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Andrea Pane

Il vecchio e il nuovo nelle citt italiane:


Gustavo Giovannoni e l'architettura moderna
estratto da
Antico e Nuovo
Architetture e architettura
a cura di
Alberto Ferlenga, Eugenio Vassallo, Francesca Schellino
(Padova, Il Poligrafo, 2007)
ILPOLIGRAFO
Universit Iuav di Venezia
Facolt di Architettura
Dipartimento di Storia dell' architettura
Atti del Convegno
'~ntico e Nuovo. Architetture e architettura"
Venezia, Palazzo Badoer, Aula Manfredo Tafuri
31 marzo - 3 aprile 2004
dicembre 2007
Universit Iuav di Venezia
Il Poligrafo casa editrice
progetto grafico e editing
Il Poligrafo casa editrice
Universit Iuav di Venezia
Facolt di Architettura
30135 Venezia
Santa Croce 191
www.iuav.itjfar
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35121 Padova
piazza Eremitani - via Cassan, 34
te!. 049 8360887 - fax 049 8360864
e-mail casaeditrice@poligrafo.it
ISBN 978-88-7II5-532-6
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Il vecchio e il nuovo nelle citt italiane:
Gustavo Giovannoni e l'architettura moderna
Andrea Pane
Universit di Napoli "Federico ll". Facolt di Architettura
Dipartimento di Storia dell'architettura e restauro
"Passato e presente debbono, nell'avviamento edilizio di una citt, come
nel restauro di un monumento, incontrarsi il meno possibile, sicch, ridotte al
minimo sovrapposizioni od interferenze di elementi antitetici, i monumenti si
conservino nel loro ambiente e la vita nuova abbia altrove libero campo di svi-
luppo e di espressone'". Con questa proposizione - contenuta in un breve sag-
gio del 1918, dedicato all'interpretazione dei concetti di "luce" e "prospettiva"
nella legge italiana di tutela delle antichit e belle arti- - Gustavo Giovannoni
sanciva, per la prima volta, una netta inconciliabilit tra due termini di una dia-
lettica che, a partire dai suoi primi scritti del 1913, aveva costituito il fondamen-
to delle proprie riflessioni in materia di edilizia e tutela dell' ambiente delle vec-
chie citt, "Vecchio" e "nuovo", impiegati fin dal titolo del fortunato scritto del
19133e ribaditi ancora nel pi celebre volume del 19314, avrebbero accompagna-
to lo studioso per l'Intero arco della sua produzione scientifica e della sua atti-
vit nel campo della tutela e del restauro, in un processo che, come stato osser-
vato, avrebbe man mano disvelato il convincimento di una implicita superiorit
del passato sul presenre>,
G. Giovannoni, Sul signifICato della parola "prospettiva" usata nella legge sulla conservazione
dei monumenti, Relazione della commissione, Calzone, Roma 1918, ripubblicato con il titolo L'ambiente
dei monumenti, in Id., Questioni di architettura nella storia e nella vita. Edilizia, estetica architettonica,
restauri, ambiente dei monumenti, Biblioteca d'arte, Roma 1925, da cui si cita, pp. 172-173.
Lo scritto costituiva la relazione fmale di una commissione, espressamente nominata
dall' Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura di Roma, per indagare sugli aspetti giuridici e
interpretativi dell' articolo 14 della legge n. 364 del 20 giugno 1909, in parte modificato dall' art. 3 della
legge n. 688 del 23 giugno 1912, relativo alla possibilit di estendere il vincolo dal singolo edificio al
suo contesto, ai fini di tutelarne appunto le condizioni di luce e prospettiva.
G. Giovannoni, Vecchie citt ed edilizia nuova, "Nuova Antologia", a. 48, 995, l giugno
1913, pp. 449-472.
Id., Vecchie citt ed edilizia nuova, Utet, Torino 1931, rist. a cura di F. Ventura, Cittstud,
Milano 1995.
Commentando uno degli ultimi saggi di Giovannoni - Edilizia romana vecchia e nuova, con-
tenuto nel volume Architetture di pensiero e pensieri sull'architettura [Apollon, Roma 1945) - Guido
Zucconi osserva come lo studioso riveli "senza censure un atteggiamento che, forse, lo ha sempre
accompagnato: la coscienza di una superiorit del passato nei confronti del presente" (G. Zucconi, "Dal
capitello alla citt". Il profilo dell'architetto totale, in G. Giovannoni, Dal capitello alla citt, antologia
di scritti, a cura di G. Zucconi, Jaca Book, Milano 1997, p. 65).
ANDREA PANE
ben nota - pur se ancora poco indagata nel panorama della storiografia
dell'architettura italiana del Novecentof - !'influenza esercitata della posizione
di Giovannoni nella cultura architettonica del secondo dopoguerra, nonch la
chiara derivazione, quasi sempre priva di espliciti riferimenti alla sua opera, di
molte tematiche centrali del dibattito degli anni Cinquanta-Sessanta", dalla que-
stione delle "preesistenze ambientali" all"'incontro" tra antico e nuovo", Appare
pertanto interessante - nel quadro di un rinnovato 'interesse per l'opera dello
studioso romano, avviato ormai da pi di un quindicennio e focalizzato in par-
ticolare sul suo contributo fondativo al restauro e all'urbanstca? - porre in luce
uno dei nodi cruciali della sua riflessione teorica, come quello del controverso
rapporto con l'architettura moderna e, pi in generale, con il "nuovo", spesso
ritenuto, forse a ragione, uno degli elementi pi deboli ed ambigui del suo
Come ha osservato Vincenzo Fontana, gran parte della storiografia dell' architettura italiana
del Novecento segnata da una" dialettica fra una linea progressista e una accademica con drammati-
ci contrasti di luci e di ombre", che tende a trascurare episodi e personalit pur di notevole rilievo,
seguendo un taglio che ignora i pi moderni approcci storiografici (cfr. V. Fontana, Per nuove storie del-
l'architettura italiana del Novecento, in V. Franchetti Pardo (a cura di), L'architettura nelle citt italiane
del xx secolo, Jaca book, Milano 2003). Tra le poche eccezioni, tuttavia, va menzionato il Profilo di
architettura italiana del Novecento, pubblicato qualche anno fa dallo stesso Fontana (Marsilio, Venezia
1999), teso proprio a porre in luce esperienze minori e dibattiti teorici fino ad allora trascurati.
Basti in proposito ricordare il celebre giudizio di Manfredo Tafuri: "Quando la cultura
architettonica italiana degli anni cinquanta ha ripreso in mano il problema dei centri storici, non si
allacciata direttamente al grande filone del movimento moderno, ma con la scusa di introdurre nuove
valenze, ha voltato le spalle alla Carta d'Atene, e ha ripreso in mano il Giovannoni: processo tanto pi
grave in quanto non compiuto con la chiara coscienza di ci che si andava postulando" (M. Tafuri,
Teorie e storia dell'architettura, Laterza, Bari 1968, p. 73). Si vedano anche le considerazioni di Paolo
Torsello, che capovolge questo giudizio ponendolo dalla prospettiva della cultura del restauro
(B.P. Torsello, La materia del restauro. Tecniche e teorie analitiche, Marsilio, Venezia 1988, p. 71).
Su questo tema si veda G. Zucconi, Dal capitello alla citt, ct., pp. 66-67, che osserva: "Non
si parla di continuit per timore di essere associati al nome di Giovannoni? Oppure si tratta di un com-
portamento inconscio, come se il suo pensiero fosse entrato a fare parte di un patrimonio comune. [... ]
Sorprendenti sono ad esempio le analogie tra i principi giovannoniani e alcuni concetti su cui si incar-
dina la discussione sul 'confronto con le preesistenze ambientali' che polarizza l'attenzione degli intel-
lettuali-architetti negli anni Cinquanta". Si vedano anche le considerazioni svolte da Franoise Choay
nel saggio introduttivo alla traduzione francese di Vecchie citt ed edilizia nuova, pubblicata a Parigi nel
1998, dove il silenzio che avvolge l'opera di Giovannoni dopo la sua morte giudicato al contempo
paradossale e sorprendente ("silence paradoxal, si l'on songe que dans l'Italie d'aprs la Seconde
Guerre mondiale l'enseignement de l'architecture, la lgislation de l'urbansme, le dbat sur la restau-
ration portent la marque de sa pense. Silence surtout surprenant, si l' on songe qu'en matire d'archi-
tecture et d'urbansme, qu'Il s'agisse d'historiographie, de thorie ou de pratque, presque tous les pro-
tagonistes de la scne italienne sont directement ou indirectement issus de son cole". F. Choay,
Introduction, in G. Giovannoni, L'Urbanisme face aux villes anciennes [trad. francese di Vecchie citt ed
edilizia nuova, Utet, Torino 1931, 1995
2
], Seul, Paris 1998, p. 26).
Sul recente risveglio di interessi nei confronti dell'opera di Giovannoni si vedano G. Zuc-
coni, Dal capitello alla citt, cit.; A. Pane, Fortuna critica di Gustavo Giouannoni e del suo contributo alla
'questione dei vecchi centri', tesi di dottorato in Conservazione dei beni architettonici, tutor prof.
