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Inattesa e ultima lezione del Papa teologo

10 de agosto de 2014 a la(s) 14:44

Nel cristianesimo si ha un primato del Logos, della Parola, sul silenzio: Dio ha effettivamente
parlato. Ma non dobbiamo per questo dimenticare la verit del perenne nascondimento di Dio.
Solo allorch labbiamo sperimentato come solenne Silenzio, possiamo sperare di percepire
anche la sua Parola, che sgorga avvolta nel tacito mistero. La cristolo...gia procede oltre la
croce, che il momento percettibile dellamor divino, per tuffarsi nella morte, nel silenzio e
nellobnubilamento di Dio. Possiamo allora meravigliarci, se la chiesa, la vita stessa del
singolo, vengono continuamente trascinate in questora del silenzio, nel dimenticato e
accantonato articolo Discese allinferno? .
Cos scriveva Joseph Ratzinger nella sua Introduzione al Cristianesimo. Nei tempi pi
recenti, egli stato uno dei pochi teologi che sia confrontato con questo articolo di fede
lontano ed ostico alla nostra coscienza odierna.Adesso questa affermazione del Credo
appare quanto mai opportuna per tentare di comprendere le ragioni delle dimissioni di
Benedetto XVI. Non si vuole forzare il suo pensiero, e nemmeno trovare a tutti i costi una
spiegazione. Tuttavia dobbiamo tentare di capire quel gesto, assolutamente libero, che egli ha
voluto compiere per il bene della Chiesa. Ce lo impone la coscienza di cattolici. Ce lo
impongono quelle ricostruzioni, spesso farneticanti, che in questi giorni si propongono in un
terreno fatto di incertezze, se non proprio di autentica ignoranza in materia di fede. Ce lo
impongono le letture fuorvianti che vengono da un mondo laico sempre attento a trarre
indicazioni utili per la vita di una Chiesa che considera un ostacolo al progresso della societ.
Anche la nostra, sia chiaro, soltanto una lettura. Un tentativo di dire qualcosa che abbia a
che fare con la vita e non con la morte.
Lapproccio di Ratzinger al tema della discesa agli inferi ha il pregio di spiegare larticolo con la
preghiera di Ges sulla croce: Dio mio, Dio mio, perch mi hai abbandonato? (cf. Mc 15,34;
Mt 27,46). Se gli inferi rappresentano la condizione estrema dellabbandono, la preghiera
riempie di luce anche quella discesa che far seguito alla sua morte ormai prossima. Scrive il
nostro autore: In questa estrema preghiera di Ges, come del resto anche nella scena
dellorto degli ulivi, il nucleo pi profondo della sua Passione non sembra essere qualche
dolore fisico, bens la radicale solitudine, il completo abbandono.E evidente, dunque, che in
questa prospettiva Ratzinger intende parlare della condivisione da parte di Cristo della
situazione di abbandono che luomo sperimenta nella morte. Ci equivale a dire che luomo,
ogni qual volta sperimenta la solitudine e labbandono, viene condotto in quella sofferenza e in
quel sacrificio supremo da cui la Vita si afferma con la potenza della Risurrezione. Qui
dobbiamo anche situare la prostrazione che si avverte quando viene meno il vigore del corpo e
dellanimo. Nel Papa, come in qualsiasi cristiano.Il Papa per un cristiano espropriato di se
stesso per il singolare compito al quale stato chiamato. Si pu collocare il ministero petrino in
questa profondit tanto impenetrabile del mistero pasquale? In altri termini: pu il nostro
tentativo superare i limiti angusti delle congetture?Ci aiuta lo stesso Cardinale Ratzinger, che
in modo magistrale ha descritto il rapporto tra i due elementi nellomelia della messa esequiale
di Giovanni Paolo II, l8 aprile 2005. In quelloccasione egli scand pi volte linvito del Risorto a
Pietro: Seguimi (cf. Gv 21,22). Tutta la vita del papa venuto da lontano, veniva compresa alla
luce di quellinvito.Citando il titolo di un testo di Giovanni Paolo II, il cardinale commentava:

