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Parte III - Lezione 6 - pag.

367

PARTE III - LEZIONE 6


Lo stato e le politiche di piena occupazione

La lezione discute il ruolo dello stato distinguendolo in una autorit fiscale ed


unaltra monetaria. E preliminarmente discusso limpatto sul modello IS-LM di uno stato che
garantisce il bilancio in pareggio. Particolare enfasi posta sul Teorema di Haavelmo. Sono
quindi discusse le politiche fiscali di aumento della spesa pubblica e quelle monetarie di
aumento dellofferta di moneta. Di entrambe sono esaminati gli effetti sul reddito nazionale e il
tasso dinteresse. Infine, sono fatti cenni alle politiche restrittive per il controllo dellinflazione.

VI.1. La presenza dello stato............................................................................................................ 368


VI.1.1. Consumatore soltanto o anche produttore?....................................................................... 368
VI.1.2. Il nuovo moltiplicatore...................................................................................................... 369
VI.1.2.1. Le risultanze algebriche ........................................................................................... 371
VI.1.2.2. La spiegazione economica ....................................................................................... 372
VI.1.2.3. Il Teorema di Haavelvo e il moltiplicatore dicotomico............................................ 374
VI.1.3. Come cambia la curva IS .................................................................................................. 376
VI.1.4. Perch non cambia la curva LM ....................................................................................... 377
VI.1.5. Il nuovo equilibrio ............................................................................................................ 378
VI.2. Le politiche fiscali.................................................................................................................... 378
VI.2.1. Laumento della spesa in pareggio................................................................................. 379
VI.2.2. Laumento della spesa in deficit..................................................................................... 380
VI.2.2.1. Come finanziare il deficit......................................................................................... 380
VI.2.2.2. La nuova curva IS .................................................................................................... 381
VI.2.2.3. La nuova curva LM .................................................................................................. 383
III.2.2.3.1. La tenuta della Legge di Walras ............................................................................................ 383
III.2.2.3.2. Come e perch la LM deve cambiare .................................................................................... 384

VI.2.2.4. Il nuovo equilibrio.................................................................................................... 386


VI.3. La politica monetaria .............................................................................................................. 386
VI.3.1. Le OMO e Legge di Walras.............................................................................................. 387
VI.3.2. Gli effetti sulla curva LM ................................................................................................. 387
VI.3.3. Il nuovo equilibrio ............................................................................................................ 389
VI.4. Politiche espansive versus restrittive...................................................................................... 389
VI.5. Conclusioni .............................................................................................................................. 390

Parte III - Lezione 6 - pag. 368

VI.1. La presenza dello stato


Non compito della Macroeconomia studiare il ruolo strutturale dello stato,
cio stabilire quanto presente lo stato debba essere nelleconomia. Di tali argomenti si
occupano, da differenti angolazioni, la Microeconomia, lEconomia pubblica e la
Politica Economica. La Macroeconomia si limita a studiare gli effetti macroeconomici
del bilancio dello stato, ovvero limpatto sul reddito nazionale e quindi loccupazione.
Ci nonostante, occorre almeno chiarire la differenza fra stato consumatore e stato
produttore.

VI.1.1. Consumatore soltanto o anche produttore?


Sotto il profilo economico, il mestiere irrinunciabile dello stato di consumare
i beni collettivi, cos detti perch lasciati alla libera fruizione delle famiglie e delle
imprese. Ne sono esempi, la sanit, listruzione, la ricerca, la giustizia, la difesa, la
viabilit, linformazione, etc.
Lo stato pu limitarsi ad acquistare i beni collettivi da produttori privati
(imprese) che li producano. Ad esempio, la sanit dalle cliniche private e la difesa da
eserciti mercenari. Le tecniche dellacquisto possono essere varie. Ad esempio, la
sanit pu essere acquistata rimborsando ai cittadini le spese mediche sostenute, mentre
listruzione universitaria pu essere acquistata erogando borse di studio agli studenti che
decidono in quale universit privata andarle a spendere.
In alternativa, pu produrre i beni collettivi in proprio configurando, in tal
caso, il consumo dei beni collettivi come autoconsumo, concettualmente non dissimile
dallautoconsumo di mele da parte dello stesso agricoltore che le produce. Lo stato che
decide di produrre in proprio i beni collettivi, decide metaforicamente di sdoppiarsi in
due anime, delle quali una produce ci che laltra consuma1.
Alla macroeconomia, lo stato interessa come consumatore di beni collettivi.
Perci non importa distinguere se lo stato consumatore acquista tali beni dalle imprese,
oppure dallo stato produttore. Si noti solo che, nel primo caso, il gettito fiscale,
incassato dallo stato consumatore, girato alle imprese, diventando per esse il ricavo
con cui coprire i costi di produzione e fare profitti. Nel secondo caso, il gettito fiscale
diventa (idealmente) il ricavo dello stato produttore, con cui questultimo si limita a
coprire i costi di produzione dei beni collettivi, senza fare profitti.
La rinuncia al profitto pu essere una ragione per preferire che i beni pubblici
siano prodotti dallo stato anzich dalle imprese. Infatti, consente di consumare
quantitativi maggiori di beni pubblici a parit di imposte, oppure gli stessi quantitativi
alleviando la pressione fiscale. V per un serio rischio di inefficienza che pu ribaltare
la partita. In altri termini, i costi di produzione dello stato produttore potrebbero essere
cos grandi da superare quelli dei produttori privati, sia pure aumentati dei profitti.
Al gettito fiscale con cui lo stato consumatore finanzia il consumo collettivo, che
chiameremo anche spesa pubblica, concorrono una variet di prelievi. I pi importanti
sono limposta sul valore aggiunto (indicata in Italia con lacronimo IVA) e limposta
1

Come ogni produttore, anche lo stato che decida di esserlo ha bisogno non solo di beni
intermedi e lavoro, ma anche di beni strumentali che, nel linguaggio di queste Lezioni, sono chiamati
macchine. Allora una parte della spesa pubblica sar identificabile come investimento.

Parte III - Lezione 6 - pag. 369

sul reddito personale (indicata in Italia con lacronimo IRPEF, che viene da Imposta sul
Reddito delle Persone Fisiche). Il meccanismo dellIVA tale chessa finisce per
gravare indirettamente su una quota soltanto del reddito: la quota destinata al consumo.
Limposta personale non fa invece eccezioni, colpendo anche il reddito destinato al
risparmio. Per lanalisi approfondita di entrambe le imposte (come di altre meno
importanti) lo studente interessato rinviato ai corsi di Economia Pubblica e Scienza
delle Finanze.
Limposta sul reddito personale normalmente progressiva, nel senso che il
reddito suddiviso in scaglioni (fette) su ognuno dei quali grava unaliquota diversa:
tanto maggiore quanto pi alto lo scaglione. Il Quadro VI.1 mostra gli scaglioni e le
corrispondenti aliquote in vigore in Italia nel 2013.