S. Castello, XIV ciclo, Universit di Napoli Federico n, 2002. Sulla discussa collocazione di Giovannoni
tra I "padri fondatori" dell'urbanistica italiana, cfr. G. Zucconi, Gustavo Giovannoni. Vecchie citt ed
edilizia nuova, 1931. Un manuale mancato, In p. Di Biagi (a cura di), I classici dell'urbanistica moderna,
Donzelli, Roma 2002, pp. 57-69.
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IL VECCHIO E IL NUOVO NELLE CITT ITAUANE
approccio metodologico al tema dei "vecchi centri" e, pi in generale, a tutta la
problematica del restauro lO.
"Dell'architettura moderna Giovannoni non comprese nulla", scriveva Bru-
no Zevi nel 1947, commemorando lo studioso su "Metron" a pochi mesi dalla sua
scomparsa, "non comprese il funzionalismo francese e tedesco, non comprese Ter-
ragni, non comprese Persico, non comprese Pagano, non accett neppure il falso-
moderno monumentale della scuola piacentiniana che gli parve troppo moderno,
ed inutile dire che non comprese le pi recenti tendenze di architettura moder-
na e segnatamente l'architettura organica"!'. Se lo stesso Zevi arrivava a giustifi-
care almeno in parte il rifiuto dello studioso, riconducendolo allo "sdegno dell'uo-
mo colto" nei confronti degli "echi delle frasi fatte di Le Corbusier, di natura
meramente utilitaristica", o dei "frastuoni inconcludentemente sovvertitori dei
futuristi'U-, resta tuttavia ancora da indagare fino a che punto Giovannoni abbia
realmente misconosciuto e rifiutato il fenomeno dell'architettura moderna e,
soprattutto, in che Inisura questa progressiva chiusura sia evoluta, a partire dagli
anni giovanili fino alle ultime testimonianze della sua attivit.
Nell'ampio panorama della bibliografia su Giovannoni, pur nell'accennato
risveglio di interessi sviluppatosi negli ultiIni anni, il tema specifico del rapporto
dello studioso con l'architettura moderna appare infatti trattato quasi sempre in
misura piuttosto sintetica, bench ad esso sia stato tradizionalmente riservato
- soprattutto sino alla fme degli anni Sessanta, e ancora oltre in alcuni specifici
ambiti disciplinari - un peso per nulla marginale nel giudizio complessivo sulla sua
figura
l3
Sembra quindi opportuno soffermarsi sul percorso che conduce il giovane
ingegnere dall'entusiasmo tecnicista dei primi anni del Novecento - quando mani-
festa il proprio interesse per la costruzione degli skyscrapers americani o si cimen-
ta in alcune occasioni professionali di rilievo, tra cui spicca senz' altro l'opera pre-
stata nell' arco di un quindicennio per il complesso della Fabbrica del ghiaccio e bir-
reria Peroni - alla sconcertante adesione espressa nei primi anni Quaranta verso
l'architettura nazstat-, fmo all'esplicito pessimismo dei suoi ultiIni scritti.
lO Si vedano le recenti considerazioni di Claudio Varagnoli, che osserva come nell' approccio di
Giovarmoni al restauro "resta sul fondo una sorta di malessere, un'incertezza [... ] quasi l'attestazione
di una incapacit ad intrattenere con l'opera un colloquio pi profondo e la preoccupazione invece a
fermare !'invadenza dell' architettura moderna" (C. Varagnoli, Gustavo Giovannoni, riflessioni sul restau-
ro agli inizi del XXI secolo, "Paesaggio urbano", a. XII, 6, novembre-dicembre 2003, p. 15)'
11 B. Zevi, Gustavo Giovannoni, "Metron", 18, 1947, p. 6.
12 Ibid.
13 Una sintetica rilettura della particolare vicenda critica di Govannon evidenzia infatti come
la "sfortuna", che ha caratterizzato la sua figura e la sua opera per almeno un trentenno, sia stata pi
volte attribuita proprio alla sua netta presa di distanza nei confronti del Movimento Moderno.
Cfr. F. Ventura, Attualit e problemi dell'urbanistica giovannoniana, in G. Giovannon, Vecchie citt ed
edilizia nuova, cit., p. XIV; G. Zucconi, Dal capitello alla citt, cit.; F. Choay, Introduction, cito Sulla for-
tuna critica di Giovannoni negli anni dell'immediato dopoguerra si veda anche A. Pane, La fortuna cri-
tica di Gustavo Giovannoni: spunti e riflessioni dagli scritti pubblicati in occasione della sua scomparsa,
in Gustavo Giovannoni. Riflessioni agli albori del XXI secolo, atti della giornata di studi (Roma,
Universit La Sapienza, 26 giugno 2003), a cura di M.P. Sette, Bonsignori, Roma 2005, pp. 207-216.
14 Cfr. G. Giovannoni, Restauro dei monumenti e urbanistica, "Pallado", a. vn, II-ID, 1943,
pp. 33-39, commentato pi avanti.
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ANDREA PANE
Tra i primi saggi giovanili di Giovannoni, dedicati in qualche modo a temi
vicini al problema delle costruzioni moderne, un notevole rilievo va assegnato
ai citati studi sugli skyscrapers americani, ospitati nelle pubblicazioni della
Societ degli Ingegneri e degli Architetti Italiani (Siai), sodalizio cui lo studioso
aderisce gi un anno dopo la laurea, nel 1896, e che costituir - prima ancora
dell' Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura, dove entrer soltanto nel
1904- un importantissimo riferimento tecnico e culturale per la sua formazione
per tutti gli anni Dec'>. E questo il periodo in cui Giovannoni - laureatosi in
Ingegneria civile e specializzatosi successivamente in Igiene pubblica (1896) e in
Storia dell'arte (1897-99)16- manifesta progressivamente la propria apertura
verso saperi disciplinari diversi, interessandosi sia di temi squisitamente inge-
gneristici, che di argomenti relativi alla storia dell'architettura e al restauro l?,
senza infine trascurare un cospicuo impegno professonalet. Assistente alla cat-
tedra di Architettura tecnica tenuta da Enrico Gui presso la Scuola di Appli-
cazione di Roma a partire dal 1899, lo studioso mantiene un forte legame con
1'ambiente della Sai, stringendo nel contempo - attraverso il suo amico Federico
Hermanin 19 - rapporti con il gruppo legato alla "Rivista storica italiana", tra cui
figurava anche lo storico Pietro Egidil
O
Da queste ultime frequentazioni scatu-
" La sua ammissione, con decorrenza IO maggio 1896, riportata negli 'J\nnali della Societ
degli Ingegneri e degli Architetti Italiani. Bullettino", IV, IO, 16 maggio 1896, p. 147. Nel corso degli
anni successivi, Giovannoni ricoprir prima la carica di bibliotecario, poi di membro del consiglio
direttivo (dal 1904), fno ad essere eletto vicepresidente del sodalizio nel 1917. Nel suo duplice ruolo di
membro della Siai e dell' Aacar, lo studioso favorir particolarmente gli scambi tra queste due impor-
tanti associazioni romane.
16 Sugli anni della formazione di Giovannoni si vedano A. Curuni, Riordino delle carte di
Gustavo Giovannoni. Appunti per una biografia, 'J\rchivio di Documenti e Rilievi dei Monumenti", 2,
1979, pp. 9-29; A. Del Bufalo, Gustavo Giovannoni. Note e osservazioni integrate dalla consultazione del-
l'archivio presso il Centro di Studi di Storia dell'Architettura, Kappa, Roma 1982, pp. 31-42; A. Curun,
Gustavo Giovannoni. Pensieri e principi di restauro architettonico, in S. Casiello (a cura di), La cultura del
restauro. Teorie e fondatori, Marsilio, Venezia 1996, pp. 267-290.
17 Il suo primo contributo a stampa, dedicato alla Porta nella via del Ges in Roma (spesso erro-
neamente citato con il titolo La porta del palazzo Simonetti in Roma), ospitato sulla rivista di Adolfo
Venturi ("L'Arte", I, fase. VI-IX, 1898, pp. 368-373), riguarda proprio un tema di storia dell'architettu-
ra. La sua prima riflessione sul restauro risale invece al 1903 e trae origine dalla partecipazione al
Secondo Congresso Internazionale di Scienze Storiche (G. Giovannoni, Il restauro dei monumenti e il
recente Congresso storico, 'J\nnali della Societ degli Ingegneri e degli Architetti Italiani. Bollettino",
a. XI, 19, IO maggio 1903, pp. 253-259). Per un commento su quest'ultimo scritto si rimanda al saggio
di C. Varagnoli, Gustavo Giovannoni, riflessioni sul restauro, ct., pp. 13-14.
18 Sulla prima attivit professionale di Giovannoni, avviata nel 1898 con l'incarico per la rea-
lizzazione dell' altare della cattedrale di Salta in Argentina, si rimanda a A. Del Bufalo, Gustavo
Giouannoni, cit.; M. Centofanti - G. Cifani - A. Del Bufalo, Catalogo dei disegni di Gustavo Giovannoni
conservati nell'archivio del Centro di Studi per la Storia dell'Architettura, Roma 1985; A. Curun, Gustavo
Giovannoni. Pensieri e principi, c1t.
