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Quaderni del Gruppo di Ur

XIII
ELEMENTARI
Edizione Gennaio 2006

La Fata

Ogni quaderno del Gruppo di Ur raccoglie, in forma organica e sintetica, quanto emerso
nell'omonimo forum, in relazione ad un determinato argomento. In esso si trovano, perci, sia
citazioni degli autori studiati, sia commenti. I quaderni si devono considerare in continuo
aggiornamento, dal momento che l'emergere di nuovo materiale sull' argomento trattato pu
rendere opportuna una nuova edizione.

INTRODUZIONE
Gli Elementari o Spiriti degli Elementi sono un tema piuttosto frequente nei testi rosacrociani e
neorosacrociani.
In questo Quaderno vengono proposti, dopo una conferenza di G. Kremmerz, introduttiva
all'argomento, due classici commentati, molto simili tra loro: "Il Conte di Gabalis" e le "Lettere
sul commercio cabalistico col mondo elementare". Segue un approccio alla conoscenza degli
Elementari basato sulla gnoseologia di R.Steiner.
Il presente Quaderno perci diviso in quattro parti:
1) G. Kremmerz : Gli Elementari
2) Montfaucon de Villars: Il Conte di Gabalis;
3) G.F. Borri: Lettere sul commercio cabalistico col mondo elementare
4) Maximus: Gli esseri elementari secondo R. Steiner

1)

GLI ELEMENTARI

V Conversazione tenuta da Giuliano Kremmerz, presso l'Accademia


Pitagora di Bari, nel 1921

In italiano e negli scritti italiani di magia e affini, storicamente non esistono che spiriti elementari.
Gli occultisti francesi con a capo Papus adoperano il termine elementare per indicare il
residuo fluidico dell'uomo dopo la morte, ed elementali per indicare gli esseri intermediari tra
il mondo fisico e l'intellettuale, e cio gli spiriti degli elementi: teoria che io non posso seguire,
perch non faccio della filosofia astratta.
Considerate che dal punto di vista filosofico, precedentemente al XIX secolo e prima della
rinascenza, il mondo si riteneva composto di 4 elementi; aria - terra - acqua - fuoco. Il vero
significato degli elementali quindi: spiriti degli elementi e avremmo dunque 4 categorie di
elementali.
Per, se modernamente nato lo spiritismo, la parola spirito non pi quella italiana di un
tempo. - Nella nostra tradizione italiana, spirito dev'essere considerato come la cosa che
circonda ed anima una determinata virt. Per es., respirate in chiesa una grande aura di
devozione e vi dite: pare che spiri o regni lo spirito di Cristo; e cio non gi l'anima, ma l'aura

dell'insegnamento del Cristo, della carit, etc. Nel linguaggio comune italiano si dice: io sento lo
spirito della rivoluzione. - chiaro che non lo spirito disincarnato, ma l'aura, il senso, dir:
l'odore di questo qualcosa che diciamo spirito. Da noi, dunque, la parola spirito altra cosa. - E
per spirito elementare nelle nostre discipline magiche, intenderemo appunto quel consenso di
virt attribuito a una determinata cosa. Gli spiriti del fuoco danno il calore - quelli dell'aria
tendono alla variabilit e al movimento - e cos via per gli altri.
In un'epoca un poco posteriore, e cio al tempo dei neoplatonici romani: (Pomponazzi - Borri)
questi spiriti elementari cominciarono ad essere personificati, ovvero determinati a forma di
figure, ed allora si ebbero gli gnomi (spiriti terreni), i silfi (quelli dell'aria), le salamandre (del
fuoco), le ondine (dell'acqua); termini attinti a fonti non italiane. Il senso riposto e veramente
filosofico di ci che ne dice il Borri, dal punto di vista italiano, pu riferirsi anche agli esseri
viventi
che han condizioni spiccate per una determinata cosa. Per es:, un agricoltore attaccato alla sua
terra dalla quale trae la sua esistenza, perch non pu essere uno gnomo, se in lui vi un
elemento specializzato (terra)? I francesi per elementali vogliono evidentemente riferirsi alle
forme d'influenza, alla manifestazione di uno spirito degli elementi. - Es.: tutto ci che d fuoco
moralmente, materialmente conserva in s un'aureola precisa: lo spirito elementare del fuoco.
Si dice: quell'oratore parla con fuoco, il che va spiegato come sopra. Tutte queste forme pi o
meno poetiche hanno, infatti, una secondaria graduazione: quella di determinare un'aura di
secondo tempo, che noi abbiamo chiamato influenza. (1)
Cos, nelle lunazioni, noi crediamo che l'astro determini una forma volitiva su una certa
medicina. - Viceversa la cosa va considerata come un'espansione di aura. Gli elementali
francesi, corrispondono dunque alle nostre influenze, e cio a specifiche tendenze che cose
materiali o immateriali possono determinare come azione sugli altri. Da autori stranieri, dopo
che il Borri ed altri han scritto di gnomi, di salamandre, etc., si cominciato a concepire l'idea
che il mago possa creare a suo beneficio, o a beneficio altrui, degli esseri di una potenzialit
elementare, per determinare un fenomeno pi che un altro. Questa verit; ma in linguaggio
nostro noi chiamiamo genio tutto quello che creazione vitale di un mago. Genius, da
generare.
I fattori della creazione di un genio sono:
l - il magnetismo animale individuato in una creazione soggettiva;
2 - l'atto volitivo o l'atto di fede.
Es.: una cappella in campagna con un quadro della Madonna. Un mago comincia a far credere
a un miracolo: Egli avr creato il genius loci e quindi quella cappella, con tale forma di
pubblicit,
diventer fede in un fatto creato. - Questi geni sono temporanei e finiscono col finire dell'opera.
3 - la terza categoria appartiene anche a Geni creati dal mago non con la magia naturale,
sibbene unendo forze ed elementi naturali a un mondo eonico che non in contatto con tutti.
Una catena pu creare un elementare potente per magnetismo sviluppato nella catena e per
atto di fede fuori di essa. Se nella catena magnetica pu entrare un Eone, si pu avere una
manifestazione superiore, con la quale si entra nel campo della 3a categoria. La proiezione
delle forme mentali all'esterno appartiene alla creazione dei geni. Se arrivate a proiettare una
immagine concepita e perfezionata in voi, a esteriorizzarla, la creazione del genio concreta e
fatta.
(1) Nota di Afrodite Urania: Il fatto che anche certi esseri umani possano
essere considerati degli elementari non si trova solo in Kremmerz. Ad es. il 23
Febbraio 1946, John W. Parsons scriveva ad Aleister Crowley : " Ho il mio
elementare! Essa arrivata improvvisamente una notte dopo la conclusione
dell'Operazione... Ha i capelli rossi e gli occhi verdi, obliqui...E' un'artista volitiva ed
intelligente, con forti caratteristiche mascoline ed un senso di indipendenza
fanatica..."

2)

IL CONTE DI GABALIS

di Montfaucon de Villars
(commento a cura di Sadescan)
Nel 1670, con il sottotitolo "Entretiens sur les Sciences scretes", le Edizioni
Barbin di Parigi pubblicarono per la prima volta "Le comte de Gabalis", scritto
dall'abate Nicolas Pierre Henry de Montfaucon de Villars. Sull'autore di tale libro,
Stanislao de Guaita dice nei "Commenti alla Prefazione di Zanoni":
"Villars (L'abb de Montfaucon de) nato presso Tolone nel 1635 morto in
circostanze assai misteriose. I contemporanei hanno generalmente creduto ad una
vendetta occulta. Nel 1670 l'abbate de Villars aveva pubblicato, sotto il titolo di Il
Conte di Gabalis o Trattenimenti sulle Scienze Secrete, un opuscolo assai bizzarro,
scritto del resto con molta arguzia, dove egli metteva in ridicolo il simbolismo dei
RosaCroce, interpretandolo secondo la lettera; ma tutto ci con uno stile assai
equivoco, ed in modo da lasciar credere che fervente seguace dell'Alta Scienza,
egli non dileggiava che in apparenza e solo a fior di labbra. D'altra parte non
s'ignorava che egli un tempo s'era fatto iniziare nei misteri di quest'Ordine
Kabbalistico, e che aveva egli stesso, a parecchi dei suoi intimi, narrato una volta,
in tono semiserio e con una certa ansiet, come fosse stato in quei giorni citato a
comparire innanzi ad una specie di Corte vetimica (1), sotto l'imputazione d'aver
profanato gli arcani, e come egli si fosse dispensato dall'obbedire; ma che i fratelli
l'avevano condannato, per contumacia alla morte dei rivelatori e dei traditori...
Tuttavia una dilazione gli era stata accordata per fare opposizione alla sentenza...
Gli amici dell'abbate credettero ad una mistificazione di gusto agrodolce; ma ben
compresero le sue parole quando fu raccolto lo spirituale libellista, assassinato
sulla strada di Lione (1673).
(1) Si richiama alla Santa Vehme Istituita da Carlo Magno di cui parola nella
prima parte dell'opera."
Tuttavia Villars aveva molti nemici. A Parigi frequent ambienti pi da delinquenti
che da educande. Entr in polemica con la Chiesa Cattolica. Il cardinale Mazarino
lo radi ed egli fin in carcere. Gli venne attribuito anche un assassinio. Fu un
accanito antigiansenista. Perci la sua convocazione ad una specie di tribunale dei
RosaCroce aveva tutta l'aria di una trappola e di una messa in scena dei suoi
nemici, per eliminarlo ed addossare l'assassinio ai misteriosi RosaCroce. Gli
esoteristi italiani (pi smaliziati, in questa circostanza, dei cugini francesi)
continuarono perci a credere, anche dopo la morte di Villars, che egli in realt
divulgasse ci che sembrava, con tono ironico, dileggiare (vulgat ridendo
hermeneumata) . Non a caso l'opera venne proibita dalla Chiesa nel 1712.
Sempre non a caso, un esoterista come Raimondo de Sangro, ammiratore dei
Rosa-Croce (e pi probabilmente Rosa-Croce egli stesso), ne diede alle stampe,
nel 1751, una traduzione con il titolo "Il Conte di Gabal" ovvero Ragionamenti sulle
scienze segrete, tradotti dal francese da una Dama Italiana. Nell'introduzione
dell'ignota traduttrice si legge che: "ci ha molti, i quali si son dati a credere che
avess'egli inteso di spacciare un dogma". L'opera era ed ben nota ai principali
esoteristi italiani. Ad es.Kremmerz ne "I tarocchi dal punto di vista filosofico" dice:
"Parliamo della pi facile delle due magie. La eonica ci deve trasportare in pieno

Conte di Gabalis. Eone l'essere...". Ne riproponiamo perci la lettura.

Prima conversazione sulle scienze secrete


Narrando la sua prima conversazione, Villars presenta la figura del conte di
Gabalis, dandoci l'indizio che era tedesco e che le sue terre si trovavano verso i
confini della Polonia. Tale indizio va messo in relazione con quanto dice Eliphas
Levi, nella sua "Storia della Magia" (Libro VI, cap. 2), sul Conte di St. Germain: "
Era nato a Lentmeritz, in Boemia, alla fine del secolo XVII, ed era figlio naturale o
adottivo d'un Rosa-Croce che si faceva chiamare Comes Cabalisticus, compagno
cabalista, e che fu messo in ridicolo, sotto il nome di Conte di Gabalis dallo
sventurato abate di Villars; Saint Germain non parlava mai del padre."
Da questa prima conversazione si possono dedurre in particolare:
1) L'uso del tema astrologico natalizio per conoscere un'eventuale
predisposizione per l'iniziazione.
2) La distinzione tra l'Astrologia Esoterica e quella comune, la prima
rappresentata da Fazio Cardano, la seconda dal di lui figlio Gerolamo Cardano
[1501-1576]. Fazio, avvocato di Milano, era cos esperto in matematica da essere
consultato da Leonardo da Vinci, di cui fu amico. Egli teneva dei seminari di
geometria sia all'Universit di Pavia, sia presso la fondazione Piatti a Milano.
Gerolamo sostiene (De propria vita liber) di avere pi volte sentito narrare dal
padre Fazio questa strana storia:
"13 agosto 1491. Quando ebbi terminato i riti abituali, all'incirca alla ventesima ora
del giorno, esattamente sette uomini mi apparvero, vestiti di abiti serici, che
somigliavano alle toghe dei greci, e che portavano anche dei calzari splendenti. Le
vesti che indossano sotto il pettorale brillante e rosso sembravano tessute di
scarlatto ed erano di straordinaria bellezza. Tuttavia non erano vestiti tutti in tal
guisa, ma solo due, che sembravano appartenere a un rango pi nobile degli altri. Il
pi alto, dal colorito rubicondo, era accompagnato da due compagni, e il secondo,
dal colorito pi chiaro e pi piccolo di statura, da tre compagni. Cos in tutto erano
sette".
Fazio Cardano precisava che i visitatori potevano avere tra i 30 e i 40 anni, "portati
bene". Quando chiese loro chi fossero, questi dissero d'essere uomini fatti d'aria e
soggetti alla nascita e alla morte. "Comunque, la loro vita era pi lunga della nostra
e potevano campare sino a trecento anni. Interrogati sull'immortalit della nostra
anima, affermarono che nulla sopravvive dell'individuo, che sia personale. Quando
mio padre domand perch non avessero rivelato agli uomini i luoghi ove si
trovavano i tesori, risposero che ci era loro vietato in virt di una legge speciale
che condannava alle pi pesanti ammende colui che avesse comunicato quelle
informazioni agli uomini". Prosegue Cardano: "Essi restarono con mio padre per
pi di tre ore. Ma quando egli pose la questione della causa dell'universo, non si
trovarono d'accordo. Il pi alto rifiutava di ammettere che Dio avesse creato il
mondo eterno. Al contrario, l'altro soggiunse che Dio avesse creato a poco a poco,
di modo che, se avesse smesso di farlo, non fosse che per un attimo, il mondo
sarebbe perito. Che sia realt o favola, questo quanto."
3) Infine il rapporto maestro-discepolo esistente tra taluni saggi umani e gli
spiriti elementari. E' una nozione comune a molte tradizioni. Ad es. in Tibet si dice
che certi asceti insegnino alle Dakini (fate).
Che lanima del Signor Conte di Gabalis, del quale mi hanno appena scritto
che morto per apoplessia, sia al cospetto di Dio. I signori curiosi non perderanno
loccasione per dire che questo tipo di morte normale per coloro che usano male i

secreti dei Saggi, e che dopo che il beato Raimondo Lullo ne ha decretato la
condanna nel suo testamento, un angelo giustiziere non ha mai mancato di torcere
il collo a tutti coloro che hanno indiscretamente rivelato i Misteri Filosofici.
Ma non condannino cos alla leggera questuomo sapiente, senza essere
illuminati sul suo comportamento. Egli mi ha svelato tutto, questo vero: ma lo ha
fatto con tutte le cautele cabalistiche. Si deve rendere alla sua memoria la
testimonianza che egli era un grande zelatore della religione dei suoi Padri Filosofi,
e che si sarebbe gettato nel fuoco piuttosto che profanarne la santit, confidandosi
con un principe indegno, con un ambizioso o con un incontinente, tre categorie di
persone scomunicate, in ogni tempo, dai Saggi. Per fortuna, io non sono principe,
ho poca ambizione, e si vedr in seguito che ho persino un po pi della castit che
necessita ad un Savio. Egli ha trovato in me un temperamento docile, curioso,
disinvolto; non mi manca che un po di melanconia per far riconoscere a tutti quelli
che vorrebbero biasimare il Signor Conte di Gabalis per avermi svelato tutto che io
ero un soggetto molto adatto alle Scienze Secrete. vero che senza melanconia
non si possono fare grandi progressi: questa poca che ho mi sono guardato dal
respingerla. "Voi avete (mi ha detto lui cento volte) Saturno in un angolo, nella sua
Casa, e retrogrado; non potete mancare di essere, un giorno, malinconico come
deve essere un Saggio; il pi saggio di tutti gli uomini (come sappiamo dalla
Cabala), aveva infatti, come voi, Giove in Ascendente; non si sa che abbia riso una
sola volta in vita sua, tanto forte era linflusso del suo Saturno; eppure era molto pi
debole del vostro.
dunque con il mio Saturno, e non con il Signor Conte di Gabalis, che i signori
curiosi se la devono prendere, se io preferisco divulgare i loro secreti piuttosto che
praticarli. Se gli astri non fanno il loro dovere, il Conte non ne ha colpa, e se io non
ho abbastanza grandezza danimo per provare a diventare il signore della Natura, a
sconvolgere gli Elementi, a conversare con le Intelligenze supreme, a comandare
ai Demoni, a generare i giganti, a creare nuovi mondi, a parlare a Dio sul suo
terribile trono ed a costringere il Cherubino che difende lingresso del paradiso
terrestre a permettermi di andare a fare passeggiate nei suoi viali, tuttal pi sono io
che devo essere biasimato o compianto; non si deve, per questo, insultare la
memoria di quelluomo eccezionale, e dire che morto perch mi ha insegnato
tutte queste cose. forse impossibile che, siccome le armi sono di uso quotidiano,
abbia avuto la peggio in un combattimento con un diavoletto ribelle? E potrebbe
essere che, mentre parlava con Dio sul trono fiammeggiante non abbia potuto
trattenersi dal guardarlo in viso: e sta scritto che non si pu guardarlo senza
morire. Forse non morto che in apparenza, come dabitudine per i Filosofi, che
fingono di morire in un posto, e si trapiantano in un altro. Comunque sia, io non
posso credere che la maniera in cui mi ha affidato i suoi tesori meriti una punizione.
Ecco come sono andate le cose.
Poich il senso comune mi aveva sempre portato a sospettare che ci sia molto
vuoto in tutto ci che viene chiamato Scienze secrete, non mi era mai venuta la
tentazione di perdere tempo a sfogliare i libri che trattano questi argomenti: ma
neppure trovano ragionevole condannare, senza una ragione, tutti coloro che vi si
dedicano, tanto pi che spesso si tratta di persone sagge, per lo pi di sapienti, ed
uomini illustri di cappa e di spada; quindi avevo deciso (per evitare di essere
ingiusto e per non stancarmi con una lettura noiosa) di fingere di essere intestato
con tutte queste Scienze con tutti coloro dei quali venivo a sapere che erano
interessati ad esse. Ebbi subito un successo maggiore di quanto io stesso avessi
sperato.
Poich tutti questi signori, per quanto misteriosi e riservati avessero deciso di
essere, non domandavano di meglio che di esporre i loro pensieri e le nuove
scoperte che pensavano di aver fatto sulla Natura, io divenni in pochi giorni
confidente dei pi considerevoli tra loro; ne avevo sempre qualcuno nel mio studio,
che avevo appositamente riempito dei loro autori pi strani.

Non passava alcun sapiente straniero senza che io ne fossi informato: in una
parola, oltre alla scienza, io mi trovai presto ad essere una persona importante.
Avevo per compagni principi, gran signori, uomini di toga, signore belle, ed anche
brutte, dottori, prelati, monaci e monachelle, insomma, persone di ogni specie.
Alcuni ce lavevano con gli angeli, altri con il diavolo, altri con il loro genio, altri con
gli Incubi, altri con la cura di tutti i mali, altri con gli astri, altri con i segreti della
Divinit, e quasi tutti con la Pietra Filosofale.
Si trovavano tutti daccordo sul fatto che questi grandi segreti, e soprattutto la
Pietra Filosofale, sono difficili da scoprire, e che ben pochi ne sono in possesso:
ma ciascuno di costoro aveva una altissima opinione di se stesso, s da credersi
nel numero degli eletti. Fortunatamente, allora, i pi importanti attendevano con
impazienza larrivo di un tedesco, gran signore e grande cabalista, le cui terre si
trovano verso i confini della Polonia. Egli, per lettera, aveva promesso ai Fanciulli
dei Filosofi che stanno a Parigi, di venire a trovarli e di passare per la Francia
durante il suo viaggio per lInghilterra. Io fui incaricato di stilare la risposta alla
lettera del granduomo, e gli mandai il mio tema di nascita, perch giudicasse se
potevo aspirare alla suprema sapienza. Il mio tema e la mia lettera ebbero la
grande fortuna di spingerlo a farmi lonore di rispondermi che sarei stato uno dei
primi con cui si sarebbe incontrato a Parigi, e che, se il cielo non si fosse opposto,
non sarebbe dipeso da lui se io non fossi entrato nella compagnia dei Savi.
Per fare buon uso della mia fortuna, mantenni con lillustre Tedesco rapporti
regolari. Di volta in volta, nella misura in cui riuscivo a ragionare, gli esposi profondi
dubbi sullArmonia del Mondo, sui numeri di Pitagora, sulle visioni di San Giovanni,
sul primo capitolo della Genesi.
Limportanza degli argomenti lo attirava: mi scrisse meraviglie inaudite, ed io
mi resi conto di avere a che fare con un uomo di una immaginazione molto vasta e
potente.
Ho sessanta, od ottanta, lettere sue, scritte in uno stile talmente straordinario
che non potevo pi decidermi a leggere altro quando restavo solo nel mio studio.
Un giorno stavo ammirandone una delle pi sublimi, quando vidi entrare un
uomo di bellissimo aspetto che, salutandomi gravemente, mi disse in lingua
francese e con accento straniero: "Adorate, figlio mio, adorate il buonissimo e
grandissimo Dio dei Saggi, e non inorgoglitevi troppo del fatto che egli vi mandi un
Fanciullo di Saggezza per associarvi alla loro Compagnia e per farvi partecipe delle
meraviglie della sua Onnipotenza".
Dapprima, la novit del saluto mi stup ed io incominciai, per la prima volta, a
chiedermi se talvolta non vi siano delle apparizioni: tuttavia, tranquillizzandomi
quanto potei e guardandolo nel modo pi cortese che mi permetteva la piccola
paura che avevo provato, gli dissi: "Chiunque siate, voi il cui complimento non di
questo mondo, mi fate un grande onore venendo a farmi visita: ma, per favore,
vogliate che, prima di adorare il Dio dei Saggi, io sappia di quali Saggi e di quale
Dio parlate; se vi aggrada, sedetevi su quella poltrona e datevi la pena di dirmi chi
sono questo Dio, questi Saggi, questa compagnia, queste meraviglie di
onnipotenza, e dopo, oppure prima di tutto il resto, a quale specie di creatura ho
lonore di parlare".
"Voi, signore, rispose ridendo ed accettando la poltrona che gli avevo offerto
mi ricevete molto saggiamente: mi chiedete subito di spiegarvi cose che, se
permettete, oggi non vi dir.
Il complimento che vi ho rivolto sono le parole che i Saggi dicono incontrando
coloro ai quali hanno deciso di aprire il loro cuore e di svelare i loro misteri. Io
credevo che, essendo saggio come mi siete sembrato nelle vostre lettere, questo
saluto non vi fosse sconosciuto, e che fosse lomaggio pi gradito che il conte di
Gabalis vi potesse fare".
"Ah! Signore! esclamai, ricordandomi che avevo una parte importante da
sostenere come potr essere degno di tanta bont? mai possibile che il pi

grande degli uomini sia nel mio studio, e che il grande Gabalis mi onori di una sua
visita?".
"Io sono il minore dei Saggi rispose con espressione seria e Dio, che
dispensa la luce della sua Sapienza secondo il peso e la misura che piace alla sua
Sovranit, non me ne ha dato che una parte assai piccola a paragone di quella che
io ammiro con stupore nei miei compagni. Spero che voi potrete uguagliarli un
giorno, se posso permettermi di giudicare dal vostro tema di nascita, che mi avete
fatto lonore di mandarmi: comunque, permettete che mi lamenti con voi, signore
aggiunse ridendo perch a prima vista mi avete scambiato per un fantasma".
"Ah, non per un fantasma gli dissi ma vi confesso, signore, che, essendomi
ricordato improvvisamente di quello che Cardano racconta di suo padre, che un
giorno nel suo studio ricevette la visita di sette sconosciuti vestiti di colori diversi,
che gli tennero discorsi assai strani sulla loro natura e la loro funzione".
"Capisco mi interruppe il conte erano Silfi, dei quali un giorno o laltro vi
parler; sono delle specie di sostanze aeree, che qualche volta vengono a
consultare i Saggi sui libri di Averro, che non capiscono molto bene. Cardano
stato sciocco a pubblicare questo, senza le sue finezze: aveva trovato quelle
notizie nelle carte di suo padre, che era uno dei nostri e che, vedendo che suo figlio
era chiacchierone per natura, non volle insegnargli niente di importante, e lo lasci
divertire con lastrologia comune, con la quale egli non seppe neppure prevedere
che suo figlio sarebbe stato impiccato. Se mi avete fatto loffesa di prendermi per
un Silfo, la colpa di questo briccone".
"Offesa? ripresi Come, signore, sarei tanto sciagurato da".
"Io non me la prendo mi interruppe lui voi non siete obbligato a sapere che
tutti questi spiriti elementari sono nostri discepoli; che sono assai felici quando noi
ci degniamo di abbassarci ad istruirli; e che il minimo dei nostri Saggi pi
sapiente e pi potente di tutti quei signorini. Ma di tutto questo parleremo unaltra
volta: oggi mi basta la soddisfazione di avervi veduto. Cercate, figlio mio, di
rendervi degno di ricevere i lumi cabalistici; lora della vostra rigenerazione
giunta, e non dipender che da voi essere una creatura nuova. Pregate
ardentemente Colui che solo ha il potere di creare cuori nuovi, affinch ve ne dia
uno che sappia contenere le grandi cose che ho da insegnarvi, e mi ispiri a non
tacervi nulla dei nostri misteri".
A questo punto si alz, ed abbracciandomi senza darmi la possibilit di
rispondergli, prosegu: "Addio, figlio mio, devo vedere i nostri compagni che sono a
Parigi, dopo di che vi dar mie notizie. Frattanto, vegliate, pregate, sperate e
tacete".
Cos dicendo, usc dal mio studio. Accompagnandolo, io mi lamentai della
brevit della sua visita e del fatto che avesse la crudelt di lasciarmi cos presto,
dopo avermi fatto intravvedere una scintilla dei suoi lumi. Ma, dopo avermi
assicurato con molto garbo che non avrei perduto nulla nellattesa, mont sulla sua
carrozza, e mi lasci tanto sorpreso da non potersi dire. Non potevo credere ai miei
occhi ed alle mie orecchie: "Sono sicuro dicevo che questuomo di gran
classe, che ha una rendita di cinquanta mila lire; daltra parte sembra molto
compito. possibile che si sia intestato con quelle follie? Mi ha parlato di questi
Silfi senza alcun riguardo. Sar, in effetti, uno stregone, ed io fino ad ora mi sar
sbagliato credendo che non ve ne siano pi? Ma, se anche fosse, sono costoro
tanto devoti come sembra essere questo?".
Non ci capivo niente: decisi pertanto di andare a fondo, bench prevedessi che
ci sarebbe stato da sopportare qualche sermone, e che il demone che lo animava
fosse molto moralista e predicatore.

Seconda conversazione
In questa seconda conversazione vengono messe in evidenza altre dottrine
tradizionali, importanti ai fini magici:
1) La dottrina degli elementi alchimici (diversi com noto dai moderni elementi
chimici); essi sono: lo spazio (non solo fisico) detto simbolicamente dagli
alchimisti "quinta essenza" o "etere"; la vibrazione o "aria"; la radianza o "fuoco";
la coesione o "acqua"; l'inerzia o "terra". Questi elementi possono essere
enumerati in varia sequenza. Quella che abbiamo appena utilizzato pu essere
detta sequenza di emanazione, perch esprime l'ordine secondo cui ciascun
elemento pu derivare dal precedente. Tra le numerose altre sequenze pu
essere citata quella per "sottigliezza", nella quale il fuoco segue direttamente
l'etere e perci precede l'aria.
2) La dottrina degli esseri elementari, relativa all'esistenza di esseri nei quali
uno degli elementi prevale sugli altri, a differenza dell'uomo che partecipa degli
elementi pi o meno in ugual misura e perci, potenzialmente, dominatore di
tutti gli esseri elementari.
3) La dottrina delle "nozze con un essere elementare", che allude ad una via
alternativa "a due vasi", nella quale, anzich unirsi ad un partner umano, ci si
unisce ad un partner elementare.
4) La dottrina della differenza tra i cacodemoni (o demoni malvagi o diavoli) e
gli esseri elementari. Una precisazione importantissima, visto che persino alcuni
sedicenti esoteristi scambiano tra loro (per ignoranza o ad arte) queste entit. Un
esempio abbastanza recente ed eclatante quello di Erim che, nella sua opera
"Il Conseguimento Celestiale", scrive il seguente pastrocchio, ove fa di tutto per
confondere gli studiosi dell'occulto, non condividenti la sua del tutto personale ed
isterica visione del Cristianesimo, con i satanisti: "L'essena deve evitare
assolutamente: le scuole costituite dai veri stregoni intellettuali, i pi pericolosi,
anche se molto rari, come i santi di cui sono l'inversione: adoperano la magia di
patto con i maggiori kakodemoni, adoperandosi more biforcuto, con l'aborto e la
connessa morte della madre; si propongono dare l'androgenato temporaneo ai
quattro elementi maggiori diabolati, per le realizzazioni iperfisiche di profitto,
mantenendo in vita il fantasma a spese della credula ed ingenua massa degli
affiliati. Quelle costituite dai maghi neri, di basso conio, anch'essi rari, che
adoperano la magia di patto con le bestie disincarnate, dette spiriti degli elementi,
praticando il sortilegio, ludi lubrici e le messe nere. Ed infine quelle meno funeste,
ma dannose alla ragione, dei neo pagani, negatori della Verginit della Vergine
Celeste Madre, ed assertori di una magia cerimoniale che gradualmente
sdrucciola nella prevaricazione mentale, per assenza di autentiche basi
esoteriche. E' la magia rifugio in prevalenza dei mancati monaci e di eunuchi
congeniti. Le scuole soltanto deviative, costituite dagli enfatici semplicisti,
assertori del preteso nuovo verbo contemporaneo; tali sedicenti maestri, dotati

generalmente di ignoranza templaria, visto che sono fatti acquisiti, lo yogha (sic),
l'influsso magnetico, la vasta letteratura di pretesi maghi dal frasario oscuro o di
ripetizioni delle dottrine orientali (non bene acquisite), facendo del tutto un
miscuglio ed insegnando che solo fachiricamente respirando e pensando
autoipnoticamente si sviluppano certi centri del corpo iperfisico e la perfezione di
essi darebbe la divinit personale, il superamento; sterile dottrina in disarmonia
alla cosmica-umana e alla ineffabile immensa scienza templaria. Quelle costituite
dagli spiritisti, che sono innocui, ma inguaribili; come compartecipare l'ansia ed il
tormento di una autocreazione spirituale gloriosa a chi si illude di parlare a volont
con le pi alte personalit dell'empireo. Quelle costituite dai neo sedicenti teosofi,
brava gente generalmente, gente di cui i pi sono dotati di spirito altruistico, ma
convinti che vi sia pi merito a decifrare e comprendere dei vocaboli difficili dei
brahaman, che nel guardagnarsi faticosamente i misteri Essenici, profondi della
propria razza bianca, assoma di tutte le razze colorate, che si avvia
luminosamente alla gloria rivelata dal Redentore per la universalit del Globo."
5) La seconda conversazione termina con un accenno alla possibilit della
nutrizione sottile, in sostituzione di quella grossolana.

Il conte volle lasciarmi tutta la notte per dedicarmi alle preghiere, e


lindomani, allo spuntare del giorno, mi annunci con un biglietto che sarebbe
venuto da me verso le otto, e che, se fossi stato daccordo, saremmo andati a
fare una passeggiata insieme. Lo aspettai, venne, e, dopo lo scambio di saluti, mi
disse: Andiamo in qualche posto dove siamo liberi, e dove nessuno possa
interrompere la nostra conversazione.
Rueil gli dissi mi sembra molto gradevole e molto solitario.
Andiamoci rispose.
Montammo in carrozza. Durante il tragitto osservavo il mio nuovo maestro. Io
non avevo mai veduto in nessuno unaria di cos grande soddisfazione quale
quella che appariva in tutti i suoi modi. Aveva lo spirito pi tranquillo e pi libero di
quanto pensavo che possa avere uno stregone. Tutto il suo aspetto non era
quello di un uomo al quale la coscienza rimproverasse qualche cosa di oscuro, ed
io sentivo una straordinaria impazienza di vederlo entrare in argomento, non
potendo capire come un uomo che mi pareva tanto giudizioso e compito in ogni
altra cosa, si fosse guastato lo spirito con le visioni, dalle quali il giorno
precedente avevo saputo che era stato preso. Egli mi parlava in modo divino della
politica, e fu contentissimo di sentire che avevo letto quello che ne ha scritto
Platone.
Un giorno o laltro avrete bisogno di tutto questo mi disse un po pi di
quanto non crediate. E, se non oggi ci metteremo daccordo, non impossibile
che col tempo mettiate in pratica queste sagge massime.
Entravamo allora a Rueil; andammo nel giardino; il conte trascur di

ammirarne le bellezze, e si diresse decisamente al labirinto.


Vedendo che eravamo soli come desiderava, Io lodo esclam alzando gli
occhi e le braccia al cielo io lodo la Saggezza eterna, perch mi ispira a non
nascondervi nulla di queste verit ineffabili. Quanto sarete fortunato, figlio mio, se
essa ha la bont di mettere nel vostro animo le disposizioni che questi alti misteri
richiedono da voi! Voi imparerete a comandare a tutta la Natura; Dio solo sar il
vostro maestro, e soltanto i Saggi saranno vostri pari. Le supreme intelligenze si
glorieranno di obbedire ai vostri desideri, i demoni non oseranno trovarsi dove
sarete voi, la vostra voce li far tremare nelle cloache dellabisso, e tutti i popoli
invisibili che abitano i quattro elementi si considereranno fortunati ad essere
ministri di ci che vi piacer. Vi adoro, o gran Dio! per aver coronato luomo di
tanta gloria, e per averlo posto come monarca sovrano di tutte le opere delle
vostre mani. Sentite, figlio mio aggiunse rivolgendosi a me sentite voi questa
ambizione eroica, che la sicura caratteristica dei Figli della Saggezza? Osate
desiderare di non servire altri che Dio, e di dominare su tutto quello che non
Dio? Avete compreso che cosa significa essere uomo? E non vi infastidisce
essere schiavo, dal momento che siete nato per essere sovrano? E se avete
questi nobili pensieri (e il vostro tema di nascita non mi lascia alcun dubbio),
considerate seriamente se avrete il coraggio e la forza di rinunciare a tutto ci che
pu esservi di ostacolo al raggiungimento dellelevazione per la quale siete nato.
Qui si ferm, e mi guard fisso, come se attendesse la mia risposta, o come
se cercasse di leggere nel mio cuore.
Quanto linizio del suo discorso mi aveva fatto sperare che saremmo entrati
presto in argomento, altrettanto ne disperavo dopo le sue ultime parole. La parola
rinunciare mi spavent, e non ebbi alcun dubbio che mi avrebbe proposto di
rinunciare al battesimo o al paradiso. Cos, non sapendo come tirarmi fuori da
questa situazione ingrata, gli dissi:
Rinunciare, signore? Come? necessario rinunciare a qualche cosa?.
In verit rispose proprio necessario, e lo tanto assolutamente, che
bisogna cominciare da questo. Io non so se riuscirete a decidervi: ma so bene
che la Saggezza non dimora in un corpo soggetto al peccato, come non entra in
unanima predisposta allerrore e alla malizia. I Saggi non vi ammetteranno in loro
compagnia, se voi non rinunciate fin dora a una cosa che non pu essere
compatibile con la Saggezza. Bisogna aggiunse piano e chinandosi al mio
orecchio rinunciare ad ogni rapporto carnale con le donne.
A questa bizzarra proposta, io ebbi uno scoppio di risa. Signore esclamai
mi avete liberato con poca cosa. Io mi aspettavo che mi proponeste qualche
rinuncia strana, ma se che alle donne che vi riferite, laffare fatto da tempo; io
sono assai casto, grazie a Dio! Tuttavia, signore, siccome Salomone era pi
saggio di quanto io non potrei essere, eppure tutta la sua saggezza non gli pot
impedire di lasciarsi corrompere, ditemi, per favore: quale espediente usate, voi
signori, per fare a meno del sesso? E quale inconveniente sarebbe, se nel

paradiso dei Filosofi ogni Adamo avesse la sua Eva?.


Mi chiedete delle cose profonde ribatt lui meditando tra s se doveva
rispondere alla mia domanda. Tuttavia, siccome vedo che voi vi allontanerete
dalle donne senza sforzo, vi dir una delle ragioni che hanno obbligato i Saggi ad
imporre questa condizione ai loro discepoli: e da ci saprete in quale ignoranza
vivono coloro che non sono dei nostri. Quando sarete entrato nel numero dei Figli
dei Filosofi, ed i vostri occhi saranno rafforzati dalluso della santissima medicina,
voi scoprirete innanzi tutto che gli elementi sono abitati da creature perfettissime;
la conoscenza di esse ed i rapporti con loro sono stati tolti dal peccato dello
sciagurato Adamo alla sua troppo sventurata posterit. Questo spazio immenso
che tra la terra e il cielo ha degli abitanti ben pi nobili che gli uccelli e i
moscerini; questi mari cos vasti hanno ben altri ospiti che i delfini e le balene;
linterno della terra non per le sole talpe; e lelemento del fuoco, pi nobile degli
altri tre, non stato creato per restare inutile e vuoto. Laria piena di una
innumerevole moltitudine di esseri della figura umana, un po superbi in
apparenza, ma in realt docili: grandi amatori delle scienze sottili, servizievoli con
i Savi, e nemici dei folli e degli ignoranti. Le loro mogli e le loro figlie sono bellezze
mascoline, a somiglianza di come vengono dipinte le amazzoni.
Come, signore esclamai volete forse dirmi che quei diavoletti sono
sposati?.
Figlio mio, non vi allarmate per cos poco replic lui Credetemi, tutto
quello che vi dico sicuro e vero; questi non sono altro che gli elementi dellantica
Cabbala, e non toccher che a voi verificarlo con i vostri occhi: ma accettate con
spirito docile la luce che Dio vi manda per mio tramite. Dimenticate tutto quello
che su questo argomento potete aver sentito nelle scuole degli ignoranti: o avrete
il dispiacere, quando sarete convinto dallesperienza, di essere obbligato a
confessare che vi eravate ostinato a sproposito. Ascoltate, dunque, fino in fondo,
e sappiate che i mari e i fiumi sono abitati come laria; gli antichi Saggi hanno
chiamato Ondine, o Ninfe, questa specie di esseri. Vi sono pochi maschi, e le
femmine sono in grande numero; la loro bellezza estrema, e le figlie degli
uomini non hanno paragone con loro.
La terra piena, fino quasi al centro, di Gnomi, esseri di piccola statura,
guardiani dei tesori, delle miniere, e delle pietre preziose. Questi sono astuti,
amici delluomo, e facili da comandare; forniscono ai Fanciulli dei Saggi tutto
largento di cui necessitano, e, come ricompensa dei loro servigi, non chiedono
altro che la gloria di essere comandati. Le Gnomidi, le loro donne, sono piccole,
ma molto graziose, e il loro abito molto strano.
Quanto alle Salamandre, abitanti fiammeggianti della regione del fuoco,
servono i Filosofi: per non si danno premura di cercare la loro compagnia; e le
loro mogli e figlie si fanno vedere raramente
Hanno ragione lo interruppi e io le dispenso dalle loro apparizioni.
Perch? disse il conte. Perch, signore risposi che me ne faccio di

conversare con una bestia laida come la Salamandra, maschio o femmina?.


