia di questo movimento
ponendosi dal punto di vista onnisciente di Dio, che caratterizzava il romanziere classico, dimostrano facilmente che la
Comune era oggettivamente condannata, che non aveva un
possibile futuro. Non bisogna dimenticare che, per coloro
che hanno vissuto l'avvenimento, il superamento era l.
12.

L'audacia e l'invenzione della Comune non si misurano


ovviamente rispetto alla nostra epoca, ma rispetto alle banalit di allora nella vita politica, intellettuale, morale. Rispetto
alla solidariet di tutte le banalit fra le quali la Comune ha
portato il fuoco. Cos, considerando la solidariet delle banalit attuali (di destra e di sinistra) ci si rende conto della misura dell'invenzione che ci possiamo aspettare da un'eguale
esplosione.

203

13.

La guerra sociale, di cui la Comune un momento, continua sempre (bench le sue condizioni superficiali siano molto mutate). Per il lavoro di rendere consce le tendenze inconsce della Comune (Engels), non detta l'ultima parola.
14.
Da quasi vent'anni, in Francia, i cristiani di sinistra e gli
stalinisti si accordano, in ricordo del loro fronte nazionale
antitedesco, per mettere l'accento su quanto nella Comune vi
fu di turbamento nazionale, patriottismo ferito, e insomma di
popolo francese che chiedeva per petizione di essere ben governato (secondo la politica stalinista attuale), e spinto infine
alla disperazione dalla carenza della destra borghese apolide. Per risputare quest'acqua santa, basterebbe studiare il
ruolo degli stranieri venuti a combattere per la Comune: si
trattava, prima di tutto, dell'inevitabile prova di forza in cui si
doveva condurre tutta l'azione in Europa dal 1848 del nostro
partito, come diceva Marx.
18 marzo 1962

Debord, Kotnyi e Vaneigem

Il testo sulla Comune viene pubblicato suU'lS nel quadro di un


confronto con un testo di H. Lefebvre, filosofo vicino, fino ad un certo punto, alle posizioni situazioniste. Tale confronto giustificato dal
fatto che il testo di Lefebvre, pubblicato sulla rivista Arguments, riprende in modo quasi letterale il testo sulla Comune dei situazionisti.
Tutto ci anche oggetto di una polemica violenta contro Lefebvre
da parte di Vaneigem in un articolo pubblicato sullo stesso numero
12 dell'IS, col titolo NELLE PA TTUMIERE DELLA STORIA! [n.d.t.].

204

Non credete pi ai pensatori rispettabili


e non credete pi
che la teoria rivoluzionaria sia assente.
Leggete direttamente la rivista
Internationale Situationniste
E' appena uscito il numero 8.
In vendita in edicola.
Indirizzo B.P. 75-06 Parigi.

LA QUESTIONE DELL'ORGANIZZAZIONE PER L'IS


di G.-E. Debord}

(aprile 1968)
1. Tutto ci che finora stato conosciuto dell'IS fa parte
di un'epoca che per fortuna finita (si pu dire pi precisamente che era la seconda epoca, se si conta come prima l'attivit centrata sul superamento dell'arte, tra il 1957 e il 1962).
2. Le nuove tendenze rivoluzionarie della societ attuale,
se sono ancora deboli e confuse, non sono pi relegate in
un'area di clandestinit: quest'anno appaiono nelle strade.
3. Parallelamente, l'IS uscita dal silenzio e deve, in termini strategici, sfruttare ora questo varco. Non si pu impedire la moda, qua e l, del termine situazionista. Dobbiamo
fare in modo che questo fenomeno (normale) ci serva pi di
quanto ci possa nuocere. Quel che ci serve, ai miei occhi indistinto da ci che serve a unificare e radicalizzare le lotte
sparse. E' il compito dell'IS, in quanto organizzazione. Al di
fuori di ci, il termine situazionista potrebbe vagamente designare una certa epoca del pensiero critico ( gi abbastanza
bene averlo inaugurato), ma in cui ciascuno impegnato soltanto per ci che fa personalmente, senza riferimento a ima
comunit organizzata. Ma finch questa comunit esiste, dovr riuscire a distinguersi da chi parla di lei senza essere lei.
1 La question de l'organisation pour l'IS, da IS n. 12, settembre 1969.

206

4. Si pu dire, relativamente ai compiti che ci siamo gi


riconosciuti precedentemente, che attualmente bisogna porre l'accento meno sull'elaborazione teorica, da proseguire,
che sulla sua comunicazione: essenzialmente, sul legame pratico con ci che sta apparendo (aumentando in fretta le nostre possibilit di intervento, di critica, di sostegno esemplare).
5. Il movimento che comincia poveramente l'inizio della
nostra vittoria (vale a dire della vittoria di ci che sostenevamo e indicavamo da parecchi anni). Ma questa vittoria non
deve venir capitalizzata da noi (ogni affermazione di un momento della critica rivoluzionaria, in tal senso, si richiama
gi, al livello in cui , a questa esigenza: che ogni organizzazione coerente avanzata sappia dissolversi essa stessa nella
societ rivoluzionaria). Nelle correnti sovversive attuali e
prossime, vi molto da criticare. Sarebbe assai poco elegante
che noi compissimo questa necessaria critica lasciando l'IS al
di sopra di essa.
6. L'IS deve ora provare la sua efficacia in uno stadio ulteriore dell'attivit rivoluzionaria, oppure sparire.
7. Per avere delle possibilit di raggiungere tale efficacia,
bisogna vedere e dichiarare alcune verit sull'IS che evidentemente erano gi vere prima, ma, nello stadio presente, in
cui questo vero si verifica, diventato urgente il precisarlo.
8. Poich l'IS non stata mai considerata da noi come un
fine, ma come un momento di un'attivit storica, la forza delle cose ci porta adesso a provarlo. La coerenza dell'IS il
rapporto, tendente alla coerenza, tra tutte le nostre tesi formulate, tra loro e la nostra azione; cos come la nostra solidariet per i problemi (molti, ma non tutti) in cui qualcuno di

207

noi deve impegnare la responsabilit degli altri. Questo non


pu significare l'autorevolezza garantita per chiunque, che
fosse giudicato aver compreso cos bene le nostre basi teoriche da ricavarne automaticamente la buona condotta indiscutibile. Questo non pu significare l'esigenza (ancor meno
il riconoscimento) di un'eccellenza uguale di tutti su tutte le
questioni od operazioni.
9. La coerenza si acquisisce e si verifica con la partecipazione egualitaria all'insieme di una pratica comune, che contemporaneamente rivela i difetti e fornisce i rimedi: questa
pratica esige delle riunioni formali che stabiliscano le decisioni, la trasmissione di tutte le informazioni, l'esame di tutte
le carenze constatate.
10. Questa pratica richiede attualmente pi partecipanti
all'IS presi tra coloro che affermano il loro accordo e dimostrano le loro capacit. Il piccolo numero, abbastanza ingiustamente selezionato sino ad ora, stato causa e conseguenza di una sovraestimazione ridicola ufficialmente accordata a
tutti i membri dell'IS per il solo fatto che lo sono, mentre
molti non avevano provato per nulla delle capacit minime
reali (si vedano le esclusioni da un anno a questa parte, garnaultini o inglesi). Una simile limitazione numerica pseudoqualitativa alimenta esageratamente l'importanza di ogni
sciocchezza particolare, quando al tempo stesso la suscita.
1

11. Un prodotto diretto di questa illusione selettiva,


all'esterno stato il riconoscimento mitologico di pseudogruppi autonomi, collocati gloriosamente al livello dell'IS,
1 Da Jean Garnault, situazionista di Strasburgo che, insieme a Herbert
Holl, Theo ed Edith Frey, era stato espulso dall'IS il 15 gennaio 1967
[n.d.r.].

208

mentre non ne erano che degli ammiratori deboli di mente


(dunque, per forza, a breve termine, disonesti detrattori). Mi
sembra che non possiamo riconoscere dei gruppi autonomi
senza un ambiente di lavoro pratico autonomo n la riuscita
durevole di un gruppo autonomo senza un'azione unitaria
con gli operai (ovviamente senza che questo ricada al di sotto della nostra definizione minima delle organizzazioni rivoluzionarie). Tutti i tipi di esperienze recenti ci hanno dimostrato il confusionismo recuperato del termine anarchico a cui mi
sembra che dobbiamo opporci ovunque.
12. Ritengo che si debba ammettere dell'IS la possibilit
di tendenze riguardo a diverse preoccupazioni od opzioni
tattiche, a condizione che non vengano messe in discussione
le nostre basi generali. Del pari bisogna andare verso ima
completa autonomia pratica dei gruppi nazionali, nella misura in cui potranno costituirsi realmente.
13. All'opposto delle abitudini degli esclusi che, nel 1966,
pretendevano conseguire - inattivamente - nell'IS una realizzazione totale della trasparenza e dell'amicizia (ci si trovava
quasi imbarazzati nel giudicare la loro compagnia noiosa) e
che, come corollario, sviluppavano in segreto le gelosie pi
idiote, menzogne indegne della scuola elementare, dei complotti tanto ignominiosi quanto irrazionali, noi non dobbiamo
ammettere tra di noi che dei rapporti storici (una fiducia critica, la conoscenza delle possibilit o dei limiti di ciascuno),
ma sulla base della lealt fondamentale che esige il progetto
rivoluzionario che si va definendo da pi di un secolo.
14. Non abbiamo pi il diritto di sbagliarci nella rottura.
Dovremo sbagliarci ancora nell'adesione - pi o meno frequentemente: le esclusioni non hanno quasi mai segnato un
progresso teorico dell'IS (in quelle occasioni non scoprivamo

209

una definizione pi precisa di ci che inaccettabile - il lato


sorprendente del garnaultismo sta appunto nel fatto che era
un'eccezione a questa regola). Le esclusioni sono state quasi
sempre delle risposte a delle pressioni oggettive che le condizioni esistenti riservano alla nostra azione: questo rischia
quindi di riprodursi a dei livelli pi alti. Ogni tipo di nashismi . potrebbe riformarsi: si tratta soltanto di essere in grado
di distruggerli.
1

15. Per accordare la forma di questo dibattito a quello


che io credo debba essere il suo contenuto, propongo che
questo testo venga comunicato a certi compagni vicini all'IS
0 suscettibili di farne parte e che si solleciti il loro parere su
tale questione.
Nota aggiunta nell'agosto 1969
Queste note dell'aprile 1968 erano un contributo a un dibattito sull'organizzazione che allora doveva cominciare fra
di noi. Due o tre settimane dopo, il movimento delle occupazioni, che evidentemente fu pi piacevole e pi istruttivo di
questo dibattito, ci costrinse a rimandarlo.
Solo l'ultimo punto era stato immediatamente approvato
dai compagni dell'IS Questo testo, quindi, che non aveva certo nulla di segreto, non era neppure esattamente un documento interno. Tuttavia, verso la fine del 1968, abbiamo constatato che delle versioni tronche e senza data erano state
messe in circolazione da alcuni gruppi gauchistes, non so a
qual fine. L'IS ha giudicato, in conseguenza di ci, che bisognava pubblicare in questa rivista la versione autentica.
1 Da Jorgen Nash, artista danese e membro dell'IS, espulso nel 1962. A
novembre dello stesso anno, nella conferenza di Anversa, l'IS aveva adottato una definizione polemica e satirica del nashismo [n.d.r.].

210

Quando la nostra discussione sull'organizzazione pot venir ripresa, nell'autunno dei 1968, i fatti avevano camminato
molto in fretta e i situazionisti adottarono queste tesi che ne
uscivano confermate. Reciprocamente, l'IS ha saputo agire
in maggio in una maniera che rispondeva abbastanza bene alle esigenze che erano state formulate per il futuro immediato.
Credo che si debba aggiungere ima precisazione, nel momento in cui questo testo conosce una diffusione pi vasta,
per evitare un controsenso sulla questione dell'apertura relativa richiesta per l'IS.
Non ho proposto qui nessuna concessione all'azione comune con quelle correnti semiradicali che possono gi cercare di formarsi, n soprattutto l'abbandono del nostro rigore
nella scelta dei membri dell'IS e nella limitazione del loro
numero. Ho criticato un cattivo uso astratto di questo rigore,
che potrebbe sfociare nel contrario di ci che vogliamo. Gli
eccessi, di ammirazione o successivamente di ostilit, di tutti
coloro che parlano di noi da spettatori intempestivamente
appassionati non devono trovare il loro corrispondente in
una situ-vanteria che, fra di noi, aiuterebbe a far credere
che i situazionisti sono tutti delle meraviglie che possiedono
effettivamente, nella loro vita, ci che hanno enunciato o
semplicemente ammesso in quanto teoria e programma rivoluzionario. Si potuto vedere, dopo il maggio, che ampiezza
abbia preso questo problema e quelle urgenza.
I situazionisti non hanno un monopolio da difendere, n
delle ricompense da ottenere. Un compito, che ci andava bene, stato avviato, mantenuto mediamente e, nell'insieme,
correttamente, con ci che si trovava in quel momento. L'attuale sviluppo delle condizioni soggettive della rivoluzione
deve condurre a definire una strategia che, a partire da dati
differenti, sia altrettanto valida che quella che l'IS ha seguito
in tempi pi difficili.

211

les mensonges de Tho Prey, Jean Garnault et


Herbert Holl ayant t mis en vidence, ils ont
t exclus sur le champ, et l'I.S. refuser naturellement tout contact l'avenir avec quiconque
se compromettrait avec eux.

Le 15 janvier 1967
pour l'I.S
fctnu4 \tu*

Bernstein
Debord

jCU-A^-f
f\Jt\j0lr-A,
tm^i

Xhayati
Nicholson-Smith
Vinet

La risoluzione originaria con cui vennero espulsi i garnaultini


e le firme di alcuni celebri esponenti dell'IS.

Materiali

Df LO
SCS

l LLOS M I S H O S ,

A sinistra: L'emancipazione dei


lavoratori sar opera d'essi stessi.
Sotto: Non conosco niente di
meglio che scopare con un minatore asturiano. Questi s che sono
uomini!.
Volantini clandestini per la
Spagna, riprosotti sull'/S.

*" *
nMm n)<N>
jtv'

I (Ut < "


MHtl"

MANIFESTO

Una nuova forza umana, che il potere esistente non potr


dominare, si accresce di giorno in giorno con l'irresistibile
sviluppo tecnico e l'insoddisfazione per le sue utilizzazioni
possibili nella nostra vita sociale privata di senso. L'alienazione e l'oppressione nella societ non possono essere pianificate in nessuna delle loro varianti, ma solo rigettate in blocco con questa stessa societ. Ogni progresso reale evidentemente connesso alla soluzione rivoluzionaria della multiforme crisi del presente. Quali sono le prospettive d'organizzazione della vita in una societ che, autenticamente, riorganizzer la produzione sulle basi di un'associazione libera e
uguale di produttori?
L'automazione della produzione e la socializzazione dei
beni vitali ridurranno sempre di pi il lavoro come necessit
esterna, e diiranno infine la libert completa all'individuo.
Liberato cos da ogni responsabilit economica, liberato da
tutti i suoi debiti e le sue colpe verso il passato e gli altri,
l'uomo avr a disposizione un nuovo plusvalore, incalcolabile
in denaro perch impossibile da ridurre a misura del lavoro
salariato: il valore del gioco, della vita liberamente costruita.
L'esercizio di questa creazione ludica la garanzia della libert di ognuno e di tutti, nell'ambito della sola uguaglianza
garantita dal non-sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
1 Manifeste, da IS n. 4, giugno 1960.