19 Sugli stretti rapporti di amicizia con Federico Hermanin (1868-1954), collega di Giovannoni
al corso di specializzazione in Storia dell' arte tenuto da Adolfo Venturi e poi Soprintendente alle gal-
lerie di Roma e provincia, cfr. A. Curun, Gustavo Giovannoni. Pensieri e principi, ct., p. 276.
20 Per i rapporti di Giovannoni con Pietro Egidi ed in generale con il mondo della storia
"pura", cfr. p. Spagnesi, Alcuni aspetti della formazione storica di Gustavo Giovannoni, In G. Spagnesi
(a cura di), L'Associazione Artistica tra i Cultori di Architettura e Gustavo Giovannoni, atti del Seminario
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IL VECCHIO E IL NUOVO NELLE CITT ITAUANE
rir uno dei primi saggi di maggior respiro di Giovannoni, contenuto nei due
volumi collettanei dedicati nel 1904 a I monasteri di Subiaco 21.
Risale quindi al 1903 il suo primo contributo dedicato agli aspetti costrut-
tivi dei "pettini delle nuvole" nel Nord America, pubblicato sul "Bollettino" della
Siai, rivista alla quale Giovannoni collabora attivamente a partire dallo stesso
anno, scrivendo sui temi pi disparati-. Nel lungo articolo, frutto di un'attenta
lettura della pi recente bibliografia nordamericana sull'argomento, Giovannoni
analizza dettagliatamente gli aspetti costruttivi dei grattacieli, soffermandosi in
particolare sui sistemi impiegati per la realizzazione delle membrature in acciaio e
sul problema delle fondazioni-. L'entusiasmo del giovane ingegnere per la serra-
ta organizzazione del cantiere americano e per la straordinaria rapidit delle
costruzioni traspare in pi punti; appaiono tuttavia pi interessanti le brevi con-
siderazioni sugli aspetti architettonici degli skyscrapers, che rivelano inattesi giu-
dizi sull'inopportunit di ricorrere al bagaglio decorativo ottocentesco, per adot-
tare soluzioni pi rispondenti ai nuovi schemi costruttivi. Cos, pur precisando
nella conclusione dell'articolo che "dal punto di vista igienico e dal punto di vista
estetico questi edifici rappresentano un'aberrazione evdente'vs, Giovannoni
osserva: 'l\rcate, colonne, balconi, cariatidi, torri, sono impiegate a josa in questi
edifici per cercare di togliere la monotonia di quella serie di finestre uguali ed
ugualmente distanti; ma inutilmente [...]; nessuna ornamentazione, se anche un
artista sommo la ideasse, potrebbe togliere ai 'pettini delle nuvole' l'aspetto di
alveari; e sarebbe forse pi opportuno l'ideare una conformazione che seguisse
francamente ed organicamente l'interna struttura e la mostrasse all'esterno; [...]
che lasciasse completamente da parte gli elementi dell' Architettura del passato"25.
Lo studioso torner ancora qualche anno pi tardi sul tema dei grattacie-
li, rilevando come, pur nella negazione dei principi dell'igiene moderna, essi
Internazionale (Roma, 19-20 novembre 1987), "Bollettino del Centro di Studi per la Storia dell' Archi-
tettura", 36, 1990, p. 140.
21 Cfr. P. Egidi - G. Giovannoni - F. Hermanin - V. Federici, I Monasteri di Subiaco, 2 voll.,
Ministero della Pubblica Istruzione, Roma 1904. L'opera, commissionata due anni prima dal ministro
della Pubblica Istruzione Vittorio Emanuele Orlando, era suddivisa in quattro parti, relative alla storia,
all' architettura, alla pittura ed alla biblioteca del complesso, in virt delle rispettive competenze dei
quattro autori. Il saggio di Giovannoni, contenuto nel primo volume, era intitolato L'architettura dei
Monasteri Sublacensi, e conteneva anche alcune interessanti considerazioni di metodo storiografico,
che costituiranno la base dei successivi contributi dello studioso sul tema.
22 Basti citare soltanto alcuni dei titoli, che - con cadenza quindicinale - compaiono nel corso
dell'anno sul "Bollettino", per mostrare la pi ampia variet di interessi, che spaziano dalla storia del-
l'architettura (Recenti studi su Andrea Palladio, 9-16, 19 aprile) al consolidamento (Di un caso frequen-
te di lesioni nei fabbricati di Bari, 21, 24 maggio), ad aspetti squisitamente tecnici ed impiantistici (Sul
raffreddamento artificiale dell'acqua potabile, 26, 28 giugno).
2J Lo scritto arricchito da numerose illustrazioni di particolari costruttivi ed esempi pratici
dei metodi utilizzati per le calcolazioni stanche. dove Giovannoni evidenzia il rilievo assunto dalle
forze orizzontali, dovute principalmente all'azione del vento (G. Giovannoni, Le costruzioni dei "petti-
ni delle nuvole" nel Nord America, "Annali della Societ degli Ingegneri e degli Architetti Italiani.
Bollettino", a. XI, 39, 27 settembre 1903, pp. 889-(12).
24 Ivi, p. 912.
25 lvi, pp. 892-893.
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ANDREA PANE
rappresentino "una delle pi notevoli manifestazioni architettoniche dei nostri
tempi; non pure dal punto di vista costruttivo, ma anche da quello estetico [...]
sicch hanno in questo ragione gli americani nel ritenere orgogliosamente le loro
costruzioni gigantesche come le pi styleful nella moderna architettura">.
Se associamo questi due brevi saggi alla significativa attivit professiona-
le svolta da Giovannoni per la Fabbrica del ghiaccio e Birra Peroni, a partire dal
1901 fino al 1913, si pu senz'altro affermare che una misurata apertura verso il
linguaggio architettonico contemporaneo sia presente nello studioso nel corso
degli anni Dieci. Basti infatti richiamare lo chalet-birreria in legno, realizzato nel
1902 su piazza Alessandria-", il successivo padiglione sudhaus in via Bergamo
(1908) ed il celebre edificio in cemento armato su via Alessandria (1913) - rite-
nuto a ragione una delle migliori opere di Giovannoni, non priva di qualche rife-
rimento a Berlage
28
- per rilevare come la sua propensione al "barocchetto roma-
no" non rappresenti l'unica direzione della sua ricerca progettuale.
A partire dal 1904, intanto, lo studioso aderisce all' Associazione Artistica,
accentuando l'Interesse per il tema della tutela dei monumenti e dell'ambiente,
insieme ad una pi diretta partecipazione al dibattito urbanistico romano, che lo
condurr - com' noto - alla redazione dei due celebri scritti del 1913 per la
"Nuova Antologia">. Molto stato scritto su questi due saggi; pu tuttavia
risultare interessante analizzarli dallo specifico punto di vista dei rapporti con il
"nuovo" e, in generale, con l'architettura moderna. Nel primo, in particolare,
Giovannoni si sofferma ad analizzare i caratteri dell'urbanistica di fine
Ottocento, accennando anche alla citt americana, qui presentata soprattutto per
i suoi caratteri negativi, diversamente da quanto affermato pochi anni prmav.
26 G. Giovannoni, La costruzione degli "Skyscrapers" nel Nord-America, "Bollettino della
Societ degli Ingegneri e degli Architetti Italiani", a. XIV, 33-34, 26 agosto 1906, p. 520.
27 Secondo Alberto Maria Racheli, l'edificio mostra "elaboratissime soluzioni linguistiche,
particolarmente interessanti per il modo con cui venne affrontato il trattamento dei particolari minori,
dei dettagli, sovente improntati ad un decorativismo di tipo floreale" (A.M. Racheli, L'Opificio della
Birra Peroni nel quartiere Salario in Roma, "Ricerche di storia dell'arte", 7, 1978-79, pp. 61-62).
Cfr. anche A. Curun, L'opera di Gustavo Giovannoni per il complesso delle fabbriche riunite del ghiaccio
e della ditta Francesco Peroni al quartiere Salario, "Bollettino del Centro di Studi per la Storia dell' Ar-
chitettura", 25, 1979, pp. 67-71.
28 Caratterizzata da ampie fmestrature tripartite, sormontate da un architrave di forma trilate-
ra, la facciata su via Alessandria esplicitamente lodata tanto da Racheli che da Curuni. E interessante
richiamare anche il giudizio di Ludovico Quaroni, che vede nell' opera la testimonianza delle "uniche
pazzie figurative" della vita di Giovannoni (L. Quaroni, Immagine di Roma, Laterza, Bari 1969, p. 429).
29 Sui rapporti tra Giovannoni e l'Aacar e sulla vicenda del Quartiere del Rinascimento a
Roma, si vedano V. Fontana, Il caso di Roma, in G. Zucconi (a cura di), Camillo Sitte e i suoi interpreti,
Atti del Convegno omonimo (Venezia, 7-10 novembre 1990), F. Angeli, Milano 1992, pp. 145-155;
C. Varagnoli, Dal piano al restauro: teorie e interventi sul quartiere del Rinascimento (1870-1923), in
G. Spagnesi (a cura di), Il quartiere e il corso del Rinascimento, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma
1994, pp. 51-<)3Una breve sintesi della vicenda anche in A. Pane, Quartiere del Rinascimento a Roma;
studi e proposte di Gustavo Giovannoni, 1908-1918, in C. Di Biase (a cura di), Il restauro e i monumenti.