Avete torto ribatt questa lidea che hanno i pittori e gli scultori ignoranti; le
donne delle Salamandre sono belle, e forse pi belle di tutte le altre, perch sono
di un elemento pi puro. Io non ve ne ho parlato, ed ho fatto una concisa
descrizione di questi popoli, perch li vedrete voi stesso con comodo e
facilmente, se ne avrete la curiosit. Vedrete i loro vestiti, i loro cibi, le loro
usanze, la loro pulizia, le loro leggi ammirevoli. Sarete affascinato dalla bellezza
del loro spirito ancor pi che da quella del loro corpo: ma non potrete impedirvi di
compiangere questi infelici, quando vi diranno che la loro anima mortale, e che
non hanno speranza nel godimento eterno dellEssere supremo, che essi
conoscono ed adorano religiosamente. Vi diranno che, essendo composti delle
parti pi pure dellelemento che abitano, e non avendo in s qualit contrarie,
perch sono fatti di un unico elemento, non muoiono che dopo parecchi secoli:
ma che cos questo tempo di fronte alleternit? Dovranno rientrare eternamente
nel nulla. Questo pensiero li affligge molto, e noi facciamo una grande fatica a
consolarli. I nostri Padri Filosofi, parlando faccia a faccia con Dio, si sono
rammaricati con lui per la sfortuna di queste genti: e Dio, la cui misericordia
senza limiti, ha loro rivelato che non impossibile porre rimedio a questo male.
Egli ha suggerito loro che come luomo, grazie allalleanza che ha stipulato
con Dio, stato fatto partecipe della Divinit, le Silfidi, gli Gnomi, le Ninfe e le
Salamandre, grazie allalleanza che possono contrarre con luomo, possono
essere fatti partecipi dellimmortalit. Cos, una Ninfa, o una Silfide, diventa
immortale e capace di quella beatitudine alla quale aspiriamo noi, quando tanto
fortunata da sposarsi con un Savio, ed uno Gnomo o un Silfo cessano di essere
mortali dal momento in cui sposano una delle nostre donne. Ecco come nacque
lerrore dei primi secoli, di Tertulliano, di Giustino Martire, di Lattanzio, Cipriano e
Clemente Alessandrino, del filosofo cristiano Atenagora, ed in genere di tutti gli
scrittori di quel tempo. Essi avevano saputo che questi mezzi-uomini elementari
avevano cercato il rapporto con le fanciulle: da questo, hanno creduto che la
caduta degli angeli fosse stata causata da nullaltro che dallamore per le donne,
dal quale si erano lasciati prendere. Alcuni Gnomi, desiderosi di diventare
immortali, avevano voluto ottenere i favori delle nostre figlie, ed avevano portato
loro delle pietre preziose, delle quali sono custodi naturali; questi autori hanno
creduto, appoggiandosi al libro di Enoch frainteso, che esse fossero le trappole
che gli angeli innamorati avevano teso alla castit delle nostre donne. Al principio,
questi Figli del cielo generarono i famosi giganti, tramite lamore con le figlie degli
uomini, ed i cattivi cabalisti Giuseppe e Filone (siccome tutti gli Ebrei sono
ignoranti), e dopo questi tutti gli autori che ho nominato poco fa, hanno detto,
come Origene e Macrobio, che erano degli angeli, senza sapere che erano i Silfi
e le altre popolazioni degli elementi che, sotto il nome di figli di Elohim, si
distinguono dai figli degli uomini. Cos, quello che il saggio Agostino ha avuto la
modestia di non giudicare, riguardo alle persecuzioni che quelli che vengono

chiamati Fauni o Satiri infliggevano agli Africani del loro tempo, chiarito da
quello che ho appena detto, sul desiderio di unirsi agli uomini che tutti questi
abitanti degli elementi hanno, essendo questo il solo mezzo per ottenere
limmortalit, che essi non hanno.
Ah! I nostri Saggi si guardano dallattribuire allamore delle donne la caduta
dei primi angeli, come a subordinare gli uomini al potere del demonio, per
attribuire a lui tutte le avventure delle Ninfe e delle Silfidi, di cui sono piene le
opere degli storiografi. Non c mai stato niente di criminale in tutto ci. Cerano
dei Silfi che cercavano di diventare immortali. Le loro innocenti persecuzioni, ben
lungi dallo scandalizzare i Filosofi, ci sono sembrate tanto giuste che noi tutti
abbiamo deciso, di comune accordo, di rinunciare completamente alle donne e di
dedicarci soltanto a rendere immortali le Ninfe e le Silfidi.
O Dio, esclamai che cosa sento? Fin dove arriva la f.
S, figlio mio mi interruppe il conte guardate fin dove arriva la felicit
filosofica! In cambio di donne le cui fragili attrattive passano in pochi giorni e sono
sostituite da orribili rughe, i Savi posseggono bellezze che non invecchiano mai e
che essi si gloriano di rendere immortali. Immaginate lamore e la riconoscenza di
questi amanti invisibili, e con quanto ardore esse cerchino di compiacere il
Filosofo caritatevole che si impegna a renderle immortali. Ah, Signore, io
rinuncio! esclamai nuovamente.
S, figlio mio riprese lui, senza darmi il tempo di terminare Rinunciate agli
inutili e sciocchi piaceri che si possono avere con le donne: la pi bella di esse
orribile a paragone della pi brutta delle Silfidi: mai nessun disgusto consegue ai
nostri saggi amplessi. Miserabili ignoranti, che dovete rammaricarvi di non poter
pi godere delle volutt filosofiche.
Miserabile conte di Gabalis interruppi io con un tono misto di collera e di
compassione volete lasciarmi finalmente dire che rinuncio a questa saggezza
senza senso, che trovo ridicola questa filosofia visionaria, che detesto questi
abominevoli amplessi che vi uniscono a dei fantasmi, e che temo, per voi, che
qualcuna delle vostre pretese Silfidi si affretti a portarvi allinferno durante i vostri
rapporti? Ho paura che un uomo per bene come voi non si renda conto, alla fine,
della follia di questo zelo chimerico, e non faccia penitenza per un crimine cos
grande. Oh! Oh! rispose lui arretrando di tre passi e guardandomi con occhi
adirati guai a voi, spirito indocile!.
Il suo atteggiamento, lo confesso, mi spavent; ma fu molto peggio quando
vidi che, allontanandosi da me, tir fuori dalla tasca una carta, che io intravvidi da
lontano, tutta piena di caratteri che non potevo distinguere bene. Egli lesse con
attenzione, si rattrist e parl a bassa voce. Io credetti che evocasse qualche
spirito contro di me, e mi pentii un poco del mio zelo sconsiderato. Se esco da
questa avventura dissi mai pi un cabalista mi interesser. Tenevo gli occhi
su di lui come su un giudice che mi avrebbe condannato a morte, quando vidi che
il suo viso tornava sereno. duro per voi mi disse ridendo e tornando verso di

me duro recalcitrare allo stimolo. Voi siete un vaso delezione. Il cielo vi ha


destinato ad essere il pi grande cabalista del vostro secolo. Ecco qui il vostro
tema di nascita, che non pu sbagliare. Se non sar adesso e per il mio
intervento, sar quando piacer al vostro Saturno retrogrado. Ah! Se devo
diventare un Saggio gli dissi non avverr mai se non tramite il grande Gabalis;
ma, per parlare francamente, ho proprio paura che sar difficile che possiate
piegarmi alla galanteria filosofica. possibile ribatt che siate un cos cattivo
fisico da non essere persuaso dellesistenza di queste genti?. Io replicai non
lo so, ma mi sembrerebbe sempre che non fossero altro che diavoletti travestiti.
Crederete sempre pi alla vostra nutrice mi disse che alla ragione naturale, a
Platone, Pitagora, Celso, Psello, Proclo, Porfirio, Giamblico, Plotino, Trismegisto,
Nollio, Dorneo, Fludd, o al grande Filippo Aureolo Teofrasto Bombasto Paracelso
di Hohenheim ed a tutti i nostri compagni. Io vi crederei, signore, molto, molto, e
pi che a tutte quelle persone; ma, caro signore, non potreste fare in modo, con i
vostri compagni, che io non fossi obbligato a sciogliermi in tenerezza con queste
damine elementari?.
Ohim! rispose non c dubbio che siate libero, e non si ama se non si
vuole; pochi Savi hanno potuto difendersi dal loro fascino: tuttavia se ne sono
trovati che, conservandosi totalmente per cose pi grandi (come saprete a suo
tempo), non hanno voluto fare questo onore alle Ninfe.
Io ribattei far parte di questi; in realt non riuscir a decidermi a perdere
il tempo con le cerimonie che, secondo quanto mi ha detto un prelato, bisogna
compiere per avere rapporto con questi geni. Quel prelato non sapeva ci che
diceva disse il conte perch un giorno vedrete che non sono geni; e, daltra
parte, mai un Saggio ha usato cerimonie n superstizione per familiarizzare con i
geni, come con le genti di cui parliamo. Il cabalista non agisce se non secondo i
principi della Natura: e se talvolta nei nostri libri si trovano parole strane, caratteri
e profumi bruciati, soltanto per nascondere agli ignoranti i principi fisici.
Ammirate la semplicit della Natura in tutte le sue operazioni pi meravigliose, e
in questa semplicit una armonia ed un accordo cos grande, cos giusto, e cos
necessario, che vi far ricredere, vostro malgrado, sulle vostre idee sbagliate.
Quello che vi dir, noi lo insegniamo a quelli dei nostri discepoli che non vogliamo
assolutamente lasciar entrare nel santuario della Natura, ma che non vogliamo,
tuttavia, privare della compagnia dei popoli elementari, per la compassione che
proviamo per questi.
Le Salamandre, come forse avrete gi capito, sono costituite delle parti pi
sottili della sfera del Fuoco, conglobate ed organizzate per lazione del fuoco
universale (del quale un giorno o laltro vi parler), chiamato cos perch il
principio di tutti i movimenti della Natura. Allo stesso modo le Silfidi sono
composte dei pi puri atomi dellAria, le Ninfe delle pi sottili parti dellAcqua e gli
Gnomi delle pi sottili parti della Terra. Vi era uno stretto rapporto tra Adamo e
queste creature cos perfette, perch, essendo composto di ci che vi era di pi

puro nei quattro elementi, egli racchiudeva in s le perfezioni di queste quattro


specie di popoli, ed era il loro re naturale. Ma da quando il suo peccato lo ebbe
precipitato negli escrementi degli elementi (come vedrete qualche altra volta)
larmonia fu sconvolta, e non vi fu pi rapporto, essendo lui impuro e grossolano,
con queste sostanze tanto pure e sottili. Quale il rimedio a questo male? Come
risalire da questo fango, e recuperare la sovranit perduta? O Natura! Perch ti si
studia cos poco? Non capite, figlio mio, con quale semplicit la Natura pu
rendere alluomo quei beni che ha perduto?. Ohim! Signore replicai sono
molto ignorante in queste semplicit. Eppure molto facile essere sapiente in
esse ribatt lui Se volete riconquistare il dominio sulle Salamandre, bisogna
purificare ed esaltare lelemento del Fuoco che in noi e rialzare il tono di questa
corda rilassata. Non c che da concentrare il fuoco del mondo in un globo di
vetro per mezzo di specchi concavi: questo lartificio che tutti gli antichi hanno
nascosto gelosamente, e che il divino Teofrasto ha scoperto. In questo globo si
forma una polvere solare che, purificatasi da sola dalla mistura degli altri
elementi, e preparata secondo larte, diviene in assai poco tempo sommamente
adatta ad esaltare il fuoco che in noi ed a farci diventare, per cos dire, di natura
ignea. Da questo momento gli abitanti della sfera del fuoco diventano nostri
inferiori e, lietissimi perch vedono ristabilire larmonia reciproca e perch ci
siamo riavvicinati a loro, hanno per i loro simili tutto il rispetto che devono
allimmagine ed al sostituto del loro creatore, e tutte le attenzioni che pu ispirare
loro il desiderio di ottenere da noi limmortalit che essi non hanno.
vero che, siccome sono pi sottili che le creature degli altri elementi, vivono
molto di pi, e quindi non si affrettano per ottenere limmortalit dai Saggi. Voi,
figlio mio, potreste appropriarvi di qualcuno di essi; ma se lavversione che mi
avete manifestato durer in voi fino alla fine, forse non vi parler mai di quello che
paventate tanto.
Per le Silfidi, gli Gnomi e le Ninfe, non la stessa cosa. Siccome questi
vivono meno a lungo, sono pi una questione nostra: cos la loro familiarit pi
facile ad ottenersi. Non c che da chiudere un bicchiere pieno daria mescolata
con acqua o terra, e lasciarlo esposto al sole per un mese. Poi, si separano gli
elementi secondo la scienza, cosa che, soprattutto con lacqua e la terra, molto
facile. meravigliosa la capacit magnetica di ciascuno di questi elementi
purificati per attirare Ninfe, Silfidi e Gnomi. Dopo averne preso poco pi di niente
ogni giorno per qualche mese, si vede nellaria la repubblica volante delle Silfidi,
le Ninfe che arrivano in folla alla riva, e i guardiani dei tesori che mostrano le loro
ricchezze. Cos, senza caratteri, senza cerimonie, senza parole barbare, si
diventa sovrani su tutti questi popoli. Essi non esigono alcun culto dal Saggio,
perch sanno bene che pi nobile di loro. Cos la venerabile Natura insegna ai
suoi figli a ricostituire gli elementi con gli elementi. Cos si ristabilisce larmonia.
Cos luomo recupera il suo dominio naturale e pu tutto negli elementi, senza
demonio e senza arte illecita. Cos vedete, figlio mio, che i Saggi sono pi puri di

quanto pensiate. Voi non mi dite nulla.


Io vi ammiro, signore gli dissi e comincio a temere che mi facciate
diventare distillatore. Ah, figlio mio, Dio ve ne scampi! esclam lui non a
quelle sciocchezze che la vostra nascita vi destina. Al contrario, io vi proibisco di
divertirvi con esse: vi ho detto che i Saggi insegnano queste cose solamente a
coloro che non vogliono ammettere nella loro turba.
Voi avrete tutti questi vantaggi, ed altri infinitamente pi gloriosi e gradevoli, con
tali procedimenti, ben altrimenti filosofici. Io vi ho descritto questi metodi non per
altro che per dimostrarvi la purezza di questa filosofia e per eliminare i vostri
terrori panici. Grazie a Dio, signore risposi non ho pi tanta paura come ne
avevo prima. E, bench non mi decida ancora allaccordo che voi mi proponete
con le Salamandre, io continuo ad avere la curiosit di sapere come avete fatto a
scoprire che queste Ninfe e queste Silfidi muoiono. In verit replic lui ce lo
hanno detto loro e noi le vediamo morire. Come possibile che le vediate
morire ribattei dal momento che i rapporti con voi le rendono immortali?.
Sarebbe unosservazione giusta disse se il numero dei Saggi uguagliasse
quello di queste creature; inoltre ci sono molti, tra loro, che preferiscono morire
piuttosto che rischiare, diventando immortali, di essere sventurati come vedono
che sono i demoni. il diavolo che ispira loro questi sentimenti, perch non c
nulla che egli non faccia per impedire a queste povere creature di diventare
immortali grazie allunione con noi.
Quindi, io considero come una tentazione assai dannosa e come un
sentimento assai poco caritatevole questa avversione che voi provate nei loro
confronti, ed anche voi, figlio mio, dovete considerarla cos. Inoltre, per quanto
riguarda la morte di cui mi parlate, chi mai ha obbligato loracolo di Apollo a dire
che tutti coloro che parlavano negli oracoli erano immortali come lui, secondo ci
che riporta Porfirio? E che cosa pensate volesse dire quel grido che si sent in
tutte le sponde dItalia e che suscit tanto spavento a coloro che si trovavano sul
mare? IL GRANDE PAN MORTO.
Erano le genti dellaria che annunciavano alle genti delle acque che il primo e
il pi vecchio dei Silfi era appena morto. Io risposi: Quando si sent quel grido,
mi sembra che tutti adorassero Pan e le Ninfe. Questi signori, di cui mi vantate la
familiarit, erano dunque i falsi di dei pagani?. vero, figlio mio ribatt lui i
Saggi si guardano dal credere che il demonio abbia mai avuto il potere di farsi
adorare. Esso troppo sciagurato e troppo debole per poter mai avere ottenuto
questo piacere e questa autorit. Per ha potuto persuadere questi abitatori degli
elementi a mostrarsi agli uomini ed a farsi erigere dei templi e, grazie al potere
naturale che ciascuno di loro ha sullelemento che abita, essi agitavano laria e il
mare, scuotevano la terra e distribuivano i fuochi del cielo secondo la loro
fantasia, di modo che non faticavano molto ad essere considerati divinit, fintanto
che lEssere sovrano non si preoccupava del benessere delle genti. Ma il diavolo
non ha ricavato dalla sua malizia tutto il vantaggio che sperava, perch da ci

derivato che avendo Pan, le Ninfe e le altre popolazioni elementari trovato il modo
di trasformare questo rapporto di culto in rapporto damore (infatti, come ben
ricordate, secondo gli Antichi Pan era il re di quegli di che essi chiamavano di
incubi, e che ricercavano molto le fanciulle), parecchi pagani sono sfuggiti al
demonio e non bruceranno nellinferno.
Io non vi capisco, signore, risposi. Voi non avete cura di capirmi continu
lui ridendo e con un tono canzonatorio; questo vi supera, e superer anche tutti i
vostri dottori che non sanno che cosa sia la bella fisica. Ecco il grande mistero di
tutta questa parte della filosofia che concerne gli elementi e che certamente vi
toglier (se avete un po di amore per voi stesso) questa ripugnanza cos poco
filosofica che voi a tuttoggi dimostrate. Sappiate dunque, figlio mio (e non andate
a divulgare questo grande Arcano a qualche ignorante indegno), sappiate che,
come le Silfidi hanno acquistato unanima immortale grazie allalleanza che hanno
stretto con gli uomini predestinati, cos gli uomini che non hanno diritto alla gloria
eterna, questi sventurati per i quali limmortalit non altro che un vantaggio
funesto, per i quali il Messia non stato mandato. Siete dunque anche
giansenisti, signori cabalisti? lo interruppi.
Noi non sappiamo che cosa sia, ragazzo mio replic lui bruscamente e
non ci degniamo di informarci su che cosa consistano le varie sette e le diverse
religioni di cui si infatuano gli ignoranti. Noi ci atteniamo allantica religione dei
Filosofi nostri Padri, sulla quale sar bene che un giorno vi istruisca. Ma per
riprendere il nostro argomento: questi uomini la triste immortalit dei quali non
sar che una eterna sventura, questi sventurati figli che il Padre Supremo ha
trascurato, hanno ancora la risorsa di poter diventare mortali unendosi ai popoli
elementari. Per cui, vedete che i Saggi non rischiano nulla per leternit: se sono
predestinati, hanno il piacere di portare al cielo (dopo avere abbandonata la
prigione del corpo) la Silfide o la Ninfa che hanno reso immortale; e se non sono
predestinati, il rapporto con la Silfide rende mortale la loro anima e la libera dagli
orrori della seconda morte. Cos il demonio si visto sfuggire tutti i pagani che si
sono uniti alle Ninfe. Cos i Saggi o gli amici dei Saggi, ai quali Dio ci ispira di
comunicare qualcuno dei quattro secreti elementari (che io approssimativamente
vi ha insegnato) si liberano dal pericolo di essere dannati. Sinceramente,
signore esclamai, non osando renderlo ancora di cattivo umore, e ritenendo
opportuno rimandare il dirgli interamente i miei sentimenti fino a che non mi
avesse rivelato tutti i secreti della sua cabala, che, da questo campionario,
giudicavo essere assai bizzarri e divertenti sinceramente, voi spingete molto
avanti la Saggezza! Ed avevate ragione a dire che questo superer tutti i nostri
dottori. Io credo che superer anche tutti i nostri magistrati, e che se essi
potessero scoprire chi sono coloro che con questo mezzo sfuggono al demonio,
siccome lignoranza colpevole, prenderebbero le difese del diavolo contro questi
fuggitivi, e li metterebbero a mal partito. anche per questo rispose il conte
che vi ho raccomandato, e vi raccomando, il segreto assoluto. I vostri giudici sono

strani! Condannano una azione innocentissima come un crimine gravissimo. Che


barbarie stata quella di mettere al rogo quei due preti che il principe della
Miranda dice di aver conosciuto, ciascuno dei quali aveva avuto la sua Silfide per
quarantanni! Che atrocit aver fatto morire Jeanne Hervihier, che aveva lavorato
trentasei anni per rendere immortale uno gnomo! E quale ignoranza mostra Bodin
che la tratta da strega e prende spunto dalla sua avventura, ed autorizza le
chimere popolari sulle cosiddette streghe con un libro tanto impertinente che
quello della sua repubblica ragionevole.
Ma tardi, e io mi preoccupo del fatto che voi non avete ancora mangiato.
per voi che parlate, signore dissi io perch da parte mia vi ascolterei
fino a domani senza disagio. Ah! Per me riprese lui ridendo ed avviandosi
verso la porta si vede bene che sapete poco che cosa sia la Filosofia. I Saggi
non mangiano che per il piacere, e mai per necessit. Io avevo una idea
opposta della Saggezza replicai credevo che il Saggio non dovesse mangiare
che per soddisfare la necessit. Voi vi ingannate disse il conte. Come pensate
che noi Saggio possiamo resistere senza mangiare?. Come posso saperlo? gli
dissi Mos ed Elia ne fecero a meno per quaranta giorni; voi Saggi, senza
dubbio, lo fate per qualche giorno di meno. Bello sforzo sarebbe! rispose
Luomo pi sapiente che vi sia stato, il Divino, il quasi adorabile Paracelso
assicura di aver veduto molti Saggi che avevano trascorso circa venti anni senza
mangiare checchessia. Egli stesso, prima di arrivare alla monarchia della
Saggezza, della quale abbiamo giustamente conferito a lui lo scettro, volle
provare a vivere molti anni cibandosi soltanto di un mezzo scrupolo di
quintessenza solare. E, se volete avere il piacere di far vivere qualcuno senza
mangiare, non dovete fare altro che preparare la terra come vi ho detto che si pu
preparare per la societ degli Gnomi. Questa terra, applicata sullombelico e
rinnovata quando troppo secca, fa s che si possa fare a meno di mangiare e di
bere senza sforzo alcuno: il sincero Paracelso dice di avere fatto lesperimento di
ci per sei mesi. Ma luso della medicina cattolica cabalistica ci libera molto
meglio di tutte le noiose necessit alle quali la natura assoggetta gli ignoranti. Noi
non mangiamo se non quando ci fa piacere, e, poich tutto quello che delle
vivande superfluo svanisce per traspirazione insensibile, noi non ci
vergogniamo mai di essere uomini.
A questo punto tacque, vedendo che eravamo vicino a persone. Andammo al
villaggio, per un leggero spuntino, secondo labitudine degli eroi della Filosofia.

Terza conversazione
La terza conversazione verte principalmente sugli oracoli antichi e moderni. Il
Conte di Gabalis ne attribuisce i responsi agli esseri elementari. Per una

piena comprensione del testo, che mantiene il tono ironico delle precedenti
conversazioni, il lettore pu tener presente quanto insegnato da Kremmerz sugli
elementari.

Dopo aver desinato, tornammo al labirinto. Io ero pensieroso, e la piet che


sentivo per la stravaganza del conte, dalla quale mi rendevo ben conto che mi
sarebbe stato difficile guarirlo, mi impediva di divertirmi per tutto quello che mi
aveva detto, quanto avrei fatto se avessi sperato di ricondurlo alla ragione. Avrei
cercato nellAntichit qualche cosa da contrapporgli a cui non potesse
controbattere, poich, qualora volessi addurre i pareri della Chiesa, egli mi aveva
dichiarato che non si atteneva che allantica religione dei suoi padri, i Filosofi e,
volendo convincere un cabalista con la ragione, limpresa sarebbe stata un lavoro
lungo: oltre al fatto che mi guardavo dal discutere con un uomo del quale non
conoscevo ancora tutti i principi.
Mi venne in mente che quello che mi aveva detto sui falsi dei, ai quali aveva
sostituito i Silfi e gli altri popoli elementari, poteva essere confutato con gli oracoli
dei pagani, che la Scrittura considera dappertutto come diavoli, e non come Silfi.
Ma, siccome non sapevo se, secondo i principi della sua cabala, il conte
attribuisse i responsi degli oracoli a qualche causa naturale, pensai che sarebbe
stato opportuno fargli spiegare ci che ne pensava.
Mi dette lopportunit di farlo entrare in argomento quando, prima di inoltrarci
nel labirinto, si volt verso il giardino. Quanto bello! disse Queste statue
fanno un bellissimo effetto. Io risposi: Il cardinale che le fece portare qui aveva
una fantasia poco degna del suo grande genio: credeva che la maggior parte di
queste immagini rappresentasse anticamente degli oracoli, e su questa base le
aveva pagate molto care. la malattia di molti. ribatt il conte Lignoranza fa
commettere ogni giorno un genere di idolatria assai criminale, poich si
conservano con grande cura e si considerano tanto preziosi gli idoli dei quali si
crede che in altri tempi si sia servito il diavolo per farsi adorare. O Dio! non si
sapr mai, nel mondo, che Voi, allorigine dei secoli, avete precipitato i vostri
nemici sotto lo sgabello dei vostri piedi, e che tenete i demoni prigionieri sotto la
terra, nel vortice di tenebre? Questa curiosit, cos poco lodevole, di raccogliere
cos questi pretesi organi dei demoni, potrebbe essere innocente, figlio mio, se si
volesse lasciarsi persuadere che mai stato permesso agli angeli delle tenebre di
parlare negli oracoli. Io non credo lo interruppi che sia stato facile far valere
questo per i curiosi, ma forse lo sarebbe per gli uomini increduli. Infatti, non molto
tempo fa, in una assemblea tenuta espressamente su questo argomento da
impegni di primordine, stato stabilito che tutti questi pretesi oracoli altro non
erano che una soperchieria dellavidit dei sacerdoti pagani, o un espediente
politico dei sovrani. Il conte disse: Erano i Maomettani mandati in ambasciata al
vostro re, quelli che fecero questa assemblea e risolsero la questione in questo

modo?. No, signore gli risposi. Di quale religione sono dunque quei signori
replic lui visto che non considerano per nulla la divina Scrittura, che fa
menzione, in cos tanti passi, di tanti oracoli differenti? E soprattutto dei Pitoni,
che stabilivano la loro residenza e davano i loro responsi nei luoghi destinati alla
moltiplicazione dellimmagine di Dio?. Io ho parlato ribattei di tutti questi
ventriloqui ed ho fatto notare alla compagnia che il re Saul li aveva banditi dal suo
regno, dove, tuttavia, ne trov ancora uno alla vigilia della sua morte; la sua voce
ebbe il meraviglioso potere di resuscitare Samuele alla sua preghiera ed alla sua
rovina. Per, quei sapienti non smisero di sostenere che non ci sono mai stati
oracoli. Se non li ha convinti la Scrittura disse il conte bisognava convincerli
con tutta lAntichit, nella quale facile mostrare mille stupefacenti prove della
cosa in questione: una tale quantit di vergini gravide del destino dei mortali, che
partorivano gli avvenimenti buoni o quelli cattivi di coloro che le consultavano.
Perch non avete citato Crisostomo, Origene ed Ecumenio, che fanno menzione
di quegli uomini chiamati Engastrimandri, il cui ventre profetico articolava oracoli
tanto famosi? E se quei signori non amano le Scritture ed i Padri, bisognava
citare quelle fanciulle prodigiose di cui parla il greco Pausania, che si
trasformavano in colombe e sotto questa forma pronunciavano i celebri oracoli
delle Colombe Dodonidi. Oppure avreste potuto dire, a gloria della vostra nazione,
che in passato vi erano in Gallia fanciulle famose che prendevano tutte le forme,
a seconda di coloro che li consultavano e che, oltre ai famosi oracoli che
pronunciavano, avevano un mirabile potere sulle onde ed una forza terapeutica
sulle malattie incurabili. Tutte queste belle prove sarebbero state considerate
apocrife gli dissi. Forse che lantichit le rende sospette? rispose Non
dovreste fare altro che citare gli oracoli che si danno ancora, tutti i giorni. In
quale parte del mondo? gli chiesi. A Parigi replic. A Parigi! esclamai. S, a
Parigi prosegu.
Siete maestro in Israele e non lo sapete. Forse che non si consultano tutti i
giorni gli oracoli acquatici nei vasi di acqua o nei bacili e gli oracoli aerei negli
specchi o sulle mani delle vergini? Non si trovano, in questo modo, rosari perduti
ed orologi rubati? Non si conoscono, cos, notizie dai paesi lontani e non si
vedono gli assenti?. Ehi, signore, che cosa mi raccontate? gli dissi. Vi racconto
riprese quello che so per certo che succede ogni giorno e sul quale non
sarebbe difficile trovare mille testimoni oculari. Io non ci credo, signore ribattei
i magistrati infliggerebbero punizioni esemplari e non si potrebbe sopportare che
lidolatria. Ah, come siete impetuoso! Non poi tanto male che voi la pensiate
cos e la Provvidenza non permetter che si elimini questo resto di Filosofia che si
salvato dal deplorevole naufragio che ha subito la verit. Se fra la gente rimane
ancora qualche vestigio della tremenda potenza dei nomi divini, sareste del
parere che si cancellasse e si perdesse il rispetto e la riconoscenza dovuta al
gran nome AGLA, che opera tutte queste meraviglie, persino quando invocato
dagli ignoranti e dai peccatori e che farebbe ben altri miracoli sulla bocca di un

cabalista. Se aveste voluto convincere i vostri signori della verit degli oracoli, non
avreste avuto che da esaltare la vostra immaginazione e la vostra fede, e,
voltandovi verso lOriente, gridare forte: AG.
Signore lo interruppi io avevo ritegno a parlare di argomenti di questo
tipo con persone virtuose come quelle con cui ero: mi avrebbero giudicato
fanatico, perch sicuramente non hanno fede in tutte quelle cose e, quandanche
io avessi conosciuto loperazione cabalistica di cui mi parlate, non sarebbe
riuscita per bocca mia: io ci credo meno di loro. Bene, bene disse il conte se
non avete fede, ve la faremo venire. Tuttavia, se pensavate che i vostri signori
non avrebbero prestato fede a quello che possono vedere tutti i giorni a Parigi,
avreste potuto citare una storia assai recente: loracolo che Celio Rodigino dice di
avere visto con i suoi occhi, pronunciato verso la fine del secolo scorso da
quelluomo straordinario che parlava e prediceva lavvenire con lo stesso organo
dellEuricleo di Plutarco. Io non avrei voluto citare Rodigino: la citazione sarebbe
stata pedantesca e poi non si sarebbe mancato di dire che questuomo era, senza
dubbio, un demoniaco. Lo si sarebbe detto con spirito molto monacale replic.
Io lo interruppi: Signore, malgrado lavversione cabalistica che vedo che provate
per i monaci, io non posso fare a meno di stare dalla loro parte in questa
discussione. Credo che non ci sarebbe tanto male a negare del tutto che ci siano
mai stati oracoli, come a dire che non era il demonio che parlava in essi. Poich,
infine, i padri e i teologi. Poich infine mi interruppe lui i teologi non si
trovano daccordo sul fatto che la sapiente Sambeth, la pi antica delle Sibille,
era figlia di No?. Beh, che importanza ha? replicai. Plutarco riprese non
dice forse che la pi antica Sibilla fu la prima a formulare oracoli a Delfo? Questo
spirito che Sambeth ospitava nel suo seno non era, quindi, un diavolo, n il suo
Apollo un falso dio, poich lidolatria inizi soltanto molto tempo dopo la
separazione dei linguaggi; e sarebbe pi verosimile attribuire al padre della
menzogna i libri sacri delle Sibille e tutte le testimonianze della vera religione che i
Padri ne hanno tratto. E poi, figlio mio, non tocca a voi rompere il connubio che un
grande cardinale ha decretato tra David e la Sibilla, n accusare questo sapiente
personaggio di avere messo in relazione un grande profeta ed una pazza
sciagurata! Infatti, o Davide rafforza la testimonianza della Sibilla, o la Sibilla
indebolisce lautorit di Davide. Vi prego, signore lo interruppi riprendete ad
essere serio. Sono daccordo disse lui purch non mi accusiate di esserlo
troppo. Secondo voi, il demonio mai diviso da se stesso? E si mette, qualche
volta, contro il suo interesse?. Perch no? dissi io. Perch no? ribatt
Perch colui che Tertulliano ha, cos felicemente e cos stupendamente, chiamato
la Ragione di Dio non lo trova giusto. Satana non si mai separato da se stesso.
Ne consegue, dunque, o che il demonio non ha mai parlato negli oracoli, o che
non ha mai parlato contro i suoi interessi. Ne consegue, dunque, che se gli oracoli
hanno parlato contro gli interessi del demonio, non era il demonio che parlava
negli oracoli.

Ma Dio gli dissi non potrebbe aver forzato il demonio a rendere


testimonianza alla verit ed a parlare contro se stesso?. E se Dio replic lui
non lavesse forzato? Ah! risposi in questo caso, avreste pi ragione voi che
i monaci. Lo vedete, dunque prosegu e, per procedere vittoriosamente ed in
buona fede, non voglio addurre le testimonianze degli oracoli che i Padri della
Chiesa riferiscono, bench sia sicuro della venerazione che voi avete per questi
grandi uomini. La loro religione e linteresse che avevano alla questione
potrebbero aver fatto s che fossero prevenuti, ed il loro amore per la verit
potrebbe aver fatto s che, vedendola, nel loro secolo, piuttosto povera e spoglia,
si fossero serviti, per adornarla, di qualche abito e di qualche ornamento della
menzogna stessa: erano uomini, e di conseguenza secondo la massima del
Poeta della Sinagoga potevano essere stati testimoni non fedeli.
Quindi, ora citer un uomo che non pu essere sospetto a questo riguardo:
pagano, e pagano di una specie diversa da Lucrezio o Luciano o gli Epicurei, un
pagano ben infatuato degli dei e degli innumerevoli demoni, superstizioso oltre
misura, grande mago, o che si dichiarava tale, e di conseguenza grande
partigiano dei diavoli, cio Porfirio. Ecco qui, parola per parola, alcuni oracoli che
egli riferisce.

ORACOLO
AL DI SOPRA DEL FUOCO CELESTE VI UNA FIAMMA
INCORRUTTIBILE, SEMPRE RISPLENDENTE, FONTE DELLA
VITA, SORGENTE DI TUTTI GLI ESSERI E PRINCIPIO DI
TUTTE LE COSE. QUESTA FIAMMA PRODUCE TUTTO, E
SOLTANTO CI CHE ESSA CONSUMA PERISCE.
ESSA SI FA CONOSCERE DA SE STESSA;
QUESTO FUOCO NON PU ESSERE CONTENUTO IN ALCUN LUOGO;
SENZA CORPO ED IMMATERIALE, CIRCONDA I CIELI E DA
ESSO ESCE UNA PICCOLA SCINTILLA CHE FA TUTTO LO
SPLENDORE DEL SOLE, DELLA LUNA E DELLE STELLE.
ECCO CHE COSA SO DI DIO: NON CERCARE DI SAPERNE
DI PI, PERCH QUESTO SUPERA LA TUA PORTATA PER
SAPIENTE CHE TU SIA. DEL RESTO, SAPPI CHE LUOMO
INGIUSTO E MALVAGIO NON PU NASCONDERSI A DIO.
N ABILIT, N SCUSA POSSONO NASCONDERE QUALCOSA
AI SUOI OCCHI PENETRANTI. TUTTO PIENO DI DIO,
DIO E DAPPERTUTTO.

Vedete, figlio mio, che questo Oracolo non sa tanto di demonio. Quanto
meno risposi molto lontano dal suo carattere.
Eccone un altro disse che parla ancora meglio.

ORACOLO
VI IN DIO UNA IMMENSA PROFONDIT DI FIAMMA: IL CUORE
NON DEVE AVERE PAURA A TOCCARE QUESTO FUOCO ADORABILE
E AD ESSERE DA ESSO TOCCATO;
NON SAR CONSUMATO DA QUESTO FUOCO TANTO DOLCE,
IL CUI CALORE TRANQUILLO E QUIETO FA LUNIONE,
LARMONIA E LA DURATA DEL MONDO.
NULLA ESISTE SE NON DA QUESTO FUOCO,
CHE DIO STESSO.
NESSUNO LO HA GENERATO,
SENZA MADRE, SA TUTTO,
E NON GLI PUOI INSEGNARE NIENTE: INCROLLABILE NEI
SUOI DISEGNI, ED IL SUO NOME INEFFABILE.
ECCO CHE COSA DIO.
INFATTI, DI PER NOI, CHE SIAMO I SUOI MESSAGGERI,
NON SIAMO CHE UNA PARTICELLA DI DIO.

Ebbene! Che ne dite di questo?.


Io direi di tutte due replicai che Dio pu forzare il padre della menzogna
a rendere testimonianza alla Verit. Eccovene un altro riprese il conte che vi
toglier questo scrupolo.

ORACOLO
AHI! TRIPODI, PIANGETE E RECITATE LORAZIONE
FUNEBRE DEL VOSTRO APOLLO; EGLI MORTALE, STA
PER MORIRE, SI SPEGNE:
PERCH LA LUCE DELLA FIAMMA CELESTE LO FA SPEGNERE.

