UN PO DI STORIA LA LEGISLAZIONE ITALIANA SULLA MATERIA LA POSIZIONE CATTOLICA ALCUNI CASI-LIMITE ITALIANI CHI SI BATTE PER LEGALIZZARE LEUTANASIA PROPOSTE DI LEGGE COSA SUCCEDE ALLESTERO PERCORSI DI APPROFONDIMENTO COSA INTENDIAMO PER EUTANASIA? Eutanasa, in greco antico, significa letteralmente buona morte. Oggi con questo termine si definisce correntemente lintervento medico volto ad abbreviare lagonia di un malato terminale. Si parla di eutanasia passiva quando il medico si astiene dal praticare cure volte a tenere ancora in vita il malato; di eutanasia attiva quando il medico causa, direttamente, la morte del malato; di eutanasia attiva volontaria quando il medico agisce su richiesta esplicita del malato. Nella casistica si tende a far rientrare anche il cosiddetto suicidio assistito, ovvero latto autonomo di porre termine alla propria vita compiuto da un malato terminale in presenza di - e con mezzi forniti da - un medico. UN PO DI STORIA Nella Grecia antica il suicidio riscuoteva unalta considerazione: si supponeva che ognuno fosse libero di disporre come meglio credesse della propria vita. Lassistenza al suicidio nel mondo classico non fu proibita fino allavvento al potere del cristianesimo. Agli inizi del Novecento alcuni pionieri riproposero il tema allopinione pubblica: la durata della vita andava allungandosi, ma non sempre a una maggior durata si accompagnava la possibilit di godere, per pi tempo, di una qualit di vita dignitosa. Negli anni 30 nacquero nel mondo anglosassone le prime associazioni, che nel dopoguerra si svilupparono fortemente. Oggi le associazioni di tutto il mondo sono riunite nella World Federation of Right to Die Societies (Federazione Mondiale delle Societ per il Diritto di Morire). Nel 1974 alcuni umanisti, tra cui scienziati, filosofi e premi Nobel, lanciarono il manifesto A Plea for Beneficent Euthanasia, che riscosse molti consensi. La principale attivit di queste associazioni consiste nel sensibilizzare lopinione pubblica e, soprattutto, governi e parlamenti, sulla necessit di raggiungere stadi pi progrediti nel riconoscimento dei diritti del malato terminale. Il consenso informato oramai entrato a far parte del vocabolario medico: con esso stata riconosciuto il diritto del paziente di dire la sua sulle cure che dovr ricevere. Ora la battaglia si sostanzialmente spostata, oltre che sulla richiesta della legalizzazione, sulla liceit e sul valore legale della sottoscrizione, da parte di chiunque, di un testamento biologico. LA LEGISLAZIONE ITALIANA SULLA MATERIA Leutanasia attiva non assolutamente normata dai codici del nostro Paese: ragion per cui essa assimilabile allomicidio volontario (articolo 575 del codice penale). Nel caso si riesca a dimostrare il consenso del malato, le pene sono previste dallarticolo 579 (omicidio del consenziente) e vanno comunque dai sei ai quindici anni. Anche il suicidio assistito considerato un reato, ai sensi dellarticolo 580. Nel caso di eutanasia passiva, pur essendo anchessa proibita, la difficolt nel dimostrare la colpevolezza la rende pi sfuggente a eventuali denunce. LA POSIZIONE CATTOLICA Secondo la Chiesa cattolica la vita stata donata da Dio e solo lui pu disporne: ragion per cui leutanasia un omicidio. al massimo ammessa la fine delle terapie qualora venissero ritenute sproporzionate. chiaro che una posizione del genere si pone esclusivamente dal punto di vista del medico, e mai dal punto di vista del paziente sofferente. In passato, anzi, talvolta questa sofferenza era ritenuta un modo di partecipare alla passione di Ges e, ancora oggi, lItalia clamorosamente indietro nella somministrazione di morfina ai malati terminali. Non tutte le chiese cristiane la pensano cos: diverse chiese protestanti hanno assunto posizioni pi liberali e alcune chiese minori riconoscono apertamente il diritto dellindividuo di disporre della propria vita. Per i valdesi leutanasia un diritto che va riconosciuto. ALCUNI CASI-LIMITE ITALIANI Cos come succede anche allestero, il tema delleutanasia attira lattenzione dellopinione pubblica quando i media portano, con fin troppa dovizia di particolari, alcuni casi in primo piano. Nella primavera del 2000 tre sono stati i casi particolarmente dibattuti sulle pagine dei giornali italiani. Il 23 maggio un giovane di Viareggio ha aiutato il suo amico a farla finita, con una dose di insulina: ora rischia fino a 15 anni, nonostante i genitori stessi del defunto definiscano il suo gesto un atto di amore. Negli stessi giorni un uomo di Monza veniva condannato a sei anni e mezzo per avere, due anni prima, staccato i fili che pompavano aria ai polmoni della moglie. Il 24 aprile 2002 il marito stato per assolto in appello dallaccusa di omicidio volontario premeditato. I giudici hanno infatti stabilito che lingegnere Forzatti, staccando la spina del respiratore al quale era attaccato il corpo della moglie, non la uccise in quanto, a loro avviso, la donna era gi morta. Nel maggio 2001, gli ultimi giorni di Emilio Vesce, storico militante radicale, infiammarono la campagna elettorale per via delle dichiarazioni del figlio contro il nutrimento artificiale, non pi attuato come terapia ma come accanimento terapeutico. Nel settembre 2006 scoppiato il caso di Piergiorgio Welby, affetto da distrofia muscolare e oramai incapace di muoversi, che ha chiesto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di poter ottenere leutanasia. Il Presidente ha subito invitato le Camere a discutere del problema, ma rimasto inascoltato. Il successivo 21 dicembre Pietro Welby morto, scatenando una forte ondata di commozione in tutto il Paese. Nel luglio 2007 morto Giovanni Nuvoli, che aveva a sua volta chiesto che gli fosse staccato il respiratore: per impedire che un medico rispettasse le sue volont erano stati inviati i carabinieri. Nuvoli stato cos costretto, per porre fine alle sofferenze, a non assumere pi n cibo n bevande, lasciandosi morire di fame e di sete. Il caso di Eluana Englaro, completamente immobile e priva di coscienza dal 1992, ha tenuto banco per molti anni. Il padre, stanco di vederla tenuta in vita da un cannello nasogastrico (e contro la stessa volont della figlia), ha intrapreso diverse iniziative legali per sospendere le cure, senza alcun successo per molti anni. Finalmente, nellottobre 2007, la Corte di Cassazione, nel rinviare la questione alla Corte dAppello di Milano, ha stabilito che linterruzione delle cure pu essere ammessa, quando il paziente si trova in uno stato vegetativo irreversibile e se, in vita, aveva manifestato la propria contrariet a tali cure. La Corte dAppello, nel luglio 2008, ha autorizzato il padre di Eluana a interrompere i trattamenti di idratazione e alimentazione forzata: contro il provvedimento stato presentato un ricorso da parte del procuratore generale di Milano, ricorso poi bocciato dalla Corte di Cassazione. Eluana si spenta nel febbraio 2009 in una clinica di Udine, dopo che il governo Berlusconi aveva tentato di emanare un decreto legge ad hoc per impedire il compimento dela volont di Eluana. Nel novembre 2010, il noto regista Mario Monicelli, affetto da malattia terminale, decise di lanciarsi dal quinto piano dell'ospedale in cui era ricoverato. Esattamente un anno dopo stato infine l'ex parlamentare Lucio Magri a scegliere il suicidio assistito in Svizzera. Nel 2013 a far notizia il caso di Piera Franchina, a sua volta recatasi in Svizzera. In ottobre ancora un regista, Carlo Lizzani, a togliersi la vita lanciandosi dal terzo piano: aveva detto che avrebbe voluto l'eutanasia insieme alla moglie, come Romeo e Giulietta. Questi casi, se sono strazianti dal punto di vista di chi ne coinvolto direttamente, finiscono quanto meno per dimostrare come la legislazione sia assolutamente inadeguata ai tempi. CHI SI BATTE PER LEGALIZZARE LEUTANASIA Il concetto di legalizzazione (rendere legale un atto) si scontra spesso con quello di depenalizzazione (rendere non punibile un atto). Il Comitato Nazionale di Bioetica, costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dovrebbe produrre dei pareri volti ad aggiornare la legislazione italiana: alla prova dei fatti si rivelato un organismo soggetto alle pesanti ingerenze vaticane, estensore di sterili documenti in cui viene riproposta la strada delle cure palliative (importante, ma ovviamente non sufficiente). Nel 1989 nacque la Consulta di Bioetica, che si propone di discutere sui temi della vita e della morte. Del 1996 invece la costituzione di Exit-Italia, battagliera associazione che promuove, allinterno dellopinione pubblica, diverse campagne per la legalizzazione delleutanasia. Del 2001 Liberauscita, associazione per la depenalizzazione delleutanasia, che ha promosso un disegno di legge volto a normare la materia. Molto impegnata su questi temi , inoltre, l'associazione radicale Luca Coscioni. La nostra rivista LAteo si occupata pi volte del tema: in particolare, il numero 2/2003 stato dedicato a questo argomento, proponendo diversi interessanti articoli. LUAAR interviene inoltre ai dibattiti promossi per sensibilizzare la popolazione su questo argomento. Il 23 luglio 2002 il Segretario nazionale Giorgio Villella ha partecipato al convegno Diritto a Vivere, Diritto a Morire organizzato da Cittadinanzattiva (il testo del suo intervento). Tutti i sondaggi condotti negli ultimi anni attestano che la maggioranza degli italiani favorevole alla legalizzazione delleutanasia. PROPOSTE DI LEGGE Il primo parlamentare a presentare una legge per disciplinare linterruzione delle terapie ai malati terminali stato nel 1984 Loris Fortuna, gi estensore della legge sul divorzio. Il 13 luglio 2000 lo stesso Ministro per la Sanit Veronesi ha affermato che leutanasia non un tab, e che una soluzione al problema deve essere trovata in tempi brevi. Nel frattempo anche il Consiglio Comunale di Torino aveva votato una risoluzione pro-eutanasia. Nellagosto 2001 i Radicali hanno presentato una proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo Legalizzazione delleutanasia. Nella XIV legislatura sono stati presentati diversi progetti di legge. Segnaliamo le due proposte, una sul testamento biologico e una sulla depenalizzazione delleutanasia, promosse dallassociazione LiberaUscita, nonch il disegno di legge promosso dalla Rosa nel Pugno. Anche durante la XV legislatura sono stati