Materiali per la storia del restauro, Libreria clup, Milano 2003, pp. 219-236.
:w "E New York e Chicago e San Francisco sorsero come immensi, monotoni reticolati di stra-
de tutte uguali e d'isolati tutti uguali; le strade dovettero essere individuate mediante numeri, e la
220
IL VECCHIO E IL NUOVO NELLE CITTA ITAUANE
tuttavia nel secondo scritto, dedicato ad illustrare la celebre teoria del dirada-
mento edilizio-t, che lo studioso svolge alcune considerazioni pi interessanti
sul rapporto tra vecchio e nuovo nei nuclei antichi delle citt, con speciale
riguardo al quartiere romano del Rinascimento. Criticando "i casamenti enormi,
cos cari alla moderna speculazione", Giovannoni affronta nfatti il tema del rappor-
to tra nuove costruzioni e abitato preesistente, esprimendo una prudente racco-
mandazione a cogliere il "carattere" e "l'atmosfera" propri di ogni citt: 'i\nche
come senso stilistico dovrebbe rimanere un'armonia tra il veccho e il nuovo; ma
in questo richiamo alla tradizione architettonica non vorrei essere frainteso. Esso
non vuol dire che i nuovi prospetti debbano essere fredde copie di opere pree-
sistenti, senza nuove ricerche d'arte [... ] ma ogni citt ha una sua 'atmosfera'
artistica, ha cio un senso di proporzioni, di colore, di forme, che rimasto ele-
mento permanente attraverso l'evoluzione dei vari stili, e da esso non si deve
prescnderevv. Una posizione, quindi, ancora in qualche modo possibilista sul
dialogo tra vecchio e nuovo, improntata alla ricerca di un'ideale continuit con
il passato e con le condizioni "permanenti" del sito.
Un primo ripensamento su questo tema tuttavia fornito pochi anni pi
tardi dall' occasione delle ricostruzioni, dovute agli eventi sismici ed ai danni
della Prima Guerra mondiale, che vedono, tra l'altro, lo studioso direttamente
coinvolto nella vicenda del terremoto marsicano del 191533. Analizzando breve-
mente i recenti piani regola tori di Reggio Calabria e Messina, Giovannoni vi rile-
va infatti la totale assenza di attenzione per le condizioni dell' abitato preesisten-
te e del contesto naturale, al punto che la nuova Messina mostra la "rigidezza
inesorabile di una qualunque citt amercana'us.
Giungiamo cos allo scritto del 1918, che appare particolarmente interes-
sante per lo specifico tema del moderno: in esso, infatti, Giovannoni si sofferma
lungamente sul problema del rapporto tra vecchio e nuovo, esprimendo una
mania del rettifilo [... ) giunse al punto di farle sviluppare con pendenze enormi su colli e valli" (G. Gio-
vannoni, Vecchie citt ed edilizia nuova, 1913, ct., p. 454).
]I G. Giovannoni, Il "diradamento" edilizio dei vecchi centri. Il quartiere della Rinascenza
in Roma, "Nuova Antologia", a. 48, 997, 1 luglio 1913, p. 53-76. Su questo tema si rimanda a A. Pane,
Dal monumento ali' ambiente urbano: la teoria del diradamento edilizio, in La cultura del restauro. Teorie
e fondatori, a cura di S. Casiello, terza edizione, Marsilio, Venezia 2005, pp. 293-314.
32 Ivi, p. 59.
33 Giovannoni prende parte - in veste di relatore e insieme a I. Cremonesi, L. Rosi Bernardn,
A. Pozzi e M. E. Cannizzaro - a una commissione specificamente nominata dalla Societ degli Ingegneri
e degli Architetti Italiani per la redazione di progetti di ricostruzione nell' area della Marsica. I risulta-
ti di tale attivit saranno uno schema per una nuova borgata presso Celano, basato sull'applicazione dei
principi delle garden-cities inglesi e caratterizzato da edifici di un solo piano con struttura in cemento
armato, e un progetto per la sede dell'Istituto Geodinamico Edilizio di Avezzano, entrambi rimasti sulla
carta (cfr. G. Giovannoni, Per le costruzioni nei paesi del terremoto marsicano. Relazione della commis-
sione sociale, "Annali d'ingegneria e d'architettura", a. XXXII, 4, 16 febbraio 1917, pp. 49-59).
J4 "Massimo esempio di tanti mali dato da Messina. Basta dare uno sguardo al piano regola-
tore per la ricostruzione della povera citt, [... ) per rendersi conto come non vi abbiano presieduto altri
canoni che quelli della regolarit simmetrica e dell'angolo retto, altra scienza che la geometria a due
dimensioni" (G. Giovannoni, Per la ricostruzione dei citt e di borgate italiane distrutte, "Nuova An-
tologia", a. 52, 1084, 16 marzo 1917, p. 158).
221
ANDREA PANE
prima esplicita condanna delliberty, ma anche delle pi recenti tendenze di area
francese e tedesca - che dimostra quantomeno l'aggiornamento dello studioso in
materia di architettura contemporanea. Traendo quindi spunto dall' esempio di
un palazzo moderno - costruito in stile nella piazza della Signoria di Firenze ed
avversato da Marcello Piacentini - Giovannoni, pur criticando il risultato fina-
le, osserva: "Se in luogo di quell' edificio, che giustamente il Piacentini deplora,
ne fosse sorto al suo posto vent'anni fa uno, ispirato a quell'ineffabile liberty che
ora per fortuna morto e sepolto, o se ora ne venisse su un altro disegnato dal
Perret, o dall'Hoffmann o dal Poeltzig, cio rispondente ad una moda non meno
effimera ed arbitraria e mancante di senso d'ambiente nella sua pretesa interna-
zionalit, il danno sarebbe stato, convien riconoscerlo, anche pi grave"35. Ecco
allora affacciarsi l'invito a ricorrere alla "nuda semplicit", pi volte raccoman-
data anche per le parti nuove negli interventi di restauro: "Che cosa fare? Un
modesto edificio fatto da un modesto architetto che non voglia dire al pubblico:
ammiratemi! Semplice nelle linee e non artificiosamente adattato a quegli stili
medievali che son ormai lontani dalla nostra arte e dai nostri schemi di edfc":.
Proprio in questo scritto, del resto, Giovannoni introduce per la prima
volta la parola "ambientismo", intesa come rapporto tra i nuovi edifici ed i con-
testi architettonici, urbani e paesistici preesistenti, termine che riaffiorer, carico
di significati negativi, anche nel dibattito antico-nuovo del dopoguerra. Dieci
anni dopo, redigendo la voce Architettura per l'Enciclopedia Italiana, lo studioso
riferir questo concetto alle elaborazioni di Robert Vischer, mostrando di cono-
scere, anche se in maniera sintetica, i contenuti essenziali dell' estetica tedesca-s.
La voce redatta per l'Enciclopedia offre a Giovannoni l'occasione di tenta-
re una riflessione pi sistematica in materia di estetica, che egli affronta in uno
specifico capitolo dedicato alI"'Estetica architettonica'O", Lo studioso distingue
quindi quattro diversi orientamenti: teorie positivistiche, teorie delle proporzio-
ni astratte, teorie espressive o simboliche e teorie ambientistiche. Se nel primo
gruppo, tra le tendenze pi recenti, Giovannoni annovera principalmente
l' G. Giovannoni, Sul significato della parola "prospettiva", cit., p. 188.
16 Ivi, pp. 188-189.
17 Basti citare il noto scritto di Bruno Zevi Contro ogni teoria dell'ambientamento,
"L'architettura. Cronache e storia", 118, agosto 1965, in cui si sostiene la netta inconciliabilit tra anti-
co e nuovo, in aperto contrasto con le posizioni espresse negli stessi anni, sia pure con diversa ispira-
zione, da Roberto Pane ed Ernesto Nathan Rogers.
38 "Il Vischer insiste specialmente sull'ambientismo, cio sui rapporti di massa e di stile tra un
nuovo edificio e quelli della citt dove sorge" (G. Giovannoni, Architettura, s. v. in Enciclopedia Italiana
di Scienze, Lettere ed Arti, voI. IV, Istituto dell'Enciclopedia Italiana G. Treccani, Roma 1929, p. 70). E pos-
sibile che una parte dell'aggiornamento di Giovannoni in materia sia da riferire alla lettura del volume di
Salvatore Vitale Estetica dell'architettura (Laterza, Bari 1928), pubblicato appena un anno prima, citato
nell'appendice bibliografica della voce ed in seguito pi volte richiamato negli scritti successivi dello stu-
dioso. Va tuttavia rilevato che lo stesso Vitale non cita il Vischer; pertanto probabile che Giovannoni
abbia letto direttamente - grazie alla pratica della lingua tedesca - testi originali sull' argomento.