215

La liberazione del gioco la sua autonomia creativa, che


supera l'antica divisione tra il lavoro imposto e i divertimenti
passivi. La Chiesa ha bruciato un tempo le cosiddette streghe
per reprimere le tendenze ludiche primitive conservate nelle
feste popolari. Nella societ attualmente dominante, che
produce in maniera massiccia squallidi pseudogiochi di nonpartecipazione, una vera e propria attivit artistica viene
classificata necessariamente come criminalit. E' semiclandestina. Si presenta come fatto scandaloso.
Cos', in effetti, la situazione? E' la realizzazione di un
gioco superiore; pi precisamente, la provocazione a quel
gioco che la presenza umana. I giocatori rivoluzionari di
tutti i paesi possono unirsi nell'IS per cominciare ad uscire
dalla preistoria della vita quotidiana. Proponiamo fin d'ora
un'organizzazione autonoma dei produttori della nuova cultura, indipendente dalle organizzazioni politiche e sindacali
che esistono in questo momento, poich non riconosciamo
loro la capacit di organizzare nient'altro che il riassetto
dell'esistente. L'obiettivo pi urgente che fissiamo per questa
organizzazione, dal momento in cui esce dalla sua fase sperimentale iniziale per ima prima campagna pubblica, la presa
dell'Unesco.
La burocratizzazione, unificata su scala mondiale, dell'arte e di tutta la cultura un fenomeno nuovo che esprime la
profonda affinit dei sistemi sociali coesistenti nel mondo,
sulla base della conservazione eclettica e della riproduzione
del passato. La risposta degli artisti rivoluzionari a queste
nuove condizioni deve essere un tipo nuovo di azione. Poich
l'esistenza stessa di questa concentrazione direttiva della cultura localizzata in un solo edificio, favorisce la conquista con
un putsch; e poich l'istituzione del tutto sprovvista della
possibilit di un uso sensato al di fuori della nostra prospettiva sovversiva, ci troviamo giustificati, di fronte ai nostri contemporanei, se ci impossessiamo di questo apparato. E

216

l'avremo. Siamo determinati a impadronirci dell'Unesco, anche se per poco tempo, perch siamo sicuri di fare all'istante
un'opera che rester tra le pi significative per illuminare un
lungo periodo di rivendicazioni.
Quali dovranno essere i caratteri principali della nuova
cultura, prima di tutto in rapporto all'arte del passato?
Contro lo spettacolo, la cultura situazionista realizzata introduce la partecipazione sociale.
Contro l'arte conservata, si oppone un'organizzazione del
momento vissuto, direttamente.
Contro l'arte parcellare, ci sar una pratica globale basata contemporaneamente su tutti gli elementi utilizzabili.
Tendendo naturalmente a una produzione collettiva e
senza dubbio anonima (almeno nella misura in cui, essendo
note le opere immagazzinate in merci, questa cultura non sar
governata dal bisogno di lasciare tracce). Le sue esperienze
si propongono, come minimo, ima rivoluzione del comportamento e un urbanismo unitario dinamico, suscettibile di essere esteso all'intero pianeta, e di essere poi diffuso su tutti i
pianeti abitabili.
Contro l'arte unilaterale, la cultura situazionista sar
un'arte del dialogo, un'arte dell'interazione. Gli artisti -con
tutta la cultura visibile - si sono separati del tutto dalla societ, come sono separati tra loro dalla concorrenza. Ma anche
prima di questa impasse del capitalismo, l'arte era essenzialmente unilaterale, senza risposta. Essa superer questo periodo chiuso del suo primitivismo a favore di una comunicazione completa.
Poich tutti diventeranno artisti a uno stadio superiore,
cio in modo inseparabile, produttori-consumatori di una
creazione culturale totale, si assister alla rapida dissoluzione del criterio lineare di novit. Poich tutti diventeranno,
per cos dire, situazionisti, si assister a un'inflazione multidimensionale di tendenze, esperienze, di scuole radicalmente

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differenti, e tutto questo non pi successivamente, ma simultaneamente.


Inauguriamo ora quello che sar, storicamente, l'ultimo
dei mestieri. Il ruolo di situazionista, di dilettante-professionista, di antispecialista ancora ima specializzazione fino a
quel momento di abbondanza economica e mentale in cui
tutti diventeranno artisti, in un senso che gli artisti non
hanno raggiunto: la costruzione della loro vita. Tuttavia, l'ultimo mestiere della storia cos vicino alla societ senza divisione permanente del lavoro, che non gli si riconosce la qualifica di mestiere quando fa la sua apparizione nell'I.S, A
quelli che non ci comprendessero bene, diciamo con un irriducibile disprezzo: I situazionisti, di cui vi credete forse i
giudici, vi giudicheranno un giorno o l'altro. Vi aspettiamo
alla svolta, che la liquidazione inevitabile del mondo della
privazione, sotto tutte le forme. Questi sono i nostri fini e saranno i futuri fini dell'umanit.
17 maggio 1960

218

IL QUESTIONARIO

1. Che significa il termine situazionista?


Definisce un'attivit che vuole creare le situazioni, non riconoscerle, come valore esplicativo o altro. Questo a tutti i livelli della pratica sociale e della storia individuale. Noi sostituiamo alla passivit esistenziale la costruzione di momenti
di vita, al dubbio l'affermazione ludica. Fino ad ora, i filosofi
e gli artisti non hanno fatto che interpretare le situazioni; si
tratta ora di trasformarle. Dato che l'uomo il prodotto delle situazioni che attraversa, importante creare delle situazioni umane. Dato che l'individuo definito dalla sua situazione, vuole il potere di creare delle situazioni a misura del
suo desiderio.
In questa prospettiva devono fondersi e realizzarsi la poesia (la comunicazione come realizzazione di un linguaggio in
situazione), l'appropriazione della natura, la liberazione sociale completa. Il nostro tempo sostituir la frontiera fissa
delle situazioni-limite, che la fenomenologia si compiaciuta
nel descrivere, con la creazione pratica delle situazioni; stabilizzer permanentemente questa frontiera con il movimento della storia della nostra realizzazione. Noi voghamo una
fenomeno-prassi. Non dubitiamo affatto che questa sar la
banalit primaria del movimento di liberazione possibile del
nostro tempo.
Cosa si tratta di mettere in situazione?
1 Le questionnaire, da IS n. 9, agosto 1964.

219

A differenti livelli, pu essere questo pianeta, o l'epoca


(una civilt nel senso di Burckhardt, per esempio), o un momento della vita individuale. Comincino le danze! I valori
della cultura passata, le speranze di realizzare la ragione nella storia, non hanno altra prospettiva possibile. Tutto il resto
si decompone. Il termine situazionista, nell'accezione dell'IS,
esattamente il contrario di ci che attualmente in portoghese si chiama un situazionista, vale a dire un difensore della situazione esistente, in quel caso, del salazarismo.
2. L'Internazionale Situazionista un movimento politico?
L'espressione movimento politico definisce oggi l'attivit specializzata dei capi di gruppi e di partiti che traggono
dalla passivit organizzata dei loro militanti la forza oppressiva del loro potere futuro. L'IS non vuole avere niente in comune con il potere gerarchizzato, sotto qualunque forma si
ponga.
L'IS quindi non n un movimento politico, n una sociologia della mistificazione politica. L'IS si propone di essere il pi alto grado della coscienza rivoluzionaria internazionale. E' per questo che si sforza di chiarire e di coordinare i
gesti di rifiuto e i segni di creativit che definiscono i nuovi
contorni del proletariato, la volont irriducibile di emancipazione. Articolata sulla spontaneit delle masse, una simile attivit incontestabilmente politica, a meno che non si neghi
tale qualit agli agitatori stessi. Nella misura in cui delle nuove correnti radicali appaiono in Giappone (l'ala estremista
del movimento Zengakuren), in Congo, nella clandestinit
spagnola, l'IS fornisce loro un appoggio crtico, e dunque si
attiva per aiutarli praticamente.
Ma contro tutti i programmi transitori della politica
specialistica, l'IS si riferisce a una rivoluzione permanente
della vita quotidiana.

220

3. L'I.S un movimento artistico?


Una gran parte della critica situazionista dedicata alla societ dei consumi consiste nel mostrare a che punto gli artisti
contemporanei, abbandonando la ricchezza di superamento
contenuta, se non proprio sfruttata, nel periodo 1910-1925, si
siano in maggioranza condannati a fare arte cos come si fanno affari. I movimenti artistici, da allora, non sono che le
conseguenze immaginarie di un'esplosione che non ha mai
avuto luogo, che minacciava e minaccia ancora le strutture
della societ.
La coscienza di un simile abbandono e delle sue contraddittorie implicazioni (il vuoto e la volont di ritornare alla
violenza iniziale) fa dell'IS il solo movimento che possa, integrando la sopravvivenza dell'arte nell'arte di vivere, rispondere al progetto dell'artista autentico. Siamo degli artisti soltanto in quanto non siamo pi degli artisti: stiamo
realizzando l'arte.
4. L'IS una manifestazione nichilista?
L'IS rifiuta il ruolo, che tutti sono pronti a concederle,
nello spettacolo della decomposizione. L'aldil del nichilismo passa per la decomposizione dello spettacolo ed per
questo che l'IS intende impegnarsi fortemente. Tutto ci che
viene elaborato e costruito al di fuori di una simile prospettiva non ha bisogno dell'IS per crollare da s; ma anche vero
che, ovunque nella societ dei consumi, le aree dismesse del
crollo spontaneo offrono ai valori nuovi un campo di sperimentazione di cui l'IS non pu non tener conto.
Non possiamo costruire che sulle rovine dello spettacolo.
D'altronde, la previsione, perfettamente fondata, di una
distruzione totale obbliga a non costruire mai se non alla luce
della totalit.

221

5. Le posizioni situazioniste sono utopiche?


La realt supera l'utopia. Tra la ricchezza delle possibilit tecniche attuali e la povert del loro uso da parte dei dirigenti di ogni tipo, non c' che da lanciare un ponte immaginario. Noi voghamo mettere l'attrezzatura materiale a
disposizione della creativit di tutti, come ovunque le masse
si sforzano di farlo nel momento della rivoluzione. E' un problema di coordinamento, o di tattica, come si vuole. Tutto
ci di cui noi trattiamo realizzabile, sia immediatamente,
sia a breve termine, dal momento in cui si comincino a mettere in pratica i nostri metodi di ricerca, di attivit.
6. Giudicate necessario chiamarvi cos: situazionisti?
Nell'ordine esistente, in cui la cosa prende il posto
dell'uomo, ogni etichetta compromettente. Tuttavia quella
che abbiamo scelto porta in s la propria critica, magari sommaria, per il fatto che si oppone a quella di situazionismo
che gli altri scelgono per noi. D'altronde sparir quando ciascuno di noi sar situazionista interamente, e non pi proletario che lotta per la fine del proletariato. Nell'immediato,
per quanto ridicola sia un'etichetta, ha il merito di segnare
una cesura tra l'antica incoerenza e un'esigenza nuova. Quel
che pi era mancato all'intelligenza da alcune decine di anni
era per l'appunto questa cesura.
7. Qual l'originalit dei situazionisti in quanto gruppo delimitato?
Ci sembra che tre punti importanti giustifichino l'importanza che noi ci attribuiamo, come gruppo organizzato di
teorici e di sperimentatori. In primo luogo, noi facciamo, per
la prima volta, una nuova critica, coerente, della Societ che

222

si sviluppa attualmente, da un punto di vista rivoluzionario;


questa critica profondamente radicata nella cultura e
nell'arte di questo tempo, ne detiene le chiavi (evidentemente questo lavoro piuttosto lungi dall'essere portato a termine).
In secondo luogo, noi pratichiamo la rottura completa e
definitiva con tutti coloro che ci obbligano a farlo: una rottura a catena. Ci prezioso in un'epoca in cui le diverse forme di rassegnazione, subdolamente, sono solidali.
In terzo luogo, noi inauguriamo un nuovo stile di rapporti
con i nostri sostenitori: rifiutiamo assolutamente i discepoli. Ci interessiamo soltanto alla partecipazione al pi alto livello e a lanciare nel mondo persone autonome.
8. Perch non si parla dell' IS?
Se ne parla abbastanza spesso, fra i possessori specializzati del pensiero moderno in liquefazione, ma se ne scrive
molto poco. Nel senso pi generale perch rifiutiamo il termine situazionismo, che sarebbe la sola categoria capace di
introdurci nello spettacolo regnante, integrandoci sotto forma di dottrina fossilizzata contro noi stessi, sotto forma di
ideologia nel senso di Marx. E' normale che lo spettacolo
che noi rifiutiamo, ci rifiuti.
Si parla pi volentieri dei situazionisti in quanto individui,
per tentare di separarli dalla contestazione d'insieme, senza
la quale, d'altra parte, non sarebbero neppure degli individui
interessanti. Si parla dei situazionisti da quando smettono
di esserlo (le variet rivali di nashismo , in diversi paesi, hanno questa sola celebrit in comune, di rivendicare bugiardamente una qualsiasi relazione con l'IS). I cani da guardia dello spettacolo riprendono, senza dirlo, frammenti di teoria
1

1 Da Jorgen Nash, vedi sopra, nota a p. 210 [n.d.r.].

223

situazionista, per rivolgerla contro di noi. Se ne ispirano,


com' normale, nella loro lotta per la sopravvivenza dello
spettacolo.
E' loro necessario quindi nascondere la fonte, per la coerenza fittizia di simili idee. Non soltanto per vanit di
plagiari. Inoltre: molti intellettuali esitanti non osano parlare
apertamente dell'IS, perch parlarne implica un minimo di
presa di posizione: dire chiaramente ci che si rifiuta rispetto
a ci che se ne assume. Molti credono, assai a torto, che fingere intanto l'ignoranza li liberer pi tardi dalle loro responsabilit.
9. Che appoggio date al movimento rivoluzionano?
Sfortunatamente non c'. La societ, certo, contiene delle
contraddizioni e cambia. Cosa che rende, in un modo sempre
nuovo, possibile e necessaria un'attivit rivoluzionaria che attualmente non esiste pi, o non ancora, nella forma di movimento organizzato.
Non si tratta quindi di appoggiare un simile movimento, ma di farlo: di definirlo e, in maniera inseparabile, di sperimentarlo. Dire che non c' movimento rivoluzionario il
primo gesto, indispensabile, a favore di un tale movimento.
Tutto il resto ridicola riverniciatura del passato.
10. Siete marxisti?
Tanto quanto Marx quando diceva Non sono marxista.
11. C' un rapporto tra le vostre teorie e il vostro modo di vita
reale?
Le nostre teorie non sono niente altro che la teoria della
nostra vita reale e del possibile sperimentato o intravisto in

224

essa. Per quanto parcellari siano i campi di attivit disponibili, sino a nuovo ordine, in essi noi ci comportiamo al meglio.
Trattiamo il nemico da nemico, ed un primo passo che raccomandiamo a tutti come apprendimento accelerato del pensiero.
D'altra parte, va da s che sosteniamo incondizionatamente tutte le forme di libert dei costumi, tutto ci che la
canaglia borghese o burocratica chiama dissolutezza. E' evidentemente escluso che noi prepariamo la rivoluzione della
vita quotidiana con l'ascetismo.
12.1 situazionisti sono all'avanguardia della societ dei divertimenti?
La societ dei divertimenti un'apparenza che copre un
certo tipo di produzione-consumo dello spazio-tempo sociale. Se il tempo del lavoro produttivo propriamente detto si riduce, l'esercito di riserva della vita industriale lavorer nel
consumo. Tutti sono successivamente operai e materia prima
nell'industria delle vacanze, dei divertimenti, dello spettacolo.
1 lavoro esistente l'alfa e l'omega della vita esistente.
L'organizzazione dei consumi pi l'organizzazione dei divertimenti deve equilibrare esattamente l'organizzazione del lavoro. Il tempo Ubero ima misura ironica nel corso di un
tempo prefabbricato. Rigorosamente, questo lavoro non potr dare che questo divertimento, sia per l'Ute oziosa - di fatto, sempre pi semioziosa - sia per le masse che accedono ai
divertimenti momentanei.
Nessuna barriera di piombo pu isolare n un pezzo del
tempo, n il tempo completo di un pezzo di societ, dalla radioattivit diffusa dal lavoro aUenato; se non altro perch esso genera la totaUt dei prodotti e deUa vita sociale, cosi e
non altrimenti.