presentati diversi progetti. Nella XVI, purtroppo, si riscontra un solo progetto, diniziativa radicale: molte invece le proposte di segno opposto, sostenute da parlamentari clericali. Nel dicembre 2012 stata presentata una proposta di legge di iniziativa popolare, promossa dall'Associazione Luca Coscioni insieme a Exit e Uaar. La raccolta di firme cominciata il 15 marzo 2013 ed terminata il 13 settembre, giorno in cui sono state presentate le oltre 65.000 firme raccolte: ben pi, dunque, delle 50.000 necessarie. Il 28 ottobre una delegazione del comitato promotore, comprendente il nostro responsabile organizzativo Stefano Incani, stata ricevuta dalla presidente della Camera Laura Boldrini. COSA SUCCEDE ALLESTERO AUSTRALIA: in alcuni Stati le direttive anticipate hanno valore legale. I Territori del Nord avevano nel 1996 legalizzato leutanasia attiva volontaria, provvedimento annullato due anni dopo dal parlamento federale. BELGIO: il 25 ottobre 2001 il Senato ha approvato, con 44 voti favorevoli contro 23, un progetto di legge volto a disciplinare leutanasia. Il 16 maggio 2002 anche la Camera ha dato il suo consenso, con 86 voti favorevoli, 51 contrari e 10 astensioni. CANADA: negli Stati di Manitoba e Ontario le direttive anticipate hanno valore legale. CINA: una legge del 1998 autorizza gli ospedali a praticare leutanasia ai malati terminali. COLOMBIA: la pratica consentita in seguito a un pronunciamento della Corte Costituzionale, ma una legge non stata mai varata. DANIMARCA: le direttive anticipate hanno valore legale. I parenti del malato possono autorizzare linterruzione delle cure. GERMANIA: il suicidio assistito non reato, purch il malato sia cosciente delle proprie azioni. LUSSEMBURGO: l'eutanasia stata legalizzata nel marzo 2009. PAESI BASSI: forse il caso pi famoso. Dal 1994 leutanasia stata depenalizzata: rimaneva un reato, tuttavia era possibile non procedere penalmente nei confronti del medico che dimostrava di aver agito su richiesta del paziente. Il 28 novembre 2000 il Parlamento ha approvato (primo Stato al mondo) la legalizzazione vera e propria delleutanasia. A partire dal 1 aprile 2002 la legge entrata effettivamente in vigore. SVIZZERA: ammesso il suicidio assistito, con limiti che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha messo in discussione, ma che accessibile anche a stranieri (vedi sopra). Il medico deve limitarsi a fornire i farmaci al malato. STATI UNITI: la normativa varia da Stato a Stato. Le direttive anticipate hanno generalmente valore legale. NellOregon, nel Vermont e nello stato di Washington il suicidio assistito legale. SVEZIA: leutanasia depenalizzata. PERCORSI DI APPROFONDIMENTO A favore o anche contro, ma senza ideologismi, di Giancarlo Fornari, in Raffaele Carcano (a cura di), Le voci della laicit (Edup, 2006). Eutanasia. Valori, scelte morali, dignit delle persone, di Demetrio Neri (Laterza, 1995). Un agile libro che illustra, in modo semplice ma esauriente, le questioni morali in gioco e i dibattiti aperti sul problema. Osservatorio parlamentare UAAR: monitoraggio dellattivit parlamentare in favore delle istanze laiche. The Philosopher's Brief (1996). Un documento sul suicidio assisito realizzato da sei importanti filosofi morali statunitensi (Ronald Dworkin, Thomas Nagel, Robert Nozick, John Rawls, Thomas Scanlon e Judith Jarvis Thomson). Sia fatta la tua volont, animazione flash realizzata da Francesco De Collibus e Virginia Capoluongo. Vivere & Morire. Notiziario online su eutanasia, cure palliative, libert terapeutica. Ultimo aggiornamento: 29 ottobre 2013
SVIZZERA - Eutanasia. Scelta da donne, single e persone istruite. Indagine
Notizia 19 febbraio 2014 13:19
Sono le donne a scegliere piu' degli uomini il suicidio assistito. E sono soprattutto single e persone con un grado di istruzione elevato a farvi ricorso. E' l'identikit che emerge dallo studio di un team dell'universita' di Berna, sostenuto dal Fondo nazionale svizzero (Fns), condotto a partire dai dati (resi anonimi) - messi a disposizione da Exit Svizzera tedesca, Exit Svizzera romanda e Dignitas - di 1.301 persone domiciliate in Svizzera accompagnate alla morte tra il 2003 e il 2008. Le informazioni sono state confrontate con i dati della Swiss National Cohort, una piattaforma di ricerca che si basa sui risultati degli ultimi due censimenti e sulle statistiche relative ai decessi, permettendo di stabilire ad esempio dove le persone che si sono rivolte alle organizzazioni specializzate avessero abitato, quanto fossero istruite, se avessero vissuto da sole o se avessero figli. I risultati hanno indicato che nel 56,9% dei casi le persone che hanno chiesto aiuto a mettere fine alle proprie sofferenze erano donne, un dato che tiene in considerazione anche il fatto che la popolazione e' a maggioranza femminile. Le persone divorziate o che vivono sole superano quelle sposate o ben integrate socialmente, cosi' come quelle giovani senza figli sorpassano quelle con bambini. Per le persone piu' anziane la prole non gioca piu' alcun ruolo. Da questo punto di vista, secondo i ricercatori guidati da Matthias Egger esistono effettivamente fasce della popolazione piu' vulnerabili ad essere sottoposte a pressioni - come temono gli oppositori all'assistenza al suicidio - in particolare le persone emarginate, come succede anche nel caso dei suicidi non assistiti. Lo studio, pubblicato sull''International Journal of Epidemiology' online, mostra inoltre che fanno piu' spesso ricorso al suicidio assistito persone con una buona istruzione e quelle che vivono in zone urbane o in quartieri benestanti. "Questo dato e' a sfavore della teoria secondo cui la pressione sulle fasce sociali piu' deboli possa contribuire a un'estensione dell'assistenza al suicidio", spiega Egger. "D'altronde, e' pure vero che anche persone agiate e colte possono essere sole e isolate". Inoltre e' pure possibile che queste abbiano miglior accesso all'eutanasia, ad esempio per motivi finanziari. In 1.093 dei 1.301 casi esaminati e' stato anche possibile determinare la malattia di cui soffrivano le persone che hanno scelto la 'dolce morte': in quasi la meta' dei casi si e' trattato di una forma di cancro. Particolarmente elevato anche la frequenza di patologie neurodegenerative come sclerosi multipla, Parkinson e sclerosi laterale amiotrofica.
BELGIO - Eutanasia. Parlamento approva proposta per minori malati terminali
Notizia 13 febbraio 2014 18:40
Il Parlamento belga oggi vota la controversa proposta per estendere la legge che legalizza l'eutanasia ai minori malati terminali. Se la legge, gia' approvata al Senato, otterra' il via libera definitivo dalla Camera bassa, come e' previsto, il Belgio, dopo la ratifica da parte del Re Filippo, considerata una formalita', diventera' il primo Paese al mondo a non avere limiti di eta' per "la morte dolce". La legge infatti estende il diritto alla morte dolce a tutte le persone che soffrono di malattie terminali e che devono affrontare "una sofferenza fisica costante e non sopportabile, che non puo' essere alleviata e che viene prodotta da una malattia grave ed incurabile". Il testo di legge prevede che uno psicologo stabilisca se il minore abbia preso in liberta' la decisione, per la quale comunque e' necessaria l'autorizzazione dei genitori. La legge ha il sostegno dei socialisti, dei liberali, dei verdi, insieme ai nazionalisti fiamminghi, con l'opposizione dei cristiano democratici. Il Belgio, che ha legalizzato l'eutanasia per gli adulti nel 2002, Lussemburgo ed Olanda sono gli unici dell'Unione Europea che hanno legalizzato la 'dolce morte". L'Olanda ha varato una misura che la rende possibile a partire dai 12 anni. Il dibattito sulla legge e' stato acceso, con i leader delle comunita' cristiane, musulmane ed ebree del Belgio che hanno espresso "grande preoccupazione sul rischio" di rendere l'eutanasia "una routine". "Stabiliamo che gli adolescenti non siano in grado dal punto di vista legale di prendere importanti decisioni economiche e affettive, e poi li riteniamo in gradi di decidere se devono morire", ha dichiarato l'arcivescovo Andre-Joseph Leonard. Christian Brotcorne, capo del gruppo centrista francofono in Parlamento, ha chiesto polemicamente "che cosa succederebbe se i genitori fossero in disaccordo tra di loro, o se uno psichiatra dovesse credere che il bambino non e' in grado di capire la situazione?". I sostenitori della legge ritengono che questa permetterebbe di liberare bambini malati di terminali da sofferenze senza fine, rispettando il loro diritto ad una morte dignitosa. L'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa pero' ha affermato che la proposta di legge viola "la base della societa' civile", ricordando che i bambini non sono in condizione di dare "un consenso informato adeguato".
E' un provvedimento che aiuta i minori a ''decidere nella legalit'', quello con il quale oggi il Belgio ha approvato la 'dolce morte' per i minorenni: il commento di Marco Cappato, promotore della proposta di legge di iniziativa popolare per l'eutanasia legale e tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni. ''Il Parlamento belga - rileva Cappato in una nota - si assume la responsabilit di non lasciare senza risposta quelle persone minorenni che, insieme ai propri genitori e ai medici curanti, sono sottoposti nella fase terminale della loro malattia a una tortura implacabile e definitiva. La legge approvata precisa e rigorosa, ed esiger una applicazione altrettanto rigorosa per evitare ogni abuso''. Nel frattempo, prosegue Cappato, il Parlamento italiano ''ha finora deciso di girare la testa dall'altra parte, lasciando che ogni scelta di fine vita sia assunta in un contesto di sofferenza, disperazione e clandestinit, sia per quanto riguarda il testamento biologico che l'eutanasia, anche per quanto riguarda le persone maggiorenni''. I Radicali dell'Associazione Luca Coscioni intendono proseguire la raccolta di firme a sostegno della loro proposta di legge, in attesa che i Capigruppo ne consentano la discussione. ''La nostra proposta di legge - conclude la nota - fissa il principio generale di libert e responsabilit nelle scelte di fine vita delle persone maggiorenni, lasciando al dibattito parlamentare, finora negato, il compito di affrontare temi come quello dell'obiezione di coscienza e dei minori''.