19 Cfr. anche A. Bona, Gustavo Giovannoni e la "Sezione Architettura" della Enciclopedia
Italiana: le ragioni storiche, il sapere e gli strumenti tecnici di una nuova professione, "Ricerche storiche.
Rivista del Centro piombinese di studi storici", a. XXIX, 2, maggio-agosto 1999, pp. 331-360.
222
IL VECCHIO E IL NUOVO NELLE CITT ITAUANE
Le Corbusier, nel terzo e nel quarto richiama anche esponenti della scuola vien-
nese e in generale di area germanica, come Wolfflin ed il gi citato Vischer. Per lo
studioso, comunque, nessuna delle quattro correnti pu ritenersi esaustiva della
complessit del fenomeno architettonico, che nei casi pi significativi compren-
de, in giusto equilibrio, tutte le istanze sostenute dalle diverse teorie estetiche.
Pi interessante, per lo specifico argomento in esame, tuttavia il capito-
lo esplicitamente dedicato all"l\rchitetturq moderna", dove Giovannoni riassu-
me i pi recenti orientamenti italiani ed internazionali, condannando allo stesso
modo gli ultimi rigurgiti dell'eclettismo ed "alcuni pretesi stili che hanno avuto
la vita di un decennio, come illiberty e la secession viennese", per salutare inve-
ce il recente ritorno alla continuazione" dei tipi barocchi e neo classici" . Accanto
a ci, comunque, lo studioso intravede "una tendenza alla semplicit, all'archi-
tettura di masse, alle pareti prive di ornati e solo traforate dalle aperture", ricon-
ducibile ad una parte delle ricerche del razionalismo italiano di quegli anni,
verso le quali sembra manifestare una limitata apertura, pur mettendo in guar-
dia contro l'estremo" della costruzione bruta senza ricerche estetiche e preoccu-
pazioni ambientali", diffusa "specie in Germania e in Russia"4o. Ecco allora la
necessit di distinguere, come gi aveva proposto in passato, l'architettura in
diversi temi, dal grande edificio pubblico, dove "ancora vive pieno il concetto
classico", all'opposto dell'edificio industriale, caratterizzato "da un'estetica che
si pu dire tecnica, affine a quella delle macchne'ru.
Pi avanti, comunque, Giovannoni ribadisce la necessit del rapporto con
la tradizione, "in un paese come l'Italia che ha avuto nell' architettura una delle
sue manifestazioni pi continue e delle sue glorie maggiori", ridestando "la so-
pita coscienza nazionale, mostrando che siamo ben lontani ancora da un'interna-
zionale archtettonca'tw. Quest'ultima espressione probabilmente utilizzata
dallo studioso in maniera nient'affatto casuale: di "internazionale architettoni-
ca" aveva infatti parlato pochi mesi prima Marcello Piacentini, recensendo su
"Archtettura e Arti decorative", con tono vagamente paternalistico, la prima
Esposizione di Architettura Razionale, tenuta a Roma nel 192843. Esposizione
che, secondo quanto ha osservato Giorgio Ciucci, segnava una prima sostanzia-
le crisi della figura dell' architetto integrale, tanto sostenuta da Giovannoni+.
In sostanza, sul finire degli anni Venti, la posizione dello studioso si avvia
verso un progressivo rifiuto delle nuove tendenze dell' architettura moderna,
individuando come principale bersaglio delle proprie invettive Le Corbusier, di
40 G. Giovannon, Architettura, ct., p. 76.
41 Ibid.
42 [vi, p. 77.
43 Cfr. M. Piacentin, Prima internazionale architettonica, "Architettura e Arti decorative",
a. VII, voI. II, 1928, pp. 544-562.
44 Contemporaneamente, infatti, a Roma si svolgevano una mostra che raccoglieva le nuove
leve della cultura architettonica italiana e il Primo Congresso di Studi Romani, dedicato invece a temi
urbanistici, cui partecipava la generazione pi anziana. I due eventi testimoniavano l'affiorare di una
chiara scissione all'interno del dibattito architettonico di quegli anni. Cfr. G. Ciucci, Gli architetti e il
fascismo. Architettura e citt I922-I944, Einaudi, Torino 1989, pp. 93-99.
223
ANDREA PANE
cui certamente Giovannoni aveva letto - forse anche abbastanza precocemente -
il Vers une architecture 45, prima di vietarne esplicitamente l'acquisto per la bi-
blioteca della Facolt di Romaw. Frequenti sono infatti i richiami all'architetto
svizzero nel volume Vecchie citt ed edilizia nuova del 1931, dove quest'ultimo
citato numerose volte, in particolare per le sue proposte del Plan Voisin (1925):
"Ed il Le Corbusier, pontefice massimo delle nuove teorie, invoca lo spirito
moderno della costruzione standardizzata in serie a sostituirsi all'individuali-
smo artificioso delle vecchie citt, quando poi non giunge al grottesco concetto,
assurdo economicamente e costruttivamente, dei grattacieli tutti uguali isolati su
vasti spazi a giardino"47.
Nel celebre volume del 1931, comunque, la condanna delle recenti tenden-
ze dell' architettura espressa soprattutto in rapporto agli antichi quartieri; non
mancano infatti alcuni cenni positivi rivolti da Giovannoni all' estetica della citt
moderna. Tornano cos le lodi verso gli skyscrapersw, cui si aggiungono alcune
considerazioni sulla scenografia notturna delle grandi citt contemporanee,
dove l'esaltazione per la luce elettrica ricorda quasi accenti futuristi: "I lampio-
ni e le lampade, i pali delle trasmissioni elettriche, le tettoie delle stazioni tram-
viarie, i manifesti della rclame, e gli elementi mobili, come i trams e gli auto-
bus, e nella notte la vivissima luce fissa o mobile, bianca o colorata - magnifico
mezzo estetico, inesauribile di effetti, che la modernit ci ha recato - dovrebbe-
ro essere gli elementi di questa bellezza urbanistica necessariamente vistosa e
violenta, parallela alla moderna scenografia"49.
Al 1931 risale anche un altro saggi0
50
, pubblicato su "Nuova Antologia" e
poco frequentato nella bibliografia su Giovannoni, che appare particolarmente
interessante per comprendere l'atteggiamento dello studioso nei confronti del-
l'architettura moderna. Una sua attenta lettura smentisce infatti ancora una
volta la tesi zeviana di un Giovannoni "sordo" e poco informato sulle pi recen-
ti tendenze dell' architettura europea, mostrando, al contrario, come lo studioso
45 Le Corbusier, Vers une architecture, Paris 1923. Il volume anche citato nella bibliografia
della voce Architettura dell'Enciclopedia Italiana.
46 La curiosa testimonianza di Mario Manieri Elia: "Giuseppe Nicolosi mi raccontava in pro-
posito di aver chiesto di comprarlo per la biblioteca e di essersi sentito rispondere negativamente da
Giovannoni" (M. Manieri Elia, La 'scuola romana' l'altro ieri e oggi, in AA.VV., Principi e metodi della
storia dell'architettura e l'eredit della "scuola romana", Atti del Convegno Internazionale (Roma,
26-28 marzo 1992), a cura di F. Colonna e S. Costantini, Roma 1994, p. 57).
47 G. Giovannoni, Vecchie citt ed edilizia nuova, cit., p. H2. Oltre al Vers une architecture,
Giovannoni cita in nota anche il pi recente volume Urbanisme, pubblicato da Le Corbusier per la
prima volta a Parigi nel 1925.
48 "La maggiore espressione di nuova estetica edilizia, forse l'unica, che l'edilizia moderna ci
abbia recato, quella degli skyscrapers; ch se dal punto di vista delle ragioni dell' economia, dell'igie-
ne, della circolazione cittadine rappresentano, come si dimostrato, un assurdo, l'effetto del loro libe-
ro e vario slancio inalto che frastaglia il cielo, come torri gigantesche di una citt medioevale, o come
guglie di un paesaggio dolomitico, raggiunge, nel suo ambiente, una nuova bellezza fatta di compren-
sione e di meraviglia" (G. Giovannoni, Vecchie citt ed edilizia nuova, 1931, cit., p. H4).
49 Ivi, p. 122.
50 G. Giovannoni, Problemi attuali dell'architettura italiana, "Nuova Antologia", a. 66, 1425,
l agosto 1931, pp. 325-342.
