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ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE


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Grado della Celebrazione: FESTA
Colore liturgico: Rosso
Antifona d'ingresso
Di nullaltro mai ci glorieremo
se non della Croce di Ges Cristo, nostro Signore:
egli la nostra salvezza, vita e risurrezione;
per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati. (cf. Gal 6,14)
Colletta
O Padre, che hai voluto salvare gli uomini
con la Croce del Cristo tuo Figlio,
concedi a noi che abbiamo conosciuto in terra
il suo mistero di amore,
di godere in cielo i frutti della sua redenzione.
Per il nostro Signore Ges Cristo...
PRIMA LETTURA (Nm 21,4b-9)
Chiunque sar stato morso e guarder il serpente, rester
in vita.
Dal libro dei Numeri

In quei giorni, il popolo non sopport il viaggio. Il popolo
disse contro Dio e contro Mos: Perch ci avete fatto
salire dallEgitto per farci morire in questo deserto? Perch
qui non c n pane n acqua e siamo nauseati di questo
cibo cos leggero.
Allora il Signore mand fra il popolo serpenti brucianti i
quali mordevano la gente, e un gran numero dIsraeliti
mor.
Il popolo venne da Mos e disse: Abbiamo peccato,
perch abbiamo parlato contro il Signore e contro di te;
supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti.
Mos preg per il popolo.
Il Signore disse a Mos: Fatti un serpente e mettilo sopra
unasta; chiunque sar stato morso e lo guarder, rester
in vita. Mos allora fece un serpente di bronzo e lo mise
sopra lasta; quando un serpente aveva morso qualcuno,
se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 77)
Rit: Non dimenticate le opere del Signore!
Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi lorecchio alle parole della mia bocca.
Aprir la mia bocca con una parabola,
rievocher gli enigmi dei tempi antichi.

Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio la loro roccia
e Dio, lAltissimo, il loro redentore.

Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.

Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira
e non scaten il suo furore.
SECONDA LETTURA (Fil 2,6-11)
Cristo umili se stesso, per questo Dio lo esalt.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippsi

Cristo Ges,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
lessere come Dio,
ma svuot se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dallaspetto riconosciuto come uomo,
umili se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esalt
e gli don il nome
che al di sopra di ogni nome,
perch nel nome di Ges
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
Ges Cristo Signore!,
a gloria di Dio Padre.

Parola di Dio
Canto al Vangelo ()
Alleluia, alleluia.
Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo,
perch con la tua croce hai redento il mondo.
Alleluia.
VANGELO (Gv 3,13-17)
Bisogna che sia innalzato il Figlio delluomo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Ges disse a Nicodmo:
Nessuno mai salito al cielo, se non colui che disceso
dal cielo, il Figlio delluomo. E come Mos innalz il
serpente nel deserto, cos bisogna che sia innalzato il Figlio
delluomo, perch chiunque crede in lui abbia la vita
eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio
unigenito, perch chiunque crede in lui non vada perduto,
ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per
condannare il mondo, ma perch il mondo sia salvato per
mezzo di lui.

Parola del Signore
Preghiera dei fedeli
Come popolo redento invochiamo Dio nostro Padre che
nell'albero della croce ci ridona il frutto della vita in Cristo
suo Figlio.
Preghiamo insieme e diciamo:
Per il mistero della croce, salvaci, Signore.

- Per la santa Chiesa, perch in ogni suo gesto, parola,
opera annunzi l'immenso amore del Padre, che ha il segno
pi eloquente nella croce del suo Figlio, preghiamo.
- Per i vescovi, i presbiteri e i diaconi, perch siano servi e
testimoni della sapienza dello Spirito, che scaturisce dalla
croce, preghiamo.
- Per tutti i membri del popolo di Dio, perch nella vita di
ogni giorno esprimano la realt della Messa, memoriale
perenne della morte e risurrezione del Signore, preghiamo.
- Per i perseguitati a causa della fede e della giustizia,
perch dalla croce di Cristo attingano la certezza della
vittoria dell'amore sull'odio e del bene sul male,
preghiamo.

Padre ricco di misericordia, che hai esaltato il tuo Figlio
fatto obbediente fino alla morte, infondi in noi la forza
dello Spirito, perch possiamo portare quotidianamente il
peso e la gloria della croce.
Per Cristo nostro Signore.
Preghiera sulle offerte
Ci purifichi, o Padre, da ogni colpa
il sacrificio del Cristo tuo Figlio,
che sullaltare della Croce espi il peccato del mondo.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
PREFAZIO
La croce albero della vita.

veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno.
Nellalbero della Croce
tu hai stabilito la salvezza delluomo,
perch donde sorgeva la morte
di l risorgesse la vita, e chi dallalbero traeva vittoria,
dallalbero venisse sconfitto,
per Cristo nostro Signore.
Per mezzo di lui gli Angeli lodano la tua gloria,
le Dominazioni ti adorano,
le Potenze ti venerano con tremore.
A te inneggiano i Cieli, gli Spiriti celesti e i Serafini,
uniti in eterna esultanza.
Al loro canto concedi, o Signore,
che si uniscano le nostre umili voci
nellinno di lode: Santo...

Oppure Prefazio della Passione del Signore I.
Antifona di comunione
Quando sar elevato da terra,
attirer tutti a me, dice il Signore. (Gv 12,32)

Oppure:
Chi crede nel Figlio di Dio, non muore,
ma ha la vita eterna, dice il Signore. (cf. Gv 3,16)
Preghiera dopo la comunione
Signore Ges Cristo,
che ci hai nutriti alla mensa eucaristica,
fa che il tuo popolo,
redento e rinnovato dal sacrificio della Croce,
giunga alla gloria della risurrezione.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Commento
Lesaltazione della santa Croce ci fa conoscere un aspetto
del suo cuore che solo Dio stesso poteva rivelarci: la ferita
provocata dal peccato e dallingratitudine delluomo
diventa fonte, non solo di una sovrabbondanza damore,
ma anche di una nuova creazione nella gloria. Attraverso
la follia della Croce, lo scandalo della sofferenza pu
diventare sapienza, e la gloria promessa a Ges pu
essere condivisa da tutti coloro che desideravano seguirlo.
La morte, la malattia, le molteplici ferite che luomo riceve
nella carne e nel cuore, tutto questo diventa, per la piccola
creatura, unoccasione per lasciarsi prendere pi
intensamente dalla vita stessa di Dio.
Con questa festa la Chiesa ci invita a ricevere questa
sapienza divina, che Maria ha vissuto pienamente presso la
Croce: la sofferenza del mondo, follia e scandalo, diventa,
nel sangue di Cristo, grido damore e seme di gloria per
ciascuno di noi.

Commento su Giovanni 3,13-17
Gaetano Salvati
Gaetano Salvati

Il Verbo, inchiodato sulla croce per amore, ha riunito tutte
le genti, di ogni ceto, etnia e cultura, per formare un solo
popolo che spera, crede e loda il Signore vincitore del
peccato e della morte. Nel suo amore, pi forte di qualsiasi
barriera temporale, il credente trova la forza per lottare
contro le avversit, contro quelle tentazioni che estraniano
il credente dalla realt donataci da Cristo: la vita eterna e
la consolazione gi su questa terra.
Ecco allora il senso della festa odierna. Esaltare la croce
del Signore non significa elogiare il Dio del dolore,
dell'indolenza nei confronti delle passioni umane; quanto
piuttosto, riconoscere che il Dio rivelato il Venerd Santo
il misericordioso, il prossimo alle nostre vicende. Talmente
vicino a noi da darci "il Figlio unigenito, perch chiunque
creda in lui abbia la vita eterna" (Gv 3,16). E il Verbo ha
modificato la realt dell'esistenza, indirizzando ogni pena,
ogni affanno, sulla via della croce. Per cui, adesso, ogni
croce sparsa per il mondo, ogni ingiustizia invocata da
chiunque, non inesaudita, ma accolta e trasformata
dall'amore di Dio, dalla presenza dolce e silenziosa del
Crocifisso-Risorto. A riguardo, alcuni affermano che le
sofferenze fisiche e spirituali sono date da Dio per la
nostra purificazione, cio non si ancora degni di fissare il
Suo volto ed necessaria la via del dolore e del patire. Ma
non questo il senso della croce. Innanzitutto, nel vangelo
Ges guarisce le ansie, le malattie, fa ritornare in vita i
fanciulli, consola i disperati. In seguito, sulla croce Cristo
Ges si sacrifica per noi, muore per donarci la vita, quella
eterna, non una prospettiva di dolore: "Dio ha mandato il
Figlio non per condannare il mondo, ma perch il mondo
sia salvato per mezzo di lui" (v.17). Accogliere e
trasformare, quindi, esprime che Dio per mezzo del Figlio
dona a tutti la possibilit di una vita nuova che non
termina con la morte, che non si dispera di fronte alla
malattia, che non ha paura di confrontarsi con i "grandi"
del mondo per chiedere la giustizia; ma che si rinfranca in
ogni istante nell'incontro con Lui, la nostra vera pace.
Il Crocifisso-Risorto chiede la nostra disponibilit ad
imitare la Sua obbedienza al Padre (Fil 2,8), vale a dire,
amare i nostri fratelli, sacrificarsi per loro, per divenire
discepoli di speranza e carit. L'obbedienza implica
l'ascolto dei bisogni dei fratelli; ci possibile solo se
siamo disponibili ad imitare il sacrificio di Cristo Signore, la
Sua capacit di abbassarsi fino a toccare e guarire la
nostra miseria. E noi, come cristiani, chiamati per
vocazione ad essere santi, perch purificati dal sangue
dell'innocente, siamo in grado di spogliarci della sete di
carriera, di egoismo, per rivestirci di umilt e aiutare chi
ha bisogno di verit, con sincerit? Amen.


Dio ha tanto amato il mondo...
don Roberto Rossi
"Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perch
chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio
unigenito, perch chiunque crede in lui non vada perduto,
ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per
condannare il mondo, ma perch il mondo sia salvato per
mezzo di lui.
"Ges umili se stesso facendosi obbediente fino alla
morte e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esalt e gli don il nome che al di
sopra di ogni nome, perch nel nome di Ges ogni
ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni
lingua proclami: Ges Cristo Signore!,
Oggi la festa della esaltazione della Santa Croce, la festa
dell'amore infinito che Ges ci ha manifestato offrendo la
sua vita sul legno della Croce. "Non c' amore pi grande
di chi d la vita per la persona amata"; "Dio ha tanto
amato il mondo da dare il suo Figlio"! La celebrazione di
oggi assume un significato ben pi grande di tutto questo:
la celebrazione del mistero della croce che Cristo, da
strumento di ignominia e di supplizio, ha trasformato in
strumento di salvezza. La formulazione pi profonda di
questo mistero si ha nella seconda lettura di questa festa,
tratta dalla lettera di Paolo ai Filippesi: "Cristo umili se
stesso fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio
lo ha esaltato e gli ha dato un nome che al disopra di
ogni altro nome". Cos pure Giovanni, nel brano
evangelico, ci d una lettura preziosa del mistero della
croce, quella dell'amore di Dio: "Dio ha tanto amato il
mondo da dare il suo Figlio unigenito, perch chiunque
crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna".
L' evangelizzazione, operata dagli apostoli, presentazione
di "Cristo crocifisso". S. Paolo afferma: "Predico Cristo e
Cristo crocifisso", "Di null'altro mi vanto, se non della croce
di Cristo".
Anche noi possiamo pregare con la liturgia: "Di null'altro ci
glorieremo se non della croce di Cristo Ges, nostro
Signore: Egli la nostra salvezza, vita e resurrezione. Per
mezzo di Lui siamo stati salvati e liberati".
Ecco la nostra fede, ecco la nostra salvezza! Per questo
ogni nostra preghiera, ogni nostra azione, inizia con il
segno della croce. Esso ci aiuta a ricordare, a celebrare, ad
accogliere, a vivere l'amore infinito di Dio, Padre, Figlio e
Spirito Santo, come ci dimostrato da Ges sulla croce.
Ogni croce o sofferenza che noi stessi viviamo e che
l'umanit intera vive, sono partecipazione alla croce di
Cristo, per la salvezza del mondo. Dice S. Paolo: "Compio
nella mia carne ci che manca ai patimenti di Cristo, a
vantaggio del suo Corpo, che la Chiesa". Ci che
stoltezza, diventa sapienza; ci che considerato disgrazia
diventa grazia e benedizione.
Seguiamo con la fede e portiamo nel cuore il sacrificio di
tanti cristiani e di tanti poveri della terra che vivono nel
pericolo, subiscono persecuzione e danno testimonianza
con la vita come i cristiani dell'Iraq e le Suore martiri in
Burundi.


Amore e dolore nel segno della croce
mons. Antonio Riboldi
davvero un grande mistero dell'amore di Dio per noi
quello che contempliamo nella Croce su cui il Figlio
unigenito don tutto se stesso, per farci partecipi del Suo
Amore e della Sua Gloria.
La Chiesa, oggi, celebra cantando "il vessillo della croce,
mistero di morte e di gloria... o croce unica speranza,
sorgente di vita immortale, accresci ai fedeli la grazia,
ottieni alle genti la pace".
Cos Paolo VI, presto beato, ci interpella: La croce non
del tutto scomparsa nei profili dei nostri paesaggi rurali.
Riposa anche sulle tombe dei nostri morti.... Non
scomparsa dalle pareti di casa nostra (o almeno spero che
le mode moderne non l'abbiano sfrattata di casa, per fare
posto ad altro che la vanit dell'uomo). Cristo la
pendente, morente, con il suo tacito linguaggio di
sofferenza redentrice, di speranza che non muore, di
amore che vince e che vive. Questo davvero bello.
Ancora, almeno con questo segno siamo cristiani. Ma poi,
nelle nostre coscienze personali grandeggia ancora questo
tragico e insieme luminoso albero della croce?... Noi tutti
ricordiamo certamente che, se davvero siamo cristiani,
dobbiamo partecipare alla passione del Signore e
dobbiamo portare dietro i passi di Ges, ogni giorno, la
nostra croce. Cristo crocifisso esempio e guida'. (14
settembre 1971)
Tutti noi, che viviamo, senza eccezioni, abbiamo una croce
personale.
Ciascuno ha la sua. Inutile confrontarsi. Ogni croce fatta
su misura per le spalle di ciascuno. Rappresenta la nostra
storia di dolore. E ogni croce ha il suo significato, solo se,
come quella di Ges, portata con amore. Diversamente
diventa disperazione. E tutti sappiamo quali pericoli genera
la disperazione. Tutti abbiamo potuto conoscere amici,
persone che, non trovando la via dell'amore, soffrono fino
all'inverosimile.
Ma ogni croce che portiamo, anche se non lo
comprendiamo, una storia e pu diventare una
meravigliosa storia di amore: quell'amore che non si
racconta come una favola, che non evade i problemi, ma si
celebra con la ferialit della vita, che sempre contiene
gioie e sofferenze.
Porto sempre con me l'immagine di un quadro
dell'Addolorata, presente nella cappella del mio noviziato al
Calvario di Domodossola. Attorno a quella Madonna, che
l'icona della sofferenza, scritto: All'amore e al dolore'.
Amore e dolore come le due braccia della croce. Ma
bisogna avere tanta fede e saper vivere partecipando alla
passione del Signore, che porta alla resurrezione.
nei momenti della sofferenza che si misura la nostra fede
in Ges e il nostro amore per Lui.
Dice l'apostolo Giovanni nel Vangelo di oggi: "Ges disse a
Nicodemo: Nessuno mai salito al cielo, fuorch il Figlio
dell'uomo, che disceso dal cielo.... Bisogna che sia
innalzato il Figlio dell'uomo, perch chiunque crede in Lui
abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da
dare il suo Figlio unigenito, perch chiunque crede in Lui
non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il
Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perch il
mondo si salvi per mezzo di Lui". (Gv. 3, 13-17) Sembra
quasi incredibile che Dio ci ami cos tanto!
I cristiani che riescono nella vita pratica a penetrare in
questo mistero ineffabile di amore, scoprono nella
sofferenza un modo di ricambiare tanto amore.
Dobbiamo riacquistare il vero senso dell'amore che vive
anche di sofferenza, di dolore.
Scriveva sempre Paolo VI, parlando della Croce che attira
a s:
"Siamo tutti in modo e in grado diverso, sofferenti: forse
non sentiamo l'invito, che a s ci chiama, dell'Uomo che
conosce il soffrire. Il dolore che nel mondo naturale
come un isolante, per Ges un punto di incontro, una
comunione. Ci pensate fratelli? Voi ammalati, voi
disgraziati, voi moribondi? Ci pensate voi uomini aggravati
dalla fatica e dal lavoro? Voi, oppressi e solitari dalle prove
e dalle responsabilit della vita? Tutti vi possono mancare,
Ges in croce, no. Egli con voi. Egli in noi. Di pi, Egli
per noi. il grande mistero della croce: Ges soffre per
noi!
Espia per noi. Condivide il male fisico dell'uomo, per
guarirlo dal male morale.... ci parla di misericordia, ci
parla di amore, di resurrezione". (giugno 1956)
Ges ha detto ai discepoli: "Se qualcuno vuole venire
dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni
giorno e mi segua" e in un'omelia Papa Francesco ha
sottolineato che questo lo stile cristiano: Noi non
possiamo pensare la vita cristiana fuori da questa strada.
Sempre c' questo cammino che Lui ha fatto per primo: il
cammino dell'umilt, il cammino anche dell'umiliazione, di
annientare se stesso, e poi risorgere. Ma, questa la
strada. Lo stile cristiano, senza croce non cristiano, e se
la croce una croce senza Ges, non cristiana. Lo stile
cristiano prende la croce con Ges e va avanti. Non senza
croce, non senza Ges.... E questo stile ci salver, ci dar
gioia e ci far fecondi, perch questo cammino di
rinnegare se stessi per dare vita, contro il cammino
dell'egoismo, di essere attaccato a tutti i beni soltanto per
me... Questo cammino aperto agli altri, perch quel
cammino che ha fatto Ges, di annientamento, quel
cammino stato per dare vita. Lo stile cristiano proprio
questo stile di umilt, di mitezza, di mansuetudine".
Le prove, le croci, le sofferenze di tutti i giorni, se offerte,
ci santificheranno e tramite esse il Signore salver molte
anime. La Vergine apparsa ai pastorelli di Fatima ce lo ha
confermato, chiedendo loro: Volete offrire a Dio tutte le
sofferenze che Egli desidera mandarvi in riparazione dei
peccati dai quali Egli offeso e per domandare la
conversione dei peccatori?.
La loro risposta fu immediata: S, lo vogliamo! E Maria
continu: Andate dunque perch avrete molto da soffrire,
ma la Grazia di Dio vi conforter. (Fatima, 13 maggio
1917)
Chiediamo allo Spirito Santo occhi per vedere e cuore per
amare.
Invochiamo lo Spirito Santo insieme, perch davvero
l'Amore di Dio, rivelatosi a noi in Ges Crocifisso, tocchi
nel profondo il nostro cuore e cambi la nostra vita.


La scuola della croce: amare non emozione ma
dare
padre Ermes Ronchi
Festa dell'Esaltazione della Croce, in cui il cristiano tiene
insieme le due facce dell'unica evento: la Croce e la
Pasqua, la croce del Risorto con tutte le sue piaghe, la
risurrezione del Crocifisso con tutta la sua luce.
Parafrasando Kant: La croce senza la risurrezione cieca;
la risurrezione senza la croce vuota.
Dio ha tanto amato. questo il cuore ardente del
cristianesimo, la sintesi della fede: Dove sta la tua sintesi
l sta anche il tuo cuore (Evangelii Gaudium 143). Noi
non siamo cristiani perch amiamo Dio. Siamo cristiani
perch crediamo che Dio ci ama (L. Xardel). La salvezza
che Lui mi ama, non che io amo Lui. L'unica vera eresia
cristiana l'indifferenza, perfetto contrario dell'amore. Ci
che sventa anche le trame pi forti della storia di Dio
solo l'indifferenza.
Invece amare tanto cosa da Dio, e da veri figli di Dio.
E penso che ogni volta che una creatura ama tanto, in quel
momento sta facendo una cosa divina, in quel momento
generata figlia di Dio, incarnazione del suo progetto.
Ha tanto amato il mondo: parole da ripetere all'infinito,
monotonia divina da incidere sulla carne del cuore, da
custodire come leit-motiv, ritornello che contiene l'es-
senziale, ogni volta che un dubbio torna a stendere il suo
velo sul cuore.
Ha tanto amato il mondo da dare: amare non una
emozione, comporta un dare, generosamente,
illogicamente, dissennatamente dare. E Dio non pu dare
nulla di meno di se stesso (Meister Eckart).
Dio non ha mandato il Figlio per condannare il mondo, ma
perch il mondo sia salvato per mezzo di lui. Mondo
salvato, non condannato. Ogni volta che temiamo
condanne, per noi stessi per le ombre che ci portiamo
dietro, siamo pagani, non abbiamo capito niente della cro-
ce. Ogni volta invece che siamo noi a lanciare condanne,
ritorniamo pagani, scivoliamo fuori, via dalla storia di Dio.
Mondo salvato, con tutto ci che vivo in esso. Salvare
vuol dire conservare, e niente andr perduto: nessun
gesto d'amore, nessun coraggio, nessuna forte
perseveranza, nessun volto. Neppure il pi piccolo filo d'er-
ba. Perch tutta la creazione che domanda, che geme
nelle doglie della salvezza.
Perch chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia
la vita eterna. Credere a questo Dio, entrare in questa
dinamica, lasciare che lui entri in noi, entrare nello spazio
divino dell'amare tanto, dare fiducia, fidarsi dell'amore
come forma di Dio e forma del vivere, vuol dire avere la
vita eterna, fare le cose che Dio fa', cose che meritano di
non morire, che appartengono alle fibre pi intime di Dio.
Chi fa questo ha gi ora, al presente, la vita eterna, una
vita piena, realizza pienamente la sua esistenza.