Vedete bene, figlio mio, che chiunque sia che parla in questi oracoli e che
spiega cos bene ai pagani lEssenza, lUnit, lImmensit, lEternit di Dio,

confessa di essere mortale e di non essere altro che una scintilla di Dio. Non
dunque il demonio che parla, perch immortale e Dio non lo costringerebbe a
dire che non lo . decretato che Satana non si divide in opposizione a se
stesso. forse il modo di farsi adorare, dire che non c che un solo Dio? Dice
che mortale: e da quando in qua il diavolo tanto umile da togliersi le sue
qualit naturali? Vedete dunque, figlio mio, che se sussiste il principio di colui che
si chiama il Dio delle Scienze per eccellenza, non pu essere il demonio che ha
parlato negli oracoli.
Ma se non il demonio gli dissi a mentire allegramente quando si
dichiara mortale o a dire la verit per forza quando parla di Dio, a chi dunque la
vostra Cabbala attribuir tutti gli oracoli che voi sostenete essere stati
effettivamente resi? Forse allesalazione della terra, come Aristotele, Cicerone e
Plutarco?. Ah! Questo no, figlio mio disse il Conte grazie alla sacra Cabbala,
io non sono pazzo a tal punto. Come replicai considerate questa opinione
come pazza? Eppure i suoi sostenitori sono persone di buon senso. In questo
non lo sono, figlio mio continu ed impossibile attribuire a questa esalazione
tutto ci che avvenuto negli oracoli. Per esempio, quelluomo che, secondo
Tacito, appariva in sogno ai sacerdoti di un tempio di Ercole in Armenia e
comandava loro di tenergli pronti dei corsieri equipaggiati per la caccia. Fin qui
potrebbe essere lesalazione, ma quando questi corsieri tornarono la sera
spossati e con le faretre vuote di frecce, ed il giorno seguente si trovarono nel
bosco tante bestie morte quante frecce erano state messe nelle faretre, vedete
bene che non poteva essere lesalazione a fare questo effetto. Ed ancora meno
era il diavolo, perch significherebbe avere una idea pi ragionevole e pi
cabalistica della sventura del nemico di Dio credere che gli fosse permesso di
divertirsi ad andare a caccia di cerve e di lepri. A che cosa, dunque, la sacra
Cabbala attribuisce tutto ci? gli dissi. Aspettate rispose prima che vi riveli
questo mistero, bisogna che guarisca bene il vostro spirito dalla prevenzione che
potreste avere per questa pretesa esalazione, dato che mi sembra che abbiate
citato con enfasi Aristotele, Cicerone e Plutarco. Avreste potuto citare anche
Giamblico, che, per quanto di grande ingegno fosse, rimase per qualche tempo in
questo errore, che, tuttavia, abbandon non appena ebbe esaminato la cosa da
vicino nel Libro dei Misteri.
Pietro dApona, Pomponazzi, Levinio Sirenio e Lucilio Vanino sono anchessi
lieti per avere trovato questa scusa in alcuni Antichi. Tutti questi pretesi spiriti forti
che, quando parlano delle cose divine, dicono quello che desiderano piuttosto che
quello che conoscono, non vogliono ammettere nulla di sovrumano negli oracoli,
per paura di riconoscere qualche cosa al di sopra delluomo. Hanno paura che si
faccia loro una scala per salire fino a Dio, che temono di conoscere con i gradi
delle creature spirituali, e preferiscono fabbricarsene una per discendere nel nulla.
Invece di elevarsi verso il cielo, scavano la terra ed, invece di cercare negli esseri
superiori alluomo la causa di questi trasporti che lo elevano al di sopra di se

stesso e lo fanno diventare una forma di divinit, attribuiscono fiaccamente a delle


esalazioni impotenti questo potere di penetrare nellavvenire, di scoprire le cose
nascoste e di elevarsi fino ai pi grandi secreti dellEssenza divina. Tale la
miseria delluomo, quando lo spirito di contraddizione e il capriccio di pensare in
modo diverso dagli altri lo domina. Ben lungi dal raggiungere i suoi fini, si
imbroglia e si ostacola. Questi atei non vogliono assoggettare luomo a sostanze
meno materiali di lui e lo assoggettano ad una esalazione, senza considerare che
non vi alcun rapporto tra questo fumo chimerico e lanima delluomo, tra questo
vapore e le cose future, tra questa causa frivola e quegli effetti miracolosi, basta
loro essere originali per credere di essere ragionevoli. Per loro, abbastanza
negare gli spiriti e fare gli spiriti forti. Io lo interruppi: Vi dispiace dunque molto
loriginalit, signore?. Ah, figlio mio mi disse lui la peste del buon senso e
la pietra dinciampo dei pi grandi ingegni. Aristotele, per quanto grande logico
fosse, non ha potuto evitare la trappola nella quale il capriccio delloriginalit porta
quelli che tormenta con la violenza con la quale tormentava lui. Non ha saputo
evitare dissi io di imbrogliarsi e di confondersi. Nel Libro della generazione
degli animali e nella sua Morale, dice che lo spirito e lintelletto delluomo gli
vengono dallesterno, e che non ci possono venire da nostro padre; e per la
spiritualit delle operazioni della nostra anima, conclude che essa di una natura
diversa dal composto materiale che vivifica, la materialit del quale non fa che
offuscare le speculazioni, anzich contribuire alla loro produzione. Cieco
Aristotele! Poich, secondo voi, il nostro composto materiale non pu essere la
fonte dei nostri pensieri spirituali, come pensate che una debole esalazione possa
essere la causa dei pensieri sublimi e dello sforzo che compiono i Pitoni che
pronunciano gli oracoli? Vedete bene, figlio mio, che questo spirito forte si
confonde, e che la sua originalit lo fa traviare. Ragionate benissimo, signore
gli dissi, felice di vedere che parlava molto sensatamente e sperando che la sua
follia non sarebbe stata un male incurabile Dio voglia che. Plutarco, peraltro
tanto solido continu lui interrompendomi fa pena nel suo dialogo Perch gli
oracoli sono finiti? Si fa obiettare cose convincenti, che non risolve per nulla.
Perch non risponde quando gli si dice che, se lesalazione a causare il
trasporto, tutti coloro che si avvicinano al treppiedi fatidico sarebbero presi
dallentusiasmo, e non una sola fanciulla, che per di pi devessere vergine. Ma
come pu, questo vapore, articolare voci dal ventre? Inoltre, questa esalazione
una causa naturale e necessaria, che deve fare il suo effetto regolarmente e
sempre; perch questa fanciulla non agitata che quando la si consulta? E, cosa
che pi importa, perch la terra ha smesso di emanare simili vapori divini? forse
meno terra di quanto fosse prima? Riceve forse altri influssi? Ha forse altri mari
ed altri fiumi? Chi dunque ha cos otturato i suoi pori o cambiato la sua natura?
Io mi meraviglio di Pomponazzi, di Lucilio e degli altri atei che hanno preso le
idee di Plutarco e si sono allontanati dal modo con cui si esprime. Egli aveva
parlato pi giudiziosamente di Cicerone ed Aristotele, poich era un uomo molto

sensato; e, non sapendo come concludere con tutti questi oracoli, dopo una
tediosa incertezza, si era convinto che tale esalazione, che riteneva uscisse dalla
terra, fosse uno spirito molto divino; cos attribuiva alla divinit i movimenti e le
illuminazioni straordinarie delle sacerdotesse di Apollo.
Questo vapore profetico, dice, un soffio ed uno spirito assai divino ed assai
santo. Pomponazzi, Lucilio e gli atei moderni non si adattano a tali discorsi, che
presuppongono la divinit: Queste esalazioni dicono sono della natura dei
vapori che infettano gli atrabiliari, i quali parlano lingue che non conoscono. Ma
Fernel controbatte molto bene questi empi, provando che la bile, che un umore
cattivo, non pu causare questa variet di linguaggi, che uno dei pi
meravigliosi effetti del ragionamento, ed una espressione artificiale dei nostri
pensieri. Egli, per, ha concluso la questione imperfettamente, quando ha
convenuto con Psello e con tutti quelli che non sono penetrati molto a fondo nella
nostra filosofia. Non sapendo da dove prendere le cause di effetti tanto
sorprendenti, ha fatto come le donne e i monaci, e le ha attribuite al demonio. A
chi, dunque, bisogner attribuirle? gli dissi un bel po di tempo che aspetto
questo secreto cabalistico. Lo stesso Plutarco lo ha notato assai bene mi
disse lui ed avrebbe fatto bene ad attenervisi. Poich questa maniera irregolare
di esprimersi con un organo indecente, dice quel pagano, non abbastanza
grave n abbastanza degna della maest degli dei, e poich ci che gli oracoli
dicono supera tanto le forze dellanima delluomo, hanno reso un grande servizio
alla filosofia quelli che hanno ammesso tra luomo e gli dei delle creature mortali,
alle quali si pu riferire tutto ci che supera la debolezza umana e non vi si
avvicina alla grandezza divina. Questa opinione di tutta lantica filosofia. I
Platonici e i Pitagorici lavevano presa dagli Egizi, e questi da Giuseppe il
Salvatore e dagli Ebrei che vivevano in Egitto prima del passaggio del Mar Rosso.
Gli Ebrei chiamavano Sadam queste sostanze che si trovano tra langelo e
luomo; ed i Greci, spostando sillabe ed aggiungendo due lettere, Daimonas.
Questi demoni sono, secondo i filosofi antichi, un popolo aereo, che domina gli
elementi, mortale, generante, sconosciuto, in quel tempo, a coloro che
ricercavano poco la verit nella sua antica sede, vale a dire nella Cabbala e nella
teologia degli Ebrei, i quali avevano dalla loro larte particolare di intrattenere
questa popolazione aerea, e di conversare con tutti questi abitanti dellAria.
Eccovi ancora, a quanto mi pare, ritornato alle vostre Silfidi, signore! lo
interruppi.
S, figlio mio. Il Theraphim degli Ebrei continu lui non era il cerimoniale
che bisognava osservare per tale rapporto, e quel Micas Ebreo che nel Libro dei
Giudici si lamenta perch gli sono stati tolti i suoi dei, non piange altro che la
perdita della piccola statua nella quale i Silfi lo intrattenevano. Il dio che Rachele
rub a suo padre, era anchesso un Theraphim. N Micas n Labano sono
accusati di idolatria, e Giacobbe non avrebbe certo vissuto quattordici anni con un
idolatra, n ne avrebbe sposato la figlia; non si trattava che di un rapporto con

Silfidi e, noi sappiamo per tradizione, che la sinagoga teneva queste relazioni
lecite e che lidolo della moglie di Davide altro non era che il Theraphim, grazie al
quale ella manteneva contatti con i popoli elementari; e voi potete ben capire che
il Profeta del cuore di Dio non avrebbe tollerato lidolatria in casa sua.
Questi popoli elementari, nel tempo in cui Dio trascur la salvezza del mondo
per punizione del peccato originale, erano lieti di spiegare agli uomini, a dare loro
consigli molto saggi e molto utili, come se ne vedono in grande quantit presso
Plutarco e tutti gli storici. Da quando Dio ebbe compassione del mondo e volle
divenire lui stesso il suo dottore, questi piccoli maestri si ritirarono. Da qui deriv il
silenzio degli oracoli. Dal vostro discorso risulta quindi, signore risposi che
con certezza vi sono stati degli oracoli, e che a renderli erano le Silfidi, ed anche
che esse li rendono ogni giorno nei bicchieri o negli specchi. Le Silfidi o le
Salamandre, gli Gnomi o le Ondine ribatt il conte. Se cos risposi io tutti
vostri popoli elementari sono creature ben disoneste. Perch mai? chiese. Eh!
proseguii non si vede niente di pi cialtrone di tutte queste risposte a doppio
senso che esse danno sempre. Sempre? rispose Ah, no! Non sempre. La
Silfide che apparve in Asia a quel Romano e gli predisse che un giorno vi sarebbe
tornato con la dignit di proconsole, parl forse oscuramente? E Tacito non dice
che tutto successe come essa aveva predetto? Quella iscrizione e quelle statue,
famose nella Storia di Spagna, che rivelarono allo sventurato re Rodrigo che la
sua curiosit e la sua incontinenza sarebbero state punite da uomini vestiti ed
armati come loro, e che questi uomini neri si sarebbero impossessati della
Spagna e vi avrebbero dominato a lungo? Poteva tutto questo essere pi chiaro,
ed i fatti non lo confermarono lo stesso anno? Non vennero forse i Mori a
detronizzare il re effeminato? Voi ne conoscete la storia, e vedete bene che il
diavolo, che dopo il regno del Messia non dispone degli imperi, non ha potuto
essere lautore di tale oracolo, e che sicuramente era stato qualche grande
Cabalista che lo aveva appreso da qualche Salamandra delle pi sapienti. Infatti,
siccome le salamandre apprezzano molto la castit, ci rivelano volentieri i disastri
che devono colpire il mondo per la mancanza di tale virt. Ma, signore gli dissi
vi sembra tanto casto e tanto degno del pudore cabalistico quellorgano
eteroclito del quale essi si servivano per predicare la loro morale?. Ah, questa
volta disse ridendo il conte il pazzo siete voi, e non vedete la ragione fisica
per cui la Salamandra infuocata si compiace per natura dei luoghi pi ignei, ed
attirata da. Capisco, capisco lo interruppi non il caso che vi spieghiate
pi a fondo. Quando alloscurit di alcuni oracoli continu lui seriamente che
voi chiamate cialtroneria, forse che le tenebre non sono la copertura ordinaria
della verit? Forse che Dio non si compiace di celarsi sotto il loro velo ombroso e
loracolo continuo che ha lasciato ai suoi figli, la sacra Scrittura, non avvolta in
una adorabile oscurit, che confonde e fuorvia i superbi, mentre la sua luce guida
gli umili? Se non avete che questa difficolt, figlio mio, vi consiglio di non tardare
ad entrare in rapporto con i popoli elementari. Li troverete creature molto oneste,

sapienti, benefiche e timorose di Dio. Io sarei del parere che dovreste cominciare
con le Salamandre, poich avete un Marte nellalto del cielo nel vostro tema;
questo significa che vi molto fuoco in tutte le vostre azioni. E, per il matrimonio,
sono dellavviso che prendiate una Silfide: sarete pi felice che con le altre,
perch avete Giove sulla punta del vostro ascendente, in sestile di Venere. Ora,
Giove presiede allaria ed ai popoli dellaria. Tuttavia, su questo bisogna
consultare il vostro cuore; infatti, come un giorno vedrete, con gli astri interiori
che il Saggio si governa, e gli astri del cielo esterno non servono che a fargli
conoscere con maggior certezza gli aspetti degli astri del cielo interiore che in
ogni creatura. Quindi, tocca a voi dirmi subito quale sia la vostra tendenza,
affinch procediamo alla vostra alleanza con i popoli elementari che vi piaceranno
di pi. Signore dissi questa faccenda, a mio parere, richiede un po di
riflessione. Vi apprezzo per questa risposta. mi disse, posando la mano sulla
mia spalla Riflettete ponderatamente sulla questione, soprattutto con colui che
viene chiamato, per eccellenza, langelo del Gran Consiglio: andate a pregare, ed
io verr da voi domani alle due del pomeriggio.
Tornammo a Parigi. Durante il viaggio, lo riportai sul discorso contro gli atei e
gli increduli: e mai ho sentito ragionare tanto bene e dire cose tanto profonde e
consistenti sullesistenza di Dio e contro la cecit di coloro che passano la vita
senza dedicarsi completamente ad un culto serio e continuo di Colui al quale
dobbiamo lessere e che ce lo conserva. Il carattere di quelluomo mi
sorprendeva, e non potevo comprendere come potesse essere ad un tempo tanto
forte e tanto debole, tanto ammirevole e tanto ridicolo.

Quarta conversazione
Nella quarta conversazione viene sviluppato, mediante il simbolismo al quale siamo ormai
abituati, l'argomento delle nozze con gli elementari. In tutte le tradizioni esoteriche si ammette
che la magia (o la teurgia) sessuale possano praticarsi, oltre che con un partner umano, anche
con un elementare. Tale pratica non deve essere confusa con i rapporti diabolici e neppure ha a
che fare con i fenomeni dell'incubato e del succubato, giacch incubi e succube sono fantasmi
erotici, che nei casi estremi possono anche evocare delle entit, ma che sono creati, in genere
involontariamente, dalla fantasia erotica di persone comuni e non da maghi. I "figli" nati dalle
unioni con gli elementari sono, prima di tutto, simboli atti a indicare il tipo di conoscenza o di
potere, che il mago pu acquisire, unendosi con una certa specie elementare, piuttosto che con
un'altra. Ma, avendo Kremmerz indicato che anche alcuni esseri umani possono in un certo
senso essere considerati degli elementari, il termine figli pu anche indicare i figli effettivi che il
mago pu avere dall'unione con questi tipi di partner umani.

Attesi a casa mia il Signor conte di Gabalis, come avevamo fissato quando ci eravamo
congedati. Egli venne all'ora stabilita ed, apostrofandomi con aria sorridente, mi disse: Ebbene,

figlio mio, per quale specie di popoli invisibili Dio vi d inclinazione, e quale alleanza preferite,
quella con le Salamandre, gli Gnomi, le Ninfe o le Silfidi? . Io non mi sono ancora deciso per
nulla a questo matrimonio, signore , risposi. E per quale ragione? replic . Francamente,
signore - dissi io - non posso guarire la mia immaginazione; essa mi rappresenta sempre questi
cosiddetti ospiti degli elementi come dei terzuoli diabolici . O Signore! - esclam lui - o Dio di
luce, dissipate le tenebre che l'ignoranza e la perversa educazione hanno versato nello spirito di
questo eletto, che voi mi avete fatto conoscere e che destinate a cos grandi cose. E voi, figlio
mio, non impedite il passo alla verit che vuole entrare in voi; siate docile. Ma no, vi dispenso
dall'esserlo: infatti offensivo per la verit prepararle le strade. Essa sa forzare le porte di ferro
ed entrare dove vuole, malgrado tutta la resistenza della menzogna. Che cosa potete avere, voi,
da opporle?
Forse che Dio non avrebbe potuto creare negli elementi quelle sostanze tali quali io le ho
descritte?. Non ho esaminato - gli dissi - se vi sia impossibilit nella cosa in se stessa, se un
solo elemento possa fornire sangue, carne ed ossa, se si possa avere un temperamento senza
mescolanza, e delle azioni senza contrasto; ma supponiamo che Dio abbia potuto fare ci:
quale prova valida c', che lo abbia fatto? . Voi volete esserne convinto subito - replic lui
senza tanti complimenti-. Far venire le Silfidi di Cardano, sentirete dalla loro bocca che cosa
fanno, e quello che ve ne ho detto io. No, signore, questo no, per piacere, esclamai
bruscamente: ve ne scongiuro, differite questa specie di prova fino a che io non sia persuaso
che quelle creature non sono nemiche di Dio; perch fino a quel momento preferirei morire che
fare un tale torto alla mia coscienza di... . Ecco, ecco l'ignoranza e la falsa piet di questi
tempi sciagurati - interruppe il conte in tono adirato. E perch mai non si cancella dal calendario
dei santi il pi grande degli anacoreti? E perch non si bruciano le sue statue? un gran
peccato che non si insultino le sue venerabili ceneri, e che esse non siano gettate al vento
come si farebbe con quelle di quegli scellerati che sono accusati di avere avuto commercio con i
demoni. Forse che non ha esorcizzato i Silfi? e non li ha trattati da uomini? Che cosa avreste da
dirgli, signor scrupoloso, voi, e tutti i vostri miserabili dottori? Il Silfo che parl della sua natura
con quel patriarca, secondo voi, era un terzuolo demoniaco? Forse che quell'uomo
incomparabile ragion sul Vangelo con un diavoletto? E voi lo accusate di avere profanato i
misteri divini conversando con un fantasma nemico di Dio? Atanasio e Gerolamo sono dunque
assai indegni del gran nome che hanno fra i vostri sapienti, se hanno scritto con tanta
eloquenza l'elogio di un uomo che trattava tanto umanamente i diavoli? Se essi consideravano
un diavolo quel Silfo, bisognava o nascondere il fatto, o sopprimere in ispirito la predicazione o
quell'apostrofe tanto patetica che l'anacoreta pi zelante e pi credulo di voi fa alla citt di
Alessandria; e se lo hanno considerato una creatura partecipe della redenzione quanto noi,
come egli assicurava, e se tale appnrizione , a loro avviso, una grazia straordinaria che Dio
aveva fatto al santo del quale essi scrivono la biografia, siete ragionevole a voler essere pi
sapiente di Atanasio e Gerolamo, e pi santo del divino Antonio? Che cosa avreste detto a
quell'uomo ammirevole, se foste stato nel numero dei diecimila solitari ai quali rifer la
conversazione che aveva avuto con il Silfo? Pi saggio e pi illuminato di tutti quegli angeli
terrestri, avreste dovuto contestare al santo abate che tutta la sua avventura non era che pura
illusione, ed avreste dissuaso il suo discepolo Atanasio dal far sapere a tutta la terra una storia
cosi poco conforme alla religione, alla filosofia ed al senso comune. cosi? . vero - gli
dissi che io sarei stato del parere o di non dire niente del tutto o di dirne di pi . Atanasio e
Gerolamo non potevano dirne di pi, perch non ne sapevano di pi, e, quand'anche avessero
saputo tutto, il che non pu essere se non si dei nostri, non avrebbero divulgato
temerariamente i secreti della Saggezza . Ma perch - ribattei - quel Silfo non propose a
sant'Antonio quello che voi mi proponete adesso? . Che cosa? - disse ridendo il conte -. Il
matrimonio? Ah! Sarebbe stato proprio a proposito! . vero - risposi - che evidentemente il
brav'uomo non avrebbe accettato il partito . No, certamente, perch sarebbe stato tentare
Dio, sposarsi a quell'et e chiedergli dei figli . Come! - ribattei - ci si sposa con quei Silfi per
averne dei figli? . E perch, dunque? - disse lui- mai lecito sposarsi per un altro fine? . Io
non pensavo - risposi che se ne volesse discendenza, e credevo che tutto ci avesse per scopo
soltanto di immortalare le Silfidi . Ah! Avete torto - prosegu - la carit dei filosofi fa s che essi
si prefiggano per scopo l'immortalit delle Silfidi: ma la Natura li porta a desiderare di vederle

fecondate. Quando vorrete, vedrete nell'aere queste famiglie filosofiche. Felice il mondo, se non
avesse altro che queste famiglie, e non avesse figli del peccato!. Chi chiamate figli del
peccato, signore? lo interruppi. Sono, figlio mio - prosegu - sono tutti i figli che nascono per
la via normale: figli concepiti per la volont della carne, e non per la volont di Dio, figli della
collera e della maledizione; in una parola, figli dell'uomo e della donna. Voi avete voglia di
interrompermi: vedo bene quello che mi volete dire. S, figlio mio, sappiate che non fu mai
volont del Signore che l'uomo e la donna avessero figli come li hanno. Il progetto del
grandemente saggio Operaio era assai pi nobile: egli voleva popolare il mondo ben altrimenti
di come lo . Se il miserabile Adamo non avesse grossolanamente disobbedito all'ordine
ricevuto da Dio, di non toccare assolutamente Eva, e se si fosse accontentato di tutto il resto dei
frutti del giardino della volutt, di tutte le bellezze delle Ninfe e delle Silfidi, il mondo non
avrebbe subito l'onta di vedersi riempito di uomini tanto imperfetti che potrebbero passare per
mostri a paragone dei figli dei Filosofi . Come, signore? - gli dissi -. A quanto vedo, voi
credete che il delitto di Adamo sia altra cosa che aver mangiato la mela? . Come, figlio mio?
- ribatt il conte - siete nel numero di coloro che hanno l'ingenuit di prendere alla lettera la
storia della mela? Ah! Sappiate che la lingua sacra usa di queste innocenti metafore per
allontanare da noi le idee poco oneste di una azione che ha causato tutti i mali del genere
umano. Cos, quando Salomone diceva: voglio montare sulla palma e cogliere i suoi frutti,
aveva ben altro desiderio che quello di mangiare datteri. Questa lingua che gli angeli
consacrano, e della quale si servono per cantare inni al Dio vivente, non ha un termine che
esprima ci che essa nomina in modo figurato, chiamandolo mela o dattero. Ma il Saggio svela
facilmente quelle caste figure. Quando vede che il gusto e la bocca di Eva non sono puniti per
nulla, mentre ella partorisce con dolore, capisce che il peccatore non il gusto e, scoprendo
quale sia stato il primo peccato per la cura che misero i primi peccatori nel nascondere con
foglie certe zone del corpo, conclude che Dio non voleva che gli uomini fossero moltiplicati
attraverso questa via spregevole. O Adamo! Non dovevi generare che uomini simili a te, o non
generare che eroi o giganti . Eh! E che espediente vi era - lo interruppi - per l'una o l'altra di
queste generazioni meravigliose? . Obbedire a Dio - replic - e non toccare che le Ninfe, le
Gnomidi, le Silfidi o le Salamandre. Cos, non avrebbe visto nascere che eroi, e l'universo
sarebbe stato popolato da creature tutte meravigliose, e riempito di forza e di saggezza. Dio ha
voluto far immaginare la differenza che c'era fra quel mondo innocente e questo mondo
colpevole che vediamo, permettendo, di quando in quando, che si vedano dei figli nati dalla
forza che egli aveva proiettato . Si sono dunque veduti, qualche volta, di questi figli degli
elementi, signore? - gli chiesi -. Allora un licenziato della Sorbona, che giorni fa mi citava
sant'Agostino, san Geronimo e san Gregorio Nazianzeno, si ingannato, credendo che non
possa nascere alcun frutto da questi amori degli spiriti per le nostre donne, o dal commercio che
gli uomini possono avere con certi demoni che chiamava ifialti . Lattanzio ha ragionato
meglio - ribatt il conte, ed il valido Tommaso d'Aquino ha saggiamente concluso che non solo
questi rapporti possono essere fecondi, ma che i figli che ne nascono sono di una natura ben
pi generosa ed eroica. In effetti, voi, quando vorrete, leggerete le imprese generose di quegli
uomini potenti e famosi, che Mos dice essere nati dalla forza presso di noi, ne abbiamo le
storie nel libro delle guerre del Signore, citato nel ventesimo terzo capitolo dei Numeri.
Frattanto, giudicate come sarebbe il mondo, se tutti gli abitanti assomigliassero, per esempio, a
Zoroastro . Zoroastro, - dissi io - di cui si dice che sia autore della Necromanzia? . Proprio
lui - rispose il conte sul quale gli ignoranti hanno scritto questa calunnia. Egli aveva l'onore di
essere figlio del Salamandro Oromasi e di Vesta, moglie di No. Visse dodici secoli, il pi
saggio monarca del mondo, dopo di che fu rapito da suo padre Oromasi nella regione delle
Salamandre . Non dubito - gli dissi --che Zoroastro sia con la Salamandra Oromasi nella
regione del fuoco, ma non vorrei fare a No l'oltraggio che gli fate voi . L'oltraggio non cosi
grande come potete credere, rispose il conte; tutti quei patriarchi consideravano un grande
onore essere padri putativi dei figli che i figli di Dio volevano avere dalle loro donne, ma questo
ancora troppo profondo per voi. Torniamo ad Oromasi: fu amato da Vesta, moglie di No.
Questa Vesta, dopo la morte, fu il genio tutelare di Roma, ed il fuoco sacro che voleva fosse
conservato con tanta cura da vergini era in onore del Salamandro suo amante. Oltre a
Zoroastro, dal loro amore nacque una fanciulla di rara belt e di estrema saggezza; era la divina

Egeria, dalla quale Numa Pompilio ricevette tutte le leggi. Ella obblig Numa, che amava, a far
erigere un tempio a sua madre Vesta, dove si sarebbe conservato il fuoco sacro in onore di suo
padre Oromasi. Ecco la verit della favola che i poeti e gli storici hanno raccontato sulla ninfa
Egeria. Guillaime Postel (il meno ignorante di tutti coloro che hanno studiato la cabbala sui libri
ordinari) ha saputo che Vesta era moglie di No, ma ha ignorato che Egeria era figlia di Vesta,
e, non avendo letto i libri secreti dell'antica cabbala, di cui il principe della Miranda acquist un
esemplare ad un prezzo tanto alto, ha confuso le cose, ed ha creduto soltanto che Egeria fosse
il buon genio della moglie di No. Noi sappiamo, da questi libri, che Egeria fu concepita
sull'acqua quando No errava sui flutti vendicatori che avevano inondato l'Universo: le donne
erano allora ridotte al piccolo numero di quelle che si erano salvate nell'Arca cabalistica che il
secondo padre del mondo aveva costruito; quel grand'uomo, soffrendo nel vedere il castigo
spaventevole con cui Dio aveva punito i crimini causati dall'amore che Adamo aveva provato
per la sua Eva, vedendo che Adamo aveva perduto la sua discendenza preferendo Eva alle
figlie degli elementi, sottraendola a quello dei Salamandri o dei Silfi che aveva saputo farsi
amare da lei, No, dicevo, divenuto saggio dopo l'esempio funesto di Adamo, consenti che
Vesta, sua moglie, si concedesse al Salamandro Oromasi, principe delle sostanze ignee, e
persuase i suoi altri tre figli a cedere le loro tre mogli ai principi degli altri tre elementi. In poco
tempo, l'universo fu ripopolato di uomini eroici, cosi sapienti, cosi belli, cosi ammirevoli, che i
loro discendenti, abbagliati dalle loro virt, li presero per divinit. Uno dei figli di No, ribelle al
consiglio di suo padre, non pot resistere alle attrattive della sua donna, cosi come Adamo al
fascino della sua Eva; per, come il peccato di Adamo aveva annerito tutte le anime dei suoi
discendenti, la scarsa compiacenza che Cham ebbe per le Silfidi marchi tutta la sua nera
discendenza. Da questo deriva (dicono i nostri cabalisti) l'orribile colore degli Etiopi e di tutti quei
laidi popoli ai quali comandato di vivere sotto la zona torrida, per punizione dell'ardore profano
del loro padre.
Ecco dei particolari ben curiosi, signore - dissi, meravigliandomi per il vaneggiamento di
quell'uomo - la vostra cabbala serve meravigliosamente per chiarire l'Antichit .
Meravigliosamente - egli rispose con seriet - e, senza di essa, Scrittura, storia, favola e natura
sono oscure ed incomprensibili. Voi credete, per esempio, che l'offesa che Cham fece a suo
padre sia quella che sembra alla lettera: in verit, ben altro! No, essendo uscito dall'arca ed
avendo visto che Vesta, sua moglie, diventava sempre pi bella per il rapporto che aveva con il
suo amante Oromasi, ricominci a provare passione per lei. Cham, temendo che suo padre
ripopolasse la terra di figli neri come gli Etiopi, aspett il momento buono, un giorno che il buon
vecchio era completamente ubriaco, e lo castr senza misericordia. Voi ridete? . Rido - gli
dissi - dello zelo indiscreto di Cham . Bisogna, piuttosto, ammirare - ribatt il conte -l'onest di
Oromasi, al quale la gelosia non impedi di avere compassione della disgrazia del rivale. Egli
insegn al figlio Zoroastro, altrimenti chiamato Japhet, il potentissimo nome del Dio, che
esprime la sua fecondit eterna: Japhet pronunci sei volte, alternandosi al fratello Sem, e
camminando all'indietro verso il Patriarca, il temibile nome Jabamiah, e cosi rigenerarono il
vecchio nella sua completezza. Questa storia, male intesa, ha fatto dire ai Greci che il pi
vecchio degli dei era stato castrato da uno dei suoi figli: ma questa la verit. Da qui potete
vedere come la morale dei popoli del fuoco sia pi umana della nostra, ed anche pi di quella
dei popoli dell'aria o dell'acqua: infatti, la gelosia di questi crudele, come ci ha dimostrato il
divino Paracelso in un episodio che racconta, e che fu veduto da tutta la citt di Staufenberg. Un
Filosofo, con il quale una Ninfa era entrata in commercio d'immortalit, fu tanto disonesto da
amare una donna; una volta che pranzava con la sua nuova amante ed alcuni dei suoi amici, si
vide nell'aria la pi bella coscia del mondo; l'amante invisibile aveva voluto farla vedere agli
amici dell'infedele, affinch giudicassero quanto torto aveva a preferirle una donna. Dopo di
che, la Ninfa, indignata, lo fece morire all'istante . Ah, signore! - esclamai - questo potrebbe
allontanarmi dn amanti cosi delicate . Confesso - replic - che la loro delicatezza un po'
violenta. Per, come si sono vedute, fra le nostre donne, amanti adirate uccidere i loro amanti
spergiuri, non ci si deve stupire che tali amanti, cosi belle e cosi fedeli, vadano in collera se
vengono tradite; tanto pi che esse non esigono dagli uomini altro che rinuncino alle donne,
delle quali non possono sopportare i difetti, e ci permettono di amarne, fra loro, quante ne
vogliamo. Esse antepongono l'interesse e l'immortalit delle loro compagne alla soddisfazione

individuale, e sono ben liete che i Saggi diano alla loro repubblica tanti figli immortali quanti ne
possono dare . Ma infine, signore - ripresi - come mai vi sono tanto pochi esempi di tutto ci
che mi dite? . Ce n' un gran numero, figlio mio - prosegui lui - ma non vi si riflette, o non vi si
mette per niente fede, o infine, li si spiega male, perch non si conoscono i nostri principi. Si
attribuisce ai demoni tutto ci che dovrebbe essere attribuito agli abitanti degli elementi. Un
piccolo gnomo si fa amare dalla celebre Maddalena della Croce, badessa di un monastero di
Cordoba, in Ispagna; ella lo rende felice dall'et di dodici anni, ed il loro rapporto continua per
trent'anni. Un direttore ignorante persuade Maddalena che il suo amante un diavoletto, e la
obbliga a chiedere l'assoluzione al papa Paolo IlI. Tuttavia, impossibile che si trattasse di un
demonio; tutta l'Europa, infatti, ha saputo, e Cassiodoro Remo ha voluto tramandarlo alla
posterit, il miracolo che avveniva ogni giorno in nome della santa giovane, cosa che
chiaramente non sarebbe successa se il suo rapporto con lo Gnomo fosse stato cosi diabolico
come pensava il venerabile direttore. Questo dottore avrebbe osato dire, se non erro, che il Silfo
che si era immortalato con la giovane Geltrude, religiosa del monastero di Nazareth nella
diocesi di Colonia, era un diavolo . Certamente - gli dissi - e lo credo anch'io . Ah! figlio mio
- continu ridendo il conte - se cosi fosse, il diavolo non sarebbe tanto sfortunato, a poter avere
rapporti galanti con una fanciulla di tredici anni, e scriverle i biglietti amorosi che furono trovati
nella sua cassetta. Credete, figlio mio, credete che il demonio, nella regione della morte, ha
delle occupazioni pi tristi e pi consone all'odio che il Dio della purezza ha per lui, ma cosi
che si chiudono volontariamente gli occhi. Per esempio, in Tito Livio si legge che Romolo era
figlio di Marte; gli spiriti forti dicono: una favola; i teologi: figlio di un diavolo incubo; i burloni:
La signorina Silvia aveva perduto la verginit, e volle coprire la vergogna dicendo che era un dio
che gliel'aveva carpita. Noi, che conosciamo la Natura, e che Dio ha chiamato dalle tenebre alla
sua meravigliosa luce, sappiamo che il cosiddetto Marte era un Salamandro che, invaghito della
giovane Silvia, la rese madre del grande Romolo, l'eroe che, dopo aver fondata la sua superba
citt, fu rapito da suo padre su di un carro fiammeggiante, come avvenne per Zoroastro per
opera di Oromasi. Un altro Salamandro fu padre di Servio Tullio; Tito Livio, ingannato dalla
somiglianza, dice che fu il dio del fuoco, e gli ignoranti hanno fatto lo stesso ragionamento che
per il padre di Romolo. Il famoso Ercole e l'invincibile Alessandro erano figli del pi grande dei
Silfi. Gli storici, non sapendo questo, hanno detto che suo padre era Giove: ed hanno detto la
verit, perch, come avete sentito, Silfi, Ninfe e Salamandre si erano eretti a divinit, e gli
storici, credendoli tali, chiamavano figli di Dio tutti coloro che nascevano da essi. Cosi fu per il
divino Platone, l'ancor pi divino Apollonio di Tiana, Ercole, Achille, Sarpedonte, il pio Enea, il
famoso Melchisedech: sapete chi fu il padre di Melchisedech? . Veramente no - gli risposi perch san Paolo non lo sapeva . Dite che non lo diceva, - ribatt il conte - e che non gli era
permesso rivelare i misteri cabalistici. Egli sapeva bene che il padre di Melchisedech era Silfo, e
che il re di Salem era stato concepito nell'Arca dalla moglie di Sem. Il modo di sacrificare di
questo pontefice era lo stesso che sua cugina Egeria insegn al re Numa, come pure
l'adorazione di una divinit sovrana senza immagine e senza statua: per questo i Romani,
diventati idolatri, qualche tempo dopo bruciarono i santi libri di Numa, che aveva dettato Egeria.
Il primo dio dei Romani era il vero Dio, il loro sacrificio era quello vero: essi offrivano del pane e
del vino al Sovrano Maestro del Mondo, ma tutto questo, in seguito, si perverti. Dio, tuttavia, in
ricompensa di quel culto primitivo, non manc di dare a questa citt, che aveva perduto la sua
sovranit, l'impero dell'universo. Io lo interruppi: Ve ne prego, signore, lasciamo stare
Melchisedech, il Silfo che lo gener, sua cugina Egeria ed il sacrificio del Pane e del Vino.
Queste prove mi sembrano un po' vecchie, e vi sarei molto grato se mi raccontaste notizie pi
fresche, perch ho sentito un dottore, al quale era stato chiesto quali fossero i compagni di
quella specie di satiro che era apparso a sant'Antonio e che voi avete chiamato Silfo, dire che al
presente quelle genti sono morte. Ed i popoli elementari potrebbero bene essere periti, dato che
voi li dichiarate mortali, e non ne abbiamo alcuna notizia. Io prego Dio - ribatt agitato il
conte - prego Dio che nulla ignora di ignorare quell'ignorante che dichiara con tanta decisione
una cosa che non sa. Dio confonda lui e tutti quelli simili a lui. Da dove ha saputo che gli
elementi sono deserti e che tutti quei popoli meravigliosi sono annientati? Se volesse darsi la
pena di leggere un poco le storie e di non attribuire al diavolo, come fanno le donnette, tutto
quello che oltrepassa la chimerica teoria che si fatto sulla natura, troverebbe in tutti i tempi ed

in tutti i luoghi delle prove di quanto vi ho detto. Che cosa direbbe il vostro dottore di questa
storia autentica arrivata da poco in Ispagna? Una bella Silfde si fece amare da uno Spagnolo,
visse tre anni con lui, ne ebbe tre bei figli e poi morl. Si dir che era un diavolo? Ah, che risposta
saggia! Secondo quale fisica il diavolo pu costruirsi un corpo di donna, concepire, generare,
allattare? Quale prova c' nella Scrittura di tale stravagante potere, che i vostri teologi sono
obbligati, in tale circostanza, ad attribuire al demonio? E quale ragione verosimile pu loro
fornire la loro debole fisica? Il gesuita Delrio, siccome in buona fede, racconta ingenuamente
molti di questi episodi e, senza intricarsi in ragioni fisiche, si leva dagli impicci dicendo che
quelle Silfdi erano demoni; proprio vero che i vostri dottori pi grandi assai spesso non ne
sanno pi delle donnicciole! Tanto vero che Dio ama ritirarsi nel suo trono nebuloso ed,
addensando le tenebre che circondano la sua Maest terribile, abita in una luce inaccessibile e
non lascia vedere le sue verit che agli umili di cuore. Imparate ad essere umile, figlio mio, se
volete penetrare le sacre tenebre che circondano la verit. Imparate dai Saggi a non attribuire ai
demoni alcun potere sulla Natura, da quando la pietra fatale li ha racchiusi nelle cloache degli
abissi. Imparate dai Filosofi a cercare sempre le cause naturali in tutti gli avvenimenti
straordinari; e quando le cause naturali mancano, ricorrete a Dio ed ai suoi santi angeli e mai ai
demoni che non possono pi nulla, se non soffrire; altrimenti, bestemmiereste spesso senza
accorgervene, ed attribuireste al diavolo l'onore delle pi meravigliose opere della Natura.
Quando vi si dir, per esempio, che il divino Apollonio di Tiana fu concepito senza concorso di
uomo, e che uno dei Salamandri pi alti scese per immortalarsi con sua madre, direste che quel
Salamandro era un demonio, ed attribuireste al diavolo la gloria della generazione di uno dei pi
grandi uomini che siano nati dai nostri matrimoni filosofici? . Ma signore, - lo interruppi quell'Apollonio fra noi considerato un grande stregone, e questo tutto il bene che se ne
dice. Ecco - riprese il conte - uno dei pi evidenti effetti dell'ignoranza e della cattiva
educazione. Infatti, come si sente fare dalla nutrice con i racconti di streghe, tutto ci che di
straordinario avviene non pu avere per autore che il diavolo. Hanno un bel dire i massimi
dottori: non saranno creduti se non parlano come le nostre nutrici. Apollonio non nato da un
uomo; comprende il linguaggio degli uccelli; stato veduto nello stesso giorno in diverse localit
del mondo; scompare alla presenza dell'imperatore Domiziano che vuole maltrattarlo; resuscita
una fanciulla per virt dell'Onomanzia; ad Efeso, in una assemblea di tutta l'Asia, dice che in
quello stesso momento, a Roma, viene ucciso il tiranno. Bisogna dare un giudizio su
quest'uomo: la nutrice asserisce: uno stregone . San Gerolamo e san Giustino Martire
dicono che non si tratta che di un grande Filosofo? Gerolamo, Giustino e i nostri cabalisti sono
dei visionari, e la donnicciola l'avr vinta. Ah! perisca l'ignorante nella sua ignoranza, ma voi,
figlio mio, salvatevi dal naufragio! Quando leggerete che il celebre Merlino nacque, senza opera
d'uomo, da una religiosa, figlia del re della Gran Bretagna, e che prediceva l'avvenire pi
chiaramente di un Tiresia, non dite, col popolo, che era figlio di un demonio incubo, poich non
ce ne sono mai stati, n che profetizzava per arte dei demoni, poich il demonio la pi
ignorante di tutte le creature, secondo la sacra cabbala. Dite invece, con i Saggi, che la
principessa inglese fu consolata nella sua solitudine da un Silo che ebbe compassione di lei,
che si preoccup di distrarla, che seppe piacerle, e che i! loro figlio Merlino fu educato in tutte le
scienze dal Silfo e che questi gli insegn a fare tutte le meraviglie che la storia d'Inghilterra
racconta. Non fate pi ai conti di Clves l'offesa di dire che il diavolo il loro padre, ed abbiate
migliore opinione del Silfo che giunse a Clves su di un naviglio miracoloso, trainato da un
cigno, che vi era attaccato con una catena d'argento. Il Silfo, dopo avere avuto molti figli
dall'erede di Clves, riparti un giorno, in pieno mezzodi, alla vista di tutti, sulla sua nave aerea.
Che cosa ha fatto ai vostri dottori, per obbligarli a giudicarlo un demonio? Ma avreste assai
poco riguardo per l'onore della casata di Lusignano? Ed attribuireste ai vostri conti di Poitiers
una genealogia diabolica? Che cosa direte della loro celebre madre? . Signore-lo interruppi credo che stiate per raccontarmi la favola di Melusina . Ah! se mi negate la storia di Melusina
- ribatt - ve la d vinta; ma, se la negate, bisogner bruciare i libri del grande Paracelso che, in
cinque o sei passi diversi sostiene che nulla pi certo che quella Melusina era una Ninfa; e
bisogner smentire i vostri storici che dicono che, dopo la sua morte, o, per meglio dire, dopo
che scomparve agli occhi di suo marito, non ha mai mancato, ogni volta che i suoi discendenti
erano minacciati da qualche disgrazia o che qualche re di Francia doveva morire in maniera

eccezionale, di apparire in lutto sulla grande torre del castello di Lusignano che aveva fatto
erigere. Voi sarete in discordia con tutti i discendenti della Ninfa o con i parenti della sua
Casata, se vi ostinerete a sostenere che essa stata un diavolo . Credete, signore - gli dissi che quei nobili preferiscano avere origine dai Silfi? . Lo preferirebbero certamente - replic se sapessero quello che vi sto insegnando, e considererebbero un grande onore queste nascite
straordinarie. Se avessero qualche concetto di cabbala, si renderebbero conto che, essendo
questa forma di generazione pi conforme a quella secondo la quale, al principio, Dio intendeva
che i! mondo si popolasse, i figli che ne nascono sono pi fortunati, pi valenti, pi saggi, pi
famosi e pi benedetti da Dio. Per quegli uomini illustri, non pi glorioso discendere da
creature tanto perfette, sagge e potenti, piuttosto che da qualche sporco diavoletto o da qualche
infame Asmodeo?. Signore, - gli dissi - i nostri teologi non asseriranno mai che il diavolo sia il
padre di tutti gli uomini che nascono senza che si sappia chi li mette al mondo. Essi sanno che i!
diavolo uno spirito, e quindi non pu generare . Gregorio di Nicea, - ribatt il conte - non
dice cosl, dato che ritiene che i demoni si moltiplichino tra di loro, come gli uoniini . Noi non
siamo di questo avviso - replicai - ma i dottori dicono che succede che... . Ah! - mi interruppe
il conte - non dite ci che dicono, altrimenti direste, come loro, una sudiceria molto sporca e
molto disonesta. Quale abbominevole scusa hanno trovato? stupefacente come tutti,
unanimemente, abbiamo accettato questa porcheria, e come abbiamo preso piacere a fare
appostare in agguato dei folletti per approfittare dell'oziosa bestialit dei Solitari, e da qui
mettere prontamente al mondo uomini prodigiosi, dei quali sporcano l'illustre memoria con una
origine tanto indegna! Chiamano questo filosofare? degno di Dio, dire che abbia questa
compiacenza per il demonio, si da favorire queste cose abominevoli, da accordare loro la grazia
della fecondit che ha rifiutato a grandi santi, e da ricompensare queste porcherie creando per
questi embrioni di iniquit delle anime pi eroiche che per quelli che si sono formati nella castit
di un matrimonio legittimo? degno della religione dire, come fanno i vostri dottori, che il
demonio pu, con questo detestabile espediente, mettere incinta una vergine durante il sonno,
senza danneggiare la sua verginit: cosa tanto assurda come la storia che Tommaso d'Aquino
(per altro, autore assai valido e che sapeva un poco di cabala) si lascia andare a raccontare nel
sesto Quodlibet, di una fanciulla, coricatasi con suo padre, alla quale dice sia capitata la stessa
cosa che alcuni rabbini eretici dicono sia successa alla figlia di Geremia, che secondo loro,
concep il grande cabalista Bensyrah essendo entrata nel bagno dopo il profeta. Io giurerei che
questa impertinenza stata inventata da qualche... . Signore - dissi - se osassi interrompere
la vostra enfasi, vi confesserei, per tranquilizzarvi, che sarebbe desiderabile che i nostri dottori
avessero inventato qualche soluzione che offendesse meno le orecchie pure come le vostre.
Oppure, avrebbero dovuto negare completamente i fatti sui quali si basa la questione .
Bell'espediente! - ribatt il conte -. Che mezzo, negare cose vere? Mettetevi al posto di un
teologo con la pelliccia d'ermellino, e supponete che il beato Danuzero venga da voi come
all'oracolo della sua religione... .
A questo punto, un servitore mi venne a dire che un giovane signore era venuto a trovarmi.
Non voglio che mi veda disse il conte. Vi chiedo perdono, signore - gli risposi - ma, dal nome
di questo signore, voi capite che non posso fargli dire che non mi si pu vedere: abbiate quindi
la compiacenza di entrare in quello studio. Non vale la pena - disse lui - mi render invisibile
. Ah, signore! - gridai - per piacere, bando alle diavolerie! Non mi piacciono scherzi su questo
argomento! . Che ignoranza - disse il conte ridendo e stringendosi nelle spalle -non sapere
che per essere invisibile basta mettere davanti a s la parte posteriore della lampada! .
Entr nel mio studio, e quasi contemporaneamente il giovane signore entr nella stanza; gli
chiesi scusa e non gli parlai della mia avventura.