La progressivit dell'IRPEF nel 2013

Scaglioni di
reddito (in euro)

aliquote fiscali

115.000
15.001 28.000
28.00155.000
55.00175.000

23%
27%
38%
41%

75.001

43%

Quadro VI.1
In astratto, limposta personale pu anche essere proporzionale (anzich
progressiva) cio una stessa aliquota pu gravare sullintero reddito. Le ragioni sociali
per preferire la progressivit sono evidenti: limposta progressiva colpisce
(comparativamente) di meno i redditi pi bassi.
Per completare il modello IS-LM aggiungendo lo stato agli agenti gi modellati
(imprese e famiglie) assumeremo lipotesi che limposta personale sia lunica forma di
prelievo possibile. Assumeremo, altres, lipotesi di proporzionalit, ovvero di unicit
dellaliquota fiscale. Tale ipotesi irrealistica unicamente motivata dalla
semplificazione che produce dellanalisi che dovremo svolgere. La sua rimozione non
cambierebbe la qualit delle conclusioni. Complicherebbe solo il percorso per
raggiungerle.
Esercizi
1.

Con riferimento al Quadro VI.1, calcolare lIRPEF che devono pagare, per lanno dimposta 2013,
cinque italiani dei quali il primo percepisce un reddito di 15.000 euro, il secondo di 28.000, il terzo
di 55.000, il quarto di 75.000, il quinto di 200.000 mila.

2.

Per ciascuno degli italiani di cui allesercizio precedente, calcolare laliquota media (mediamente
gravante su ogni euro di reddito) dividendo limposta da pagare per il reddito percepito.

VI.1.2. Il nuovo moltiplicatore


Si riconsideri il noto modello riprodotto nel Quadro VI.1. La presenza dello
stato richiede due nuove equazioni:

Parte III - Lezione 6 - pag. 370

la prima T = t Y che definisce un gettito fiscale proporzionale al reddito,


indicato con T da Tax revenue, ovvero funzione lineare del reddito stesso
secondo un coefficiente angolare uguale allaliquota fiscale, indicata con t,
la seconda Yd = Y T che definisce il reddito disponibile, indicato con Yd
da disposable Yield, come differenza fra il reddito e il gettito fiscale.

I
Y = I +C
C = c Y

S =Y C

Quadro VI.2
Richiede altres di modificare le tre equazioni preesistenti onde:
ridefinire il consumo come funzione lineare del reddito disponibile (anzich
del reddito tout court);
ridefinire il risparmio come differenza fra il reddito disponibile (anzich il
reddito) e il consumo;
includere la spesa pubblica nella definizione della domanda finale (in
aggiunta allinvestimento delle imprese e al consumo delle famiglie).
La somma dellinvestimento e della spesa pubblica chiamata domanda
autonoma perch trattasi della parte della domanda finale che non dipende dal reddito
disponibile. Da questultimo invece indotta (dipende) la parte residua costituita dal
consumo delle famiglie. Si osservi che il reddito disponibile quello che resta nelle
mani delle famiglie dopo il pagamento delle imposte.

Y = I +G +C
T = t Y

Yd = Y T

S = Yd C

C = c Yd

Quadro VI.3
Le accennate modifiche fanno prendere al modello la nuova forma rappresentata
nel Quadro VI.3. Vi compaiono cinque equazioni di cui sono protagoniste altrettante
variabili endogene che sono: Y, T, Yd , C ed S.

Parte III - Lezione 6 - pag. 371

Si osservi la diversa natura dei parametri G e t rispetto al parametro c.


Questultimo comportamentale ovvero rispecchia gli usi e le abitudini di consumo
delle famiglie, mentre i primi due sono mere decisioni di politica economica.
Il moltiplicatore Keynesiano discusso nella Lezione 3 tiene anche in presenza
dello stato. Occorrono per integrazioni e modifiche. Vediamo quali.
VI.1.2.1. Le risultanze algebriche

Sostituendo:
lequazione del gettito in quella del reddito disponibile,
lequazione del reddito disponibile, cos ottenuta, in quella del consumo,
lequazione del consumo, cos ottenuta, in quella del reddito,
questultima prende la forma:

Y = I + G + c (1 t ) Y ,
da cui laltra:
(VI.1)

Y=

1
(I + G) ,
1 c (1 t )

che, in forma additiva, pu essere scritta come segue:


(VI.2)

Y=

1
1
I +
G
1 c (1 t )
1 c (1 t )

per enfatizzare che linvestimento e la spesa pubblica generano reddito con lo stesso
moltiplicatore.
Si osservi che questultimo pi piccolo del moltiplicatore 1 (1 c ) con cui
linvestimento produce reddito in assenza dello stato. Ci in quanto il suo denominatore
pi grande. Infatti, il numero c (1 t ) pi piccolo del numero c essendo 1 t < 1 . Si
osservi, altres, che il nuovo moltiplicatore tanto pi grande quanto maggiore la
propensione al consumo e tanto pi piccolo quanto maggiore laliquota fiscale.
Sostituendo la nuova equazione del reddito (VI.1) in quella del gettito, si ottiene:
(VI.3)

T=

1 c (1 t )

( I + G) .

E sostituendo le nuove equazioni (VI.1) del reddito e (VI.2) del gettito fiscale in quella
del reddito disponibile, si ottiene:
(VI.4)

Yd =

1 t
( I + G) .
1 c (1 t )

Infine, sostituendo la nuova equazione del reddito disponibile (VI.4) in quella del
consumo, si ottiene:

Parte III - Lezione 6 - pag. 372

C=

(VI.5)

c (1 t )

1 c (1 t )

( I + G) .

Dalle (VI.3), (VI.4) e (VI.5) si evince che anche il gettito, il reddito disponibile e
il consumo sono generati dalla domanda autonoma moltiplicata, di volta in volta, per un
diverso moltiplicatore. Il moltiplicatore per antonomasia, cui la letteratura economica
riserva tale appellativo in esclusiva, tuttavia solo quello che compare nellequazione
(VI.1), ovvero con cui la spesa autonoma genera il reddito.
Tornando al Quadro VI.3, si sostituisca ora lequazione del reddito in quella del
reddito disponibile e questultima in quella del risparmio. In tal modo, si ottiene:
S = I + G T .

(VI.6)

Il risultato algebrico (VI.6) di particolare interesse perch stabilisce che il risparmio


delle famiglie non pu essere diverso dallinvestimento delle imprese aumentato del
disavanzo dello stato (spesa pubblica meno gettito fiscale). Solo illusoriamente
dipende perci dalla volont delle famiglie che possono decidere la propensione al
consumo e perci la percentuale del reddito disponibile da risparmiare. In realt, la
(VI.6) mostra che, a prescindere dalla propensione al consumo, il risparmio dipende, in
realt, dalle decisioni delle imprese e dello stato2.
VI.1.2.2. La spiegazione economica

Le risultanze algebriche (VI.1)-(VI.6) devono essere spiegate economicamente.