Chiedo di morire perche' amo la vita
2 Articolo di Redazione 10 febbraio 2014 10:54
Chiedo di morire perche' amo la vita. Coi suoi 63 anni, Jos Luis Sagus, madrileno con origini basche-navarre, e' pronto ad affrontare il sistema per conseguire il proprio obiettivo: Decidere quando voglio morire. Alla fine lo ha conseguito con l'aiuto dell'associazione Derecho a Morir Dignamente (DMD diritto a morire con dignita'). Questa ONG ha rilevato che questo uomo viveva in uno condizione di malessere e deterioramento che ha considerato sufficienti per sedarlo, cosi' e' riuscito ad accorciare la propria vita, a fronte del servizio di cure palliative che glielo negava. E' quanto e' riuscito a conseguire questo lottatore che aveva ben chiaro di non volersi consumare fino alla fine. Voglio lasciarvi dopo averlo deciso io, dopo aver bevuto un bicchiere di vino. Secondo uno dei medici che lo ha assistito in merito, e' stato come il film 'Le invasioni barbariche', con tutta la famiglia che era con lui. Non sono state fatte fotografie o dei brindisi. Si e' lasciato andare e lo abbiamo sedato, dice. L'indignazione di fronte al sistema che gli negava un'uscita (con l'eutanasia che non e' legale, l'unica opzione legale in Spagna e' la sedazione terminale), lo ha portato a raccontare la sua storia al quotidiano El Pais. Lo ha fatto lo scorso 24 gennaio. La sua idea era di riuscire ad avere il trattamento finale il giorno 1 di febbraio. Ma ha lasciato cadere entrambe le date. Un peggioramento delle sue condizioni domenica 26, ha accelerato il percorso. I medici di DMD, che hanno certificato il suo stato di malessere fisico e psicologico gli hanno fatto il trattamento lunedi' 27 gennaio. E' morto il giorno successivo. Due giorni prima dell'ultima crisi, nella camera di una luminosa abitazione che condivide con Concha, sua moglie -a lei non piace, ma voglio comunque lasciare, dice con testardaggine- a El Alamo, un paese a 40 chilometri da Madrid, Jos Luis e' un turbinio di idee e citazioni. Non credere, ho dovuto coinvolgere tutti per rilasciare questa intervista. A volte non posso parlare", dice quasi scusandosi. La morfina e le anfetamine lo hanno trasformato in una persona che conversa velocemente e provoca qualche piccolo intervallo che non maschera la sua lucidit. Questo e' cio' che penso: quando viene la dottoressa delle cure palliative, mi dice di resistere, che nonostante tutto ho la testa che mi funziona. Ma proprio per questo chiedo di andarmene ora. Non chiedo di consumarmi, di perdere la coscienza. Io gia' mi consumo, ma sembra che non sia sufficiente, dice indignandosi. Sono le stesse cose -dicono i medici che lo hanno assistito fino alla fine- che ha detto lunedi', dopo la crisi della domenica, nella notte in cui e' caduto dal letto, un fatto che lo riempiva di preoccupazione per la possibile perdita del controllo della situazione. Il fatto che sapeva che le cure palliative non prevedevano la sedazione, sapeva gia' la risposta, dice il medico. Professore di Filologia tedesca all'Universita' Complutense di Madrid, Jos Luis ha preso atto come, durante l'ultimo anno, ha dovuto mettere da parte la propria vita. Come diceva Cortzar, 'non c'e' niente da fare, il match e' andato off', per me la partita sta gia' bruciando le dita. La sua fermezza e' venuta meno solo un paio di volte. Una quando gli viene detto che la decisione di avere una sedazione palliativa gli puo' essere concessa solo grazie all'appoggio dei suoi cinque fratelli, dei suoi nipoti, di alcuni amici. L'altra quando ricorda che a sua sorella Regina di 50 anni, la piu' piccola, non fu data questa opportunita'. La torturano. Era spostata con un italiano di Berlusconi che fece di tutto pur sapendo che non serviva a nulla". Proprio quello che Jos Luis non voleva per lui. La sua morte e' stata come un riscatto per le sofferenze di sua sorella. Chiedo di morire perche' amo la vita, perche' son contento di essere vivo, e se una persona rimane incantata dalla vita, sa che sapere morire e' parte di questo percorso. Non chiedo di farlo con contentezza. Non sono disperato. Io non ho paura. Si vive molto meglio senza paura. Ma ora, da solo non mi estinguo, perche' ho ancora un po' di forza biologica. E non ha senso aspettare che scompaia. Non voglio arrivare a tale situazione. Sono gia' abbastanza consumato. Non voglio che la morfina mi offuschi, o che [il vescovo] Rouco Varela mi faccia da palliativo", dice convinto. Ateo, repubblicano e comunista, Jos Luis e' stato in carcere durante il franchismo. Era cio' che mi spettava, non mi rammarico, racconta. Questi convincimenti gli hanno segnato la vita. Come dice Feuerbach, si tratta di trasformare il mondo. E io sono soddisfatto. Nel turbinio della sua mente, la sua ultima frase ha diverse letture. Puo' darsi che sia l'aspettativa per un risultato entro tre mesi, proprio prima del suo ultimo ricovero in ospedale, quando monto' un'opera drammatica su un poeta tedesco all'Istituto Goethe. O per la rassicurazione che aveva fatto tutto il possibile per arrivare alla fine con tutto il suo bagaglio. Non e' stato un anno facile. Incominciai a sentirmi male alla fine del 2012. Mi sentivo soffocare. Eravamo a San Sebastian, e in diversi vanno al pronto soccorso durante le vacanze di Natale. Era come se avessi problemi al cuore, ho fatto una prova: sono andato ad un barbecue, ho preso una buona bistecca con l'insalata, i vostri peperoni, il vostro vino. Se questo non mi faceva male, vuol dire che non era il cuore. Non lo era, dice, e questo mi fece rilassare di fronte a quel buon cibo di chi vuol vivere bene -non come ora, che con la morfina ho la bocca accartocciata e tutto cio' che mangio sa di nulla-. Torno' a Madrid guidando l''auto da San Sebastian, e fini' diritto al pronto soccorso. Poco a poco, prova dopo prova, era chiaro che avevo un cancro. Ma volevo sapere di che tipo. Alla fine ci fu una diagnosi: Un adenocarcinoma polmonare di quarto grado [la cavit dove c'e' il cuore]. Mi hanno dato un anno di vita, proprio quello che ho vissuto. Il cancro una malattia genetica, perch non ho fumato in vita mia e sono stato molto atletico. Non ho praticato calcio, ma ho fatto un sacco di mountain bike e canoa". Mia sorella ha fatto di tutto pur sapendo che era inutile. ...... Eutanasia Le modalit per porre fine alla propria vita ricadono nel diritto allautodeterminazione. Malattie invalidanti, perdita del controllo sulla propria mente e sul proprio corpo, stati comatosi irreversibili, dipendenza da altri possono rappresentare perdita della dignit personale e desiderio di terminare una non-vita. LAssociazione Luca Coscioni si batte affinch la volont di ogni malato sia rispettata e nessuno venga sottoposto a terapie mediche contro la propria volont.
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Rimani in contatto Facebook Twitter Google+ Youtube Flickr Feed Rss Eutanasia STORIA E PROBLEMA - Il significato letterale di eutanasia quello di buona morte. Un dibattito sulleutanasia comparso negli ultimi decenni del XX secolo: principalmente per il perfezionamento delle macchine con cui si pu tenere in vita un morente per tempi lunghissimi e per lallungamento della vita. Lo scontro etico-giuridico si delinea tra coloro che ritengono che la fine della vita umana sia un evento a noi disponibile e coloro che ritengono che la vita umana sia un valore inviolabile. Un tipo di eutanasia quella attiva volontaria, atto con il quale qualcuno produce esplicitamente la morte di unaltra persona che affetta da una grave malattia e vicina alla morte e che patendo gravi sofferenze fisiche e psicologiche chiede dunque, in modo consapevole, al suo medico curante e ad altri medici di essere aiutato a morire. Nel caso invece delleutanasia involontaria, latto eutanasico per la persona non pi competente dovr essere considerato non approvabile se non si dispone di direttive anticipate, mentre si pu accettare nel caso in cui vi sia la volont precedentemente espressa. C poi il caso delleutanasia passiva, legata ad una serie di distinzioni tra azione ed omissione, sospendere e iniziare una cura, mezzi di intervento terapeutici straordinari o ordinari. In Italia leutanasia attiva costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dallarticolo 579 (Omicidio del consenziente) o dallarticolo 580 (Istigazione o aiuto al suicidio) del codice penale. Al contrario la sospensione delle cure (cosiddetta "eutanasia passiva") costituisce un diritto inviolabile in base allarticolo 32 della Costituzione italiana in base al quale: Nessuno pu essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non pu in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Principio affermato, tra l'altro, dalla sentenza con la quale il Tribunale di Roma ha prosciolto Mario Riccio, il medico che ha praticato a Welby la sedazione terminale.Tuttavia in Italia viene disatteso anche questo principio che conduce al fenomeno delleutanasia clandestina. In tale ottica, la battaglia radicale di Piergiorgio Welby ha incarnato la semplice applicazione del diritto di ogni malato a non essere sottoposto a terapie mediche contro la propria volont. E casi come quelli di Giovanni Nuvoli, costretto a lasciarsi morire di fame e di sete per ottenere il riconoscimento di un diritto che la stessa Costituzione gli garantiva, dimostrano che nel nostro Paese tale diritto viene spesso disatteso, anche in relazione agli anatemi integralisti lanciati quotidianamente dalle gerarchie vaticane. COSA FACCIAMO NOI: L'Associazione Luca Coscioni si batte affinch il fenomeno dell'eutanasia clandestina venga alla luce e il dibattito sulla legalizzazione dell'eutanasia venga calendarizzato in parlamento. A tal proposito in atto una raccolta firme per una petizione al Parlamento italiano (http://www.associazionelucacoscioni.it/appelloeutanasia) per effettuare un'indagine conoscitiva sull'eutanasia clandestina e gli altri aspetti della morte all'italiana, e affinch vengano discusse proposte di legge per la legalizzazione o depenalizzazione dell'eutanasia e del suicidio assistito. Stiamo raccogliendo anche adesioni per una petizione al Parlamento europeo (http://www.associazionelucacoscioni.it/rassegnastampa/petizione-al-parlamento-) per chiedere che tutti gli Stati membri rispettino lautonomia del paziente. LA NOSTRA CAMPAGNA PER LA LEGALIZZAZIONE DELL'EUTANASIA VADEMECUM SUL FINE VITA. LA LEGISLAZIONE ATTUALE SUL DIRITTO AL RIFIUTO DELLE CURE. STADIO FINALE: CURE INTENSIVE O CURE PALLIATIVE? UNA RISPOSTA INTERDISCIPLINARE (FONTE FONDAZIONE SIAARTI) SOCCORSO CIVILE - Continuiamo ad offrire il nostro sostegno, legale, materiale e medico, a tutti quei malati che, volendo legittimamente interrompere un trattamento sanitario al quale siano sottoposti contro la loro volont, vengano ignorati dalle istituzioni e dalle strutture sanitarie che li assistono. - See more at: http://www.associazionelucacoscioni.it/campagna/eutanasia#sthash.nndHo3Bl.dpuf
Beppino Englaro il padre di Eluana. Un padre diventato famoso per aver chiesto alla legge che sua figlia venisse lasciata morire, nel rispetto della volont da lei stessa espressa. Un uomo che si rivolto alla magistratura per vedere affermati i propri diritti, e ce l'ha fatta. Englaro, intervistato da FaiNotizia, racconta le traversie incontrate in questo percorso. Le strumentalizzazioni di chi ha sfruttato la sua storia per ottenere consensi. I veti imposti da Formigoni e Sacconi alle strutture sanitarie, affinch non accogliessero Eluana per il suo ultimo viaggio.