Quinta Conversazione
La "Quinta Conversazione" , come le altre, di facile lettura e scritta con il solito tono ironico. A
possibili interpretazioni allegoriche o simboliche del testo si gi accennato nelle precedenti
introduzioni. Rimane da inquadrare (o da cominciare a inquadrare) il testo storicamente,
nell'ambito dell'ermetismo. Al paragone tra "Il Conte di Gabalis" di Montfaucon de Villars e "La
Chiave del Gabinetto" del Borri accenneremo nel seguito. Per ora, faremo presente che le fonti
tradizionali pi immediate di tali opere sono probabilmente gli insegnamenti di Paracelso. Nei
suoi "Scritti Alchemici e Magici" gli elementari sono definiti come "gli esseri che sono leggeri
come gli spiriti e che generano come luomo...volano come gli spiriti.....evacuano, bevono,
hanno carne e ossa alla maniera degli uomini. Luomo ha un anima, lo spirito non ne ha
bisogno ; le creature in questione non hanno affatto unanima e tuttavia non sono simili agli
spiriti : questi non muoiono, quelli muoiono....Sono limmagine grossolana delluomo come
luomo limmagine grossolana di Dio". Paracelso aggiunge che: "...questi esseri potrebbero
avere rapporti carnali con gli uomini e averne figli. Questi bambini sono di razza umana perch il
padre, essendo uomo e discendendo dAdamo, gli dona unanima che li rende simili a lui ed
eterni. E credo che la femmina che riceve questanima con il seme come la donna, riscattata
dal Cristo. Noi non giungiamo al regno divino se non in quanto comunichiamo con Dio.
Ugualmente, questa femmina non acquisisce un anima fintanto che non conosce un uomo ...
ecco dunque ancora una ragione dellapparizione di questi esseri : cercano il nostro amore per
elevarsi, come i pagani ricercano il battesimo per acquisire unanima e rinascere con il Cristo".
Ma come si inquadra la conoscenza del mondo elementare nel complesso pi ampio dell'opera
ermetica? Nel Mondo Magico de gli Heroi (1605), che venne tradotto da Evola, l'autore
Cesare Della Riviera dice: "Finalmente nel nostro Mondo magico non solo si manifestano le
specie corporee, ma si rendono visibili anche quelle incorporee. Il detto mondo viene formato
dalleroe secondo lordine che segue. Dalla materia prima, vale a dire dalla prima terra magica,
egli trae con mirabile artificio spagirico e con sottile arte pironomica tutte le specie elementari e
corruttibili : il Mondo elementare. Da questo vengon poi tratte con esattissima diligenza le
specie celesti e incorruttibili ... formate tutte le specie elementari e celesti si viene per ultimo
alla formazione delle altre, interamente perfette, che, ... posson dirsi specie intellettuali e menti
magiche disciolte". Kremmerz si esprimer in modo assai simile nelle sue Risposte ad un
Aspirante Ermetista: "Lermetismo si presta a tutte le applicazioni: nel mondo della materia alla
trasformazione dei metalli cio di tutti i corpi bruti o di anima rudimentale nelloro o metallo
nobilissimo - e quindi a far danaro, la febbre del presente e dei passati secoli. Nel mondo delle
anime a trovare il magnete che attira gli spiriti di tutte le gerarchie della natura visibile ed
invisibile e li aggiorna o li rende propizi. Nel mondo dellintelligenza pura trasforma la
fiamma-vita nella scintilla-essenza o iod del tetragramma gabalista (sic)". Si pu dunque
comprendere perch Raimondo De Sangro e altri ermetisti italiani hanno dato importanza a
questa operetta fintamente satirica.

Quando il signore importante fu uscito, tornando dall'averlo accompagnato trovai il conte di


Gabalis nella mia stanza. un vero peccato - mi disse - che il signore che vi ha appena
lasciato diventi un giorno uno dei settantadue principi del Sinedrio della nuova legge; senza
questo, infatti, sarebbe un ottimo soggetto per la santa causa: ha lo spirito profondo, puro,
sublime e ardimentoso; ecco qui una figura geomantica che ho appena tracciato per lui, mentre
conversavate; non ho mai veduto punti pi fortunati e che indicassero un'anima tanto bella:
guardate questa Madre, che generosit gli conferisce. Questa Figlia gli procurer la porpora; io
voglio male a lei ed alla fortuna, perch sottraggono alla Filosofia una persona che, forse,
supererebbe voi. Ma dove eravamo quando arrivato? . Voi mi parlavate, signore - dissi - di
un beato che non ho mai veduto nel calendario romano: mi pare che lo abbiate chiamato
Danuzero . Ah, mi ricordo! - riprese - vi dicevo di mettervi nei panni di uno dei vostri dottori e

di supporre che il beato Danuzero venga ad aprirvi la coscienza e vi dica: "SIGNORE, io vengo
da oltre monti, per la fama della vostra scienza: ho un piccolo scrupolo che mi tormenta. In una
montagna d'Italia, vi una Ninfa che tiene l la sua corte: la servono mille Ninfe, quasi belle
come lei: uomini molto belli, molto sapienti e persone molto oneste vanno l da tutta la terra
abitabile; amano quelle Ninfe e sono amati da esse; vi conducono la vita pi dolce del mondo;
hanno bellissimi figli da quella che amano; adorano il Dio vivente; non fanno male ad alcuno;
sperano nell'immortalit. Un giorno, io passeggiavo su questa montagna: piacqui alla Ninfa
Regina, che si rese visibile e mi mostr la sua affascinante corte. I Saggi, che si sono resi conto
che ella mi ama, mi rispettano quasi come loro Principe, e mi esortano a lasciarmi attrarre dai
sospiri e dalla bellezza della Ninfa; ella mi parla della sua sofferenza, e non tralascia nulla per
toccarmi il cuore, ed infine mi avverte che morir se io non la voglio amare, e che, se l'amer,
mi sar debitrice della sua immortalit. I ragionamenti di quei sapienti hanno convinto il mio
spirito, e le attrattive della Ninfa mi hanno preso il cuore; io l'amo, e ne ho figli di belle speranze;
per, in mezzo alla mia fedelt, talvolta sono scosso dal pensiero che la Chiesa Romana, forse,
non approva molto tutto questo. Signore, vengo da voi per chiedervi che cosa sono questa
Ninfa, questi Saggi, questi figli, ed in quale stato sia la mia coscienza". Via, signor dottore, che
cosa rispondereste al signor Danuzero? . Gli direi - risposi "Con tutto il rispetto che vi devo,
signor Danuzero, siete un po' fanatico, oppure la vostra visione un incantesimo; i vostri figli e
la vostra amante sono diavoli, i vostri Saggi sono dei pazzi, e ritengo che la vostra coscienza sia
molto cauterizzata" . Con questa risposta, figlio mio, potreste meritare il berretto da dottore,
ma non meritereste di essere accettato tra noi - rispose il conte con un profondo sospiro -. Ecco
la barbara disposizione in cui sono tutti i dottori di oggid. Un povero Silfo non potrebbe
mostrarsi senza essere subito preso per un diavolo; una Ninfa non pu cercare di diventare
immortale senza essere considerata un fantasma impuro, ed un Salamandro non si azzarda a
comparire per paura di essere preso per un diavolo, e che le pure fiamme che lo costituiscono
siano scambiate per il fuoco infernale che lo accompagna dappertutto. Per dissipare queste
congetture tanto ingiuriose, hanno un bel farsi il segno della croce quando appaiono,
genuflettersi davanti ai nomi divini, ed anche pronunciarli con reverenza; tutte queste
precauzioni sono vane: non riescono a far s che non li si reputi nemici del Dio che adorano pi
religiosamente di coloro che li fuggono . Ma davvero, Signore, - gli chiesi credete che questi
Silfi siano creature tanto devote? . Devotissime - rispose - e molto zelanti verso la divinit.
Gli eccellenti discorsi che ci fanno sull'Essenza divina e le loro meravigliose preghiere ci
edificano grandemente. Hanno anche delle preghiere? Mi piacerebbe - dissi - vederne una
fatta da loro. facile soddisfarvi - rispose - e, per non riferirvene una sospetta e che possiate
dubitare sia stata composta da me, ascoltate quella che il Salamandro che rispondeva nel
tempio di Delfi volle insegnare ai pagani, e che Porfirio riporta. Contiene una teologia sublime, e
da essa vedrete che non si doveva a quelle sagge creature che il mondo non adorasse il vero
Dio.
Orazione delle Salamandre
Immortale, Eterno, Ineffabile e Sacro Padre di tutte le cose, che sei trasportato sul Carro
perennemente rotante dei Mondi che sempre girano. Dominatore delle Campagne eteree, dove
innalzato il trono della tua Potenza, dall'alto del quale i tuoi occhi terribili tutto scorgono, e le
tue belle e sante orecchie tutto ascoltano, esaudisci i tuoi figli, che ami dal principio dei secoli
perch la tua dorata, grande ed eterna Maest riplende al di sopra del mondo e del. cielo delle
stelle tu ti innalzi su di esse, o fuoco risplendente.
L ti illumini ed intrattieni te stesso con il tuo stesso splendore e dalla tua Essenza escono
inesauribili ruscelli di luce che nutrono il tuo Spirito infinito. Questo Spirito infinito produce tutto e
crea quel tesoro inestinguibile di materia, che non pu mancare alla generazione che sempre lo
circonda a causa delle innumerevoli forme delle quali incinta, e delle quali tu l'hai colmata al
principio. Da questo spirito traggono la loro origine anche quei re santissimi che stanno eretti
intorno al tuo Trono, che compongono il tuo Cuore, o Padre universale! O Unico! Padre dei
beati mortali ed immortali! Tu hai creato, specialmente, delle Potenze che sono
meravigliosamente simili al tuo Pensiero eterno, ed alla tua Essenza adorabile. Tu le hai

dichiarate superiori agli angeli che annunciano al mondo le tue volont. Infine, tu hai creato per
noi una terza specie di sovrani negli Elementi. La nostra occupazione costante lodarti e
adorare i tuoi desideri. Noi bruciamo dal desiderio di possederti, o Padre, o Madre, la pi tenera
delle Madri! O Modello ammirevole dei sentimenti e della tenerezza delle Madri! O Figlio, fiore di
tutti i Figli! O Forma di tutte le Forme! Anima, Spirito, Armonia e Numero di tutte le cose!
Che mi dite di questa orazione delle Salamandre? Non forse sapientissima, elevatissima ed
assai devota? Ed anche assai oscura - risposi -. Io l'avevo sentita parafrasare da un
predicatore che se ne serviva per provare che il diavolo, tra gli altri difetti che ha, soprattutto
un grande ipocrita . Ma bene! - esclam il conte -. Che risorse avete dunque, poveri popoli
elementari? Dite cose meravigliose sulla natura di Dio, del Padre e del Figlio, dello Spirito
Santo, delle intelligenze assistenti, degli angeli, dei cieli. Fate preghiere mirabili, le insegnate
agli uomini, e alla fine non siete che diavoli ipocriti! . Signore - lo interruppi - non mi fate
piacere ad apostrofare cosi quelle genti . Beh, figlio mio, - riprese - non abbiate paura che io
le chiami, ma che la vostra debolezza vi impedisca almeno di stupirvi in avvenire, per il fatto che
non vedete tutti gli esempi che vorreste della loro alleanza con gli uomini. Via! Dov' la donna a
cui i vostri dottori non abbiano guastato l'immaginazione, che non guardi con orrore quei
rapporti e che non tremi alla vista di un Silfo? Dov' l'uomo che non rifugga dal vederle, se si
picca un po' di essere uomo dabbene? Troviamo forse, se non rarissimamente, un gentiluomo
che voglia familiarizzare con loro? E non vi sono altro che dei debosciati, o degli avari, o degli
ambiziosi, o dei bricconi che ricercano quest'onore, che, tuttavia, non avranno mai (grazie
aDio), perch il timor di Dio il principio della sapienza. Che cosa diventano dunque - gli
chiesi - tutti questi popoli volanti, ora che le persone dabbene sono cosi preoccupate contro di
loro?. Ah, il braccio di Dio - disse lui - non si accorciato, ed il demonio non ricava tutto il
vantaggio che sperava dall'ignoranza e dalla falsit che ha diffuso a danno loro: infatti, oltre al
fatto che i Filosofi, che sono in gran numero, vi rimediano pi che possono col rinunciare
completamente alle donne, Dio ha permesso a tutti questi popoli di usare tutti gli innocenti
espedienti dei quali possono servirsi per conversare con gli uomini a loro insaputa. Che mi
dite mai, signore? esclamai. Vi dico la verit - prosegu -. Credete che un cane possa avere
figli da una donna? . No risposi. Ed una scimmia? aggiunse. Neppure replicai. Ed un
orso? continu. N cane, n orso, n scimmia - gli dissi - questo , senza dubbio,
impossibile, contro la Natura, contro la ragione ed il senso comune. Benissimo - disse - ma i
re dei Goti, non sono forse nati da un orso e da una principessa svedese?. vero - risposi la storia dice cos. Ed i Pegusei, ed i Sionesi delle Indie - continu lui - non sono nati da un
cane e da una donna?. Ho letto anche questo gli dissi. E quella donna portoghese prosegu - che, esposta in un'isola deserta, ebbe figli da un grande scimmiotto?. I nostri
teologi - dissi - rispondono a questo dicendo che il Diavolo, prendendo l'aspetto di quelle
bestie.... Voi - mi interruppe il conte - state per citarmi le sporche fantasie dei vostri Autori.
Ma capite, una volta per tutte, che i SiIfi, vedendo che li si prende per demoni quando si
presentino in forma umana, per sminuire l'avversione che si ha per loro, prendono l'aspetto di
animali, e si adattano cos alla bizzarra debolezza delle donne che avrebbero orrore di un bel
Silfo e non ne hanno per un cane o per uno scimmione. Potrei raccontarvi molte storielle su quei
piccoli cani di Bologna con pulzelle di vari luoghi, ma voglio invece rivelarvi un secreto pi
grande. Sappiate, figlio mio, che c' chi crede di essere figlio di un uomo, ed figlio di un Silfo;
c' chi crede di essere con sua moglie, e senza saperlo immortala una ninfa; una donna crede
di abbracciare il marito, e tiene tra le braccia un Salamandro; e una fanciulla, al risveglio,
giurerebbe che vergine, mentre, durante il sonno, ha avuto un onore di cui non sa nulla. Cos
il demonio e gli ignoranti sono ingannati ugualmente. Come? - dissi io - il demonio non
saprebbe svegliare la ragazza addormentata, per impedire al Salamandro di diventare
immortale?. Potrebbe - replic il conte - se i Saggi non provvedessero: ma noi insegniamo a
tutti quei popoli il mezzo per vincolare i demoni ed opporsi ai loro sforzi. Non vi ho detto, l'altro
giorno, che i SiIfi e gli altri signori degli elementi sono felicissimi ch,e vogliamo insegnare loro la
Cabbala? Senza di noi, il Diavolo, loro grande nemico, li tormenterebbe molto, ed essi
avrebbero molte difficolt ad immortalarsi all'insaputa delle fanciulle. Mi meraviglio molto ribattei - della profonda ignoranza in cui viviamo. Si crede che le potenze dell'aria qualche volta

aiutino gli amanti ad ottenere quello che desiderano, mentre le cose vanno in tutt'altro modo: le
potenze dell'aria hanno bisogno che gli uomini le aiutino nei loro amori. L'avete detto, figlio
mio - riprese il conte - il Saggio d aiuto a questi poveri popoli, che senza di lui sarebbero
troppo sfortunati e troppo deboli per poter resistere al diavolo: ma cos, quando un Silfo impara
da noi a pronunciare cabalisticamente il potente nome NEHMAHMIHAH, ed a combinarlo
giustamente con il dolcissimo nome ELIAEL, tutte le poterize delle tenebre prendono la fuga, ed
il Silfo pu godere tranquillamente di chi lo ama. Cos fu immortalato quell'ingegnoso Silfo che
prese l'aspetto dell'amante di una damigella di Siviglia: la storia nota. La giovane spagnola era
bella, ma, quanto bella, crudele. Un cavaliere castigliano, che l'amava inutilmente, decise, un
mattino, di partire senza dire nulla, e di andare viaggiando finch non fosse guarito dalla sua
inutile passione. Un Silfo, trovando la bella di suo gusto, decise di divertirsi un po', e si arm di
tutto ci che uno dei nostri gli aveva insegnato per difendersi dagli ostacoli che il diavolo,
invidioso della sua fortuna, avrebbe potuto opporgli. Va a trovare la fanciulla sotto l'aspetto
dell'amante lontano, si lamenta, sospira, viene respinto. Insiste, sollecita, persevera: dopo molti
mesi fa breccia, si fa amare, persuade, ed infine viene accontentato. Dal loro amore nasce un
figlio, la cui nascita segreta ed ignorata dai parenti per la scaltrezza dell'amante aereo.
L'amore continua, e viene benedetto da una seconda gravidanza. Frattanto il cavaliere, guarito
dalla lontananza, fa ritorno a Siviglia ed, impaziente di rivedere la sua crudele, va in tutta fretta a
dirle che finalmente in condizione di non dispiacerle, e che viene ad annunciarle che non
l'ama pi. Figuratevi, di grazia, lo stupore della fanciulla, la sua risposta, i suoi pianti, i suoi
rimbrotti, e tutto il loro incredibile dialogo. Ella gli ricorda che lo ha accontentato: egli lo nega;
che il loro figlio nel tale posto, e che lui padre di un altro che porta in grembo. Egli si ostina a
negare. Ella si dispera, si strappa i capelli, alle sue grida accorrono i genitori, l'amante continua i
suoi lamenti e le sue invettive; si verifica che il gentiluomo stato assente per due anni; si cerca
il primo figlio, lo si trova, ed a suo tempo nasce il secondo. E l'amante aereo - interruppi - che
parte ebbe durante tutto questo? . Vedo bene - rispose il conte - che trovate crudele che egli
abbia abbandonato la sua amante alla severit dei genitori, od al furore degli inquisitori: ma
aveva una ragione per lagnarsi di lei. Infatti, non era molto devota: quando quei signori si sono
resi immortali, si danno seriamente da fare e vivono molto santamente per non perdere il diritto
al possesso del bene supremo, che hanno appena acquisito. Cos, vogliono che la persona alla
quale si sono legati viva secondo una innocenza esemplare, come si vede nel celebre caso di
un giovane signore della Baviera. Egli era inconsolabile per la morte della moglie, che amava
appassionatamente. Uno dei nostri Saggi consigli una Silfide di prendere l'aspetto della donna:
ella lo fece e si present al giovane afflitto, dicendo che Dio l'aveva resuscitata per consolarlo
del suo enorme dolore. Vissero insieme molti anni, ed ebbero dei figli molto belli. Ma il giovane
non era abbastanza per bene per poter tenere accanto a s la saggia Silfide: imprecava e
diceva brutte parole. Ella lo ammon spesso, ma, vedendo che le sue rimostranze erano inutili,
un giorno scomparve, lasciandogli soltanto i suoi vestiti ed il pentimento per non aver voluto
seguire i suoi pii consigli. Vedete quindi, figlio mio, che i Silfi qualche volta hanno ragione a
scomparire, e vedete che il diavolo non pu impedire, come non lo possono i fantasiosi capricci
dei vostri teologi, che i popoli degli elementi cerchino, con successo, di ottenere l'immortalit,
quando sono aiutati dai nostri Saggi. Ma signore - risposi - siete convinto in buona fede che il
demonio sia tanto nemico di questi corruttori di damigelle?. Nemico mortale - disse il conte soprattutto delle Ninfe, delle Silfidi e delle Salamandre. Quanto agli Gnomi, non li odia tanto
perch, come credo abbiate capito, essi, spaventati dalle urla dei demoni che sentono nel
centro della terra, preferiscono restare mortali che correre il rischio di essere tormentati cos,
una volta acquisita l'immortalit. Da ci deriva che gli Gnomi ed i demoni, loro vicini, hanno molti
rapporti. Questi ultimi convincono gli Gnomi, per natura molto amici dell'uomo, che obbligarlo a
rinunciare alla sua immortalit significa rendergli un grandissimo servizio e liberarlo da un
grande pericolo. Perci, essi si impegnano a fornire a colui che possono persuadere a tale
rinuncia tutto il denaro che chiede, a stornare i pericoli che potrebbero minacciare la sua vita per
un certo tempo, o ad altre condizioni, a piacere di colui che stringe questo patto infame; cos il
diavolo, da quel furbo che , con la mediazione dello Gnomo rende mortale l'anima di un uomo
e la priva del diritto alla vita eterna. Come, signore - esclamai secondo voi questi patti, dei
quali i demonografi raccontano tanti esempi, non vengono fatti con il demonio?. Certamente

no - rispose il conte -. Forse che il principe del mondo non stato scacciato? Non rinchiuso?
Non legato? Non forse la terra maledetta e dannata che rimasta al fondo dell'opera del
supremo ed archetipo distillatore? Pu forse risalire nella regione della luce, e spargervi le
tenebre concentrate? Non pu nulla contro l'uomo. Non pu fare altro che ispirare agli Gnomi,
suoi vicini, di fare tali proposte a quelli tra gli uomini che egli maggiormente teme siano salvati,
allo scopo di ottenere che la loro anima muoia con il corpo. E, secondo voi, - aggiunsi io
queste anime muoiono? . Muoiono, ragazzo mio, rispose. E quelli che fanno tali patti non
sono dannati? proseguii. Non possono esserlo - disse - perch la loro anima muore con il
corpo. Quindi se la cavano a buon mercato, - ribattei - e sono puniti ben lievemente, per aver
commesso un crimine tanto enorme come rinunciare al loro battesimo, ed alla morte del
Signore. Chiamate essere puniti lievemente - rispose il conte - rientrare nei neri abissi del
nulla? Sappiate che una pena peggiore che essere dannati, che vi ancora un resto di
misericordia nella giustizia che Dio esercita nell'inferno contro i peccatori, che una grande
grazia non consumarli nel fuoco che li brucia. Il nulla un male peggiore dell'inferno: questo
che i Saggi predicano agli Gnomi, quando li convocano in assemblea, per far capire loro quale
errore commettano preferendo la morte all'immortalit, ed il nulla alla speranza della beata
eternit, che essi avrebbero il diritto di possedere, se si alleassero agli uomini senza esigere da
loro tali criminali rinunce. Qualcuno ci ascolta, e noi li facciamo sposare alle nostre figlie. Voi
quindi evangelizzate i popoli sotterranei, signore? gli dissi. Perch no? - ribatt. Noi siamo i
loro dottori, come lo siamo dei popoli del fuoco, dell'acqua e dell'aria; e la carit filosofica si
spande indifferentemente su tutti questi figli di Dio. Siccome sono pi sottili e pi illuminati che
la maggior parte degli uomini, sono pi docili e pi capaci di disciplina, ed ascoltano le verit
divine con un rispetto che ci incanta. Effettivamente, deve essere incantevole - esclamai
ridendo vedere un cabalista sul pulpito, a predicare a tutti quei signori. Avrete questo piacere,
figlio mio, quando vorrete - disse il conte - e, se lo desiderate, li convocher fin da questa sera e
predicher loro a mezzanotte. A mezzanotte! - esclamai - ho sentito disse che l'ora del
Sabba. Il conte incominci a ridere e disse: Mi fate ricordare di tutte le sciocchezze che i
demonografi raccontano sull'argomento del loro immaginario Sabba. Vedrei bene, per la
stranezza del fatto, che ci credeste anche voi. Ah, quanto ai racconti del Sabba - ribattei - vi
assicuro che non ne credo uno. Fate bene, figlio mio, perch (vi ripeto) il diavolo non ha il
potere di burlarsi cos del genere umano, n di stringere patti con gli uomini, ed ancor meno di
farsi adorare, come credono gli inquisitori. Ci che ha dato origine a questa voce popolare,
che i Saggi (come vi ho appena detto) riuniscono gli abitanti degli elementi per predicare i loro
misteri e la loro morale; e, siccome avviene normalmente che qualche Gnomo si ravveda dal
suo errore, comprenda l'orrore del nulla ed accetti che lo si renda immortale, gli si d una
fanciulla, li si sposa, e le nozze si celebrano con tutta l'allegria che la conquista ottenuta
richiede. Ecco che cosa sono quelle danze e quelle grida di gioia che Aristotele dice che sentiva
in certe isole, dove, per, non vedeva necessuno. Il grande Orfeo fu il primo che convoc quei
popoli sotterranei; alla sua prima ammonizione, fu reso immortale Sabazio, il pi vecchio degli
Gnomi; ed da questo Sabazio che ha preso nome questa assemblea, nella quale i Saggi gli
hanno rivolto la parola finch vissuto, come appare negli inni del divino Orfeo. Gli ignoranti
hanno confuso le cose, ed hanno colto l'occasione per fare su questo mille favole impertinenti,
ed informare una assemblea che noi convochiamo soltanto per la gloria dell'Essere sovrano.
Non avrei mai immaginato - dissi - che il Sabba fosse una assemblea di devozione . Invece
lo - proruppe - molto santa e molto cabalistica: cosa di cui il mondo non si persuaderebbe
facilmente. Ma questo il deplorevole accecamento di questo secolo ingiusto: ci si intesta su
una diceria popolare, e non si vuole esserne distolti. Hanno un bel dire i Saggi, gli sciocchi sono
creduti pi di loro. Un filosofo ha un bel mostrare chiaramente la falsit delle chimere che sono
state inventate: qualsiasi esperienza e qualsiasi solido ragionamento abbia usato, se arriva un
incappucciato che vi insorga contro, l'esperienza e la dimostrazione non hanno pi forza, e la
verit non ha pi il potere di ristabilire il suo dominio. Si d pi credito a questo incappucciato
che ai propri occhi. Nella vostra Francia si avuta una prova memorabile di questa caparbiet
popolare. Il famoso cabalista Zedechia, durante il regno del vostro Pipino, si era prefisso di
convincere la gente che gli elementi sono abitati da tutti quei popoli dei quali vi ho descritto la
natura. L'espediente che escogit fu di consigliare ai Silfi di mostrarsi a tutti nell'aere. Essi lo

fecero con magnificenza; si vedevano nell'aria queste meravigliose creature in forma umana,
schierate a battaglia, che marciavano in buon ordine, o reggendo le armi, o accampate sotto
tende superbe; oppure su navi aeree di una mirabile struttura, la cui flotta volante navigava
secondo gli zefiri. Che cosa successe? Credete che a quella gente ignorante sia venuto in
mente di ragionare sulla natura di quei meravigliosi spettacoli? Il popolo credette subito che
fossero stregoni che si erano impossessati dell'aria per suscitare tempeste e far grandinare
sulle messi. I sapienti, i teologi ed i giureconsulti furono ben presto della stessa opinione; lo
credettero anche gli imperatori; e questa ridicola fantasia and tanto avanti, che il saggio Carlo
Magno e dopo di lui Luigi il Buono comminarono gravi pene a tutti questi pretesi tiranni dell'aria.
Potete vedere questo nel primo capitolo dei Capitolari di questi due imperatori. I Silfi, vedendo
che il popolo, i pedanti e persino le teste coronate si erano messi cosi sulla difensiva contro di
loro, per disperdere la cattiva opinione che si aveva della loro flotta innocente, risolsero di rapire
uomini di ogni parte, di mostrare le loro belle donne, la loro repubblica e il loro governo, e poi di
rimetterli a terra in vari luoghi del mondo. Fecero ci che avevano progettato. La gente che
vedeva scendere questi uomini, accorreva da tutte le parti, preoccupata che fossero stregoni
che si erano allontanati dai compagni per venire a gettare veleni sulle frutta e nelle fontane, e,
secondo il furore che tali fantasie ispiravano, trascinavano quegli innocenti al supplizio.
incredibile il numero che ne fecero morire con l'acqua e con il fuoco in tutto il reame. Avvenne
che un giorno, tra gli altri, a Lione si videro scendere dalle navi aeree tre uomini e una donna;
tutta la citt si raduna l intorno, grida che sono maghi e che Grimoaldo, duca di Benevento,
nemico di Carlo Magno, li manda per rovinare le messi della Francia. I quattro innocenti hanno
un bel dire, per difendersi, che sono dello stesso paese, che sono stati rapiti da poco da uomini
prodigiosi che hanno mostrato loro meraviglie inaudite e li hanno pregati di riferirle. Il popolo
ostinato non ascolt la loro difesa; stava per gettarli nel fuoco, quando il brav'uomo Agobardo,
vescovo di Lione, che aveva acquistata molta autorit quando era stato monaco in quella citt,
accorse al rumore, ed, avendo udito l'accusa del popolo e la difesa degli accusati, sentenzi
gravemente che l'una e l'altra erano false, che non era vero che quegli uomini erano scesi
dall'aria, e che quello che dicevano di avervi veduto era impossibile. Il popolo credette pi a
quello che diceva il buon padre Agobardo che ai suoi propri occhi, si calm, rimise in libert i
quattro ambasciatori dei Silf ed accolse con ammirazione il Libro che Agobardo scrisse per
confermare la sentenza che aveva pronunciata; cosi la testimonianza dei quattro testimoni fu
resa vana. Tuttavia, siccome erano sfuggiti al supplizio, furono liberi di raccontare quello che
avevano veduto, cosa che non avvenne affatto senza scalpore; infatti, se ben ricordate, il secolo
di Carlo Magno fu ricco di uomini eroici, cosa che denota che la donna che era stata presso i
Silf aveva trovato credito fra le signore di quel tempo, e che, per grazia di Dio, molti Silfi
divennero immortali. Cosi pure molte Silfdi diventarono immortali per quello che i tre uomini
riferirono sulla loro bellezza, cosa che obblig le persone di quel tempo a dedicarsi un poco alla
Filosofia; e di l sono venute tutte le storie di fate che trovate nelle leggende amorose del
secolo di Carlo Magno e di quelli che seguirono. Tutte le cosiddette fate non erano che Silfdi e
Ninfe. Avete letto quelle storie di eroi e di fate?. No, signore gli dissi. Mi dispiace - rispose perch vi avrebbero dato qualche idea dello stato in cui i Saggi hanno deciso di ridurre un
giorno il mondo. Quegli uomini eroici, quegli amori di Ninfe, quei viaggi al paradiso terrestre,
quei palazzi e boschi incantati, e tutte le affascinanti avventure che vi si vedono, non sono che
una piccola idea della vita che conducono i Saggi e di ci che sar il mondo quando essi vi
faranno regnare la Saggezza. Non vi si vedranno che eroi: il pi piccolo dei nostri bambini sar
della forza di Zoroastro, Apollonio o Melchisedec, e la maggior parte di essi sar perfetta come i
figli che Adamo avrebbe avuto da Eva se non avesse peccato con lei . Io lo intermppi: Non mi
avete detto, signore, che Dio non voleva che Adamo ed Eva avessero figli, che Adamo non
doveva toccare che le Silfdi, ed Eva non doveva pensare che ad uno dei Silf o dei
Salamandri?. E' vero - disse il conte - non dovevano fare dei figli con il sistema con cui li
fecero. Io continuai: La vostra cabbala, signore, d dunque all'uomo ed alla donna qualche
espediente per generare figli in modo diverso dal metodo ordinario?. Certamente rispose.
Oh, signore - proseguii - ve ne prego, insegnatemelo. Oggi non lo saprete, con vostra buona
pace - mi disse lui ridendo -. Voglio vendicare i popoli elementari, perch vi siete dato tanto da
fare per convincervi della loro pretesa diavoleria. Non ho dubbi che ora vi siate ravveduto dei

vostri terrori panici. Quindi vi lascio, per darvi agio di meditare e decidere davanti a Dio quale
specie di sostanze elementari sar pi opportuno, per la loro gloria e la vostra, rendere
partecipe della vostra immortalit. Frattanto, vado a raccogliermi un poco, per il discorso che mi
avete invitato a fare agli Gnomi questa notte. Io gli chiesi: Spiegherete loro qualche passo di
Averro?. Credo - disse il conte che qualche cosa di questo potr entrarci, perch ho in
mente di predicare loro l'eccellenza dell'uomo, per portarli a cercare l'alleanza con lui. Ed
Averro, dopo Aristotele, ha dichiarato due cose che sar bene che io chiarisca: l'una, sulla
natura dell'intelletto, e l'altra sul supremo bene. Egli dice che non c' altro che un solo intelletto
creato, che l'immagine dell'increato, e che quest'unico intelletto basta per tutti gli uomini:
questo richiede spiegazione. E, quanto al bene supremo, Averro dice che esso consiste nella
conversazione degli angeli, cosa che non molto cabalistica, perch l'uomo fin da questa vita
pu, ed creato per questo, godere Dio, come capirete un giorno e come sperimenterete
quando sarete nel numero dei Saggi.
Cosi fini la conversazione del conte di Gabalis. Egli torn il giorno seguente, e mi port il
discorso che aveva tenuto ai popoli sotterranei: meraviglioso! Lo pubblicherei con il seguito
delle conversazioni che una viscontessa ed io abbiamo avuto con quel grand'uomo, se fossi
sicuro che tutti i miei lettori avessero lo spirito retto e non considerassero malvagio che io mi
diverta alle spalle dei pazzi. Se vedo che si vorr permettere al mio libro di fare il bene che
capace di produrre e che non mi si far l'ingiustizia di supporre che io voglia dare credito alle
scienze secrete, con il pretesto di metterle in ridicolo, continuer a divertirmi con il signor conte,
e potr pubblicare presto un altro volume.

3)

Lettere sul commercio cabalistico col mondo elementare


Da La chiave del Gabinetto del cavagliere G. F. Borri Colonia (Ginevra) 1681

Dal testo "La Chiave del Gabinetto del Cavagliere Gioseppe Francesco Borri Milanese", che
porta la data del 1681 in Colonia, (ma in realt forse Ginevra) estraiamo cinque lettere, che lo
stampatore attribuisce al Borri, alchimista di cui gi ci siamo occupati nel Quaderno "La Porta
Ermetica di Roma". L'edizione dedicata da un anonimo al preteso autore con una lettera
feroce nella quale lo si chiama il Cristo falso, l'Alchimista truffiere e il Coglionatore dei curiosi. Le
cinque lettere, che sono datate 1662, 1665, 1666 (due) e 1667, hanno molta rassomiglianza
con l'opera "Il Conte di Gabalis", che pertanto stata considerata da taluni come la traduzione
parziale di questo testo di Borri. Ma esso fu in realt pubblicato undici anni pi tardi ed ha tratto
in errore, perch le due parti iniziali furono antedatate al 1666 dalleditore, forse un anonimo
stampatore olandese che, sotto lo pseudonimo tipografico di Pietro del Martello (Pierre
Marteau), faceva circolare, anche in traduzione, opere vietate nei paesi dorigine. Roger Laufer,
nella sua edizione critica del libro di Villars, ha ritenuto di poter dimostrare, basandosi sul
confronto linguistico dei due testi, limpossibilit che il Borri sia stato plagiato, mentre sarebbe
vero il contrario. Infatti, rimasto in carcere a Roma fino al 1678 per eresia, Borri, grazie alle
pressioni delle sue nobili amicizie (in particolare a quelle allambasciatore francese duca
DEstres, che era stato guarito da Borri), riusc ad ottenere quel che si potrebbe definire un
regime di semilibert: sistemato in una struttura a Castel S. Angelo, gli fu permesso di
attrezzare un laboratorio e continuare i suoi studi, ma anche di uscire per frequentare case
patrizie e per esercitare la sua professione. In questo periodo, potrebbe perci aver preso
visione dell'opera di Villars e scritta la sua. Fu il nuovo papa Innocenzo XII a togliere ogni
privilegio al condannato, che venne segregato a Castel S. Angelo nel 1691 e ivi si spense, per
malattia, nel 1695.