224
IL VECCHIO E IL NUOVO NELLE CITT ITAUANE
fosse ben al corrente di alcuni aspetti della produzione architettonica dello scor-
cio degli anni Venti e dei recenti dibattiti sorti intorno al Movimento italiano per
l'architettura razionale. E uno dei pochi scritti in cui Giovannoni - appena usci-
to dalla direzione di 'l\rchitettura e arti decorative", per contrasti insorti con
Piacentini proprio sul tema dell'architettura moderna'" - sembra manifestare
una esplicita apertura verso l'ala pi moderata dei razionalisti italiani, che di l
a poco si sarebbe costituita nel Rami (Raggruppamento architetti moderni italia-
ni), in polemica con i pi intransigenti rappresentanti del Miar, tra cui Pier
Maria Bardiw,
Cos, dopo un' analisi negativa dell' architettura di fine Ottocento - descrit-
ta con espressioni non lontane da alcuni passaggi del Manifesto dell' architettu-
ra futurista - e dopo le consuete invettive verso le teorie di Le Corbusier+,
Giovannoni si sofferma sulla pi recente produzione italiana, evidenziando i
tentativi "di giovani che sono tali non solo per la data di nascita, ma per fre-
51 cfr. A. Curuni, Gustavo Giovannoni. Pensieri e principi, ct., pp. 276-278, che richiama anche
il carteggio inedito tra Giovannoni e Pacentni, dal quale emerge che gi intorno alla met degli anni
Venti i contrasti nell' ambito della direzione della rivista erano incentrati soprattutto sul tema dell' ar-
chitettura moderna. Non lontana temporalmente anche la polemica sul piano regolatore di Roma, che
aveva visto, nel luglio del 1929, insorgere un acceso dibattito tra Giovannoni e Piacentini in occasione
della presentazione del progetto "La Burbera", redatto da Giovannoni con numerosi altri colleghi (sulla
vicenda cfr. A. Cederna, Mussolini urbanista. Lo sventramento di Roma negli anni del consenso, Laterza,
Roma-Bari 1979, pp. II)-118; V. Fraticelli, Roma 1914-1929. La citt egli architetti tra la guerra e il fasci-
smo, Officina, Roma 1982, pp. 425-429). Sui rapporti tra Giovannoni e Pacentn, si veda anche
L. Marcucci, Giovannoni e Piacentini: dal "Corso cinema-teatro" ali "Tstituto Nazionale di Istruzione
Professionale", "Opus", Quaderno di Storia dell' Architettura e Restauro, Universit degli Studi di
Chieti "Gabriele D'Annunzio", Carsa edizioni, 7, 200), pp. 467-502.
52 Sui rapporti tra il Miar e il Rami si vedano i polemici giudizi di B. Zevi, Storia dell' architet-
tura moderna, Einaudi, Torino 1950, p. 2)9. Cfr. anche G. Ciucci, Gli architetti e il fascismo, ct.,
pp. 104-107. Di Bardi va ricordata la Petizione a Mussolini per l'architettura, presentata proprio nel
19)1, dove non mancavano Implicite allusioni allo stesso Giovannoni: "Dovremmo essere sempre cosi
strafottenti, da rifiutarei di edificare in soggezione al passato, intonando e armonizzando, per il bel pia-
cere di quei quattro o cinque professori i quali fan fmta di custodire, recitando la parte del 'babau',
dentro i consessi preposti a riordinare le citt italiane" (P.M. Bardi, Petizione a Mussolini per l'architet-
tura, "L'Ambrosiano", 14 febbraio 19)1, ora in G. Ciucci - F. Dal Co, Architettura italiana del '900.
Atlante, Electa, Milano 1990, p. IlO).
53 "Il secolo XIX stato per la nostra Architettura periodo davvero disgraziato. [... ] Cosi gli
architetti non hanno saputo far di meglio che Imitare gli stili passati [... ] ed accanto a queste imitazio-
ni ha dilagato I'Ibrdsmo, col mescolare grottescamente forme diverse di diversi stili: ordini greci e
finestre bifore; movimento barocco di masse e tetti alla Mansard, e talvolta anche reminiscenze arabe
od indiane" (G. Giovannoni, Problemi attuali dell'architettura italiana, ct., pp. )26-)27). Cfr. alcuni
passaggi del Manifesto dell' architettura futurista, pubblicato da Antonio Sant'Elia nel 1914, in cui si
descrive l'architettura dell'eclettismo come "insalata di colonnine ogiva li, di foglione secentesche, di
archiacuti gotici, di pilastri egiziani, di volute rococ, di puttl quattrocenteschi, di cariatidi rigonfie"
(A. Sant'Elia, Manifesto dell' architettura futurista, "Lacerba", IO agosto 1914, ora in G. Ciucci - F. Dal
Co, Architettura italiana del '900, cit., p. 82).
54 "Gi al Le Corbusier avvenuto ci che destino ai teorici. Egli rimasto ad immaginare
grottesche ed antl-economiche citt di skyscrapers lontani uno dall' altro; ed intanto sui suoi concetti si
sono innestati modelli stilistici nazionali, cio schemi che solo per questo gi sono negazione del rigi-
do principio razonalsta" (G. Giovannoni, Problemi attuali, ct., p. ))6).
225
ANDREA PANE
schezza d'idee", che "pur sotto l'etichetta di razionalismo e pur partendo dai
suoi schemi", tendono allo studio "di forme nuove e nostre". "Poco importa allo-
ra", per lo studioso, "quale sia il punto di partenza, ed anche le inevitabili
intemperanze possono essere feconde di bene"55 nella ricerca di un nuovo stile
nazionale, dove "il compito dei razionalisti italiani pu essere non meno impor-
tante: dovrebbe riconoscere anzitutto quali siano le vere esigenze positive del
nostro paese [...] ed in tale revisione realistica verrebbero senz'altro rivalutati i
materiali italiani"56. Una rara attestazione di ottimismo, quindi, verso le possibi-
lit di un' architettura moderna calata nella specifica realt del proprio paese, che
conduce lo studioso a ritenere "doveroso il riaffermare che su questa via si sono
da noi nell' ultimo decennio raggiunti risultati veramente interessanti e confor-
tevoli in opere che sono insieme moderne e tradizionali, utili e rispondenti
all' ambiente">".
Meno convincenti, nel saggio citato, appaiono invece le considerazioni in
materia di estetica, che vedono il tentativo di Giovannoni di classificare il con-
cetto di bellezza, attribuendovi tre diversi caratteri e distinguendo "una bellez-
za tecnica, una bellezza armonica, una bellezza espressiva". Alla prima, secon-
do lo studioso, farebbero capo i prodotti industriali in generale, come "un' anten-
na, una ruota di trasmissione, una macchina"; anche in questi casi, tuttavia,
potrebbero subentrare altri elementi, inevitabilmente legati alla fantasia, che
mostrerebbero la necessit di una "bellezza armonica". Cos, secondo Giovan-
noni, accadrebbe nei confronti della ripetizione seriale: "se una locomotiva ci
sembra bella, ci par brutto il vagone ferroviario". Infme la "bellezza espressiva",
interpretata dallo studioso come rispondenza della forma al programma funzio-
nale e al significato dell' opera: "una chiesa non pu avere aspetto uguale a quel-
lo di un garage"58.
Si tratta in sostanza di deboli tentativi di definire e circoscrivere argomen-
ti dialetticamente ben pi complessi, che rivelano la scarsa attitudine critica di
Giovannoni e l'assenza di una sua specifica preparazione filosofica, come pi
tardi rimarcher qualcuno dei suoi stessi allieviw, Come era gi emerso nella
voce Architettura dell'Enciclopedia, quindi, proprio l'approccio all'estetica ad
55 Ivi, pp. 337-338.
56 Ivi, p. 340.
57 Ivi, p. 339.
58 Iui, pp. 330-331.
59 Basti citare il giudizio di Roberto Pane, allievo di Giovannoni alla Scuola Superiore di
Architettura di Roma e suo discepolo almeno fino alla met degli anni Trenta, che pochi anni dopo la
morte del maestro ricordava: "Ai tempi del mio studentato, ed ancora per molti anni successivi, la mag-
giore autorit italiana in fatto di critica e di storia deLLaarchitettura fu Gustavo Giovannoni, uomo di
esemplare probit e capacit professionale, ma del tutto incomprensivo del mondo umanistico e, per
conseguenza, incapace di attuare, nel campo della architettura, la mediazione di quella estetica crocia-
na che al suo tempo aveva gi tanto largamente contribuito ad arricchire la storiografia e la critica delle
arti figurative" (R. Pane, La cultura architettonica italiana nel mondo moderno, relazione presentata al
I Convegno della sezione italiana deLL'Uia(Roma, 12-13 aprile 1958), "L'architettura. Cronache e storia",
34, agosto 1958, p. 262).
226
IL VECCHIO E IL NUOVO NELLE CITTA ITAUANE
apparire pi ambiguo e per certi versi ingenuo in Giovannoniw; anche la sua
conoscenza delle pi recenti teorie europee appare decisamente superficiale e si
limita a semplici citazioni bibliografiche. Nei confronti dell' estetica crociana,
poi, si verifica una palese contraddizione: da un lato lo studioso combatte la ben
nota posizione del filosofo sulla questione delle "arti non libere", sostenendo le
ragioni "positive" dell' architettura, che non possono - secondo Giovannoni -
paragonarsi ai limiti imposti dalle pagine di una lettera': dall'altro, lo chiama
esplicitamente in causa contro il dilagare del meccanicismo propugnato da Le
Corbusier, sostenendo che l'arte non "raziocinio matematico, ma intuizione
che interessa la fantasia, ed 'sintesi aprioristica', forma non determinata, ma
'aurorale' della conoscenza'Iv-.