225

13. Chi vi finanzia?


Siamo sempre stati finanziati, in maniera estremamente
precaria, soltanto dal nostro proprio lavoro nell'economia
culturale dell'epoca. Questo impiego sottoposto a questa
contraddizione: abbiamo tali capacit creative che possiamo
riuscire in tutto quasi a colpo sicuro; abbiamo ima cos rigorosa esigenza di indipendenza e di perfetta coerenza tra il
nostro progetto e ciascuna delle nostre realizzazioni presenti
(cfr. la nostra definizione di una produzione artistica antisituazionista) che risultiamo quasi totalmente inaccettabili per
l'organizzazione dominante della cultura, anche in questioni
assai secondarie. Lo stato delle nostre risorse discende da
questa componente.
A tale proposito, si veda quel che abbiamo scritto nel numero 8 di questa rivista (p. 29) sui capitali che non mancheranno mai alle imprese nashiste e, al contrario, sulle nostre
condizioni (ultima pagina di questa rivista).
14. Quanti siete?
Un po' pi del nucleo iniziale della guerriglia nella Sierra
Maestra, ma con meno armi. Un po' meno dei delegati che
erano a Londra nel 1864 per fondare l'Associazione Internazionale dei Lavoratori, ma con un programma pi coerente.
Altrettanto risoluti dei greci alle Termopili (Passante, vai a
dire a Lacedemone...) ma con un pi bell'avvenire.
15. Che valore potete attribuire a un questionario? A questo?
Si tratta manifestamente di una forma di dialogo fittizio,
che oggi diviene ossessiva con tutte le psicotecniche dell'integrazione allo spettacolo (la passivit gioiosamente assunta
sotto un travestimento grossolano da partecipazione, da

226

attivit mascherata). Ma noi, possiamo sostenere, a partire


da un'interrogazione incoerente, reificata, delle posizioni
esatte. Di fatto, queste posizioni non rispondono, in quanto non rinviano alle domande, rinviano le domande. Sono
delle risposte tali che dovrebbero trasformare le domande.
Cos il vero dialogo potrebbe cominciare dopo queste risposte.
Nel presente questionario, tutte le domande sono false, e
tuttavia le nostre risposte sono vere.

227

PREFAZIONE ALL'UNIT SCENICA


NESSUNO E GLI ALTRI
di Andr Frankin
1

Noi non vogliamo lavorare allo spettacolo


dellafinedel mondo,
ma allafinedel mondo dello spettacolo.
Nota editoriale dell'/S n. 3.

Ce l'hanno ripetuto? Ce l'hanno profetizzato? Il teatro


morto. Considerazione senza interesse dal momento in cui
noi scriviamo per il teatro! I registi praticheranno la respirazione artificiale a questi testi, per lo meno inopportuni, nel
peggiore dei casi infallibili. In quanto all'autore, chi non
avrebbe la sua piccola idea del cadavere cos come l'hanno le
vecchie signore all'annuncio dell'annegamento del vicino del
piano di sotto? Essendo ciascuno a questo punto, il teatro fa
la parte del leone per coloro, tutti e nessuno, che si danno
come regola di offrire, data la solennit funeraria, la pice
che, definitivamente, sprofonder quest'arte nell'oblio.
Con troppa evidenza, questo primo testo non sfugge alla
tentazione di questo rito. Si scritto su delle tombe. Ci
troppo visibile e lascia poco spazio per dire, contro ogni certezza della quale non mancher di ammantarsi ridicolmente
l'avanguardia, ci che si realmente tentato di fare. Ebbene
s! Che cosa ho voluto fare? E, prima di tutto perch: unit
scenica?
1 Prface l'unit scnique "Personne et les autres", da IS n. 5, dicembre 1960.

228

Dopo Brecht, e il dadaismo, la moda di Beckett; sarebbe indecente scoprire l'antipice o procedimenti arciconosciuti. Sarebbe non meno indecente credere a conseguenze
pi ampie. Questa rianimazione pu essere appassionante o
secondaria: non s'innalzer mai all'altezza di quegli scopritori. Rifarsi a Brecht o ad altri, evidenzierebbe non soltanto
una certa impudicizia ma una tentazione pi sottile: quella
della novit paziente, la nozione di ima ricerca applicata,
comparativa, studiosa e infine illusoria: il Dr. Faust non
niente di meno che l'allievo di Satana. Da cui il didascalismo,
volontario o no, delle pices d'avanguardia!
L'unit scenica, da parte sua, non ha che i suoi prestiti da
far valere, che essi siano patenti o che siano stati suggeriti da
altre forme di arte in decomposizione (come il romanzo, genere letterario esausto, ma destinato alla massima fortuna se
viene rappresentato cos com' sulla scena). L'unit scenica
anzitutto un romanzo. Certo non trasposto. Al contrario! Un
romanzo rappresentato. Cio la proiezione sulla scena di
questa curiosa mescolanza tra uno stile di vita, mai raggiunto
o soltanto sfiorato, e l'asimmetria dei nostri atti, lo iato quotidiano delle situazioni. Da una parte, lo stile di vita dialoga
davanti a noi e, dall'altra, questi gesti, queste decisioni, questi incontri e queste partenze non sono esprimibili positivamente in esso: ecco che cos' l'unit scenica, una volta tenuto
conto dei preconcetti o incidenti della rappresentazione (come la soppressione dell'intervallo).
Quattro elementi costituiscono l'unit scenica. Tutti concorrono alla visione globale dello spettacolo, quale che sia il
momento del dialogo; nessuno estraneo all'articolazione di
questi dialoghi, alla loro progressione (al di fuori di ogni
drammatizzazione), alla loro efficacia lineare, essendo questa pi profonda nella misura in cui ogni spettatore coglie
che la sua vita rappresentata davanti a lui, non pi mediante una qualunque azione o dei mezzi scenici sperimentati, ma

229

dal fatto che questi dialoghi isolano in lui due totalit: ci


che si dice e ci che si fa.
1. Polverizzazione dell'intrigo: fino ad ora, la drammatizzazione teatrale si basava prima di tutto sulla singolarit del
personaggio e sul potere pi o meno grande che egli aveva di
agire, a seconda delle situazioni, come se egli ripetesse se
stesso. Un personaggio efficace, teatrale, prima di tutto un
personaggio ripetuto. La coerenza dell'intrigo mascherava
cos ima dialettica pi o meno cosciente che si sviluppa effettivamente in ogni personaggio dal momento in cui questi
disposto a confessare a se stesso - o vi spinto - che potrebbe anche essere un altro personaggio. Non c' bisogno di ricorrere allo sdoppiamento della personalit o all'esame molteplice della verit del personaggio, come hanno tentato
Pirandello o Strindberg. Il vero intrigo quello delle coscienze: la singolarit intercambiabile dei personaggi. L'unit
scenica non dunque per nulla drammatica (se s'intende per
intrigo la progressione dei personaggi verso un destino):
dialettica perch la sua ambizione tende alla rappresentazione totale di tutti gli istanti di un'azione rappresentata, contro
o malgrado il loro ordine cronologico.
2. Funzioni cicliche dei personaggi: il distanziare l'azione
sulla scena non sar recepito dallo spettatore che a condizione di non perdere nulla di questi personaggi sempre nuovi a
se stessi. Se concepiamo un spazio di tempo scenico durante
il quale tutti i personaggi dell'unit scenica restano davanti a
noi, occupati o no, e sia impedito ad essi di entrare o uscire
dalla scena, intervenendo al di fuori del dialogo eseguito da
altri, allora la funzione del personaggio si allontana contemporaneamente da ci che rappresenta e da ci che ha fatto o
far in un altro dialogo che lo riguarder in un altro spazio di
tempo. E' la funzione ciclica del personaggio. E' altrettanto

230

distante dalla sua passione quanto da quella dello spettatore.


Si tratta di un ruolo sorpreso di non essere pi soltanto un
ruolo, e che accentua la distorsione, esistente allo stato reale,
nella vita di tutti i giorni. Tra quello che diciamo e quello che
facciamo, sentiamo bene che non c' mai identit o anche solo identificazione - ma il teatro, finora, aveva per fine di farci
credere il contrario. L'unit scenica non che una smentita la pi assoluta: quella del quotidiano per mezzo del quotidiano (perch nessuno sfugge al quotidiano).
3. Partecipazione e stile di vita: ci che portato sulla scena deriva dallo stile di vita (di fatto, dall'inaccessibile se si
considera veramente la vita). Poste quelle azioni, apparentemente nella casualit, i personaggi non vi sono preparati. Come quelli di Cechov. Ma la nuova dimensione attribuita al
tempo scenico, la soppressione assoluta dell'intrigo rendono
impossibile - al di l di quello che Cechov tentava - la partecipazione del pubblico. Non bisogna aspettarsi nulla: n catarsi, n dimostrazione brechtiana eccetera. Sono dei personaggi che non esprimono niente di s stessi, se non per
mezzo di altri, come noi non esprimiamo niente di noi stessi
se non mediante ci che ci concerne di meno. Appartengono
a una vita terribile, alienata, innegabilmente falsa e che ognuno di noi vive dal mattino alla sera.
4. Dialogo e temporalit: il dialogo non ha qui il potere del
sogno. Ha soltanto quello che si ritrova uscendo da uno spettacolo, che quello dove ciascuno cerca di rassicurarsi senza
essere convinto di doverlo essere, come se le parole scambiate subito dopo esorcizzassero i nostri atti. Il dialogo ha dunque qui il valore e il non-valore della comunicazione, secondo i casi. Modifica l'esistenza mettendola fuori dalla portata
degli atti da esso stimolati e che ad ogni momento difendono
la causa del risparmio che se ne potrebbe fare. Il dialogo, so-

231

lo supporto dell'unit scenica, sarebbe, al limite, ima presa


diretta, ma invivibile, dell'affettivit pi profonda costantemente opposta alla ripetizione ciclica di questi atti o episodi.
Attraverso di loro, i personaggi smettono di possedere
un'importanza veramente scenica. Questi episodi ci divengono non-familiari, non pi vicini, ma pi strazianti perch noi
non vorremmo pi viverli e infatti lo potremmo, se il quotidiano non mettesse la comunicazione tra parentesi - come
tra due sonni.

232

LE PAROLE PRIGIONIERE

(PREFAZIONE A UN DIZIONARIO SITUAZIONISTA)

di Mustapha Khayati

Le banalit, per quel che nascondono, lavorano per l'organizzazione dominante della vita. Come dire che il linguaggio non dialettico, per impedire cos l'uso di ogni dialettica.
Ora niente pi evidentemente sottomesso alla dialettica
che il linguaggio, in quanto realt vivente. Cos ogni critica
del vecchio mondo stata fatta con il linguaggio di questo
mondo oppure contro di esso, dunque automaticamente in
un linguaggio altro. Ogni teoria rivoluzionaria ha dovuto inventare le proprie parole, distruggere il senso dominante delle altre parole e portare nuove posizioni nel mondo dei significati, corrispondente alla nuova realt emergente e che
bisogna liberare dal guazzabuglio dominante. Le stesse ragioni che impediscono ai nostri avversari (i padroni del Dizionario) di fissare il linguaggio ci permettono oggi di affermare posizioni altre, negatrici del senso esistente. Tuttavia
sappiamo in anticipo che queste stesse ragioni non ci permettono affatto di aspirare a una certezza legiferata definitivamente; una definizione sempre aperta, mai definitiva; le
nostre valgono storicamente per un periodo dato, legato a
una prassi storica determinata.
1 Les mots captifs (prface un dictionnaire situationniste), da IS n.
10, marzo 1966.

233

E' impossibile liberarsi di un mondo senza liberarsi del


linguaggio che lo nasconde e lo garantisce, senza mettere a
nudo la sua verit. Come il potere la menzogna permanente e la verit sociale, il linguaggio ne la garanzia permanente e il Dizionario il suo riferimento universale. Ogni prassi rivoluzionaria ha provato il bisogno di un nuovo campo
semantico e di affermare una nuova verit: dagli Enciclopedisti fmo alla critica del linguaggio stereotipato stalinista (da
parte degli intellettuali polacchi nel 1956), questa esigenza
non cessa di venire affermata. Il fatto che il linguaggio la
dimora del potere, il rifugio della sua violenza poliziesca.
Ogni dialogo con il potere violenza, subita o provocata.
Quando il potere risparmia l'uso delle armi, al linguaggio
che affida la cura di conservare l'ordine oppressivo. Di pi
ancora, la coniugazione dei due l'espressione pi naturale
di ogni potere.
Per passare dalle parole alle idee, non c' che un passo-.
sempre valicato dal potere e dai suoi pensatori. Tutte le teorie del linguaggio, dal misticismo demente dell'essere,, fino
alla suprema razionalit (oppressiva) della macchina cibernetica, appartengono a un solo e medesimo mondo, vale a dire il discorso del potere, considerato come il solo mondo di
riferimento possibile, come la mediazione universale.
Come il Dio cristiano la mediazione necessaria tra due
coscienze e tra la coscienza e il s, il discorso del potere s'installa nel cuore di ogni comunicazione, diventa la mediazione
necessaria da s a s. Cos arriva a mettere le mani sulla contestazione, piazzandola in anticipo sul proprio terreno, controllandola dall'interno e infiltrandola. La critica del linguaggio dominante, il suo dtournement, diventer la pratica
permanente della nuova teoria rivoluzionaria.
Poich ogni senso nuovo chiamato controsenso dalle autorit, i situazionisti instaureranno la legittimit del contro-

234

senso, e denunceranno l'impostura del senso garantito e dato


dal potere. Poich il dizionario il guardiano del senso esistente, noi ci proponiamo di distruggerlo sistematicamente.
La sostituzione del dizionario, della giuda del parlare (e del
pensare) di tutto il linguaggio ereditato e addomesticato, trover espressione adeguata nell'infiltrazione rivoluzionaria del
linguaggio, nel dtournement, largamente praticato da Marx,
sistematizzato da Lautramont e che l'IS mette alla portata
di tutti.
Il dtournement, che Lautramont chiamava plagio, conferma la tesi, da tempo affermata dall'arte moderna, della
non-sottomissione delle parole, dell'impossibilit per il potere di recuperare totalmente i sensi creati, di fissare una volta
per tutte il senso esistente, insomma l'impossibilit oggettiva
di una neolingua. La nuova teoria rivoluzionaria non pu
avanzare senza una ridefinizione dei principali concetti che
la sostengono. Le idee migliorano - dice Lautramont - il
senso delle parole ne partecipa. Il plagio necessario. Il progresso lo implica. Stringe da vicino la frase di un autore, si
serve delle sue espressioni, cancella un'idea falsa, la sostituisce con l'idea giusta.
Per salvare il pensiero di Marx, bisogna sempre precisarlo, correggerlo, riformularlo alla luce di cento anni di rafforzamento dell' alienazione e delle possibilit della sua negazione. Marx ha bisogno di essere traslato (dtoum) da coloro
che continuano questa strada storica, e non di essere stupidamente citato dalle mille variet di recuperatori. D'altra
parte, il pensiero del potere stesso diventa, nelle nostre mani,
un'arma contro di esso. Dal suo avvento, la borghesia trionfante ha sognato una lingua universale, che i cibernetici cercano oggi di realizzare elettronicamente. Cartesio sognava
una lingua (antenata della neolingua) dove i pensieri si susseguissero come i numeri, con un rigore matematico: la mathesis universalis o l'eternit delle categorie borghesi. Gli Enci-