Le lettere furono pubblicate tra il 1910 e il 1911 sulla rivista Commentarium per le accademie
ermetiche (S.P.H.C.I.), diretta da G. Kremmerz.
I
Mando a V. E. la meditazione che feci a Roma sovra la produzione de' metalli naturalmente ed il
modo artificiale della Pietra Filosofale; la quale vostra E. mi chiede. L'assicuro che e' molto ch'io
l'abbia ancora conservata fra pochi papelli, che meco ho portato nelle mie preseenzioni.
Eccola tale quale la feci.
La Natura invia continuamente dal centro della Terra un vapore caldo, ed umido, quale e'
principio d'ogni produzione vegetale, e minerale. Quando questo si giugne alle parti terrestri, ne
accumula alcune che unisce e compone, cosi' li misti che non sono diversi che per la diversita'
della materia, ma che sono tutti animati da un sol mercurio, di cui i metalli sono formati cosi'.
Quando passa a' traverso d'una terra secca, sottile e sulfurea, vi si giugne facilmente, e ne e'
attratto, perche' tutto il suo secco vuoi essere inumidito e come questo mercurio e' spinto dal
calore centrale che lo inalza continuamente, passa oltre carico pero' di qualche porzioncella di
terra. Finche' trova la volta delle caverne de' monti, donde cade su questa terra, gia' inumidita
nel passare, donde viene di nuovo rispinto in alto dal calore piu' caricato di terra; il che lo fa
ricadere piu' presto e doppo varie sublimazioni, e precipitazioni, in fine tutto questo Mercurio
vien sorbito dalla siccita' della Terra, o cotto indi con essa col calore interno se ne forma il misto
chiamato metallo, la cui materia come altresi' la forma sostanziale, e' la stessa in ogni metallo,
che non e' differente tra se, che accidentalmente cioe' per il peso e colore.
Questo peso che e' piu' ne' perfetti proviene per la mescolanza di parti materiali, ed eterogenee,
che impediscono il perfezionarsi delle omogenee. Il colore diverso proviene dalla stessa causa.
Si che se si volesse fare quanto fa' la natura circa i metalli, bisognerebbe pigliare questa terra
secca sottile e sulfurea, e questo Mercurio o vapor umido, e caldo, poi chiudendoli assieme,
sublimarli e circolarli, finche si fissassero in sostanza metallica, la quale si farebbe infine Oro, e
tanto piu' agevolmente, quanto si potrebbe impiegare un calore maggiore del centrale. Ma il
disegno del Filosofo non e', che di fare. una polve sottile, squaglievele, penetrante, fissa, e
tignente, affinche' si possa squagliare al minimo calore, colla sua sottigliezza possa insinuarsi
ne' pori del metallo, e colla sua penetrazione mischiarsi in tutte le parti fino al centro per unirle,
scacciandone le eterogenee, che impedivano questo effetto, e colla tintura secchi l'imperfetto, e
metti il perfetto. Ora non vi e' polvere piu' propria per questo elle quella che ha servito alla
natura per tal effetto, perche' quando sara' perfezionato dall'arte non solamente fissera' quanto
fissava prima, ma anche lo stesso vapore condensato in metallo, come -si puo' vedere
nell'esempio della farina, che avendo la virtu' di fermar l'acqua, e di condensarla in pasta tenera,
e molle, indurisce e secca la pasta, se vi si mette altra farina, ma se invece di farina cruda, si
mettesse nella pasta del biscotto macinato, la dissecazione si farebbe piu' pronta, piu' forte e
piu' eccellente.
Ora bisognerebbe cercare questa materia, ma come viene celata dalla natura, si puo' pigliare
quella, che ci da' gia' cotta, e molto preparata, e senza mistione di parti eterogenee, come e'
quella dell'oro, la quale e' conce il detto biscotto, elio potrebbe senz'arte diseccare le altre paste
piu' che non sono, perche' si sottigliasse e che si potesse mischiare con esse. E tutta l'arte
consiste in assottigliare perfettamente il sale, e cio' non si puo' fare, che coll'aprirlo, e
dissoverlo, e conce non e' coagulato, che dalla unione del Mercurio a' tutte le sue parti materiali,
che tiene unite colla sua qualita' vischiosa, non si ponno disunire, che col separare coll'arte
quest'umore col suo simile nel quale avendo gettato l'oro lo dissolve incontinente perche' ha il
mezo colla sua sottigliezza d'entrare ne' pori dell'oro, dove introdotto si giugne col sua simile, ed
abbandonando le porti materiali, che unisce lo dissolve perfetto e radicalmente.

Ora tutta la difficolta' consiste ad avere di questo Mercurio che sia indeterminato, perche' quello
che e' ne' metalli e' specifico. Ora questo, che e' dissolvente, si deve trarre dalla Magnesia,
dove e' inviluppato dalla natura, d'onde si trae puro ed indeterminato, ed in quantita' dopo di che
avendo eccitato un poco la sua virtu' dissolvente ed avendolo preparato con qualche
concozione, nella quale consiste la prima operazione, ed avendolo posto in istato di dissolvente
perfetto, gli si fa' divorare il corpo, cioe' vi si fa' dissolvere l'oro imitando nel rimanente la natura,
come si e' detto, e come diro' a V. E. per altra mia, non avendo adesso il tempo di poter scrivere
di vantaggio, sendo l'ora tarda, e la posta sul punto di partire. Mi riserbo dunque ad un'altro
ordinario, e fra tanto la supplico di credere che sono con rispetto
di V. E.
Da Amstelodamo li 15 febbraio 1662
Umilissimo, ed Ubb.mo Serv.re
Francesco Borri
II
Lettera al Signor ................. Firenze.
Amico Carissimo,
Non posso esprimere il piacere che V. S. mi ha' fatto di farmi pervenire sue nuove. Vedo bene,
che non sono totalmente sfortunato, e che se l'Inquisizione mi perseguita, come il piu' perverso
di tutti gli nomini, trovo pero', che vi sono persone, che non badano alle ciarle de' Frati
Inquisitori, e che non per questo mi a'nno scancellato dal numero de' loro Amici.
In verita' questo e' uno de' maggior soglie'vi, ch'io possi avere in tante disgrazie, ch'io provo, ed
ho provato. E vedo bene, che vi e' rimedio a tutto, fuorche' alla morte. Non mi stendo, Amico
caro, a' dargli nuove del mio stato, pecche' non saprei dirgli cosa prefissa, pecche' un uomo
perseguitato dalla fortuna e che erra vagabondo derelitto quasi tutti non deve far festa, se trova
qualche umanita' fra i meno umani. E s'accontenti che gli dichi solo, che io mi poeto bene, e che
sono lo stesso che sono stato per il passato, cioe' suo vero amico.
Ed e' in tal qualita' che m'appongo a' dirle il modo di congelare il Mercurio. I modi sono vari, e
chi lo fa' in un modo e chi in un'altro, ma egli e' vero che varie di queste congelazioni non sono
ben disposte per lo fissamento, che e' forsi quello per lo quale V. S. cerca la congelazione. Vi
sono molti che lo congelano col succo di limone in un'ampolla di vetro e dibattuto assieme per
qualche spazio.
Altri traono da certe erbe succhi co' quali lo congelano, ma quando si viene al fissamento, di
nuovo si squaglia. Vi e' una cert'erba chiamata Lunaria, il cui succo gettato freddo sopra il
mercurio e poi dibattuto, e riscaldato lo congela, se si getta in un ferro incavato, e molti
appruovano tal congelazione per essere stata trovata buona.
La migliore che io abbia provata e' stata quella, di fare scaldare in un crocciuolo pieno di lapis
bianco il mercurio, poi avendolo lasciato quasi divenir freddo, gettarlo nel suco di tabacco e
reiterarlo una seconda fiata; poi avendo fatto squagliare del Piombo e fatto una concavita'
dentro, com'e' quasi freddo, gettarvi dentro il Mercurio che vi si congela: ma la difficolta' e' di
trarlo, e separarlo dal Piombo, il che pero' riesce, pigliando una mezz'oncia di Vetriolo Romano
polverizzato, mezz'oncia di Verde Rame, due dramma di Salnitro, due dramma d'Alume di
Rocca, quattro dramma di Mercurio, e borace che si mischia ed incorpora con oglio, mettendo

tutto in un crociolo molto ben chiuso e lutato.


Ho voluto compiacerla quantunque lo posai assicurare che cio' serve poco, o nulla, se non si sa'
purificare e dargli una concozione maggiore, pecche' in tal caso si ponno fare tesori: ma a
congelarlo semplicemente e' una bagatella che riesce con mille maniere, ed alle volte a caso,
senza che si sappi la causa di questo effetto. Del resto V. S. mi fara' favore particolare di darmi
qualche nuova della nostra Italia. Se ne vedono bene sulle Gazette che corrono, ma alle fiate
non osano i gazettieri mettere le cose come passano, il che io desidero di sapere.
Se V. E. vuole altra cosa di me deve disporre della mia poca capacita' a' suo arbitrio. So non
avessi avuto altro dalla natura mi vi confesso tenuto per avermi dato un' inclinazione totale per
servire gli amici di cuore, e con zelo.
Sono tutto giocoso, quando vedo, che son impiegato e che vengono esercitati i miei deboli
talenti a' pro' degli amici, tra quali suppongo, e mi lusingo che V. S. sii, e non credo di presumer
tanto, quando penso alla innata bonta' di V. S. colla quale cattiva tutto il mondo, ed ha cattivato
me, che mi pregio di essere con sincero affetto di V. S.
Da Amstelodamo li 9 marzo 1665
Aff.mo Serv.re ed Amico sviscerato
G.Francesco Borri
III
Ill.mo ed Ecc.mo Signor, Sig. r Padron Col.mo. V. E. mi ha mostrato tanto piacere, mentre ero
in Roma, quando mi faceva la grazia di darmi qualch'ora di trattenerla di cose curiose, che ho
stimato che non trovarebbe disdicevole che la trattenessi ancora lontano. Massime che quanto
ho da dirle e' si' curioso, che al contrario son certo che gradira' questo segno del mio osseguio.
Avendo io sempre sospettato (come sovente ho pigliato l'ardire di dire a V.E.) che tutte le
scienze segrete erano piene di vanita', non sono mai stato tentato di perdere il tempo a leggere
i libri che ne parlano ; ma altresi' non trovando ragionevole di condannare, senza sapere il
perche' tutti quegli che vi si danno in preda, che sono persone sapienti, savie e di qualche serie,
mi son posto (per evitare d'esser ingiusto, e per non affaticarsi ad una tediosa lettura) a' fignere
che mi ero imbarcato in queste scienze con tutti quegli, che ho potuto sapere, che vi erano
immersi.
Ebbi subito un successo maggiore che non isperavo. Come questi Signori, per misteriosi e
riserbati che procurino di parere, non domandano altro che di enumerare le loro imaginazioni e
le scoperte nuove, che pretendono aver fatto nella natura, fui subito e in poche settimane il pu'
confidente de' piu' riguardevoli tra quegli, che trovavo nelle mie erranze, alle quali sono
costretto, come V. E. sa per le persecuzioni dell'Inquisizione.
Quando fui in Amstelodamo e avevo sempre alcuno nel mio Gabinetto, che avevo empito a'
posta de' loro Autori piu' ghiribizzosi e fantastici : non passava alcuno straniero sapiente che
non ne fossi avvertito : in una parola mi trovai ben tosto un grand'uomo, fuorche' la scienza
segreta mancava. Avevo per compagni Prencipi e Gran Cavaglieri, Dame bellissime e delle
brutte ancora : Dottori, prelati. Frati, Monache, in fine persone d'ogni serie. Alcuni inclinavano a'
Diavoli, gli altri agli Angeli ; alcuni al genio, altri agl'Incubi ; alcuni a guarire d'ogni male, gli altri
alle stelle ; alcuni a segreti della Divinita', e quasi tutti alla Pietra Filosofale.
Rimanevano tutti d'accordo che questi gran segreti, e sovra tutto la Pietra Filosofale, erano

malagevoli a cercare, e che pochi erano quegli che li sapevano ; ma ciascuno in particolare era
in buon concetto appo se stesso per credersi del numero degli Eletti. Per mia buona fortuna i
piu' riguardevoli aspettavano all'ora con impazienza l'arrivo d'un danese gran Signore e gran
gabalista. Aveva egli promesso ai figli della filosofia, ch'erano in Amstelodamo, di venire a
visitarli nell'andare in Inghilterra. Io ebbi la commissione di far risposta alla lettera di questo
Grand'Uomo, e gli mandai la figura della mia nativita', affinche' giudicasse se potevo aspirare
alla somma sapienza. La mia figura e la mia lettera ebbero fortuna bastevole per portarlo a
rispondermi che sarei il primo ch'egli visitarebbe in Amstelodamo, e che se il cielo non vi si
opponeva, non terrebbe ad esso che non entrassi nella societa' de' savi. Per conservarmi
questa fortuna tratenni commercio con quest'Illustre Danese. Gli proponevo di tempo in tempo
alcuni dubbj, scifrati quanto potevo sull'armonia del Mondo, sulli numeri di Pitagora, sulle visioni
di S. Giovanni, e sul primo capitolo della Genesi.
La grandezza della materia lo rapiva in estasi, e mi scriveva cose inudite, e viddi bene che
avevo a che fare con un uomo d'un imaginazione vigorosa e vastissima. Ho piu' di sessanta
lettere d'uno stile si' straordinario che non potevo risolvermi a' legger altro, quando ero solo. Mi
arrivarono alcune cose in Amstelodamo, e mi ritirai a Coppenaga, sperando di trovarlo quivi, ma
per mia disgrazie era partito per la Francia, e mi trovai deluso nella mia speranza. Pascevo sta'
la mia curiosita' col leggere le sue lettere, quando un giorno, che ne leggevo ed ammiravo una,
viddi entrare un bell'uomo, il quale salutandomi con gravita' mi disse in Italiano ed in accento
straniero : Adori V. S., adori il Grand'Iddio de' Savj, e non s'inorgoglischi mai se manda a V. S.
uno dei figlj della sapienza per associarla nella loro Compagnia, e per farla partecipe delle
maraviglie della sua onnipotenza.
Un simil nuovo saluto mi reco' stupore, e cominciai a dubitare per la prima fiata, se si ha alle
volte qualche apparizione : Pure facendo animo e guardandolo il piu' civilmente, che la paura mi
permetteva - Chiunque V. S. sii (gli dissi) il cui compimento non e' di questo mondo, mi fa molto
onore di visitarmi : ma permetti, pria di adorare il Dio de' savj, ch'io sappia di quai Savj e di qual
Dio V. S. parla, e se gradisce, seda cola' e mi favorisca di dirmi chi e' questo Dio, questi Savj,
questa Compagnia, queste maraviglie d'onnipotenza, e pria, e doppo a' qual sorte di creatura ho
l'onore di parlare.
-V. S. mi riceve saviamente (ripiglio' egli ridendo e pigliando la sede) V. S. mi dimanda queste
cose, che pero' non gli voglio dire oggi. Il compimento fattogli e' un ristretto delle parole che i
Savj dicono nell'accostare quegli a' quali a'nno risoluto di aprire il cuore, e scuoprire i Misteri.
Ho' stimato che se'ndo essa cosi' sapiente come mi parsa nelle sue lettere, questo saluto gli
sarebbe noto, e che fosse il piu' grato compimento che gli potesse fare il di lei amico il Danese.- Ah Signore ! (esclamai) come potro' rendermi degno di tanti favori. E' egli possibile che il
maggiore di tutti gli uomini sia nel mio Gabinetto, e che il Gran Danese mi visiti e mi faccia tal
onore ?- Sono il minimo de' Savj (replico' egli con gravita') e non ho' che una parte di quanto ammiro ne'
miei compagni. Spero che V. S. li eguagliera' qualche giorno, se ne devo giudicare dalla sua
figura di nativita' che mi ha mandato. Ma se vuol bene V. S. che mi duolga (aggiunse ridendo)
perche' V. S. a prima vista m'ha pigliato per un Fantasima ?- Ah, non gia' per un fantasima (gli dissi) ma gli confesso Signore, che ricordandomi di quanto
riferisce Cardano, che suo padre fu visitato un Giorno nel suo museo da sette uomini incogniti,
vestiti di varj colori che gli tennero varj discorsi bizarri della loro natura, e del loro impiego.- Intendo V. S. (ripiglio' egli) erano Silfi, di cui io parlero' che sono una sorte di sostanze aeree,
che vengono alle fiate consultare i Savj sulli libri d'Averroe, che non intendono troppo. Cardano
e' un pazzarello d'aver pubblicato questo nelle sue sottigliezze. Egli aveva trovato queste
memorie ne' papelli di suo Padre, che era uno de' Nostri, e che vedendo che suo figlio era

naturalmente un ciarlone, non gli volse insegnare niente di rilievo e gli lascio' perdere il tempo
all'Astrologia Ordinaria per la quale non seppe prevedere ned anche che suo figlio sarebbe
giustiziato. Costui e' causa che V. S. m'ha fatto l'ingiuria di pigliarmi per un Silfo.- Ingiuria (replicai) come sarei assai sfortunato per.....- -Non importa, non vado in colera (interruppe egli) V. S. non e' tenuto a sapere che tutti questi
popoli elementarj sono nostri discepoli che sono contenti, quando ci vogliamo abbassare ad
istruirli, e che il minimo de' nostri Savj e' piu' sapiente e piu' potente di tutti loro. Ma parleremo
un'altra fiata di questo.- Di grazia, signore, V. S. dice male di Cardano. Abbia riguardo almeno che era mio
compatriota, e che la' i suoi descendenti, che sono oggidi' viventi a Milano che sono
galantuomini e persone onorate.- Basta, basta (interruppe egli ridendo). Lasciamo Cardano, e mi basta d'aver avuto oggi il
contento di vederla.
Procuri fra tanto di rendersi degno di ricevere la notizia de' Misteri gabalistici. L'ora della
regenerazione e' arrivata non terra' che a V. S. d'essere una nuova creatura.Si levo' poi, ed abbracciandomi, senza darmi luogo di rispondere - Addio (mi disse) ho' a' fare
un poco, doppo che gli daro' mie nuove. Vegghi, fra tanto, prieghi, speri e Taccia.Usci' in questo mentre, e mi duolsi della brevita' della visita, ma mi disse che non perderei
nell'aspettare, e se ne ando', lasciandomi in un grande stupore. E viddi bene che il Demonio che
lo agitava era un gran Predicatore, e molto morale.
Mi venne a trovare il giorno seguente, e m'indusse ad andare a spasso ad un luogo di diporto
fuori di Coppenaga, appartenente al Re'. Per istrada osservavo con esatezza questo uomo : e
non ho mai visto persona alcuna si piena di sodisfazione, e contento interno, come mi pareva in
tutte le sue azioni. Aveva l'animo piu' tranquillo e piu' sciolto che non mi pareva che dovesse
avere uno stregone. Il suo aspetto non era d'un uomo che la sinderesi stimolasse, ne' potesse
pugnere con qualche mancamento, e stavo con grand'impazienza di vederlo ingolfare nella
materia desiata, non potendo concepire come una persona che sembrava tanto giudiciosa, e
perfetta in ogn'altra cosa, si fosse corrotto il cervello colle visioni chimeriche e pazze, come
avevo conosciuto essere il giorno innanzi.
Mi parlo' benissimo di politica, e gode' d'udire che avevo letto quanto ne aveva scritto Platone,
tanto piu' che mi disse che ne avrei d'uopo qualche giorno. Mi trattenne molto sull'Alchimia, e
con sodezza di discorso, forsi per maggiormente allettarmi, sapendo la mia inclinazione totale a
questa scienza.
Arrivassimo al luogo, ed egli sdegno' di mirarne le bellezze, cominciando ad abracciarmi e
levare le mani in alto dicendomi che non poteva assai rallegrarsi per essere ispirato di non
celarmi niente, e che sarei al sommo della felicita', se potevo avere le disposizioni che tali cose
chiedevano.
- V. S. va' (mi disse) ad imparare a comandare alla natura tutta ; il Sommo facitore solo sara'
suo Padrone, ed i Savi saranno suoi uguali e pari. Le supreme intelligenze si glorificheranno
d'ubbidirla ; i Demoni non oseranno essere presenti al suo aspetto ; la di lei voce li fara'
aggriccire nelle cloache abissali, e tutti i popoli invisibili elementari si recheranno a' fortuna
d'essere li ministri de' di lei piaceri. Oh di quanta gloria e' coronato l'uomo, gia' che e' stabilito
Monarca Sovrano ed assoluto di tutte le opere fatte dal Sommo Facitore ! sente V. S. (aggiunse
egli) questa ambizione eroica, che e' il carattere sicuro de' Savj ? Osa V. S. desiare di non

servire, che al solo Protomonarca de' Cieli ? Ha capito V.S. che cosa voglia dire esser' Uomo, e
non s'infastidisce ella d'esser schiava, gia' che e' nata per essere un Sovrano ? E se conosce di
nodrire tali nobili pensieri, consideri maturamente se avra' l'animo di rinunciare a' quanto puol
essergli d'ostacolo per pervenire all'innalzamento a che ella e' nata ?Stava egli aspettando la mia risposta. E come avevo sperato d'udirlo parlare della materia
cominciai quasi a disperare d'udirlo seguire. La parola di rinunciare m'agghechi', e non dubitai
che non mi andasse a proporre di rinunciare al battesimo ed al Paradiso, si che perplesso gli
dissi. :
- Come dunque bisogna rinunciare a' qualche cosa ?- Si certo, mi rispose, cio' e' talmente necessario che bisogna da questo cominciare. Non so se
S. V. vi si potra' risolvere, ma sia certa che la saviezza non abita in un corpo peccaminoso, si
come non entra in un'anima preoccupata d'errore o malizia. I Savj non l'ammetteranno mai al
loro consorzio, se non rinuncia adesso ad una cosa che e' loro incompatibile. E' d'uopo
(aggiunse egli col chinarmisi all'orecchio) e' d'uopo rinunciare ad ogni commercio carnale colle
donne-.
Jo scoppiai di riso a tal proposizione, e gli dissi che m'astringeva a poca cosa ; che aspettavo
che volesse esiggere qualch'altra rinuncia, ma poiche' non ne voleva che alle femine , la cosa e'
fatta, e' un pezzo. Io sono assai casto. Fra tanto come Salomone era il piu' Savio del mondo, e
pero' si lascio' corrompere, gli chiesi di dirmi come faceva egli ed i suoi compagni ad esentarsi
di quelle, e che inconveniente vi era che nel Paradiso de' Filosofi ogni Adamo avesse la sua
Eva .
- Sono cose riglievanti (mi replico' egli) a spiegare, ma gia' che la vedo disposta a tal rinuncia le
diro' una ragione che ha' costretto i Savj a' esiggere questa da' loro discepoli, quinci da cio'
conoscera' in qual ignoranza vivon gli altri.
Quando V. S. sara' nel numero de' Filosofi, e che li di lei occhi saranno fortificati scoprira' essere
gli Elementi popolati da creature assai perfette, la cui cognizione e' stata levata all'uomo, forsi
per il peccato primiero del mondo. Questo spazio immenso tra' il Cielo e la Terra ha' abbitanti
piu' nobili che gli uccelli e le mosche ; i Mari a'nno bene altri ospiti che Delphini e Balene ; la
Terra non e' solo per le talpe ; e il fuoco piu' nobile degli altri non ee' stato fatto per rimaner
vuoto. L'aere e' pieno d'un numero grande di popoli di figura umana, d'aspetto apparente fieri,
ma' realmente docili ; amanti le scienze penetranti, Ufficiosi a' Savj, e nemici degl'ignoranti. Le
loro femine a'nno una bellezza simile a quella, con che si pignono le Amazzoni.Restai attonito dell'ardire di quest'Oltramontano di credere di poter persuadere simili pazzie ad
un'Italiano, la cui nazione passa per perspicace, e non potei rattenermi di dirgli se mi teneva per
un Idiota di volermi far credere che quei spiriti rubelli fossero maritati ed avesero figliuoli. Ma'
egli mi rispose di non irarmi, che tali cose le vedrei co' miei propri occhi, e che fra' tanto dovevo
obliare quanto avevo udito in tal maniera nelle scuole degl'Ignoranti, altrimente che mi
spiacerebbe poi, doppo esser co'vinto dalla sperienza, d'esser sforzato di confessare che m'ero
ostinato fuori di proposito. E che dovevo udire tutto, e sapere che i mari ed i fiumi erano abitati
come l'aere,e che quei abitanti erano stati chiamati dagli Antichi Savj Ondini o Ninfe. Che pochi
erano i maschi, ma molte le femine che erano di gran bellezza.
Che la terra era piena quasi fino al centro di Gnomi di statura piccola, custodi de' Tesori,
miniere e pietre preziose, ingegnosi amici dell'Uomo, e facili ad eseguire quanto si comandava
loro. Che questi somministravano tutto il il danaro necessario a' Savj, non ambendo altra
ricompensa che la gloria d'essere commandati. Le Gnomidi loro mogli erano piccole, ma'
graziose e con un abito curioso.

Non sarebbero della mia amicizia gli Ondini (risposi ridendo) perche' temo troppo l'acqua. Ma se
vi fossero gli Gnomi sarebbero bene i miei diletti, se mi volessero dare tesori ; perche' cosi' avrei
tralasciato d'affaticarmi tanto in traccia della Pietra Filosofale, com'egli poteva sapere che
facevo a gran spesa del Re', che quasi s'annoiava della lunghezza del lavoro. -E bene, mi
rispose, li vedra' quanto prima, e sara' lei a disporne.-Quanto alli Salamandri (continuo') abitanti infiammati della ragione del fuoco, servono a'
Filosofi, ma non cercano con ardore, benche' ardenti la loro compagnia, e le loro femine si
lasciano vedere di rado.- Elle no a'nno ragione (interruppi) e non mi curo delle loro apparizioni.
- Perche' ? (disse egli)- Perche' (ripigliai) che non avevo a fare di conversare con una bestia si' brutta come la
Salamandra, per maschio o femina che fosse. - V. S. ha' torto (replico' egli) questa e' l'idea che ne a'nno li pittori e scultori ignoranti. Le femine
degli Salamandri sono belle, e piu' belle di tutte le altre, perche' sono d'un elemento piu' puro e
nobile. E non ne parlo perche' V. S. le vedra' a suo piacere, come altresi' li loro abiti, viveri
costumi e le loro leggi mirabili. V. S. sara' affaturato dalla loro belta', dell'ingegno loro piu' anche
che dal corpo, ma non potra' non commiserarle quando udira' che le loro anime sono mortali, e
che non a'nno punto di speranza nel godimento eterno dell'essere supremo, che conoscono ed
adorano religiosamente. Eglino gli diranno che sendo composti di parti purissime di quell'abitato
elemento, e non avendo qualita' contrarie, per esser fatti che d'un elemento solo, non muorono
che dopo varj secoli. Ma che cosa e' il tempo a rispetto dell'eternita' ! Sara' d'uopo rientrare per
un'eternita' nel niente. Tal pensiero li affligge, ed a'nno grande stento li Savj a' consolarli. I nostri
Primi filosofi commiserando lo stato di queste creature elementari, chiesero da che poteva
darne cognizione, rimedio a tal male, e fu' ispirato loro che li Silfi, li Gnomi, li Ondini e li
Salamandri potevano coll'alleanza che potevano contrarre coll'Uomo, essere fatti partecipanti
dell'immortalita'. Cosi' una Ninfa o una Silfide diviene immortale quando puo' maritarsi un Savio,
ed uno Gnomo od un Silfo cessa d'esser mortale quando sposa una femina delle nostre. Da cio'
nacque l'errore de' primi secoli di Tertulliano, di Giustino Martire, di Lattanzio, di Cipriano, di
Clemente Alessandrino, d'Atenagora Filsofo Cristiano, e di tutti gli altri Scrittori di quel tempo.
Eglino avevano saputo che tali mezi uomini elementarj avevano cercato la compagnia delle
femine : ed a'nno tratto da cio' che la caduta degli Angeli non era provenuta che dall'amore al
quale si erano dati in preda per le donne. Alcuni Gnomi desiosi d'immortalizzarsi, avevano
voluto guadagnarsi le buone grazie delle figlie degli uomini, ed avevano loro portato alcune
pietre preziose, di cui eglino, come ho' detto, sono custodi : e questi Autori a'nno stimato,
fondandosi sul libro d'Enoc, inteso male, che era il laccio teso deli Angeli Amorosi alla castita'
delle nostre femine. Nel principio fattesi questi amare dalle figlie degli uomini generarono i
famosi Giganti, e li Cabalisti ignoranti, Gioseppe e Filone (come sono tutti gli ebrei ignoranti) e
doppo essi i nominati Autori a'nno detto, come altresi' Origene e Macrobio, che erano Angeli, e
non a'nno saputo che erano i Popoli elementarj che sotto il nome di figli di Eloim sono distinti da'
figli degli uomini. Cosi' quando il Prudente Agostino ha' avuto la modestia di non decidere circa
le sollicitazioni che quegli che si chiamavano Fauni , o' Satiri, facevano alle Africane a' suo
tempo, e' spiegato da quanto si e' detto del desio di quelle creature di allearsi cogli uomini per
immortalizzarsi. I nostri Savj non imputeranno mai all'amor delle donne la caduta degli Angeli,
ne' sopporranno mai gli uomini al potere de' Demonj, per attribuir loro tutte le venture dell Ninfe
e de' Silfi che riempono la storia. Non vi fu' mai alcun male in cio'. Erano Silfi che procuravano
d'immortalarsi. Le loro sollicitazioni, invece di scandalizzarci, si sono parse si' giuste che percio'
d'un consenso comune abbiamo risoluto di rinunciare totalmente alle donne, e di darci ad
immortalare le Ninfe e le Silfidi.
- Oh che odo ! (esclamai) e fin dove va la f......

- Si' (m'interruppe) ammiri V. S. fin dove va' la felicita' Filosofica ! Per femine di belta' labile
posseggono i Savj bellezze inalterabili, e che a'nno la gloria d'immortalare. Giudichi di grazia
del'amore e della ricognizione di queste amanti invisibili, e con qual'ardore cercano a' piacere al
caritatevole Filosofo che si applica ad immortalarle.- Ah, rinuncio (esclamai ancora una fiata).- Si' (segui' egli senza darmi tempo di parlare) rinunci V. S a' piaceri inutili ed insipidi delle
donne. La piu' bella tra esse e' deforme a' rispetto della minima Silfide : tra questi
abbracciamenti non vi e' mai nausea. Oh miseri quelli che non ponno godere queste volutta'
Filosofiche !- Oh misera lei (interruppi d'una voce framista di colera e di compassione) mi lasci dire fin dove
va la follia Filosofale, e che rinuncio a questa saviezza insensibile, che trovo ridicola questa
filsofia chimerica. Che detesto tai abracciamenti abominevoli che vi uniscono a fantasime, e che
tremo per lei che qualcuna delle chimeriche Silfidi non si acceleri a portarla nell'Inferno nel piu'
caldo de' suoi trasporti, temendo in fine che V. S. non si accorga della demenza di questo zelo
chimerico, e non faccia penitenza d'un fallo cosi' grande e cosi' enorme.- Oh oh (rispose egli rinculando alcuni passi e guardandomi d'un occhio bieco) misera lei spirito
indocile.Quest'azione mi pavento', lo confesso : ma fu peggio quando viddi che, allontanandosi trasse
dalla saccoccia una carta, che vedevo da lungi, piena di caratteri che non potevo discernere.
Leggeva egli con attenzione, si metteva in collera e parlava tra se'. Stimai che invocasse
qualche spirito per ruinarmi, e mi pentii quasi un poco del mio zelo indiscreto. Se evito questa
(dicevo tra me) mai piu' Cabalista alcuno mi parlera'. Tenevo gli occhi fissi in esso, come sovra
un giudice che andava a condannarmi a morte, quando viddi rasserenarsi la sua faccia- Durum est tibi (mi disse ridendo ed accostandomisi) contra stimulum calcitrare. V. S. e'
destinata ad essere il primo Cabalista di questo secolo. Se non sara' per mio mezo, sara'
quando piacera' al suo Saturno.Ah se devo divenire uno di questi pazzi Savj (gli dissi) non sara' che per su mezo, ma temo che
sara' malagevole che mi possa attrarre all'amore filosofico.- Perche' ? (mi replico') sarebbe V. S. assai cattivo fisico per non sapere l'esistenza di questi
popoli ?- Non so (risposi) ma mi sembra che sarebbero sempre diavoli travestiti.
- Come ? (soggiunse egli) Ne credera' V. S. piu' sempre alla sua nodrice che alla ragione
naturale, che a' Platone, a' Pitagora, a' Celso, a' Psello, a' Proclo, a' Porfirio, a' Giamblico, a'
Plotino, a' Trismegisto, a' Nollio, a' Dorneo, a' Fluddo, al gran Teofrasto Paracelso, e che a' tutti
li nostri colleghi ?
- Ne crederei (risposi) piu' anche a V. S. che a' tutti li nominati, ma non potrebbe V. S. fare che
non fossi tenuto di sfarmi in tenerezza con queste Signorette elementari .- Si' (replico' egli, ognuno e' libero, e non si ama se non si vuole : pochi savi a'nno potuto
difendersi da tai bellezze. Ve ne sono pero' stati, che non non a'nno potuto amare per serbarsi
a' cose maggiori.-

- Saro' dunque (ripigliai) di questo numero, Tanto piu' che non saprei risolvermi a perder il
tempo alle cerimonie, che ho udito dire da un Prelato, che si devono praticare per il commercio
di questi Genij. - Questo Prelato (disse egli) era un ignorante, perche' questi non sono Genij, ed inoltre Savio
alcuno non impiego' mai ceremonie, ne' superstizioni per la famigliarita' de' genij, non piu' che
per questi popoli elementari. I Savj non oprano che con i principj della natura : e se sovente si
trovano ne' nostri libri parole inusitate, caratteri e suffumiggi, cio' serve solo per celare
agl'ignoranti i principj fisici. Ammiri V. S. la simplicita' della natura in tutte le sue operazioni le
piu' stupende! ed in tal simplicita' un'armonia ed un concerto cosi' grande e giusto, e si'
necessario, che lo fara' ridurre a' suo malgrado, e lo ritrarra' dalle sue fievoli immaginazioni.
Vorrei dirgli qui quanto insegnamo a' nostri discepoli, a' quelli cioe' che non vogliamo
lasciar'entrare totalmente nel ripostiglio piu' recondito della natura, e che non vogliamo pero'
privare della societa' dei popoli elementarj per la compassione che abbiamo di questi stessi
popoli, voglio dire che vorrei dirgli il modo che si tiene per vedere questi popoli, e di trarli a se',
ma poiche' la vedo cotanto ostinata, voglio prima procurare di rimuoverla da questa sua
caparbia durezza, e poi in altro tempo gli spiegaro' i modi segreti a' questo effetto, e servira' cio'
di lieve castigo alla sua ostinazione.
L'avversione che mi mostra per l'amore di queste creature mi fa ricordarle che potrebbe
accomodarsi con le Salamandre, perche' come sono piu' pure che le altre degli altri elementi,
vivono lungo tempo, quinci non s'accelerano a chiedere a' Savj l'immortalita' e forsi non gliene
parlerebbero mai. Il modo che diferiscono a dirgli e' tutto chimico ; senza caratteri, senza
cerimonie, senza parole ostruse si diviene padrone assoluto di que' popoli ; ed egli non esigono
alcun culto da' Savj, perche' sanno essere piu' nobili d'essi. E la venerabile natura ignea a' suoi
figli a riparare gli elementi cogli elementi. Colla sola chimica si ristabilisce l'armonia, e cosi'
l'uomo ricupera il suo impero naturale, e puo' tutto negli elementi, senza demonio e senz'arte
illecita ; e da cio' V. S. vede, e vedra' da quanto gli diro' fra qualche tempo, che i Savj sono piu'
innocenti di quello che si pensa. V. S. non mi dice niente ? - Ammiro (risposi) il suo discorso, e comincio a' temere che non mi faccia divenire maggiore
distillatore di quello che sono. Di gia' per questo ho' incontrato tante disgrazie, e V. S. vede che
anche adesso vi sono immerso fino alla gola. Quante spese non ho fatto fare a' varie persone,
alla Regina Cristina di Svezia in Amburgo, ed a' questo Re' ? L'assicuro che temo co' suoi
discorsi dell'avvenire.-No', no' (mi disse) . V. S. lascera' un giorno tutto questo ; e gli ho' detto che i Savj non
mostrano queste cose che a' quegli che non vogliono annoverare totalmente tra essi. V. S. col
tempo avra' questi vantaggi, ed altri ben piu' gloriosi, e grati con procediture ben'altrimento
filosofiche. Non gli ho' detto questo, che per mostrargli l'innocenza di questa filosofia e per
levargli il terrore che mostrava. - Non ho piu' tanta paura che ne avevo teste' (risposi), E benche' non mi determini ancora ad
accomodarmi con le Salamandre, come mi ha proposto, non lascio pero' d'avere la curiosita' di
sapere come ha' scuoperto che que' popoli morivano. - Eglino ce lo dicono (ripiglio' egli) e li vediamo morire.- Come dunque (replicai) li puo' vedere morire, gia' che il comercio de' Savj l'immortala ?- Cio' sarebbe buono (disse egli) se il numero de' Savj uguagliasse il loro : oltre che vi sono
molti d' essi che amano piu' tosto di morire che d'arrischiare coll'immortalita' d'essere infelici,
come vedono che sono i demonj. Il Diavolo ispira loro tale sentimento, e fa tutto per impedire
queste povere creature di divenir' immortali col nostro comercio. Si che tengo, e V. S. deve
tenere per una tentazione perniziosa e come un muoto fuori d'ogni carita', l'avversione che V. S.