Dopo le inattese aperture del saggio del 1931, la posizione di Giovannoni
nei confronti dell' architettura moderna si fa, nel corso degli anni Trenta, pro-
gressivamente pi rigida. In numerose occasioni lo studioso si limita a ripetere
ossessivamente concetti gi espressi negli anni precedentis, accentuando il
carattere nazionalistico delle proprie invettive, accompagnate sempre pi spes-
so da retorici omaggi al regime e da citazioni mussoliniane. r:apice raggiunto a
cavallo degli anni Quaranta, prima con il saggio L'architettura come volont
costruttiva del genio romano e italico, denso di elogi al culto della razza=, poi con
il breve articolo Restauro dei monumenti e urbanistica, dove Giovannoni - com-
mentando la recente vicenda della revisione della Carta italiana del Restauro,
promossa dal ministro Bottai e gi motivo di scontro tra lo studioso e alcuni sto-
60 Di una "visione estetica in effetti assai ingenua" ha parlato p. Fancelli, Architetti e istituzio-
ni tra storia e restauro, in G. Spagnesi (a cura di), L'Associazione Artistica, ct., p. 98.
61 Si vedano le considerazioni gi svolte da Giovannoni nella voce Architettura dell'Enciclo-
pedia Italiana e successivamente nel pi celebre discorso Mete e metodi nella storia dell'architettura ita-
liana, dove lo studioso richiama Croce per evidenziare l'assenza di un metodo rigoroso negli studi di
storia dell'architettura: "Quando un filosofo come il Croce paragona il tecnicismo architettonico a quel-
le limitazioni che da qualunque opera d'arte stabiliscono confini, come i margini di un quadro o le
quattro pagine di una lettera di Madame de Sevign [... ) evidentemente le ragioni vere della Storia del-
l'architettura sono assenti, ed assente il metodo" (G. Giovannoni, Mete e metodi nella storia dell'ar-
chitettura italiana, relazione al I Convegno della Sezione Storica del Sindacato Nazionale Fascista
Architetti (Napoli, 10-12 novembre 1934), Napoli 1935, p. 5}.
62 G. Giovannoni, Vecchie citt ed edilizia nuova, 1931, cit., p. 112. Lo studioso riferisce espres-
samente questa breve considerazione al Breviario di estetica di Croce, citato in nota.
63 Si veda ad esempio G. Giovannoni, Sul movimento dell'Architettura contemporanea, "L'in-
gegnere", a. IX, 18, ottobre 1935, pp. 745-750, dove lo studioso ripete, utilizzando anche le medesime
espressioni, giudizi gi formulati negli scritti precedentemente commentati. Recenti note sul saggio
appena citato sono state proposte da M. Villani, Arte, tecnica, tradizione architettonica. Note su alcuni
contributi teorici di Gustavo Giovannoni sull'architettura contemporanea, in Gustavo Giovannoni.
Riflessioni agli albori del XXI secolo, cit., pp. 133-138.
64 G. Giovannoni, L'architettura come volont costruttiva del genio romano e italico, "Quaderni
di Studi Romani", IV, La civilt di Roma e i problemi della razza, Roma 1939. Si vedano in proposito i
giudizi di H. MilIon, The Role of History of Architecture in Fascist Italy, "Journal of the Society of
Architectural Hstorians", XXIV, I, marzo 1965, p. 54, e p. Sca, Storia dell'urbanistica. Il Novecento,
Laterza, Roma-Bari 1978, p. 339.
227
ANDREA PANE
rici dell'arte come Longhi, Argan e Brandi= - non esita a citare, a sostegno del-
l'invito a ricorrere al linguaggio classico nell' attesa che un nuovo stile architet-
tonico si affermi, il Mein Kampfhitleriano
66

Con queste ultime sortite, dunque, la "sordit" di Giovannoni nei con-


fronti dell' architettura moderna - insieme alla sua strenua battaglia per una sto-
ria dell' architettura che ristabilisse il primato romano ed italico su tutti gli altri
influssi mediterranei ed europei - diviene ormai pi che palese e non manca di
suscitare sensibili polemiche ed opposizioni, tanto dal fronte degli architetti
moderni che da quello delle pi giovani generazioni di storici dell'arte e dell'ar-
chitettura, come mostrano i brevi giudizi di Giuseppe Pagano
67
, Bruno Zevi
68
e
Carlo Ludovico Ragghianti
69

In tale ambito si inserisce tra l'altro una polemica - finora poco indagata
ma non per questo meno significativa - intercorsa con il tranquillo Agnoldo-
menico Piea, architetto e critico formatosi a Milano, a causa di un suo breve arti-
colo apparso su "L'ingegnere" nel luglio 194270. Allievo, per un breve periodo,
dello stesso Giovannoni?', Piea aveva spesso sostenuto - in parziale dissenso con
i suoi colleghi pi intransigenti, come Pagano e Bardi - la necessit di superare
65 Sul tema della revisione della Carta del Restauro, affidata nel 1938 a una specifica com-
missione presieduta da Giovannoni, e sui contrasti insorti nel corso dei lavori, cfr. A. Bellini, Alle ori-
gini del restauro critico, "TeMa", 3-4, 1993, e I, 1994, e soprattutto P. Ncoloso, La "Carta del restauro"
di Giulio Carlo Argan, "Annali di architettura", 6, 1994, pp. 101-lI5.
66 G. Giovannoni, Restauro dei monumenti e urbanistica, ct., p. 39. Cfr. H. Millon, The Role of
History of Architecture in Fascist Italy, ct., p. 54-
67 Cfr. G. Pagano, Architettura e citt durante il fascismo, a cura di C. de Seta, Laterza, Roma-
Bari 1976, dove - oltre ad alcuni articoli apparsi su "Casabella", con brevi cenni polemici a
Giovannoni - figura anche una lettera di Pagano a Ragghianti del luglio 1942, contenente duri giudi-
zi sull'intransigenza dello studioso, definito senza mezzi termini "vecchia cornacchia", per merito del
quale "sono state regolarmente massacrate e mutilate molte delle nostre vecchie citt, ed egli pu esse-
re citato come il complice occasionale - forse disinteressato ma sempre necessario - dello sventratore
nazionale: Marcello Piacentn" (p. 442).
68 Cfr. B. Zevi, Per un' architettura organica in Italia, "Mercurio", II, 13, settembre 1945,
pp. 152-156; per un commento pi esteso a questo scritto, cfr. A. Pane, La fortuna critica di Gustavo
Giovannoni: spunti e riflessioni dagli scritti pubblicati in occasione della sua scomparsa, cito
69 Cfr. C.L. Ragghianti, Di una proposta per una Storia italiana dell'architettura italiana, "La cri-
tica d'arte", a. v, I, gennaio-marzo 1940, p. 120, dove sono espresse forti critiche al nazionalismo gio-
vannoniano in materia di storia dell'architettura. E interessante, sul tema dei rapporti con l'ambiente
degli storici dell'arte, aggiungere anche un cenno ad alcune recenti ricerche sulla ben nota polemica
del 1938 tra lo studioso ed Adolfo Venturi, che sembrano mostrare, dietro la figura dell' anziano Adolfo,
la sostanziale presenza del figlio Lionello nella redazione del breve saggio indirizzato a Giovannoni su
"L'Arte" (cfr. V. Pracchi, 'La logica degli occhi': gli storici dell'arte, la tutela e il restauro dell'architettu-
ra tra positivismo e neoidealismo, New Press, Como 2001).
70 Su Piea si vedano F. Mangone, Piea, Agnoldomenico, S.V. in Dizionario dell'architettura del
xx secolo, a cura di C. Olmo, voI. v, Allemand, Torino-London 2001, p. 88, e M.V. Capitanucci,
Agnoldomenico Piea, I907-I9'}O. La critica dell'architettura come "mestiere", Hevelus, Benevento 2002,
che accenna brevemente alla citata polemica con Giovannoni (p. 65).
71 Dopo la laurea in Architettura civile, conseguita a Milano nel 1931, Pica aveva frequentato
la Scuola superiore di architettura di Roma, per ottenere l'abilitazione all' esercizio professionale,
seguendo anche i corsi di Giovannoni (cfr. M.V. Capitanucci, Agnoldomenico Piea, ct., p. 13).
228
IL VECCHIO E IL NUOVO NELLE CITTA ITAUANE
le rigide formulazioni del razionalismo d'oltralpe, contrapponendo una visione
di ideale continuit con la storia dell' architettura italiana, pur nel categorico
rifiuto di qualunque sterile riproposizione stlistica'".
Su tali posizioni si collocava il breve articolo pubblicato su "L'ingegnere",
dove Piea - dopo un breve excursus storico sulla vicenda del razionalismo italia-
no, del quale rintracciava i prodromi gi nel pensiero di Carlo Lodoli - salutava
con entusiasmo la nuova generazione di architetti italiani "moderni", che aveva-
no saputo superare i limiti del costruttivismo e del funzionalismo, per giungere
ad una sintesi in cui l'architettura era vista soprattutto come "fatto spiritualeT'.
Alle brevi riflessioni teoriche seguivano quindi numerose fotografie, che illustra-
vano alcune delle migliori opere architettoniche degli anni Trenta, come lo stabi-
limento Olivetti ad Ivrea di Figini e Pollini o il dispensario antitubercolare di
Gardella ad Alessandria, per concludersi con un particolare della straordinaria
scala elicoidale realizzata da Pier Luigi Nervi per lo stadio di Firenze.
