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don Bosco e la biografia di Domenico Savio e di altri ragazzi dellOratorio: il ritratto dellazione educativa di don Bosco alla prova dei fatti.
mantenere nella societ l'ordine, la tranquillit e la pace (D. Bosco, discorso adexalunni in occasione della festa onomastica, 24 giugno 1883).
Questo il dato forte da sottolineare e da recuperare: la scelta dell'educazione e la scommessa che attraverso l'educazione noi possiamo intervenire per operare la trasformazione personale e sociale.
Andando in profondit sul presente, noi scopriamo le tante cose belle che manifestano la
realizzazione progressiva del progetto di Dio sulla storia, ma scopriamo anche i segni di morte
che purtroppo percorrono la nostra storia concreta. I discepoli di Ges colgono nel quotidiano
anche una serie di provocazioni che chiedono risposte e interventi urgenti.
Come intervenire? Non possiamo certamente accontentarci di constatare la presenza dei
segni di morte e delle sfide. Avvertiamo forte il bisogno di intervenire con coraggio, sapendo arrivare alla radice del male.
Le possibilit di intervento sono molte. Diventa urgente scegliere, sapendoci collocare al
punto giusto.
A questo livello si colloca il carisma della nostra famiglia. Facciamo discernimento alla luce del carisma. Questo che aiuta a cogliere quali sono i segni di vita e quali sono i segni di morte.
E soprattutto ci suggerisce un modo preciso di intervenire per modificare la realt. Questo modo di intervento per noi l'educazione. Altri possono fare scelte diverse. I figli e le figlie di don
Bosco scommettono sulla forza trasformatrice dell'educazione e giocano nell'educazione tutte le
loro risorse. In quest'orizzonte possiamo chiederci in concreto cosa vuol dire far educazione, in
che modo intervenire per essere fedeli all'educazione.
La memoria sapiente di don Bosco ci consegna alcune linee operative per loggi:
nella prima scena. Negli atti e nel viso di molti giovani si vedeva una noia, una spossatezza, una musoneria, una diffidenza, che faceva pena al mio cuore (MB XVII, 109).
Alla scuola di don Bosco possiamo oggi condividere alcune linee concrete:
La scelta, continua e sofferta, di mostrare la nostra fiducia verso i giovani stando
con essi;
una fiducia nei confronti dei giovani, riconoscendo fattivamente ad essi una dignit
costitutiva (per le ragioni dellamore e della fede) che nessuna devastazione in
grado di distruggere;
la fiducia operativa verso i giovani per immaginare una trasformazione culturale e
sociale in ascolto delle loro attese e in riconoscimento delle loro esperienze.;
un impegno educativo giocato sulla doppia convergente preoccupazione di restituire dignit a chi ne stato deprivato e affidare responsabilit concreta, attivando un
reale e consapevole protagonismo, anche critico.
Tutto questo ci porta a reinventare e consolidare i luoghi educativi come spazi dove poter
sperimentare vita e speranza.
Don Bosco un grande costruttore di opere educative per i giovani. Lo ha fatto per raccoglierli dalla strada, per assicurare esperienze di crescita, abilitarli ad una professione che potesse rassicurarli verso il futuro. I frutti di questo coraggio si sono disseminati velocemente per il
mondo.
Oggi questi modelli sembrano in crisi per mancanza di domanda e di significato: nei nostri contesti culturali sono sempre meno i ragazzi e i giovani che hanno bisogno di una ospitalit
come quella che don Bosco ha riservato a tanti. Certo, laffermazione non pu essere generalizzata: vale per il nostro contesto sociale, in linea di massima; vale molto meno per i tanti contesti
del sud del mondo in cui siamo presenti e operiamo.
Non mi piace per concludere con lipotesi che dobbiamo restare disoccupati o specializzarci in altre frontiere.
Sono convinto della necessit di costruire luoghi dove poter sperimentare in modo concreto la speranza verso il futuro. Sono luoghi dove si respirano fatti di speranza, nel coraggio di
affrontare le questioni della vita quotidiana secondo modalit alternative a tante dominanti.