Anche dopo la morte della figlia, Beppino ha continuato a mettere la propria esperienza al servizio della societ, trasformando il suo dolore privato in un impegno civile. I suoi obiettivi, oggi, sono volti allinformazione ed alla ricerca sui grandi temi etici, scientifici e giuridici, tra cui l'urgenza di una legge moderna sull'eutansia, anche in Italia. In tal senso, Beppino Englaro individua in EutanaSia Legale, la proposta di legge delPartito Radicale, la base per affrontare il problema.
Eutanasia, il Belgio approva la legge che la estende ai minori Non sono servite a nulla la veglia dellarcivescovo di Bruxelles monsignor Leonard, le preghiere nelle chiese, le dichiarazioni di voto dellultimo momento. La dolce morte per i bambini non pi un tab. Per la prima volta al mondo un paese accetta il principio che anche un ragazzino, senza limiti minimi di et, possa chiedere di morire di Redazione Il Fatto Quotidiano | 13 febbraio 2014 Commenti (148)
Pi informazioni su: Belgio, Eutanasia, Minorenni. Il primo s era arrivato il 27 novembre scorso dalle commissioni Affari sociali e Giustizia del Senato. Non sono servite a nulla la veglia dellarcivescovo di Bruxelles monsignor Leonard, le preghiere nelle chiese, le dichiarazioni di voto dellultimo momento. Leutanasia per i bambini non pi un tab, in Belgio. La Camera dei deputati alle 18.23 di gioved 13 febbraio ha dato il via libera definitivo alla modifica della legge del 28 maggio 2002 che legalizza leutanasia per gli adulti, estendendola ai minori. Per la prima volta al mondo un paese accetta il principio che anche un bambino, senza limiti minimi di et, possa chiedere di morire per porre fine alle sue sofferenze. Nella vicina Olanda leutanasia per i minori gi ammessa, ma a partire dai 12 anni compiuti. In Belgio, accertato che la malattia sia alla fase terminale e con sofferenze fisiche non alleviabili, sar uno psicologo esterno allequipe medica curante a valutare la capacit di giudizio del bambino, che capisca cosa significhi morire. Dovranno essere gli stessi bambini a chiederlo, con laccordo dei genitori. E gi qui si pongono i primi dubbi pratici. Cosa succeder se uno dei due genitori non sar daccordo? In un paese in cui circa 1.500 persone ogni anno ricorrono alleutanasia, che rappresenta il 2% delle cause di decesso, e dove stato anche proposto di costruire centri specializzati per la dolce morte, nei sondaggi degli ultimi mesi lopinione pubblica si dimostrata largamente favorevole alla revisione della legge. Il dibattito era cominciato alla fine del 2012. Il 27 novembre scorso, dal Senato, arrivato il primo s. Il via libera definito della Camera stato dato con una maggioranza di quasi due terzi: 86 s, 44 no, 12 astenuti. Durante la breve votazione elettronica, dalla tribuna del pubblico qualcuno ha gridato tre volte assassini. Ed stato in un silenzio assoluto che la Camera ha accolto la lettura ufficiale dell esito, gi comparso sul tabellone luminoso. Il progetto di estendere la legge sulleutanasia anche ai bambini stato sostenuto da una maggioranza trasversale composta da socialisti, verdi, liberali, ma anche dagli indipendentisti dello N-Va che governano le Fiandre. Ma non sono mancate le obiezioni di coscienza tra liberali, verdi ed indipendentisti. I no, dai cristiano-democratici e dallestrema destra del Vlaams Belang. Il dibattito parlamentare stato trasmesso in diretta dalla tv nazionale Rtbf. Fino allultimo i cristiano-democratici tanto francofoni quanto fiamminghi, hanno fatto piovere nelle dichiarazioni di voto le critiche ad una legge inutile, sbagliata, mal fatta, di portata pi simbolica che pratica. Solo Dio pu togliere la vita, non i deputati, lultimo appello. Ed i vescovi belgi hanno espresso la loro delusione: Un passo di troppo. Questa legge hanno scritto apre le porte allestensione agli handicappati, ai dementi, ai malati mentali e magari anche quelli che sono stanchi di vivere. Nel Paese la maggior parte dei cittadini favorevole (73% secondo un sondaggio), nonostante lopposizione della Chiesa cattolica, che nei giorni scorsi ha organizzato un digiuno, e anche delle altri fedi religiose che avevano lanciato un appello contro il rischio di banalizzazione della dolce morte dopo il primo ok politico formale. Qualsiasi ragione umana basta per capire che si tratta di puro e semplice egoismo unito a violenza. Qualche anno fa le vittime privilegiate erano lembrione o il morente, oggi si vanno concentrando sui bambini. una forma di crudelt che si sta ampliando. Questo il commento di monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia accademia per la vita, allAdnkronos Di fronte a questo fatto viene soltanto da interrogarsi su cosa sia mancato a questa civilt perch sia andata a finire cos, cosa dobbiamo fare perch non capiti pi sottolinea La risposta che si possa pregare e basta, il ragionamento non fa breccia. Chiediamo in questo caso solo un miracolo. Si afferma un principio di utilitarismo cieco. Per persone scomode, persone che costano, la societ del benessere applica quella che il Papa chiama la teoria dello scarto: si scarta quello che non perfetto. Non c nemmeno bisogno di scomodare Dio, il Creatore conclude Sgreccia Questo succede quando si dimentica che la vita nostra non nostra ma ha unorigine che ci trascende. Eutanasia: viaggio al termine della morte. Per Paolo, Eluana, Piergiorgio, Luca di Roberta Zunini | 11 febbraio 2014 Commenti (19) Pi informazioni su: Current, Eluana Englaro, Eutanasia, Fine Vita, Luca Coscioni, Piergiorgio Welby. Share on oknotizie Share on print Share on email More Sharing Services 16 Per tanti italiani, i malati gravi e i disabili, vivere equivale a sentirsi morti e vedersi, per giunta, sfruttati biecamente per fini elettorali dai politici di turno. La morte, per questi nostri concittadini sfortunati, per i quali facciamo sempre troppo poco, significa quindi poter riavere la libert, la dignit e, per chi ci crede, unaltra vita. Eluana Englaro ha ancora le mestruazioni, potrebbe avere dei bambini, disse Berlusconi in una vergognosa e cinica seduta parlamentare per tentare di scongiurare la fine dellaccanimento terapeutico ottenuto solo dopo anni di dure battaglie dal padre della ragazza, Beppino, grazie unicamente alla magistratura. Dato che i legislatori non volevano e vogliono irritare la Chiesa, che neg i funerali religiosi a Welby. Sia Piergiorgio Welby sia Paolo Ravasin, deceduto tre giorni fa dopo anni passati attaccato al respiratore, avevano dovuto combattere anche loro come leoni per vedersi riconosciuto per legge il diritto ad avere un assistenza e una morte dignitosa, come accade nei paesi civili. Non lhanno ottenuto. Cos Piergiorgio ha dovuto fare appello alla deontologia e al coraggio di un medico, oltre che alla forza della moglie Mina, per potersi sottrarre alla schiavit del respiratore e al cinismo del Parlamento mentre Paolo ha resistito fino allultimo per testimoniare con la sua sofferenza atroce la crudelt delle nostre istituzioni. Per richiamare lattenzione distratta dei mezzi di comunicazione e dellopinione pubblica sulla inadempienza e lopportunismo di chi ci governava e governa, aveva minacciato pi volte attraverso la sua voce, sempre pi debole, di farsi portare in Olanda o in Belgio per sottoporsi alleutanasia. Chiedeva solo il giusto: gli strumenti con cui poter comunicare, lassistenza pubblica adeguata a un disabile totale e una legge che garantisse il distacco dal respiratore qualora il malato (non solo lui) non fosse pi in grado di sopportare la vita. Che per lui si tradotta nellattesa annosa della morte in un letto di ospizio per anziani perch, pur essendo giovane, era privo del denaro per permettersi lassistenza 24h su 24 nella propria casa o pagarsi una clinica privata. Ma i nostri impegnatissimi legislatori non hanno fatto nulla. Sopo passati pi di tre anni da quando feci questo reportage per Current tv sullautodeterminazione della persona: diritto sancito dalla Dichiarazione dei Diritti dellUomo. Come capirete, se avrete la pazienza di guardarlo, la Chiesa e le correnti oscurantiste dei partiti italiani, tutti, impedivano e impediscono che questo diritto venisse applicato nellambito del fine-vita, il pi importante e intimo per ogni essere umano. Solo la magistratura finora riuscita a superare gli ostacoli opportunisti messi sul percorso di noi cittadini da chi dovrebbe invece rappresentarci. Per fortuna disponiamo ancora di una magistratura indipendente e di una Costituzione giusta e solidale con chi soffre (articolo 32), unico vero baluardo contro la disumanit della casta. Lo aveva capito Luca Coscioni che fino allultimo aveva cercato di cambiare le cose assieme ai colleghi radicali ma il fronte catto-oscurantista troppo compatto. Per fortuna nel resto dEuropa le cose vanno diversamente. Papa Francesco, no ad aborto ed eutanasia: La vita umana sempre sacra Il pontefice contro quella che definisce la "cultura dello scarto" che "richiede di eliminare esseri umani soprattutto se fisicamente o socialmente pi deboli". Cita Benedetto XVI e un documento del 1974 e rilancia: "Si attribuiscono alla persona nuovi diritti a volte presunti e non sempre si tutela il valore primario di ogni uomo" di Francesco Antonio Grana | 20 settembre 2013 Commenti (153)