Lo fa il Quadro VI.4 che descrive il processo moltiplicativo innescato dalla domanda
autonoma ( I + G ) indicata con Da . Tale processo del tutto simile a quello discusso
nella Lezione 3, di cui era starter il solo investimento in un contesto nel quale lo stato
era assente. Il lettore non avr difficolt a comprendere il nuovo processo che si
differenzia dal precedente sol per avere due ulteriori protagonisti: il gettito fiscale e il
reddito disponibile.
fasi
1

Da Y = Da + C
Da Da
c (1 t ) Da

T = t Y
t Da
c (1 t ) t Da

Yd = Y T
(1 t ) Da

c (1 t ) (1 t ) Da

C = c Yd
c (1 t ) Da

c (1 t ) c (1 t ) Da

S = Yd C

(1 c ) (1 t ) Da
c (1 t ) (1 c ) (1 t ) Da

c (1 t ) Da c (1 t ) ( t Da ) c (1 t ) (1 t ) Da c (1 t ) c (1 t ) Da c (1 t ) (1 c ) (1 t ) Da

Da
1- c (1- t )

totale

Da
1- c (1- t )

(1- t ) Da

1- c (1- t )

c (1- t ) Da
1- c (1- t )

t
1
Da
1 c (1 t )

Quadro VI.4
Nella colonna intestata al reddito facile riconoscere una serie geometrica la cui
ragione vale c (1 t ) < 1 mentre il termine iniziale (primo addendo) uguale alla
2

La (VI.6) pu essere resa nella forma: S + (T G ) = I , dove T G (differenza fra entrate e

uscite dello stato) chiamato risparmio pubblico. La nuova forma stabilisce che il risparmio totale, cio la
somma del risparmio privato e del risparmio pubblico, non pu essere diverso dallinvestimento delle
imprese. Normalmente T G 0 , cio il risparmio pubblico negativo o al pi nullo, cosicch il
risparmio totale inferiore a quello privato.

Parte III - Lezione 6 - pag. 373

domanda autonoma. Pertanto, la somma della serie (al piede della colonna) il prodotto
del primo termine per il complemento allunit della ragione, e quindi proprio il
reddito identificato dallequazione (VI.1).
A ben vedere, anche le successive tre colonne ospitano serie geometriche di
ragione c (1 t ) , cosicch il gettito, il reddito disponibile e il consumo possono essere
ottenuti moltiplicando tale ragione per il corrispondente termine iniziale. Cos facendo,
si ottengono proprio le forme (VI.3)-(VI.5).
Lultima colonna, intestata al risparmio, contiene anchessa una serie geometrica
di ragione c (1 t ) . Moltiplicando il reciproco del complemento allunit di
questultima per il termine iniziale, si ottiene la seguente somma della serie:

(1 c ) (1 t )
Da
1 c (1 t )
(1 t ) c (1 t )
=
Da
1 c (1 t )

S=

1 t c + c t
Da
1 c (1 t )

1 c (1 t )

t
=

Da
1 c (1 t ) 1 c (1 t )
t Da
.
= Da
 1 c (1 t )
I +G

T

Nel secondo termine della differenza che segue lultimo segno di uguaglianza
riconoscibile lespressione (VI.3) del gettito fiscale, mentre il primo la somma
dellinvestimento e della spesa pubblica. Perci il processo moltiplicativo, rappresentato
nel Quadro VI.4, offre una spiegazione economica anche allequazione (VI.6) del
risparmio.
fasi
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
...

Da
Y = D a +C
400,00
400,00
240,00
144,00
86,40
51,84
31,10
18,66
11,20
6,72
4,03
...
totale parziale dopo 10 fasi
993,95
1.000,00
totale generale

T = t Y Y
100,00
60,00
36,00
21,60
12,96
7,78
4,67
2,80
1,68
1,01
...
248,49
250,00

Quadro VI.5

= Y - T C = c Y d S = Y d - C
300,00
240,00
60,00
180,00
144,00
36,00
108,00
86,40
21,60
64,80
51,84
12,96
38,88
31,10
7,78
23,33
18,66
4,67
14,00
11,20
2,80
8,40
6,72
1,68
5,04
4,03
1,01
3,02
2,42
0,60
...
...
...
745,47
596,37
149,09
750,00
600,00
150,00

Parte III - Lezione 6 - pag. 374

Il Quadro VI.5 presenta un esempio in cui Da = 400 , c = 0,8 e t = 0, 25 . Si


osservi che la ragione, comune a tutte le colonne dalla terza alla settima, vale
0,8 (1 0, 25) = 0, 6 . Si noter che i totali parziali dopo dieci fasi sono gi molto vicini
ai rispettivi totali generali. Ci dimostra la rapidit del processo moltiplicativo che, in
pratica, si esaurisce presto bench in teoria sia interminabile.
Esercizi
3.

Ricostruire il Quadro VI.5 mantenendo ferma la domanda finale ma assumendo che la propensione
al consumo e laliquota fiscale valgano entrambe 0,5.

4.

Ricostruire il Quadro VI.5 mantenendo ferme la propensione al consumo e laliquota fiscale ma


assumendo una domanda autonoma di 100 euro.

VI.1.2.3. Il Teorema di Haavelvo e il moltiplicatore dicotomico

Lequazione (VI.2) spiega che, in presenza dello stato, la spesa pubblica e


linvestimento delle imprese generano reddito con un identico moltiplicatore, inferiore a
quello con cui, in assenza dello stato, il reddito viene generato dal solo investimento. Un
antico adagio ci avvisa che le apparenze possono ingannare. E forse questo il caso? La
risposta s quando lo stato voglia garantire il pareggio di bilancio, ovvero finanziare
interamente la spesa con le imposte. Vediamo perch.
Per garantire il pareggio di bilancio, lo stato deve scegliere unaliquota fiscale
tale che T = G e perci, vista la (VI.3), tale che:

t ( I + G)

1 c (1 t )


=G,

da cui:
t I + t G = G c G + c t G ,
e quindi:
t I + (1 c ) G = (1 c ) G ,
da cui, infine:
(VI.7)

t=

(1 c ) G .
I + (1 c ) G

Sostituendo laliquota di equilibrio (VI.7) nellequazione (VI.1) del reddito,


questultima prende la forma:

Y=

Sviluppandola, si ottiene:

I +G

(1 c ) G
1 c 1

I + (1 c ) G

Parte III - Lezione 6 - pag. 375

Y=

I +G
cI
1
I + (1 c ) G
I +G
I + (1 c ) G c I
I + (1 c ) G

( I + G ) [ ]
(1 c ) ( I + G )
I + (1 c ) G
=
=

1 c

e quindi infine:
Y=

(VI.8)

1
I +G.
1 c

La (VI.8) consente di guardare oltre lapparenza dellequazione (VI.2) facendo


comprendere che, in realt, i moltiplicatori dellinvestimento e della
spesa pubblica non sono affatto uguali. In particolare:
il moltiplicatore dellinvestimento invariato rispetto al
caso in cui lo stato assente,
il moltiplicatore della spesa pubblica uguale allunit.
Tale risultato, che stabilisce lesistenza di un moltiplicatore
dicotomico, noto come teorema del bilancio in pareggio ed
dovuto a Trygve Haavelmo3.
Trygve Haavelmo
E importante comprendere che lequazione (VI.8) non
contraddice affatto lequazione (VI.2). Piuttosto, del tutto
equivalente a condizione che sia scelta laliquota di equilibrio (VI.7). Lequivalenza
da intendere nel senso che il reddito generato dalla (VI.2) identico a quello generato
dalla (VI.8). Un esempio servir a capire meglio.
Sia I = 100 , G = 300 e c = 0 ,8 . Allora laliquota di equilibrio (VI.7) vale:

t=

(1 0,8 ) 300 = 0,375 37 ,5% .