235

clopedisti che sognavano (sotto il potere feudale) definizioni


cos rigorose da essere inaccettabili per la tirannia - preparavano l'eternit del potere futuro, come ultima ratio del mondo, della storia. L'insubordinazione delle parole, da Rimbaud ai surrealisti, ha rivelato, in una fase sperimentale, che
la critica teorica del mondo del potere inseparabile da una
pratica che lo distrugga; il recupero da parte del potere di
tutta l'arte moderna e la sua trasformazione in categorie di
dominio attraverso il suo spettacolo regnante ne la triste
conferma.
Ci che non uccide il potere, il potere lo uccide. I Dadaisti hanno per primi riconosciuto alle parole la loro diffidenza, inseparabile da una volont di cambiare la vita. Hanno affermato, dopo Sade, il diritto di dire tutto, di liberare le
parole e di sostituire l'alchimia del verbo con una vera chimica (Breton). L'innocenza delle parole ormai coscientemente denunciata, e il linguaggio affermato come la peggiore delle convenzioni da distruggere, da demistificare, da
liberare.
I contemporanei di Dada non hanno mancato di sottolineare la sua volont di distruggere tutto (impresa di demolizioni, diceva preoccupato Gide), il pericolo che rappresentava per il senso dominante. Con Dada, divenuto
un'assurdit credere che ima parola per sempre legata a
un'idea: Dada ha realizzato tutte le possibilit del dire, e
chiuso per sempre la porta dell'arte come specializzazione.
Ha definitivamente posto il problema della realizzazione
dell'arte. Il Surrealismo non ha valore che come prolungamento di questa esigenza; una reazione nelle sue realizzazioni letterarie. Ora, la realizzazione dell'arte, la poesia (nel
senso situazionista) significa che non possibile realizzarsi in
un'opera, ma, al contrario, realizzarsi tout court.
II dire tutto, inaugurato da Sade, implicava gi l'abolizione dell'ambito della letteratura separata (dove solo ci

236

che letterario pu essere detto). Soltanto che questa abolizione, coscientemente affermata dai Dadaisti, dopo Rimbaud e Lautramont, non era mi superamento. Non c' superamento senza realizzazione, e non si pu superare l'arte
senza realizzarla. Praticamente non c' stata nemmeno abolizione, perch dopo Joyce, Duchamp e Dada, una nuova letteratura spettacolare continua a pullulare. Il fatto che il dire tutto non pu esistere senza la libert di fare tutto.
Dada aveva una possibilit di realizzazione con Spartakus, nella pratica rivoluzionaria del proletariato tedesco. La
sconftta di quest'ultimo rendeva la sua inevitabile. Dada
diventato, nelle scuole artistiche successive (senza escludere
la quasi totalit dei suoi protagonisti), l'espressione letteraria
del nulla nel far poesia, l'arte di esprimere il nulla della libert quotidiana. L'ultima espressione di quest'arte del dire tutto
privato del fare la pagina biancaLa poesia moderna (sperimentale, permutazionale, spazialista, surrealista o neodadaista) il contrario della poesia,
il progetto artistico recuperato dal potere. Abolisce la poesia
senza realizzarla; vive della sua autodistruzione permanente.
A che scopo salvare la lingua - riconosce miserabilmente
Max Bense - quando non c' pi niente da dire?. Confessione di imo specialista! Psittacismo o mutismo, la sola alternativa degli specialisti della permutazione. Il pensiero e l'arte
moderna garantiti dal potere, e suoi garanti, si muovono
quindi in quel che Hegel chiamava il linguaggio dell'adulazione. Tutti contribuiscono all'elogio del potere e dei suoi
prodotti, perfezionano la reificazione e la banalizzano. Affermando che la realt consiste nel linguaggio... o che il linguaggio non pu essere considerato che in s e per s, gli specialisti del linguaggio ne deducono un linguaggio-oggetto,
delle parole-cose... e si dilettano nell'elogio della loro reificazione. Il modello della cosa diventa dominante, e la merce,
ancora una volta, trova la sua realizzazione, i suoi poeti. La

237

teoria dello Stato, dell'economia, del diritto, della filosofia,


dell'arte, tutto ha adesso questo carattere di precauzione
apologetica.
L dove il potere separato prende il posto dell'azione autonoma delle masse, quindi l dove la burocrazia si impadronisce della direzione di tutti gli aspetti della vita sociale, essa
viene alle prese con il linguaggio e riduce la sua poesia alla
volgare prosa della sua informazione. La burocrazia si appropria del linguaggio, privatizzandolo come tutto il resto, e
lo impone alle masse. Il linguaggio ha allora il compito di comunicare i suoi messaggi e contenere il suo pensiero; il
supporto materiale della sua ideologia. Che il linguaggio sia
prima di tutto un mezzo di comunicazione tra gli uomini, la
burocrazia lo ignora. Poich ogni comunicazione passa attraverso di essa, gli uomini non hanno nemmeno pi bisogno di
parlarsi: devono prima di tutto assumere il loro ruolo di recettori, nella rete di comunicazione informazionista alla quale
ridotta tutta la societ, recettori di ordini da eseguire.
Il modo d'esistenza di questo linguaggio la burocrazia, il
suo divenire la burocratizzazione. L'ordine bolscevico nato
dalla sconfitta della rivoluzione sovietica ha imposto una serie di espressioni pi o meno magiche, impersonali a immagine della burocrazia al potere. Politburo, Komintern, Cavarme, Agitprop, sono altrettanti nomi misteriosi di organi
specializzati, realmente misteriosi, che si muovono nella sfera nebulosa dello Stato (o della direzione del partito) senza
relazione con le masse, se non quella di instaurare e consolidare il dominio.
Il linguaggio colonizzato della burocrazia si riduce a ima
serie di formule senza sfumature, inflessibili, dove gli stessi
nomi sono sempre accompagnati dagli stessi aggettivi e participi; il nome li dirige e ogni volta che questo appare, quelli
seguono automaticamente e al posto opportuno. Questa messa al passo delle parole traduce una militarizzazione pi pro-

238

fonda di tutta la societ, la sua divisione in due categorie


principali: la casta dei dirigenti e la grande massa degli esecutori. Ma queste stesse parole sono chiamate a giocare altri
ruoli; sono penetrate dal potere magico di sostenere la realt
opprimente, di mascherarla e di presentarla come la verit,
la sola verit possibile.
Cos non si pi trotskista, ma hitlero-trotskista, non
c' pi marxismo, ma il marxismoleninismo, e l'opposizione automaticamente reazionaria nel regime sovietico.
La rigidit con la quale si sacralizzano le formule rituali ha
per scopo di preservare la purezza di questa sostanza di
fronte a fatti che apparentemente la contraddicono. Il linguaggio dei padroni dunque tutto, e la realt nulla, tutt'al
pi l'involucro di questo linguaggio. Le persone devono, nelle loro azioni, nei loro pensieri e nei loro sentimenti, fare come se il loro Stato incarnasse questa ragione, questa giustizia, queste libert proclamate dall'ideologia; il rituale (e la
polizia) ci sono per fare osservare questo comportamento
(cfr. Marcuse, Soviet Marxism).
Il declino del pensiero radicale accresce considerevolmente il potere delle parole, le parole del potere. Il potere
non crea niente, recupera (cfr. IS n. 8). Le parole prodotte
dalla critica rivoluzionaria sono come le armi dei partigiani,
abbandonate su un campo di battaglia passano alla controrivoluzione e, come i prigionieri di guerra, sono sottoposti al
regime dei lavori forzati. I nostri nemici pi immediati sono i
sostenitori della falsa critica, i suoi funzionari autorizzati. La
separazione tra la teoria e la pratica fornisce la base centrale
del recupero della pietrificazione della teoria rivoluzionaria
in ideologia che trasforma le esigenze pratiche reali (i cui indici di realizzazione esistono gi nella societ attuale) in sistemi di idee, in esigenze della ragione.
Gli ideologi di ogni sponda, cani da guardia dello spettacolo dominante, sono gli esecutori di questo compito; e i

239

concetti pi corrosivi vengono allora svuotati del loro contenuto, rimessi in circolazione, al servizio dell'alienazione mantenuta: il dadaismo a rovescio. Diventano slogan pubblicitari
(cfr. il recente opuscolo del Club Mditerrane), I concetti della critica radicale conoscono la stessa sorte del proletariato; li si priva della loro storia, li si taglia dalle loro radici:
sono buoni per tutte le macchine per pensare del potere.
Il nostro progetto di liberazione delle parole storicamente paragonabile all'impresa dell'Enciclopedia. Al linguaggio della lacerazione dcll'Aufklrung (per continuare
l'immagine hegeliana) mancava la dimensione storica cosciente; era effettivamente la critica del vecchio mondo feudale decrepito, ma ignorava totalmente ci che stava per
uscirne: nessuno degli Enciclopedisti era repubblicano.
Esprimeva piuttosto il dissidio proprio dei pensatori borghesi; il nostro prende di mira prima di tutto la pratica che lacera il mondo, cominciando col lacerare i veli che lo nascondono.
Mentre gli Enciclopedisti cercavano l'enumerazione
quantitativa, la descrizione entusiasta di un mondo d'oggetti
in cui si dispiegava la vittoria gi presente della borghesia e
della merce, il nostro dizionario traduce il qualitativo e la vittoria possibile ancora assente, il rimosso della storia moderna (il Proletariato) e il ritorno del rimosso.
Noi proponiamo la liberazione reale del linguaggio, perch proponiamo di inserirlo nella pratica libera da ogni ostacolo. Noi rifiutiamo ogni autorit linguistica o di altro tipo:
solo la vita reale permette un senso, e solo la prassi lo verifica.
La diatriba sulla realt o la non-realt del senso di una parola, isolata dalla pratica, una questione puramente scolastica.
Noi collochiamo il nostro dizionario in questa regione libertaria che sfugge ancora al potere, ma che la sua sola
erede universale possibile.

240

Il linguaggio resta ancora la mediazione necessaria della


presa di coscienza del mondo dell'alienazione (Hegel direbbe: l'alienazione necessaria), lo strumento della teoria radicale che finir per impadronirsi delle masse, perch la loro;
ed allora soltanto che trover la sua verit. E' fondamentale che noi costruiamo il nostro linguaggio; il linguaggio della
vita reale, contro il linguaggio ideologico di giustificazione di
tutte le categorie del vecchio mondo. Dobbiamo impedire fin
d'ora la falsificazione delle nostre teorie, il loro possibile recupero. Utilizziamo dei concetti determinati, gi usati dagli
specialisti, ma dando loro un nuovo contenuto, rivoltandoli
contro le specializzazioni che essi sostengono e contro i futuri pensatori prezzolati che (come hanno fatto Claudel per
Rimbaud e Klossowski per Sade) volessero proiettare il proprio marciume sulla teoria situazionista.
Le future rivoluzioni devono inventare da s il proprio
linguaggio. Per ritrovare la loro verit, i concetti della critica
radicale saranno riesaminati uno a uno: la parola alienazione,
per esempio, uno dei concetti chiave per la comprensione
della societ moderna, deve essere disinfettata dopo essere
passata nella bocca di un Alexos. Tutte le parole, per quanto
al servizio del potere, hanno con esso lo stesso rapporto che
ha con esso il proletariato e, come questi, sono lo strumento
e l'agente della futura liberazione.
Povero Rvel! Non ci sono parole vietate; nel linguaggio,
come sar d'altronde dappertutto, tutto permesso. Proibirsi
l'uso di una parola, rinunciare a un'arma utilizzata dai nostri avversari.
Il nostro dizionario sar una sorta di griglia con la quale
si potranno decrittare le informazioni e lacerare il velo ideologico che ricopre la realt. Noi daremo le traduzioni possibili che permetteranno di capire i differenti aspetti della societ dello spettacolo, e dimostrare come i minimi indizi (i
segni minimi) contribuiscono a mantenerla. E', in qualche

241

modo, un dizionario bilingue, perch ogni parola possiede un


senso ideologico del potere, e un senso reale; che noi riteniamo corrispondere alla vita reale nella fase storica attuale.
Cos potremo ad ogni passo determinare le diverse posizioni
delle parole nella guerra sociale. Se il problema dell'ideologia di sapere come scendere dal cielo delle idee nel mondo
reale, il nostro dizionario sar un contributo all'elaborazione
della nuova teoria rivoluzionaria, dove il problema di sapere come passare dal linguaggio alla vita. L'appropriazione
reale delle parole che lavorano non pu realizzarsi al di fuori
dell'appropriazione del lavoro stesso. La fondazione dell'attivit creatrice liberata sar al tempo stesso la fondazione
della vera comunicazione, infine liberata, e la trasparenza dei
rapporti umani sostituir la povert delle parole sotto l'ancien rgime dell'opacit. Le parole non smetteranno di lavorare finch gli uomini non avranno smesso di farlo.

242

LA FINE DELL'ECONOMIA
E LA REALIZZAZIONE DELL'ARTE
diAsgerJorn
1

Il tempo per l'uomo non altro che una successione di fenomeni in un punto di osservazione dello spazio, mentre lo
spazio l'ordine di coesistenza dei fenomeni nel tempo, o il
processo.
Il tempo il cambiamento che non concepibile che sotto forma di movimento in progressione nello spazio, mentre
lo spazio l'elemento stabile che non concepibile che nella
partecipazione a un movimento. N lo spazio n il tempo
posseggono una realt, o valore, al di fuori del cambiamento,
0 processo, cio fuori dalla combinazione attiva spazio-tempo. L'azione dello spazio-tempo il processo, e questo processo esso stesso il cambiamento del tempo in spazio e il
cambiamento dello spazio in tempo.
Cos vediamo che l'aumento di qualit, o resistenza contro il cambiamento, dovuto all'aumento quantitativo. Vanno di pari passo. Questo sviluppo il fine del progresso socialista: l'aumento della qualit attraverso l'aumento della
quantit. Ed esso riconosce che questo doppio aumento
forzatamente identico alla diminuzione del valore, dello spazio-tempo. Questa la reificazione.
1 La fin de l'conomie et la realisation de l'art, da IS n. 4, giugno 1960.