Pi informazioni su: Aborto, Benedetto XVI, Eutanasia, Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco, Vaticano. No ad aborto ed eutanasia. la dura condanna che Papa Francesco ha pronunciato nelludienza ai ginecologi cattolici. Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente a essere abortito ha affermato Bergoglio ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo. E ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni, porta in s il volto di Cristo. Non si possono scartare!. Parole chiarissime quelle del Papa argentino che in pi punti del suo intervento ha citato Benedetto XVI e quanto scritto dal suo predecessore sul tema dellapertura alla vita. Un modo eloquente per indicare che con lavvento di Francesco sul trono di Pietro non avvenuta nessuna rottura nel magistero ecclesiale. Il Papa ha sottolineato, inoltre, che la vita umana sempre, in tutte le sue fasi e a ogni et, sacra ed sempre di qualit. E non per un discorso di fede, ma di ragione e di scienza! Non esiste una vita umana pi sacra di unaltra, come non esiste una vita umana qualitativamente pi significativa di unaltra. La credibilit di un sistema sanitario ha aggiunto Francesco non si misura solo per lefficienza, ma soprattutto per lattenzione e lamore verso le persone, la cui vita sempre sacra e inviolabile. Per il Papa oggi una diffusa mentalit dellutile, che lui ha definito pi volte cultura dello scarto, schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente pi deboli. La nostra risposta a questa mentalit un s deciso e senza tentennamenti alla vita. E qui Francesco ha citato la Dichiarazione sullaborto procurato emanata nel 1974 dalla Congregazione per la dottrina della fede: Il primo diritto di una persona umana la sua vita. Essa ha altri beni e alcuni di essi sono pi preziosi; ma quello il bene fondamentale, condizione per tutti gli altri. Per il Papa le cose hanno un prezzo e sono vendibili, ma le persone hanno una dignit, valgono pi delle cose e non hanno prezzo. Per questo lattenzione alla vita umana nella sua totalit diventata negli ultimi tempi una vera e propria priorit del magistero della Chiesa, particolarmente quella maggiormente indifesa, cio al disabile, allammalato, al nascituro, al bambino, allanziano. Bergoglio ha evidenziato anche quella che definisce una situazione paradossale e che riguarda la professione medica. Riscontriamo ha spiegato il Papa il pericolo che il medico smarrisca la propria identit di servitore della vita. Il disorientamento culturale ha intaccato anche quello che sembrava un ambito inattaccabile: il vostro, la medicina! Pur essendo per loro natura al servizio della vita, le professioni sanitarie sono indotte a volte a non rispettare la vita stessa. Invece, come ci ricorda lenciclica Caritas in veritate, lapertura alla vita al centro del vero sviluppo. Se si perde la sensibilit personale e sociale verso laccoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono. Laccoglienza della vita tempra le energie morali e rende capaci di aiuto reciproco. La situazione paradossale ha aggiunto il Papa si vede nel fatto che, mentre si attribuiscono alla persona nuovi diritti, a volte anche presunti, non sempre si tutela la vita come valore primario e diritto primordiale di ogni uomo. Il fine ultimo dellagire medico rimane sempre la difesa e la promozione della vita. In mattinata, nellomelia dellormai consueta Messa a Santa Marta, Francesco aveva condannato nuovamente la dittatura del denaro. Non puoi servire Dio e il denaro. Non si pu: o luno o laltro! Questo non comunismo! Questo Vangelo puro!. dai soldi ha affermato Bergoglio che nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verit, che considerano la religione come fonte di guadagno. E per adeguarsi allinedito stile comunicativo del Papa argentino, la Libreria Editrice Vaticana ha raccolto e pubblicato in un volume tutti i tweet di Francesco. Un account, quello di Bergoglio, che oggi ha 9 milioni e 300mila followers. Eutanasia Ultimi aggiornamenti: 2010 Il termine eutanasia deriva dal greco e significa buona morte (eu = buono, thanatos = morte). Praticamente esistono due tipi di eutanasia, attiva e passiva. Leutanasia attiva quella dove un soggetto richiede espressamente di morire (per esempio un malato terminale con alto grado di sofferenza), mentre leutanasia passiva quella dove il soggetto incosciente e altri decidono per lui semplicemente sospendendo ogni forma di assistenza, alimentazione compresa. Secondo alcuni, il termine passiva usato a sproposito, ma ormai comune ed inutile cavillare sui termini, quando chiaro cosa significhino. In realt, c anche il caso in cui il soggetto ormai incosciente e altri decidono la sua soppressione per evitare inutili sofferenze; tale caso non di solito considerato perch entrano in gioco altri fattori, come per esempio le ricadute legali della morte. Leutanasia attiva sotto forma di suicidio assistito francamente inaccettabile, almeno in una visione positiva della vita. Senza scomodare la religione, anche il laico che d valore alla vita non pu non comprendere che la facilitazione di un suicidio non ha un confine ben netto e nessuno ha il diritto di fissarlo. In altri termini, perch dovrebbe essere legale assistere al suicidio chi soffre fisicamente e non chi soffre moralmente perch, per esempio, sul lastrico o ha perso la famiglia in un tragico incidente? Diverso il caso di chi decide di sospendere le cure a lui indirizzate e ha il coraggio e la dignit di affrontare una fine ormai segnata. un po la storia del vecchio indiano che abbiamo citato a proposito dellinvecchiamento ormai irreversibile. Rientra ovviamente in questo caso (forse il pi interessante, visti i continui episodi portati alla nostra attenzione dai media) leutanasia passiva, in cui si decide di sospendere lassistenza a un malato giudicato in coma irreversibile. Il Well-being si propone di migliorare la qualit della vita e lobiettivo d per scontato che la vita (come molti altri concetti) non di per s un valore positivo indiscutibile. un valore che va quantificato, appunto con la sua qualit. Coerentemente con questa posizione favorevole allaborto (la qualit della vita di un embrione nulla). Ne consegue che il Well-being favorevole alleutanasia passiva in tutti quei casi in cui la scienza attuale reputi il coma irreversibile. Resta il problema (peraltro presente anche nellaborto, in genere si parla di diritti dellembrione) di valutare il futuro della vita del soggetto, ora in coma, ma, chiss, fra mesi o anni, di nuovo cosciente. A questo punto la discussione diventerebbe infinita, ma questo modo di affrontare il problema sostanzialmente sbagliato perch puramente dialettico e teorico. In realt, occorre considerare che ogni malato ha diritto a morire con dignit. Laccanimento terapeutico spesso il miglior modo di negare questa dignit (pensiamo a malati di tumori inguaribili in cui la chemioterapia addirittura peggiora la qualit della vita degli ultimi mesi di vita). Il prolungamento dellassistenza un dramma per chi vicino al malato; anche chi sostiene le cure a oltranza, spesso lo fa per lincapacit di staccarsi dal congiunto, soffrendo e, in ultima analisi, distruggendosi la vita. Spesso, la catena di dolore si allarga a toccare anche persone che sono marginalmente legate al malato perch lamore (inteso come enorme dispendio di risorse umane) che il familiare d al malato irreversibile ovviamente non pu darlo ad altri. Il costo dellassistenza di un malato in coma irreversibile elevatissimo. Con il costo di tale assistenza si sarebbe in grado di salvare molte pi vite umane, dotando gli ospedali e le unit di pronto intervento di materiale pi sofisticato e allavanguardia. Per un malato che si sveglia dopo anni dal coma si perdono centinaia di vite umane. egoistico pretendere che la societ si occupi del nostro congiunto sapendo che quelle cure tolgono la vita a decine di altre persone (pensiamo a un infartuato non salvato perch lunit di soccorso non era adeguata con la strumentazione pi recente). Il risveglio dal coma non decisivo. Questo a mio avviso il punto pi importante. Anche i rarissimi casi di persone che si sono risvegliate mostrano una qualit della vita che ognuno di noi giudicherebbe per s veramente pessima, spesso inesistente. Tutto questo fa propendere perch in una moderna societ civile laccettazione delleutanasia passiva sia del tutto auspicabile.
I COMMENTI Grazie Eluana! Nel periodo 2008-2009 suscit molto scalpore il caso di Eluana Englaro (1970- 2009), la ragazza italiana che, a seguito di un incidente stradale avvenuto nel 1992, ha vissuto in stato vegetativo per 17 anni. Il padre della ragazza inizi a richiedere, a partire dal 1999, la sospensione dellalimentazione e delle terapie nei confronti della figlia. La vicenda giudiziaria stata altalenante e ha coinvolto anche i rami del Parlamento Italiano. Alla fine, dopo un lungo iter giudiziario, listanza stata accolta dalla magistratura per limpossibilit di recupero della coscienza e in base alla volont della ragazza, ricostruita tramite varie testimonianze. La vicenda di Eluana Englaro ha sottolineato il livello di sfascio istituzionale in cui versa lItalia. Ha sicuramente destato unimpressione di integralismo (e quindi di arretratezza culturale) la posizione dei cattolici; non per la loro contrariet a ogni forma di eutanasia, quanto per la pretesa di imporre i valori cattolici a chi cattolico non , quasi che aderire a una religione sia un plus. Ormai in molti Paesi evoluti, agnostici o atei rappresentano spesso la maggioranza della popolazione, sono una religione. Un cattolico poteva esprimere la sua opinione senza farla passare per verit assoluta, proporre e poi contarsi (cosa che avviene regolarmente nella cattolica Irlanda) e, se in minoranza, accettare senza scandalizzarsi e senza gridare allomicidio. Non mi sembra che sia stato sottolineato a sufficienza il dato pi miserevole del comportamento del governo. Se io sono il premier e sono convinto dei miei valori, devo aspettare gli ultimi giorni (sperando che altri mi tolgano le castagne dal fuoco) per proporre, in maniera fra laltro piuttosto dittatoriale, una legge che risolva, a mio modo di vedere, la faccenda? Eutanasia attiva la prima volta che ti scrivo, ma sono un assiduo lettore del tuo sito. Normalmente trovo che a prescindere dalle tue opinioni, le stesse siano un ottimo spunto di riflessione, sia che tu sia daccordo con le mie che in disaccordo. Tuttavia Beh come hai affrontato leutanasia non mi piaciuto. Forse perch io ho accudito mia madre, malata terminale, per 5 anni e posso dire che se avessi avuto le palle lavrei aiutata a morire. Non ti dico quante notti passate cercando di non sentire la sua richiesta Fortunatamente i medici che la curavano la rifornivano, nel vero senso della parola, di morfina ed erano convinti terapisti contro il dolore alla faccia di chi dice ancora oggi e diceva ieri che la sofferenza avvicina a Dio o, perdonami, str****** simili. Credo che un malato terminale nel pieno delle sue facolt mentali e con nessuna, dico nessuna, speranza di vita abbia il diritto di avere un aiuto a porre fine le sue sofferenze, soprattutto quando anche la terapia del dolore non ha effetto. Un aiuto a morire con dignit senza dover aspettare di diventare una larva e che si spenga naturalmente la luce. Certo non una decisione facile, ma ripeto, vedere una persona che ami perdere la dignit di una vita umana, troppo da sopportare sia per lei stessa che per chi le sta accanto. Ovvio non una decisione da prendere alla leggera, non deve essere affidata solo al paziente o al medico curante o ai parenti prossimi, ma magari da una decisione etico-collegiale; tuttavia si dovrebbe perlomeno tentare di mettersi in quei panni e accettare lidea che qualcuno potrebbe non pi farcela a vivere. Non dico tutti, ma lasciare come speranza una morte dolce, non lincubo di una morte atroce. Marco.