ha'. Del resto per quanto concerne questa, chi e' che costrinse l'Oracolo di Apollo di dire, che
tutti quegli che parlavano negli oracoli erano come desso mortali, come riferisce Porfirio ? E che
pensa lei che vogli dire quella voce intesa nelle spiagge della di lei Italia, che pavento' que' che
solcavano il mare ? Il GRAN PAN E' MORTO. Erano i popoli Aerei che avvertivano gli Ondini
che il primo ed il piu' vecchio dei Silfi era morto.
- Quando questa voce fu' udita (gli dissi) mi sembra che il mondo adorava Pan e le Ninfe.
Questi dunque erano i Dij falsi de' Pagani ? E vuol poi ch'io abbia comercio con essi ?
- Egli e' vero (ripiglio') i Savi non diranno mai che il diavolo abbia mai avuto il potere di farsi
adorare. E' troppo sfortunato e fievole per aver avuto questo piacere e questa autorita'. Ma ha'
potuto persuadere a questi elementari di mostrarsi agli uomini e di farsi ergere tempj ; e per il
dominio naturale, che ciascuno ha sull'elemento che abita, intorbidavano l'aere ed il mare,
vacillavano la terra e davano il fuoco dal Cielo a' loro piacere ; si che non avevano stento ad
esser pigliati per Divinita', finche il Sommo Essere non volle trarre dal buio le Nazioni. Ma' il
Diavolo non ha' ottenuto dalla sua malizia quanto sperava ; posciache da cio' e' successo che
Pan e tutti gli elementari, avendo trovato modo di mutar questo culto in comercio d'amore
(sendo che, se V. S. si ricorda appo gli Antichi Pan era il Re di quei Dij che nominavano Incubi,
e che sollecitavano molto le femine) molti si sono sottratti al Diavolo, e non abbruceranno
nell'Inferno, almeno secondo alcuni, che non so se devo nominar dementi e pazzi. - Non intendo questo (ripigliai).- V. S. non intende certo ( continuo' egli) ridendo e burlando. Questo supera tutti quegli, che non
intendono questa fisica. Sappia che si come gli elementari acquistano immortalita' coll'alleanza
co' gli uomini predestinati, cosi' gli uomini che non hanno parte alla gloria eterna, questi miseri,
a' quali l'immortalita' non e' che un vantaggio funesto, per i quali il Messia non e' stato mandato.
- Voi siete dunque Giansenisti, signori Cabalisti ? (interruppi).
- Non sappiamo queste opinioni (replico' egli agramente). Questi sfortunati, a' quali la triste
immortalita' non sarebbe che una disgrazia eterna, a'nno ancora il rimedio, come alcuni credono
di poter divenir mortali alleandosi coi popoli elementarj. Se cio' e' i Savj non arrischiano niente
per l'eternita'. Se sono predestinati a'nno il piacere di condurre al Cielo nel lasciare la prigione di
questo corpo, la Silfide o Ninfa che hanno immortalata, e se non sono predestinati, il comercio
con la Silfide mortalizza l'anima loro e lo libera dall'orrore della seconda morte. Cosi' si esentano
dal pericolo d'essere dannati.
- Senza dubbio (Esclamai non osando irarlo per farlo seguire a scoprire i suoi chimerici segreti
della Gabala, che stimai bizarri, e ricreativi dal poco che aveva detto) V. S. da' una perfezione
troppo indiscreta alla sua Filosofia. Sono Cristiano, Signore, e giammai mi lasciaro' metter'in
capo cose simili che repugnano alla ragione ed alla Scrittura Sagra, la quale e' necessario
seguire per salvarsi.
- V. S. vede (mi disse) che gli ho detto che e' opinione solamente d'alcuni. Ma se questa e' vera,
supera l'intelligenza di tutti i di lei dottori.
- V. S. ha ragione (replicai) e credo che superi anche l'intelligenza de' nostri Magistrati, e che se
potessero scoprire chi sono quegli che fuggono dalle mani del Demonio con questo meza,
pigliarebbero gl'interessi del Diavolo contro que' fuggiaschi, e farebbero loro un cattivissimo
partito.
- E' percio' (ripiglio' egli) che vi raccomando il segreto. I giudici sono stravaganti, condannano
un'azione innocente come un delitto abominevole. Qual barbarie ! di aver fatto abbruciare quei
due Preti che dice il Prencipe della Mirandola d'aver conosciuti, che avevano avuto ciascuno la

sua Silfide lo spazio di quarant'anni ! Che inumanita' d'aver fatto morire Giovanna Ervilliera, che
si era apposta ad immortalare un Gnomo lo spazio di trenta sei anni ! e qual ignoranza a Bodino
di trattarla da strega, e di pigliar motivo da cio' di autorizzare le chimere popolari circa le
streghe. Ma' vedo esser tardi, e che V. S. non ha' magnato, perche' per noi altri magnamo per
piacere, e mai per necessita', come fanno i Savj del mondo che non magnano, che per
necessita'. Che pensa S. V. (continuo') che possino star'i Savj senza magnare ? - Non so (gli risposi). Moise' ed Elia stettero quaranta giorni, i savj, stimo, staranno qualche
giorno di meno.
- Che bello sforzo sarebbe (ripiglio'). Paracelso afferma aver veduto veri Savj che sono stati
vent'anni senza magnare la minima cosa. Egli stesso, prima d'essere pervenuto alla Monarchia
Filosofica, provo' di vivere molti anni col pigliar solamente un mezo scrupolo di quintessenza
solare. E' non si ha' che a' separare la terra elementare, cioe' depurata di grassizie, da ogn'altro
elemento, porla sull'umbilico, e rinnovarla quando e' troppo secca, e fa che non si cura l'uomo di
magnare e bere senza stento veruno, come ha' provato Paracelso per sei mesi. Sovracio'
andassimo a pransare secondo l'uso degli Eroi Filosofici.Doppo pranso ritornassimo al luogo di conversazione. Avevo compassione della demenza di
questo Signore, dalla quale vedevo che era malagevole di ritrarlo, e questo mi vietava di pigliare
spasso di quanto m'aveva detto, almeno tanto quanto avrei fatto se avessi avuto speranza di
ritrarlo. Cercavo nell'antichita' qualche cosa per opporgli a' che non potesse rispondere, perche'
di addurgli li sentimenti della chiesa stimavo che non gli piacerebbero per esser pazzo, e di
voler convincere u cabalista colla ragione, cio' mi sembrava troppo arduo. Mi venne in questo
mentre nel capo che aveva parlato de' Dij falsi, a' quali aveva sostituito gli elementarj, e che cio'
poteva essere refutato cogli Oracoli de' Pagani, che la scrittura tratta con verita' per tutto di
Diavoli, e non di silfi. Ma' come non sapevo se attribuirebbe gli Oracoli a qualche causa
naturale, stimai necessario di fargli dire il suo pensiero sovra di cio'. Me ne diede motivo
lodando certe statue che erano in quel luogo dov'eravamo.
- Sono state qua portate massime d'Italia (ripigliai) credendo che altre fiate avevano resi oracoli,
quinci sono state comprate a' gran contenti.- E' un male comune (ripiglio' egli) L'Ignoranza fa commettere ogni giorno una maniera
d'Idolatria colpevole, col conservare con cura gl'idoli che si credono aver servito altre fiate al
demonio per farsi adorare. Non si sapra' mai nel mondo, che nel suo principio i nemici sono stati
precipitati sotto lo sgabello de' piedi, e che il demonio e' tenuto incatenato sotto la terra nel buio
tenebroso ! tal curiosita' poco lodevole. Di ragunare cosi' que' creduti organi del Diavolo,
potrebbe divenir innocente se si potesse persuadere che mai il demonio ha oracolizzato.
- Non istimo (interruppi) che fosse agevole d'asserirlo tra curiosi ; ma ben si forse tra i Sodi.
Posciache e' stato deciso poco fa in una Ragunanza fatta apposta per tal materia da' acutissimi
ingegni, che tutti questi Oracoli non erano che una superchierie dell'avarizia de' Preti Gentili, od
un'artifizio della politica de' Sovrani. - Erano forsi (mi disse) Maomettani quegli della ragugnanza, e che decisero questo ?- No (risposi)
- Di qual religione dunque erano (replico') poiche' non badano alla Scrittura Sagra, che parla in
tanti luoghi di tanti varj Oracoli ? e particolarmente de' Pitoni, che facevano la loro residenza e
che rendevano le loro risposte nelle parti destinate alla moltiplicazione.- Parlai (replicai) di questi ventri parlatori, e feci notare che Saule li aveva banditi dal suo Regno,
dove ne trovo' pero' ancora uno la vigilia della sua morte, la cui voce ebbe l'ammirabil potere di

resuscitar Samuele, a' suo priego, ed alla sua rovina. Ma questi sapienti non lasciarono di
decidere, che non vi furono mai Oracoli.- Se la Scrittura non faceva loro impressione (disse egli) bisognava convincerli coll'antichita',
nella quale era agevole di far loro vedere mille bellissime pruove. Tante Vergini gravide del
destino de' mortali, che partorivano la buona o la cattiva fortuna di quegli che le consultavano.
Perche' non adduceva V.S. Crisostomo, Origene ed Ecumenio ? Che rammentano que' indovini
chiamati da Greci Engastrimandes , i cui ventri profetici articolavano Oracoli tanto famosi. E se
non volevano la Scrittura e i Padri, bisognava addurre quelle zitelle miracolose menzionate da
Pausania, che si mutavano i colombe, e rendevano li celebri Oracoli delle Colombe di Dodona ;
o' quelle zitelle illustri della Francia, che si mutavano in ogni figura, al piacere de' Consultanti, e
che oltre gli Oracoli celebri che rendevano, avevano l'imperio sovra li fiotti, ed una autorita'
salutare sulle malattie piu' incurabili.- Oh (risposi) sarebbero state trattate queste cose di falsita'.- Perche' (ripiglio' egli), l'Antichita' forsi le faceva sospette ? Doveva allegar loro gli Oracoli che
si rendono ancora ogni giorno.
- Ed in qual luogo del mondo (gli dissi)
- Per tutto (rispose) V. S. e' maestro in Israele e non lo sa ? Non si consultano forse ogni giorno
gli oracoli acquatici dentro bicchieri d'acque o' dentro bacini, e gli aerej negli specchi, co' crivelli
e sulle mani delle Vergini ? Non si recuperano cosi' gli orologi rubati e cose perdute ? Non si
sanno cosi' le nuove de' paesi lontani ?- Ah, che mi dice V. S. (gli dissi)- Gli dico (ripiglio' egli) quanto son sicuro che arriva ogni giorno. - Mi scusi Padrone (replicai) io non lo credo. I magistrati farebbero giustizia e darebbero qualche
esempio d'un'azione tanto abominevole e non tolerarebbero che l'idolatria.......- Oh, come V. S. e' pronto ! (interruppe) non vi e' tanto male come pensa in questo, e la
provvidenza non lasciera' che si estirpi questo rimasuglio di filosofia che si e' salvato dal
miserando naufragio della povera verita'. Se rimane ancora qualche vestigio del formidabile
potere de' nomi divini fra' i popoli, perche' scancellarlo ? e perder cosi' il rispetto a' quegli che
operano soli tante meraviglie, anche invocato dagli ignoranti e peccatori, e che farebbero bene
altri miracoli, e piu' stupendi in una bocca cabalistica. Se S.V. voleva convincerli della verita'
degli Oracoli non aveva che da esaltare la sua imaginazione, e la sua fede, e volgendosi verso
l'Oriente gridare ad altra voce A. G........- Signore (interruppi) avrei ben badato di far un simile argomento a' persone si onorate come
quello colle quali ero ; m'avrebbero pigliato per pazzo, perche al certo non vi prestano fede, e
quando anche avessero saputo l'operazione gabalistica, che V. S. dice, non sarebbe riuscita
per mia bocca, perche io vi ho' ancora minor fede d'essi.- Se V. S. non ne ha (disse egli) ce ne faro' bene venire. Fratanto se avesse V. S. stimato che
non avessero prestato fede a quanto si vede ogni giorno, dovea addur loro l'Oracolo che dice
Celio Rodigino aver veduto egli stesso render nel fine del secolo passato da quell'uomo
straordinario che prediceva il futuro collo stesso organo di Euricle di Plutarco - Non avrei voluto (risposi) citar Rodigino, perche' sarebbe stata la citazione assai pedantesca,
e non avrebbero mancato di dirmi che quest'uomo era un' indemoniato.

- Si l'avrebbero detto, ma frateschissimamente (ripiglio' egli)- Signore (interruppi) nonostante la di lei avversione cabalistica che vedo che ha per gli
Ecclesiastici, non posso far di meno in tal'occasione di prendere il loro partito. Stimo che non vi
sarebbe tanto male di dire che non vi sono mai stati Oracoli, quanto vi sarebbe nel dire che non
era il demonio che parlava. Poiche' in fine i Padri ed i Teologi......-Poiche' infine (interruppe egli) i Teologi non concedono eglino che la sapiente Sambetea, la
piu' antica delle Sibille era figlia di Noe' ?
- Che importa ?(ripigliai)
- Plutarco (ripiglio' egli) non dice egli che la piu' antica delle Sibille fu' la prima, che rese gli
oracoli a Delfo ? Questo spirito, che teneva Sambetea nel suo seno, non era dunque un
Demonio, ned il suo Apollo era un Dio falso ; poiche' l'idolatria non comincio' che un pezzo
doppo la divisione de' linguaggi, e sarebbe poco verisimile d'attribuire al padre delle menzogne i
libri delle Sibille e tutte le pruove della vera Religione che ne a'nno tratte i Padri : e poi non
tocca a V. S. di rompere il matrimonio fatto da un cardinale di Autorita' tra Davide e la Sibilla, ne'
di accusare questo personaggio d'aver comparato un si' gran profeta ed un sfortunata
Energumena. Posciache' o Davide fortifica la testimonianza della Sibilla, o' la Sibilla affievolisce
l'autorita' di Davide. In oltre il Demonio e' mai egli stato diviso da se stesso ? ed egli alle fiate
contrario a' suoi proprj interessi ?
- Perche' no ? (gli risposi)
- Perche' no ? (disse egli) Perche' quello che Tertulliano ha' chiamato la ragione di Dio, non lo
trova a proposito. Il Demonio non e' mai diviso da se stesso. Ne siegue dunque o' che il
demonio non ha' mai parlato contro i suoi proprj interessi ; quinci se gli oracoli a'nno parlato
contro gl'interessi del demonio, non era il Demonio che parlava negli Oracoli.
- Ma Dio non ha' egli potuto sforzar il Demonio (gli dissi) di dar luogo alla verita' e di parlar
contro se stesso ?
- Ma (replico' egli) se Dio non l'ha' sforzato ?
- Ah ! in questo caso (ripigliai) V. S. avra' maggior ragione che li Ecclesiastici.
- Vediamolo dunque (segui' egli) e per procedere invincibilmente non voglio addurre gli Oracoli
addotti da' Padri perche' com'eran uomini potevano ingannarsi, ma' voglio addurre un'Uomo che
non puo' essere sospetto in cio' : Pagano, e Pagano d'altra sorte che Lucrezio, Luciano o' gli
Epicurei, un Pagano infatuato de' suoi Dij e de' demoni senza numero, superstizioso fuor di
modo, Mago e per conseguenza gran partigiano del Diavolo, Porfirio io dico. Ecco alcuni oracoli
ch'egli riferisce, eccoli, parola per parola.

Oracolo
Vi e' sovra il fuoco celeste una fiamma incorruttibile, sempre risplendente, scaturigine dell vita,
fonte d'ogni essere e principio d'ogni cosa. Questa fiamma produce tutto, e non perisce che
quanto questa consuma, si fa conoscere da se stessa e non puol'esser contenuta da alcun
luogo.
Ella e' senza corpo, senza materia, circonda i Cieli ed esce da essa una scintilluccia che fa tutto
lo splendore del Sole, della Luna e delle Stelle. Ecco quanto so d'Iddio : non cerca a' saperne di
piu', perche' eccede la tua capacita' per sapiente che tu sij. Del resto sappi che l'uomo ingiusto

e cattivo no puo' celarsi da Dio. Ne' scaltrezza, ne' senza puo' coprire niente a' suoi occhi
penetranti. Tutto e' pieno di Dio. Dio e' per tutto.
- Questo Oracolo non mi pare procedente dal Demonio. Almeno (dissi) esce assai dal suo
carattere.
- Eccone un altro (disse egli) che dice meglio.
Oracolo
Vi e' in Dio una profondita' immensa di fiamma il cui calore tranquillo e quieto fa l'armonia e la
durata del mondo. Cosa veruna non esiste che da questo fuoco, che e' lo stesso di Dio. Non e'
stato generato da alcuno, e' senza madre, sa tutto, e non gli ci puol'insegnar niente ; e'
invacillabile ne' suoi disegni, ed il suo nome e' ineffabile. Ecco cosa e' Iddio, posciache per noi,
che siamo suoi Messaggieri, non siamo che una particella di Dio.
- E bene che dice V. S. di questo ?
- Diro' di tutti due (replicai) che Dio puo' sforzar il Padre delle menzogne a' dar luogo alla verita'.
- Eccone un altro (ripiglio' egli) che levara' questo scrupolo
Oracolo
Ahi Tre'piedi ! Piagnete e fate l'Orazione funebre del vostro Apollo. Egli e' mortale, si spegne
perche' la luce della fiamma celeste lo fa spegnere.
- V. S. vede bene che, chiunque sia che parla in questi Oracoli, che spiega cotanto bene a'
pagani l'essenza, l'Unita', l'immensita' e l'Eternita' di Dio, confessa che e' mortale e che non e'
una scintilluccia di Dio. Non e' dunque il demonio che parla, poiche' e' immortale, e che Dio non
lo sforzarebbe a dirlo, che non lo e'. E' costante che il Demonio non si divide contro se stesso. E
egli questo il modo di farsi adorare, di dire che non vi e' che un Dio solo ? dice che e' mortale, e
da quando in qua il Demonio e' si' umile di levarsi le sue qualita' naturali ? V. S vede dunque,
che, se il principio di quello che si chiama per eccellenza il Dio delle scienze sossiste, non
pol'essere il Demonio che ha' parlato negli Oracoli.
- Ma se non e' il demonio (gli dissi) o' con mentire quando si dice mortale, o' dicendo la verita'
per forza quando parla di Dio, a' chi attribuire dunque questi oracoli che V. S. sostiene esser
veramente stati resi ? Forsi all'esalazione della Terra, come Aristotele, Cicerone e Plutarco ?
- Oh questo no (disse egli) non sono cosi' pazzo.
- Come (replicai) tiene V. S. questa opinione per pazza ? i suoi partigiani sono pero' persone di
giudizio.
- Non lo sono in questo (ripiglio' egli) ed e' impossibile di attribuire all'esalazione quanto si e'
fatto negli Oracoli. Per esempio, quell'uomo appo Tacito, che compariva in sogno a' Sacerdoti
d'un tempio d' Ercole, nell'Armenia, e che comandava loro di tenergli pronti corsieri bardati per
la caccia. Sin qui potrebb' essere l'esalazione : ma quando i corsieri venivano alla sera stanchi,
ed il carcasso vuoto di frecce, e che il giorno seguente si trovavano tante bestie morte ne'
boschi quante frecce nel carcasso, cio' non puo' derivare dall'esalazione. E non era il Diavolo,
perche' non si puo'l'attribuire all'inimico di Dio senza pazzia, che gli sia permesso di pigliarsi tale
spasso.
-A' che dunque (gli dissi) attribuisce la Gabala tutto cio' ?

- Aspetti V. S. (replico') e mi lasci levargli dal capo quest'esalazione, perche' ha citato con tant'
Emfasi Aristotele, Cicerone e Plutarco che V. S. potrebbe ancora citare Giamblico, che, per
dotto che fosse, stette in tal'errore qualche tempo, che lascio' pero' quando ebbe squitinata la
cosa nel libro de' misterj.
Pietro d'Aponio, Ponponaccio, Levinio, Sisenio e LucinioVanino ancor'eglino, a'nno piacere
d'aver trovato questo in alcuni antichi. Tutti questi dotti, quali, quando parlano delle cose divine
dicono piu' tosto quanto bramano, che quanto conoscono, non ammettono cosa alcuna di sovra
umano negli Oracoli, per riconoscere qualche cosa di superiore all'uomo. Temono di fare una
scala per arrivare sino a' Dio, che temono di conoscere co' gradi delle Creature Spirituali, e
vogliono piu' tosto farsene una per iscendere nel niente. Non vogliono assoggettare l'uomo alle
sostanze meno materiali, e l'assoggettiscono ad un'esalazione, e senza considerare che non vi
e' alcun rispetto tra' questo fumo chimerico e l'anima dell'Uomo tra' questo vapore e le cose
future, tra' questa causa fievole e questi effetti miracolosi, basta loro d'essere singolari per
credere che sono ragionevoli, e di niegare gli spiriti per sembrare dotti e giudiziosi..
- La singolarita' dunque spiace molto a V. S. (interruppi)
- Ah (mi disse egli) e' la peste del giudizio, e la pietra d'inciampo de' giudiziosi. Aristotele, per
gran logico che fosse, non ha' potuto evitare il laccio, nel quale la fantasia ed il ghiribizzo della
singolarita' induce tutti, non ha' potuto, dico, evitare d'imbrogliarsi e di contraddirsi. Dice nel libro
della generazione degli animali, e nella sua morale, che l'intelletto umano viene dall'uomo
esteriormente, e che non puo' procedere dal Padre : e per la spiritualita' delle operazioni
dell'anima conchiude esser'essa d'un altra natura che il composto materiale che anima, e la cui
materialita' non fa che offuscare le speculazioni invece di contribuire alla loro produzione. Cieco
Aristotele ! poiche' secondo esso il composto materiale non puol'essere l'origine de' pensieri
spirituali, e vuole poi che un'esalazione fievole possa essere la causa de' pensieri sublimi, e
dello scopo pio de' Pitoni che oracolizzano. Ecco come si contradice, e come la singolarita' lo fa
traviare.
- V. S. parla benissimo (gli dissi) - sperando di sanarlo dalla sua demenza, gia' che vedevo che
parlava bene, dio voglia che.....
- Plutarco (interruppe egli) tanto sodo, muove a compassione ne' suoi dialoghi, perche' gli
oracoli a'nno cessato. Si oppone varie cose convincenti che non risolve punto. Perche' non si
risponde degli, quando gli si dice che se e' l'esalazione che sia la causa di questi trasporti ed
entusiasmi, tutti quegli che si avicinano al trepiede fatidico sarebbero pieni d'entusiasmi, e non
una zitella sola, ed ancora e' d'uopo ch'essa sia vergine ? Ma' come puo' questo vapore
articolar voci nel ventre ? Di piu' questa esalazione e' una causa naturale, necessaria, che deve
fare il suo effetto regolarmente e sempre : e perche' questa zitella e' agitata solo quando vien
consultata ? E perche' la terra ha' cessato ella di tramandare simili vapori ? E' essa meno terra
di prima ? riceve ella altri influssi ? ha essa altri mari, e fiumi ? Chi ha' dunque otturato i suoi
pori, o' mutata la sua natura ? Ammiro Ponponaccio, Lucillo ed altri d'aver pigliato l'idea di
Plutarco, e d'aver lasciato il modo con che si spiega. Egli aveva parlato piu' giudiziosamente
d'Aristotele e di Cicerone. Com'egli era uomo giudizioso, e non sapendo che conchiudere degli
Oracoli, doppo un'irresoluzione tediosa, si era prefisso che tal'esaltazione era uno Spirito Divino
; cosi' attribuisce alla divinita' que' moti e chiarezze straordinarie delle sacerdotesse d'Apollo
(Questo vapore indovino- dic'egli - e' un soffio ed uno spirito divino e santo). Ponponaccio,
Lucillo e gli Atei moderni non tengono simili discorsi, che suppongono la divinita' . Tai esalazioni
(dicono eglino) erano della natura de' vapori che infettano gli Atribilarj, che parlano linguaggio
che non sanno. Ma Fernello refuta questi empj, provando che la bile, che e' un'umor peccante
non puo' cagionare questa diversita' di linguaggi, che e' un effetto miracoloso della
considerazione, ed un espressione artifiziale de' nostri pensieri. Egli ha' pero' deciso la cosa
imperfettamente quando si e' soscritto a Psellio ed altri che non a'nno capito la nostra filosofia.

Non sapendo d'onde pigliare le cause di tanti effetti, ha' fatto come le Donne ed i Frati e li ha'
attribuiti al Demonio. - A chi dunque attribuirli (gli dissi) e' un pezzo che aspetto tal segreto.
- Plutarco stesso l'ha' notato (mi disse egli) ed avrebbe fatto bene di tenervisi. Questo modo
irregolare di spiegarsi per un organo indecente, non essendo assai grave e degno della maesta'
de' Dij (dice questo pagano) e superando quanto dicevano gli Oracoli le forze dell'anima
dell'Uomo, quegli a'nno reso un buon servizio alla Filosofia che a'nno stabilito alcune creature
mortali tra' gli Dij e gli uomini, a' quali si puo' riferire quanto supera la fievolezza umana, e che
non si avvicina alla grandezza divina. Quest'opinione e' di tutta la filosofia antica. I Platonici, e
Pitagorici lo''avevano pigliata dagli Egizj, e questi da Gioseppe e dagli ebrei che abitarono
l'Egitto prima del passaggio del mar Rosso. Gli Ebrei chiamano queste sostanze che sono tra gli
Angeli e l'uomo Sadaim ed i Greci trasportando le sillabe e non aggiungendovi che una lettera,
Daimonos. Questi Demonj sono appo gli antichi Filosofi un popolo aereo dominante gli elementi,
mortale, generante, incognito in quel secolo a' quegli che tracciavano poco la verita' nella sua
antica stanza, cioe' la nella Gabala, e nella teologia degli Ebrei che avevano appo d'essi l'arte
particolare di trattenere questa nazione aerea, e di conversar con essa.
- Eccola ancora, per quanto io credo (interruppi) alli suoi Silfi.
- Si' (continuo' egli). Il Terafim de' Giudei non era che la cerimonia che bisognava osservare per
tal comercio ; e quel Micas ebreo che si lagna nel libro de' Giudici che sono stati levati li suoi Dij,
non piagne che la perdita della statua nella quale i Silfi lo trattenevano. I Dij che Rachele rubbo'
a suo Padre, erano un Terafim. Micas, ne' Labano non sono ripresi d'idolatria : e Giacobbe non
avrebbe vissuto quatordici anni con un'Idolatra, ne' sposato la sua figlia. Cio' non era che un
comercio de' Sifi : e noi sappiamo per tradizione che la Sinagoga teneva tal comercio lecito, e
che Idolo della moglie di Davide non era che il Terafim col quale teneva comercio co' popoli
elementarj : poiche' V. S. puo' ben credere che un simile Profeta non avrebbe tolerato l'Idolatria
in casa sua. Questi elementarj prima della venuta del Messia pigliavano piacere a' spiegar'agli
uomini negli oracoli quanto sapevano di Dio ; ed a' mostrar loro a' vivere moralmente, a' dar loro
consigli prudenti ed utilissimi, come se ne vedono molti appo Plutarco ed altri Storici. Ma
quando Dio ebbe pieta' del mondo, e volle divenir'egli stesso Dottore, questi Dottorelli si
ritirarono, e quinci il silenzio degli Oracoli.
- Risulta dunque (replicai) da tutto il discorso, che vi sono stati Oracoli, e che i Silfi li rendevano ;
e che sono dessi che li rendono ogni giorno ne' bicchieri, negli specchi e crivelli.
- Li Silfi,o' Salamandri, i Gnomi o' li Ondini (ripiglio' egli)
- Se cio' e' (replicai) i di lei elementarj sono bene poco onesti.
- Perche' ? (disse egli)
- Eh, puossi vedere cosa piu' brutta (seguitai) che tutte queste risposte equivoche che davano
sempre.
- Sempre ? (ripiglio' egli). Ah non sempre. Quella Silfide che apparve a quel romano in Asia e
che gli predisse che vi riverrebbe una fiata in qualita' di Proconsole, parlava forsi essa con
oscurita' ? E Tacito non dice egli che la cosa successe com'era stata predetta ? Quell'iscrizione,
e quelle statue famose nelle Storie di Spagna, che predissero allo sfortunato Re' Rodrigo che la
sua curiosita' e la sua incontinenza sarebbero castigate da persone vestite ed armate come
loro, e che questi uomini neri s'apponderarebbero della Spagna, e vi regnarebbero lungo tempo.
Cio' non poteva essere piu' chiaro, e se ne vidde l'effetto lo stesso anno, perche' i Mori
stronarono questo Re' effeminato, e V. S. ne sa la storia ; e V. S. vede bene che il Demonio,

che doppo la venuta del Messia non dispone degl'Imperi, non ha' potuto esser'autore di questo
Oracolo, e che sicuramente e' stato qualche Gran Gabalista che l'aveva saputo da qualche
Salamandra delle piu' dotte : poiche come queste cose amano molto la castita', ci dicono
volentieri li disastri che devono arrivare al mondo per la mancanza od intaccamento di tal virtu'.- Ma Signore (gli dissi) trova V. S. casto e degno del pudore Cabalistico quell'organo eteroclito
di cui si servivano per predicare la loro Morale ?
- Ah questa volta (disse ridendo) V. S. e' pazzo, non vede ella la ragione fisica che fa che il
Salamandra infiammato si piace nei luoghi piu' ignei, ed e' attratto dal....
- Intendo, intendo (interruppi) senza che si spieghi piu' avanti
- Quanto all'oscurita' d'alcuni Oracoli (segui' egli gravemente) che V. S. chiama bruttezza e
sporchezze, le tenebre non sono elleno l'abito ordinario della verita' ? L'oracolo continuo
lasciato da Dio, la Scrittura dico,, non e' ella ingombrata d'una oscurita' santa che confonde i
superbi come conduce gli umili ? Se V.S. non ha' che questa difficolta', la conseglio a' non
differire d'entrare in comercio co' questi elementarj. V. S. li trovera' onesti, sapienti, benefici e
timorosi di Dio. Son di parere che V. S. cominci da' Salamandri, perche il suo Marte denoti
molto ardore nelle sue azioni ; E per il matrimonio son di parere che si pigli una Silfide. V. S.
sara' piu' felice con ella che con altre, perche' il suo Giove in sestile di Venere presiede all'aere
e popoli aerei. Pero' squitini il suo interiore, perche' come sapra' un giorno, e' per gli astri
interiori che il Savio si governa, e gli astri del cielo esteriore non servono che a fargli conoscere
piu' certi gli aspetti degli astri del Cielo interiore, che e' in ogni creatura. Cosi' tocca a'V. S. a dir
la sua inclinazione per procedere all'alleanza cogli elementarj che gli saranno piu' a' grado.- Cio' (risposi) richiede tempo per deliberarmi - e sovra questo ritornassimo a Coppenaga, ed in
istrada lo feci discorrere degli Atei e non ho' mai udito parlare cotanto bene, ne' dire cose si'
sode per l'esistenza di Dio e contro l'accecamento di quegli, che passano la loro vita senza
darsi ad un culto continuo di quello dal quale teniamo l'essere e che ci conserva. Ed assicuro V.
E. ch'ero attonito dal carattere di questo signore, e non potevo capire come poteva essere in
uno stesso tempo tanto forte e tanto fievole, si mirabile quanto ridicolo.
Fra' tanto in me stesso ruminavo tutte queste cose, ed avrei volentieri desiderato che quanto
m'aveva detto fosse vero, perche volentieri avrei voluto aver comercio co' Gnomi per aver da
essi Tesori e segreti proprj per accumular danari per potermi astenere dalle fatiche continue alle
quali m'ero dedicato per tracciare la Pietra Filsosfale, ma' quando squitinavo tutto, trovavo che
era chimerico, e cosi' lasciando tutti questi elementarj chimerici nel loro niente, continuai le
principali fatiche per questo Re', ne' mi sono piu' curato di vedere questo Signore per qualche
tempo. Egli mi e' stato a' cercare gia' due volte, ma' non avevo tempo di parlargli. Se lo vedro' di
nuovo non mancaro' di dar parte a' V. E. della continuazione di questo trattenimento bizzarro,
che dal detto si puo' dedurre che sara' bello.
Fra' tanto V. E. puo' spassarsi di questo fin ad altro tempo, che mi verra' fatto di trattenerla
d'altre cose, e la supplico di credere che in ogni occasione mi gloriaro' d'essere con rispetto e
riverenza
D. V. E.
da Coppenaga li 16 Maggio 1666
Umilissimo, ed Ubb.mo Serv.re
Francesco Borri

IV
Eccellentissimo Signore
Eccomi di nuovo con questa a' dare spasso , per quanto m'imagino a' V. E. colla continuazione
del discorso di quel Signore Danese, del quale gia' le scrissi in altra mia lungo ragionamento,
circa l'esistenza di certe creature elementari, come da quella V. E. avra' visto. Ho' tardato tanto
perche' ho' tardato d'abboccarmi con esso, quantunque egli lo desiderasse in sommo e che ne
sollecitasse li mezi : ma' miei soffiamenti mi tenevano talmente occupato che non ho' avuto
tempo per dare qualche ora a' simili trattenimenti, finche arrabbiato un giorno per lo scoppio di
qualche vaso di liquor prezioso, che avevo quasi ridotto a' perfezione, e cio' per aver dato fuoco
quasi in eccesso, godei che giustamente mi venne a' trovare, che servi' per dar sollievo
all'affanno che mi rodeva il cuore.
Egli m'accosto' : - Embe' (mi diss'egli) per quale specie de' popoli invisibili ha' V. S. maggior
inclinazione, per le Salamandre, Gnomidi, Ondini o Silfidi ? - Non ho ancora (risposi) risoluto il matrimonio, e se lo volessi, amerei meglio con le Gnomidi
che con altre, affinche per amore mi facessero riuscire la pietra Filosofale. - E perche' non si risolve ? (ripiglio') - A' parlare ingenuamente, Signore (gli dissi) non posso mutar pensiero, ne' l'immaginatione :
questa mi rappresenta sempre questi elementarj come tanti griffagni del diavolo.
- Oh Dio (esclamo' egli) non chiudi di grazia l'adito alla verita', sia piu' docile. Ma no', lo dispenso
d'esserlo perche' si offende la verita' con prepararle strada.
Essa sa abbattere le porte di ferro ed entrare ovunque vuole a' malgrado della resistenza della
menzogna. E che puo' V. S. opporle ? Forsi che Dio non ha potuto creare tali sostanze
elementari ? - Non ho' squitinato (gli dissi) se vi e' qualche impossibilita' nella stessa cosa. Se un elemento
solo puo' somministrare sangue, carne d ossa, se vi puol'essere un temperamento senza
mescolazione, ed azione senza contrarieta' ; ma supposto che Dio l'abbia potuto fare, che
pruova soda evvi che l'abbia potuto fare ?- Vuol V. S. esserne convinto all'istante (ripiglio' egli) senza tante maniere ? me ne vado a far
venire i Silfi di Cardano, e V. S. sentira' dalla loro bocca cio' che sono e quanto gliene ho' detto.
- No' no', di grazia Signore (eclamai) differischi la supplico questa sorte di pruova, finche sij
persuaso che costoro non sono nemici di Dio, posciache fin'a' questo vorrei piu'ttosto morire che
far questo torto alla mia coscienza di......- Ecco l'ignoranza e la devozione falsa di questi tempi ! (interruppe egli) Perche' non si
scancella dal Calendario de' Santi il maggiore degli Anacoreti ? perche' non si abbracciano le
sue statue ? E' peccato che si gettino al vento le sue ceneri, come quelle di chi vien accusato
d'aver comercio col Demonio. Non ha' egli esorcizzato i Silfi, e non li ha' egli trattati come uomini
? Che ha' V. S. a' dire a' questo Signor scrupoloso ? Il Silfo che discorre della sua natura a' quel
Patriarca, a' suo parere, e' egli un griffagno del Diavolo ? E' egli con uno spirito folletto che
quell'uomo incomparabile ebbe conferenza nel Vangelo ? ed accusarallo V. S. d'avere
profanato que' Sagri Misterj parlandone con una fantasima nemica dell'Altissimo ? Atanasio e
Gerolamo sono dunque indegni della gran fama che a'nno fra i di lei Dottori, d'avere scritto con

tant' Eloquenza elogio d'un uomo che trattava tanto umanamente co' diavoli : Se pigliavano
quel Silfo pe'r un diavolo, bisognava o' celarne l'accidente, o' levare la predicazione in ispirito, o'
quell'apostrofe si' patetica che fa il piu' zelante anacoreta, ma piu' credulo di V. S. alla citta' di
Alessandria ; se l'a'nno pigliato per una creatura che aveva parte, come assicurava, nella
redenzione come noi ; e se tal' apparizione, a loro parere, e' una grazia straordinaria che Dio
faceva al Santo di cui scrivono la vita, perche' voler essere piu' sapiente d' Atanasio e
Gerolamo, e piu' santo d'Antonio Eremita ? che avrebbe V.S. detto ad Antonio, se V. S. fosse
stato nel numero de' dieci mila solitarj a' quali narro' la conversazione avuta col Silfo ? Piu' savio
ed illuminato di tutti quegli Angeli Terrestri V. S. avrebbe rimostrato al Santo Abbate che tal
conversazione non era che una semplice illusione, ed avrebbe dissuaso il suo discepolo
Atanasio di far sapere a' tutta la terra una storia si' poco conforme alla religione, all Filosofia ed
al suo buon senso. Non e' egli vero ?- Egli e' vero (gli dissi) che sarei stato di parere o' di non parlarne, o' di dirne di piu'.- Atanasio e Gerolamo (ripiglio' egli) non potevano dirne di piu', perche' non ne sapevano di piu',
e quando avrebbero saputo tutto, il che non puo' essere se non si e' nel numero di noi altri, non
avrebbero divulgato temerariamente li segreti della sapienza.- Ma perche', replicai) non propose questo Silfo a' Sant'Antonio quanto V. S. mi propone adesso
?
- Che (diss' egli ridendo) il matrimonio ? Ah ! sarebbe stato a proposito ?
- Egli e' vero (ripigliai) che apparentemente il buon vecchio non avrebbe accettato il partito, e
l'offerta. - Non certo (diss' egli) perche' sarebbe stato tentar Dio di maritarsi in quell'eta' e domandargli
prole.
- Come ? (ripigliai) si marita dunque con le Silfidi per aver prole ?
- Perche' dunque (disse egli) e' farsi, che e' mai lecito maritarsi per altro fine ?
- Non istimavo (risposi ) che si pretendeva da queste descendenza, e credevo che tutto
terminasse ad immortalare le Silfidi.
- Ah ! V. S. aveva torto (segui' egli), la carita' de' Filosofi fa ch'eglino si propongono l'immortalita'
delle Silfidi : ma la natura fa ch'eglino desiderano di vederle feconde ; V. S. vedra' nell'aere,
quando vorra', queste famiglie filosofiche. Oh mondo felice se non vi fossero che queste
famiglie, e se non vi fossero figli d'iniquita' !
- Ma che chiama V. S. (interruppi) figli d'iniquita' e del peccato ?.
- Sono (continuo' egli) tutti i figli che nascono per la strada ordinaria ; concepiti per la volonta'
della carne e non di Dio, figli d'Ira e di maledizione, ed in una parola figli d'Uomo e di Donna. V.
S. desia d'interrompermi, vedo bene quanto mi vorrebbe dire. Si, sappia che non fu mai la
volonta' del Signore che l'uomo e la donna avessero figli nel modo che a'nno. Il disegno era piu'
nobile. E se Adamo non avesse disubbidito all'ordine che aveva di non toccar' Eva, e che si
fosse accontentato del rimanente de' frutti del Paradiso terrestre, di tutte le bellezze delle
elementari, il mondo non sarebbe pieno di uomini imperfetti, che ponno passare per mostri a'
rispetto de' figli de' Filosofi.
- Come (gli dissi) V. S. crede per quanto vedo che il fallo d'Adamo e' ben altro che d'aver
mangiato un melo ?

- Non lo crede (ripiglio') perche' la scrittura dice altrimenti ; anzi detesto quelli che non vogliono
credere alla Scrittura Sagra. Ma gli parlo in senso d'alcuni che non pigliano la storia del melo
letteralmente. Dicono che la lingua santa suole metaforizzare per allontanare da noi le idee
poco oneste d'un' azione cagionatrice delle sfortune del genere umano. Cosi' quando Salomone
diceva che voleva salire sulla Palma, e come frutti ci dicono che aveva tutt'altro appetito che di
magnar dattoli. La lingua degli Angeli tutta pura e casta, non ha termini per ispiegare ed
esprimere quanto nomina melo o dattolo. Ma questi cifrano tai figure quando vedono che il
gusto e la bocca d'Eva non sono gastigati, che partorisce ne' dolori, vogliono che il gusto non
sia reo, e stimano di scoprire il primo peccato per la cura che pigliarono i primi peccatori di
celare con foglie certi luoghi del corpo, e conchiudono che l'uomo non doveva moltiplicarsi per
questa strada. Se cio' fosse vero, cosi' come e' falso, Adamo non doveva generare che uomini
suoi pari, od Eroi o' Giganti.
-E che espediente vi era (interruppi) per queste generazioni mirabili ?
- Non toccare (replico') che le creature elementari. E cosi' non sarebbero nati che Eroi, e
l'Universo sarebbe stato popolato di persone forti. Si puo' congetturare la differenza che vi era
tra il mondo innocente ed il colpevole d'oggidi' per i figli nati cosi' alcune fiate.
- si sono dunque visti (di questi figli degli elementi ? Ed un dottore che mi cito', vi e' qualche
tempo, San Agostino, San Gerolamo e san Gregorio Nazianzeno, si e' dunque ingannato,
credendo che non potesse nascer prole dall'amore degli Spiriti colle Donne, o' dal comercio che
ponno aver certi uomini co' certi demonj che chiamava Ifialti, incubi e succubi.
- Lattanzio ha' ragionato meglio, e Tomaso d'Aquino ha risoluto sodamente che non solamente
tai comercj potevano esser fecondi, ma che i figlj che ne nascono sono d'una natura piu'
generosa, ed eroica. V. S. leggera' a suo piacere i fati generosi di que' uomini potenti e famosi
che asserisce il Legislatore Mose' che sono nati cosi'. Noi ne abbiamo la storia al vigesimo terzo
Capitolo de' Numeri. Fratanto giudichi come sarebbe il mondo se tutti gli suoi abitanti
rassomigliassero, per esempio, a Zoroastre.
- Zoroastre (gli dissi) che vien detto esser l'Autore della Negromanzia ?
- Egli stesso (disse egli) di cui gl'ignoranti a'nno scritto questa calunnia, egli aveva l'onore
d'esser figlio di Oromasi Salamandro e di Vesta moglie di Noe'. Visse dodici secoli il piu' Savio
Monarca del mondo, e poi fu' rapito da Oromasi suo Padre ne' la Regione delle Salamandre.
- Io non dubito (gli dissi) che Zoroastre non sij nel fuoco con Oromasi, ma' non vorrei fare
l'oltraggio che v. S. fa a' Noe'.
- L'oltraggio non e' si' grande come V S. crede (mi replico'). Tutti que' Patriarchi si recavano a
grand'onore d'essere i padri putativi de' figli che gli elementarij volevano avere dalle loro donne.
- Certo (ripigliai) non sarebbero di quell'umore nella nostra Italia. Gli uomini sono troppo gelosi
delle loro mogli, che di lasciarsi fare loro le corna dal Diavolo.
- Ben bene (continuo' egli) ritorniamo a Oromasi. Questo fu amato da Vesta moglie di Noe'.
Questa, sendo morta fu' il genio tutelare di Roma, ed il fuoco sagro ch'essa voleva che le
Vergini conservassero con tanta cura, era in onore di Oromasi Salmandro suo Amante. Oltre
Zoroastre nacque dall'amore loro una figlia di rara belta' e d'una sapienza estrema, chiamata
Numa, ch'essa amava di far ergere un tempio a' Vesta sua madre, dove si terrebbe il fuoco
segreto in onore di Oromasi suo Padre. Ecco la verita' della favola, narrata da' Poeti e Storici
Romani della Ninfa Egeria.