Quell'assurda idiozia d'esaltare un Perdente
don Marco Pozza
Un perdente della peggior specie. Cos fallito d'essere stato
appeso al patibolo come gesto d'infamia e avvisaglia per i
posteri: per tutti coloro che, nel nome Suo, s'azzarderanno
nell'ardua avventura della Verit. Sulla Croce: il disprezzo,
la villania; il disgusto manifesto, il ludibrio pubblico, la
vergogna nazional-popolare. Perch
dunque esaltare Costui, portare a spasso costei - la Croce
-, battersi il petto e intonare canti? Perch acclamare un
perdente - che poi Il Perdente per eccellenza - col rischio
d'apparire ridicoli oltrech illusi prima e disillusi a
posteriori? Che significa Ti saluto, o Croce santa, / che
portasti il Redentor; / gloria, lode, onor ti canta / ogni
lingua ed ogni cuor?
Aveva forse ragione donna Mansueta, settant'anni sulla
groppa dei quali oltre cinquanta a raffazzonare lezioni di
catechesi. Ne era davvero convinta: "se non preghi Dio
non t'aiuta. Chiedigli subito scusa. Ci penser Dio a
punirti". Forse s'era dimenticata che la Croce non fu il
titolo di coda di quell'inimitabile storia d'amore: dopo la
Croce del Venerd, ci fu lo sterminato silenzio del sabato e
la sorprendente sorpresa della domenica. Quel sepolcro
trovato vuoto che divenne la ragione prima della
grandezza di Maria, quella di Nazareth: reggere il peso di
star sotto la Croce le valse il diritto di guardare in faccia la
morte - che da quel giorno divenne la croce pi
insopportabile - e sbeffeggiarla assieme al Figlio suo
Risorto: Dov', o morte, la tua vittoria? Dov', o morte, il
tuo pungiglione? (1Cor 15,55). Dov', o Croce, la tua
arroganza?
Eccola la Croce per la quale oggi s'imbastisce una festa (al
mio paesello addirittura una sagra); festa tanto bella
quanto incomprensibile. Ci sarebbe davvero da
festeggiare, a ben pensarci. Festeggiare fino alla
stordimento, all'eccitazione pi piena, al punto tale da
tornarsene a casa con la testa che gira e il corpo sbilenco
che traballa tant' la gioia. Quella croce non bella in s:
un legno, sporcato di sangue, trafitto dalla menzogna,
patibolo di infami. E' un legno che non vale nulla,
nemmeno il prezzo di uno scranno che da l qualche bravo
falegname potrebbe recuperare. Quel legno vale solo
perch ha ospitato l'Amore sbeffeggiato. Al pari di quel
vecchio lenzuolo macchiato di sangue: il suo prezzo
irrisorio, qualche soldo o poco pi l'avran pagato. Eppure il
suo valore divenuto inestimabile per aver coperto il Re
per un pugno d'ore. Nessun oggetto ha valore in s: chi gli
tributa fama, gloria e sprechi la grandezza e la santit di
chi l'indossa. Cos fu anche di quel legno: valeva poco pi
di nulla, divenne il simbolo universale dell'Amore folle.
Quello che il Vangelo colora di esagerazione: Dio ha tanto
amato il mondo da dare il Figlio unigenito. Non scrisse
che "Dio ha amato il mondo". Si concede il lusso di
un'esagerazione: "ha tanto amato il mondo". Ha rischiato,
ha esagerato, s' quasi fatto passare per scimunito agli
occhi dei sapienti. Tanto.

Le tre vittime montarono insieme sugli sgabelli.
I tre colli furono infilati nei cappi allo stesso momento.
"Viva la libert!" gridarono i due adulti.
Ma il ragazzo rimase in silenzio.
"Dov' Dio? Dov'?" chiese qualcuno dietro di me.
Ad un segno del comandante del campo, i tre sgabelli
rotolarono...
Cominci la marcia dinanzi alle forche. I due grandi
non vivevano pi. Le lingue cianotiche penzolavano
gonfie. Ma la terza corda si muoveva ancora; cos
leggero, il ragazzo era ancora vivo...
Stette l per pi di mezz'ora, lottando tra la vita e la
morte, morendo d'una lenta agonia sotto i nostri occhi.
E lo dovemmo guardare bene in faccia. Era ancora vivo
quando io passai. La lingua ancora rossa, gli occhi non
ancora vitrei. Dietro di me, udii lo stesso di prima
domandare:
"Dov' Dio adesso?"
E udii una voce dentro di me rispondergli:
"Dov'? Eccolo l - appeso a quella forca..."
Quella notte la zuppa sapeva di morto.
(E. Wiesel, La Notte)
Quel legno davvero da esaltare. Perch stato abitato
dall'Amore, perch divenuto il simbolo dell'Amore
esagerato, perch ci che gli uomini volevano simbolo del
fallimento divenne simbolo del riscatto: della vita che non
molla. Di Satana che, imbecille come nessun altro, s'illude
sempre d'aver l'ultima parola. Quella che abbassa le
serrande. Che, invece, da quella Croce s'alzano solamente:
per ospitare - Non ha mandato il Figlio nel mondo per
condannare il mondo, ma perch il mondo sia salvato per
mezzo di lui - e per ricominciare. Per scandalizzare,
anche: perch il vero scandalo - con buona pace di
Mansueta - non un Dio che muore in croce ma un Dio
che risorge e prende a schiaffi la Morte. Che, paradossale
quanto ambizioso, piuttosto che spiegare il perch del
male, scelse l'unica lezione che si poteva ascoltare senza
correre il rischio d'interpretare malamente: scelse d'abitare
il dolore pi assurdo e assoluto - la Morte - per poi
risorgere. Lasciando la pi splendida tra le eredit
possibili: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno
trafitto (Gv 19,37). Ovvero contempleranno la Croce dal
giardino della Risurrezione.
Da una posizione privilegiata.


Dio ha tanto amato il mondo
mons. Gianfranco Poma
Il 14 settembre la Liturgia celebra la festa della
"Esaltazione della S. Croce": la XXIV domenica del tempo
ordinario, quest'anno assume un significato particolare,
ponendoci con chiarezza di fronte alla sconvolgente
"differenza" cristiana. "Esaltare la Croce" non privo di
rischi: potrebbe indurre a pensare ad un Dio sadico che
gode nel far soffrire il proprio figlio e le sue creature, o alla
volont masochista delle creature che ritengono di farsi
Dio amico offrendogli sacrifici a lui graditi, o potrebbe,
come di fatto avvenuto, diventare la giustificazione al
desiderio di usare la Croce di Cristo per le proprie
battaglie, come un'arma che assicura la vittoria. Celebrare
questa festa per noi significa entrare nel mistero della
Croce: la Croce ci libera dal pericolo di teorizzazioni,
gnosticismi, utopie consolatorie e ci fa incontrare l'evento
cocreto e la persona di Ges di Nazareth. Come "il
centurione, che si trovava di fronte, avendolo visto spirare
in quel modo, disse: Davvero quest'uomo era figlio di Dio!"
(Mc.15,39), anche noi siamo chiamati a porci di fronte alla
Croce, a guardarlo morire in quel modo e solo dopo non
essere fuggiti, non esserci scandalizzati di lui ed essere
scesi con lui nel profondo della nostra umanit, sentire
che, nella identificazione con lui, sentire che la nostra vita
cambia. Guardando la Croce entriamo nel mistero del figlio
dell'uomo, della fragilit senza limite dell'uomo che
continua a desiderare l'infinito, e nel mistero di Dio che
discende nel limite umano per riempirlo con il suo infinito
Amore: nella carne crocifissa di Ges, il mistero di Dio e
dell'uomo si incontrano in un infinito abbraccio di Amore.
Noi vorremmo che il mistero si sciogliesse: vorremo che
Dio facesse il grande miracolo... ma finirebbe la storia, non
ci sarebbe il mondo, non ci saremmo noi! Dio continua ad
implorarci perch nella Croce di Ges, e nelle nostre croci,
spesso terribili, crediamo il suo Amore.
Anche a noi, oggi, come a Nicodemo, Ges chiede il
coraggio della fede (Giov.3,13-17). Nicodemo il primo
dei personaggi che egli incontra, nel Vangelo di Giovanni:
uno dei capi dei Giudei, un maestro, rappresentante del
sapere teologico giudaico nella sua pi alta espressione.
L'incontro con Ges lo guida nel cammino interiore della
ricerca del senso della vita: un dialogo perch
comprenda che l'uomo che cerca, trova la luce aprendosi
all'accoglienza di un dono di Amore che illumina la sua
notte. Gradualmente Nicodemo scompare, si oltrepassa il
dialogo tra due maestri: solo Ges parla, il suo diventa un
discorso di rivelazione. Nella sua notte, Nicodemo cercava
Ges come maestro, buon interprete della Parola di Dio,
che gli spiegasse la via adeguata per salire a Dio e trovare
il senso della vita: Ges lo spiazza, presentandogli la sua
impensabile novit. Giovanni scrive quando l'evento finale
della vita di Ges gi accaduto: Ges disceso, sino alla
morte, sino alla Croce. Adesso annuncia che proprio per
questo "salito al cielo": si annientato sino alla morte,
ha lasciato spazio all'Amore. Facendosi piccolo l'Amore
diventa infinito. Nella sua Croce, simbolo estremo della
finitezza umana, Ges mostra che la salvezza che l'uomo
cerca, non la trova "innalzandosi", cercando con le proprie
forze di trascendere il limite dell'esistenza creaturale, ma
percorrendo fino in fondo la sua via, che fa dell'esistenza
umana lo spazio all'Amore di cui il Padre riempie il Figlio.
Solo "discendendo" l'uomo " innalzato": solo lasciando
spazio all'Amore, tutto dell'uomo diventa Amore.
Cos, oltrepassando Nicodemo, al mondo, a noi, oggi, Ges
presenta se stesso, come lo spazio umano nel quale
l'Amore di Dio si completamente donato, perch il
mondo sia salvato: tutto il mondo, nella sua fragilit,
pieno di Amore, Amore che si fa piccolo, per essere
infinito. "Credere l'Amore" la proposta che con insistenza
Ges fa alla fine del suo monologo. Continua la storia, non
pu esistere un mondo ideale nel quale non ci sono
problemi, non c' sofferenza, non c' fragilit morale, non
ci sono serpenti... Dio non evita la morte del suo Figlio,
Ges ha sperimentato l'angoscia, salito sulla Croce: ma
persino nell'oscurit pi profonda, Dio presente con il
suo infinito misterioso Amore. Credere l'Amore, vederlo in
tutte le cose, nella quotidianit pi fragile, sperimentare
un Dio che non condanna, non giudica, ma ci dona una
vita che nel tempo ma non rinchiudibile dentro nessun
confine tanto inesauribilmente grande.


Commento su Giovanni 3,13-17
Omelie.org (bambini)

Oggi una grandissima festa per noi cristiani!
Celebriamo infatti l'Esaltazione della Croce.
Vorrei cominciare la riflessione di questo vangelo
leggendo assieme a voi il significato della parola
"esaltazione". Sapete infatti anche voi che, per
capire bene le cose, bisogna innanzitutto conoscerle.
In questo vocabolario che ho portato i significati
sono: lode, elogio, innalzamento, glorificazione,
magnificazione, trionfo... tutte parole che sottintendono
gioia, bellezza, grandezza, onore.
Generalmente, nel nostro linguaggio quotidiano, quando
parliamo di croce, sottintendiamo sofferenza, morte,
tristezza...
Ed allora, secondo voi, la Chiesa ha istituito questa festa
per lodare ed elogiare tutto ci che ci fa soffrire? Certo che
no!
Quante volte anche papa Francesco ci fa capire che gli
amici di Ges vivono nella gioia! Ha scritto pure un libro
che s'intitola: "La gioia del vangelo"!
Il papa lo inizia cos: "La gioia del Vangelo riempie il cuore
e la vita intera di coloro che si incontrano con Ges ed
invita ad annunciare il Vangelo a tutto il mondo, a portare
a tutti l'amore di Dio.
Ed allora perch oggi celebriamo l'esaltazione della Croce?
Voglio dirvi prima di tutto qualcosa sull'origine di questa
festa.
La leggenda dice che S. Elena (madre di Costantino, il
primo grande imperatore romano che si convert al
cristianesimo), fu la prima archeologa cristiana che cerc
le tracce della passione di Ges. Sempre secondo la
leggenda, Elena trov resti della croce, strumenti di
tortura, chiodi e la corona di spine.
Questa festa inizia ad essere celebrata il 13 settembre del
335 quando venne inaugurata la grande basilica di
Costantino che inglobava al suo interno sia il luogo della
croce sia quello della sepoltura. La festa si diffuse prima in
Oriente e poi arriv a Milano all'inizio dell'anno 1000.
Ancora oggi noi la celebriamo ogni 14 settembre.
Allora, tornando a noi, perch esaltiamo la Croce?
Perch non il segno della sofferenza di Dio ma il segno
del suo amore per noi.
Questa domenica non facciamo festa per quello strumento
di tortura, ma facciamo festa per l'amore del Signore che
si dona fino ad accettare la croce trasformandola, per noi,
in strumento di vita eterna.
Morendo si fatto uno di noi, risorgendo viene esaltato dal
Padre e diventa il nostro salvatore.
Fino a questo punto ci ha voluto bene.
Potremmo dire dunque che oggi la Festa della Vita.
Penso che a ciascuno di voi capiti di dire parole carine,
consolanti, di comportarsi affettuosamente con coloro ai
quali volete bene... questi sono segni bellissimi!
Ma una cosa dimostrare il nostro bene con gesti di
affetto, di condivisione, di comprensione, un'altra
lasciarsi inchiodare ad una croce.
Il Signore, a noi, non chiede certamente di fare questo!!!
Per Lui, per noi, l'ha fatto.
Egli ha preso il posto degli ultimi ed morto con la morte
pi infamante del tempo. Pensate bambini... una volta gli
antichi Romani riservavano questo supplizio agli schiavi ed
ai criminali pi spregevoli, escludendone sempre chi aveva
la cittadinanza romana.
Esaltare la croce significa allora esaltare l'amore, significa
aprire il nostro cuore alla grandezza di questo dono del
Padre, significa essere affascinati da Ges che sta l,
innalzato su quel legno, per donarci la salvezza.
Vi siete mai messi davanti ad un crocifisso consapevoli di
quanto Dio si abbassato, al punto tale da morire in
questo modo per noi?
Fatelo questa sera davanti al crocifisso della vostra
cameretta, fatelo come preghiera, state in silenzio davanti
a Ges, guardate bene questa maniera inconcepibile di
voler bene di Dio, credete con tutto il cuore che Dio
presente nella vostra vita come Ges ce lo ha mostrato,
riconoscete che vi vicino in ogni momento, anche in
quelli dolorosi.
Nel brano del vangelo di oggi, Ges preannuncia a
Nicodemo quello che dovr subire.
Nicodemo era un dottore della legge ed era andato da lui
di notte, in segreto, per non essere visto dagli altri farisei.
A questo giudeo Ges dice:" Nessuno mai salito al
cielo, se non colui che disceso dal cielo, il Figlio
dell'uomo. E come Mos innalz il serpente nel
deserto, cos bisogna che sia innalzato il Figlio
dell'uomo, perch chiunque crede in lui abbia la vita
eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo
Figlio unigenito, perch chiunque crede in lui non
vada perduto, ma abbia la vita eterna".
Ges, quando parla del serpente di Mos, fa riferimento
all'episodio dell'Antico Testamento che oggi abbiamo
ascoltato nella Prima Lettura.
Quando il popolo d'Israele, invece di essere riconoscente a
Dio per essere stato liberato dalla schiavit dell'Egitto,
cominci a lamentarsi del viaggio nel deserto, fu assalito
da serpenti velenosi che uccidevano col loro veleno
chiunque veniva morso. Il popolo allora, impaurito e
pentito, chiese aiuto a Mos il quale, per ordine del
Signore, innalz su un'asta un serpente di bronzo:
chiunque, dopo essere stato morso, lo avesse guardato,
sarebbe rimasto vivo. Evidentemente ci che teneva in vita
quelle persone non era il serpente di bronzo... cosa dite
bambini? Era la fede in Dio.
Questo episodio dell'Antico Testamento che Ges racconta
a Nicodemo ci fa capire ancora una volta quanto Dio ama
gli uomini. Come allora il popolo d'Israele aveva la vita se
guardava al serpente, cos il Padre, mandando suo Figlio,
intervenuto nel viaggio della nostra esistenza: chi guarda
al Crocifisso con fede, chi vive secondo il suo amore, vivr
nella gioia gi in questa terra e nella vita eterna.
Non credo che succeda a voi, ma molti si vergognano di
essere cristiani: ad esempio si vergognano di dire che
vanno a messa, o al catechismo, o dire che pregano, o si
vergognano di fare il Segno della Croce...
Il Segno della Croce: il segno della nostra redenzione,
l'abbraccio di Dio ad ogni uomo, il segno del cristiano, il
segno che il sacerdote ci fa nel giorno del nostro
Battesimo, il segno che ci d il coraggio di combattere per
far vincere il bene.
Fare il Segno della Croce come indossare l'armatura di
Dio per la battaglia contro il male.
Ce lo prendiamo l'impegno di indossare ogni giorno questa
armatura per dire che ci affidiamo a Dio Padre come ha
fatto Ges, che ci fidiamo del suo Amore che, sconfiggendo
la morte, ci ha donato la Vita "per sempre"?
Commento a cura di Maria Teresa Vison


Commento su Giovanni 3,13-17
don Michele Cerutti

Nella nostra Europa c' forte l'esigenza nel popolo di Dio di
riscoprire le proprie radici cristiane. Questa una giusta
esigenza a cui si spera si accompagni il vedere frutti
abbondanti.
La festa dell'Esaltazione della Santa Croce ci aiuta proprio
nella direzione della riscoperta delle nostre radici.
Intorno al 320 d. C, l'imperatrice Elena di Costantinopoli
trov la Vera Croce, la croce su cui mor Nostro Signore
Ges Cristo. Molti anni dopo, nel 614, il re Cosroe II di
Persia invase e conquist Gerusalemme e port via la
Croce. Ma nel 628 l'imperatore Eraclio la recuper e la
port di nuovo a Gerusalemme, il 14 settembre di quello
stesso anno. La Croce fu portata attraverso la citt
dall'imperatore in persona. Da allora questo giorno
incluso nel calendario liturgico come festa dell'Esaltazione
della Croce.
La data del 14 settembre comune all'Oriente e
all'Occidente.
Ma a noi cosa dice oggi la Croce? Ha un significato
profondo?
Sant'Andrea di Creta afferma: "Noi celebriamo la festa
della santa croce, per mezzo della quale sono state
cacciate le tenebre ed ritornata la luce. Celebriamo la
festa della santa croce, e cos, insieme al Crocifisso,
veniamo innalzati e sublimati anche noi. La croce gloria
di Cristo, esaltazione di Cristo. La croce il calice prezioso
e inestimabile che raccoglie tutte le sofferenze di Cristo,
la sintesi completa della sua passione".
In questa festa siamo invitati a testimoniare la nostra fede
con una vita di umile servizio., per essere pronti a pagare
anche di persona per rimanere fedeli al Vangelo della
carit e della verit.
La liturgia della Parola ci aiuta a entrare in questa
dimensione.
San Paolo su questo punto ci ricorda che Ges Cristo non
ritenne il privilegio di essere come Dio, ma divent simile
agli uomini. Allora comprendiamo che la Croce un segno
della sofferenza di Dio, ma soprattutto espressione del
suo amore. Quindi il passo che c' richiesto da compiere
di rispettarne il segno.
E' veramente brutto vedere quanti sgorbi impressionanti si
fanno e si vedono quando si entra in Chiesa. Il cristiano
cerca di fare bene il suo segno di croce Fare il segno di
croce significa proclamare la nostra appartenenza a Cristo:
siamo stati segnati con la sua croce e siamo felici di
manifestarlo. S. Tommaso esprime bene il significato e
l'importanza del segno della croce. "Il segno della croce il
segno della Passione di Cristo e non lo facciamo soltanto
per benedire e consacrare, ma anche per professare la
propria fede nella potenza della Passione del Signore" (S.
Tommaso).
La liturgia piena dei segni di croce e nessuna cerimonia
inizia senza questo gesto. Il segno di croce appare di volta
in volta o come invocazione alla SS. Trinit o come ricordo
del mistero della Passione e morte del Signore. Quindi fare
il segno di croce significa chiedere la benedizione a Dio e
nello stesso tempo professare la propria fede.
Lo facciamo prima della preghiera perch ci introduca nel
raccoglimento e ci metta spiritualmente in ordine,
concentrando in Dio pensieri animo e volont; dopo la
preghiera affinch rimanga in noi ci che Dio ci ha donato,
nella tentazione perch ci renda forti, nel pericolo perch ci
protegga.
"Il segno della croce il segno pi santo che ci sia:
dobbiamo farlo bene: lento, ampio, consapevole, in modo
che abbracci tutto il nostro essere, corpo, anima, pensieri,
volont e tutto venga irrobustito, consacrato nella forza di
Cristo nel nome di Dio uno e trino!" (Guardini).
Proprio perch rappresenta la Passione di Ges il segno di
croce nello stesso tempo un gesto di benedizione. Nel
linguaggio biblico benedire ha due significati:
- Dio ci benedice, cio Dio ci vuol bene (Gen 28,3; Deut
26,15...)
- noi benediciamo Dio, cio lodiamo Dio e a lui rendiamo
grazie per tutti i suoi benefici (Gen 4,20; Sal 113).
In entrambi i casi ancora il segno della croce che il pi
espressivo di questa benedizione perch quale bene
migliore Dio pu darci di quello di spandere su di noi la
grazia acquistata da Ges sulla croce? Di quale beneficio
pi grande possiamo ringraziare Dio se non di quello di
averci dato suo Figlio morto in croce per liberarci dai nostri
peccati?
Il segno della croce quindi senza dubbio il simbolo pi
profondo che ci sia nella nostra vita liturgica. il segno
della efficacia del Mistero della fede grazie al quale
abbiamo accesso a Dio.
All'annuncio della lettura o proclamazione del Vangelo i
fedeli, mentre rispondono: "Gloria a te Signore", sono
invitati a tracciare con il pollice un segno di croce sulla
fronte, sulle labbra e sul petto.
Questi segni di croce hanno un profondo significato:
- segniamo con la croce la fronte per non aver vergogna di
ubbidire alla Parola di Dio (Lc 9,26; Ap 14,1-5)
- segniamo con la croce le labbra per esprimere che
vogliamo conoscere questa Parola di Dio (Lc 18,8; Num
10,10)
- segniamo con la croce il petto per significare che questa
Parola viva innanzitutto nei nostri cuori (Lc 6,45; 8,15).
In conclusione possiamo dire che questo triplice segno di
croce vuole auspicare che il Vangelo diriga i nostri pensieri,
le nostre parole, le nostre azioni, cio tutta la nostra vita.
Facciamo bene questo segno e viviamo in questa
dimensione di rispetto.