(
)
100 + (1 0 ,8 ) 300

Sostituendo i valori dellesempio nellequazione (VI.2), si ottiene:

Trygve Haavelmo (1911-1999) stato un insigne economista norvegese, Professore di


Economia e Statistica allUniversit di Oslo nonch premio nobel per lEconomia nel 1989. La sua opera
pi nota il teorema del bilancio in pareggio, anche conosciuto come teorema di Haavelmo, che rimase
oggetto di un semplice working paper intitolato Multiplier effects of a balanced budget (Cowles
Commission Papers, n. 12, Chicago, 1945) senza mai essere pubblicato su una rivista scientifica
importante.

Parte III - Lezione 6 - pag. 376

Y=

1
1
100 +
300
1 0,8 (1 0,375 )
1 0,8 (1 0,375 )

1
1
100 +
300
1 0,5
1 0,5
= 2 100 + 2 300
=

= 800 .
Allo stesso risultato si perviene sostituendoli nellequazione (VI.8). Infatti:
1
100 + 300
1 0,8
= 5 100 + 300

Y=

= 800 .
Il Teorema di Haavelmo ha una conseguenza economica di grande importanza.
Infatti, la reinterpretazione (VI.8) della (VI.2) consente di concludere che lavvento di
uno stato col bilancio in pareggio fa aumentare il reddito nazionale in misura uguale alla
spesa pubblica. Tale conclusione vale a prescindere dalla dimensione della spesa stessa.
Perci una spesa pubblica maggiore, finanziata da un gettito fiscale ugualmente
maggiore, espande il reddito nazionale e quindi la produzione finale che, come si
ricorder dalla Lezione 2, inevitabilmente uguale ad esso. Dalla medesima lezione si
ricorderanno, altres, le ragioni per cui, dalla produzione finale, leffetto espansivo si
trasmette alla produzione intermedia (direttamente o indirettamente necessaria per
realizzare quella finale) e perci alloccupazione che deve sostenerle entrambe. Per
tali ragioni, il Teorema di Haavelmo stato interpretato come sostenitore della
presenza dello stato.
E molto importante notare che le implicazioni del Teorema di Haavelmo,
sintetizzabili con lo slogan pi stato pi reddito, vale solo a parit di investimento,
ovvero se le imprese non modificano la dimensione di questultimo nel momento stesso
in cui la spesa pubblica fa la sua comparsa. Vedremo tra breve che cos non pu essere
perch il reddito generato dalla spesa pubblica produce effetti sul tasso di interesse dal
quale linvestimento dipende.
Esercizi
5.

Calcolare laliquota di equilibrio e il reddito nazionale (generato dal moltiplicatore) in ciascuno dei
casi contemplati nelle prime tre colonne della tabella acclusa e indicare i risultati nelle ultime due.
I
100,00
200,00
100,00
500,00

G
200,00
100,00
500,00
100,00

c
0,50
0,50
0,80
0,80

t
0,50
0,20
0,50
0,04

Y
400,00
500,00
499,87
600,00

VI.1.3. Come cambia la curva IS


E noto che linvestimento delle imprese una funzione decrescente del tasso
dinteresse definita dallequazione I = I ( r ) . Sostituendo questultima nella equazione
di Haavelmo (VI.8), si ottiene la seguente altra equazione:

Parte III - Lezione 6 - pag. 377

I (r)
+G ,
1 c
che definisce la nuova curva IS in presenza dello stato (sotto il vincolo che il bilancio di
questultimo sia in pareggio). Dalla Lezione 5 si ricorder che, in assenza dello stato,
lequazione della curva IS invece la seguente:
I (r)
(VI.10)
Y=
.
1 c
Confrontando la (VI.9) con la (VI.10) si evince che (in modalit marshalliana) la nuova
curva IS risulta da una traslazione verso est della precedente, e che lampiezza della
traslazione stessa costante ed uguale alla spesa pubblica. In altre parole, ad ogni tasso
dinteresse in ordinata, la nuova IS fa corrispondere in ascissa un reddito di G euro pi
grande. Tutto ci rappresentato nel Quadro VI.6.
Y=

(VI.9)

r
Y=

I (r )
1 c

G
Y=

I (r )
1 c

+G

Quadro VI.6
E importante rendersi conto che la traslazione parallela della IS segue un
corollario del Teorema di Havelmo.

VI.1.4. Perch non cambia la curva LM


Dalla Lezione 5 si ricorder che la curva LM ricavata da quella che rappresenta
la domanda speculativa di moneta, definita dallequazione Ls = Ls ( r ) . Infatti, per ogni
reddito che comanda una domanda transattiva di moneta e quindi unofferta speculativa,
sulla curva in parola si legge il tasso dinteresse che genera una domanda speculativa in
equilibrio con tale offerta.
Dalla Lezione 4 si ricorder, inoltre, che, per ogni tasso dinteresse, la domanda
speculativa di moneta risulta dal prodotto del patrimonio disponibile delle famiglie, cos
composto:
(VI.11)

Wd =

patrimonio
disponibile

S + M t f + M s Ltf + n
P ,


 titoli
moneta

per la frequenza degli speculatori pessimisti, cio per lincidenza percentuale di costoro
sul numero totale degli investitori (speculatori e cassettisti). Il prodotto decrescente
rispetto al tasso dinteresse perch tali sono entrambi i fattori. A tal proposito, non si

Parte III - Lezione 6 - pag. 378

dimentichi che il patrimonio disponibile decrescente perch lo il prezzo dei titoli


P = C r e perci anche la componente mobiliare n P .
La comparsa dello stato non altera la curva della domanda speculativa di moneta
perch non cambiano la frequenza degli speculatori pessimisti (il cui tasso normale
sfora il tasso limite) n il patrimonio disponibile (VI.11) dove il risparmio resta uguale
allinvestimento (come in assenza dello stato) perch dalla (VI.6) segue S = I se
T = G . Linvarianza della curva LM segue da quella della domanda speculativa di
moneta.