243

La grandezza che determina il valore lo spazio-tempo,


l'attimo o l'avvenimento. Lo spazio-tempo che riservato
all'esistenza della specie umana sulla terra manifesta il suo
valore negli avvenimenti. Senza avvenimenti, non c' storia.
Lo spazio-tempo di una vita umana, la sua propriet privata.
E' la grande scoperta di Marx, nella prospettiva della liberazione umana, ma nello stesso tempo il punto di partenza
degli errori dei marxisti, perch ima propriet non diventa
valore se non realizzandosi, liberandosi, adoperandosi, e ci
che fa dello spazio-tempo di una vita umana una realt, la
sua variabilit.
E ci che fa dell'individuo un valore sociale, la sua variabilit di comportamento in rapporto agli altri.
Se questa variabilit divenuta privata, esclusa dalla valorizzazione sociale, come in realt nel socialismo autoritario,
lo spazio-tempo dell'uomo diventato irrealizzabile. Cos il
carattere privato delle qualit umane (l'hobby diventato una
devalorizzazione ancora pi grande della vita umana rispetto
alla propriet privata dei mezzi di produzione poich l'inutile
, nel determinismo socialista, inesistente). Il socialismo, invece di abolire il carattere privato delle propriet, non ha fatto altro che aumentarlo fino all'estremo, rendendo l'uomo
stesso inutile e socialmente inesistente.
La fine dello sviluppo artistico la liberazione dei valori
umani, attraverso la trasformazione delle qualit umane in
valori reali.
Ed qui che comincia la rivoluzione artistica contro lo
sviluppo socialista, la rivoluzione artistica che legata al progetto comunista...
Il valore dell'arte cos un controvalore in rapporto ai valori pratici e si misura in senso opposto a questi. L'arte l'invito a un dispendio di energia, senza fine preciso al di fuori
di quello che lo spettatore stesso pu apportarvi. E' la prodi-

244

galit... Si pertanto immaginato che il valore dell'arte fosse


nella sua durata, nella sua qualit. E si creduto che l'oro e
le pietre preziose fossero dei valori artistici, che il valore artistico fosse ima qualit inerente all'oggetto in s. Invece l'opera d'arte non altro che la conferma dell'uomo come essenziale sorgente di valoreLa rivoluzione capitalista stata essenzialmente una socializzazione del consumo. L'industrializzazione capitalista
apporta all'umanit una socializzazione tanto profonda
quanto la socializzazione proposta dai socialisti: quella dei
mezzi di produzione. La rivoluzione socialista il compimento della rivoluzione capitalista.
L'unico elemento da togliere al sistema capitalista il risparmio, perch la ricchezza del consumo stata gi eliminata dai capitalisti stessi. Trovare oggi un capitalista il cui consumo superi le esigenze pi meschine, davvero raro. La
differenza del tenore di vita tra un gran signore del XVII secolo e un gran capitalista dell'epoca di Rockefeller grottesca e si va accentuando sempre pi.
La ricchezza nella variabilit del consumo stata economizzata dal capitalismo, perch la merce non nient'altro
che un oggetto d'uso socializzato. E' per questo che i socialisti evitano di occuparsi dell'oggetto d'uso.
La socializzazione dell'oggetto d'uso, che permette di
considerarlo come una merce, ha tre aspetti principali:
a) Soltanto l'oggetto d'uso d'interesse comune, desiderato da una quantit abbastanza alta di persone, pu servire
come merce. La merce ideale l'oggetto desiderato da tutti.
Per aprire la strada alla produzione industriale verso una simile socializzazione, il capitalismo ha dovuto distruggere
l'idea della produzione individuale e artigianale, considerarla
formalismo.
b) Perch si possa parlare di merce, bisogna avere una

245

quantit di oggetti tutti uguali. L'industria non si occupa che


di oggetti in serie, di fabbricazione sempre pi numerosa.
c) La produzione capitalista caratterizzata da una propaganda del consumo popolare che raggiunge ima forza e un
volume incredibili. La pubblicit per una produzione socialista non che la conseguenza logica della pubblicit per un
consumo socializzato.
Il denaro la merce completamente socializzata, che indica la misura di valore comune a tuttiLa socializzazione costituisce realmente un sistema fondato sul risparmio assoluto. Consideriamo, in effetti, l'oggetto d'uso. Abbiamo indicato che l'oggetto d'uso diventa una
merce nel momento in cui diventa immediatamente inutile,
in cui viene a mancare il legame causale tra il consumo e la
produzione. Soltanto un oggetto d'uso trasformato in risparmio, inimmagazzinato, diventa merce, e questo solo nel caso
in cui esista una quantit di oggetti d'uso in magazzino. Questo sistema di stoccaggio, che la radice della merce, non
viene eliminato dal socialismo, al contrario: il sistema socialista fondato sull'immagazzinamento di tutta la produzione
senza eccezione, prima della sua distribuzione, allo scopo di
assicurare un controllo perfetto di questa distribuzione.
Fino ad ora, nessuno ha mai analizzato l'accumulazione l'immagazzinamento o il risparmio - nella forma che le propria, quella del contenitore. L'immagazzinamento si fa in
funzione del rapporto tra contenitore e contenuto. Abbiamo
fatto notare, all'inizio, che la sostanza, spesso chiamata contenuto, non altro che il processo e, sotto forma di contenuto, sta a significare una materia immagazzinata, una forza latente.
Ma noi l'abbiamo sempre considerata a partire dalla sua
forma stabile. Essa, la forma di un contenitore, una forma
contraria della materia in s, dove non c' mai altro che la

246

forma del contenuto: qui uno dei termini si trova in contraddizione assoluta con l'altro.
E' solo nel campo biologico che il contenitore diventa
funzione elementare. Tutta la vita biologica si evoluta, per
cos dire, opponendo le forme-contenitori alle forme della
materia. E lo sviluppo tecnico segue lo stesso cammino, e
tutti i sistemi di misura, di controllo scientifico, sono delle relazioni di forme oggettive con delle forme-contenitori.
Le forme-contenitore sono stabilite come contraddizione
delle forme misurate. La forma-contenitore nasconde di solito la forma del contenuto, e possiede cos una terza forma:
quella dell'apparenza. Queste tre forme non sono mai distinte chiaramente nelle discussioni sulla formali denaro la misura del tempo nello spazio sociale... Il
denaro il mezzo di imporre la stessa velocit in uno spazio
dato, che quello della societ. L'invenzione della moneta
alla base del socialismo scientifico, e la distruzione della moneta sar alla base del superamento del meccanismo socialista. La moneta l'opera d'arte trasformata in cifre. Il comunismo realizzato sar l'opera d'arte trasformata in totalit
della vita quotidiana...
La burocrazia appare, ovunque si manifesti (nel capitalismo, nel riformismo, nel potere cosiddetto comunista) come la realizzazione della socializzazione controrivoluzionaria
comune, in certo modo, ai diversi settori rivali del mondo attuale. La burocrazia la forma-contenitore della societ:
blocca il processo, la rivoluzione. In nome del controllo
dell'economia, la burocrazia economizza senza controllo
(per i suoi fini, per la conservazione dell'esistente). Ha tutti i
poteri, salvo quello di cambiare le cose. E ogni tipo di mutamento si fa anzitutto contro di essa...
Il comunismo reale sar il salto nel territorio della libert
e dei valori, della comunicazione. Il valore artistico, il contrario del valore utilitario (chiamato di solito materiale) il va-

247

lore progressivo perch la valorizzazione dell'uomo stesso,


attraverso un processo di provocazione. La politica economica ha mostrato, dopo Marx, le sue impotenze e i suoi capovolgimenti. Una iperpolitica dovr tendere alla realizzazione
diretta dell'uomo.
Questo testo estratto da un opuscolo di Jom: Critica della politica
economica, che stato appena pubblicato nella serie dei Rapporti
presentati all'IS (Bruxelles, maggio 1960).

248

PROSPETTIVE PER UNA GENERAZIONE


di Tho Frey
1

Una societ folle si propone di pianificare il proprio avvenire generalizzando l'uso di camicie di forza individuali e
collettive tecnicamente perfezionate (case, citt, territorio
pianificato), che ci impone come un rimedio ai suoi mah. Noi
siamo invitati ad accettare, a riconoscere come nostro questo
corpo inorganico prefabbricato; il potere medita di rinchiudere l'individuo in un altro s, radicalmente altro. Allo
scopo di realizzare questo compito, effettivamente vitale per
lui, oltre ai cortigiani (urbanisti, pianificatori del territorio),
pu contare sui fuorviati che fanno attualmente gli straordinari nelle scienze cosiddette umane.
I servitori, segnatamente, di va?antropologia non pi speculativa, ma strutturale e operativa, si adoperano attivamente
ad estrarre una natura umana in pi, ma questa volta direttamente utilizzabile, a somiglianza di una scheda della polizia, attraverso diverse tecniche di condizionamento. Il risultato ultimo del processo cos iniziato (ammesso che la
crescita delle forze della nuova contestazione che l'accompagna dappertutto gliene dia il tempo) si denuncia fin d'ora come la versione modernizzata di una soluzione gi sperimentata, il campo di concentramento, qui decentrata sull'insieme
del pianeta. Le persone vi saranno assolutamente libere, so1 Perspectives pour une gnration, da IS n. 10, marzo 1966.

249

prattutto di andare e venire, di circolare, ma interamente prigioniere di questa libert futile di andare e venire nei viali
del potere.
La societ dominante, in nessun luogo governata (eliminata) da noi, non pu governarsi che dominandoci. La convergenza delle varianti attuali di sistemazione dello spazio
materializza poco a poco questo dominio. Possono e devono
essere preordinati, man mano o simultaneamente, una camera, un appartamento, una casa, un quartiere, ima citt, un
territorio intero: senza transizione dal come vivere felici in un
grande complesso al come rendere - questa societ - gradevole per l'insieme degli uomini (Le Monde).
La societ attuale, nel suo desiderio morboso quanto ingenuamente proclamato di sopravvivere, si rimette interamente a una crescita che non pu peraltro che sviluppare
piattamente potenzialit irrisorie, le sole permesse dalla propria razionalit, la logica della merce.
Come dire che l'economia politica, in quanto compimento logico del rinnegamento dell'uomo, prosegue la sua
opera devastatrice. Ovunque politiche e teorie economiche
spettacolarmente divergenti si oppongono; da nessuna parte
gli imperativi assurdi dell'economia politica stessa sono contestati e le categorie economiche borghesi abolite, praticamente, a vantaggio di una costruzione Ubera (posteconomica) delle situazioni, e quindi di tutta la vita, sulla base dei
poteri attualmente concentrati e sprecati nelle Societ avanzate.
Questa colonizzazione del futuro, in nome di un passato
che a giusto titolo ha meritato d'essere abbandonato completamente, al punto che se ne perda il ricordo, presuppone la
riduzione sistematica del possibile radicalmente altro, malgrado tutto presente in tutte le manifestazioni della societ oppressiva attuale, in modo che le cose sembrano persistere ad
avanzare dal loro lato cattivo mentre vi sono costrette.

250

Questo gioco di prestigio povero rivela da subito il suo


marchio di fabbrica: quello dell'ideologia, cio un riflesso rovesciato, mutilato, del mondo reale, della Praxis, ma un'ideologia attiva che la sua pratica fa entrare nel reale che appare
allora ribaltato, distorto, non pi solo nella testa dei filosofi e
di altri ideologi, ma nella realt: il mondo alla rovescia per
davvero.
Questo procedimento moderno di riduzione dello scarto
tra la vita e la sua rappresentazione a vantaggio di una rappresentazione, che si ritorce contro i suoi presupposti, non
che una risoluzione fittizia, parodistica, spettacolare, dei problemi veri che pone la crisi rivoluzionaria generalizzata del
mondo moderno, un simulacro di risoluzione che cadr
nello stesso tempo delle illusioni della maggioranza che ancora lo permettono.
Il Potere vive della nostra impotenza a vivere, alimentando
scissioni e separazioni indefinitamente moltiplicate mentre
contemporaneamente pianifica gli incontri permessi pressoch a suo modo. Il suo colpo da maestro ancora la dissociazione riuscita della vita quotidiana in quanto spazio-tempo,
individuale e sociale, della ricostruzione attualmente possibile, indissolubilmente, di noi stessi e del mondo, al fine di controllare separatamente e congiuntamente il tempo e lo spazio
e in definitiva di ridurli l'imo e l'altro, l'uno per mezzo
dell'altro.
Lo stato di avanzamento dei lavori traduce visibilmente la
seriet di un tentativo in cui il sinistro fa a gara con il farsesco.
Si mira alla costituzione di uno spazio omogeneo, perfettamente integrato, costruito per somma di blocchi funzionali omologhi strutturati gerarchicamente (la famosa rete gerarchizzata di citt che innerva e coordina una regione di un
modello dato comune alle societ industriali) in modo che

251

nell'assemblaggio cos ottenuto siano affogate nel calcestruzzo le scissioni, segregazioni e opposizioni multiple nate dalla
divisione del lavoro, dalla separazione: l'opposizione delle
classi, l'opposizione tra citt e campagna, l'opposizione tra la
societ e lo Stato, classiche da Marx in poi, alle quali bisogna
aggiungere le molteplici disparit interregionali di cui l'attuale opposizione tra i paesi sviluppati e sottosviluppati non
che l'amplificazione patologica.
L'astuzia della storia per tale che i primi successi apparenti del riordino poliziesco, un'attenuazione della lotta di
classe (nel vecchio senso) e dell'antagonismo citt-campagna, mascherano sempre di meno la proletarizzazione radicale e senza speranza dell'immensa maggioranza della popolazione, condannata a vivere nell'orizzonte uniformato che
costituisce l'ambiente urbano bastardo e spettacolare, nato
dallo scoppio della citt, ci che aggiunto all'antagonismo
Stato-societ da ci rafforzato e che allarma tanto i sociologi
(Tra il potere e la popolazione bisogna stabilire nuovi canali
di comunicazione, Chombart de Lauwe, Le Monde, 13 luglio
1965), tradisce il carattere letteralmente irragionevole del
processo di razionalizzazione della reificazione attualmente in corso e gli assicura ogni specie di noie, perfettamente
irrazionali dal suo punto di vista burocratico e alienato, ma
non meno perfettamente fondate dal punto di vista della ragione dialettica inerente ad ogni realt vivente, ad ogni Praxis.
Come ha ben visto Hegel, ma per rallegrarsene, nel regime degli Stati moderni, lo Stato permette lo sviluppo di una
pseudolibert dell'individuo, pur mantenendo la coerenza
dell'insieme e trae da questo antagonismo una forza infinita,
che si trova ad essere di norma il suo tallone di Achille da
quando ima nuova coerenza, radicalmente antagonista a un
tale ordine di cose, si fonda e si rafforza. In pi, ogni pianificazione coerente e riuscita deve imporsi alla totalit del

252

pianeta in un'urbanistica generalizzata che implica la riduzione dei fenomeni di sottosviluppo in quanto potenzialmente
perturbatori dell'impossibile equilibrio perseguito. Ma, come
per inavvertenza, e in ima mortale fedelt a se stesso, il capitalismo si trova a fare la guerra ai paesi sottosviluppati al posto della guerra al sottosviluppo tanto proclamata, preso
com' al laccio da esigenze contraddittorie, ma per esso
ugualmente vitali, compromettendo in tal modo le proprie
pretese di sopravvivenza: tutte le programmazioni tecnocratico-cibernetiche. Una tale dialettica garantisce un risveglio brutale ai dirigenti dell'attuale mondo preistorico che
sognavano di mettersi definitivamente al sicuro seppellendoci sotto un rivestimento di cemento che, finir per essere la
loro tomba.
La pianificazione, in questa prospettiva, si deve anche
comprendere come agonia della comunicazione nel senso antico, limitata, ma reale, i cui residui sono dappertutto braccati, a profitto dell'informazione, dal Potere. Fin d'ora una rete
universale di comunicazioni sopprime radicalmente la distanza tra le cose aumentando indefinitamente la distanza tra le
persone. In una simile rete, la circolazione finisce per neutralizzarsi da s, in modo che la soluzione dell'avvenire consister nel far circolare meno le persone e pi le informazioni, restando le persone a casa, trasformate in semplici ricettori
audiovisivi di informazione: ossia un tentativo per eternizzare
praticamente le categorie economiche attuali, cio borghesi,
per creare le condizioni di un funzionamento permanente e
automatico della presente societ alienata, una macchina
che gira meglio (Le Monde, 4 giugno 1964).
Il mercato perfetto degli economisti impossibile, specie per il fattore della distanza: un'economia perfettamente
razionale dovrebbe essere concentrata in un solo punto (Produzione e Consumo istantaneo); se il mercato non perfetto,

253

ci tenderebbe all'imperfezione del mondo stesso; in virt di


ci, i programmatori lavorano per rendere il mondo perfetto.
La pianificazione del territorio un'impresa metafisica in
cerca di uno spazio neofeudale. La Grande Opera dei pianificatori, la costituzione di imo spazio senza sorprese, dove la
mappa sarebbe tutto e il territorio niente, perch interamente fatto sparire per incanto e non pi importante, giustificando a cose fatte tutta l'architettura di quei cretini semantici,
che pretendono di liberarvi dalla tirannia aristotelica, dell 'A
non Non-A, come se non si fosse stabilito da secoli che A
diventa Non-A.
Questo cos vero, che oggi non si consuma pi spazio,
che tende ad essere uniformato, ma tempo. L'americano, che
fa il giro del mondo di Hotel Hilton in Hotel Hilton, senza
mai vedere variare lo scenario, se non in superficie, in quanto
colore locale ricostituito, quindi integrato e ridotto a gadget,
prefigura chiaramente gli itinerari della maggioranza. La
conquista dello spazio, in quanto avventura riservata a
vn'lite e ripercossa spettacolarmente su tutto il pianeta, ne
sar la compensazione organizzata e prevedibile. Ma, con
l'espediente della colonizzazione dello spazio, il Potere intende emettere delle cambiali sul futuro, catturare il lungo termine, il tempo, che si tratta di svuotare della sua sostanza (la nostra realizzazione nel corso di una Storia) per
sezionarlo in pezzi perfettamente inoffensivi, privati di ogni
avvenire non prevedibile, non programmato dalle sue macchine.
Si punta alla costituzione di un gigantesco dispositivo destinato a riciclare il tempo lineare a vantaggio di un tempo
espurgato e ristretto, il tempo meccanico, combinatorio e
senza storia delle macchine, che ingloberebbe il tempo pseudociclico del quotidiano in un tempo neociclico generalizzato,
il tempo dell'accettazione passiva e della rassegnazione forzata alla permanenza dell'ordine attuale delle cose.