Ti capisco, ma resto della mia idea Come molti, tu cerchi di oggettivare la tua dolorosa esperienza, ma per risolvere (se possibile) un problema cos importante come quello delleutanasia necessario allargare il proprio orizzonte. Di solito si procede partendo dalla propria soluzione e verificando che non ci siano casi in cui si dimostra un po debole. Analizziamo la tua proposta: un malato terminale nel pieno delle sue facolt mentali e con nessuna, dico nessuna, speranza di vita abbia il diritto di avere un aiuto a porre fine le sue sofferenze. Si basa su due concetti, terminale e nessuna speranza di vita. Il primo punto decisamente poco scientificamente quantificabile. Cosa significa terminale? Quanti mesi gli restano da vivere? O forse anni? Esistono malattie che sono incurabili, ma portano alla morte dopo anni. E allora che facciamo? Permettiamo leutanasia attiva anche per esse? Esistono soggetti che vivono una vita pseudonormale, ma si sa gi che sono terminali nel senso che sono cos malmessi (per esempio per patologie cardiache gravi) che si sa che non arriveranno allanno di vita perch una crisi (probabilisticamente) li stroncher prima. Proviamo a modificare la definizione di terminale introducendo il concetto di sofferenza: malato cui restano pochi mesi di vita passati in uno stato di grave sofferenza. A questo punto entra in gioco la nessuna speranza di vita. Mi pare di intuire che tu non sei credente. Nemmeno io penso che Dio, se esiste, abbia tempo per occuparsi di Tizio o di Caio (che sarebbero raccomandati) e non dei milioni di altre persone che muoiono di cancro, ma si deve avere rispetto anche per chi crede nei miracoli. In tal senso il nessuna molto presuntuoso perch d per scontato che la propria visione della vita sia esatta al 100%. Anche da laico il discorso non regge. Per esempio, se un malato ha dieci mesi di vita, chi pu escludere che in tale lasso non si scopra qualcosa che possa cambiare la sua situazione? Le pi grandi scoperte dellumanit sono state sempre rapide e immediate. Inoltre c un punto pi importante da sottolineare. Io sono nettamente favorevole al fatto che i medici e i familiari dicano la verit al paziente in modo da dargli la massima capacit decisionale. Tranne casi rarissimi, se una persona ha deciso in tal senso, prima di diventare come tu dici una larva, pu togliersi la vita da sola, se non ne ha il coraggio non giusto che questo coraggio lo chieda agli altri. Le origini del concetto di eutanasia in Germania Se sfogliassimo un vocabolario alla ricerca del significato della parola "eutanasia" troveremmo questa definizione: "La morte non dolorosa, ossia il porre deliberatamente termine alla vita di un paziente al fine di evitare, in caso di malattie incurabili, sofferenze prolungate nel tempo o una lunga agonia; pu essere ottenuta o con la sospensione del trattamento medico che mantiene artificialmente in vita il paziente (eutanasia passiva), o attraverso la somministrazione di farmaci atti ad affrettare o procurare la morte (eutanasia attiva); si definisce volontaria se richiesta o autorizzata dal paziente"
Quando oggi discutiamo di eutanasia parliamo di un "diritto" del paziente, ci riferiamo cioalla "eutanasia volontaria". In altri termini privilegiamo la sfera della volont umana. Nella Germania degli anni tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale si parlava di eutanasia in modo molto differente. Durante la Prima Guerra Mondiale si era assistito ad una impressionante impennata dei decessi dei malati cronici negli istituti di cura tedeschi: 45.000 in Prussia e pi di 7.000 in Sassonia. Con molta probabilit la scarsit di cibo causata dal conflitto aveva spinto molti medici ad affrettare la morte di una parte di queste cosiddette "bocche inutili".
Per certi versi si era creato in tal modo un terreno favorevole ad una sorta di "indifferenza" alla morte di individui definiti inguaribili. In questo clima trov terreno fertile la teorizzazione di una "eutanasia di Stato". Nel 1920 apparve un libro dal titolo "L'autorizzazione all'eliminazione delle vite non pi degne di essere vissute". Gli autori erano Alfred Hoche (1865-1943), uno psichiatra e Karl Binding (1841-1920) un giurista.
Hoche e Binding di fatto svilupparono un concetto di "eutanasia sociale". Il malato incurabile, secondo i due, era da considerarsi non soltanto portatore di sofferenze personali ma anche di sofferenze sociali ed economiche.
Da un lato il malato provocava sofferenze nei suoi parenti e - dall'altro - sottraeva importanti risorse economiche che sarebbero state pi utilmente utilizzate per le persone sane. Lo Stato dunque - arbitro della distribuzione delle ricchezze - doveva farsi carico del problema che questi malati rappresentavano. Ucciderli avrebbe cos ottenuto un duplice vantaggio: porre fine alla sofferenza personale e consentire una distribuzione pi razionale ed utile delle risorse economiche.
Eutanasia, ecco quali sono i Paesi europei in cui la dolce morte legale Il primo Paese a permetterla stato lOlanda nel 2002 di shadow Il percorso delleutanasia, accidentato e contestato, ha attraversato in questi anni lEuropa e lha spaccata in due tracciando una linea tra Paesi che ne hanno riconosciuto la validit e Paesi che hanno continuato a bandirla come omicidio. stata lOlanda, il primo aprile del 2002, a legalizzare - primo Paese al mondo - leutanasia diretta, seguita a pochi mesi di distanza proprio dal Belgio che, nel settembre dello stesso anno, autorizz dopo un acceso dibattito il suicidio assistito e che ha appena esteso la legge anche ai minori. In dieci anni migliaia di malati terminali sono ricorsi allaiuto di farmaci e medici per porre fine a quelle che la legislazione ha definito sofferenze insopportabili e interminabili. Da allora, secondo dati della Societ reale di medicina olandese, circa 4.000 persone lanno sono state aiutate a morire: in particolare malati terminali di tumore, ma anche pazienti colpiti dalla malattia di Alzheimer in stadio avanzato. Nel vicino Lussemburgo, nel marzo del 2009 stata legalizzata leutanasia che vale tuttavia solo per adulti e pazienti in condizioni di salute considerate senza via duscita. Vi sono poi Paesi come la Svizzera che prevede sia leutanasia attiva indiretta (assunzione di sostanze i cui effetti secondari possono ridurre la durata della vita), sia quella passiva (interruzioni dei dispositivi di cura e di mantenimento in vita), sia il suicidio assistito; o come la Francia, che ha introdotto con la legge Leonetti del 2005 il concetto di diritto al lasciar morire, che favorisce le cure palliative. E ancora la Gran Bretagna, dove linterruzione delle cure a certe condizioni autorizzata dal 2002 e si introdotto anche il concetto dellaiuto al suicidio per compassione, che dal 2010 sanzionato in modo meno duro che in passato. La Svezia ha legalizzato leutanasia passiva nel 2010, tollerata anche in Germania e in Austria su richiesta del paziente. In altri Paesi, come Danimarca, Norvegia, Ungheria, Spagna e Repubblica Ceca ciascun malato pu rifiutare le cure o comunque laccanimento terapeutico, mentre in Portogallo sono condannate eutanasia passiva e attiva ma consentito a un comitato etico di interrompere le cure in casi disperati. La buona morte infine ancora vietata e considerata un reato in Italia. 13 febbraio 2014 | 19:16 RIPRODUZIONE RISERVATA
L'eutanasia in Italia: tra negazione della libert individuale e uso subdolo della morfina Pubblicato: 27/12/2013 14:30 Continua a leggere
48 9 13 1 Ricevi avvisi: Inserisci lin Sottoscrivi sufficiente aver avuto (o avere) una persona cara malata di cancro per comprendere profondamente cosa sia la biopolitica. Tanti sono gli aspetti che di essa dovrebbero interessare una societ civile e democratica. Tante sono le forme empiriche attraverso le quali essa si manifesta. Ma ci che in merito sembra pi rilevante il discorso sui diritti dell'ammalato. La persona ammalata, in Italia, tende a perdere i propri diritti e, in particolare, quelli che ruotano intorno al libero arbitrio. Parenti e medici spesso glieli sottraggono, pi o meno in tacito accordo, facendo precipitare l'interessata in un contesto di presunta minorit mentale. Per taluni, l'ammalato non deve sapere, non deve soffrire, non deve decidere, perch non sa decidere. ammalato. Ci possono essere casi particolari, ma anche se l'ammalato vuole sapere, soffrire e lottare, e decidere, parenti e medici tendono a sottrargli (fin dove legalmente possono, e talvolta oltre la legalit) la sovranit sul proprio corpo e sulla propria vita. Fanno anche di peggio: gli tolgono la speranza. Se da un lato alcuni, con amore, lo ingannano impedendogli di essere consapevole della propria condizione di salute, dall'altro, per amore, c' chi non vuole ingannarlo sulle sue possibilit di guarigione, alla luce delle capacit modeste della medicina ufficiale. E, cos facendo, nell'uno e nell'altro caso, gli tolgono tutto, lo spogliano dei diritti. Di sapere o di sperare. Sembra sia impossibile - nella nostra societ intrisa di scienza - sapere e sperare insieme. Sembra impossibile. Eppure c' ancora chi vuole sapere e sperare, perch se la scienza davvero tale, non pu avere certezze definitive. Nel caso dei malati oncologici, in verit, i primi a perdere la speranza sono gli stessi medici. A dispetto dei giganteschi finanziamenti di cui si nutre, l'oncologia tutto fuorch una scienza. O meglio, una scienza primitiva. Sta alla scienza, come l'uso delle seghe e dei coltelli di qualche secolo fa sta all'odierna chirurgia. Le terapie ufficiali sono note. Chemioterapia e radioterapia (oltre alla chirurgia). Come dire: "quello che ora ti regalo (con molte sofferenze) dal punto di vista clinico, me lo riprendo tra poco con tanto di interessi". Come dire: "per non far morire il tuo corpo, lo devo far morire. Intossicare, devastare. Non c' altra via, non c' via di scampo. Questo