VI.1.5. Il nuovo equilibrio


Il Quadro VI.7 mostra compiutamente gli effetti generati dalla comparsa dello
stato. Lequilibrio generale macroeonomico si sposta da P a Q con la conseguenza che il
tasso dinteresse cresce e il reddito aumenta meno della spesa pubblica. Infatti, lascissa
di Q supera quella di P di un importo inferiore allampiezza G della traslazione subita
dalla curva IS.

LM invariata

r
Y=

I (r)

nuovo equilibrio generale

1 c
Q

P
G

Y<G

Y=

I ( r)
+G
1 c
Y

Quadro VI.7
La spiegazione economica che il reddito nazionale generato dalla spesa
pubblica (in base al moltiplicatore di Haavelmo uguale allunit) aumenta la domanda
transattiva di moneta e riduce quindi lofferta speculativa. Allora il tasso dinteresse
deve aumentare per ricondurre la domanda alla minore offerta. Ma laumento del tasso
dinteresse contrae linvestimento delle imprese e perci anche il reddito da esso
generato [in base al moltiplicatore di Haavelmo 1 (1 c ) ].
VI.2. Le politiche fiscali
Si riconsideri il punto Q del Quadro VI.7, riprodotto nel Quadro VI.8, cui
corrispondono i valori di equilibrio del reddito Y* e del tasso dinteresse r*.
Supponiamo che la produzione totale corrispondente a Y* (somma di una produzione
finale identica e di una produzione intermedia) sia insufficiente a garantire la piena
occupazione. Poich la teoria del moltiplicatore spiega che ogni reddito figlio
dellinvestimento che lo genera, stiamo assumendo che un clima di sfiducia induca le
imprese ad investire troppo poco. Allora lo stato pu surrogare la carenza di
investimenti con un aumento della spesa pubblica finalizzato a contrastare cadute di

Parte III - Lezione 6 - pag. 379

reddito, disoccupazione e povert. Proprio questa la politica economica suggerita da


Keynes per superare le fasi di depressione.
Laumento della spesa pubblica
deve essere rigorosamente temporaneo,
cio durare finch linvestimento delle
imprese non risale al livello che
garantisce il riassorbimento della
disoccupazione. Pu servire anche a
scorciare i tempi dellattesa perch gli
animal spirits delle imprese possono trarre ottimismo
dalla ripresa della domanda.
r = r (Y )

r
IS

r*

Y=

LM
Y*

I (r )
1 c

+G

Quadro VI.8
Laumento della spesa a fini congiunturali, cio per invertire una congiuntura
economica negativa, pu essere realizzato sotto la condizione che il bilancio resti in
pareggio, oppure no. Esamineremo separatamente i due casi.

VI.2.1. Laumento della spesa in pareggio


Dallanalisi svolta nelle Sezioni VI.1.3-VI.1.5, culminata nel Quadro VI.7, segue
banalmente il corollario rappresentato nel Quadro VI.9, dove un aumento G della
spesa realizzato in pareggio, cio finanziato adeguando laliquota (VI.7) al nuovo valore
di equilibrio:
(VI.12)

t=

(1 c ) ( G + G ) ,
I + (1 c ) ( G + G )

produce una traslazione verso est della curva IS la cui ampiezza proprio uguale a G .
Ferma restando la curva LM, produce perci la migrazione dellequilibrio dal punto Q al
punto R situato a nord-est. Il reddito aumenta meno di G perch frenato dal
simultaneo aumento del tasso dinteresse.

Parte III - Lezione 6 - pag. 380

r
Y=

I (r )
1 c

LM invariata

+G

R
r

Q
G

Y < G

Y=

I (r )
1 c

+ G + G

Quadro VI.9
Esercizi
6.

Un aumento della spesa pubblica di 100 euro finanziato adeguando l'aliquota fiscale, pu produrre
un aumento del reddito di 110 euro? Pu produrne uno di 100 euro? Pu produrne uno di 90 euro?.

VI.2.2. Laumento della spesa in deficit


Dobbiamo ora occuparci del caso in cui lo stato scelga di aumentare la spesa
senza adeguare laliquota fiscale al nuovo valore di equilibrio (VI.12). Cos facendo,
genera un deficit di bilancio le cui modalit di copertura dobbiamo preliminarmente
prendere in rassegna.
VI.2.2.1. Come finanziare il deficit

Il deficit che si genera aumentando la spesa senza adeguare laliquota fiscale pu


essere finanziato in due modi:
emettendo titoli di stato analoghi a quelli che le imprese emettono per
ottenere capitale di credito;
con moneta di nuovo conio.
Per comprendere la differenza, occorre meglio qualificare lo stato articolandolo in due
distinte autorit: lautorit fiscale che chiameremo governo, e lautorit monetaria che
identificheremo con la banca centrale.
Il governo istituzionalmente deputato a decidere il bilancio dello stato e perci
tanto la spesa quanto il gettito.
La banca centrale svolge due ruoli fondamentali: vigila sul sistema bancario e
regola lofferta di moneta. I ruoli interagiscono perch la maggior parte dellofferta
costituita dalla moneta bancaria costituita dai depositi delle imprese e delle famiglie
presso le banche4. Si ricorder che, in queste Lezioni soltanto introduttive, per
semplicit assunta lassenza del sistema bancario. A fortiori, considerata solo la
moneta legale (cartacea e metallica) a corso forzoso. Perci occorre immaginare
lautorit monetaria come qualcosa di molto meno di una vera e propria banca
4

Lo studente interessato potr approfondire la nozione di moneta bancaria nei corsi di


macroeconomia ed economia monetaria variamente denominati.

Parte III - Lezione 6 - pag. 381

centrale, cui demandato il solo compito di regolare la quantit di moneta legale in