Un amore da esaltare
Paolo Curtaz
Avete ragione, scusate.
Gi solo la titolazione di questa festa che, quest'anno,
sostituisce la domenica ci infastidisce.
Come si fa ad esaltare la croce? Il dolore non mai da
esaltare, n, bene ribadirlo, ha in s una valore positivo.
Davanti al dolore dell'innocente, davanti alla sofferenza
inattesa, davanti ai tanti volti di persone che hanno avuto
la vita stravolta dalla tragedia di una malattia o di un lutto,
le parole diventano fragili e l'annuncio del Vangelo si fa
zoppicante.
L'unica vera obiezione all'esistenza di un Dio buono, cos
come Ges venuto a svelare, il dolore dell'innocente.
Molti dei dolori che viviamo hanno la loro origine nell'uso
sbagliato della nostra libert o nella fragilit della
condizione umana. Ma davanti ad un bambino che muore
anche il pi saldo dei credenti vacilla.
Al discepolo il dolore non evitato, e non cercate nella
Bibbia una risposta chiara al mistero del dolore (Ma
davvero cerchiamo una risposta? Noi vogliamo non
soffrire, non delle risposte!).
Non troviamo risposte al dolore, troviamo un Dio che
prende su di s il dolore del mondo.
E lo redime.
La regina pellegrina
Quella di oggi una festa nata da un fatto storico: il
ritrovamento da parte della regina Elena, madre
dell'imperatore Costantino, primo imperatore convertitosi
alla fede (cos pare...), del luogo della crocifissione a
Gerusalemme.
Quel luogo fu conservato con devozione dai discepoli
durante tre secoli, malgrado Roma imperiale avesse fatto
di tutto per farlo dimenticare e l, dopo lo scavo del
sepolcro, fu ritrovata dalla regina Elena in una cisterna la
presunta croce di Ges con il titulum crucis.
Grandissimo scalpore suscit quella scoperta e le comunit
cristiane si ritrovarono in un ventennio dall'essere
perseguitate al vedere portata la croce trionfalmente a
Costantinopoli.
Per noi oggi, giunge l'occasione di una seria riflessione
sulla croce.
Dio non ama la sofferenza
La croce non da esaltare, dicevamo, la sofferenza non
mai gradita a Dio, Dio non gradisce il sacrificio fine a se
stesso.
Lo dico per scongiurare la tragica inclinazione
all'autolesionismo tipica del cattolicesimo, inclinazione che
crogiola il cristiano nel proprio dolore pensando che questo
lo avvicini a Dio, inclinazione che produce molti danni.
La nostra una religione che rischia di fermarsi al venerd
santo, perch tutti abbiamo una sofferenza da condividere
e ci piace l'idea che anche Dio abbia sofferto come noi. Ma
la nostra fede non resta ferma al calvario, sale al sepolcro.
E lo trova vuoto.
La felicit cristiana una tristezza superata, una croce
abbandonata perch ormai inutile e questa croce, ormai
vuota, viene esaltata.
la croce gloriosa e inutile che oggi esaltiamo. Non quella
sanguinante cui ancora vengono appesi mille e mille cristi
sanguinanti e morenti.
Una croce che ha portato Dio, che diventata il trono da
cui ha manifestato definitivamente la sua identit.
La croce non il segno della sofferenza di Dio, ma del suo
amore.
La croce epifania della seriet del suo bene per ciascuno
di noi.
Fino a questo punto ha voluto amarci, perch altro usare
dolci e consolanti parole, altro appenderle a tre chiodi,
sospese fra il cielo e la terra.
Il paradosso dell'amore
La croce il paradosso finale di Dio, la sua ammissione di
sconfitta, la sua dichiarazione di arrendevolezza: poich ci
ama lo possiamo crocifiggere.
Esaltare la croce significa esaltare l'amore, esaltare la
croce significa spalancare il cuore all'adorazione e allo
stupore.
Innalzato sulla croce (Giovanni non usa mai la parola
"crocifisso" ma "osteso" cio mostrato) Ges attira tutti a
s.
Davanti a Dio nudo, sfigurato, cos irriconoscibile da
necessitare di una didascalia per riconoscerlo, possiamo
scegliere: cadere nella disperazione o ai piedi della croce.
Dio - ormai - evidente, abissalmente lontano dalla
caricatura che ne facciamo; egli li, donato per sempre.
E al discepolo chiesto di portare la sua croce.
Ho scoperto che, spesso, la croce sono gli altri a
procurarcela. O noi stessi.
E noi ci svegliamo ogni mattina e la carteggiamo e la
pialliamo.
Evitiamo le sofferenze inutili, abbandoniamo i dolori che
scaturiscono da un'errata visione del mondo!
Portare la propria croce significa portare l'amore nella vita,
fino ad esserne crocifissi.
La croce non sinonimo di dolore ma di dono, dono
adulto, virile, non melenso n affettato.
Dio ci ha presi sul serio, rischiando di essere uno dei tanti
giustiziati della storia.
Questa festa, allora, per noi l'occasione di posare lo
sguardo sulla misura dell'amore di un Dio che muore per
amore, senza eccessi, senza compatimenti, libero di
donarsi, osteso, amici, osteso.
Questo, ora, il volto di Dio.
Cristi
Allora ti rispondo, amico che scrivi urlando a Dio il tuo
dolore: alla fine della tua acida preghiera non troverai un
muro di gomma, n un volto indurito ma - semplicemente
- un Dio che muore con te.
E potrai scegliere di bestemmiarlo e accusarlo ancora della
nostra fatica oppure - che egli te lo conceda - restare
stupito come quel ladro crocifisso che non sapeva
capacitarsi di tanta follia d'amore.
Tutto qui, tutto qui: la croce l'unit di misura dell'amore
di Dio.
S, amici, c' di che celebrare, c' di che esaltare, c' di
che esultare.


Attirati dall'amore
don Luciano Cantini

Il Figlio dell'uomo
L'incontro con Nicodemo sembra continuare ma il dialogo
diventa un monologo di Ges, o forse una riflessione di
Giovanni oppure di entrambi. Ges parla di se stesso come
di un'altra persona, non dice "Io", ma "Il Figlio dell'uomo".
una espressione antica che troviamo spesso nella
Scrittura per indicare l'essere umano come appartenente
alla stirpe umana (cfr. Sal 8,5; 80,18; Ez 2,1; ecc.).
Questa espressione, per, la ritroviamo nel profeta Daniele
con una connotazione nuova (Dn 7,13-14): ecco venire
con le nubi del cielo uno simile a un figlio d'uomo. A
questo Figlio dell'uomo apparso nel cielo gli furono dati
potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo
servivano: il suo potere un potere eterno, che non finir
mai, e il suo regno non sar mai distrutto.
Ges predilige definirsi Figlio dell'uomo perch insieme
rivela la sua umanit e la sua messianicit. Qui sembra
introdurre qualcosa di esclusivo che approfondisce
l'immagine del profeta Daniele: colui che sale al cielo ne
anche disceso. Dice sant'Agostino: Egli non abbandon il
cielo, quando di l discese fino a noi; e neppure si e
allontanato da noi quando nuovamente asceso al cielo.
Bisogna che sia innalzato
Al povero Nicodemo, impastato di dottrine farisaiche che
immaginavano il Messia come interprete autentico e
inviato da Dio per far osservare la Legge, Ges fa memoria
della storia di Israele perch in lui si d compimento alle
Scritture. Come il serpente innalzato nel deserto (Cfr. Num
21, 4-9) strappava alla morte gli ebrei avvelenati, cos
l'innalzamento del Figlio dell'uomo sar segno di salvezza
per coloro che credono.
"Riverser sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di
Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione:
guarderanno a me, colui che hanno trafitto" (Zc 12,10;
Cfr. Gv 19,37)
La gratuit di uno sguardo si contrappone alla oppressione
di una legge che pretende di interpretare la volont divina.
Oggi guardiamo con orrore al massacro nel mondo
islamico come estrema conseguenza di una pretesa umana
ma non ci manteniamo distanti se alla interpretazioni delle
leggi, pur necessarie, non affianchiamo la gratuit dello
sguardo misericordioso di Dio sull'uomo e lo sguardo di
speranza dell'uomo verso Dio.
Chiunque crede in lui
Per due volte affermata la necessit del "credere" per
"avere" la vita eterna, in ambedue l'origine il "dono" di
Dio, prima raffigurato dall'innalzamento del Figlio
dell'uomo, poi dall'amore di Dio che dona il Figlio
unigenito. Per credere non c' la necessit di aderire a
qualche dottrina o partecipare di qualche organizzazione,
neppure al culto, piuttosto una esigenza pressante di
nutrire il cuore di amore, dare spessore all'esistenza,
lasciarla dominare dalla gioia di aver trovato, fin da subito,
la vita eterna. La Fede libera da ogni costrizione, dalla
sottomissione pedissequa alla Legge, per riempire
l'esistenza dello stesso amore di Dio: "ama e fa' ci che
vuoi; sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli,
parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore;
sia che perdoni, perdona per amore; sia in te la radice
dell'amore, poich da questa radice non pu procedere se
non il bene" (S. Agostino).
L'amore di Dio per il mondo non raffigurato nel dono
della vita eterna ad ogni uomo, ma dall'offerta del Padre
all'umanit intera del suo Figlio unigenito. C' dunque un
passaggio, uno sguardo da incrociare, un riferimento
imprescindibile: "quando sar innalzato da terra, attirer
tutti a me" (Gv 12,32).
Dobbiamo lasciarci attrarre dall'amore infinito del
Crocifisso, amore che supera ogni misura perch il Figlio e
il Padre esprimono nella comunione lo stesso amore per il
mondo: Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora
conoscerete che Io Sono (Gv 8,28).
Perch il mondo sia salvato
Il "mondo" quello che non stato capace di riconoscerlo
(Gv 1,10; 15,18), quello che lo odia (Gv 7,7), a cui il
Signore non appartiene (Gv 8,23; 18,36), eppure Dio lo
ama e lo ama tanto.
Questo "mondo", profondamente ingiusto nelle sue
codificazioni, nei confini che esasperano l'inimicizia, nelle
religioni che giustificano la violenza, nell'economia che
impoverisce i poveri e arricchisce i ricchi, nei poteri che
alimentano l'odio..., questo "mondo" Dio lo ama, e vi
manda il Figlio suo quale prova suprema ed evidente di
questo amore. Ecco, l'amore di Dio visita il mondo, ne
attraversa la storia, lo riempie e lo salva.
Se nel progetto di Dio necessario che il Figlio dell'uomo
sia innalzato, altrettanto necessario che l'uomo creda in
lui per non andare perduto: la salvezza di questo nostro
mondo totalmente compromessa con la nostra fede, con
la volont di lasciarci avvolgere dal suo amore e liberi da
ogni altro compromesso, diventare capaci d'amore.


Cos bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo
Movimento Apostolico - rito romano

Finch Ges rimarr innalzato sulla Croce in mezzo alle
nazioni, sempre il sole dell'amore del Padre splender per
l'intera umanit. La nostra vita dalla fede. Il Crocifisso
il vero sacramento della nostra rinascita, rigenerazione.
in Lui, con Lui e per Lui che si passa dalla morte alla vita.
Chi guarda con fede Lui, il Crocifisso, compie la sua pasqua
dalla schiavit del peccato alla libert dei figli di Dio. Passa
dalla non umanit, dalla disumanit, alla vera sua
umanit. In Lui si diviene veri uomini.
La speranza vera dell'uomo nel Crocifisso, dal
Crocifisso. Il Cristo innalzato sulla croce la fonte, la
sorgente di ogni vita. da Lui, dal suo costato aperto sulla
croce, che sgorga per noi l'acqua che trasforma il nostro
deserto spirituale in giardino ricco di ogni frutto di salvezza
e di redenzione. Il Vangelo secondo Giovanni a pi riprese
annunzia questa infallibile verit. Lui la vita. Noi siamo la
morte.
Di nuovo disse loro: Io vado e voi mi cercherete, ma
morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete
venire. Dicevano allora i Giudei: Vuole forse uccidersi,
dal momento che dice: "Dove vado io, voi non potete
venire"?. E diceva loro: Voi siete di quaggi, io sono di
lass; voi siete di questo mondo, io non sono di questo
mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se
infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri
peccati. Gli dissero allora: Tu, chi sei?. Ges disse loro:
Proprio ci che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e
da giudicare; ma colui che mi ha mandato veritiero, e le
cose che ho udito da lui, le dico al mondo. Non capirono
che egli parlava loro del Padre. Disse allora Ges:
Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora
conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me
stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che
mi ha mandato con me: non mi ha lasciato solo, perch
faccio sempre le cose che gli sono gradite (Gv 8,21-29).
Ges rispose loro: venuta l'ora che il Figlio dell'uomo
sia glorificato. In verit, in verit io vi dico: se il chicco di
grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece
muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la
perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la
conserver per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi
segua, e dove sono io, l sar anche il mio servitore. Se
uno serve me, il Padre lo onorer. Adesso l'anima mia
turbata; che cosa dir? Padre, salvami da quest'ora? Ma
proprio per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica
il tuo nome. Venne allora una voce dal cielo: L'ho
glorificato e lo glorificher ancora!. La folla, che era
presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono.
Altri dicevano: Un angelo gli ha parlato. Disse Ges:
Questa voce non venuta per me, ma per voi. Ora il
giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo
sar gettato fuori. E io, quando sar innalzato da terra,
attirer tutti a me. Diceva questo per indicare di quale
morte doveva morire. Allora la folla gli rispose: Noi
abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in
eterno; come puoi dire che il Figlio dell'uomo deve essere
innalzato? Chi questo Figlio dell'uomo?. Allora Ges
disse loro: Ancora per poco tempo la luce tra voi.
Camminate mentre avete la luce, perch le tenebre non vi
sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va.
Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli
della luce. Ges disse queste cose, poi se ne and e si
nascose loro (Gv 12,23-36).
I figli di Israele, nel deserto, venivano attaccati da serpenti
velenosi contro il cui morso non vi era alcun rimedio. Dio
stabil via della vita la fede in un serpente di bronzo. Chi lo
guardava con fede, sanava dal morso letale. Chi non lo
guardava, moriva.
Chi guarda il Crocifisso con fede, vive. Chi non lo guarda,
rimane nella morte. Senza la fede in Lui non c' alcuna
speranza di vita. Il morso del serpente antico uccide
anima, spirito, corpo. Quella societ che rifiuta il Crocifisso
condannata a sicura morte.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi,
dateci uno sguardo di vera fede.


Commento su Giovanni 3,13-17
Omelie.org - autori vari
COMMENTO ALLE LETTURE
Commento a cura di Rocco Pezzimenti
1. La celebrazione odierna sembra essere fuori moda,
anche se costituisce l'essenza stessa del Cristianesimo.
Preparata dall'inizio dei tempi e ricordata dai profeti. Non a
caso l'evangelista ripropone le stesse parole di Ges: "E
come Mos innalz il serpente nel deserto, cos deve
essere innalzato il Figlio dell'uomo". Il paragone semplice
e non ammette equivoci anche perch gli apostoli non era
la prima volta che lo sentivano risultandone scandalizzati.
Eppure il Maestro, per fugare ogni dubbio e per farne
capire l'importanza e la portata, aggiunge che questo deve
avvenire "affinch ognuno che crede in lui abbia la vita
eterna".
2. La Croce, con tutto il suo scandalo, diviene la
discriminate per chi voglia salvarsi. Non un fatto
opinabile. Nostro Signore la presenta come la via della
redenzione. Diventa con lui trono sul quale sar incoronato
della corona della vittoria. Diciamoci la verit, anche a noi,
questo discorso il pi delle volte sembra assurdo. Spesso
proviamo a sostenerlo in modo poco convincente perch
noi stessi lo affrontiamo distratti da troppi "se" e da tanti
"ma". Forse, questo capita perch non riflettiamo sul vero
senso della Croce, che segno di amore,
dell'incomprensibile amore di Dio che "ha tanto amato il
mondo da dare suo Figlio, l'unigenito".
3. Il simbolo della Croce la vicenda stessa della Chiesa e
dei suoi fedeli che solo per il tramite di essa possono
salvarsi. Lo stesso Ges aggiunge che riconoscere il valore
salvifico del suo sacrificio necessario "affinch ognuno
che crede in Lui non perisca ma abbia la vita eterna".
Scandalizzarsi della Croce, allora come oggi, mettere in
discussione la salvezza portata dal redentore.
dimenticare che "Dio non mand il Figlio nel mondo per
condannare il mondo, ma affinch il mondo sia salvato per
mezzo di Lui". La misura dell'amore di Dio data dal
sacrificio di s. Non credere nella croce di Cristo non
capire, in alcuni casi rifiutare, l'amore di Dio.
4. Paolo canta questo prodigio della Croce operato da Ges
che, essendo Dio, "svuot" quasi se stesso - il verbo
annientare dice poco - prendendo forma di schiavo, che
non da intendere nella ristretta dimensione del sociale,
ma che sta a significare che, "divenuto simile agli uomini",
si sottopose alla morte, umiliandosi come pi non si
poteva. Divenne "obbediente fino alla morte, alla morte di
Croce", per riparare con l'obbedienza al peccato originale
della superbia.
5. Il paradosso continua: proprio a seguito di questo
obbrobrio che "Iddio lo esalt e gli diede un nome che al
di sopra di ogni altro nome". Insomma, da qui si genera
una nuova regalit, per questo l' Esaltazione della Santa
Croce. Il suo nome diviene il nome del Re dei re "perch
nel nome di Ges ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra,
nell'inferno". Anche questo ci suona strano. Si parla di
dimensioni che non sembrano riguardarci pi. Forse perch
non diamo il senso che richiede all'espressione che "Ges
Cristo Signore a gloria di Dio Padre".


Guardando dritto negli occhi la croce
don Alberto Brignoli

Oggi il calendario liturgico ci invita a fare una "pausa",
nella celebrazione ordinaria della domenica, perch
possiamo celebrare con la solennit che le consona la
festa della Esaltazione della Croce di Ges. una festa che
ha origini antiche, legate pure ad alcune tradizioni che a
noi oggi sembrano poco plausibili e prive di elementi di
fede: due imperatori cristiani di Roma, Costantino ed
Eraclio, in tempi abbastanza lontani tra di loro, videro nella
devota invocazione alla Croce di Cristo il motivo della loro
vittoria contro due eserciti nemici, per cui oggi celebriamo
una festa che, almeno a livello storico, ha delle origini
strane, legate a fenomeni bellici e di violenza.
Ma ci che pi mi colpisce e mi sconvolge di questa festa
non tanto la sua origine storica, quanto l'oggetto stesso
della devozione, ovvero il fatto che si invitino i fedeli ad
"esaltare" la croce. Finch si tratta di esaltare la grandezza
e la forza salvifica della Croce di Cristo, credo che nessuno
di noi sia disposto a farsi da parte o a tirarsi indietro; ma
se vero - e non ho alcun dubbio nel credere che sia cos -
che la celebrazione del mistero di Cristo pure
celebrazione del mistero della nostra fede e della nostra
esistenza, dentro di me sento gi un po' pi di resistenza
nell'esaltare e celebrare le croci della nostra vita di ogni
giorno.
Siamo onesti: chi mai se la sente di "esaltare la propria
croce quotidiana"? Chi si sente in grado di esaltare una
vita fatta di stress e di frenesia, che ti porta a iniziare la
giornata con malumore e a terminarla con stanchezza? Chi
se la sente di esaltare un lavoro che non c' o che quando
c' logora? Come si possono esaltare le preoccupazioni che
ci vengono dalla vita di famiglia di ogni giorno? Chi mai
in grado di esaltare le sofferenze e i dolori legati a una
malattia? Chi, in definitiva, se la sente di celebrare ed
esaltare il mistero insondabile, eppure ineludibile, della
morte?
"Esaltare la croce", tanto quella di Cristo come le nostre:
sembra un controsenso, in una societ come la nostra che
tende a eliminare i crocifissi dalla propria vista. Ogni tanto
si sente parlare di politici che si danno da fare con ogni
mezzo per eliminare i crocifissi dalle aule e dai luoghi
pubblici adducendo la bieca giustificazione della volont di
"non offendere" e "rispettare" le sensibilit e i credi
religiosi di tutti (anche chi, per contro, fa le battaglie per
rimettere i crocifissi nei luoghi pubblici sono certo che lo fa
pi per ripicca politica che per autentiche motivazioni di
fede e di rivalutazione della propria identit cristiana); poi,
per, nessuno si preoccupa minimamente di rispettare, di
non offendere le migliaia di crocifissi viventi, i milioni di
persone che nel mondo sono perennemente attaccati alla
croce, spesso senza nessuna prospettiva di salvezza!
Quei "cristi" costantemente appesi alla croce, chi mai li
rispetta e li venera? Malati terminali, senza tetto, barboni,
affamati, esiliati, perseguitati, vittime della guerra e del
razzismo, donne sfruttate, bambini privati di ogni
diritto...e chi pi ne ha, pi ne metta: quante volte i nostri
comportamenti tendono pi a eliminarli dalla nostra vista
(n pi n meno come si fa con i crocifissi delle aule) che
ad esaltarli, a rispettarli, a venerarli come presenza
storica, qui e oggi, del Cristo in croce? Ci d fastidio
fermarci e guardarli negli occhi, vogliamo eliminarli e
addirittura ci rivolgiamo a Dio perch ce ne liberi, senza
prima dimenticarci di darne a lui la colpa, come gli israeliti
nel deserto: "Perch ci avete fatto salire dall'Egitto per
morire in questo deserto?". Come a dire: Perch ci obblighi
a fare i conti ogni giorno con la croce e la morte, quando
staremmo molto meglio rinchiusi nel nostro mondo di
sicurezze?
E poi, siccome la risposta di Dio non quella da noi attesa,
perch la croce e la morte non solo non se ne vanno, ma
entrano a far parte anche della nostra esistenza, oltre che
di quella degli altri, allora lo preghiamo: "Supplica il
Signore che allontani da noi questi serpenti", ovvero:
Signore, molto meglio l'amarezza del deserto che una
croce che ci uccide costantemente.
E la risposta di Dio sconcertante: ti salverai solo se avrai
il coraggio di guardare in faccia alla croce. Gli israeliti nel
deserto si salvavano se, morsi dai serpenti, guardavano
l'asta con il serpente di bronzo innalzata da Mos,
prefigurazione dell'albero che, nella solitudine deserta del
Golgota, molti secoli dopo innalzer il "Figlio dell'Uomo,
perch chiunque crede in lui abbia la vita eterna".
A noi, oggi, dato di salvarci dalla sofferenza e dalla
morte se ad essa siamo capaci di guardare in faccia, negli
occhi, non con atteggiamenti di sprezzante sfida, e
nemmeno con disperata rassegnazione, ma con la
speranza che viene dalla fede. Con quella speranza, cio,
che viene dalla consapevolezza che Dio non ha eliminato la
morte dalla nostra vita, ma ha deciso liberamente (s,
perch almeno lui poteva benissimo farne a meno) di
assumerla su di s, di accompagnarci nel momento della
solitudine, della sofferenza, della malattia, della morte, in
definitiva della croce, e di farci sentire che quella croce
non siamo pi da soli a portarla.
Questo il senso dell'"esaltazione" della croce. Dio
consapevole delle croci dell'uomo, non perch sia lui a
mandarcele, ma perch lui stesso, nella persona di suo
Figlio Ges, le ha provate sulla sua pelle. E continua a
provarle, a portarle su di s, in ogni uomo che soffre e che
muore, soprattutto in chi soffre ingiustamente.
Ed proprio questa condivisione, questa "com-passione"
con l'uomo e con le sue croci quotidiane che rappresentano
per noi speranza e addirittura fonte di vita nuova.
Perch da Cristo in poi, da quel tragico venerd sul
Golgota, l'uomo non pi da solo, nella sofferenza: Dio
con noi, ci accompagna, ci aiuta, ci conforta, ci redime, ci
salva. E la festa di oggi ci dice addirittura che ci risolleva e
ci esalta.