254

Bisogna dirlo:

Non possibile riorganizzare l'alienazione e l'oppressione nella


societ, in nessuna delle loro varianti, ma solo respingerle in blocco
con questa stessa societ (IS n. 4, p. 36).

Il compito di unificare lo spazio e il tempo in Una costruzione libera dello spazio-tempo individuale e sociale appartiene alla rivoluzione che viene. La sconfitta dei pianificatori: essa coincider con una trasformazione decisiva
della vita quotidiana, sar questa trasformazione.

255

LE STRUTTURE ELEMENTARI
DELLA REIFICAZIONE
di Jean Garnault
1

Come se il vecchio Marx dirigesse tutto dalla sua tomba,


la forma di merce ha contribuito, mediante la logica del suo
sviluppo reale, al chiarimento e all'approfondimento della
critica dell'economia politica. Certamente, gli eredi di questa
critica hanno fatto di tutto teoricamente e praticamente, come borghesi e come burocrati, per mascherarla o mantenere
la confusione intorno ad essa, affogandola sotto un guazzabuglio di sottigliezze metafsiche e di sofismi teologici. Ma il
mondo continuato senza di loro. Queste analisi, che essi si
ingegnavano a dissimulare, il mondo le ha trascritte con una
chiarezza abbagliante nell'usuale quotidianit: ha dato alla
teoria del feticismo della merce una verit oggettiva e una
banalit vissuta che l'ha messa alla portata di tutti.
Malgrado le metamorfosi che ha subito dopo Marx, la
merce si conservata in quanto forma: una forma che riveste
i prodotti dell'attivit creatrice (della prassi) che il lavoro salariato ha spogliato di ogni umanit; ima forma che, quale fedele erede del vecchio dio giudaico-cristiano, ha acquistato
un'esistenza autonoma e creato l'uomo e il mondo a sua immagine; ima forma che gener l'antropologia dell'individuo
isolato che restava privato della ricchezza dei suoi rapporti
1 Les structures lmentaires de la rification, da IS n. 10, marzo 1966.

256

sociali. La merce la praxis del potere: non solamente il


principio di dissoluzione della vecchia civilt contadino-religiosa (di cui ancora perseguita i resti), ma un modo di rappresentazione del mondo e una forma di azione su di esso ha
ridotto l'insieme della realt sociale al quantificabile, e instaurato il dominio totalitario del quantitativo, la sua estensione a tutti i settori della vita non ancora dominati (cfr. IS
nn. 7 e 8, Banalit di base).
Ci che appariva la cosa pi concreta era in effetti la pi
astratta: ima razionalizzazione formale, un'illusione. Ma una
tale illusione, come succede per le idee rivoluzionarie, una
volta che ha acquistato la sua autonomia agisce sul mondo
reale, ma al contrario di esse, come un incitamento alla rassegnazione.
La societ dominante va sempre avanti e supera nuovi
gradini nell'escalation della repressione e dell'alienazione.
Lo Stato cibernetico in tal modo ha fatto nascere, combinando feticismo della merce e feticismo dell'opera d'arte, un feticcio a sua misura: lo spettacolo mercantile, proiezione della
vita intera in un'essenza ipostatizzata e cristallizzata, simulacro e modello normativo di questa vita. La concentrazione
delle alienazioni continuata cos sul filo della concentrazione del capitale. Il capitalismo concorrenziale si era accontentato di opprimere l'uomo sociale con una moltitudine di alienazioni parziali; riducendo le vecchie sfere separate a una
sola e identica reificazione, questo capitalismo burocratico,
in via di rapida cibernetizzazione, lo congela e lo pone in vetrina.
Un simile processo era imprevedibile solo per il pensiero
borghese, e per l'aborto strutturalista e prospettivo che ne
costituisce il risultato. Un'analisi strutturale, in effetti, avrebbe potuto dedurre dalla forma di merce l'insieme della societ che essa produce e che la riproduce, compresa l'ideologia

257

strutturalista. Questa ne era incapace, poich non faceva che


tradurre inconsciamente le strutture del processo di reificazione in corso, e le innalzava come un assoluto astorico.
La vecchia opera negatrice della borghesia, intrapresa dal
Rinascimento, stata portata a termine alla meno peggio e
con dei ritardi. La societ unitaria, da molto tempo dissolta,
sostituita dal vuoto, un vuoto eretto in un ristretto possibile.
A quella microsociet che si organizzava intorno ad unit
reali ma limitate quantitativamente e qualitativamente (villaggio, famiglia, corporazioni eccetera...), il vuoto ha sostituito ima coorte di astrazioni reificate: l'individuo, lo Stato, il
consumatore, il mercato, che traggono la loro realt apparente dall'apparenza di realt che hanno assunto nella nostra
vita.
I princpi della logica formale (che sono penetrati nella
Citt con i primi mercanti) trovano la loro realizzazione adeguata nello spettacolo mercantile. Il principio di identit sta
alla merce come la categoria della totalit sta al movimento
rivoluzionario. Nella struttura della forma mercantile, anteriormente alla sua crisi di crescita, l'identit generale delle
merci non si otteneva che con il sotterfugio della loro identificazione fittizia con un equivalente generale astratto. Questa
identit illusoria, assunta quotidianamente ha finito per indurre l'identit di tutti i bisogni, quindi di tutti i consumatori,
e raggiunge cos un certo grado di realt. La realizzazione integrale dell'antica equivalenza astratta sarebbe il punto ultimo di questo processo. Il settore della produzione culturale,
o della pubblicit, per effetto dell'inflazione ha sempre maggiori difficolt nel differenziare i prodotti, annunciando e
prefigurando questa grande tautologia.
La merce, come la burocrazia, una formalizzazione e
una razionalizzazione della praxis la sua riduzione a qualche
cosa di dominabile e manipolabile. Sotto questo dominio, la

258

realt sociale finisce per ridursi a due significati contraddittori: mi significato burocratico-mercantile (che ad un altro livello corrisponde al valore di scambio) e un significato reale.
La burocratizzazione del capitalismo non traduce una trasformazione qualitativa interna, ma al contrario l'estensione
della forma mercantile. La merce sempre stata burocratica.
La forma mercantil-spettacolare la parodia del progetto
rivoluzionario di dominio dell'ambiente (naturale e sociale)
ad opera di un'umanit finalmente padrona di se stessa e
della propria storia. Essa presiede al dominio su di un uomo
isolato e astratto da parte di un ambiente organizzato dal potere. Se vero che gli uomini sono il prodotto delle loro condizioni, basta creare condizioni disumane per ridurli allo stato di cose. Nell'allestimento di ambienti mercantili, secondo
il principio dei vasi comunicanti, l'uomo ridotto a cosa, le
cose in cambio prendono qualit umane. La rivista Elle pu
intitolare una pubblicit: Questi mobili vivono - s, ma della nostra vita. L'uomo, il mondo dell'uomo.
Nella Gaia Scienza, Nietzsche nota che

L'enorme prevalenza del riso nell'alimentazione spinge a far uso


dell'oppio e delle sostanze narcotiche, alla stessa guisa in cui l'enorme prevalenza delle patate come cibo invoglia all'alcol: in un ulteriore e pi sottile effetto, induce per anche a determinati modi di
pensare e di sentire che agiscono come narcotici. Con ci concorda
il fatto che i sostenitori di certi modi narcotizzanti di pensare e di
sentire, come quei maestri indiani, vantano precisamente una dieta
che puramente vegetale e vorrebbero elevarla a legge di massa;
vogliono cos suscitare e accrescere quel bisogno che essi sono in
condizione di soddisfare.

Ma in una societ che non pu secernere che il bisogno di


un'altra vita l'oppio dello spettacolo mercantile non che
una realizzazione parodistica di questo solo desiderio reale.
Con la forma mercantile e le rappresentazioni che ne sono
derivate, la societ dello spettacolo tende a frammentare

259

questo desiderio unico fornendogli una moltitudine di soddisfazioni parcellari e illusorie. In cambio dell'abbandono del
solo possibile, cio un'altra societ, ci concede generosamente tutte le possibilit di essere altro in questa societ.
Lo spettacolo mercantile colonizza i possibili delimitando
poliziescamente l'orizzonte teorico e pratico dell'epoca. Allo
stesso modo in cui nel Medioevo il quadro religioso sembrava l'orizzonte insuperabile, all'interno del quale dovevano inscriversi le lotte di classe, la forma mercantil-spettacolare
tende a crearsi un tale quadro, nel cui ambito si svolgerebbero tutte le lotte perdute in partenza per l'emancipazione totale.
Ma nello stesso modo in cui la forma merce, pur monopolizzando l'insieme del reale, non aveva esistenza reale nel
cervello del borghese del Diciannovesimo secolo, questo incubo di societ non che un'ideologia vissuta, un'organizzazione dell'apparenza che non si innalza che ad un'apparenza
di organizzazione. Lo spettacolo, infatti, non stato altro che
la realizzazione fantastica della merce, perch la merce non
ha mai posseduto una vera realt; il suo carattere misterioso
semplicemente nel suo rimandare agli uomini i caratteri
della loro vita presentandoli come dei caratteri oggettivi. Il
potere proietta dunque l'immagine della sopravvivenza, come esso la permette, integrandovi degli elementi che hanno
talvolta un contenuto liberatorio, sempre aperti sul possibile.
Con questa operazione, passano al servizio della repressione,
rendendo l'alienazione pi sopportabile dopo averla adornata dei fiori della critica.
Per questo le fantasticherie delle classi dominanti sono
sempre pi leggibili a chi sa decrittare il testo sociale
dell'epoca: nientemeno che la costituzione di una societ
astratta (astratta dalla societ) dove spettatori astratti consumerebbero astrattamente degli oggetti astratti. Cos sarebbe
ottenuta la coincidenza, tanto desiderata, tra l'ideologia e il

260

reale: le rappresentazioni divenendo immagine del mondo


per sostituirsi, al limite, al mondo ed edificare un mondo
dell'immagine, creato dal potere e venduto sul mercato. La
rappresentazione cosciente della sua vita, come prodotto
della propria attivit, svanirebbe allora dalla mente dello
spettatore-consumatore, che ormai assisterebbe soltanto allo
spettacolo del proprio consumo.
La concezione cibernetica del superamento della filosofia
va di pari passo con il suo sogno di ricostituire, sulla base
della societ dello spettacolo, il paradiso perduto delle societ imitarle, arricchendolo di due millenni di progresso
nell'alienazione sociale. Questi sogni rivelano, en passant, il
carattere sapientemente nascosto e mistificato di quelle societ: esse non hanno mai tratto la loro unit che dal dominio. In un reale interamente ridotto al quantitativo, dominato
integralmente dal principio di identit, senza che la minima
particella di contestazione venga a minacciare il suo equilibrio, il vecchio sproloquio filosofico-economico diventerebbe infatti inutile.
Queste fantasie trovano d'altronde talvolta un embrione
di realizzazione pratica, sempre esemplarmente rivelatore.
L'Ospedale di Richmond, in Virginia ha messo a punto
un'Isola di vita per grandi ustionati. Si tratta di una gigantesca bolla di plastica tenuta Ubera da ogni germe. All'interno, gli ustionati, dopo la completa decontaminazione, sono
sistemati in un'atmosfera presterilizzata. Nessuna claustrofobia: l'Isola di vita trasparente (Paris-Match). Aspettando che un conflitto nucleare fornisca a quest'opera filantropica i dienti che si merita, questa societ edifica l'immagine
deUe condizioni che essa impone: la sopravvivenza neU'isolamento controUato.
Bench lo spettacolo mercantile tenda a instaurare questa positivit piatta e disincantata, riscalda il negativo nel suo
seno e come ogni realt storica produce da s i germi deUa

261

propria distruzione. Vecchia banalit socioeconomica, lo sviluppo dell'industria dei beni di consumo di massa produce e
sovrapproduce la sovrapproduzione. Alcuni sociologi giungono perfino a ritenere che con la sovrapproduzione mercantile scompaia ogni differenza oggettiva tra le cose. La sola
differenziazione che possa essere introdotta non che soggettiva. Ma scoprire le tendenze latenti all'autodistruzione,
che un tale processo nasconde, oltrepassa le capacit di un
sociologo. Con la scomparsa del valore d'uso, l'identit generale tra le cose passa dalla fantasia vissuta alla realizzazione
fantasmagorica. Il valore d'uso tuttavia il nucleo di realt
indispensabile per la fioritura e la sopravvivenza del valore di
scambio. La merce sopprime da s le proprie condizioni.
Quando il sistema pu fare a meno della realt, la realt
che pu fare a meno del sistema. La societ moderna gravida a tal punto di una rivoluzione che fa la parodia in anticipo
della propria distruzione. I gadget lavorano alla fine del
mondo della merce. Gli ultimi gadget sono dei nothing gadget: la macchina che non serve a nulla, la macchina che si distrugge da s, il dollaro falso da bruciare nel camino.
Ma la merce produce anche i propri affossatori, che non
potrebbero limitarsi allo spettacolo della sua distruzione,
poich il loro obiettivo la distruzione dello spettacolo. Non
si possono confutare delle condizioni di esistenza, ci si pu
solo liberare di esse.
A ogni grado della contestazione pratica, i gesti si profilano, pronti a trasformarsi in atti rivoluzionari. Ma, in assenza
di un movimento rivoluzionario, questa contestazione pratica
resta a livello individuale. La nostalgia dell'appropriazione
privata stata alla base della teoria della riappropriazione
individuale e l'ha ridotta a una semplice reazione contro la
socializzazione astratta introdotta dalla forma mercantile. Il
furto nei grandi magazzini, che gli psicosociologi dei padroni

262

hanno cos giustamente qualificato come pratica sconosciuta, di un'essenza qualitativamente differente. Nello spettacolo dell'abbondanza, gli oggetti cosiddetti di consumo cessano di essere degli oggetti di godimento, per divenire oggetti
di contemplazione, sempre pi radicalmente estranei a coloro
di cui si ritiene soddisfino i bisogni. Il furto sembra essere allora il solo modo di appropriazione per il godimento, al contrario della pratica conosciuta che appare come un modo
di usarli contemplativo, una maniera di essere posseduti dagli oggetti senza goderne.
Certi sociologi hanno annunciato come una scoperta delle loro investigazioni poliziesche il rapporto esistente tra le
bande di blousons noirs e le societ arcaiche. Questo non
peraltro, semplicemente ed evidentemente, che il rapporto
reale tra ima societ al di qua della merce e dei gruppi che si
pongono al di l. Le distruzioni volontarie di merci, la rottura
delle vetrine, ricordano le distruzioni voluttuarie delle societ precapitalistiche (con questa riserva, che tali gesti vedono
limitata la propria portata rivoluzionaria in una societ dove
c' sovrapproduzione mercantile). Rubando delle merci per
donarle, alcuni blousons noirs evitano questa ambiguit. Riproducono a un livello superiore la pratica del dono che ha
dominato le societ arcaiche e che lo scambio, in quanto formalizzazione dei rapporti sociali sulla base di un debole livello di sviluppo delle forze produttive, giunto a distruggere.
Essi trovano cos una condotta ancor meglio adatta a una societ che si autodefinisce societ dell'abbondanza, e innescano praticamente il suo superamento.
Durante le insurrezioni passate, i gesti pi spontanei,
quelli che i gendarmi del potere hanno qualificato come ciechi, erano in definitiva i pi rivoluzionariamente chiaroveggenti. Per citare solo un esempio tratto dall'attualit pi re-

263

cente, gli insorti di Los Angeles se la sono presa direttamente con il valore di scambio spettacolare che fungeva da scenario della loro schiavit; hanno dato l'assalto al cielo dello
spettacolo. Nello stesso tempo in cui distruggevano le vetrine
e incendiavano i supermercati, abbozzavano sul campo una
restituzione del valore d'uso: Un nero che porta su di una
carriola un frigorifero rubato, lo apre e ne tira fuori delle bistecche e qualche bottiglia di whisky (L'Express).
Se vero che, finora, le rivoluzioni hanno generalmente
perso tempo a vestirsi delle spoglie delle vecchie feste, il nemico che sembravano aver dimenticato ha sempre saputo ricordare loro i gesti che avrebbero dovuto compiere da molto
tempo. Ci che si preso per gesti di disperazione esprimeva
soltanto la disperazione per non averli compiuti prima. Questi gesti, le prossime rivoluzioni dovranno ritrovarli immediatamente e compierli senza indugiare: in quanto distruzione
dello spettacolo mercantile sono portatori della speranza di
una costruzione Ubera deUa vita. Si tratter aUora di rivendicare come propriet deU'uomo tutti i tesori spogUati a profitto del cielo dello spettacolo, di rivolgerU nel senso della vera
vita. Ci chiameranno i distruttori del mondo deUa merce, non
saremo che i costruttori di noi stessi.