circolazione. Un modo per aumentarla la seconda delle menzionate modalit di
finanziamento del deficit. Cio la banca centrale pu pompare moneta nel sistema
economico battendola (stampandola) per finanziare la spesa pubblica non coperta dalle
tasse.
Ci detto, il finanziamento del deficit mediante creazione di moneta richiede la
collaborazione delle due autorit, che non affatto scontata in ragione della diversit dei
ruoli istituzionali che, in autonomia, esse sono chiamate a svolgere: il governo potrebbe
avere interesse ad un aumento della spesa pubblica per aumentare loccupazione, ma la
banca centrale potrebbe non voler correre il rischio che il pompaggio di moneta generi
inflazione.
NellUnione Europea v una complicazione in pi, rappresentata dal fatto che le
politiche fiscali sono decise localmente, cio dai governi
dei singoli stati, mentre la politica monetaria decisa
centralmente da unautorit monetaria unica: la Banca
Centrale Europea (BCE) con sede a Francoforte,
attualmente presieduta dal Prof. Mario Draghi. Inoltre, la
BCE non una banca centrale nella pienezza dei suoi
poteri. In tali condizioni, il coordinamento della politica
fiscale con quella monetaria ancor pi complesso.
Nel seguito, concentreremo lattenzione sulla prima delle elencate modalit di
finanziamento del deficit, del tutto trascurando la seconda.
Ogni volta che emette titoli per finanziare un
nuovo deficit, lo stato aumenta il debito pubblico in
precedenza generato per finanziarne altri. Diverso il
caso in cui i titoli sono emessi per rinnovare il debito
esistente, cio rimborsare i titoli in scadenza, pagandone
il valore nominale ai portatori. Nel primo caso
lemissione aumenta il debito, mentre nel secondo lo lascia invariato. Si noti che, per
abbattere il debito esistente, lo stato dovrebbe generare surplus di bilancio con cui
rimborsare i titoli quando scadono, anzich rinnovarli.
La presenza del debito implica che la spesa pubblica sia in parte assorbita dagli
interessi. Gli stati che, come lItalia, hanno interessi rilevanti da pagare (su un debito
elevato formatosi per i molti deficit pregressi) devono sottrarre ai consumi collettivi una
parte cospicua delle entrate fiscali.
Infine, in queste Lezioni assumeremo che i titoli pubblici siano irredimibili al
pari di quelli emessi dalle imprese. Quindi sono escluse le emissioni deputate al rinnovo
del debito, cio nuovi titoli possono essere emessi solo per finanziare nuovi deficit5.
VI.2.2.2. La nuova curva IS

Nel Quadro VI.10 rappresentata la curva IS antecedente laumento in deficit


della spesa, la cui equazione pu essere scritta tanto nella forma di Haavelmo (VI.9)
quanto nella forma generale:

Una seconda conseguenza dellirredimibilit che, per abbattere il debito, lo stato non pu
attendere la scadenza dei titoli che lo formano. Lunico modo di rimborsare questi ultimi pagandone il
valore nominale ai loro portatori.

Parte III - Lezione 6 - pag. 382

Y=

(VI.13)

I (r) + G

1 c (1 t )

che si ottiene sostituendo lequazione dellinvestimento I = I ( r ) nellequazione (VI.1).


Nel quadro compare anche la curva IS successiva allaumento, cio
corrispondente alla spesa G + G . In mancanza dellaliquota di equilibrio (VI.12) la
sua equazione non pu prendere la forma di Haavelmo. Non resta che la forma generale
che conviene scrivere come segue:
Y=

(VI.14)

I (r) + G

1 c (1 t )

1 c (1 t )

per agevolarne il confronto con la (VI.13) 6.


r

Y=

I +G
1 c (1 t )

G
1 c (1 t )

Y=

I +G
G
+
1 c (1 t ) 1 c (1 t )

Quadro VI.10
Dal confronto emerge che la nuova curva IS risulta da una traslazione
orizzontale della precedente, di ampiezza costante ed uguale al prodotto dellaumento di
spesa per il moltiplicatore. Poich questultimo superiore allunit, la traslazione
supera laumento di spesa ed quindi pi ampia di quella rappresentata nel Quadro
VI.9.
Esercizi
7.

In presenza di unidentica propensione al consumo delle famiglie, due stati applicano la stessa
aliquota di equilibrio t = 0, 25 (25% in termini percentuali). Successivamente, entrambi
aumentano la spesa pubblica di 100 euro. Uno dei due adegua laliquota al nuovo valore di
equilibrio, mentre laltro la mantiene invariata (a 0,25). Di quanto trasla la curva IS delluno e di
quanto quello dellaltro?

In mancanza dellaliquota di equilibrio (VI.12), lequazione della curva IS successiva


allaumento in deficit della spesa non pu assumere la forma di Haavelmo che, nel caso di specie,
sarebbe:
Y=

I (r)

1 c

+ G + G .

Parte III - Lezione 6 - pag. 383

VI.2.2.3. La nuova curva LM

Veniamo ora agli effetti di un aumento in deficit della spesa sulla curva LM.
Fino a questo momento, la LM stata la curva che, per ogni dato reddito (cui
corrisponde una domanda transattiva di moneta e perci unofferta speculativa) indica il
tasso dinteresse in grado di garantire lequilibrio del mercato della moneta speculativa,
e perci anche dei titoli in forza della Legge di Walras. Pi esattamente, il tasso
dinteresse indicato dalla curva LM quello che genera una domanda speculativa di
moneta uguale allofferta corrispondente al reddito dato.
Nel nuovo contesto, lo stato partecipa al mercato dei titoli. Infatti, contribuisce
allofferta insieme con le imprese nonostante che la sua motivazione sia di finanziare
laumento in deficit della spesa, mentre la motivazione delle imprese di finanziare
linvestimento e ladeguamento della moneta transattiva. Preliminarmente, dobbiamo
allora verificare se vale ancora la Legge di Walras, cio se resta vera lequivalenza fra
lequilibrio del mercato dei titoli (cui ora partecipa lo stato) e lequilibrio del mercato
della moneta speculativa.
Nel caso la verifica abbia esito positivo, procederemo analizzando gli eventuali
effetti dellaumento in deficit della spesa sul grafico della domanda speculativa di
moneta, dai quali soltanto potrebbero derivare effetti sulla curva LM.
III.2.2.3.1. La tenuta della Legge di Walras

Poich anche lo stato (non solo le imprese) deve emettere titoli in misura pari al
deficit G T da finanziare, lofferta complessiva di titoli (domanda di credito) prende
la forma al primo membro della seguente condizione di equilibrio:
moneta posseduta
 

moneta desidrata
S
 

 
  

i
i
f
f
I + Lt M t + G T = I + G T + M t + M s ( Lt + Ls ) ,


 

delle imprese

(VI.15)

dello stato

offerta di titoli

domanda di titoli

La domanda di titoli, esercitata dalle sole famiglie, non pu che restare la differenza fra
la moneta da esse posseduta e quella desiderata. Tuttavia il risparmio, che concorre alla
moneta posseduta, prende ora la forma (VI.6). E una fortuna perch, in tal modo,
I + G T compare non solo al primo ma anche al secondo membro. Diventa cos
possibile eliderlo da entrambi gli addendi e ricondurre la condizione di equilibrio
(VI.15) alle note forme:
(VI.16)

Lt + Ls = M ,

oppure:
(VI.17)

Ls = M s ,

dove:
(VI.18)

Lt = Ltf + Lit ,

mentre:
(VI.19)

M = M ti + M t f + M

Parte III - Lezione 6 - pag. 384

e:
(VI.20)

M s = M Lt .