Forse non abbiamo bisogno di inventare luoghi di aggregazione: nascono e muoiono
spontaneamente. Spesso per questi luoghi sono non-luoghi dal punto di vista del senso, della
speranza, delle relazioni una piazza su cui scorrono le proposte pi disparate o una discoteca
dove la relazione viene assicurata solo alzando a dismisura il tono della voce o lasciandosi sedurre dal clima di branco.
Nello stile di don Bosco, in una prospettiva molto diversa dalla sua, possiamo continuare
la sua presenza trasformandoli in luoghi dove sperimentare la speranza.
uno dei momenti in cui don Bosco risulta molto legato alla teologia e alla antropologia del suo
tempo.
2.4.1. I fatti
La vita quotidiana a Valdocco punteggiata da fatti che costruiscono continuamente il
clima e la proposta religiosa fondamentale:
lebuonenotti servivano a rilanciare linsegnamento religioso e morale di don Bosco, alle luce di quello che conosceva dai colloqui con i suoi giovani;
i sogni che facevano diventare racconto la preoccupazione continua di don Bosco;
lideale di buon cristiano era incarnato nei santi che allietavano la vita a Valdocco;
limpegno personale era sostenuto dalla pratica dei sacramenti della Confessione e
Comunione;
lincontro con Ges era suggerito dai modelli devozionali del tempo: la visita al SS. Sacramento, la devozione al S. Cuore, il ricordo di Ges redentore e salvatore dal peccato;
una grande devozione mariana e la pratica del Rosario.
2.4.2. Uno stile rinnovato
Oggi noi abbiamo una sensibilit assai diversa da quella di don Bosco. Essa ci porta a separare gli ambiti educativi da quelli religiosi e, di conseguenze, non ci piace assolutamente mescolare le competenze. Non possiamo per rigettare il modo di pensare dei tempi di don Bosco
con latteggiamento sconsiderato di chi si lascia sedurre dal nuovo e dai limiti evidenti
dellantico. Unoperazione del genere denuncia la mancanza di discernimento. Riproduce,
dallopposto, lenfasi sulla tradizione e su quello che altri hanno vissuto prima di noi.
Nel profondo della prassi e delle espressioni di don Bosco presente qualcosa che attraversa i modelli culturali e giunge fino a noi, come un dono prezioso: la consapevolezza di quanto
sia centrale nella vita il vissuto e lesperienza religiosa. Questo don Bosco affermava quando
metteva al centro del suo impegno educativo la grazia di Dio e la salvezza dellanima.
Abbiamo davvero un gran bisogno di recuperare questa dimensione dellesistenza. La sua
perdita ci impoverisce tutti e fa terribilmente scadere la qualit della nostra vita. Va in crisi il significato dellesperienza cristiana perch ci siamo rassegnati a convivere con un livello scarso di
qualit di vita quotidiana.
Siamo abituati, infatti, a considerare vero e reale solo quello che possiamo manipolare. Per
questo siamo diventati presuntuosi e saccenti. Per ogni cosa abbiamo una spiegazione e di ogni
avvenimento sappiamo responsabilit, positive o negative. Se qualche male ci sovrasta, ne conosciamo il rimedio o, almeno, solo questione di giorni: presto o tardi, troveremo il nome giusto
per identificarlo e gli strumenti adeguati per risolverlo.
L'uomo maturo - e il cristiano, soprattutto - non si trova davvero a proprio agio in questo
modo riduttivo e falso di vedere la realt. Si impegna per comprenderla fino in fondo, felice di
poter utilizzare tutto quello che la scienza e la sapienza dell'uomo hanno saputo produrre. Riconosce per l'esistenza di un altro mondo, fatto di eventi un po' misteriosi, la cui trama ci sfugge
completamente e di cui possiamo parlare solo secondo le logiche originali del linguaggio religioso.
Le vie educative attuali sono diverse da quelle don Bosco.
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Per esempio:
attenzione profonda al senso
la qualit della vita nella capacit di invocazione
sfondare la sicurezza sul posseduto
collegare con la Chiesa (anche attraverso piccole esperienze ecclesiali e religiose)