Gloriarci della Croce di Ges
padre Antonio Rungi

La XXIV domenica del tempo ordinario, quest'anno
coincide con la festa dell'Esaltazione della croce. Ogni
domenica, Pasqua settimanale, celebriamo l'esaltazione
della croce e la risurrezione del Crocifisso. Ma questa
domenica, l'esaltazione della croce assume uno speciale
significato liturgico. La chiesa chiamata a inginocchiarsi
ai piedi del Crocifisso per imparare ad amare, perdonare e
ad essere umile senza alcuna assurda pretesa di essere
qualcuno. Di fronte al grande mistero dell'amore
misericordioso del Signore che rivela tutta la sua potenza
nella Croce, noi oggi siamo chiamati a rinnovare questo
nostro impegno di spiritualit passiologica, mettendo al
centro della nostra vita, proprio Lui il Crocifisso, come
l'hanno messo al centro della loro esistenza i santi di ogni
tempo e dei nostri giorni. Come non ricordare in questa
festa della croce, la morte delle tre suore saveriane, uccise
barbaramente in Burundi nei giorni scorsi.
Anche in questi atti supremi d'amore si rivela la potenza
della croce, non la sua sconfitta, ma la sua vera vittoria.
Se seme caduto nella terra non muore, non produce frutto,
destinato a marcire nel terreno, senza poter vedere la
vita che si sviluppa e cresce attraverso lo stelo, la foglia e
la pianta. Ecco la storia di ogni vita che deve morire a se
stessa per risorgere e dare semi nuovi. Questo mistero
dell'amore che muore e che rivive, lo comprendiamo alla
luce di quanto scrive l'Apostolo Paolo nel brano della
seconda lettura di questa festa, tratto da lettera agli
Efesini.
La festa della Croce l'abbassarsi di Dio, attraverso il suo
Figlio, alla nostra umile condizione umana, per ridare
dignit all'uomo attraverso lo strumento pi ignobile,
conosciuto ai tempi di Ges, che era la croce, un supplizio
tremendo, considerato che chi era condannato alla
crocifissione era considerato, nella logica e del potere del
tempo, un nulla, un fallito, uno che non alcun peso e non
pu essere considerato. D'altra parte, gi nell'Antico
Testamento tutta una linea profetica aveva preannunciata
la venuta del Messia e Redentore, non sotto le mentite
vesti del povero e del sofferente, ma del vero servo
sofferente di Javh.
E' Isaia, nel Patriarca Mos, a darci una precisa
anticipazione della figura del Messia Redentore rivestito
della sofferenza e dell'umiliazione. L'immagine del
serpente fissato sull'asta e che libera da ogni pericolo, ci
porta immediatamente all'immagine di Ges Crocifisso. Il
bellissimo e profondo brano scelto come prima lettura nella
liturgia della festa dell'Esaltazione della Croce, tratto dal
Libro dei Numeri, ci porta a toccare con mano la grande di
questo Dio-Uomo e Uomo-Dio che si incarnato nella
storia dell'umanit nella pienezza dei tempi e si fatto
uomo come noi. Il serpente di bronzo che Mos portava
come a difesa del popolo di Israele e che salvava dalla
morte, per avvelenamento, ci porta alla Croce di Ges. Egli
issato sulla croce per amore dell'umanit e per ridarci la
dignit di figli di Dio perduta con il peccato originale. Ges
crocifisso ci libera da ogni veleno spirituale che fa rischiare
di infettare tutta la persona e farla morire nello spirito,
azzerando in lei ogni possibilit di speranza e riscatto.
Ges, innalzato sulla croce, il grande segno dell'amore
misericordioso di Dio, il quale, nonostante i nostri
fallimenti ed i nostri peccati, ci attende per dialogare con
Lui nella carit, che si fa prossimo, vita, speranza e gioia
per tutti.
Nel sintetico brano del Vangelo di Giovanni, che
introdotto nella Liturgia della parola di questa festa,
incontriamo forti espressioni che ci aiutano a comprendere
il senso il significato di questa festa. E' come rivivere il
Venerd Santo, quando Cristo liberamente va al Calvario,
dopo essere stato condannato ingiustamente da Pilato.
Scrive Papa Francesco in merito a Ges Crocifisso:
"L'Uomo della Sindone ci invita a contemplare Ges di
Nazaret. Questa immagine - impressa nel telo - parla al
nostro cuore e ci spinge a salire il Monte del Calvario, a
guardare al legno della Croce, a immergerci nel silenzio
eloquente dell'amore. Lasciamoci dunque raggiungere da
questo sguardo, che non cerca i nostri occhi ma il nostro
cuore. Ascoltiamo ci che vuole dirci, nel silenzio,
oltrepassando la stessa morte. Attraverso la sacra Sindone
ci giunge la Parola unica ed ultima di Dio: l'Amore fatto
uomo, incarnato nella nostra storia; l'Amore misericordioso
di Dio che ha preso su di s tutto il male del mondo per
liberarci dal suo dominio. Questo Volto sfigurato assomiglia
a tanti volti di uomini e donne feriti da una vita non
rispettosa della loro dignit, da guerre e violenze che
colpiscono i pi deboli".
Festeggiare la Croce mettersi dalla parte dei sofferenti,
di quanti sono nell'assoluta disperazione per far s che la
gioia della redenzione portata a compimento da Ges
Cristo, mediante la sua morte in croce e la sua
risurrezione, possa raggiungere ogni uomo di questa terra,
dove a piantare le croci di morte e di dolore sono altri
uomini che uccidono, ammazzano, distruggono,
violentano, offendono, privano di ogni dignit e libert altri
fratelli che vivono su questa terra. Festeggiare la croce,
festeggiare l'amore, la gioia e la giustizia, perch su quella
Croce salito il Figlio di Dio e da quella croce ci ha dettato
una lezione di amore che nessuno potr mai uguagliare
nella sostanza e nella forma.
Con san Paolo Apostolo vogliamo lanciare, nel deserto
spirituale di questo mondo, questo messaggio di amore e
di speranza per tutti: "Di null'altro mai ci glorieremo se
non della Croce di Ges Cristo, nostro Signore: egli la
nostra salvezza, vita e risurrezione; per mezzo di lui siamo
stati salvati e liberati". (cf. Gal 6,14).


Commento su Gv. 3.17
Casa di Preghiera San Biagio FMA
"Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per
condannare il mondo ma perch il mondo sia salvato
per mezzo di Lui"
Gv. 3.17
Come vivere questa Parola?
Riprendere il cammino della PAROLA DI DIO con
quest'affermazione fortissima del Vangelo di Giovanni
come ossigenarsi l'anima, il cuore e la vita.
Molta gente ha buttato ai rovi la propria identit cristiana
perch non ha preso mai contatto vero e profondo con
quanto vien detto qui.
In fondo ci che domina l'uomo ancora oggi la paura.
Che si annidi nella sua parte inconscia o che lo assedi dopo
errori commessi, non sempre lo si sa appurare. La paura
distruttiva, proprio perch come nerofumo di confusione
da cui per emerge un guaio serio: la falsa immagine di
Dio.
Dopo aver ascoltato tante persone so che molte pensano a
un "dio" castigamatti, pronto a scagliare fulmini sul
peccatore. Non cos! Dio vuole che tu, che io e ognuno di
noi sia salvo. La prova? Ascoltiamo ancora Giovanni: "Dio
ha tanto amato il mondo da dare il Figlio Unigenito perch
chiunque crede in Lui non vada perduto ma abbia la vita
eterna" (Gv. 3.16).
Si, il Padre ci ha dato Ges, Suo Figlio: non su un letto di
rose ma su quell'obbrobrio che era il supplizio della Croce.
Ges cos aveva preso su di s tutto il marciume del
peccato, tutto il male del mondo.
E fu questo il modo concreto per dire a ognuno: ti voglio
cos bene che muoio per te. Ti voglio salvo, ti libero dalla
paura.
La voce di una consacrata
Signore credo in te, perci mi fido di te. L'abbandono si
esprime nel non pretendere di decifrare il futuro, di
controllarlo, di conoscerne i risultati. Mi sento al centro del
cuore, con te Signore. Sono nella pace.
Sr Ivana Marchetti fma. (1944 - 2009)
Sr Maria Pia Giudici fma


Esaltiamo l'amore pi grande
mons. Roberto Brunelli
Esaltazione della Santa Croce: la festa odierna, tanto
importante da interrompere il normale ciclo delle
domeniche, importante ancor di pi per i cristiani
orientali, i quali la considerano quasi una seconda Pasqua.
La festa ha avuto origine presso di loro, per ricordare la
consacrazione, avvenuta a Gerusalemme l'anno 335, di
quella che noi chiamiamo la basilica del Santo Sepolcro;
qui si venerava il legno ritenuto la croce di Ges, e quando
nel 630 l'imperatore Eraclio riusc a riportarvelo, vincendo i
Persiani che l'avevano sottratto, al ricordo della
consacrazione si aggiunse quello del felice ricupero. Da
allora la festa si estese ai cristiani d'occidente.
A parte le memorie storiche, esaltare la Santa Croce
significa richiamare insieme i due volti della redenzione
compiuta dall'Uomo-Dio: le celebrazioni pasquali li
presentano distinti (il venerd santo, la morte in croce; la
domenica, la gloria della risurrezione), ma essi
costituiscono un unico inscindibile mistero. Se Cristo non
fosse risorto, ricorda San Paolo, vana sarebbe la nostra
fede; ma risorto perch prima era morto, e nel modo che
si sa, e per le ragioni che si conoscono. Due volti dunque
dell'unico mistero, come avevano ben compreso gi i primi
cristiani, i quali per secoli hanno cercato di esprimerlo
raffigurando non il Crocifisso ma la sola croce, d'oro e
impreziosita da gemme, o in vari altri modi adorna.
Insomma esaltata, in quanto strumento e segno della
salvezza, strumento e segno dell'amore pi grande che si
possa immaginare.
Il passo dei vangeli proposto in questa festa, diversamente
da quanto ci si potrebbe aspettare, non scelto tra i
resoconti della Pasqua, pur se tutti e quattro gli evangelisti
li presentano, e con abbondanza di particolari. Ne stato
scelto invece una sorta di preannuncio (Giovanni 3,13-17),
fatto dallo stesso Ges a Nicodemo, il notabile giudeo
recatosi da lui di notte, in segreto. Da quel predicatore
ambulante che tanto l'aveva impressionato da indurlo a
rischiare l'ostracismo dei suoi pari pur di conoscerlo di
persona, Nicodemo tra l'altro si sent dire: "Nessuno mai
salito al cielo, fuorch il Figlio dell'uomo che disceso dal
cielo. E come Mos innalz il serpente nel deserto, cos
bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perch
chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha
tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito,
perch chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita
eterna".
Due premesse, per capire. "Figlio dell'uomo"
l'espressione con cui Ges designa se stesso. E l'accenno
al serpente di Mos fa riferimento a un episodio dell'antico
testamento (Numeri 21,4-9): quando il popolo d'Israele,
invece di esprimere con la fedelt a Dio la sua
riconoscenza per essere stato liberato dalla schiavit
dell'Egitto, prese a lamentarsi del viaggio nel deserto, fu
assalito da serpenti velenosi seminatori di morte; allora,
impaurito e pentito chiese aiuto al condottiero, il quale per
ordine del Signore innalz su un'asta un serpente di rame:
chiunque, dopo essere stato morso, lo avesse guardato,
sarebbe rimasto vivo. Evidentemente quello che teneva in
vita non era il manufatto sull'asta, ma la fede in Dio che
cos aveva disposto; ed facile comprendere che quel
singolo episodio assume un valore paradigmatico,
passando dalla dimensione fisica a quella spirituale.
A Ges bastano le poche parole riportate, per manifestare
le verit profonde che riguardano lui stesso e noi in
rapporto a lui. Ricapitolando: Dio ha amato gli uomini,
tanto da intervenire nel viaggio della loro vita, a liberarli
dai morsi delle colpe che darebbero loro la morte
spirituale; allo scopo ha mandato il suo Figlio, il quale,
prima di tornare al cielo, sar anche lui innalzato su un
legno; chi guarda a lui con fede (cio accoglie nella propria
vita Colui che per amore ha donato la sua) evita la morte,
anzi riceve da Dio la vita senza fine.


Commento su Giovanni 3,13-17
Agenzia SIR
Agenzia SIR

Ges parla a Nicodemo, maestro della legge, che per
non lo capisce; lo capir - pi avanti - Giovanni il Battista,
il profeta primo ad accogliere la parola di Ges e a
rinascere dall'alto.
Nicodemo un anziano giunto alla sera della vita e va
da Ges di notte. Ges, al contrario, vuole farlo venire alla
luce e fargli capire che s'innalza per dar vita, non per
morire. il problema fondamentale dell'uomo: come
vivere per vincere l'angoscia della morte. Nicodemo,
ricercatore della legge, non ha trovato risposta e Ges gli
dice che si "nasce dall'alto".
Le poche parole di Ges non vanno spiegate; esse
stesse spiegano nel senso che tolgono le pieghe al nostro
animo e portano nelle profondit dello spirito a capire chi
siamo noi e chi Lui. una illuminazione sulla pienezza
della vita. Quando uno vive veramente? Non quando
nasce, perch si nasce mortali e poi si muore. Uno vive
veramente quando amato e riama a sua volta.
l'incredibile amore di Dio per l'uomo. All'origine
dell'esistere non c' il fato, il caso; c' un amore personale
di tante persone; questa la prima cosa. Questo il
centro del Vangelo. Il Figlio dell'uomo Ges e bisogna
che sia innalzato. Essere innalzato vuol dire essere
glorificato, ma anche essere appeso sulla Croce. E infatti la
sua gloria sar la Croce perch l finisce il male.
Sulla Croce si comprende la gloria di un Dio che ci ama
talmente da dare la vita anche se lo mettiamo in Croce.
Cos Dio, non pu non amarci perch Padre. E il Figlio
che conosce l'amore del Padre testimonia la fraternit fra
tutti. venuto il Figlio - e non il Padre - proprio per
insegnarci che noi siamo figli e dunque fratelli.
L'ultimo verso sul tema del giudizio che spetta a Dio
che vuole salvare tutti, predestinandoci al bene perch
amati come figli. Dio per rispetta la libert degli uomini,
non costringere all'assenso. La fede la fiducia che si d
all'amore.
Commento a cura di don Angelo Sceppacerca


Amore straordinario
padre Gian Franco Scarpitta
Non certo ad uno strumento ligneo che noi dedichiamo
una Festa liturgica. Per quanto bella e monumentale possa
apparirci appesa alla parere della nostra chiesa
parrocchiale, non ad essa che noi concediamo
venerazione e baci. Come si pu infatti lodare e idolatrare
un oggetto che stato strumento di morte crudele?
Piuttosto, mentre rivolgiamo alla croce di legno tutte le
nostre attenzioni, dobbiamo assumere consapevolezza che
il vero omaggio rivolto a Colui che non ha disdegnato di
caricarsi di un simile strumento per la salvezza di tutti noi.
In parole povere, noi non veneriamo la croce quale
strumento di morte o di condanna nefasta, ma in essa
rivolgiamo il nostro onore all'elemento per mezzo del quale
avvenuta la nostra redenzione e la nostra salvezza. E
sopratutto noi veneriamo il Crocifisso molto pi della croce
stessa. Colui che in essa ha dato la massima espressione
dell'amore per l'umanit.
Facciamoci caso: fra tutti gli strumenti di tortura concepiti
dal genio omicida dell'uomo, quello della croce il pi
macabro e raccapricciante. La ghigliottina o la crivellazione
di mitra hanno certo la loro crudelt, ma non comportano
che si muoia dopo lunghe torture, spasimi e affanni, come
quando si sta appesi a lungo in una posizione che
distrugge il fisico e il sistema cardio circolatorio. Per non
parlare della macelleria umana dei chiodi che si infilzano
sugli arti che sgorgano sangue. Qualsiasi altro strumento
di supplizio non cos duraturo e massacrante come la
croce. Accettare pertanto di essere trafitti sui pali incrociati
vuol dire pertanto essere ben coscienti del dolore
atrocissimo che si dovr subire, avere consapevolezza di
una morte crudele dopo una lunga sofferenza cruenta
priva di consolazioni; accogliere di buon grado una sorte
dalla quale non si potr assolutamente scappare.. Non per
niente Ges pregava il Padre che, ferma restando la Sua
indomita volont, "passasse da lui questo calice" (Mt 26,
39). Quando poi il dolore accompagnato dallo scherno e
dagli sberleffi altrui, diventa ancora pi insormontabile.
Ma seppure Ges abbia avanzato la suddetta richiesta al
Padre di liberarlo da una fine cos ignobile, non ha ricusato
di avviarsi ad essa con fare coraggioso e risoluto, senza
opporvi resistenza e senza usufruire delle certissime difese
di Dio Padre che avrebbe potuto ben liberarlo. Ha voluto
affrontare la croce per essere, a detta di Paolo, "scandalo
per i Giudei stoltezza per i pagani, ma per coloro che Dio
ha chiamati, Giudei o pagani, Cristo sapienza e potenza
di Dio..." (! Cor 1, 22-24). In questo strumento di grandi
atrocit, Cristo ha mostrato che Dio sceglie ci che il
mondo tende a fuggire, abbracciando ogni sorta di
avversit e di umiliante sconfitta che mai si riterrebbe
concepibile agli occhi dell'umano. Un Dio che potrebbe
piegare tutti alla sua volont con la coercizione e con il
predominio, e che invece preferisce morire su una croce
per favore nostro. La ragione di tutto ci non pu essere
che una sola: sebbene l'uomo debba delle scuse a Dio a
motivo del suo peccato, Dio si atteggia nei suoi riguardi
quasi chiedendo scusa egli stesso, come se a ricevere
l'offesa fosse stato l'uomo. E sulla croce la scusa di Dio
l'Amore.
Rivolto ai Romani, Paolo sottolinea con forza che, cos
come si paga il riscatto per la liberazione di un ostaggio,
cos sulla croce di Cristo Dio paga il prezzo di riscatto per i
peccati dell'umanit e il sangue del suo Figlio la moneta
di questo pagamento: Cristo nella croce espia i nostri
peccati. Ma cosa caratterizza questa decisione puramente
divina se non l'Amore straordinario che solo in Dio pu
sussistere? Solo il Dio che ama l'uomo fino in fondo pu
sacrificarsi per lui accogliendo uno strumento di morte
crudele e l'accettazione del patibolo la prova del nove di
questo Amore straordinario che sconfina con la pazzia.
Come Mos innalz il serpente nel deserto (I lettura) per
salvare gli Israeliti dai meritati morsi dei serpenti; cos
adesso il Figlio Ges Cristo sar innalzato dopo la croce:
risusciter e ascender al cielo per essere sempre con noi
una volta vittorioso sulla morte e sul peccato.
La croce quindi necessaria.
Se lo stata per Cristo, certamente lo sar anche per noi.
Se prestiamo un momento di attenzione, gli altri la
chiamano sotto diversi appellativi: difficolt, affanno, lotta,
inquietudine... ma sempre quella . La croce del
quotidiano. Quale la differenza fra coloro che non la
definiscono croce e noi cristiani che la denominiamo con
tale termine?
Semplicemente questa: a differenza degli altri, noi
guardiamo in essa Ges il Crocifisso, colui che destinato
a resuscitare e a liberarsene mostrandone addirittura i
segni da risorto; e questo ci incute fiducia e speranza.
Nell'affrontare le vicissitudini negative di ogni giorno e nel
subire i torti e le ingiustizie e le cattiverie di ogni sorta, ci
di consolazione rivolgere lo sguardo verso Colui che
stato trafitto e ripensare a quanto Egli ha sofferto in
materia di persecuzione, per comprendere che come Lui
anche noi siamo destinati a ricevere il giusto compenso in
questa vita e la remunerazione eterna al termine del
nostro itinerario terreno.