Possiamo concludere che laumento in deficit della spesa non altera le due
formulazioni equivalenti (VI.16) e (VI.17) della Legge di Walras.
III.2.2.3.2. Come e perch la LM deve cambiare

Si pocanzi ricordato che, per ogni reddito, la curva LM indica il tasso


dinteresse in grado di garantire lequilibrio (VI.17). La tenuta della Legge di Walras ne
preserva limportanza perch il tasso dinteresse da essa indicato, continua a tenere in
equilibrio anche il mercato dei titoli e perci ad essere quello cui tale mercato
effettivamente tende (vedasi la Lezione 4).
Al tempo stesso, la tenuta della Legge di Walras consente di dire che laumento
in deficit della spesa pu modificare la curva LM (cambiando il tasso dinteresse che
garantisce lequilibrio del mercato dei titoli per ogni dato reddito) solo se riesce a
modificare il grafico della domanda speculativa di moneta.
Nel Quadro VI.11 compare, in primo luogo, la curva di Ls che precede
laumento in deficit della spesa. Si noter che rispetta i canoni stabiliti nella Lezione 4,
ovvero decresce dallinfinito a zero man mano ch il tasso dinteresse cresce da zero a
uno. Ci in quanto:
allapprossimarsi di r a zero, il patrimonio disponibile (VI.11) cresce a
dismisura (mentre la frequenza degli speculatori pessimisti raggiunge il
valore massimo);
per r = 1 , la frequenza degli speculatori pessimisti nulla (mentre il
patrimonio disponibile raggiunge il valore minimo).
Nel medesimo quadro si mostra la curva di Ls che segue laumento in deficit della
spesa. Occorre capire le ragioni della nuova forma.

L s dopo l'aumento
L s prima dell'aumento
in deficit della spesa
M s = M Y
Y > Y
M s = M Y

Quadro VI.11
Allo scopo, si torni allequazione (VI.6) la quale spiega che il deficit
G T = G si traduce in un identico aumento del risparmio e perci del patrimonio

Parte III - Lezione 6 - pag. 385

disponibile di cui il risparmio fa parte. Per ogni tasso dinteresse, aumenter allora la
quota di tale patrimonio destinata alla moneta speculativa (ferma restando la frequenza
degli speculatori pessimisti che non ha ragione di cambiare).
Tutto ci spiega perch il nuovo grafico di Ls risulta dalla traslazione verso
nord del precedente. Resta da spiegare perch la traslazione non parallela bens
sbilenca, ovvero perch gli aumenti di Ls siano minori in corrispondenza di tassi
dinteresse maggiori. La spiegazione molto semplice: quando il tasso dinteresse
maggiore, la frequenza degli speculatori pessimisti minore e perci minore sar anche
la quota del maggior patrimonio G T = G investita in moneta speculativa. Il caso
limite si ha per r = 1 , quando non ci sono speculatori pessimisti e perci il maggior
patrimonio interamente investito in titoli.
La traslazione sbilenca (di ampiezza via via minore) del grafico di Ls porta con
s quella (di ampiezza via via maggiore) della curva LM. Lo prova il medesimo Quadro
VI.12 dove al reddito Y > Y il nuovo grafico di Ls fa corrispondere un incremento del
tasso dinteresse r > r . La traslazione sbilenca della curva LM mostrata nel
Quadro VI.12.

LM prima
dell'aumento in deficit
della spesa

LM dopo l'aumento

Y'

Y"

Quadro VI.12
Per concludere, occorre unavvertenza importante. Il maggior risparmio
T G = G , indotto dal deficit, piccolo rispetto al patrimonio disponibile cui va ad
aggiungersi. Allora piccola sar anche la parte di esso che va ad aumentare la domanda
speculativa di moneta. Perci la traslazione del grafico di Ls non sar cos importante
come rappresentato, per ragioni di visibilit, nel Quadro VI.11. Al contrario, sar
trascurabile, cio tale da lasciare la curva LM approssimativamente invariata.
Nel seguito ignoreremo la traslazione rappresentata con enfasi nel Quadro
VI.12, assumendo che laumento in deficit della spesa, come gi laumento in pareggio,
non alteri la curva LM. Lanalisi svolta stata comunque utile perch ci ha reso
consapevoli che linvarianza della curva LM una (accettabile) approssimazione.

Parte III - Lezione 6 - pag. 386

VI.2.2.4. Il nuovo equilibrio

La traslazione verso est della curva IS determina la migrazione dellequilibrio


generale macroeconomico dal punto Q al punto R a nord-est, entrambi rappresentati nel
Quadro VI.13.
Ora che laumento della spesa realizzato in deficit anzich in pareggio (cio
laliquota fiscale adeguata al nuovo valore di equilibrio anzich lasciata al precedente)
lampiezza della traslazione uguale a un multiplo dellaumento della spesa, anzich
allaumento soltanto. Perci lascissa del punto R supera quella del punto R nel Quadro
VI.9. Come dire che laumento in deficit della spesa pubblica uno strumento di
politica economica pi potente dellaumento in pareggio.
r

R'
r
Q

G
1 c (1 t )

G
Y <
1 c (1 t )

Quadro VI.13
Esercizi
8.

Di quale ampiezza la traslazione verso est della curva IS generata da un aumento in deficit della
spesa pubblica di 100 euro nell'ipotesi che la propensione al consumo valga 2 3 e l'aliquota fiscale

1 4 ? Pu l'aumento del reddito generato da tale aumento della spesa superare i 200 euro?

VI.3. La politica monetaria


Per stimolare leconomia in periodi di disoccupazione, lautorit monetaria
(banca centrale) possiede uno strumento che si aggiunge allaumento della spesa
pubblica a disposizione dellautorit fiscale (il governo). Tale strumento laumento
dellofferta di moneta. In presenza del sistema bancario, lofferta di moneta pu essere
aumentata con varie modalit. Nel contesto di queste Lezioni, che assumono lassenza
delle banche, la modalit disponibile soltanto una: le operazioni di mercato aperto
indicate con lacronimo OMO da Open Market Operations. Nella presente sezione
vedremo:
cosa sono le operazioni di mercato aperto e perch non turbano la Legge di
Walras,
quali effetti essi producono sulla curva LM e quindi sul reddito e sul tasso
dinteresse.

Parte III - Lezione 6 - pag. 387

VI.3.1. Le OMO e Legge di Walras


Si torni a considerare la condizione di equilibrio del mercato dei titoli incontrata
nella Lezione 4 e di seguito riprodotta:
(VI.21)

I + Lit M ti = S + M t f + M s Ltf Ls .