264

VIVE LA LIBERTAD.
L'INTERNAZIONALE SITUAZIONISTA
di Ricardo Gutirrez
1

Rivoluzionare la vita quotidiana


Fondata nel 1952, l'Internazionale situazionista (IS) esalta la costruzione di situazioni, vale a dire la costruzione concreta di ambienti, di atmosfere momentanee della vita e la loro
trasformazione in una appassionante esistenza di qualit superiore. Animato da gruppi organizzati di teorici e di sperimentatori, il movimento si basa sul principio di una rivoluzione
permanente della vita quotidiana. Questo movimento alla
base della rivolta del maggio 1968 in Francia.
Concretamente, l'IS invita i cittadini a creare situazioni a
misura dei loro desideri al fine di rendere la vita pi appassionante. Ci suppone agli occhi dei situazionisti una liberazione sociale completa. Essi si oppongono cos alla societ di
classe e al Capitale che organizza il regno della merce e costringe gli uomini a ima vita da sopravvissuti (la vita ridotta al
consumabile).
In questo mondo al contrario che privilegia il lavoro, il denaro e il potere, l'IS propone il godimento come mezzo di
sovversione radicale: non ci sar emancipazione del proletariato senza l'emancipazione reale dei piaceri. Ci perch i situazionisti sostengono tutte le forme di libert dei costumi, tutto quello che la canaglia borghese o burocratica chiama
1 Vive la libertad. L'Internationale Situationniste, da Internet (1997).

265

dbauch. E' chiaramente escluso, spiegano, che noi prepariamo la rivoluzione quotidiana attraverso l'ascetismo. L'IS
mette pertanto in guardia contro i piaceri mercificati pertinenti pi a una proletarizzazione del godimento piuttosto
che alla sua liberazione.
I situazionisti denunciano anche il mito della societ di
diritto. Essi non rivendicano che un modo supplementare di
produzione-consumo dello spazio-tempo sociale. Se il tempo
del lavoro produttivo si riduce, il tempo consacrato al consumo aumenta incitando a produrre di pi. In questa concezione alienante della societ, il lavoro rappresenta l'alfa e l'omega della vita. I situazionisti oppongono a ci il godimento e la
sua arma assoluta, la gratuit: si tratta di sostituire il dono allo scambio mercantile.

Arte e politica
L'IS si considera come il pi alto grado della coscienza rivoluzionaria internazionale. A met degli anni '60, dopo aver
preso l'esistenzialismo per bersaglio (Sartre, l'inqualificabile-,
Heidegger, povero nazi), i situazionisti denunciano la soverchieria maoista e la catechesi leninista. Essi mettono in luce
l'ipocrisia del socialismo, perch le vittorie del sociale hanno
coinciso sempre con quelle della merce. Ma l'IS rifiuta l'etichetta di movimento politico: essa contesta ogni forma di potere gerarchizzato e rinuncia ai discepoli. I situazionisti ammettono tuttavia di giocare un ruolo politico nella misura in
cui contribuiscono all'irriducibile volont di emancipazione
del proletariato.
L'IS conta dalla sua creazione les plasticiens d'avanguardia del lettrismo e del gruppo Cobra, con ci volendo porsi
come il solo movimento in grado di rispondere a un autentico
progetto d'artista. I situazionisti vedono nell'arte una capacit

266

di emancipazione, un'esplosione che minaccia le strutture della


societ. Essi vogliono mettere strutture e mezzi materiali a disposizione della creativit di tutti, come dappertutto le masse si
sforzano di fare al momento della rivoluzione. Nel primo anno
della sua esistenza l'IS si pone in evidenza essenzialmente
per l'attivit dei suoi artisti: l'italiano Giuseppe Pinot-Gallizio, il danese Asger Jorn, l'olandese Constant.

Debord, e Vaneigem
Fondatore dell'IS, il francese Guy-Ernest Debord (19311994) l'autore della Societ dello spettacolo (1967), senza
dubbio uno dei pi grandi testi sul capitalismo contemporaneo e sul suo sistema illusorio. Debord concepisce l'opera
come una critica al regno irresponsabile della merce e dei metodi di governo moderni. Venti anni dopo la pubblicazione
della Societ dello spettacolo, il suo autore constata che i fatti
gli hanno dato ragione: ecco dunque una societ che si annuncia democratica quando ella giunta allo stadio dello spettacolare integrato. Una societ che mette in scena un consenso
ingannatore.
Altro grande teorico de l'IS il saggista belga Roul Vaneigem che ha tracciato alcuni dei grandi princpi del movimento nel suo Trattato del saper vivere ad uso delle giovani generazioni (1967): rifiuto radicale della societ dei consumi,
denuncia dei suoi contrasti e della sua tendenza al conformismo, contestazione ecologica in una prospettiva liberatoria.
Nel Libro dei piaceri (1979) egli invita gli esseri viventi al godimento senza contropartita per chiudere, una volta per tutte
con una civilt della merce in via di disfacimento.

267

Ispirazioni situazioniste
I situazionisti rifiutano ogni ideologia e, ancora di pi le
organizzazioni che ne derivano (apparati, partiti e sindacati)
e i poteri collegati. Le loro inquietudini e le loro ispirazioni
hanno fonti multiple e diverse: Hegel, Fourier, Clausewitz,
Marx, Baltasar Gracin, Lukcs, Omar Khayyam, Sade, Lautramont, Babeuf, Lacenaire, Stirner, Lhautier, Vaillant,
Henry, Villa, Zapata, Makhno... senza dimenticare l'alcol e
13, rue de l'Espoir, settimanale sentimentale pubblicato in
Francia da France Soir, negli anni '60.

268

MASSIME SITUAZIONISTE
(Debord)

* La felicit un'idea nuova per l'Europa.


* L'amore non valido che in un perodo rivoluzionario.
* Ho vissuto la mia vita in tempi di disordine e in una societ
piena di esasperate lacerazioni e di immense distruzioni; io ho
partecipato a questi disordini.
* Le nostre ambizioni sono decisamente megalomani, ma forse non valutabili coi criteri dominanti del successo. Io credo
che tutti i miei amici si accontenterebbero di lavorare anonimamente, con salari da operai qualificati, al Ministero del
Tempo Libero di un governo che finalmente si preoccupasse di
trasformare la vita.
* L'unica impresa interessante la liberazione della vita quotidiana.
* La formula per cambiare il mondo non l'abbiamo trovata nei
libri, ma girando.
* Gli spettatori non trovano ci che desiderano, ma desiderano
ci che trovano.
* Il mondo gi stato filmato: si tratta di trasformarlo.

269

* Si sono interpretate le passioni abbastanza, si tratta ora di


trovarne delle nuove.
* Che cos' in effetti la situazione? E' la realizzazione di un
gioco superiore, pi esattamente la provocazione in questo gioco che la presenza umana.
* Noi pensiamo che il ruolo dei teorici, ruolo indispensabile
ma non dominante, di apportare elementi di conoscenza e
strumenti concettuali che traducano chiaramente - o in forma
pi chiara e coerente - la crisi e i desideri latenti, in modo che
possano essere vssuti dalla gente: intendiamo il nuovo proletariato di questa NUOVA POVERT che bisogna richiamare descrivere.
* Vi sono tempi in cui bisogna spendere il disprezzo con parsimonia, a causa del gran numero di bisognosi.
* Il movimento dell'arte moderna pu essere considerato come
una DEQUALIFICAZIONE permanente della forza-lavoro intellettuale dell'uomo.
* La complicit con la falsa contestazione del mondo non
separabile da una complicit con la sua falsa ricchezza.
* La burocrazia la forma-contenitore della societ: essa blocca i processi, la rivoluzione. In nome dell'economia la burocrazia economizza senza controllare (per i propri fini, per la
conservazione dell'esistente). Essa ha tutti i poteri, salvo il potere di cambiare le cose (AJom).
* C' contraddizione tra la massa d'informazioni riversate su
un numero crescente di persone e i tempi e l'intelligenza disponibile per analizzarle.

270

* Noi siamo totalmente popolari. Noi non prendiamo in considerazione che i problemi che sono gi in sospeso nel popolo.
La teoria situazionista nel popolo come il pesce nell'acqua.
* Che si cessi di ammirarci come se fossimo superiori ai nostri
tempi: che l'epoca inorridisce essa stessa specchiandosi PER
CIO CHE .
* Chi considera la vita dell'IS trova la storia della Rivoluzione.
Niente ha potuto renderla malvagia.
* Il linguaggio la dimora del potere (M. Khayati).
* La conoscenza inseparabile dall'uso che se ne fa (R. Vaneigem).
* Andremo in giro la notte e saremo consumati dal fuoco.
* Il mio metodo sar molto semplice. Dir ci che amo e tutto
il resto, alla luce di questo sar visibile e si far comprendere
sufficientemente.
* Vuoi che la tua vita poggi su solide basi? Vuoi vivere giorni
con il cuore libero da ogni preoccupazione? Non restare un
istante senza senza bere vino, allora ad ogni respiro troverai che
la tua esistenza avr un nuovo fascino (Rubaiyyat di Omar
Khayyam).
* L'arte della saggezza mondana:

1 Non mostrarti pi brillante del tuo capo.


2 Trova la maniglia di ogni persona, il suo punto debole.
3 Capisci quando essere evasivo.
4 Le tue intenzioni scrivile in modo cifrato.
5 Opera ma sembra anche.

271

6 Lascia che qualcun altro meriti il successo.


7Non entrare nello spazio (vasto?) lasciato da un altro.
8 Non competere mai con qualcuno che non ha niente
da perdere.
9 Usa mezzi umani come se quelli divini non esistessero
e quelli divini come se quelli umani non esistessero.
10 Comportati sempre come se gli altri ti osservassero.
[Baltasar Gracin, gesuita spagnolo del XVII
secolo molto apprezzato da Debord]

DE P E S T E SI H A D I C L

BffflM

H E

L U U I E N f c S S A I b DE HECUI

COMME VOUS A V E Z R A I S O N DE
VOLER DES L I V R E S . LA C U L T U RE D E V R A I T E T R E A LA P O R T E

D I S E I D A L E , C E L L E QUI
FAIT PAYER T O U T E S L E S
A U T R E S . PAS ETONNANT
QUE VOUS VOULIEZ L
O F F R I R A T O U S ...

Fumetto situazionista: Comics par ralisation directe.


Testo di R. Vaneigem, disegni di Grard Joanns.

Documenti

PANORAMA INTELLIGENT DE L'AVANT-GARDE


LA FIN DE 1955
1

Urbansme
Paris il est actuellement recommand de frquenter: la
Contrescarpe (le Continent); le quartier chinois; le quartier
juif; la Butte-aux-Cailles (le labyrinthe); Aubervilliers (la
nuit); les squares du 7 arrondissement; l'Institut mdico-lgal; la rue Dauphine (Nesles); les Buttes-Chaumont (le jeu);
le quartier Merri; le pare Monceau; l'Ile Louis (l'ile); Pigalle;
les Halles (rue Denis, rue du Jour); le quartier de l'Europe
(la mmoire); la rue Sauvage.
Il est recommand de ne frquenter en aucun cas: les 6
et 15 arrondissements; les grands boulevards; le Luxembourg; les Champs-lyses; la place Bianche; Montmartre;
l'Ecole Militaire; la place de la Rpublique, l'toile et l'Opra ; tout le 16 arrondissement.
e

Poesie
La disparition presque totale de cette activit, sous la forme qu'on lui connaissait depuis ses dbuts, disparition videmment lie au dprissement continu de l'esthtique, est
un des phnomnes les plus marquants qui se produisent
1 Da Potlatch n. 24, novembre 1955.

274

sous nos yeux. Durant ces dernires annes, la posie onomatopique et la posie noclassique ont simultanment manifest la dprciation complte de ce produit.
Malgr l'attachement normal d'ime socit mourante
des expressions faisandes, il est noter qu'aujourd'hui une
revue srieuse n'ose plus publier de pomes. Quand elle s'y
essaie, avec une vidente mauvaise conscience (voir un certain du Bouchet dans le n. 117 des Temps Modernes), les rsultats se passent de commentaires.
Au nom du renouvellement progressiste de Coppe-Lamartine, Guillevic vient de prendre les risques d'une explication la loyale (Expliquons-nous sur le sonnet, Nouvelle
Critique n. 68) qui fait clater sa burlesque insuffisance. Passons sur l'aspect cocardier du pangyrique (notre sonnet,
cette forme... n'est pas une cration artifcielle par hasard
jete par Marot, du Bellay, Ronsard et les autres. Si elle a t
employe par eux, si elle a travers plusieurs sicles, c'est
bien qu'elle rpond des ncessits de l'esprit frangais),
puisque Guillevic a beau mentir, il vient trop tard, tout le
monde sait que nous avons emprunt cette forme l'Italie
et qu' l'poque des mdivaux attards devaient en rester
la ballade, prfrant, comme Guillevic aujourd'hui, lutter
contre l'envahissement de la culture cosmopolite. Plus significative est la rfrence la vie d'un des hommes les plus
sensibles, les plus nobles, les meilleurs, les plus grands que le
monde ait connus: on a peine le croire, mais il s'agit de
Louis Aragon. Dans ses lourdes tentatives pour confrer
quelque dimension mythique la vie d'Aragon, Guillevic va
si loin au-del de son talent qu'il arrive gravement desservir
son lugubre chef de file: Je revois Aragon un certain soir de
janvier 1954... J'entends son exclamation: Elsa, il crit des
sonnets!.
L'ensemble de l'argumentation est de la mme encre. Reste de tant de vide que des gens qui se recommandent du

275

matrialisme dialectique fondent toute leur malheureuse thse sur l'exaltation inconditionnelle des formes fixes.
Les formes fixes - au sens de cadres rpondant aux besoins d'un travail donn - qu'il convient maintenant de pratiquer, pourront tre momentanment: le procs-verbal de drive, le compte rendu d'ambiance, le pian de situation.

Dcoration
Projet de J. Fillon pour l'amnagement d'une salle de rception: les trois quarts de la salle, constituant la partie que
l'on traverse en entrant par la seule porte du lieu, sont meubls lgamment et n'ont aucune destination prcise. Au
fond de la salle se dresse une barricade qui en dlimite la
partie utile, gale au quart de la superficie totale. Cette barricade est on ne peut plus relle, constitue de pavs, sacs de
sable, tonneaux et autres objets consacrs par l'usage. Elle
s'lve peu prs hauteur d'homme, avec quelques points
culminants et quelques brches bauches. Plusieurs fusils
chargs peuvent tre poss dessus. Une troite chicane livre
accs la partie utile de la pice, galement meuble avec
gout, o tout est dispos pour recevoir agrablement les amis
et connaissances.
Cette salle de rception, qui implique videmment un
clairage et un fond sonore appropris, peut servir varier
l'ordonnance d'une maison banale, et n'y introduire qu'un
pittoresque superficiel. Mais sa vraie destination est de s'intgrer dans un complexe architectural tendu, o apparait
pleinement sa valeur dterminante pour la construction
d'ime situation.