Commento su Giovanni 3,13-17
fr. Massimo Rossi
Quest'anno la solennit dell'Esaltazione della S.Croce cade
di domenica: quale migliore congiuntura, per parlare del
mistero della nostra salvezza?...a cominciare dal testo
dell'Orazione Collett: si afferma che Dio Padre ha voluto
la morte di suo Figlio per salvare l'umanit; il testo
originale della Preghiera Eucaristica III - ne ho gi parlato
in altre occasioni -, ribadisce il principio che, in
sostanza,Dio volle essere placato con la morte di Ges: ho
detto anche che, in fase di traduzione dell'originale latino
in italiano, inglese, francese e tedesco, questa espressione
particolarmente forte ed esplicita stata cancellata dal
testo (della preghiera eucaristica). Fu una scelta dettata
da prudenza? Quale sarebbe stata e quale sarebbe ancora
la reazione dei fedeli, nel sentir proclamare dall'altare
un'affermazione simile? E come potremmo ancora parlare
di colpevolezza, da parte di coloro che materialmente
agirono contro Ges, a cominciare da Giuda... e poi Pietro,
Caifa', Pilato, Erode, i soldati, il popolo che chiese la morte
in croce del Signore...?
Se Dio voleva questo, se era scritto che Ges sarebbe
morto, come Lui stesso annunci in tempi non sospetti,
quando cio era all'apice della notoriet, allora vuol dire
che c'era un destino gi segnato, non solo per il Figlio di
Dio, ma anche per gli uomini che collaborarono
direttamente, o indirettamente, alla morte di Lui. Qualcuno
ricorder il famoso film "Jesus Christ Superstar", che fece
discutere il mondo e la Chiesa alla fine degli anni 70:
ebbene, all'inizio del film, Giuda innalza a Dio la sua
protesta: "Perch io? perch hai scelto me?": non si tratta
solo di battute ad effetto, in gioco il delicato e sempre
difficile rapporto tra la libert degli uomini e la conoscenza
che Dio ha del passato, del presente, ma anche del futuro
nostro e di tutti. Se Dio sapeva, perch non lo ha
impedito? Lui che onnipotente, non poteva intervenire
per salvare Suo Figlio da quella morte tragica e ingiusta? E
se non l'ha fatto, significa forse che condivideva, in tutto o
in parte, il complotto e la decisione di uccidere Ges?
Sappiamo bene che un conto consentire, permettere,
accettare... e un altro conto condividere.
Tuttavia questi distinguo' non convincono del tutto; e il
problema del valore della volont di Dio in ordine alla
passione di suo Figlio rimane aperto. In ultima analisi,
quale era la volont di Dio nei confronti di Ges? (Dio) ha
voluto s, o no la passione di Cristo?
Alla domanda non risponder in questa sede, la lascio alla
vostra riflessione personale.
Anche perch la solennit di oggi celebra la S.Croce, non
per esaltare il patibolo sul quale Ges salito ed morto -
un patibolo in quanto tale non si pu n si potr mai
esaltare! -; ma per celebrare ci che la croce di Cristo ci
ha guadagnato, la salvezza!
La Chiesa, fedele al mandato di Cristo contenuto nel
Vangelo, insegna che c' una salvezza presente e una
futura: quella presente la salvezza dai peccati; quella
futura la vita eterna.
Tanto la prima che la seconda sono vincolate alla nostra
volont di collaborare a questo piano di salvezza che Dio
ha ordinato per ciascuno di noi e per l'umanit intera. Ora,
senza nulla togliere alla sovrana e assoluta libert di Dio,
la nostra salvezza dipende anche dalla nostra libert e
volont di realizzarla con ogni mezzo, in sostanza,
scegliendo il bene ed evitando il male.
Certo, la sola volont umana, per quanto forte,
determinata e audace nel ricercare il bene da fare e il male
da evitare, (la volont umana) non in grado di
guadagnare la salvezza. necessaria la misericordia di
Dio, misericordia compiuta dalla passione di Cristo. Ma la
Passione di Cristo ci interpella ad entrare nella salvezza
facendo la nostra parte.
Ci che di buono possiamo fare non costituisce alcun titolo
di merito e non aggiunge nulla ai meriti di Cristo. Cos
pure, ci che noi possiamo patire in nome della fede, non
aggiunge nulla ai patimenti di Cristo: l'apostolo Paolo
scrive ai Colossesi (cfr Col 1,24), per ricordare loro che la
sua propria passione altro non che una cammino di
purificazione personale, finalizzato a portare a compimento
nel suo proprio corpo ci che ancora manca della passione
di Cristo; ci che manca in lui-Paolo, non in Cristo! una
precisazione doverosa: i fedeli devono fuggire la
tentazione dell'orgoglio di accampare diritti sulla salvezza;
quasi che Cristo avesse bisogno di un ulteriore contributo
umano.
Le sofferenze, la perseveranza, la fede non aggiungono
qualcosa alla passione di Cristo, ma la rendono efficace per
il singolo credente e per la comunit tutta.
Diventando sempre pi conformi alla persona di Ges, in
vita e soprattutto in morte, noi apriamo la porta alla
salvezza, ci arrendiamo all'amore di Dio, con-sentiamo che
questo Amore ci raggiunga e, con esso, la salvezza.
Concludo con un'ultima precisazione, diretta soprattutto a
coloro che intendono la salvezza nei termini di giudizio di
Dio: la precisazione non mia, ma emerge dalle parole
che il Signore rivolge a Nicodemo: "Dio non ha mandato il
Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perch il
mondo sia salvato per mezzo di lui.".
Mi piace pensare che, al termine della vita, ciascuno possa
ricevere l'abbraccio del Padre, come san Luca descrive al
capitolo 15 del suo Vangelo: lacrime di gioia, il vestito pi
bello, l'anello al dito, i sandali ai piedi, e.... tutti dentro, a
far festa!
Romantico? no, evangelico!


Commento su Nm 21,4-9; Fil 2,6-11; Gv 3,13-17
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie -
famiglie)
Oggi la liturgia ci propone la festa dell'esaltazione della
santa croce, che si celebra in questa data e, trovandosi di
domenica, ha precedenza sulla liturgia ordinaria. La sua
origine storica e ricorda il ritrovamento del luogo della
crocifissione a Gerusalemme da parte della regina Elena,
madre dell'imperatore Costantino. I nostri fratelli orientali
celebrano questa festa con una solennit paragonabile a
quella della Pasqua.
Il discorso della croce un discorso difficile, irto di possibili
malintesi, ma centrale nella nostra fede. La croce non da
esaltare, la sofferenza non mai gradita a Dio. La croce
il segno dell'amore di Dio per ciascuno di noi. Esaltare la
croce significa esaltare l'amore. Nel Vangelo san Giovanni
ci dice che Ges innalzato sulla croce attira tutti a s. Ecco
perch la Croce va esaltata, perch solo la Croce
strumento di salvezza. la Croce che ci contraddistingue
come cristiani, il nostro simbolo, la nostra vita, perch
esprime non solo la morte, ma anche la Risurrezione di
Ges.
Nella prima lettura troviamo il brano al quale Ges fa
riferimento nel suo discorso con Nicodemo: gli israeliti
dopo essersi ribellati a Dio e a Mos, vengono puniti.
Rientrati in s chiedono a Mos di intercedere presso Dio.
Il serpente, segno di morte, di terrore, di fallimento, di
sofferenza, diventa allora un segno di vita, allo stesso
modo in cui la croce, segno di paura, di morte, diventa
segno di vita.
Nella seconda lettura, tratta dalla Lettera ai Filippesi, la
croce vista come il motivo di "esaltazione" di Cristo. Dio,
in Ges, si spogliato della sua divinit ed venuto in
mezzo a noi come colui che serve. Il nostro Dio un Dio
che scende dai cieli per raggiungere la nostra realt, per
venirci incontro e vivere accanto a noi le tante difficolt
della vita.
Il Padre esalta il Figlio che ha accettato di obbedire fino al
dono supremo della vita; la croce cos diventa segno
dell'obbedienza come adesione che accompagna tutta la
sua avventura terrena.
Nel Vangelo Ges dice al suo visitatore Nicodemo che
"bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perch
chiunque crede in lui abbia la vita eterna."(Giov.3,14b-15).
sulla croce che troviamo la manifestazione pi alta
dell'amore di Dio. Sulla croce Ges in tutto simile al
serpente di bronzo issato su un'asta al centro
dell'accampamento. Chi guarda con fede a Cristo Ges
salvo.
La testimonianza, l'impegno, il sacrificio, la solidariet, il
coraggio, l'amore e il perdono devono diventare allora le
caratteristiche e i comportamenti di vita per seguire Ges,
che ha saputo abbandonarsi al progetto di Dio Padre per la
salvezza dell'umanit.
La croce segna la diversit tra il modello di vita egoistica
delle promesse e dei diritti e quello cristiano della
responsabilit e dell'impegno. Quando si devono affrontare
i nodi seri dell'esistenza, quando si vuole costruire una
famiglia unita, una convivenza umana nel segno della
solidariet, un futuro di pace, cio quando si vuole amare
si ha bisogno di punti di riferimento che non sempre
coincidono con le sicurezze umane.
Ecco allora che la Croce, segno di dolore, di morte, di
contraddizione, diventa segno di amore e donazione totale
e pu esserci di aiuto nei momenti di difficolt. Ges
muore per testimoniare la seriet con la quale la vita va
vissuta, la radicalit con cui va vissuto l'impegno di
promuovere una vita veramente umana in famiglia, sul
lavoro, nella societ e nelle nostra comunit in cui viviamo
ed operiamo.
Ricordiamoci di questo quando facciamo il segno della
croce, un segno non formale, ma che comprende tutto
quanto la liturgia di oggi ci ha aiutato a capire.
Per la riflessione di coppia e di famiglia:
- La parola "croce" suscita in me pi atteggiamenti
negativi o la collego a uno strumento di salvezza? Perch?
- Nicodemo era un uomo in sincera ricerca della verit. Gli
mancava per un'ulteriore apertura che gli poteva venire
solo dall'incontro con Ges. Fino a quando noi riduciamo la
nostra fede a una discussione da salotto o pensiamo che
sia una scelta di vita, una testimonianza e condivisione tra
coniugi, in famiglia, sul lavoro, nella societ?
Don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino


Commento su Giovanni 3,16
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio
unigenito, perch chi crede in Lui non muoia, ma
abbia la vita eterna.
Gv 3,16
Come vivere questa Parola?
Icona del Crocifisso e simbolo del mistero pasquale di
morte-vita e di umiliazione-glorificazione, ben presto la
Croce fu considerato lo strumento della nostra salvezza e
segno distintivo dei cristiani. Il 13 settembre del 335 a
Gerusalemme avvenne la consacrazione delle due basiliche
erette da Costantino sul Golgota e sul Santo Sepolcro. Il 3
maggio del 628 l'imperatore Eraclio riconquist le reliquie
della Croce che i Persiani avevano trafugato. Di qui la festa
della Esaltazione /Presentazione della Croce, che i nostri
fratelli orientali celebrano con una solennit paragonabile a
quella della Pasqua.
La festa di oggi si prefigge di entrare nella vita dei fedeli
per educarli a porre al centro del proprio cuore
l'umiliazione-esaltazione di Cristo in croce per leggere ogni
avvenimento, ogni oggi in questa luce. Non difficile
rendersi conto se la Croce al centro della vita e dei
pensieri dei fedeli, perch allora cresce e si diffonde
inesauribilmente la speranza. La Croce ci mostra l'amore
sconfinato che Dio ha per noi: se Dio disposto a dare se
stesso per la nostra salvezza, vuol dire che ci ama; quindi
non abbiamo pi nulla da temere.
Aggrappati alla Croce noi salviamo la nostra esistenza:
un legno, una zattera che ci permette di navigare anche
nei mari pi tempestosi della vita. Tenere gli sguardi fissi
su Ges Crocifisso ci abitua e ci abilita a guardare a tutti i
crocifissi di cui l'umanit ha cosparso il suo cammino (
quelli crocifissi dall'ingiustizia, dalla prepotenza e dalla
sopraffazione dei forti e dei signori della guerra, dalle
malattie e dalla povert... ) e battersi con tutte le forze
perch siano liberati e redenti.
Certo, la Croce sofferenza, ma pu diventare redenzione.
Affidarsi a Ges, credere in Lui fa s che nessuna lacrima
resti senza frutto. Su quella Croce Dio raccoglie tutte le
croci della storia per trasformarle in strumenti di salvezza:
solo nella Croce di Cristo il mondo si salva.
Salve o Croce, unica speranza ( O Crux, ave, spes unica
) Inno ai vespri della Settimana Santa .
La voce di un Teologo Siriano Dottore della Chiesa
La Croce di Ges Cristo la chiave del Paradiso
San Giovanni Damasceno


Nessuno mai salito al cielo, se non colui che
disceso dal cielo
Movimento Apostolico - rito romano
Conoscere Dio per sentito dire, per immaginazione,
pensiero immanente, filosofico ed anche teologico, e
conoscerlo invece per visione eterna, per abitazione nel
suo seno, per unit di natura divina, per perfetta ed eterna
comunione nello Spirito Santo, non sono la stessa cosa. Vi
la stessa differenza che regna tra essere una cosa e
immaginare una cosa. L'uomo immagina Dio e parla per
pensiero sempre analogico. Cristo Ges Dio e parla per
essenza, sostanza, verit, unit, comunione, carit,
misericordia, fedelt, santit, eternit, divinit, che lui
stesso.
Questa differenza va affermata verso tutte le religioni
esistenti nel mondo. Tutte parlano di Dio conoscendolo
come a tentoni. Ges invece parla di Dio parlando di se
stesso, pi che un uomo parla di se stesso, perch Ges si
conosce perfettamente nello Spirito Santo. Ecco cosa
insegna San Paolo agli Ateniesi.
Ateniesi, vedo che, in tutto, siete molto religiosi.
Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho
trovato anche un altare con l'iscrizione: "A un Dio ignoto".
Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo
annuncio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ci che
contiene, che Signore del cielo e della terra, non abita in
templi costruiti da mani d'uomo n dalle mani dell'uomo si
lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa:
lui che d a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli cre
da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perch abitassero
su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine
dei tempi e i confini del loro spazio perch cerchino Dio, se
mai, tastando qua e l come ciechi, arrivino a trovarlo,
bench non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti
viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto
anche alcuni dei vostri poeti: "Perch di lui anche noi
siamo stirpe". Poich dunque siamo stirpe di Dio, non
dobbiamo pensare che la divinit sia simile all'oro,
all'argento e alla pietra, che porti l'impronta dell'arte e
dell'ingegno umano. Ora Dio, passando sopra ai tempi
dell'ignoranza, ordina agli uomini che tutti e dappertutto si
convertano, perch egli ha stabilito un giorno nel quale
dovr giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un
uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura
col risuscitarlo dai morti. Quando sentirono parlare di
risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano:
Su questo ti sentiremo un'altra volta. Cos Paolo si
allontan da loro. Ma alcuni si unirono a lui e divennero
credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell'Arepago,
una donna di nome Dmaris e altri con loro (At 17,22-34).
bene che ricordiamo anche ci che Ges dice alla
Samaritana, anche lei in qualche modo ricercatrice di Dio,
ma colma di tante confusioni nella mente e nel cuore.
I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece
dite che a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare.
Ges le dice: Credimi, donna, viene l'ora in cui n su
questo monte n a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi
adorate ci che non conoscete, noi adoriamo ci che
conosciamo, perch la salvezza viene dai Giudei. Ma viene
l'ora - ed questa - in cui i veri adoratori adoreranno il
Padre in spirito e verit: cos infatti il Padre vuole che
siano quelli che lo adorano. Dio spirito, e quelli che lo
adorano devono adorare in spirito e verit. Gli rispose la
donna: So che deve venire il Messia, chiamato Cristo:
quando egli verr, ci annuncer ogni cosa. Le dice Ges:
Sono io, che parlo con te (Gv 4,20-26).
La Samaritana dice bene. Quando il Messia verr ci
insegner ogni cosa. Il Messia ci parla di Dio dalla croce,
dalla sofferenza per amore, dalla sua passione, dalle sue
trafitture, dai suoi chiodi. Il suo un discorso vero, perch
un discorso di dono.
Ges parla a noi dalla verit di Dio e dell'uomo. Molti
parlano anche della verit di Dio, ma dalla loro falsit. La
loro una verit su Dio che non fa veri quanti la dicono.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli Santi, fateci
veri della verit di Dio.


Commento su Giovanni 3,13-17
Paolo Curtaz
Un evento storico sta all'origine della festa dell'Esaltazione
delle croce: la regina Elena, madre dell'imperatore
Costantino, cristiana, approfitt della sua posizione per
organizzare un imponente pellegrinaggio in Terrasanta con
la benedizione (e moltissimi denari) del figlio. La sua
devozione la spinse a visitare tutti i luoghi in cui si era
conservata la memoria della presenza del Signore e ad
ordinare la costruzione di imponenti basiliche. Sopra il
luogo della crocifissione sorgeva un tempio pagano che la
regina non esit a far demolire per ritrovare la collina del
Golgota e le tombe adiacenti. Secondo una pia tradizione,
in una delle cisterne contigue agli scavi vennero trovate
delle croci fra cui quella di Ges che venne portata
trionfalmente a Costantinopoli, un 14 settembre. Quello
che resta di questa tradizione il significato profondo
dell'evento: la croce che celebriamo quella gloriosa, non
lo strumento di tortura ma la manifestazione della misura
dell'amore divino. Non esaltiamo la sofferenza, che Dio
non ama e non gradisce, ma la testimonianza dell'amore di
Dio che Ges ha manifestato morendo in croce.


Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare
il mondo, ma perch il mondo si salvi per mezzo di
lui
Riccardo Ripoli
Ogni persona giudica gli altri, le loro azioni. Non a caso i
reality sono tanto seguiti, c' infatti la bramosia di sapere
ogni cosa che accade ovunque per poter esprimere giudizi
che vanno ben al di l del fatto stesso, ma si basano sulla
persona.
Il rovescio della medaglia di questa mania di giudicare tutti
che ognuno pensa di essere continuamente sottoposto a
giudizio da parte degli altri.
Mi capita spesso di dover criticare azioni fatte dai miei
ragazzi, ma ogni volta che li accuso di qualcosa, ogni volta
che giudico una loro azione tacciandola per cattiva, mi
premuro sempre di far loro capire che non un parere
sulla persona, bens sull'azione in s stessa. Ognuno di
loro poi tirer le somme e valuter se nel complesso sta
camminando su una buona o una cattiva strada. I ragazzi
capiscono, ed anche se mi arrabbio sanno che gli voglio
bene, li apprezzo ed accetto per quello che sono e,
sgridandoli, svolgo il ruolo di padre che fa capire loro gli
errori portandoli a riflettere sulle conseguenze che certi
gesti possono avere.
Per il mio carattere spesso critico, specie nelle persone a
me pi vicine, atteggiamenti o pensieri che ritengo
sbagliati, esprimendo il mio parere anche su come avrei
affrontato una certa situazione.
Purtroppo capita sovente che tale critica sia presa come un
giudizio alla persona, un parere negativo non tanto
sull'azione in s stessa, quanto sull'insieme, sul modo di
vivere o su quello di pensare.
Questo purtroppo ci che oggi respiriamo, un continuo
giudizio che ci porta a non essere sereni e tranquilli nel
valutare, magari insieme ad altri che ci vogliono bene, le
nostre azioni.
Cos da una parte si assiste a litigi che prendono piede da
una foglia per poi incendiare un bosco intero e talvolta
mettere in crisi lo stesso rapporto, dall'altra c' la falsit di
chi, per evitare liti, decide di non dire pi nulla e tenersi
tutto dentro, con la conseguenza che basta una scintilla
per far uscire dal cuore mille cose del passato, ed allora si
che sono litigate.
Avete mai letto di quei re del passato che assumevano
ogni giorno qualche goccia di veleno? Lo facevano affinch
il loro corpo si abituasse, in modo tale che se qualcuno un
giorno avesse tentato di assassinarli non ci sarebbe
riuscito.
Una critica alla volta, a piccole dosi, non fa male, anzi
fortifica.
Purtroppo in questa smania di giudicare e sentirsi giudicati
ci mettiamo anche Dio. Lo immaginiamo sul Suo grande
trono con lo scettro in mano pronto a condannarci e
punirci per ogni nostra azione. E in moti si allontanano da
Lui per paura.
E' vero che il Signore alla fine del mondo giudicher le
nostre azioni e decider dove la nostra anima trascorrer
l'eternit, ma anche vero che pi volte ci dice che Ges
non venuto per giudicare, ma per salvare.
Vedetelo come un Padre che vuole bene ai Suoi figli. Li
critica, li sferza, gli da regole e comandamenti, ma poi
buono con loro. Ditemi, quante volte avete sbagliato nella
vita? E quante volte avete ricevuto in cambio la punizione
che vi sareste umanamente aspettati di ricevere? Non
sono state pi le carezze delle punizioni o delle prove che
avete dovuto subire?
Il Signore venuto per salvarci, non per condannarci, e ci
ha dato tanti strumenti da utilizzare per suonare la nostra
canzone, qualunque essa sia nel massimo rispetto della
nostra libert. Il Vangelo il vademecum con le regole da
seguire per giocare al meglio questa bellissima partita che
la vita.


Bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato
Ileana Mortari - rito romano
L'evangelista Giovanni fu l'unico degli apostoli che rimase
fino alla fine con Ges, anche dopo il suo arresto, anche
sotto la croce: quando con i suoi stessi occhi lo vide
morire, cap, per dono dello Spirito Santo, che la salvezza
degli uomini non poteva venire per altra via. Ecco perch
nel brano di Nicodemo, da cui tratto il vangelo odierno,
troviamo: "bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo,
perch chiunque crede in lui abbia la vita
eterna."(Giov.3,14b-15)
"Bisogna", in greco "dei" (= necessario), un termine
senza equivalente semitico, che compare un centinaio di
volte nel N.T. quasi sempre in riferimento al progetto di
Dio, al Suo piano di salvezza universale inserito nella storia
degli uomini. Ma perch mai "erano necessarie" la
passione e la morte di Ges? non c'era altro modo per
salvare gli uomini? E, se cos "doveva" succedere, dove sta
la libert di Ges? E' il Cristo solo una "marionetta" nelle
mani di Dio?
Per rispondere a tutte queste domande dobbiamo
ripensare a quella che la "storia della salvezza", cio
"l'ingresso di Dio nella storia, per condurre l'essere umano
al suo fine ultimo - la piena realizzazione di s - mediante
l'offerta all'uomo della Sua alleanza".
Tale storia dimostra chiaramente qual l'amore di Dio
per la sua creatura: un amore davvero eccezionale,
che non si ferma davanti a nessun ostacolo.
Infatti, in una prima fase (Antica Alleanza o Primo
Testamento) accade che, sia nel lontano periodo delle
origini (Gen.1-11), che nelle vicende dei Patriarchi e poi
nel periodo monarchico, esilico e post-esilico, l'ostinazione
dell'uomo nel male e nel peccato sia pi forte dei continui
richiami di Dio (anche attraverso i profeti) al Suo amore
portatore solo di bene.
E allora Dio decide di inviare il suo stesso Figlio, "in
una carne simile a quella del peccato e in vista del
peccato, per condannare il peccato nella
carne" (Romani 8,3)
Di qui il fatto storico dell'incarnazione del Verbo (2
persona della Trinit) e la Sua missione tra gli uomini:
rivelare il volto di Dio, e dunque il Suo amore, e rivolgere
loro l'ultima chiamata, l'estremo appello a ricambiarlo
(Nuova Alleanza o Nuovo Testamento).
In questa sua missione Ges si trov a dover fronteggiare
il terribile avversario del Male/Maligno, incontrando fin da
subito incomprensioni, ostilit, persecuzioni. Egli per non
esit mai un momento a seguire la via indicatagli dal
Padre; con totale libert and fino in fondo nel suo
compito di testimoniare la Verit e rifiut recisamente le
vie alternative che di tanto in tanto gli si presentavano e lo
tentavano: usare il suo potere per un successo facile,
popolare e immediato, che gli avrebbe evitato la passione
e morte (cfr. ad esempio Giov.6,15).
Invece, giorno dopo giorno, il Nazareno ha costantemente
optato per l'obbedienza al Padre.
A un certo punto si reso ben conto che le sue parole e i
suoi comportamenti suscitavano nelle autorit religiose
ebraiche un'ira e una collera tali da farlo considerare un
sovversivo da eliminare; ma ancora una volta ha seguito
con coerenza e coraggio la sua strada: non ha evitato di
andare a Gerusalemme, sede del Sinedrio, non ha tentato
la fuga, n opposto una resistenza armata insieme ai suoi;
piuttosto andato incontro ad una morte annunciata con
sovrana libert; si lasciato arrestare, interrogare,
flagellare, appendere alla croce.
"Perch mai - si domander l'uomo fino alla fine dei tempi
- un Dio ha lasciato che si infierisse cos su di Lui? Perch
non sceso dalla croce, come gli intimavano i suoi
sbeffeggiatori, per mostrare la sua potenza?"
L'avrebbe potuto fare? Certamente, visto che in vita aveva
guarito e resuscitato tante persone! Ma non l'ha fatto,
perch - paradossalmente - proprio in questo non
salvare se stesso ha salvato gli altri, gli uomini, tutti
gli uomini, ciascuno di noi!
E come ci ha salvati? Compiendo la profezia di Isaia: "Egli
stato trafitto per i nostri delitti....Il castigo che ci d
salvezza si abbattuto su di lui" (Is.53, 5)
Come in vita Ges ha preferito soggiacere Lui, innocente,
all'iniqua macchina giudiziaria giudaica, piuttosto che fare
anche una sola vittima ricorrendo alla difesa armata, cos
ora, sulla croce, preferisce non salvare se stesso (pur
potendolo fare!), ma offrire totalmente la sua esistenza
per amore degli uomini.
E infatti proprio sulla croce totale e perfetta la
manifestazione dell'amore di Dio: "Dio dimostra il suo
amore verso di noi perch, mentre eravamo ancora
peccatori, Cristo morto per noi" (Rom.5,8)
Ges "ha dovuto" - e nello stesso tempo "ha voluto" -
scendere nell'abisso del male, per distruggerlo alla radice
con la sua libera conformit al piano del Padre e con il suo
amore agli uomini. Immergendosi nella morte,
conseguenza e "salario" del peccato, egli ha preso su di s
il peccato del mondo, cio tutto il male della storia
umana, e in tal modo lo ha svuotato dall'interno, cio lo
ha "tolto", e ha anche sradicato l'odio dal cuore dell'uomo.
Sublime mistero! Non decifrabile dalla nostra razionalit,
ma forse un po' pi comprensibile attraverso due
immagini: "Se il chicco di grano caduto in terra non
muore, rimane solo; se invece muore, produce molto
frutto"(Giov.12,24); il frutto quella "vita
eterna" (Giov.3,15) che prima abbiamo ricordato come
conseguenza dell'innalzamento sulla croce del Figlio
dell'uomo; e "vita eterna" in Giovanni significa la vita
stessa di Dio in noi, vita che salvezza, gioia e felicit.
Seconda immagine. In una gelida mattina d'inverno un
nonno e il suo nipotino si trovarono a passeggiare lungo
uno stagno ghiacciato; il piccolo volle provare a pattinarvi
sopra, ma il ghiaccio non tenne ed egli cadde nell'acqua
gelata; immediatamente il nonno stacc un ramo, lo porse
al bambino e con uno sforzo immane riusc ad estrarre il
nipote dal crepaccio; egli per soffriva di cuore e nella
notte un attacco cardiaco gli fu fatale. Il bambino volle
recuperare quel pezzo di legno con cui il parente ad un
tempo gli aveva salvato la vita ma aveva perso la sua, e lo
pose su una parete comesegno del grande amore del
nonno per lui, il nipotino amato, che in quel tragico
momento aveva potuto essere salvato solo in quel
modo!
Ecco, credo che questo raccontino dica molto bene il
significato e il valore della croce, strumento di cui si
servito l'Amore di Dio per salvarci (dal male, dal peccato,
dalla morte spirituale e dal non senso), e dunque ben
degna dell'onore tributatole nella odierna festa liturgica.


Bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato
Ileana Mortari - rito romano

L'evangelista Giovanni fu l'unico degli apostoli che rimase
fino alla fine con Ges, anche dopo il suo arresto, anche
sotto la croce: quando con i suoi stessi occhi lo vide
morire, cap, per dono dello Spirito Santo, che la salvezza
degli uomini non poteva venire per altra via. Ecco perch
nel brano di Nicodemo, da cui tratto il vangelo odierno,
troviamo: "bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo,
perch chiunque crede in lui abbia la vita
eterna."(Giov.3,14b-15)
"Bisogna", in greco "dei" (= necessario), un termine
senza equivalente semitico, che compare un centinaio di
volte nel N.T. quasi sempre in riferimento al progetto di
Dio, al Suo piano di salvezza universale inserito nella storia
degli uomini. Ma perch mai "erano necessarie" la
passione e la morte di Ges? non c'era altro modo per
salvare gli uomini? E, se cos "doveva" succedere, dove sta
la libert di Ges? E' il Cristo solo una "marionetta" nelle
mani di Dio?
Per rispondere a tutte queste domande dobbiamo
ripensare a quella che la "storia della salvezza", cio
"l'ingresso di Dio nella storia, per condurre l'essere umano
al suo fine ultimo - la piena realizzazione di s - mediante
l'offerta all'uomo della Sua alleanza".
Tale storia dimostra chiaramente qual l'amore di Dio
per la sua creatura: un amore davvero eccezionale,
che non si ferma davanti a nessun ostacolo.
Infatti, in una prima fase (Antica Alleanza o Primo
Testamento) accade che, sia nel lontano periodo delle
origini (Gen.1-11), che nelle vicende dei Patriarchi e poi
nel periodo monarchico, esilico e post-esilico, l'ostinazione
dell'uomo nel male e nel peccato sia pi forte dei continui
richiami di Dio (anche attraverso i profeti) al Suo amore
portatore solo di bene.
E allora Dio decide di inviare il suo stesso Figlio, "in
una carne simile a quella del peccato e in vista del
peccato, per condannare il peccato nella
carne" (Romani 8,3)
Di qui il fatto storico dell'incarnazione del Verbo (2
persona della Trinit) e la Sua missione tra gli uomini:
rivelare il volto di Dio, e dunque il Suo amore, e rivolgere
loro l'ultima chiamata, l'estremo appello a ricambiarlo
(Nuova Alleanza o Nuovo Testamento).
In questa sua missione Ges si trov a dover fronteggiare
il terribile avversario del Male/Maligno, incontrando fin da
subito incomprensioni, ostilit, persecuzioni. Egli per non
esit mai un momento a seguire la via indicatagli dal
Padre; con totale libert and fino in fondo nel suo
compito di testimoniare la Verit e rifiut recisamente le
vie alternative che di tanto in tanto gli si presentavano e lo
tentavano: usare il suo potere per un successo facile,
popolare e immediato, che gli avrebbe evitato la passione
e morte (cfr. ad esempio Giov.6,15).
Invece, giorno dopo giorno, il Nazareno ha costantemente
optato per l'obbedienza al Padre.
A un certo punto si reso ben conto che le sue parole e i
suoi comportamenti suscitavano nelle autorit religiose
ebraiche un'ira e una collera tali da farlo considerare un
sovversivo da eliminare; ma ancora una volta ha seguito
con coerenza e coraggio la sua strada: non ha evitato di
andare a Gerusalemme, sede del Sinedrio, non ha tentato
la fuga, n opposto una resistenza armata insieme ai suoi;
piuttosto andato incontro ad una morte annunciata con
sovrana libert; si lasciato arrestare, interrogare,
flagellare, appendere alla croce.
"Perch mai - si domander l'uomo fino alla fine dei tempi
- un Dio ha lasciato che si infierisse cos su di Lui? Perch
non sceso dalla croce, come gli intimavano i suoi
sbeffeggiatori, per mostrare la sua potenza?"
L'avrebbe potuto fare? Certamente, visto che in vita aveva
guarito e resuscitato tante persone! Ma non l'ha fatto,
perch - paradossalmente - proprio in questo non
salvare se stesso ha salvato gli altri, gli uomini, tutti
gli uomini, ciascuno di noi!
E come ci ha salvati? Compiendo la profezia di Isaia: "Egli
stato trafitto per i nostri delitti....Il castigo che ci d
salvezza si abbattuto su di lui" (Is.53, 5)
Come in vita Ges ha preferito soggiacere Lui, innocente,
all'iniqua macchina giudiziaria giudaica, piuttosto che fare
anche una sola vittima ricorrendo alla difesa armata, cos
ora, sulla croce, preferisce non salvare se stesso (pur
potendolo fare!), ma offrire totalmente la sua esistenza
per amore degli uomini.
E infatti proprio sulla croce totale e perfetta la
manifestazione dell'amore di Dio: "Dio dimostra il suo
amore verso di noi perch, mentre eravamo ancora
peccatori, Cristo morto per noi" (Rom.5,8)
Ges "ha dovuto" - e nello stesso tempo "ha voluto" -
scendere nell'abisso del male, per distruggerlo alla radice
con la sua libera conformit al piano del Padre e con il suo
amore agli uomini. Immergendosi nella morte,
conseguenza e "salario" del peccato, egli ha preso su di s
il peccato del mondo, cio tutto il male della storia
umana, e in tal modo lo ha svuotato dall'interno, cio lo
ha "tolto", e ha anche sradicato l'odio dal cuore dell'uomo.
Sublime mistero! Non decifrabile dalla nostra razionalit,
ma forse un po' pi comprensibile attraverso due
immagini: "Se il chicco di grano caduto in terra non
muore, rimane solo; se invece muore, produce molto
frutto"(Giov.12,24); il frutto quella "vita
eterna" (Giov.3,15) che prima abbiamo ricordato come
conseguenza dell'innalzamento sulla croce del Figlio
dell'uomo; e "vita eterna" in Giovanni significa la vita
stessa di Dio in noi, vita che salvezza, gioia e felicit.
Seconda immagine. In una gelida mattina d'inverno un
nonno e il suo nipotino si trovarono a passeggiare lungo
uno stagno ghiacciato; il piccolo volle provare a pattinarvi
sopra, ma il ghiaccio non tenne ed egli cadde nell'acqua
gelata; immediatamente il nonno stacc un ramo, lo porse
al bambino e con uno sforzo immane riusc ad estrarre il
nipote dal crepaccio; egli per soffriva di cuore e nella
notte un attacco cardiaco gli fu fatale. Il bambino volle
recuperare quel pezzo di legno con cui il parente ad un
tempo gli aveva salvato la vita ma aveva perso la sua, e lo
pose su una parete comesegno del grande amore del
nonno per lui, il nipotino amato, che in quel tragico
momento aveva potuto essere salvato solo in quel
modo!
Ecco, credo che questo raccontino dica molto bene il
significato e il valore della croce, strumento di cui si
servito l'Amore di Dio per salvarci (dal male, dal peccato,
dalla morte spirituale e dal non senso), e dunque ben
degna dell'onore tributatole nella odierna festa liturgica.


Nessuno mai salito al cielo, se non colui che
disceso dal cielo
Movimento Apostolico - rito romano
Ges sale al cielo con la sua gloriosa risurrezione.
Discende dal cielo con la sua Incarnazione. Ecco come
l'Apostolo Giovanni presenta la vita del Verbo nel Cielo
prima, durante e dopo la creazione del mondo. Prima,
durante e dopo la sua incarnazione. Questa verit solo
sua e di nessun altro, n in Dio n fuori di Dio, N nel Cielo
e n sulla terra, n prima e n dopo l'Incarnazione. Solo
Ges il Verbo eterno, il Figlio unigenito del Padre per
generazione, solo Lui il Dio Incarnato.
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il
Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto
stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla stato fatto
di ci che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli
uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non
l'hanno vinta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che
illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo stato fatto
per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti
per lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di
Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da
sangue n da volere di carne n da volere di uomo, ma da
Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad
abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua
gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verit. Giovanni gli d testimonianza e
proclama: Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di
me avanti a me, perch era prima di me. Dalla sua
pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.
Perch la Legge fu data per mezzo di Mos, la grazia e la
verit vennero per mezzo di Ges Cristo. Dio, nessuno lo
ha mai visto: il Figlio unigenito, che Dio ed nel seno del
Padre, lui che lo ha rivelato. (Gv 1,1-18).
Ges non sale al cielo attraverso una via di esaltazione, di
gloria, onore, magnificenza. Vi sale attraverso una porta
strettissima: quella della sua crocifissione, del rifiuto, della
consegna ai pagani, del rinnegamento, della condanna a
morte per idolatria ed empiet. Non sale al cielo per se
stesso. Sale per tutti noi, per prepararci un posto. Sale per
far discendere sull'umanit intera lo Spirito Santo di Dio.
Sale innalzato su una croce. la croce la scala che dovr
condurre Ges al Paradiso.
Gli Israeliti si mossero dal monte Or per la via del Mar
Rosso, per aggirare il territorio di Edom. Ma il popolo non
sopport il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro
Mos: Perch ci avete fatto salire dall'Egitto per farci
morire in questo deserto? Perch qui non c' n pane n
acqua e siamo nauseati di questo cibo cos leggero. Allora
il Signore mand fra il popolo serpenti brucianti i quali
mordevano la gente, e un gran numero d'Israeliti mor. Il
popolo venne da Mos e disse: Abbiamo peccato, perch
abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il
Signore che allontani da noi questi serpenti. Mos preg
per il popolo. Il Signore disse a Mos: Fatti un serpente e
mettilo sopra un'asta; chiunque sar stato morso e lo
guarder, rester in vita. allora fece un serpente di
bronzo e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva
morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo,
restava in vita. (Num 21,4-9).
Sulla croce Ges in tutto simile al serpente di bronzo
issato su un'asta al centro dell'accampamento. Chi lo
guardava con fede, non moriva. Chi invece si ostinava
nella sua non fede, era condannato a sicura morte. Cos
anche per ogni uomo. Chi guarda con fede Cristo Ges
salvo. Chi non lo vuole guardare con fede, condannato.
Ges la via della vera salvezza per l'umanit intera. Ogni
uomo se vuole entrare nella vita eterna, oggi e dopo la sua
morte, dovr passare necessariamente per la fede in Cristo
Ges Crocifisso e Risorto, dono di Dio per la nostra
redenzione. Il morso del drago antico nessun uomo lo
potr guarire, sanare, solo Ges Signore. Solo Lui la
nostra medicina, il farmaco della nostra immortalit.
questione di fede.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi,
dateci la vera fede in Ges.


Commento su Filippesi 2,7-8
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Svuot... umili se stesso facendosi obbediente fino
alla morte e a una morte di croce
Fil 2,7-8
Come vivere questa Parola?
"Svuot... umili se stesso fino alla morte e a una morte di
croce".
Tra le righe si legge quasi lo stupore, lo sgomento di chi
ben conosce l'orribile supplizio della croce: strazio del
corpo, ma pi ancora lacerazione dell'animo di chi si sente
rigettato dagli uomini e da Dio. S, questo rappresentava
per un ebreo la morte in croce! E a questo andato
consapevolmente incontro Ges: fin qui arrivato il suo
volontario annichilimento!
Istintivamente ci ritraiamo dalla rude crudezza di questa
realt e cerchiamo di esorcizzarla: basta guardare molti
Crocifissi delle nostre chiese, resi pi opera d'arte da
contemplare che oggetto di culto da adorare in silenzio.
Gi, il silenzio: dinanzi al Crocifisso non dovremmo star l a
sprecare parole. Non l'intelligenza, ma tutta la persona
che deve lasciarsi interpellare da quel grido di amore che
raggiunge il cuore. Solo ascoltandolo ci si rende conto che
era quello che aspettavamo, quello di cui avevamo
inconsapevolmente bisogno, perch tutti, indistintamente
tutti abbiamo bisogno di palpare l'amore di Dio per
ciascuno di noi, per me. E quel Crocifisso dice
inconfutabilmente che sono amato.
In questo identificarsi della massima espressione
dell'annichilimento con l'amore il principio della
resurrezione, in cui Ges ha coinvolto anche l'amato,
l'uomo, ciascuno di noi. Non si pu contemplare il
Crocifisso senza scorgervi i tratti del Risorto, come non si
pu pensare a un amore che non conosca la rinuncia e
insieme il gaudio di un di pi di vita.
Nel mio rientro al cuore, mi tratterr in un umile e
riconoscente "a tu per tu" con Ges.
Ges: eccomi ai piedi della tua croce, in silenzioso ascolto
di quella parola d'amore che sei tu stesso. Voglio restare
cos, dinanzi a te, in muta contemplazione.
La voce di una santa
Ges Crocifisso dev' essere l'oggetto di ogni tua brama, di
ogni tuo desiderio, di ogni tuo pensiero.Edith Stein


Commento su Filippesi 2,9-11
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Dalla Parola del giorno
Per questo Dio lo esalt e gli don il nome che al di
sopra di ogni nome, perch nel nome di Ges ogni
ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni
lingua proclami: Ges Cristo Signore! (Fil 2,9-11)
Come vivere questa Parola?
La festivit odierna accosta due termini che sembrano
l'uno la negazione dell'altro: esaltazione e croce.
Nel linguaggio comune, infatti, croce sinonimo di
sofferenza e ai tempi di Ges rappresentava un patibolo
infame e infamante. La Bibbia stessa la stigmatizzava
dichiarando maledetto chi pendeva da essa (cf Dt 21,23),
mentre i Romani riservavano questo supplizio agli schiavi e
ai malfattori pi abietti, escludendone comunque sempre
chi aveva la cittadinanza romana. Qualcosa, dunque,
dinanzi alla quale ritrarsi inorriditi.
Eppure proprio sulla croce che si rivela la sovrana
signoria di Cristo. Ges stesso a dichiararlo: "Quando
avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che
Io Sono" (nome proprio di Dio) (Gv 8,28), e Paolo, nella
lettera di oggi, completa: dinanzi al suo inabissarsi fino ad
assaporare la morte e la morte di croce, ogni ginocchio si
pieghi e ogni lingua proclami che egli il Signore.
Un rovesciamento totale di prospettiva che non
indifferente. L dove la sapienza umana si ritrae gridando
allo scandalo e all'insipienza (cf 1Cor 1,23), la sapienza di
Dio apre un varco di luce capace di riscattare dal non-
senso e di rilanciare verso una pienezza di vita gi qui e
ora.
Soster, quest'oggi, dinanzi alla croce, lasciando emergere
ci che essa provoca dentro di me: scandalo e ripulsa o
umile e riconoscente amore?
Ti adoro, o croce santa, feritoia da cui filtra la luce della
vita, tacito invito ad accogliere l'amore e a rifrangerlo nei
pi umili frammenti del quotidiano.
La voce di un Dottore della Chiesa
La Croce la massima rivelazione della potenza di Dio. La
potenza di Dio infatti la potenza del suo Amore. Ora la
potenza dello amore non consiste nel dimostrare una tale
forza da costringere il cuore dell'amato a corrispondere,
togliendogli ogni libert. La forza dell'amore consiste
semplicemente nel dimostrarsi: nulla pi forte dell'amore
nella sua debolezza, nulla pi debole nella sua forza.
S. Pietro Crisologo.


Obbediente fino alla morte di croce.
Monaci Benedettini Silvestrini
L'ignominia della croce, l'esservi inchiodati, era riservato
agli schiavi e ai condannati per le peggiori malefatte. Da
sempre l'uomo in quel segno ha visto la morte peggiore e
non solo per il tipo di tortura che comportava, ma ancor
pi per l'umiliazione che infliggeva. Significava essere
esposti al pubblico ludibrio e alla peggiore umiliazione.
Oggi noi cristiani celebriamo la croce e la sua esaltazione:
celebriamo quel legno perch da strumento di morte
stato reso da Cristo segno visibile di vittoria. L'uomo Dio s
stato anch'Egli legato e crocifisso, ma quando dopo tre
giorni, si definitivamente sganciato da quella croce, ha
liberato se stesso e tutti noi dai vincoli della schiavit e
della morte. Ges ha vinto la morte e ha fatto risplendere
la vita e l'immortalit, dice San Paolo. Lo stesso Ges
aveva preannunciato: Quando sar innalzato sulla croce
attirer tutti a me. Questi sono i motivi della nostra festa,
per questo noi guardiamo la croce s per ricordare l'amore
che stato profuso per noi su quel legno, ma ancor pi
per magnificare il Signore per la sua e nostra risurrezione.
Cos radicalmente cambiata la nostra vita, la vita del
mondo: le croci che sempre e comunque ci affliggono e
crocifiggono non sono pi solo dolore e sconfitta per noi,
ma solo passaggio verso una vita nuova. Il dolore senza
motivo genera solo disperazione o al pi passiva
rassegnazione, da quando Cristo ha illuminato di vita la
sua croce, noi sappiamo quali finalit sublimi possiamo
dare alle nostre pi assurde vicende: le condividiamo con
Lui per rinascere con lui a vita nuova. Cos quella croce
ormai definitivamente piantata nel cuore e nella vita di
ognuno di noi, ma ormai diventato albero di vita, da cui
sgorga energia divina e grazia che santifica. Ai piedi di un
albero era iniziata la nostra tragica storia di peccato, da un
albero crociato e rinverdito dall'amore di Cristo,
obbediente ed immolato per noi, riprende vita la nostra
rinascita. Cristo si schioda dalla croce e noi siamo liberati
da tutte le nostre schiavit. Abbiamo ragione di fare festa
oggi e di segnarci ogni giorno con il segno della croce per
ricordare la tragedia del peccato e il trionfo dell'amore.
Dovremmo ripetere il gesto devoto di gratitudine che
compiamo il Venerd Santo quando adoriamo la croce di
Cristo e imprimiamo su di essa l'impronta del nostro
amore.


Cos bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo
Movimento Apostolico - rito romano
Il Figlio dell'uomo salito al cielo con la sua gloriosa
risurrezione: "Detto questo, mentre lo guardavano, fu
elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi
stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava,
quand'ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a
loro e dissero: Uomini di Galilea, perch state a guardare
il cielo? Questo Ges, che di mezzo a voi stato assunto in
cielo, verr allo stesso modo in cui l'avete visto andare in
cielo" (At 1,9-11). disceso dal Cielo perch Lui il
Verbo eterno del Padre: "In principio era il Verbo, e il
Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in
principio, presso Dio: tutto stato fatto per mezzo di lui e
senza di lui nulla stato fatto di ci che esiste. In lui era la
vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle
tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. Veniva nel mondo
la luce vera, quella che illumina ogni uomo. E il Verbo si
fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi
abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio
unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verit.
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che Dio
ed nel seno del Padre, lui che lo ha rivelato" (Cfr Gv
1,1-18). Questa la duplice verit di Cristo Ges: Verbo
Incarnato disceso, Verbo Incarnato Risorto asceso. Verbo
che sempre discende per noi nel mistero dell'Eucaristia.
Nessuno mai salito al cielo, se non colui che disceso dal
cielo, il Figlio dell'uomo. E come Mos innalz il serpente
nel deserto, cos bisogna che sia innalzato il Figlio
dell'uomo, perch chiunque crede in lui abbia la vita
eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio
unigenito, perch chiunque crede in lui non vada perduto,
ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il
Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perch il
mondo sia salvato per mezzo di lui.
Come si crede in Cristo Ges per avere la vita eterna?
Come si accoglie questo dono del Padre? In Ges si crede,
credendo in ogni sua Parola. Lui si accoglie, accogliendo
ogni sua Parola. Ges e la Parola sono una cosa sola. Tutto
per dalla sua Parola. Si ascolta la sua Parola, la si
accoglie, si crede in essa, la si vive in ogni sua parte,
anche nei minimi precetti, Cristo viene a noi con tutta la
sua potenza di grazia e di verit, viene a noi come verit,
via, vita. Con Lui prendono dimora in noi il Padre e lo
Spirito Santo. Con l'abitazione in noi della Beata Trinit la
vita si trasforma, inizia ad elevarsi nella fede, nella
speranza, nella carit. L'uomo acquisisce una nuova
sensibilit morale. Il suo spirito si affina e si trasforma,
fino a raggiungere le vette della perfetta conformazione
alla volont di Dio.
Tutto dalla Parola e tutto in essa. Tutto anche per la
Parola. Quando il discepolo di Ges entra nella Parola,
questa lo spinge ad essere suo missionario, invitando il
mondo intero ad accogliere Lui per avere la vita eterna. Il
cristiano diviene un vero messaggero di speranza, alla
maniera di Paolo: "Rendo grazie a colui che mi ha reso
forte, Cristo Ges Signore nostro, perch mi ha giudicato
degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima
ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma
mi stata usata misericordia, perch agivo per ignoranza,
lontano dalla fede, e cos la grazia del Signore nostro ha
sovrabbondato insieme alla fede e alla carit che in
Cristo Ges. Questa parola degna di fede e di essere
accolta da tutti: Cristo Ges venuto nel mondo per
salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto
per questo ho ottenuto misericordia, perch Cristo Ges ha
voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua
magnanimit, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero
creduto in lui per avere la vita eterna". (1Tm 1,12-17). Chi
non si trasforma in missionario, in creatore di vera
speranza, ancora non crede veramente in Cristo.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli e Santi,
dateci la vera fede in Ges.


Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio
unigenito
Movimento Apostolico - rito romano
Tutti i nostri mali iniziarono per un atto di non fede. Ma
cosa esattamente la fede? La fede accoglienza di una
Parola di Dio esatta, puntuale, specifica, chiara, fatta
risuonare al nostro orecchio. Fede non credere in Dio.
Tutti possono credere in Dio, o in un Dio. Fede credere
nella Parola del vero Dio e Signore, del vero Creatore
dell'uomo. Dove non c' la Parola del vero Dio, l non c'
neanche la fede. Mai ci potr essere. Perch sarebbe posta
in una falsit, in qualcosa di inesistente. Questa sarebbe
idolatria, superstizione. Mai potrebbe chiamarsi fede.
Il Signore aveva detto ad Adamo: "Se ne mangi, muori!".
Adamo non ascolt e fu la morte per lui e per tutto il
genere umano. Con la morte furono anche ogni sorta di
sofferenza e di dolore. Con quella disobbedienza la terra si
trasform in una valle di lacrime, in un cimitero di morti, in
una distesa di ossa aride.
Dio, ricco di misericordia e di bont, non ha lasciato l'uomo
in balia della sua sofferenza, del suo dolore, della sua
povert umana, della sua morte. Non vuole che rimanga in
eterno fuori della sua casa. Ancora una volta e sempre gli
propone la fede come vera via di vita, salvezza,
redenzione, giustificazione, elevazione, dono della dignit
smarrita e perduta. Questa volta per cambia qualcosa.
Non pi nella sua Parola che gli uomini dovranno
credere. Sono invece chiamati a credere in un Crocifisso
particolare, speciale, unico al mondo.
Questo Crocifisso unico, particolare, speciale il Figlio
dell'uomo. Questi sar innalzato sulla croce. Chi lo
contempler come il suo Dio e Signore, chi si lascer
inondare dalla sua grazia e verit, chi lo riconoscer come
il suo Salvatore e lo guarder con occhio di purissima fede,
sar salvato, entrer nella vita, otterr la riconciliazione
con il suo Dio e Signore, sar reso partecipe della divina
natura, sar ricolmato di Spirito Santo, diventer amico e
familiare di Dio.
Cristo Ges oggi la via attraverso la quale la salvezza di
Dio discende sull'intera umanit. Noi per, ancora una
volta, come Adamo, come Eva, vogliamo essere
disobbedienti al suo Comando. Non vogliamo accogliere
Cristo. Lo rifiutiamo. Lo rinneghiamo. Ci vergogniamo di
Lui. Non lo guardiamo con occhi pieni di fede.
La moderna societ non solo non vuole pi guardare verso
il Crocifisso, esige che il Crocifisso non guardi verso di essa
e per questo lo vuole togliere fisicamente dalla sua
presenza. Dove regna la moderna societ il Crocifisso deve
essere abolito, tolto, nascosto, eliminato. In nome di chi?
Della libert dell'uomo, della sua autonomia, della sua
civilt, nella quale non c' pi posto per la vera salvezza.
La via della vita non l'uomo a costruirsela. L'uomo
nella morte, nel cimitero spirituale. L'uomo una valle di
ossa aride. Lui pu aggiungere solo morte e a morte,
fetore a fetore, puzza a puzza, putridume a putridume, ai
quali poi dona il nome di progresso, di civilt, di elevazione
culturale. Quali sono oggi le vie umane del progresso, della
civilt, della salvezza? Aborto, divorzio, eutanasia,
omosessualit, coppie di fatto, abolizione del Crocifisso,
della Domenica, della Legge morale. Vergine Maria, Madre
della Redenzione, Angeli e Santi di Dio, fateci di vera e
convinta fede.


Il "Magnificat" di Dio
don Luciano Sanvito
L'esaltazione della Santa Croce, attraverso Ges, che
dalla croce strumento di condanna viene esaltato
nello Spirito come il Cristo che rende la croce
vessillo di vittoria, ci conduce all'intimit e identit
di Dio.
E' il Padre, che nel Figlio esprime attraverso la via della
croce le sue scelte di vita, i suoi pensieri, i suoi sentimenti,
i suoi orientamenti dell'animo, della sua mente e del suo
cuore, sigillandoli nel suo "magnificat", nell'esultare di
gioia attraverso lo Spirito Santo, di fronte alla potenza
salvifica, sanante e risuscitante della Croce divina.
Ogni croce che si accosti a questo cammino divino, in un
modo o in un altro, si illumina a sua volta, brilla e riluce
dello stile del magnificat di Dio, intravedendo sempre e
comunque la vittoria su ogni realt contraria.
E cos, la croce divina esalta il meglio non solo di Dio, ma
dell'umanit.
Senza la croce come garanzia, ogni verit che voglia dirsi
tale solo parvenza e chimera del momento. Quante belle
verit, e forse a partire proprio dalla Chiesa, non rientrano
pi nell'esperienza della Croce!
Se incontri un disagio, una croce, in te o attorno a te,
osservali con l'occhio dello Spirito. Vedrai subito brillare, al
di l della prova, della sofferenza e della croce stessa,
quello che il Padre ci invita a contemplare, a percepire
come vittoria in atto, in quel panorama che attraverso la
croce si dispiega agli occhi della fede: la immensa realt
del mistero di Dio che si fa in noi, unendoci alla gioia del
suo Magnificat.


Dio ha tanto amato il mondo!
Il pane della domenica

Bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato
Diciamo "croce" e vogliamo dire "dolore". Diciamo
"Crocifisso", ma dobbiamo dire "amore". proprio cos:
nella croce di Ges dolore e amore sono inseparabili, come
le due facce di quel patibolo a forma di Tau su cui
inchiodato il Crocifisso: quella croce dice "dolore" - il
dolore pi atroce e straziante che mai sia stato sofferto
sulla terra - ma mai come in quel 14 di nisan dell'anno 30
dell'era cristiana "dolore" ha fatto rima baciata con
"amore", l'amore pi grande, pi forte, pi puro che mai
sia stato espresso nella storia dell'umanit.
1. Ma chi il soggetto di questo amore? La risposta
ovvia: Ges che "ci ha amati e ha dato se stesso per noi"
(Ef 5,2), ma poich ci ha amati con amore universale e
personale, cio ci ha amati tutti e ciascuno, allora Paolo
pu declinare al singolare lo stessissimo versetto appena
citato, e scrivere ai Galati: "mi ha amato e ha dato se
stesso per me" (Gal 2,20). E per, se rileggiamo il vangelo
appena proclamato, ci rendiamo conto che il soggetto
dell'amore che si esprime all'ennesima potenza sulla croce,
il Padre: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo
Figlio unigenito" (Gv 3,16), dove la parola "Dio" significa -
come abitualmente nel NT - "Padre" e l'aggettivo
"unigenito" sarebbe meglio renderlo con la traduzione
rivista della CEI "l'unico", espressione che - come vedremo
-rinvia con un'allusione finissima al sacrificio di Abramo
(Gn 22,16).
Dunque non possiamo separare nella croce il Figlio e il
Padre: l'uomo non separi ci che in Dio unito! E noi
crediamo che Dio uno e unico perch in lui Padre e Figlio
sono "uno" (Gv 17), al punto che "chi vede il Figlio, vede il
Padre" (cfr. Gv 14,9). Questa unit talmente stretta e
forte che neanche la croce la pu spezzare. vero: al
sopraggiungere dell'ora nona sul Golgotha il Figlio
sperimenta l'abbandono del Padre, si sente abbandonato
affettivamente, ma non lo effettivamente, anzi l'ultima
volont di Ges sulla croce - per cui si lascia spremere fino
all'ultima goccia di sangue - che i suoi discepoli
accolgano finalmente il messaggio capitale di tutto il suo
insegnamento e che egli ha ripetuto fino all'ultima cena: "il
Padre vi ama!" (Gv 16,27).
Detto in altre parole: per Ges non c' offesa pi grave
che lo possa ferire, non c' colpo mortale che lo possa
colpire al cuore pi di questo: pensare che, s lui, Ges, ci
ha amato fino al vertice supremo dell'amore, ma il Padre
se ne sarebbe rimasto inerte e impassibile o addirittura
indifferente nel vedere il Figlio morire sulla croce...
2. Volgiamo "lo sguardo a colui che stato trafitto" (Gv
19,37) e prendiamo di petto la domanda: non proprio la
croce l'obiezione pi inquietante contro la paternit di Dio?
Il polemista pagano Celso l'aveva formulata nel II secolo
d.C. con sferzante ironia: "Che razza di padre questo Dio
che non ha potuto salvare suo figlio dal supplizio pi
infamante?". Si concentra in questa obiezione tutto il
rifiuto di Dio che viene dal dolore innocente: o Dio non pu
liberarci dal male o non lo vuole; se non lo pu, allora non
pi Dio, cio "onnipotente"; se non lo vuole, allora non pi
Padre.
Proviamo ora a guardare la croce non dal basso, ma
dall'alto, dalla prospettiva del Padre, e vi leggeremo scritta
a lettere di sangue una sola parola: Amore. Infatti il Padre
non se ne sta impassibile ad attendere che il Figlio gli
presenti il prezzo del nostro riscatto, per potersi
finalmente riconciliare con noi. Non un Dio arrabbiato
a... morte, che si placherebbe solo alla vista del sangue
del Figlio. Un mostro cos crudele e sanguinario sarebbe
solo degno di stare nel pantheon degli dei "falsi e
bugiardi": come riconoscere in lui il volto di Ges di
Nazaret? Anzi il Padre talmente coinvolto nella sofferenza
del Figlio che proprio lui il primo a pagare il prezzo della
nostra liberazione facendoci dono del suo bene pi
prezioso, appunto il Figlio. Afferma s. Paolo: il Padre "non
ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi"
(Rm 8,32); come a dire: non se lo risparmiato, non l'ha
tenuto per s come un tesoro geloso...
Anche questa espressione paolina richiama il sacrificio di
Isacco, quando Dio riconosce che Abramo ha superato la
prova e gli dice: "non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico
figlio" (Gn 22,16), con la differenza che ad Abramo stata
chiesta solo la disponibilit a lasciarsi privare del figlio,
mentre Dio Padre "ha dato" effettivamente il suo Figlio,
l'unico (Gv 3,16). Insomma il Padre colui che "fa" il
sacrificio del Figlio, nel senso che fa il grande sacrificio di
rinunciare a lui e di consegnarlo alle nostre mani omicide.
Certo, il dolore di Dio non del tipo del dolore nostro: Dio
Padre non fa l'offeso, non si sente colpito nell'orgoglio
paterno, in ragione dell'attaccamento a se stesso; soffre
unicamente perch il nostro male fa male a noi, non a lui.
Infatti il nostro peccato non offenderebbe Dio se, per
assurdo, non facesse del male a noi, come scrive s.
Tommaso: "Dio viene offeso da noi in quanto operiamo
contro il nostro proprio bene".
3. Il frutto di questa festa della Esaltazione della Croce
quello di non leggere la croce... a met, al massimo come
rivelazione del Figlio. La croce anche svelamento del
Padre. Ma per ottenere questo frutto dobbiamo affidarci
alla grazia dello Spirito Santo, che invochiamo con le
parole del Veni Creator: "fa' che per mezzo tuo
conosciamo il Padre (per te sciamus da Patrem)"; "fa' che
conosciamo il cuore del Padre". Allora arriviamo alla
"sapienza della croce" che faceva pregare la piccola
Nennolina (Antonietta Meo) - una bambina morta a sette
anni, in concetto di santit - con queste parole: "Caro
Ges, io sopra al calvario ci voglio stare proprio con tutto il
mio amore, e per fare la tua volont. Caro Ges, d a Dio
Padre che mi voglio abbandonare nelle sue braccia e anche
nelle tue... Caro Ges, tanti saluti, baci e carezze dalla tua
Antonietta".
Se non guardiamo cos alla croce di Ges, non possiamo
nemmeno guardare nella giusta prospettiva alle nostre
croci e a quelle delle persone care, e allora corriamo la
terribile tentazione di covare un rancore sordo contro Dio a
causa del dolore che abbiamo dovuto sopportare o a cui
abbiamo dovuto assistere impotenti. Mentre solo la fede ci
permette di scorgere sopra la croce il Padre che fa con noi
come faceva con il Figlio: ci avvolge con il suo abbraccio,
ci sostiene sul letto del dolore, impaziente di poter
asciugare le lacrime dai nostri occhi e di farci entrare nella
sua gioia.
Il sentimento che deve prevalere al termine di questa
contemplazione del Padre "che ha tanto amato il mondo" e
della sua misteriosa ma reale sofferenza proprio come
"Padre", quello di una commossa gratitudine. La
vogliamo esprimere con le parole di s. Agostino: "Quanto
ci hai amato, o Padre buono! Non hai risparmiato il tuo
proprio Figlio, ma lo consegnasti per noi empi!'. Quanto ci
hai amato!".
Commento di mons. Francesco Lambiasi
tratto da "Il pane della Domenica. Meditazioni sui vangeli
festivi" Anno C
Ave, Roma 2009


XXIV Domingo del Tiempo Ordinario
La Exaltacin de la Santa Cruz
14 de septiembre de 2014
La homila de Betania

1.- TANTO AM
Por Pedro Juan Daz
2.- LA CRUZ, SIGNO DE AMOR
Por Jos Mara Martn OSA
3.- LA REUNIN DE LOS HIJOS DISPERSOS
Por Antonio Garca-Moreno
4.- LAS CRUCES CON AMOR SALVAN, SIN AMOR
DESTRUYEN
Por Gabriel Gonzlez del Estal
5.- NADA COMO LA CRUZ
Por Javier Leoz
6.- SU CRUZ, NUESTRA CRUZ
Por ngel Gmez Escorial

LA HOMILA MS JOVEN

QU OCURRENCIA LA DE DIOS!
Por Pedrojos Ynaraja

1.- TANTO AM
Por Pedro Juan Daz
1.- Hoy celebramos una fiesta del Seor, la exaltacin de
la Santa Cruz. Y al coincidir en domingo, tiene prioridad
sobre la liturgia dominical. Esta fiesta nos habla de la
Cruz, signo de maldicin y de condena para los judos,
pero que Jess convirti en signo de salvacin para
nosotros, hasta tal punto, que es nuestro signo de
identidad. Muchos llevamos la Cruz en el cuello o en otros
lugares, o la tenemos en imgenes o fsicamente, porque
para los cristianos la Cruz es el signo del amor ms
grande. Por eso, al hablar de la Cruz de Jess, el texto que
mejor la define es el que acabamos de escuchar en el
evangelio: Tanto am Dios al mundo que entreg a su
Hijo nico para que no perezca ninguno de los que creen
en l, sino que tengan vida eterna.
2.- San Pablo explica este gesto con este himno tan bonito
de la Carta a los Filipenses que hemos escuchado en la
segunda lectura. Y lo explica con un doble movimiento de
Jess: descenso y ascenso. El primer momento ocurre en
la Encarnacin. Dios se hace hombre y se abaja, se vaca,
se despoj de su rango y tom la condicin de esclavo,
pasando por uno de tantos. Y ese fue el estilo de toda su
vida. As lo contina diciendo San Pablo: Y as, actuando
como un hombre cualquiera, se rebaj hasta someterse
incluso a la muerte, y una muerte de cruz. El primer
movimiento es un abajamiento, una entrega. Jess
entrega toda su vida por amor a la humanidad, a cada
persona, a ti y a m. La vida de Jess, desde el principio,
hasta el final, es una entrega por amor. Y cuando Jess se
lo est explicando a Nicodemo (texto del evangelio), se lo
dice usando dos palabras: tanto am. Tanto
3.- Y como consecuencia de ese amor, que es gratuito,
desinteresado, sin lmites, puro el amor ms verdadero
(porque nadie tiene amor ms grande que el que da la
vida por sus amigos) Dios abraza y acoge a su Hijo Jess,
que ha hecho de su vida una entrega sin lmites. Y viene el
segundo movimiento: el ascenso, la exaltacin. Por eso
(por ese amor tan grande) Dios lo levant sobre todo de
modo que al nombre de Jess toda rodilla se doble. Dios
no deja a su hijo en la muerte, sino que lo resucita, lo
ensalza, lo eleva sobre todo. La exaltacin de la Santa
Cruz es la exaltacin del amor ms grande, la elevacin
del que se haba abajado y anonadado (todo el que se
humilla ser ensalzado). La Cruz, siendo un lugar de
condena y maldicin, se transforma por Jess en lugar de
salvacin.
4.- Las vctimas de este mundo, de todo tipo, pueden
encontrar en Jess y en su Cruz un signo de esperanza.
Porque la Cruz slo se puede entender desde el amor por
las personas, especialmente por las vctimas de este
mundo. Por eso para los cristianos la cruz es signo de
amor, es nuestro signo distintivo. Y venimos a la Eucarista
a dar gracias por ese amor tan grande, por tanto amor.

2.- LA CRUZ, SIGNO DE AMOR
Por Jos Mara Martn OSA
1.- Signo de liberacin. La cruz en el Imperio Romano
era un signo de tortura reservado a los peores
malhechores. Jess, que no haba cometido ningn delito,
muri en la cruz por nosotros. El Evangelio predicado por
El es una Buena Noticia liberadora para los oprimidos, pero
pona en tela de juicio el poder establecido. La cruz fue la
consecuencia de la vida de Jess. Fue consecuente, y por
eso le mataron. Ahora este instrumento de tortura se ha
convertido para nosotros en signo de amor y liberacin.
Por eso hoy celebramos su Exaltacin. Glorificacin y
levantamiento frente a la humillacin y abajamiento. En
las tres lecturas subyacen dos adverbios que resumen el
itinerario seguido por Jess: abajo-arriba.
2- Signo de salvacin. La primera lectura, del libro de los
Nmeros, nos sita junto al pueblo de Israel en el camino
hacia la tierra prometida. El pueblo, que tiene hambre y
sed en el desierto, murmura contra Dios y contra Moiss.
La murmuracin es su gran pecado, pues expresa la
desconfianza en el amor y el poder de Dios para cumplir lo
que ha prometido: sacarles de la esclavitud y llevarles a
una tierra fecunda, que mana leche y miel. Entonces le
sobreviene al pueblo un castigo: serpientes venenosas
provocan la muerte de muchos. El pueblo reconoce su
pecado y pide a Moiss que interceda ante Dios por ellos.
Dios les da la curacin a travs de un signo: una serpiente
de bronce elevada sobre un mstil, a la que todos los
mordidos deban mirar para vivir. El evangelista Juan vio
en esta serpiente alzada una figura de Cristo levantado en
la Cruz y Resucitado. El verbo "levantar" es sinnimo de
"resucitar" Fijmonos en el dinamismo de vida de Jess.
San Pablo en la Carta a los Filipenses nos dice que l es "el
que baj del cielo, se despoj de su rango, y tom la
condicin de esclavo, pasando por uno de tantos. Y as,
actuando como un hombre cualquiera se rebaj hasta
someterse incluso a la muerte, y una muerte de cruz". En
el evangelio de Juan Jess preexiste en la intimidad del
Padre y es igual a l, uno con l y Dios como l. Del seno
del Padre baja y se hace carne, por amor a nosotros, para
darnos la vida abundante.
3.- Abajamiento y exaltacin. La cruz es, en esa
historia de amor, el mayor abajamiento y despojamiento
del Hijo (knosis) y su mayor exaltacin, pues es ah
donde nos mostr que su amor no tena lmites y que ni
siquiera el miedo a la muerte poda hacerle retroceder en
su compromiso por la salvacin de todos. Esa humillacin
de morir en cruz, como un maldito, siendo el Hijo amado
del Padre, fue el comienzo de su glorificacin, pues el
Padre mismo lo "levant" de entre los muertos y lo
resucit como primicia de nuestra propia resurreccin.
4.- Proclamacin del amor de Dios. La fiesta de la
exaltacin de la cruz no significa que el cristianismo
proclame una exaltacin del sufrimiento, del dolor o del
sacrificio por el sacrificio. Si as fuera, el Dios que pide
esto de nosotros sera un Dios sdico que no merecera
nuestro amor. Lo que exaltamos en esta fiesta no es la
cruz (un instrumento ms de tortura y ejecucin como el
cadalso o la silla elctrica). Lo que exaltamos es el amor
incondicional de un Dios que comparti nuestra condicin
humana y se comprometi con la realizacin del Reino
hasta el final. Exaltamos al Crucificado que, habiendo
amado a los suyos, los am hasta el extremo. Y exaltamos
al Dios que, como Abrahn, entreg a su Hijo nico, a su
amado, para que todos tengamos vida en su nombre.