 


domanda

offerta

Nella (VI.21) non v traccia dei titoli emessi dal governo (al primo membro) n del
maggior risparmio delle famiglie indotto dalla spesa in
deficit (al secondo membro). Perci stiamo ipotizzando che
il governo abbia i conti in ordine, ovvero il bilancio dello
stato sia mantenuto pareggio.
Per aumentare lofferta di moneta, cio pompare
nel sistema economico moneta di nuovo conio nella misura
di M euro, lautorit monetaria pu domandare
(acquistare) titoli dello stato, o anche delle imprese, per lo
stesso importo. Le OMO altro non sono che acquisti di tal genere.
Le OMO si risolvono nella comparsa di M quale ulteriore addendo al secondo
membro della condizione di equilibrio (VI.21) che diventa pertanto:

(VI.22)

delle famiglie
stato

 

dello

f
f
I + L M = S + M t + M s Lt Ls + M .
 

i
t

i
t

offerta di titoli

domanda di titoli

Opportunamente manipolata tenendo conto delle posizioni (VI.18) e (VI.19), la


condizione (VI.22) pu ridursi alla consueta condizione di equilibrio del mercato della
moneta:
(VI.23)

Lt + Ls = M + M ,

dove lofferta al secondo membro comprensiva dellaumento M pompato dalle


OMO: Pu altres ridursi alla consueta condizione di equilibrio del mercato della
moneta speculativa:
(VI.24)

Ls = 
M+

M Lt ,
nuova offerta
speculativa

dove lofferta al secondo membro anchessa comprensiva dellaumento M della


moneta in circolazione.
La riducibilit della (VI.22) alle (VI.23) e (VI.24) testimonia che la Legge di
Walras, in entrambe le sue formulazioni, non disturbata dalle OMO. In particolare, la
(VI.24) testimonia che lequilibrio del mercato della moneta speculativa equivale a
quello del mercato dei titoli anche quando su questultimo lautorit monetaria voglia
concorrere alla domanda.

VI.3.2. Gli effetti sulla curva LM


Il Quadro VI.14 mostra, in primo luogo, la diminuzione r che, in presenza di
un reddito nazionale pari a Y , il tasso dinteresse deve subire per mantenere in

Parte III - Lezione 6 - pag. 388

equilibrio il mercato della moneta speculativa (e quindi dei titoli) dopo unOMO da
M euro, ovvero per convincere gli speculatori ad accettare in portafoglio moneta per
gli ulteriori M euro pompati dalloperazione (dopo che gi ne stavano accettando per
M Y ' euro). Si osservi che r rappresenta lampiezza della traslazione verso sud
che lOMO imprime alla curva LM in corrispondenza del reddito Y in ascissa.

Ls = Ls ( r )

M s = ( M + M ) Y

M s = M Y

Y > Y

M s = ( M + M ) Y

M s = M Y

Quadro VI.14
Il medesimo quadro mostra la diminuzione r che il tasso dinteresse deve
subire quando la stessa OMO (da M euro) realizzata in presenza di un reddito
Y > Y .
r
LM prima dell'OMO

LM dopo l'OMO
r > r

Y'

Y"

Quadro VI.15
Si noter che r > r . Pertanto, la traslazione verso sud che lOMO imprime
alla curva LM sbilenca, come nel Quadro VI.15, perch pi ampia in corrispondenza
del reddito maggiore. Il fenomeno si spiega con la convessit della curva
prezzo-rendimento del titolo irredimibile studiata nella Lezione 2 della Parte II: quando
il tasso dinteresse pi alto, laumento del prezzo, e perci del patrimonio disponibile

Parte III - Lezione 6 - pag. 389

che deve accogliere M , deve essere generato da riduzioni del tasso dinteresse pi
grandi7.

VI.3.3. Il nuovo equilibrio


Siamo ora pronti per analizzare leffetto delle OMO sullequilibrio generale
macroeconomico. Lo faremo con laiuto del Quadro VI.16. In presenza di una curva LM
traslata verso sud, lequilibrio non pu che migrare verso sud-est: dal punto Q al punto
R. Perci il tasso dinteresse diminuisce mentre il reddito nazionale aumenta.
La spiegazione economica la seguente:
per essere accolta nei portafogli degli speculatori pessimisti, la nuova
moneta pompata dallOMO richiede un tasso dinteresse inferiore,
la riduzione del tasso dinteresse incoraggia le imprese ad investire,
il moltiplicatore traduce il maggiore investimento in un aumento multiplo
del reddito.
r
LM prima dell'OMO

LM dopo l'OMO

r < 0

Y > 0

Quadro VI.16
VI.4. Politiche espansive versus restrittive
Abbiamo fin qui analizzato politiche, fiscali e monetarie, di tipo espansivo,
ovvero tese ad espandere il reddito e perci loccupazione. Si detto che tali politiche,
dette Keynesiane per le ragioni spiegate nella Lezione 1 e sopra ripetute, sono
finalizzate ad evitare la caduta del reddito quando le imprese non investono abbastanza.
Le stesse politiche, se cambiate di segno, possono essere usate in fasi cicliche
opposte, quando a rischio lo sforamento generalizzato della capacit normale delle
imprese e/o la domanda di lavoro delle stesse imprese rischia di sforare il limite del
pieno impiego. Nella Lezione 1 si spiegato che, in tali condizioni, i prezzi cominciano
ad aumentare, cio prende le ali linflazione definita come laumento generalizzato dei
prezzi e dei salari. Ne soffre, soprattutto, la competitivit internazionale delle merci
prodotte dal paese, anche se in queste Lezioni introduttive, non v lo spazio per
7

In realt, il fenomeno si spiega anche con la distribuzione non uniforme dei tassi normali degli
speculatori nellintervallo da zero allunit.

Parte III - Lezione 6 - pag. 390

affrontare tali questioni. Lo studente interessato potr approfondire largomento


scegliendo corsi di economia e politica economica internazionale.
Nella presente sede, ci limiteremo a dire che il rischio di inflazione pu essere
scongiurato da politiche fiscali di riduzione della spesa pubblica e/o politiche monetarie
di contrazione dellofferta di moneta. Entrambe gettano acqua sul fuoco dellinflazione
calmierando il reddito e la produzione corrispondente. Le politiche di riduzione della
spesa pubblica producono anche leffetto collaterale di ridurre il tasso dinteresse.
Invece, le politiche di contrazione dellofferta di moneta lo aumentano.
VI.5. Conclusioni
Lanalisi delle politiche economiche, fiscali e monetarie, la tappa finale della
Parte III che, a sua volta, chiude queste Lezioni.
Tutti capiranno che le teorie sviluppate trascurano molti aspetti importanti della
realt. Con autoironia, potremmo ammettere di aver studiato una economia inesistente:
senza mercati oligopolistici, senza banche, chiusa al resto del mondo (cio senza
rapporti e scambi con altre economie) e dotata di uno stato le cui funzioni economiche
sono ridotte ai minimi termini!
Ma la battuta non renderebbe giustizia dei progressi fatti che non sono pochi.
Leconomia inesistente stato un utile laboratorio in cui apprendere le conoscenze di
base e il metodo di lavoro, indispensabili per affrontare le maggiori complessit che
emergono in contesti pi realistici ma anche pi complessi.
Lanalisi dei mercati oligopolistici demandata ai corsi specialistici di
microeconomia ed economia industriale, le funzioni del sistema bancario sono
demandate alleconomia monetaria e dellintermediazione finanziaria, lapertura al resto
del mondo demandata alleconomia internazionale e alla politica economica
internazionale, lapprofondimento delle funzioni economiche dello stato e del sistema
fiscale demandato alla scienza delle finanze, alleconomia pubblica e alla politica
economica. Tutte insieme, tali aree disciplinari possono concorrere ad una formazione
economica compiuta.

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