276

Explorations
Dans un proche avenir une quipe de lettristes, oprant
partir de la rue des Jardins-Paul, devra reconnaitre entirement le quartier Merri, jusqu' prsent omis sur les eartes
psychogographiques.
ADHREZ EN MASSE L'INTERNATIONALE LETTRISTE
ON EN GARDERA QUELQUES-UNS

Jeux ducatifs
Rcemment mise au point, la discussion idologique
considre comme match de boxe semble promise un brillant avenir dans l'hte intellectuelle, dont elle comble tous
les besoins. (La discussion idologique considre comme
match de boxe vous fera gagner de l'estime en perdant du
temps.) En voici la rgie:
Les deux adversaires et l'arbitre, dont la dcision est souveraine, s'assoient la mme table, l'arbitre sparant les
deux joueurs. Il a t convenu que le match se droulerait en
un certain nombre de rounds d'un minutage prcis.
Aprs que l'arbitre a annonc l'ouverture du match, les
deux adversaires s'observent un instant; puis celui qui choisit,
le premier, l'offensive nonce une proposition quelconque
sur un sujet qui lui parait bon. L'autre rpond, soit en niant
hardiment le raisonnement qu'il vient d'entendre, soit en
passant d'autres affirmations sur un sujet voisin ou inattendu, soit mme - ce qui est mieux - en combinant ces deux

277

mouvements. L'arbitre veille ce qu'un adversaire n'interrompe pas l'autre. Cependant, un usage trop prolong de la
parole fait perdre des points au maladroit. Le chronomtreur annonce la fin du round par un signal adquat qui interrompt l'instant le discours.
L'arbitre dclare alors le round l'avantage d'un des adversaires, ou ventuellemerit nul. Pendant le temps de repos,
les supporters et les soigneurs apportent aux combattants
des verres d'alcool ou des tasses de caf (dans certains cas,
des stupfiants).
La dispute recommence l'ordre donne. Le ko est proelam par l'arbitre quand un des adversaires, dconcert par
la violence ou la subtilit d'une attaque, se rvle incapable
de poursuivre la discussion. Si cette issue n'intervient pas, le
vainqueur est dsign la fin, aux points, d'aprs le nombre
de rounds o il a domin. La mauvaise foi, mme apparnte,
n'entrane aucune pnalit.
On a dj not, parmi les sujets les plus courus: le Zen, la
Nouvelle-Gauche, l'ontologie phnomnologique, Astruc, les
Monnaies Gauloises, la censure, l'intelligence du jeu
d'Echecs.
(Les lettristes, forcment gagnants, ne jouent pas ce
jeu.)
Cinma
Il y a plusieurs annes qu'on n'a pas vu un film qui apporte la moindre nouveaut. La production gnrale est si terne
qu'un film banal, s'il est fait dans une perspective politique
simplement sympathique (Le sei de la terre), bouleverse la
plupart des critiques, et fait dire de lui, contre toute vrit,
qu'il rester comme ime date cinmatographique. Il est vrai
qu'ici tant d'impratifs financiers et policiers rgnent, qu'un

278

film - dont les ressources sont trs suprieures celles du roman - a peu de chances d'atteindre le niveau intellectuel d'un
bon roman de troisime ordre, du genre Raymond Queneau
par exemple.
Dans ces conditions, le mieux est de ne plus s'inquiter
de l'tat actuel de cet art. Dans les salles obscures que la derive peut traverser, il faut s'arrter un peu moins d'une heure, et interprter en se jouant le film d'aventures qui passe:
reconnaitre dans les hros quelques personnages plus ou
moins historiques qui nous sont proches, relier les vnements du scnario inepte aux vraies raisons d'agir que nous
leur coimaissons, et la semaine que l'on est soi-mme en
train de passer, voil im divertissement collectif acceptable
(voir la beaut du Prisonnier de Zenda quand on sait y nommer Louis de Bavire, J. Vach sous les traits du comte Rupert de Rantzau, et l'imposteur qui n'est autre que G.-E. Debord).
On peut aussi voir la srie des aventures de l'admirable
Dents-Blanches, dont l'utilisation actuelle, tout fait ngligeable, ne laisse pas de rappeler les vrais pouvoirs d'enseignement du cinma.
Au cas o tout cela ne vous plairait vraiment pas, il ne
vous reste qu' aimer Les Mauvaises Rencontres d'Alexandre
Astruc, o vous ne manquerez pas de reconnatre parfaitement, selon le mot tonnant de Jacques Doniol-Valcroze
(France-Observateur du 20 octobre 1955) l'atmosphre et la
signification de V O T R E jeunesse.

Philosophie
IMBCILES, VOUS pouvez

Lisez Marx, lisez Dahou.

cesser de l'tre.

279

Arts plastiques
Toute la peinture abstraite, depuis Malevitch, enfonce
des portes ouvertes. Naturellement cette activit est inintressante et, de plus, parfaitement uniforme. Ce n'est pas le
tachisme qui va la renouveler. On pense bien d'autre part
qu'une recherche d'images rellement susceptibles de provoquer des effets nouveaux doit rompre avec des modes de reprsentation hrits de Chirico, de Max Ernst ou de Magritte, qui tendent d'eux-mmes recrer le vieil ordre des
surprises - surprises considrablement affaiblies par la diffusion dj ancienne de ces oeuvres et l'inflation des imitateurs.
Les diverses ralisations de la mtagraphie, qui se proposent thoriquement d'intgrer en une seule criture tous les
lments dont la signification peut servir, ont t, jusqu'
prsent, tout fait insuffisantes.
Il semble que l'on doive attribuer cet chec provisoire la
proccupation constamment mise en vedette de faire des
maquettes d'affiches, qui a impos finalement soit un chaos
illisible, soit une forme dgnre du vieux collage (exposition mtagraphique de la Galerie du Doubl Doute, en juinjuillet 1954).

Revues
L'Internationale lettriste collabore la revue Les Lvres
Nues depuis la parution de son numro 6. Cette revue (Marin diteur, 28 rue du Ppin, Bruxelles) se trouve chez le
Minotaure, libraire, rue des Beaux-Arts.

280

Politique
Rien de trs nouveau. Dans le cadre de la dtente, la
presse rvle avec attendrissement que deux jeunes flles sovitiques, aprs s'tre fait photographier aux cts de deux
vedettes de cinema frangaises, ont affirm avoir vcu ainsi la
plus belle journe de leur vie. En mme temps la Pravda fait
savoir que l'Urss a achev la construction d'ime socit socialiste, et que le passage au stade du communisme est ds
prsent amorc.
En France, c'est naturellement encore pire: mobilisation
destine s'tendre, pour alimenter la guerre d'Algrie (Algriens! ce n'est pas par ce que vous tes frangais que vous
devez tre patriotes), la guerre du Rif et les suivantes; dveloppement du troc inaugur par Mends-Bonn, avec Franco
dont les menues faveurs sont payes par l'abandon des rfugis rpublicains; condamnation scandaleuse de Pierre Morain, de la Fdration Communiste Libertaire, en des termes
qui tendent tablir que des opinions anticolonialistes sont
dsormais incompatibles avec la nationalit frangaise.

Propagande
Un procde dcisif pour l'avenir de la communication:
le dtournement des phrases, tait dsign dans Internationale Lettriste n. 3 (aot 1953). L'usage du dtournement fait
maintenant l'objet d'une tude exhaustive, entreprise en collaboration par deux lettristes. Cette tude paratra en son
temps, et laissera peu de choses dire sur la question.
Le numro 25 de Potlatch, inaugurant sa troisime anne,
sera publi en janvier 1956.

281

Littrature
On ne manquera jamais d'ersatz pour faire marcher l'industrie de l'dition et maintenir la consommation. Mais, plus
on ira, plus on s'apercevra que les problmes et les divertissements de l'epoque se situent sur d'autres plans.
Dj, il faut signaler des truqueurs qui vont essayer de se
faire irne rputation en remchant, dans un cadre purement
littraire, les motions nouvelles que certaines associations
d'vnements peuvent entrainer. Ainsi M. Julien Gracq rdigeant de jolies narrations qui ont pour thme une ambiance
et ses diverses composantes: ce n'est rien de refuser le prix
Goncourt; encore faut-il ne pas l'avoir mrit.
N E COLLECTIONNEZ PAS POTLATCH
LE TEMPS TRAVAILLE CONTRE VOUS

Tous les textes publis dans Potlatch peuvent tre reproduits,


imits ou partiellement cits,
sans la moindre indication d'origine.

282

PROJETS D'EMBELLISSEMENTS RATIONNELS


DE LA VILLE DE PARIS
1

Les lettristes prsents le 26 septembre ont propos communment les solutions rapportes ici divers problmes
d'urbanisme soulevs au hasard de la discussion. Ils attirent
l'attention sur le fait qu'aucun aspect constructif n'a t envisag, le dblaiement du terrain paraissant tous l'affaire la
plus urgente.
Ouvrir le mtro, la nuit, aprs la fin du passage des rames. En tenir les couloirs et les voies mal clairs par de faibles lumires intermittentes.
Par un certain amnagement des chelles de secours, et
la cration de passerelles l o il en faut, ouvrir les toits de
Paris la promenade.
Laisser les squares ouverts la nuit. Les garder teints.
(Dans quelques cas un faible clairage Constant peut tre justifi par des considrations psychogographiques.)
Munir les rverbres de toutes les rues d'interrupteurs;
l'clairage tant la disposition du public.
1 Da Potlatch n. 23, octobre 1955.

283

Pour les glises, quatre solutions diffrentes ont t avances, et reconnues dfendables jusqu'au jugement par l'exprimentation, qui fera triompher promptement la meilleure:
G.-E. Debord se dclare partisan de la destruction totale
des difices religieux de toutes eonfessions. (Qu'il n'en reste
aucune trace, et qu'on utilise l'espace.)
Gii. J. Wolman propose de garder les glises, en les vidant de tout concept religieux. De les traiter comme des btiments ordinaires. D'y laisser jouer les enfants.
Michle Bernstein demande que l'on dtruise partiellement les glises, de fagon que les ruines subsistantes ne dclent plus leur destination premire (la Tour Jacques, boulevard de Sebastopol, en serait un exemple accidentel). La
solution parfaite serait de raser compltement l'glise et de
reconstruire des ruines la place. La solution propose en
premier est uniquement choisie pour des raisons d'conomie.
Jacques Fillon, enfin, veut transformer les ghses en maisons faire peur. (Utiliser leur ambiance actuelle, en accentuant ses effets paniques.)
Tous s'accordent repousser l'objection esthtique, faire taire les admirateurs du portail de Chartres. La beaut,
quand elle n'est pas une promesse de bonheur, doit tre dtruite. Et qu'est-ce qui reprsente mieux le malheur que cette sorte de monument lev tout ce qui n'est pas encore domin dans le monde, la grande marge inhumaine de la vie?
Garder les gares telles qu'elles sont. Leur laideur assez
mouvante ajoute beaucoup l'ambiance de passage qui fait
le lger attrait de ces difices. Gii J. Wolman rclame que
l'on supprime ou que l'on fausse arbitrairement toutes les indications concernant les dparts (destinations, horaires,
etc.). Ceci pour favoriser la drive. Aprs un vif dbat, l'op-

284

position qui s'tait exprime renonce sa thse, et le projet


est admis sans rserves. Accentuer l'ambiance sonore des gares par la diffusion d'enregistrements provenant d'un grand
nombre d'autres gares - et de certains ports.
Suppression des cimetires. Destruction totale des cadavres, et de ce genre de souvenirs: ni cendres, ni traces. (L'attention doit etre attire sur la propagande ractionnaire que
reprsente, par la plus automatique association d'ides, cette
hideuse survivance d'un pass d'alination. Peut-on voir ini
cimetire sans penser Mauriac, Gide, Edgar Faure?)
Abolition des muses et rpartition des chefs-d'oeuvre
artistiques dans les bars (l'oeuvre de Philippe de Champaigne dans les cafs arabes de la rue Xavier-Privas; le Sacre de
David, au Tonneau de la Montagne-Genevive).
Libre accs illimit de tous dans les prisons. Possibilit
d'y faire un sjour touristique. Aucune discrimination entre
visiteurs et condamns. (Afin d'ajouter l'humour de la vie,
douze fois tirs au sort dans l'anne, les visiteurs pourraient
se voir rafls et condamns ime peine effective. Ceci pour
laisser du champ aux imbciles qui ont absolument besoin de
courir un risque inintressant: les splologues actuels, par
exemple, et tous ceux dont le besoin de jeu s'accommode de
si pauvres imitations.)
Les monuments, de la laideur desquels on ne peut tirer
aucun parti (genre Petit ou Grand Palais), devront faire place d'autres constructions.
Enlvement des statues qui restent, dont la signification
est dpasse - dont les renouvellements esthtiques possibles
sont condamns par l'histoire avant leur mise en place. On

285

pourrait largir utilement la prsence des statues - pendant


leurs dernires annes - par le changement des titres et inscriptions du socie, soit dans un sens politique (Le Tigre dit
Clemenceau, sur les Champs-lyses), soit dans un sens droutant (Hommage dialectique la fivre et la quinine,
l'intersection du boulevard Michel et de la rue Comte; Les
grandes profondeurs, place du parvis dans l'ile de la Cit).
Faire cesser la crtinisation du public par les actuels
noms des rues. Effacer les conseillers municipaux, les rsistants, les mile et les Edouard (55 rues dans Paris), les Bugeaud, les Gallifet, et plus gnralement tous les noms sales
(rue de l'Evangile).
ce propos, reste plus que jamais valable l'appel lanc
dans le numro 9 de Potlatch pour la non-reconnaissance du
vocable saint dans la dnomination des lieux.

286

BIBLIOGRAFIA MINIMA
a completamento dei precedenti
riferimenti bibliografici
G.-E. Debord, Guide psychogographique de Paris, Le Bauhaus Imagniste, Permild and Rosengreen, K0benhavn 1957
G.-E. Debord, Pangirique, Gallimard, Paris 1993
G.-E. Debord, Considrations sur l'assassinat de Gerard Lebovici, Gallimard, Paris 1993
G.-E. Debord, Cette mauvaise rputation, Gallimard, Paris
1993
G.-E. Debord, Oeuvres cinmatografiques compltes, Gallimard, Paris 1993
R. Vaneigem, Pour la rvolution Ernest Coeurderoy, Ed.
Champ Libre, Paris 1972
R. Vaneigem, Le livre des plaisirs, Encre, Paris 1979
R. Vaneigem, Le mouvement du libre-esprit, Ramsay 1986
R. Vaneigem, Addresse aux vivants sur la mort qui les gouverne et l'oppurtunit de s'en dfaire, Seghers, Paris 1990
R. Vaneigem, Scutenaire, Seghers, Paris 1991
L. Lematre, Bilan lettriste, Richard-Marre, Paris 1955
J. Isou, Introduction une nouvelle posie et une nouvelle
musique, Gallimard, Paris 1974
R. Gombin, Les origines du gauchisme, Seuil, Paris 1971
H. Lefebvre, La sociologia di Marx, Il Saggiatore, Milano
1969
H. Lefebvre, Il marxismo e la citt, Mazzotta, Milano 1973
H. Lefebvre, L'irrupton de Nanterre au sommet, Anthropos,
Paris 1969
H. Lefebvre, Critica della vita quotidiana, Laterza, Bari 1977
J.-F. Martos, Rovesciare il mondo, Sugarco, Milano 1993

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