quanto sappiamo e possiamo fare". In barba alla cosiddetta, e spesso menzionata anche dai medici, 'qualit della vita'. evidente a molti che l'approccio dovrebbe essere ribaltato. Chemioterapia e radioterapia sono applicazioni immunodepressive (sia perdonato l'eufemismo). Tra qualche decennio verranno ricordate con orrore, come oggi guardiamo con disgusto ad alcune prassi mediche del passato. Se la salute dipende dalle difese immunitarie, la malattia si sconfigge stimolandole. Esistono tante terapie immunostimolanti, che hanno la loro efficacia (sia in vivo sia in vitro) anche in ambito oncologico. Ed verso queste terapie immunostimolanti che dovrebbe rivolgersi l'attenzione della comunit scientifica, abbandonando decisamente gli approcci chemioterapici e radioterapici, che pretendono di curare il tumore pur essendo essi stessi agenti di sviluppo tumorale. Se, dicevamo, la maggioranza dei medici perde la speranza, e calcola gli anni che rimangono da vivere agli ammalati oncologici guardando le statistiche ufficiali, non assolutamente lecito far perdere questa speranza agli ammalati, agli interessati. Non lecito far morire una persona prima che muoia. Non lecito arrendersi prima di aver perso. Soprattutto se si vuole combattere. Noi tutti cerchiamo di vivere quotidianamente nella migliore condizione possibile, senza sapere se ci toccheranno ancora decenni di vita o solo poche ore. Non ci pensiamo. Viviamo al meglio, giorno per giorno, progettando il futuro. Cos, allo stesso modo, se ha la forza e la lucidit, e la voglia, dovrebbe fare l'ammalato. Cos, allo stesso modo ci si dovrebbe comportare, per amor suo, con chi ammalato. Capita, invece, che la disperazione dei medici e dei parenti, prima ancora che dello stesso ammalato, lo conduca pi rapidamente verso la sepoltura. Quasi a volersi togliere il pensiero, quasi a voler esorcizzare la morte, si corre pi velocemente verso di essa. Nella confusione generale, medici e parenti (che sembra non sappiano bene cosa fare, per dogmatismo o ignoranza) cercano innanzitutto di alleviare le sofferenze della persona malata, fino al punto di prevaricare sul desiderio di sperare e lottare dell'interessata. Alle terapie causali subentrano cos, talvolta in maniera subdola, quelle palliative. E alla fine, se occorre, sulla scena fa il suo ingresso trionfale la morfina. In Italia all'ammalato, si sa, precluso il diritto di suicidarsi, il diritto di decidere sulla propria vita. Si abusa, in altre parole, della sua condizione di debolezza, per imporgli una volont di vita che egli potrebbe eludere senza problemi se fosse sano. Allo stesso modo, accade altre volte che si abusi sempre della sua condizione di debolezza per accompagnarlo dolcemente verso la morte, a sua insaputa, contro la sua volont. In entrambi i casi - sembra abbastanza chiaro - si abusa di una condizione di debolezza, ci si arroga un diritto che appartiene ad altri. Si nega l'eutanasia o la si somministra, con la stessa logica: contro il diritto della persona malata. Il problema delicato, perch riguarda sia il confine tra vita e morte, sia quello tra due volont, una interna e l'altra esterna, una che si affievolisce e l'altra che nel vigore delle capacit. Il problema delicato, ma, affinch non si perda la (sempre preziosa) lucidit - all'interno di un ragionamento laico o religioso lo stesso -, occorre semplicemente tenere presenti i diritti dell'ammalato, che sono gli stessi di una persona sana, capace di intendere e di volere. Questi diritti - tra i quali la sempre violata (dalle banche) privacy - dovrebbero essere tutelati dalla politica e dalla giustizia, sia nella prima che nella seconda situazione, perch all'ammalato non interessano le forme in cui (nel migliore dei casi) l'amore o la responsabilit di medici e parenti si manifesta. All'ammalato interessa la propria volont. All'ammalato spetta il rispetto della propria volont. Una volont che pu anche venir meno, ma solo su espressa volont dell'ammalato. Sia nella Costituzione della Repubblica italiana, sia nel libro della Genesi, la libert della persona prima di tutto. Questa libert, dalla politica (e quindi dalle persone) deve essere difesa Medici italiani contrari alleutanasia
Zenit, 11 luglio 2007 Riuniti a Udine dal 7 al 10 luglio, per discutere di Etica di fine vita: percorsi per scelte responsabili, quasi tutti i 103 Presidenti degli Ordini provinciali, in rappresentanza di oltre quattrocentomila medici appartenenti alla Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri), hanno varato un documento che respinge nettamente ogni ipotesi di eutanasia. Il documento della Fnomceo non manifesta alcuna esigenza per una eventuale legge sul testamento biologico mentre chiede pi sostegno per le cure palliative.
Il dovere del medico la tutela della vita Nel documento del Consiglio nazionale sul fine vita diffuso l11 luglio i medici italiani confermano, sul piano della prassi clinica, il rispetto dei valori fondanti il nuovo Codice deontologico approvato il 16 dicembre 2006, secondo cui il dovere del medico la tutela della vita, della salute fisica e psichica delluomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libert e della dignit della persona umana. Allarticolo 11 si legge: In nessun caso il medico dovr accedere a richieste del paziente in contrasto con i princpi di scienza e coscienza allo scopo di compiacerlo, sottraendolo alle sperimentate ed efficaci cure disponibili.
Astenersi dallaccanimento terapeutico Allarticolo 16, invece scritto che il medico, tenendo conto delle volont del paziente laddove espresse, deve astenersi dallostinazione in trattamenti diagnostici e terapeutici da cui non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute del malato e/o un miglioramento della qualit della vita.
No alleutanasia anche su richiesta del malato Ma il no alleutanasia allarticolo 17: Il medico, anche su richiesta del malato, non deve effettuare n favorire trattamenti finalizzati a provocarne la morte n pu abbandonare il malato ritenuto inguaribile.
Il testo integrale del Documento
I primi dati dell'indagine promossa e gestita autonomamente dalla FNOMCeO con il supporto delle principali organizzazioni mediche, sotto l'egida di un Comitato di Garanti, riguardante le opinioni e le pratiche dei medici nelle fasi di fine vita dei loro pazienti, confermano, sul piano della prassi clinica, il rispetto dei valori fondanti il nuovo Codice Deontologico, assicurando i cittadini che la professione medica mantiene e vuole riaffermare quel ruolo di garanzia, di solidariet e di rispetto dei valori umani che, nei secoli, ne ha costituito il segno di appartenenza. Questi principi, in un'epoca di profonde trasformazioni sociali e di molteplici presenze di etnie, religioni e idealit, in un mondo unificato dalla tecnica, rappresentano un punto di riferimento per la civile convivenza, per un dibattito teso all'incontro tra gli uomini, per la riaffermazione dei principi etici della solidariet umana, nei momenti in cui ogni uomo pone le domande pi ardue e personali.
Non facile il compito dei medici che debbono trovare, all'interno dei suddetti principi, il filo del loro agire posto a difesa della dignit e della qualit della vita del paziente, delle sue decisioni e delle sue scelte, della sua salute fisica e psichica e del sollievo della sofferenza, in un'alleanza tra pari, nel quadro della doverosa attenzione all'equit. I medici sono contrari all'eutanasia e ad ogni forma di accanimento terapeutico cos come sancito dal Codice di Deontologia Medica. I medici italiani ritengono che, qualora il legislatore decidesse di intervenire in materia di dichiarazioni di volont anticipate di trattamento sanitario, debba preliminarmente essere garantita una efficace rete di tutela dei soggetti pi deboli perch inguaribili, terminali, morenti, ancor pi se divenuti incapaci. Occorrer inoltre definire il profilo del miglior esercizio del principio di autodeterminazione, a nostro giudizio compiutamente esigibile e praticabile all'interno di una alleanza terapeutica fondata sulla reciproca fiducia, informazione, consenso, scambio e rispetto dei reciproci valori etici e civili e delle rispettive libert. Emerge dunque il pressante bisogno di ridefinire nuovi profili di cura e di avvicinare a questa responsabilit tecnico professionale la presa in carico di queste fragilit che va oltre questo nostro impegno. Per realizzare queste premesse necessaria una maggior consapevolezza della necessit di interventi globali nell'assistenza al morente, per la quale i medici, gi impegnati per una formazione pi adeguata, chiedono alla societ pi risorse dedicate, che il tempo di ascolto non sia coartato da inutili incombenze burocratiche e che si prosegua nell'opera formativa ed informativa, anche con il potenziamento della ricerca scientifica sui temi di fine vita e delle cure palliative. L'indipendenza del medico, cittadino al servizio di altri cittadini, l'unica garanzia che le richieste di cura e le scelte di valori dei pazienti siano accolte nel continuo sforzo di aiutare chi soffre e ha il diritto di essere accompagnato con competenza, solidariet e amore nel momento della morte. Dossier: Eutanasia
PERCHE LEUTANASIA E INACCETTABILE?
Che cosa significa eutanasia? una parola con notevole variabilit storica, con significati diversi a seconda delluso che se ne fa. Pu significare: o morte buona o senza sofferenze gestita dal medico per ridurre il dolore; o azione od omissione che procura la morte allo scopo di eliminare il dolore in un assistito senza pi speranze di guarigione; o suicidio su richiesta del paziente (suicidio assistito). E, comunque la si vuol chiamare e intendere, leutanasia comporta il dare la morte a chi ancora vivo, magari talvolta mascherandola sotto un velo di umana piet. Una morte per di pi programmata dal medico che, per vocazione e professione, ministro della vita.