La reazione di Giovannon, espressa in forma di lettera alla direzione, non
si faceva attendere; pubblicata pochi mesi dopo in prima pagina, si scagliava
aspramente contro la stessa redazione della rivista - organo ufficiale del
Sindacato fascista ingegneri - che aveva consentito la pubblicazione di uno
scritto cos lontano dai "solidi contributi della tecnica", dove un architetto par-
lava della moderna architettura "portando soltanto esempi di architetti'<",
Seguivano alcune specifiche obiezioni sull'assenza di una visione rivolta all'in-
tero organismo architettonico: come la scelta di presentare gli edifici soltanto
attraverso fotografie, che ricalcavano in pieno alcuni punti salienti della pi
celebre polemica con Adolfo Venturi del 1938, ed alcune considerazioni - non
prive di qualche fondamento - sul falso tecnicismo dell' architettura razionalista.
Cos, per lo studioso, della tecnica moderna sembravano essersene "impadroniti
coloro che di essa hanno scarsa competenza", tra cui era da comprendere lo stes-
so Le Corbusier - definito da Giovannoni "un pittore mancato" - che "certo non
conosce una equazione di resistenza'P>,
All'invettiva dello studioso - piuttosto sproporzionata rispetto ai toni
misurati del breve articolo di Piea - seguiva, pochi mesi dopo, una replica di
quest'ultimo, che confutava puntualmente le accuse di Giovannoni, citando tra
l'altro la figura di Nervi come emblematica per dimostrare la profonda conoscen-
72 Un orientamento, nella sostanza, non lontano dalle future riflessioni dell'immediato dopo-
guerra, nel quale emergeva chiaramente la matrice crociana del pensiero di Piea, in particolare per l'as-
sunto relativo alla contemporaneit della storia. In proposito, appare interessante un giudizio espresso
su Piea dallo stesso Pier Maria Bardi, riportato dalla Capitanucci: "Piea non fu mai uno scalmanato,
come noi: egli fu deciso nella condanna d'un modo di costruire senza ragione e avulso dallo spirito di
coerenza con il tempo, ma dimostr pi di una volta che spezzare di colpo era pericoloso; egli propo-
neva una saldatura con il passato, una continuit" (ivi, p. 100).
7J A. Piea, L'architettura italiana moderna, "L'ingegnere", a. XVI, 7, luglio 1942, p. 707.
74 G. Giovannoni, In tema di architettura moderna in Italia, "L'ingegnere", a. XVI, IO, ottobre
1942, p. I.
7' Ibid.
229
ANDREA PANE
za strutturale degli architetti moderni italian'". Rifiutando quindi l'accusa di
internazionalismo rivolta alle tendenze da lui illustrate, Piea la ribaltava proprio
nei confronti di quel ritorno "all'anonimo neoclassicismo", diffuso in Germania
e in Russia, che Giovannoni sembrava accogliere come un possibile riallaccio alla
tradizione architettonica italiana. La polemica proseguiva ancora con un'ulterio-
re lettera dello studioso, cui faceva seguito, nfne, una chiosa di Piea, pubblica-
ta col titolo Polemica caudata sul numero 187 di "Costruzioni-Casabella"?", Al di
l degli specifici contenuti di questi due ultimi scritti, non lontani dai preceden-
ti, emergeva in definitiva una radicale distanza tra Giovannoni e la produzione
architettonica italiana a lui contemporanea, che lo faceva apparire ormai real-
mente "sordo", anche nei confronti di quei pochi fermenti che segnavano un
preciso distacco rispetto al preteso internazionalismo di fine armi Venti.
Si compiva cos quel processo di cui erano ben chiare le tracce fin dal cita-
to scritto del 1918, quando Giovannoni sembrava gi intuire che la strada della
modernit appariva segnata da un contrasto insanabile con il passato. A queste
condizioni, dunque, non era possibile alcuna relazione con la citt "vecchia" e
l'architettura nuova avrebbe potuto sorgere soltanto oltre i confini degli antichi
tessuti. Si trattava, come si vede, di una constatazione che anticipava di molti
decenni alcune celebri posizioni del dibattito degli anni Cnquanta-Sessanta'":
gi nel 1918, in definitiva, Giovannoni sembrava manifestare quello sfiduciato
realismo che sarebbe affiorato tra le righe in tutti i suoi scritti successivi, anche
in quelli dove avrebbe sostenuto pi intensamente, mostrando apparente con-
vinzione, la necessit di un recupero della tradizione architettonica italiana.
Alla prova dei fatti, comunque, I'intuzone giovannoniana si rivelata in
una certa misura profetica: a dispetto delle illusioni coltivate da alcuni dei pro-
tagonisti del dibattito antico-nuovo degli anni Cinquanta, segnatamente Roberto
Pane ed Ernesto Nathan Rogers
79
, la tesi dell'inconciliabilit appare purtroppo
oggi vincente. In molti casi, occorre ammetterlo, sembra persino l'unica pratica-
bile, nei confronti di una produzione architettonica in larga misura globalizza-
ta, i cui artefici mostrano soltanto in rari casi interesse per il contesto urbano o
paesaggistico in cui sono chiamati ad intervenire. A poco valgono infatti le pur
76 A. Piea, Risposta all'Ecc. Gustavo Giovannoni, "L'ingegnere", a. XVII, 2, febbraio 1943, p. 223.
77 G. Giovannoni, lettera al direttore, "L'ingegnere", a. XVII, 3, marzo 1943, p. 361; A. Piea,
Polemica caudata, "Costruzon-Casabella", 187, luglio 1943, p. 39.
78 Si vedano, a titolo di esempio, le posizioni espresse all' epoca da C. Brandi (Il nuovo sul vec-
chio, "La fiera letteraria", 27 settembre 1964, ripubblicato con il titolo L'inserzione del nuovo nel vec-
chio, in C. Brandi, Struttura e architettura, Einaudi, Torino 1967, pp. 225-232) e B. Zevi (Contro ogni teo-
ria dell'ambientamento, cit.), diverse negli assunti ma analoghe nelle conclusioni, e quelle di L. Bene-
volo (L'esigenza di conservare gli ambienti antichi non significa bloccare ogni iniziativa, "L'architettura.
Cronache e storia", 21, luglio 1957, pp. 182-184), tese a considerare !'intrusione del nuovo nell'antico
esclusivamente come caso eccezionale.
79 Cfr. ad esempio R. Pane - E.N. Rogers, Dibattito sugli inserimenti nelle preesistenze ambien-
tali, "Casabella-contnut", 214, febbraio-marzo 1957. Per una sintesi sul dibattito antico-nuovo degli
anni Cinquanta e Sessanta si rimanda a E. Vassallo, Centri antichi I86I-I974, note sull'evoluzione del
dibattito, "Restauro", a. IV, 19, maggio-giugno 1975, pp. 47-71.
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IL VECCHIO E IL NUOVO NELLE CITTA ITAUANE
giuste obiezioni di natura metodologica, sollevate contro la variegata schiera dei
sostenitori della "citt bella", contrari ad ogni interferenza con ilnuovow, se una
buona parte della cultura architettonica attuale, pur facendo della distanza con
il passato la bandiera della propria poetica, finisce per realizzare le sue opere
non certo nelle periferie urbane, ma in quegli stessi contesti stratificati nei con-
fronti dei quali non ritiene n opportuno n necessario tentare di stabilire un
dalogo".
80 Si vedano ad esempio i contributi di P.L. Cervella ti, La citt bella, li Mulino, Bologna 1991,
e M. Fazio, Passato efuturo delle citt. Processo all'architettura contemporanea, Einaudi, Torino 2000. cfr.
anche il recente V. Sgarbi, Unpaese sfigurato. Viaggio attraverso gli scempi d'Italia, Rizzoli, Milano 2003.
81 Gli esempi in tal senso sono numerosi ed appaiono ricorrenti soprattutto in area tedesca ed
anglosassone. Basti citare il notissimo intervento della Haas Haus di Hans Hollen a Vienna (1990), col-
locata di fronte alla cattedrale di S. Stefano, e l'analogo inserimento della Stadtehaus sulla piazza della
cattedrale di Ulm (recentemente illustrato in B. Vlvio, Il progetto tra composizione architettonica e
restauro. Riflessioni sul restauro della chiesa di S. Giorgio in Velabro, "Arkos", n.s., a. v, 5, gennaio-
marzo 2004, pp. 27-28). Tra gli interventi recenti, si possono citare almeno due casi pi eclatanti, come
il centro commerciale Selfridges di Future Systems a Birmingham, realizzato di fronte a una chiesa vit-
toriana (D. Sudjic, Icona urbana, "Domus", 863, ottobre 2003), e la Kunsthaus di Peter Cook a Graz,
dove "il baroccheggiante tessuto storico del capoluogo stiriano piacevolmente violentato dalla forma
dirompente" di quello che lo stesso recensore defnsce un "alieno amico" (S. Casciani, Atterraggio a
Graz, "Domus", 865, dicembre 2003, p. 58).
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