Guiglielmo Postello, il meno ignorante di tutti quegli che a'nno studiato la Gabala ne' libri
communi, ha' saputo che Vesta era moglie di Noe' ; ma' non ha' saputo che Egeria fosse il buon
Genio della moglie di Noe'. Si sa da questi libri che Egeria fu concetta sull'acqua mentre Noe'
vagava sulle onde vendicatrici che inondavano l Universo ; le Donne erano allora ridotte al poco
numero che si salvarono nell'Arca Gabalistica, che questo secondo Padre del Mondo fece
fabricare. Questo pover'uomo temendo di vedere il castigo spaventevole con che venivano
puniti i falli cagionati dal peccato di Adamo, fatto accorto dall'esempio di questo acconsenti' che
Vesta sua moglie si dasse ad Oromasi Prencipe delle sostanze ignee, e persuase ad i suoi tre
figli di cedere le loro tre mogli a' Principi degli altri tre elementi. L'universo fra poco fu' ripopolato
d'uomini eroici, si' sapienti, si' belli e si' mirabili, che la posterita', abbacinata dalla loro virtu' , li
ha' pigliati per tante divinita'. Uno de' figli di Noe', rubelle al conseglio del Padre, non pote'
resistere agli allettamenti di sua moglie ; ma' come il peccato d'Adamo aveva annegrito tutte le
anime de' suoi discendenti, la poca compiacenza che Cam ebbe per le Silfidi anneri' tutta la sua
posterita'. Da cio' nasce, dicono i gabalisti, la nerezza degli Etiopi e di tutti que' popoli diformi, a'
quali viene commandato d'abitare sotto la zona torrida per castigo dell'ardore profano del Padre
loro.
- In verita' (gli dissi) ecco ghiribizzi molto singolari, e la di lei Gabala serve mirabilmente per
iscifrare l'antichita'.
- Ho' detto(replico' egli) che cio' viene asseriti da alcuni, che volendo forsi penetrare troppo
avanti, s'impazziscono, ma' per me sto attaccato alla scrittura, ne' presto fede a cose simili. Egli
e' ben vero che in molte cose la Gabala serve, e mi creda che nelle cose profane (toltene le
sagre) senz'essa la storia, la favola e la natura sono cose oscure ed inintelligibili.
- Perche' dunque (diss'io) adduce tra questi ghiribizzi le cose sacre ?
- Lo faccio (replico' egli) affinche' V. S. Sappia tutto quanto si dice de' Gabalisti, e che poi rigetti
quanto si deve rigettare, e non s'appigli che a quanto non offende la scrittura sagra, perche'
questa si deve evitare di offendere per non incorrere nella taccia di profano. Questi che a'nno
voluto penetrare piu' avanti, dicono bene cose di ugual rilievo. Dicono che l'ingiuria che fece
Cam a suo Padre non fu tale, come si spiega litteralmente. Ma' che uscito Noe' dall'Arca, e
vedendo che Vesta sua moglie non faceva che divenir piu' bella col comercio col suo Oromasi,
rivenne passionato per essa. Cam, temendo che suo Padre non ripopolasse la terra di persone
si' nere che li suoi Etiopi, piglio' il suo tempo, che il buon Vecchio era pieno di vino, e lo castro'
senza misericordia. V. S. ride ?
- Io rido del zelo indiscreto di Cam (gli dissi)
- E' d'uopo piuttosto ammirare l'onesta' di Oromasi, che la gelosia non impedi' di aver
compassione del suo Rivale. Insegno' a suo figlio Zoroastro, chiamato altrimente Jafel, il nome
divino che esprime la sua fecondita' eterna. Jafel pronuncio' sei fiate, alternativamente con suo
fratello, indietreggiando verso il Patriarca, il nome insegnatogli, e restituirono al buon vecchio le
parti recise. Questa storia mal' intesa ha' fatto dire a' Greci che il piu' vecchio de' Dij era stato
castrato da uno de' suoi figli, ma' quegli che l'asseriscono cosi' tengono la cosa vera per nel
modo narrato. Donde (se fosse vero) si potrebbe vedere quanto la morale de' popoli ignei sia
piu' umana della nostra, e piu' di quella degli altri elementarij ; pecche' la gelosia di questi altri e'
piu' crudele, come ce lo dimostra Paracelso in un caso che narra, e che e' stato visto da tutta la
citta' di Stranffemberg. Un Filosofo, con cui era entrata in comercio d'immortalita' una Ninfa, fu
assai inonesta per amare una femina, come pranzava colla nuova Amata ed altri amici, si vidde
nell'aria la piu' bella coscia del mondo : l'amante invisibile volle bene farla vedere agli amici del
suo infedele, affinche' giudicassero del torto che aveva di preferirle una femina. Doppo che la
ninfa sdegnata lo fece morire nello stesso momento.
- Ah signore (esclamai) Cio' potrebbe bene frastornarmi da queste amanti cotanto delicate..

- Confesso (replico' egli) che la loro delicatezza e' un poco violenta. Ma se si sono viste tra le
femine alcune amanti irate far morire i loro spergiuri amanti, non bisogna stupirsi che queste
amanti si' belle e fedeli si trasportino, quando vengono tradite, massime che elleno non esigono
dagli uomini che d'astenersi dalle femine, i cui difetti non sono loro tolerabili, e ch'elleno ci
permettono d'amarne, tra esse, quante ne vogliamo. Elleno antepongono l'interesse e
l'immortalita' delle loro compagne alla sodisfazione particolare, ed elleno godono che i Savij
dijno alla loro repubblica tanti figli quanto ne ponno dare.
- Ma infine (ripigliai) donde procede che ci sono tanti pochi esempi di quanto mi dice.
- Ve ne e' un gran numero (siegui' egli) ma' non vi si fa riflesso, o non vi si presta fede, od infine
si spiegano male per mancanza du conoscerne i principi. Si attribuisce al Demonio quanto si
deve attribuire agli elementarj. Un Gnomicello si fa amare dalla famosa Maddalena della Croce,
Abbadessa di un monastero di Cordova in Ispagna, Ella lo rende felice e l'accontenta fin dall'eta'
di dodici anni, e continuano il loro comercio per trent'anni. Un direttore ignorante persuade
Maddalena che il suo amante e' un folletto, e la costringe a chiedere assoluzione da Papa Paolo
III. Frattanto e' impossibile che fosse un Demonio, pecche' tutta l'Europa ha saputo e
Cassiodoro Renio ha' voluto mandar'alla posterita' il miracolo che si faceva ogni giorno a favore
della zitella, il che non sarebbe successo se il suo comercio col gnomo fosse stato diabolico,
come se lo prefiggeva il Venerabil Direttore. Questo Dottore avrebbe detto con ardire, se non
m'inganno, che il Silfo che s'immortalava colla giovane Gertrude, monaca nel Monastrero di
Nazzaretto nella diocesi di Colonia era qualche diavolo.
- Certo (gli dissi) e cosi' lo credo.
- Ah ! (siegui' egli ridendo) Se cio' e' il Diavolo, non e' guari infelice di poter aver un comercio di
amore con una zitella di tredici anni, e scriverle i viglietti pieni di espressioni amorose che le
furono trovati. Creda V. S. che il diavolo ha' nella regione della morte occupazioni piu' tristi ; ma
e' cosi' che si chiudono volontariamente gli occhi. Si trova, per esempio, in Tito Livio che
Romolo era figlio di Marte, i giudiziosi dicono esser una favola : i teologi che era figlio del
Diavolo incubo ed i Spassosi che la Signora Silvia avea perduto li suoi guanti verginali,e che ne
volle pagliare la vergogna , dicendo che un Dio gliele aveva rubbati Ma i Cabalisti dicono che
questo Marte era un Salamandro, che, innamorato di Silvia la fece madre del gran Romolo,
quell'eroe, che doppo aver fondata la sua famosa Citta', fu rapito da suo Padre in un carro
infiammato, come fu' Zoroastre da Oromasi.. Un altro Salamandro fu' Padre di Servio Tullio ;
Tito Livio dice che fu' il Dio del Fuoco, ingannato per la rassomiglianza ; e gli ignoranti a'nno
fatto lo stesso giudizio, come del Padre di Romolo. Il famoso Ercole, e l'invincibile -Alessandro
erano figlij del maggiore de' Silfi : gli Storici che lo ignoravano a'nno detto che Giove era loro
Padre ; eglino dicevano la verita', posciache' come V. S, ha' udito, sendosi questi elementarij
erti in tante Divinita', gli Storici, che li credevano tali, chiamavano figli delli Dij tutti quelli che ne
nascevano. Tal fu' Platone, Apollonio Tianeo, Ercole, Achille, Serpedone , il Pio Enea ed il
famoso Melchisedec ; posciache sa chi fu il Padre di Melchisedec ?
- No (gli risposi).
- Il Padre di Melchisedec (ripiglio' egli) era un Silfo, e questo Re di Salem fu' concetto nell'arca
dalla moglie di Sem. Il modo di sacrificare di questo Pontefice, era lo stesso che insegno' Egeria
sua Cugina a' Numa, come altresi' l'adorazione di una divinita' sovrana senza imagini ne' statue
; per lo che divenuti li Romani Idolatri qualche tempo doppo, abbruciarono i libri di Numa, dettati
da Egeria. Il primo Dio de' Romani era il vero Dio, il loro sacrifizio era il vero, eglino offrivano
pane e vino al sommo monarca del Mondo, ma' tutto indi si perverti'. Dio non lascio' pero' in
ricognizione del primo culto di dare a' questa citta' l'Impero dell'Universo. Lo stesso sacrifizio
che Melchisedec.......

- La supplico Signore (interruppi) lasciamo li' Melchisedec, il Silfo che lo genero', Egeria sua
Cugina ed il sacrifizio del pane e del vino. Queste pruove mi sembrano un poco vecchie : e V.
S. mi obbligherebbe bene di dirmene di piu' fresche e nuove, perche' ho udito dire a' un dottore,
a chi fu' chiesto ch' erano divenuti i compagni di quella spezie di Satiro che appariva a
Sant'Antonio e che V. S. ha' nominato Silfo, che tutt' ora sono morti. Cosi' gli elementarij
potrebbero bene esser periti, giacche' V. S. li confessa mortali, e che non se ne ha' nuova
alcuna.
- D'onde ha' pigliato questo Dottore (replico' egli gravemente) che gli elementi sono deserti, e
che tutti que' popoli sono annichiliti ? Se volesse leggere un poco le storie, e non attribuire al
Demonio, come fanno le Donnicciuole, quando supera la chimerica Teorica che si fa della
natura, trovarebbe in ogni tempo e luogo pruove di quanto ho' detto. Che direbbe questi Dottore
della storia autentica arrivata poco fa in Ispagna ? Una bella silfide si fece amare da uno
Spagnuolo, visse con esso lui tre anni e poi mori'. Dirassi che fosse un Diavolo ? La bella
risposta puuuh ! Secondo qual fisica puo' il Diavolo organizzare un corpo di Donna, concepire,
partorire ed allattare ? Che pruova essi nella Scrittura, del potere che sono costretti i Teologi di
dare al Demonio in tal' occasione ? E qual ragione verisimile puo' dar loro fievole fisica ? Del
Rio gesuita narra molti di questi casi, e senza imbrogliarsi di ragioni fisiche conchiude che
questi Silfidi erano Demonij ; cosi' i piu' gran Dottori non fanno bene spesso piu' delle
Donnicciuole. Impari V.S. ad esser umile, ed a non dare, come fanno i Savij, a' Demoni alcun
potere della natura, da che la pietra fatale li ha' rinchiusi nelle cloache abissali. Impari da'
Filosofi a cercar sempre le cause naturali in ogni cosa straordinaria ; e quando queste mancano
ricorri a' Dio ed a' suoi Angeli, e mai a' demoni, che non possono piu' niente che soffrire,
Altrimente V. S. attribuira' al Diavolo l'onore delle opre piu' mirabili della natura. Quando gli si
direbbe ad esempio che Apollonio Tianeo fu' concetto senza operazione d'uomo, e che un
Salamandro scese per immortalarsi con sua Madre, V. S. direbbe che questo sarebbe un
Demonio, e V. S. Darebbe la gloria al Diavolo della generazione d'uno de' maggiori uomini che
siano usciti da' nostri matrimoni filosofici.
- Ma signore, (interruppi) questo Apollonio e' reputato tra noi per un grande stregone, ed e'
quanto si dice di bene d'esso.
- Ecco (ripiglio') uno de' piu' mirabili effetti dell'ignoranza e della cattiva educazione. Perche' si
odono dalla nodrice vane parole de' Stregoni, tutto lo straordinario non puol avere che il diavolo
per autore. I maggiori dottori faccino quanto vogliono, non saranno creduti, se non parlano
come le nodrici. Apollonio non e' nato d'uomo, intende il linguaggio degli uccelli, e' visto in uno
stesso giorno in varij luoghi del mondo, sparisce alla presenza di Domiziano che vuol
maltrattarlo, resuscita una fanciulla per virtu' onomantica ; dice un Efeso in una ragugnanza di
tutta l'Asia, che nella stessa ora vien' ucciso a Roma il Tiranno. Si tratta di far giudizio di
quest'uomo, la nodrice dice che era uno Stregone, S. Gerolamo e S Giustino martire dicono che
non e' che un Gran Filosofo. Gerolamo, Giustino ed i nostri Gabalisti saranno ghiribizzosi, ed
una donnicciuola avra' la vittoria. Ah ! che l'ignorante perisca nella sua ignoranza, ma' si salvi V.
S. dal naufragio. Quando V. S. leggera' che il famoso Merlino nacque senza operazione
d'uomo, d'una monaca, figlia del Re' della Gran Bretagna, e che egli prediceva il futuro piu'
chiaramente di Tiresia, non dica col popolo che fosse figlio d'un Demonio incubo, perche' non e'
vero, ne' profetizzo per arte diabolica, perche' il Demonio e' la piu' ignorante di tutte le creature.
Dica co' Savij che la Principessa Inglese fu' consolata nella sua solitudine da un Silfo che aveva
compassione d'essa, che piglio' cura di darle spasso, che seppe piacerle, e che Merlino loro
figlio fu' aglievato dal Silfo in ogni scienza, ed imparo' da esso a' fare tutte le cose mirabili
narrate dalla Storia d'Inghilterra. Non faccia, di grazia, l'oltraggio a' Conti di Cleve di dire che il
Diavolo e' Padre loro, ed abbia meglior opinione del Silfo, che, dice la storia che ando' a Cleve
sovra una nave miracolosa tirata da un Cigno che vi era attaccato con una catena d'argento ;
questo Silfo doppo aver avuto varij figli dalla erede di Cleve riparti' un giorno di mezo di' a' vista
di tutto il mondo sovra la sua nave aerea ; e che ha' egli fatto a' Dottori d'ergerlo in Demonio ?
Dara' V. S. a' Conti di Poitiers della Casa di Lusignan di Francia una generazione diabolica ?

Che dira' V. S. Della loro famosa Madre ?


- Stimo, Signore (interruppi) che V. S : mi vuol raccontare la favola di Melussina ?
- Ah ! se V. S. (ripiglio' egli) vuol negarmi la storia di Melussina, gli cedo tutto ; ma' se lo niega,
bisognera' metter nel fuoco di libri di Paracelso, che sostiene in cinque o sei luoghi differenti non
esservi cosa piu' certa che questa Melussina era una Ninfa e bisognera' far mentire gli Storici di
Francia, che dicono che doppo la sua morte, o, per dir meglio, dopo che sparve agli occhi del
Marito, non ha' mai mancato, ogni fiata che i suoi discendenti erano minacciati di qualche
disgrazia, o' che qualche Re' di Francia doveva morire straordinariamente, di comparire in abito
lugubre sulla gran torre del Castello di Lusignano ch'essa aveva fatto edificare. V. S. avrebbe, e
sarebbe in discordia co' tutti li discendenti di questa Ninfa, o' che sono parenti di questa
famiglia, se si ostina a' dir che fosse il Diavolo.
- Pensa V. S. (gli dissi) che questi Signori amino piu' tosto esser originarij da' Silfi ?
- Certo, (replico' egli) se sapesser quanto dico a V. S. , e si recarebbero a' grand'onore tali
nascite straordinarie. Non e' egli piu' glorioso per que' sgnori di descendere da queste Creature
si' perfette, savie e potenti, che da qualche spirito impuro o' da qualche infame Asmodeo.
- Signore (gli dissi) i Teologi non asseriranno mai che il Diavolo sia Padre di tutti questi uomini,
che nascono senza che si sappia chi li mette al mondo. Eglino sanno che il Diavolo e' uno
spirito, e che cosa non puo' generare.
- Gregorio di Nizza (ripiglio' egli) non dice questo, posciache' tiene che i Diavoli si moltiplicano
tra essi, come gli uomini.
- -Non siamo del suo parere (riplicai) ma' succede (dicono i nostri dottori) che......
- -Ah ! non dica (interruppe egli) quanto dicono, altrimenti V. S. direbbe com' essi una
sporchezza abominevole. E' cosa Stupenda come a'nno tutti abbracciato questa lordura, e
come a'nno pigliato piacere di mettere delle scudelette in imboscate per profittare dell'oziosa
bestialita' de' solitarj, e metterne prontamente al mondo questi uomini miracolosi, di cui
denegrano e deturpano la memoria illustre con un'origine si' turpe e sporca.
Chiamano eglino cio' un filosofare ? E ella cosa degna di dire, che Dio abia questa compiacenza
per i Demoni, di favorire queste abominazioni, di concedere loro la grazia della fecondita',
refutata a' tali Santoni, e di ricompensare queste sporchezze col creare per questi embrioni
d'iniquita', animi piu' eroici che per quegli, che sono stati formati nella castita' d'un matrimonio
legittimo ? E' ella cosa degna della Religione di dire, come fanno i Teologi che il demonio puo'
con tale abominevole artifizio ingravidare una Vergine , mentre dorme senz'intaccare la sua
verginita' ? Il che e' tanto assurdo quanto e' la storia di Tomaso D'Aquino (d'altrove autore sodo,
e che sapeva un poco di Gabala) che dice nel suo sesto quodlibet d'una fanciulla corcata con
suo Padre a' chi fa succedere un simil caso a quello che dicono alcuni falsi Rabini, che avvenne
alla figlia di Gieremia, alla quale fanno concepire il Gran Cabalista Benfiracco coll'entrare nel
bagno doppo il Profeta. Giurerei che tale impertinenza e' stata inventata da qualche........
- Se osassi Signore (interruppi) far pausa alla di lei esclamazione, confesserei per aquetarla,
che sarebbe bene che i Teologi avessero trovato qualche soluzione che offendesse meno gli
orecchi puri come li suoi. O dovevano niegare totalmente i fatti de' quali si tratta.
- Buon mezo (ripiglio' egli) eh ! che mezo e' questo di niegare cose verissime ? Si metti V. S.
nella vece di un Teologo, e supponga che il Beato Danuzero venga da V. S. come all'oracolo
della sua Religione per iscuoprire la sua coscienza e gli dica : Signore io vengo d'Ultra montes.
Ho' uno scrupolo che mi stimola la coscienza. Vi e' in una montagna d'Italia una Ninfa che tiene

cola' la sua Corte : Mille Ninfe la servono, quasi tanto belle ch'essa : molti uomini belli, sapienti
ed onesti vanno cola' da tutta la terra abitabile ; eglino amano queste Ninfe, e ne sono amati ; vi
menano la vita piu' dolce e tranquilla del mondo ; a'nno bellissima prole da quelle che amano ;
adorano Dio vivente ; non nuocono ad alcuno e sperano l'immortalita'. Spasseggiavo un giorno
in questa montagna ; piacqui alla Ninfa Regina, si rende visibile, mi mostra la sua bella Corte. I
savij, che s'accorgono che questa mi ama mi rispettano come loro Principe, mi esortano a
corrispondere a' sospiri ed alla belta' della Ninfa ; ella mi dice il suo martirio, e non lascia in oblio
cosa veruna per muovermi, e mi rimostra infine che morira' se non la voglio amare, e che se io
l'amo mi sara' tenuta della sua immortalita'. I ragionamenti di que' Savj a'nno convinto il mio
animo e le bellezze della Ninfa a'nno guadagnato il mio cuore : io l'amo e ne ho' figli di grande
speranza, ma nel mezo della mia felicita' son' alle volte intorbidato dalla rimembranza che la
Chiesa Romana non appruovi farsi tutto questo. Vengo dunque da V. S. per sapere chi e'
questa Ninfa, questi Savj, questi figli, ed in che stato sia la mia coscienza. che risponderebbe
dunque V. S. al signor Danuzero ?
- Gli direi (risposi) con rispetto al Signor Danuzero, V. S. e' un poco pazzo, o' la sua visione e'
un' incantesimo ; i suoi figli e la sua Amata sono Demoni ; i Savj sono pazzi e la sua coscienza
e' ulcerata.
- Con tal risposta (ripiglio' egli con un sospiro) V. S. potrebbe meritare la beretta dottorale, ma
non gia' essere ricevuto fra' noi. Ecco la disposizione in che sono tutti li Dottori d'oggidi'. Un
povero Silfo non oserebbe mostrarsi senz'essere creduto un folletto ; una Ninfa non puol'
applicarsi a divenir immortale senza passare per una fantasima impura, ed un Salamandro non
osa apparire di paura d'essere pigliato per un Diavolo, e le fiamme pure che lo compongono per
un fuoco d'inferno, che lo concomita per tutte. Per quanto faccio per mostrare che non sono
nemici di Dio, non ponno ottenere che non siano reputati rubelli a quel Dio che adorano piu'
religiosamente di quegli che li fuggono.
- In verita' Signore(gli dissi) V. S. crede che siano elementarj molto divoti ?
- Divotissimi (rispose egli) e zelantissimi per la divinita' : Li discorsi eccellentissimi che ci fanno
dell'essenza divina e le loro orazioni, ci edificano molto.
- Anno eglino (gli dissi) altresi' Orazioni ; desiarei bene di vederne una.
- Egli e' agevole a soddisfarla (ripiglio') ed a' fine di non riferirne una che possa parer sospetta,
veda quella che riferisce Porfirio, che il Salamandro che rispondeva nel Tempio di Delfi volle
ben insegnare a' Pagani. Ella contiene una Teologia sublime, e vedra' da quella che non
mancava da quelle Creature, che il mondo non adorasse il vero Dio.
- Io l'ho' letta (risposi) e l'ho' udita parafrasare da un Predicatore che provava con cio' che il
Diavolo, oltre gli altri vizj che ha'., soprattutto e' un grand'Ipocrita.
- Embe' (ripiglio' egli) non tema che io le domandi, ma almeno non si stupisca per l'avvenire se
non vede tanti esempi quanto ne vorrebbe della loro allianza cogli uomini. Oh Dio ! dov'e' la
femina chi li Dottori non abbiano corrotto l'imaginazione ? che non guardi con orrore questo
comercio, e che non tremasse all'aspetto di un Silfo ? Dov'e' l'uomo che non fugge di vederle,
se si vanta d'essere uomo dabbene ? Si trova dunque che rarissimamente un uomo onorato,
che voglia la loro famigliarita' ? Ed evvi solamente la gente dissoluta, avara, ambiziosa od
ingannatrice che cerchi quell'onore ? che non avranno pero' mai (Viva Dio) : perche' il trimor di
Dio e' il principio della Sapienza.
- Che divengono dunque (gli dissi) tutti questi popoli volanti ora che le persone da bene sono
preoccupate contr'esse ? Ah ! il braccio di Dio non e' accorciato, ed il Demonio non trae tutto il
vantaggio che sperava dall'ignoranza e dall'errore che ha' sparso a pregiudizio loro ; posciache'

oltre che i Filosofi, che sono in gran numero, vi rimediano quanto ponno col rinunziare le Donne,
dio ha' permesso ad essi di servirsi di tutti gli artefizj innocenti che potranno trovare per
conversare cogli uomini senza loro saputa.
- E che mi dice V. S. ? (esclami)
- Gli dico la verita' (siegui' egli) Crede V. S. che un cane, una scimia ed un orso possino aver
prole da una Donna ?
- No (risposi) ne' un cane, ne scimia ned orso ; questo e' impossibile senza dubbio ; contro
lanatura, contro la ragione ed il buon senso.
- Molto bene (diss' egli) ma' i Re' de' Goti non sono eglino nati d'un' orso e d'una Principessa
Svezzese ?
- Egli e' vero (ripigliai) la storia lo dice.
- Ed i Pegusei, ed i Sionesi delle Indie (replico' egli) non sono eglino nati d'un cane e d'una
Donna ?
- Ho' letto ancora questo (gli dissi).
- E quella Donna Portughese (continuo' egli) che esposta in un'isola deserta, ebbe prole da uno
scimmiotto ?
- I teologi (gli dissi) rispondono a cio', che pigliano il diavolo in figura di tai bestie....
- V. S. m'addurra' ancora (interruppe egli) le immaginazioni sporche di questi Autori. Comprenda
una fiata per sempre che vedendo Silfi che sono pigliati per Demonj quando appariscono in
forma umana, per isminuire l'avversione che si ha' d'essi, pigliano la figura di tai animali, e
s'aggiustano cosi' alla fievolezza ghiribizzosa delle Donne, che avrebbero orrore di un bel Silfo,
e che non ne a'nno tanto per un cane, un'orso e per un scimiotto. Potrei dirvi varie storiette de'
cani di Bologna con certe zitelle del mondo ; ma' voglio darvi contezza d'un maggior segreto.
Sappia che tale vi e', chi si stima figlio d'un uomo, che e' figlio d'un Silfo. Tale crede di essere
con sua moglie, che senza pensarvi immortala una Ninfa. Tal donna pensa abbracciar suo
Marito, che tiene tra' le braccia un Salamandro e tal fanciulla giurarebbe nello svegliarsi che e'
Vergine, che ha' avuto dormendo un' onore che non sa. Cosi' il Demonio e gl'Ignoranti vengano
delusi ugualmente.
- Come ! Il Demonio (gli dissi) non saprebbe egli risvegliare questa fanciulla addormentata per
impedire al Salamandro d'immortalarsi ?
- Lo potrebbe (ripiglio' egli) se li Savj non vi mettessero ordine, ma noi insegnamo a' que' popoli
di vincigliar'il Demonio ad opporsi a' loro sforzi. Non gli diss'io che que' popoli si stimano
fortunati, quando vogliamo insegnar loro la nostra Gabala. Senza il nostro aiuto, il Diavolo, gran
nemico loro, recarebbe loro gran disturbo, e stentarebbero ad immortalarsi senza saputa delle
fanciulle.
- Non posso (replicai) ammirare assai l'ignoranza profonda nella quale siamo immersi. Si crede
che le potenze aeree aiutano ale fiate gli amanti a' conseguir l'intento, ma' la cosa va' al
contrario, pecche' elleno a'nno d'uopo che gli uomini le servano nei loro amori.
- V. S. ha' indovinato (disse egli) Il Savio da' soccorso a' quei poveri popoli, troppo fievoli senza
tal aiuto pe resistere a' Diavoli. Cosi' quando a'nno imparato a' pronunciare Gabalisticamente il
nome di Dio, tutte le potenze delle tenebre fuggono, ed i Silfi godono tranquillamente quanto

amano. Cosi' fu imortalato quell'ingegnoso Silfo che piglio' la figura dell'amante di una Signora
di Siviglia, la cui Storia e' nota. La giovane Spagnuola era bella, ma tanto crudele quanto bella.
Un cavagliere Castigliano che l'amava inutilmente, risolvette di partire una mattina senza dir
niente, e d'andar a' viaggiare finche' fosse risanato della sua passione inutile. Trovando un Silfo
questa bella a' suo grado, piglio' questo tempo ed armandosi di quanto uno de' nostri gli
insegno' per difendersi dagli aguati che gli avrebbe potuto suscitar il Diavolo invidioso della sua
buona fortuna, va a vedere la Dama sotto forma dell'amante lontano, si lagna , sospira, vien
ributtato. Spigne, sollecita, persevera, dopo alcuni mesi fa breccia, si fa amare, persuade, e
vien' infine accontentato. Nasce dal'amor loro un figlio, la cui nascita viene celata a' parenti colla
destrezza dell'amante aereo. L'amore continua, si ha' una seconda gravidanza, fra tanto il
Cavagliere riavutosi per l'assenza dell'amore, ritorna a Siviglia, ed impaziente di rivedere la sua
inumana, corre a' dirgli che e' infine in stato di non piacerle piu', e che va' ad annunciarle che
non la ama piu'. Si prefigga di grazia l'aggechimento della zitella, la sua risposta, i suoi pianti, i
suoi rimbrocci e tutto il loro Dialogo. Essa gli sostiene che l'ha' accontentato, ed egli lo niega ;
che il loro figlio commune e' in tal luogo, e che egli e' il padre d'una ch'essa aveva nel grembo ;
ed eli s'ostina a niegare . Ella si desola, si svelle i capelli ; i parenti corono a' queste grida ;
l'Amante disperata continua a' lagnarsi ed ad invettivare ; verifica che il gentiluomo era assente
da due anni ; si cerca il primo figlio, si trova, ed il secondo nacque a' suo tempo.
- E l'amante aereo (interruppi) che faceva egli fra' tanto ?
-Vedo bene (rispose egli ) che V. S. trova strano che abbia abbandonato la sua Amante al
rigore de' Parenti od al furore degl' Inquisitori, ma' aveva una ragione di duolersi d'essa. Ella
non era assai devota, poiche' quando questi si sono immortalati s'oppongono gravemente, e
vivono santamente per non perdere il diritto che acquistano al possesso del sommo bene. Cosi'
vogliono che la persona amata, viva con un innocenza esemplare, come si vede nel celebre
Caso d'un signore di Baviera. Egli era inconsolabile della morte di sua moglie, che amava con
passione. Una Silfide fu' consigliata da' nostri Savj di pigliare la figura umana, essa lo fece, e si
presento' al giovane afflitto dicendo che Dio l'aveva risuscitata per consolarlo della sua estrema
afflizione. Eglino vissero assieme molti anni, ed ebbero fanciulli bellissimi. Ma' il giovane non era
assai uomo da bene per ritenere la Savia Silfide. Egli giurava e diceva parole inoneste. Essa
l'ammoni' spesso ; ma' vedendo inutili le sue ammonizioni, disparve un giorno, e non gli lascio'
che le vesti, col pentimento di non aver voluto sieguire i suoi Savj Consegli. Cosi' V. S. vede,
che i Silfi a'nno alle fiate ragione di sparire, e V. S. vede che il Diavolo non puol' impedire, non
piu' che i ghiribizzi fantastici de' Teologi, che gli elementarj non s' apponghino con esito alla loro
immortalita', quando sono soccorsi da' nostri Savj.
- Ma di grazia, Signore (ripigliai) Tiene V. S. per vero che il Demonio sia tanto nemico a' questi
subornatori di zitelle ?
- Nemico mortale (diss' egli) sovra tutto degli Ondini , Silfi e Salamandre. Poscia che per i
Gnomi, non li odia tanto perche', come credo, spaventati li Gnomi dagli urli spaventevoli de'
Demoni che odono nel centro della terra, vogliono piu' tosto rimanere mortali, che arrischiare
d'essere tormentati cosi', se acquistassero l'immortalita'. Da cio' procede che i Gnomi ed i
Demonni loro vicini a'nno gran comercio, questi persuadono a' Gnomi, amici naturalmente
dell'uomo, essere un rendergli servizi di rilievo e liberarlo d'un gran pericolo di ubbligarlo a'
rinunziare la sua immortalita'. S'impegnano percio' di somministrare all'uomo, a' chi possono
persuadere tal rinunzia, tutto il danaro che domanda, di frastornare i pericoli che potrebbero
minacciare la sua vita fin'a' certo tempo, od altra condizione che piace a' chi fa questo patto
infame ; cosi' il Diavolo, il furbo che e', col mezo de' Gnomi cerca di mortalare l'anima dell'uomo
e sottrarla alla vita eterna.
- Come signore (esclamai) questi patti di cui riferiscono i Demonografi tanti esempj, non si fanno
dunque col Diavolo.

- No certo (ripiglio' egli) Il Principe del mondo non e' egli stato scacciato fuori ? Non e' egli
chiuso ? Non e' egli legato ? Non e' egli la terra maledetta e dannata che e' rimasto al fondo
dell'opra del supremo ed Archetipo distillatore ? Puol' egli salire nella regione di luce e spargervi
le sue tenebre concentrate. Ah ! Egli non puo' cosa veruna contro l'uomo. Non puo' che ispirare
a' Gnomi suoi vicini di venir' a' fare tai proposizioni a' quegli tra gli uomini che teme di piu' che
siano salvati, sperando di far morire l'anima col loro corpo.
- Si che (io aggiunsi) secondo V. S. quest' anime muorono ?
- Io non l'asserisco ; ma' alcuni dicono che muorono, e cosi' se cio' fosse, non sarebbero
dannati.
- Se questo fosse (ripigliai) sarebbero dunque puniti lievemente d'aver fatto un crime, d un fallo
coranto enorme, di rinunziare al Battesimo ed alla morte del Signore.
- Se cio' fosse vero (ripiglio' egli) chiamerebbe V. S. esser puniti lievemente di rientrare negli
abissi oscuri del niente. Io la stimerei maggior pena che d'esser dannato. E' una grazia grande il
non consumarli col fuoco che li abbrucera'. Il niente e' un maggior male dell'Inferno. Questo e'
quanto predicano i Savj e' Gnomi quando li ragunano per far loro capire il torto che si fanno di
preferire la morte all'immortalita' ed il niente alla speranza della beata eternita', che ponno
possedere col mezo degli uomini senz'esigere da essi alcuna rinunzia colpevole. Alcuni ci
credono e li maritiamo alla femina.
- Vangelizzano dunque loro Signori a' popoli sotterranei ? (gli dissi)
- Certo, noi siamo i loro Dottori, come anche degli altri. E com'eglino sono piu' sottili che il
commune degli uomini, sono piu' docili e piu' capaci di disciplina, ed odono le verita' sagre con
gran rispetto.
- In effetto (dissi ridendo) dev'esser bello di vedere un Cabalista sul Pergamo a' predicare a'
que' Popoli.
- Lo faro' quando piacera' a V. S. (mi rispose ) e predicaro' loro alla meza notte.
- Alla meza notte ! (esclamai) ho' udito esser l'hora del Sabbato, sia Sinagoga, o Tregenda degli
Stregoni.
Il Conte si pose a' ridere.
- V. S. mi fa ricordare di tutte le pazzie che riferiscono i Demonografi sovra questa chimerica
ragunanza , o' Sabbato. Vorrei bene che V. S. lo credesse altresi'.
- Ah ! per le favole (ripigliai) della Sinagoga l'assicuro che non ne credo una.
- V. S : fa bene (diss' egli) pecche' il Diavolo non ha' il potere di burlarsi cosi' del genere umano,
ne' di far patti cogli uomini, e meno ancora di farsi adorare, come si persuadono gl'inquisitori.
Quanto ha' dato luogo a' questi rumori popolari, e' che i Savj ragunano gli abitanti degli Elementi
per predicar loro i misteri e la morale ; e come alle volte qualche Gnomo riviene dasl suo errore,
capisce gli orrori del niente ed acconsente d esser immortalato, gli si da' moglie, le nozze si
celebrano con allegrezza, e sono queste le danze ed i gridi d'allegrezza che Aristotele dice che
s'udivano in certe isole dove pero' non si vedeva alcuno. Orfeo fu' il primo che convoco' questi
popoli sotterranei, ed alla sua prima predica, Sabbasio il piu' vecchio de' Gnomi fu' immortalato,
e da Sabbasio ha' il nome questa ragunanza, al quale a'nno i Savij diretta la parola, Finche' ha'
vissuto, come si vede negl'inni di Orfeo. Gl' Ignoranti a'nno confuso la cosa, ed a'nno pigliato
luogo di fare sovra di cio' mille favole, e di infamare una ragunanza che non si convoca che a'

gloria del sommo essere.