Quale valutazione morale va data sulleutanasia? Vari principi morali sono coinvolti nella pratica delleutanasia. Leutanasia contraddice il principio fondamentale di indisponibilit del diritto alla vita, diritto che spetta solo a Dio. La vita un dono di Dio, non soggetto alla determinazione e alla decisione di alcuno, inclusa la stessa persona malata, la quale mantiene tutta la sua piena dignit per tutto il corso della sua vita, fino alla sua naturale conclusione. Condividere lintenzione suicida di un altro e aiutarlo a realizzarla mediante il cosiddetto suicidio assistito, significa farsi collaboratori, e qualche volta attori in prima persona, di una cultura di morte, di uningiustizia, che non pu mai essere giustificata, neppure quando fosse richiesta. Il suicidio assistito autodeciso e praticato da personale sanitario, bench consentito dalla legge dello Stato, , a tutti gli effetti: o un crimine contro la vita della persona umana; o una abdicazione della scienza medica; o unaberrazione giuridica. La logica effettiva delleutanasia essenzialmente egoistica e individualistica e, in quanto tale, contraddice la logica solidale e la fiducia reciproca su cui poggia ogni forma di convivenza. Non esiste nellindividuo il diritto a decidere della propria morte: non esiste il diritto a una scelta tra la vita e la morte. Si deve parlare invece di un diritto di morire bene, serenamente, evitando cio sofferenze inutili. Esso coincide con il diritto di essere curato e assistito con tutti i mezzi ordinari disponibili (ad esempio: ricambio metabolico, alimentazione e idratazione, terapia del dolore), senza ricorrere a cure pericolose o troppo onerose e con lesclusione di ogni accanimento terapeutico. Il diritto di morire con dignit non coincide affatto con il supposto diritto alleutanasia, la quale invece un comportamento essenzialmente individualistico e di ribellione. Il s detto alla vita richiede il rifiuto sia dellaccanimento terapeutico e sia della eutanasia. E questo vale per tutte e due le dimensioni: o questo vale per laccanimento terapeutico, che vuole dire: ho il potere di allontanare la morte o e vale per leutanasia che vuol dire: ho il potere di anticipare la morte. Nessuno di questi due entra in una logica corretta, perch tutti e due entrano nella prospettiva del: io possiedo la vita, e sono io che decido quando deve continuare o quando finisce. Bisogna anche tener presente che da un punto di vista morale una cosa lomettere di iniziare delle cure, e unaltra il compiere un'azione positiva per interromperle. Leutanasia nasce da unideologia che rivendica alluomo pieno potere sulla vita e quindi sulla morte; unideologia che affida assurdamente a un essere umano il potere di decidere chi e fino a quando deve vivere e chi no (eugenetica). Essa estrema via di fuga di fronte allangoscia della morte (vista come inutile, un non- senso...); una scorciatoia che non d senso alcuno al morire, n conferisce dignit al morente; una strategia di rimozione; luomo caduto vittima della paura ed invoca la morte pur sapendo che una sconfitta ed un atto di estrema debolezza. vista talvolta anche come un modo per contenere i costi, sopratutto nei confronti di malati terminali, dementi, anziani macilenti e improduttivi... peso morto per se stessi, per i familiari, per gli ospedali, per la societ... Spesso leutanasia voluta non per linteresse del paziente, ma di terzi. Chi vuole morire lascia una macchia su di noi, perch la sua rinuncia a vivere anche colpa nostra. C da temere che un giorno possa essere esercitata una pressione non dichiarata o anche esplicita sulle persone gravemente malate o anziane, perch chiedano la morte o se la diano da s (Benedetto XVI, Discorso del 7-9-07). Alcuni invocano leutanasia ricorrendo al principio della qualit della vita. Ma tale principio pone vari problemi: con quale criterio di misura e da chi viene stabilit la qualit? Tale criterio poi valido e uguale per tutti? Quanto al pensiero, tutto cattolico, che anche un minuto in pi sia importante, si pensi a quante volte lultimo minuto ha capovolto il senso di tutta lesistenza. Succede alla vita dei re come a quella dei contadini. Pu perfino capitare che sia lunico momento dotato di un senso. Per questo vivere in una societ dove tutti fanno di tutto per aiutarti a vivere meglio che vivere in una societ dove sai che a un certo punto ti lasci andare e tutti ti lasciano andare. Leutanasia suscita poi una serie di interrogativi angosciosi, ai quali nessuno riuscirebbe mai a dare risposta, qualora leutanasia fosse legalizzata. Eccone alcuni: o In base a quale criterio un soggetto pu essere ritenuto distrutto dal dolore? o Come pu lo Stato determinare lintensit della sofferenza che si richiede per legittimare leutanasia? o E chi autorizzato a decidere per il s o per il no: il medico o anche un amico o un familiare? o Come valutare leventuale atto deliberato di un medico intervenuto per assecondare la volont di morire di un paziente? Chi garantisce che la morte dolce venga decisa effettivamente per porre fine a una sofferenza ritenuta intollerabile e non per qualche altra ragione, magari per interessi (anche economici) inconfessabili? Escluso il caso di accanimento terapeutico, esiste poi veramente un diritto umano a rifiutare o a sospendere le cure o a non curare affatto un malato? La stessa Costituzione Italiana all'art. 32 garantisce un diritto alla cura
Qual il ruolo dello Stato, della legge? Nelleutanasia, lo Stato, da garante e promotore di diritti fondamentali, assume la veste di decisore di morte, anche se poi lesecuzione vera e propria rimessa ad altri. Lo Stato non pu limitarsi a prendere atto di quello che gi nella mentalit e nella prassi sociale: lo Stato moderno deve confrontarsi con la cultura dei cittadini e con le loro istanze. Ma altrettanto vero che non tenuto a recepirle quando sono lesive di diritti fondamentali Da rilevare che un fattore significativo leffetto sanzionatorio e linfluenza etica che la legislazione civile ha sulla moralit pubblica. Qualcuno pensa: la legge, quindi permesso. Queste potrebbero essere alcune delle conseguenze: o un numero maggiore di persone nella nostra societ accetter leutanasia come una cosa normale; o il rispetto per la vita umana continuer a diminuire; o i medici saranno sottoposti a una pressione sociale sempre pi forte affinch pratichino leutanasia e il suicidio assistito, come se fosse parte della loro responsabilit di medici e parte della loro normale attivit professionale. Inoltre diminuir la fiducia nei medici; o ci sar meno disponibilit emotiva ad assistere malati allo stadio terminale, ad affrontare la loro sofferenza, ad alleviarla e condividerla. semplicemente assurdo che si elimini il malato, perch non si riesce ad eliminare la malattia!; o intorno al malato potr crearsi un clima che lo far sentire obbligato a sollevare gli altri dal fardello che egli diventato a causa delle terapie intensive a lungo termine; o sarebbe assurdo che il permesso di ricorrere alleutanasia dovesse nel tempo portare a situazioni nelle quali i pazienti terminali, le loro famiglie e i loro medici si sentano in dovere di giustificare il loro essere contrari alleutanasia e al suicidio assistito.
Che cosa fare contro la cultura della morte? necessario: o unire gli sforzi di tutti coloro che credono alla inviolabilit della vita umana, anche di quella terminale; o resistere a ogni tentazione di porre fine alla vita di un paziente mediante un atto di omissione deliberato o attraverso un intervento attivo; o potenziare le strutture di accoglienza; o rendere pi efficienti le forme di assistenza e solidariet familiare, civile e religiosa; o assicurare unassistenza che includa forme di trattamento efficaci e accessibili, sollievo dal dolore e forme di sostegno comuni. Occorre evitare un trattamento inefficace o che aggravi la sofferenza, ma anche limposizione di metodi terapeutici insoliti e non ordinari; o di fondamentale importanza il sostegno umano, di cui pu disporre la persona morente, poich una domanda che sgorga dal cuore delluomo nel confronto supremo con la sofferenza e la morte, specialmente quando tentato di ripiegarsi nella disperazione e quasi di annientarsi in essa, soprattutto domanda di compagnia, di solidariet e di sostegno nella prova; o occorre destinare pi risorse alla cura di malati incurabili; o promuovere una formazione etica, psicologica, sociale e tecnica degli operatori sanitari; o morire con dignit umana richiede in particolare una buona assistenza palliativa e una buona ospedalizzazione; o necessario promuovere, in tutti i modi, il principio secondo cui la morte non n pu essere nella disponibilit dello Stato o della scienza e neppure dellindividuo. Il tentativo di eliminare la malattia e la sofferenza estrema dallorizzonte della nostra vita con la scorciatoia delleutanasia un rischio dalle conseguenze imprevedibili; o occorre tener presente il pronunciamento della S. Sede, attraverso la Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo il quale nellimminenza di una morte inevitabile nonostante i mezzi usati, lecito in coscienza prendere la decisione di rinunciare a trattamenti che procurerebbero soltanto un prolungamento precario e penoso della vita, senza tuttavia interrompere le cure normali dovute allammalato in simili casi. Occorre soprattutto presentare la concezione cristiana del soffrire-morire.
Qual la concezione cristiana del soffrire-morire? La vita un dono di Dio: luomo non il padrone della propria vita, in quanto non lui il creatore di se stesso. Egli la riceve in dono, come un dono prezioso ogni istante della sua vita. Luomo amministra la propria vita e deve risponderne responsabilmente a Colui che gli ha donato lesistere. Il porre fine pertanto alla propria vita non spetta alluomo. Ogni istante della sua vita, anche quando segnato dalla sofferenza, dalla malattia, ha un senso, un valore da apprezzare e da far fruttificare per s e per gli altri. Certo, giusto lottare contro la malattia, perch la salute un dono di Dio. Ma importante anche saper leggere il disegno di Dio quando la sofferenza bussa alla nostra porta. La chiave di tale lettura costituita dalla Croce di Cristo. Il Verbo incarnato si fatto incontro alla nostra debolezza assumendola su di s nel mistero della Croce. Da allora ogni sofferenza ha acquistato una possibilit di senso, che la rende singolarmente preziosa, se unita alla sofferenza di Cristo. La sofferenza, conseguenza del peccato originale, assume, grazie a Cristo, un nuovo significato: diviene partecipazione allopera salvifica di Ges Cristo. Unita a quella di Cristo, lumana sofferenza diventa mezzo di salvezza per s e per gli altri. Attraverso la sofferenza sulla Croce, Cristo ha prevalso sul male e permette anche a noi di vincerlo. Anche la concezione della stessa morte da un punto di vista cristiano qualcosa di nuovo e consolante. Una vita che sta terminando non meno preziosa di una vita che sta iniziando. per questa ragione che la persona che sta morendo merita il massimo rispetto e le cure pi amorevoli. La morte, nella Fede cristiana, un esodo, un passaggio, non la fine di tutto. Con la morte, la vita non tolta, ma trasformata. Per colui che muore senza peccato mortale, la morte entrare nella comunione damore di Dio, la pienezza della Vita e della Felicit, vedere il Suo volto, che la sorgente della luce e dellamore, proprio come un bambino, una volta nato, vede i volti dei propri genitori. Per questa ragione la Chiesa parla della morte del santo come di una seconda nascita: quella definitiva ed eterna al paradiso. La vittoria definitiva e completa di Cristo sul male, la sofferenza e la morte sar attuata e manifestata alla fine del mondo, allorquando Dio creer nuovi cieli e nuova terra, e sar tutto in tutti (1Cor 15,28).
Il Primicerio della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo in Roma Monsignor Raffaello Martinelli
NB: per approfondire largomento, si leggano i seguenti documenti pontifici: Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), nn. 2276-2279; Compendio del CCC, n. 470; Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione sulleutanasia, 1980.