Alzatevi, andiamo! con queste parole ci ha risvegliato da una fede stanca, dal sonno dei
discepoli di ieri e di oggi. Alzatevi, andiamo! dice anche oggi a noi. Il Santo Padre stato poi
sacerdote fino in fondo, perch ha offerto la sua vita a Dio per le sue pecore e per lintera
famiglia umana, in una donazione quotidiana al servizio della Chiesa e soprattutto nelle difficili
prove degli ultimi mesi. Cos diventato una sola cosa con Cristo, il buon pastore che ama le
sue pecore. E infine rimanete nel mio amore: Il Papa che ha cercato lincontro con tutti, che
ha avuto una capacit di perdono e di apertura del cuore per tutti, ci dice, anche oggi, con
queste parole del Signore: Dimorando nellamore di Cristo impariamo, alla scuola di Cristo,
larte del vero amore.Fin qui le parole riferite, in senso stretto, a Giovanni Paolo II. Ad esse
fanno seguito poi quelle rigurdanti il ministero di Pietro: Seguimi! Insieme al mandato di
pascere il suo gregge, Cristo annunci a Pietro il suo martirio. Con questa parola conclusiva e
riassuntiva del dialogo sullamore e sul mandato di pastore universale, il Signore richiama un
altro dialogo, tenuto nel contesto dellultima cena. Qui Ges aveva detto: Dove vado io voi non
potete venire. Disse Pietro: Signore, dove vai?. Gli rispose Ges: Dove io vado per ora tu
non puoi seguirmi; mi seguirai pi tardi (Gv 13, 33.36). Ges dalla cena va alla croce, va alla
risurrezione entra nel mistero pasquale; Pietro ancora non lo pu seguire. Adesso dopo la
risurrezione venuto questo momento, questo pi tardi. Pascendo il gregge di Cristo,
Pietro entra nel mistero pasquale, va verso la croce e la risurrezione. Il Signore lo dice con
queste parole, quando eri pi giovane andavi dove volevi, ma quando sarai vecchio
tenderai le tue mani, e un altro ti cinger la veste e ti porter dove tu non vuoi (Gv 21, 18).
Pietro va dunque verso la croce e la risurrezione. Ma tra la croce e la risurrezione, vi anche il
mistero tremendo della discesa agli inferi.In questo percorso Benedetto XVI ha scelto adesso,
per il bene della Chiesa, la dimensione del Sabato Santo. In questo giorno, che noi associamo
al silenzio, in realt risuona la Parola, come scrive Pietro: Cristo morto una volta per sempre
per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso
vivo nello spirito. E in spirito and ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano
in prigione (1Pt 3,18-19). La gloria della risurrezione mostrata in anticipo in quel luogo di
morte.
Il Papa ha scelto di essere nascosto in Cristo in questa dimensione di apparente non senso, di
nascondimento che prepara lannunzio. Parler ancora, ma in modo diverso, insolito, forse
necessario di fronte ai cristiani storditi dal sonno. Parler a partire dalleloquenza del gesto,
perch a lui stato chiesto di seguire il Signore fin dentro questo mistero di conformazione
radicale, che ci interpella tutti. Nessuna contrapposizione con il predecessore. Entrambi calati,
come tutti i successori di Pietro, nel mistero della morte e della risurrezione. Uno sulla croce,
laltro nellepilogo della croce prima che il seme, morto nel cuore della terra, porti il frutto della
salvezza. Anche la Chiesa devessere trascinata in questo silenzio. Soprattutto nel momento in
cui molteplici lusinghe tentano di trasformare la sua missione di salvezza in un servizio
mondano.La giovane carmelitana di Lisieux aveva esclamato con gioia di voler essere lamore
nel cuore della Chiesa. Lanziano successore di Pietro canta il suo Nunc dimittis per posare il
cuore stanco accanto al Cuore trafitto da cui la Chiesa trae la sua vita. Agli inizi del pontificato
aveva ricordato, proprio a noi italiani, la grande legge della vita nuova: Il mio proprio io mi
viene tolto e viene inserito in un nuovo soggetto pi grande, nel quale il mio io c di nuovo, ma
trasformato, purificato, aperto mediante linserimento nellaltro, nel quale acquista il suo

nuovo spazio di esistenza. In questo inserimento, ora spinto fino alla conformazione massima,
il silenzio produrr frutti di grazia per il prossimo Vicario di Cristo, per la Sposa, per noi, che
forse abbiamo giocato con la fede e con la Chiesa come i bambini di una volta con il Monopoli.
Abbiamo pensato che fossero nostre, e perci manipolabili. Ed invece ci sono state donate, ci
precedono, ci garantiscono in qual modo noi possiamo andare dalla morte alla Risurrezione.
Questa non soltanto lultima lezione del Papa teologo. E anche la pi grande!
don Antonio Ucciardo
10-08-14

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