- Non mi sarei mai prefisso (gli dissi) che questa fosse una ragunanza di devozione.
- Fra' tanto ella e' bene (replico') e buona, e Cabalista ; il che non si crede. Ma tale e'
l'acciecamento del mondo. Ponno i Savj fare quanto vogliono, un Frate guadagna sovra la
verita', e vien creduto piu' ad un capuccio che a' propri occhi. Vi e' stata in Francia una pruova
notabile di questa credulita' popolare. Il famoso Nedecchia Gabalista si pose in capo sotto il
Regno di Pipino di convincere il mondo che gli elementi erano abitati da' detti popoli. Il mezo
che trovo' fu' di consigliare a' Silfi di mostrarsi a tutti nell'area. Si vedevano queste creature in
forma umana, ora ordinate in battaglia, andare in buon ordine, od armate, od accampate sotto
superbi padiglioni ; ora su navi aeree d'una mirabile struttura la cui flotta volante veleggiava a'
grado de' Zefiri. Il secolo ignorante non s'appose a discorrere sulla natura di tai spettacoli
meravigliosi. Il popolo crede' subito che fossero stregoni, apponderati dell'aere per eccitarvi
tempeste, e gragnuolare la messe.
I Teologi e Giuristi furono del parere del popolo, e gl' Imperadori lo credettero altresi', e questa
chimera ando' si' avanti che Carlo Magno e Luigi il Buono imposero pene gravi a' questi
supposti Tiranni dell' aere, come si puo' vedere nel capitolo I delle Capitolari di que' due
Imperadori.
Vedendo i Silfi che il Popolo, i Pedanti e le Teste Coronate erano contro essi, per far prendere
la cattiva opinione della flotta loro innocente, risorsero di rapire uomini d'ogni parte, di far vedere
le loro belle femine, la loro Republica, governo e pulizia, e poi riporli a terra in varj luoghi del
mondo ; e cosi' fecero. I popoli che vedevano scendere questi uomini, correvansi d' ogni parte,
e preoccupati che fossero Stregoni staccati da' loro compagni per andar'a' gettar veleno ne'
frutti e fonti, secondo il furor ispirato da tali immaginazioni, strascinavano quei innocenti al
supplizio ; e ne fecero perire molti coll'acqua e col fuoco. Un giorno tra' gli altri si videro a' Lione
scendere da queste navi aeree tre uomini ed una donna . Tutta la citta' si raguna, sgrida, ed
esclama che sono Maghi mandati da Grimoaldo Duca di Benevento nemico di Carlo Magno, per
dissipare la messe de' Francia. Non ostante che questi quattro dichino che sono del paese, che
sono stati rapiti da uomini miracolosi che a'nno loro fatto vedere meraviglie inaudite, e li a'nno
pregati di riferirle.
Il popolo ostinato non ode le loro difese, ed andava a' gettarli nel fuoco, quando Agobardo
Vescovo di Leone, che aveva acquistato grand'Autorita' mentr' era frate in quella citta',
pronunzio' dopo aver udito l'accusa del Popolo e la difesa degli Accusati, che ambedue erano
false. Che tai uomini non erano scesi dall'aere, e che quanto eglino dicevano che avevano visto
era impossibile.
Il popolo presto' maggior fede ad Agobardo che ai proprj occhi, s'aqueto', libero' i quattro
ambasciatori de' Silfi, e riceve' con istupore il libro d'Agobardo fatto sovra cio', e cosi' la
testimonianza di quattro fu' resa vana.
Fra' tanto, come vennero sottratti al supplizio, furono liberi di raccontare quanto avevano
veduto, il, che non fu' senza frutto, poiche' si ricorda bene che il secolo di Carlo Magno fu' pieno
d'uomini Eroici, il che denota che la Donna che era stata appo i Silfi, trovo' credito appo le Dame
di quel tempo, e che cosi' molti Silfi s'immortalarono. Molte Silfidi divennero altresi' immortali per
il racconto fatto dalli tre uomini della loro belta', il che fece applicare gli uomini un poco alla
Filososfia, e da cio' sono venute tutte le storie delle Fate, che si trovano nelle leggende
amorose del ssecolo di Carlo Magno e de' sieguenti. Tutte quelle Fate non erano che Silfidi e
Ninfe, e quelle storie ponno dare idea dello Stato al quale vogliono una fiata i Savj ridurre il
mondo. Que' uomini eroici, quegli amori di Ninfe, que' viaggi al Paradiso terrestre, que' palazzi e
boschi incantati, non e' che un'idea piccola della vita de' Savj, e di quanto fara' il mondo quando
vi regnera' la sapienza. Non vi si vedranno che Eroj ; i minimi dei nostri figli saranno come

Zoroastre, Apollonio, Melchisedec, e la maggior parte sarebbero tanto perfetti, come i figli che
Adamo avrebbe avuto d' Eva se non avesse peccato.
- Ma piano Signore (interruppi) non mi ha V. S. detto che Adamo ed Eva non dovevano aver
figli, che Adamo non doveva amare che Silfidi ed Eva che Silfi o Salamandri ?
- Egli e' vero (ripiglio' egli) non dovevano avere figlj per lo mezo che ne ebbero.
- La di lei Gabala (continuai) da' qualche invenzione all'uomo ed alla Donna di far figli altrimente
che col metodo ordinario ?
- Certo ( ripiglio' egli)
- Eh di grazia (sieguii) Signore la supplico di dirmelo.
- Embe' (rispose egli) voglio far vendetta de' popoli elementari con non sodisfare la sua
curiosita' per adesso. Fra tanto pensi lei a deliberarmi con qual spezie di sostanza di sostanze
elementarie vorra' far parte della sua immortalita' ; ed io vado a studiare per far discorso questa
notte a' Gnomi.
Vorrei ben esservi, e vederne alcuni de' piu' sapienti (gli dissi)
- Embe' verso la meza notte la verro' a pigliare (replico' egli).
Veramente un'ora prima della meza notte mi venne a' pigliare, e mi condusse in una caverna
dove convoco' molti Gnomi, a' quali predico' con lungo discorso l'eccellenza dell'uomo affine di
spegnerli a' cercare l'alleanza. Spiego' quanto disse Averroe e poi Aristotele dell'intelletto e del
sommo bene. Non ho' mai udito un discorso piu' belo e sodo. Io fra' tanto temevo all'affetto di
costoro e tremavo, imaginandomi sempre che sotto quelle apparenze umane vi era nascosta la
natura diabolica. Non lasciai pero' doppo il discorso di parlare col principale, il quale m'insegno'
molti segreti della natura, massime chimici. Lasciai poi il Signore, e doppo non l'ho' piu' veduto
pecche' io fui costretto di partire con questo Re' per Cristianestatte, ed al ritorno trovai ch'egli si
era imbarcato per la Francia : Vivo in impazienza grande di sapere tutte le demenze
Gabalistiche e sovra tutto il modo di aver l'impero sovra questi elementarj , che se l'avro' puo'
star certa, che subito la communichero' a V. E.. Fra tanto mi spiego' sovra queste bagattelle ,
che non a'nno fatto impressione alcuna nella mia persona, pecche' tutte queste cose le stimo
false e tutte queste apparizioni son diaboliche ed infernali. Chi crede altrimenti e' pazzo, fatuo e
demente, e chi le rigetta, detesta ed abbomina sara' Santo, prudente ed uomo da bene. Cosi'
credo che fara' V. E. . Non vorrei che l Inquisizione mia persecutrice si formalizzasse di quanto
scrivo in questa lettera che potrebbe offendere in altro modo la scrittura Sagra, quanto la puol'
offendere, mi dichiaro che il mio cuore e' di abominarlo e detestarlo, facendo professione di
esser suo Cristiano, col qual carattere prego Dio di farmi vivere e morire, congiuntamente con
quello
D. V. E.
Da Coppenaga li' 11 Luglio 1666
Umilissimo, ed Ubb.mo Serv.re
Francesco Borri

V
Eccellentissimo Signore
L'onore che V. E. mi fa colla sua di chiedermi intenzioni per la decantata Pietra Filosofale, come
le prometto in altra mia, mi spigne a compiacerla, quantunque avessi determinato di non
comunicar il segreto a chi si sia. Tanto piu' che conformando forsi V. E. il piu' liquido del suo alla
traccia di questa, gli potra' servire di fanale per evitare gli scogli ne' quali senza dubbio V. E.
scassinera' col lasciarsi portare senza maturita' a frutti d'una speranza vana per suggestione di
qualche chimerico Alchimista. So' che vi sono molti, che avendo udito parlare della scienza de'
sapienti (ecc.) o letto in qualche libro, gli effetti mirabili di quella, il minimo de' quali e' di far oro,
ed argento in infinito, lasciandosi trasportare dal desio naturale dell'homo di esser ricco, si
persuadono agevolmente della verita' di tai effetti, a tal segno che lasciano tutto per gir in
traccia di questo Vello Amfrisio, prefiggendosi che per arrivarvi non si ha', che a' fabricar fornelli,
abbruciar carboni, e fragnere vetri, lusingandosi con tal falso discorso che se altri vi e'
pervenuto, eglino lo potranno conseguire, si' che per ogni mezo la tracciano colla lettura, col
continuo lavoro, con iscaltrezza da stimati Alchimisti, ed avendo acquistato quattro Recipe
chimici, li conservano con tanta cura, e leggono e rileggono ogni giorno con tanto piacere
quanto ne ha un Ricco avaro nel numerare i suoi ori, ma pretendendo poi di metter in
esecuzione i loro segreti, si trovano fuori di stato di apporvisi, o' per mancanza di commodita', o
di danaro, difetto piu' ordinario di tali persone si' che per porvi rimedio, a'nno ricorso alla borsa
altrui dappoi aver vuotata la propria, e per allettare e spiguere quelli che credono averla piena,
ad aprirla loro tanto piu' liberamente, non permettono loro cosa minore, che di farli piu' ricchi che
gli stessi Re, eglino che sono i piu' poveri e meschini del mondo, e per dominar meglio tai animi
creduli, doppo aver esagerato tre, o' quattro delle loro operazioni, il minimo delle quali vale
tesori, e che chiamano infallibili, ed esperimentare, doppo l'ennunciazione di qualche storia, che
non manca mai in simil'occasione, protestano anche co' giuramenti, che doppo cio' faranno ben
vedere cose maggiori, che non vogliono dire, perche' vogliono prima vedere, se sene da' loro
motivo, allettando e lusingando cosi' gli occhi di questi creduli, ed empiendo il cuore di speranze
si' sode, che s'immaginano di gia' di divenir Cresi, non badando che tai speranze ingannatrici li
precipitano in uno stato deplorabile, se non si disingannano a' buon'ora con un dolore
immortale, che rimarra' loro d'un'applicazione della quale invece di trarre il prefisso contento,
non riportano, che miseria e confusione, non avendo altro di Creso, che le apparenze d'un
giumento.
Doppo la mia partenza d'Italia ho incontrato varj di questi creduli, e molti ne ho' disabusati con
preste operazioni, quantunque non abbi fatto commune il vero segreto. Incontrai sovra tutto
prima di ritirarmi appo questa Maesta', la Regina Cristina di Svezia nella citta' di Amburgo, che
preoccupata da tai desiderj, ha' voluto da me qualche istruzione, ma non ero portato
dall'inclinazione, a' scoprirle il midollo, sendomi accontentato di dare il suco a' qualche
operazione, per la quale, avendo speso grosso contante, si sazio' di farmi piu' oltre procedere.
Trovai doppo questo Re molto inclinato a' tal ricerca, ed invero mi vi porto con sincerita' per
rendergli comune la mia scienza. Avendolo disingannato di varie cose; che simili detti
ingannatori posto gli avevano in capo per trarne danaro, in vece d'insegnargli a farne.
Stimo V. E. troppo prudente ed accorta per essersi mai lasciata illabirintare dalle ciarlatanerie di
tai Calcanti, ma come il desio naturale. che V. E. ha' di sapere, potrebbe farla sdrucciolare nel
galappio, facendo io riflesso alle ubbligazioni, che le ho, ho' voluto bene darlene 1'istruzione per
mostrarle la strada che si deve tenere per non esser ingannato e di non lasciarsi preoccupare
dalle false proposizioni di tai ingannatrici sirene, ma di fare le cose alla lieve, ma con
fondamento, per riuscire nella giusta fatica. E' ben vero che la supplico umilmente di tener
celata questa mia in un ripostiglio piu' segreto del suo piu' caro scrigno, affinche' non cada in
altra mano, che potrebbe rendere troppo usuale questo tesoro, che deve tenersi in pregio per la
sua rarita'. Afferri bene V. E. ch'io gli discorrero' di tutto come si deve.

V. E. sa' che in ogni imitazione vi vuole la causa efficiente, e la materiale, perche' di niente non
si puo' fare qualche cosa, si' che e' d'uopo, che vi sia qualche soggetto, che precede. Dio solo
ha fatto per la creazione qualche cosa di niente, e doppo che ebbe creato il mondo, ha voluto
che tutto fosse supposto ad una perenne mutazione. Quanto e', comprende tutti li corpi naturali,
e' cio' e' la materia. Ogni corpo ha la sua forma sostanziale naturale, e partecipa della quattro
prime qualita', ed oltre cio' che ha la sua consistenza alle qualita' secondarie. Questa forma da
l'essenza al corpo, e da tal forma si distinguono gli spiriti da corpi naturali, gli uni dagli altri per le
qualita', talmente che uno si chiama di temperamento caldo, l'altro freddo, l'altro umido, l'altro
secco, l'altro temperato di queste qualita', cosi' la consistenza non da la forma, perche' bisogna
distinguere l'uno dall'altro per le qualita' secondarie che sono molte, come durezza e mollezza:
rarita' o spongosita'; gravita o leggerezza; aridita' o viscosita' ed altre affezioni corporali. Ora tai
corpi non hanno avuto la forma, il temperamento, e la consistenza da se stessi; ma da qualche
esteriore, cosi' non ponno perdere queste loro prime cose, se non per qualche causa efficiente
che muova la materia per levarle la sua prima forma, temperamento, e consistenza e darlene
altre che siano nuove. Cio' non solo de' corpi naturali, ma altresi' artificiali s'intende, a' quali vien
mutata figura, perche' un chiavaro non potrebbe fare una chiave, ne' il ferro potrebbe da se'
divenir chiave, e mutare la sua figura primiera senza il chiavaro, il ferro e la materia della
chiave, e la maestria del chiavaro la causa efficiente, la materia che puo' mutar forma, od e'
aliena cioe' lontana, o prossima. La prima e' quella che deve mutare molte forme prima di
pervenire a quella che si desidera. La prossima e' quella che con poca mutazione piglia
immantinente la forma che si vuole. La materia della quale si fa l'oro artificiale, non e' quella di
cui si fa l'oro nelle miniere della terra, perche' e' impossibile; ma la materia prossima e' il
mercurio volgare, e quello che e' ne' metalli cioe' nell'Argento, nello stagno, nel piombo, nel
Rame e nel ferro, posciache' l'oro,
secondo la sua materia, non e' che mercurio puro, cotto in ultimo grado di concozione metallica;
ed il Mercurio vulgare, non e' che un'oro puro, crudo ed indigesto; ed i metalli, quanto alla
materia loro, non sono che mercurio impuro un poco piu' digerito nel vulgare, ma non tanto
quanto l'oro. Percio' affinche' il mercurio volgare diventi oro, non gli manca che d'essere cotto,
ed affinche' i metalli imperfetti si convertivo in oro, e' necessario, che si spoglino delle loro
impurita' e sostanze esteriori della natura del mercurio, e che il loro mercurio che rimane, sia
finito di cuocere. La causa efficiente e' quella che puo' cuocere, digerire, e tignere il mercurio
volgare in oro, e che puo' nettare e purgare gli altri metalli dalle loro impurita', talmente che non
vi rimanga, che la materia pura del loro mercurio, e di digerirli e tignerli. Con tutto quanto ha' tal
virtu' fa l'oro, e per me per quanto riguarda l'argento massime che e' molto puro, e digesto ed
assai simile alla natura dell'oro; ho sovente con cemento de' sali, ed altre cose che purgano e
digeriscono estratto oro dall'argento. Quanto agli altri metalli e' difficile, anzi nel cimentare
l'argento, le spese superano l'utile ed il guadagno per il calo e la fatica che richiede. Alcuni
stimano che bisogna estrarre il mercurio de' metalli, e cuocerlo con calce d'oro, e con cio'
dicono che l'estraente e in parte la causa efficiente coll'aiuto del fuoco: sovra di che stimo che
se i Mercuri di metalli ponno essere estratti potranno essere piu' tosto cotti dalla calce dell'Oro,
che il mercurio ordinario per la sua gran frigidita', umidita' ed indigestione, e che tal mezo
particolare e' vero, ma l'artifizio di estrare i detti mercurj e', malagevolissimo e faticoso e di molti,
che millantano di saperne l'estrazione, non ne vedo uno, che ne conseguisca l'intento: Vi e'
un'altra causa efficiente e tracciata dagl'ingegnosi all'esempio de' sali che purgano, e
digeriscono all'esempio de' sali e che chiamano pietra o polvere d'oro, che in un momento per
progezione sul mercurio comune, lo digerisce e tigne in vero oro, e quanto a' metalli imperfetti li
purga, digerisce e tigne in un momento. Io la chiamo Pietra Filosofale d'oro, posciache' come la
pietra filosofale si squaglia e risolve in tutti li liquori, ne' quali vien posta, tal pietra o polve fa il
simile e conio la prima purga, digerisce e disecca colla sua virtu' dissecutiva l'umidita' superflua
d'ogni cosa; cosi' questa fa lo stesso verso 1' impurita' de' metalli coll'aiuto del fuoco, si' che non
rimane che il mercurio puro di quelli, il quale collo stesso mezo digerisce e riduce alla sua
qualita', come altresi' nel consumare l'umidita' superflua del mercurio comune, lo forma e fissa;
e come ogni corpo, che si liquefa' in acqua; la tigne del suo colore, come il zafferano, cosi'

questa tigne il mercurio comune, e quello de' metalli nel suo colore, e come ogni cosa cotta e'
soda, cosi' i Mercurj, tanto comuni che de' metalli cotti in questa pietra, sono sodi. Ed il vocabolo
di Alchimia denota che si deve fare una pietra filosofale squaglievole. La Pietra Filosofale d'oro
dunque e' quella, che informa la materia, cioe' il mercurio comune, o' quello de' corpi imperfetti
in vero oro. Come la natura non ha fatto questa pietra filosofale d'oro, e' d'uopo farla coll'arte,
aiutando con questa la natura per estrarla dalle cose, nelle quali si trova naturalmente. Ed io
stimo che si debba estrarre dall'oro, perche' ogni simile fa' il suo simile. Di piu' come l'oro non e'
che un Mercurio piu' cotto e digesto, che il comune, e quello degli altri metalli, come questo
lapis non e' altro che piu' cotto dell'oro: L'arte comincia dove la natura finisce, cioe' lo scopo
della natura e' l'oro, ed in esso comincia l'arte per generare le tinture che sono nel lapis. Di piu'
in ogni cosa vi e' la causa efficiente, ed il paziente non e' come la materia. Nelle generazioni de'
metalli che constano d'umido e secco, proprio alla natura metallica, il mercurio e' l'umido, che
patisce d'esser congelato ed e' freddo ed umido, ed il secco terrestre, e' quello che opera e
congela l'umido. Ora i Mercurj de' metalli ed il comune sono tutti simili, e non sono differenti, che
nelle qualita' ed accidenti, sendo gli uni, piu' o men cotti degli altri, e' sono materia comune di
tutti li' metalli. Ma i loro secchi terrestri, che li congela sono diversi di specie tra essi, e bisogna
estrarli per render puro il mercurio. Non niego pero' che per estrarre il lapis dall'oro non vi
possono servire i Mercurj comuni e degli altri metalli ma' da chi depende la virtu', come causa
efficiente e' l'oro, che e', come il maschio, ed il mercurio, come la femina. Ora questa lapis d'oro
e' di due sorti per i due effetti, che fa', uno minore dell'altro; il minore ha solo la virtu' di digerire il
mercurio, o quello de' corpi imperfetti (doppo che e' estratto), e l'argento e tignere i detti Mercurj
in vero Oro, ma non ha la virtu' di separarne l'impuro delli quattro metalli imperfetti, e quanto
non e' naturale de' loro mercurj. Questo lapis si chiama la medicina della seconda serie, perche'
colla sola progezione di questa si separa da' corpi imperfetti, quanto non e' loro naturale, ed il
rimanente vien dal lapis digerito e tinto collo stesso mezo, il che non fa' il primo lapis, che
solamente digerisce, e tigne senza separazione alcuna. Per trasformare l'argento, ed i Mercurj
comuni, ed estratti da' metalli si richiede, solamente il primo, perche' nel comune, ed estratti non
vi e' altro di diverso, perche' tutto e' Mercurio, come l'argento e' quasi tutto mercurio, e se ha
qualche impurita' vien levata facilmente dal suo semplice Amalgama, che passera' per una tela
grossa, e che sara' lavato esattamente, e doppo cio' il detto argento, non deve piu' a ch'esser
digerito, e tinto il che si fa' dal primo lapis squaglievole, per la sua progezione. E la materia di
queste due lapis e' sempre la stessa, cioe' l'oro, e la sola differenza consiste, nella maggior o
minor preparazione, ma la proprieta' e qualita' d'ambedue sono tali, che si concominano. Prima
la natura di questo lapis deve essere della natura dell'oro, e cio' procede dalla proprieta' dell'oro,
e questa proprieta' procede dalla forma ed essenza dell'oro e non della sua materia considerata
al suo spirito, ne' dal suo temperamento, o' prime qualita' o seconde. Si' che si potrebbe trarre
un lapis dal rame e dal ferro che sarebbe piu' rosso del lapis d'oro, e che dara' una tintura rossa
citrina, ma tal tintura e' sofistica che non resiste alla pruova, si'.che la vera tintura si trae dall'oro
e non si puo' fare dall'artifizio. Le altre qualita' di questo lapis s'acquistano coll'arte, cioe' per la
seconda, che sia squaglievole come la vera, perche' dello squagliamento si fa' la mistione,
altrimente sarebbe fatta. Ora tale squagliamento si acquista nell'oro, quando e' fatto lapis,
perche' ogni lapis da' squagliamento. La terza qualita' che tale squagliamento sia sottile, come
l'acqua affinche' penetri, e tal tennezza si aumenta per le reiterazioni di dissoluzioni come diro'.
La quarta, ed una delle principali e' che questo lapis sia di qualita' calda, e secca, e di virtu'
ignea a fine di far consumare l'umidita' de' mercurj, e consolidare la loro fluridezza, digerire e
fissare la crudita' loro, come anche quella dell'argento. Tal qualita' non e' nell'oro, e pero' colla
sua mistione non si muta, ned altera, ne' li trasmuta come fa il suo lapis attesoche' una delle
regole della sua mistione e' che quello che opra, come questo lapis, sia di qualita' contraria al
paziente, come i metalli, perche' con tal contrarieta', si fa un temperamento dal quale risulta una
nuova spezie, e forma sostanziale, poiche' tal purita', o' lapis l'aumenta colla decozione
continua, perche' ogni cosa decotta e' piu' calda, che la terra. La quinta qualita' e' la purita', e la
trasparenza del lapis affinche' penetri meglio, e si acquista come si dira' piu' abasso. La sesta e'
la fissazione del lapis, che non deve in modo alcuno svaporarsi, ma deve rimaner fermo, e
stabile, e fisso nel fuoco senza svaporarli.

Molti fanno questi due lapis diversamente. Si deve per adesso accontentarsi di ridurre l'oro in
natura di lapis fondibile; posciache' senza dubbio trasformera' l'argento in oro per progezione ed
il Mercurio per concozione, siasi il comune o quello de' metalli imperfetti, posciache' il lapis
comune, fatto squaglievole colle frequenti calcinazioni, e dissoluzioni ha' ben questa virtu' di
fermare e congelare il mercurio comune in metallo per concozione, e cio' per la gran siccita', e
tenuezza, che consuma col penetrare, l'umidita' indefinita del detto mercurio, il che ho'
sperimentato io stesso.
Che se cio' riesce col lapis comune, tanto piu' si fara' con quello dell'oro per la gran similitudine
dell'essenza, che ha col mercurio per esser usati d'una stessa radice, e che l'oro non e' che
mercurio cotto, ed il mercurio comune oro crudo, nondimeno il lapis d'oro non si estrae
facilmente, per la gran difficolta' ed industria, che si cerca a calcinarlo, perche' e' impossibile di
ridurlo a' lapis, senza calcinarlo bene. Ora la calcinazione e' una reduzione col fuoco, d'un corpo
sodo in polve sottile per la privazione della sua umidita', che teneva le parti in sodezza. E
questa si fa col fuoco per differenza del solo tritamento col quale le parti del corpo soggetto ad
esser triturato, ponno esser con tal trituramento poste in tenuissime parti; ma con cio' l'umidita'
non e' levata, ned alterata: Egli e' ben vero che serve tal trituramento alla calcinazione per la
maggior facilita', che il fuoco ha di operare sulle parti minute che grosse. La privazione
dell'umidita' si fa' in due modi. Una deve intendersi quando tutta l'umidita' che pareva parte della
sostanza del corpo, ne e' separata, come quando e' triturato e ridotto in cenere; ed in questa
calcinazione ogni accidente squaglievole e visibile perisce, perche' nella cenere non si nota
alcun accidente, o qualita' di legno. L'altra e' quando l'umidita' radicale non si distrugge punto,
ma e' animata, ma' solo la qualita' umido e' alterata per la siccita' del fuoco, e l'umidita'
convertita in siccita', ed in questa tutti li accidenti sensibili non si distruggono.
Posciache' i metalli calcinati ritornano col fuoco ardente in corpo, come prima, ed ho visto per
esperienza, che dalle ceneri dello stagno volte in lapis, ne e' stato estratto mercurio col mercurio
vulgare o comune. E la fiussibilita' de' metalli squagliati, o del mercurio estratto e' una qualita' ed
accidente sensibile, che non si perde colla detta calcinazione; nella perfetta calcinazione, pero
la calce non deve volgersi in Mercurio. L'oro, come ha' un'umidita' vischiosa unita colla sua
siccita' terrestre non puol'essere calcinato dal fuoco solo come si puo' fare degli altri metalli. Ora
per pervenire a' tal calcinazione si e' trovato un mezo, che e' di tritarlo e cio' col mercurio,
perche' non si corrompe niente, e senza denso tal trituramento non si puo' fare agevolmente. Si
piglia percio' Oro fino col quale si imischia mercurio comune, poi si aggiugne dodici volte piu' di
mercurio si tritura minuto in un mortaro per lungo tempo, aggiungendovi aceto distillato per
lavarlo bene, poi si passa con una tela densa e si continua a mettervi mercurio tanto che l'oro
sia passato come in mercurio per sottigliar meglio le parti dell'oro.
Allora si pigliano tutti li mercurj, che si mettono in un alambico col suo cappello sulle ceneri
calde, per 24 ore a fuoco lento, affinche' l'oro si purifichi col mercurio, poi si versa tutto in una
pelle di camozza, se ne spreme il mercurio, e rimarra' un globicello nella pelle, che conterra'
tutto il corpo, e tre parti di piu' di mercurj: ma se nel finire si spreme colla tela, si spreme tutto
dalla pelle senza ricuocerlo, tutto potrebbe passare col mercurio. Si piglia il globo e si mette nel
fondo di Lambicco col suo capello sul fornello di cenere a fuoco lento per due o tre ore, finche' il
globo sia secco, si leva poi dal fornello, e se e' salita qualche parte di mercurio, si fa scendere
con una penna; doppo che sara' scesa la massa si polverizza sottilmente e si rimetto tal polvere
a cuocere adagio col suo mercurio estratto, poi si leva, si tritura, facendo cio' finche' la polvere
sia sottilissima, e che non si tenghi piu' in corpo, o massa: la polve si mette in un fondo di
Lambicco e si distilla a fuoco ardente tutto il mercurio, poi si leva cio' che e' al fondo, e se si
trova massa si risolve col mercurio uscito, e si reiterano le operazioni finche' sia polve sottile
che non si tenghi in massa. Si piglia poi la polve e si macina sottilmente sul marmo, e non nel
mortaro, poi si setaccia in un setaccio finissimo e se vi rimane qualche parte grassa, si rimacina
finche' passo' tutta, e cosi' si avra' la polve disposta ad essere calcinata col fuoco, il che si fa
mettendo la polvere in una scatola di terra, o di vetro a' fuoco proprio di calcinazione per due
giorni, doppo che si levara' la scatola, si aprira', e si levara' il piu' sottile con una penna, e si

conservara' e si reiteri lo stesso, finche' si levi tutto colla detta penna.


Il lapis, che si fa' secondo gli antichi, e' altresi' un lapis ed una polve rossa, come questa, ma
richiede un'anno di tempo per perfezionarsi.
L'oro congelato cosi' non sara' squagliabile, e percio' si deve fare cosi'. Si piglia questa calce, e
si mette in un vaso di vetro, che abbia un collo lungo, e vi si getta sopra due volte piu' del nostro
mercurio, s'ottura il buco del vaso con cera gommata, e si mette al bagno Maria per 24 ore, e si
rovescia il dissoluto, si continua l'operazione, finche' il mestruo si colori, e poi si rincalcinano le
feccie, e si dissolvano in un nuovo mestruo, e so rimane qualche cosa sara' una polve morta ed
inutile. Si pigliano poi i mestrui, e si mettono in un lambicco col suo cappello, e si distilla a fuoco
lento, ed al fondo rimane un lapis preziosissimo, di cui se ne mette un poco sovra una lama
d'argento, e si roventa al fuoco, se si squaglia cosi' presto che la cera, senza fumare, ne' far
rumore, e che si stendi per tutto, e ch'entri nella lama e la tinga in color d'oro, si fissi ed imischi
con essa e non se ne separi mai e' assai, perche' e' il vero segno di perfezione; cio' pero' non
succede cosi' presto e per arrivarvi si fa in due maniere; una e' di recalcinare il lapis a' fuoco
lentissimo in una scatola di vetro e non di terra finche' abbia il detto segno. L'altra che si distilli
al bagno Maria, finche' non si coaguli piu' al fuoco, ma che rimanga un'olio denso, e allora e' il
vero oro potabile fatto senza mistione d'altra cosa, che si liquefara' in ogni liquore, e servira'
molto alla sanita', e per la trasmutazione dell'argento in oro col far progezione del detto oro
sull'argento, mettendovene in molte occasioni, finche' si conosci il peso della calce, che richiede
un tal peso d'argento, per essere ben colorato. E per il Mercurio comune e de' metalli, se ne
metteranno cento parti in un vaso piano di vetro col collo lungo, e vi si inetti sovra una parte del
lapis, che si cuoceranno a' fuoco lento per otto giorni, aumentando in fine il fuoco fino all'
ignizione inclusivamente, e si avra' una polve rossa che si squagliera' colla borace, e si avra' oro
buono, e se si vuol fare progezione sul mercurio comune o' di metalli, come anche sull'argento.
E come questo lapis si puol aumentare si mischia' con altrettanto di mercurio d'oro, e si mette in
un'oro filosofico, turato con un turaccio di vetro per dodici giorni coll'aumentar del fuoco di tre' in
tre' giorni, e gli ultimi tre giorni si fa fuoco d'ignizione e si avra' una polve simile alla prima, che
fara' lo stesso effetto, e cosi' si puo' moltiplicar in infinito, col porvi il peso uguale del mercurio di
sole e cuocendolo per dodici giorni. Ora per estrarre il mercurio dall'uno d'ogni altro metallo,
bisogna incorporarlo con Mercurio comune, poi calcinarlo nel modo sudetto, ma non all'estremo,
bastando che rimanga in polvere impalpabile, nella quale il loro mercurio sara' contenuto, all'ora
si mette in aceto distillato al bagno Maria, e ne trarra' tutto il colore e la dolcezza della calce, si
versa poi dolcemente e se ne mette di nuovo e quando ne avra' fatta tutta la dolcezza, e che
non sara' piu' rosso, come prima sara' d'uopo filtrarlo e svaporarlo, e rimarra' al fondo un lapis
bianco che si dissolvera' di nuovo e si fara' come prima per averlo piu' puro, il che e' il mercurio
morto, il quale si vivifica cosi'. Si pigliano due dramma del detto lapis e s'incorporano sovra un
marmo con una dramma di mercurio comune, e tutto poi si mette in un lambicco col suo capello,
poi si secca, e fatto secco si rimacinera' sul marmo ed il mercurio avra' vivificato a se' tutto il
mercurio che era morto nella detta polve, o lapis, e noti V. S. che la calce che sara' rimasta nel
fondo del vaso, nel quale si sara' versato l'aceto distillato, dev'essere ricalcinato di nuovo a
fuoco graduato in un vaso ben cimentato, finche' non si trova piu' che una terra inutile. Il fiore
che salira' dall'oro, ed argento e' un mercurio puro, quando si purifica bene.
Sin adesso ho' parlato della materia, e non mi rimane che a' parlare della causa efficiente, la
quale e' una forza e virtu', che e' in una sostanza o' sottile, colla quale muove la materia
prossima in quest'arte che e' il mercurio per informarlo, e dargli una forma sostanziale d'oro, o'
d'argento. L'oro non ha' tal virtu' attuale, ma in potenza, perche' deve depurarsi colla materia
impura, colla quale e' sempre congiunta tal virtu', la quale essendo varia ne' corpi, le une
impediscono gli effetti delle altre. Tal virtu' deve aversi col far' ajutare la natura dall'arte, quale
consiste nel fuoco per esser quello che dissolve i corpi, e ci fa' conoscere le parti componenti:
con che si viene alle operazioni sudette di estrarre coi modi sudetti, ed aiuto del fuoco il vero
lapis. Questo e' l'unico ed il piu' perfetto mezo che sia mai stato trovato nel mondo, appruovato
dagli antichi e piu' penetrativi filosofi, ed investigatori di questa scienza ed arte occulta. Vi sono

altri mezi per fare questo lapis, e varie, altre operazioni bellissime: ma questo segreto che io gli
scrivo e' il diamante tra altre pietre preziose di comunal valore. E' questo ch'io adesso metto in
esecuzione. Ma' come e' malagevole di far esattamente le calcinazioni, lo faccio adagio per
riuscire. Sono altresi' occupato a fare altre operazioni mirabili, nelle quali questo Re' piglia
piacere non ordinario, ed io non ne piglio meno, perche' oltre che le operazioni non mi costano
niente, e che da queste imparo, come V. E. sa' che nella Chimica s' impara ogni giorno dalle
operazioni, vi trovo un profitto grandissimo. Sono amato dal Re, stimato dai Grandi, riverito da'
piccoli, e mi trovo in autorita', e quello che e' meglio, co' molti contanti in saccoccia. Se V. E. mi
conosce capace di poterla ubbidire in cosa di maggior rilievo, la supplico umilmente degnarsi di
non rattenersi d'impormi: vedra' V. E. dagli effetti, se veramente dico di cuore, che ambiro' in
ogni luogo, tempo ed occasione di qualificarmi con umile rispetto del carattere glorioso di
Di V. E.
Copenage, li 9 agosto 1667.
Umilissimo, ed Ubb.mo Serv.re
Francesco Borri

4)

Gli esseri elementari secondo R. Steiner


di Maximus

Si gi parlato delle possibili relazioni dell'uomo con gli esseri elementari, trattando del Conte di
Gabalis. In tale opera, esposto scherzosamente il punto di vista rosacrociano su questo
argomento. Dell'esistenza degli esseri elementari trattano tutte le tradizioni, a cominciare da
quella ind, ove essi sono denominati Bhuta Ganas e sono considerati i servitori di Shiva. Nel
libro intitolato "Teosofia", Rudolf Steiner parla, tra le altre cose, di quegli esseri che sono
invisibili per i sensi grossolani, esprimendosi cos: "Ma coloro che hanno la facolt di visioni
spirituali percepiscono questi esseri e li possono descrivere. Alle categorie pi basse di questi
esseri appartiene tutto ci (per coloro che percepiscono il mondo spirituale) che descrivono
come salamandre, silfidi, ondine, gnomi. Non dovrebbe essere necessario dire che queste
descrizioni non possono avere valore come immagini che hanno per base la realt fisica. Se lo
fossero, il mondo di cui si parla non sarebbe spirituale, ma grossolanamente sensibile. Sono
raffigurazioni di una realt spirituale, che appunto si lascia rappresentare solo in questo modo,
per parabole. E' del tutto comprensibile, per colui che d valore solo al mondo sensibile, che egli
consideri questi esseri soltanto creazioni di fantasia morbosa o di superstizioni. Per gli occhi
sensibili non possono mai essere percepiti, naturalmente, perch non hanno un corpo sensibile.
La superstizione non nel fatto che si considerino questi esseri come una realt, ma che si
creda che appaiano in modo sensibile. Esseri di questo tipo collaborano al divenire del mondo e
ci si imbatte in loro dal momento in cui si entra in quelle regioni pi elevate del mondo stesso,
che rimangono chiuse ai sensi corporei. Superstiziosi non sono coloro che in queste descrizioni
vedono immagini di realt spirituali, ma coloro che credono alla presenza sensibile di queste
immagini e anche coloro che rifutano lo spirito perch credono di dover rifiutare l'immagine
sensibile".
Dunque, un incontro con esseri elementari non pu mai basarsi sulla comune Conoscenza
Materiale, non possedendo essi un corpo grossolanamente sensibile. Esistono invece,
seguendo la gnoseologia steineriana, tre modalit di incontro, basate sulle tre forme
superiori di conoscenza: Immaginale, Ispirativa e Intuitiva. Cominciamo dalla prima modalit.

Incontri basati sulla Conoscenza Immaginale


Resisi capaci di conoscenze immaginali, con le apposite pratiche indicate da Steiner, ad es. con
l'Esercizio della Rosacroce, si pu passare all'evocazione diretta degli elementari. Conviene
farlo in localit in sintonia con il tipo di elementare evocato, servendosi delle orazioni e dei riti
tradizionali e dei simboli degli elementi, che fungono come "porte" per i loro mondi.
Perch tali entit si possano manifestare nel giusto modo, si deve imparare ad accantonare i
desideri e le rappresentazioni personali. Altrimenti, anzich gli elementari, si manifestano quelle
illusorie e pericolose "Simili Nature", descritte efficacemente da Kremmerz. Facilmente poi si
mescolano al proprio sperimentare ricordi di immagini di opere d'arte o di libri di vario genere
(grimori, libri di favole, libri di mitologia). Perch questi esseri possano prendere opportuna
forma importante il lavoro su me stesso, l'abitudine ad una distaccata osservazione e
presenza mentale.
La Conoscenza Immaginale di una entit un' esperienza interiore, della cui qualit sono
fortemente responsabile. Quanto pi altruisticamente imparo a immedesimarmi nell'altra
entit, tanto pi l'immagine perde i tratti provenienti dalla mia soggettivit. Essa riflette,
con sempre maggior chiarezza, l'essere com', i tratti umani dell'immagine spariscono. In casi
dubbi, opportuni simboli e rituali di "bando" hanno il potere di far svanire le immagini illusorie,
mantenendo quelle autentiche.
Lo sperimentare immaginale degli esseri elementari simile ad un sogno lucido. E' perci
diverso da un comune sogno inconsapevole, perch io imparo a controllarlo e a dominarlo,
similmente a quanto avviene per una percezione sensoria.
Il consiglio, gi dato da altri in relazione al lavoro sui sogni lucidi, di rimanere neutro nei
confronti di ci che si sperimenta valido anche qui. La lucidit ed il controllo dell'esperienza
essendo assai pi importanti del contenuto della medesima.
Incontri basati sulla Conoscenza Ispirativa
Quando l'Esercizio della Rosacroce o altri consimili hanno condotto dalla Conoscenza
Immaginale a quella Ispirativa, si pu "conversare" con gli esseri elementari. La comprensione
possibile perch gli elementari non hanno una voce come gli esseri umani o gli animali e perci
non hanno un loro linguaggio verbale, che a noi potrebbe risultare incomprensibile. Non ci
parlano come un uomo che ci sta di fronte, ma trasmettono il loro messaggio nella
nostra interiorit, in modo che esiste in noi come un pensiero non nostro, ma ricevuto.
Chiunque abbia sperimentato un fenomeno di telepatia pu comprendere di cosa si tratti. Chi
non lo ha sperimentato (o non ci ha mai fatto caso), pu farsene un'idea, ripensando a qualche
circostanza in cui qualcuno ha iniziato a dirgli qualcosa, senza terminare di parlare. La parte
udita si propagata interiormente, associandosi da sola a ricordi ed aspettative,
"completandosi", come se l'altro avesse effettivamente finito di parlare. Similmente, lo
sperimentare umano ispirativo ci fa sembrare il "linguaggio" degli esseri elementari come
costituito di parole e frasi, proprio come lo sperimentare immaginale ci sollecita a rappresentare
questi esseri come figure. Il fatto che i narratori di favole e leggende ci abbiano ad es.
tramandato i saggi "consigli" degli gnomi o di altri elementari non dunque da considerarsi,
sempre e necessariamente, come un'invenzione della comune fantasia di scrittori.
Incontri basati sulla Conoscenza Intuitiva
Come spiega R. Steiner in diversi suoi libri (ad es. in "Sulla via del'iniziazione"), gli esercizi per
prepararsi all'Intuitio Intellectualis richiedono che il discepolo elimini dalla sua coscienza non
soltanto le immagini (conoscenza immaginale), ma anche la forza animica che le ha edificate
(conoscenza ispirativa). Ci pu ottenersi, in modo graduale, facendo diventare "trasparenti" le

immagini, per mezzo di una continua concentrazione entro le immagini stesse: esse
acquisteranno trasparenza per loro propria tendenza e natura. In seguito diverranno tali da non
essere pi viste, ma solo sentite come enti viventi nella propria anima: potremo percepire, per
mezzo loro, la "sostanzialit" della realt soprasensibile. Liberi da qualsiasi ricordo di parola e
immagine dunque l'esperire intuitivo degli esseri elementari. Mi posso sperimentare
nell'interiorit di un essere elementare e l'essere elementare dentro di me, ci
compenetriamo a vicenda. Pur essendo due esseri, per, in questo stato, siamo come uno. E
grazie a questa unione posso conoscere la sua vera essenza.
Vi tuttavia un pericolo: nel mondo eterico le entit che "penetrano" nell'uomo, non sono come i
flebili, sottili ed evanescenti pensieri automatici che si palesano all'uomo nell'ordinaria vita del
pensare, ma si presentano come esseri ben pi forti, perch recano in s una volont
autonoma. Il rafforzare, in via preliminare, il pensiero mediante la concentrazione volontaria
serve appunto a contrapporsi all'interferire dei processi di pensiero degli esseri elementari, i
quali tendono a prevalere sull'Io interiormente non rafforzato. E' indispensabile che nel corpo
eterico del discepolo siano presenti contemporaneamente due forze opposte, da equilibrare:
1- Alla "periferia", la capacit di diventare, di trasformarsi in altri esseri.
2- Al "centro", il forte sentimento dell'io, di s come essere conchiuso.
Senza la facolt di "diventare" la conoscenza intuitiva impossibile. Senza un forte sentimento
dell'Io si corrono i rischi dei quali si detto. Per esercitarsi, sia rivolti ad esperienze di fatti
sensibili, sia innanzi a esperienze spirituali occorre dirsi:
"Io sono in questo stato di concentrazione particolare; sono collegato in modo vivente con
un'entit la quale, per sua natura, trasforma ora la mia entit nel suo "modo o stato". Questo
trasformarsi, questo dedicarsi all'immersione in altre entit una vera e propria caratteristica del
vivere nei mondi spirituali; l'immedesimarsi consente di imparare a conoscere i processi e gli
esseri di quei mondi.
Aggiungiamo di passata che questo il vero e pi profondo significato di espressioni
come "nozze con la fata" ed altre consimili che si possono trovare nei testi occulti.

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