3.- LA REUNIN DE LOS HIJOS DISPERSOS
Por Antonio Garca-Moreno
1.- LA SERPIENTE DE BRONCE.- Para Juan es evidente
que, como la serpiente de bronce en el desierto curaba, de
la misma forma quien mire con fe a Cristo crucificado y
atravesado se salvar. Por tanto, en este pasaje Juan pone
la salvacin en la Revelacin del amor del Padre,
manifestado sobre todo en Cristo crucificado. De tal
manera que, quien al mirar a Jess crucificado en lo alto
de la Cruz, reconoce su amor y cree en l, se salvar. En
esta lnea estn las palabras de Jess al decir que cuando
fuera exaltado atraer a todos hacia s. De hecho la
prueba inequvoca de su divino amor es la entrega que
hace del Hijo, a fin de que sea sacrificado para la
redencin y regeneracin de los hombres de todo el
mundo.
Hay aadir que, sin embargo, con ser infinito el valor
salvfico de la muerte redentora de Cristo, la redencin
puede quedar frustrada si el hombre se empea en no
reconocer y corresponder a la atraccin divina. Por tanto,
el amor divino puede ser rechazado por el hombre y, en
consecuencia, no alcanzar la salvacin. Por ello deca San
Agustn que Dios nos hizo sin nosotros, no podr salvarnos
sin nosotros. En efecto, el Seor slo podr salvarnos si
correspondemos a su inefable amor, mostrado en el zenit
de su esplendor a travs de Cristo, clavado en lo alto de la
Cruz. El signo supremo y conmovedor de Dios-Amor. Qu
bien lo expresa el mstico castellano al decir: T me
mueves, Seor;
muveme el verte
clavado en esa cruz y escarnecido;
muveme el ver tu cuerpo tan herido,
muvenme tus afrentas y tu muerte?.
2.- MIRARN AL QUE TRASPASARON? Son palabras
del profeta Zacaras quien, al final de su libro habla de la
restauracin de Jerusaln y del castigo de cuantos la
atacaron. Al ser citado por Jn 19,37, en clara relacin con
la Pasin y Muerte de Cristo, no resulta sorprendente que
Za 9-14 haya formado pare de los textos bblicos
testimonios conservados por la Iglesia primitiva. Objeto de
intensa reflexin teolgica fue utilizado a propsito de la
pasin de Cristo y de su parusa .As el texto de Zacaras
es una profeca sobre la salvacin, pues la mirada vuelta
hacia Yahv expresa la esperanza de la salvacin. La cita
se aclara si tenemos en cuenta que el testimonio solemne,
dado por el evangelista, se refiere a la plenitud de la fe de
quien mira al que ha sido traspasado y reconoce en l una
fuente inagotable de vida. Esta interpretacin est
confirmada por varios textos del IV Evangelio. En especial
en el texto evanglico de la fiesta de la Exaltacin de la
Santa Cruz, donde Jess habla de la serpiente de bronce,
enroscada en lo alto de un palo por Moiss, que miraron
los mordidos por las serpientes venenosa del desierto y
sanaron de la terrible picadura. Tambin al hablar Jess
del grano de trigo que cae en tierra y muere, brota, se
yergue de esa tierra y atrae a todos los hombres. En Jn 8,
28 dice el Seor: Cuando sea levantado el Hijo del Hombre
entonces conoceris que yo soy. Con esta cita se cierra
propiamente el relato de la Pasin. Es un acontecimiento
en el que, segn San Juan, confluyen los grandes temas
de la salvacin : La exaltacin de Cristo en lo alto de la
Cruz (12,32); la congregatio fidelium?, la reunin de los
hijos dispersos (11,52) y la formacin del Pueblo
mesinico o Iglesia de Cristo (19,24-27); el don del
Espritu (19,30.34); el testimonio de la fe de los creyentes
en la mirada al Crucificado y traspasado (19,37); esa fe en
Jess que no slo les redime sino que tambin les salva,
esto es, les limpia del pecado y le infunde una vida nueva.
En el Calvario Jess entreg su espritu, no slo porque
expira sino porque dona el Espritu. El brotar de la sangre
y el agua prefigura la entrega permanente del Espritu ms
all de su muerte.

4.- LAS CRUCES CON AMOR SALVAN, SIN AMOR
DESTRUYEN
Por Gabriel Gonzlez del Estal
1.- Tanto am Dios al mundo Para entender bien el
significado cristiano de esta fiesta de la Exaltacin de la
Santa Cruz debemos tener en cuenta algunas cosas. La
cruz por s misma no salva; lo que nos salv fue el amor
con el que y por el que Cristo acept morir en la Cruz.
Exaltamos hoy la santa cruz en la que muri Cristo porque
Cristo, muriendo en la cruz, nos dio la ms grande prueba
de su amor: nadie ama tanto a sus amigos como el que da
la vida por ellos. En el famoso soneto a Cristo crucificado
se dice que lo que mueve realmente al que contempla a
Cristo en la cruz es el amor: muveme, en fin, tu amor, y
en tal manera que aunque no hubiera cielo yo te amara,
aunque no hubiera infierno te temiera. La religin cristiana
no es una religin dolorista: no amamos el dolor por el
dolor, no nos gusta sufrir; amamos el dolor que salva, no
porque duele, sino porque salva. Dios es amor y slo por
amor nos ha salvado: tanto am Dios al mundo que
entreg a su Hijo nico para que no perezca ninguno de
los que creen en l, sino que tengan vida eterna. Cuando
pedimos a Dios, todos los das, que por la seal de la
santa cruz nos libre del mal, lo que realmente le pedimos
es que sea su amor misericordioso el que nos guarde del
mal. Dios quiere nuestro bien y que seamos felices, porque
Dios no mand su Hijo al mundo para condenar al mundo,
sino para que el mundo se salve por l. Cruces no nos van
a faltar a lo largo de nuestra vida y nosotros, con amor y
por amor, debemos hacer de estas cruces instrumentos de
salvacin, porque las cruces, llevadas con amor nos
salvan, pero, si nos falta el amor nos destruyen. En esta
fiesta de la exaltacin de la santa cruz, ensalcemos el
amor de Dios que, para salvarnos, acept, con amor y por
amor, morir en una cruz. La cruz cristiana es una cruz
redentora porque es la expresin mxima del amor
redentor y misericordioso de Dios, nuestro Padre.
2.- Lo mismo que Moiss elev la serpiente en el
desierto, as tiene que ser elevado el Hijo del
hombre, para que todo el que crea en l tenga vida
eterna. En la Biblia, la serpiente casi siempre es
presentada como signo del mal y de la tentacin, en
recuerdo del primer pecado del hombre, cuando Eva y
Adn fueron tentados por la serpiente, para que comieran
del rbol el fruto prohibido, en el paraso. Pero aqu, en el
libro de los Nmeros se nos habla de una serpiente de
bronce, venenosa, que alzada en estandarte, curaba a los
que la miraban, cuando haban sido mordidos por
serpientes venenosas. En el evangelio de hoy, segn san
Juan, es el mismo Cristo el que cita este texto del libro de
los Nmeros para referirse a s mismo, cuando sea elevado
sobre el rbol de la cruz. Los cristianos siempre debemos
mirar la cruz de Cristo como al autntico rbol sobre el
que estuvo grabada nuestra salvacin, la salvacin del
mundo. El rbol de la cruz, para los cristianos, es siempre
un rbol de salvacin y de gracia.
3.- Cristo, a pesar de su condicin divina, no hizo
alarde de su categora de Dios; al contrario, se
despoj de su rango y tom la condicin de esclavo,
pasando por uno de tantos. Y as, actuando como un
hombre cualquiera, se rebaj hasta someterse incluso a la
muerte, y una muerte de cruz. En este himno cristolgico
que cita san Pablo, en su carta a los Filipenses, se nos
habla de un Cristo que se humilla y se rebaja, y al que
Dios eleva y ensalza sobre todo nombre. La cruz de Cristo
debe ser siempre para nosotros signo de la humildad del
hombre Cristo, al que el Padre eleva a la categora de
Dios. Por la humildad del Cristo hombre nos lleg la
salvacin del Cristo Dios. Mirando hoy al Cristo que,
humillado, pende del rbol de la Cruz, pidamos a Dios que
nos conceda la virtud de la humildad, para que as, por
medio de Cristo exaltado en la Cruz, Dios pueda
concedernos la gracia de la salvacin.

5.- NADA COMO LA CRUZ
Por Javier Leoz
1. No estamos acostumbrados a escuchar, cantar o decir
un viva la cruz. Y, en cambio, si hay algo que nos ha
trado vida, futuro, eternidad y redencin total, fue
precisamente el valor de la cruz.
*Dios, en la noche de Beln, quiso dejar el cielo y
hacerse humanidad en la tierra.
*Dios, en la hora nona en el Calvario, quiso
derramarse en sangre de amor sobre la tierra.
En la cruz y en la noche de Beln, convergen un mismo
deseo de Dios: todo por el hombre.
Con razn, en este domingo, la Iglesia venera y se vuelve
hacia la cruz. Cuando en muchos lugares tienen lugar las
labores de la vendimia, la cruz, es para los cristianos esa
vid que, al exprimirse, nos da el vino de una entrega
fecunda, sacrificada: el buen vino de la Redencin del
hombre. Somos conscientes de ello? Qu hemos hecho
de la cruz? Un adorno o un estilo de vida? Una gran
leccin o algo estticamente bello? Un modelo de
referencia para encarar la vida o algo que ya no significa
nada?
Viva la Cruz! Esos dos maderos, que cruzados entre s,
pretenden abrazar al hombre para siempre en un abrazo
iniciativa de Dios.
Viva la Cruz! Esos dos maderos que, cuando uno los
mira sin fe, es escndalo, demasiado, un sin sentido, una
locura
Viva la Cruz! Esos dos maderos que, cuando uno los
mira, sabe que Alguien naci, creci y sufri para elevar a
la humanidad a las mismas cumbres de los cielos.
2.- Si Dios, que es bueno, ha querido humillarse naciendo
pobre en Beln; si Dios, que es grande, ha querido
humillarse en una cruz, ser por algo. El rostro de Dios es
el amor. La cruz es la prueba suprema, el no va ms, de lo
mucho que Dios nos ama. Esa es la sabidura, el tesoro, la
razn de ser, lo que sostiene desde hace casi 2000 aos
en pie la Santa Cruz. Slo as, desde ese pensamiento:
Dios lo ha hecho por m, podemos gritar un Viva la Cruz
del Seor!
Hoy exaltamos este gran smbolo de nuestra fe cristiana
porque, entre otras cosas, detrs de la puerta de la
muerte, se encuentra la antesala de la vida. Hoy
exaltamos la cruz porque, ella, sostiene un cuerpo que nos
trae libertad, afn de superacin, fe, esperanza y ganas de
resucitar. La cruz nos recupera, nos rescata nos redime!
Hoy exaltamos la cruz porque, cuando las cosas se nos
presentan en contra, sabemos que cumplir la voluntad de
Dios y ver a Dios en todo- nos hace esperar un maana
ms feliz, una maana de resurreccin, un amanecer con
respuestas.
Hoy exaltamos la cruz porque, entre otras cosas, los
cristianos sabemos que, el amor de Dios, ha sido roturado,
sacrificado, molido por el hombre en beneficio del propio
hombre. Tal vez nunca lleguemos a entender en toda su
profundidad el Misterio que ello abarca. Hagamos una
oracin: DIOS LO HA HECHO POR MI. DIOS SE HA
DEJADO CLAVAR POR M. No nos sugiere esto fe,
conformidad, emocin, agradecimiento y no despierta
muchos sentimientos de fe hacia Cristo?
Viva la Cruz! Y cmo no! El fruto de la cruz! En ella
Dios nos levanta, como al tercer da, levant a Jess de la
muerte. A veces, Dios, nos levanta sobre el madero, pero
otras tantas , Dios, de igual manera, Dios nos levanta de
esas situaciones de amargura, de pena y de tristeza.
Si al Seor, siendo Seor, no le fue ahorrado el
sufrimiento, algo de bueno tiene que tener la cruz cuando,
Dios, permiti que su nico Hijo subiera al madero.
En Beln, Dios, se hizo amor entre un pesebre de madera.
En el Calvario, Dios, se deshizo en amor en dos trozos de
madera en forma de Cruz. Aprenderemos esta leccin
para nosotros mismos y en generosidad hacia los dems?
Con San Pablo decimos: Estoy seguro de que nada ni
nadie "podr separarnos del amor de Dios que se nos ha
manifestado en Cristo Jess, Seor nuestro"
Viva la Cruz!
3.- GRACIAS POR TU CRUZ, SEOR!
Gracias, Seor! Por subir a ella,
cuando nosotros no nos atrevernos
Gracias, Seor! Por bajar,
a esos infiernos a los que estbamos llamados
Gracias, Seor! Porque, tus dolores, evitan los nuestros
Gracias, Seor!
Porque, sin conocer el pecado,
cargas con los de todos nosotros
Gracias, Seor!
Porque pudiendo decir tanto,
nos haces llegar escasas 7 palabras
Gracias, Seor!
En la cruz, sigues empeado en regalarnos:
una Madre y un amigo, Mara y Juan
Gracias, Seor!
En la cruz, haces lo que siempre nos enseaste,
Perdnales, no saben lo que hacen!
Gracias, Seor!
En la cruz se funde la llave del infierno
para que, ningn hombre, pueda encontrarla
y slo se d con la que abre las puertas del mismo cielo
Gracias, Seor!
Porque, desde la cruz,
la cuerda que sobra es empleada para rescatarnos
y no dejarnos abandonados a nuestra suerte
Gracias, Seor!
Qu gran amor!
Qu gigantesco amor cuando, adems de ofrecerse,
es colmo y el no va ms cuando deja clavarse!
Djanos, Seor, por lo menos
desde lejos acompaarte y, nunca olvidar,
que por nosotros T has sido clavado en esa cruz.
Djanos sentir, Seor, que todos somos clavados
en tu amor, con tu amor y por tu amor- en ella.
No ests solo, Seor.

6.- SU CRUZ, NUESTRA CRUZ
Por ngel Gmez Escorial
1.- Al coincidir la fecha de este domingo el 14 de
Septiembrecon la fiesta de la Exaltacin de la Cruz,
prevalece esta celebracin sobre la habitual que sera la
del Domingo 24 del Tiempo Ordinario, del ciclo A. El culto
sobre la Exaltacin de la Cruz ha ido siempre unida a la
dedicacin de dos baslicas de los tiempos del Emperador
Constantino: la del Glgota y la de la Resurreccin. Y ello
tuvo lugar el da 13 de septiembre del ao 355. Y al da
siguiente fue expuesta ante los fieles la reliquia de la Cruz
de Cristo. La tradicin ha marcado que la cruz fue
encontrada un 14 de septiembre. La madre del Emperador
Constantino, Santa Helena dedic mucho tiempo y muchos
recursos para encontrar en Jerusaln los restos de la cruz
en la que muri Jess de Nazaret. Y consigui encontrarla
y de ah que se construyeran las citadas baslicas. La
inauguracin de las mismas, un 13 de septiembre, de cara
a la presentacin de la cruz ante los fieles al da siguiente,
demuestra que ya haca tiempo que se conmemoraba la
fecha en que la cruz apareci. Estamos pues ante una
fiesta muy antigua, una de las ms antiguas de la
cristiandad. Y, desde luego, merece la pena darle la
amplitud y relevancia que siempre tiene un domingo,
donde en la Eucarista se renen muchsimos ms fieles
que en las fiestas cristianasan las ms importantes
celebradas en das laborables.
2.- Y, en fin, las cuestiones histricas importan y mucho,
pero en la fiesta de este domingo nos vamos a encontrar
con la significacin que la Cruz de Cristo tiene para cada
uno. Bien podra parafraseando la pregunta de Jess a sus
apstoles --y que es Cristo para ti?hacrnosla
respecto a la Cruz: qu es la Cruz para ti?. Es verdad
que resulta difcil pensar en la cruz y no recordar el da
difcil y aciago del Viernes Santo. La muerte de Jess en la
Cruz es un hecho doloroso, difcil e, incluso, incompresible
a veces. Para que tuvo que morir? Es una pregunta que
muchos nos hacemos de manera inevitable, aun
comprendiendo la importancia redentora de la Cruz. Pero,
claro, no es esa la cuestin.
3.- Las lecturas de hoy junto al resto de los textos
litrgicosmanifiestan la importancia de la Cruz como
smbolo de salvacin. En la primera lectura, que procede
del captulo 21 del Libro de los Nmeros, se nos muestra el
camino que llevara a la cruz a ser estandarte de
salvacin. Tras ser atacados los israelitas por serpientes
venenosas en el desierto, la serpiente de bronce,
construida por Moiss y expuesta como bandera, curaba a
todos. Bastaba con mirarla. En el Evangelio de Juan, Jess
habla con Nicodemo y le pone el ejemplo de la serpiente-
estandarte. Promete que todo aquel que mire a la Cruz,
que crea en l, tendr vida eterna. Y aade la clave ms
sublime que origin la salvacin del gnero
humano: Tanto am Dios al mundo que entreg a su Hijo
nico para que no perezca ninguno de los que creen el l,
sino que tengan vida eterna. Porque Dios no mand su
Hijo al mundo para condenar al mundo, sino para que el
mundo se salve por l. Por eso es necesario acercarse a la
cruz con la alegra de que va a salvar, que va a llevarnos a
la felicidad.
4.- San Pablo por su parte tambin nos aporta una
definicin portentosa. Y es como un Dios se abaja hasta lo
ms profundo, hasta someterse a la muerte, y una
muerte de cruz. La ponderacin de que hasta muri en
la Cruz no demuestra lo terrible y degradante que la
muerte en cruz era entre judos y griegos, entre los
contemporneos de Jess. Y Pablo nos ayuda a configurar
el sacrificio y como Dios, el mismo Dios, lo levanto sobre
todo. Dios Padre muestra la salvacin desde su Hijo
resucitado al modo de cmo Moiss levant el estandarte
de la serpiente en el desierto. Todas estas lecturas nos
ensean el significado de la cruz, su poder salvfico.
Hemos de tenerlo muy en cuenta
5.- El otro aspecto que hoy no podemos dejar de
mencionar es que Jess en varios lugares de los
evangelios menciona su cruz y la de otros. Nos anuncia
que nosotros tendremos que asir nuestra propia cruz. No
se trata ayudarle a l a transportar Su cruz, como lo hizo
Cirineo. Hemos de tomar la nuestra y seguirle. Que en la
vida humana hay grandes cruces no cabe la menor duda:
el dolor, la enfermedad, el infortunio, la muerte de los
seres queridos. Esas son cruces fcilmente visibles y
apreciables. El ejemplo de Jess al aceptar el sufrimiento
de la crucifixin y muerte es un buen ejemplo para el que
sufre, es una compaa en el difcil trance. Pero no hemos
de pensar que no tenemos cruz aquellos que estamos
sanos o somos aceptablemente felices. Nuestra cruz
tambin est ah y tiene importancia, dimensin. Nuestra
cruz es el pecado, tantas veces repetido y que no somos
capaces de erradicarlo. Es el defecto habitual del que
habla Ignacio de Loyola. O es nuestra incapacidad para
comprendernos y aceptar nuestras propias limitaciones.
Siempre habr algo que verdaderamente nos crucifique. Y
cada uno deber para conocer su cruz, y aceptndola,
llevarla, junto a Jess, por esta vida.
6.- Hoy es una buena fecha para perseverar en la Cruz de
Cristo, en su efecto terrible y doloroso para el Maestro.
Pero tambin en su condicin de vehculo de salvacin.
Ser necesario que meditemos tambin es la realidad de
nuestra propia cruz y que seamos capaces de asumirla y
comprenderla. Aceptndola, seguiremos el consejo que
Jess nos da, pero adems iniciaremos un camino de
felicidad que nos llevar a la vida eterna.

LA HOMILA MS JOVEN

QU OCURRENCIA LA DE DIOS!
Por Pedrojos Ynaraja
1.- Lamentablemente, estos das han sido noticia unos
crueles asesinatos. Todos lo son, pero estos han tenido la
particularidad de que, en principio, fueron difundidos
mediante YouTube. La familia solicit que por delicadeza y
piedad, se eliminaran de este medio, y as se hizo. Se ha
degollado a un hombre por odio a su condicin y como
maniobra poltica. No creo que a nadie le gustar
conservar, si lo encuentra, el YouTube al que he hecho
referencia. Pese a ello, las imgenes fijas han conmovido
al mundo y se han acentuado los dispositivos para librar a
la humanidad de tales y semejantes horrores. Tal vez un
da se recuerden estos hechos como cruciales para la
supresin de los mtodos terroristas.
2.- Ambientados en estos acontecimientos, mis queridos
jvenes lectores, quisiera que os detuvieseis a meditar la
fiesta que se incluye en este domingo. A nadie se le poda
ocurrir, si estuviera en sus manos, inventar una religin
cuyo lder fuera un ajusticiado. A Dios, s. Una de las
primeras reacciones histricas sociales, iniciada la Iglesia,
fue la supresin de cualquier imagen que hiciera referencia
a la cruz. Criterio semejante al que ha movido a suprimir
el citado YouTube. (A este respecto dir que un
maleducado chiquillo de Roma, quiso ofender a un
compaero cristiano, dibujando con un punzn en un muro
del monte Palatino, un blasfemo garabato, es el llamado
grafito de Alexamenos, pero esto fue una excepcin).
Prohibir representaciones del Jess crucificado, fue
decisin comprensible.
3.- Tmidamente empieza a aparecer por Siria el signo de
la Cruz. Le haba ya precedido la cruz csmica, la vean
en paredes de la Nazaret los primeros peregrinos,
relacionados con la Casa de la Sagrada Familia (se trata de
la que se acostumbra a llamar Cruz de Tierra Santa o de
Jerusaln, en realidad es una gran cruz que ampara a
cuatro ms pequeas, sealando los cuatro puntos
cardinales, para expresar la universalidad de la redencin).
4.- En Occidente el arte romnico se atreve a poner, en la
espalda del Cristo-Majestad, una simblica cruz. Gracias al
gtico, se extiende en tallas y pinturas la imagen del
Seor crucificado, desde entonces las conmovedoras
imgenes evolucionan piadosamente (una de las
vergonzosas realidades de nuestro tiempo es la
banalizacin de la Cruz de Nuestro Seor Jesucristo,
convertida a veces, en simple adorno que acompaa a
actitudes o desvestidos erticos). Os he explicado todo
esto para que ahora os situis, mis queridos jvenes
lectores, en el significado que tiene para el cristiano la
Cruz de Nuestro Seor Jesucristo y comprendis que su
fiesta la celebremos este 14 de septiembre,
interponindose a la solemnidad del domingo XXIV.
5.- Que la cruz pudiera haberla encontrado Santa Elena y
est hoy en da repartida por mltiples lugares, podis
creroslo o no. Dos maderos, dos troncos o dos tablas,
pueden ser evocadora imagen de lo que celebramos.
Autentica imagen, sin que sea reliquia. Mirando este
objeto y recordando imgenes de otras maneras de
ajusticiar, podremos recordar y reconocer que mediante
una cruz semejante, Cristo nos salv. Anlogamente, a
cada uno se nos ofrece una cruz, que no es excesivamente
pesada, nos lo anticip el Seor. Aceptarla humildemente,
pese a que nos parezca inoportuna, pese a que no
entendamos el porqu, es docilidad, confianza, seal de
esperanza, salvacin en fin.
6.- Supongo que la mayora de vosotros conoceris el
himno Victoria, tu reinars, oh cruz, t nos salvars.
Nunca olvidar que al da siguiente de la llegada a
Jerusaln, en mi primer viaje, a los pocos minutos de
haber entrado en la baslica de la Resurreccin, observ a
un grupo francs que suba los empinados peldaos que
llevan al Calvario, cantando este precioso himno. Es el
ms apropiado que podis cantar vosotros este domingo
este domingo.
7.- Ante el desencanto y desorientacin, ante la ausencia
de alegra esperanza, es preciso afirmar y comunicar a los
dems, que Cristo reina gracias a su cruz y que por ella
nos salva y, por consiguiente, recobramos la ilusin de
vivir y de servir a los dems. Es un reto, una paradoja,
pero autentica arma de salvacin.

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